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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 66 di martedì 14 ottobre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 14.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 ottobre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Berlusconi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Antoni, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Ricardo Antonio Merlo, Miccichè, Milanato, Moffa, Molgora, Angela Napoli, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 ottobre 2008, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze):
«Conversione in legge del decreto-legge 13 ottobre 2008, n. 157, recante ulteriori misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio» (1774) - Parere delle Commissioni I, II, V, X e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis del Regolamento.
Prima di passare agli argomenti all'ordine del giorno, desidero salutare il Ministro degli affari esteri della Repubblica algerina, Sua Eccellenza Mourad Medelci, che è in visita ufficiale in Italia. Benvenuto (Generali applausi)!

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (Già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (A.C. 1441-quater-A) (ore 14,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno diPag. 2legge: Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
Ricordo che nella seduta del 10 ottobre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Damiano ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, volevo informarla, nel caso in cui lei non fosse a conoscenza di quanto è accaduto, che questa mattina, presso la Commissione bilancio riunita in sede consultiva, il Governo ha praticamente rimesso in discussione il lavoro svolto nella Commissione di merito.
Lei sa, signor Presidente, che la scorsa settimana la Commissione lavoro aveva completato l'esame in sede referente del disegno di legge n. 1441-quater-A, tant'è che venerdì scorso avevamo cominciato la discussione sulle linee generali in Aula.
Questa mattina il rappresentante del Governo ha rimesso in discussione quanto era stato definito con il sottosegretario Viespoli e con il relatore Cazzola, perché la V Commissione ha espresso parere contrario su numerose modifiche introdotte nel testo dalla Commissione lavoro.
Per fare alcuni esempi, è stato espresso un parere contrario sul secondo comma introdotto nell'articolo 23 in tema dei lavori usuranti, laddove prevedeva l'estensione della normativa ai lavoratori autonomi ed alle Forze dell'ordine con la motivazione della mancanza di copertura (del resto, avevamo presentato in Commissione un emendamento in base al quale detta estensione doveva essere coperta con nuove risorse, ed eravamo favorevoli a condizione che non vi fosse una suddivisione delle risorse esistenti sulla base di una platea più vasta).
Analogamente, sempre sull'argomento, il Governo ha espresso parere contrario in merito alla specificità, in tema di lavori usuranti, delle attività svolte dalle Forze armate e di polizia, da considerare nella loro natura particolare in rapporto all'usura da lavoro; allo stesso modo - e cito un altro esempio - è stato espresso da parte del Governo in Commissione bilancio un parere contrario sull'articolo 32, comma terzo, relativo all'estensione dell'automaticità della copertura previdenziale a carico dell'INPS nel caso di lavoro a progetto quando il committente non copra le coperture previdenziali a vantaggio dei lavoratori.
Sono tutte misure richieste dallo stesso rappresentante del Governo in sede di Commissione lavoro, che erano peraltro diventate oggetto di particolare attenzione, anche propagandistica, in relazione a quanti dovevano diventarne beneficiari, ma tutto questo è stato cancellato.
Aggiungo che con riferimento alla legge n. 104 del 1992 è stato ripresentato in Commissione lavoro una proposta emendativa che addirittura riscrive tutto il tema dei permessi per quanto riguarda l'impiego pubblico e privato, e tutto ciò in termini restrittivi anche, e soprattutto, per quanto riguarda, se vogliamo citare un altro esempio, i casi di familiari che debbano assistere, attraverso questi permessi, che definirei sociali, persone con gravi disabilità.
Potrei continuare con altri esempi, ma vorrei semplicemente dire che il Governo smentisce sé stesso e che un sottosegretarioPag. 3smentisce un altro sottosegretario. Per tali ragioni chiediamo che, sulla base di questi argomenti, l'esame del disegno di legge n. 1441-quater-A sia rinviato all'esame della Commissione lavoro e che si sospenda la discussione in Aula su tale provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, sul tema trattato dal collega Damiano credo che ciò cui abbiamo assistito questa mattina in Commissione bilancio probabilmente non abbia precedenti nel nostro Parlamento e nella Camera dei deputati.
Immaginare infatti che il Governo, da una parte, esprima un parere favorevole su un testo che «esce» dalla Commissione di merito in un certo modo e che, dall'altra, quando lo stesso testo arriva in sede consultiva all'esame della Commissione bilancio, esprima un parere che cancella sostanzialmente tutte le modifiche apportate in sede di Commissione di merito, è qualcosa che dimostra, a mio avviso, due fatti: in primo luogo, un atteggiamento sostanzialmente schizofrenico di un Governo che non è neppure capace di mettersi d'accordo prima su ciò che va fatto e ciò che non va fatto; in secondo luogo, un altro argomento a favore di quanto stiamo sostenendo oggi, ossia l'esistenza, di fatto, di una sorta di dittatura nella quale conta soltanto il Presidente del Consiglio Berlusconi e il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti (che è poi colui che questa mattina ha vinto il suo scontro con il collega dell'altro Ministero).
Ma da tutto questo coloro che restano esclusi non sono soltanto i componenti dell'opposizione ma, prima di tutto, i componenti della maggioranza, perché evidentemente questo Governo non tiene neppure conto delle osservazioni e dei suggerimenti espressi dai parlamentari che sostengono il Governo stesso.
A me pare che sul piano politico ciò costituisca un rilievo sul quale meditare e svolgere anche riflessioni, e mi piacerebbe che magari qualche rappresentante della maggioranza della Commissione lavoro intervenisse ora su questo tema.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, nonostante fossimo abituati ad una procedura di lavoro sovente non proprio lineare, riteniamo che dover prendere atto, come Comitato dei nove, neanche un'ora prima della nostra riunione di quella che è stata l'importantissima e, per il suo verso, sicuramente corretta decisione della Commissione bilancio, ci metta in gravissima difficoltà. Non solo, e non tanto, per un atteggiamento diversificato da parte del Governo su questioni essenziali che vengono espunte dal provvedimento - questioni che anche l'opposizione e la forza politica che ho l'onore di rappresentare in questa dibattito aveva sostenuto e condiviso -, ma, soprattutto, perché si dimostra che esiste un modo di procedere assolutamente disorganico. Svolgiamo questo intervento, quindi, per chiedere che, da un lato, il Governo trovi, prima di esprimere autorevolmente pareri favorevoli in sede referente nella Commissione competente, il necessario raccordo con il Ministero dell'economia e delle finanze. Dall'altro, che ci venga data, signor Presidente, la possibilità di lavorare con tempi tali che ci consentano di valutare i cambiamenti e la novità introdotte dal parere della Commissione bilancio.
Per questi motivi volevamo segnalarle il nostro sconcerto e affidarci al suo autorevole intervento affinché queste situazioni, al di là del dato politico che anch'io sottoscrivo, siano, comunque, ricondotte in un agire che veda maggioranza, opposizione e Governo svolgere il proprio ruolo, ma nelle possibilità e con i tempi consentiti dal Regolamento.

Pag. 4

PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi Damiano, Borghesi e Delfino per aver posto la questione all'attenzione della Presidenza.
Al di là degli aspetti di carattere esclusivamente politico, sui quali, ovviamente, il Presidente non intende intervenire, ricordo ai colleghi che la Commissione bilancio, questa mattina, ha espresso parere favorevole con alcune condizioni che si sono tradotte in emendamenti - come ha ricordato l'onorevole Damiano - in ragione di quanto previsto dall'articolo 81 della Costituzione e dall'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Va da sé che sarà l'Aula a decidere, nel prosieguo dell'iter, la sorte degli emendamenti che la Commissione bilancio stessa ha chiesto vengano inseriti, onde esprimere parere favorevole ed evidentemente, nel prosieguo dell'iter, sarà la Commissione di merito a pronunciarsi, come riterrà opportuno, su quanto espresso dalla Commissione bilancio.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, innanzitutto, volevo chiederle di poter disporre del testo degli emendamenti della Commissione bilancio, perché credo che non sia ancora disponibile.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi dicono gli uffici che sono in distribuzione.

ROBERTO GIACHETTI. La seconda questione che volevo chiederle è che il collega Damiano - credo - abbia formalmente chiesto la possibilità di un rinvio in Commissione del provvedimento. Forse, sarebbe utile che il presidente o il relatore intervengano al riguardo: noi abbiamo fatto una formale richiesta, e riteniamo che, visto il quadro, e alla luce anche di ciò che lei ha detto, vi debba essere un rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Se il presidente della Commissione è del medesimo avviso...

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, abbiamo già discusso nell'ambito del Comitato dei nove su questo punto: noi riteniamo che si possa procedere oltre con l'esame in Aula, e come lei ha giustamente sottolineato, l'Aula è sovrana e potrà, successivamente, esprimere un proprio giudizio sugli emendamenti che sono stati presentati. Per quanto riguarda, quindi, la Commissione di merito si può proseguire nella discussione del provvedimento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi dispiace interromperla, però credo che anche lei, signor Presidente, sia al corrente del fatto che il relatore abbia ora presentato sei emendamenti.
Ricordo che per Regolamento occorre fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti, anche se, in questo caso, la gran parte di questi emendamenti sono soppressivi, e quindi non possono essere subemendati, fatta eccezione per l'emendamento all'articolo 38-quinquies, gli emendamenti all'articolo 39-sexies, gli emendamenti al 39-septies, e il subemendamento all'emendamento 39-quater.200. Quindi, si tratta di pochi emendamenti soppressivi e di altri quattro subemendabili. Però quanto voglio farle presente, signor Presidente, è che noi oggi rischiamo di avviare una discussione a singhiozzo, perché già è stato fissato il termine per i subemendamenti ad altri emendamenti presentati dalla maggioranza, alle 17,30, e - come lei sa - poco dopo sono previsti in Aula il seguito della discussione e laPag. 5votazione delle mozioni, mentre alle 18,30 è fissato l'inizio della discussione della questione pregiudiziale sul cosiddetto decreto Alitalia. Le chiedo, signor Presidente, se non ritenga opportuno cercare di concordare con il relatore e con il presidente della Commissione di merito le modalità con le quali vogliamo svolgere, in maniera razionale, la discussione e poi anche il voto al quale non ci sottrarremo - mi pare del tutto evidente -; però in una discussione di merito è necessario capire su quali binari la stessa si svolge. Infatti siccome vi sono degli emendamenti ad alcuni articoli che non possono essere trattati, occorre almeno dire da quale articolo iniziamo l'esame, e se ad esempio usiamo l'ordine di presentazione delle disposizioni del provvedimento. Le chiedo, Presidente, di mettere un po' d'ordine ai nostri lavori, se è possibile.

PRESIDENTE. Sta bene. Prego il presidente della XI Commissione di tenere nel dovuto conto, nei limiti delle possibilità, quanto espresso testé dal collega Quartiani.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, credo che la discussione possa svolgersi con il massimo dell'ordine possibile. Tutti i pareri sono stati forniti nell'ambito del Comitato dei nove. Vi sono ovviamente opinioni diverse come è giusto in base alla legittima espressione di opinione di tutti i gruppi. Per quanto riguarda gli emendamenti presentati dal relatore, nel 90 per cento dei casi si tratta di emendamenti soppressivi, quindi non possono essere subemendati, ma credo che, non essendo gli emendamenti non soppressivi di enorme rilevanza ma di sola correzione, il termine per la presentazione dei relativi subemendamenti possa farsi coincidere con il medesimo termine previsto per i subemendamenti all'emendamento del Governo. Quindi, poiché quest'ultimo era fissato alle 17,30, si può tenere lo stesso termine previsto per gli altri subemendamenti.

PRESIDENTE. Sta bene. Allora il termine si intende fissato alle 17,30 in analogia con il termine già stabilito.
L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale, di cui è cofirmataria.

SESA AMICI. Signor Presidente, nell'illustrare la questione pregiudiziale al nostro esame credo sia opportuno, anche alla luce del dibattito appena concluso, evidenziare che ci troviamo di fronte ad un testo in cui non solo sussistono violazioni gravissime di alcuni principi costituzionali, ma anche e soprattutto questioni di merito, tra cui quelle sollevate oggi in Commissione bilancio.
Credo che noi siamo di fronte ad uno degli argomenti principali che riguardano la funzione di questo Parlamento e il tema del rispetto dei principi costituzionali da parte del nostro operato legislativo. Siamo in presenza di gravissime violazioni, contenute, in particolare nella delega di cui all'articolo 23, comma 2, all'articolo 37, comma 5, e inoltre all'articolo 65, comma 3. Vi è inoltre una lesione di principio ancora più grave, che riguarda un tema che è posto all'inizio della nostra Costituzione. Vorrei ricordare ai nostri colleghi che noi stiamo celebrando in questi giorni, in questi mesi, proprio il sessantesimo anniversario della nascita della nostra Costituzione. Lo stesso richiamo del Presidente della Repubblica a queste Camere ha fatto riferimento ad un punto fondamentale, la lungimiranza e la modernità della nostra Carta costituzionale, che, a differenza di altre Costituzioni, non si articola in preamboli e principi ma fondamentalmente in una prima parte dentro la quale si sanciscono i valori ai quali tutti dobbiamo essere vincolati, anche per quanto riguarda il nostro agire legislativo.
In particolare gli articoli 1 e 4 del nostra Carta costituzionale sanciscono il fatto che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e che ogni persona ha diritto al lavoro, tema quanto mai attuale.
Proprio perché attuale, tuttavia con il testo all'esame dell'Aula siamo di fronte esattamente al venir meno di questo principioPag. 6e, anzi, ad un'immissione dentro la questione del lavoro di gravi modifiche di ordine legislativo.
In particolare, ad esempio, si pensi alla delega legislativa prevista dall'articolo 23 che riguarda i lavori usuranti che venivano assegnati alle Forze armate, oltretutto priva di copertura politica. Come si evince da un parere che troppo spesso queste Aule non ascoltano e che dovrebbe essere vincolante anche per la qualità e qualificazione legislativa, è sufficiente semplicemente ciò che è scritto nel parere della I Commissione: siamo di fronte ad una delega in palese contrasto con l'articolo 76 della Costituzione, sia per la inadeguatezza nella definizione dell'oggetto della delega sia per quanto riguarda la totale assenza di principi e criteri direttivi.
Ma ancora più grave è l'articolo 37, comma 5, che prevede che nella formazione delle graduatorie relative ai concorsi pubblici per il reclutamento del personale a parità di punteggio costituisce titolo preferenziale la residenza nella regione per i posti ivi banditi. Approfitto anche della presenza del Ministro Brunetta, che ho visto in Aula: siamo in questo caso di fronte ad una violazione palese, gravissima per contrasto con l'articolo 51, primo comma, della Costituzione che sancisce la parità di accesso di tutti cittadini ai pubblici uffici e con l'articolo 3, il principio di uguaglianza in accordo con il criterio di ragionevolezza. La Corte costituzionale, già a partire dalla sentenza 16 marzo 1960 n. 15, ha rilevato che, in base alla previsione degli articoli 3 e 51 della Costituzione il legislatore non potrebbe determinare zone del territorio nazionale o cittadini che siano in determinate condizioni, salvo che tale requisito costituisca indice di una maggiore attitudine ad un determinato ufficio.
Ma non solo: la previsione dell'irrilevanza del punteggio del titolo di studio ai fini della formazione delle graduatorie, si pone in contrasto con il principio di eguaglianza. Si fa un gran parlare - lo fa questo Governo - di merito e, poi, quando si accede ai pubblici concorsi, tutto c'è tranne che il merito, anzi viene violato persino il principio, contenuto nell'articolo 97, di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. Che cosa ancora ci dobbiamo aspettare di più? Si tratta semplicemente dell'inizio di un'operazione ancora più grave, più disarticolata perché immette nella giurisprudenza giuslavoristica elementi di grande allarme sociale e non solo politico.
L'articolo 65 dispone che il controllo giudiziale sulla ricorrenza dei presupposti previsti dalle clausole generali contenute nelle norme di legge relative ai rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato deve limitarsi esclusivamente all'accertamento del presupposto di legittimità e non può estendersi al sindacato di merito sulle valutazioni tecniche.
Badate, cari colleghi, siamo oggi di fronte ad un complesso mondo del lavoro dove, nel corso degli anni, si è affermata non solo la capacità da parte dei giudici di intervenire sulle questioni lavoristiche ma anche quello che la nostra Costituzione chiama il diritto dei lavoratori, mentre voi con questa operazione state violando due principi. Infatti, fate diventare i giudici meri notai della parte politica e gli impedite di svolgere la funzione a cui sono chiamati quando per Costituzione soggiacciono soltanto alla legge. In secondo luogo, violate proprio l'articolo 24 della Costituzione, che permette ai lavoratori di far valere i propri diritti di fronte al giudice. Sono due violazioni che non riguardano solo e soltanto i principi costituzionali ma rappresentano un tentativo di sovvertire la regola che sottostà ai principi dell'articolo 35 della Costituzione, il valore dei contratti collettivi nazionali, la capacità di un raccordo tra le parti che determina diritti e tutele e, soprattutto, la capacità del giudice di continuare ad essere imparziale e far rispettare la legge.
Del resto, ciò che volete fare con quest'articolo - vorrei ricordare che siamo di fronte ad una delega - ancora una volta ha stravolto non solo i principi di questo Parlamento ma stravolge anche nei contenuti il rispetto di quei principi.
Vi chiediamo di non procedere, non solo per la violazione di questi articoliPag. 7costituzionali, ma perché anche nel merito questo modo di legiferare non sarà altro che un incentivo ai conflitti istituzionali e non a garanzia di ciò che oggi dovrebbe essere a cuore di tutti: la coesione sociale, il rispetto dei diritti, la tutela delle garanzie e non esattamente il sovvertimento, da parte delle funzioni legislative, ad una logica di carattere politico.
Del resto, questo è quello di cui, in questi primi mesi di legislatura, avete in qualche modo dato prova, e non bastano i proclami sul merito, sull'imparzialità della pubblica amministrazione e sulla modernizzazione, perché se la modernizzazione significa il potere assoluto, questa non è una buona regola, ma è anzi una pessima capacità amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Poli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, intervengo brevemente a nome dell'Unione di Centro per esprimere il nostro voto di astensione sulla questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal collega Damiano, che si sofferma in particolare su alcuni articoli. Più precisamente sull'articolo 23, limitatamente al comma 2, che prevede un'ulteriore delega relativa alle misure di tutela a favore di talune figure di lavoratori autonomi e di appartenenti alle forze dell'ordine impegnate in attività usuranti. Al riguardo, nel corso della discussione generale, il collega Delfino ha già espresso il nostro apprezzamento per la norma in questione, evidenziando tuttavia la necessità di un allargamento della delega ad altri comparti, in particolare al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, proprio per la tipologia di attività e per la particolare turnazione cui sono sottoposti, che necessita di una maggiore alternanza e di momenti di riposo, al fine di garantire la massima attenzione psicofisica nell'espletamento del servizio.
Le criticità contenute nell'articolo 37, relativamente al reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni, per le quali costituisce titolo preferenziale la residenza nelle regioni per i posti banditi, sono già state rilevate dalla I Commissione nel parere espresso e firmato dall'onorevole Bertolini e confidiamo che il Governo emendi tale disposizione nel corso della discussione in Aula, rispettando le condizioni espresse nel parere della Commissione affari costituzionali.
Infine, per ciò che concerne i rilievi all'articolo 65, menzionati dalla questione pregiudiziale in esame, innanzitutto voglio dire che siamo già intervenuti sul merito della questione, evidenziando come sarebbe stato opportuno un rinvio alla Commissione giustizia, per un esame più approfondito nel merito di una riforma così importante, che va nella direzione di ridurre il contenzioso in materia di lavoro e nel rispetto di quanto già previsto nel decreto-legge n. 112 del 2008, relativo all'abbreviazione dei tempi del processo di lavoro.
Per ciò che concerne le clausole generali dei contratti, che sono state oggetto di ampio dibattito per i possibili scostamenti da quanto previsto dall'articolo 18 della legge n. 300 del 1970, se da una parte rileviamo i rischi di un'eccessiva discrezionalità del giudice, non possiamo non condividere il tentativo di valorizzare l'azione extragiudiziale (vale a dire certificazione, conciliazione e arbitrato), riducendo il contenzioso in materia di lavoro.
Il nostro auspicio è che il Paese possa avviare definitivamente un serio processo di rinnovamento del mercato di lavoro, senza strappi ma anche senza i condizionamenti che finora hanno lasciato il sistema indietro rispetto agli altri Paesi europei. Il tutto, privilegiando la collaborazione delle parti sociali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il gruppo del Movimento per l'Autonomia voterà controPag. 8la questione pregiudiziale in esame, presentata dall'onorevole Damiano ed altri colleghi. L'articolo 37, al comma 5, prevede che nella formazione delle graduatorie relative ai concorsi pubblici per il reclutamento del personale, a parità di punteggio, costituisca titolo preferenziale la residenza nelle regioni per i posti ivi banditi.
La Corte costituzionale è già intervenuta con varie sentenze in merito al titolo preferenziale della residenza nella regione per i posti banditi. La sentenza n. 268 del 2001 ha stabilito che spetta alla discrezionalità del legislatore la determinazione dei criteri di preferenza tra i candidati a parità di punteggio.
Sancendo un principio generale che deve essere tenuto nella giusta considerazione, la Corte costituzionale non si è limitata alla sua affermazione; infatti, in altre sentenze ha affermato che il principio dell'accesso a parità di condizioni ai pubblici uffici può subire deroghe - con specifico riferimento al luogo di residenza dei concorrenti - quando il requisito medesimo sia ricollegabile come mezzo al fine dell'assolvimento di servizi altrimenti non attuabili o, almeno, non attuabili con identico risultato.
Ancora, l'articolo 65 è l'altro articolo oggetto della questione pregiudiziale. Esso dispone che il controllo giudiziale sia limitato esclusivamente - in conformità ai principi generali dell'ordinamento - all'accertamento dei presupposti di legittimità e non possa essere esteso al merito delle valutazioni tecniche, organizzative e produttive che sono competenza del datore di lavoro. Il giudice, pertanto, dovrà tenere conto dei contratti collettivi e, contestualmente, sarà chiamato a tener conto delle dimensioni e delle condizioni dell'attività esercitata dal datore di lavoro, della situazione del mercato e del lavoro locale, dell'anzianità e delle condizioni del lavoratore. Anche in questo caso, affermare che quanto disposto evidenzi una violazione degli articoli 24 e 101, secondo comma, della Costituzione appare una forzatura; al contrario, appare evidente che il giudice è chiamato a esprimersi con riferimento alle clausole contenute nelle leggi vigenti e, quindi, al presupposto di legittimità delle stesse.
Per queste motivazioni il gruppo del Movimento per l'Autonomia esprimerà un voto contrario alla pregiudiziale presentata dall'onorevole Damiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo brevemente soltanto per far notare le posizioni strumentali che l'opposizione continua a prendere anche per quanto riguarda questo provvedimento; infatti, quando si parla di incostituzionalità occorre anche andare a vedere le sentenze emanate dalla Corte costituzionale. In esse si afferma in maniera chiara (ne cito una del 1988) che la residenza può essere considerata titolo preferenziale se ciò consente all'impiegato assunto di svolgere il proprio lavoro in maniera migliore. Non solo: sempre la Corte costituzionale, con sentenza n. 268 del 2001, ha stabilito che spetta alla discrezionalità del legislatore la determinazione dei criteri di preferenza tra i candidati a parità di punteggio.
Detto questo, è chiaro che le manovre strumentali che si continuano a portare avanti non sono linee di principio volte alla salvaguardia della Costituzione del nostro Paese, sono piuttosto delle manovre per andare a minare un provvedimento giusto che assolutamente non discrimina alcuno, perché si parla di graduatorie a parità di punteggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Chiunque può partecipare e chiunque può liberamente muoversi nel nostro territorio e andare a lavorare in altre regioni: non facciamo altro che inserire un parametro, vale a dire che a parità di punteggio possa essere premiata la residenzialità. Tutto ciò, a dispetto di quanto continua ad affermare il centrosinistra, favorisce anche una migliore qualità della vita per i nostri cittadini, perché a chi è costretto a trasferirsi di centinaia di chilometri e adPag. 9affittare un'abitazione senza poter disporre dell'assistenza dei parenti nemmeno aumenti salariali di centinaia di euro riuscirebbero a garantire la stessa assistenza e la stessa qualità della vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Andando avanti, ho sentito parlare del punteggio del titolo di studio. Anche in questo caso, nessuno vuole andare a limitare la capacità di un bando di determinare un limite minimo di punteggio nel titolo di studio, ma una volta che il bando viene emanato e, dunque, i test da parte dei candidati vengono svolti andiamo a vedere la reale meritocrazia, andiamo ad abolire il semplice pezzo di carta che ha fatto sì che la cultura nel nostro Paese fosse basata su chi copia a scuola, su chi cerca di fregare i professori ed altro, ma facciamo finalmente una cultura del sapere, dove viene premiato chi sa, non chi è stato il più furbo a prendere il voto più alto.
Questa è una garanzia per i nostri cittadini perché sapranno che nelle nostre pubbliche amministrazioni c'è gente che è stata testata per quello che sa e non per quello che un professore, in una qualsiasi università buona o meno buona ha valutato decine di anni prima (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, vorrei che su questo punto, se fosse possibile, si potesse ragionare non in termini di contrapposizione ma valutando anche le considerazioni espresse da parte della Commissione. Ritengo che la pregiudiziale di costituzionalità debba essere respinta innanzitutto perché sul primo punto è in corso di esame una questione relativa all'allargamento della delega sui lavori usuranti, che è stata peraltro oggetto di un'analisi da parte della Commissione bilancio. Il parere prevalente all'interno della nostra Commissione è che i criteri per la delega debbano essere sufficientemente dettagliati, in specie per quanto concerne la definizione dei compiti svolti dai lavoratori autonomi e dalle forze di polizia che, in quanto particolarmente gravosi e faticosi, possono rientrare nella categoria dei lavori usuranti. Sugli altri due punti non vi sarebbe da discutere se non per il fatto che da una parte e dall'altra si sta enfatizzando la questione relativa alla residenza e al titolo di studio. Vorrei ricordare all'Assemblea che, a mio modesto parere, non vi è un pregiudizio di costituzionalità dato che né residenza né il punteggio del titolo di studio vengono evocati dalla proposta legislativa in esame quali elementi di accesso alla graduatoria - il che sarebbe discriminante - bensì quali elementi successivi alla costituzione della graduatoria. Che cosa fa il legislatore nel caso in cui la proposta in esame verrà approvata? Codifica alcune sentenze della Corte costituzionale che già hanno previsto i criteri in oggetto non ai fini dell'accesso al concorso - il che sarebbe discriminante - ma per valorizzare la prova concorsuale. Se essi fossero influenti dal punto di vista dell'accesso anche il sottoscritto non sarebbe d'accordo. Invece, attraverso un compromesso tra le forze di maggioranza e valorizzando la prova di merito che viene superata - si tratta pertanto non una diminuzione ma di un aumento di meritocrazia - e valorizzando il merito della prova concorsuale, possono essere invocati, anche in base ad alcune sentenze della Corte costituzionale, i requisiti della residenza. Non vi è quindi un pregiudizio da punto di vista della costituzionalità come non vi è per quel che riguarda gli articoli indicati dai proponenti della questione pregiudiziale concernente il processo del lavoro. Anche in tal caso il disegno di legge riduce certo la possibilità di intervento da parte del giudice ma egli resta comunque sottoposto alla legge, che è sovrana. Non vi è quindi alcun pregiudizio di costituzionalità perché il giudice è pienamente nelle condizioni di poter esprimere il suo giudizio, rimandandolo tuttavia al contenuto del contratto e con un ridotto potere discrezionale. Per queste ragioni invito l'Assemblea a respingere la pregiudiziale di costituzionalità.

Pag. 10

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14,45, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Damiano ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 479
Votanti 458
Astenuti 21
Maggioranza 230
Hanno votato 199
Hanno votato no 259.

(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Monai, Rossomando e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Fucci e Cesaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che il deputato Poli ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Porfidia ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame degli articoli - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che il Governo ha presentato l'articolo aggiuntivo 38.0100; il relativo testo è in distribuzione. Il Governo ha, altresì, presentato l'articolo aggiuntivo 39-septies.0101 attualmente al vaglio di ammissibilità nonché l'emendamento 39-quater.100.
Avverto, inoltre, che la Commissione lavoro ha presentato proposte emendative volte a recepire il parere reso dalla Commissione bilancio ed ha ritirato l'emendamento 37-bis.202.
Sono state, altresì, presentate da parte della Commissione le ulteriori proposte emendative 37-bis.204 e 65.200.
I relativi testi sono in distribuzione, il termine per la presentazione di subemendamenti, già comunicato ai gruppi, è fissato per le ore 17,30.
Prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento 37.12.
Avverto, altresì, che la Commissione I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili dalla Commissione e non possono essere ripresentati in Assemblea e - ove ripresentati - non sono pubblicati.Pag. 11
Inoltre non sono pubblicati, in quanto non ricevibili gli emendamenti già presentati presso la commissione, ma in quella sede ritirati, e i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa.
Comunico che la Presidenza, tenuto anche conto del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari non compensati in quanto privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Damiano 23.1, Favia 23.3, Paladini 23.4, gli identici Cirielli 23.5 e Paladini 23.10, Villecco Calipari 23.6, Damiano 23.8, Paladini 23.11, 23.200 della Commissione, Borghesi 24.23, Delfino 37-bis.7, Ascierto 37-bis.11, Delfino 37-bis.23, Zeller 37-bis.34, Paladini 37-bis.58, Di Biagio 37-bis.55, Giudice 37-bis.56, Paladini 37-bis.59, Paladini 38.8, Delfino 39-bis.1, Damiano 39-septies.2, Delfino 66.32, Burtone 67-ter.6, Meta 67-ter.12, Paladini 67-ter.13.
Comunico, altresì, che nel predetto parere sono contenute talune condizioni, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, per il rispetto dell'articolo 81, comma 4 della Costituzione.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative: Giudice 37-bis.56, relativo ad una procedura di inquadramento in ruolo di personale presso l'Autorità antitrust, nonché Di Biagio 37-bis.55, relativo alla reintegra e alla stabilizzazione del personale assunto nella rete consolare ai sensi della legge n. 104 del 2002 e all'istituzione di uffici elettorali presso i consolati italiani all'estero già dichiarate inammissibili a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento. Si tratta infatti di due proposte emendative non previamente esaminate in Commissione che - sebbene riferite all'articolo 37-bis del testo che regola le stabilizzazioni nella pubblica amministrazione - introducono discipline specifiche per due distinti settori (un'autorità indipendente ed il settore consolare) non collegati al contenuto dell'articolo 37-bis medesimo e del provvedimento in esame.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Paladini 32.9, in quanto modifica, in modo frammentario e parziale, una disposizione contenuta in un decreto ministeriale, ovvero un atto non avente rango primario, ponendosi pertanto in contrasto con il punto 5.2 della circolare sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni.
Per le stesse ragioni, non è da ritenersi ammissibile l'articolo aggiuntivo 67-quater.0.100 del Governo, relativo alla modifica della composizione del Consiglio di amministrazione dell'ENIT, materia quest'ultima, peraltro, estranea rispetto al testo del provvedimento (Per le proposte emendative dichiarate inammissibili vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, abbiamo avuto modo in precedenza di mettere un po' d'ordine ai nostri lavori anche perché, come la gran parte dei colleghi sanno (almeno quelli che erano presenti prima), sono stati presentati - circa una decina di minuti fa, mezz'ora al massimo - alcune proposte emendative da parte del relatore e abbiamo convenuto che fosse possibile subemendarle entro le ore 17,30, ma non eravamo al corrente di quanto lei, signor Presidente, ci ha comunicato testé, vale a dire che è stato presentato da poco un nuovo articolo aggiuntivo da parte del Governo, che è sub iudice, ossia sottoposto al vaglio di ammissibilità.
Mi pare del tutto evidente che per questa proposta emendativa relativa all'articolo 39, non si possano attribuire gli stessi tempi che sono stati concessi per la presentazione dei subemendamenti alle precedenti proposte emendative di cui ho detto, perché dobbiamo attendere il vaglio di ammissibilità e quindi dovremo riaggiornarePag. 12le modalità e i tempi del nostro lavoro in base alla notizia che verrà comunicata all'Assemblea, in modo tale che una volta avuta contezza del risultato del vaglio di ammissibilità si possano definire anche le modalità e i tempi di presentazione dei relativi subemendamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non appena l'articolo aggiuntivo sarà dichiarato ammissibile e qualora sia dichiarato ammissibile, credo che la sua richiesta potrà essere accolta. Poiché esso si riferisce all'articolo 39 del provvedimento in esame si può presupporre una discussione preventiva piuttosto ampia.

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, intervengo in ordine al tema dei lavori usuranti. Intanto spero di capire ciò che si sta votando anche perché, come ho voluto ricordare poc'anzi, abbiamo avuto un andirivieni di posizioni e di proposte emendative presentate dal Governo che venivano successivamente disconosciute da altri esponenti dello stesso Governo.
Ritornando al tema in esame, si era posto un problema di allargamento della platea di coloro che potevano usufruire della norma relativa all'anticipo del pensionamento, emendamento poi respinto in Commissione bilancio. Pertanto, mi sembra che si stia discutendo di un testo che riprende i criteri della delega già previsti nel provvedimento presentato dal precedente Governo, che intervenivano su un tema fondamentale, quello della fatica del lavoro, del riconoscimento che la fatica nel lavoro può consentire alle persone di anticipare il pensionamento.
Da questo punto di vista, quindi, pensiamo che si sia andati su una strada giusta, al di là di tutte le giravolte che ci sono state da parte del Governo. Abbiamo anche concordato nella Commissione lavoro un anticipo di applicazione della delega - si è trattato di un accordo tra tutte le parti -, riducendo il tempo da sei a tre mesi dal momento dell'approvazione della legge stessa.
Naturalmente, anche se questo porterà comunque ad uno sforamento dei tempi rispetto alla mozione che tutto il Parlamento aveva approvato circa l'esigenza di approvare questo provvedimento entro il 31 dicembre 2008, ci troviamo, comunque, in una situazione che può consentire, se bene applicato, un risultato importante per i lavoratori.
In questo modo, configuriamo una platea, quella che avevamo definito. Ci batteremo, ovviamente, perché la platea ottenga il risultato, sulla base dei criteri (anch'essi definiti) che consentono «scalarmente» l'anticipo della pensione fino a tre anni, per quei lavoratori (voglio ricordarlo) che lavorano nelle cave, nelle miniere, nelle torbiere, chi svolge lavoro notturno, alla catena di montaggio, ai forni della siderurgia. Vorrei ricordare a tutta l'Aula - che purtroppo molte volte è costretta a piangere i morti sul lavoro - che tali lavoratori meritano il rispetto di tutti e che norme di questa natura, che anticipano la possibilità per chi fatica sul lavoro di andare prima in pensione, consentono anche di evitare simili tragedie sul lavoro.
Questa norma, se correttamente applicata, sarà una norma di grande civiltà del lavoro. Per questo, se il testo che rispecchia i criteri della delega già avanzati a suo tempo dal Governo Prodi verrà portato a compimento, dal nostro punto di vista vi saranno un voto e un apprezzamento favorevole.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomandaPag. 13l'approvazione degli identici emendamenti 23.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e del proprio emendamento 23.301. Conseguentemente, tutte le altre proposte emendative dovrebbero risultare precluse.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo, conformemente a quanto espresso dal relatore, è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 23.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento) e 23.301 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, intervengo con riferimento all'articolo 23 e alla eventuale preclusione delle altre proposte emendative. L'articolo 23 era stato votato in Commissione all'unanimità da tutte le forze politiche ed era stata fatta una battaglia di bandiera proprio dal centrodestra per l'innovazione relativa alla tipicità di questa norma che inseriva le forze dell'ordine all'interno dei lavori usuranti e tutti gli altri emendamenti presentati sia dalla maggioranza, sia dalla minoranza, introducevano appunto tra i lavori usuranti le Forze armate e i vigili del fuoco, dando un significato a questa norma (anche se all'inizio si prevedeva «senza ulteriori oneri a carico dello Stato» e quindi sicuramente le forze dell'ordine avrebbero avuto lo stesso dei problemi). È veramente singolare che si proponga la soppressione di tutto il comma 2, rimanendo solamente dell'articolo 23 il comma 1, relativo alla delega di tre mesi.
Il cavallo di battaglia del centrodestra - di cui ho sentito parlare venerdì durante la discussione sulle linee generali del provvedimento - che consisteva nel dare qualcosa di differente alle forze dell'ordine per la tipologia, la specificità e tutto quanto le caratterizza, è stato annullato, è stato tolto e non esiste più. Vi farei riflettere su questo perché, al di là delle battaglie di bandiera che vengono fatte, nella realtà avete completamente espunto tutta la parte dell'articolo riferito alle forze dell'ordine, alle Forze armate e ai vigili del fuoco.
Quindi, al di là del fatto che non volevate dare ulteriori oneri a carico dello Stato (lo potevo capire in un contesto generale), togliere proprio completamente la parte relativa alle forze dell'ordine fa capire quanto nella realtà si vuole bene alle stesse forze dell'ordine, alle Forze armate e ai vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, nella discussione sulle linee generali avevamo anticipato che saremmo intervenuti puntualmente sull'articolato per esprimere le nostre valutazioni su varie questioni: ve ne è una che ci lascia assolutamente contrariati dall'atteggiamento del Governo, non da quello della maggioranza. Infatti, in sede di Commissione avevamo discusso di questa materia e del comma 2 in esame, che riguarda l'allargamento di misure di tutela ad altre figure professionali autonome e dipendenti. In particolare, si era sentita - anche stanti i gravi problemi che il Paese soffre nella tutela e nell'affermazione della sicurezza dei cittadini - un'attenzione particolare al disagio, al lavoro e alla fatica che le forze dell'ordine fanno.
Quindi, si era optato per l'introduzione di un comma che avrebbe consentito, nell'esplicitazione poi del decreto legislativo, di valutare puntualmente i lavoratori delle forze dell'ordine e offrire una possibilità di un beneficio che riteniamo assolutamente sacrosanto. Quello che ci stupisce è che - credo per ragioni di bilancio - il Governo abbia fatto tabula rasa di questo impegno, di questa comune condivisionePag. 14del Parlamento in sede di Commissione lavoro e oggi proponga un emendamento soppressivo.
Noi avremmo preferito che il sottosegretario Vegas, quale rappresentante del Ministero dell'economia, avesse portato a supporto semmai le risorse necessarie per andare avanti in questa direzione. In ogni caso, il nostro voto è evidentemente contrario a questa soppressione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, come ha ricordato il relatore onorevole Cazzola, dall'eventuale approvazione degli identici emendamenti 23.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, e 23.301 della Commissione discenderà la preclusione di tutte le proposte emendative riferite all'articolo 23. Pertanto, si procederà successivamente alla votazione dell'articolo 23.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, degli identici emendamenti 23.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento), e 23.301 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 318
Astenuti 192
Maggioranza 160
Hanno votato
268
Hanno votato
no 50).

Passiamo alla votazione dell'articolo 23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, come già preannunciato dal collega Damiano, il nostro gruppo voterà a favore di questo articolo. Nella sua configurazione finale, infatti, l'articolo riprende il frutto di una concertazione che ha impegnato le forze sociali e il Governo precedente per lungo tempo. Tale frutto aveva trovato nel protocollo del welfare la sua sede di maturazione. Possiamo, quindi, dare attuazione a quella delega che non era stata esercitata nei tempi per la prematura conclusione della legislatura e riteniamo che questo articolo dia ai lavoratori, che svolgono lavori particolarmente gravosi e usuranti, una possibilità e un diritto molto importanti.
Sottolineo ai colleghi della maggioranza che in questo articolo si vede quanto sia difficile cercare di «lisciare il pelo del gatto» sempre dalla parte giusta e quanto sia, inoltre, difficile affidarsi a norme manifesto.
Anch'io non sono stato particolarmente contento del fatto che sia stato eliminato il secondo comma, tuttavia ritengo che sia sbagliato continuare a legiferare su temi così delicati senza avere contezza precisa delle disponibilità e delle capacità del nostro bilancio e, soprattutto, senza avere avuto l'accortezza di concertare con tutte le forze sociali quello che andiamo facendo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 15,25)

GIULIO SANTAGATA. Purtroppo l'intero provvedimento è pieno di «norme manifesto»; alcune sono cadute sotto la mannaia dello stesso Governo che peraltro le aveva proposte, altre rimangono tali. Credo che quando si attua uno stralcio della legge finanziaria, l'intervento fondamentale per il bilancio pubblico nei prossimi anni, le «norme manifesto» farebbero bene a restare fuori dalla nostra visione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per preannunciarePag. 15il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro su questo articolo perché troviamo, anche nella specificazione temporale che accoglie una sollecitazione e un emendamento che avevamo presentato insieme ad altri, una volontà di recuperare - dobbiamo dirlo - il tempo perso che si era consumato su questa materia assolutamente urgente: concedere ai lavoratori dipendenti impegnati in lavori particolarmente usuranti questi benefici.
Pertanto, siamo favorevoli e ci auguriamo, anche in relazione alla mozione che a suo tempo presentammo e il Governo accolse, che l'impegno dei tre mesi sia rigorosamente rispettato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, anche noi voteremo a favore dell'articolo 23 proprio per il periodo temporale, per i tre mesi che riteniamo necessari e urgenti per disciplinare finalmente la materia concernente i lavoratori usuranti. Ci sono categorie che stanno aspettando e pertanto voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
506
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Mazzuca ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, l'articolo 24 prevede una delega al Governo per il riordino di una serie di enti come l'Istituto superiore di sanità, l'Aifa, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali; vale a dire istituti che hanno come oggetto un bene prezioso come la tutela della salute e la ricerca biomedica. Si tratta di istituti che godono di un'eccellente fama in Europa e nel mondo: mi riferisco all'Istituto superiore di sanità, ma penso anche alla nostra Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Ricordo che l'Italia è tra i primi Paesi in Europa per quanto attiene ai controlli sulla salute e sulla sicurezza alimentare. Quindi, non si tratta certamente di un riordino determinato dalla crisi di questi istituti, che al contrario sono di eccellenza.
Quella che si chiede è una delega al buio che si configura come un vero e proprio colpo di mano, perché non si capisce la ragione del riordino e, soprattutto, i criteri sulla base dei quali si propone sono assolutamente incongrui per quanto attiene alla natura di questi istituti.
Si chiede di riordinare questi istituti sulla base dell'efficienza e dell'economicità: mi pare un po' poco quando sono in gioco la tutela della salute, la ricerca biomedica, la politica del farmaco e la sicurezza alimentare.
Si contraddice profondamente il principio del federalismo perché si tratta di istituti che vedono la compartecipazionePag. 16da parte delle regioni; la tutela della salute, la ricerca biomedica e la sicurezza alimentare sono, infatti, già oggi, di competenza del Governo e delle regioni, mentre nell'articolo in esame si prevede semplicemente che siano sentite le regioni, neanche l'intesa con le regioni!
Inoltre, l'altro aspetto particolarmente preoccupante è rappresentato dal punto c), laddove si afferma che viene ripristinata una funzione di vigilanza da parte dell'indirizzo politico; cosa vuol dire funzione di vigilanza da parte dell'indirizzo politico su istituti rispetto ai quali la garanzia maggiore che deve essere data dalla politica e che deve essere richiesta dagli stessi è la loro autonomia dal potere politico, l'eccellenza nella tecnica e nella competenza?
Il senso di questa delega, quindi, ci preoccupa molto e ci preoccupa anche il fatto che non siano stati recepiti alcuni emendamenti che abbiamo presentato (tranne uno), tra i quali, ad esempio, quello relativo al ruolo delle regioni: come si fa a riordinare l'Istituto superiore di sanità, l'Aifa, gli Istituti zooprofilattici, ossia istituti riguardo ai quali già ora è prevista la codecisione del Governo con le regioni, mentre nel provvedimento è stabilito appena che siano sentite le regioni? È clamorosamente in contraddizione con qualsiasi ipotesi di federalismo!
Inoltre, ci preoccupano molto questo indirizzo politico e questa funzione di vigilanza che dovrebbe essere esercitata non più dal Ministero della salute; temiamo - e abbiamo ragione di farlo - che con questa delega si dia adito ad un forte spoil system, ma soprattutto che si intenda ripristinare il comando della politica sull'autonomia della competenza. Lo ripeto: noi all'Istituto superiore di sanità, all'Aifa, e agli altri istituti dobbiamo chiedere di essere molto autonomi, di garantire il massimo di competenza; qui, invece, viene messo in discussione esattamente questo principio.
Infine, lasciatemi svolgere un'ultima considerazione: si sente davvero la mancanza del Ministero della salute. Quelli in esame sono gli istituti deputati alla governance della sanità, sono le istituzioni che hanno come oggetto la sanità pubblica; ebbene, la Commissione competente, affari sociali, ha espresso semplicemente un parere, ha potuto soltanto esprimere un parere, perché l'analisi e la verifica di questo provvedimento sono state svolte in sede di Commissione lavoro. Credo che ciò non sia un dettaglio perché, se avessimo potuto svolgere l'analisi di questo provvedimento nella Commissione competente, che è la Commissione affari sociali, e se ci fosse stato un Ministero della salute che conosce fino in fondo questi istituti, non si sarebbe scritto un articolo come questo che davvero espone il sistema della sanità pubblica a fortissimi rischi. Non possiamo dimenticare, infatti, il «periodo Poggiolini», né che le invadenze della politica nella ricerca del farmaco e in quella biomedica sono sempre lì, dietro l'angolo, e credo che sia compito delle istituzioni offrire i maggiori anticorpi possibili e le maggiori garanzie possibili.
Per questo vi chiediamo di prendere in considerazione almeno alcuni emendamenti che abbiamo presentato e per questo non potremo che esprimere comunque una contrarietà rispetto a un provvedimento che consideriamo davvero molto grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, le sarei stato più grato se mi avesse esonerato da questo compito, ma purtroppo devo intervenire nuovamente per esprimere il parere della Commissione.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Livia Turco 24.1, Borghesi 24.2, Livia Turco 24.3, 24.4, 24.5, 24.6, nonché sugli identici emendamenti Livia Turco 24.7 e Delfino 24.8. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Livia Turco 24.9 e 24.10 e Damiano 24.11.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sugli identici emendamentiPag. 17Damiano 24.12 e Delfino 24.13. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Livia Turco 24.14, 24.15, 24.16 e 24.17, nonché sugli emendamenti Iannaccone 24.18, Livia Turco 24.19, Delfino 24.21, Livia Turco 24.20 e 24.22. La Commissione accetta l'emendamento del Governo 24.100, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 24.200. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Livia Turco 24.24, 24.25 e 24.26, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Di Biagio 24.27.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 484
Astenuti 28
Maggioranza 243
Hanno votato
214
Hanno votato
no 270).

Prendo atto con che l'onorevole Miotto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 24.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi eravamo favorevoli alla soppressione dell'articolo 24 del disegno di legge in esame e, quindi, abbiamo votato a favore dell'emendamento Livia Turco 24.1. Ora, quanto meno, vi chiediamo di lasciarci intendere che questa riorganizzazione abbia uno scopo, quello di far pesare meno sulla finanza pubblica i costi di questi istituti.
Per tale motivo, chiediamo che, al comma 1, le parole: «finalizzati alla riorganizzazione» siano sostituite con le seguenti: «finalizzati a conseguire complessivamente minori spese mediante la riorganizzazione».
Sarebbe veramente inaudito che un Governo e una maggioranza che vogliono porre in essere una manovra economica che prevede molti tagli alla spesa pubblica per i prossimi anni, non si preoccupassero nemmeno, poi, del fatto che da una riorganizzazione derivassero minori costi per i cittadini.
Per questo motivo, se non riterrete di votare a favore del mio emendamento 24.2 - che vi prego di riconsiderare -, vuol dire che vi è già un'idea sottostante, ossia che questa riorganizzazione genererà maggiori costi a carico dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 24.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 319
Astenuti 187
Maggioranza 160
Hanno votato
33
Hanno votato
no 286).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Livia Turco 24.3.Pag. 18
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, in Commissione abbiamo espresso una serie di valutazioni molto critiche per il modo in cui, in questa attività di riorganizzazione, è stata affastellata una serie di enti che - avendo una grande valenza sul problema e sulla questione della salute dei cittadini e impattando certamente con materie di competenza concorrente o esclusiva delle regioni - sono stati inseriti nel provvedimento senza alcun dibattito forte e preliminare nelle Commissioni parlamentari competenti.
Per tale motivo, su questo emendamento, come su tutti gli emendamenti che tendono a sopprimere, dall'attività di riorganizzazione, enti, istituzioni e associazioni che fanno riferimento al grande tema della salute e della sanità pubblica, il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
240
Hanno votato
no 269).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 514
Astenuti 3
Maggioranza 258
Hanno votato
239
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
237
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

GIUSEPPE CONSOLO. Non ha chiuso la votazione, signor Presidente.

PRESIDENTE. Di fatto era chiusa, onorevole Consolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
235
Hanno votato
no 272).Pag. 19

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Livia Turco 24.7 e Delfino 24.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 512
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato
239
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
235
Hanno votato
no 272).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 501
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
238
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 24.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signori sottosegretari, più di una ragione ci spinge a ripresentare un emendamento specificatamente dedicato all'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che abbiamo già presentato in Commissione e al quale il Governo ha risposto con una nuova formulazione sulla quale poi mi soffermerò.
Il nostro emendamento, nella sua formulazione originaria, nasceva dalla preoccupazione di rafforzare il ruolo e l'attività istituzionale dell'Isfol, così come aveva fatto il Governo precedente, ma anche così come era stato confermato dall'attuale Esecutivo in sede di discussione degli ordini del giorno del decreto-legge n. 112 del 2008.
La prima scrittura della norma, presentata in Commissione, era un assoluto salto nel buio per l'Isfol. Essa prevedeva, in sostanza, che l'Isfol fosse fuso dentro Italia Lavoro, ma, cosa ancor più grave, che si trasformasse la natura giuridica dell'Isfol da ente di ricerca in ente pubblico economico.
Non tornerò più di tanto sulle importanti funzioni che svolge l'Isfol (l'ho già fatto e lo hanno fatto anche i miei colleghi in Commissione): opera, in sintesi, sia come ente di ricerca pubblico (al servizio, quindi, del pubblico) sui temi della formazione, delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, ma anche come importante interfaccia tra la dimensione comunitariaPag. 20ed istituzioni come lo Stato, le regioni e gli enti locali che svolgono tali servizi.
Perfino i tanti attori privati che operano nel mercato della fornitura di questi servizi riconoscono in Isfol un erogatore di principi di qualità. Da questo punto di vista, come diceva giustamente la collega Livia Turco, gli accorpamenti, le razionalizzazioni, le semplificazioni o anche il parlare di economicità ed efficienza hanno un senso laddove sono inseriti in un quadro strategico. Nella formulazione originaria del testo del Governo non abbiamo trovato invece alcuna ratio all'accorpamento tra Isfol e Italia Lavoro Spa ed è questa la prima ragione per cui abbiamo presentato questo emendamento; pertanto siamo contenti che il Governo abbia fatto marcia indietro e che l'autonomia di Isfol sia stata salvaguardata.
Ma c'è un'altra motivazione che ci spinge oggi a ripresentare l'emendamento: la norma del Governo che, cito, fa salve «le specifiche disposizioni vigenti per il relativo personale in servizio» trova una sua oggettiva debolezza nelle more di quanto sta avvenendo per ciò che riguarda le stabilizzazioni del precariato nella pubblica amministrazione.
Ricordo infatti che la maggior parte dei lavoratori di Isfol sono precari, soprattutto ricercatori. Ci chiediamo allora com'è possibile fare salve le norme per il personale. Secondo l'ultima manovra finanziaria di questo Esecutivo le norme in vigore stabilizzano il personale Isfol e trovano anche la copertura finanziaria adeguata. Quindi, com'è possibile fare salve le norme per il personale se poi queste norme vengono abolite o entrano nelle criticità degli altri articoli di questo stesso provvedimento, come l'articolo 37-bis? È chiaro che di fronte a questa situazione (e di situazioni come quella di Isfol ve ne sono molte) le disposizioni dell'articolo 37-bis in materia di stabilizzazione perdono ulteriormente coerenza e logicità: si tratta di una norma sbagliata che inficia l'intero provvedimento ed avremo modo di discuterne successivamente.
Invitiamo pertanto ad esprimere un voto favorevole sul nostro emendamento, che non può che avere un effetto positivo su quanto già compreso dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 24.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 484
Astenuti 30
Maggioranza 243
Hanno votato
216
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Nicolais ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Evangelisti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Damiano 24.12 e Delfino 24.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, voglio ringraziare il relatore ed il Governo per aver accolto ed avere espresso parere favorevole su questi emendamenti (si tratta di un tema che è stato affrontato nella Commissione di merito ed ampiamente argomentato dal gruppo del Partito Democratico). Oltre ad esprimere tale apprezzamento, voglio ricordare all'Aula che è stato compiuto un buon lavoro che ha portato, appunto, all'espressione del parere favorevole.
Ricordo che il problema che riguardava la fondazione ENASARCO era effettivamentePag. 21rivolto soltanto a questa fondazione, poiché tutti gli altri enti ed istituti presi in esame dall'articolo 24 erano - e sono - accomunati da una ragione che riguarda la loro natura rigorosamente pubblicistica. La fondazione ENASARCO non è invece, com'è noto, un ente pubblico, ma è una fondazione che ha assunto personalità giuridica di diritto privato ai sensi dell'articolo 12 e seguenti del codice civile al pari di tutti gli altri soggetti gestori di forme di previdenza.
Se non si fosse accolto, quindi, l'emendamento Damiano 24.12 si sarebbe creata una situazione di disparità di trattamento nei confronti di un'unica fondazione e, conseguentemente, si sarebbe fatto - secondo me e secondo tutto il gruppo del Partito Democratico - un errore serio.
In conclusione, questa fondazione sarebbe stata, inoltre, l'unico soggetto gestore di una forma di previdenza privatizzata - perché questo è l'elemento da tenere presente - a essere assoggettata a una disciplina diversa da quella, appunto, prevista per tutte le altre fondazioni e gli altri enti gestori, aventi la medesima natura. Penso, quindi, che anche da questo punto di vista, il confronto in Commissione abbia portato a un risultato positivo e mi sembra che l'espressione del parere confermi che il confronto, quando è di merito e quando vuole essere costruttivo, porta a dei risultati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, esprimiamo, evidentemente, soddisfazione per l'accoglimento del mio emendamento 24.13. Avevamo in sede di Commissione espresso un profondo dissenso a questo inserimento, sia perché ci pareva non congruo, per estraneità di materia, inserire solo un unico ente previdenziale in un contesto riguardante enti vigilati che non rientrano nella sfera previdenziale, sia perché ritenevamo che appariva del tutto incoerente, oggi, in un contesto finanziario in cui vi è un delicato sviluppo della previdenza complementare, che si fossero assunte iniziative per modificare assetti di un ente che da decenni assicura una reale tutela integrativa all'intera categoria degli agenti e dei rappresentanti di commercio. Si trattava, quindi, di una questione di metodo che non poteva, con un semplice emendamento, entrare all'interno di una materia così delicata. Ma era anche una questione di sostanza, perché certamente questo ente sta sviluppando pienamente, essendo già sotto il controllo da parte del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e di quello dell'economia delle finanze, quelli che sono i compiti ad esso affidati. Di conseguenza prendiamo atto favorevolmente dell'accoglimento della proposta soppressiva.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Damiano 24.12 e Delfino 24.13, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
506
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Evangelisti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 22
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 511
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato
242
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Evangelisti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 484
Astenuti 26
Maggioranza 243
Hanno votato
222
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Evangelisti ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Realacci ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
241
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
241
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, annuncio il ritiro del mio emendamento 24.18.

PRESIDENTE. Sta bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 506
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
238
Hanno votato
no 268).Pag. 23

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 24.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
236
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
242
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 24.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 507
Astenuti 5
Maggioranza 254
Hanno votato
214
Hanno votato
no 293).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Borghesi 24.23...

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, non posso darle la parola per dichiarazione di voto perché il suo emendamento è stato dichiarato inammissibile.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 506
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
303
Hanno votato
no 203).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 301
Astenuti 213
Maggioranza 151
Hanno votato
298
Hanno votato
no 3).Pag. 24

Avverto che dall'approvazione dell'emendamento 24.200 della Commissione discende la preclusione degli emendamenti Livia Turco 24.24, 24.25 e 24.26.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Biagio 24.27, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 505
Astenuti 5
Maggioranza 253
Hanno votato
502
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che le deputate Capitanio Santolini e Boniver hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, colleghi, con questa delega - come abbiamo ben compreso - il Governo intende riordinare undici enti importantissimi, dei quali sette operano in campo sanitario e quattro operano nel campo del sociale, però devo dire che fra i sette che operano nel campo sanitario vi sono gli istituti più importanti che svolgono funzioni di ricerca nella sanità, e sono gli istituti di eccellenza del nostro sistema sanitario.
È stato ripetutamente chiesto durante i lavori in Commissione quale fosse la ratio per chiedere questa delega. Per quale ragione vi è la necessità di riordinare questi undici istituti? È troppo vaga la motivazione contenuta nell'articolo 24 del provvedimento in esame, e devo dire che nemmeno nella discussione in Aula sono arrivate risposte convincenti, anzi devo dire che non sono arrivate affatto risposte.
Vi sono state le sollecitazioni del collega Miglioli in fase di discussione sulle linee generali e devo dire che anche nella discussione sul complesso degli emendamenti le ragioni portate qui dalla collega Livia Turco non hanno trovato alcuna risposta, come, del resto, durante i lavori in Commissione ci siamo dovuti misurare con un silenzio assordante.
Ritengo che vi sia una ragione per riordinare questi istituti che deve essere rintracciata nelle affermazioni del Ministro Tremonti che, pochi giorni fa, a proposito della discussione che vi è stata sui provvedimenti presentati dal Ministro Gelmini, ha riconosciuto che per la scuola ci trovavamo di fronte ad un segmento di eccellenza del sistema scolastico del nostro Paese e di fronte alle obiezioni sui motivi di una riforma di quel tipo, ha risposto che non ce lo potevamo permettere. Vale a dire che il nostro Paese non si può permettere una scuola di eccellenza e di qualità.
Temo che anche per la sanità ci troveremo di fronte ad analoga motivazione. Purtroppo - devo dire - perché anche per la sanità, come sappiamo, riusciamo a raggiungere vette importanti nelle graduatorie mondiali consegnateci ogni anno dall'Organizzazione mondiale della sanità e, in particolare, devo dire che per alcuni di questi settori, per la ricerca finanziata dal sistema sanitario nazionale, vi sono strutture, enti, istituzioni che ci sono invidiati da tutto il mondo. Dunque, perché riformarle e come riformarle, come riordinarle? In verità, una qualche ragione l'abbiamo rintracciata nei contenuti dell'articolo 24: l'esigenza, ancora una volta, è fare cassa. È già stato detto - lo sottolineo di nuovo - che è sbagliato fare cassa sulla pelle dei cittadini! È sbagliato risparmiare in campi come questi ove vi sarebbe necessità di maggiori investimenti! È giusto naturalmente puntare all'efficienza, misurare l'efficacia di questi interventi: questo certamente, ma farePag. 25cassa sulla pelle dei cittadini, sulla salute dei cittadini è profondamente sbagliato ed è contro l'interesse del Paese!
Porto due rapidi esempi, anzi uno solo perché in seguito vorrei citare la seconda ragione che mi sta altrettanto a cuore, l'esproprio dell'autonomia regionale accanto a quella del Parlamento. Sulla questione della necessità di fare cassa, ricordo che tra i soggetti che vengono riordinati vi sono gli istituti zooprofilattici sperimentali.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Miotto.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Concludo subito, signor Presidente.
Questi istituti sono il fiore all'occhiello della sanità del nostro Paese e rivestono importanti e strategiche funzioni nel campo della sicurezza alimentare e della ricerca. Ci si chiede - ora che sono istituti interregionali - perché e come si intenda riordinarli.
Ritengo che siamo di fronte ad un esproprio di competenze delle regioni perché si tratta di istituti che ormai appartengono all'autonomia delle regioni in ordine all'organizzazione e al funzionamento, così come appartiene all'autonomia dell'accordo tra Stato e regioni l'individuazione delle funzioni dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Sappiamo tutti che l'Agenzia nazionale è stata voluta dalle regioni e riveste un importantissimo ruolo per quanto riguarda la garanzia dei livelli essenziali di assistenza sull'intero territorio nazionale. Anche in questo caso siamo di fronte ad un esproprio delle competenze delle regioni in questo campo.
È sorprendente che in tre mesi di legislatura dobbiamo fare conti quasi settimanalmente con provvedimenti che sottraggono autonomia alle regioni, presentati da una maggioranza che faceva dell'autonomia uno dei capisaldi dei propri indirizzi politici. Anche di fronte a queste incoerenze voteremo contro l'articolo 24 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 508
Votanti 474
Astenuti 34
Maggioranza 238
Hanno votato 266
Hanno votato no 208

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Lo Presti ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 24-bis - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24-bis.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 502
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
501
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimerePag. 26voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 32.200, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Paladini 32.1 e Damiano 32.2, nonché sugli emendamenti Damiano 32.3, Paladini 32.4 e 32.5 e sugli identici emendamenti Paladini 32.6, Poli 32.7 e Damiano 32.8.
Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento Paladini 32.9, mentre è favorevole sull'emendamento 32.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento); identico al proprio emendamento 32.301.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 32.200, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 472
Astenuti 32
Maggioranza 237
Hanno votato
268
Hanno votato
no 204).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Paladini 31.1 e Damiano 32.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevole sottosegretario, esprimo enormi perplessità sull'impianto complessivo del provvedimento in esame, ravvisando in esso un intento del legislatore teso a sovvertire le tutele e le garanzie, anche di rilievo costituzionale, che assistono il lavoratore nel suo rapporto, di per sé non paritario, con il datore di lavoro. Faccio notare infatti che, dal tenore di diverse disposizioni del provvedimento sottoposto alla nostra attenzione - che in alcuni casi risultano a mio avviso volutamente ambigue e di dubbia interpretazione - si può facilmente desumere la volontà di operare una vera e propria deregolamentazione del mercato del lavoro.
Quanto all'articolo 32, relativo alle misure contro il lavoro sommerso, vorrei sottolineare come la riduzione delle sanzioni amministrative in esso contenute favorisca, più che combattere, l'affermazione di diverse forme di elusione delle normative tese a contrastare il fenomeno del lavoro sommerso. In particolare, al comma 1, lettera b) del succitato articolo 32, si esclude l'applicazione delle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro nei casi in cui si evidenzi comunque la volontà di non occultare il rapporto di lavoro. Faccio notare come una simile disposizione possa contribuire sensibilmente ad incrementare il livello di precarietà dei lavoratori, con riferimento all'utilizzo di tipologie contrattualiPag. 27flessibili. Allo stesso tempo, già con la legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, si è tentato di instaurare un nuovo regime, che cambia diversi punti dell'organizzazione del lavoro.
L'articolo 32-bis del testo in oggetto modifica il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, graduando le sanzioni in rapporto al numero dei lavoratori. I cambiamenti intervengono sull'articolo 41 del suddetto decreto-legge ed hanno come oggetto le sanzioni previste per le violazioni delle norme in materia di orario di lavoro. Alla lettera a) dell'articolo 32-bis di fatto si ridisegna il meccanismo sanzionatorio per quanto attiene le violazioni delle norme sulla durata massima dell'orario settimanale e sul riposo settimanale. Nella nuova formulazione dell'articolo le sanzioni relative alle violazioni delle norme sulla durata massima della settimana lavorativa e dei riposi settimanali non sono più riferite al singolo lavoratore. Sarebbe, pertanto, opportuno tornare alla precedente formulazione che, da un lato, tutelava ogni singolo lavoratore e prendeva in considerazione ogni singolo periodo di riferimento e, dall'altro, garantiva una maggiore tutela in caso di violazioni multiple.
La sanzione amministrativa viene ridotta e non appare assolutamente efficace il meccanismo sanzionatorio previsto nel caso in cui la violazione si riferisca a più di cinque o dieci lavoratori o si sia verificata in almeno cinque periodi di riferimento. Sulla base delle sanzioni pecuniarie previste la sanzione per ogni singolo lavoratore appare, infatti, più efficace a scoraggiare e punire eventuali violazioni. Le stesse considerazioni possono essere applicate anche alla sanzione per la violazione delle norme sul periodo annuale di ferie retribuite, sempre contenute nel punto a) dell'articolo 32-bis. Infatti, la sanzione pecuniaria è stata anche in questo caso sensibilmente ridotta.
Alla lettera b) dell'articolo 32-bis si apportano modifiche al decreto-legge n. 112 per quanto attiene le sanzioni in caso di violazioni delle norme sul riposo giornaliero assicurate dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 66 del 2003. Il decreto-legge n. 112 del 2008 anche nella legge di conversione aveva fortemente ridotto le sanzioni nei casi di violazione di tale diritto, riducendo l'entità della sanzione amministrativa.
Vorrei ricordare, infine, che ogni anno dal nord al sud muoiono in media 1.300 persone per infortuni sul lavoro, 1.210 nel solo 2007. L'età media di chi perde la vita sul lavoro è di circa 37 anni. Ogni incidente, dunque (visto che la vita media è di 79 anni) comporta una perdita di vita pari a 42 anni. Tra le cause degli incidenti si annoverano l'eccessivo orario di lavoro, la precarietà del lavoro legata a una formazione insufficiente e il lavoro nero.
Avrei voluto dimostrare al Presidente Fini il mio apprezzamento per le parole legate alla sicurezza sul lavoro pronunciate nel giorno del suo insediamento. A questa sua attenzione, a questa sua sensibilità questo Governo risponde con grandi passi indietro rispetto alla sicurezza sul lavoro, dimostrati ancora una volta con questo provvedimento, dove più sbagli e più trasgredisci e meno paghi. Si tratta di una contraddizione inspiegabile che fa venire meno il senso di civiltà che - mi auguro - ogni parlamentare, che oggi siede in quest'Aula, si è dato nel suo mandato.
È proprio richiamando il vostro senso di civiltà, onorevoli colleghi, che vi chiedo di votare a favore delle nostre proposte emendative, perché, se prevale la logica del far west, dove vincono i furbi e i disonesti, a rimanere disarmati con i lavoratori sono anche quegli imprenditori che rispettano le regole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 32.1 e Damiano 32.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 28
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 466
Astenuti 29
Maggioranza 234
Hanno votato
207
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 467
Astenuti 28
Maggioranza 234
Hanno votato
205
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 32.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 467
Astenuti 29
Maggioranza 234
Hanno votato
206
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 32.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 492
Astenuti 6
Maggioranza 247
Hanno votato
231
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 32.6, Poli 32.7 e Damiano 32.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 492
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
230
Hanno votato
no 262).

Ricordo che l'emendamento Paladini 32.9 è stato dichiarato inammissibile.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 32.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e 32.301 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 471
Astenuti 29
Maggioranza 236
Hanno votato
267
Hanno votato
no 204).

Pag. 29

Prendo atto che il deputato Misiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo 32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, cari colleghi, come il collega Boccuzzi ha appena dichiarato e come abbiamo visto dall'esito delle votazioni sugli emendamenti, non siamo assolutamente contenti e soddisfatti delle modifiche che si apportano alla lotta contro il lavoro sommerso. In termini di misure contro il lavoro sommerso c'è infatti solo l'articolo in oggetto ma in generale esso tende a diminuire tutto il lavoro svolto dal Ministro Damiano. A nostro avviso, tale articolo tende quindi a rimettere in discussione quello che era stato conquistato in termini di maggiore sicurezza sul lavoro e maggiore regolarità rispetto alle comunicazioni sul lavoro e per tutte le forme di lavoro.
Vorrei ricordare all'Assemblea che il Ministro Tremonti, quando ha dovuto leggere il rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007, è stato praticamente costretto ad affermare che il 2007 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli del previsto: è il risultato di una politica economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento. Ai risultati ottenuti hanno concorso sia le entrate sia le spese: per le entrate, il contributo maggiore è venuto dai frutti della lotta all'evasione fiscale, mentre l'espansione della spesa primaria è stata rallentata. Se questo è valso dal punto di vista fiscale, per quanto riguarda le entrate, è evidente che la lotta per contrastare il lavoro sommerso serve non solo per fare affluire più contributi nelle casse previdenziali e poter, quindi, erogare prestazioni pensionistiche migliori, ma anche per creare la cultura del lavoro regolare, la cultura contro il lavoro sommerso e la cultura per una reale sicurezza del lavoro. Ci sembra quindi evidente che, sia per quanto riguarda l'articolo 32 che l'articolo 32-bis, concernente le modifiche alla disciplina dell'orario di lavoro, è evidente che le modifiche in esame vanno invece nella direzione di abbassare il livello di attenzione nonché di una reale cultura del lavoro, sul quale - come è sancito dall'articolo 1 della nostra Costituzione - la Repubblica è fondata. Ci piacerebbe che ciò fosse ricordato un po' più spesso in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 454
Astenuti 29
Maggioranza 228
Hanno votato
259
Hanno votato
no 195).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 32-bis - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A)
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Damiano 32-bis.1, mentre raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 32-bis.200. La Commissione esprime parerePag. 30contrario sugli identici emendamenti Paladini 32-bis.2 e Damiano 32-bis.3, nonché sugli emendamenti Paladini 32-bis.4 e Damiano 32-bis.5.
Il parere è contrario sugli emendamenti Paladini 32-bis.6, Damiano 32-bis.7, 32-bis.8, 32-bis.9 e 32-bis.10, sugli identici emendamenti Damiano 32-bis.11 e Paladini 32-bis.12, nonché sugli emendamenti Paladini 32-bis.13, Damiano 32-bis.14, Paladini 32-bis.15, Damiano 32-bis.16 e 32-bis.17.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 32-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, rinunzio al mio intervento.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 484
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
227
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 32-bis.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 269
Astenuti 221
Maggioranza 135
Hanno votato
266
Hanno votato
no 3).

Avverto che risultano preclusi gli identici emendamenti Paladini 32-bis.2 e Damiano 32-bis.3.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 32-bis.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 484
Astenuti 6
Maggioranza 243
Hanno votato
225
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 31
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 485
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 32-bis.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 486
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato
223
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 485
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
225
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 484
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato
225
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 492
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
231
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 493
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
232
Hanno votato
no 261).

Ricordo che dall'approvazione dell'emendamento 32-bis.200 della CommissionePag. 32risultano preclusi gli identici emendamenti Damiano 32-bis.11 e Paladini 32-bis.12.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 32-bis.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
231
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati Ruvolo e Villecco Calipari hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
228
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini n. 32-bis.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 495
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
234
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
232
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 32-bis.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 497
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
232
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 32-bis.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

Pag. 33

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, ribadiamo quanto già è stato detto e sottolineiamo, al contempo, come su una materia come quella dell'orario di lavoro, che è prettamente contrattuale, agire in questo modo significa non tener conto del ruolo delle parti sociali né del fatto che l'orario di lavoro determina, oltre alla qualità della vita delle persone, anche la sicurezza e la qualità della vita sul luogo di lavoro per uomini e donne.
Se è vero, appunto, che la Repubblica è fondata sul lavoro bisognerebbe, in ordine al rapporto di lavoro, rispettare le regole ed in particolare quelle che sono le regole democratiche, per cui la materia del lavoro e la disciplina che la regola è lasciata alle parti, in termini di capacità e possibilità di contrattare.
Oltretutto, rimanendo nell'ambito relativo alla contrattazione dell'orario di lavoro, sappiamo che gran parte del salario, di quello accessorio nonché delle retribuzioni, si determina proprio tenendo conto dell'orario di lavoro. Pertanto, da un lato è inutile continuare a sostenere - come sentiamo in continuazione e come fa questo Governo - che bisogna combattere il carovita, migliorare le retribuzioni e le pensioni. È evidente che è necessario iniziare dall'orario di lavoro per poter pensare a retribuzioni corrette per i lavoratori e le lavoratrici, a retribuzioni corrette che rispettino anche tutte le regole legate alla contribuzione perché, come abbiamo visto nell'esame dell'articolo precedente, la contribuzione è in grado di determinare anche quella che sarà l'entità dei trattamenti previdenziali nel momento in cui i lavoratori e le lavoratrici andranno in pensione.
È evidente, pertanto, che progettare regole in ordine all'orario di lavoro che prevedano sanzioni di questo tipo, se non vengono rispettate, e aver praticamente rifiutato tutti i nostri emendamenti (a tal fine ricordo la discussione svolta in Commissione in ordine a questo articolo) significa dimostrare che non si vuole tener conto né di ciò che pensano le opposizioni né di ciò che pensano le parti sociali. Siamo assolutamente contrari ad un rapporto tra maggioranza e opposizione di questo tipo e siamo altrettanto contrari ad agire in questo modo in ordine all'orario di lavoro, che rappresenta veramente anche la vita di lavoratori e lavoratrici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, abbiamo seguito con molta attenzione sia le misure previste dall'articolo 32, in ordine all'azione contro il lavoro sommerso, sia quelle previste dall'articolo in esame che riguarda la materia della disciplina sull'orario di lavoro.
Abbiamo seguito un indirizzo molto chiaro. Infatti, vi è l'esigenza di fare emergere il lavoro sommerso e anche quella di calibrare le sanzioni in questa materia per cercare di trovare una modulazione che corrisponda all'esigenza di garantire l'impresa, l'imprenditore e di tutelare il lavoratore. Ma in ordine all'articolo 32-bis, che concerne la disciplina dell'orario di lavoro, abbiamo espresso una valutazione contraria perché riteniamo che tale materia debba essere lasciata alla contrattazione e alla disciplina contrattuale del rapporto tra le parti sociali.
Invece, anche qui si interviene sul sistema sanzionatorio e nel complesso articolato della norma si viola, a nostro avviso, una prerogativa forte della materia contrattuale, anche con riferimento a tutti gli emolumenti che sono dietro l'esercizio della disciplina dell'orario di lavoro. Per queste ragioni, esprimeremo convintamente un voto contrario su questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo notato che nessuno degli emendamenti che abbiamo presentato è stato accolto, volutamente. Credo che la tutela del lavoratorePag. 34sia importante e che non si possa intervenire solamente ed esclusivamente sul sistema sanzionatorio.
Questo articolo pone molti dubbi sulla questione della contrattazione, che viene sicuramente snobbata all'interno di un procedimento. L'orario di lavoro, come dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, riguarda la qualità delle persone, ma anche la qualità della vita sotto il profilo generale.
Noi convintamente voteremo contro questo articolo, perché gli articoli devono contenere diritti e doveri ed in questo vediamo solamente alcune cose e non altre. Per questo motivo esprimeremo voto contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32-bis, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
253
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Toccafondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, propongo di accantonare l'esame degli articoli 37 e 37-bis e di proseguire con i nostri lavori dall'articolo 38.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli articoli 37 e 37-bis deve intendersi accantonato.

(Esame dell'articolo 38 - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A). Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Damiano 38.1 e 38.2, nonché sugli identici emendamenti Paladini 38.3 e Damiano 38.4 e sugli emendamenti Damiano 38.5, 38.6, 38.7 e Paladini 38.8.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'onorevole Bobba aveva chiesto di intervenire.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Tuttavia nell'elenco consegnato alla Presidenza non risulta che l'onorevole Bobba avesse chiesto di intervenire sull'emendamento in esame.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 35

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma all'inizio della seduta abbiamo consegnato un elenco delle richieste di intervento sui singoli articoli, tra cui vi è quella dell'onorevole Bobba.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, l'onorevole Bobba risulta aver chiesto di parlare per dichiarazione di voto su una proposta emendativa relativa all'articolo 37-bis, che è stato accantonato. Inoltre, vedo che l'onorevole Bobba ora non è in Aula (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Chiedo, allora, se debbo considerare la richiesta di intervenire dell'onorevole Bobba relativa all'articolo 37-bis, in modo che possa parlare quando arriveremo ad esaminare tale articolo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, anticipo il nostro giudizio negativo sull'articolo 38-quater. Infatti, assistiamo ad un vero arretramento, che mette in discussione anche quel poco di part-time oggi usufruibile che è pari ad un miserabile 14 per cento. Inoltre, come ci dicono gli ultimi dati OSCE, che non fanno altro che confermare quanto sapevamo già, l'Italia continua ad essere maglia nera per l'occupazione femminile, con un tasso di occupazione fermo nel 2006 al 46 per cento: siamo all'ottantaquattresimo posto, 11 punti percentuali sotto la media europea, mentre secondo l'agenda di Lisbona dovremmo arrivare al 60 per cento entro il 2010.
Si tratta di un obiettivo che pare lontanissimo, anche dopo questo provvedimento, che oggi stiamo approvando e che il Governo ha presentato - con tutta la nostra contrarietà - per il superamento delle discriminazioni di genere, anche se in merito non si vede proprio nulla. Altro che ridurre, oggi il nostro Paese necessità di misure più efficaci, partendo dalla consapevolezza che è necessario promuovere il lavoro femminile per la crescita e lo sviluppo del Paese, ma soprattutto è indispensabile favorire l'occupazione cominciando con l'istituire asili nido, servizi e incentivando il congedo parentale. Le esperienze di altri Paesi lo dimostrano. Purtroppo dobbiamo dire che, dopo i primi provvedimenti del Governo Prodi (bollino rosa, incentivi fiscali per le imprese che promuovono le donne, investimenti sugli asili nido), con l'attuale Governo non possiamo che registrare soltanto arretramenti, come la cancellazione della legge per evitare le dimissioni in bianco (che riguardano soprattutto donne giovani), maggiore precarizzazione del lavoro, nessun incentivo fiscale, niente sulla conciliazione.
Il problema della formazione e dell'occupazione femminile per la destra non esiste proprio. Tutto ciò significa anche - e non lo si può trascurare - riconoscimento della professionalità delle donne più istruite e più colte dei loro coetanei maschi, che vogliono essere giudicate in base al merito e avere grandi opportunità. Inoltre, il Governo non osserva e non sta osservando la direttiva che l'Italia ha recepito che punta nel 2010 ad un'occupazione femminile pari al 60 per cento, come dicevo. Si tratta di un atto gravissimo, non rispondente agli impegni presi, è una violazione di fatto che chiediamo venga valutata seriamente dagli organismi competenti.
Per concludere, con la manovra finanziaria prima e con questo provvedimento ora siamo di fronte ad un vero attacco al lavoro delle donne, alle famiglie e alle speranze per un futuro migliore e alla negazione per le donne di quanto previsto dall'articolo 4 della Costituzione. Le proposte emendative in oggetto hanno lo scopo di bloccare tutto questo, chiedendone la soppressione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 36
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 476
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato
195
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo atto altresì che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 482
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
200
Hanno votato
no 282).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Paladini 38.3 e Damiano 38.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, siamo alla solita questione per cui si cercano di togliere in qualche modo tutele e garanzie ad un'attività di lavoro che trova anche nell'esternalizzazione di funzioni la propria modalità espressiva. Abbiamo più volte chiesto in Commissione che questo tipo di funzione fosse almeno limitato al solo trasferimento e che si considerassero anche le funzioni che vengono esternalizzate e, quindi, anche il fatto che l'intera funzione venga esternalizzata. Caricare i lavoratori di minori tutele anche da questo punto di vista ci sembra inaccettabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 38.3 e Damiano 38.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
223
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
202
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i deputati Realacci e Calgaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.Pag. 37
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato
227
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
202
Hanno votato
no 285).

Ricordo che l'emendamento Paladini 38.8 è inammissibile.
Passiamo alla votazione dell'articolo 38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, anche su questo articolo noi confermiamo il parere negativo anche per sottolineare il tipo e la qualità del dibattito che c'è stato in Commissione e gli esiti che, purtroppo, hanno avuto un segno perfettamente contrario. Si tratta di articolare una serie di provvedimenti che riguardano in modo particolare la pubblica amministrazione e su questi elementi abbiamo una serie di riferimenti precisi: il rendere efficiente la pubblica amministrazione ed offrire dei servizi di assoluta qualità ai cittadini. Pensiamo che l'elemento fondamentale, però, stia nell'organizzazione del lavoro, nella responsabilità dei dirigenti e in quella degli operatori. Abbiamo la sensazione che in tutto il provvedimento, ed anche in questo articolo in particolare, ciò sfugga e che ci sia una sorta di caccia indiscriminata senza che ci si renda conto che se un ufficio non funziona è perché il capoufficio non è in grado di farlo funzionare. È la solita storia: se qualcosa non va, bisogna guardare la testa, come vengono organizzati i servizi, come viene organizzato il lavoro.
A questo punto, anche per quanto riguarda le modalità del trasferimento, se ci sono degli abusi nella pubblica amministrazione, discutiamone, ma evitiamo di sparare comunque nel mucchio. È un invito che rivolgo al Governo in generale, perché la pubblica amministrazione è molto cambiata in quest'ultimo periodo.
Nella pubblica amministrazione periferica, ma anche negli uffici centrali, abbiamo alte professionalità e buone capacità che andrebbero semplicemente messe in grado di lavorare e di funzionare per bene; se riusciamo a cambiare l'ottica, forse riusciamo anche a garantire una pubblica amministrazione efficace ed efficiente, senza sparare nel mucchio ed essere presi da ciechi furori.
Per questo motivo, confermo il voto contrario su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 460
Astenuti 31
Maggioranza 231
Hanno votato
256
Hanno votato
no 204).

Pag. 38

Avverto che, in considerazione del fatto che il termine per la presentazione dei subemendamenti scade alle 17,30, è necessario accantonare l'esame dell'articolo aggiuntivo 38.0100 del Governo relativo alla modifica della legge n. 104 del 1992.

(Esame dell'articolo 38-bis - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38-bis e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38-bis.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
484
Hanno votato
no 2).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 38-bis. 0100 del Governo.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'articolo aggiuntivo 38-bis. 0100 del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione del proprio articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 38-bis. 0100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 450
Astenuti 51
Maggioranza 226
Hanno votato
261
Hanno votato
no 189).

(Esame dell'articolo 38-ter - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38-ter e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 38-ter.301 identico agli emendamenti 38-ter.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e Damiano 38-ter.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 38-ter.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento),Pag. 3938-ter.301 della Commissione e Damiano 38-ter.1, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 477
Astenuti 12
Maggioranza 239
Hanno votato
476
Hanno votato
no 1).

Essendo gli emendamenti Damiano 38-ter.1, 38-ter.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e 38-ter.301 della Commissione soppressivi dell'articolo 38-ter, risultano preclusi i restanti emendamenti.

(Esame dell'articolo 38-quater - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38-quater e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Damiano 38-quater.1, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 38-quater.200. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sull'emendamento Paladini 38-quater.2 e sull'emendamento Delfino 38-quater.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Codurelli ha rinunciato ad intervenire.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 38-quater.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
234
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 38-quater.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 273
Astenuti 223
Maggioranza 137
Hanno votato
265
Hanno votato
no 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 38-quater.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 40
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 495
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato
235
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 38-quater.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 481
Astenuti 17
Maggioranza 241
Hanno votato
220
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38-quater, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
258
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che il deputato Misiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Niasi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata D'Antona ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto, in considerazione del fatto che il termine per la presentazione dei subemendamenti scade alle 17,30, è necessario accantonare l'esame dell'emendamento 38-quinquies.301 della Commissione, nonché dell'articolo 38-quinquies.

(Esame dell'articolo 39 - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Paladini 39.1 e Damiano 39.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Paladini 39.1 e Damiano 39.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, il gruppo Partito Democratico chiede la soppressione dell'articolo 39 del disegno di legge in esame, che al comma 1 prevede la possibilità, per i dipendenti pubblici, di essere collocati in aspettativa anche per avviare attività professionali e imprenditoriali e, al comma 2, aggiunge che non si applicano le disposizioni in tema di incompatibilità di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Ciò risulta in palese contrasto con il dovere costituzionale del pubblico dipendente di servire esclusivamente la nazione, conformando la propria condotta ed ispirandoPag. 41le proprie decisioni e i propri comportamenti alla cura dell'interesse pubblico che gli è stato affidato.
Il legislatore costituzionale ha posto fra i principi a tutela dell'interesse pubblico, che deve essere costantemente perseguito dalla pubblica amministrazione, il dovere di esclusività delle prestazioni dei propri dipendenti.
Le norme vigenti garantiscono trasparenza degli interessi finanziari e imparzialità. Noi crediamo che il disposto dell'articolo 39, del quale chiediamo la soppressione, possa portare un grave pregiudizio alla funzionalità dell'amministrazione, con situazioni addirittura di conflitto di interesse e di concorrenza sleale.
Inoltre, si mortificano la professionalità e il merito, considerando chiunque lavori nel settore pubblico come un peso di cui liberarsi al più presto e ad ogni costo.
Anziché valorizzare i talenti e le eccellenze di cui disponiamo, si vuole incentivare ad ogni costo l'uscita dalla pubblica amministrazione, anche con nocumento per l'interesse pubblico e conciliando ciò che è inconciliabile.
Facciamo qualche esempio, che speriamo non si possa mai verificare.
Innanzitutto, un dipendente di qualsiasi organismo di controllo, come l'Agenzia delle entrate o l'ENAC, chiede l'aspettativa e va ad operare per un soggetto privato sottoposto a indagine.
In questo periodo utilizza le conoscenze acquisite nella pubblica amministrazione, compresi i dati riservati relativi all'indagine, per costruire la difesa del suo nuovo cliente o datore di lavoro temporaneo; ottenuto il risultato, rientra nella pubblica amministrazione. Ci chiediamo, signori del Governo e della maggioranza, se questo non sia un nocumento all'immagine e agli interessi dello Stato.
Un secondo esempio: un dipendente, ad esempio, addetto alla neonata Agenzia per la sicurezza del trasporto ferroviario, chiede l'aspettativa e va ad operare per una società che ha difficoltà, magari, ad ottenere le certificazioni di sicurezza richieste ad ogni vettore.
Con il suo apporto, le certificazioni di sicurezza vengono ottenute. Quindi, si ripete lo stesso meccanismo: il dipendente pubblico rientra nell'Agenzia, mantenendo, però, come è ovvio, rapporti privilegiati con l'azienda che lo ha pagato nel periodo di aspettativa, creando, di fatto, un problema di concorrenza sleale con le altre aziende private, in netto contrasto con quanto previsto addirittura da qualsiasi codice etico o da qualsiasi norma comportamentale.
Crediamo che sia veramente scandaloso pensare di ammettere comportamenti che le aziende private cercano di limitare con contratti ad hoc per i dipendenti in possesso di conoscenze importanti per il futuro della propria azienda ed appetibili, però, per la concorrenza.
Non ci convincono coloro che dicono che vogliamo impedire al pubblico dipendente di mettersi alla prova in una qualsiasi azione di intrapresa. Se così fosse, l'articolo 39 non sarebbe così strutturato e prevedrebbe l'incompatibilità a salvaguardia degli interessi della pubblica amministrazione.
I risparmi di spesa pubblica improduttiva sono doverosi per liberare risorse da destinarsi alla riduzione del debito e al potere di acquisto delle famiglie, per consentire la ripresa economica e la crescita dei consumi. Questi provvedimenti, però, devono essere selettivi e costruiti con una visione chiara di ciò che si vuole ottenere.
Un provvedimento come questo, che rischia di creare grave danno alla pubblica amministrazione, non si inserisce in questa logica e dimostra, ancora una volta, o la superficialità di alcuni esponenti di questo Governo o la volontà di nascondere, anche dietro una legge delega, vere e proprie controriforme del mercato del lavoro e lo stravolgimento di qualsiasi regola.
Il gruppo del Partito Democratico, quindi, chiede la soppressione dell'articolo 39 ed esprime il suo voto contrario sul mantenimento dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LINO DUILIO. Chiedo di parlare!

Pag. 42

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 39...
Scusate colleghi, revoco l'indizione della votazione perché ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, mi scusi, ma mi sono precipitato almeno tre volte, per tempo, a chiedere di parlare. Chiedo scusa ai colleghi.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Duilio.

LINO DUILIO. Signor Presidente, il mi intervento sarà breve. Intanto, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento soppressivo Damiano 39.2. Lo faccio telegraficamente, con una battuta, chiedendo una cortesia al relatore, onorevole Cazzola, o al presidente della Commissione.
Mi rivolgo al relatore perché, a parte il compito che svolge in quest'Aula, conosciamo le sue opinioni, con la quali, attraverso le colonne di alcuni quotidiani, cerca di introdurre elementi di razionalità, oltre che di equità, all'interno del nostro ordinamento sulla materia del lavoro.
Già la collega che si è espressa prima ha spiegato bene cosa può succedere. Voglio intervenire non per quanto concerne l'ambito dell'Agenzia delle entrate, ma quello del lavoro. Mi rivolgo, in particolare, al relatore.
Può succedere che, grazie a questo articolo, un dipendente dell'INPS o dell'INAIL vada presso uno studio di consulenza del lavoro, si presenti presso l'ufficio dove lavorava la settimana prima o il giorno prima e, avendo come cliente una determinata azienda che ha diritto al beneficio che, evidentemente, già conosce, e la cui pratica si trova nel cassetto in fondo a destra della stanza numero tre, chieda di applicare questa possibilità al proprio cliente.
Vorrei sapere se questa è una cosa che possiamo introdurre nel nostro ordinamento o veramente siamo al di là del bene e del male, come si suole dire.
Quantomeno, cerchiamo di perimetrare l'incompatibilità ai casi plateali di conflitto di interesse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, premesso che sono favorevole al fatto che vi sia un'osmosi e una mobilità tra pubblico e privato (e viceversa), richiamo però con un esempio l'attenzione dei colleghi su ciò che ci accingiamo a votare.
Un tecnico del comune (prendiamo il caso di un classico comune italiano di otto o dieci mila abitanti) il giorno dopo l'approvazione del piano regolatore si mette in aspettativa, diventa un libero professionista e, a quel punto, si mette a progettare case o insediamenti industriali: questo è quanto stiamo approvando, senza nessuna norma di salvaguardia per l'amministrazione e superando tutte le norme che riguardano l'incompatibilità! Mi sembra che stiamo davvero correndo un rischio: l'occasione fa l'uomo ladro.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Duilio per le parole cortesi che mi ha rivolto, ma voglio fargli notare che non c'è un diritto all'aspettativa, in quanto l'aspettativa è concessa dall'amministrazione tenuto conto delle esigenze organizzative e previo esame della documentazione prodotta dall'interessato. È prevista, quindi, una valutazione di merito rispetto alla richiesta, sulla quale possono anche influire le valutazioni riguardanti l'incompatibilità e, in qualche modo, il danno che potrebbe essere procurato all'amministrazione.

Pag. 43

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare, rispetto alle ultime affermazioni svolte, che il secondo comma dell'articolo al nostro esame prevede che «nel periodo di cui al comma 1 del presente articolo non si applicano le disposizioni in tema di incompatibilità di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni». Viene pertanto esclusa esplicitamente l'applicazione dell'incompatibilità, e quindi un rischio esiste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, un altro elemento che risulta assente nell'articolo al nostro esame - e su questo vorrei veramente che tutti i colleghi, anche della maggioranza, riflettessero - è il fatto che non è previsto alcun limite, salvo il solo limite dei dodici mesi: si può lavorare nella pubblica amministrazione per quaranta anni, tuttavia non viene neanche specificato quante volte si può prendere un'aspettativa per lavorare fuori!
Possiamo anche capire che vi possa essere la volontà di far sperimentare ad un pubblico dipendente cosa voglia dire lavorare nel privato o nell'economia di mercato, oppure di sperimentare se stesso in termini di libera professione. Ma con un articolo così concepito, nel quale non vengono più previste le incompatibilità, uno può lavorare nelle stesse materie che ha appreso nel corso del proprio servizio nella pubblica amministrazione. In tal modo, dopo essere stato formato a spese dei cittadini e delle cittadine, può esercitare una libera professione senza neanche che venga stabilito che esiste un limite massimo di una volta nell'arco della vita e che poi si debba scegliere di esercitare la libera professione.

PRESIDENTE. Onorevole Gnecchi, deve concludere.

MARIALUISA GNECCHI. Noi vogliamo difendere i pubblici dipendenti rispetto alla professionalità che acquisiscono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, poiché sono state poste alcune obiezioni, pur avendo noi come gruppo in sede di Commissione espresso un orientamento non contrario a questo articolato, essendo presente in Aula il Ministro Brunetta (esperto competentissimo in materia), vorremmo sentire qualcosa in merito a queste obiezioni relative al conflitto di interessi.
Pur rispondendo l'articolo in esame ad un'effettiva esigenza di offrire anche la possibilità di snellire la presenza del numero dei dipendenti nella pubblica amministrazione in generale, vi sono infatti alcune aree, e mi riferisco in particolare all'esemplificazione fatta dal collega Duilio, che effettivamente, essendo stata sospesa l'applicabilità dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, sollevano forti dubbi.
Per cui, saremmo grati al Ministro Brunetta se in ordine a questo dibattito, che è molto serio e che non vuole negare la possibilità di questa opportunità che l'articolato prevede, ci fosse, però, un'assicurazione, un impegno del Governo, affinché le situazioni denunciate trovino, in sede applicativa, una soluzione aderente al bene e all'interesse comune.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Ministro Brunetta non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Avverto che essendo stati presentati due identici emendamenti interamente soppressivi dell'articolo 39, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo ai voti.Pag. 44
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 39.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 463
Astenuti 31
Maggioranza 232
Hanno votato
252
Hanno votato
no 211).

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, chiedo che venga accantonato l'esame dell'articolo 39-bis e delle relative proposte emendative.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 39-bis e delle relative proposte emendative deve intendersi accantonato.

(Esame dell'articolo 39-ter - A.C. 1441-quater-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39-ter e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-A ).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Paladini 39-ter.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 39-ter.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 479
Astenuti 6
Maggioranza 240
Hanno votato
223
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Bianconi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39-ter.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 268
Astenuti 227
Maggioranza 135
Hanno votato
263
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Mottola ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione Signor Presidente, credo siaPag. 45il caso di sospendere la seduta per dieci minuti, affinché si possa riunire il Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Sta bene, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,20.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,20.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della XI Commissione, onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, le chiedo scusa, poiché nel corso della sospensione è stata presentata una proposta emendativa che deve esaminata dalla Commissione bilancio le chiederei di sospendere ulteriormente la seduta per dieci minuti o anche per un quarto d'ora.

PRESIDENTE. In altre parole, presidente Saglia, lei mi chiede un'ulteriore sospensione perché, in base alle determinazioni assunte dal Comitato dei nove, dovrebbe riunirsi la Commissione Bilancio per esprimere il parere.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Esattamente.

PRESIDENTE. È sufficiente un quarto d'ora?

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Un quarto d'ora va benissimo.

PRESIDENTE. Sta bene, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 18.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stato accantonato l'esame dei seguenti articoli e delle relative proposte emendative: 37, 37-bis, 38-quinquies e 39-bis.
È stato, altresì, accantonato l'esame dell'articolo aggiuntivo 38.0100. Avverto che è stato ritirato il subemendamento 0.39-quater.200.301 della Commissione.
Avverto, inoltre, che la Commissione ha testé presentato due ulteriori proposte emendative (37.200 e 39-bis.200). Il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le ore 18,30. È in distribuzione il parere della Commissione bilancio sulle proposte emendative presentate nel corso della seduta odierna.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, ricordo che l'ordine del giorno dell'Assemblea prevede alle ore 18 lo svolgimento di un altro punto. Ciò detto, mi permetto di suggerire che l'esame del provvedimento potrebbe essere rinviato alla seduta di domani in modo da consentire l'esame della questione pregiudiziale sul cosiddetto decreto-legge «Alitalia».

PRESIDENTE. Presidente Saglia, a parte il suo suggerimento, che è sempre evidentemente gradito, le chiederei di spiegarci lo stato dei lavori così l'Assemblea può decidere se accogliere la sua proposta.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, lo stato dei lavori è che abbiamo concluso l'esame degli emendamenti in sede di Comitato dei nove e, quindi, saremmo nella condizione di poter esaminare il provvedimento. Tuttavia attesa l'articolazione dei lavori della seduta odierna, non vorrei iniziare l'esame dell'articolo per poi lasciarlo a metà.
Per questa ragione soltanto mi ero permesso di offrire quel suggerimento di rinvio.

PRESIDENTE. Va bene, presidente Saglia.

Pag. 46

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non ritengo che fosse improprio domandare qual è lo stato dei lavori anzitutto perché è del tutto evidente che, se sospendiamo, stabilire un termine di mezz'ora per la presentazione di subemendamenti, già di per sé assolutamente ristretto, mi sembra francamente assolutamente ingiustificato.
Seconda questione, signor Presidente - gliela anticipo ma sarebbe utile averne conferma - mi risulta che tra le proposte della Commissione, vi è la riformulazione del comma 5 dell'articolo 37. Ora, signor Presidente, dal momento che rinviamo l'esame del provvedimento, il mio invito è rivolto a fare in modo che la Commissione affari costituzionali possa esprimersi. Infatti, nel parere favorevole che la Commissione affari costituzionali ha espresso sul provvedimento in oggetto, si pone tra le condizioni - cosa di cui dovremmo prendere atto valutandone le conseguenze - che «all'articolo 37, comma 4-ter, sia soppressa la disposizione che prevede che nella formazione delle graduatorie relative ai concorsi pubblici per il reclutamento del personale, a parità di punteggio, costituisce titolo preferenziale la residenza nella regione per i posti ivi banditi».
Signor Presidente, bene che vada, questa disposizione è stata riformulata, ammesso che la riformulazione non ricada nelle stesse preoccupazioni e, addirittura, nelle stesse condizioni poste dalla Commissione affari costituzionali. Certamente non è stata soppressa, perché diversamente vi sarebbe stato un emendamento della Commissione che avrebbe recato il disposto: «È soppresso il comma 5 dell'articolo 37».
Pertanto, essendo la condizione della I Commissione chiara in quanto chiedeva la soppressione, vale a dire che non si prevedesse una determinata disposizione in nessun modo, neanche in forma attenuata, così com'è previsto nella riformulazione, la pregherei, atteso che rinviamo la materia alla prossima seduta, di valutare, signor Presidente, se non sia il caso di utilizzare questo tempo per rinviare questa nuova formulazione presentata da parte del Governo alla Commissione affari costituzionali. Infatti, a mio avviso - l'ho sotto mano anche se non sono certo un costituzionalista - poiché trattiamo di materia molto delicata, forse sarebbe molto utile acquisire un parere da parte della Commissione affari costituzionali, che aveva già espresso un parere molto chiaro sull'ammissibilità o meno di una disposizione di quel tipo, onde evitare che domani ci ritroviamo nel corso della seduta a dover affrontare di nuovo la questione, perché temo che ciò non si risolva semplicemente con l'interpretazione del Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ascolto l'intervento dell'onorevole Borghesi, che ha chiesto di parlare, poi mi riservo di darle una risposta.
Ha facoltà di parlare, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi pare di aver capito che lei abbia detto che sono state dichiarate ammissibili le proposte emendative testè proposte. Faccio riferimento, in particolare, all'articolo aggiuntivo 38.0100. A questo punto - per carità, a me sta pure bene - non posso però non rilevare che l'argomento trattato da questo articolo aggiuntivo «Disciplina in materia di permessi per portatori di handicap in situazioni di gravità» è esattamente identico, per materia, al contenuto dell'emendamento Borghesi 24.23, di cui sono primo firmatario e sul quale, come ella ricorderà, non mi ha dato la parola in quanto dichiarato inammissibile.
Dunque, a me pare che siamo in presenza di un comportamento difforme da parte della Presidenza, che per la stessa materia in un caso dichiara l'emendamento inammissibile e nell'altro lo dichiara ammissibile: mi pare che la Presidenza dovrebbe riconsiderare questo punto.

Pag. 47

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali.
Signor Presidente, intervengo rapidamente, anche per correttezza nei confronti dell'Aula, per sostenere la richiesta di rinvio formulata dal presidente Saglia. Ciò anche alla luce del confronto che vi è stato nel Comitato dei nove; approfitto di questa circostanza per dare atto all'opposizione, pur nella richiesta di osservare le formalità e le procedure, di aver avuto in quell'occasione, così come in altre occasioni, un atteggiamento di responsabilità e di apertura al confronto, pur nella diversità delle posizioni.
Insomma sono a chiederle, a seguito della riunione del Comitato dei nove e per quello che poi alla fine è emerso anche in Aula, un rinvio, in modo tale che si possano avere sia i tempi giusti e corretti per la presentazione dei subemendamenti, sia per ulteriori riflessioni che lei può fare o si riserva di fare e alle quali mi rimetto in ogni caso.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, atteso che la seduta avrebbe dovuto riprendere alle 17,45 e che invece è ripresa oltre le 18, capisco che vi sono dei problemi che a questo punto non riguardano solo il Comitato dei nove, ma riguardano la maggioranza e i rapporti della maggioranza con il Governo. So anche che il Governo, in qualsiasi momento, può chiedere di intervenire. Mi pare inusuale che il Governo intervenga semplicemente per suffragare e sostenere una richiesta di rinviare a domani, già formulata dal presidente di Commissione.
Il Governo, a mia memoria, almeno dal 2001 ad oggi, difficilmente interviene con una richiesta di rinvio; questa è l'ammissione del fatto che esistono gravi problemi di interpretazione e di proposta da parte del Governo e della maggioranza. È inutile che il sottosegretario si esprima con gesti: se vuole interviene di nuovo e ci spiega quali sono i motivi di merito per i quali il Governo chiede il rinvio. Infatti, il Governo non interviene semplicemente per appoggiare una proposta tecnica procedurale del presidente di Commissione o del relatore: il Governo, se proprio chiede il rinvio, spiega nel merito quali siano le motivazioni che lo inducono a chiedere a quest'Aula di non procedere, come era stato deciso sin dalle ore 14, alla presa in visione e al voto di tutte le proposte emendative.
Come avevamo detto all'inizio, non è stata neanche tanto lineare la discussione: abbiamo dovuto accantonare alcuni emendamenti. Certamente è bene che il Comitato dei nove faccia il punto e razionalizzi il modo di lavorare, ma è del tutto inusuale che il Governo intervenga su una questione di carattere procedurale in Aula.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, sarà anche inusuale l'intervento del Governo, ma a me sembra che, in base all'ordine del giorno e come lei, Presidente, ha giustamente riconosciuto - dopo che il presidente Saglia ha proposto il rinvio dell'esame del provvedimento - alle 18 è previsto il seguito della discussione di alcune mozioni.
A questo punto, al netto della presenza di riformulazioni, del fatto che vi siano o meno i tempi per la presentazione di subemendamenti o della volontà o meno del Comitato dei nove di approfondire il provvedimento, mi sembra che la Presidenza abbia chiaramente espresso la sua posizione e tutto ciò ha poco senso, intendendo che si procederà secondo l'ordine del giorno previsto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.

Pag. 48

PRESIDENTE. È evidente che, nel frattempo, sono state ampiamente superate le ore 18 previste per il passaggio al successivo punto all'ordine del giorno; credo però che sia doveroso da parte mia fornire una risposta agli onorevoli Giachetti e Borghesi.
Per quanto riguarda l'onorevole Borghesi, chiedo scusa, ma sono stata interrotta dal presidente della Commissione che mi ha chiesto di intervenire, mentre stavo leggendo la comunicazione, in base alla quale, con particolare riferimento all'articolo aggiuntivo 38.0100 del Governo, alla luce del parere della Commissione bilancio, la Presidenza si sarebbe riservata di valutarne l'ammissibilità.
Per quanto riguarda le richieste formulate dall'onorevole Giachetti, credo assolutamente doveroso accogliere la richiesta di spostare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle ore 19. Per ciò che riguarda, invece, la richiesta di convocare la Commissione affari costituzionali per l'espressione del parere sulla riformulazione dell'emendamento in questione, vorrei ricordare all'onorevole Giachetti - al quale sicuramente non sfugge questa disposizione regolamentare - che la Commissione affari costituzionali esprime i pareri per l'Assemblea soltanto con riferimento al riparto delle competenze tra Stato e Regioni. Ritengo, tuttavia, che la sua richiesta sia fondata e, pertanto, chiederò al Presidente di valutare l'opportunità circa il profilo di costituzionalità della riformulazione dell'emendamento in questione.
Tengo a precisare che, circa le competenze della Commissione affari costituzionali, cioè il riparto tra le competenze del Governo e quelle delle regioni, la Commissione stessa ha già dato il nullaosta sugli emendamenti 37.200 e 39-bis.200 della Commissione.

ROBERTO GIACHETTI. Non ci siamo capiti!

PRESIDENTE. Ci siamo capiti perfettamente; la mia era un'ulteriore precisazione in merito a ciò di cui la Commissione affari costituzionali è competente ed è investita per quanto riguarda l'espressione dei pareri all'Assemblea, vale a dire il riparto delle attribuzioni tra lo Stato e le regioni. In relazione all'emendamento al quale lei, onorevole Giachetti, ha fatto riferimento, la Commissione medesima ha già concesso il nullaosta. Tuttavia, riguardo gli altri profili di costituzionalità che possano investire la nuova riformulazione di quella proposta emendativa ritengo, data la rilevanza della materia, di dover informare il Presidente, perché sia egli stesso a valutare l'opportunità - a prescindere dalle disposizioni regolamentari - di far convocare la Commissione affari costituzionali, affinché possa esprimere un parere su tale riformulazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non le voglio portare via tempo e non voglio portarlo via neanche all'Aula, ma temo che forse non ci siamo compresi. Sicuramente non mi sono spiegato io. La Commissione affari costituzionali, signor Presidente - temo che continueremo a non capirci se non riusciamo ad ascoltarci - ha già espresso un parere sul comma dell'articolo 37. In particolare, il parere favorevole, espresso prima che arrivasse in Aula, era condizionato alla soppressione all'articolo 37, comma 4-ter, di una certa disposizione. Cosa sta accadendo e per questo mi sono permesso di valutare sommessamente la questione, anche se poi spetta alla Presidenza scegliere il modo migliore per affrontarla? Rischiamo di fare un po' come è accaduto in relazione ad un'altra questione che avevo posto rispetto alle pregiudiziali e ai decreti ovvero di aggirare il parere della Commissione affari costituzionali. Se la Commissione avesse espresso il parere, ponendo quale condizione la riformulazione del comma 5, allora sicuramente il Governo con una riformulazione si sarebbe posto dentro quell'alveo. Poiché, invece, la CommissionePag. 49affari costituzionali ha chiesto la soppressione di una certa parte ovvero che quella determinata materia non fosse presa in considerazione dall'articolo, la riformulazione del Governo non soddisfa la condizione posta. Qual è la mia richiesta? Al momento è stato espresso un parere che, evidentemente, risulta essere condizionato, perché la Commissione affari costituzionali ritiene che quell'articolo sia costituzionalmente legittimo, dal momento in cui si sopprime il comma citato. Se tale comma non viene soppresso, ma modificato, chi garantisce a me o a qualunque altro collega, che non sia un costituzionalista o non in grado di svolgere un'analisi di merito su quel comma, che effettivamente esso risulta conforme a quanto previsto dal precetto costituzionale? La mia richiesta è che vi sia la possibilità, essendo quella parte già stata esaminata dalla Commissione e modificata dal Governo, che la Commissione affari costituzionali si esprima nuovamente sulla medesima, atteso che vi sono anche i tempi, dal momento che abbiamo deciso di rinviarne l'esame. Si tratta di un elemento di garanzia per tutti noi, per fare in modo che, se si decide di modificare il comma in questione, vi sia un vaglio di costituzionalità da parte della Commissione affari costituzionali analogo a quello che vi è stato sul comma originario. Non è vero dunque che la Commissione non è intervenuta.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la ringrazio per questa sua ulteriore spiegazione. Forse, non mi sono spiegata io, perché avevo capito benissimo quello che lei stava chiedendo, ritenendo assolutamente fondata la sua richiesta. Tuttavia, lei sa altrettanto bene che non rientra nel mio potere decidere che la Commissione affari costituzionali si riunisca per esprimere un parere che, per Regolamento, non deve formulare all'Aula, essendo tenuta a farlo solo per quanto riguarda il rapporto tra le competenze dello Stato e delle Regioni. È invece competente a formulare pareri nel merito solo per la Commissione di merito. Tanto è vero che il parere, del quale lei sta parlando, era stato espresso alla Commissione di merito - ora però deve ascoltarmi lei, onorevole Giochetti! -, la quale ha deciso di ignorare il parere della Commissione affari costituzionali. La materia sulla quale siamo chiamati a decidere non riguarda evidentemente il rapporto tra le competenze dello Stato e le Regioni, bensì i diritti fondamentali delle persone.
Se non sbaglio, onorevole presidente di Commissione, si tratta della norma sulla regionalizzazione dei concorsi.
Data la fondatezza della sua richiesta, per quanto mi riguarda, chiederò al Presidente se ritenga opportuno convocare la Commissione affari costituzionali - egli può farlo - affinché riferisca in relazione ai profili costituzionali della riformulazione dell'emendamento. Va bene così, onorevole Giachetti? Ci eravamo capiti? Molto bene.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, vorrei ricordare all'Aula che è stata già votata una pregiudiziale di costituzionalità su questo provvedimento e, pertanto, l'Assemblea si è già espressa.
Per quanto riguarda ciò che dirà il Presidente della Camera, la Commissione Affari costituzionali sarà a sua disposizione, ma credo non vi sia nulla da aggiungere a quanto affermato dal Presidente facente funzioni, fermo restando che questa sera la Commissione affari costituzionali è comunque convocata per l'esame di un altro provvedimento. Se dovesse arrivare l'input da parte del Presidente della Camera, sicuramente ci riuniremo, ma laddove non vi fosse, comunque, l'Ufficio di Presidenza valuterà la richiesta avanzata in Aula.

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente ho ascoltato quanto ha appena denunciato l'onorevole Giachetti e respingo al mittente questo ennesimo tentativo di strumentalizzazione, perché probabilmente, o non ha capito cosa è successo, o gli sono sfuggiti alcuni atti, ma comunque è giusto ripristinare la realtà degli eventi.
Il motivo del contendere non è più quello di prima, perché la proposta emendativa è cambiata. La Commissione si è già espressa con un parere sulla nuova formulazione e vorrei ricordare che la nuova formulazione dell'emendamento non è altro che la fotocopia di una parte dell'ordinanza della Corte costituzionale n. 33 del 1988.
Se la Corte costituzionale deve essere intesa nel suo operato a corrente alternata, allora aboliamola! Trovo strumentale il fatto che si chieda al comitato pareri della I Commissione permanente (Affari Costituzionali) della Camera di dare pareri contrari rispetto a quanto deciso dalla Corte costituzionale. Per tale motivo, è strumentale anche questo tentativo di frenare i lavori dell'Assemblea e siamo assolutamente contrari al fatto che venga interessato il Presidente della Camera per dar seguito a proposte che non hanno né capo né coda. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al relatore, vorrei precisare un piccolo aspetto. Dal punto di vista procedurale, credo di aver dato dei chiarimenti e credo anche che ci siamo intesi con l'interlocutore principale. Pertanto, eviterei di entrare nel merito del provvedimento e dell'emendamento, perché questo è rinviato evidentemente al seguito del dibattito, che seguirà alla presentazione dei subemendamenti, domattina all'ordine del giorno.
Prego onorevole relatore.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, voglio assolutamente essere allineato con le considerazioni da lei svolte e quindi non aprire un dibattito. Vorrei, però, ricordare - l'ha già fatto il presidente Bruno - che questa Assemblea si è pronunciata su una questione pregiudiziale di costituzionalità in cui questi argomenti erano affrontati. Visto, però, che è stato qui affermato che la Commissione di merito ha ignorato il parere della Commissione affari costituzionali, per il rispetto dovuto a tale Commissione, vorrei ribadire che, proprio perché non abbiamo ignorato tale parere, abbiamo elaborato una nuova formulazione; il relatore ha presentato una nuova formulazione.

PRESIDENTE. Avverto che l'articolo aggiuntivo 38.0100 del Governo, del quale ci eravamo riservati di valutare l'ammissibilità, visto il parere contrario della Commissione V (Bilancio), è stato testè ritirato dal Governo.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Seguito della discussione delle mozioni Cota ed altri n. 1-00033, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, De Torre ed altri n. 1-00050 e Evangelisti e Donadi n. 1-00051 concernenti iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (ore 18,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cota ed altri n. 1-00033, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, De Torre ed altri n.1-00050 ed Evangelisti e Donadi n. 1-00051 concernenti iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 9 ottobre scorso, è stata presentata la mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051, che è stata iscritta all'ordine del giorno. Avverto, altresì, che tale mozione è stata sottoscritta da tutti i deputati del gruppo dell'Italia dei Valori.

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(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 9 ottobre 2008 è intervenuto il rappresentante del Governo, esprimendo altresì parere favorevole sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione) e riservandosi di esprimere successivamente il parere sulle altre mozioni.
Invito il rappresentante del Governo a completare il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, avendo espresso un giudizio favorevole sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), per quanto riguarda le altre mozioni presentate il Governo non può che ovviamente svolgere una valutazione che tenga conto, oltre ad altri elementi di carattere prettamente legislativo, della loro compatibilità rispetto al parere già espresso.
Per quanto concerne gli impegni previsti nel testo della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, essi trovano in gran parte riscontro nelle linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri, come ho già avuto modo di dire, intervenendo in quest'Aula il 9 ottobre scorso, con riferimento alla mozione dell'onorevole Cota ed altri n. 1-00033. Più nel dettaglio, il Governo si rimette all'Assemblea sui primi sei capoversi del dispositivo della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049.
La richiesta di un quadro dettagliato della situazione trova un riferimento nelle indagini conoscitive annuali svolte dal ministero, già ricordate dall'onorevole De Torre. Per quel che riguarda specificatamente la richiesta di progettare interventi di formazione in servizio dei docenti nelle zone a maggior densità di insediamenti migratori, specifiche previsioni a tale proposito sono contenute nel vigente contratto collettivo di lavoro del comparto scuola, in particolare all'articolo 9 che reca: «misure incentivanti per progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l'emarginazione scolastica», destinando a tal fine apposite risorse finanziarie, e all'articolo 69, concernente la formazione per il personale delle scuole in aree a rischio o a forte processo immigratorio o frequentate da nomadi.
Va, inoltre, segnalato che la direttiva del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 6 agosto 2008, n. 69, relativa alla ripartizione del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa, destina tre milioni di euro a progetti promossi e realizzati a livello nazionale per le attività di formazione e aggiornamento del personale della scuola, nonché otto milioni di euro per la prosecuzione di progetti riferiti, tra l'altro, anche all'insegnamento della lingua italiana. La stessa direttiva n. 69 del 2008 destina altri 20 milioni di euro per le iniziative, promosse a livello nazionale, dirette a realizzare, tra l'altro, anche l'accoglienza e il sostegno degli studenti con famiglie straniere.
Cogliamo, peraltro, volentieri sia la necessaria diffusione delle buone pratiche, sia la sottolineatura dell'importanza di un'equilibrata distribuzione degli studenti stranieri, elemento questo sottolineato nella mozione Cota ed altri n. 1-00033. Particolarmente prezioso sembra l'invito al coinvolgimento delle famiglie nell'apprendimento della lingua italiana, che va incontro all'indirizzo ministeriale di fare dell'alfabetizzazione linguistica e civile la chiave di volta delle politiche inclusive. Ma su questo punto il Governo si rimetterà all'Assemblea.
Per ciò che concerne, invece, la richiesta di ripristinare le cosiddette classi aperte, è in fase di avvio, a cura degli uffici del ministero, il progetto «Scuole aperte» finalizzato, fra l'altro, proprio all'approfondimento della lingua italiana. Quanto ai curriculum, tenuto conto della ripartizione delle competenze tra lo Stato e le autonomie scolastiche, eventuali scelte di contenuti che abbiano riferimento alle varietà culturali sono riservati ai POF (Progetti Offerta Formativa) delle autonomie scolastiche, nell'ambito della quota a loro riservata, e alla libertà di insegnamento,Pag. 52ferme restando le indicazione nazionali che rappresentano il comune denominatore dell'unitarietà della scuola italiana tante volte evocata.
Infine, la differenziazione dei programmi appare incompatibile con l'esigenza di garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi formativi per tutti gli studenti.
Rispetto agli impegni previsti nella mozione De Torre ed altri n. 1-00050 essi concernono il piano nazionale di insegnamento di italiano L2 agli studenti poco o non italofoni. Tale piano è stato predisposto durante la precedente gestione in relazione al documento «La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri» elaborato dall'osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e per l'educazione interculturale istituita presso l'MPI nel dicembre 2006.
Circa l'attuazione e il finanziamento del piano, rimando a quanto già riferito in relazione alla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049. La direttiva n. 69 del 2008, infatti, come precedentemente ricordato, destina 8 milioni di euro per la prosecuzione di progetti riferiti, tra l'altro, anche all'insegnamento della lingua italiana e destina, inoltre, 20 milioni di euro alle iniziative promosse a livello nazionale dirette a realizzare, fra l'altro, l'accoglienza degli studenti con famiglie straniere.
Il Governo si rimette, pertanto, all'Assemblea per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo della mozione, dando parere contrario sui capoversi successivi in vista di un'armonizzazione del piano nazionale di insegnamento di italiano L2 con il dispositivo della mozione Cota ed altri n. 1-00033 e preciso che è intento del Governo, infatti, procedere ad una ottimizzazione delle risorse degli interventi, avendo come unico scopo il successo formativo inclusivo dei giovani stranieri.
Per quanto concerne, infine, la mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051 si dà parere contrario, in quanto strumentalmente incompatibile con la mozione Cota ed altri n. 1-00033. Sulla richiesta di dotazione di risorse umane in presenza di alunni di diversa nazionalità va peraltro ricordato che, ferma restando l'autonomia progettuale delle istituzioni scolastiche in rapporto alle esigenze del territorio in cui esse operano, anche gli enti locali sono chiamati a collaborare al processo di integrazione degli alunni stranieri.
Spetta agli enti locali, infatti, mettere a disposizione delle scuole le figure professionali dei mediatori culturali i quali, come è noto, oltre a compiti di mediazione hanno anche compiti di accoglienza e di raccordo tra insegnanti, alunni e famiglie, volgendo spesso anche compiti di interpretariato.
Per concludere, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), si rimette all'Assemblea per la mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 limitatamente ai primi sei capoversi del dispositivo e dà parere contrario sui successivi tre capoversi.
Per quanto riguarda, invece, la mozione De Torre ed altri n. 1-00050, si rimette all'Assemblea per il primo capoverso del dispositivo e per il resto dà parere contrario.
Il Governo, infine, esprime parere contrario sulla mozione Evangelisti e Donadi n.1-00051.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario Pizza, le chiedo scusa, ma credo che lei non abbia espresso il parere sulle premesse delle mozioni Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 e De Torre ed altri n. 1-00050.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo esprime parere favorevole su tutta la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), mentre sulle premesse delle altre mozioni esprime parere contrario.

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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà per dieci minuti.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, stiamo discutendo di un argomento che credo tutti i presenti ritengano molto importante, perché ne va proprio del futuro della nostra scuola e non si tratta di frasi improvvisate. Il problema degli immigrati - l'ho detto in sede di discussione sulle linee generali - è molto serio e riguarda non solo i bambini stranieri, ma anche ovviamente i nostri figli. Pertanto, ci terrei a sottolineare che, quando si parla di immigrati e si fanno delle proposte su questo tema così scottante, qualsiasi cosa si affermi, si voti e si proponga al Paese esprime una cultura, un modo di intendere i rapporti tra le persone, un modello di società e qualcosa in più di un semplice voto. Infatti, dietro a una decisione di tal genere ci sono proprio le idee di fondo che debbono guidare non sono la scuola, ma i nostri rapporti con gli immigrati e con i bambini che frequentano le scuole.
Quindi, la visione che vogliamo proporre con la mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00050 è accogliente, positiva, rispettosa della dignità delle persone, quella che ho chiamato una «accoglienza premurosa» e attenta al futuro di questi ragazzi, che saranno ciò che in questo momento decidiamo che siano, saranno l'esito di un modo di accoglienza e di integrazione che avremo espresso nell'inserire questi ragazzi nel nostro Paese.
Si tratta di un modo di intendere la loro presenza nel nostro Paese legata indissolubilmente alle loro famiglie e all'accompagnamento e all'accoglienza delle loro famiglie. Ci tengo a sottolinearlo anche in questa occasione, dal momento che mi sembra importante che le famiglie siano integrate esattamente come i bambini e imparino l'italiano e possano discutere con gli insegnanti e trovare nella scuola un punto di riferimento importante, dal momento che le mamme molto spesso sono chiuse nelle loro case, non hanno contatti, non riescono ad integrarsi, a parlare e a farsi capire.
Le mozioni presentate sono declinate in maniera molto diversa. Ovviamente secondo me non sono tutte da respingere o da accogliere, in quanto, come in tutti i documenti di questo genere, vi sono alcuni aspetti che possiamo condividere e altri per i quali ciò non è possibile. In particolare mi riferisco alla mozione Cota ed altri n. 1-00033 che per alcuni aspetti - lo ripeto - è assolutamente da accettare perché sono anch'io dell'idea che vi debba essere un'identità nelle nostre scuole, e i nostri ragazzi devono avere un'identità, dato che solo attraverso ciò si instaura un dialogo positivo nei confronti degli stranieri. Inoltre, sono convinta anch'io che bisogna declinare i diritti e doveri e il rispetto degli altri e della legalità, insegnare i valori che hanno fatto grande questo Paese.
Sono dell'idea che alcuni aspetti di questa mozione siano condivisibili, altri meno. In particolare mi riferisco alle «classi ponte» che non penso rappresentino una soluzione, perché creare delle classi che rappresentino già un segnale di divisione e di distanza con gli altri ragazzi è un segnale negativo. La proposta delle «classi aperte», che avevamo inserito nella nostra mozione, sembra migliore e molto diversa. Per questa ragione ci asterremo sulla mozione degli onorevoli Cota ed altri n. 1-00033: non vogliamo metterci di traverso, ma non possiamo certamente condividere una visione della scuola che non ci vede completamente d'accordo.
Per quanto riguarda la mozione De Torre ed altri n. 1-00050, siamo convinti che sia giusto mettere in atto un piano nazionale di insegnamento dell'italiano, quindi siamo d'accordo con questo impegno nei confronti del Governo; allo stesso modo condividiamo di finanziare ulteriormente tale piano mediante l'utilizzo delle risorse giacenti al Ministero dell'istruzione e quindi di fare i necessari miglioramentiPag. 54con un comitato che possa accompagnare questa integrazione e per questa ragione voteremo a favore della mozione De Torre ed altri n. 1-00050.
Infine, per quanto riguarda la mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051, come sempre ci sono luci ed ombre, però alcune questioni ci sembrano assolutamente improponibili in quanto ci sono aspetti che creano delle problematiche. Inserendo un'altra volta dei docenti che affianchino degli studenti in italiano, storia, geografia, matematica, scienza, attività specifiche di formazione e aggiornamento, si rischia di affaticare la scuola molto di più del necessario per accompagnare questi ragazzi, e si rischia di dare alla scuola compiti eccessivi affaticandola oltre il giusto; per questa ragione voteremo contro la mozione Evangelisti ed altri n. 1-00051.
Mi auguro che questo dibattito possa servire ad inserire nell'agenda della scuola e delle famiglie italiane un tema così scottante e che non si tratti semplicemente di mozioni che il Governo prende con disinvoltura (tanto una mozione non si nega a nessuno), ma diventino invece una bussola per i prossimi interventi che il Ministro, il Ministero e il Governo si accingono a fare su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sull'argomento che ci sta davanti leggevo questa mattina sui giornali l'intervento proposto dal Presidente di questa Assemblea, l'onorevole Gianfranco Fini, il quale diceva: «il nostro obiettivo deve essere quello di definire una via italiana all'integrazione che sia innovativa ed anticipatrice, un modello che ben si inserisca nel quadro dei valori sanciti dall'Unione europea. Per far questo bisogna combattere la tendenza all'isolamento, nostro e degli altri, così come impedire il prodursi di razzismo e xenofobia, fenomeni che da noi tendono purtroppo ad aumentare per effetto di paura, ignoranza e degrado».
Parto da queste considerazioni dell'onorevole Fini perché esse sono in linea con l'intervento che il gruppo dell'Italia dei Valori ha proposto giusto una settimana fa in quest'Aula a seguito dell'informativa che il Ministro Maroni aveva presentato alla Camera dei deputati di fronte al riprodursi nel nostro Paese di fenomeni di xenofobia, di intolleranza e di vero e proprio razzismo.
A fronte di queste considerazioni faccio davvero fatica a capire come potrà il Popolo della Libertà votare oggi la mozione presentata dal collega Cota e da altri deputati del gruppo della Lega.
Signor Presidente, nella mozione a prima firma dell'onorevole Cota, infatti, si invita il Governo a rivedere il sistema di accesso, ad istituire le classi ponte, si arriva addirittura a parlare dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza che fra i diritti e i doveri comprende, al primo punto, il rispetto per gli altri, la tolleranza (già la parola «tolleranza» mi fa specie) ma questi elementi pretendono quanto meno un elemento di reciprocità. Del pari il rispetto per la diversità morale e culturale religiosa del Paese accogliente presuppone che lo stesso rispetto debba essere portato verso la diversità morale e culturale religiosa di chi arriva nel nostro Paese.
Noi non possiamo accettare questa impostazione e credo che neanche il gruppo del Popolo della Libertà possa farlo, se non vuol mettere in discussione quello che ha detto il Presidente Fini, perché ne abbiamo un'altra e mi meraviglio davvero del parere che qui è stato espresso dal rappresentante del Governo sulla mozione che ho presentato insieme al collega Donadi, perché i minori stranieri per noi dell'Italia dei Valori, al pari di quelli italiani, sono innanzitutto persone e in quanto tali sono titolari di diritti che prescindono dalla loro origine nazionale o condizione sociale.
A tal proposito cito la Dichiarazione universale dei diritti umani la quale, all'articolo 2, recita: «Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, diPag. 55opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Al momento in cui è stata scritta questa Dichiarazione evidentemente il dibattito era ancora un tantino evoluto, tant'è che anziché «razza» vorrei poter leggere semplicemente «etnia» perché non riconosco altra razza che quella umana.
Partendo da questi presupposti e andando poi nel merito dei provvedimenti, vogliamo parlare della scuola: ebbene l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio del nostro Stato, attraverso lo strumento dell'educazione interculturale per la cui realizzazione sono necessari interventi specifici per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione dei contenuti e degli stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici, in caso di necessità, nell'ambito di un'adeguata programmazione.
Giusto una settimana fa eravamo qui a parlare di scuola e quando abbiamo messo in discussione, senza pregiudizio alcuno, il modello proposto dal Ministro Gelmini è stato proprio perché il Ministro Gelmini riporta indietro la scuola di vent'anni senza rendersi conto che questa scuola è cambiata ma non, come è scritto nella mozione del gruppo della Lega, perché «il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano», no! Non c'è dubbio che oggi la presenza anche di una quota rilevante (in alcune regioni anche superiore al 10 per cento) di alunni provenienti da altri Paesi ha reso necessario un adeguamento delle nostre strutture scolastiche, ma non sarà certamente il ritorno al maestro unico che produrrà effetti positivi in questa direzione. Anzi, proprio in ragione di questa nuova realtà della scuola italiana, con le presenze di questi ragazzi che possono avere difficoltà di integrazione, di bambini che possono avere problemi con la lingua o difficoltà ad apprendere, c'è da dare un di più, e quindi non serve il maestro unico ma appunto il modulo, la possibilità che più soggetti possano alternarsi nell'educazione e nella preparazione dei nostri bambini.
La proposta che viene fatta dal gruppo della Lega è, invece, quella della separazione, dell'apartheid dei bambini a partire dalle scuole; è una cosa assolutamente vergognosa che dobbiamo respingere.
Non si possono stracciare le vesti per i cori razzisti negli stadi se noi, per primi, non siamo in grado di batterci contro questi fenomeni, dando un'educazione, aiutando la conoscenza reciproca l'uno dall'altro e valorizzando il contributo dell'intercultura, che viene proposto dalla contaminazione positiva che può venire.
Questo non ha nulla a che vedere, come abbiamo affermato una settimana fa, con la necessità del rispetto delle regole e delle modalità di ingresso nel nostro Paese, per il fatto che, insieme ai diritti, i bambini e i loro genitori provenienti da altri Paesi debbono assumere anche una serie di doveri nel Paese che li accoglie e che si deve impegnare ad integrarli.
Per queste motivazioni voteremo contro la mozione Cota ed altri n. 1-00033, ci asterremo dal voto sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n.1-00049 e voteremo a favore della mozione De Torre ed altri n. 1-00050.
Per concludere, vorrei sottolineare un passaggio contenuto nella mozione a firma mia e dell'onorevole Donadi n. 1-00051, ossia quello in cui si impegna il Governo a farsi promotore, su tutto il territorio nazionale, di iniziative volte a valorizzare la presenza nella scuola italiana di alunni di nazionalità diverse, quale importante situazione di incontro, reciproca conoscenza, arricchimento culturale e socializzazione, in una società sempre più multiculturale e, dunque, impegnata a prevenire e combattere ogni forma di razzismo e di xenofobia.
Infine, chiediamo di impegnare il Governo a farsi promotore, su tutto il territorio, di politiche scolastiche che mirino all'integrazione dei bambini stranieri, senza tradursi in un semplice processo di assimilazione alla cultura italiana, né tanto meno di omologazione, ma che sianoPag. 56effettivamente tese all'inserimento degli studenti immigrati nel contesto socio-culturale italiano.
Spesso, qui, si fa riferimento con entusiasmo, da una parte dell'emiciclo, all'esperienza americana. Ma cos'è l'esperienza americana, se non un grande melting pot che ha messo insieme le culture e le etnie più diverse e che, anche a prezzo di fenomeni di razzismo e di xenofobia, ha saputo liberarsene ed ha saputo crescere ed affermarsi come una grande democrazia?
Faccio un esempio, per capire la nostra esperienza...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho concluso. Leggo l'ultimo capoverso del dispositivo della mozione dell'Italia dei Valori a mia prima firma n. 1-00051 - sulla quale chiedo un voto favorevole - nel quale sottolineiamo la necessità di «valorizzare con interventi specifici il fondamentale ruolo che gli enti locali possono svolgere su questa tematica» (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella mia dichiarazione di voto, a nome del Partito Democratico, anch'io, come l'onorevole Evangelisti, desidero riferirmi ad alcuni passaggi di un intervento che, ieri, il Presidente della Camera Fini ha svolto al convegno «Donne del Mediterraneo». Oltre alle parole già citate, il Presidente Fini ha affermato che «la scommessa più impegnativa è quella della conquista, da parte nostra, di un'identità nazionale nuova che sia evoluta ed aperta». Le analisi svolte dal Presidente Fini evidenziano il coraggio di chi non mette la testa sotto la sabbia, ma affronta le situazioni.
I cittadini ci chiedono disperatamente di dialogare all'interno di questo Parlamento, ma la prima condizione del dialogo è la verità; anzi, è di più: è la volontà di capire la posizione dell'altro e di fare in qualche modo nostra l'esigenza che l'altra parte politica, a nome di altri cittadini, anche se non nostri elettori, esprime. Di conseguenza, dialogare significa elaborare una risposta politica che sia certamente coerente con il progetto della maggioranza che ne ha la responsabilità, ma comprenda anche l'altro punto di vista.
L'analisi che ha svolto il Presidente Fini ci dà l'occasione di aprire un dialogo, in cui la maggioranza può sentirsi garantita; anche il resto dell'Aula, però, può sentirsi garantita dal proprio Presidente. Possiamo, dunque, partire dal suo auspicio di una via italiana all'integrazione, che sia innovativa e anticipatrice.
Riguardo alla scuola questa via esiste già (l'ha citata anche il sottosegretario). Il documento si chiama proprio così: «La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri». È stato steso da una pluralità di autori che, riconoscendo la rilevanza del tema e la responsabilità delle istituzioni nazionali, ha messo a fuoco un insieme di principi, decisioni ed azioni relative all'inserimento nella scuola e nella società italiana dei minori di origine immigrata.
Esso si basa su quattro principi. In primo luogo, le migliori pratiche delle scuole, la normativa, la Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia evidenziano che l'istruzione: a) è un diritto di ogni bambino (quindi anche di quello che non ha cittadinanza italiana) non solo come figlio, ma anche come persona in sé; b) è parallelamente un dovere; c) deve avere pari opportunità di accesso, di riuscita scolastica e di orientamento.
In secondo luogo, la scuola italiana ha inserito da subito gli alunni di cittadinanza non italiana nella scuola comune all'interno delle normali classi scolastiche ed evitando la costruzione di luoghi d'apprendimento separati, differentemente da quanto avvenuto in altri Paesi e in continuità con le precedenti scelte (integrazioni per differenze di genere, diversamente abili, eterogeneità di provenienza sociale).Pag. 57Tale scelta non è messa in contraddizione, ovviamente, con una divisione in gruppi per brevi periodi e per specifici apprendimenti, come quello della lingua italiana.
In terzo luogo, si richiama la centralità della persona in relazione a cui è orientata la pedagogia contemporanea e su cui sono impostate le ultime leggi di riforma (la n. 30 del 2000 e la n. 53 del 2003), principio particolarmente significativo nel caso dei minori di origine immigrata in quanto rende centrale l'attenzione alla diversità e riduce i rischi di omologazione ed assimilazione.
Inoltre, la via italiana sceglie la prospettiva interculturale ovvero la promozione del dialogo e del confronto tra le culture a tutti i livelli (insegnamento, curricula, didattica, discipline, relazioni, vita di classe), sceglie la convivenza anche affrontando e superando i conflitti, sceglie di far crescere ragazzi e ragazze che abbiano radici profonde nella propria cultura e nello stesso tempo siano cittadini dell'Italia, dell'Europa, del mondo.
Nelle azioni della «via italiana all'intercultura» largo spazio viene dato all'insegnamento della lingua italiana come seconda lingua.
Da qui e dalle indicazioni di ben nove gruppi parlamentari date in quest'Aula nel luglio del 2007 nasce il piano nazionale di insegnamento e apprendimento dell'italiano come seconda lingua (che ho illustrato in sede di discussione sulle linee generali e che i colleghi possono trovare riassunto nel testo della mozione presentata dal Partito Democratico).
Richiamo solo alcune precisazioni importanti: a) si è tenuto conto delle esigenze espresse nelle nove mozioni di cui dicevo sopra perché chi si adopera per la convivenza sa che sarebbe un controsenso prendere iniziative di parte; b) il piano, steso dai migliori linguisti italiani, è modulare e declinabile a seconda del contesto e dei bisogni locali. È un piano già finanziato (come ha detto prima il Governo) e, inoltre, era in fase avanzata la preparazione di un accordo di programma con regioni, province e comuni poiché solo insieme, solo lavorando in rete, possiamo rispondere in modo adeguato a questa urgenza dell'istruzione italiana.
Ma allora, se esiste al Ministero un piano e se esso è finanziato, ci siamo domandati il motivo per cui un gruppo non secondario come la Lega, che ha ben quattro Ministri nel Governo, chiede qualcosa che già esiste. Perché questo Governo non passa dalle parole ai fatti?
Non vi può essere altro motivo se non il bisogno della Lega di tenere alto l'allarme sull'immigrazione: fa parte del suo patrimonio di idee e gli elettori attivi nel movimento leghista hanno sempre reclamato un linguaggio oltremodo colorito sul tema.
Ma cerchiamo di entrare nelle esigenze reali del gruppo che propone la mozione. Le politiche della Lega sull'immigrazione escludono il melting pot o meticciato, escludono anche una società multietnica. Su questi punti la Lega, a mio avviso, va ascoltata: ha ragione, non sono scelte vincenti né l'assimilazionismo (per cui chi arriva deve adattarsi pienamente al contesto che trova, eliminati tutti i simboli della propria identità, autoctoni compresi), è scelta della Francia che di fatto ha creato tali disparità e tale frustrazione da spingere gli adolescenti delle banlieues a ribellarsi; né il meticciato (un po' di una cultura e un po' di un'altra, in una china verso il relativismo che mortifica l'identità profonda di ciascuno e, dunque, non costruisce una solida convivenza).
Così, pure, non è vincente il multiculturalismo (ciascuno la propria lingua, la propria scuola, il proprio quartiere), scelta realizzata nel Regno Unito. Ero in Inghilterra nei giorni seguenti al primo attentato alla metropolitana di Londra, compiuto da adolescenti che non conoscevano la lingua inglese, e ricordo il disorientamento di tutti, perché, fino a quel momento, il multiculturalismo inglese era un principio sacro, eredità, forse, del Commonwealth. Da quel momento, le scuole inglesi stanno rivedendosi anche sotto l'aspetto dell'integrazione.
Voglio rassicurare la Lega: niente di tutto questo è contenuto nel piano L2.Pag. 58L'Italia ha scelto, di fatto e da tempo, la via interculturale (l'identità di ciascuno in dialogo con le altre) e della dimensione interculturale che supporta tutto il piano nazionale per l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua.
Un altro timore della Lega è che la presenza eccessiva di alunni immigrati costituisca un pericolo per l'identità della popolazione locale. Questo, ovviamente, non è solo un timore della Lega, è un grande tema mondiale. Certo, non è la prima volta nella storia che avvengono migrazioni consistenti, ma oggi ciò ha assunto una dimensione globale e ci sentiamo così spaesati, che vi è addirittura chi l'ha definito scontro di civiltà. Questo tema è al primo posto in agenda in organismi internazionali come l'Unesco e il Consiglio d'Europa.
La Lega, per voce della collega Goisis, è arrivata persino a temere una Caporetto di duemila anni di cristianesimo. Su ciò vorrei dare ampia rassicurazione, perché il Cristianesimo è di per sé l'universalità e l'unità dei popoli, tanto che la Congregazione per l'educazione cattolica del Vaticano, sapendo che l'intercultura è un dato di fatto inarrestabile e che non può prescindere dalla dimensione delle fedi dei vari popoli, nel marzo scorso, ha promosso una conferenza internazionale sull'intercultura, i cui atti saranno prossimamente disponibili.
Questa, tuttavia, è una visione positiva di un'umanità che cammina inarrestabilmente verso l'unità delle genti. Ciò che sarebbe pericoloso è che la cultura cessasse di essere un elemento che cammina con la storia dell'umanità e diventasse espressione di un genio etnico, vale a dire razziale, di un micropopolo, una cultura quasi prodotto di una superiorità genetica.
Per questo, colleghi della Lega, noi tremiamo davanti alle vostre colorite affermazioni, per questo tremiamo davanti a vostre iniziative - come la presente mozione Cota ed altri n.1-00033 - che esprime sì la necessità giusta di insegnare l'italiano agli studenti immigrati, ma che non siamo certi abbia una visione positiva delle migrazioni dei popoli.
Ieri il Presidente Fini ha affermato che il valore dell'uguaglianza, per dirsi effettivamente rispettato, deve essere interiorizzato, prima ancora che formalmente onorato; e, ancora, che l'intercultura è una ricchezza per chi a sua volta integra.
In nome di tutto questo, colleghi della Lega, proprio perché il tema è una questione delicata e fondamentale di oggi, vi chiediamo di dismettere ogni espressione che crei allarme e paura nei cittadini. L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la nostra paura, come ha affermato ancora ieri il Presidente Fini.
In nome di una condivisione, per costruire la convivenza nel nostro Paese, che è la più solida sicurezza, vi proponiamo di votare a favore della mozione presentata dal Partito Democratico. Il Governo ha espresso parere favorevole sul primo punto del dispositivo, ciò va in questa direzione di condivisione e spero che anche l'Aula lo accolga.
Vorrei, però, evidenziare che il secondo punto non chiede ulteriori finanziamenti fuori dalla manovra economica e che il terzo punto chiede che il piano sia valutato e migliorato, ovviamente da chi è capace di svolgere simili valutazioni.
Infine, l'ultimo punto chiede un comune impegno con regioni, province e comuni, un lavoro di «rete» che già esiste. Perché un Governo che ha deliberato il federalismo fiscale vorrebbe agire in modo centralista? Chiediamo che il Governo ce lo spieghi. Non potrebbe il Governo accogliere questi punti come raccomandazione?

PRESIDENTE. Onorevole De Torre, la prego di concludere.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Posso finire l'ultima frase, signor Presidente?

PRESIDENTE. Sì, se è proprio l'ultima.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Infine, e soprattutto, esprimiamo l'auspicio che questo Parlamento possa lavorare positivamente per accompagnare la scuola italiana a formare donne e uomini capaci diPag. 59rendere questo nostro Paese più fiero di sé e, nello stesso tempo, capace di maturare una cultura nuova che lo renda luogo di incontro di popoli, in cui possa realizzarsi la profezia di La Pira: unire i popoli, per unire il mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione da noi presentata e sottoscritta dai colleghi del Popolo della Libertà e del Movimento per l'Autonomia - che ringrazio a nome di tutto il gruppo della Lega Nord Padania - si propone di intervenire su un problema che riguarda molte nostre famiglie, e molti alunni stranieri che frequentano le nostre scuole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 19.10).

ROBERTO COTA. I dati parlano di oltre 574 mila studenti stranieri nell'anno scolastico 2007-2008, e indicano che oltre il 90 per cento degli alunni stranieri frequentano scuole pubbliche, e la loro presenza è concentrata soprattutto al nord. Gli stranieri, oggi, vengono iscritti nelle classi in base all'età anagrafica senza che siano valutate quelle conoscenze linguistiche fondamentali per poter seguire il programma scolastico. In più si assiste ad un fenomeno di concentrazione in alcune realtà, tanto da raggiungersi percentuali di oltre il 50 per cento di alunni stranieri in alcune classi.
Che cosa succede? Succede che non si riescono a portare a termine in maniera soddisfacente i programmi e che si assiste ad una vera e propria fuga dei nostri studenti da alcune classi e dalle scuole pubbliche. Vi sono casi emblematici, segnalati sugli organi di informazione, e uno per tutti è il caso che riguarda il quartiere di San Salvario a Torino. Inoltre, Presidente e colleghi, succede che gli studenti stranieri non si integrano, si ghettizzano e alla fine rallentano il loro percorso formativo. Tanto più è massiccia e numerosa la loro presenza, tanto più risultano bocciati, e sono i dati ad indicare tale situazione, non la posizione della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono i dati forniti dal Ministero che dicono che proprio per questo motivo la percentuale di alunni stranieri bocciati aumenta in maniera esponenziale.
Allora che cosa si propone di realizzare la nostra mozione? Prima di tutto di introdurre un test linguistico: per poter accedere ad una classe è necessario avere quelle conoscenze linguistiche minime che occorrono per poter frequentare quella classe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). In secondo luogo, gli studenti devono poter essere iscritti, ma non oltre il 31 dicembre di ciascun anno scolastico. Questo mi sembra giusto perché se uno studente viene iscritto ad una classe deve anche essere in grado di seguire il programma, e quindi se arriva quando il programma è già quasi concluso è chiaro che non apprende nulla lui, e rallenta anche il programma degli altri. Inoltre si chiede che il numero degli studenti stranieri in ciascuna classe sia proporzionato al numero degli studenti della stessa classe. È chiaro che non possiamo avere classi ghetto dove la maggioranza degli alunni è rappresentata dagli stranieri e dove per i nostri alunni evidentemente non vi è più spazio.
Noi chiediamo anche - questo è l'aspetto che individua la nostra mozione anche dal punto di vista politico - che vengano istituite delle classi, cosiddette classi ponte, dove gli studenti stranieri vengano messi in grado di avere quelle conoscenze indispensabili per poter frequentare poi le varie classi, e dove venga elaborato, proprio in quella sede, un curricolo formativo essenziale fatto di una materia, ovverosia l'apprendimento della nostra lingua, ma anche di una serie di altre materie. In altre parole conferisca una formazione interdisciplinare, che consenta di integrarsi e di avere quelle cognizioniPag. 60dal punto di vista della conoscenza della nostra cultura, delle nostre tradizioni, del contesto nel quale lo studente viene inserito; cognizioni che siano necessarie e sufficienti affinché l'alunno straniero possa integrarsi.
Si è svolto un dibattito parlamentare sulla nostra proposta e anche una discussione generale, che forse in pochi hanno seguito ma che noi abbiamo registrato. In questa discussione generale noi abbiamo sentito cose inaccettabili - qui vorrei dirlo - e ho sentito parlare di razzismo. Vorrei dire che è falso! Quello che è stato detto è falso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Le classi ponte invece vogliono proprio prevenire il razzismo, si - lo ripeto - prevenire il razzismo, e vogliono realizzare una vera integrazione senza strumentalizzazioni e senza soluzioni impossibili. Noi ci saremmo aspettati da parte di una certa opposizione un atteggiamento più responsabile - qui devo dirlo - tenendo conto anche dell'orientamento di altri Paesi europei, che peraltro sono meno esposti di noi al fenomeno dell'immigrazione.
Parlo di Paesi come la Germania, la Grecia e, addirittura, la Slovenia e la Repubblica Ceca dove questo principio che noi oggi discutiamo in Parlamento è da tempo accettato. Invece, qui c'è ancora qualcuno che è lontano anni luce dalle esigenze della gente e parla dalle poltrone dei salotti: sì, dalle poltrone dei salotti e se ne frega di come sarà la comunità del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Se ne frega di chi ha i figli che vanno a scuola in certe periferie, perché evidentemente i suoi figli e i suoi nipoti frequentano le scuole dei ricchi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

MASSIMO VANNUCCI. Ma che dici?

ROBERTO COTA. Noi, invece, vogliamo qualcosa di diverso: vogliamo una società dove chi arriva abbia tutti i diritti umani ma rispetti i nostri diritti, i diritti dei nostri figli, i diritti che sono sacrosanti anche per quanto riguarda i nostri cittadini. Quindi, è giusto che chi arriva abbia dei diritti, apprenda la nostra lingua e le nostre regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, buonasera sottosegretario Pizza, sono molto stupita per il fatto che lei abbia espresso un parere contrario su tutte le premesse della mozione presentata dall'onorevole De Torre e dal Partito Democratico perché lei dice di «no» alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dice di «no» alla Costituzione italiana. Mi permetto soltanto di cominciare a sollevare questo problema, perché vi sarà pure, una volta o l'altra, la possibilità di guardare nel merito le questioni e non semplicemente per ordine di scuderia.
La prima cosa che vorrei dire è che certamente quello dell'integrazione, dell'inclusione dei ragazzi stranieri è problema assai serio, che esiste e non saremo certo noi a negarlo ed esiste in virtù di immigrazione che non hanno precedenti nella storia dell'umanità.
Esiste ma, proprio per questo, bisogna offrire soluzioni che siano rispettose innanzitutto del fatto che queste persone sono, appunto, persone, esseri umani, cittadini a pieno titolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Che cosa vuol dire per un bambino straniero arrivare nel nostro Paese? Molto spesso, infatti, questi bambini stranieri sono l'unico tramite tra la famiglia e la realtà, sono essi stessi mediatori per la loro famiglia, sono tre volte estranei a se stessi secondo la Lega: sono estranei a se stessi perché hanno una lingua d'origine, perché arrivano e non conoscono la nostra lingua e sono estranei a se stessi perché saranno in una babele di lingue di una classe differenziale che sarà quella sì, il ghetto e la difficoltà di sentirsi fino in fondo comePag. 61appartenenti ad una comunità come detta non la sinistra italiana, ma la Costituzione italiana nell'articolo 3. Vorrei che fosse chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se la Lega talvolta citasse la Costituzione - capisco che dà fastidio ma se talvolta la citasse - noi saremmo anche felici.
Vi è un punto molto serio che riguarda la mozione della Lega - scusate, perdonatemi, la mozione Cota sottoscritta dall'intera maggioranza, perché è bene che i cittadini italiani lo sappiano - in essa è scritto che esiste una pedagogia del centrosinistra improntata all'universalismo. Desidererei - l'ho già detto durante la discussione sulle linee generali - che si leggesse qualche libro perché l'universalismo non è certamente un'invenzione del centrosinistra, cari signori, ma è contenuto in tutti i dettati dei diritti umani internazionali e l'universalismo oggi si deve conciliare con le differenze culturali ed è un tema assai complicato perché significa mettere in discussione la libertà, l'uguaglianza, le pari opportunità in un quadro di differenze.
Se è così, vorrei dire alla Lega che non li riconosco più perché vi è un ruolo delle regioni fondamentale di cui essi non parlano nel modo più totale: la formazione professionale, quella segregazione formativa in cui sono posti i ragazzi stranieri.
Perché non si deve intervenire su questo? Saremo forse noi a produrre quelle che Bauman chiama le «vite di scarto»? Dato che non producono successo formativo le buttiamo via? Che siano italiani o stranieri, nessun essere umano di questo Paese, dotato di senno e di civiltà, può consentire che la scuola italiana produca vite di scarto: la scuola italiana è fatta per produrre cittadini con senso critico e capacità di istruzione. In questo senso, devo dire che è davvero fortemente discriminante, a mio avviso, quanto previsto nella mozione Cota ed altri, perché se sono cittadini italiani, questi bambini sono soggetti ad una discriminazione molto forte, mentre se non sono cittadini italiani e sono appena arrivati, non hanno certamente bisogno di una quarantena esistenziale, ma hanno bisogno di corsi di apprendimento, di corsi pomeridiani e di una maggiore integrazione.
Peraltro, possono esibire tutti i dati che vogliono, ma noi sappiamo altrettanto che vi sono livelli eccellenti di successo scolastico da parte dei bambini stranieri. Quanto poi al rallentamento di tutti: guardate, io non ho questa idea della società, non ho l'idea della società in cui un bambino debba sottostare alla legge homo homini lupus. Non sono dell'idea che il problema sia il rallentamento della classe, perché anzi, dal punto di vista pedagogico, «mescolare le carte» è quanto di più importante vi sia, perché aiuta a riconoscere l'altro, aiuta ad aiutarsi, aiuta a diventare, nella vita, persone che non vivono solo per dare una gomitata nell'occhio del vicino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma persone che vivono per costruire una società e dispiegare i propri talenti. Allora, se questo è l'obiettivo, la mozione Cota ed altri non va proprio bene!
La relazionalità è pedagogicamente un valore in sé e il cuore del provvedimento invece è proprio ravvisabile nel timore che rimanga indietro la classe. Ma rispetto a che cosa? Io pensavo che l'obiettivo fosse, secondo la Costituzione, non lasciare indietro chi ha più difficoltà e appunto non vorrei - lo ripeto ancora una volta - che producessimo vite di scarto invece di cittadini. Penso che la scuola debba dare a tutti - a tutti - diritti uguali e uguali opportunità e dare a tutti, per diritto, ciò che pochi e alcuni hanno per caso, per censo, per luogo di nascita o per collocazione sociale. Non mi pare che andiamo in questa direzione.
Un'ultima osservazione riguarda l'apprendimento degli usi e costumi: amici della Lega, vi informo che l'Italia non è un Paese tribale, non c'è la tribalità di insegnare gli usi e i costumi, anche perché quali sono gli usi e costumi? Quelli della Lombardia o quelli della Basilicata? Gli usi e costumi cosa sono? Le regole, sarà bene che le conosciamo tutti, tant'è vero che avete chiesto di insegnare la Costituzione e noi siamo d'accordo, quindi vuolPag. 62dire che evidentemente molti non conoscono la Costituzione. E noi, che viviamo vestendo americano, mangiando arabo, noi che sediamo su legno austriaco, noi che siamo per definizione una mescolanza di dialetti e di differenze regionali, il Paese delle cento città, noi che studiamo tanto poco la storia dell'arte e poco o nulla sappiamo di tante parti del nostro Paese, dovremmo tutti, forse, studiare di più, meglio e per tutto l'arco della vita. Non sarà certo la paura dei barbari, come dice un bel libro di Todorov, a vincere sulla Costituzione della Repubblica italiana. Lo dico molto chiaramente: l'articolo 3 della Costituzione dice che siamo diversi, e perciò stesso siamo uguali. Abbiamo di fronte una scelta: se costruire una società aperta, di inclusione e in essa una scuola della cittadinanza, o una società chiusa, in cui vi sono tante monadi non comunicanti tra loro. Penso che questo sarebbe un grave danno civile e umano. Per questo noi, come avrete ben capito, voteremo contro la mozione Cota ed altri, sostenuta da tutta la maggioranza, ci asterremo sulla mozione Capitanio Santolini ed altri e voteremo a favore delle mozioni dell'Italia dei Valori e, naturalmente, della nostra.
Voglio soltanto aggiungere che uguaglianza e differenza sono i parametri del futuro: voltare la testa dall'altra parte non impedirà alla società italiana di svilupparsi in senso positivo, con un certo dispiacere per l'ennesima arretratezza del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, mi rivolgo all'onorevole Cota e a tutti di colleghi e in pochi minuti vi voglio raccontare un episodio vero che può illuminare la nostra discussione. Un mio amico ha un bambino di sette anni che frequenta la seconda elementare in una classe che per metà è costituita da bambini figli di cittadini extracomunitari. Il suo compagno di banco è un bambino figlio di peruviani immigrati ed è il suo amico del cuore, come capita sempre in quella età dell'infanzia. Quando il figlio del mio amico va a casa racconta ai suoi genitori che con Manuel (il nome dell'altro bambino) hanno fatto questo, hanno giocato e sono andati qui e là, come è ovvio.
Un giorno il padre del bambino italiano, il mio amico, va a prendere il figlio a scuola e quando i bambini escono gli chiede, per curiosità, qual è Manuel. Il bambino si guarda intorno poi dice: «è quello lì con il golf rosso». Non dice: «è quello lì con la pelle più scura» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Noi abbiamo il dovere morale di non spiegare a quel bambino a distinguere il suo amico dal colore della pelle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PAOLA GOISIS. Siete ipocriti, falsi!

PIERO FASSINO. Con il provvedimento che vi apprestate a farci votare voi state producendo in questo Parlamento una regressione culturale - prima ancora che politica - che mette in discussione i fondamentali principi di uguaglianza tra gli uomini e fate una cosa ancora più grave: non solo introducete un principio (Commenti del deputato Fava)...

PRESIDENTE. Colleghi!

EMANUELE FIANO. Smettila!

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la prego!

PIERO FASSINO. ...di discriminazione grave in sé, ma fate una cosa che moralmente è anche più abietta: discriminate tra i bambini e tra i più piccoli (ProlungatiPag. 63applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e applausi del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi abbiamo presentato una mozione estremamente chiara rispetto alla quale ci sia permesso di dire che non condividiamo un dibattito che a volte rischia di essere strumentale sulla pelle e sul colore dei bambini. Noi vogliamo capire dal Governo e dal sottosegretario perché non vi sia - ad esempio - la condivisione delle premesse che inseriamo nella nostra mozione. Sono premesse che richiamano fortemente il Parlamento ai temi dell'immigrazione e dell'integrazione rispetto ai quali esiste un percorso forte nel nostro Paese.
Esso ha sempre espresso la volontà di avviare gradualmente politiche di inclusione e di integrazione che vengono rispecchiate anche nelle considerazioni che stanno alla base delle premesse e del dispositivo della nostra mozione. Inviteremo, pertanto, prima di tutto il Governo a considerarle per quello che esprimono, anche con riferimento ad alcuni richiami. Cito ad esempio i ripetuti appelli di Papa Benedetto XVI che ha invitato tutti ad un maggiore rispetto della dignità della persona umana, all'accoglienza premurosa dei più deboli ed emarginati e alla tutela soprattutto delle giovani generazioni che spesso arrivano in Italia in età scolare, dopo esser stati oggetto di tratta nei Paesi di origine. Signor sottosegretario, credo che ci debba essere, da parte sua, una riconsiderazione sia del complesso della nostra mozione, quindi delle sue premesse sia dei tre punti che lei ha affermato di non condividere. Perché l'impegno, cui sollecitiamo il Governo, a ripristinare le cosiddette «classi aperte», in modo tale da consentire, senza eccessi, il raggruppamento di alunni bisognevoli di specifici interventi di insegnamento e di apprendimento, si pone, signor sottosegretario, in una linea che ogni Ministro, dall'alba della Repubblica ad oggi, ha sempre portato avanti. Pertanto, francamente, il fatto che lei abbia espresso parere contrario su questo come sugli altri due punti ci rende molto amareggiati. Anche in relazione alla mozione, sulla quale lei ha espresso un parere favorevole, nutriamo fortissime perplessità per una semplice ragione: dovremmo incoraggiare, proprio nel rapporto con i ragazzi e con i bambini, un clima favorevole alle politiche di integrazione e non di separazione. In tal senso, abbiamo già espresso, insieme alla collega Capitanio Santolini, ponendo attenzione a tali aspetti, tutte le nostre perplessità che sono aumentate, dopo l'esposizione che ha fatto della mozione il rappresentante della Lega.
Al di là della decisione del Governo, noi chiediamo a lei, per quanto concerne la nostra mozione, che tiene conto degli elementi culturali e sociali che si rinvengono nelle premesse della mozione medesima, che non solo esprima parere favorevole sui primi sei punti ma accolga integralmente anche gli altri tre: essi, a nostro parere, danno un segnale, un'indicazione. Sappiamo del resto che la mozione non ha un valore prescrittivo ma di impegno che tende a qualificare l'azione del Parlamento - ma mi consenta di dire anche del Governo - in termini di azione solidale, democratica e rivolta all'integrazione della realtà, del fenomeno dell'immigrazione nel nostro sistema Paese. Esso registra una sempre maggiore presenza di immigrati e non si può pensare di risolvere tale questione, emarginandoli o separandoli. Auspichiamo quindi una ulteriore riflessione nonché una riconsiderazione del parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, prendo la parola in quest'Aula non senza una forte tensione ed emozione, poiché non posso rassegnarmi all'idea che questo Parlamento e il nostro Paese cedano ad una vera involuzione culturale.Pag. 64
Un'involuzione così grave, come quella espressa dalla mozione Cota ed altri n. 1-00033.

PAOLA GOISIS. Impara a leggere!

VALENTINA APREA. Ma non scherziamo!

SANDRA ZAMPA. Io sono figlia di una donna nata a Zurigo, i miei nonni erano immigrati in Svizzera e, mentre parlo, ricordo la nostra vita, il loro racconto e la loro esperienza.
Questa mozione lede gravemente la nostra più vera ed autentica tradizione. Questa mozione lede davvero l'identità dell'Italia, perché mette in discussione un principio su cui noi abbiamo costruito la nostra identità. Mi riferisco al principio dell'uguaglianza tra gli uomini; un principio sancito dalla nostra Costituzione, ma che appartiene alla più vera ed autentica tradizione culturale cristiana. Non solo: questa mozione mette a rischio la possibilità di una vera, piena, integrazione e sta nell'integrazione l'unica chiave di volta per tutelare il futuro dei nostri bambini e di tutti i bambini che vengono qui...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRA ZAMPA. ...portati dai loro genitori alla ricerca di un po' di giustizia e di un futuro migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei replicare brevemente all'onorevole Fassino che ha citato un caso personale. Anch'io cito un caso personale: quando studiavo inglese mi chiesero quale fosse il mio livello di conoscenza della lingua: se base, medio o fluente. Risposi che il mio livello era quello base e mi misero in un corso di lingue di tale livello. Ringraziai i miei insegnanti perché, se mi avessero messo in un corso più elevato, non avrei capito nulla.
Non abbiate paura: non c'è nulla di razzista in quello che ci accingiamo a votare, anche perché è ora che la finiate di dire che noi del gruppo della Lega Nord Padania siamo razzisti; non lo siamo e non tolleriamo più (o almeno io non lo tollero) che lo si dica o, almeno, si portino a sostegno di tale affermazione elementi fattuali e concreti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor sottosegretario, indiscutibilmente il dibattito, per il tema che affrontano le mozioni, ha conosciuto momenti anche di tensione e di contrasto. Devo dire, però, che sono complessivamente molto soddisfatto che il Parlamento affronti questi temi e devo ringraziare il Governo per l'atteggiamento responsabile che ha avuto nell'ascoltare, nel saper leggere tra le righe e nel non avere pregiudizi nei confronti delle altre mozioni presentate dalle altre forti presenze in Parlamento.
Occorre, però, anche dire che alcune affermazioni che si sono sentite in quest'Aula, a iniziare dalla discussione sulle linee generali, sono francamente inaccettabili.
Qualcuno prima ha ricordato come la mozione sia stata sottoscritta dall'intera maggioranza. Ebbene sì: rivendichiamo la piena condivisione della mozione, perché è uno strumento di integrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e per costruire un'identità dinamica e condivisa della nostra nazione. Inoltre, tale mozione serve a non rinchiudere in ghetti (di cui - qualcuno ha detto - ce ne laviamo le mani, tornandocene ai nostri salotti), ma affronta concretamente e pragmaticamente questioni che le grandi culture politiche devono affrontare, avendo un po' di umiltàPag. 65e sapendo anche guardare la realtà con una capacità di progetto.
Prima, si è ricordata l'Italia in termini di identità plurale, dinamica e aperta; questa identità dinamica, aperta, plurale e accogliente, che porta dentro di sé - lo rivendichiamo in pieno - anche una grande e nobile storia di emigrazione (quindi comprendiamo perfettamente quali sono questi meccanismi), deve, però, cominciare a preservare tutte le differenze, ad iniziare da quella della cultura dell'identità italiana e nazionale che, al pari delle altre, deve ugualmente essere preservata, tutelata e messa in condizioni di esercitare un'attrazione a livello di integrazione nei confronti di chi arriva spinto dal bisogno, e dalla necessità.
Allora, vi è uno spirito vero della mozione, un motivo vero per cui su questa mozione si sono registrati anche degli attacchi (all'interno dei quali - lo dico anche con un po' di ironia - sembra risuonare una sorta di pregiudiziale, non voglio dire di tipo razziale perché dovrei dare per buona l'esistenza di una razza padana cui appartiene anche l'onorevole Goisis, ma certamente una pregiudiziale antropologica e politica); perché, se l'intera maggioranza ha portato avanti questa mozione è perché serve a dare un grande segnale di integrazione, di integrazione piena (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori)!
Una capacità di costruire, fuori dalla retorica buonista (una sorta di contratto sociale vuoto e privo di senso), una possibilità e una prospettiva di futuro.
Pertanto, si tratta con grande franchezza anche di tenere presente ciò che avviene in altri Paesi europei. Voglio pensare alla Germania, ma potrei citare altri esempi. Dovunque, a partire ovviamente dalla Germania e della Francia, è presente un meccanismo di agevolazione, volto a favorire ed integrare il bambino, il giovane, il ragazzo e a fornirgli, attraverso l'apprendimento della lingua, la possibilità di conoscere e di capire in quale realtà si cala.
Ma non voglio fermarmi a ciò. La cittadinanza - gradirei realmente che su questo tema il confronto restasse alto - è anche una grande scelta di tipo politico. Siamo a favore di una società aperta, dove l'insegnamento alla cittadinanza non riguarda esclusivamente, anzi non riguarda soltanto coloro che provengono da altri Paesi, da altre culture e che appartengono ad altre nazionalità. Il primo insegnamento alla cittadinanza deve riguardare gli italiani stessi, che devono essere consapevoli di che cosa è l'Italia e con quale forza vanno proclamati e difesi alcuni diritti e doveri all'interno delle scuole.
In conclusione, signor Presidente, signor sottosegretario, la mozione cerca semplicemente, in modo intelligente e rispettoso, di attuare un principio che possa creare un periodo transitorio che è esclusivamente propedeutico alla totale integrazione dei giovani che arrivano all'interno del tessuto della comunità nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non vogliamo creare dei ghetti né delle chiusure, ma il contrario: ossia fornire gli strumenti dell'integrazione a chi arriva da lontano, con altre lingue e con altre tradizioni che pure rispettiamo. Soprattutto, vi deve essere una capacità di comprendere e capire la nostra cultura e la nostra lingua. Allo stesso tempo, non si deve creare una situazione che, possa piacere o no, è già presente in alcune parti della nazione, dove vi è una grande sproporzione tra cittadini appartenenti ad etnie straniere ed italiani; infatti, tale situazione provoca una forma inaccettabile di rigetto nei confronti di queste persone, di questi bambini e di questi soggetti che, invece, devono essere perfettamente integrati. Infatti, siamo convinti, soprattutto dal punto di vista politico e culturale, che la cittadinanza sia una scelta, un atto di volontà politica e l'Italia può e deve essere amata da questi giovani e da questi bambini che provengono da lontano, e che, tuttavia, devono essere messi nelle condizioni, da un lato, di non ritardare i processi formativi dei bambini italiani e, dall'altro, di sviluppare una loro piena integrazione.
Citando Sarkozy - non qualcuno che si possa ritenere avere delle simpatie verso laPag. 66chiusura etnica - affermiamo realmente, con la mozione in esame, che l'Italia spetta a chi la ama. Crediamo veramente che soltanto attraverso la percezione di ciò che l'Italia è, iniziando con la lingua, si possa garantire questo percorso. Pertanto, la mozione è finalizzata a ciò e tutta la retorica con cui si spiegano idee che nessuno della maggioranza ha è probabilmente un'operazione demagogica e retorica che respingiamo al mittente, perché vogliamo costruire una grande scuola per una grande nazione, legata ai valori dell'integrazione e dell'identità nazionale che, proprio perché è dinamica, avrà da questi rapporti spinte nuove per nuove prospettive (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, anticipando il voto del gruppo, l'onorevole Capitanio Santolini aveva dichiarato la nostra astensione sulla mozione in esame. Leggendo la mozione, ne avevamo dato una certa interpretazione. Devo dire che chi ha redatto la mozione ne ha dato l'interpretazione autentica, che è profondamente diversa da quella che avevamo dato in precedenza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Commenti dei deputati Goisis ed Aprea).
Siamo certi e sicuri - è un principio a cui non verremo mai meno - di non voler fare allievi di serie A e di serie B. Ci sembra, invece, dalle parole di chi ha parlato oggi che l'obiettivo della mozione in esame sia proprio questo. Per tale ragione, dichiaro il voto contrario del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non parteciperò a questa votazione. Non vi partecipo, perché non ne condivido le ragioni politiche. Non condivido il contenuto della mozione della maggioranza: sono nato e cresciuto in una città, Mazara del Vallo, nella quale il venti per cento della popolazione è musulmana.
È una città nella quale, personalmente, ho anche avuto consensi elettorali che hanno superato il 65 per cento dei voti, il che significa che è una città nella quale ogni dieci persone che vedete camminare per la strada almeno sei hanno votato e votano per me. È una città, quella, dove l'integrazione non si è decisa né con gli articoli di legge, né con le mozioni.
Si è decisa attraverso il rispetto delle diverse culture, attraverso l'amicizia tra i popoli che si è instaurata, innanzitutto, partendo da situazioni drammatiche che hanno visto tanta gente venire nella mia città per cercare lavoro. Abbiamo scambiato attività culturali, insegnando loro molte cose della nostra cultura occidentale, imparando ad inginocchiarci davanti ai grandi musei che ci sono in Tunisia, in Marocco, nei Paesi del Maghreb e in questo mondo.
Io non posso condividere, e come me alcuni altri deputati della maggioranza, il contenuto della mozione presentata dalla maggioranza di questa Camera, per cui preannunzio che abbandono l'Aula e insieme a me alcuni altri deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei ricordare agli amici della Lega che il duca d'Aosta, quando era governatore della Somalia, emise un editto che impediva agli indigeni ed affini di frequentare le scuole italiane, se prima non avevano imparato l'italiano. Oggi il popolo somalo si divide in due categorie: quelli che hanno un fucile e quelli che non ce l'hanno. MiPag. 67auguro che questo non sia il futuro dell'Italia! Per questo io voterò contro questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, ho chiesto di parlare perché vorrei motivare la mia firma su questa mozione. Il dibattito parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) a volte ci trascina in confronti che poi diventano più ideologici che reali.
Vi assicuro che questa mozione è attesa dai docenti della scuola italiana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

FURIO COLOMBO. No! No! No!

VALENTINA APREA. ...e da quei docenti, onorevole Fassino, delle province di Bergamo, di Treviso e forse anche, anzi sicuramente, del Piemonte, dove l'inserimento degli alunni stranieri avviene in modo selvaggio e viene subito dalla scuola italiana e non governato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Onorevole Fassino, anche io ho conosciuto molti alunni stranieri di seconda generazione o che sono nati nel nostro Paese, ci mancherebbe! Per quegli alunni sono consentiti l'accesso, la frequenza e l'iscrizione, ma qui stiamo parlando di bambini di circa venti, trenta etnie diverse, cara onorevole De Biasi, che, nel corso dell'anno, arrivano a Milano, nelle scuole di periferia, ininterrottamente, e non consentono ai bambini, tutti iscritti in quelle classi, la regolare frequenza e l'apprendimento che noi dobbiamo garantire.
Questa mozione governa il processo degli alunni stranieri nella scuola italiana; è un provvedimento atteso...

PRESIDENTE. Deve concludere.

VALENTINA APREA. Io lo voterò in modo convinto e chiedo alla maggioranza di sostenerlo in modo altrettanto convinto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, per me sarebbe facile - chi conosce la mia storia lo sa - cercare di mettere questa nostra discussione (secondo me molto importante per il futuro del nostro Paese) su un piano emozionale, ricattare con i sentimenti. Potrei sfruttare l'argomento che nella mia famiglia abbiamo saputo, sessant'anni fa, che cosa significasse essere scacciati dalle classi delle scuole del regno in quanto ebrei e sbaglierei a citare adesso, per rispondere agli argomenti della Lega Nord Padania, gli argomenti che ricordano le leggi razziali del nostro Paese. Sbaglierei a citarli (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... Non avete capito: ho detto che sbaglierei!

MASSIMO POLLEDRI. Come ti permetti?

EMANUELE FIANO. Ascoltami! Ho detto che sbaglierei se volessi accomunare la discussione che stiamo facendo. Calma! Ascoltami, ti fa male alla salute!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

EMANUELE FIANO. Ho detto che sbaglierei se volessi condurre questa discussione che stiamo facendo oggi, portandola fuori da un binario razionale e sul livello emozionale, citando cose del passato. Non lo faccio, perché lo ritengo sbagliato.

MASSIMO POLLEDRI. L'hai fatto!

EMANUELE FIANO. Posso parlare se credi? Porto invece il discorso sull'attualitàPag. 68e su quello che succede oggi in questo Paese. Infatti, la mia risposta e la nostra contrarietà alla vostra proposta è legata al fatto che penso sia sbagliato proporre ricette di divisione per risolvere il problema dell'integrazione, che è di una comunità che cresce insieme. È giusto pensare che dei bambini che arrivano nel nostro Paese, che non conoscono la nostra lingua, che non sanno esprimersi e che, quindi, apprendono più lentamente i programmi scolastici, abbiano bisogno di programmi differenziati, ma li debbano svolgere insieme agli altri bambini, che sono uguali a loro.
Come vedete, voglio utilizzare argomenti razionali, perché quello che mi interessa non è dire che ponete la domanda sbagliata, in quanto la domanda su come oggi si faccia integrazione è giusta. È la risposta ad essere sbagliata, perché pensare di costruire classi differenziate, «classi ponte» è una risposta sbagliata. Non ho utilizzato gli argomenti della mia storia perché non c'entrano. Dico che la vostra risposta è sbagliata per l'oggi.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, dovrebbe concludere.

EMANUELE FIANO. L'integrazione si fa insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, penso che in occasioni come queste, quando la Camera dei deputati è chiamata a discutere e ad approvare una mozione che rappresenta un impegno non solo politico (è molto più di esso), che il Governo dovrà osservare attraverso una serie di deliberazioni ed impegni di carattere amministrativo e di gestione quotidiana delle modalità con le quali si dovranno affrontare problematiche di grande livello e valore, che impegnano tutti gli italiani oggi ad un'attenzione particolare, a fare in modo che non si determinino nelle scuole italiane elementi che possano dare fuoco ad azioni di ghettizzazione in particolare nei confronti di bambini diversi.
Se leggete il testo della mozione che stiamo discutendo, vi rendete conto che il Governo accetta, ad esempio, la lettera e) del dispositivo della mozione Cota ed altri n. 1-00033, in cui si dice che bisogna rispettare, fare rispettare la «diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente». Vi è modo e modo di intendere questo punto, in quanto se lo intendiamo come è stato illustrato dall'amico e collega Cota, evidentemente accendiamo le polveri perché si crei nella scuola italiana - in particolare nelle scuole elementare e media - elementi di ghettizzazione tali che non possiamo accettare che si possa votare la mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, voglio motivare il mio convinto sostegno a questa mozione e mi piacerebbe che anche i colleghi della maggioranza che hanno inteso contestare le ragioni per cui l'abbiamo sottoscritta e sostenuta fossero in Aula a ragionare con noi, per capire quali sono le ragioni profonde che ci hanno portato a presentarla e a sostenerla. Lo dico anche in qualità di primo firmatario di un ordine del giorno che solo pochi giorni fa è stato accolto dal Governo e che, più o meno, chiedeva le stesse cose ponendo gli stessi problemi.
Di fronte a tanta indignazione, mi chiedo: in quale Paese vivete (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Mi chiedo se l'onorevole Fassino, che ha fatto un intervento accalorato, sia mai andato nelle scuole della sua città, a San Salvario, a capire cosa sta accadendo. Il sottoscritto, ad esempio, va nelle scuole del proprio rione, l'Esquilino, e vede cosa sta accadendo, o nelle scuole del Pigneto e di Tor Pignattara dove ha vissuto trent'anni. Accade che inPag. 69quelle scuole, dove non c'è stata nessuna politica quale noi proponiamo di accompagnamento e di integrazione reale, lì si stanno creando i ghetti etnici (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ci sono scuole dove il 70 per cento degli studenti è straniero e gli studenti di madrelingua italiana, quando hanno dietro le spalle famiglie con un po' di soldi in più rispetto ad uno stipendio normale, li tolgono dalle scuole pubbliche e li mandano nelle scuole private (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), perché in quelle scuole non hanno la possibilità, al pari di altri studenti, di poter imparare l'italiano e le altre materie con la stessa capacità di apprendimento, perché in quelle scuole è giocoforza andare più lenti, perché si ha a che fare con studenti che non solo non sono di madrelingua italiana, ma non conoscono nemmeno l'alfabeto e hanno anche difficoltà a leggere le lettere. È quindi ovvio che in una classe dove su venti, trenta bambini quindici o venti vengono dalla Cina, dal Bengala, dal Pakistan, dall'Arabia o dal Marocco e non hanno nemmeno lo stesso alfabeto in comune con gli altri studenti, qualcuno deve rimanere indietro: o quegli studenti stranieri non capiscono cosa dice loro l'insegnante, o bisogna rallentare l'apprendimento degli altri studenti.
Con questa mozione si chiede di fare una politica di integrazione reale, dove il livello e la percentuale di studenti stranieri nelle classi sia proporzionale e fisiologica ad un corretto inserimento; dove studenti che non possiedono gli strumenti fondamentali del dialogo e dell'integrazione, che sono la lingua e la comprensione della lingua, possono apprenderla attraverso delle classi ponte propedeutiche - come dice la mozione - al loro corretto e definitivo inserimento nelle classi normali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania); dove si entra una volta fatto un percorso di integrazione. I percorsi di integrazione devono conoscere delle gradualità perché, altrimenti, si assiste alle politiche fallimentari che voi state imponendo all'Italia, dopo che altri Paesi d'Europa le hanno già pagate duramente: noi non vogliamo ripetere gli errori dell'Olanda, dell'Inghilterra e di altri Paesi...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO MARSILIO. ...che hanno sperimentato questo modello universalistico di integrazione senza alcuna discriminazione e si sono trovati con i figli di seconda o terza generazione che danno fuoco alle periferie delle loro città.
Questi sono i motivi per cui noi chiediamo al Parlamento di sostenere questa mozione e al Governo di attivare le proposte contenute nella stessa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, leggo il testo della mozione, perché l'ha citata in misura parziale il collega, onorevole Quartiani, che comprende un impegno al Governo affinché, di fronte a giovani bambini che hanno una difficoltà oggettiva di comprensione della lingua, di adattamento in una classe in cui si parla una lingua diversa dalla loro, applichi una soluzione che costituisca un'opportunità di passaggio, e quindi di ingresso nella scolarità. Nella creazione di questo percorso di passaggio si chiede un impegno al Governo per favorire la realizzazione di corsi di educazione alla legalità e alla cittadinanza che prevedano la comprensione dei diritti e dei doveri, che vuol dire: il rispetto per gli altri, la tolleranza, la lealtà, il rispetto della legge del Paese accogliente, il sostegno alla vita democratica, l'interdipendenza mondiale, il rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, nonché il rispetto per la diversità morale e culturale religiosa del Paese accogliente.
Mi sembra francamente difficile poter sostenere che il prendersi cura di realtà, diPag. 70fenomeni sociali, di famiglie e di bambini che provengono da posti, da nazioni, da culture oggettivamente deficitarie quanto a cognizione di argomenti di questo genere...

FURIO COLOMBO. Culture deficitarie?

MASSIMO ENRICO CORSARO. ...mi sembra difficile sostenere che il voler chiedere che il Governo realizzi forme di educazione che portino questi ragazzi a poter diventare un domani cittadini italiani, al pari di quanti italiani nascono, costituisca un elemento di razzismo!

FURIO COLOMBO. A sprangate!

MASSIMO ENRICO CORSARO. Il razzismo semmai, quello al contrario, di ritorno, nella forma più deleteria e totalmente inaccettabile, è quello di chi ritiene di coprire gli occhi rispetto alle realtà di cui sono fatte le nostre città. Onorevole Fassino, non so quanto tempo lei viva nella sua città; io a Milano ci sto parecchio e le assicuro che vi sono realtà in cui giovani sbandati, formati da famiglie che non hanno alcuna volontà di creare una forma di integrazione all'interno del nucleo familiare, né nella formazione dei propri figli che non hanno il rispetto di alcuna forma di autorità, di gerarchia, di autorevolezza delle istituzioni, né delle ragazze, delle bambine e delle donne che sono abituati a frequentare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Ebbene, credo che una presa di coscienza importante come quella che si chiede alle istituzioni con la formulazione di programmi di integrazione che per davvero mettano tutti i bambini nelle condizioni di poter diventare un domani dei cittadini italiani, sia un aspetto al quale non ci possiamo non richiamare.
Signor Presidente, chiedo di aggiungere il mio nome alle firme dei sottoscrittori della mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, non posso tacere in questa sede la mia meraviglia di fronte all'ipocrisia della sinistra che finge, stravolgendo il contenuto di un testo, di attribuire a questa mozione contenuti che non ha (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In realtà, è il riemergente spirito antioccidentale della sinistra che esce fuori ogni qual volta si parla (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) di una corretta integrazione, della tutela dei valori tradizionali del nostro Paese, è questo vizio nascosto di cercare, in nome di un nichilismo assoluto, di parificare la nostra tradizione a quella altrui.
La mozione Cota ed altri n. 1-00033 si propone di integrare realmente i bambini extracomunitari; la realtà, cari colleghi della sinistra, è che voi state attuando un razzismo alla rovescia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Proprio perché non mi voglio trovare - come mi trovo nella mia regione - a dover accettare che la benedizione ad una nuova scuola sia negata da una minoranza di genitori politicizzati in nome della parità culturale con le altre etnie, dico che questa mozione, in nome del rispetto per l'altro, ma anche della nostra tradizione culturale e religiosa, di questo senso di identità che caratterizza noi italiani e che dobbiamo insegnare agli immigrati, per rispetto loro e nostro, è meritevole di consenso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e denota la vostra ipocrisia, il vostro totale venir meno di senso di appartenenza ad una collettività nazionale. Leggendola si riscopre che tutti i contenuti umanitari che avete citato...

FURIO COLOMBO. La difesa della razza!

FABIO GARAGNANI. ...e sui quali si è associato in modo del tutto inusuale anche l'UDC - non capisco quest'ultimo avvicinarsi alle posizioni della sinistra - denota solo malafede e volontà di colpire uno spirito, un'affezione ad alcuni valori diPag. 71fondo di cui il nostro Paese e tutta l'Europa sente profondamente il bisogno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO GARAGNANI. Proprio perché voglio vivere in un Paese libero, sento il dovere di richiamarvi al rispetto dei punti contenuti in questa mozione, della quale, personalmente, sono orgoglioso di aver sottoscritto, insieme ai colleghi, i principi fondamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, vorrei che i colleghi che hanno parlato oggi di razzismo venissero nelle scuole e nei paesi del nord, invasi a causa del vostro buonismo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), invasi in modo scientifico grazie a coloro che non hanno mai visto una scuola pubblica, perché hanno la possibilità - come i leader che stanno gestendo in malo modo questo nuovo grande Partito Democratico - di mandare i loro figli nelle scuole private (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), sapendo benissimo che la tragedia che noi stiamo cercando di evitare non li tocca.
Chiedo che i leader che in quest'Aula tacciono, parlano o sono assenti, ci dicano dove sono andati o dove stanno frequentando le scuole i loro rampolli. Sicuramente non nelle scuole venete o bergamasche! Cari signori, non facciamoci imbrogliare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Politicamente sono già morti, socialmente ci sono vicini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, stiamo trattando, in una grande confusione, un problema assai serio, che è diventato ancora più serio per lo stravolgimento della realtà che è stato operato - per carità, in buona fede - dall'attuale opposizione.
Onorevole Fassino, mi rivolgo a lei per una consuetudine che abbiamo non da oggi. Quando lei ci sottolinea che «quella parte politica» non distingue i bambini dal colore della pelle ma dal golf che indossano, non solo non dice una cosa che noi condividiamo, ma dice una cosa ovvia, che è nel DNA del Popolo della Libertà. Onorevole Fassino, non lo devo spiegare a loro, perché loro lo sanno bene: loro hanno un torto, se di torto si può parlare, che è quello di avere formulato in modo frettoloso una mozione giusta.
Mi rivolgo a me stesso, ma anche a quanti hanno battuto le mani, forse non rendendosi conto del danno che stavano per arrecare, non a questa o a codesta parte politica, ma al nostro Paese: l'Italia, colleghi dell'opposizione, non è un Paese razzista. In quest'Aula non ci sono razzisti...

FURIO COLOMBO. È il The New York Times di oggi: l'Italia è nella morsa del razzismo!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo!

GIUSEPPE CONSOLO. Onorevole Colombo, io capisco la tecnica della sopraffazione, ma da questa parte non attacca, mai!

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, concluda.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, quando leggiamo una mozione che impegna il Governo a istituire «classi ponte», che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, dov'è lo scandalo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega NordPag. 72Padania)? Dov'è la mancanza di rispetto nei confronti di nostri fratelli che non hanno la nostra stessa cittadinanza? Non dimenticate che in questo Paese la scuola...

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, concluda.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, lei capisce che è un momento delicato.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, capisco ma deve concludere.

GIUSEPPE CONSOLO. In questo momento dobbiamo ricordare che l'accesso alla scuola è obbligatorio.
Questo dice la nostra Costituzione e questo dicono le leggi applicative. Quindi, noi non facciamo nessun piacere ad alcuno, ma facciamo soltanto il nostro dovere.
Concludo, visto che il Presidente non mi dà la possibilità di andare avanti...

PRESIDENTE. Non è un fatto personale, onorevole Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. ...invitando l'Aula ed invitando lei, signor Presidente, che è maestro di Regolamenti, a giungere ad una pausa di riflessione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) che consenta di non stravolgere il senso politico della mozione e che dimostri, almeno da questa parte dell'Aula (ma sono sicuro che ciò valga per tutti), che il razzismo non appartiene ad alcuno di noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, mi rivolgo soprattutto al primo firmatario di questa mozione ma, prima di fare una proposta che credo possa aiutarci, desidero confermare con convinzione l'adesione del gruppo del Popolo della Libertà a questa mozione per i contenuti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che sono condivisibili al cento per cento e che hanno un solo obiettivo, l'unico obiettivo che ci muove quando ci occupiamo di questi argomenti: l'integrazione di chi viene da altri Paesi e da altre esperienze culturali e religiose nel pieno rispetto dei nostri diritti, della nostra Costituzione, delle nostre leggi, delle nostre tradizioni e della nostra civiltà.
Questo è il nostro obiettivo: non abbiamo e non avremo mai altri obiettivi! Soltanto chi è rigido nell'accogliere indiscriminatamente rispetto alle vostre proposte sa essere veramente accogliente.
Ma cosa dice questa mozione? Essa dice una cosa semplicissima, e cioè che dobbiamo evitare che vi siano delle classi che alla fine sono tutte composte di bambini italiani, da una parte, e tutte di bambini stranieri, dall'altra, per evitare che succeda quanto accaduto in Francia nelle banlieues. C'è scritto - in questa mozione - che dobbiamo favorire l'inserimento e che dobbiamo spiegare qual è il nostro mondo nel quale vengono accolti questi bambini.

PIERO FASSINO. Non c'è scritto questo!

ITALO BOCCHINO. Dato che, come sempre, lo zampino della malafede cerca di trasformare un nobile obiettivo in un obiettivo ignobile, mettendo addirittura in discussione la nostra adesione ai principi basilari dell'accoglienza che sono tipici di questo Paese cattolico che noi interpretiamo culturalmente e politicamente molto più di come lo interpretate voi, mi rivolgo al collega Cota per dire che, a mio giudizio, confermando la mozione, che noi condividiamo, voteremo e porteremo avanti fino in fondo, forse è opportuna, per evitare strumentalizzazioni da parte vostra, solo ed esclusivamente la modifica di due termini.
A mio giudizio - e mi appello alla sensibilità del collega Cota e del gruppo della Lega per favorire un'intesa spero più ampia - basta sostituire alle parole: «autorizzando il loro ingresso previo superamento di test», le parole «favorendo il loro ingresso previo superamento di test».Pag. 73
L'obiettivo è quello di favorire l'ingresso nelle nostre scuole e quindi l'integrazione, e di verificare attraverso un test se quello studente è in condizioni di apprendere tutto ciò che la nostra scuola ha il dovere di fargli apprendere.
Mi permetto anche di sollecitare il primo firmatario della mozione a modificare il termine di «classi ponte» in quello di «classi di inserimento», proprio per far comprendere che il nostro obiettivo è quello dell'inserimento e dell'integrazione e mai e poi mai un obiettivo che possa portare alla discriminazione.
Mi appello ai colleghi della Lega ribadendo che noi comunque sosteniamo questa mozione e la voteremo per averla condivisa sin dall'inizio del suo iter (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma prima di concedere la parola al presidente Cota, ricordo all'onorevole Bocchino che, secondo la prassi ormai costante e consolidata, dopo l'espressione del parere da parte del Governo il suo invito non va rivolto al firmatario, bensì al Governo.

ITALO BOCCHINO. È un okay politico!

PRESIDENTE. Le dico formalmente come si deve procedere per cui eventualmente ci possono essere delle intese in questo senso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rivolgere un invito a tutti, ma lo rivolgo, ovviamente, prima di tutto ai colleghi della maggioranza: noi dobbiamo smetterla di avere paura delle nostre idee, perché se continuiamo ad avere paura delle nostre idee, che sono idee giuste e sacrosante, non avremo mai la possibilità di cambiare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania )! Detto ciò, la richiesta del collega Bocchino...

PRESIDENTE. Onorevole Cota, lei è già intervenuto, le ho concesso la parola in via eccezionale, ma deve concludere.

ROBERTO COTA. Di ciò la ringrazio, signor Presidente, e concludo. Dal punto di vista della sostanza, le argomentazioni che ha posto il collega Bocchino sono perfettamente in linea con quello che abbiamo scritto in questa mozione: è chiaro, infatti, che il test deve servire a favorire l'inserimento - altrimenti non lo faremmo - ed è altresì ovvio che queste classi devono servire proprio a far frequentare le classi ordinarie a chi ha superato il test stesso e, quindi, devono servire anche queste all'inserimento. La riformulazione va benissimo: dal nostro punto di vista non ci sono problemi.

PRESIDENTE. Onorevole Cota, le voglio ricordare che queste sue dichiarazioni non possono essere fonte di riformulazione della mozione. Possono essere di sprone o di spinta al Governo per cambiare il parere e per riprendere il discorso con una riformulazione che, però, può proporre solo e soltanto il Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente accolgo la proposta dell'onorevole Bocchino, condivisa dall'onorevole Cota, per una riformulazione della mozione.
Vorrei solo sottolineare che quando il Governo ha espresso un parere contrario sulle altre mozioni, certamente, non ha inteso esprimere parere contrario su molte delle motivazioni nobili inserite nelle premesse sia della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, sia della mozione De Torre ed altri n. 1-00050. Tuttavia, avendo già il Governo espresso un parere favorevole sulla mozione Cota ed altri n.1-00033 (Nuova formulazione) nell'ultima seduta, ha espresso un parere contrario relativamente alle altre mozioni perché alcuni elementi erano incompatibili rispetto al parere già espresso.Pag. 74
Con riferimento ad un argomento così delicato, quindi, il Governo è favorevole a una riformulazione nei termini espressi dall'onorevole Bocchino e accettati dal primo firmatario della mozione di maggioranza, l'onorevole Cota.

PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che vi è la subordinazione del parere favorevole all'accoglimento della riformulazione. Accetta la riformulazione del Governo, onorevole Cota?

ROBERTO COTA. Sì, signor Presidente, l'accetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per svolgere un'osservazione che credo sia più che legittima: poiché - mi rivolgo al collega Cota di cui ho grande stima - la sua mozione, in fondo, tende ad introdurre, attraverso le cosiddette classi ponte, delle classi differenziate, voglio ricordare a me stesso che, a metà degli anni Ottanta, quando ancora nel nostro Paese non vi erano gli immigrati, io ho condotto una battaglia, da presidente della regione, affinché i bambini handicappati fossero inseriti all'interno delle scuole statali normali (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Io mi onoro di questa battaglia e non vorrei che, parafrasando la Rupe Tarpea, qualcuno immaginasse che un bambino di colore è diverso da un bambino handicappato, e quelli erano bambini handicappati nostri! Sì - lo ripeto - questa è una battaglia di cui rivendico fino in fondo la dignità e l'impegno (Commenti del deputato Valentina Aprea) e lei, onorevole Aprea, è bene che stia tranquilla. È una battaglia giusta e seria e non faccio cenno ad alcun'altra cosa se non a questa, che rivendico in toto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, dopo le accuse rivolte al nostro gruppo di razzismo, tengo a precisare due cose. In primo luogo, chi vi parla arriva da una provincia - sono residente nella provincia di Treviso dove amministra la Lega - dove gli ultimi studi del Censis e della Caritas, riportano che vi è il maggior tasso di integrazione con i cittadini immigrati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Mi sento di rivolgere all'onorevole Fassino una riflessione: le accuse di razzismo che lei ha rivolto nei nostri confronti gliele rimando. Non accetto lezioni di razzismo da chi negli ultimi due anni, all'interno di quest'Aula, ha proposto solo politiche «sfascia famiglia» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), considerato che avete cercato di distruggere la famiglia naturale. Metà dei suoi deputati sarebbero per le adozioni dei bambini da parte degli omosessuali e, quindi, il «giù le mani dai bambini» vale per lei e non vale per i componenti del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Se questo le serve, noi non accetteremo mai lezioni da «sfascia società» come voi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO DUSSIN. Il presidente di gruppo Cota prima è entrato nel merito della mozione e ha spiegato benissimo i contenuti di questa proposta.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCIANO DUSSIN. Tutto il resto sono falsità che rimandiamo al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

Pag. 75

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente perché capisco che il tema è delicato e, inoltre, vi sono altri punti all'ordine del giorno da trattare. Tuttavia, ci troviamo di fronte alla irresponsabilità di affermazioni fatte da taluni colleghi della sinistra, che evidentemente ignora la realtà (Commenti del deputato Colombo), e non soltanto quella delle grandi aree metropolitane, ma anche quella del nord Italia, quella della città dell'onorevole Fassino, dove vi è il 12 per cento di immigrati regolari (figuratevi se vi aggiungiamo gli irregolari!). Si ignora una realtà fattuale, si ignora il fatto che vi sono delle classi - caro onorevole Fassino, anche nella sua città, forse lei è stato troppo in Birmania - composte integralmente da bambini stranieri. E io sfido chiunque di voi a chiedere, a vedere e a controllare se questi bambini hanno le stesse opportunità, le stesse possibilità di accesso e le stesse condizioni dei vostri figli!

FURIO COLOMBO. Mai vista l'America?

AGOSTINO GHIGLIA. Non le hanno e non le potranno avere! Con le vostre classi ghetto voi creerete dei nuovi stranieri e non dei nuovi italiani, e questo è un atto gravissimo nei confronti di questa democrazia e della nostra nazione!
Le classi di inserimento sono indispensabili e, pertanto, chiedo di poter apporre anche la mia firma sulla mozione in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, innanzitutto condivido appieno la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), così come riformulata, e vorrei aggiungere la mia firma alla stessa.
Inoltre, esprimo disagio in questo momento, come parlamentare, come donna e come madre, perché mai avrei potuto immaginare di dover difendere le idee sulle quali si fonda la Costituzione in Italia, e di dover ipotizzare che, in alcuni casi, bisogna forse vergognarsi di difendere quelle che sono le regole di base in questo Paese.
Allora, concludo il mio intervento chiedendo a tutti noi e a me stessa per prima: se fossi costretta ad andare in un Paese dove non si parla l'italiano e i miei figli fossero inseriti in una classe dove non capiscono una parola di quello che gli avviene intorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che cosa sarebbe quello? Non sarebbe razzismo?

PRESIDENTE. Deve concludere.

SABRINA DE CAMILLIS. Allora, quello che noi stiamo facendo è proprio evitare che vi sia un razzismo al contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, mi sarei aspettato - a fronte della richiesta di riformulazione da parte dell'onorevole Bocchino (si tratta di dilettantesca correzione), alla fine di un dibattito che mi sembra abbastanza animato e animoso, su un tema così complesso e importante - che il Governo e il sottosegretario chiedessero al presentatore della mozione il ritiro della stessa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche perché ci sembra di capire che, pure da parte della maggioranza, vi siano difficoltà e perplessità, e probabilmente il ragionamento su un tema così importante andrebbe approfondito e spiegato meglio da parte della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, abbiamo assistito a paragoni indecenti in quest'Aula - mi sono anche moltoPag. 76arrabbiato - alla calunnia sistematica degli avversari, al linciaggio con un metodo che ricorda lo stalinismo. È una musica che abbiamo già sentito e sappiamo come è finita: è finita male.
Siamo di fronte ad un provvedimento di buon senso che permette agli alunni immigrati di integrarsi e imparare la lingua che, come chi a sinistra si lava sempre la bocca con la cultura, dovrebbe sapere che è la base della koinè. Ma, forse, qualcuno non vuole l'integrazione. Forse qualcuno preferisce i ghetti perché odia la nostra società.
Invito l'onorevole Fassino a visitare gli Stati Uniti, un Paese che ha tanti punti forti ma un gravissimo punto debole, il suo melting pot che non funziona. È un Paese tanto caro al segretario del Partito Democratico, l'onorevole Veltroni, eppure in quel Paese se sbagli quartiere, rischi la vita (Commenti del deputato Furio Colombo). Siamo contrari a questa visione della società e vogliamo che i ragazzi stranieri possano imparare la lingua e possano integrarsi.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
(Maggioranza 256
Hanno votato
265
Hanno votato
no 246)

Prendo atto che i deputati Fava, Savino e Raisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario da quelle su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, limitatamente alla premessa e al settimo, ottavo e nono capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 465
Astenuti 47
(Maggioranza 233
Hanno votato
198
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, limitatamente ai primi sei capoversi del dispositivo, sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 317
Astenuti 194
(Maggioranza 159
Hanno votato
71
Hanno votato
no 246).Pag. 77

Prendo atto che il deputato Allasia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione della mozione De Torre ed altri n. 1-00050.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario da quelle su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Torre ed altri n. 1-00050 ad eccezione del primo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 513
Astenuti 3
(Maggioranza 257
Hanno votato
241
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Coscia ha segnalato di essersi erroneamente astenuta e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione de Torre ed altri n. 1-00050, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 501
Astenuti 6
(Maggioranza 251
Hanno votato
248
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00051, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 500
Astenuti 6
(Maggioranza 251
Hanno votato
222
Hanno votato
no 278).

ANTONIO DI PIETRO. Perché votano per due?

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

OLGA D'ANTONA. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Su quale argomento? Ritengo di conoscere l'argomento che lei vuole trattare...

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, non so come lei possa saperlo...

PRESIDENTE. Mi è stato riferito sia dalla Presidente Bindi sia dai presidenti di gruppo dei maggiori partiti che siedono in quest'Aula. Si tratta di un argomento che può essere trattato a fine seduta.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, le faccio presente che l'articolo 41 del nostro Regolamento mi dà diritto a parlare e mi rammarico che la parola mi venga data soltanto adesso perché probabilmente si ritiene che io debba parlare di una questione personale come recita altro articolo del nostro Regolamento. In realtà,Pag. 78il tema che intendo affrontare riguarda il nostro intero Paese, il rispetto tra nazioni della Comunità europea e, quindi, intendo parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Nessuno vuole negarle la parola, però la Giunta per il Regolamento, proprio sull'articolo che lei ha richiamato, ha espresso, e glielo leggo testualmente, un parere di questa natura: «Gli interventi incidentali, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sono in linea generale ammissibili soltanto quando i richiami al Regolamento o per l'ordine dei lavori vertano in modo diretto ed univoco sullo svolgimento e sulle modalità della discussione o della deliberazione o comunque del passaggio procedurale nel quale, al momento in cui vengono proposti, sia impegnata l'Assemblea o la Commissione».
Non le sfuggirà, per completare quello che ho detto, che ad un'ora prefissata l'ordine del giorno prevedeva l'esame e la votazione di una questione pregiudiziale: siamo a due ore di distanza dall'orario che era stato stabilito. Non le sfuggirà che il suo gruppo stesso - quando le ho detto che so della questione perché i presidenti di gruppo mi hanno riferito che erano contrari ad inserirlo in questo frangente, prima della questione pregiudiziale - ha utilizzato tutti i tempi possibili e immaginabili sull'argomento precedente, per cui abbia pazienza: voteremo prima la questione pregiudiziale e poi le darò la parola a fine seduta.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ai sensi del comma 1 dell'articolo 41 del Regolamento, i richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale. Il parere espresso dalla Giunta per il Regolamento, a cui lei ha fatto riferimento, si inserisce nel momento in cui una discussione è in corso. Noi, invece, abbiamo appena completato un punto all'ordine del giorno, stiamo per passare ad un altro e in questo momento, legittimamente, l'onorevole D'Antona ha chiesto la parola e lei gliela deve concedere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ogni altro richiamo o intervento - proprio per quello che ha detto lei - andrà collocato al termine della seduta. È la seconda parte della citazione del Regolamento.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi permetto sommessamente innanzitutto di rilevare che, per quanto possano essere state date comunicazioni informali, lei prima di non dare la parola a qualcuno deve ascoltare direttamente dalla persona che cosa ha da dire e la ragione per la quale vuole parlare.
Vorrei altrettanto sommessamente dirle, riguardo ai precedenti con i quali giustamente chi è in maggioranza governa quest'Aula da parecchio tempo, che non le sarà difficile individuarne qualche centinaio nei quali, ancorché non a fine seduta, è stata data la parola anche dopo le decisioni della Giunta per il Regolamento, tante altre volte, creando, diciamo così, una serie di infrazioni rispetto a quanto da lei letto.
Se lei, Presidente, col suo equilibrio, fosse riuscito a rendersi conto che dare la parola all'onorevole D'Antona, per il breve tempo che è consentito per un intervento sull'ordine dei lavori, probabilmente ci avrebbe fatto guadagnare tempo e avremmo fatto, credo, anche una cosa giusta ed utile per tutti noi, soprattutto se lei avesse tenuto conto, lo ripeto, dei tanti precedenti nei quali sono state avanzate inPag. 79quest'Aula questioni anche di minor valore rispetto a questa, violando sostanzialmente quanto disposto dalla Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Lei comprenderà, onorevole Giachetti, che la valutazione della Presidenza deve essere anche legata all'andamento dei lavori. Ho già detto che abbiamo all'ordine del giorno l'esame di una questione pregiudiziale ad orario fisso, alle ore 18.30. Siamo arrivati alle 20,30: l'esame di quest'ultima non durerà molto, tra l'altro i tempi sono contingentatissimi. Ritengo di andare avanti espletando quell'adempimento che avremmo dovuto fare alle 18,30 e poi concedere tranquillamente la parola all'onorevole D'Antona.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, siccome la questione pregiudiziale è stata presentata da me, sono ben felice che essa sia esaminata dopo o anche domani.

PRESIDENTE. La ritira?

ANTONIO DI PIETRO. No, col cavolo che la ritiro: la facciamo dopo.

PRESIDENTE. Non ho capito l'ultima parola, però...

ANTONIO DI PIETRO. Non la ritiro: sono però ben disponibile a che sia esaminata anche domani, se per lei è troppo tardi e ha da fare stasera.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, non può disporre lei dell'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, occuperò poco tempo per un tema che credo interessi tutta l'Aula e tutti i cittadini di questo Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mi rivolgo in modo particolare ai colleghi della Lega, in quanto fu proprio il Ministro Castelli a presentare una richiesta di estradizione della brigatista Petrella, autrice di numerosi reati, che fece parte del commando che rapì e uccise Aldo Moro, che si è fatta anche complice e faceva parte dei commandi che hanno ucciso un generale dei carabinieri e un vice questore.
Sto parlando della decisione di Sarkozy di negare all'Italia l'estradizione di una brigatista e spero che i colleghi della Lega vogliano sostenermi. Poiché la Francia tuttora ospita numerosi terroristi italiani - di cui almeno 12 si sono macchiati di fatti di sangue - è ora di farla finita con la «dottrina Mitterrand», è ora che i francesi si rendano conto di cosa sia stato il terrorismo italiano, che nulla ha avuto a che fare con la rivoluzione, che è stato condotto da un gruppo minoritario e che non aveva il consenso della maggioranza dei cittadini di questo Paese e, soprattutto, non aveva il consenso dei lavoratori che lo hanno contrastato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!
Allora fu la capacità unitaria di tutto il Paese e non si distinse tra maggioranza e opposizione, tra padroni e lavoratori: lì fu un Paese intero capace di contrastare il terrorismo. È per questo che oggi chiedo che il Ministro guardasigilli, Alfano, che ancora non ha espresso una sola parola nel merito, venga in quest'Aula a riferire qual è la posizione del Governo di fronte a una mancanza di rispetto verso un Paese democratico membro dell'Unione europea che non applica né tortura, né pena di morte e che, anzi, ha delle leggi carcerarie che si pongono come finalità il reinserimento sociale e in molti casi ha dimostrato una magnanimità dai più ritenuta addirittura eccessiva.
Chiedo che il Ministro di questo Governo, il Guardasigilli Alfano, venga inPag. 80quest'Aula a riferire la posizione del Governo rispetto ad uno Stato dell'Unione europea che offende ed umilia il sistema giudiziario del nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole D'Antona, trasmetterò la sua richiesta al Presidente della Camera. Desidero ricordare che lei ha firmato, insieme all'onorevole Soro e ad altri parlamentari, una interpellanza urgente in tal senso, cui verrà data risposta ai sensi del Regolamento.

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che credo che l'accorato intervento dell'onorevole D'Antona unisca tutto il Parlamento. Non c'è un problema di Governo, di maggioranza o di opposizione, ma c'è il problema di uno Stato che è stato umiliato da una simile decisione.
Al di là delle parole dell'onorevole D'Antona, devo purtroppo ricordare all'altra parte dell'emiciclo che - come giustamente ha ricordato la collega - si parla di un'estradizione richiesta da un Governo di centrodestra, dal Ministro Castelli, e che, purtroppo, anche rispetto a tali estradizioni non vi è mai stata unanimità da parte del Paese, perché troppo spesso la sinistra ha voluto ignorare questi aspetti considerandoli delle vendette.
Speriamo oggi di ritrovarci tutti come Stato; un riconoscimento che deve andare sia al sistema giudiziario, sia soprattutto alle vittime della violenza e alla nostra stessa concezione dello Stato italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, come ha visto valeva la pena di parlare di questo argomento, specie dopo quanto è stato detto in precedenza.
Noi dell'Italia dei Valori vogliamo ricordare che Marina Petrella era - ed è - una terrorista condannata all'ergastolo perché ha ammazzato, ha sequestrato, ha rapinato, ha commesso fatti di terrorismo gravissimi e mentre lei è libera in Francia ci sono dei familiari che piangono i loro morti in un Paese che è stato umiliato.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Mandaci Diliberto a prenderla!

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Rispetto a questi fatti rimaniamo stupiti perché il Presidente di un Paese amico, membro della comunità europea e amico dell'Italia, ha ritenuto di negare l'estradizione asseritamente per ragioni umanitarie. Vale a dire che un Paese vicino a noi, la Francia, non si fida del nostro sistema carcerario e del fatto che sappiamo essere anche noi un Paese umanitario. Delle due l'una: o non siamo un Paese umanitario - e non è così perché siamo stati anche capaci di fare l'indulto - o la Francia sta speculando e ci sta marciando sopra. Infatti, a volere e a richiedere la liberazione di Marina Petrella è stato il cosiddetto «Comitato per la liberazione di Marina Petrella» del quale fanno parte persone vicine a un pseudo-oltranzismo, anche di tipo terroristico.
Ciò premesso riteniamo che in questo momento il Governo e anche il Parlamento debbano farsi sentire. Non è un'accusa che sto rivolgendo al Governo anzi è un invito affinché possa ritrovare, insieme al Parlamento e a tutte le istituzioni, la forza e la determinazione di chiedere alla Francia perché il suo Presidente non rispetta lo Stato di diritto del nostro Paese? Perché continua a tenere libera in Francia una persona che ha commesso reati così gravi in Italia?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Nel territorio francese c'è un movimento di opinionePag. 81pseudo-culturale che su tale vicenda umilia l'Italia. Il Presidente francese continua a umiliarci e noi abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di reagire.
Per questo chiediamo al Ministro della giustizia e al Presidente del Consiglio di riferire in Parlamento e soprattutto di assumere una chiara posizione di discordanza, richiamando l'ambasciatore e dichiarando di non condividere il comportamento di questo Paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo anch'io brevemente per esprimere il totale e severo biasimo da parte del gruppo della Lega Nord per questa decisione imbarazzante della Francia e del Presidente Sarkozy di negare l'estradizione alla terrorista e brigatista Marina Petrella.
Più volte abbiamo discusso sulla cosiddetta «dottrina Mitterrand» e più volte il Ministro Castelli - come è stato ricordato bypartisan da quest'Assemblea - si è battuto perché finisse l'ignominia, da parte della Francia, di concedere il cosiddetto flag, il salvacondotto, ai rifugiati politici. Si tratta di una vicenda imbarazzante. Il Presidente francese Sarkozy dice che non vuole ritornare alla dottrina Mitterrand e che ciò che ha fatto lo ha fatto semplicemente per motivi umanitari. Vorrei ricordare - perché deve partire unanime da questo Parlamento un monito alla Francia - che in Italia abbiamo un sistema carcerario che tutela chiaramente i detenuti. Da noi i detenuti malati ottengono la sospensione della pena. La Francia deve saperlo: non siamo carcerieri. La motivazione umanitaria è pertanto sicuramente imbarazzante e non convince. Ci deve essere l'assicurazione da parte della Francia di non ritornare alla dottrina Mitterrand. Lo dico perché ci sono altri brigatisti, altri terroristi nella situazione di Marina Petrella. Non vorremmo che si applicasse ancora una volta lo stesso metodo.
Concludo e mi rivolgo all'onorevole D'Antona. Cara collega, ricorda però che parte di ciò che è successo si deve anche a responsabilità politiche di chi, troppe volte, era seduto in quella parte dell'emiciclo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Vorrei ricordare a tutti che purtroppo, in quella parte dell'emiciclo, abbiamo sentito troppe volte nobilitare a reati politici vergognosi reati comuni, come, magari, l'omicidio di un agente di polizia! Vorrei ricordare all'onorevole D'Antona le parole di Caruso, che era un vostro compagno di Governo nella passata legislatura: Caruso plaude a Sarkozy, lo chiama «lungimirante» e chiede che in Italia si applichi un'amnistia per i reati della lotta armata degli anni settanta. Su ciò la Lega Nord è sicuramente contraria!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo si unisce alla richiesta che ha formulato la collega D'Antona, affinché il Ministro della giustizia venga in Parlamento a riferire su qual è l'atteggiamento del nostro Governo rispetto a questa vicenda che a tutti preoccupa.
Francamente, non vedo neppure ragioni di innescare, qui, questa sera, una polemica tra i nostri banchi contrapposti quando mi sembra che stiamo dicendo tutti le stesse cose.
Se, allora, siamo tutti d'accordo sul fatto che l'atteggiamento della Francia, del Presidente francese non ci pare condivisibile e fondato e che, rispetto a tale atteggiamento, è bene che il nostro Governo, sostenuto unitariamente dal Parlamento, prenda una posizione chiara, se noi stasera lo vogliamo esprimere (credo, mi pare di aver capito) concordemente, allora diciamo concordemente che le ragioni cosiddettePag. 82di salute non ci sembrano convincenti. Forse, vi sono ragioni di Stato che ignoriamo: è bene che qualcuno ce le spieghi. Certamente, per quanto ci riguarda, ci sono le ragioni delle vittime che sono le ragioni prioritarie da tenere presenti. (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Discussione del disegno di legge: conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (Approvato dal Senato) (1742) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 20,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1742)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Misiti ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1742).
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Misiti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, il gruppo Italia dei Valori ha presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità relativa al decreto-legge cosiddetto Alitalia che riguarda diversi punti.
Innanzitutto crediamo che in questo decreto-legge siano contenute delle decisioni e delle determinazioni che nulla hanno a che vedere con i criteri di necessità ed urgenza. Altro è, infatti, la necessità e l'urgenza di definire Alitalia, altro è estendere la normativa, la modifica della legge cosiddetta Marzano all'amministrazione straordinaria delle grandi imprese intese in senso generale.
Non vi è necessità, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, di provvedere con urgenza e necessità a modificare la legge cosiddetta Marzano nella sua generalità, ma semmai c'era e c'è la necessità e l'urgenza di decidere il destino di Alitalia che è cosa diversa dal destino di tutte le altre realtà.
Riteniamo anche che vi sia una questione di costituzionalità in riferimento all'articolo 81 della Costituzione, nella parte in cui essa prevede che la legge deve indicare le spese ed i costi che un determinato provvedimento viene a sostenere.
In questo caso, a fronte di una spesa certa (perché bisogna quantificare quanto viene a costare allo Stato la passività di Alitalia e noi ancora non ne abbiamo la certezza perché i calcoli devono ancora essere fatti), a fronte dei benefici previsti per il personale per il periodo transitorio, a fronte degli enormi costi che dovranno scaturire per lo Stato a causa delle responsabilità attribuita direttamente alla società partecipata dallo Stato per responsabilità degli amministratori (vorrei ricordare che questa normativa prevede, all'articolo 3, comma 1, che, dei fatti per i quali vengono chiamati ad essere responsabili gli amministratori, paga la società, quindi, nel caso di specie, paga lo Stato, perché essa va a finire nella bad company), in una situazione di questo genere, a fronte di una miriade di spese di cui non si conosce neanche l'esatto ammontare, non è stata individuata la fonte di entrata e quindi il modo in cui verrà pagato.
Rispetto a ciò, quindi, esiste una violazione dell'articolo 81 della Costituzione che a noi pare davvero enorme.
Inoltre, ci sembra importante far rilevare la violazione degli articoli 3 e 41 dellaPag. 83Costituzione nella parte in cui è stata disapplicata totalmente la normativa antitrust e nella parte in cui si concede, per tre anni e ad un solo operatore, il monopolio del mercato aereo. A noi sembra, inoltre, che vi siano enormi problemi di compatibilità con la direttiva europea nella parte in cui sono stati previsti aiuti di Stato alla società acquirente degli asset di Alitalia. In questo modo, 300 milioni sono letteralmente spariti per diventare aiuti di Stato. Mi riferisco anche alla parte in cui non è stata prevista alcuna discontinuità aziendale tra Alitalia e la società acquirente, tanto è vero che quest'ultima acquisisce sic et simpliciter tutti gli asset, senza partecipare in alcun modo a gare; inoltre, la valutazione della conformità dell'operazione con le norme comunitarie in materia di concorrenza viene a dimostrare come, con l'inglobamento di Air One e di Alitalia, viene a finire tutta la concorrenza nel nostro Paese. In questo senso, pertanto, denunciamo la violazione della normativa comunitaria, sia per gli aiuti di Stato, sia per la normativa antitrust. Ma sopratutto denunciamo la violazione dell'articolo 3, primo comma, della Costituzione. Tale violazione si concreta innanzitutto nel metodo. Il Governo ha affermato che lo ritira in parte perché non se ne era accorto. Ciò non è vero così come non è stata solo un'inchiesta giornalistica a scoprirlo. Invito tutti coloro che sono in buona fede ad andare a leggere la questione di pregiudizialità costituzionale n. 1 presentata al Senato dall'Italia dei Valori. Ebbene, in quella questione di pregiudizialità costituzionale, quella come questa attuale, il cui contenuto è stato già discusso al Senato, l'Italia dei Valori ha fatto presente che siamo dinanzi ad un'illegittimità costituzionale perché si viola l'articolo 3 della Costituzione e l'articolo 27 della Costituzione, nella parte in cui non si prevede la responsabilità penale personale e, pertanto, non si rispetta questo principio e in quella in cui non si ribadisce che tutti sono uguali di fronte alla legge.
È stata, invece, inserita una norma «salva Premier» che avevamo denunciato con un'apposita questione pregiudiziale al Senato, che ha ricevuto il parere da parte del Governo e pertanto quest'ultimo ne era perfettamente a conoscenza e quindi il Ministro Tremonti dice il falso, quando afferma che non ne sapeva nulla. Il Governo ha espresso un parere sulla mozione che abbiamo presentato. Si tratta di una questione pregiudiziale volta a denunciare l'incostituzionalità nella parte in cui si violano gli articoli 3 e 27 della Costituzione e il Governo ne era bene a conoscenza. Semplicemente adesso ha ritenuto che probabilmente deve rivedere la propria posizione proprio perché è stato preso con le mani nella marmellata. Per tale ragioni, noi dell'Italia dei Valori sosteniamo nel metodo che questo mancato ascolto serve, appunto, a dimostrare che non si è trattato di un errore, ma di un tentativo doloso di rendere irresponsabili i manager che si sono eventualmente macchiati di gravi reati.
Ribadiamo la questione di illegittimità costituzionale dell'articolo 3, primo comma, prima parte, del decreto-legge in esame, laddove si afferma testualmente (invito davvero a leggere la disposizione) che: «in relazione ai comportamenti, atti e provvedimenti che siano stati posti in essere dal 18 luglio 2007 fino alla data di entrata in vigore del presente decreto (...) la responsabilità per il relativi fatti commessi dagli amministratori (...)» è esclusa. Quale responsabilità, di quale responsabilità parliamo? Penale, civile, amministrativa, contabile?
La responsabilità penale non può essere esclusa per legge, perché la Costituzione vieta che qualcuno resti impunito e per tale ragione questa norma, così come formulata, è incostituzionale. So bene che alla maggioranza non importa nulla il rispetto della Costituzione. Mi appello alla minoranza, a tutta l'altra parte dell'Aula, all'opposizione, al Partito Democratico, che almeno su questo provvedimento non accada alla Camera ciò che è già accaduto al Senato, ossia che, mentre facevamo rilevare una gravissima violazione della Costituzione, anche l'opposizione decideva di abbandonare l'Aula e di non votare.Pag. 84Non è chiudendo gli occhi, non è facendo finta di non vedere che si raggiunge l'obiettivo.
Si potrebbe obiettare che, se la questione di incostituzionalità fosse accolta, si dovrebbe mandare a monte tutto il provvedimento. Non è così, perché basterebbe che questo fosse rinviato in Commissione e modificato. Sarebbe sufficiente che il Governo modificasse la sua posizione e che spiegasse, laddove scrive: «la responsabilità per i relativi fatti (...)», che non si tratta di responsabilità penale, ma, semmai, solo di responsabilità contabile o quant'altro.
Denunciamo la violazione della norma costituzionale e lo denunciamo affinché maggioranza e opposizione aprano gli occhi e non si rassegnino ad un voto preconcetto, senza ragionare né pensare alle conseguenze di queste gravi violazioni costituzionali.
Denunciamo anche la seconda parte dell'articolo 3, comma 1, del provvedimento, laddove addirittura è previsto che non debba rispondere delle azioni che commette anche qualsiasi soggetto che in qualche modo è interessato o è stato interessato ad attività di amministrazione, cioè non solo gli amministratori, ma anche qualsiasi soggetto che, di volta in volta, nominativamente, ex post, si individua (tu mi piaci perché hai i capelli rossi o i capelli biondi e per questa ragione a te non si applica il principio per cui la legge è uguale per tutti).
Viene violato, addirittura, l'articolo 28 della Costituzione e noi ne denunciamo la violazione. È stato previsto che l'irresponsabilità penale, civile e amministrativa si estenda anche ai funzionari e ai dipendenti. Perché non sono responsabili? L'articolo 28 della Costituzione prevede che i funzionari e i dipendenti siano responsabili.
Perché una legge ordinaria, in violazione del disposto dell'articolo 28 della Costituzione, prevede che non siano responsabili? Cosa c'è dietro? Chi ha ordinato tutti questi emendamenti e tutte queste norme? Chi ci sta dietro che deve essere dichiarato impunito? Chi è il mandante di questo misfatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Di questo dobbiamo chiederci la ragione!
Ecco perché riteniamo che ci troviamo di fronte ad una irresponsabilità gravissima da parte del Governo e della maggioranza che, approfittando di una necessità (quella di trovare una soluzione per Alitalia, in stato di decozione aziendale), come al solito...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. ...si inseriscono, all'interno di un provvedimento, elementi che nulla hanno a che vedere con il provvedimento, ma che sono semplicemente un veicolo per permettere che altre questioni vengano risolte. Le questioni che vengono risolte sono sempre le solite: le impunità per i potenti, le impunità «salva Premier» e le impunità «salva manager».
Per queste ragioni, nel silenzio e nel «menefreghismo» più assoluto di quest'Aula, stiamo dicendo che state, ancora una volta, tradendo la Costituzione. Prima o poi di questo dovrete rispondere davanti agli uomini e davanti a Dio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

Sull'ordine dei lavori (ore 20,55).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi rendo conto di togliere alcuni secondi preziosi alla nostra discussione, ma ho ricevuto un messaggio, a proposito del disegno di legge 1441-ter, che mi informa che la X Commissione è convocata domani alle ore 15 per le determinazioni relative al disegno di legge collegato in tema di energia e ai provvedimenti di sviluppo dell'industria nel nostro Paese.
I termini per la presentazione dei subemendamenti sono stati fissati a domani alle 14, ma lei capisce, signor Presidente,Pag. 85che il Governo ha presentato e presenterà, se lo riterrà, altri emendamenti (spero non succeda); comunque il termine rispetto a quelli presentati oggi è quello delle 14 di domani. Inoltre, la pregherei di tenere conto del fatto che non è stato ancora dato il mandato al relatore e che ciò lo si dovrebbe fare, assumendo, nel giro di un'ora, i pareri di tutte le Commissioni. È chiaro, altresì, con riferimento ai pareri delle Commissioni, che le condizioni poste potrebbero, come sa, essere recepite in ulteriori emendamenti del Governo o del relatore che potrebbero essere a loro volta subemendati.
Spero, naturalmente, che si possa concludere nei tempi previsti e felicemente tutto il lavoro che ha condotto la X Commissione, in modo tale che si possa avviare la discussione sulle linee generali in quest'Aula. Tuttavia, è chiaro che un conto è avviare la discussione sulle linee generali, un altro è non prevedere i tempi per la presentazione di subemendamenti in ordine ad una questione così importante, anche al fine di poter apprezzare i pareri espressi da tutte le Commissioni, a cominciare dalla Commissione bilancio.
Sapete, infatti, che, se la Commissione bilancio pone delle condizioni, tutti i deputati hanno la possibilità di presentare subemendamenti. Le chiedo, pertanto, di procrastinare i tempi previsti.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, alla luce delle risultanze della riunione dei Presidenti di gruppo di cui sarà data contezza a fine seduta, il provvedimento cui lei accennava è rinviato alla settimana successiva, per cui la Commissione potrà valutare tranquillamente tempi e modalità ulteriori per quanto riguarda la presentazione degli emendamenti.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1742)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, rinunzio.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, abbiamo seri dubbi sulla costituzionalità del provvedimento in esame. Purtuttavia, abbiamo deciso di condurre un confronto parlamentare nel merito della questione, dal momento che riteniamo che in questo modo possiamo fornire un contributo maggiore senza nascondere i rilievi importanti che avremmo da fare a cominciare da un emendamento che deve cancellare la cosiddetta norma «salva manager» ancora presente nel provvedimento, per finire ad un ragionamento concernente la questione dell'assetto delle norme che vengono cambiate.
Abbiamo dubbi sotto il profilo della compatibilità comunitaria e non rinunceremo a fare rilevare come in questa vicenda tutto il danno si scarichi sulla comunità italiana: i cittadini pagheranno salato l'errore a monte di questa scelta di soluzione del problema Alitalia. In questo caso, le responsabilità sono tutte del Governo, che non ha ricercato una soluzione all'impronta delle condizioni di mercato, non ha seguito le procedure corrette, ha fatto saltare le trattative importanti che erano in corso con Air France, salvo poi venirci a dire - anche il Presidente del Consiglio lo ha dichiarato - che comunque un'alleanza con un partner internazionale dovrà essere fatta.
Inoltre, sono stati distratti molti fondi destinati - lo voglio ricordare, cari colleghi del Governo - alle piccole imprese e tutti sappiamo quanto ciò sia necessario oggi in questa congiuntura internazionale che prevede una stretta creditizia forte.
Vi sono, quindi, grandi problemi da affrontare. In Assemblea condurremo una battaglia precisa su questo, chiederemo che vi siano delle modifiche importanti e non ci sottrarremo ad assumerci le nostre responsabilità, ma non faremo sconti ad un'impostazione - quella vostra - che haPag. 86determinato un problema serio per il nostro Paese sul piano della credibilità internazionale e dei conti pubblici. Vorrei fermarmi qui e rimandare il confronto in Assemblea prossimamente. Non parteciperemo al voto, pur rimanendo presenti in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, l'approvazione al Senato delle disposizioni richiamate nella pregiudiziale in esame rappresentano in tutta evidenza un fatto grave. In particolare, prevedere una sanatoria per gli amministratori di Alitalia, come previsto dall'articolo 3, già risultava di per sé un vulnus al principio di uguaglianza, appare del tutto insostenibile l'aggiunta della norma «salva manager» al comma 13-bis dell'articolo 1. Se da una parte la conversione del decreto-legge appare ineluttabile, dall'altra è evidente che il prezzo che facciamo pagare al nostro Paese, ai consumatori, ai contribuenti, al personale di Alitalia e al sistema tutto sarà molto alto.
Non è possibile sapere se la soluzione reggerà all'applicazione delle regole comunitarie sulla disciplina della concorrenza e alla prova del mercato e della competizione. Le responsabilità emergeranno solo nel medio e nel lungo periodo. Che l'Alitalia sia in condizioni gravissime lo sapevamo e lo sappiamo tutti. Il fatto che il Governo se ne sia preoccupato trovando una soluzione al di là delle considerazioni di merito non può che essere positivo, ma nulla può giustificare un provvedimento di sanatoria che esenti da responsabilità amministratori, controllori, dirigenti nonché pubblici dipendenti o soggetti comunque titolari di incarichi pubblici da fatti commessi e, in particolare, da irregolarità nella redazione di documenti contabili o una disposizione come la norma «salva manager», che rende difficile applicare le sanzioni penali ai responsabili di dissesti che non siano poi sfociati nel fallimento dell'azienda.
Le richiamate disposizioni sono in aperta violazione dei precetti costituzionali e sono evidenti gravi profili di incostituzionalità. L'articolo 1 riduce in maniera irragionevole l'ambito applicativo di una serie di fattispecie penali creando una vera e propria situazione di disuguaglianza tra soggetti che si trovano in una medesima condizione, avendo violato disposizioni di rilevanza penale. All'articolo 3 la disposizione introduce norme volte ad escludere la responsabilità degli amministratori di Alitalia per atti compiuti dal 18 luglio 2007 fino all'entrata in vigore del decreto in agosto.
L'articolo 3 del decreto-legge in fase di conversione presenta diversi profili di violazione di norme costituzionali: violazione dell'articolo 77 della Costituzione in relazione ai requisiti di straordinarietà, necessità ed urgenza della misura; violazione dell'articolo 77 in relazione all'estraneità della materia trattata dall'articolo 3 del decreto rispetto alle disposizioni contenute nel decreto-legge; violazione dell'articolo 3 della Costituzione per irragionevolezza delle motivazioni sotto diversi profili; disparità di trattamento con riferimento all'esenzione delle responsabilità degli amministratori, del dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e societari, dei componenti del collegio sindacale, dei dipendenti pubblici e soggetti titolari di incarichi pubblici per fatti commessi dall'amministrazione di Alitalia Linea Spa e di Alitalia Servizi Spa e delle società ad esse collegate. Tale esonero da tutte le responsabilità civili, penali, amministrative e contabili appare irragionevole rispetto a coloro che assumono analoga responsabilità in altre società e in enti pubblici.
Irragionevolezza anche della stessa disposizione per tutelare il preminente interesse pubblico, rinvenibile nella necessità di assicurare il servizio pubblico di trasporto aereo, passeggeri e merci, in Italia. Essa, infatti, viola macroscopicamente altri interessi pubblici decisamente meritevoli di tutela e coperti da diverse norme costituzionali come gli articoli 28 e 103 della Costituzione.Pag. 87
Potremmo parlare anche del Presidente della Repubblica e dei decreti, ma concludo, signor Presidente. La nostra posizione è pertanto di ferma condanna, confermata anche dal presidente Casini nel suo intervento a seguito dell'informativa urgente del Ministro Tremonti sugli sviluppi della crisi finanziaria. Solo sul presupposto dell'impegno preso dallo stesso Tremonti a eliminare la disposizione più palesemente incostituzionale (ha dichiarato: o se ne va questo emendamento o se ne va il Ministro), e in attesa di confrontarci nel merito del provvedimento, il gruppo dell'Unione di Centro non parteciperà al voto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza autorizza sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale dell'intervento dell'onorevole Milo, che aveva chiesto di parlare.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, apprezzate le circostanze, consegno il testo del mio intervento predisposto come risposta ai contenuti della questione pregiudiziale in esame.
Dichiaro il voto contrario del gruppo del Popolo della Libertà e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Valducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

CARLO MONAI. Signor Presidente, a titolo personale in dissenso dal gruppo.

PRESIDENTE. Essendo questa una discussione limitata, non sono previsti dal Regolamento interventi in dissenso dal gruppo.
Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Misiti ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 295
Votanti 293
Astenuti 2
Maggioranza 147
Hanno votato
23
Hanno votato
no 270
Sono in missione 43 deputati).

Prendo atto che i deputati Paolini e Garofalo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.
Preavverto i colleghi che la seduta di domani avrà inizio alle ore 9,30.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 21,05).

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta alla mia interrogazione a risposta scritta n. 4-00367, indirizzata al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che ho presentato il 16 giugno 2008, nella seduta n. 17, e che a tutt'oggi non è stata evasa dal Ministero competente. L'interrogazione riguarda la questione delle scie chimiche che sta destando da anni, soprattutto in molte regioni d'Italia, grande preoccupazione; l'ho pubblicata anche sul mio sito web e ricevo telefonate ed e-mail da tutte le parti d'Italia perché negli ultimiPag. 88dieci anni non è stata mai data una risposta da parte dei Ministeri della difesa e della salute alla questione. La prego, quindi, attraverso gli uffici, di voler sollecitare questa risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune, nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione e modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Al termine della riunione congiunta delle Conferenze dei presidenti di gruppo della Camera e del Senato che ha avuto luogo nella giornata odierna, rendo noto il calendario delle prossime convocazioni del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice costituzionale e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per l'elezione del presidente.
Il Parlamento in seduta comune si riunirà:
giovedì 16 ottobre, ore 9 (la chiama inizierà dai senatori), ore 15 (la chiama inizierà dai deputati) e ore 19 (la chiama inizierà dai senatori);
venerdì 17 ottobre, ore 9 (la chiama inizierà dai deputati), ore 15 (la chiama inizierà dai senatori) e ore 19 (la chiama inizierà dai deputati);
lunedì 20 ottobre, ore 15 (la chiama inizierà dai senatori) e ore 19 (la chiama inizierà dai deputati);
martedì 21 ottobre, ore 9 (la chiama inizierà dai senatori) e ore 19 (la chiama inizierà dai deputati).

La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sarà convocata:
giovedì 16 ottobre (ore 12,30, ore 18,30 e ore 22);
venerdì 17 ottobre (ore 12,30, ore 18,30 e ore 22);
lunedì 20 ottobre (ore 18 e ore 22);
martedì 21 ottobre (ore 12 e ore 22).

Alla luce delle convocazioni del Parlamento in seduta comune e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sopra riportate, il quadro dell'attività della Camera nel periodo 15-21 ottobre, come definito nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera, è il seguente:

Mercoledì 15 ottobre (ore 9,30-13,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-quater - Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Lunedì 20 ottobre (antimeridiana, fino alle ore 14,30):
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 1742 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (Approvato dal Senato - scadenza: 27 ottobre 2008);
n. 1707 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurarePag. 89adempimenti comunitari in materia di giochi (da inviare al Senato - scadenza: 25 novembre 2008).

Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 1 e abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1441-ter - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (già articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Martedì 21 ottobre (ore 14-18,30) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1742 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (Approvato dal Senato - scadenza: 27 ottobre 2008);
n. 1707 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (da inviare al Senato - scadenza: 25 novembre 2008).

Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 1 e abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-ter - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (già articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Nel corso della giornata avrà luogo l'eventuale esame di argomenti previsti nei giorni precedenti e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo mercoledì 15 ottobre (dalle ore 15 alle 16 circa).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti potrà avere luogo nel pomeriggio di venerdì, in relazione all'andamento dei lavori parlamentari.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 15 ottobre 2008, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (Già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (1441-quater-A).
- Relatore: Cazzola.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 21,10.

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TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI ANTONIO MILO E MARIO VALDUCCI IN SEDE DI ESAME DELLA QUESTIONE PREGIUDIZIALE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1742

ANTONIO MILO. Come è noto con l'emanazione del recente decreto-legge n. 134 del 2008 il Consiglio dei ministri ha avviato la privatizzazione di Alitalia, prevedendo modifiche alla normativa in vigore per le grandi imprese in crisi per corrispondere a precisi obiettivi di evitare di svendere un patrimonio, valorizzando le parti strutturali che possono fornire ancora risposte patrimoniali.
Il provvedimento è stato al centro di un vivo scontro di opinioni, attacchi dei media, sedute parlamentari fiume, che non hanno però scalfito l'anima del decreto-legge volto a recuperare un'importante quota del patrimonio italiano espresso in termini di servizi pubblici, nel rispetto dei ruoli e delle nuove funzioni societarie.
I richiesti processi sommari ai presunti responsabili, seppure comprensibili per le note ragioni avrebbero spostato l'ottica del problema e creato impedimenti tali da lenire la portata benefica del provvedimento medesimo.
Il provvedimento costituisce la modifica alla disciplina delle precedenti leggi cosiddetta «Prodi-bis» e la cosiddetta legge «Marzano», varata in occasione del «crac» Parmalat.
In occasione del provvedimento salva Alitalia, la nuova versione della Marzano, riservata alle grandi imprese che operano nei servizi pubblici essenziali, ha la finalità di porre al centro del Governo l'obiettivo di salvaguardare il valore economico e produttivo dell'azienda e la continuità nella prestazione di tali servizi.
Nella versione del governo precedente veniva posto l'accento sul preminente aspetto di un piano di risanamento con la finalità di una ristrutturazione economico-finanziaria.
L'obiettivo della «salvaguardia del valore economico e produttivo totale o parziale della impresa in crisi» ha spinto il Governo all'adozione di un programma di risanamento nell'esclusiva finalizzazione di salvaguardare i beni e i rapporti produttivi maggiormente proficui rientranti nella disponibilità della impresa in crisi ritenuti di notevole interesse economico per i terzi.
Per tale ragione è stata conferita al commissario governativo la facoltà di selezionare a trattativa privata gli asset aziendali capaci di garantire la continuità aziendale nel medio periodo, la rapidità dell'intervento e il rispetto dei requisiti previsti dalla legislazione nazionale, nonché dai trattati internazionali sottoscritti dall'Italia.
L'obiettivo della salvaguardia della continuità aziendale può essere raggiunto anche attraverso la cessione di rami d'azienda, ovvero anche attraverso l'affitto di azienda o di rami della stessa ovvero liquidando parti o beni produttivi dell'azienda ritenuti non più risanabili.
Nel testo viene richiamata l'attenzione sull'individuazione del corrispettivo della cessione attraverso il richiamo al valore di mercato con una perizia effettuata da primaria istituzione finanziaria con espressa esclusione della responsabilità dell'acquirente per i debiti relativi all'esercizio dell'azienda cedente sorti prima del trasferimento, in deroga alla disciplina generale del trasferimento di azienda o di rami di azienda prevista dal codice civile.
In tal senso, il legislatore ha offerto una certa discrezionalità alla individuazione degli strumenti risolutivi della crisi delle grandi imprese, che privilegiano gli aspetti privatistici per il superamento della crisi di impresa.
Aspetto discusso, è costituito dalla disciplina relativa all'esonero da responsabilità per gli amministratori e sindaci di Alitalia e di tutte le società per tutti gli atti posti in essere dal 18 luglio 2007 al fine di garantire la continuità aziendale e nella considerazione che non è possibile stabilire un centro di responsabilità ed un tempo di formazione in relazione alle scelte poste in essere in quanto spesso derivanti da fattori concomitanti.
In effetti viene, affermata la responsabilità esclusiva delle predette società conPag. 91esclusione di ogni responsabilità amministrativo-contabile per gli organi di direzione e controllo delle predette società, nonché per il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari.
Significativa è la disciplina riservata alla tutela dei piccoli azionisti e degli obbligazionisti, in favore dei quali è previsto l'accesso ai benefici del fondo di garanzia per evitare un crollo del sistema fiducia.
La procedura adottata dal legislatore per la salvaguardia delle grandi imprese in crisi, dettata allo scopo della conservazione e lo sviluppo del valore economico e produttivo della impresa esercente un servizio pubblico essenziale, attraverso un miglioramento del sistema impresa, recupero dell'impatto economico-occupazionale, e garanzia degli ammortizzatori sociali per il tempo necessario al reinserimento nel campo del lavoro costituisce un passo significativo per evitare che processi di dismissione facilitati dall'impiego di capitali esteri possano dissolvere il patrimonio italiano.
Con il decreto-legge n. 134 del 2008 il Governo ha preferito garantire un provvedimento che pone al centro delle attenzioni la necessità di un recupero della produttività interna, evitando il mantenimento di posizioni di privilegio, costi di funzionamento ingiustificati, ma principalmente non incorrendo nelle tentazioni di capitali esteri che avrebbero acquistato un patrimonio svenduto a valori irrisori.
Processi sommari e forme d'indulto inverso invocate, in uno con la violazione di norme costituzionali, non preoccupano chi è chiamato a salvaguardare un patrimonio nazionale e per tale motivo e per le ragioni contenute nel decreto in esame che si esprime il proprio voto contrario.

MARIO VALDUCCI. La questione pregiudiziale n. 1 è completamente infondata sia sotto il profilo costituzionale, sia sotto il profilo sostanziale e rappresenta un esempio classico della opposizione preconcetta che le minoranze in Parlamento fanno anche nei confronti di provvedimenti del Governo che sono imposti dalla necessità di intervenire su emergenze nazionali quale è la crisi dell'Alitalia, ormai avviata a soluzione, e quale è la crisi di alcune grandi imprese.
Ciò premesso, esaminiamo punto per punto i rilievi contenuti nella pregiudiziale: il documento eccepisce sulla mancanza di requisiti costituzionali e di necessità ed urgenza per il varo di questo decreto-legge per le parti che non si riferiscono strettamente alla vicenda Alitalia. Su tale rilievo c'è da osservare che vi sono, purtroppo, nel panorama economico italiano, altre grandi imprese in crisi e data la difficile congiuntura economica, altre ce ne potrebbero essere, e quindi appare prudente predisporre da subito strumenti idonei ad aggiornare la legge Marzano alla luce dell'esperienza applicativa al fine di avere a disposizione una legislazione utile a fronteggiare possibili ulteriori crisi. Inoltre, sarebbe stato quanto meno «poco elegante» varare una norma «fotografia» solo ed esclusivamente per le esigenze Alitalia. Per tali ragioni i presupposti previsti dall'articolo 77, secondo comma della Costituzione, ci sono tutti per il varo di questo provvedimento di urgenza.
La pregiudiziale critica il fatto che l'articolo 3 del provvedimento esonera dalla responsabilità, in relazione a comportamenti, atti e provvedimenti, gli amministratori ed i componenti del collegio sindacale dell'Alitalia. Evidentemente, non si tiene conto della situazione di estrema emergenza funzionale e, soprattutto, finanziaria in cui i dirigenti dell'Alitalia in quest'ultimo periodo hanno dovuto operare al fine di assicurare il servizio pubblico di trasporto aereo passeggeri in Italia, in particolare nei collegamenti con le aree periferiche. C'è stato e c'è, quindi, un preminente interesse pubblico a salvaguardare questi dirigenti che hanno svolto in condizioni difficilissime un ruolo fondamentale per la continuità del trasporto aereo nel nostro Paese. Sembra obiettivamente eccessivo il riferimento che nella legge si fa circa la violazione del precetto costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale, anche perché nel momento in cui una legge dispone, nel modo che conosciamo, l'obbligatorietà dell'azione penale, non viene meno per tutti gli altri reati e per tutte le altre fattispecie rilevanti sottoPag. 92il profilo penale, quindi la violazione dell'articolo 112 della Costituzione, contestata dalla pregiudiziale, è inesistente.
Errato anche il riferimento alla violazione dell'articolo 27 della Costituzione in quanto la responsabilità penale resta personale, viene solo esclusa in questo specifico caso per ragioni di preminente interesse pubblico. Ancora più sbagliata tecnicamente, è la violazione dell'articolo 28 della Costituzione che si riferisce alla responsabilità penale dei dipendenti dello Stato in quanto gli amministratori dell'Alitalia, che era una Spa non erano, con tutta evidenza, dipendenti dello Stato.
Parimenti errato è il riferimento ad una presunta violazione dell'articolo 103 della Costituzione, che riguarda la giustizia amministrativa. Questo sempre perché l'Alitalia Spa non poteva certo essere equiparata alla pubblica amministrazione e, quindi, non poteva essere sottoposta alla giustizia amministrativa.
La pregiudiziale eccepisce anche una presunta violazione dell'articolo 81 della Costituzione circa la mancanza di copertura degli oneri del presente provvedimento. Poiché i principali oneri riguardano l'utilizzo di ammortizzatori sociali per il personale in esubero, è evidente che questi sono coperti dai fondi di bilancio previsti dalla legislazione vigente in materia di ammortizzatori sociali. C'è anche da considerare che la maggiorazione dei trattamenti di cassa integrazione e mobilità, previsti nell'accordo complessivo con le organizzazioni sindacali, CAI e Governo, è coperta da un fondo autonomo, auto-finanziato, del settore volo, che pertanto non grava sulle casse dello Stato. Per tali specifiche ragioni non siamo di fronte a nessuna violazione dell'articolo 81 che, peraltro, è stato violato od eluso dalla sinistra quando era al Governo, in quanto non siamo in presenza di oneri aggiuntivi e specifici per la finanza pubblica.
Un altro rilievo della pregiudiziale è riferito alla separazione fra best-company e bad-company, che lascerebbe tutte le passività a quest'ultima e quindi allo Stato e, di conseguenza, ai contribuenti.
Ciò non è vero in quanto i proprietari della best-company verseranno il corrispettivo al commissario straordinario in pagamento degli assets che acquisteranno e lo stesso Commissario liquidatore potrà vendere sul mercato tutte le residue attività. Se Alitalia fosse stata fatta fallire gli oneri per la finanza pubblica e per il sistema degli ammortizzatori sociali sarebbero stati ben maggiori e quindi anche questa critica è completamente pretestuosa. In ogni caso è l'ultima volta che i cittadini sosterranno un onere per Alitalia.
Non si capisce il riferimento ad una violazione presunta degli articoli 3 e 11 della Costituzione, poiché non viene perpetrata nessuna disparità di trattamento, dato che l'intervento riguarda non solo l'Alitalia, ma tutte le grandi imprese in crisi e quindi ha un'applicazione di carattere generale. Inoltre, le norme specifiche sull'Alitalia sono giustificate da un preminente interesse pubblico per conservare al nostro Paese una compagnia di bandiera.
Assurdo il riferimento alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione che recita testualmente: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;» e noi con questo decreto non muoviamo guerra a nessuno! Credo che sia un refuso dell'estensore della pregiudiziale.
Anche l'articolo 41 che è chiamato in causa dalla pregiudiziale, non c'entra assolutamente nulla in quanto tale articolo recita testualmente che «l'iniziativa privata è libera.» E noi con questo decreto favoriamo non certo una nazionalizzazione, ma una privatizzazione vera.
Per l'insieme di queste ragioni, come dicevo all'inizio, questa pregiudiziale appare pretestuosa, preconcetta e completamente infondata.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1441-quater-A - quest. preg. 1 479 458 21 230 199 259 56 Resp.
2 Nom. Ddl 1441-quater-A-em.23.301,23.300 510 318 192 160 268 50 52 Appr.
3 Nom. articolo 23 510 508 2 255 506 2 52 Appr.
4 Nom. em. 24.1 512 484 28 243 214 270 54 Resp.
5 Nom. em. 24.2 506 319 187 160 33 286 54 Resp.
6 Nom. em. 24.3 510 509 1 255 240 269 53 Resp.
7 Nom. em. 24.4 517 514 3 258 239 275 53 Resp.
8 Nom. em. 24.5 510 507 3 254 237 270 53 Resp.
9 Nom. em. 24.6 510 507 3 254 235 272 53 Resp.
10 Nom. em. 24.7, 24.8 515 512 3 257 239 273 53 Resp.
11 Nom. em. 24.9 510 507 3 254 235 272 54 Resp.
12 Nom. em. 24.10 505 501 4 251 238 263 54 Resp.
13 Nom. em. 24.11 514 484 30 243 216 268 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 24.12, 24.13 510 508 2 255 506 2 54 Appr.
15 Nom. em. 24.14 514 511 3 256 242 269 54 Resp.
16 Nom. em. 24.15 510 484 26 243 222 262 53 Resp.
17 Nom. em. 24.16 507 504 3 253 241 263 53 Resp.
18 Nom. em. 24.17 508 506 2 254 241 265 54 Resp.
19 Nom. em. 24.19 509 506 3 254 238 268 54 Resp.
20 Nom. em. 24.21 507 505 2 253 236 269 54 Resp.
21 Nom. em. 24.20 511 509 2 255 242 267 54 Resp.
22 Nom. em. 24.22 512 507 5 254 214 293 54 Resp.
23 Nom. em. 24.100 509 506 3 254 303 203 54 Appr.
24 Nom. em. 24.200 514 301 213 151 298 3 54 Appr.
25 Nom. em. 24.27 510 505 5 253 502 3 54 Appr.
26 Nom. articolo 24 508 474 34 238 266 208 54 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 24-bis 505 502 3 252 501 1 54 Appr.
28 Nom. em. 32.200 504 472 32 237 268 204 53 Appr.
29 Nom. em. 32.1, 32.2 495 466 29 234 207 259 52 Resp.
30 Nom. em. 32.3 495 467 28 234 205 262 52 Resp.
31 Nom. em. 32.4 496 467 29 234 206 261 52 Resp.
32 Nom. em. 32.5 498 492 6 247 231 261 52 Resp.
33 Nom. em. 32.6, 32.7, 32.8 494 492 2 247 230 262 52 Resp.
34 Nom. em. 32.301, 32.300 500 471 29 236 267 204 52 Appr.
35 Nom. articolo 32 483 454 29 228 259 195 53 Appr.
36 Nom. em. 32-bis.1 488 484 4 243 227 257 53 Resp.
37 Nom. em. 32-bis.200 490 269 221 135 266 3 53 Appr.
38 Nom. em. 32-bis.4 490 484 6 243 225 259 53 Resp.
39 Nom. em. 32-bis.5 488 485 3 243 228 257 53 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 32-bis.6 491 486 5 244 223 263 53 Resp.
41 Nom. em. 32-bis.7 489 485 4 243 225 260 53 Resp.
42 Nom. em. 32-bis.8 489 484 5 243 225 259 53 Resp.
43 Nom. em. 32-bis.9 495 492 3 247 231 261 53 Resp.
44 Nom. em. 32-bis.10 497 493 4 247 232 261 53 Resp.
45 Nom. em. 32-bis.13 494 490 4 246 231 259 53 Resp.
46 Nom. em. 32-bis.14 489 486 3 244 228 258 53 Resp.
47 Nom. em. 32-bis.15 498 495 3 248 234 261 53 Resp.
48 Nom. em. 32-bis.16 496 493 3 247 232 261 53 Resp.
49 Nom. em. 32-bis.17 500 497 3 249 232 265 53 Resp.
50 Nom. articolo 32-bis 486 484 2 243 253 231 53 Appr.
51 Nom. em. 38.1 483 476 7 239 195 281 53 Resp.
52 Nom. em. 38.2 485 482 3 242 200 282 53 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 38.3, 38.4 478 475 3 238 223 252 53 Resp.
54 Nom. em. 38.5 486 484 2 243 202 282 53 Resp.
55 Nom. em. 38.6 485 481 4 241 227 254 53 Resp.
56 Nom. em. 38.7 490 487 3 244 202 285 53 Resp.
57 Nom. articolo 38 491 460 31 231 256 204 53 Appr.
58 Nom. articolo 38-bis 489 486 3 244 484 2 53 Appr.
59 Nom. articolo agg. 38-bis.0100 501 450 51 226 261 189 53 Appr.
60 Nom. em. 38-ter.1,38-ter.301,38-ter.300 489 477 12 239 476 1 53 Appr.
61 Nom. em. 38-quater.1 496 493 3 247 234 259 53 Resp.
62 Nom. em. 38-quater.200 496 273 223 137 265 8 53 Appr.
63 Nom. em. 38-quater.2 501 495 6 248 235 260 53 Resp.
64 Nom. em. 38-quater.3 498 481 17 241 220 261 53 Resp.
65 Nom. articolo 38-quater 493 490 3 246 258 232 53 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 75
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. Mantenimento articolo 39 494 463 31 232 252 211 52 Appr.
67 Nom. em. 39-ter.1 485 479 6 240 223 256 53 Resp.
68 Nom. articolo 39-ter 495 268 227 135 263 5 53 Appr.
69 Nom. Moz. Cota e a. n.1-33 rif. 512 511 1 256 265 246 44 Appr.
70 Nom. Moz.Capitanio Santolini-a n.1-49/I 512 465 47 233 198 267 42 Resp.
71 Nom. Moz.Capitanio Santolini-a n.1-49/I 511 317 194 159 71 246 43 Resp.
72 Nom. Moz. De Torre e a. n.1-50/I 516 513 3 257 241 272 42 Resp.
73 Nom. Moz. De Torre e a. n.1-50/II 507 501 6 251 248 253 42 Resp.
74 Nom. Moz. Evangelisti e Donadi n.1-51 506 500 6 251 222 278 42 Resp.
75 Nom. Ddl 1742 - quest. preg. 1 295 293 2 147 23 270 43 Resp.