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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 64 di giovedì 9 ottobre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 8,35.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Castagnetti, Cicchitto, Donadi e Jannone sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della crisi finanziaria in atto.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della crisi finanziaria in atto.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'economia e delle finanze)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti, che al momento però non vedo in Aula.
Cortesemente, vi prego di invitare il Ministro ad entrare (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico). Ecco l'onorevole Tremonti... prego, onorevole Ministro.

GIULIO TREMONTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizio il mio intervento con un flashback. L'evidenza della crisi finanziaria in Europa e l'avvio della gestione politica della crisi finanziaria, così come si è manifestata in Europa, è databile al 26 settembre di quest'anno, a Bruxelles, in sede di Economic financial stability committee. Queste è la sede nella quale inizia la considerazione e la gestione della crisi finanziaria in Europa.
Infatti, è dal 26 settembre che prende avvio un continuo di iniziative e di contatti sistematici a livello tecnico, diplomatico e politico, ogni giorno, spesso molte volte nello stesso giorno, per i Paesi europei parte del G8 e anche verso la più ampia comunità internazionale. Non tutto, ma molto, e comunque tutto il possibile, è stato coordinato, pur essendo la crisi - così come si è manifestata e si sta manifestando in Europa - fortemente segmentata e differenziata nelle forme e nelle sedi geografiche in cui si è manifestata, in forme parzialmente diverse da quelle che sono evidentemente tipiche della crisi americana, molto differenziate sul continente europeo per area geografica e per struttura economica propria dei diversi Paesi delle diverse aree.Pag. 2
Abbiamo ormai abbastanza chiaro cosa è successo in America, ma non è ancora evidentemente chiaro il carattere proprio e tipico della crisi finanziaria in Europa, che è proteiforme e segmentata. Nella dimensione nordica, in tutta la fascia che possiamo definire scandinava, la crisi ha avuto il suo epicentro in Islanda e si è irradiata verso est, nei Paesi nordici, e alla fine ha prodotto un effetto molto forte nella City di Londra. Nel blocco continentale europeo, dal Benelux ad altri Paesi, la crisi ha avuto manifestazioni ancora diverse. In parte vediamo istituzioni finanziarie e banche che evidenziano attivi non esistenti, indebitamenti contratti per assumere dimensioni tipiche del gigantismo, e banche locali che hanno acquistato attivi ad elevato, seppure incerto, rendimento per retrocedere e per servire sul mercato rendimenti altrettanto elevati.
In Spagna la crisi, attesa ed evidente nella costituzione di un fondo ad hoc, ha origine nel settore immobiliare, prevalentemente. L'Inghilterra è l'epitome di tutti i fenomeni che caratterizzano questa crisi e molto, quasi tutto, si concentra nella City di Londra.
È ancora incognito quanto può accadere e sta accadendo nella fascia che va dal Baltico ai Paesi meridionali dell'est Europa. Rispetto a questa fenomenologia di crisi l'Italia non presenta particolari anomalie. Ho avuto occasione di dire in questo Parlamento che un carattere proprio del sistema bancario italiano, nel quale si conosce poco, salvo alcune encomiabili eccezioni, la lingua inglese (verbatim ripeto il mio intervento di allora), lo hanno in qualche modo preservato, in un suo carattere meno progredito, meno avanzato, meno sofisticato, dagli elementi di crisi che vediamo in altri Paesi europei. Riconosco la convergenza su questa valutazione da parte del mio predecessore, che ha definito più elegantemente il sistema italiano come più robusto, ed è esattamente così.
In questo scenario, fortemente diversificato, seguendone l'evoluzione, comunque, l'Europa ha gestito la crisi nelle forme più coordinate possibili, ed è così che si arriva alla prima settimana del corrente mese. Inizia la concentrazione degli interventi con il vertice di sabato all'Eliseo, un vertice che è stato composto tanto in una logica G8 (i quattro Paesi europei parte del G8), quanto con un'estensione propriamente e tipicamente europea (la presenza del Presidente della Commissione, la presenza del presidente dell'Eurogruppo). In questi termini si era in qualche modo prefigurato un nucleo duro e più concentrato del sistema europeo, senza che questo nucleo abbia comunque modificato, anzi forse ha determinato, il sistema europeo più vasto, a 27.
In quella sede è stata formulata un'ipotesi, originata in parte dall'Olanda, non esclusa, anzi, considerata in termini tecnici dalla Commissione, di una risposta europea simmetrica a quella americana: un fondo europeo. Avrebbe dovuto operare diversamente dal fondo americano: il fondo americano opera acquisendo attivi di critica consistenza, nello schema proposto dall'Olanda quel fondo non avrebbe dovuto intervenire rilevando gli attivi delle banche, ma all'opposto sul passivo, sull'equity, con interventi di capitalizzazione delle banche.
Abbiamo - il Governo italiano, il Presidente del Consiglio italiano, il Presidente della Repubblica francese - considerato in termini positivi quella ipotesi, non solo e non tanto per i suoi aspetti tecnici, quanto e soprattutto per il suo profilo di messaggio politico. L'idea, comunque, alla base era: due più due fa cinque. Non è solo questione di quantità di denaro impegnato nell'operazione, ma anche di modalità di messaggio e di scelta politica. Dietro quel disegno c'è una logica lungimirante; se posso fare un parallelo, su scala meno drammatica e diversa, è un po' la logica che assiste la legge affitti e prestiti, quando Roosevelt dice: se la casa del tuo vicino brucia, forse ti conviene dargli l'estintore.
Può essere che tu rischi di perdere l'estintore, ma è peggio perdere l'estintore o è peggio perdere la tua casa? Sarebbe stata una scelta lungimirante, ma la politica reale in atto nel continente ci impone di considerare che abbiamo il mercatoPag. 3comune, ma non abbiamo ancora una politica comune. Verrà il tempo anche per quella, ma il tempo presente è un tempo che impone scelte più pragmatiche, meno organiche.
Ed è in questi termini che al vertice dell'Eliseo si definisce una strategia di intervento che è sostanzialmente basata sul coordinamento tra i Paesi. Dato il comune obiettivo, gli strumenti e gli interventi saranno articolati per country, Paese per Paese, tuttavia rispondendo ad uno schema di azione comune: mezzi diversi, ma dato un comune fine. È in questi termini che abbiamo comunque in sede di Eurogruppo e di Ecofin sostenuto la proposta finale.
L'essenza del passaggio che avviene tra lunedì e martedì è questa: ancora domenica gli aiuti di Stato fatti per salvare le banche erano vietati; da lunedì e martedì gli aiuti di Stato per salvare le banche sono permessi. Si è passati dalla logica del divieto alla logica del permesso, naturalmente preservando gli elementi della concorrenza, della struttura a livello coerente e conforme al mercato, ma fondamentalmente vi è stata la decisione comune della Commissione e del Consiglio di procedere nella logica degli interventi.
Il passaggio fondamentale della delibera adottata il 7 ottobre dal Consiglio dell'Unione europea è che, per proteggere gli interessi dei depositanti e la stabilità del sistema, si sottolinea l'appropriatezza di un approccio che include, tra altri mezzi, la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie vulnerabili e si segnala un manuale di intervento in questi casi. Si passa dalla logica dello sfavore per l'intervento pubblico alla logica del favore per l'intervento pubblico mirato al sostegno sistemico delle banche. Il manuale include la raccomandazione per interventi che debbono essere istintivi, ma solo temporanei, e la raccomandazione alla tutela dell'interesse del contribuente il cui denaro viene impiegato nelle banche. Di riflesso, se il capitale viene impiegato nelle banche ciò non può essere fatto a sostegno dei manager che hanno sbagliato nella gestione delle banche stesse. È in questi termini la possibilità per il Governo di intervenire sui consigli di amministrazione e una serie di altre raccomandazioni, tra cui quella a non attribuire ai manager delle banche compensi indebiti.
È sulla base della delibera dell'Ecofin del 7 ottobre che ciascun Paese ha poi articolato, al suo interno, in funzione della sua situazione e della sua legislazione, gli interventi ritenuti necessari per assicurare nel più breve tempo possibile il più forte grado di stabilità sistemica propria. Ed è in questi termini che è stato formulato e approvato dal Consiglio dei ministri di ieri il decreto-legge. Noi crediamo che questo intervento sia stato fatto assolutamente in tempo e che sia assolutamente in linea con quanto deciso in sede europea.
Eppure abbiamo sentito tante volte l'invito (comprensibile da un certo punto di vista): cosa fate, siete in ritardo, non fate niente. Era impossibile fare qualcosa al di fuori dallo schema europeo, è stato possibile farlo a valle del Consiglio dell'Unione europea di lunedì e di martedì. Sarebbe stato forse anche possibile nazionalmente, ma un atto unilaterale non sarebbe stato nell'interesse nazionale. L'intervento di ieri è assolutamente in linea con le raccomandazioni che abbiamo convenuto di attribuire da un Governo all'altro tutti insieme, in sede di Ecofin.
Il decreto-legge di ieri ha tre obiettivi fondamentali: la stabilità nel sistema bancario, la liquidità per l'economia, la fiducia dei risparmiatori. Quanto alla stabilità del sistema finanziario e bancario, noi abbiamo ben chiaro quanto disposto nell'articolo 47 della Costituzione: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio; ne disciplina le forme di esercizio. Fare attività di banca non è come svolgere un'attività industriale qualsiasi: il denaro non è una qualsiasi commodity, il risparmio è un bene pubblico. C'è una soglia oltre la quale la gestione del risparmio diventa forma di esercizio di un'attività che è oggetto del diritto pubblico. Nei limiti in cui è possibile tutto va svolto e deve essere svolto in termini di mercato, ma c'è una soglia oltre la quale rileva anche l'interesse pubblico.Pag. 4
È questa la logica di alcune delle norme del decreto-legge: se in una banca si manifestano elementi di non sufficiente integrazione dei ratios patrimoniali di Banca d'Italia, se quella banca ritiene di essere sotto quei ratios o se la Banca d'Italia ritiene che quella banca sia sotto quei ratios, un'azione comune della banca e della Banca d'Italia porta ad una valutazione del caso. Se il mercato è in grado di servire a quella banca il capitale necessario, la patrimonializzazione necessaria, l'intervento si esaurisce in questi termini, altrimenti insieme la banca e la Banca d'Italia chiedono al Governo un intervento sul capitale. L'intervento sul capitale non è previsto ex ante, sarà - pensiamo e speriamo che non debba essere necessario - solo caso per caso. Ed è questa la ragione per cui non abbiamo predeterminato cifre in ordine agli interventi.
Come è stato detto durante questa crisi, nei casi più fortunati di intervento: quanto basta. Non è nell'interesse del Paese che una banca fallisca, è nel potere del Governo evitare che una banca fallisca. Quando c'è bisogno di capitale il Governo mette capitale, e non lo fa per ritornare - la politica e il Governo - nelle banche, lo fa per una ragione diversa, di generale interesse pubblico. Il capitale nelle banche non sarà un capitale attivo nella gestione, sarà un capitale che esaurisce il suo ruolo nella forma e nel tipo delle azioni privilegiate, azioni che non hanno diritto di intervento diretto. L'unica cautela è quella che viene prevista nella delibera del Consiglio dell'Unione europea: se usi il denaro del contribuente che sia usato bene, per far andare la banca e non per conservare il posto a chi ha sbagliato.
L'intervento sarà comunque temporaneo e l'esperienza storica ci indica che questi interventi, se operati in un modo corretto (noi pensiamo che non sarà necessario, ma nel caso sarà trasparente e corretto) alla fine hanno un ritorno per il contribuente.
Se la banca viene risanata e se esci da una banca risanata, porti a casa più capitale di quello che ci hai messo dentro: questo è nell'esperienza storica.
In secondo luogo vi è la liquidità, che è uno degli elementi fondamentali nell'economia politica del sistema; le banche servono per fornire liquidità al sistema produttivo, all'economia. In un articolo contenuto nel decreto-legge che abbiamo approvato ieri nel Consiglio dei ministri, si prevede che in coordinamento con la Banca d'Italia siano attivate delle linee speciali di assistenza nello schema degli interventi previsti dall'eurosistema (in gergo si chiamano ELA). Tuttavia, nel corso della discussione preparatoria del decreto-legge approvato ieri è intervenuta una delibera della Banca centrale europea, che proprio ieri pomeriggio ha modificato radicalmente le sue forme di intervento. Infatti, avendo constatato che nel progredire della crisi alla quantità di liquidità immessa nel sistema non corrispondeva la circolazione della liquidità nel sistema, quindi avendo constatato che il sistema era punto-punto (ossia il passaggio si verifica dalla Banca centrale europea alla banca beneficiaria senza circolazione nel sistema della liquidità), avendo dunque constatato questo effetto che è tale da rendere insufficiente la gamma di interventi realizzati dalla BCE, la politica della BCE ieri è radicalmente cambiata, o perlomeno questo ci ha comunicato ieri il presidente della Banca centrale europea durante l'Ecofin, in teleconferenza. Credo che la decisione del Consiglio della BCE sia uscita in queste ore, però il senso è: non più interventi di liquidità organizzati nella logica delle aste statutarie, sistemiche, comunque nelle aste, ma «a rubinetto»; quantità illimitate quanto basta, garanzie diverse da quelle finora richieste su limitate tipologie di collaterali e particolare enfasi sull'elemento temporale; non conta solo la quantità di denaro che immetti nel sistema, ma anche la temporalità, non solo quanto ma anche fino a quando.
La logica della decisione di ieri della Banca centrale europea è di stressare, di evidenziare la non istantanea temporalità delle immissioni di liquidità più a lungo possibile, comunque scavallando la scadenza del 2008. La richiesta avanzata daiPag. 5Governi ieri in teleconferenza è stata quella di inserire almeno la parola «un anno». Alcune difficoltà tecniche, forse superabili, ci porteranno ad un sistema di somministrazione di liquidità più strutturato di quanto è stato finora; diversamente, potrà essere considerato nell'interesse del sistema italiano un criterio di liquidità com'è nel provvedimento presentato dal Governo inglese, un sistema per cui una banca che è reggibile, che non ha problemi di patrimonio ma che, tuttavia, ha problemi di liquidità, può acquistare delle garanzie per finanziarsi (ma questa è tra parentesi quadrate).
C'è stato chiesto di riflettere su questo in attesa degli effetti della modifica di intervento della Banca centrale europea, e del monitoraggio degli stessi, ed è quello che abbiamo fatto, nell'attesa, nella prospettiva e nell'aspettativa positiva, che il nuovo sistema della BCE funzioni nella logica strutturale della liquidità.
In terzo luogo, la fiducia è una componente essenziale del sistema. Il sistema italiano ha il più stabile e strutturato sistema di garanzie sui depositi: eravamo già sopra la soglia che il Consiglio europeo del 7 ottobre ha raccomandato a tutti i Paesi europei; L'Italia era già sopra quella soglia europea. Siamo in attesa della disciplina europea di questa materia, che sarà approntata al più presto dalla Commissione. Abbiamo, comunque, ritenuto opportuno aggiungere alla garanzia mutualistica in essere l'integrale garanzia pubblica. In ogni caso, però - torno al punto di partenza - non è questo il tema centrale: noi pensiamo che non esista in assoluto, in radice, un problema sui depositi bancari, perché escludiamo il fallimento delle banche. Lo facciamo con gli interventi che abbiamo illustrato prima sul capitale.
È stato necessario approvare un decreto-legge, che in altri Paesi non è stato necessario: in altri Paesi, gli interventi sul capitale delle banche - che in alcuni casi, coraggiosamente, vengono definiti nazionalizzazioni e in altri, più eufemisticamente, ricapitalizzazioni o interventi patrimoniali (ma comunque sotto la regia pubblica) - sono stati operati senza modifiche legislative, perché quei Paesi consentivano l'ingresso dei Tesori nel capitale privato senza modifiche legislative. Così è stato in molti Paesi europei. Nel nostro Paese, d'accordo con Banca d'Italia, abbiamo ritenuto che fosse necessaria una disciplina legislativa della relativa procedura.
La situazione attuale è la seguente: già a luglio - ben prima che arrivasse la notizia o l'evidenza di una crisi finanziaria in Europa - il Governo e il Tesoro hanno tenuto la prima riunione operativa del Comitato per la stabilità finanziaria, che prevede il coordinamento tra il Governo e le autorità di vigilanza. In quella sede abbiamo cominciato, in modo coordinato, collaborativo e assolutamente fiduciario, a lavorare insieme con Banca d'Italia, Consob e Isvap. I lavori sono proseguiti a partire da quella prima riunione e, da ultimo, sono lavori continui, tanto a livello di membri del Comitato quanto a livello di uffici del Comitato stesso.
Credo che sia necessario ripetere quanto ho affermato in un precedente, pur breve, intervento in quest'Aula: abbiamo ricevuto dalle autorità di vigilanza competenti - Banca d'Italia, Consob e Isvap - dati secondo i quali, a giudizio delle autorità medesime - e noi abbiamo ragione fiduciaria di ritenere che ciò sia anche secondo il nostro parere -, il sistema finanziario italiano ha un sufficiente grado di capitalizzazione e di liquidità. Se ci sarà bisogno di interventi, essi saranno operati in base al decreto-legge citato, che tuttavia, ripeto, è stato approvato non nella logica dell'azione, ma solo nella logica della precauzione. Ringrazio anche per l'attenzione che, da ultimo, ha riservato a questo tema l'attività del Governo e ringrazio anche l'opposizione.
Più in generale - nel senso degli indirizzi di politica economica - il Consiglio europeo del 7 ottobre ha confermato l'applicazione del Patto di stabilità e di crescita, pur con la specifica che la sua applicazione deve riflettere le correnti eccezionali circostanze. L'eccezionalità eventuale di circostanze è già parte ex ante del patto di stabilità e di crescita.

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In sede di Consiglio europeo, abbiamo confermato - e confermiamo ancora - la logica e l'impegno del nostro Governo a rispettare il Patto di stabilità e di crescita. Svolgo una considerazione più generale, che sintetizza un po' quello che noi vediamo: con il Patto, che è parte dell'architettura istituzionale dell'Europa, e con tutti i cambiamenti monetari e politici che ne sono derivati, alla base e alla radice c'è stato per tutti i Paesi una specie di investimento. Su quello schema, la Germania ha ottenuto l'unificazione, su quello schema la Francia ha ottenuto la conservazione di alcuni elementi della regolamentazione europea che erano propri e caratteristici della sua economia e della sua società, dall'agricoltura alla proiezione di potere amministrativo e legislativo. L'Italia, in quella sede, ha ottenuto un effetto fondamentale: ha consolidato, dentro un sistema europeo più forte, il suo enorme debito pubblico.
Noi non abbiamo ragione per ritenere che quel tipo di investimento sia da considerare superato o superabile. Noi vediamo l'interesse nazionale nella conservazione degli elementi del Patto di stabilità e di crescita. Ci sono state molte discussioni da parte mia, di varie origini, ma - lo ripeto - non tanto sulla logica in sé del Patto, quanto sulla modalità, sulla tempistica e su tanti altri fattori. Fondamentalmente, però, è interesse della Repubblica italiana la conservazione del Patto di stabilità e di crescita. Si potrebbe dire che adesso non c'è più, che è allentato. Si presume e si dice che l'applicazione sarà un po' meno specifica di come è stata finora. Può darsi, può essere non negativo, ma non è il caso della Repubblica italiana. Per noi il problema non è tanto quello del Patto di stabilità e di crescita, ma quello del debito pubblico. Noi abbiamo il terzo debito pubblico del mondo, non siamo la terza economia del mondo e non viviamo in un mondo nel quale avere il terzo debito pubblico del mondo ti consente di essere fuori dal mondo. È questa la ragione per cui, sotto questo vincolo, non consentiamo, non condividiamo e non facciamo politiche, pur basate su logiche sociali o economiche per certi versi condivisibili, di deficit pubblico. Non possiamo assolutamente fare politiche di deficit pubblico nazionale.
L'unica politica di sostegno e di rilancio all'economia può esser una politica di domanda pubblica, organizzata solo su scala e nella dimensione europea. È questa la ragione per la quale il Governo italiano ha chiesto e ottenuto l'avvio di studi per organizzare domanda pubblica per infrastrutture pubbliche, mettendo insieme le risorse presenti nelle casse depositi e prestiti nazionali con la Banca europea per gli investimenti. Non vediamo alternative al rispetto del Patto di stabilità e di crescita.
Mi avvio alla conclusione. La legge finanziaria, che è in discussione alla Camera, è stata strutturata, proiettata e stabilizzata su tre anni, ma è stata anticipata a luglio. Adesso forse è evidente quello che per noi era evidente già a luglio. Forse è evidente adesso la ragione di quella scelta, che alcuni hanno considerato una forzatura e che per noi era una scelta di sicurezza per beni che sono fondamentali nell'interesse nazionale.
Pensate cosa sarebbe trovarsi adesso, nel pieno di questa crisi, senza una legge finanziaria, con i saldi finanziari aperti. Credo che sia uno scenario che tutti adesso possono considerare non positivo. È positivo, invece, nei limiti in cui è ragionevole considerare positivo qualcosa di questi tempi, considerare che la struttura dei conti pubblici è stata, per quanto possibile, messa in sicurezza e per tempo.
È anche per questo che pensiamo di avere fatto tutto il possibile nell'interesse del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

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FABRIZIO CICCHITTO. Signor Ministro, nell'esprimere, a nome del nostro gruppo, il pieno consenso alla manovra presente nel decreto-legge, credo che sia presente in tutti noi, anche dalla sua esposizione, che ci muoviamo su un terreno che è del tutto al di fuori degli schemi tradizionali del confronto tra dirigisti, liberisti e così via, perché ci si trova ad affrontare una situazione di emergenza di una crisi finanziaria internazionale.
Da questo punto di vista, dobbiamo riflettere anche sugli stadi diversi che le varie realtà nazionali e internazionali presentano fra gli Stati Uniti, l'Europa e il nostro Paese. Da questo punto di vista, era augurabile un intervento europeo più organico, più globale e più profondo di quello che sta avvenendo. Mi auguro che la riduzione dei tassi di interesse decisa dalla BCE ieri sia sufficiente; ho l'impressione che, probabilmente, sia tardiva e sarebbe stato auspicabile che fosse stata più marcata.
Credo anche che una riflessione vada fatta su un dato paradossale, costituito dal fatto che emerge una preoccupazione sulla situazione nella quale si trova il sistema bancario europeo. Il sistema bancario europeo ha una differenza rispetto a quello americano, nel senso che lì il rischio maggiore si è concentrato sulle banche d'affari, le cosiddette Big Five, che sono saltate tutte quante, mentre c'è stata una maggiore consistenza delle altre banche; le banche europee, invece, hanno mescolato tutte le attività, con un'esposizione complessiva molto rilevante.
Paradossalmente, in Europa, il sistema bancario che ha una maggiore solidità è quello italiano. Se analizziamo il coefficiente patrimoniale del rapporto tra patrimonio netto e totale attivo, vediamo che il nostro Paese è al 7,9 per cento, la Francia al 2,7 per cento, la Germania al 2 per cento, la Gran Bretagna al 4,4 per cento. Particolarmente critica risulta la situazione tedesca, il che spiega il comportamento della Merkel, anche a causa di una struttura molto frammentaria del sistema bancario.
In effetti, non è andato avanti quel processo di risanamento a livello europeo che era stato indicato da Mario Draghi. Comunque, per quello che ci riguarda, facciamo un intervento che non deve sanare situazioni di crisi, ma che è di precauzione rispetto alla realtà con la quale ci dobbiamo misurare, seguendo i criteri definiti dall'Europa, anche per quello che riguarda il management che ha imbroccato le sue politiche e quello che, invece, ha fatto, con qualche pizzico di arroganza, anche degli errori molto gravi.
I criteri che lei ha indicato, stabilità, liquidità e fiducia, hanno due risvolti: uno che riguarda il sistema bancario e l'altro, evidentemente, è quello che riguarda l'economia reale. La nostra preoccupazione, a fronte di un sistema bancario che, allo stato attuale, tranne sorprese, rivela una situazione di solidità, è tuttavia quella che continui quel flusso di intermediazione creditizia che, in una situazione che presenta anche elementi recessivi, dia al nostro sistema di imprese quel retroterra di liquidità che è decisivo per far sì che possiamo riprendere un percorso di crescita.
Voglio concludere rilevando che, in effetti - lei, signor Ministro, lo rivendicava a conclusione del suo intervento, ma voglio sottolinearlo anch'io -, il Governo italiano, tra i vari Governi nazionali, è stato tra quelli che meno è stato sorpreso da questa vicenda: non è stato sorpreso nell'impostazione della stessa legge finanziaria, sia per ciò che ha riguardato i suoi tempi, sia per ciò che ha riguardato un'operazione sulla spesa pubblica che, come vediamo, costituisce un retroterra indispensabile rispetto al turbine che stiamo per affrontare.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. Concludo auspicando che sul terreno del confronto in una situazione di emergenza internazionale, ci siano le condizioni per un positivo dialogo, al di là dei termini del dibattito politico generale, tra il Governo, la sua maggioranza e l'opposizione, perché credoPag. 8che ci sia un interesse nazionale comune. Spero che il decreto venga approvato nei tempi più rapidi, perché è evidente che i suoi contenuti sono determinati da una situazione economica che richiede una risposta immediata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, ciascuno di noi, in cinque minuti, deve dire quel che pensa della più grave crisi dal 1929 ad oggi: questo è quello che si concede al Parlamento. Faccio notare che ieri in Francia all'Assemblea nazionale c'è stato un ampio dibattito, così come è avvenuto in Germania la settimana scorsa: in tutti i Parlamenti europei si discute e in Paesi che non decidono meno di noi, ma che forse sanno decidere più di noi. Mi rivolgo anche al Governo per dirgli di riflettere su questo aspetto, perché credo che governare una società complessa e governare una società europea significhi anche riconoscere al Parlamento un suo proprio ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
In secondo luogo, non c'è tempo in cinque minuti per delle analisi, però un punto bisogna fissarlo e ne discuteremo. Qui non casca solo il castello di carta della finanza, non casca per terra solo il rito anglosassone (altro che Cina, meno male che c'è la Cina!). Non è solo un fallimento del mercato, non è solo un fallimento della regolazione: qui c'è un fallimento di una politica economica e di una politica di regolazione sociale che negli anni ha pensato di attribuire alla finanza un ruolo sostitutivo dell'incremento dei redditi da lavoro, delle politiche redistributive e delle politiche di welfare; come se garantire i consumi, garantire il reddito, garantire la sanità, garantire l'abitare, garantire le pensioni potesse venire da quel meccanismo. Usciti da questa crisi dovremo riflettere su quale società costruire; e si vedrà anche, retrospettivamente, documenti alla mano, chi ha ragione e chi ha torto, perché non si può sempre stare con la ragione e mai con i torti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro)!
Le misure che ci proponete nel decreto le giudichiamo così: ragionevoli ad alcune condizioni, ma insufficienti. Sono ragionevoli, come ricordava il Ministro Tremonti, pienamente nel quadro di quello che si è riusciti a coordinare a livello europeo, a condizione innanzitutto che vengano gestite in una logica di piena trasparenza e il luogo della trasparenza è questo. Quindi, l'insieme dell'azione di contrasto alla crisi e i singoli atti che dovessero rendersi necessari per contrastare la crisi devono avere visibilità e devono ricevere il vaglio parlamentare nelle forme opportune (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
La seconda condizione è che queste misure si inseriscano - e le parole del Ministro Tremonti, a questo proposito, sono rassicuranti - all'interno di uno sforzo di rilancio ulteriore di un coordinamento europeo e di politiche europee comuni. Lasciatemelo dire: vedevo ieri le cronache, ad esempio, e le posizioni del Governo inglese; se non fosse drammatico ci sarebbe da sorridere su come adesso tutti gli euroscettici corrono verso l'Europa: tutti arrivano lì e quegli stessi che l'hanno azzoppata, adesso vogliono che corra (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)! Perbacco! Lasciate dire a noi che non è sufficiente quel che sta facendo l'Europa! Noi possiamo dirlo, perché due anni fa Padoa-Schioppa era là a proporre che vi fosse, per esempio, un'Autorità di vigilanza unica a livello europeo e perché rivendichiamo da sempre politiche di bilancio, eccetera, eccetera.
Però, adesso cerchiamo di sospingere le cose, rafforziamo questo coordinamento per le eventuali ricapitalizzazioni laddove è possibile (la proposta olandese convinceva anche noi) e cerchiamo di approfittare di questa occasione per istituire una vigilanza europea! Si dice: ma a cosa servePag. 9ormai? No! O adesso o mai più! Una cosa di questo genere o si fa in questa crisi, subito, o mai più!
Cerchiamo di introdurre norme di moralità per quel che riguarda, ad esempio, gli incentivi ai manager che conducono gli affari della finanza; cerchiamo di invocare adesso politiche attive di bilancio da parte dell'Unione europea, la quale ci dà flessibilità nella gestione del Patto. In quelle ragionevoli flessibilità dobbiamo introdurre delle politiche europee, a cominciare dalle detrazioni fiscali per i redditi medio bassi e da piani di investimento europei nello spirito di Delors. Poi uno se lo ribattezza in un modo o nell'altro, ma siamo a quel punto, dobbiamo pur partire da lì, da un'intuizione che fu bocciata dalle destre europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Dobbiamo ripartire da lì e approfittare anche del fatto che oggi raccogliere il risparmio a fini di sviluppo e di crescita dell'Europa potrebbe anche essere una sponda per il risparmio in una situazione di incertezza.
Ma noi - eccola qua l'insufficienza, Ministro, di ciò che avete detto oggi - abbiamo un turbamento profondo nell'economia reale di questo Paese. Non dobbiamo aspettare di vedere se capita qualcosa che incida sull'economia reale: incide già, perché già eravamo dentro un avvitamento tra crisi economica e crisi sociale (con le questioni dei redditi e dell'attività economica)!

PRESIDENTE. Onorevole Bersani, la invito a concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Ho sentito improvvisamente - e concludo - la palinodia del rigore, signor Ministro: va bene! Figuriamoci! Abbiamo preso manifestazioni contro il regime quando volevamo difendere i conti pubblici, figuriamoci se ci sottraiamo a questo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro)! Però, sosteniamo in primo luogo che, nell'ambito di una gestione oculata e flessibile del Patto e della forza del risanamento che è stata avviata in questi due anni, vi sono margini per un'operazione significativa di detrazione su salari, pensioni e stipendi. In secondo luogo, vi è l'esigenza immediata di rafforzare e costruire (e a mio giudizio in «Industria 2015» c'è già lo strumento) un fondo di garanzia rafforzato e semplificato per l'accesso della piccola impresa al credito.
Noi chiederemo che questi due elementi vengano inseriti nel decreto (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori, applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, signor Ministro dell'economia, abbiamo apprezzato l'intervento del Governo che, come si conviene, è tempestivo ed autorevole e risponde alle tre grandi crisi che ci si presentano: la crisi di liquidità, la crisi di capitale e, soprattutto, la crisi di fiducia (crisi di fiducia negli operatori, soprattutto negli operatori reali).
L'imperativo che dobbiamo avere davanti è quello di impedire che la crisi e la distruzione di ricchezza finanziaria si traducano in crisi e distruzione di ricchezza reale.
Signor Ministro, vorrei fare delle osservazioni che vanno al di là del contenuto del decreto-legge e che partono da una sua brillante battuta: questa non è la fine del mondo, ma è la fine di un mondo. Sì, è la fine di un mondo e noi della Lega, se proprio lo dobbiamo dire con franchezza, siamo anche abbastanza contenti che quel mondo di globalizzazione finanziaria finisca. Un mondo in cui si costruiva ricchezza sulla finanza e con la finanza si pagavano gli stipendi dei maxi-manager tanto celebrati, peraltro, dalla stampa della sinistra internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quel mondo dove si «dopava» l'economia con l'indebitamento delle famiglie. UnaPag. 10volta la politica keynesiana prevedeva che l'economia potesse essere «dopata» con gli investimenti pubblici e la spesa pubblica, oggi, l'economia era «dopata» con l'indebitamento delle famiglie e qualcuno sorrideva quando questo Paese sciagurato e arretrato aveva un indice di indebitamento delle famiglie notevolmente inferiore a quello di altre economie in giro per il mondo, con altri indici di ricchezza e di prodotto interno lordo.
Quel mondo va finendo e a noi francamente non dispiace. Va finendo quella globalizzazione finanziaria dove sono mancati certamente i controlli, ma dove è mancata soprattutto la politica. A tale proposito, ricordo i dibattiti di sette anni fa, dopo l'attentato alle torri gemelle, dove già qualcuno cominciò ad affermare che forse un Bin Laden più avveduto avrebbe potuto arrecare danni molto superiori alle economie e alle politiche dell'Occidente intervenendo sui mercati finanziari, con qualche forma di terrorismo finanziario, invece di attaccare le torri gemelle. È vero, ma la politica - per politica non intendo noi poveri parlamentari o il Governo italiano, ma la politica vera, quella che conta - rispetto a questo pericolo che cosa ha fatto? Nulla!
Prima venne la globalizzazione finanziaria, poi la globalizzazione economica, così come prima - oggi - arriva la crisi della globalizzazione finanziaria, poi arriverà quella della globalizzazione economica; di questo ne dobbiamo essere consapevoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Per questo motivo oggi diamo risposte alla crisi finanziaria, ma dobbiamo cominciare ad immaginare e concepire risposte alla crisi dell'economia reale che verrà.
Per questo motivo, signor Ministro, servono scelte coraggiose e l'Italia e il Governo italiano, su cui pesa l'eredità del debito pubblico che ci impedisce di avere delle posizioni intellettualmente libere, certamente devono avere il coraggio di dire alcune cose. Nel sistema italiano bisogna intervenire, innanzitutto, sul sistema delle finanziare, che, al di fuori di ogni controllo, prestano soldi alle famiglie, spesso oltre i limiti di usura, e al di là di quello che è l'affidamento del sistema bancario, che è controllato e vigilato. Dobbiamo, in qualche modo, intervenire sul sistema delle cartolarizzazioni, dove chi eroga il prestito poi se ne disfa e, quindi, non è responsabile dell'esito di quel prestito. Dobbiamo intervenire con una revisione del nostro approccio.
Ho colto nel suo intervento, signor Ministro, la parte in cui lei ha sottolineato che la politica si riappropria delle sue facoltà e delle sue prerogative e che il denaro non è un bene come tutti gli altri. È vero, il denaro non è un bene come tutti gli altri e giustamente la politica e il settore pubblico svolgono il loro intervento, ma, ad esempio, anche l'acqua non è un bene come tutti gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Per questo motivo dobbiamo ripensare le politiche che fino a qualche mese fa andavano per la maggiore.
Due altre considerazioni in conclusione: lei è andato giù piatto, dicendo che i parametri di Maastricht non si toccano, così come la politica di bilancio e il Patto di stabilità. Capisco e condivido, però faccio osservare che, nel momento in cui le nostre imprese oggi vanno in crisi di liquidità, perché la restrizione delle credito è inevitabile, si è manifestata e si manifesterà ulteriormente, dobbiamo chiederci se non siano la stessa pubblica amministrazione, gli stessi comuni, Stato e regioni, che dilatando all'infinito i pagamenti nei confronti delle imprese, contribuiscono a mandare ulteriormente in crisi queste realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANCARLO GIORGETTI. Concludendo, avevo parlato di crisi di finanza, e di crisi reale, di globalizzazione finanziaria e di globalizzazione economica: signor Ministro, so che qui tutti gli altri la pensano in modo diverso, ma noi continuiamo a pensare che sia necessaria qualche forma di protezione e di ripensamentoPag. 11rispetto alla nostra economia, alle nostre produzioni, rispetto alla concorrenza sleale che arriva da altri Paesi, che paradossalmente in questo momento sono molto più forti, perché non hanno bisogno di passaggi parlamentari, anche rapidi di cinque minuti, e ne possono fare a meno. Tamponiamo la falla finanziaria e, soprattutto, evitiamo che diventi un disastro per le famiglie e per le imprese in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Ministro, noi siamo il partito della responsabilità nazionale - così ci definiamo - e oggi è il giorno di dimostrare responsabilità nazionale. Oggi non è il giorno del Governo di unità nazionale, ma è il giorno dello spirito unitario degli italiani e questo giorno deve trovare eco profondo e sincero in questo Parlamento. Noi siamo all'opposizione del Governo, ma tutti siamo con il Governo solidali nell'affrontare questa crisi, perché tutti siamo solidali con l'Italia e gli italiani. L'opposizione deve fare un atto forte di disponibilità e la maggioranza deve guardarsi da quella sindrome di autosufficienza, che è in questo caso un gravissimo errore.
Poche considerazioni: Bersani, Giorgetti e Cicchitto hanno introdotto valutazioni molto stimolanti. L'Europa: noi siamo europeisti convinti ma ci rammarichiamo profondamente che l'Europa, in questa circostanza, si sia mossa tardi, male e in ordine sparso. Basta pensare al vertice di Parigi, basta pensare ai provvedimenti assunti dall'Irlanda, biasimati da tutti gli altri Paesi e poi successivamente imitati, in ordine sparso, proprio da tutti gli altri Paesi. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio Berlusconi, bene avete fatto voi a chiedere un fondo di garanzia europea; male, molto male ha fatto l'Europa a non accedere ad una proposta che sarebbe stata un atto forte di fiducia nella possibilità di affrontare assieme questa crisi.
Prendiamo gli atti della Camera di qualche anno fa e facciamoci qualche sorriso assieme, lo dico introducendo un elemento un po' ironico. Dall'euroscetticismo si è passati, per molti, ad un'euroconvinzione. Non guardiamo al passato. Bene, siamo tutti europeisti convinti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro), finalmente su questo non ci dividiamo! Un punto ho apprezzato molto, Ministro Tremonti: una sua affermazione come quella odierna secondo la quale l'Italia ha interesse nella salvaguardia del Patto di stabilità. Invertiamo le parti - mi consenta - abbiamo l'interesse - sono d'accordo con lei - ma realisticamente qualche vincolo e qualche parametro europeo va interpretato oggi con maggiore flessibilità. Pensiamo alla crisi americana del 1929, pensiamo a Roosevelt, pensiamo al suo mandato del new deal del 1933, pensiamo ad un grande piano di investimenti americani fatti allora proprio per rilanciare l'economia in uno stato recessivo. Oggi l'Europa deve lanciare una sfida europea fuori dai parametri e fuori dai vincoli, proprio come volano di uno sviluppo che va ripreso.
Il tema dell'intervento dello Stato: sono molto d'accordo con lei ed è importante che lei lo abbia detto. Guai se l'intervento pubblico nascondesse la tentazione della politica di mettere le mani nel sistema bancario. Il sistema da noi è più solido che altrove. Forse abbiamo criticato le banche per anni, da questo punto di vista, e oggi la nostra critica diventa un fattore di forza del sistema, ma la recessione in Italia c'è, perché i fattori di debolezza italiani sono più forti degli altri. Pensiamo al debito pubblico, pensiamo oggi a quella che è l'economia reale più esposta e alla crescita bloccata. Ebbene, siamo in recessione. Noi dobbiamo andare avanti con le riforme strutturali. Questa crisi non può diventare un alibi per bloccare le riforme strutturali. Vorrei approfondire il discorso di Giorgetti sull'acqua, adesso. Non ho ben capito, o perlomeno cerco di non capire l'angolo di visuale da cui ha posto questa questione.Pag. 12
Le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali devono proseguire «sparate» (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Non possiamo arrestarci, perché altrimenti finiamo per contraddire una linea che deve essere la linea della ristrutturazione e del rilancio italiano. Altrimenti non usciremo mai da queste secche.
Ministro, è necessario dare sostegno alle piccole e medie imprese e alle famiglie. Le famiglie italiane sono in grave crisi: per i pensionati, per i redditi deboli bisogna fare qualcosa. Capisco e apprezzo la cautela e la discrezione con cui lei si muove perché ha alle spalle una montagna di debito pubblico. Ma qualcosa bisogna fare, qualche provvedimento che dia respiro ai redditi più depressi. Questi provvedimenti devono essere emanati. In campagna elettorale avete parlato di quoziente familiare: posso capire che oggi non vi sia la possibilità di introdurre il quoziente familiare. Se lo dite voi del Popolo della Libertà, vi capisco.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Casini.

PIER FERDINANDO CASINI. Bisogna infatti anche capire l'ottica, il momento. Però qualcosa deve essere fatto: una politica di deduzioni, di detrazioni per le famiglie è assolutamente indispensabile.
Ultimissima questione, signor Presidente, ho terminato. Speriamo sia morta la finanza creativa. Speriamo sia morta l'epoca della finanza creativa, speriamo anche di non trovare in qualche decreto-legge previsioni in base alle quali reati societari non siano più perseguibili se non in caso di fallimento, perché questo contraddirebbe tutte le considerazioni che abbiamo svolto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Vorrei che sul resoconto stenografico rimanesse agli atti che mi sta applaudendo il Ministro Tremonti (Cenni di assenso del Ministro Tremonti). Sono contento di essere d'accordo con lei. Chiedo a tutti i colleghi della maggioranza di ricordarsi dell'applauso di Tremonti, rivolto non a me ma alle cose che sto dicendo in questo momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio che non c'è, questa volta davvero noi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi. Prego, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Lasciateci fare, a noi dell'Italia dei Valori, opposizione, perché in Parlamento siamo venuti con il voto degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Signor Presidente, i miei cinque minuti, me li conta tutti, dopodiché loro si prendono tutto il tempo che vogliono.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, prego, non si preoccupi dell'orario.

ANTONIO DI PIETRO. No, io mi preoccupo perché vorrei parlare serenamente. Le dispiace?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Pietro. Il Presidente sa cosa deve fare in queste circostanze. Onorevole Di Pietro, prego.

ANTONIO DI PIETRO. Ritengo che un Presidente del Consiglio abbia il dovere di venire in Parlamento e non il diritto di andare al «Bagaglino». Quindi ritengo che sia giusto deplorare il comportamento di quel Presidente del Consiglio che invece di venire in Parlamento perde tempo ad andare al «Bagaglino» in un momento tanto delicato per la situazione italiana.
Noi dell'Italia dei Valori consideriamo questo provvedimento per quello che è. Non lo possiamo valutare perché semplicemente non c'è: chi l'ha letto, in quest'Aula, questo provvedimento? Stiamo dando fiducia ad un provvedimento di cui dobbiamo leggere sui giornali le linee essenziali. Diciamola tutta, allora: il GovernoPag. 13in questi mesi, per decreto-legge, ha disciplinato tutto, stabilendo anche misure che servivano a qualcuno di loro. Ancora non aveva mai fatto uno spot per decreto-legge. Infatti, ad oggi, con riferimento a questo decreto-legge, soltanto di spot si tratta. Quanti soldi ha stanziato il Governo per venire incontro a tutte le esigenze che ha enunciato? Non c'è un euro. Allora è stato detto: ripianeremo - questa è la prima garanzia che ha enunciato -, anzi rafforzeremo a livello statale, con centomila euro, la garanzia per tutti i conti correnti. Mi chiedo: con quali soldi? Se è vero come è vero che il Ministro Tremonti ha affermato che l'Italia è il terzo Paese nella classifica mondiale quanto a debito pubblico e se è vero come è vero che non può permettersi alcun euro di deficit ulteriore, con quali soldi ripiana tutto questo? È vero o non è vero che fino a ieri ci è stato detto che alle banche è stata lasciata la possibilità di operare perché contestualmente vi era anche un fondo interbancario per garantire i conti correnti? Oggi scopriamo che quel fondo è talmente nominale che bisogna anche prevedere una garanzia statale. Ma la garanzia statale, con quali soldi viene data? Senza stanziare neanche un euro.
Allora si tratta, ancora una volta, di uno spot, fatto senza soldi.
La seconda garanzia che ci è stata data è la seguente: è stato detto che nel caso in cui le banche siano in difficoltà, ricapitalizza lo Stato, l'erario. Con quali soldi ricapitalizzata l'erario, se già è in deficit e non può spendere una lira? Ancora una volta si tratta di frasi al vento.
È stato detto: se per caso, poi, le imprese non hanno fondi, la Banca d'Italia si farà carico di immettere liquidità nel sistema bancario. Con quale denaro la Banca d'Italia potrebbe farlo, se non ha nemmeno quanto necessario per ripianare il deficit dello Stato? Noi crediamo che alle ipocrisie del «giorno dopo» non bisogna dar retta e bisogna guardare le cose nel concreto: per questo passiamo e vogliamo passare dalle parole ai fatti, signor Ministro, questa volta mi rivolgo a lei, che non c'è!
Lei ha detto prima che l'Ecofin ci ha raccomandato di non dare compensi - questa è la parola che ha usato lei - o emolumenti indebiti ai manager. La dobbiamo smettere di dire una cosa e di farne un'altra: se è vero, come è vero, che l'articolo 7-bis del decreto-legge su Alitalia prevede che non siano perseguibili coloro che commettano reati, qualora sia intervenuta non la dichiarazione di fallimento, ma solo quella di insolvenza, ciò vuol dire che con le parole dite che volete rispettare le raccomandazioni Ecofin, ma nei fatti adottate, con decreto-legge, misure che assicurano l'irresponsabilità ai vari manager che in questi anni hanno ridotto la situazione della società al lastrico, in questo modo.
In concreto, state dicendo, oggi, che volete rafforzare, dando soldi alle banche, la garanzia per i depositi che i cittadini hanno presso le banche. A quali banche? Con l'articolo 7-bis del citato decreto-legge, voi garantite l'impunità anche a tal Geronzi, presidente di Mediobanca (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), cioè garantite l'impunità a una di quelle persone che è sotto inchiesta per i crack Cirio, Parmalat e quant'altro. In altre parole, proprio per quei crack che sono conseguenti a quella finanza creativa degli ultimi anni. Questa è la differenza fra le parole e i fatti: voi, a parole, dite che volete venire incontro alle ripercussioni nel nostro Paese della crisi finanziaria dando stabilità, liquidità e fiducia. Magari! Vorremmo venirvi incontro anche noi, vorremmo anche noi condividere con voi questi impegni, ma il decreto-legge adottato ieri non stanzia un euro, anzi stabilisce che pagherà tutto lo Stato, ma con i soldi degli altri. L'unica cosa che ha prodotto è una bella festa al Bagaglino dell'«ora dopo», mentre in concreto nessun intervento è stato fatto per le famiglie, per le piccole e medie imprese, per ridare trasparenza a questo mercato finanziario. Anzi, l'unico intervento compiuto è volto a garantire l'impunità a quelle che sono state le cause di questi dissesti. A me pare che tra le parole e i fatti passi una grande differenza.Pag. 14
Allora, ribadiamo che saremmo d'accordo con quel Governo che un giorno dovesse decidersi a fare qualcosa per gli italiani. Ma ancora una volta, oggi, ancora una volta con decreto-legge, avete provveduto ad apprestare non una soluzione per gli italiani, ma uno spot per vendere soltanto voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente e signor Ministro dell'economia e delle finanze, la grave crisi economica - che parte dai subprime, ma non si esaurisce con essi - colpisce il sistema finanziario globale ed è fonte di forte preoccupazione tra i cittadini. Le manovre messe in campo dal Governo, tese innanzitutto a coordinare le iniziative di contenimento della crisi a livello europeo, e le scelte operate vanno nella giusta direzione. Non ultimo, il decreto-legge «anticrisi», con il quale è stata costituita una rete di sicurezza per le banche italiane. Non siamo tra quelli che ritengono esaurito il ruolo del capitalismo, ma è certo che la spinta alla finanziarizzazione dell'economia, a danno dell'economia reale, è all'origine dell'attuale crisi economica. Per questo dobbiamo operare, ancor di più e con maggior determinazione, sulla strada delle riforme e dello sviluppo economico e sociale. Oggi la priorità per tutti noi, maggioranza e opposizione, deve essere la difesa dei risparmiatori e dei consumatori da manovre speculative tese a scaricare su di loro i costi dell'attuale crisi finanziaria.
Nel contempo, dobbiamo confrontarci su cosa fare a sostegno del sistema dell'imprenditoria italiana, soprattutto delle piccole e medie imprese, per evitare il rischio del disimpegno da parte del sistema bancario nel supporto alle imprese per gli investimenti, ma subito dopo - e con questo siamo d'accordo con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia - bisogna smettere di costruire «castelli di carta», come è avvenuto in questa crisi, definendo regole serie per il mercato.
Riteniamo, comunque, che il mercato non rappresenti l'unico punto di riferimento per lo sviluppo economico, ma che bisogna da subito attivare provvedimenti a sostegno dei redditi e delle pensioni, accelerare il sistema infrastrutturale nel Mezzogiorno per superare il non più sostenibile gap tra nord e sud, rendere operative misure a favore delle famiglie, con una maggiore e migliore erogazione di servizi. Ribadiamo, ancora una volta, signor Presidente, signor Ministro, che puntare sullo sviluppo del Mezzogiorno rappresenta una possibilità reale di rilancio economico e di competitività per tutto il Paese.
Questo Governo, siamo convinti, dopo le prime, necessarie ed urgenti misure tese a salvaguardare i risparmiatori sarà capace di affrontare i nodi derivanti da questa crisi economica, non certo per salvaguardare i «castelli di carta» del sistema finanziario, ma per dare un'impronta di forte miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, preservando le imprese e l'occupazione. Questa ci sembra l'unica strada percorribile per restituire fiducia ai cittadini, i quali, in una situazione economica già difficile, vogliono garanzie che le loro esigenze siano al centro dell'iniziativa politica ed economica del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Governo italiano dispone, ovviamente, di maggiori elementi per valutare la portata della crisi internazionale che ha investito il sistema finanziario e i possibili riflessi che essa può avere sull'Italia nel suo sistema finanziario e nel suo sistema economico. Quindi, per il Parlamento non vi è altra possibilità, in questo momento, che prendere atto delle dichiarazioni del Governo, anche di quelle sulla solidità del sistema finanziario italiano, prendere atto delle misure che il Governo italiano haPag. 15preso e augurarsi che esse siano sufficienti. Naturalmente, quando il decreto verrà all'esame del Parlamento, ne valuteremo e ne discuteremo gli aspetti tecnici per giudicare se esso sia adeguato agli scopi che si propone.
Quanto alle osservazioni che il Ministro ha svolto nella parte finale e senza ricorrere all'ironia dell'onorevole Casini o dell'onorevole Bersani sulle conversioni europeiste, le preoccupazioni esposte dal Ministro sullo stato del debito pubblico italiano pongono un problema e richiederebbero una risposta su come l'Italia, senza allentare i vincoli del debito, possa tuttavia iniettare un po' di forza alla ripresa dell'economia italiana. Su questo tema, naturalmente, siamo pronti a discutere con il Governo quando esso sarà pronto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (A.C. 1634-A) (ore 9,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università.
Ricordo che nella seduta dell'8 ottobre 2008 si è conclusa la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno e che il Governo ha espresso i relativi pareri.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,51)

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1634-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (Vedi l'allegato A - A.C. 1634-A). Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1634/1 e Centemero n. 9/1634/2, accettati dal Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo ha accettato l'ordine del giorno Granata n. 9/1634/3, purché riformulato. Tuttavia, intendo specificare meglio la modifica proposta dal Governo. La proposta di riformulazione è nel senso di sostituire, dopo le parole: «impegna il Governo», al quinto e al sesto rigo del dispositivo, le parole «che proclami» con le parole: «per proporre». Pertanto, così riformulato, quella parte del dispositivo reciterebbe: «per proporre il 21 marzo di ogni anno una "Giornata della legalità e della memoria contro tutte le mafie"».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Granata n. 9/1634/3.

PAOLA FRASSINETTI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

Pag. 16

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marsilio n. 9/1634/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rampelli n. 9/1634/5, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Frassinetti n. 9/1634/6 e De Angelis n. 9/1634/7, accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Monai se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/8, accettato dal Governo.

CARLO MONAI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/1634/8 sia posto in votazione, anche se accettato dal Governo.
Si tratta di dare maggiore ampiezza al concetto di «Cittadinanza e di Costituzione» allargandone l'ambito allo scenario europeo e dei diritti umani che sono, nella tradizione internazionale di questo Paese, oggetto di riflessione ritengo anche per i nostri studenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,10.

La seduta, sospesa alle 9,55 è ripresa alle 10,15.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/1634/8, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 337
Votanti 334
Astenuti 3
Maggioranza 168
Hanno votato
332
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Simeoni, Sbai, Nunzio Francesco Testa, Velo, Pagano, Favia, Vannucci, Volontè, De Poli, Razzi, Palagiano, Porfidia, Scelli, Giammanco, Tenaglia, Pionati, Mattesini, Mazzarella, Di Cagno Abbrescia e Ria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto altresì che il deputato Nastri non è riuscito a votare e che il deputato Messina ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto inoltre che l'onorevole Giammanco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/9, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/1634/10, accolto come raccomandazione dal Governo.

MASSIMO FIORIO. Sì, signor Presidente, vista la questione posta dall'ordine del giorno direi che il tema dell'educazione alimentare e della sicurezza da dare ai nostri bambini sia fondamentale. Non basta un impegno generico e chiedo al Governo di riflettere con più attenzione rispetto alla questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'onorevole Fiorio ha chiesto al Governo di riconsiderare l'accoglimento come raccomandazione perPag. 17trasformarlo in accettazione. Vedo che il Governo è impegnato a trattare non so cosa...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, io per primo non avevo compreso.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. La mia non era un'osservazione fatta alla Presidenza, ma al Governo.

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo, onorevole Pizza, se intenda modificare il parere del Governo, come richiesto dall'onorevole Fiorio, nel senso di accettare l'ordine del giorno n. 9/1634/10, anziché accoglierlo come raccomandazione.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Fiorio n. 9/1634/10.

PRESIDENTE. Questo è noto. L'onorevole Fiorio le ha chiesto di valutare la possibilità di modificare il parere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, provvedo a studiare questa possibilità e chiedo che l'ordine del giorno Fiorio n. 9/1634/10 venga accantonato in attesa di valutare una possibile soluzione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Piffari n. 9/1634/11 e Messina n. 9/1634/12, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Zazzera se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/13, accettato dal Governo.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per il parere favorevole su un ordine del giorno relativo a un tema scottante come quello che riguarda la sicurezza degli edifici scolastici, e chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/1634/13 venga messo ai voti, perché possa essere rafforzato l'impegno su un tema estremamente importante. Peraltro, guardando al maxiemendamento, soprattutto al comma 7 dell'articolo 7-bis, il Parlamento dovrebbe tenere gli occhi aperti sul Ministro Tremonti che, ancora una volta, mette vincoli sui finanziamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zazzera n. 9/1634/13, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
459
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Pedoto, Lenzi, Pionati e Ria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Porfidia n. 9/1634/14, Scilipoti n. 9/1634/15, Palagiano n. 9/1634/16, Paladini n. 9/1634/17 e Misiti n. 9/1634/18, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Cuomo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/19, accolto come raccomandazione dal Governo.

ANTONIO CUOMO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cuomo n. 9/1634/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 18

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 471
Astenuti 5
Maggioranza 236
Hanno votato
198
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Ria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Gaglione n. 9/1634/20, Burtone n. 9/1634/21, Cardinale n. 9/1634/22, Vannucci n. 9/1634/23, Coscia n. 9/1634/24 e Aprea n. 9/1634/25, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Onorevole De Torre, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1634/26, accettato dal Governo purché riformulato?

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, chiediamo il voto su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. A questo punto, onorevole Pizza, il parere è contrario...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se non ho male interpretato la collega De Torre, intendeva accettare la riformulazione proposta dal Governo e tuttavia chiedeva, per rafforzare l'impegno, di porre in votazione l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. È così, onorevole De Torre?

MARIA LETIZIA DE TORRE. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Torre n. 9/1634/26, nel testo riformulato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 468
Astenuti 7
Maggioranza 235
Hanno votato
464
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Ria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Picierno n. 9/1634/27 e Oliverio n. 9/1634/28, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Servodio n. 9/1634/29, non accettato dal Governo.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, vorrei rivolgere una richiesta al sottosegretario, che ho visto molto attento ieri alle ragioni - e soprattutto alla premessa - del mio ordine del giorno. Insisto veramente perché il sottosegretario possa eventualmente proporre una riformulazione del dispositivo.
Infatti, penso che i temi del sovraffollamento delle classi avranno conseguenze molto negative soprattutto nel Mezzogiorno. Ho riportato dei dati non contestabili. Chiedo, se possibile, un accantonamento, ed un ripensamento da parte del sottosegretario che ieri è stato sincero nell'apprezzare le motivazioni di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 19

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Non è possibile accettare l'ordine del giorno Servodio n. 9/1634/29, perché in contrasto con una delle norme principali previste dal decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Servodio n. 9/1634/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 466
Astenuti 23
Maggioranza 234
Hanno votato
209
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Ria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Vico n. 9/1634/30, non accettato dal Governo.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, in questa circostanza - oltre a svolgere alcune brevissime considerazioni sul mio ordine del giorno - desidero informare il Ministro Gelmini che nel nostro Paese gli undicenni residenti senza titolo di studio per regione sono pari: in Abruzzo al 9,8 per cento, in Molise al 12,2 per cento, in Campania al 9,3 per cento, in Puglia al 10,8 per cento, in Basilicata al 13,8 per cento, in Calabria al 13,2 per cento, in Sicilia all'11,3 per cento, nella Sardegna al 9,1 per cento.
Nel nostro Paese la popolazione residente di undici anni senza titolo di studio è pari al 6,8 per cento, ma devo continuare ancora per qualche secondo. I nostri ragazzi dai 18 ai 24 anni con la sola licenza media, e non più in formazione presso le proprie regioni, sono: nella Sicilia il 30,4 per cento, nella Sardegna il 29 per cento, nella Puglia il 27 per cento, nella Campania il 25 per cento, nella Lombardia il 20 per cento, nel Piemonte il 19 per cento, e così via. Infine, i diplomati che lavorano a tre anni dal conseguimento del titolo di studio sono pari nelle regioni del nord al 60 per cento, nelle regioni del sud al 40 per cento. Questi mi sembrano dati non esaminati durante il dibattito di questi giorni, considerando soprattutto la scelta che il Governo ha voluto operare con il decreto-legge e con il voto di fiducia.
Dunque, Ministro Gelmini, onorevole sottosegretario, questa non è una riforma della scuola, è semplicemente l'attuazione dei tagli della finanziaria di Tremonti, una riforma conseguente al taglio operato dalla manovra finanziaria nel mese di luglio scorso. Peraltro le premesse che si sono volute argomentare nel decreto sul quale si chiede il voto di fiducia sono infondate: è infondato che la spesa per l'istruzione sia fuori controllo, come ha dichiarato il Ministro; è infondato che negli ultimi dieci anni gli alunni siano diminuiti e che la spesa sia cresciuta di oltre 10 miliardi; è infondato che il 97 per cento della spesa sia destinato agli stipendi; è infondato che la spesa per alunno sia la più alta della media OCSE.
Per queste ragioni nell'ordine del giorno si affrontano alcune questioni e si chiede soprattutto che nella fase di monitoraggio dei prossimi mesi si riprenda in esame anche l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. Pertanto, mi permetto di chiedere al Governo di rivedere il suo giudizio totalmente contrario ed, eventualmente, di accettare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vico n. 9/1634/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 20

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 466
Astenuti 28
Maggioranza 234
Hanno votato
205
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e Ria hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole e che i deputati Scilipoti e Naro hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Schirru n. 9/1634/31 e Iannuzzi n. 9/1634/32, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/1634/33, accolto come raccomandazione dal Governo.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, chiedo al Governo di ripensare il parere, anche proponendo una riformulazione, nel senso dell'accettazione di questo ordine del giorno. Abbiamo iniziato la mattinata parlando della crisi devastante dei mercati, dell'importanza di un'azione comune dell'Unione europea. Credo che sia importantissimo già oggi, in prospettiva del superamento della crisi, immaginare quale possa essere lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese all'interno dell'Unione. In questo senso ritengo che rimangano validi gli obiettivi di Lisbona: l'economia e la società della conoscenza può essere una possibilità alternativa e concreta alla finanza creativa degli ultimi anni.
È noto che nel nostro Paese ci sono situazioni diverse anche nel campo della scuola. Ho già citato più volte in quest'Aula (non mi ripeterò) i dati sulla dispersione scolastica, li ha ribaditi poco fa l'onorevole Vico. Ma anche i dati sul monitoraggio sulle competenze affermano che al sud negli ultimi anni con grande fatica si è riusciti a recuperare una parte del gap sulle conoscenze.
Questo è stato possibile investendo anche ore di insegnamento nelle classi. Credo allora che sia molto importante che quest'Aula e il Governo facciano uno sforzo per provare a sostenere la fatica e la laboriosità degli insegnanti del sud che hanno già dato risultati straordinari in termini di lotta alla dispersione scolastica, per il successo formativo e per la crescita delle competenze e immaginare, dunque, che vi possano essere dei percorsi e delle attenzioni particolari per le regioni del sud.
So che il sottosegretario Pizza è molto sensibile su questo, quindi lo prego di voler accantonare l'ordine del giorno per poter riflettere su una riformulazione che possiamo condividere, per iniziare - almeno questo! - un percorso di differenziazione degli interventi.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo chiede di sospendere l'esame di questo ordine del giorno per individuare una riformulazione dello stesso.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/1634/34, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Levi n. 9/1634/35, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Codurelli n. 9/1634/36 e Motta n. 9/1634/37, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.Pag. 21
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1634/38, non accettato dal Governo.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, invito il Governo a riconsiderare il parere, anche valutando la possibilità di esprimere pareri differenti sui quattro punti oggetto di una richiesta di impegno.
L'ordine del giorno a mia prima firma non è per nulla ideologico, non ha nessuna intenzione di essere ostruzionistico, piuttosto va incontro ad una serie di esigenze che peraltro erano state largamente condivise anche dalla maggioranza nella Commissione cultura e, successivamente, nel Comitato dei nove. Poi è accaduto qualcosa di imponderabile che ha portato dapprima alla soppressione di un comma dell'articolo 5-bis del provvedimento in esame, e poi al parere contrario sugli ordini del giorno che abbiamo presentato su questo argomento.
Il primo punto riguarda la possibilità per gli specializzandi iscritti ai corsi SISS, COBASLID e alle altre figure simili di corsi che avevano «congelato» l'iscrizione per motivi consentiti e contemplati dalla legge (ad esempio per effettuare un dottorato di ricerca, per poter seguire bene la maternità, per malattia oppure per effettuare dei corsi all'estero) di «scongelare» l'iscrizione e, quindi, il diritto a poter completare, così come la legge prevede, il corso abilitante. Questo è il primo impegno e non mi pare che ci sia nulla di strano, anzi, mi sembra che ci siano altri ordini del giorno che vanno in questa direzione sui quali il Governo ha espresso parere favorevole.
Il secondo punto è un impegno al Governo ad avviare nel prossimo anno accademico un nuovo sistema di formazione per il reclutamento; anche questo mi pare che sia nelle cose e anche nelle intenzioni del Governo.
Il terzo punto impegna il Governo a prevedere una valorizzazione del titolo di specializzazione: si parla tanto di meritocrazia, di titoli, di migliorare la qualità dell'offerta formativa, perciò non accogliere questo impegno mi pare davvero insensato.
Infine il quarto punto, che probabilmente è quello che ha determinato il parere contrario del Governo, riguarda la possibilità per i docenti già inseriti nelle graduatorie di chiedere il trasferimento in un'altra provincia da quella nella quale attualmente insegnano. Se non viene modificato questo parere, se non ci impegniamo a cambiare la disposizione relativa, magari con provvedimenti successivi, è del tutto evidente che fioccheranno i ricorsi e che, come amministrazione, saremo costretti a soccombere.
Ieri citavo il primo giudizio di merito sull'argomento, che la terza sezione bis del TAR del Lazio sarà chiamata ad esprimere il 6 novembre.
Credo che non possiamo chiudere gli insegnanti in celle e prigioni in ogni provincia. Dobbiamo capire che questo depaupera l'offerta formativa al nord, perché molte classi di concorso rischiano di esaurirsi: quando queste si esauriscono perché non ci sono docenti (perché essi sono stati costretti a scegliere la provincia di appartenenza), ciò determina l'accesso alle graduatorie di istituto, dove ci sono i laureati e non gli specializzati.
Signor Presidente, mi avvio a concludere: soprattutto nel centro-nord ci sarà un'offerta meno specialistica e meno specializzata, perché non ci saranno docenti abilitati. Per converso, in altre aree del Paese ci sarà un surplus di docenti, che probabilmente non saranno mai chiamati all'insegnamento.
Mi rendo conto che questo provvedimento, su 230 mila persone, può riguardare potenzialmente 160 mila meridionali. Mi pare del tutto evidente che le forze politiche che si sono contrapposte lo abbiano fatto fondamentalmente per un motivo ideologico, ma invito tutti - soprattutto i parlamentari che condividono, a prescindere dalla collocazione politica, il mio ordine del giorno n. 9/1634/38, magari per una questione territoriale - a votare secondo coscienza, se il GovernoPag. 22non dovesse cambiare parere sull'ordine del giorno medesimo e, nello specifico su questo aspetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, avevo chiesto al Governo una riconsiderazione del parere formulato...

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Russo, il Governo, come lei ben sa, non ha il dovere di rispondere. Se il sottosegretario Pizza non chiede la parola, passo alla votazione dell'ordine del giorno.

ANTONINO RUSSO. Chiedo almeno se sia possibile votare il mio ordine del giorno per parti separate.

PRESIDENTE. Le ripeto, il Governo non ha l'obbligo di rispondere alla sua sollecitazione. Se il sottosegretario Pizza non chiede la parola, non posso fare altro che procedere alla votazione.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo conferma di non accettare l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1634/38.

PRESIDENTE. Sottosegretario Pizza, qual è l'orientamento del Governo circa la richiesta di porre in votazione l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1634/38 per parti separate?

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Presidente, il Governo non accetta tale proposta.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1634/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
236
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Pionati e Ria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'ordine del giorno Mosca n. 9/1634/39, non accettato dal Governo.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Mosca n. 9/1634/39... Signor sottosegretario!

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, continui.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo al sottosegretario Pizza un attimo di attenzione. Non capisco il motivo per il quale il Governo non abbia accettato l'ordine del giorno Mosca n. 9/1634/39, che in sostanza dice che il neurone non è Dante. Quando c'è una ricerca scientifica è molto difficile poterla inserire in un libro di testo solo con un'appendice, perché è del tutto evidente che la scoperta scientifica può rimettere in discussione l'intero testo scolastico.Pag. 23
Dunque, si chiede semplicemente di valutare, nella definizione dei regolamenti, una disciplina per i libri di testo scientifici e si chiede che l'ordine del giorno Mosca n. 9/1634/39 sia almeno accolto come raccomandazione, altrimenti un po' tutti quanti - legislatore in primis - facciamo la figura di persone che non sanno proprio come funziona il mondo! Questo sarebbe un grande dispiacere per il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosca n. 9/1634/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
239
Hanno votato
no 264).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/1634/40, accettato dal Governo purché riformulato.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sì, signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta dal Governo e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gozi n. 9/1634/41, Rubinato n. 9/1634/42, Lolli n. 9/1634/43, Merloni n. 9/1634/44, Concia n. 9/1634/45, Melandri n. 9/1634/46, Rossa n. 9/1634/47, Ginoble n. 9/1634/48.
Passiamo all'ordine del giorno De Pasquale n. 9/1634/49, accettato dal Governo a condizione che venga riformulato.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, vorrei meglio precisare la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/1634/49: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di attivare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca a svolgere azioni di sensibilizzazione e formazione, anche con corsi che formino i docenti a condurre il percorso didattico tramite il metodo educativo dell'apprendimento-servizio (service-learning), già diffuso in Europa e negli Stati Uniti con ottimi risultati; ad effettuare sperimentazioni dell'insegnamento della nuova disciplina presso ogni ordine e grado di scuola, anche tramite il metodo educativo dell'apprendimento-servizio (service-learning)».

PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1634/49?

ROSA DE PASQUALE. Sì, signor Presidente e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1634/50?

PIERLUIGI MANTINI. Sì, signor Presidente e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Enzo Carra n. 9/1634/51, Pes n. 9/1634/52, Nicolais n. 9/1634/53, Mazzarella n. 9/1634/54, Ghizzoni n. 9/1634/55, Tocci n. 9/1634/56, Bachelet n. 9/1634/57, Froner n. 9/1634/58, Ginefra n. 9/1634/59 e Zaccaria n. 9/1634/60.Pag. 24
Onorevole Realacci, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1634/61?

ERMETE REALACCI. Sì, signor Presidente e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo all'Onorevole Ferrari se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/62, accolto come raccomandazione dal Governo.

PIERANGELO FERRARI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, l'onorevole Ferrari chiede che venga votato il suo ordine del giorno n. 9/1634/62, accolto come raccomandazione dal Governo. Il Governo è disposto ad accettarlo? Si tratta della distribuzione della Costituzione nelle varie province.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. No, signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, anche in qualità di relatrice del provvedimento, vorrei segnalare al Governo che era opportuno l'accoglimento come raccomandazione. Infatti, signor Presidente, il problema è che - devo rivolgermi anche alle forze di opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) - sono stati presentati cinquanta ordini del giorno ostruzionistici, facendo uso della Costituzione, il che non mi sembra il massimo della correttezza formale.
Comunque, se il Governo conferma di accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione, credo che il Popolo della Libertà potrebbe astenersi.
Però, non possiamo chiedere neanche, in questo momento, un impegno al Governo su qualcosa che è anche molto oneroso. Nel rispetto della Costituzione, penso che al massimo potremmo astenerci.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non so bene se ci rendiamo conto di quello che sta accadendo. L'«elemosina» della collega Aprea, che ringraziamo, non l'accettiamo. Vorrei semplicemente far presente alla collega Aprea e al Governo, nel merito delle cose che stiamo affrontando, che oggi stiamo discutendo di ordini del giorno a causa del fatto che immotivatamente, senza alcuna ragione e senza alcun ostruzionismo in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori), probabilmente seguendo la linea dettata dal Presidente del Consiglio, per cui si agisce solo attraverso decreti-legge e fiducie, esattamente quello che abbiamo fatto anche in questa occasione, viene impedito all'opposizione di poter fare qualunque tentativo di miglioria emendativa.
Sono sicuro che qualche collega del centrodestra non troverebbe ostruzionistico distribuire la Costituzione nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo apprezza lo spirito di questo ordine del giorno, perché far conoscere la Costituzione è, indubbiamente, un fatto estremamente meritorio, anche in linea con il decreto-legge, che prevede la reintroduzione nelle nostre scuole della materia dell'educazione civica e della cittadinanza.Pag. 25
È per questo che il Governo preferiva accogliere come raccomandazione tutti questi ordini del giorno. Il Governo non è assolutamente contrario, ma potrebbero essere introdotti elementi di spesa, per cui penso che la formulazione del parere come accoglimento con raccomandazione sia la migliore, ma, ripeto, il Governo apprezza lo spirito con cui sono stati estesi questi ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, volevo esprimere anch'io un parere su questi ordini del giorno. Ci sono luci ed ombre, nel senso che non mi pare serio e non mi pare una cosa positiva che si presentino cinquanta ordini del giorno praticamente tutti uguali, mettendo Pistoia, Prato, Belluno, Matera e tutti i posti più impensati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché non mi pare che sia una prassi corretta, dal mio punto di vista.
D'altro canto, mi sembra anche giusto richiamare il discorso della Costituzione. Visto che il Governo ne ha fatto un cavallo di battaglia e visto che all'articolo 1 si parla specificamente della Costituzione, non capisco perché non si debba prendere atto che è un provvedimento positivo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, anche in considerazione di quello che dicevo prima e della particolare importanza del problema sollevato da questo ordine del giorno, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno relativi alla diffusione della Costituzione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego, il Governo ha espresso testé parere favorevole sull'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 e, se mi posso permettere di interpretare, su tutti i successivi ordini del giorno di identico tenore. A questo punto, chiedo ai numerosi colleghi che avevano chiesto di parlare se confermano la loro intenzione.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non parlo, evidentemente, in dissenso dalla dichiarazione di voto fatta dall'onorevole Capitanio Santolini, ma vorrei chiedere un secondo di attenzione, se è possibile, perché mi sembra abbastanza estemporaneo quello che sta succedendo, nonostante la sua perfetta gestione dei nostri lavori.
Il Governo ha dato un parere dieci minuti fa, il relatore si prende la briga di dare, a sua volta, un altro parere, francamente abbastanza originale, e poi si ricomincia con un giro di pareri da parte di singoli deputati che non hanno senso.
Si può fare una dichiarazione di voto, il Governo può cambiare la sua intenzione, ma non è che si possono continuare a dare pareri che sono già stati dati ieri sera, addirittura da parte del relatore di un provvedimento! Prendo atto della situazione: posso anche rendermi conto che su tutti gli ordini del giorno il Governo non ha ancora precisamente trovato un suo convincimento, può essere convinto - e di questo bisogna dare atto al sottosegretario Pizza - dalle motivazioni che esulano dalle illustrazioni da parte dei colleghi; però che si ricominci in maniera abbastanza burlonesca, in un clima abbastanza estemporaneo a discutere sui pareri e si voti secondo i pareri che dà il Governo, mi sembra poco opportuno. Se ci sono delle aggiunte o motivazioni diverse si accantoni come si è fatto prima, ma si eviti per cortesia che ogni singolo parlamentare dia un proprio parere e non faccia le dichiarazioniPag. 26di voto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, mi permetto di farle osservare che lei usa impropriamente il termine «parere» riferito agli interventi dei deputati: i deputati che chiedono di parlare lo fanno per dichiarazione di voto, non per esprimere un parere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis sull'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. È chiaro che il nostro voto sarà contrario, anche perché non ho capito come si permettano i colleghi della sinistra di dire che bisogna mandare la Costituzione a Venezia, a Treviso, a Sondrio, nelle città del nord: studiatevela, che siete voi i razzisti! Perché questa è una vergogna (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

GIUSEPPINA SERVODIO. Ma piantala!

MICHELE VENTURA. Ma che dici!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis... La prego...

PAOLA GOISIS. Questa è una vergogna! Noi la riteniamo una vergogna nei confronti delle città del nord! Quindi, voto contrario!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la Costituzione della Repubblica italiana è valida in qualsiasi parte del territorio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PAOLA GOISIS. Ma perché a Venezia? Contro!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, al di là del modo e del metodo con cui il collega Ferrari propone la distribuzione della Costituzione, apprezzo molto il suo intervento, perché fino ad oggi l'unico elemento di sicurezza che questo Parlamento può avere è proprio la Carta costituzionale, nella quale noi ci riconosciamo, e in tutti i paesi deve essere distribuita! L'Italia dei Valori voterà favorevolmente su tutti gli ordini del giorno relativi a questo argomento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, prendo la parola solo per una questione di bon ton parlamentare. La collega Capitanio Santolini nel suo intervento, forse nella foga del discorso, ha citato alcune città tra cui Matera, e ha aggiunto: «in tanti luoghi così impensati». Vorrei capire perché quelle città per lei sono luoghi «impensati».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Sono soddisfatto, nel senso che prendo atto che il Governo ha cambiato parere.

PRESIDENTE. Quindi, onorevole Pompili, preannunzia il suo voto a favore.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che accusare una parte di questo Parlamento di razzismo è semplicemente indice di non conoscenza esatta di quanto stiamo discutendo, ePag. 27anche dal punto di vista politico semplicemente di ignoranza politica. Chiedo, signor Presidente, di valutare la positività del giudizio del Governo sugli ordini del giorno: a questo punto il Governo si esprime favorevolmente su tutti gli ordini del giorno che abbiamo presentato, dall'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 all'ordine del giorno Mattesini n. 9/1634/152, esattamente quelli che intendevano garantire la distribuzione della Costituzione in tutte le scuole d'Italia, trattandosi di ordini del giorno che, nell'insieme, ricordano tutte le province d'Italia. Significa quindi che il Parlamento, grazie anche all'atteggiamento del Governo, che ha rivisto la posizione iniziale, decide oggi che in tutte le scuole d'Italia, visto che è stata introdotta l'educazione civica come materia obbligatoria, sarà distribuita la Costituzione.
Credo che questo sia un elemento positivo che deve essere valorizzato grazie al fatto che oggi il Governo, nonostante non sia stato possibile introdurre con un emendamento una norma di questo tipo (avendo il Governo posto la questione di fiducia), si impegna a fare in modo che in tutte le scuole d'Italia sia distribuita la Costituzione.
Da questo punto di vista, signor Presidente, dobbiamo assumere che non si debba procedere alla votazione degli altri ordini del giorno in quanto l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 equivale a tutti gli altri. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Quartiani. Quando saranno conclusi gli interventi dei numerosi parlamentari che hanno chiesto di parlare sull'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, non porrò in votazione l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 e non porrò in votazione tutti gli ordini del giorno che sono di identico tenore e che variano soltanto nell'indicazione della provincia.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Granata.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Onorevole Presidente, intervengo esattamente per ciò che lei ha testé espresso, cioè la volontà di esprimere un parere come raccomandazione sulla distribuzione della Costituzione in tutto il territorio nazionale, rispetto alla quale siamo favorevoli, ossia senza alcun riferimento alle città.

PRESIDENTE. Onorevole Granata, sono unicamente i proponenti dell'ordine del giorno che possono chiedere di porlo in votazione o meno. Avendo l'onorevole Quartiani espresso una valutazione a nome del suo gruppo, ho dato la comunicazione che lei ha testé richiamato; non avrei potuto darla precedentemente perché non potevo certo sottrarre ai deputati firmatari il diritto, se lo rivendicavano, di porre in votazione l'ordine del giorno.
Prendo atto che gli onorevoli Cota e Bocchino, che avevano chiesto di parlare, vi rinunziano.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Stracquadanio.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vorrei cercare di fare uno sforzo con tutti i colleghi per riportare un po' di tranquillità e calma in quest'Aula su questioni che mi pare dobbiamo tenere fuori dalla nostra polemica politica.
Gli ordini del giorno presentati in relazione alla distribuzione della Costituzione nelle diverse province - spero che il collega Quartiani mi ascolti - avevano un evidente, anche se legittimo, significato di natura ostruzionistica nella battaglia parlamentare (il che è ammissibile), ma avrebbero potuto provocare un risultato assolutamente paradossale e del tutto indesiderabile, cioè che in qualche provincia si distribuisca la Costituzione e in qualche altra no, dando così carattere non unitario alla Costituzione della Repubblica italiana, la quale dice, all'articolo 117, che la Repubblica è formata dallo Stato, dalle regioni, dalle province e dai comuni.
In un qualunque Parlamento che avesse avuto un regolamento più moderno, come quello degli Stati Uniti, quegli ordini del giorno in sede preliminare sarebbero stati accorpati in un unico ordine del giorno inPag. 28virtù del quale nelle scuole d'Italia si distribuisce la Costituzione.
Ciò detto, signor Presidente, vorrei svolgere una considerazione ulteriore: il provvedimento che stiamo per approvare ha previsto, come uno dei suoi capisaldi, l'introduzione della materia «Cittadinanza e Costituzione». È scontato, nella stessa definizione del fatto, che il libro di testo di questa disciplina è la Costituzione italiana.

MANUELA DAL LAGO. Bravo!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. È quindi inutile dal punto di vista parlamentare e operativo stabilire che il libro di testo debba essere distribuito, perché lo è nei fatti della disciplina stessa.
Pregherei allora il collega Quartiani e il gruppo del Partito Democratico, la cui ragionevolezza sul tema mi è parsa significativa nel momento in cui hanno deciso la reductio ad unum dell'ordine del giorno, di non voler brandire la bandiera della Costituzione come un oggetto da distribuire in termini, per così dire, di rivendicazione di parte, perché la Costituzione ci unisce tutti oggi in quest'Aula e sarà il libro di testo che il Governo ha voluto introdurre.
Colleghi, vi invito quindi a ritirare l'ordine del giorno in omaggio all'unità che la Costituzione stabilisce e all'unità dell'indirizzo didattico che oggi esiste, pur nel rapporto di autonomia tra lo Stato e le regioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vedo che non sono stati compresi gli sforzi che abbiamo compiuto per non presentare ordini del giorno a fini ostruzionistici. Al contrario, i nostri ordini del giorno sono stati presentati per garantire che in tutte le realtà, in tutte le province d'Italia e in tutti gli ex provveditorati d'Italia, si provvedesse a fare in modo che, qualora venisse accettato l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, come il Governo ha affermato, venga distribuita la Costituzione.
A questo punto, onorevole Stracquadanio, non brandisco la Costituzione, che è una bandiera di tutti gli italiani che si regge da sé e non ha bisogno di interpreti del momento, ma brandisco il Regolamento. Visto che molti altri colleghi lo hanno sollecitato, proprio per dimostrare che non si tratta di un atteggiamento ostruzionistico, chiedo, signor Presidente, che sul primo ordine del giorno, Ferrari n. 9/1634/62, si proceda al voto, così la volontà del Parlamento sarà chiara e precisa.
Conseguentemente e in base all'esito della votazione che ne deriverà, tutti gli altri ordini del giorno, se sarà approvato il primo, verranno considerati accettati - non accolti come raccomandazione, ma accettati - a meno che lei non decida di procedere alla votazione di ciascun ordine del giorno. Nel qual caso, siamo disponibili a fare in modo che si votino tutti fino all'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1634/165. Diversamente, votiamo sul primo e, se il voto sarà favorevole, riteniamo accettati tutti gli altri, mentre se viene respinto il primo, riteniamo respinti tutti gli altri.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, sempre in ossequio al Regolamento, considero la richiesta che lei ha avanzato svolta a nome del presentatore, l'onorevole Ferrari, dato che lei non è cofirmatario dell'ordine del giorno.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Potrei sottoscriverlo...

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ferrari insite per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, avrei fatto volentieri a meno diPag. 29intervenire per non dare adito alla benché minima polemica su un presunto atteggiamento ostruzionistico che noi non abbiamo messo in campo su questo provvedimento; se vi è stato un atteggiamento ostruzionistico, sicuramente non ha riguardato le opposizioni. Però, l'intervento dell'onorevole Stracquadanio ha introdotto un elemento che merita un momento di riflessione.
Sicuramente non spetta a quest'Aula stabilire i programmi scolastici, però, sicuramente, quest'Aula non può accettare la logica minimalistica, per cui l'introduzione dell'insegnamento nei cicli scolastici di «Cittadinanza e Costituzione» si possa ridurre soltanto alla distribuzione di un testo che comprende la Costituzione. Soltanto il concetto di cittadinanza potrebbe meritare qualche approfondimento e qualche tomo.
Io la vedo, signor Presidente, un po' infastidito e che controlla l'orario, però mi lasci completare il mio ragionamento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la prego di astenersi da interpretazioni, svolga il suo intervento. Lei ha ancora tre minuti e trentacinque secondi a disposizione: ha tutto il tempo che vuole!

FABIO EVANGELISTI. La ringrazio. Soltanto il concetto di cittadinanza meriterebbe un'ampia discussione in quest'Aula, come oggi, probabilmente, faremo con l'intervento del Ministro Maroni, perché quando si parla di razzismo, si chiama in causa anche un concetto di cittadinanza, come abbiamo sentito poco fa nell'intervento che aveva preceduto quello dell'onorevole Stracquadanio, ovvero l'intervento dell'onorevole Goisis.
Quindi, l'intervento che ho voluto svolgere a nome dell'Italia dei Valori è volto a sottolineare che noi voteremo a favore di questi ordini del giorno, che non hanno carattere ostruzionistico, ma che vogliono definire un impegno preciso: quello di mettere gli alunni italiani nelle condizioni di conoscere almeno il testo della Costituzione - lo ripeto: almeno il testo della Costituzione -, senza che ciò comporti spese e oneri ulteriori a carico delle famiglie.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo prende atto con soddisfazione della intenzione non ostruzionistica della presentazione di questi ordini del giorno relativi alla distribuzione della Costituzione nelle scuole. Proprio per semplificare, il Governo propone un'unica riformulazione per tutti gli ordini del giorno eliminando i riferimenti alle province e che si concluda con l'espressione:
«per distribuire gratuitamente una copia della Costituzione a tutti gli alunni». Di conseguenza è chiaro - come si è detto prima - che tale ordine del giorno riguarderebbe tutti gli alunni del Paese e che non sono necessarie determinazioni geografiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per chiedere al sottosegretario Pizza di integrare l'ordine del giorno in esame, per attuare pienamente l'articolo 1 del provvedimento che stiamo approvando, prevedendo anche la distribuzione agli studenti degli statuti regionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia - Commenti), perché l'articolo prevede che vi sia una conoscenza della Costituzione e degli statuti regionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

Pag. 30

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, vorrei intervenire perché il Governo ha fatto questa precisazione, eliminando il riferimento alla distribuzione di copia della Costituzione a tutti gli alunni «a partire da quelli residenti a Venezia». È chiaro, infatti, che con questa accezione voi facevate una distinzione etnica, come se i veneziani o i veneti fossero incapaci di leggere la Costituzione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi voglio ricordare che chi frequenta le scuole - vediamo se posso parlare - e chi è dentro le scuole come insegnante già sa che la Costituzione la si studia. Non avevamo bisogno di aspettare che la sinistra arrivasse qui con queste barzellette (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, mi sembra a questo punto che il sottosegretario Pizza alla fine abbia aperto un dibattito quasi inutile e sterile.
Volevo chiedere solo una precisazione e capire se la distribuzione riguarda anche gli alunni delle scuole elementari o l'ordine del giorno invece riguarda le scuole dalle medie in avanti. Forse sarebbe opportuno fare un po' di chiarezza in questo senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, è evidente che questi ordini del giorno sono stati presentati con una finalità ostruzionistica e strumentale.
È inutile che si dica il contrario, i fatti lo dimostrano. Perché è evidente? Perché lo studio della Costituzione è già previsto da questo decreto, così come giustamente è previsto lo studio degli statuti regionali, grazie ad un emendamento che è stato presentato dalla Lega Nord Padania.
A fronte di tutto questo, il sottosegretario, giustamente, aveva espresso un parere all'inizio della discussione, secondo il quale il Governo accoglieva l'ordine del giorno come raccomandazione e, in caso contrario ovviamente, invece aveva espresso a nome del Governo parere contrario. Questo tipo di parere aveva una logica, per così dire sistematica e sistematica rispetto anche alla costruzione del provvedimento.
Allora, noi non accettiamo le vostre provocazioni. Non accettiamo che un tema importante come questo venga strumentalizzato in questo modo nell'Aula e venga strumentalizzato anche facendo riferimento a una provincia piuttosto che ad un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questi sono temi molto seri. Quando abbiamo a che fare con l'educazione degli studenti dobbiamo lasciare da parte la strumentalizzazione, la gazzarra politica e la gazzarra parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La nostra coerenza ci impone di restare all'indicazione originaria espressa dal sottosegretario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, se ho ben capito, il sottosegretario ha proposto di riformulare l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, modificandolo in modo da sostituire alle parole: «per distribuire gratuitamente una copia della Costituzione a tutti gli alunni a partire da quelli residenti a Venezia», con le seguenti: «per distribuire gratuitamente una copia delle Costituzione a tutti gli alunni del territorio nazionale». Se è così, il nostro gruppo è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, è ridicolo e imbarazzante tentare di nonPag. 31vedere la linea che in questo momento sta separando la Lega persino dalla destra (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Nonostante che l'onorevole Aprea abbia tentato di persuadere l'esponente della Lega ad essere meno nervosa, non sembra che ci sia riuscita. Continuano ad opporsi all'idea che la Costituzione italiana sia il testo fondamentale nelle nostre scuole. Lei lo ha detto, glielo riconosciamo, ma vogliamo ribadire che non si può accettare niente di meno che non sia l'affermazione della presenza, distribuzione e insegnamento in tutte le scuole italiane della Costituzione di questo Paese.
Gli argomenti della Lega appaiono imbarazzanti e ridicoli anche in confronto con il loro progetto della scuola (una scuola di apartheid) e con il loro progetto dei punti, che è davvero da Sudafrica. Quindi la prego, signor Presidente, di mantenere la posizione che lei ha avuto nel reagire all'impetuosa esponente della Lega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo su una questione personale. Ritengo che sia vergognoso - lo dico anche ai miei colleghi, ma non perché mi sento maestra di vita -, parlare di Costituzione, quando noi per primi non siamo di esempio di come si può vivere in un sistema in cui ci sia pari opportunità e rispetto uno dell'altro.
Ritengo, tuttavia, che sia necessario ricordare che una Costituzione per ogni alunno delle scuole in un sistema in cui sono stati tagliati i fondi per ogni tipo di risposta e di necessità, mi sembra assolutamente eccessivo. Mi asterrò pertanto da questo voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché trovo che sia assolutamente indecente parlare in questo modo della Costituzione, non rispettandola neanche per quello che è, e non parlare e non ricordarsi invece di quante sono le barriere architettoniche che in tutto il nostro Paese impediscono l'istruzione scolastica alle persone con handicap (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo per svolgere un'osservazione iniziale, essendo un po' a disagio per quanto ho sentito in quest'Aula, e anche per rivolgere un appello.
Sono stata eletta in Veneto. Il primo ordine del giorno in esame parte da Venezia, per casualità credo sia capitata quella provincia. Vorrei ricordare che in Veneto in questo momento tantissimi comuni, amministrati in modo trasversale, stanno celebrando i novant'anni dalla conclusione della prima guerra mondiale. In queste celebrazioni viene anche ricordato che la prima guerra mondiale è la festa anche della conclusione, dell'epilogo del Risorgimento italiano e la festa dell'unità d'Italia. In Veneto c'è stato un fronte della prima guerra mondiale, dove sono morti molti italiani che per la prima volta, provenendo anche dalla Sicilia e dalle regioni del sud, combattevano a fianco dei veneti e degli abitanti del nord del Paese.
Rivolgo un appello: l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 secondo me casualmente inizia da Venezia. Ma ricordando questa coincidenza storica con orgoglio (perché non mi piace che in quest'Aula si pensi al Veneto come ad una parte del Paese che non si riconosce nell'unità di questo Paese e nella Costituzione) voglio ricordare come in molti comuni del Veneto si consegna già da tempo la Costituzione ai diciottenni e ai ragazzi che frequentano le scuole, come avviene anche in altre parti del Paese.
Credo che, in questo momento, quest'Aula, visto che tutti condividiamo il fatto che in qualche modo torni l'educazione civica nelle nostre scuole, darebbe un buon esempio e una valida testimonianza - perché educazione è testimoniare, non è consegnare la Costituzione italiana - sePag. 32accogliesse, se volete, gli ordini del giorno in esame nel testo risultante dalla riformulazione proposta dal Governo e tutti insieme votassimo a favore. Infatti, un voto diverso sarebbe comunque interpretato non solo in modo strumentale dal punto di vista politico (ed è ciò che mi pare che qui non si debba fare), ma soprattutto darebbe una pessima testimonianza agli alunni delle nostre scuole, ai quali diciamo che si deve leggere e conoscere la Costituzione, ma poi in quest'Aula ci dividiamo su un voto come questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, intervengo solo per osservare che stamattina, alle 8.30, il Ministro Tremonti è venuto qui a dichiarare - per dire la verità, sostanzialmente all'opposizione che era presente - che è lo Stato italiano, retto da questa Costituzione, a salvare le regioni, gli statuti regionali e la possibilità che siano ancora retti in un Paese in salute. Quindi penso che sarebbe opportuno, senza tante storie, accettare questo invito a far leggere la Costituzione di quello Stato che, alla fine, è quello che ci ritroviamo tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, voglio aggiungere due piccole notazioni: in primo luogo, un suggerimento didattico, cogliendo lo spunto dall'intervento del collega Cimadoro, che sostanzialmente invita a circoscrivere la platea dei destinatari di questa risorsa didattica in alcune classi, io direi in una classe, che annualmente potrebbe essere destinataria di questo testo per rendere sensibile l'argomento nelle materie didattiche dell'educazione civica.
Un secondo suggerimento è legato al coordinamento di questa iniziativa con l'ordine del giorno Monai n. 9/1634/8, che ha ad oggetto la cittadinanza europea e i diritti dell'uomo, nel senso che sarebbe opportuno che questa pubblicazione fosse dedicata anche in parte a questa tematica, che ha visto l'approvazione dell'Aula quasi unanime pochi attimi fa.
Alla fine, un auspicio di lealtà istituzionale: vorrei augurarmi che non succeda quanto abbiamo già visto nel febbraio del 2006, quando il Presidente del Consiglio Berlusconi comunicò agli italiani l'adozione di quel bonus bebè, che fu poi una sventura per migliaia di persone che ne beneficiarono ingiustamente, indotte in inganno da una lettera che il Premier spedì a tutte le famiglie italiane nelle quali era nato un piccolo bambino. Chiedo appunto che questa distribuzione avvenga non con strumenti di tale tipo, ma con un coordinamento con la Presidenza della Repubblica, con il Presidente Napolitano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare l'attenzione dell'Aula: potrebbe essere sfuggito che il Governo ha già accettato l'ordine del giorno De Angelis n. 9/1634/7, di cui sono il primo firmatario, che con specifica attenzione proprio alla formazione e alle conoscenze e competenze relative a «Cittadinanza e Costituzione», ha chiesto di specificare espressamente i contenuti essenziali dell'insegnamento dell'educazione civica e renderli obbligatori. Il testo base dell'insegnamento dell'educazione civica è la Costituzione, per cui francamente la discussione sull'ordine del giorno in esame mi sembra piuttosto strumentale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, al di là del chiaro intento strumentale dell'opposizione - infatti, alPag. 33di là delle tante parole, sono cento ordini del giorno tutti uguali -, formulo una richiesta al sottosegretario e alla relatrice, visto che sono anche sindaco; i comuni da anni finanziano le scuole, perché alle scuole mancano i servizi essenziali per i propri alunni: ha fatto una valutazione del costo economico di questa operazione, facendo un conto degli alunni di tutte le scuole d'Italia? Stiamo parlando di difficoltà in ogni settore, di tagli in ogni settore. Penso alle barriere architettoniche o ad altri servizi, come per esempio l'informatica nelle scuole, di cui tanto c'è bisogno e che sarebbe più utile, invece di varare la disposizione in esame.
Pertanto, penso che sia doverosa una valutazione finanziaria, se ha la possibilità di darci una quantificazione dei costi, se siano cinque, quaranta o cinquanta milioni di euro, non per il 2009, ma per tutti gli anni. Penso tuttavia che le nostre scuole abbiano bisogno di ben altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo brevemente perché credo che sulla Costituzione non ci possano essere spese di sorta, per cui l'Italia dei Valori voterà favorevolmente sull'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 nel testo risultante dalla riformulazione proposta dal Governo e chiedo che venga votato all'unanimità perché questo sarebbe il miglior regalo a quelle parole che abbiamo speso nel ricordare il professor Elia, che forse sono, a questo punto, solo parole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché, a questo punto, cari colleghi della sinistra, sorprende la vostre improvvisa resipiscenza a tutela del diritto degli studenti a studiare la Costituzione nell'ambito dell'educazione civica, quando proprio voi, trent'anni fa, aboliste l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prima di chiedere al presentatore se accetta la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, per chiarezza per tutta l'Aula, darò lettura del testo del dispositivo dell'ordine del giorno secondo la riformulazione proposta dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo per precisare che, proprio per evitare le strumentalizzazioni e le provocazioni della sinistra, in questo contesto, noi non parteciperemo al voto (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Per chiarezza, do quindi lettura del dispositivo dell'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62 nella nuova formulazione proposta dal Governo: «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad individuare, nel corso del prossimo esercizio finanziario, risorse necessarie, tali da non aggravare ulteriormente le famiglie, per distribuire gratuitamente una copia della Costituzione a tutti gli alunni».
Prendo, quindi, atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia -Pag. 34Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

(Presenti 457
Votanti 443
Astenuti 14
Maggioranza 222
Hanno votato
441
Hanno votato
no 2).

Prendo atto da i deputati Piffari e Golfo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno da Fiano n. 9/1634/63 a Livia Turco n. 9/1634/94 e da Vassallo n. 9/1634/96 a Mattesini n. 9/1634/152, accettati dal Governo, nel testo riformulato come l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/1634/95, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/1634/153, non accettato dal Governo.

MATTEO MECACCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mecacci n. 9/1634/153, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 442
Astenuti 22
Maggioranza 222
Hanno votato
172
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che la deputata Bianconi ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che la deputata Bernini Bovicelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che i deputati Ferranti, Realacci e Gatti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Bobba ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno da Lo Moro n. 9/1634/154 a Margiotta n. 9/1634/166, accettati dal Governo, nel testo riformulato come l'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno: Bellanova n. 9/1634/167, Bernardini n. 9/1634/168, Marchioni n. 9/1634/169, Miotto n. 9/1634/170, Mogherini Rebesani n. 9/1634/171, Pollastrini n. 9/1634/172, Samperi n. 9/1634/173, Sanga n. 9/1634/174, Tempestini n. 9/1634/175, Vaccaro n. 9/1634/176, Agostini n. 9/1634/177, Viola n. 9/1634/178, Albonetti n. 9/1634/179, Amici n. 9/1634/180, Argentin n. 9/1634/181, Barbi n. 9/1634/182, Baretta n. 9/1634/183, Beltrandi n. 9/1634/184, Benamati n. 9/1634/185, Berretta n. 9/1634/186, Binetti n. 9/1634/187, Bobba n. 9/1634/188, Bocci n. 9/1634/189, Boccia n. 9/1634/190, Boccuzzi n. 9/1634/191, Bossa n. 9/1634/192, Bonavitacola n. 9/1634/193, Bordo n. 9/1634/194, Braga n. 9/1634/195, Brandolini n. 9/1634/196, Bratti n. 9/1634/197, Bucchino n. 9/1634/198, Calearo Ciman n. 9/1634/199, Calgaro n. 9/1634/200, Calvisi n. 9/1634/201, Capano n. 9/1634/202, Capodicasa n. 9/1634/203, Carella n. 9/1634/204, Marco Carra n. 9/1634/205, Causi n. 9/1634/206, Cavallaro n. 9/1634/207, Ceccuzzi n. 9/1634/208, Cenni n. 9/1634/209, Ciriello n. 9/1634/210, Colaninno n. 9/1634/211, Colombo n. 9/1634/212, Corsini n. 9/1634/213, Cuperlo n. 9/1634/214, Dal Moro n. 9/1634/215, Damiano n. 9/1634/216, D'Antona n. 9/1634/217, D'Antoni n. 9/1634/218 e De Micheli n. 9/1634/219, accolti dal Governo come raccomandazione.Pag. 35
Prendo atto che l'onorevole Quartiani accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/220, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Giachetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/221, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rivolta n. 9/1634/222 e Baldelli n. 9/1634/223, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/1634/224, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Volontè non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/225, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Ciccanti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/226, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Tassone non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/227, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Ciocchetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/228, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Rao se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/229, non accettato dal Governo.

ROBERTO RAO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per affermare che con l'ordine del giorno in esame si chiede al Governo di limitare l'introduzione del maestro unico per i primi due anni di scuola, perché i bambini in quest'anno hanno sicuramente bisogno di una figura di riferimento, escludendo il terzo, quarto e quinto anno. Pertanto, chiedo che sia posto in votazione l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rao n. 9/1634/229, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 492
Astenuti 8
Maggioranza 247
Hanno votato
231
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Torazzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Compagnon n. 9/1634/230, Cera n. 9/1634/231 e Capitanio Santolini n. 9/1634/232, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1634/233, accettato dal Governo.

TERESIO DELFINO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, naturalmente accolgo con soddisfazione il fatto che il Governo abbia accettato il mio ordine del giorno n. 9/1634/233. Tuttavia, signor Presidente, insisto perché l'ordine del giorno in esame sia ugualmente posto in votazione anche perché con alcuni provvedimenti, a partire dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, decreto convertito,Pag. 36con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133, si attribuiscono dei parametri e tra l'altro si prevede la revisione dei parametri oggi vigenti in materia di formazione delle classi nonché della determinazione degli organici. Tuttavia, non è chiaramente escluso che all'interno di tale azione di modifica nella formazione dei parametri per le classi e per gli organici vi sia qualsiasi riferimento al tema oggetto oggi dell'ordine del giorno in esame.
Pertanto, vorrei che con un parere favorevole del Governo e con un voto dell'Aula si confermi che rimangono vigenti, come viene detto in questo ordine del giorno, i parametri oggi esistenti per i diversamente abili nell'inserimento nelle nostre scuole, anche perché - concludo - l'istruzione costituisce, come dice la Costituzione, un diritto sociale fondamentale e non vorrei che per queste persone con maggiori difficoltà possano emergere in futuro orientamenti che ci facciano fare dei passi indietro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/1634/233, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
501
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, trattandosi della libertà scolastica e dell'introduzione di misure per poterla sostenere, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io, a nome di tutto il gruppo Unione di Centro, chiedo di aggiungere la mia firma a questo importante ordine del giorno sulla libertà di educazione. Si tratta di un impegno che faceva parte di molti programmi elettorali e speriamo che, a partire da questo ordine del giorno, diventi qualcosa di più anche per questa legislatura.

SANTO DOMENICO VERSACE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, intervengo anch'io per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, a nome del gruppo Lega Nord Padania, chiedo di aggiungere anche la mia firma all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 37

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, chiedo di aggiungere anche la mia firma all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, a nome di tutti i componenti del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia, chiedo di aggiungere anche la mia firma all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, aggiungo anche la mia firma all'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234.

VINCENZO GAROFALO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, chiedo anch'io di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Vignali n.9/1634/234.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234, accettato dal Governo.

RAFFAELLO VIGNALI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vignali n. 9/1634/234, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 307
Astenuti 177
Maggioranza 154
Hanno votato
295
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che i deputati Ravetto, Mariarosaria Rossi e Testoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che le deputate Mariani, Braga, Coscia, Ghizzoni e De Biasi hanno segnalato di essersi erroneamente astenute mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Latteri n. 9/1634/235, accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Lombardo n. 9/1634/236.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Belcastro n. 9/1634/237 e Iannaccone n. 9/1634/238, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Avverto che gli ordini del giorno Rosato n. 9/1634/239 e Cesario n. 9/1634/240 sono assorbiti dall'approvazione dell'ordine del giorno Ferrari n. 9/1634/62, nel testo riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Boffa n. 9/1634/241, accettato dal Governo, non insiste per la votazione.
Onorevole Mario Pepe (PdL), accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1634/242.

Pag. 38

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, volevo chiedere alla cortesia del sottosegretario Pizza di rivedere il suo parere, dal momento che l'ordine del giorno tocca il problema più grande del diritto allo studio. Signor sottosegretario, se non può accettare l'ordine del giorno, almeno si rimetta all'Assemblea.

PRESIDENTE. Il Governo intende replicare?

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rinnovo l'invito del Governo al ritiro dell'ordine del giorno, altrimenti il Governo è costretto a non accettarlo.

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe (PdL)?

MARIO PEPE (PdL). Signor sottosegretario, mi dica almeno una parola buona... lo ritiro (Commenti)!

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, trattandosi di una materia molto delicata che riguarda alcune centinaia di studenti universitari, faccio mio l'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/1634/242 e ne chiedo la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, gli ordini del giorno, a differenza degli emendamenti, non possono essere fatti propri da altri.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per la stessa ragione dell'onorevole Ciccanti, ma se non è possibile...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, a termini di Regolamento, non è possibile. Si tratta di un'iniziativa individuale...

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, chiedo comunque di poter aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Credo che l'onorevole Mario Pepe (PdL) abbia ritirato il suo ordine del giorno n. 9/1634/242.

MARIO PEPE (PdL). L'ho ritirato!

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al Governo quale riformulazione intenda proporre dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/1634/10.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo propone una riformulazione dell'ultimo capoverso nel senso di sopprimere le parole «a sostenere con l'istituzione di un fondo gli accordi che le regioni istituiscono sul territorio e ad avviare una campagna di sensibilizzazione sul consumo dei prodotti locali».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fiorio accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/10, accettato purché riformulato.
Chiedo al Governo quale riformulazione intenda proporre dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/1634/33.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ultima parte dell'ordine del giorno il Governo propone questo testo: «a tenere conto delle situazioni di svantaggio socioculturale, dei dati sulla dispersione scolastica e sull'acquisizione delle competenze di base, valutando la possibilità di interventi specifici per il recupero delle situazioni di difficoltà nell'apprendimento, laddove sia verificata una maggiore distanzaPag. 39dagli obiettivi di Lisbona, sia in termini di aree geografiche sia in termini di singole realtà scolastiche».
Con questa riformulazione l'ordine del giorno è accettato.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ormai siamo all'ultimo ordine del giorno, abbiamo impiegato non troppo tempo, vorrei chiedere cortesemente al Governo, invece di leggere solo la parte che ha riformulato, di leggere tutto il dispositivo, perché mi sembra di aver capito - scusi, signor sottosegretario, lo dico anche per chiarezza tra di noi - che la parte che lei ha riformulato sia più ampia dell'impegno che adesso troviamo nell'ordine del giorno. Ritengo sia meglio avere un quadro preciso per avere la certezza di cosa stiamo votando.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Siragusa, in modo che sappia su cosa esprimere il suo parere, vorrei chiedere al signor sottosegretario se intende rileggere per intero il dispositivo dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/1634/33, nel testo riformulato (Commenti).
Onorevoli colleghi, per cortesia, siamo arrivati alla fine di una discussione importante...

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, la riformulazione del dispositivo che propone il Governo per il parere favorevole sull'ordine del giorno Siragusa n. 9/1634/33 è la seguente: «impegna il Governo a tenere conto delle situazioni di svantaggio socioculturale, dei dati sulla dispersione scolastica e sull'acquisizione delle competenze di base, valutando le possibilità di interventi specifici per il recupero delle situazioni di difficoltà nell'apprendimento, laddove sia verificata una maggiore distanza dagli obiettivi di Lisbona, sia in termini di aree geografiche sia in termini di singole realtà scolastiche».

PRESIDENTE. Onorevole Siragusa, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1634/33?

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario di questa accettazione con riformulazione del mio ordine del giorno perché ritengo che essa, nonostante non sia esattamente quello che avevamo chiesto, apra la strada ad una riflessione specifica, che inviterò anche la Commissione competente a svolgere insieme al Governo, sul sostegno e sugli interventi di recupero che vanno fatti per superare il gap tra le nostre regioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Siragusa accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1634/33, accettato dal Governo purché riformulato, e non insiste per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta. Ricordo, infatti, che le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, avranno luogo a partire dalle ore 18.
Saluto i rappresentanti del circolo anziani di Muro Leccese, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie della vostra presenza e dell'interesse che avete per il funzionamento delle istituzioni democratiche.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,45).

PRESIDENTE. Ricordo che il Parlamento in seduta comune è convocato per procedere all'elezione di un giudice della Corte costituzionale per oggi alle ore 12,30. La chiama avrà inizio dai deputati.Pag. 40
Ricordo anche che alle ore 12 è convocata nella biblioteca del Presidente la Conferenza dei presidenti di gruppo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, faccio riferimento all'ordine dei lavori a cui lei...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, per favore, sta parlando l'onorevole Giachetti, occorre che sia possibile sentire quello che dice.

ROBERTO GIACHETTI. L'importante è che riusciamo a capirci noi!
Signor Presidente, noi adesso abbiamo esaurito la fase dell'esame degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 1634-A, poi avremo la riunione del Parlamento in seduta comune e lei ha detto che riprenderemo i nostri lavori alle 18 con le dichiarazioni di voto sul provvedimento in esame.
Come lei sa, l'ordine del giorno prevede alle 16 l'informativa da parte del Governo sul tema degli atti di razzismo che si sono verificati in questi giorni. Mi pare che va da sé che noi ascolteremo l'informativa del Governo, sospenderemo la seduta e riprenderemo i lavori alle 18 con le dichiarazioni di voto e il voto finale su questo provvedimento. Le chiedo questa precisazione per agevolare l'organizzazione di tutti, in maniera che capiamo come andranno avanti i nostri lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la ringrazio per l'integrazione. Se lei non avesse chiesto la parola, avrei continuato spiegando quello che lei ha appena detto, cioè che sospendo la seduta della Camera che riprenderà alle 16 con l'informativa urgente del Governo sui recenti episodi di intolleranza e di violenza di matrice xenofoba o razzista.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, questo lo avevo capito, siccome però dopo le 16, conclusa l'informativa che durerà all'incirca fino alle 17, abbiamo un'ora a disposizione, è del tutto evidente che dovendo fare le dichiarazioni di voto in diretta televisiva e votare il provvedimento che abbiamo or ora finito di esaminare attraverso gli ordini del giorno, presumo che dal momento in cui si interromperà il dibattito sull'informativa, e prima di iniziare le dichiarazioni di voto, saranno sospesi i lavori dell'Aula. Vorrei capire questo.

PRESIDENTE. Questo mi pare molto probabile, però l'ordine del giorno considera anche l'ipotesi che la seduta si prolunghi fino alle 18; in ogni caso, alle 18 avranno luogo le dichiarazioni di voto finale.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome è semplicemente un problema di comprensione da parte nostra dello svolgimento dei lavori, credo che sia un chiarimento utile a tutti: ora sospenderemo la seduta della Camera per consentire la riunione del Parlamento in seduta comune... lei provi a sentire anche me, signor Presidente, altrimenti non ci capiremo mai!
Stavo dicendo che noi adesso sospendiamo i lavori dell'Aula e poi, alle 12, 30, inizierà la riunione del Parlamento in seduta comune, dopodiché si prevede che i lavori riprendano alle 16 con l'informativa da parte del Governo sugli atti di razzismo, il punto successivo all'ordine del giorno non lo esaminiamo se non prima delle 18, perché abbiamo previsto che a quell'ora vi siano le dichiarazioni di voto... signor Presidente, aspetto che lei finisca di parlare, così riusciamo a capirci.
Allora, alle 18 riprenderemo con le dichiarazioni di voto in diretta televisiva, il voto finale e poi, a seguire, avremo altri provvedimenti da esaminare. Quello che vorrei capire da lei, ed è semplice, è se terminata l'informativa da parte del Governo sugli atti di razzismo qualora, come è presumibile, l'informativa finisca prima delle 18...

Pag. 41

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la seduta verrà presumibilmente sospesa fino alle 18.

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio molto, signor Presidente.

PRESIDENTE. In ogni caso, alle 12 si riunisce la Conferenza dei presidenti di gruppo che determinerà in proposito le cose da fare. La ringrazio, onorevole Giachetti.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Brugger, Caparini, Cirielli, Cosentino, Cota, Duilio, Gibelli, Lo Monte, Menia, Pescante, Rotondi, Saglia, Soro, Stucchi e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo quanto stabilito a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto (con ripresa televisiva diretta) sul disegno di legge n. 1634 - Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (da inviare al Senato - scadenza: 31 ottobre 2008) avranno inizio alle ore 17,30. Seguirà la votazione finale.
L'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge n. 1742 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (Approvato dal Senato - scadenza: 27 ottobre 2008) avrà luogo martedì 14 ottobre alle ore 18,30.
Nella giornata di domani, venerdì 10 ottobre (antimeridiana e pomeridiana), avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1441-quater - Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica); seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Informativa urgente del Governo sui recenti episodi di intolleranza e di violenza di matrice xenofoba o razzista.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti episodi di intolleranza e di violenza di matrice xenofoba o razzista.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, onorevole Roberto Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, colleghi, contrariamentePag. 42a quanto si fa normalmente in queste occasioni, voglio esordire enunciando già la conclusione cui perverrò al termine di questa mia relazione sui recenti episodi di cronaca enfatizzati dalla stampa come sintomo di un rinascente sentimento razzista diffuso nella popolazione italiana. La mia conclusione è che l'Italia non è oggi un Paese razzista. L'analisi dei dati statistici, dei comportamenti delle forze dell'ordine e delle politiche di integrazione che illustrerò tra breve, al contrario, attesta che il nostro Paese manifesta un'elevata capacità di accoglienza degli immigrati e che taluni episodi di violenza che si sono verificati negli ultimi tempi restano del tutto marginali e sono socialmente rifiutati. Al contrario di quanto affermano taluni, in maniera strumentale e non documentata, l'esame dei dati in possesso del Ministero dell'interno relativi agli ultimi quattro anni, dimostra per il 2008 un'inversione di tendenza nel numero di atti di violenza ispirati alla discriminazione e all'intolleranza. Numero di episodi che, invece, nel triennio 2005-2007 aveva registrato un progressivo aumento. L'allarme sull'emergenza razzismo ha tratto spunto e vigore da alcuni episodi di violenza, di presunta violenza, sui cittadini di colore da parte delle forze dell'ordine che si sono verificati negli ultimi mesi. Allora, è necessario e utile analizzare e verificare questi episodi, per capire se la natura della violenza che è stata denunciata ha o no connotazioni di tipo razzista.
Tra questi fatti, i due più significativi sono oggetto di indagine da parte della magistratura a Parma. Il primo riguarda la pubblicazione sulla stampa locale e nazionale dell'immagine di una prostituta semi vestita e sdraiata all'interno della caserma della polizia municipale.
Risulta che la foto pubblicata era stata scattata la sera dello scorso 8 agosto all'interno della caserma dove la stessa prostituta era stata accompagnata al termine di un'operazione di controllo del territorio per il contrasto della prostituzione. La cittadina di origine nigeriana risultava priva di documento di identificazione ed in passato era stata più volte arrestata per non avere ottemperato al precedente provvedimento di espulsione.
A seguito della pubblicazione della foto in questione, la competente procura della Repubblica ha delegato la questura di Parma allo svolgimento di indagini finalizzate ad accertare se fossero stati posti in essere maltrattamenti nei confronti della persona fotografata.
La questura non ha segnalato all'autorità giudiziaria comportamenti penalmente rilevanti da parte di operatori della locale polizia municipale. Risulta, dunque, che le procedure di identificazione sono state svolte nel massimo rispetto della legalità.
Nel corso delle indagini effettuate, è emerso, inoltre, che un'altra prostituta di nazionalità uruguayana aveva contattato il comando della polizia municipale di Parma, denunziando che alcuni giornalisti avrebbero preteso una sua intervista per accusare vigili urbani di maltrattamenti e prevaricazioni nei confronti delle persone fermate nel corso del citato controllo antiprostituzione.

FURIO COLOMBO. Certo, cercava protezione!

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. La cittadina uruguayana, sentita sul punto dal personale della squadra mobile su delega dell'autorità giudiziaria, ha confermato la correttezza del comportamento del personale della polizia municipale, sia nei suoi confronti sia nei confronti delle altre prostitute fermate nel corso della medesima operazione di controllo.
Il secondo episodio oggetto di indagine è avvenuto il 29 settembre scorso, nell'ambito di un'operazione volta al contrasto dell'attività di spaccio di sostanze stupefacenti. La polizia municipale ha riferito che, in quella circostanza, un cittadino straniero di origine ghanese, presente sul luogo dove era avvenuta la presunta attività di spaccio, aveva opposto resistenza agli agenti che intendevano controllarne l'identità.
Il giorno successivo lo stesso presentava denuncia presso la stazione dei carabinieri,Pag. 43affermando di essere stato percosso e insultato dagli agenti della polizia municipale, che agivano in borghese, sia nel parco sia presso il loro comando, ove era stato condotto per l'identificazione. Alla vicenda allegava una busta, consegnatagli al momento del rilascio, con intestazione del comune di Parma, sulla quale era riportata la scritta «Emanuel negro». Sulla vicenda sono in corso accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria ed è prematuro esprimere valutazioni su questo caso.
Il 14 settembre scorso, nelle prime ore del mattino, a Milano, in una zona non lontana dalla stazione centrale, i proprietari di un bar hanno ucciso un diciannovenne cittadino italiano originario del Burkina Faso.

FURIO COLOMBO. A sprangate!

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. L'aggressione sarebbe stata motivata da un furto di biscotti e da una presunta sottrazione di parte dell'incasso della giornata, circostanza, quest'ultima, poi rivelatasi non vera, che il ragazzo avrebbe compiuto nel bar insieme ad altri due giovani, anch'essi di colore, risultati in seguito pregiudicati per reati contro il patrimonio. Dalla ricostruzione dei fatti risulta che i titolari del bar, anch'essi pregiudicati, avrebbero inseguito con un furgone i tre giovani, che nel frattempo si erano allontanati. Una volta raggiunti, li avrebbero aggrediti con bastoni e una spranga di ferro, insultandoli e colpendo alla testa il ragazzo poi deceduto. Gli autori dell'omicidio sono stati arrestati dalla polizia di Stato nel pomeriggio dello stesso giorno e hanno ammesso la loro colpevolezza. Nei loro confronti la procura della Repubblica ha contestato il reato di omicidio volontario aggravato da futili motivi, senza l'aggravante della motivazione razziale.
Più significativo, per il risalto che ha avuto sulla stampa, il caso avvenuto della perquisizione della cittadina italiana di origine somala Amina Sheikh Said, sottoposta ai rituali controlli di frontiera lo scorso 21 luglio da parte del personale dell'ufficio di polizia di frontiera aerea di Ciampino. Come ho avuto modo di illustrare ieri nel question time, dalla consultazione degli archivi della polizia emergevano a carico dell'interessata una condanna definitiva per oltraggio, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre a precedenti per traffico e detenzione, ai fini di spaccio, di sostanze stupefacenti, per i quali la signora era già stata arrestata due volte.
In quelle occasioni il personale della guardia di finanza aveva sequestrato una notevole quantità di una sostanza stupefacente comunemente denominata khat. Si è conseguentemente ritenuto opportuno accompagnare la signora presso la locale sezione dell'agenzia delle dogane per le perquisizioni di competenza doganale, nel rispetto delle modalità e delle garanzie, tra cui l'esclusiva presenza di personale femminile. Nella circostanza l'interessata ha mostrato segni di contrarietà, atteggiamenti degenerati in manifestazioni di escandescenze e di violenza nei confronti del personale operante.
La reazione incontrollata della signora Sheikh Said ha vanificato i tentativi di controllo effettuati dalle operatrici, contro le quali ha gettato i propri indumenti dopo essersi deliberatamente spogliata completamente. La funzionaria doganale, al fine di richiedere l'autorizzazione ad eseguire gli accertamenti sanitari per rintracciare eventuali sostanze stupefacenti occultate nel corpo o ingerite, ha chiesto l'intervento del magistrato di turno, che ne ha disposto l'accompagnamento presso una struttura ospedaliera. Il forte stato di agitazione della signora Sheikh Said, che tentava di uscire nuda dall'ufficio doganale, ha richiesto l'intervento di personale medico per sedare e accompagnare l'interessata presso il Policlinico Casilino. Preciso che nella circostanza la signora è stata messa in contatto con il proprio difensore di fiducia, il quale ha tentato inutilmente di convincerla a sottoporsi ai controlli di polizia. Anche dopo gli esami radiografici, la donna si è sempre fermamente rifiutata di rivestirsi pur disponendo dei vestitiPag. 44raccolti in una busta dal personale operante, che li ha sempre portati al seguito. Conseguentemente, alla signora Sheikh Said è stata notificata la denuncia all'autorità giudiziaria da parte della polizia per il reato di calunnia e resistenza a pubblico ufficiale.
In questo caso, come ho avuto modo di dire ieri, è acclarato che l'attività svolta dal personale incaricato di svolgere i controlli e dalla polizia è stata pienamente conforme alle leggi e ai regolamenti, e il Governo sostiene fermamente l'operato delle forze dell'ordine. Nel caso di un eventuale processo il Ministero dell'interno si costituirà parte civile (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Un altro episodio si è verificato nella serata del 3 ottobre scorso, pochi giorni fa, quando personale dell'Arma dei carabinieri e della polizia locale, a Padova, nell'ambito di un servizio di controllo del territorio ha tratto in arresto per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale un cittadino liberiano e un cittadino nigeriano. Questi ultimi, prima di essere arrestati, hanno tentato la fuga rifugiandosi nel vicino circolo denominato Afro-R-Club, dove successivamente sono stati riconosciuti, bloccati e identificati. La loro perquisizione personale ha consentito il sequestro di circa 2.500 euro in contanti (secondo le forze dell'ordine il presunto provento dell'attività di spaccio).
È stato inoltre sottoposto a perquisizione anche il circolo, all'interno del quale è stato rinvenuto circa un chilo di hashish. Nel corso delle operazioni di perquisizione sono giunti all'interno del locale altri due cittadini camerunensi residenti a Padova, uno dei quali pregiudicato per reati contro l'immigrazione clandestina. Gli stessi, ignorando i militari dell'Arma (in abiti civili benché muniti di distintivo di riconoscimento) nonché il personale della Polizia di Stato, hanno iniziato a dialogare con i propri connazionali. I cittadini camerunensi, invitati ad allontanarsi dal circolo nel quale erano in corso le operazioni, hanno reagito violentemente, tanto che i carabinieri sono stati costretti ad accompagnarli negli uffici del comando provinciale dove sono stati identificati e denunciati all'autorità giudiziaria per resistenza a pubblico ufficiale. A seguito dell'operazione di polizia giudiziaria, peraltro, l'attività del circolo citato è stata sospesa per quarantacinque giorni con un provvedimento del questore.
Gli episodi verificatisi a Castel Volturno il 18 settembre scorso, su cui i giornali hanno scritto in tutti questi giorni e sui quali il Governo ha già riferito, hanno avuto, come è noto, una matrice di tipo camorristico priva di connotazioni razziste.
Chi guarda, quindi, alla realtà dei fatti, di questi fatti - che hanno avuto un grande risalto sulla stampa e che sono stati dipinti come una sequela di azioni generate da un diffuso sentimento di razzismo, da un'emergenza razzista - così come si sono svolti, senza pregiudizi e senza le lenti dell'ideologia o dell'ideologismo, si può rendere conto che non vi è alcun filo conduttore tra questi episodi tale da far supporre una deriva razzista nel Paese. Al contrario, l'Italia può essere considerata, a buon diritto, tra gli Stati più impegnati a livello europeo sul terreno dell'accoglienza degli immigrati e su quello delle politiche dell'integrazione.

FURIO COLOMBO. Con Borghezio (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo la prego di non interrompere il Ministro. Onorevoli colleghi, vi prego. Prosegua, signor Ministro.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Per quanto riguarda il Ministero dell'interno, ricordo le risorse che annualmente vengono destinate per l'accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo: nel 2008 sono stati messi a disposizione 7 milioni di euro per far fronte alle spese per la costruzione e la ristrutturazione di nuovi centri di accoglienza, 109 milioni 589.742 euro per l'attivazione, la locazione,Pag. 45la gestione e la manutenzione ordinaria e straordinaria delle predette strutture, 747 mila euro per i servizi di accoglienza alla frontiera, 22 milioni 790 mila euro per l'accoglienza degli stranieri richiedenti il riconoscimento dello status di rifugiato; nell'ultimo decreto-legge abbiamo stanziato altri 8 milioni di euro per il 2008 e 32,5 milioni di euro per il 2009-2010, proprio ai fini dell'accoglienza dei cittadini immigrati.
Come ho avuto, peraltro, modo di accennare ieri in occasione dello svolgimento del question time, i flussi migratori verso il nostro Paese sono aumentati in maniera esponenziale passando dalle 500 mila persone del 1987 alle attuali 3 milioni 500 mila circa, dato in costante aumento se si considera che gli immigrati che giungono clandestinamente sulle nostre coste, secondo le recenti proiezioni, ammonterebbero a circa trentamila unità solo nel 2008. Oggi in Italia esistono diverse tipologie di centri di accoglienza: i centri di accoglienza veri e propri, la cui capienza complessiva è di 3.635 posti, i centri di primo soccorso e accoglienza in grado di ospitare complessivamente 1.049 persone, i centri di accoglienza per i richiedenti asilo con 1.057 posti complessivi. La struttura italiana dei centri, la loro organizzazione, la loro gestione e il loro funzionamento - è l'ONU a dirlo - rappresentano una best practice a livello europeo ed internazionale: altro che mancata accoglienza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Per quanto riguarda i richiedenti asilo e la protezione umanitaria, le richieste di riconoscimento della protezione internazionale sono aumentate dalle 10.348 nel 2006 a 14.053 nel 2007, registrando un incremento del 36 per cento (nei primi nove mesi del 2008 ne sono già pervenute 16.067, il 14 per cento in più rispetto all'intero anno 2007). Si registra anche un aumento delle istanze accolte, passate da 878 nel 2006 a 1.408 nel 2007, con una crescita del 60 per cento. Anche su questo terreno della richiesta di asilo e di protezione umanitaria si sono fatte spesso polemiche basate su pregiudizi e su scarsa informazione. Rispetto agli altri Paesi europei: la Germania ha una percentuale di accoglimento delle domande presentate del 36 per cento, l'Inghilterra del 48 per cento, la Francia del 22 per cento, la Spagna dell'8,5 per cento, la Grecia dello 0 per cento, l'Italia del 59 per cento.
Siamo il Paese che accoglie di più e meglio coloro che provengono da scenari di guerra o le persone cosiddette vulnerabili: anziani, donne e minori che, se anche non vengono da scenari di guerra, in Italia trovano asilo, perché questo è un loro diritto, e noi lo riconosciamo fino in fondo, molto più di altri Paesi europei (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia). La Conferenza di Parigi sull'asilo dello scorso mese di settembre ha evidenziato l'esigenza di una tempestiva armonizzazione degli ordinamenti nazionali in ambito europeo, che vanno omogeneizzati nella prospettiva della creazione di una procedura unica comune. In questo senso, si muovono alcuni dei progetti già avviati ed anche le proposte di cui l'Italia si è fatta portatrice per un coinvolgimento dell'Europa in iniziative che, in un'ottica di solidarietà ed equa ripartizione degli impegni, vadano a sostegno dei Paesi maggiormente esposti per ragioni geografiche all'impatto migratorio dal sud del mondo.
Ricordo che la normativa europea prevede che una persona che richiede asilo, se l'asilo viene concesso, debba essere stabilmente mantenuta dal Paese dove ha chiesto asilo. Ciò comporta problemi seri per alcuni piccoli Paesi, come Malta e Cipro, e noi siamo disponibili a sostenere la loro iniziativa di coinvolgimento di tutti i Paesi europei, anche direttamente per quanto riguarda l'Italia, mettendo a disposizione le nostre strutture, perché quei Paesi, con la pressione forte che hanno, non sono in grado di garantire a chi richiede asilo un'adeguata sistemazione. Anche da questo punto di vista, l'esperienza dell'Italia rappresenta una best practice a livello europeo.
Per ciò che concerne la cittadinanza, da anni si registra un costante incrementoPag. 46anche delle istanze di acquisto della cittadinanza, sia per matrimonio sia per motivi di residenza. Limitando l'esame agli ultimi cinque anni 2003-2007, si è passati dalle 27.093 istanze, complessivamente presentate nel 2003, alle 46.518 del 2007, con un incremento del 17 per cento per le istanze di cittadinanza per matrimonio e del 173 per cento per quelle che si basano su motivi di residenza. Anche per questo motivo, per garantire il diritto a chi ce l'ha ma per evitare ed impedire gli abusi, il Governo recentemente ha approvato definitivamente la nuova normativa sui ricongiungimenti e sui matrimoni, proprio per evitare abusi. Normativa che è passata al vaglio della Commissione europea ed è stata approvata. Si è passati quindi da 13.443 provvedimenti di conferimento della cittadinanza nel 2003 a 38.466 nel 2007, con un incremento del 171 per cento per provvedimenti di cittadinanza per matrimonio, e del 195 per cento per quelli per motivi di residenza. Alla luce dei dati che ho esposto, delle politiche d'integrazione, delle iniziative che il Governo italiano in tutti questi anni ha adottato, dei comportamenti che le forze dell'ordine e che le comunità hanno conseguentemente applicato, alla luce di tutto ciò, la politica governativa assicura quel quadro di coesione sociale che è parte essenziale di un più ampio concetto di sicurezza, e che risponde anche alla strategia comune dell'Unione europea in materia di immigrazione e di asilo.
Noi sosteniamo il Patto europeo per l'immigrazione e l'asilo definito dalla Presidenza francese. È stato approvato dall'ultimo Consiglio dei Ministri dell'interno e della giustizia e sarà portato all'approvazione del Consiglio europeo del prossimo 15-16 ottobre. È un patto che contiene misure di grande rigore contro l'immigrazione clandestina e che invita i Paesi membri ad evitare qualunque sanatoria generalizzata di cittadini immigrati, senza un regolare permesso di soggiorno; è anche un patto che intensifica l'azione comune di tutti i Paesi europei per l'accoglienza a chi ne ha diritto, per l'integrazione, e per garantire condizioni di vita umane a chi viene e chiede asilo. È un patto che noi condividiamo e che il Governo italiano sostiene con grande convinzione.
Il modello di integrazione che esiste oggi in Italia funziona, come ha sottolineato con grande lucidità in un articolo pubblicato pochi giorni fa su Il Corriere della Sera, Giuseppe De Rita. Egli esclude una deriva razzista e delinea un modello italiano di integrazione, diverso da altri Paesi europei, ma molto efficace, che si basa su tre grandi componenti: le famiglie, le piccole e piccolissime imprese e i centri urbani di dimensioni minori.
Voglio leggere un breve passo che mi pare particolarmente significativo dell'articolo del professor De Rita: «Per carità, abbiamo il dovere di aver paura del razzismo e di riproporre atteggiamenti e comportamenti di adeguata nobiltà. Ma non si sfugge all'impressione che vi sia un notevole scollamento tra le polemiche in corso, con inevitabile loro calor bianco, e la più fisiologica e silenziosa evoluzione del modo in cui si fa quotidianamente integrazione di immigrati nelle fabbriche, nelle famiglie, nelle realtà locali italiane».
Questo modello di integrazione morbida, come la definisce De Rita, va tenuto distinto da due realtà e non si applica in due realtà che sono certamente inquietanti, destano preoccupazione e sono attentamente monitorate dal Governo. Una è quella delle grandi città e delle loro periferie; l'altra è quella delle zone a forte criminalità organizzata dove più alto è il rischio di una commistione tra criminalità ed immigrazione illegale, più vulnerabile alla devianza. È proprio su queste due realtà che il Governo si è impegnato ad incidere in particolare, da un lato, studiando il fenomeno in divenire nelle periferie a rischio onde prevenire episodi come quello delle banlieue francesi: su questo fronte, ho affidato all'Università cattolica di Milano l'incarico di effettuare un'approfondita ricerca scientifica sul tema. E dall'altro, cioè le zone con forte presenza della criminalità organizzata, negli ultimi mesi, il Governo ha dato un forte segnale della presenza dello Stato attraversoPag. 47l'invio di investigatori, di un contingente eccezionale di forze di polizia e di militari per rafforzare il presidio del territorio.
Evitare l'insorgenza di fenomeni di matrice razzista è un compito delle istituzioni che non devono mai sottovalutare il problema. Le forze politiche tutte, anche quelle di opposizione, devono con responsabilità collaborare...

FURIO COLOMBO. Collaborare con Borghezio mai (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno.. ..e non strumentalizzare singoli episodi di cronaca quotidiana che non sono ascrivibili a moventi di razzismo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania-Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FURIO COLOMBO. Collaborare con Borghezio mai! (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la richiamo all'ordine! Onorevole Colombo, la prego!

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Noi combattiamo e combatteremo la criminalità con ogni mezzo, affermando il rispetto della legge con tutto il rigore necessario e senza mai guardare in faccia a nessuno. Rigore che peraltro è preteso a gran voce dai cittadini ed è reso necessario proprio a causa del comportamento lassista tenuto dal Governo precedente in materia di immigrazione e sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lasciatevelo dire, cari colleghi dell'opposizione: attribuire l'insorgere di una presunta deriva razzista alle politiche in materia di sicurezza di questo Governo è veramente irresponsabile.
Vorrei concludere il mio intervento, riferendo all'Aula due attestati di riconoscimento sulla politica italiana in materia di integrazione. Non è vero che riceviamo solo condanne dall'Europa o dal mondo.

FURIO COLOMBO. Quasi solo! (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Il primo attestato - al di là delle polemiche credo che queste informazioni interessino anche i colleghi che protestano perché abbiano modo di capire esattamente come stanno le cose e poi elaborare il loro giudizio basato su fatti e non su pregiudizi - riguarda il rapporto MIPEX 2006, Migrant Integration Policy Index, redatto per conto della Commissione europea dal British Council, che stabilisce, secondo accurate ricerche e dati verificabili, il livello di efficacia delle politiche di integrazione nell'ambito degli Stati dell'Unione europea.
La graduatoria prende in esame sei diverse macroaree di intervento politico: l'accesso al mercato del lavoro, i ricongiungimenti familiari, la partecipazione alla vita politica, l'accesso alla cittadinanza, la lotta contro la discriminazione e il soggiorno di lungo periodo. Ebbene, tra le nazioni dell'area europea che attuano le migliori politiche di integrazione, su 25 l'Italia è al settimo posto, ma è ancora più significativo il fatto che dei cinque Paesi con il più alto tasso di popolazione immigrata (Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Italia), l'Italia è al primo posto per le politiche di integrazione, al primo posto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Il secondo attestato proviene dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Guterres. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, durante la sessione plenaria, a Ginevra, del 6 ottobre, tre giorni fa, ha elogiato l'Italia per l'approccio di insieme della politica migratoria e dei diritti umani - questo sui giornali non è comparso e chissà perché non compare mai - sottolineando come il nostro Paese stia dando concreta testimonianza della possibilità di condurre una politica nazionale dell'immigrazione ispirataPag. 48al necessario rigore e nel pieno rispetto dei diritti umani. L'Alto commissario ONU per i rifugiati si è espresso in questo modo rispetto all'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti del deputato Furio Colombo).
Concludo, signor Presidente e colleghi: il giusto equilibrio tra rigore e politiche di accoglienza è il punto di riferimento della politica sulla sicurezza di questo Governo, in materia appunto di sicurezza, immigrazione e diritti civili.
Facciamo nostre le parole che il Santo Padre ha pronunciato lo scorso 31 agosto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Benedetto XVI si è soffermato sull'emergenza della migrazione irregolare, sollecitando la nostra solidarietà, cosa che noi facciamo quotidianamente, ma richiamando il dovere della legalità, che si impone a tutti, e io dico in primo luogo a chi è ospite in un Paese straniero (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - I deputati del gruppo Lega Nord Padania si levano in piedi).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ad un rappresentante per gruppo in ordine decrescente, saluto i parlamentari svizzeri Casanova, Sauter e Grünenfelder che, insieme al viceambasciatore elvetico in Italia, Lazzarotto, assistono ai lavori dell'odierna seduta (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà e le ricordo che ha cinque minuti di tempo.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, colleghi, vorrei innanzitutto ringraziarla, signor Ministro, per la relazione esauriente, soprattutto per i dati riportati in relazione a notizie apparse sulla stampa, che troppo spesso lanciano l'allarme, ma non spiegano poi le giustificazioni successive, e soprattutto dandole attestazione che oggi lei qui ha espresso parole chiare, solo laddove è già intervenuto un organo giurisdizionale, rimettendo poi le determinazioni su altri eventi, laddove non vi è ancora un controllo certo. La ringrazio anche, ovviamente, per aver allargato lo spettro delle sue indicazioni su tutte le altre indicazioni di fenomeni legati all'immigrazione.
Mi consenta anche, a nome del gruppo Popolo della Libertà, di ringraziare attraverso la sua persona tutte le forze dell'ordine impegnate in questo momento sul territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e su cui questo Parlamento, se vuole essere chiaro nei loro confronti, deve almeno non avere pregiudizi contro; deve almeno sapere che, quando vi è una denuncia, per prima cosa bisognerebbe avere fiducia negli appartenenti alle forze dell'ordine, fino a prova contraria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

FURIO COLOMBO. Compresi i vigili di Parma!

JOLE SANTELLI. Ovviamente, se vi è quella prova contraria, la condanna sarà ancora più efficace e più grave, ma, fino ad allora, i rappresentanti delle forze dell'ordine rappresentano lo Stato e la sua sicurezza. La ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
In questo Paese viviamo, purtroppo, su molti temi un pendolo che oscilla continuamente: pertanto, fino agli scorsi mesi, il pericolo era solo lo straniero, oggi il pericolo è solo l'attacco allo straniero. Troppo spesso la politica indulge a tentativi scandalistici della stampa. Non ce lo possiamo permettere. Abbiamo sbagliato troppe volte, ci siamo divisi troppe volte. Non ce lo possiamo permettere.
Dobbiamo essere chiari nel realizzare una politica di ordine pubblico, sicurezza e integrazione. Lo dobbiamo ai cittadini italiani e lo dobbiamo soprattutto agliPag. 49stranieri che vengono in Italia per vivere legalmente, alla ricerca di benessere e di una vita libera. Lo dobbiamo a tutti loro. E allora dobbiamo continuare nelle nostre misure senza indulgere a due atteggiamenti entrambi sbagliati: il primo, quello di essere comprensivi nei confronti di alcuni «poveri idioti» - scusate il termine - che ritengono di avere una giustificazione politica nel commettere atti di razzismo. Costoro sono da condannare fermamente senza alcuna eccezione. Allo stesso modo occorre condannare fermamente chi utilizza strumentalmente la visione razzista, cercando di coprire con essa atti delinquenziali.
Se riusciremo a mantenere forte l'argine di questi due comportamenti, riusciremo altresì a realizzare una seria politica dell'immigrazione. Vedete, colleghi, oggi il Ministro Maroni è impegnato su questo fronte, come è impegnato il Governo. Fino a pochi mesi fa lo era un altro Governo. Il tema dell'immigrazione, come quello dell'integrazione, è uno dei temi principali dell'agenda non solo di oggi, ma anche di domani, di dopodomani e lo sarà ancora tra vent'anni. Lo ritroveremo comunque nell'alternanza dei Governi. Dividerci e strumentalmente cavalcare la battaglia quotidiana più opportunistica è un errore fatale, non solo per la nostra società ma anche per la credibilità stessa della politica. Credo che sia giusto mantenere al riguardo un atteggiamento il più possibile unitario.

FURIO COLOMBO. Se cominciamo con «non ammazzare»...

JOLE SANTELLI. Non ho compreso - e lo dico senza polemiche - gli ultimi appelli del Partito Democratico contro «il rischio razzismo» e contro «politiche di intolleranza velate». Non vanno bene. Questo Paese, per storia, tradizione e cultura, non può essere un Paese razzista.

FURIO COLOMBO. Abbiamo avuto le leggi razziali!

JOLE SANTELLI. Siamo una terra di immigrazione e probabilmente anche il fatto di non essere una nazione da troppi anni ci consente di realizzare, oggi, una più facile integrazione: non siamo la Francia, né la Germania. Non abbiamo mai raggiunto i medesimi gradi di intolleranza, nonostante siamo un Paese di frontiera. È questo forse il punto più delicato della vicenda. Siamo un Paese di frontiera, un Paese in cui gli stranieri arrivano per rimanere a vivere e, purtroppo, anche perché è più facile da noi ottenere un permesso per andare a vivere altrove. Questo è il dramma.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JOLE SANTELLI. Siamo consapevoli - e la ringrazio, signor Ministro, per aver allargato il problema - che il tema dell'immigrazione è un tema di ordine pubblico e sicurezza e anche e soprattutto di integrazione, ma realizzeremo l'integrazione soltanto se la limiteremo a coloro che possiamo realmente integrare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, il tema all'ordine del giorno di questa informativa urgente è di grande attualità. Si sono pronunciati a questo proposito il Sommo Pontefice, la Conferenza Episcopale attraverso la fondazione Migrantes, il Capo dello Stato e il Presidente di questo ramo del Parlamento al quale ho l'onore di appartenere. Evidentemente tutte personalità che hanno sbagliato, secondo il Ministro dell'interno. Francamente mi pare sbagliato oltre che inutile la controffensiva in atto in questi giorni volta a minimizzare e sostanzialmente a nascondere la polvere dell'intolleranza montante sotto il tappeto. C'è una sequela impressionante.
In questo caso il ministro Maroni mi sembra come quel personaggio del Candide di Voltaire secondo il quale vivevamo tutti nel migliore dei mondi possibile o queiPag. 50cortigiani che dicevano alla marchesa: «Tout va bien, madame la marquise». Non è così.
C'è una sequela impressionante ed eloquente di episodi che, in tutta evidenza, meritano una chiara e responsabile presa di coscienza da parte di tutti, a cominciare dal Governo, dagli enti locali, dalla stampa e da tutta la nostra opinione pubblica.
Non basta un caso isolato come quello della donna somala, che comunque merita di essere approfondito, ma vorrei dire al Ministro che non c'è nessun dito puntato, da parte del Partito Democratico, contro le forze dell'ordine (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che noi abbiamo sostenuto e che sosteniamo e alle quali avete tagliato le risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) impedendo loro di agire con professionalità.
Noi sosteniamo le forze dell'ordine, la polizia di un Paese democratico che agisce nel rispetto delle leggi, delle procedure e della dignità delle persone.
Mi lasci dire, Ministro Maroni, che l'ordinanza che conferisce potere ai sindaci ha avuto e rischia di avere due effetti. Il primo è quello di scardinare lo Stato centrale esautorando la figura dei prefetti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) in capo ai quali sta l'ordine pubblico. Il secondo effetto di questa ordinanza è quello di creare una politica dell'ordine pubblico a macchia di leopardo e di conferire, in alcuni casi, una specie di licenza di discriminazione per alcuni sindaci.
Si tratta di un tema di grande attualità, ma anche di grande rilevanza, signor Ministro, per la natura della nostra società e per l'essenza stessa della nostra civiltà giuridica laddove, col permesso di soggiorno a punti, si vuole in qualche modo mettere tra parentesi il processo penale ed il processo civile per alcune categorie di cittadini.
È un tema di grande rilevanza per la memoria storica di questo Paese, un Paese di emigrazione che ha mandato milioni e milioni di italiani altrove. Le consiglio - se non l'ha ancora fatto - la lettura del libro L'orda di Gian Antonio Stella, in cui egli afferma che non c'è insulto, non c'è pregiudizio, non c'è stereotipo rivolto, oggi, agli immigrati che non sia stato rivolto, ieri, agli italiani in Europa e in America (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
È un tema di grande rilevanza per la grande tradizione di accoglienza di questo Paese che si manifesta nel protagonismo della società civile attraverso tutte le sue articolazioni.
Questo, signor Ministro, è un momento in cui il Paese, alle prese con grandi difficoltà economiche e sociali, rischia di diventare diverso da se stesso, di mutare la sua identità profonda, di diventare altro.
Vede, signor Ministro, nessun Paese, nessuna persona, nessuna società è vaccinato definitivamente contro i rigurgiti di xenofobia e di razzismo. Questo Paese e l'Europa hanno conosciuto, pochi decenni fa, l'eclisse della ragione attraverso il nazismo ed il fascismo. Non c'è vaccino! La società deve vigilare e dobbiamo tutti vigilare, perché nessun Paese - dicevo - è immune dal razzismo.
Non possiamo non stigmatizzare la costruzione sociale del nemico che sta avvenendo da un po' di tempo a questa parte nei siti Internet, nelle radio e anche durante la manifestazione recente del 14 settembre dell'ampolla dove un vicesindaco ha proferito delle parole indegne (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) per questo Paese contro cittadini che hanno l'unico torto di professare una religione diversa dalla sua. Non possiamo non stigmatizzare l'imprenditoria politica della paura, un business molto redditizio dal punto di vista elettorale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JEAN LEONARD TOUADI. Non possiamo, quindi, non invitare il Governo e la maggioranza a lavorare per l'inclusione, per quello spazio di diritti e di doveri affinché il mio Paese, il nostro Paese sia immune dalle implosioni sociali che lei stessa indicava.

Pag. 51

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

JEAN LEONARD TOUADI. Vogliamo un Paese che lavori per l'integrazione, per la convivenza nel diritto e dovere di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor Ministro grazie per l'esaustiva relazione.
La politica delle parole e delle strumentalizzazioni è una politica che non piace alla gente e che per troppo tempo è andata per la maggiore. Oggi, finalmente, con lei al Ministero dell'Interno abbiamo una politica nuova: la politica dei fatti.
Basti ricordare il «decreto sicurezza» e l'attribuzione di maggiori poteri ai sindaci, il disegno di legge sulla sicurezza, in discussione al Senato, l'ordinanza per la identificazione all'interno dei campi nomadi che ha ottenuto il nulla osta dalla Commissione europea - il nulla osta è intervenuto sul testo dell'ordinanza originaria, lo voglio ricordare a tutti colleghi che vantano meriti di aver ottenuto cambiamenti -, l'intervento sulla violenza negli stadi, la lotta alla criminalità organizzata, il contrasto all'immigrazione clandestina.
L'opposizione, a fronte di questo cambiamento positivo, avrebbe potuto adeguarsi. Per carità! Non dico che tutto necessariamente deve essere condiviso, ma almeno certa opposizione avrebbe potuto astenersi dal dire certe cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vorrei ricordare una dichiarazione, per esempio, di Walter Veltroni che affermò «che questo Governo strizza l'occhio a questo clima per ragioni di consenso», oppure un'altra affermazione dell'onorevole Donadi che disse: «toni incendiari hanno alimentato la xenofobia», oppure l'ex Ministro Ferrero, per il quale «il razzismo ...

FURIO COLOMBO. Ma hai letto Borghezio? Ma hai letto Borghezio (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

ROBERTO COTA. Signor Presidente. «...il razzismo, che è fomentato dalla Lega». Addirittura l'onorevole Turco ha parlato, senza neanche leggere i provvedimenti, di «razzismo istituzionale, che è frutto del ricatto del programma della Lega» (dichiarazione rilasciata nel luglio 2008).

FURIO COLOMBO. Ma hai letto Famiglia Cristiana (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

ROBERTO COTA. Per giustificare queste parole in libertà si sono strumentalizzati alcuni episodi. Lei, Ministro Maroni, li ha analizzati e ricordati molto bene, ma due situazioni mi hanno colpito in modo particolare: la situazione relativa al regolamento di conti avvenuto a Castel Volturno, che è una vicenda del tutto estranea al razzismo. Tuttavia, in quell'episodio abbiamo potuto assistere ad una situazione che ci ha colpito, cioè che uno dei killer era un soggetto pericoloso e con un'accusa pesantissima sulle spalle si trovava agli arresti domiciliari. Ebbene, qualcuno deve averglieli concessi gli arresti domiciliari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Pertanto, bisogna avere il coraggio di affrontare il tema di una magistratura che dovrebbe fare la sua parte e che, in alcune situazioni e anzi troppo spesso, non la fa.

RENATO CAMBURSANO. Sono le vostre leggi che lo consentono!

ROBERTO COTA. Posso ancora ricordare l'episodio del cittadino cinese che è stato aggredito a Roma. Anche in questo caso la matrice razzista è del tutto estranea alla vicenda, ma riguarda piuttosto un fenomeno che dovremmo indagare, quello del degrado e del disagio all'interno delle periferie. Dovremmo indagare per riflettere sul fatto che certi modelli che, perPag. 52esempio, sono presenti all'estero e che qualcuno qui, neanche tanto surrettiziamente, vorrebbe importare, in realtà non funzionano. Si tratta del modello del ghetto, dove si tollera l'illegalità, che abbiamo visto, per esempio, in Francia con i sans papier.
In ordine a tali situazioni, che sono di degrado, di disagio e che riguardano persone che si trovano ai margini, non ho sentito una sola parola, signor Ministro, dai frequentatori delle spiagge di Capalbio e dei salotti buoni. Non ho sentito una parola su questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FURIO COLOMBO. Ma che cosa c'entrano i salotti buoni? Perché sei così stupido (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania)?

ROBERTO COTA. Allora, cerchiamo di svolgere un ragionamento serio e di rivolgerci questa domanda: che cosa genera il razzismo?

FURIO COLOMBO. Voi, voi!

GIANPAOLO DOZZO. Temiamo per la sua salute, Presidente, lo calmi!

ROBERTO COTA. Sicuramente il razzismo è una piaga che non dobbiamo consentire che attecchisca nella nostra realtà (Commenti del deputato Colombo).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego. Non mi costringa a richiamarla ulteriormente.

ROBERTO COTA. È un moderato, signor Presidente, è moderato e tollerante.

PRESIDENTE. Onorevole Cota, la prego. Prosegua il suo intervento.

ROBERTO COTA. Dovremmo ragionare su che cosa genera razzismo: ebbene, il razzismo è generato dalla mancata integrazione. Inoltre, dovremmo chiederci che cosa significa mancata integrazione e cosa dovrebbe, invece, significare integrazione.
Integrazione dovrebbe significare che deve poter arrivare nel nostro territorio chi siamo in grado di accogliere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Già abbiamo il grave problema rappresentato dall'allargamento dell'Unione europea e, quindi, dell'ingresso dei rumeni e lo stiamo affrontando. Il secondo aspetto è che chi arriva deve rispettare le nostre leggi, deve rispettare le nostre regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO COTA. Cioè non deve sfruttare i bambini all'interno dei campi nomadi, non deve essere lasciato nella condizione di poter commettere reati nell'impunità, non deve inneggiare al terrorismo nelle moschee.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. Anche cose apparentemente di minore importanza sono, invece, rilevanti, come la vendita di merce abusiva sotto gli occhi dei nostri commercianti che regolarmente fanno lo scontrino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Concludo questo intervento invitando il Ministro Maroni ad andare avanti ed, anzi, a spingere sull'acceleratore. Noi chiediamo che l'accordo con la Libia venga rispettato e di farsi promotore...

PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. ...nei confronti del Presidente del Consiglio, perché la gente ha accettato di dare i soldi a Gheddafi per un unico motivo, e cioè per fermare gli sbarchi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Congratulazioni)!

Pag. 53

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, la volevo ringraziare per questo intervento che lei ha svolto nell'aula su un argomento specifico. Mi sembra, infatti, da molti altri interventi, che si stia parlando di tutto lo scibile umano. Io cercherò di parlare di ciò di cui stiamo discutendo.
I dati che lei ci ha portato oggi, come ha fatto ieri durante il question time, sfatano alcuni miti che potevano rischiare, in queste ultime settimane, di accrescere una preoccupazione che, come lei sa, esiste. Ho condiviso molto le preoccupazioni provenienti non solo da parte del mondo cattolico, ma anche del Presidente di questo ramo del Parlamento. Non voglio generalizzare, ma esistono, pur essendo così specifici, in cui non si può dire che, pur essendo un singolo episodio, non sia stato un episodio di razzismo. Tanti altri casi non sono episodi di razzismo, ma ve ne sono anche di questi e, come lei sa, il razzismo è un serpente molto velenoso perché comincia con piccole cose e, se non viene schiacciato il più velocemente e il più duramente possibile, come lei ci ha detto oggi e ci ha dimostrato di voler fare, anche con l'impegno delle forze dell'ordine, può dilagare.
Pensiamo solo alla drammatica, tragica, paradossale situazione che vive una terra dilaniata dal razzismo come il Sudafrica dove, in questi mesi, paradossalmente e drammaticamente ci sono azioni di razzismo tra popolazioni che hanno la pelle dello stesso colore eppure si bruciano, si odiano e si accoppano.
Questo per dire che nessuno può dirsi immune davanti a una situazione che, anche laddove ha provocato centinaia di migliaia di vittime, torna alla ribalta. Quindi, nessun allarmismo; nello stesso tempo, però, neanche nessuna sottovalutazione della situazione. Legalità e accoglienza: ha fatto bene a ricordare Benedetto XVI nel suo intervento di fine agosto. Ricordo a lei, e innanzitutto a me stesso, il messaggio della «giornata dei migranti»: accoglienza senza distinzioni e discriminazioni nei confronti del nostro prossimo.
Non voglio tanto fare il «chierichetto del Papa», ma collegare quello che lei ha accennato (l'intervento condivisibile di un grande esperto di questi problemi e non solo di integrazione sociale come De Rita sull'integrazione morbida) circa i dati internazionali che ha ricordato e che mettono l'Italia in un posto di primissimo livello, grazie alle leggi del Governo Berlusconi, ma grazie anche alla indefessa attività di organismi come la Caritas e il mondo associativo. Non tiriamo i meriti solo da una parte, per amor del cielo, perché altrimenti sembrerebbe che le associazioni in Italia non facciano mai niente.
Devo dirle, però, che dal mio punto di vista il piano francese certamente va incontro al tema della legalità, ma non fa nessun passo in avanti rispetto a un governo della situazione dell'immigrazione nel lungo termine.
Non c'è nessuna dimensione che possa in qualche modo avvicinare ad una soluzione di lungo termine, come era previsto (ho già avuto modo di ricordarlo) in un piano della Commissione europea del 2003 dal commissario Vittorino. Tant'è, onorevole Maroni, che lei stesso ha avuto modo di lamentare un'applicazione un po' superficiale, un po' farraginosa del Trattato appena firmato con la Libia, perché non essendoci un piano di azione europeo che porti ad una soluzione permanente è chiaro che, come dicevamo un mese fa, ogni singolo importantissimo impegno di ogni singolo Stato porta solo fino a un certo punto ad una soluzione dei problemi.
Passo ora, Ministro, anche ad un'altra riflessione: sul diritto di asilo e di accoglienza ai rifugiati le chiederei di essere particolarmente attento. Teniamo conto che gran parte dei rifugiati che arrivano sulle nostre coste in queste settimane e in questi mesi vengono dal Corno d'Africa, noto non solo per i pirati, ma anche perché ci sono le corti islamiche che stanno riconquistando quel Paese; vengono dal Medio Oriente dovePag. 54anche oggi leggiamo di genocidi e di attentati alle comunità dei cristiani: vengono, quindi, da regioni massacrate anche per motivi religiosi.
Le chiederei anche di mettere un punto finale sulla situazione dei decreti-flussi. Qualche anno fa con il vicepresidente del Consiglio, l'attuale Presidente della Camera, onorevole Fini, condividemmo l'idea di introdurre nel decreto-flussi il criterio di omogeneità culturale e religiosa. Da allora ad oggi nessuno ha realmente introdotto questo criterio per cui arriva di tutto e la inviterei, la prossima volta che viene in Aula (avevo invitato allo stesso modo il suo predecessore Amato il quale per tante ragioni non ha potuto rispondere), a portarci i dati della delinquenza non solo italiana, ma anche di natura extracomunitaria suddivisa per appartenenze nazionali e religiose.
Onorevole Ministro, concludo dicendo che evidentemente il razzismo, come abbiamo detto all'inizio, è una paura da cui guardarsi. C'è bisogno in questo non solo dell'impegno delle forze dell'ordine e, quindi, di risorse, ma anche di un approccio educativo più ampio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA VOLONTÈ. La scuola, la società, i mezzi di informazione aiutino tutti nella stessa direzione per evitare questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, signor Ministro, ieri non le sarà sfuggito, a conclusione del suo intervento durante il question time, l'applauso che l'onorevole Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori, le ha tributato, a riprova che da questa parte, su questi temi, non c'è alcun pregiudizio.
Tuttavia, siccome siamo tutti testimoni da qualche giorno di una spirale di affermazioni e smentite, di analisi sociologiche e di allarmi, di definizioni da dizionario antropologico e purtroppo da silenzi imbarazzanti su un fenomeno così spaventoso da dover chiedere di chiarire le circostanze in quest'Aula (un fatto che già di per sé desta un qualche elemento di preoccupazione), anche volendo aderire alla sua rassicurante relazione, soprattutto là dove lei ha voluto iniziare dicendo che «il nostro non è un Paese razzista», devo rappresentarle un piccolo elemento.
Il fenomeno non può essere rappresentato come un fatto meramente statistico, e ho avuto l'impressione che lei sia scivolato nel fare ciò. Noi stiamo parlando di un fenomeno sintetizzato nel termine «razzismo», ma non si può discutere di una definizione, di una parola, se non si fa riferimento all'humus culturale. Mi ha colpito della sua relazione il riferimento ai fatti, alle circostanze, ai numeri, ma mi ha colpito anche la mancanza di un solo dubbio, di un solo interrogativo, di una riflessione.
Lei ha citato - e ha fatto bene - il professore De Rita, ma è caduto poi in contraddizione, perché, quando, citando i numeri, ha detto che c'è un aumento esponenziale dei clandestini e ha accusato di questo il lassismo del Governo Prodi, quanto meno sarebbe dovuto essere un po' più cauto, perché dal 26 agosto 2002, in questo Paese, vige la cosiddetta legge Bossi-Fini, quella che avrebbe dovuto fermare i flussi clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Le dicevo che non è un fatto statistico, ma culturale e, quindi, è uno spunto autocritico che dovrebbe riguardare ciascuno di noi, che spesso parte iniziando a dire: «Io non sono razzista, ma...», «Noi non siamo un Paese razzista, ma...». Questa è la nostra preoccupazione e lo abbiamo visto in troppi interventi. Ho sentito citare, ad esempio, gli applausi o i consensi che sarebbero venuti dall'Unione europea. Non è così e lei lo sa bene: sulle impronte ai bambini rom lei non è stato applaudito in un consesso europeo.
Quando, poi, nell'altro ramo del Parlamento, in questi giorni, si discute della carta a punti, si insinua il virus delPag. 55razzismo. Certo, se svolgiamo soltanto un'analisi e vediamo il massacro di Castel Volturno, l'uccisione del giovane nato nel Burkina Faso, gli insulti e le percosse subite dal giovane Emmanuel a Parma, l'assalto nei confronti del ragazzo cinese a Roma (che lei non ha citato e che qualcuno ha affermato non costituisca un fenomeno di razzismo), ciò è dovuto al fatto che c'è in nuce un elemento di profonda intolleranza. Una profonda intolleranza e un sentimento di insofferenza che rischiano di rasentare il fanatismo e dei quali, come sempre, la paura rappresenta il primo e fondamentale nutrimento: quella stessa paura tristemente nota come percezione di insicurezza, che ormai da più di un anno sembra dettare quasi esclusivamente l'agenda politica del nostro Paese, un'agenda politica che, visti i risultati, ha saputo soltanto rimpinzare i salotti - questi sì - mediatici del nostro bel Paese, senza produrre alcuna risposta efficace e costruttiva alle esigenze dei cittadini.
Ad oggi - lo vediamo - l'Italia è costantemente pattugliata da agenti e militari in assetto di guerra, pronti ad entrare in azione. Eppure, oltre ai crimini che si registravano precedentemente, si sono aggiunte anche le violenze contro individui di razza diversa. Quando dico «razza diversa» lo dico tra virgolette, perché non esiste un'altra razza che non sia quella umana. È un dato evidente, come sono evidenti le morti, i pestaggi, il dolore e la profonda ferita sociale che questi rappresentano, non solo per le comunità di appartenenza delle vittime, ma per tutto il Paese.
Ecco perché volere discutere a tutti gli effetti su quale vocabolo utilizzare per descrivere questo fenomeno e il suo contesto sociale rappresenta una mera formalità, utile per chi dell'Italia e dei suoi cittadini si interessa solo in maniera astratta.
Per questo motivo, come gruppo Italia dei Valori, riteniamo di assoluta importanza uno scatto di reni, una svolta che sappia combinare provvedimenti nell'ambito socio-culturale con quelli del comparto sicurezza. Lei ha evidenziato il comparto sicurezza e ha dato incarico - ha fatto bene - all'università Cattolica di Milano di svolgere un'inchiesta: la prego, presti attenzione anche ai tratti dell'ambito socio-culturale.
Noi non possiamo immaginare che basti un manipolo di agenti o più militari armati - ho concluso - per porre fine a quella che si sta delineando come una vera e propria emergenza sociale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro la ringrazio a nome mio e del Movimento per l'Autonomia per la sua relazione. Siamo convinti che ogni singolo episodio di intolleranza razziale debba essere punito con fermezza e credo che, in questo senso, non siano venuti meno l'impegno e la dedizione piena delle forze dell'ordine e della magistratura.
Riteniamo, però, non sostenibile la tesi di chi vuole insinuare che nel nostro Paese vi sia un razzismo strisciante, in qualche modo agevolato dal Governo di centrodestra. Abbiamo la sensazione che, dietro alle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal leader dell'opposizione, vi sia una strategia di tutto il centrosinistra, volta a sminuire proprio gli importanti risultati ottenuti sul versante della sicurezza, grazie all'impegno dell'Esecutivo e alle misure adottate dal Ministro dell'interno Maroni.
Il centrosinistra ammetta il suo fallimento, dimostrato ampiamente non solo dai sondaggi, ma anche dai falsi allarmi su una presunta emergenza razzismo, lanciati quotidianamente e tesi unicamente a coprire l'evidente incapacità di proporre qualcosa di utile per il Paese.
È profondamente immorale che venga alimentata ad arte una tensione dannosa per l'Italia, pur di mobilitare qualcuno in più in vista della manifestazione del 25 ottobre. È il centrosinistra che ci ha lasciato in eredità un Paese insicuro, praticamentePag. 56nelle mani della criminalità organizzata e della microdelinquenza, con una dilagante immigrazione clandestina (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
A pochi mesi dall'insediamento del Governo Berlusconi, invece, i cittadini avvertono maggiore sicurezza e le forze di polizia hanno conseguito, non solo in Campania, risultati importanti nella lotta alla criminalità organizzata.
Evidentemente, l'intento dell'opposizione è quello di far passare tutto ciò in secondo piano operando un'immorale strumentalizzazione politica dei singoli episodi di intolleranza, che vanno certamente censurati, i cui responsabili vanno perseguiti, arrestati e duramente condannati, se risultano tali.
Signor Ministro, il Movimento per l'Autonomia condanna ogni forma di razzismo e di intolleranza religiosa, razziale e politica. Condivideremo ogni forma di particolare sensibilizzazione che le istituzioni e l'Esecutivo vorranno proporre al Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la prego di concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Per quanto ci riguarda, continueremo nella nostra opera di informazione ad ogni possibile livello, al fine di educare i nostri giovani al rispetto di ogni tipo di diversità.
In eguale misura, però, ci opporremo ad ogni forma di strumentalizzazione, condannando chi ad arte monta inesistenti casi di razzismo, per alimentare la tensione nel Paese o, peggio, per screditare le forze dell'ordine, come appare nel caso della donna somala di cui si è parlato nei giorni scorsi. In conclusione...

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato con grande attenzione la sua relazione informativa sui recenti episodi di presunta intolleranza e violenza razzista. Ritengo in proposito che i fatti, come sempre, vadano analizzati alla luce delle risultanze delle attività istruttorie della magistratura e non prima, se non a costo di spiacevoli dietrofront. Sarebbe, infatti, inopportuno sia parlare di gravi atti di violenza razzista, senza essere certi della loro matrice, sia non ricomprendere altri gravi episodi di vera e propria ispirazione xenofoba.
Non credo, comunque, che gli italiani siano diventati razzisti, non è nella nostra indole e non fa parte della nostra identità culturale e sociale. La storia ci consente di affermare la nostra originaria vocazione all'integrazione, anche quella dei popoli più lontani. Credo, pertanto, che oggi ritenerci razzisti voglia dire snaturare il concetto stesso di italianità.
La questione semmai rivela il rapporto che lega l'immigrazione al concetto di integrazione. Esiste, infatti, a mio avviso, un nesso di causalità tra immigrazione, assimilazione, integrazione e, quindi, disponibilità piena a diventare cittadini italiani per gli stranieri e accoglimento di nuovi futuri cittadini per gli italiani. Chi viene nel nostro Paese deve, infatti, essere predisposto ad integrarsi, imparando la nostra lingua, prendendo conoscenza delle nostre leggi e ponendo in essere tutti quegli atti che dimostrino la piena volontà di far parte di un sistema di cittadinanza, fatto di diritti e di doveri nei confronti del Paese.
È parimenti doveroso, però, signor Ministro, che a questa volontà dell'immigratoPag. 57corrisponda da parte del Governo l'intenzione di porre in essere delle politiche attive di integrazione, che sinora sono mancate nei fatti, a parte la pubblicità progresso sulle reti televisive.
È necessario che il Governo ampli il proprio punto di vista, trattando l'immigrazione non solo come un problema, ma anche come quella risorsa che potenzialmente è, evitando, quindi, attraverso campagne demagogiche, pericolose e strumentali, di diffondere una cultura della diffidenza.
In conclusione, signor Ministro, quali iniziative reali ha assunto il Governo per favorire concretamente l'integrazione, anziché ostacolarla?
O crede, forse, che prevedere, ad esempio, il permesso di soggiorno a punti oppure l'istituzione di classi separate o propedeutiche per immigrati...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. ...siano atti di vera politica di integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 17,05).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori della Camera nel periodo 14-20 ottobre 2008 è stata rimodulata nel modo seguente:

Martedì 14 ottobre (dalle ore 14, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-quater - Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).
Seguito dell'esame delle mozioni Cota ed altri n. 1-00033, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 e De Torre ed altri n. 1-00050 concernenti iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (ore 18).
Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 1742 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (Approvato dal Senato - scadenza: 27 ottobre 2008) (ore 18,30).
Nella seduta potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti e non conclusi.

Mercoledì 15 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-quater - Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Giovedì 16 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni a partire dalla ripresa pomeridiana della seduta) e venerdì 17 ottobre (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni):
Esame del disegno di legge n. 1441-ter - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese,Pag. 58nonché in materia di energia (già articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70 del disegno di legge 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1707-Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (da inviare al Senato - scadenza: 25 novembre 2008) (nella giornata di venerdì 17 ottobre, al termine delle votazioni).
Nelle sedute di giovedì e venerdì potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti e non conclusi.

Lunedì 20 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1742 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (Approvato dal Senato - scadenza: 27 ottobre 2008).
Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 1 e abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile (ove concluso dalla Commissione - salva verifica di eventuali oneri finanziari aggiuntivi).
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo mercoledì (dalle 15 alle 16 circa).
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo giovedì o venerdì.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,30.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1634-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1634-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo del 6 ottobre 2008, è stata stabilita la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e dei rappresentanti delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, i repubblicani voteranno a favore del provvedimento. Lo faranno per coerenza con il voto di fiducia già espresso, ma soprattutto perché le ulteriori considerazioni svolte dall'opposizione non sono state convincenti. Qui non si tratta di distruggere la scuola pubblica come viene continuamente ribadito, scambiando le esigenze della propaganda con quelle di una valutazione realistica della situazione italiana; il problema vero è quello di razionalizzare e modernizzare una struttura da tempo agonizzante, come indicanoPag. 59tutti i confronti di carattere internazionale che dimostrano il suo lento declinare lungo una deriva preoccupante.
Per far questo occorre utilizzare in modo più produttivo le scarse risorse disponibili, introducendo le necessarie riforme organizzative in grado di elevare la qualità dell'insegnamento e pagare meglio quegli insegnanti che vivono del proprio lavoro.
Il problema, come si vede, è più di fondo: tra conservazione ed innovazione i repubblicani scelgono la seconda opzione. Lo fanno consapevoli del fatto che ogni elemento di novità comporta dei rischi su cui si impegnano tuttavia a vigilare, pronti ad intervenire qualora le cose non dovessero andare per il verso giusto. Questo è lo spirito che ci guida: siamo come quei naviganti che cercano nuove rotte, ma se non ci fossero stati negli anni passati questi naviganti il mondo non sarebbe progredito.
Per tali ragioni, signor Presidente, il nostro voto su questo provvedimento non può che essere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà, per tre minuti.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, i deputati delle Minoranze linguistiche esprimono un voto di astensione sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di scuola e università, un voto che è una valutazione del provvedimento ma, ancor più, è un giudizio in ordine alla decisione del Governo di impedire un compiuto confronto di merito con la presentazione di un decreto-legge prima, e successivamente con il voto di fiducia su un maxiemendamento interamente sostitutivo che ha cancellato d'autorità emendamenti che anche noi, come Minoranze linguistiche, abbiamo presentato. È convinzione nostra, invece, che la scuola richiede regole meditate e non imposte, ed è pertanto ora di porre termine, come invece è stato fatto nelle ultime legislature, alla circostanza che in materia si legiferi attraverso decreti-legge e non con organiche riforme legislative.
Sul merito come Minoranze linguistiche rivendichiamo anzitutto la speciale autonomia delle nostre realtà, che hanno competenza specifica concorrente su tale materia e che conseguentemente intendono pienamente esercitare poteri e funzioni legislative.
Giudichiamo positivamente la scelta di reintrodurre una valutazione degli apprendimenti scolastici con il voto numerico in decimi, tuttavia riteniamo che la valutazione con il voto debba integrarsi con un giudizio analitico globale sia nella scuola primaria, sia per gli alunni della scuola secondaria di primo grado.
Occorre tutelare e promuovere il valore educativo della valutazione del rendimento scolastico, altrimenti inficiata da criteri non adeguati alla dimensione pedagogica ed educativa che riteniamo fondamentale garantire. Condividiamo poi le disposizioni in materia di cittadinanza e Costituzione e nel contempo riteniamo essenziale attribuire, inoltre, un valore primario alla conoscenza delle norme dei nostri statuti di autonomia, che sono a fondamento della convivenza tra i diversi gruppi linguistici nel rispetto e nella valorizzazione dei rispettivi patrimoni storici e culturali.
Un giudizio altrettanto meditato è chiesto in merito alla valutazione del comportamento degli studenti. Appare radicale l'ipotesi che tale valutazione possa essere decisiva ai fini della bocciatura dello studente, occorre che tale valutazione sia accompagnata da precise procedure di garanzia nei confronti degli alunni, affinché sia compatibile con il concetto di scuola che nella provincia autonoma di Bolzano e nella regione Valle ad Aosta si è definito.
In relazione alle esperienze delle nostre realtà, non possiamo esprimere un giudizio positivo sul ritorno del maestro unico. In questo senso, non sarà introdotta alcuna innovazione nella nostra scuola primaria, perché ciò risulta incompatibile con gli obiettivi formativi fissati dalle rispettive leggi provinciali e regionali.Pag. 60
Ribadisco, dunque, in conclusione, il nostro voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà per sei minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la scuola è il futuro del Paese, l'Italia deve investire sul sapere e sui suoi giovani, deve garantire alle nuove generazioni gli strumenti della cultura e della conoscenza per essere all'altezza delle sfide della società globale. Il decreto-legge n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, è un provvedimento che affronta temi di grande importanza per il futuro del nostro sistema scolastico e proprio per questo avremmo fatto preferito un maggiore coinvolgimento della maggioranza e un dibattito più articolato e ampio.
All'interno del provvedimento vi sono aspetti apprezzabili e importanti, sui quali la nostra opinione non può che essere positiva. L'articolo 4, che rappresenta il cuore delle provvedimento, presenta, però, aspetti molto controversi, sui quali la semplificazione per slogan che è prevalsa nel dibattito non ha, di certo, aiutato. La scelta di tornare al maestro unico, che inserisce una enorme novità nella scuola primaria, presenta aspetti positivi e negativi che probabilmente sarebbe stato meglio affrontare nel quadro di una riforma organica. Non si tratta soltanto delle ricadute occupazionali negative, che pur sono gravi, si pone in aggiunta l'accrescimento di un divario già profondo tra zone sviluppate del nostro Paese e zone svantaggiate. Una scelta che non è stata, peraltro, dettata esclusivamente da considerazioni di tipo pedagogico, bensì, principalmente, da considerazioni di bilancio. E se di questo si tratta - sappiamo tutti che è così -, alle esigenze di bilancio si deve rispondere con provvedimenti che favoriscano i territori più deboli in termini di strutture e servizi. La politica scolastica degli ultimi anni - occorre dircelo con franchezza: l'articolo 4 non fa eccezione - non si è mosso in questa direzione. Vi sono due scuole primarie in Italia: quella del tempo pieno, sviluppata nel centro-nord del nostro Paese, e quella concentrata nel Sud, dove il tempo pieno rappresenta una rara eccezione. Vorrei, peraltro, ricordare che secondo valutazioni largamente condivise, circa il 50 per cento dei tagli operati si concentrano nelle regioni Sicilia e Campania.
Sul provvedimento il Governo ha posto la questione di fiducia (su un testo che contiene l'intero articolato). Noi siamo convintamente all'interno di questa maggioranza e comprendiamo che la fiducia posta da un Governo prescinda dal merito del provvedimento e per questo abbiamo confermato - come sempre - con il nostro sì, la partecipazione alla maggioranza. Non possiamo, però, nascondere il fatto che, senza la richiesta di quella fiducia, il nostro voto sarebbe stato diverso. Non si tratta, certo, di condividere le trite e demagogiche parole d'ordine di un'opposizione che porta gravi responsabilità per le scelte e, soprattutto, per le non scelte degli ultimi due anni. Si tratta, invece, di essere parte, come siamo, di un profondo disagio del sud del nostro Paese a fronte di provvedimenti giusti in astratto, ma che quando vengono calati nel concreto pretendono di inserire norme uguali per situazioni disuguali. La dimensione dei tagli del personale della scuola nel Mezzogiorno rischia di compromettere seriamente la qualità e l'offerta della scuola pubblica. La riduzione degli insegnanti di sostegno, ad esempio in Sicilia, è così radicale da compromettere il diritto allo studio degli studenti disabili in quella regione. Non è un caso che nelle regioni del Mezzogiorno si sia creata un vasto e trasversale movimento di opposizione e che l'Assemblea regionale siciliana abbia ieri approvato all'unanimità una mozione nella quale si impegna il Governo regionale - cito testualmente -: ad attivarsi sulla questione scuola regionale con azioni di contrasto alla manovra statale, rappresentando al Governo nazionale la necessità di assicurarePag. 61anche in Sicilia una scuola adeguata e funzionale alle prerogative costituzionali e statutarie attribuite alle regione siciliana in materia di scuola e di diritto allo studio.
Su questi temi, che riteniamo decisivi come Movimento per l'Autonomia, intendiamo aprire un confronto con il Governo affinché questa legge non crei ulteriori problemi al Mezzogiorno e al suo sistema scolastico, che pur operando in condizioni molto difficili ha consentito il progresso culturale e l'unità del nostro Paese. Abbiamo apprezzato la disponibilità del Governo ad accogliere i nostri quattro ordini del giorno, nei quali vi sono delle richieste di grande importanza, impegni rilevanti sui quali vigileremo ma non certo sufficienti ad eliminare il disagio dei cittadini meridionali relativamente al sistema scolastico.
La scuola rappresenta il futuro del nostro Paese e noi immaginiamo un futuro di forte ed equilibrato sviluppo di tutti i territori. Per questo vi è bisogno di un sistema scolastico che metta al centro le regioni del Mezzogiorno, garantendo la lotta ad ogni spreco ma, allo stesso tempo, il diritto allo studio e alla sua qualità.
Con queste motivazioni esprimiamo il nostro voto favorevole, un voto che valuta luci ed ombre del provvedimento, un voto, signor Ministro, responsabile da parte di chi ha già espresso la fiducia al Governo e che rappresenta una richiesta di attenzione per i problemi da noi sollevati ed un gesto di disponibilità nei confronti di un Ministro con il quale vogliamo però avviare un confronto serio e continuo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio, anche oggi le scrivo questa letterina visto che lei non vuole proprio stare a sentire la voce dell'opposizione, ma neanche quella del Parlamento, e preferisce quella del Bagaglino.
Molti si arrabbiano perché io faccio rilevare la sua assenza, ma forse è ora che questo Parlamento si interroghi sul suo ruolo e sulla credibilità delle istituzioni rispetto ad un atteggiamento così strafottente quale è il suo, signor Presidente del Consiglio che non c'è, che anche stavolta non c'è. Eppure stiamo parlando di scuola, e non è una cosa buona, anzi è da bulli non essere presenti ed essere assenti a scuola. Come al solito anche questa volta ci viene presentata una pietanza già bella e pronta e ci viene chiesto di votare la fiducia senza alcuna possibilità di poterne discutere la portata e gli effetti nei confronti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie e più in generale della formazione scolastica e della funzione educativa e formativa della scuola. Ebbene, l'Italia dei Valori denuncia in modo forte e chiaro che il decreto Gelmini vende fumo e si frega l'arrosto. Vende il fumo del grembiulino, del voto in condotta, del ritorno alla valutazione numerica del profitto. Sono proposte queste che a noi andrebbero pure bene, ma con altrettanta franchezza diciamo che è acqua fresca. È acqua fresca, è fumo negli occhi rispetto ai problemi veri da affrontare sull'argomento. Problemi veri invece che voi avete affrontato con l'accetta e con la forbice, togliendo appunto otto miliardi di risorse per coprire i buchi dell'ICI o del federalismo senza risorse e senza fondi, che avete sbandierato finora, durante la campagna elettorale, ed ora non sapete come fare.
Veniamo al merito. Si dirà: ma bisognava riformare la scuola, bisognava riformare l'intero comparto, bisognava evitare gli sprechi, bisognava contrastare la dispersione delle risorse. Guardate, io devo dire che il Ministro Calderoli, con onestà intellettuale e anche con apprezzabile autonomia, come riportano ancora oggi tutti i giornali, ha riproposto la possibilità di assegnare attività di esternalizzazione, con specifico riferimento alle cooperative di pulizia, ai bidelli di scuola, eliminando così il ricorso a società esterne, con un risparmio solo per questo di almeno mezzo miliardo di euro. È una propostaPag. 62avanzata dai sindacati, in particolare dallo SNALS-Confsal, ed è una proposta avanzata dal Ministro Calderoli cui riconosco l'intelligenza di aver fatto questa proposta e il coraggio di averlo detto proprio oggi, mentre si sta discutendo.
Il problema è che manco a lui ascoltate. A voi non interessa niente delle proposte alternative e migliorative per trovare fondi e per contrastare le diseconomie di sistema del settore scuola. A voi interessa far quadrare i conti ai danni dei soggetti più deboli, a quelli che devono mangiare quella minestra o saltare dalla finestra, a quelli come i lavoratori di Alitalia cui avete detto: questo è il contratto, prendere o lasciare. Ma non gli avete detto che erano irresponsabili quei manager di Alitalia che avevano prodotto e contribuito a produrre quei danni.
Ed oggi si scopre che grazie a quella norma addirittura manager di altri crac, come Cirio e come Parmalat, possono andare prosciolti perché avete previsto la irresponsabilità di coloro che riducono in questo dissesto le casse dello Stato. Volete rimettere a posto le casse dello Stato con i soldi dei lavoratori, soprattutto con i soldi dei soggetti più deboli: è una vergogna per il Paese che noi dell'Italia del Valori intendiamo denunciare qui e in ogni dove, a cominciare dal prossimo 11 ottobre nella manifestazione che faremo a piazza Navona, dove non solo raccoglieremo le firme contro il lodo Alfano, ma illustreremo al Paese questo modello di Governo che è un modello antico. È il modello del padrone e del suddito, che avete ancora una volta riproposto con la modifica dello statuto dei lavoratori, quando avete previsto che i sindacati non abbiano più nessun ruolo, che debba valere il contratto privato tra le parti come se tra datore di lavoro e lavoratore ci trovassimo di fronte a due soggetti aventi lo stesso peso, come se non si sapesse che il lavoratore pur di lavorare, pur di portare la pagnotta a casa, dovrà sacrificarsi alle angherie del datore di lavoro che farà e userà il lavoratore come una cosa usa e getta, così come si vuole fare con il settore scuola. In quest'ultimo, oggi, grazie a questi tagli secchi di quasi 8 miliardi di euro, sopprimete 87 mila 500 cattedre, 40 mila posti di tecnici amministrativi, togliete la possibilità di fare una scuola che serve. Per fare che cosa? Per trovare i soldi da mandare a Catania dove c'è un sindaco amico e medico che si mette a fare il lifting al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). Per fare che cosa? Per trovare i soldi dell'ICI che avete promesso di abolire per tutti, anche per coloro che non lo meritavano perché a quelli che lo meritavano l'abbiamo abolita noi. Per fare che cosa? Per far quadrare i conti, anche quelli dei debiti di Alitalia che non avete lasciato agli acquirenti di Alitalia ma ai contribuenti italiani. Dovendo far quadrare i conti, quindi, andate a prendere dalle fasce sociali più deboli, andate a prendere dai lavoratori che non possono far altro che zittirsi e ubbidir tacendo.
Dunque, signor Presidente del Consiglio ballerino, lo vuole capire o no che una cosa è la lotta agli sprechi e alle diseconomie, che certamente va affrontata, e altra cosa è l'intervento indiscriminato e selvaggio che state operando e state portando avanti a danno dei soggetti più deboli?
Per questa ragione noi dell'Italia dei Valori ci ribelliamo in ogni sede e intendiamo denunciare questo comportamento che è da moderna dittatura, certo senza olio di ricino ma con effetti certamente più devastanti perché addormentate le coscienze e pensate addirittura, come nel caso di specie, di trasformare e di far credere che il doposcuola e la scuola a tempo pieno siano la stessa cosa. Non sono la stessa cosa! Una cosa è avere un maestro unico e una cosa è avere più insegnanti che possono avere una interdisciplinarietà della materia e possono, cioè, fare in modo che l'alunno (Commenti del deputato Torazzi) - la prego, per favore - possa ricevere un insegnamento più all'altezza della situazione e dei tempi moderni.
Questa è la ragione per la quale noi, signor Presidente del Consiglio che non c'è, signor Ministro, voteremo contro ilPag. 63provvedimento in esame e ci opporremo in ogni modo affinché non possa continuare questo modo di legiferare, senza alcun rispetto per il Parlamento e per i cittadini più deboli, con il quale si approva un provvedimento che esalta semplicemente il grembiulino. Questo grembiulino tenetevelo voi, perché è il grembiulino della P2 a cui noi non vogliamo partecipare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Colombo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signori del Governo e onorevoli colleghi, di fronte all'allarme di una possibile grande recessione il dibattito di oggi può apparire di rilevanza secondaria: non è così. È vero proprio il contrario. Infatti l'Italia, anello debolissimo dell'economia mondiale, potrà garantirsi un futuro solo se sarà capace di promuovere un grande balzo in avanti della qualità dell'educazione, della formazione, della ricerca.
Il capitale umano è l'unico capitale che non può dissolversi a Wall Street ed è l'unico che deciderà della competizione globale, cioè del futuro dei nostri figli. Lo sappiamo tutti che è così, signor Presidente, lo sappiamo tutti che l'Italia è in grave declino da questo punto di vista, lo diciamo tutti in campagna elettorale. Eppure, chi governa ogni volta se ne dimentica e spesso anche chi è all'opposizione.
L'Unione di Centro si asterrà sul provvedimento in esame per due considerazioni assai semplici: riteniamo gravemente insufficiente l'azione del Governo sulla scuola, ma non vogliamo neanche ignorare i dati positivi che vi sono in questo decreto-legge, ossia il ritorno alla serietà e severità del voto in condotta, del grembiule e della valutazione in decimi. E anche per questo riteniamo conservatrice e pregiudiziale l'opposizione di una certa sinistra. Ci vuole una rivoluzione mentale da parte di tutti; è ora di smetterla di considerare la scuola come un'eterna arena di scontri ideologici: la scuola non è di destra, di sinistra o di centro, la scuola non è della politica, la scuola non è del sindacato, la scuola è delle famiglie italiane e ad esse deve essere restituita (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Dovremmo lavorare tutti con spirito di responsabilità nazionale, invece ci troviamo di fronte ad una triste alternativa: da una parte, la democrazia soffocata, praticata da un Governo famelico di decreti-legge e di voti di fiducia. Chi discute perde tempo: bella scuola di pensiero! Nella nuova educazione civica il Governo prenderebbe 4.
Voglio approfittare della diretta televisiva per dire che da parte nostra prende già 4 oggi il Governo, che ha fatto approvare un'ora fa, con un blitz in Commissione, una modifica della legge elettorale europea, che toglie ai cittadini, ancora una volta, la libertà di scegliere i propri rappresentanti e sancisce una democrazia oligarchica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Se si continuerà su questa strada, l'Unione di Centro non guarderà altro che all'interesse della libertà dei cittadini e quindi farà un'opposizione molto dura, fino ad arrivare all'ostruzionismo, a partire dai decreti-legge.
Poi, dall'altra parte, abbiamo l'ormai logora democrazia urlata, di una certa sinistra politica e sindacale che, attraverso il richiamo alla piazza, cerca di trascinare il Partito Democratico lontano dal riformismo.
Perciò noi, da quest'aula, chiediamo aiuto agli italiani per uscire da questo bipolarismo sbagliato, dall'alternativa tra democrazia soffocata e democrazia urlata: questa, in fondo, è la vera ragione dell'esistenza dell'Unione di Centro. Ma questa è anche l'unica vera chance di futuro dell'Italia, a cominciare dalla scuola.
Signor Ministro, lei sa qual è la tenaglia che imprigiona la scuola: una spesa ormai insostenibile, in cambio di una sempre più scarsa qualità. Di fronte a questa gabbia, vi sono due strade: agire solo sulla riduzionePag. 64dei costi o lavorare anche per dare una nuova qualità alla spesa. Ebbene, voi avete scelto la prima strada: tagli senza visione, senza progetto. Ci proponete una razionalizzazione contabile: se vi sono tre o quattro insegnanti li si riduca ad uno, se vi è un numero di 40 ore si riduca a 32. Sappiamo che sono necessari anche tagli, ma la razionalizzazione contabile di per sé non è politica, è solo ragioneria, non produce qualità, non produce futuro, e Dio non voglia che, lungo questa strada, voi non siate costretti a tagliare il tempo pieno: allora, davvero le famiglie si troverebbero in un baratro sociale e, anche in questo caso, la nostra opposizione muterebbe di segno.
Tutto il percorso del sapere italiano ha bisogno di una rivoluzione di qualità, economica e culturale. Occorre partire dall'autonomia e dalla parità scolastica, che sono già legge, per dotare gli istituti anche di autonomia finanziaria. Dobbiamo aprire nel Paese una grande gara nazionale per il sapere, nella quale tutti, gli istituti privati e quelli statali, in un unico sistema pubblico, siano chiamati a competere, ad uno scatto di reni per migliorare la loro offerta formativa. Saranno così le famiglie a scegliere liberamente l'ambiente educativo che ritengono migliore e non più lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Del resto, da che mondo è mondo, solo la sfida della competizione virtuosa ha imposto l'obbligo della qualità: una sfida che deve penetrare anche nel mondo degli insegnanti, la cui carriera e i cui stipendi devono essere differenziati e parametrati sul merito. Oggi apprendiamo dal Ministro Brunetta che in realtà essi guadagnano troppo. Via, per un titolo di giornale non giochiamo sulla vita di milioni di persone (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
La verità è che gli insegnanti italiani guadagnano assai poco, pur essendo ancora, nonostante tutto, tra i migliori, solo che il complesso dell'impiegato statale ha da tempo cominciato a corrodere la loro fibra, insinuando il declinare del più nobile mestiere del mondo verso un burocratico ufficio di collocamento.
Al contrario, l'eccellenza è l'orizzonte da indicare a tutti: ai ragazzi, ai professori, alla società, alle banche per esempio, che invece di inseguire la finanza creativa avrebbero potuto, con le loro fondazioni, accompagnare l'autonomia dell'università.
Su questa rivoluzione della libertà e della qualità convergono da tempo le opinioni della Chiesa come quelle di Confindustria, di ampi settori dell'associazionismo cattolico come del più appassionato mondo riformista. Un tempo era anche questo l'orizzonte di Forza Italia ma forse, da quando Tremonti si è svegliato statalista, la paura ha prevalso sulla speranza. Ma ci accorgiamo o «no» che, anno dopo anno, cresce il numero dei licei «diplomifici», aree di parcheggio dequalificato e forse anche violente? Ci accorgiamo o «no» che la scuola italiana, dopo gli anni della grande alfabetizzazione nei quali anche il figlio del contadino poteva diventare dottore, oggi è tornata ad essere una scuola classista? Chi ha i soldi manda i figli all'estero, in centri di eccellenza, chi non ce li ha, rischia invece di vederli condannati per sempre nella serie B della vita. La scuola di massa è stata una grande vittoria dell'Italia. Ora la nostra generazione, quest'Assemblea, ha il compito di dimostrare che la realtà di una scuola di massa non contraddice l'idea di una scuola di qualità. Se non ci riusciremo, condanneremo l'Italia a nuove e drammatiche lacerazioni sociali che i nostri padri avevano sconfitto. Ma, cosa ancora più importante, ci accorgiamo, onorevoli colleghi, che la scuola fa sempre più fatica a tramandare i valori della nostra comunità, in specie quell'umanesimo laico e cristiano che da Dante a Sturzo ha segnato la nostra storia? Ci accorgiamo che l'educazione passa pressoché in modo quasi esclusivo dalla televisione? Ciò chiama in causa le famiglie nelle quali i genitori fanno più spesso gli amici dei figli che il padre o la madre. Ma chiama in causa anche tutti noi come classe dirigente. Vorrei dire al Presidente del Consiglio che siPag. 65è battuto tanto perché Alitalia restasse italiana, di battersi con altrettanta determinazione perché la nostra scuola rimanga italiana, perché oggi si rischia di smarrire le tracce della nostra identità nazionale per soggiacere all'indifferenza etica dei nostri tempi. Veline e calciatori sono divertenti attori del tempo libero ma non possono essere questi i modelli da indicare ai nostri ragazzi: l'uso del corpo, il successo facile, la furbizia. Dobbiamo piuttosto mettere gli studenti e i nostri figli in condizione di raggiungere l'autostima di sé attraverso la ricerca del talento, della dignità, della fantasia e dello spirito di servizio per la comunità. L'Italia sta diventando una società letteralmente male educata. Vogliamo preoccuparcene o «no»? O il voto di fiducia risolve anche questo? Cari amici del Partito Democratico, noi vi chiediamo di incalzare con noi il Governo su questi temi, di non farvi trascinare da chi ancora insegue il mito della piazza, dello sciopero e del sindacalismo conservatore. Gli anni del sessantotto, accanto a nuove libertà, hanno prodotto nuove servitù. Selezione, merito e severità degli studi - concetti allora esecrati - devono tornare a circolare nelle nostre scuole! Signor Ministro, lei sa che le portiamo una stima personale. Siamo pronti, dunque, a dare una mano senza pregiudizi ad una sola condizione però: che si apra davvero una nuova era della scuola italiana nel nome dell'interesse nazionale ma anche una nuova era della politica e della nostra stessa mentalità. Questa, signor Presidente, è la battaglia cui teniamo di più (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare favorevolmente evidenzia ancora una volta il cambio di passo che c'è stato con la nuova legislatura e con la nuova maggioranza parlamentare. Siamo passati da un Governo degli annunci mai concretizzati ad un Governo che sa affrontare i problemi del Paese con determinazione e concretezza anche, all'occorrenza, chiedendo la fiducia come con questo decreto. La scuola appare oggi come una sorta di fortino assediato: essa va dunque in primo luogo difesa, poi ristrutturata ed infine rilanciata per farla tornare ad essere il perno della formazione delle future generazioni.
Il ruolo dell'insegnante negli anni è stato mortificato. Esso si è sempre più trasformato in burocrate piuttosto che in educatore, perdendo quella giusta autorevolezza che il ruolo imporrebbe. Deve invece tornare ad assumere un ruolo centrale basato innanzitutto sulla sincerità nel rapporto con gli alunni.
È un bene perciò che si torni ai voti decimali invece di giudizi spesso farraginosi, insinceri, non chiari e poco comprensibili sia per gli alunni che per i genitori. È un bene anche che si torni alla meritocrazia: basta, per quel che ci riguarda, con le promozioni facili! Così facendo, non abbiamo aiutato i nostri giovani ad essere maggiormente responsabili né ad avere una giusta comprensione delle loro capacità e neppure ad avere una giusta visione del futuro e del mondo che - ciò è sotto gli occhi di tutti anche alla luce della crisi finanziaria internazionale - non è ne rose né fiori.
La Lega Nord Padania vuole che i nostri ragazzi siano preparati ad affrontare meglio la vita nella consapevolezza che non esistono solo diritti, ma anche doveri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Applaudiamo, quindi, anche alla rivalutazione del voto di condotta.
Gli insegnanti, però, devono tornare a sentirsi protagonisti di una missione che non può e non deve più essere politica, sindacale, impiegatizia, ma una missione che richiede una più elevata professionalità tecnica e un rinnovato coinvolgimento morale.
Per anni la scuola - lo dico da insegnante - è sembrata diventare il luogo dove si è pensato principalmente agli operatoriPag. 66scolastici piuttosto che agli alunni. Se è stato così, credete sia stata una cosa buona? Io dico di «no»: ne hanno pagato le conseguenze gli alunni, ma anche gli stessi insegnanti spesso troppo numerosi, sottopagati e poco rispettati.
Occorrerà, in futuro, ristabilire un rapporto numerico più corretto, più europeo, tra alunni e docenti. Meno insegnanti, meglio formati, adeguatamente retribuiti con corsi di reclutamento regionale: questa è per noi la formula del futuro ed in questo senso, mi permetta, non concordo con le dichiarazioni del Ministro Brunetta.
Civiltà, qualità e libertà sono i tre grandi orizzonti che mi sembrano i più importanti. La scuola deve, innanzitutto, lavorare per custodire la memoria, la conservazione delle proprie radici e dei valori dimenticati; è fondamentale dinnanzi al senso diffuso di sradicamento e di smarrimento che colpisce, in particolare, i nostri ragazzi.
Il mondo globale in cui viviamo, la presenza nella scuola di ben 614 mila studenti con diverse cittadinanze, l'integrazione degli immigrati, la coabitazione di minoranze e maggioranze ha conseguenze anche nel campo della cultura e occorre oggi chiedersi quale possa essere il ruolo dell'educazione all'interno di questi fenomeni.
Noi vogliamo che gli alunni, alla fine dell'anno scolastico, possano aver completato il loro percorso formativo. Spesso, infatti, gli alunni vengono rallentati nel seguire i programmi perché devono aspettare studenti stranieri che sono rimasti indietro per l'oggettiva difficoltà della comprensione linguistica. Ecco perché, nell'interesse di tutti gli alunni, come Lega Nord Padania pensiamo alle istituzione di classi ponte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

LUISA BOSSA. Classi differenziate!

MANUELA DAL LAGO... per consentire a quei ragazzi stranieri, che non conoscono bene l'italiano, di poterlo imparare perché, signori colleghi, per poter apprendere prima bisogna innanzitutto comprendere ciò che si legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo decreto-legge non è la riforma della scuola con i lustrini, è il primo passaggio per correggere alcuni vecchi errori di impostazione e creare nuovi punti di riferimento.
Gli interventi previsti possono gettare le fondamenta per costruire una scuola intesa come comunità, che però deve essere fondata sul principio di responsabilità e proiettata verso il futuro. Una scuola che deve chiamare a raccolta le energie e le risorse di tutta la società in grado di organizzare lunga la strada di una sempre più completa autonomia una vera propagazione del sapere fondata sulla concorrenza di programmi, strutture e progetti formativi mirati al vero soggetto scolastico che sono esclusivamente i nostri giovani.
Libertà e qualità, poi, sono concetti gemelli: un salto di qualità può determinarsi soltanto in presenza di un forte spirito competitivo, all'interno di un sistema ove vi sia un'ampia pluralità di offerte educative e formative.
La creazione delle fondazioni, ad esempio, non è, secondo noi, il tentativo di privatizzare la scuola di Stato, ma, al contrario, di fare entrare nel sistema pubblico tutte le offerte di istruzione, anche privata, presenti oggi in Italia, dando vita ad un unico sistema di finanziamento, di valutazione e di offerte di apprendimento.
Dobbiamo, cioè, fare in modo che l'intero sistema sia ispirato a criteri di equità sociale, che cioè sia possibile ad ogni nostro ragazzo accedere ad ogni tipo di scuola, statale o privata che essa sia.
La scuola non può diventare il terreno di guerra ideologica; l'educazione e l'istruzione non possono più rimanere bloccate nella gabbia di regole che, solo apparentemente, sono all'avanguardia.
La lotta contro la selezione ha portato in questi anni a promozioni senza valore, con il decadimento delle conoscenze complessive e la difficoltà del sistema di valutare e premiare il merito.
La scuola non può chiudersi al mondo esterno in maniera autoreferenziale. Le energie e le intelligenze ci sono. È davveroPag. 67necessario suggerire nuovamente ai ragazzi di studiare, studiare e studiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È necessario ritrovare il coraggio di tornare a riflettere su ciò che i nostri padri ci hanno insegnato: nessun traguardo nella vita potrà mai essere raggiunto in mancanza di una vera applicazione agli studi scolastici. La nostra grande speranza è quella di non tagliare le nostre radici e di non seccare i nostri fiori.
Onorevoli colleghi, l'insegnante non è un mero fornitore di sapere ma è colui che lo esamina alla luce della coscienza e che pretende un cambiamento morale e dà prova di poterlo mettere in atto. Tecniche di insegnamento, supporti didattici, metodi d'esame, contatti con la comunità e collaborazione con i genitori sono tutti temi importanti, seri e costantemente dibattuti, ma l'importanza dell'insegnante, come figura educativa al di là delle regole e degli obblighi che questi è tenuto a rispettare, non dipende dal sistema scolastico, bensì dalla capacità dello stesso di risvegliare le coscienze degli alunni.
In conclusione, signor Presidente, è giunto, secondo noi, il tempo di chiederci, oltre cosa la scuola possa fare per noi e per i nostri figli, anche cosa noi possiamo fare per la scuola e ognuno deve fare la sua parte. Il Governo la sta facendo, pur sapendo che questa è solo una tappa importante di un percorso più lungo. Ci aspettiamo, da parte di tutti, lo stesso senso di responsabilità e serietà, perché lo scopo è quello di realizzare una scuola dove l'apprendimento sia migliore, gli insegnanti siano l'elemento formativo centrale e gli alunni siano i veri fruitori finali del nostro sistema scolastico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, signor Ministro dell'istruzione, trovo preoccupante che con leggerezza si sia usato in quest'Aula il termine riforma per illustrare, invece, un combinato disposto di taglia, cuci e arrangia che faccia cassa subito. Per riformare qualunque cosa - la scuola in particolare - bisogna conoscerla, viverla e amarla: sono tutti i requisiti che questi atti non contengono o quanto meno non trasmettono. Avete chiesto un voto di fiducia che nasconde, invece, un vuoto di fiducia, quella che non avete nella scuola italiana. Soprattutto lei, Ministro Tremonti, colui che davvero tiene in mano il progetto che vi guida: la calcolatrice.
Non vi fidate della scuola perché non la conoscete e senza conoscerla si uccide ciò che c'è e non si costruisce il futuro. Ma soprattutto, pretendere di riformarla contro studenti, famiglie e insegnanti che ci vivono, non è solo una follia ma è un'operazione persa in partenza e che non funziona. Ugualmente, non si può riformare la scuola senza sentirne l'onore e l'onere di rappresentarla. Chi la conosce sa bene che non ci sono solo fannulloni, parassiti e incompetenti che lucrano soldi dallo «stipendificio» di Stato, ma migliaia e migliaia di persone che amano educare, istruendo i nostri ragazzi e che lo fanno per 1.158 euro al mese in media, Ministro Brunetta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Ci si dovrebbe vergognare solo a pensare alla parola stipendi alti! Proprio lei, Brunetta, che per incrementare i loro stipendi di 80 euro lordi al mese chiede produttività. Ma il grand commis ha tolto pure il tetto dei loro stipendi, quelli sì veramente d'oro.
No, così non si può. Fermatevi! Cambiate rotta! È la prima volta in sessanta anni di Repubblica che si mette in campo un progetto di scuola fatto solo con la calcolatrice, la mannaia e tagliando sul futuro dei nostri figli. È la prima volta che il Ministro dell'economia e delle finanze decide quale scuola occorre agli studenti. Ma perché lei, Ministro Tremonti, vuole impersonare agli occhi dei nostri ragazzi, appassionati di Guerre Stellari, il lato oscuro della forza?
Lei, senza un progetto educativo di alcun tipo, e proprio mentre è sotto gli occhi di tutti la gravità della nostra emergenza educativa, ci fa passare dalle discutibili,Pag. 68ma comunque altisonanti, tre «i» della Moratti, alle sue più modeste tre «i». È lei che tra finanziarie approvate in nove minuti e decreti ci consegna oggi una scuola inadeguata, impoverita, invecchiata.

GIUSEPPE CONSOLO. Potevi sistemarla tu la scuola!

GIUSEPPE FIORONI. Inadeguata: e non può essere diversamente, visto che è lo stesso Ministro Tremonti, dopo sessant'anni di Costituzione e più di un decennio di autonomia scolastica, a proporre per tutti il modello «Dio, patria e famiglia» e per la scuola il cieco «credere ed obbedire». Peccato, però, che ai ragazzi oggi serva un lavoro più difficile di quello, pur immane, della esigenza di alfabetizzazione della civiltà post-contadina; serve loro un lavoro molto diverso dal formare un consumatore.
La crisi economico-finanziaria senza fine che stiamo vivendo dimostra il limite di chi ha sostituito l'avere all'essere ed ha bandito ogni forma di sobrietà e rigore dalla nostra società di aspiranti consumatori. Oggi, voi consegnate agli italiani una scuola impoverita di risorse e ricca solo di tagli.
Con il maestro unico nella scuola primaria il taglio degli insegnanti, a regime, sarà di circa 53 mila unità: sono oltre sedici volte gli esuberi di Alitalia. Più che una riforma questo è un vero pignoramento, ed è la scuola italiana la vostra bad company. Tagli, dunque, e solo tagli: saranno 150 mila in tre anni per tutto il personale della scuola, più il blocco delle 75 mila immissioni in ruolo di altrettanti precari già decisi e coperti dal Governo Prodi: 230 mila persone buttate fuori. Questa non è né una riforma, né una manutenzione, né una cura: questo è un accanimento terapeutico.
La decisione del maestro unico è tanto più avventata, in quanto non sarà comunque sufficiente; non copre nemmeno un quinto di ciò su cui puntate. Se volete arrivare a quei tagli sapete che dovrete chiudere prima le scuole sotto i 500, poi sotto i 300, ma anche sotto i 100 alunni e fa una certa tenerezza, in questo clima, avere incontrato per il Paese consiglieri comunali leghisti che firmano contro la chiusura delle succursali delle scuole nelle frazioni dei piccoli comuni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori ) e si metta l'animo in pace anche il presidente leghista del consiglio provinciale di Vercelli: chiuderà e diventerà un lusso mantenere aperti, non solo la scuola e l'istruzione, ma anche il piccolo comune.
Sapete bene, inoltre, che per rispettare i tagli ridurrete anche, come ha detto poco fa la collega della Lega, il sostegno ai diversamente abili, così come dovrete smantellare presto l'istruzione professionale di Stato.
Che dire poi del tempo pieno? Nonostante l'abitudine a fare spot vi faccia dire che aumenterete del 50 per cento, ancora dovete spiegare come si fa a tagliare 53 mila insegnanti in tre anni, ridurre le ore di insegnamento, ma raddoppiare il tempo pieno che di fatto contemporaneamente, invece, fate sparire dall'ordinamento scolastico. Quindi, si preparino i genitori a riprendere i propri figli alle 12,30 e che i bambini il pomeriggio si guardino pure la televisione! Insomma, un modello meno Giulio Cesare, più Cesaroni.
Con queste norme, infine, consegnate agli italiani una scuola invecchiata: i maestri unici avranno circa cinquant'anni, un grande patrimonio di esperienza non più compensato, però, dalla presenza di colleghi giovani, i quali semplicemente e progressivamente scompaiono. Ma un'altra cosa vorrei chiedervi: da anni gli insegnanti vengono formati per avere specializzazioni; come pensate ora e con quali soldi di prepararli e aggiornarli in una sola estate a diventare nuovamente tuttologi?
La scuola non è un ammortizzatore sociale, Ministro. La scuola impone, come dice la Costituzione, di essere un ascensore sociale, un'opportunità data a ciascuno in base a ciò che è e che sa fare per accedere alla classe dirigente del Paese. È un'opportunità per i giovani e le famiglie di scegliere la scuola di cui hanno bisogno.Pag. 69Voi la state riportando alla scuola che ciascuno potrà permettersi: c'è chi l'avrà di serie A, chi di serie B, chi di serie C e l'avviamento professionale per i più.
Avevamo davvero sperato che questa legislatura potesse essere quella del buon senso per poter riconoscere, proprio nella scuola, quel valore comune che viene prima della faziosità e degli interessi particolari.
Voi l'avete trasformata in un campo di battaglia a forza di decreti, di fiducie, di colpi di mano estivi umiliando il Parlamento, ma soprattutto umiliando la scuola. Vi prego, fermatevi. Lo dico perché proprio da Ministro della scuola ho imparato una grande lezione: che i cambiamenti della scuola non si possono fare a dispetto della scuola. Fermatevi perché la scuola non è con voi e neanche il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Invocate serietà e rigore. Sono stato il primo a firmare provvedimenti che ne ripristinassero la validità e proseguire su questi principi sarebbe stato più che opportuno. Cosa diversa è far diventare serietà e rigore le foglie di fico dietro le quali nascondere tutto questo. Dev'essere chiaro che serietà e rigore non si possono solo pretendere dagli altri, bisogna anche offrirne: è dovere del Governo offrire serietà alla scuola.
Nessuno nega la necessità di interventi. Vi abbiamo lasciato il Quaderno bianco che consentiva di superare l'improvvisazione, con una programmazione a cinque, a dieci e a quindici anni per determinare organici pluriennali superando organici di diritto e organici di fatto. Si poteva in cinque anni abbattere il precariato tagliando i veri sprechi e le vere furbizie in rete con comuni, province e regioni che ne hanno competenze. Si poteva realizzare un processo di razionalizzazione ed abbattere in cinque anni mezzo punto del rapporto docente/alunni. Vi abbiamo lasciato un'intesa con la regione Lombardia per applicare il Titolo V della Costituzione e per migliorare in fase avanzata i rapporti tra scuola, mondo produttivo e formazione professionale. Tutto questo sarebbe stato un ottimo terreno di confronto per rafforzare la scuola e non dar vita invece ad un federalismo che nasconde un neocentralismo che taglia ingenti risorse al nord e diritti fondamentali ai cittadini del sud.
Diceva Aldo Moro nel 1955: «la scuola è lo sforzo che la società compie per migliorarsi, per accrescersi e perfezionarsi e va organizzata in modo che in tutti i suoi tipi e a tutti i livelli sia aperta e accessibile a tutti; la scuola è lo strumento necessario per l'avvento di una società nuova». Questa è la scuola della nostra Costituzione, mi ostino a sperare che prima o poi diventi anche la vostra, Lega permettendo ovviamente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, comincio con il ringraziare a nome del gruppo del Popolo della Libertà il Ministro Gelmini che, pur essendo giunta in giovane età e per la prima volta alla guida di un Ministero, ha avuto il coraggio di affrontare un tema spinoso come quello della scuola guardando lontano, guardando a quello che si può fare per migliorare uno degli strumenti indispensabili per costruire un Paese davvero normale. È difficile affrontare questo argomento con coraggio perché bisogna fare delle scelte che possono apparire in un primo momento impopolari, ma soprattutto bisogna scontrarsi con un mondo che ha fatto della scuola il proprio core business politico e sindacale.
Perché la scuola è da cambiare, cari colleghi? L'ex Ministro Fioroni ci ha presentato una splendida scuola che noi vorremmo smantellare per ragioni politiche, ma la scuola si trova in una situazione pre-fallimentare dal punto di vista economico e fallimentare dal punto di vista dei risultati. La scuola è una grande fabbrica: è la fabbrica del sapere, dell'istruzione, dell'educazione, della crescita sociale, dellaPag. 70possibilità data a tutti di giocarsi la propria partita della vita. Ma questa scuola non è esattamente quello che dovrebbe essere.
Come è possibile che una delle scuole più costose dell'Europa e del mondo produca uno dei peggiori risultati d'Europa e del mondo? Questa è la risposta che voi dovete dare prima di contestare una scelta coraggiosa di riforma (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LUISA BOSSA. Non è vero! La scuola elementare è la migliore del mondo.

ITALO BOCCHINO. Spendiamo di più e otteniamo di meno: in qualsiasi settore quando si spende più degli altri e si ha di meno significa che qualcosa non funziona. Allora andiamo a vedere che cosa non funziona. Non funzionano due cose della scuola italiana. La prima ha una matrice culturale e politica, visto che questa scuola è stata costruita sulla logica post-sessantotto: una scuola che non ha come obiettivo l'uguaglianza ma l'egualitarismo, altro che ascensore sociale, caro Fioroni! La scuola che voi avete costruito con il centrosinistra in questi decenni è diventata zavorra sociale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), punta a portare tutti verso il basso e non permette ai meritevoli, ai più bravi, ai più studiosi, a quelli che hanno più spirito di sacrificio di salire invece nei piani più alti.
Noi vogliamo un'altra scuola, la scuola del merito, la scuola che dà la possibilità di partenza a tutti: accesso a tutti alla scuola alle stesse condizioni, a prescindere dal censo, dai soldi, dalla razza, dalla religione.
Ma poi devono prevalere altre logiche: deve prevalere il merito, l'intelligenza, lo studio, l'impegno, la volontà, il sacrificio; non possiamo avere una scuola che dice che tutti raggiungeranno lo stesso obiettivo per dire, di fatto, che nessuno raggiungerà alcun obiettivo. Noi non condividiamo questo vostro modello.
L'altro errore che avete commesso è più pratico, più materiale, avete trasformato la scuola in un ammortizzatore sociale: il vostro problema non è quanto riusciamo ad educare e ad istruire i discenti, il vostro problema è quanti docenti riusciamo ad assumere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e quanti di questi saranno iscritti alla CGIL (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Non è questo di cui ha bisogno un Paese! Al centro della nostra scuola c'è lo studente, c'è l'alunno, c'è quello che deve avere la grande opportunità di mettersi in gioco nella vita con la propria intelligenza.
Abbiamo la scuola con il più alto numero di bidelli a livello mondiale; i bidelli in Italia sono più dei carabinieri: abbiamo un bidello ogni due classi. Venite a dire che è giusto così, spiegate agli italiani che è giusto avere più bidelli che carabinieri! Abbiamo diecimila classi con meno di dieci alunni; spiegate agli italiani che è giusto avere diecimila classi con meno di dieci alunni. Abbiamo un docente ogni nove alunni, l'Europa ha come media un docente ogni tredici alunni, perché la logica non era quanti docenti servono per formare bene cento alunni, ma quanti docenti dobbiamo sistemare a prescindere dagli alunni che abbiamo. Noi non vogliamo questo perché la conseguenza è che i docenti sono pagati 14 euro l'ora, meno dei collaboratori domestici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), dato che se voi utilizzate la scuola come ammortizzatore sociale, quanto più si allarga la platea del meccanismo di ammortizzazione sociale, meno soldi potete dare ai docenti.
Spendiamo il 97 per cento delle risorse della scuola in stipendi, abbiamo 1 milione 350 mila dipendenti: un esercito per essere tra le peggiori scuole d'Europa! Abbiamo il maggior numero di ore di insegnamento dell'Unione europea, perché dobbiamo insegnare quanto più possibile per accontentare quanti più insegnanti e non dobbiamo insegnare quanto meglio possibile per ottenere il massimo del risultato per gli studenti.
Per noi la scuola è altro, per noi la scuola è il tempo dell'educazione, è ilPag. 71tempio dell'istruzione, è fucina di meritocrazia, è la fabbrica del sapere che non ha prezzo come investimento dello Stato se è fabbrica del sapere, mentre dobbiamo andare a controllare i conti se è fabbrica di assunzioni; ecco perché noi siamo andati a tagliare tutta la spesa pubblica in base al lascito che ci avete dato della nostra economia nazionale.
Chiediamo poi il ritorno all'autorità, alla disciplina, che non sono termini brutti, né anacronistici. L'«autorità» è un termine splendido, la disciplina è indispensabile; in Inghilterra, in Francia e in Germania si discute di questo, tutto il mondo della pedagogia discute sull'esigenza di ritornare alla disciplina; lo dobbiamo fare anche in Italia.
Vediamo concretamente le misure che contestate. Che fa la Gelmini di così grave? Reintroduce il grembiule: oddio che scandalo! Perché reintroduciamo il grembiule? In primo luogo perché garantisce eguaglianza al figlio del ricco e al figlio del povero, mi meraviglio che voi da sinistra siete contrari e volete un bambino con un abito griffato da mille euro accanto ad un bambino figlio di un operaio vostro che guadagna mille euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

LUISA BOSSA. Come se bastasse il grembiulino a rendere uguali!

ITALO BOCCHINO. Io capisco il vostro nervosismo, lo comprendo, perché so benissimo che stiamo toccando i vostri interessi, ma lo facciamo per difendere gli interessi degli alunni, dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Evitiamo la corsa alle griffe che rovinano i bambini.
Restituiamo l'educazione civica alle scuola elementari; io non vi capisco, voi oggi avete giustamente chiesto che nelle scuole sia distribuita la Costituzione e poi urlate quando la Gelmini la vuole far studiare, ma allora che la diamo a fare la Costituzione se poi non la devono studiare! Giusto per fare da spessore al banco scolastico! Non si capisce quali siano le ragioni del vostro ostruzionismo; vogliamo spiegare i diritti e i doveri sani, civici, ai cittadini italiani del futuro, è questo che vogliamo spiegare.
Reintroduciamo il voto in condotta per combattere il bullismo. Il maestro unico che tanto criticate è il maestro prevalente. La ragione prima è costituita dai risultati: con il maestro unico eravamo la terza scuola a livello internazionale; da quando l'abbiamo tolto siamo all'ottavo posto. Basta questo! Sono i risultati che giudicano le scelte legislative! Il maestro prevalente deve essere quella figura che accompagna come una seconda madre la crescita della personalità del bambino che, all'età di cinque, sei anni, arriva alla scuola elementare: non come i tre o quattro maestri, che devono confondere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Accanto, ci saranno i maestri di inglese e di sostegno! Avete cercato di far credere all'Italia che vogliamo abolire il tempo pieno. Il tempo pieno, con questo provvedimento, sarà aumentato del 50 per cento, semplicemente perché il maestro prevalente libererà insegnanti, che saranno a disposizione per due obiettivi: il tempo pieno e i corsi serali di italiano per bambini stranieri. Altro grande obiettivo della riforma Gelmini è favorire l'integrazione, la conoscenza della lingua, degli usi e delle tradizioni del nostro Paese. Perché siete contrari? Spiegatecelo! Ditelo agli italiani! Non lo comprendiamo, oltre alle ragioni politiche!
Capiamo che stiamo toccando il vostro core business, ma è così: la riforma serve al Paese, così come serve tornare al voto al posto dei giudizi: un quattro è un quattro, un sette è un sette e abbiamo fatto chiarezza.
Anticipiamo la scuola dell'infanzia a due anni e mezzo, in modo che la donna lavoratrice possa tornare prima al lavoro. Non tocchiamo gli insegnanti di sostegno e le scuole di montagna. Concludo lanciando un messaggio agli insegnanti: stiano tranquilli che, nonostante la campagna di disinformazione, non ci sarà un'insegnantePag. 72che sarà licenziata. Non è prevista da questo provvedimento neanche una lettera di licenziamento.

MARIO PEPE (PD). E per quelli che verranno?

ITALO BOCCHINO. Sono previsti, invece, la qualificazione degli insegnanti, il merito a seconda del lavoro che essi svolgono e un premio di produttività sino a settemila euro all'anno per chi otterrà il massimo dei risultati. Questo è l'obiettivo della nostra riforma ed è per questo che la sosteniamo con forza in Parlamento, nonostante il vostro tentativo di agitare le piazze e di sfruttare i bambini, portandoli a manifestazioni politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Per questo vogliamo cambiare il Paese e abbiamo il dovere di modernizzare l'Italia. Il vostro è solo ed esclusivamente anacronismo culturale e l'arroccamento a sprechi e privilegi, che abbiamo il dovere di combattere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa della televisiva diretta.

VALENTINA APREA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA, Relatore. Signor Presidente, come relatrice del provvedimento, prima del voto finale, vorrei ringraziare innanzitutto i deputati della Commissione cultura, i rappresentanti del Governo, il Ministro Gelmini, il sottosegretario Pizza (il quale ha trascorso molte ore in Commissione e in Aula con noi), l'Assemblea tutta e gli uffici. Tutti, alle condizioni date, hanno saputo davvero sviluppare un dibattito sull'emergenza educativa e sulle soluzioni che, con questo decreto-legge, il Governo ha proposto al Parlamento: dibattito che consegniamo al Senato e, ci auguriamo, alla scuola tutta, con ottimi risultati.

(Coordinamento formale - A.C. 1634-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1634-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1634-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università» (1634-A):

Presenti 513
Votanti 485
Astenuti 28
Maggioranza 243
Hanno votato 280
Hanno votato no 205

Prendo atto che i deputati Colombo e Zamparutti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Petrenga ha segnalato che non è riuscita a votare a favore.

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,30).

FRANCO GIDONI. Chiedo di parlare.

Pag. 73

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, alle 22,39 del 9 ottobre di quarantacinque anni fa, una gigantesca frana precipitò nell'invaso del Vajont e la conseguente onda, scavalcando la diga, si scaraventò a valle, cancellando in pochi secondi dalla geografia del luogo un intero Paese, quello di Longarone, e i suoi duemila abitanti. Un'immane tragedia della natura e dell'uomo, che qui stasera riporto alla vostra attenzione, per non dimenticare (Generali applausi).

PRESIDENTE. L'applauso dell'Aula è la dimostrazione che tutta la Camera si associa al suo ricordo per le vittime della strage del Vajont.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, mi associo al ricordo della terribile tragedia di quel periodo.

Seguito della discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00041, Barani ed altri n. 1-00043, Pezzotta ed altri n. 1-00044 e Palagiano ed altri n. 1-00045 concernenti iniziative per il contrasto della povertà e della diseguaglianza sociale (ore 18,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00041, Barani ed altri n. 1-00043, Pezzotta ed altri n. 1-00044 e Palagiano ed altri n. 1-00045, concernenti iniziative per il contrasto della povertà e della diseguaglianza sociale (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di giovedì 2 ottobre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, onorevole Eugenia Maria Roccella, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo condivide le preoccupazioni e le sensibilità espresse in alcune di queste mozioni, anche se non sempre condivide la filosofia degli interventi che vengono proposti come rimedio alla povertà e i numerosi punti indicati in ciascuna di queste mozioni.
Condividiamo anche i dati da cui si parte, considerando che essi si fermano al 2006 e, quindi, non riguardano ancora gli interventi del Governo. Sono dati di crescita della povertà e di individuazione di soggetti deboli, su cui è necessario intervenire con una politica di welfare che sia anche sostenibile. Questa è, infatti, la preoccupazione fondamentale che abbiamo, cioè, da una parte, ridisegnare il welfare italiano, attraverso una politica sostenibile, a partire da una impostazione di responsabilità e di cittadinanza attiva, non solo di assistenza, ma di offerta di nuove opportunità, dall'altra, ridisegnare la politica del welfare anche in base alla contingenza economica internazionale e alla manovra finanziaria già varata.
Anche se condividiamo le preoccupazioni e anche alcuni punti specifici di queste mozioni, non possiamo naturalmente prendere nuovi impegni di spesa. Quindi, escludiamo dalla nostra possibile condivisione le indicazioni che comportano nuovi impegni di spesa.
Sia ai firmatari della mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044, sia ai firmatari della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00041, vorrei proporre innanzitutto di votare le mozioni per parti separate e vorrei anche chiedere loro se hanno intenzione di accettare alcune riformulazioni su alcuni precisi punti.Pag. 74
In particolare, non possiamo prendere impegni per quanto riguarda, per esempio, la possibilità di previsione del vincolo del reddito di solidarietà attiva o reddito minimo di inserimento. Sempre con riferimento alla mozione Livia Turco ed altri n. 1-00041, esprimeremo un parere favorevole per quanto riguarda la definizione dei livelli essenziali di prestazioni sociali.
Saremmo disposti ad esprimere un parere favorevole, ad esempio sui capoversi del dispositivo relativi alla promozione, attraverso gli obiettivi del piano sanitario nazionale, delle case della salute e della medicina d'iniziativa, che stiamo continuando a finanziare e a promuovere; sul contrasto della povertà minorile e sul blocco della trasmissione intergenerazionale della povertà attraverso un adeguato sostegno al reddito delle famiglie; sulla prevenzione dello scivolamento nella povertà dei cittadini presenti nella fascia di vulnerabilità attraverso la creazione del punto unico di accesso alla rete integrata dei servizi; sul sostegno all'occupazione.
Non siamo favorevoli al sostegno delle locazioni e degli interessi passivi sulla prima casa attraverso l'istituzione di un fondo, sempre per lo stesso motivo, perché non possiamo prendere impegni di spesa.
Siamo favorevoli al potenziamento dell'assistenza domiciliare agli anziani e al promuovere con gli enti locali il mutuo aiuto delle famiglie e del volontariato per servizi di sostegno all'autonomia degli anziani.
Esprimiamo un parere contrario sui due capoversi successivi del dispositivo ed un parere favorevole sugli ultimi due capoversi per quanto riguarda il riferire in Parlamento sul Rapporto annuale sulla strategia nazionale per la protezione sociale e l'inclusione sociale previsto dalla strategia di Lisbona e per la promozione, ogni anno, di una tavola rotonda sull'inclusione sociale. Questo per quanto riguarda la mozione Livia Turco ed altri n. 1-00041.
Chiedo, quindi, se i firmatari di tale mozione siano disposti ad una votazione per parti separate, avendo espresso un parere favorevole sui capoversi che abbiamo appena citato.
Per quanto riguarda la mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044, anche in questo caso, condividiamo più largamente l'impostazione, perché è meno prescrittiva e presenta un più ampio margine di intervento condivisibile.
In questo caso esprimiamo un parere contrario soltanto sui tre capoversi che prevedono, come abbiamo detto prima, impegni di spesa. Il parere è contrario, quindi, sulla predisposizione di nuove forme di reddito di accompagnamento sulla base di progetti personalizzati, sull'attivazione di forme sperimentali di concessione di microcrediti per sostenere forme di imprenditorialità sociale...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Roccella. È impossibile seguire quello che il rappresentante del Governo sta dicendo. Prego, quindi, i colleghi di lasciare l'Aula, se non sono interessati, o di consentire a coloro che vogliono seguire i lavori di poterlo fare. È impossibile, anche per la Presidenza, capire quale sia il parere del Governo sulle varie mozioni. Prego, onorevole Roccella.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, è anche complicato esprimere il parere, perché i punti sono veramente molti, sia nella mozione Livia Turco ed altri n. 1-00041 sia nella mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044 sia nella mozione Palagiano ed altri n. 1-00045.
Per quanto riguarda la mozione Pezzotta n. 1-00044, dicevo che il parere è contrario sul reddito di accompagnamento, sui microcrediti e, per essere sommari, sul contributo all'attuazione di programmi di interventi a livello regionale e locale contro la vulnerabilità delle famiglie dovuta alla povertà, consistenti in azioni di sostegno al reddito; il parere è, invece, favorevole sugli altri capoversi, con delle riformulazioni per quanto riguarda due capoversi, se i presentatori sono d'accordo.Pag. 75
Con riferimento al capoverso in cui si invita a revisionare la struttura dell'ISEE (indicatore della situazione economica equivalente), si propone di sostituire la parola «revisionare» con la seguente: «verificare».
Al capoverso in cui si invita a valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l'integrazione fra politiche sociali, del lavoro e per la formazione sopprimere le parole: «attraverso accordi locali e patti per l'inclusione sociale».
Al capoverso in cui si invita a procedere in tempi rapidi ad una riforma degli ammortizzatori sociali, che allo stato attuale presenta criticità e strozzature propongo di aggiungere una specificazione inserendo le seguenti parole: «attraverso l'attuazione della delega di cui alla legge n. 247».
Con queste modifiche e con lo scorporo dei tre punti che abbiamo indicato, votando per parti separate, il Governo esprimerebbe un parere favorevole sulla maggior parte dei punti contenuti nella mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044.
Per quanto riguarda, invece, la mozione Palagiano ed altri n. 1-00045, si tratta in genere di indicazioni che prevedono quasi tutte impegni di spesa e che, quindi, non sono recepibili secondo l'impostazione di cui abbiamo detto all'inizio, oppure di indicazioni che il Governo ha già recepito, ovviamente affrontandole in modo diverso (ad esempio, con riferimento al piano-casa o alla questione degli incapienti).
Pertanto, sulla mozione Palagiano ed altri n. 1-00045, il Governo esprime complessivamente un parere sfavorevole.
Chiedo, quindi, ai proponenti delle due mozioni se concordano con le modifiche, procedendo appunto ad una votazione per parti separate.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone...

ROBERTO COTA. Mi scusi, signor Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO COTA. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, con tutto il rispetto, il sottosegretario ha indicato una ventina di proposte di riformulazione con una ventina o una trentina di votazioni per parti separate. È ovvio che in queste condizioni non siamo in grado di esaminare questi documenti; vi sono dei documenti che sono stati depositati in Aula e sui quali ragionevolmente ci siamo fatti delle convinzioni politiche. A fronte delle dichiarazioni del sottosegretario non posso fare altro che chiedere il rinvio della votazione perché dobbiamo capire ciò che ha detto il sottosegretario, non c'è alternativa!

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, sottoscrivo dalla «a» alla «z» la dichiarazione del capogruppo della Lega Nord Padania.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a parte il fatto che, a termini di Regolamento, mi permetto di sottolineare che lei era già passato alla fase delle dichiarazioni di voto e, quindi, non si può ovviamente rinviare la seduta (lei ha espressamente detto: «passiamo alle dichiarazioni di voto»).
Vorrei dire al presidente Casini come al presidente Cota che, come è accaduto in tante altre occasioni, la cosa più semplice è, mano a mano che esamineremo i documenti, di ricordare quali sono le parti ePag. 76di procedere alla votazione. Le segnalo che lei era già passato alle dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. La ringrazio, non avevo detto «passiamo alle dichiarazioni di voto» in modo casuale o perché ero distratto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, i dati forniti dall'ISTAT sulla povertà...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Iannaccone, ma mi ha chiesto la parola il presidente Casini. Prego, presidente Casini.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi rivolgo all'onorevole Giachetti: non so quanto giovi alla credibilità del Parlamento, cui lei è sicuramente affezionato come me, il fatto che votiamo cose incomprensibili di cui nessuno si rende conto. Ha ragione il capogruppo della Lega: sono state chieste talmente tante riformulazioni e, se vogliamo procedere, aggiorniamo di un'ora la seduta, di modo che ci venga formulato il testo così come ha chiesto l'onorevole Cota. Mi sembra un fatto di serietà: perché dobbiamo votare cose di cui non conosciamo il significato?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, io ho avuto l'occasione, nella prima legislatura in cui ho maturato la mia esperienza parlamentare, di imparare molte cose dal presidente Casini: credo che ci siano precedenti, assai rilevanti di discussioni, di emendamenti, di ordini del giorno, di mozioni e di altre iniziative parlamentari, nelle quali il Governo ha avuto la possibilità di presentare, in Aula, proposte di votazione per parti separate e modifiche degli stessi testi delle norme o delle iniziative di tipo parlamentare come accaduto con questa mozione.
In questi casi, non si è proceduto in altro modo se non in quello con il quale si sta procedendo ora. Credo, quindi, che bisogna mantenere fede a ciò che è stato discusso e pattuito nella Conferenza dei presidenti di gruppo, procedendo alla votazione, così come è nella tradizione dell'Aula della Camera dei deputati.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, in effetti, non si è capito quali siano alcune posizioni del Governo e in effetti su alcune mozioni per noi non sarà possibile esprimere un giudizio concreto. Ma è anche vero che vi sono delle mozioni sulle quali, in modo netto e chiaro, il Governo ha espresso il suo punto di vista.
Noi chiediamo, allora, formalmente, che si passi immediatamente all'esame mozione per mozione. Se vi è qualche gruppo o qualche parlamentare, che con riferimento alla sua mozione, chiede il rinvio, si rinvii; ma rispetto a quelle mozioni per le quali i gruppi parlamentari sono sufficientemente soddisfatti delle risposte che ha fornito il Governo, si passi all'illustrazione e al voto.
Stiamo parlando di povertà, stiamo parlando di mozioni importanti, stiamo parlando di impegni che il Governo deve o non deve prendere, sulla base dei quali valuteremo il comportamento del Governo stesso su un tema così importante. Rinviarne l'esame, mi pare, sia un danno che si reca a problemi più grossi di quello che è la nostra comprensione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, passeremo ora alle dichiarazioni di voto,Pag. 77dopodiché, come lei ha testé auspicato - è il Regolamento che lo prevede - si voterà ciascuna mozione. Il Governo ripeterà i propri pareri su ogni mozione, chiedendo al proponente di riformularla o di modificarla in parte, e voteremo, così come avviene secondo la prassi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, i dati forniti dall'ISTAT sulla povertà ci consegnano una realtà che, in particolare per quanto riguarda il Mezzogiorno, deve indurci ad un'attenta fase di riflessione e ad aprire insieme, senza distinzioni politiche, una fase di rinnovato impegno in favore delle fasce di popolazione che vivono in condizioni di povertà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18,50)

ARTURO IANNACCONE. I dati che l'Istituto nazionale di statistica ha diffuso solo un anno fa, ci indicano che una famiglia italiana su sei ha dichiarato di arrivare a fine mese con grande difficoltà, mentre quasi una su tre (il 28,9 per cento) non è riuscita a far fronte a una spesa imprevista anche se di importo inferiore a 600 euro.
Le famiglie con spesa per consumi inferiore alla soglia di povertà, ovvero i poveri in termini relativi, sono 2 milioni 585 mila (l'11,1 per cento delle famiglie residenti), per un totale di poco più di 7 milioni e mezzo di persone (il 13,1 per cento).
La situazione è ancora peggiore se si considerano i dati che provengono dalle regioni meridionali: sul Mezzogiorno grava una situazione economica difficile e distante dall'economia del resto del Paese e, secondo i rapporti che annualmente l'ISTAT diffonde, il Mezzogiorno è l'area geografica ad essere più in difficoltà. Al sud, infatti, il 5 per cento degli individui ha dichiarato di non potersi permettere un'alimentazione adeguata.
Questi dati evidenziano in modo netto quale sia il divario che separa l'economia meridionale da quella del resto del Paese, e come il fenomeno delle vecchie e nuove povertà sia concentrato in larga parte nelle zone più svantaggiate del Paese. Anche sul fenomeno della povertà il Movimento per l'Autonomia sollecita l'Esecutivo ad avere un'attenzione particolare per il sud. La gente avverte sulla scena politica una certa voglia di fare, ma per ora non si attenua quella percezione d'impoverimento di cui si è detto in precedenti occasioni. Con queste parole il presidente della Conferenza episcopale italiana ha recentemente posto, in maniera forte, il problema della povertà nel nostro Paese. Le forze politiche di maggioranza e l'Esecutivo sono chiamati a prestare grande attenzione a chi nel mondo cattolico e nel volontariato offre risposte quotidiane a chi vive il problema dell'indigenza.
Insieme ai colleghi del PDL e della Lega, considerata la particolare situazione che il nostro Paese sta vivendo, abbiamo presentato una mozione che, se approvata, impegna l'Esecutivo a proseguire sulla strada già imboccata del rilancio economico e del sostegno alle famiglie che vivono in condizioni di particolare difficoltà, e a destinare maggiori risorse per le categorie più esposte al rischio della povertà. Con l'approvazione della mozione Barani n.1-00043, che il Movimento per l'Autonomia ha presentato insieme ai colleghi del PDL e della Lega, la Camera impegna il Governo a proseguire con coerenza nelle politiche di contrasto alla povertà precedentemente esposte, già tracciate nel DPEF 2009-2011 e nella manovra di finanza pubblica per il 2009, che prevede il piano casa, la social card, la detassazione degli straordinari, l'abolizione dell'ICI, la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile sulla prima casa e una generale riduzione della pressione fiscale.
La mozione inoltre impegna l'Esecutivo a destinare adeguate risorse, ricavate dai risparmi di spesa, alla promozione di politiche di sostegno per le categorie maggiormente esposte al rischio di povertà, in particolare gli anziani, i portatori di handicap,Pag. 78le famiglie monoparentali, le famiglie monoreddito e quelle più numerose. Il Governo infine sarà impegnato a promuovere politiche a sostegno dei giovani volte a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l'accesso alla prima casa di proprietà, all'attuazione del diritto allo studio, e ad adottare politiche occupazionali rivolte, in particolare, al primo inserimento lavorativo. Riteniamo che la mozione Barani n.1-00043 corrisponda alle esigenze che in questo momento avverte il Paese in generale, e più in particolare il Mezzogiorno. È per questo che noi esprimeremo il nostro voto a favore di tale mozione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, quando si parla di povertà non si può non avere presente una visione di insieme del contesto economico del Paese riferita all'ambito internazionale. La parola povertà è stata spesso coniugata con miseria, malattia, ma di rado con le parole economia, difficoltà delle imprese, economia reale, recessione, crisi dei mercati finanziari e crisi del credito. In un mercato finanziario incentrato sulla modalità fallimentare dell'acquisto a debito le prima vittime a farne le spese sono stati i risparmiatori e la famiglia che, debito su debito e carovita in crescendo, sono vicini al punto di non ritorno e si accorgevano che lo stipendio non bastava più, e, quando le banche chiedevano di rientrare, erano costretti a sacrificare i propri beni tra i quali anche la casa. Oggi gli stessi creditori sono in sofferenza e rischia lo stesso sistema del credito. I milioni di europei che hanno contratto un mutuo a tasso variabile sulla casa da pagare continuano a pagare gli effetti della crisi del credito. L'Euribor a tre mesi, tasso a cui si indicizzano le rate, è salito al 5,393 per cento, un record da oltre dieci anni.
Il crollo di questo sistema economico legato anche al debito al consumo è oggi sotto gli occhi di tutti. Nel nostro Paese il problema serio è anche quello di capire, però, come la crisi internazionale si ripercuoterà sull'economia reale, ossia capire quanto la gente si percepirà più povera. La congiuntura di crisi internazionale e le ininfluenti politiche adottate nel nostro Paese nei due anni e mezzo che hanno proceduto questo Governo, negli anni del Governo Prodi, si sono legate all'aumento dell'inflazione, della disoccupazione e a una conseguente diminuzione del potere di acquisto. Nel frattempo nessuno si è reso conto che con il debito legato al consumo si è giocato con il futuro del Paese ipotecandolo. Ben il 66 per cento delle famiglie non riesce oggi a risparmiare a causa del carovita.
Per comprendere appieno il fenomeno della povertà si deve tuttavia fare riferimento non solo alla povertà economica ma anche alla povertà soggettiva e all'incidenza delle nuove povertà. Qui mi riferisco ai working poors e agli anziani. Legato alla povertà vi è anche un sentimento di deprivazione relativa delle famiglie. In diverse regioni del nord il sentimento di deprivazione relativa delle famiglie risulta molto più alto non solo perché le aspettative di queste famiglie sono più elevate ma anche perché esse si confrontano con costi e livello di consumo più elevati rispetto ai valori nazionali. In varie regioni, tra cui la Lombardia, la povertà relativa risulta sottostimata per effetto della comparazione con la linea di povertà nazionale la quale non tiene e non riesce a tenere conto del differente costo della vita esistente tra le diverse aree economico-territoriali del nostro Paese. Per questo la mozione a prima firma Livia Turco, quando cita il fatto che nel Mezzogiorno il reddito della famiglia è pari a tre quarti di quello delle famiglie del centro nord, non trova una corrispondenza oggettiva al disagio che effettivamente le famiglie del nord vivono nella quotidianità.
Ai signori della sinistra quando parlano di povertà e immigrati, voglio ricordare anche le politiche scellerate portate avanti dalla sinistra: politiche buoniste tese quasi a giustificare l'arrivo indiscriminato diPag. 79orde di clandestini nel nostro Paese senza un lavoro e senza che potessero produrre un reddito chiaro. Queste persone sono diventate col tempo schiave dei racket e, in ordine agli interventi sociali, sono andate a gravare sulla spesa pubblica sociale. Ebbene alla sinistra che è sempre in prima linea quando si parla di diritti umani, di dignità della persona, ricordo che questo tipo di immigrazione non è nel rispetto della dignità umana di persona.
Ben diverso il discorso di persone che arrivano qui immigrate in base alla legge Bossi-Fini con un lavoro certo, titolari di doveri certi e di diritti. Inoltre, onorevole Turco, la sua mozione prevede il superamento della discriminazione nei confronti dei migranti, consentendo in particolare l'accesso all'assegno sociale e all'edilizia popolare ai migranti residenti nel nostro Paese da almeno cinque anni e, quindi, anche senza che si tratti di cittadini italiani o senza che abbiano acquisito la cittadinanza e magari anche a rischio di legalità. Questo modo di essere protesi verso la migrazione e verso questo sistema non vorrebbe altro forse che generare il rischio di una discriminazione a carico dei nostri cittadini, delle nostre famiglie, dei nostri anziani che hanno contribuito non per cinque anni allo sviluppo del Paese ma per una vita intera? Non sono razzista: sono contro le discriminazioni ma questa non è, forse, una discriminazione al contrario? Ebbene, dopo aver letto le mozioni a prima firma Livia Turco e Pezzotta, come ha già ricordato il mio collega durante la discussione sulle linee generali, affermo che la politica dissennata dell'accoglienza a porte spalancate nei confronti del fenomeno migratorio è stata sepolta! Ribadisco: sepolta dal voto degli elettori che hanno scelto alla guida del Paese questo Governo.
Noi siamo per il patto per l'immigrazione e l'asilo come lo ha esposto Maroni oggi in quest'Aula. Inoltre quando si parla di integrazione, questa non può essere a senso unico: da parte di chi vive sul nostro territorio vi deve essere anche la volontà di volersi integrare.
In merito alla salvaguardia dell'istituto della famiglia citato dalle mozioni della sinistra, ricordo che le scelte del passato Governo Prodi non l'hanno certo agevolato. L'esistenza di tale istituto, così come sancito dalla Costituzione, è stato più volte dalla sinistra messo in discussione con la promozione di Pacs e Dico, al quale la Lega è sempre stata contraria.
Voglio anche ricordare all'onorevole Bindi che lei stessa quando era Ministro delle politiche per la famiglia si era più volte dichiarata insoddisfatta e aveva dovuto constatare, come quasi tutte o comunque la maggior parte delle proposte elaborate a sostegno del nucleo familiare venissero disattese. Per tale ragione la mozione Livia Turco oggi si presenta a nostro avviso come un ennesimo esercizio accademico pregevole sotto il profilo dell'analisi del contesto socio-economico ma decontestualizzata rispetto alle misure già varate e agli impegni già assunti dall'attuale Governo.
Non esiste la povertà, esistono le povertà. La stessa fascia riferibile all'ormai tradizionale classe media oggi si assottiglia sempre più, con derive nella povertà. Le nuove famiglie, sempre più ridotte nel numero dei loro componenti, esprimono spesso problemi di natura economica. Parlare di abbassamento del carovita vuol dire essere riusciti, con questo Governo, ad attivare una concreta politica sociale attiva, senza avere messo le mani in tasca ai cittadini, azzerando l'ICI sulla prima casa, introducendo la possibilità di rinegoziare i mutui e incrementando l'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica attraverso il piano casa, detassando gli straordinari e i premi di produttività per i dipendenti del settore privato con un reddito non superiore a 30 mila euro e votando in anticipo di sei mesi il decreto sulla manovra finanziaria, ridando così un'immagine positiva e di stabilità economica del nostro Paese al mondo.
Ma la nostra preoccupazione primaria va alle difficoltà delle famiglie con persone disabili, con persone anziane, famiglie monoreddito, famiglie monoparentali, famiglie nelle quali un componente è fuoriuscitoPag. 80dal mercato del lavoro senza rientrarvi. Difendere la famiglia oggi significa anche salvaguardare la nostra identità, la nostra cultura, cultura propria del mondo occidentale. Ricordo sempre alle sinistre qui presenti che il Governo Prodi è stato bocciato senza appello dagli elettori, che hanno scelto alla guida del Paese la coalizione di centrodestra, attribuendole una maggioranza schiacciante.
Da quando abbiamo assunto la corresponsabilità di Governo del Paese, ci siamo sempre posti ancor più a difesa e a tutela della famiglia, non a parole, ma con fatti e scelte politiche chiare: abbiamo presentato il progetto di legge per una legge quadro sulla famiglia e per la tutela della vita nascente, in quest'aula è stata approvata una nostra mozione finalizzata all'introduzione di un nuovo sistema fiscale alternativo basato sul quoziente familiare. Investire nelle politiche familiari significa pertanto investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società. Ma il compimento di questo progetto potrà e dovrà essere inevitabilmente realizzato attraverso l'applicazione del principio di sussidiarietà, verticale e orizzontale, attraverso il coinvolgimento diretto di Governo, regioni ed enti locali. Dare applicazione al principio di sussidiarietà orizzontale significa, per noi, considerare e riconoscere il privato sociale come una risorsa, in un'ottica di collaborazione e non di contrapposizione con gli enti locali.
In conclusione, nell'Italia delle autonomie molti risultati sono stati oggi raggiunti secondo le possibilità del territorio e dei diversi amministratori. In un prossimo futuro, con l'avvento del federalismo fiscale, si potranno ottenere risultati ancora più efficaci, più rispondenti e più aderenti alle necessità del territorio. Con il federalismo si riavvicinerà la vita delle istituzioni alla vita dei cittadini, il Paese legale al Paese reale, l'economia alla società.
Oggi, a fronte della crisi finanziaria internazionale, anche se le famiglie italiane sono indebitate tre volte meno di quelle tedesche, di fatto ci si trova di fronte ad una situazione economica di reale preoccupazione, per la quale si rendono necessari improrogabili interventi di natura straordinaria, a salvaguardia anche del potere di acquisto delle famiglie.
Questo Governo non si è fatto sorprendere dalla crisi finanziaria internazionale: questo Governo, con tempestività e grande senso di responsabilità, è già intervenuto nella giornata di ieri, in Consiglio dei Ministri, a difesa del risparmio, dei risparmiatori e delle famiglie, intervenendo positivamente sulle garanzie del deposito bancario. Noi oggi abbiamo dei doveri da assolvere nei confronti della nostra gente, dei nostri anziani in primis, delle nostre giovani coppie, nei confronti di chi, pagando le tasse, ha contribuito con il proprio lavoro e i propri sacrifici a creare il nostro sistema sociale ed economico. Per questo è importante sostenere la piccola e media impresa e rilanciare l'economia, sostenendo parimenti famiglie e imprese. Per questo è oltremodo importante addivenire al più presto al federalismo fiscale. È per questo che abbiamo presentato, con il Popolo della Libertà, una mozione sulla povertà che ci apprestiamo a votare. Per tutti i suesposti motivi...

PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, devo invitarla a concludere per favore (Applausi).

LAURA MOLTENI. ...voteremo contro le mozioni del centrosinistra e opereremo e vigileremo affinché possano essere realizzati in pieno tutti i punti del programma elettorale, col quale ci siamo presentati, con senso di responsabilità, ai cittadini del Paese e per il quale abbiamo ottenuto una maggioranza schiacciante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 81
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima, ma ora, dopo aver ascoltato le parole del sottosegretario Roccella, che ha accolto complessivamente - sono parole sue - la mozione a mia prima firma la n. 1-00045, credo di non dover convincere nessuno in Aula sugli sforzi che abbiamo invitato il Governo a fare per ottenere qualcosa di più per la popolazione indigente e per la povertà, pertanto per me si può passare al voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Palagiano. Mi pare di esprimere un sentimento condiviso da tutta l'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, a me spiace - ma lo dico sommessamente - di non essere riuscito a cogliere tutte le osservazioni che il sottosegretario Roccella ha svolto a causa dell'eccessivo brusio di quest'Aula. Mi scuso pertanto se alcune cose mi sono sfuggite.
Non voglio qui ripetere quanto detto nel presentare la mozione e le ragioni che ci hanno spinto a farlo. Credo che noi tutti dovremmo avvertire che nel nostro Paese sta sorgendo, radicandosi e allargandosi una nuova questione sociale, quella della povertà. Si tratta di un tema che non è da affrontare soltanto - come ho sentito - dal punto di vista della compassione ma che dobbiamo inquadrare nell'attuale situazione economica, allo scopo di valutare se l'aumento della povertà aiuta la crescita economica complessiva e la modernizzazione del Paese o le frena.
Sono convinto che quando le persone che sono povere diventano tante si inserisce nel sistema economico e sociale un elemento di freno. Infatti, quando devo pensare alla mia famiglia e a come allevare i miei figli non ho tempo di pensare al resto. Ritengo che questo sia il tema che dobbiamo affrontare. La compassione non serve (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Serve un'idea di Paese, di economia e di responsabilità. Ebbene, ritengo che avremmo dovuto affrontare il tema della povertà da questo punto di vista e non con inutili polemiche su chi il problema l'ha posto per primo e chi dopo. Tutto ciò non serve a niente. Penso alle migliaia e migliaia di persone e alle centinaia di migliaia di famiglie che di questi tempi non riescono ad avere una vita decente. Non parlo di una vita migliore ma di una vita decente che consenta loro di partecipare e di essere cittadini a pieno titolo. La povertà è una minaccia vera anche alla democrazia perché inibisce ad alcuni di stare in campo: se non affrontata anche in questi termini, potremmo far molto ma sbaglieremmo.
Non c'è nessun problema, da questo punto di vista, ad affrontare la questione: basta guardare le statistiche dell'ISTAT. Basterebbe peraltro leggere quel bellissimo libro che è il rapporto della fondazione Caritas-Zancan, che ci dà una descrizione minuziosa di cosa sia la povertà, non solo in termini generali ma anche in termini territoriali, per capire il senso e il significato della nostra mozione. C'è un rischio vero che non solo ci sia una povertà da contrastare ma che ci siano altresì tendenze e tensioni all'impoverimento: se non affrontate adesso, subito, ce le ritroveremo tra un po'. Ritengo sia appunto questa l'urgenza che abbiamo voluto mettere in campo.
Dobbiamo osservare bene questa situazione: essa riguarda principalmente le famiglie. Oggettivamente la povertà passa infatti attraverso le famiglie e riguarda alcune persone e alcune situazioni in particolare: penso ai rom, ai sinti. Essi vivono in una condizione tale che se non riscattati dalla povertà rende impossibile far tanti discorsi. Penso anche agli immigrati che vivono una povertà iniziale, quando arrivano, dopo esser stati sfruttati per il viaggio. Ma anche molti di coloro che arrivano regolarmente si ritrovano senza un euro in tasca e soffrono una difficoltàPag. 82di inserimento iniziale. Penso all'insieme multidimensionale della povertà: è questo il senso della mozione che abbiamo presentato.
Devo dichiarare con molta onestà e molta libertà di essere insoddisfatto delle risposte che sono state date.
Capisco che la situazione economica è quella che è, ma vorrei che, una volta tanto, noi rovesciassimo lo schema. Contrastare la povertà è una spesa o un investimento? Credo che sia un investimento e pertanto non dovrebbe entrare nella logica del taglio alla spesa, ma in quello di investire sulla società e sul suo progresso. Per tale motivo, a me dispiace che siano stati espressi tre pareri negativi sulle parti che riguardano ciò che dobbiamo e vogliamo spendere come Paese per contrastare questo fenomeno. Questo è un motivo di insoddisfazione.
Comprendo la situazione nella quale ci troviamo e credo che non bisogna lasciare cadere questo tema, non farlo soffocare da un voto di maggioranza e che ogni tanto bisogna tenere aperta questo discorso, questa logica. Pertanto, accetto la proposta del sottosegretario, per quanto riguarda la struttura dell'Isee, di prevederne la verifica piuttosto che la revisione.
Per quel che riguarda, invece, la relazione con il territorio, non ho capito bene, ma posso capire. Siamo in una fase di federalismo, ma ogni qualvolta si afferma che occorre una relazione nuova e diversa con i territori, anche su questo terreno vi è sempre un ritorno indietro.
Per quanto riguarda il capoverso relativo agli ammortizzatori sociali, va bene inserire la specificazione espressa dal sottosegretario, facendo riferimento ad una delega più complessiva. Credo che su questa articolazione sia corretto accogliere la proposta di procedere alla votazione per parti separate.
Lo dico con un po' di malinconia, di insoddisfazione, perché avrei preferito una posizione molto più precisa. Credo che nella situazione in cui siamo, per le cose che si sono determinate anche all'interno di questo Parlamento, il mantenere aperta una possibilità sia comunque utile e per tale motivo credo che la proposta di procedere alla votazione per parti separate sia da accogliere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, rammaricandomi del clima un po' distratto con cui si sta affrontando un tema così importante, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
Faccio presente che la mozione presentata dal nostro gruppo ha proposto un programma dettagliato di lotta alla povertà che affronta tutte le sue varie facce.
Ho apprezzato che il Governo abbia proposto la votazione per parti separate e siamo disponibili a procedere in tal modo.

PRESIDENTE. Onorevole Livia Turco, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, non seguirò l'esempio dell'onorevole Livia Turco, perché credo che sia importante che il Parlamento abbia affrontato e affronti il tema della lotta alla povertà con mozioni qualificate nelle analisi e nelle proposte, anche se non è facile parlare dopo una giornata di lavoro nella condizione di brusio in cui ci troviamo ora.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cazzola, mi dia un attimo di tempo per invitare i colleghi ad ascoltare chi parla e, se hanno da svolgere conversazioni private, a farlo in Transatlantico, altrimenti ciò non è compatibile con il decoro dell'istituzione parlamentare.
Prego vivamente tutti di ascoltare e di lasciar svolgere l'intervento.

Pag. 83

GIULIANO CAZZOLA. Grazie, signor Presidente, devo anche ammettere che sono stato piacevolmente sorpreso dalla posizione del Governo qui espressa dall'onorevole Roccella, il quale ha cercato di dialogare con riferimento a ciascuna mozione, indicando un percorso, forse un po' travagliato, che può consentirci, tuttavia, delle importanti convergenze nel Parlamento almeno su alcuni punti disseminati nelle diverse mozioni. Ciò, anche se non mi pare che l'ottimismo della volontà dell'onorevole Roccella abbia avuto, finora, la fortuna che avrebbe meritato.
Non possiamo tuttavia nasconderci che vi sono delle differenze nell'analisi della situazione che, inevitabilmente, ricadono anche sulle proposte. Quali sono, signor Presidente, queste differenze? Crediamo sbagliato rappresentare un quadro della situazione del Paese a tinte più fosche della realtà effettiva, con un Governo e un Parlamento assenti, con una situazione del Paese che, come ha descritto oggi l'onorevole Pezzotta, crediamo non corrisponda alla realtà.
L'Italia è un Paese sicuramente impoverito, perché la sua economia non cresce da anni e quindi non ci si deve sorprendere se vi sono delle conseguenze negative anche sulle condizioni di reddito e di vita dei cittadini. L'Italia, però, non è un Paese povero, perché in questo Paese vi sono anche tanti punti forti che possono consentirci non solo di resistere, ma di tenere e di ripartire. Ricorda l'onorevole Pezzotta che in questo Paese vi è un'impresa ogni sedici abitanti, compresi i vecchi e i bambini, e che in molte aree del Paese tale rapporto si riduce ad un'impresa ogni quattro abitanti. Vi sono aree, sempre in questo Paese, che sono tra le più sviluppate, produttive e ricche d'Europa. Questa realtà si accompagna, purtroppo, a situazioni di divario e di degrado.
Sono d'accordo con le considerazioni che svolgeva l'onorevole Pezzotta. Contrastare la povertà è un investimento, perché una società deve saper includere chi è ai margini di essa e chi non riesce a godere pienamente dei diritti economici e sociali. Ma proprio perché le risorse sono limitate, proprio perché assistiamo oggi in questa fase ad un problema di risorse, bisogna anche saper compiere delle scelte. Guai, pertanto, ad infilarsi in analisi e rappresentazione generiche e generalizzate, senza riuscire a distinguere ed individuare le emergenze e le priorità. È venuto il momento di ragionare anche sul piano culturale, sociale e statistico di povertà assoluta, fuori dall'illusione ottica del concetto di povertà relativa, che è solo un indicatore delle differenze. L'individuazione della povertà assoluta è una delle principali indicazioni del Libro verde presentato il 25 luglio scorso dal Ministro Sacconi, che rappresenta il manifesto programmatico del Governo in tema di welfare. Il Libro verde si pone il problema di quali misure e di quali reti di solidarietà possono essere adottate e predisposte per contrastare le emergenze sociali più gravi.
Vi è, tuttavia, un altro aspetto da considerare e su tale punto insisto molto allorché si parla di misure e di reti di solidarietà pubbliche e private. Abbiamo un sistema di welfare incapace di includere, impotente nei confronti della povertà, prigioniero di un modello universalistico-occupazionale particolarmente attento ad alcune voci, come la vecchiaia e le pensioni, e particolarmente carente nei confronti di altre emergenze. Negli ultimi quindici anni, signor Presidente, nonostante importanti riforme dei sistemi pensionistici, le norme hanno consentito a quasi tre milioni di cinquantenni di andare in pensione di anzianità, nella consapevolezza, tuttavia, che, quando di anni ne avranno ottanta e più e saranno invalidi, dovranno arrangiarsi con le loro famiglie, perché lo Stato è incapace di tutelare adeguatamente le persone non autosufficienti.
Arriviamo così alla conclusione di questo mio faticoso intervento e ai temi della famiglia. Tutte le mozioni in esame hanno messo al centro la famiglia, come nucleo importante per un nuovo welfare e per reagire alla situazione di impoverimento del Paese. Indubbiamente, le politiche familiari sono una questione cruciale da tanti punti di vista, a partire da adeguatePag. 84politiche di conciliazione che possono avere un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell'occupazione femminile.
È bene ricordare, io lo farò fino a che avrò voce e fino a che avrò fiato nei polmoni, signor Presidente, che le risorse raccolte per l'unica prestazione sociale che questo Paese riserva alla famiglia, l'assegno al nucleo familiare, presentano un consistente avanzo di gestione. Infatti, è più elevata la quota di contribuzione pagata rispetto a quanto non venga speso per far fronte all'erogazione dell'assegno al nucleo familiare.
Ebbene, questo saldo positivo di una voce riguardante un importante protezione sociale, l'unica protezione sociale riservata alla famiglia, viene usata per coprire i disavanzi delle gestioni pensionistiche, tanto che quando - l'onorevole Turco lo sa benissimo - i Governi decidono, nella loro autonomia (l'hanno fatto Governi di centrosinistra e Governi di centrodestra), di aumentare l'assegno al nucleo familiare, devono finanziare le misure con trasferimenti da parte dello Stato, altrimenti, se si usassero le risorse raccolte per gli assegni familiari, crollerebbe il castello su cui è costruito il bilancio dell'INPS.
Un nuovo modello di welfare, signor Presidente, aperto ai nuovi bisogni, capace di aprire una nuova stagione di diritti deve essere in grado di rivedere i vecchi modelli e di ripensare alle tradizionali forme di espressione di tutela. Noi crediamo che, di fronte a questa sfida della modernità, la sinistra, anche nelle sue componenti riformiste, voglia, ma non possa, impossibilitata come è, a cambiare, a causa di molti settori del suo insediamento sociale.
Il Popolo della Libertà, pertanto, voterà a favore della mozione Barani ed altri n. 1-00043, anche perché è la sola che riconosce al Governo il merito dei provvedimenti assunti nei mesi scorsi, ma valuterà con attenzione, in sede di votazione, singole parti delle altre mozioni che possono essere condivisibili (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, ribadisco, intanto, il parere favorevole per quanto riguarda la mozione Barani ed altri n. 1-00043 ed il parere contrario per quanto riguarda la mozione Palagiano ed altri n. 1-00045. Per quanto riguarda la mozione Livia Turco ed altri n. 00041, se si procede con votazioni per parti separate, con riferimento ai singoli capoversi su cui è stato espresso parere favorevole, li ripeto uno per uno... (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli, colleghi!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, richiami l'Assemblea!

PRESIDENTE. Certamente, è quello che sto facendo, onorevole. Credo di averlo fatto anche prima che lei lo suggerisse.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali.
Per quanto riguarda la mozione Turco n. 1-00041, esprimo parere sfavorevole per quanto riguarda le lettere a), b), c), d) (Commenti).
Ancora alla lettera... Qui non ci sono i numeri. Alla lettera a), al punto b), il parere è sfavorevole ... no, scusate, questo non lo riesco a capire (Commenti).
Al punto b) e al punto c) parere sfavorevole al numero 1)... (Commenti).

PRESIDENTE. Invito l'Aula ad ascoltare in silenzio, perché altrimenti non si può capire quello che sta dicendo il sottosegretario.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Per quanto riguarda laPag. 85mozione Turco n. 1-00041, il parere è sfavorevole alle lettere a), b), c), d), ancora a), b), c)... (Commenti).

PRESIDENTE. Il Governo ha diritto di parlare, per favore. Chi ha chiesto la parola a suo tempo l'avrà. Sta parlando il Governo.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Parere sfavorevole al punto 1), parere favorevole al punto 2), favorevole al punto 3), sfavorevole al punto d), favorevole al punto e)... (Commenti).

PRESIDENTE. Scusate per favore, lasciate parlare il sottosegretario (Commenti). Per favore.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Scusate, ma già la complessità del numero dei punti e dell'articolazione rendono difficile esprimere parere per i singoli punti. Per cortesia (Commenti).
Dicevo, parere favorevole al punto e) (Commenti).
Allora, ripeto da capo (Commenti).

PRESIDENTE. Per favore! Non è possibile proseguire in questo modo!

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Chiedo alcuni minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Sta bene.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, parlo sull'ordine dei lavori in modo che guadagniamo minuti, magari senza dover sospendere la seduta (Commenti).
Vorrei dire, signor Presidente, e lo dico con grande pacatezza rivolto soprattutto a voi, che io sono in grande imbarazzo per il fatto che, per la prima volta un sottosegretario, che palesemente può incontrare delle difficoltà perché non ha mai fatto un'esperienza d'Aula (come è capitato anche a noi in passato), invece di essere aiutato soprattutto da chi fa parte di quella maggioranza, viene bombardato da «vai a casa» e da altre cose del genere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori, e da deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voglio esprimere intanto la mia solidarietà alla collega Roccella per le urla che le sono state rivolte.
La materia è delicata, allora posso provare io, signor Presidente - poi, se questo non sarà sufficiente (lo dico anche al collega Baldelli) si potrà anche sospendere la seduta - sforzandomi di capire, pur nella complessità della materia, non invece di non capire per fare confusione e ottenere l'obiettivo che si aveva all'inizio, cioè non passare al voto su queste mozioni che riguardano la lotta alla povertà.
Mi pare di avere inteso - quindi vorrei che il sottosegretario Roccella semplicemente verificasse se abbiamo inteso male oppure no - che il sottosegretario nella divisione per parti separate... pregherei anche il collega Baldelli di darmi una mano ... Mi pare di avere inteso...

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Presidente, la seduta è sospesa! Il Regolamento, Presidente! (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Ma perché siete così agitati? State sereni! Allora, signor Presidente, dicevo... (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, vi invito per favore a lasciar parlare l'onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Sto intervenendo...

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PRESIDENTE. Concluda rapidamente, onorevole Giachetti. (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)

ROBERTO GIACHETTI. È complicato, signor Presidente!
Signor Presidente sto intervenendo sull'ordine delle votazioni che è un problema di chiarezza. Segnalo che in ragione di quello che noi abbiamo capito e vorrei sapere se ciò risponde al vero... (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)

PRESIDENTE. Avrete la parola quando avrà parlato l'onorevole Giachetti. Continui e concluda per favore, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Allora, io ho capito - ripeto: poi valuteremo se risponda al vero - che il sottosegretario Roccella ha espresso un parere contrario su tutta la parte della mozione sino alla lettera d) esclusa...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, l'ho invitata a concludere, stiamo aspettando che l'onorevole Roccella dia il parere, non si sostituisca, al rappresentante del Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Sì, ma io sto cercando di capire, dato che non credo che il sottosegretario sia stata aiutato. Se questo può dare un aiuto a concludere tranquillamente la seduta, non vedo che male c'è; comunque, mi pare di aver capito... Lo posso fare, signor Presidente, o è un problema? Sto dando una mano, un contributo... (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)

MAURIZIO BIANCONI. No, non lo puoi fare!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, avevo annunciato la sospensione della seduta, poi le ho dato la parola pensando che lei facesse un breve intervento sull'ordine dei lavori, lei sta facendo un lungo discorso. A questo punto sospendo la seduta che riprenderà tra cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 19,35, è ripresa alle 19,45.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che è appena successo è veramente sgradevole. In primo luogo, noi non accettiamo lezioni di bon ton parlamentare né dall'onorevole Giachetti, né da qualsiasi altra persona dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania). È ancora più sgradevole il fatto che avete approfittato della comprensione del Presidente (il quale, tra l'altro, aveva dichiarato sospesa la seduta), credendo che voi portaste un contributo per rasserenare il clima.
La collega che rappresenta in questo momento il Governo non ha bisogno della vostra solidarietà, perché la stima, la solidarietà e l'affetto glieli dà questa parte dell'emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Esprimerle, quindi, solidarietà per rimarcare un «neofitismo» che è nei fatti - perché è la prima volta che la collega interviene - è cosa ancora peggiore del sottolineare una presunta impreparazione, che ora vi dimostrerà di non avere.
Avete sbagliato, quindi, tre volte. Mi dispiace che il collega Giachetti ammanti il suo intervento con una volontà di mettere pace, ma da questa parte noi siamo capaci di non sentire le verità che vengono pronunciate per trarre in inganno gli ingenui, perché qui non ci sono ingenui (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi dispiace che mi abbia dato adesso laPag. 87parola: avevo chiesto di intervenire prima della sospensione, ma non è un problema. Penso che la solidarietà di tutta l'Aula, al di là della parte dalla quale proviene, a due sottosegretari che sono arrivati qui per la prima volta oggi, sia un dato di fatto: non c'è bisogno di continuare a discuterne.
Ciò di cui ci interessa discutere, però - se è possibile farlo -, al di là della buona fede e della preparazione di tutti noi (compresi i sottosegretari del Governo e i Ministri), è capire se siamo in grado, in questo momento, di cominciare a votare per parti separate queste mozioni, senza discutere se l'onorevole Giachetti abbia ragione, se sia simpatico o abbia torto: non mi interessa in questo momento. Mi interessa sapere, però, se alle 19,50, siamo nelle condizioni di votare su mozioni complesse relative ad un argomento così delicato (sul quale ci sono stati interventi molto importanti): chiunque avesse letto i testi delle mozioni avrebbe evitato di fare ironie negli ultimi venti minuti.
Se siamo in grado di farlo, cominciamo. Questa risposta deve provenire solo dal Governo. Se non siamo in grado, non è un dramma rimandare l'esame delle mozioni a martedì mattina: non è un dramma per nessuno. Se siamo in grado lo facciamo subito, ma comunque evitiamo di continuare a discutere di quello che hanno detto l'onorevole Giachetti o l'avvocato Consolo, perché a me, francamente, interessa più sapere se possiamo portare a conclusione un impegno importante che il Parlamento ha deciso di darsi, ossia discutere e approvare le mozioni sulla povertà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Chiedo al sottosegretario Roccella, a questo punto, se richieda una sospensione dei lavori o se intenda dare risposta alle domande che le sono state rivolte.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio chi ha espresso solidarietà ad una neoparlamentare che non ha esperienza di Aula ed anche di ritualità dei lavori della stessa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

CAROLINA LUSSANA. Sei sottosegretaria!

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Devo dire, però, che il testo, in particolare, della mozione Turco ed altri n. 1-00041 è particolarmente complesso e suddiviso in modo confuso in lettere e capoversi. Ho, quindi, alcune scusanti. Provo di nuovo ad esprimere il parere del Governo sulla mozione Turco ed altri n. 1-00041.
Per quanto riguarda la mozione Livia Turco ed altri n. 1-00041, il Governo esprime parere contrario sull'intero testo della mozione, fatta eccezione per le seguenti parti del dispositivo: secondo capoverso, lettera c), numeri 2) e 3), lettera e), lettera f), capoverso numero 1), e lettera h), secondo e terzo capoverso. Su questi punti il Governo si rimette all'Aula.
Per quanto riguarda la mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044, il Governo esprime parere contrario sul quinto, sesto e decimo capoverso del dispositivo, mentre sugli altri punti, se accettata la riformulazione proposta, il Governo si rimette all'Aula.

GASPARE GIUDICE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, vorrei che rimanesse agli atti di questa seduta una questione che da anni credo sia condotta in maniera errata in questa Aula, cioè a prescindere dalle maggioranze che si sono susseguite. Signor Presidente, una mozione è composta da una premessa, da una parte valutativa e dal dispositivo. Continuare a spacchettare questi tre elementi credo che vada assolutamente ad uccidere la mozione nella sua interezza. Credo che le mozioni vadano accettate oPag. 88respinte, mai spacchettate (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Livia Turco ed altri n. 1-000041, nelle parti non accettate dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
189
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Livia Turco ed altri n. 1-00041, sulle restanti parti, per le quali il Governo si è rimesso all'Aula.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 250
Astenuti 171
Maggioranza 126
Hanno votato
191
Hanno votato
no 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barani ed altri n. 1-00043, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 409
Astenuti 15
Maggioranza 205
Hanno votato
235
Hanno votato
no 174).

Passiamo alla votazione della mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, ad esclusione del quinto, sesto e decimo capoverso, sui quali il Governo ha espresso parere contrario, che saranno votati separatamente.
Chiedo anche al presentatore se accetti la riformulazione puntuale indicata dal Governo.

SAVINO PEZZOTTA. Sì, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044, limitatamente alle parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 415
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato
375
Hanno votato
no 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00044, nelle restanti parti, capoversi quinto, sesto e decimo, non accettate dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 89

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
188
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palagiano ed altri n. 1-00045, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 408
Astenuti 15
Maggioranza 205
Hanno votato
173
Hanno votato
no 235).

TESTO AGGIORNATO AL 10 OTTOBRE 2008

Discussione della mozione Cota e altri n. 1-00033 concernente iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (ore 19,58).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Cota e altri n. 1-00033 (Nuova formulazione) concernente iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che in data odierna sono state altresì presentate le mozioni Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 e De Torre ed altri n. 1-00050, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.
È iscritta a parlare l'onorevole Goisis, che illustrerà anche la mozione n. 1-00033, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, questa mozione concerne iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo. Siccome so già che questa nostra mozione darà adito a polemiche di vario tipo, voglio presentarla e illustrarla in modo molto preciso. Ecco perché voglio riprodurre quasi interamente la mozione stessa, proprio perché siano chiare le nostre intenzioni.
È evidente che il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano. L'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti.
Il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela, quindi, un ostacolo per gli studenti stranieri, che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e per gli alunni italiani, che assistono ad una penalizzante riduzione dell'offerta didattica a causa dei rallentamenti degli insegnamenti dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti stranieri.
Tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte aPag. 90stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani sulle singole discipline.
Dai dati forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la crescita di alunni stranieri registrata nell'anno scolastico 2007-2008 è pari a 574.133 unità, con un'incidenza del 6,4 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva. Tale situazione è determinata dalla crescita degli alunni stranieri nel triennio 2003-2005, intensificatasi anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione.
Rispetto alle nazionalità, si confermano ai primi posti i gruppi di studenti provenienti dai Paesi dell'est europeo, in particolare la Romania, che, nell'arco di due anni, è passata dal 12,4 al 16,15 per cento, ben 92.734 alunni, superando la numerosità degli alunni provenienti dall'Albania e dal Marocco.
La disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana è molto concentrata al centronord (ben sei alunni stranieri su dieci si trovano al nord). È evidente, quindi, il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità, per i primi, di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri.
La più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella scuola primaria e secondaria di primo grado (il 7,7 per cento frequenta la primaria, il 7,3 per cento la secondaria di primo grado, il 6,7 per cento le scuole dell'infanzia).
Gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, pur non raggiungendo complessivamente i valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria di primo grado, registrano l'8,7 per cento del totale degli studenti. Tra questi ultimi la maggior parte è concentrata nei professionali, dove rappresentano l'8,7 per cento del totale degli studenti, mentre nei tecnici raggiungono il 4,8 per cento e nei licei sono appena l'1,4 per cento.
L'osservazione a livello territoriale evidenzia che l'incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana è particolarmente significativa in Emilia-Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto dove essi rappresentano più del 10 per cento della popolazione scolastica regionale (addirittura bisogna precisare che in alcune scuole delle zone di Treviso, di Padova e di Vicenza in alcuni comuni si raggiunge ben il 40 per cento di alunni stranieri).
Di grande attualità risultano, quindi, i dati sulla presenza di alunni nomadi, che raggiungono le 12.000 unità e, pertanto, rappresentano il 2,1 per cento degli alunni stranieri (più della metà degli alunni nomadi frequenta, quando la frequenta, la scuola primaria).
Relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e non statali e le loro suddivisioni tra i diversi gradi della scuola, si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto nelle istituzioni scolastiche non statali.
L'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani, a confronto con quello degli alunni stranieri, rivela che nelle scuole dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggiore selezione nei loro riguardi, che finisce per incidere sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è di meno 3,36 per cento nella scuola primaria, meno 7,06 per cento nella secondaria di primo grado e meno 12,56 per cento nella secondaria di secondo grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione.
La presenza di minori stranieri nella scuola si inserisce come fenomeno dinamico in una situazione in forte trasformazione a livello sociale, culturale e di organizzazione scolastica caratterizzata da globalizzazione, europeizzazione e allargamento dell'Unione europea, processi di trasformazione nelle competenze territoriali, trasformazione dei linguaggi e dei media della comunicazione, trasformazione dei saperi e delle connessioni tra i saperi, processi di riforma della scuola.
Il fenomeno migratorio sta assumendo caratteri di stabilizzazione sia per le caratteristichePag. 91dei progetti migratori delle famiglie, sia per la quota crescente di minori di origine immigrata che nascono in Italia o comunque frequentano l'intero percorso scolastico.
La Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento.
La scuola italiana deve, quindi, essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva» a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione.
La maggior parte dei Paesi europei ha costruito luoghi d'apprendimento separati per i bambini immigrati, allo scopo di attuare un percorso breve o medio di alfabetizzazione culturale e linguistica del Paese accogliente.
La presenza di bambini stranieri, ma anche nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati politici, implica l'aggiunta di finanziamenti e di docenti, e l'organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee all'orario normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di assistenti assunti a tal fine.
In Grecia, ad esempio, le scuole con un gran numero di alunni stranieri, figli di genitori nomadi o di greci rimpatriati, organizzano delle classi propedeutiche o delle sezioni preparatorie per l'insegnamento del greco, ma anche della lingua d'origine, per facilitare l'integrazione di questi bambini nel sistema educativo.
Queste classi e sezioni usano materiale didattico specifico e possono essere seguite da insegnanti ordinari che effettuano delle ore supplementari, insegnanti di sostegno temporanei o da insegnanti con qualifiche specifiche a orario ridotto.
Il rapporto ufficiale alunni-insegnanti da rispettare è di 9-17 alunni per insegnante nelle classi propedeutiche e di 3-8 alunni per insegnante nelle sezioni preparatorie.
L'assegnazione delle risorse dipende dalla presenza di un numero di alunni sufficiente per poter organizzare una classe o sezione.
Le gerarchie istituzionali del precedente Governo di centrosinistra hanno rigettato sempre la proposta della Lega Nord, sulla necessità di istituire dette «classi propedeutiche», considerandole addirittura «luoghi di segregazione culturale», o «mere strategie di integrazione degli alunni immigrati», ritenendole «soluzioni compensatorie di carattere speciale», avvolte in schemi stereotipi o folkloristici.
La pedagogia interculturale del centrosinistra, attraverso l'affermazione dell'«universalismo», ha lasciato l'iniziativa alle singole scuole e agli enti locali che, pur avendo agito in maniera equilibrata, non possono attuare strategie per il superamento dei problemi derivanti dall'accoglienza e dalla formazione degli studenti stranieri.
Le normative sull'immigrazione del 1998 e del 2002 contengono indicazioni utili sulla funzione e sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica di durata variabile.
I dati forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca evidenziano come il problema dei ripetenti e della dispersione scolastica incida soprattutto sui ragazzi stranieri. Secondo tali dati, il numero degli studenti stranieri ripetenti è del 4 per cento nella scuola primaria, dell'8 per cento nella scuola secondaria di primo grado e arriva al 14 per cento nella scuola secondaria di secondo grado. In riferimento a quest'ultimo ciclo di istruzione si rilevano, inoltre, incongruenze tra la classe frequentata e l'età, incongruenze che riguardano circa il 75 per cento degli studenti stranieri.
La dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze diverse concorrono al successo o all'insuccesso scolastico di tutti gli studenti. Dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati quandoPag. 92sono ridotti di numero. La densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in piccole scuole, sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole secondarie di secondo grado dove il decremento degli esiti in rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più accentuato: ciò vuol dire che il tasso di promozione degli alunni stranieri delle scuole primarie e secondarie di primo grado è inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella scuola.
L'elemento della presenza di molte e diverse cittadinanze nelle scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi finali degli alunni stranieri, rappresenta, però, un fattore condizionante del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera classe.
Le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche quello dell'integrazione nel sistema scolastico e nel sistema sociale. Questa tipologia di alunni, dalla cittadinanza non italiana, consegue determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazione nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico.
Tali misure risultano, infatti, determinate sia dal numero degli studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella stessa scuola o classe e dalle conseguenti differenti situazioni culturali e sociali che generano molteplici esigenze cui dare risposta.
Tutto ciò premesso, chiediamo al Governo di impegnarsi a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione. Chiediamo, inoltre, al Governo di impegnarsi a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti.
Chiediamo, altresì, l'impegno a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole, e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri.
Chiediamo, inoltre, al Governo di impegnarsi a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza. Ciò deve comprendere: la comprensione dei diritti e doveri (ossia il rispetto per gli altri, la tolleranza, la lealtà, il rispetto della legge del Paese accogliente); il sostegno alla vita democratica; l'interdipendenza mondiale; il rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; il rispetto per la diversità morale, culturale e religiosa del Paese accogliente.
Infine, chiediamo al Governo di impegnarsi a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.
Ho voluto citare quasi alla lettera la mozione Cota ed altri 1-00033 (Nuova formulazione) proprio perché immagino e so già quali saranno le accuse che ci saranno rivolte: accuse di razzismo, accuse di voler emarginare e di voler impedire l'integrazione. Tutte queste accuse, qualoraPag. 93ci venissero rivolte, noi le rigettiamo al mittente, perché noi che lavoriamo nella scuola sappiamo bene quanto sia umiliante per questi bambini e questi ragazzi essere presenti in classi dove non capiscono una parola di italiano, o, se ne conoscono qualcuna, non riescono a recepire gli insegnamenti che vengono rivolti loro.
Allora la nostra mozione muove proprio da un interesse umanitario e da un interesse di integrazione. Noi vogliamo che questi bambini e che questi ragazzi possano integrarsi nel modo più preciso, nel modo più formativo all'interno delle nostre classi e della nostra società, perché - non dimentichiamolo - l'integrazione più che nella società si fa nella scuola; però, la scuola deve dare a questi ragazzi e a questi bambini gli strumenti per potersi integrare.
Come fanno a integrarsi, come fanno a capire gli insegnamenti che vengono dati, se non comprendono una parola di italiano? Torno a ripeterlo perché sembra che il discorso che noi facciamo sia assurdo, che non stia in piedi, che sia un discorso mosso soltanto da volontà razzista, come spesso ci accusano. Ma in realtà io accuso, invece, chi non dovesse accettare questa mozione, e l'accuso non soltanto di razzismo, ma anche di ipocrisia, perché pretendere che questi bambini (che arrivano magari a otto-dieci anni) siano inseriti già nella classe III o V significa non voler la loro integrazione, significa condannarli ad essere sempre emarginati e condannarli a non poter giocare con i loro compagni. Significa, in pratica, che questa sinistra, che tanto avanza discorsi di solidarietà e di integrazione, in realtà è soltanto ipocrita perché non vuole l'integrazione, ma vuole soffiare sul fuoco del razzismo, sul fuoco della divisione etnica, giusto per cercare di trovare da qualche parte qualche voto. Ma tanto ormai i voti non li trovano più perché tutta la nostra penisola, in particolare il nord, dove è presente la maggior parte di questi ragazzi, ormai ha capito la questione e ha capito che la sinistra sta soltanto cercando voti.
Pertanto, poiché crediamo veramente nell'importanza dell'educazione e dell'istruzione - non dimentichiamo che la scuola non è solo formazione, come si continua a dire, ma prima di tutto è educazione e dobbiamo noi educare questi bambini e questi ragazzi al rispetto delle nostre regole, della nostra tradizione e della nostra cultura - se vengono qui, essi devono accettare la nostra cultura. Non si può immaginare che quando arriverà il Natale i nostri bambini italiani, veneti, lombardi, piemontesi non possano celebrare tale ricorrenza, altrimenti qualcuno si offende, che non possano nominare Gesù e venga sostituito il nome di Gesù con «virtù» nelle canzoncine di Natale. Noi queste cose non le tolleriamo più. Non permetteremo assolutamente che questo succeda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Anzi, avanzeremo un'altra proposta: che a fianco della Costituzione venga regalata a tutti i bambini e a tutte le scuole italiane anche la Bibbia e magari il Vangelo, perché questa è la nostra cultura, questi sono duemila anni di storia che abbiamo alle spalle e che non possiamo cancellare.
La questione della fede è una questione personale, di coscienza: ognuno sceglierà per proprio conto a quale religione dare affidamento e in quale religione credere. Ma il discorso è diverso per quanto concerne la questione della nostra storia e della nostra cultura: in nome di una multiculturalità che in realtà nasconde sì un vero razzismo, si vogliono cancellare la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra identità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), E sappiamo bene che l'identità poggia, innanzitutto, sulla conoscenza della storia e di tutto ciò che è stato, sulla conoscenza delle nostre grandi civiltà del nord, ma anche di tutta l'Italia. Come posso pensare che nelle mie classi i bambini e i ragazzi non debbano studiare la storia della Serenissima, che non possano studiare la battaglia di Lepanto? Il 7 ottobre abbiamo celebrato la festa della Madonna del Rosario, festa che è stata istituita proprio a seguito della battaglia di Lepanto.Pag. 94
Quindi, vogliamo che i nostri bambini e i nostri ragazzi anche stranieri conoscano queste cose e conoscano queste realtà perché non possiamo cancellare - ripeto - la nostra storia. Non lo permetteremo mai. Finché ci sarà la Lega state sicuri che questo non accadrà. E anche se ci dite che siamo razzisti, non ci interessa assolutamente niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Infatti, noi siamo consapevoli della nostra convinzione, sappiamo di essere coscienti e coerenti. Nelle mie classi, a fianco della celebrazione del Natale, ho fatto parlare gli studenti islamici, e si è visto che questi ultimi parlavano della Madonna, della nascita di Gesù e così via. Noi della Lega, noi insegnanti della Lega vogliamo l'integrazione, non la sinistra che soffia sul fuoco del razzismo, dell'etnia e della distruzione della nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Capitanio Santolini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00049. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi rendo conto che parlare dopo una lunga giornata di lavoro diventa difficile e comunque non disturberò l'Aula dal momento che siamo praticamente soli. Però, è giusto, mi sembra doveroso addirittura...

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, io però l'ascolto volentieri.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Grazie, signor Presidente. È doveroso e mi pare giusto illustrare brevemente (ruberò poco tempo a quest'Aula) la mozione di cui sono prima firmataria e che riguarda lo stesso argomento trattato dalla collega Goisis.
Il fenomeno della immigrazione di bambini stranieri ed adolescenti è cosa molto seria. Non credo che si possa liquidare con due battute, che si possa trattare con superficialità e, soprattutto, che si debba trattare a suon di slogan, menando fendenti a destra e a manca.
Credo che il problema dell'inserimento dei bambini nelle strutture scolastiche sia una cosa che ci interpella tutti giorni e abbia dimensioni talmente grandi che credo ci abbia trovati impreparati; comunque, questa presenza di bambini stranieri incide in maniera rilevante sulla normale attività di insegnamento, di apprendimento, di formazione e di educazione. Su questo credo che siamo tutti d'accordo e non vale nascondersi dietro ad un dito.
È anche vero - lo sappiamo tutti - che la scuola è diventata zona di frontiera da questo punto di vista, perché la presenza degli alunni extracomunitari o comunque stranieri è disomogenea dal punto di vista territoriale, etnico e culturale; è una presenza che affatica in qualche modo il servizio scolastico. La scuola è appesantita da questa nuova grande responsabilità che ha davanti e questa fatica e questo modo difficile di procedere spesso sfocia in forme di razzismo, di ostilità, di repulsione, di violenza: un razzismo di ritorno. Non credo che gli italiani siano razzisti, però certamente difficoltà vi sono e non ce le possiamo nascondere.
Ora, in un clima del genere il Papa continua a lanciare appelli accorati affinché noi siamo sensibili al rispetto della dignità umana; affinché possiamo mettere in campo un'accoglienza premurosa, un'accoglienza che guarda agli ultimi, ai deboli e agli emarginati con occhio benevolo, un'accoglienza che sia tutela soprattutto delle giovani generazioni che, un domani, saranno cittadini italiani, che comunque si insedieranno nel nostro Paese e che saranno l'esito della loro vita, saranno l'esito di come sono stati accolti, saranno l'esito di come sono stati trattati.
Richiamo l'attenzione, con la mozione in esame, proprio sui giovani, perché non dobbiamo dimenticare che spesso questi giovani vengono in Italia, sulle nostre coste accompagnati non dai genitori naturali: hanno subìto una tratta già nei loro Paesi di origine, sono quindi deprivati dei loro affetti e il loro destino, se non si interviene, è quello dell'accattonaggio, se non addirittura di attività delinquenziali. Quindi, si tratta di giovani particolarmentePag. 95a rischio, che possono magari rientrare nel racket della malavita della peggior specie.
Come Stato abbiamo il compito di ordinare i flussi migratori, ma ordinare i flussi migratori non è compito della scuola: la scuola non può e non deve fare questo tipo di «selezione». Il sistema educativo non può essere caricato anche della responsabilità di separare gli allievi regolari da quelli irregolari, gli allievi di serie A da quelli di serie B.
Credo che la scuola abbia compiti diversi, che sono l'istruzione, l'educazione e l'insegnamento di quei valori che hanno fatto grande la nostra nazione. Allora la scuola non deve procedere a fare ciò che è di competenza di altre istituzioni e di altri organismi dello Stato. Credo che la sfida che abbiamo davanti sia la valorizzazione di una pluralità di presenze. La parola «pluralismo» è stata abusata, la parola «dialogo» anche, la parola «diversità» anche, non riesco a trovare parole adatte, ma credo che dobbiamo valorizzare la presenza degli stranieri in Italia.
Non a caso ricordo che perfino nel campo delle adozioni internazionali, quando si accolgono bambini stranieri che poi diventano cittadini italiani ma sono comunque, all'inizio, cittadini che vengono da Paesi lontani, le stesse psicologhe, le assistenti sociali e i dirigenti scolastici sono i primi che insistono affinché questi bambini siano inseriti immediatamente nelle rispettive classi.
Insistono a farlo proprio perché il riconoscimento dell'altro, l'amicizia e l'accoglienza innocente di altri compagni di scuola rappresentano il miglior viatico per una loro reale integrazione. Non è pensabile che questi bambini imparino più in fretta l'italiano se sono in classi separate dagli altri o che debbano fare dei percorsi strani e complicati per imparare una lingua che possono apprendere senza dubbio più facilmente dai loro compagni.
Ritengo pertanto che non dobbiamo vivere le parole abusate «pluralismo», «multiculturalità», «multietnico», «multireligioso» - parole che ormai hanno invaso le cronache - come una minaccia ma come un'opportunità: non si tratta di retorica, di frasi fatte di questioni edulcorate ma di temi essenziali che riguardano la scuola. Che cosa deve fare la scuola? Essa ha un progetto educativo e in tale progetto deve collocare anche l'inserimento scolastico e sociale dei minori. Qual è il progetto educativo? Sono d'accordo sul fatto che occorre possedere un'identità. Anche io sono una fautrice dell'identità e del riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa, della nostra storia e del nostro passato che ci consente di guardare il futuro. Questi valori condivisi, queste identità e questi temi di fondo che hanno reso grande il nostro Paese e che gli fanno onore, devono però essere la bussola per l'inserimento dei minori nella scuola.
Tutto ciò premesso allora che fare? Con la mozione in esame vogliamo offrire alcuni suggerimenti - forse il Governo non ne avrà bisogno - ed aprire un dibattito (se ci si riuscisse!) su alcuni percorsi che non vengono ancora realizzati nella scuola. Si tratta, in primo luogo, di attuare un monitoraggio serio e offrire un quadro dettagliato della situazione dei minori in Italia e nelle scuole, soprattutto nelle zone in cui la situazione è più critica. Sono infatti convinta, siamo convinti, che un quadro dettagliato e un monitoraggio preciso ancora non siano stati realizzati. Ovviamente si parla anche di risorse economiche e so pertanto che il Governo respingerà la mozione: mi aspetto dunque il no del Governo. Tuttavia, gli istituti maggiormente esposti, con criticità maggiori, costretti in qualche modo ad assorbire i bambini stranieri, dovrebbero essere aiutati con risorse straordinarie, non organiche e non definitive ma certamente con un atteggiamento di solidarietà da parte del Governo e del Ministero dell'istruzione.
Per quanto concerne i docenti essi vanno aiutati, vanno formati, devono capire che cosa sta succedendo e trovare delle buone pratiche - che ci sono nel nostro Paese - venirne a conoscenza ed essere messi in condizione di applicarle a loro volta. Ci sono dei progetti-pilota e alcune situazioni estremamente positive: ciòPag. 96si verifica nel nord, nel centro e nel sud dell'Italia. Bisognerebbe far circolare queste buone pratiche! Il Governo insiste molto sulla informatizzazione delle scuole: Internet è diventata, sembra, il must della scuola italiana. Bene, sfruttiamo queste opportunità, queste risorse e mettiamo in circolo le buone pratiche esistenti: esse non possono infatti rimanere patrimonio solo di una scuola a dispetto di altre che non le conoscono o non le possono attuare.
Parliamo, poi, degli alunni. Dunque risorse alle scuole, monitoraggio, docenti formati e gli alunni, che dovrebbero essere distribuiti nelle classi maniera intelligente, in modo da evitare che ci sia una eccessiva concentrazione di alunni in una scuola ed in un'altra no ed evitare che ci sia un'eccessiva concentrazione di alunni della stessa etnia, della stessa lingua e della stessa religione. Infatti si è visto che più questi ragazzi, con l'ingenuità e con l'allegria della loro età, vengono in contatto con i compagni « diversi» che li aiutano a confrontarsi ed a trovare la loro strada, più l'integrazione viene aiutata.
Infine le famiglie che sono le grandi dimenticate. Parlo delle famiglie degli immigrati con molte delle quali ho parlato. Tali famiglie, infatti, non vanno a scuola, le mamme non vanno a scuola perché non capiscono, perché non parlano la lingua, perché fanno più fatica dei figli a imparare l'italiano perché sono in un ghetto, sono chiuse a casa, nessuno le accoglie e perché non sono in grado di integrarsi. Allora è possibile che le scuole mettano in campo dei corsi che aiutino le mamme a capire prima la nostra lingua? È possibile che aiutino le mamme a capire le nostre tradizioni e le nostre abitudini? Non basta lavorare sui bambini, occorre lavorare sulle famiglie di origine e la scuola lo può fare perché ha gli strumenti e i mezzi per farlo.
Si può lavorare su varie componenti della scuola, sui vari aspetti della scuola affinché ci sia veramente una integrazione con la «I» maiuscola nel senso alto della parola. Dunque occorre arricchire i curricula di contenuti che presentino una pluralità di posizioni culturali, preparare - ripeto - approcci differenziati e usare anche i famosi mediatori che sono quelli che, appartenendo quell'etnia o a quella lingua, possono aiutare una scuola a superare le difficoltà. I mediatori ci sono, non sono inventati da noi e non sono una novità, però non sono sufficientemente utilizzati, ricercati e presenti. Questo è ciò che mi risulta da indagini che ho condotto nelle scuole essendo io stessa un'insegnante e, quindi, conoscendo il mondo della scuola e sapendo quello che dico.
La mozione al nostro esame va in questa direzione e mi auguro davvero che sia vista come una mozione di buonsenso che apre al dialogo, ma non nega il problema e la necessità di una nostra identità e di una nostra capacità di accoglienza a partire delle nostre tradizioni, dal nostro passato e dalle regole del gioco che esistono in Italia.
Quindi sì ad un'identità, no ad una chiusura e soprattutto no a creare nelle scuole dei ghetti per bambini che davvero non se lo meritano (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente la ringrazio e devo dirle, a nome dei miei colleghi - e parlo di tutti i colleghi - che sono contento che non siano stati presenti all'illustrazione di questa mozione concernente «iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alle scuole dell'obbligo» versione leghista perché si sono risparmiati una grande umiliazione. Mi riferisco all'umiliazione di ascoltare la signora leghista e domandarsi: « È una mia collega? Faccio quello stesso lavoro e sono seduto nella stessa Camera? » Questa signora si è preparato un discorso in coda al quale c'erano tutte le obiezioni possibili che lei rinviava al mittente.

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, tutti i membri di questa Camera sono egualmente onorevoli perché eletti dal popolo italiano.

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FURIO COLOMBO. No, in questo caso mi permetto di esprimere il mio sentimento che è di umiliazione per avere come collega in questa Camera...

PRESIDENTE. A termine di Regolamento lei non può offendere un collega.

FURIO COLOMBO. ...una persona di così alta qualità razzista e capace persino di rispondere prima.

PRESIDENTE. A termini di Regolamento lei non può offendere un collega.

FURIO COLOMBO. No, perché lei, signor Presidente, vuole parlare in mia vece? Mi permetta, spetta a me parlare dopo dodici ore trascorse qui dentro!

PRESIDENTE. In quanto Presidente pro tempore dell'Assemblea ho il dovere di fare rispettare il Regolamento. Il Regolamento mi dà la facoltà di intervenire allorché vi sono espressioni offensive verso un collega, che non sono tollerate. In quest'Aula ognuno rappresenta il popolo italiano.

FURIO COLOMBO. Mi dica, signor Presidente, qual è l'espressione offensiva?

PRESIDENTE. L'espressione offensiva è quando si dice che ci si vergogna di avere ...

FURIO COLOMBO. No, no. Ho detto che mi sento umiliato e ho il diritto di dirlo perché è il mio sentimento.

PRESIDENTE. Mi pare che tale espressione sia l'equivalente semantico di «mi vergogno».

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, Matteotti si è sentito umiliato di fronte «all'Aula sorda e grigia» del fascismo. Mi sento umiliato quando parlano personaggio leghisti di questo tipo, quando dicono le cose inaudite che affermano. Mi permetta di sostenerlo. Ma ci pensa? Ripensi per un momento a quello che ha ascoltato.
Viviamo in un mondo in cui sta per essere eletto Presidente degli Stati Uniti un ragazzo nero, di origine keniota, nato alle Hawaii, trasportato sul Continente, educato nelle scuole americane dove nessuno lo ha messo in un percorso di separazione e di attesa e dove è diventato uno dei più brillanti giuristi del suo Paese e poi uno dei più brillanti senatori e adesso uno dei più brillanti candidati alla Presidenza degli Stati Uniti che quel Paese abbia mai avuto. Ma lei pensi nelle mani e nel Paese dell'onorevole Borghezio e dell'onorevole Gentilini - che lei dice che sono altrettanto onorevoli come me e, se lei mi permette, non lo sono! - quale sarebbe stato il destino di Obama, perché è nero? Forse preso a sprangate nelle strade di Milano, in un episodio - come ci spiega il Ministro Maroni - che non è razzista.
Non dimentichi, signor Presidente, che queste persone, della cui presenza mi sento umiliato, non hanno votato per la Costituzione e si sono astenuti. Hanno tre Ministri che fanno parte della compagine governativa e si sono astenuti dal votare sulla distribuzione di una copia della Costituzione ai bambini delle scuole. Si sono astenuti! Poi la signora leghista ha fatto riferimento alla Costituzione come se non fosse accaduto un fatto incredibile che dovrebbe essere, dopo le tremende notizie economiche che continuano a piovere su di noi, l'altra notizia dei giornali di domani se questi prestassero attenzione ai fatti veri, invece che al pettegolezzo politico. Il fatto vero è che una parte della maggioranza di questo Paese, con tre Ministri al Governo (tra cui quello dell'interno) ha rifiutato di votare per la distribuzione della Costituzione su cui teoricamente, sia pure con la stramba usanza di giurare prima alla Padania, hanno giurato.
Ho diritto di sentirmi umiliato perché so quel che succede nel mondo e quel che succede in Italia. So che in Italia il collega di quella signora è stato condannato in via definitiva per avere incendiato giacigli di extracomunitari, sotto i ponti ai margini del fiume Dora a Torino. Pensi a quale livello si è giunti. La sua attività preferita era di andare su e giù, ed è il capogruppoPag. 98al Parlamento europeo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, pertanto un gruppo estraneo e straniero che si è infiltrato nel Parlamento italiano per portarci i valori della Padania. È un fatto che non è mai accaduto in altri Parlamenti democratici e in altre situazioni simili alla nostra. La xenofobia si trova ovunque, ma non va al Governo! Questa cosiddetta mozione è un disastro di immaginazione claustrofobica e precipitata nella fossa profonda della non ragione.
Ho ascoltato la collega che ha parlato per ultima con così tanto buonsenso e pazienza, nel tentativo di rendere ragionevole tutto ciò che stava dicendo e con vera sollecitudine. Io non riesco a farlo. Lei ha scelto di prendere sul serio la questione e di dire «no, badate, è sbagliata» spiegandone i motivi, sostenendo un'idea di una semplicità estrema: i bambini imparano soltanto se stanno insieme.
L'idea che i bambini che hanno difficoltà nella lingua italiana debbano essere separati affinché la imparino è una delle più assurde agli occhi dei più elementari psicologi e agli occhi dei più elementari docenti. Ascoltavo la signora leghista e mi domandavo che vita tremenda devono avere avuto i suoi bambini o allievi - non so a che età hanno avuto la disgrazia di avere una docente di quel tipo - ma quanto deve essere stata tremenda la loro vita quando quella era la loro insegnante e quando quello era il modello dal quale imparavano.
Mi permetta di mettere in quadro questa mozione: è la mozione della cultura di Borghezio, che passava il tempo sul treno Milano-Torino a spruzzare disinfettanti ogni volta che vedeva una signora nera nello scompartimento. È la cultura del Ministro dell'interno che ha chiamato sette o otto volte «prostituta» una cittadina caduta nelle grinfie dei vigili urbani in borghese di Parma.
Signor Presidente, quando io vedo persone in borghese che avvicinano, senza identificarsi, i giovani (come è accaduto con il giovane massacrato di botte, sempre a cura dei vigili in borghese di Parma), non può non venirmi in mente il fatto che gli squadroni della morte, prima di diventare squadroni della morte in America latina, erano vigili in borghese, poliziotti in borghese con auto non identificate.
Per fortuna, una trasmissione (in fondo di intrattenimento) della RAI, «Chi l'ha visto?» ha raccolto le testimonianze delle persone che c'erano e che hanno visto che cosa è successo a quel giovane nero. Il Ministro dell'interno ce lo racconta come una storia di ordinaria amministrazione che verrà investigata, ma di cui non si vedono né colpe né colpevoli e per indicare una giovane donna, catturata da quei poliziotti in borghese, una prima volta ce la indica come «prostituta», una seconda volta come «prostituta», una terza volta come «prostituta», una quarta volta come «prostituta», con un'indecorosità e un'indegnità che un Ministro dell'interno non ha mai usato in quest'Aula.
Il problema che aveva di fronte il tutore dell'ordine pubblico italiano era quello di una giovane donna abbandonata sul pavimento di un posto di polizia. Lui non ha alcun diritto di definirla prostituta. In base a cosa? Aveva dei documenti con scritto «professione prostituta»? Permetteremmo mai che lo si facesse ad una donna non di colore, come si ama dire?
È vergognoso il gioco che ha fatto il Ministro dell'interno, utilizzando affermazioni intelligenti e proprie del sociologo De Rita, come un'assoluzione dell'affermazione: «non c'è razzismo in Italia». Lei, forse, sa che il periodo più tremendo del razzismo americano l'ho vissuto negli Stati Uniti. Lei forse sa che l'ho vissuto vicino a Martin Luther King. Le assicuro che il Ku Klux Klan non ha mai detto: «siamo razzisti»; le assicuro che George Wallace, il governatore dell'Alabama non ha mai detto: «eccomi qua, sono razzista, noi odiamo i negri», ha sempre detto il contrario: «noi li vogliamo proteggere, devono stare al loro posto, noi siamo con le nostre tradizioni, noi difendiamo la nostra identità».
E quando a quella terribile parola «identità» si aggiunge identità cristiana - so che con lei non troverò comprensione su questo particolare punto -, ma quandoPag. 99l'identità viene usata come un pungiglione per scacciare indietro l'altro, in quel momento l'identità non può essere cristiana, se lo lasci dire anche da un non credente. Non può essere cristiana l'azione di repellenza e il senso di orrenda claustrofobia che si nota in questo atto!
Sta cadendo il mondo dell'economia e loro stanno pensando in quali corridoi andare a inseguire il ragazzino straniero, quella parola magica terribile: «straniero». Se è straniero, deve essere il male, vediamo intanto di isolarlo, fingendo anche con alcune accortezze di finta pedagogia, ma se è straniero vediamo di isolarlo, vediamo di tenerlo in qualche posticino dove possa essere separato dagli altri perché infetta.
Perché la cultura di Borghezio confina dall'altra parte con la cultura del prosindaco Gentilini, falso o vero sindaco di Treviso. Io non so se posso dire in quest'Aula le frasi che Gentilini ha pronunciato - questo sì forse lei dovrebbe impedirmelo e dovrebbe censurarmi se lo facessi - perché sono le parole di un altro sciagurato, volgare, aggressivo, fomentatore di odio, ma sono le sue parole e la prego soltanto di fare uno sforzo e di ricordarle dai giornali: dove dovrebbero andare ad orinare gli islamici poiché ad essi si nega un luogo di preghiera.
Questa è la cultura nella quale si situa il discorso che stiamo facendo, una cultura xenofoba, ossessiva, claustrofobica, lontana dal mondo.
Chi lo dice a quella povera signora la lingua che si deve conoscere in Florida per essere assunti al municipio e per avere un impiego comunale? Persino gli americani, bianchi, anglosassoni, wasp: devono sapere lo spagnolo! È la prima cosa che si chiede ad un impiegato comunale in Florida dove coloro che parlano lo spagnolo sono veramente molti. La politica è sensibile a queste cose e dunque ha accomodato coloro che non parlano ancora in inglese, ma hanno diritto ad essere ascoltati in municipio, e dunque nei concorsi municipali in Florida si deve parlare spagnolo.
Certo che esistono negli Stati Uniti le persone come questa signora che dicono che l'inglese è la lingua superiore e che chi non lo parla dovrebbe essere espulso; ma non vengono ascoltati, vengono contraddetti dalle televisioni, vengono ideati degli spettacoli e delle serie televisive per insegnare che si sta insieme, che si vive insieme. Lei sa, ma quella signora non sa, perché gli americani amano una parola che discende dalle loro carte, dai loro federal papers: la parola «eccezionalismo». Come lei sa la prima volta è stata detta da quello che sarebbe stato il governatore del Connecticut, John Winthrop, il quale, mentre la nave si avvicinava a questa terra sconosciuta, disse: noi saremo il popolo di Dio, noi saremo la città sulle colline, noi saremo eccezionali; immaginando e pensando che sarebbe stato un mondo nuovo e diverso, come, infatti, nonostante tutto, nonostante i difetti, i problemi e le cose che si discutono continuamente, è stato. Quella parola non è andata perduta; è stata raccolta dalle carte federaliste da Alexander Hamilton: 1788, pensi quanto prima di questa terribile presenza di leghismo cieco ed ottuso! È stata raccolta da Alexander Hamilton che ha detto: sì è vero, noi siamo eccezionali, perché in questo Paese nessuno di noi ha in comune il passato, veniamo da luoghi, da riti...
Mi fa ascoltare dal Presidente, per favore signora? Posso chiedere di lasciarmi parlare con il Presidente, siamo solo lui ed io, se lei si intromette con una terza conversazione...

PRESIDENTE. Mi permetto di comunicarle che il suo gruppo dice che lei ha oltrepassato i termini che aveva concordato con il gruppo. Per me può continuare a parlare fino allo scadere dei 30 minuti, perché questo è il Regolamento. Il gruppo mi ha chiesto di invitarla a concludere.

FURIO COLOMBO. Io disubbidisco al gruppo e prego la signora per favore di non fare un'altra conversazione. Ho finito in un momento.

PRESIDENTE. I nostri consiglieri ci devono consigliare e dare informazioni utili per guidare l'Assemblea.

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FURIO COLOMBO. Allora lei me lo dice, io mi fermo, aspetto il consiglio e poi riprendo, perché ho solo lei in quest'Aula, oltre alla gentilezza degli stenografi.

PRESIDENTE. Io l'ascolto volentieri.

FURIO COLOMBO. Alexander Hamilton ha detto: è vero noi siamo eccezionali, perché abbiamo in comune soltanto il futuro; non abbiamo riti, non abbiamo celebrazioni di raccolti, non abbiamo memorie, non eravamo insieme lo scorso anno, non abbiamo festeggiato i nostri figli nello stesso modo, non abbiamo nulla in comune, siamo arrivati adesso! Siamo eccezionali perché avremo in comune il futuro!
Presidente, mi lasci esprimere l'auspicio che questo sia, in un Paese che sta diventando multietnico, e dunque grande, perché è stata la multietnicità che ha permesso agli Stati Uniti di trionfare sul Giappone quando negli anni Settanta si diceva che forse il Giappone ce l'avrebbe fatta a superare gli Stati Uniti, ma il Giappone è solo dei giapponesi, anche un po' leghisti. L'America è multietnica, è multirazziale, è pluralista, ha accolto bambini di tutti i tipi e non li ha mai messi nei ghetti.
Quando ero deputato eletto a Torino e ai tempi in cui, con una legge civile, esisteva un collegio, nel mio collegio... Ho un solo interlocutore, non posso perderlo...
Quando ero deputato eletto a Torino e ai tempi in cui, una legge elettorale civile ti faceva riconoscere dai tuoi elettori perché eri eletto contro un altro in quel collegio, una delle esperienze più belle era coinvolgere i bambini negli incontri con gli adulti, perché i bambini sapevano bene l'italiano, avevano addirittura imparato il dialetto locale ed erano in condizione, quindi, di aiutare i genitori a quella mediazione che, altrimenti, questi non sarebbero stati capaci di fare per la difficoltà linguistica che è stata ricordata dalla collega, quella vera, quella seria, un momento fa.
Qui si propone di isolare tutti, si propone un corridoio simile a quello delle malattie infettive; qui c'è una mozione che va respinta e che, purtroppo, Presidente, prevedo che non sarà respinta; in questo senso mi unisco all'umiliazione che proveranno molti colleghi di Alleanza Nazionale e di ciò che era una volta Forza Italia, dovendo votare per una simile ignobile mozione di separazione, di apartheid, di xenofobia e di razzismo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, lei non è iscritto a parlare, perché vuol parlare? Vuole intervenire sull'ordine dei lavori? Sia clemente, sia breve. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi scusi, io devo intervenire in questo momento, dopo le parole che sono state pronunciate dall'onorevole Colombo. A questo punto sono veramente sconcertato: non si può non replicare a quello che è successo. Lei lo ha richiamato una volta (e non è stata la prima volta in cui lo ha richiamato quest'oggi, perché già nel pomeriggio l'onorevole Colombo era stato richiamato), ma, mi scusi, questa sera veramente ha toccato il fondo. Io sono stato zitto, l'ho lasciato parlare, non ho voluto dire niente, però, signor Presidente, mi permetta di replicare a ciò che è stato detto, perché sono io ad essere umiliato, oggi, per essere in quest'Aula con un collega che si permette di parlare in questo modo...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, mi costringe a ripetere la stessa cosa: in quest'Aula tutti sono egualmente onorevoli, perché tutti rappresentano il popolo italiano, non la persona, il popolo italiano.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, però se lei ha sentito quello che è stato detto...

PRESIDENTE. Ho sentito.

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CLAUDIO D'AMICO. ... nei confronti della collega Goisis, dell'europarlamentare Borghezio, del prosindaco di Treviso Gentilini (Commenti del deputato Colombo)... Lei si vergogni, perché io sono stato zitto tutto il tempo in cui lei ha parlato. Lei è una persona razzista, xenofoba e intollerante, perché non permette agli altri di pensarla in modo diverso da come la pensa lei. Lei non permette neanche di svolgere un intervento ad un'altra persona che la pensa in modo diverso da lei. Si deve vergognare perché in quest'Aula noi siamo stati eletti e abbiamo il dovere di dire quello che pensiamo, dunque lei non mi interrompa (Commenti del deputato Colombo)! Io sono stato zitto durante tutto il suo intervento, l'ho ascoltata per venti minuti e quindi adesso mi rispetti! Io non lo tollero questo (Commenti del deputato Colombo)!
Lei si deve vergognare per quello che ha detto nei confronti di parlamentari che non hanno fatto niente di male se non portare avanti delle idee che sono diverse dalle sue! Io capisco che non si possa avere le stesse idee e soprattutto sui temi dell'integrazione o dell'immigrazione si possono avere idee diverse, ma questo non vuol dire che chi le ha diverse dalle sue sia un razzista o uno xenofobo. Noi non abbiamo mai detto che una razza è superiore all'altra o perché uno è bianco è più bello o perché quello è nero e più brutto. Noi diciamo solo che ci sono dei problemi...

PIERFELICE ZAZZERA. Non è un intervento sull'ordine dei lavori!

CLAUDIO D'AMICO. Mi scusi, Presidente, adesso siamo veramente arrivati al razzismo contro quelli della Lega, non possiamo neanche più parlare!

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole D'Amico, mi sembra che il disturbo sia tollerabile.

CLAUDIO D'AMICO. Io rivendico, quindi, la possibilità di pensarla in un modo diverso dal vostro. Sono stati toccati punti che non sono assolutamente condivisibili, a parte i toni, che sono veramente sconcertanti per un'Aula parlamentare, perché non si è trattato di semplici offese, ma di offese personali contro un gruppo parlamentare e contro parlamentari di questo gruppo. Non solo: si è trattato di offese anche contro Ministri, che non sono tre, ma quattro. Forse lei non sa neanche come è composto il Governo: i Ministri della Lega sono quattro.

FURIO COLOMBO. Accidenti, ha ragione!

CLAUDIO D'AMICO. I punti che lei ha toccato, onorevole Colombo, oltre all'intolleranza assoluta che lei ha nei confronti di chi non la pensa come lei, sono assolutamente non condivisibili, perché, a proposito delle sue affermazioni secondo le quali abbiamo compiuto un atto incredibile non votando sull'atto parlamentare volto a dare una copia della Costituzione a tutti gli studenti, le dico solamente che, in un periodo di crisi e di tagli, noi sappiamo benissimo che ognuno può accedere a Internet a casa o nelle scuole. La Costituzione si può stampare semplicemente da Internet a casa o nelle scuole, senza far pagare milioni di euro allo Stato per portare il librettino a casa degli studenti: chiunque, ormai, ha in casa un computer e ve ne sono nelle scuole. Si stampa la Costituzione e si risparmiano milioni. Intervengo, poi, sulle sue affermazioni relative alla «disgrazia» di avere «quell'insegnante». L'onorevole Goisis, mi scusi, non è una disgrazia e, come insegnante, è stata anche votata e eletta in Parlamento. I suoi elettori, che l'hanno votata, quindi, forse la considerano una persona molto perbene e degna di far parte di questa Assemblea. Onorevole Colombo, rifletta prima di dire queste cose!
Per quanto riguarda gli episodi che lei ha ricordato...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, la invito a concludere.

CLAUDIO D'AMICO. Mi scusi, signor Presidente, però l'onorevole Colombo haPag. 102toccato alcuni aspetti offendendo anche il Ministro Maroni.

FURIO COLOMBO. Dio mio!

CLAUDIO D'AMICO. Il Ministro è stato molto chiaro e lodevole in quello che ha affermato oggi. Dobbiamo ribadire che qui c'è qualcuno, come lei, che sta facendo razzismo al contrario, perché tutti quegli episodi che si sono verificati sono stati compiuti da pregiudicati che hanno avuto guai con la giustizia. Quindi, quando continuate a sostenere le infamanti accuse che fa un pregiudicato - quando viene controllato dai poliziotti - contro i poliziotti, voi state facendo il gioco dei delinquenti...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il tempo a sua disposizione secondo il Regolamento è terminato. La invito a concludere.

Testo sostituito con l'errata corrige del 10 OTTOBRE 2008 CLAUDIO D'AMICO. Mi permetta un'ultima battuta, signor Presidente. Forse lei, onorevole Colombo, fa confusione anche tra l'immigrazione che c'è stata negli Stati Uniti e quella che si sta verificando in Europa. Gli Stati Uniti erano un Paese enorme e vuoto, senza alcun bisogno di braccia e di menti per andare avanti. L'Europa, in questi anni, ha un tasso di densità abitativa tra i più alti al mondo. Le dico solo che Milano ha una densità abitativa più alta di quella di Pechino e di Calcutta. Siamo, quindi, in una situazione assolutamente diversa: lei non può paragonare l'immigrazione dell'Ottocento e del Novecento negli Stati Uniti a quella del 2000 in Europa: è diversa, onorevole Colombo! CLAUDIO D'AMICO. Mi permetta un'ultima battuta, signor Presidente. Forse lei, onorevole Colombo, fa confusione anche tra l'immigrazione che c'è stata negli Stati Uniti e quella che si sta verificando in Europa. Gli Stati Uniti erano un Paese enorme e vuoto, avevano bisogno di braccia e di menti per andare avanti. L'Europa, in questi anni, ha un tasso di densità abitativa tra i più alti al mondo. Le dico solo che Milano ha una densità abitativa più alta di quella di Pechino e di Calcutta. Siamo, quindi, in una situazione assolutamente diversa: lei non può paragonare l'immigrazione dell'Ottocento e del Novecento negli Stati Uniti a quella del 2000 in Europa: è diversa, onorevole Colombo!

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, deve concludere!

CLAUDIO D'AMICO. Negli Stati Uniti chi chiede la cittadinanza deve fare un esame di lingua...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il tempo a sua disposizione è terminato! Le tolgo la parola!

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, le chiedo se quello dell'onorevole D'Amico sia stato un intervento o un intervento sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, il Regolamento mette a disposizione cinque minuti per interventi sull'ordine dei lavori. L'onorevole D'Amico, comprensibilmente, ha cercato di rispondere ad un intervento provocatorio, che ho lasciato svolgere, perché ognuno in quest'Aula ha diritto di dire tutto quello che ritiene opportuno, esponendosi ovviamente al contraddittorio, salvo un limite, costituito dal fatto che non è lecito offendere uno dei colleghi, perché qui tutti rappresentano la sovranità del popolo italiano: per questo tutti sono ugualmente onorevoli.
È iscritta a parlare l'onorevole De Torre, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00050.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento per il Partito Democratico sarà diverso. Sarà quello di una persona che ha lavorato a lungo nel Governo su questi temi. Nel corso dell'informativa urgente di oggi, il Ministro Maroni ha detto che, a buon diritto, l'Italia è considerato uno degli Stati più impegnati nell'accoglienza degli immigrati. Per tutto quello che è avvenuto in tanti anni passati, può essere vero, ma è anche vero che l'Italia è in un momento molto delicato e molto fragile per l'integrazione, molto a rischio. Per questo, su questi temi è molto importante il comportamento del Parlamento, di ciascuno dei gruppi parlamentari e dei parlamentari che siedono in questa Aula. La scuola ha svolto un ruolo importantissimo nell'integrazione degli immigrati e soprattutto dei ragazzi, dei figli degli immigrati.Pag. 103Il carattere inclusivo e interculturale della scuola italiana è davvero una realtà che rende ricca la nostra scuola.
Però, colleghi del Popolo della Libertà, la scuola non è una zavorra sociale, come oggi è stato detto nelle dichiarazioni di voto sul decreto-legge in materia di istruzione.
È ancora un luogo dove, attraverso la conoscenza e le relazioni (che non sono due cose separate, anzi, come diceva il grande pedagogista di Harvard, Bruner, il nostro sistema educativo è rimasto stranamente cieco di fronte a questa natura interdipendente della conoscenza), la scuola è ancora la cerniera della coesione e del futuro del nostro Paese. Ma questa realtà non è data, va seguita, curata e aggiornata.
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deve svolgere un ruolo determinante, competente, verso ciascuna delle situazioni scolastiche autonome, verso tutte le realtà coinvolte nell'accoglienza degli alunni immigrati. So molto bene che deve migliorare il suo ruolo rispetto a quello di anni addietro, perché ormai la convivenza di alunni con cittadinanza italiana con quelli di altre cittadinanze è un fatto normale in gran parte delle scuole del Paese. So anche che su dieci alunni immigrati, nove sono nei banchi delle scuole del centro-nord.
Conosco questa realtà perché vi sono entrata, sia fisicamente a condividere qualche ora del lavoro non facile delle scuole ad alta immigrazione, sia studiando le situazioni nelle varie aree del Paese, sia comparando la situazione italiana con le altre europee. La conosco perché negli anni scorsi dal Ministero ci siamo fermati per più giorni a riflettere, a formarci, a scegliere con i dirigenti scolastici delle scuole con più del 20 per cento di alunni immigrati. La conosco perché anch'io sono un'insegnante di queste scuole con intensa immigrazione e comprendo, quindi, le fatiche, le richieste e le paure delle scuole del nord.
Comprendo, quindi, anche come la Lega si faccia, con il suo solito stile tumultuoso e allarmante, portavoce di questo problema, ma conosco anche le grandi capacità delle scuole, la competenza dei docenti, l'impegno dei comuni, delle province, delle regioni, delle università, delle associazioni, delle parrocchie. Non si tratta, quindi, di creare allarme, perché ne porteremmo la responsabilità.
L'Italia negli ultimi anni ha subito una crescita veloce della sua immigrazione, ma rimane pur sempre sotto le percentuali degli altri maggiori Paesi europei. Quello che manca, però, a differenza degli altri Paesi europei, che hanno un'immigrazione più antica, è che nella scuola non esiste ancora in atto - esiste, ma non è in atto - un piano organico nazionale. Fino a due o tre anni, il Ministero si è affidato alle iniziative delle scuole e degli enti locali. Ricordo la riunione di tutti i direttori generali al Ministero dell'istruzione, in cui si è presa consapevolezza e si è deciso che il Ministero dovesse, da allora in poi, cominciare a svolgere finalmente un suo importante ruolo nazionale.
Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti. Ancora precedente era stata la circolare del 1o maggio 2006, che indicava come inserire gli alunni nelle varie classi. Da tempo il Ministero svolge un'ottima - forse è la migliore del Ministero dell'istruzione - indagine conoscitiva annuale.
Si è poi formato l'Osservatorio sugli alunni immigrati e l'intercultura. L'Osservatorio ha prodotto un documento molto importante, La via italiana alla scuola interculturale, che esprime proprio quella che è la nostra via, quella del popolo italiano. C'è differenza tra la via inglese, dove tutto è multiculturale, quella francese, dove c'è l'assimilazione degli immigrati, e la nostra, la via interculturale.
Vi è stata una formazione di tutti dirigenti con più del 20 per cento di alunni immigrati, si è preparato un corso specifico per la formazione di chi segue alunni rom e sinti e, soprattutto, c'è stata tanta presenza del Ministero, del ruolo nazionale in giro per le scuole. Poi c'è stata la collaborazione con gli enti locali, sia nei territori sia in sede di Conferenza unificata,Pag. 104dove, però, il Governo Prodi non è arrivato a sancire un accordo di programma, così come era già previsto.
Si è fatto anche un altro passaggio molto importante, che riguardava le indicazioni per il curriculum, perché è lì il cuore del passo nuovo che le scuole e la scuola intera devono fare. Il curriculum deve preparare i ragazzi ad essere forti della propria identità e capaci di leggere, di vivere e di migliorare il mondo globale di oggi. È lì il punto principale, perché la debolezza della cultura occidentale, la debolezza che ciascuno di noi sente dentro verso la cultura di appartenenza, è quella che ci fa temere, ed è dovere della scuola preparare dei curricula.
Quelli delle superiori datano a Gentile, immaginate un po', quando abbiamo in classe ragazzi cinesi che della filosofia occidentale non sanno nulla e noi non sappiamo nulla della loro filosofia. È lì che occorre un lungo lavoro per preparare i docenti e per cambiare i curricula in modo adatto ad oggi.
Ma veniamo all'impegno che la Lega chiede nella propria mozione. Ovviamente, il Partito Democratico ha presentato una propria mozione, che sarà distribuita. Devo dire che bisognerebbe cominciare a fare, invece di parlare, perché in quest'Aula, circa un anno fa, prima per iniziativa della Lega (ma sono seguite altre nove mozioni), si è già chiesto qualcosa di simile.
Il Governo Prodi, che stava lavorando su questo tema, raccogliendo l'indicazione della mozione votata il 4 luglio 2007, nell'autunno seguente ha preparato un piano per l'insegnamento della lingua italiana come seconda lingua. Questo piano è riassunto nel testo della mozione del Partito Democratico, che troverete in distribuzione. Ne dico alcuni punti salienti. Il piano nazionale è un piano che si prospetta come un progetto pilota, da sperimentare, migliorare e poi portare a sistema.
È un intervento integrato, perché vede l'insegnamento dell'italiano fatto da specialisti di L2 ai ragazzi non in luoghi totalmente separati, cosa che sarebbe impossibile, perché non abbiamo i soldi per fare one to one. Non abbiamo i soldi per insegnare - immaginate i piccoli paesi, dove ci sono tanti alunni immigrati - a classi fatte da un alunno. Non abbiamo neppure i soldi in questo Paese, visto che si sono tagliati quasi 8 miliardi in tre anni, per raggiungere nemmeno una delle classi che la Lega chiede. Non è praticamente possibile fare questa cosa. Non lo sto a spiegare a lungo, ma immaginate che i ragazzi vengono da tantissime nazionalità, con diverse età, con diversi background linguistici, diverse radici linguistiche. Dunque non si riesce a comporre una classe; ma, soprattutto, come dicono i maggiori linguisti, non è utile all'apprendimento della lingua.
La lingua si apprende anche perché la si ama. Se i bambini in classe con i loro compagni cominciano ad avere qualche amico e a comprendere che parlando nella lingua italiana saranno facilitati ad avere amici e a conoscere cose nuove, allora la impareranno in pochissimo tempo; ma se i ragazzi, dalla propria casa dove si parla la lingua d'origine vengono messi in una classe che è artificiale rispetto alla lingua, il processo sarà lunghissimo, ci costerà tantissimo e risulterebbe poco efficace. La lingua si impara parlandola: anche per noi, quando andiamo in un Paese straniero o frequentiamo i corsi del Ministero (non so se ai colleghi presenti è capitato), il consiglio è parlare la lingua e ascoltare anche se non si capisce tutto.
Per questo motivo, non è pedagogicamente e linguisticamente sensato immaginare classi straniere, ma momenti particolari concepiti in modo serio (con un test iniziale, una classe di livello, un tempo predeterminato, un test finale e tutto quello che si è fatto e scritto nel percorso del ragazzo), sì.
Il piano ha un carattere territoriale e tiene conto di tutto quello che gli enti locali già fanno e della diversità che ovviamente si presentano nei vari territori italiani; ha un carattere flessibile e modulare (quindi può essere usato anche per parti). È un piano, però, che prevede azioni di sistema, un monitoraggio, unaPag. 105documentazione, e si compone di risorse economiche, di linee progettuali, di un sito dedicato, di valutazione dei risultati, di comunicazione degli esiti e dei materiali che verranno prodotti.
È un piano specifico, che vede l'insegnamento dell'italiano in modo specifico (perché non è come insegnare la lingua materna né come insegnare una seconda lingua straniera, bensì è una cosa diversa) e di transizione (perché deve avere una durata limitata). Non è un piano che si rivolge a tutti, considerato, per esempio, che il 71 per cento degli alunni immigrati nella scuola materna è nato in Italia (mentre quasi la metà di quelli presenti alle elementari è nato in Italia); esso si rivolge ovviamente ai neo arrivati, a coloro che non sanno la lingua (circa 70 mila l'anno). Inoltre, non è rivolto alle elementari ma alla scuola media e a quella superiore, perché è lì che si registrano le difficoltà più forti per riuscire, in seguito, a capire e a studiare.
Insegnare la lingua agli alunni è ovviamente un passo imprescindibile per l'integrazione e per la convivenza, e dunque tale insegnamento rappresenta un fattore molto importante. Si tratta di un piano che segue le tre tappe che un ragazzo immigrato che deve imparare la lingua italiana è tenuto a percorrere: l'Italbase (l'italiano per parlare), l'Italstudio (l'italiano per studiare) e la terza fase, in cui si possono comprendere testi di studio più articolati.
Questo piano si rivolge alle prime due tappe (l'Italbase e l'Italstudio), fa riferimento anche al Quadro comune europeo (sapete che esistono i livelli di apprendimento di una lingua straniera) e si propone anche di modulare per l'L2 (ossia l'italiano insegnato ai soggetti di lingua straniera) quelle fasi già previste nel Quadro comune europeo.
Esso si occupa degli strumenti e dei materiali didattici e di come possano essere ottimizzate le risorse per non creare frammentazione. Esso indica inoltre quali sono le persone che devono insegnare l'italiano come seconda lingua: personale interno alla scuola scelto tra quegli insegnanti di lingua che sono stati formati per insegnare l'italiano come seconda lingua (sono più di ottocento i corsi tenuti a livello nazionale e oltre un migliaio quelli tenuti dalle varie regioni italiane, sebbene non ne conosco il numero preciso), oppure operatori esterni con le stesse caratteristiche.
Inoltre, questo piano ha avuto già un finanziamento di 5 milioni di euro: vorrei sapere dove sono questi soldi e perché questo piano già tutto pronto non è in atto. Mi chiedo perché parliamo invece di fare e perché, invece di proporre cose nuove, non mettiamo in atto ciò che è già stato preparato.
Inoltre, in accordo con i sindacati, all'articolo 9 dell'ultimo contratto nazionale, che contiene oltre 53 milioni di euro per gli insegnanti che svolgono lavori particolari, rivolti in parte alla dispersione scolastica, in parte gli alunni immigrati, questa quota è stata differentemente suddivisa, proprio pensando a tutte le scuole del centronord.
Il Partito Democratico con questa mozione chiede, appunto, di passare dalle parole ai fatti, di porre immediatamente in atto questo piano, utilizzando integralmente, e non deviandoli per altre cose, i fondi che sono già dedicati. Tutti gli altri Paesi come la Francia, l'Inghilterra, hanno fondi situati in zone particolari, non fondi indistinti perché, altrimenti, non si riuscirebbe a svolgere questo compito. Noi chiediamo, inoltre, di finanziare ulteriormente questo piano, non aumentando la spesa - sappiamo che non è possibile -, ma utilizzando tutti quei fondi che sono destinati o destinabili alla realizzazione di progetti simili (io conosco molto bene l'esistenza di questi fondi).
Come terza cosa, la mozione chiede che l'attuazione del piano, la sua valutazione, i necessari miglioramenti, vengano seguiti da un comitato scientifico composto da membri esperti in insegnamento dell'italiano come L2. Bisogna decidersi: vogliamo farlo sul serio ed essere seri?
In ultimo, la mozione chiede di proseguire il confronto con l'ANCI, UPI, e le regioni italiane, in vista di un comunePag. 106impegno a favore dei minori immigrati da sancire in sede di Conferenza unificata. Vogliamo vedere se questa maggioranza e questo Governo passeranno dalle parole ai fatti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, l'intervento che mi ero preparata, a questo punto, è in parte modificato, in quanto sento il dovere di esprimere solidarietà all'onorevole Goisis. Oltre alla solidarietà per le offese ricevute dalla collega Goisis, avendo sottoscritto anch'io questa mozione, cercherò di rispondere alle accuse assurde che sono state mosse da chi mi ha preceduto. Si tratta di accuse assurde, espresse anche in modo del tutto arbitrario, senza concedere nulla al confronto, e dimostrando di non voler accettare le idee che gli altri esprimono in Aula.
Per fortuna, l'onorevole De Torre può testimoniare il nostro percorso in Commissione cultura: poco tempo fa, la mia firma è stata proprio la seconda, dopo quella dell'onorevole De Torre, su una risoluzione sull'integrazione degli studenti rom e sinti molto problematica, dove abbiamo avuto - io personalmente - anche dei momenti di criticità con la Lega. Dico ciò, non per costituirmi una sorta di buonsenso su questa mozione, ma perché ha trovato assurde determinate accuse. È un argomento che va trattato con cautela e buonsenso. Ricordo la sensibilità espressa dall'onorevole De Torre quando era sottosegretario, allorché si discusse di una mozione di cui ero prima firmataria; su questa mozione vi era stata voglia di incontrarsi, non di scontrarsi.
Cosa è che caratterizza questa mozione che io ho firmato e che tutto il Popolo della Libertà, presente in Commissione cultura, ha firmato? È un'esigenza di realismo che non va letta soltanto nella parte finale dove sostanzialmente si chiede al Governo un impegno - ci tornerò dopo - per configurare alcuni percorsi in via transitoria differenziati, ma parte da lontano perché va a toccare un'emergenza della scuola: l'emergenza della necessità di riorganizzazione alla luce di un fatto nuovo, di un flusso migratorio studentesco che fino a qualche anno fa era del tutto sconosciuto.
Ricordo la mia esperienza di assessore alla provincia di Milano - come sapete la provincia ha la competenza solo per le scuole superiori - e ricordo che i miei colleghi che avevano la competenza, invece, per le primarie e per le secondarie già vivevano un problema che nel 2003 non era ancora arrivato alle scuole superiori, e che adesso logicamente riguarda anche quel tipo di scuola. Quindi, si tratta di un fenomeno dalle dimensioni enormi che deve essere risolto soprattutto per quanto riguarda l'accoglienza della scuola ai ragazzi e ai bambini stranieri.
Innanzitutto, c'è da fare una differenza: un conto sono i bambini che arrivano nella scuola primaria e un conto è l'ingresso di studenti stranieri, che magari non conoscono l'italiano, in classi diversificate, cioè in classi superiori (al liceo o anche alle medie).
Non si tratta di voler separare i bambini italiani da quelli stranieri. Se fosse così il senso della mozione, sicuramente la stessa non sarebbe da noi approvata. Si tratta di dare un'opportunità e una doppia garanzia: agli studenti italiani la garanzia di far sì che la preparazione didattica e l'insegnamento in classe mantenga un livello serio di apprendimento connotato alla difficoltà della classe stessa. Mi chiedo come possa approcciarsi alla letteratura italiana, ad una poesia di Leopardi o a I Promessi sposi, un ragazzo straniero che non abbia neanche cognizione della lingua italiana. È completamente impossibile.
In questo modo, si crede che l'unica strada percorribile è quella di far sì che gli studenti stranieri abbiano gli strumenti per poter imparare la lingua italiana. E naturalmente, per fare questo, è giusto avere una concertazione con gli enti locali, è giusto - come diceva la collega Capitanio Santolini - che anche i genitori, in alcuni momenti, partecipino a questi corsi diPag. 107italiano perché poi in famiglia lo studente possa verificare e confrontare gli elementi di lingua che ha imparato a scuola.
Quindi, in questo contesto diventa strategico il ruolo della scuola che, nella sua funzione pubblica, è soggetto qualificato proprio in quanto è sede di costruzione di valori. E sostanzialmente la scuola è determinante per la costruzione e condivisione delle regole comuni. Con la sua azione può, nella vita quotidiana, cominciare a formare la cittadinanza trasmettendo le conoscenze storiche, sociali, giuridiche ed economiche del Paese, ma tutto questo ovviamente è un discorso di buon senso. Nulla c'entra il razzismo e le accuse assurde e volgari che sono state rivolte in quest'Aula poc'anzi. È sicuramente un discorso di buonsenso e di realismo.
Non si può prendere spunto da una mozione che cerca di intervenire per migliorare la scuola italiana, andando a dissertare su episodi di razzismo ed episodi criminosi che sono avvenuti a Milano poco tempo fa. Non c'entra niente. Chi si approccia in questo modo a questi argomenti significa che non si vuole occupare seriamente dei problemi della scuola italiana, di un problema della scuola italiana che è importantissimo. E, soprattutto, chi vuole bene alla scuola pubblica non vuole (almeno, io personalmente) che tutti gli italiani mandino i bambini nelle scuole private, soprattutto alle elementari, perché la frase più ricorrente è «se lo mandiamo alla pubblica sono tutti stranieri».
La scuola pubblica, che è una grande risorsa per il nostro Paese e che deve essere difesa a mio avviso sempre, deve essere una scuola dove vanno i bambini italiani e i bambini stranieri. Quindi, anche questo è un modo per far sì che ciò accada.
Forse, va svolta una riflessione sul fattore numerico. Certo, vi sono molte complicazioni, come la differenza delle etnie. La presenza di tantissime etnie differenti è un problema grandissimo che naturalmente ricorre soprattutto - lo hanno già detto anche i colleghi che mi hanno preceduto - nelle scuole del centro e nelle scuole del nord (soprattutto nel nordest), ed è evidente che le cittadinanze straniere sono 191, su 194 censite, ed esistono nelle nostre scuole.
Quindi, i dati ci segnalano una concentrazione di alunni in singoli territori e di questo bisogna tenere conto. È anche importante magari cercare di capire che determinati studenti stranieri hanno dei ritardi scolastici e creano anche dei problemi per la differenza di età; infatti, se in una prima media vi sono ragazzi di sedici o diciassette anni, gli stessi ragazzi creano queste situazioni problematiche.
Quindi, il problema non è soltanto dato dalla lingua, ma anche dai ritardi scolastici, e la scuola deve attrezzarsi, perché soltanto attrezzandosi all'integrazione può risolvere questo problema. Qui si tratta di una salvaguardia doppia: per gli stranieri e per gli italiani.
Volendo fare un'analisi di alcuni errori che sono stati compiuti, forse si è dato troppo peso e valore ad un terzomondismo che, alla fine, ha portato uno svantaggio proprio agli studenti stranieri. Risorse e spese per finanziare corsi di danza etnica, situazioni folcloristiche che hanno, in un certo senso, umiliato gli studenti stranieri, i quali, se hanno la volontà giustamente di studiare la cultura del loro Paese, possono farlo per ritrovare le loro origini.
Ma nella scuola italiana devono soprattutto imparare a conoscere e ad amare - questa parola va in senso diametralmente opposto alle parole di contrapposizione e di divisione che ho sentito in quest'Aula - la cultura italiana e la nazione, nella quale i loro genitori hanno deciso di vivere. Quindi, occorre una concreta e fattiva interazione tra i soggetti istituzionali - si era detto anche prima - mirata alla predisposizione di misure di accompagnamento dedicate e finalizzate ad offrire alle scuole l'indirizzo e il concreto appoggio con risorse umane aggiuntive e figure professionali specifiche. È importante - è logico - il mediatore linguistico e culturale. Un'assegnazione equilibrata di risorse deve essere la base di partenza.
Con questa mozione, quindi, chiediamo al Governo che questi test non debbano essere facilmente, in maniera demagogica,Pag. 108classificati come elementi di razzismo, ma soltanto come elemento di tutela per lo studente straniero che accederà e vivrà con i bambini e i suoi coetanei tanti altri momenti.
Penso che esistono ore di ricreazione, ore di ginnastica, ore in cui vi è l'opportunità di parlare. Ma quando il momento didattico diventa qualificante, senza l'acquisizione della lingua italiana, è evidente che esiste un'ipocrisia di fondo. In questo caso, l'onorevole Goisis all'inizio del suo intervento aveva perfettamente ragione.
Educazione alla cittadinanza e, quindi, agli usi e costumi, ma sempre tenendo conto che è prevista la provvisorietà nelle cosiddette classi ponte (perlomeno, mi immagino, una transitorietà), che deve portare il bambino, il ragazzo, lo studente ad essere in grado di apprendere come gli altri, altrimenti è discriminato. Altrimenti, mentre il professore d'italiano insegna o cita Dante e la Divina Commedia, il ragazzo straniero non capisce neanche le parole d'italiano. Questo non è assolutamente possibile, non è corretto né nei confronti degli studenti stranieri che, quindi, si sentirebbero umiliati e mortificati a vivere in una situazione di incomprensione permanente né nei confronti degli studenti italiani che hanno il dovere a scuola di essere preparati ad affrontare una società sempre più selettiva e, quindi, non possono permettersi di rimanere indietro coi programmi e di perdere tempo dal momento che, purtroppo, in questa società la selezione e la competitività sono diventate sempre più sfrenate.
È necessario sostenere e implementare, quindi, la collaborazione dei centri territoriali ma soprattutto cercare un'integrazione culturale che vada oltre la faziosità e, prima di impegnarsi nella valorizzazione delle culture straniere, bisogna dotare gli stessi studenti dello strumento per integrarsi nel nostro Paese, altrimenti ci sarà sempre l'emarginazione e la disperazione.
Sogno studenti stranieri di colori diversi di pelle, che si sentano italiani, che amino l'Italia. A questo proposito ho sempre avuto un po' la mania di far sì che venga proposto e potenziato, ad esempio, uno studio più approfondito dell'arte per gli studenti stranieri: infatti, per amare l'Italia va conosciuta. Quindi una proposta che è il contrario del razzismo.
L'onorevole Colombo si è sbagliato e speriamo che si ravveda dopo il suo delirante intervento, perché lo spirito con cui il Popolo della Libertà ha firmato la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione) è proprio quello di far sì che, attraverso la lingua italiana, lo studente straniero possa cominciare ad amare l'Italia dai banchi di scuola, a conoscerla e a diventare un cittadino italiano perfetto. Tale è lo spirito della mozione in esame e con questo spirito noi andremo a sostenerla nell'iter parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente e sottosegretario Pizza buonasera, è una maratona veramente stressante questa, da stamattina, nonché dalle settimane precedenti.
Innanzitutto, signor Presidente, mi permetta di smorzare il clima che si è creato in precedenza, perché ritengo che... Signor Presidente, sto parlando con lei.

PRESIDENTE. Sono attentissimo.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Dicevo che vorrei smorzare il clima di contrapposizione piuttosto antipatico che si è determinato prima e penso che ugualmente, allo stesso modo - lo vorrei dire con amicizia alla collega Frassinetti, perché lavoriamo molto bene in Commissione, pur da posizioni molto diverse, anche con l'onorevole Goisis - intemperanze di tono sono presenti molto spesso in interventi che appartengono a tutti i gruppi, quindi vediamo di non fare di questa vicenda il pretesto per non discutere poi della sostanza.
La sostanza, a mio avviso, è piuttosto delicata, presente nella mozione dellaPag. 109maggioranza, Cota ed altri n. 1-00033, che non mi vede d'accordo, ancora una volta, per le soluzioni che vengono date a problemi che, viceversa, non possiamo che condividere, perché sono i problemi dell'oggi. Quindi apprezzo che la collega De Torre abbia fatto uno sforzo considerevole per cercare di riportare a sintesi anche diversi modi di pensare, così come è stato negli anni precedenti.
Cosa vuol dire innanzitutto integrare? Credo che dobbiamo metterci d'accordo su questo, perché integrare è una parola straordinariamente ambigua, al punto che c'è chi preferisce, piuttosto che la parola «integrazione», il termine «inclusione», riflettendo su un di registro inclusione/esclusione e probabilmente è anche la terminologia più adatta. Ma cosa vuol dire integrare, soprattutto per quanto riguarda i minori? Daniel Pennac, in un romanzo intitolato Signori bambini ad un certo punto racconta di un bambino marocchino che prende su di sé una colpa che non ha commesso. Il maestro lo guarda e dice: «Io so che tu non hai commesso quella colpa, ma perché te ne fai carico?». Il bambino marocchino lo guarda e gli dice: «Mi integro, cerco di integrarmi». Allora possiamo pensare che l'integrazione dei minori sia sostanzialmente e primariamente un atto di minorità da parte dei minori stessi? Non penso.
Questi sono bambini che molto spesso, drammaticamente, sono essi stessi i mediatori dei loro genitori, sono l'unico tramite linguistico e culturale tra la famiglia di appartenenza dei minori e il mondo circostante, minori di prima e di seconda generazione di immigrati che hanno problemi notevoli non sull'apprendimento, ma sul dissidio che vi è fra le culture differenti, quella di origine e quella in cui vivono, tema questo indagato lungamente e di cui non vi è traccia nella mozione in esame.
Penso ancora alla funzione che dovrebbero avere le agenzie esterne, oltre alla scuola naturalmente e alla famiglia, e penso per esempio al ruolo che dovrebbe avere il servizio pubblico radiotelevisivo per favorire l'integrazione linguistica e la conoscenza della lingua italiana. Le generazioni di immigrati provenienti dal sud si ricorderanno molto bene - in quest'aula penso che non ve ne siano più per questioni generazionali - e io mi ricordo, quando ero piccola - e penso che molti di noi le abbiano viste - le trasmissioni di Alberto Manzi, che insegnava ad una popolazione ancora profondamente analfabeta la lingua italiana. Allora cominciamo anche a guardare alla nostra storia: la RAI potrebbe fare moltissimo (tra l'altro questo impegno era presente anche nel contratto di servizio, ma di questo non vi è assolutamente traccia).
Parimenti - desidero citare un fatto verificatosi di recente e ritengo sia avvenuto non a caso - il Garante per la privacy ha emesso un richiamo nei confronti della RAI con la richiesta di adottare in futuro la dovuta cautela. Ciò a causa della leggerezza commessa durante una puntata di Porta a Porta: in un servizio in essa trasmesso appariva il conduttore in visita in un campo nomadi e si mostravano immagini di minori senza coprirne i volti. Lo dico perché dobbiamo evitare, nei confronti dei minori immigrati ovvero dei minori stranieri, l'atteggiamento di considerarli cittadini di serie B. Non lo sono, perché la Costituzione italiana dice che non lo sono. Non è un'opinione: è la Costituzione italiana che in tutti gli articoli, dall'articolo 3 all'articolo 34, sancisce l'uguaglianza dei cittadini e il diritto di tutti al sapere, alla conoscenza e alla scuola.
Penso ancora al ruolo degli enti locali di cui si parla davvero poco, perché per le politiche di inclusione sociale e di mediazione culturale essi sono essenziali. Sappiamo tuttavia che i finanziamenti sono stati tagliati e che gli enti locali si trovano in una difficoltà estrema. Il tema è molto serio: quello dell'universalismo non è, come dice la mozione Cota n. 1-00033, un tema del centrosinistra. Vorrei che su questo argomento ci fosse, in questo Parlamento, un po' di consapevolezza culturale dal momento che il tema del rapporto tra universalismo e differenze è un tema proprio dell'oggi e delle società occidentali.Pag. 110Alain Turaine, che non è certamente un estremista di sinistra, dice cose molto importanti in materia. Sappiamo che dobbiamo conciliare la tutela dei diritti universali che devono essere garantiti anche per l'infanzia e l'adolescenza, dunque per i minori e la consapevolezza che viviamo in società nelle quali convivono culture differenti: è il grande tema che oggi la scuola deve saper affrontare. Da questo punto di vista devo dire che nella mozione si parla di ripetenti e dispersione scolastica e di segregazione formativa perché i ragazzi stranieri vanno sostanzialmente alla scuola tecnica. «Segregazione formativa» è un termine tecnico, non è un termine che indica un valore: lo dico casomai a qualche collega venisse in mente che c'è una differenza di accento e di tono. «Segregazione formativa» vuol dire che prevalentemente i ragazzi stranieri vanno nelle scuole tecniche. Con modesto successo formativo, ma al riguardo intendo richiamare il ruolo delle Regioni. Al riguardo non si dice assolutamente niente. Ritengo che la mozione Cota n. 1-00033 abbia dei tratti di incostituzionalità. È la mia opinione ma ritengo possa e debba essere rispettata. Se i ragazzi stranieri sono cittadini italiani, le classi ponte non possono esserci. Se non sono cittadini italiani, perché lo devono diventare, si tratta ugualmente di una stortura: se sono appena arrivati, infatti, ci sono e ci possano essere - come diceva la collega De Torre - i corsi di accoglienza e di apprendimento. Vorrei peraltro verificare i dati che sono stati forniti nel corso della discussione perché si registrano livelli eccellenti di successo scolastico da parte degli alunni stranieri. La cosa che mi preoccupa di più è che - ad un certo punto anche la collega Frassinetti l'ha detto - si consideri un problema che gli alunni stranieri non imparino e tutti gli altri quindi debbano rimanere indietro. Ma cosa esprime il concetto «rimanere indietro» nella scuola della Repubblica italiana? Cosa vuol dire? Che ci deve essere la selezione bieca propria dell'homo homini lupus? Che fin da bambini occorre abituarli ad una competizione spietata? Questa è la funzione della scuola? Non è invece quella di educare ad essere cittadini con pensiero critico e con capacità di espressione linguistica, manuale e mentale (perché anche questo è davvero importante)? Selezionare in alto una classe in base ai risultati ottenuti in un anno non è concepibile dal punto di vista pedagogico. È contrario a qualunque scelta e a qualunque legge condivisa e comune.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sappiamo che le classi che mescolano le carte - e l'esempio francese ce lo dimostra - sono più efficienti e l'andamento complessivo degli apprendimenti è migliore.
Concludo su un punto. Che cosa vuol dire costruire, non soltanto fare inclusione integrazione, ma costruire convivenza e cittadinanza che è poi l'obiettivo che tutti dovremmo avere in questo Parlamento? L'obiettivo, infatti, non può che essere quello di arrivare a una società della convivenza. Marc Augèé scrive che, quando non si riconosce l'altro, si costruisce lo straniero e quando si costruisce lo straniero si erigono dei muri e non si favorisce la comunicazione. La società interculturale non si può che costruire per approssimazione e negoziazione? Davvero non c'è tempo per dire e fare dei ragionamenti sulla nostra identità?
Mi permetto solo - solo davvero - di dire che il dialogo pluralista in uno Stato laico ci dice molto chiaramente che è giusto e doveroso insegnare la lingua, ma anche il resto va insegnato a tutti!
Vorrei, infatti, sapere quanti sono gli studenti, in Italia, che conoscono la storia e la storia dell'arte di questo Paese (visto che si insegna così poco) e vorrei sapere anche quali sono gli usi e costumi che dobbiamo insegnare. Sono forse gli usi e costumi della Lombardia dove vivo o quelli della Basilicata da cui provengo? Che cosa vuol dire insegnare gli usi e costumi? Esiste un tratto di eguaglianza che va, a mio avviso, mantenuto.
Marco Aime, che è un antropologo (lo dico per lanciare un seme di speranza inPag. 111questo dibattito, confidando che davvero non si arrivi all'ennesima contrapposizione frontale), cita un episodio, secondo me molto azzeccato, su cosa vuol dire costruire integrazione e convivenza. Racconta di un bambino di una scuola della periferia di Torino in cui hanno organizzato la settimana interculturale dell'alimentazione cucinando ogni giorno un piatto diverso di un Paese diverso. Un giorno viene cucinato il cous cous e tutti bambini sono molto contenti tranne uno che rimane in un angolo, un bambino straniero. Il maestro si avvicina e gli domanda: « Non ti è piaciuto il cous cous? È un piatto del tuo Paese!» ed il bambino gli risponde: «Sì, mi è piaciuto, però la mia mamma lo cucina meglio perché alterna uno strato di cous cous ad uno di tortellini».
È chiaro che si tratta di un bambino, ma penso che dai bambini venga poi un grande segnale. I gusti alimentari da mettere assieme sono molto diversi e, fuori di metafora, ciò significa che integrare non è un processo semplice, ma credo che la nostra Costituzione e la comune volontà di costruire una società umana non possano che portarci in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente chiudiamo questa lunga maratona sulla scuola e devo dire che, con preoccupazione, mi sento anch'io umiliato da alcune parole e questioni sollevate nella discussione di questa mozione. Mi sento di condividere la preoccupazione dell'onorevole Colombo perché credo che stiamo sottovalutando molto alcuni fenomeni.
Credo che dovrebbero preoccuparci i risultati elettorali in Austria dove posizioni estreme e razziste trovano consenso nella società civile e nell'elettorato. Pertanto, non so se la mozione Cota ed altri n. 1-00033 sia, o non sia razzista, ma temo che soffi su un fuoco pericoloso e soprattutto che possa essere percepita dalla società civile come razzista.
Mi viene in mente che, nel mio paese, in Puglia, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, lasciava la sua Fiat 124 aperta davanti alla sua basilica, alla sua cattedrale per accogliere gli extracomunitari che vengono nella mia terra a raccogliere pomodori. La lasciava aperta proprio in segno di accoglienza.
È questo il modo in cui immagino il mio Paese, questo è il Paese in cui vorrei ritrovarmi. Infatti, questo è un mondo che ormai corre, corre verso la globalizzazione, verso la multiculturalità.
Corre dove persino gli informatici indiani insegnano agli europei in che modo utilizzare il software. Vorrei vedere il mondo e il mio Paese integrato e non con ulteriori muri. Invece, purtroppo, oggi siamo costretti a discutere di una mozione che parla di monocultura, di pensiero unico e di corridoi sanitari. I termini che verranno utilizzati sono secondari. Sono preoccupato, signor Presidente, perché anche il peso delle parole che vengono pronunciate potrebbe avere conseguenze che potremmo non calcolare.
Stiamo forse creando un mondo con le radici dell'odio, un mondo che fa paura. Il fenomeno degli extracomunitari non si può fermare e non siamo stati in grado di farlo neanche con una legge dello Stato. È un fenomeno esistente e, probabilmente, dovremo accettarlo per sempre e dovremo capire in che modo rispondiamo a persone che premono sui nostri confini. Infatti, bisogna ricordare che dietro gli extracomunitari adulti, che giungono dalle nostre parti, ci sono figli che nascono e crescono su questo suolo e non si può ridurre tutta questa vicenda ad un fenomeno così semplicistico, sostenendo che loro sono altri e noi invece corriamo, perché il fenomeno è complesso, perché tra gli immigrati vi sono i profughi che presentano caratteri diversi, vi sono i rifugiati politici, vi è chi fugge dalla povertà e ci sono gli immigrati italianizzati. La mozione Cota n. 1-00033 non va nella direzione della complessità del fenomeno, anzi semplifica tutto, rende tutto schematizzato e di ciò ho paura.
Solo qualche ora fa abbiamo varato la conversione in legge di un decreto-leggePag. 112che si occupa di scuola tramite lo strumento della questione di fiducia. Si è trattato di un provvedimento che non tocca la riforma della scuola, che non risolve le sfide della modernità - forse sarebbe stato il caso di discutere di ciò - e che non saprà fornire una risposta a fenomeni sempre più in aumento di fronte dei quali, invece, abbiamo il dovere di dare una risposta. Mi riferisco, ad esempio, alla presenza nelle classi di alunni stranieri sempre più numerosi, addirittura di classi composte esclusivamente di alunni stranieri.
Il decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, il cosiddetto decreto Gelmini, non è capace di offrire soluzioni a questa situazione perché non sa guardare ad una visione nuova della società, né rispondere alla richiesta di integrazione. Persino oggi, il Governo ha accolto l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1634/5 che va, appunto, nella stessa direzione della mozione Cota n. 1-00033.
Il panorama della scuola italiana, invece, ha bisogno di una riforma che recepisca le esigenze nate dall'affluenza di studenti stranieri, che è sempre più in espansione. Per regolare il fenomeno la mozione in esame propone test d'ingresso, la frequenza in classi-ponte, bocciature, corsi di legalità e cittadinanza più imposti che vissuti. Si tratta di una serie di misure che marcano, anziché affievolire, le diseguaglianze, che escludono invece di includere, che divaricano piuttosto che convergere. Quella di oggi vogliamo chiamarla anticamera della segregazione su base razziale? Domani forse faremo lo stesso per i disabili, costituiremo le classi per i disabili e dopodomani le classi per gli omosessuali e forse, fra qualche tempo, anche le classi per motivi politici. Non soffiamo sul fuoco.
Ad una società che ormai vive fenomeni di discriminazioni sempre più evidenti e preoccupanti e che tende a chiudersi in se stessa, la scuola può e deve svolgere un ruolo fondamentale nei processi di integrazione, anzi la scuola deve porre le basi perché si costruisca una società più giusta, più solidale e più bella. Voglio ancora credere in un mondo che non abbia paura dell'altro, del diverso.
Credo che per ottenere l'effettiva integrazione nella scuola italiana degli studenti stranieri sia necessaria, invece, un'accurata strategia didattica che preveda un costante dialogo tra le strutture scolastiche e gli enti locali - lo hanno già detto altri - anche al fine di ottenere un'equilibrata distribuzione degli alunni.
L'omogeneità culturale non si raggiunge attraverso l'imposizione di paletti e sbarramenti e ciò, a maggior ragione, se riguarda un diritto fondamentale come quello dello studio, ma si ottiene grazie all'efficace risposta alle esigenze che mano a mano emergono nella popolazione.
Certo è che questo Governo non sembra affatto considerare il fenomeno, se è vero, come è vero, che nella cosiddetta riforma scolastica proposta dal Ministro Gelmini si fa uso del maestro unico, misura che non va proprio nella direzione di classi che possano essere interculturali e multiculturali.
La scuola, invece, deve essere un'agenzia formativa promotrice di una relazionalità positiva; deve aiutare il bambino a stare bene con sé e a star bene con gli altri. Il responsabile per le politiche dell'immigrazione della CGIL, Pietro Soldini, ha recentemente affermato che la scelta del maestro unico nega le statistiche dell'aumento dei ragazzi stranieri e conseguentemente tutti gli effetti in termini sociali e formativi; come non condividerlo?
Quindi, come sarà possibile formare stranieri con il maestro unico? Verranno lasciati a sé - lo ha detto la collega De Biasi - sarà una corsa a chi va più veloce, mentre la nostra Costituzione ci dice che nel principio della solidarietà noi dovremmo aiutare chi è più lento e prendere per mano chi è in difficoltà.
La mozione parla di riduzione dei rischi di esclusione quando nei fatti, invece, discrimina l'accesso degli stranieri alle strutture scolastiche e parla di attuazione di percorsi mono-disciplinari ed interdisciplinari indicando come copertura economica - che poi ci dovranno spiegare -Pag. 113finanziamenti non definiti; parla di educazione alla legalità e della cittadinanza agli stranieri quando proprio oggi il gruppo del presentatore Cota ha abbandonato l'aula in occasione di un ordine del giorno che prevedeva di approvare e di votare favorevolmente sulla distribuzione della nostra Costituzione italiana.
Allora, penso che probabilmente ha ragione la collega De Biasi quando dice che siamo ai limiti dell'incostituzionalità, e per questo mi tocca ricordare l'articolo 3 della nostra Carta costituzionale: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» e io in questo mi riconosco (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Pizza.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, poiché le mozioni Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 e De Torre ed altri n. 1-00050 sono state consegnate oggi, il Governo si riserva di approfondirle e di rispondere alla ripresa dell'esame, mentre intervengo a proposito della mozione dell'onorevole Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione).
La mozione fa riferimento alla grave situazione dei fenomeni migratori che coinvolgono centinaia di migliaia di adulti e di bambini. Essi hanno una incidenza disomogenea sul territorio nazionale, con una concentrazione molto elevata nelle aree del centro e del nord-est del Paese e investe sia i piccoli centri che le grandi città.
Non si tratta più oramai di una questione meramente ideologica e sulla quale credo sia sbagliato dividersi; ormai, il problema dell'integrazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane è una questione soprattutto didattica. Come sanno molte famiglie italiane, spesso le classi sono costrette a viaggiare a due velocità con inevitabili ripercussioni sulla qualità dell'apprendimento.
La presenza di alunni stranieri, fino a pochi anni or sono limitata alla scuola primaria e secondaria di primo grado, sta interessando oggi anche la scuola secondaria superiore, con una tendenza verso gli istituti tecnici e professionali.
La scuola ha un ruolo prioritario nel processo di integrazione, in quanto sede privilegiata nella quale può opportunamente realizzarsi l'integrazione tra culture, il libero scambio e il confronto delle idee, la par condicio tra i soggetti che la frequentano, la crescita umana, civile e culturale delle nuove generazioni, al di là delle differenti etnie, nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione. Per assolvere a tali compiti la scuola deve dotarsi delle risorse e degli strumenti che consentano di far fronte alle nuove molteplici esigenze attraverso servizi educativi, figure professionali come i mediatori culturali e metodologie idonee allo scopo.
Il primo impegno della scuola è quello di insegnare ai ragazzi la lingua italiana e la Costituzione della Repubblica, in quanto l'alfabetizzazione letteraria deve procedere di pari passo con quella civile, sia per i figli degli stranieri che devono apprendere le regole della comunità italiana, sia per i giovani italiani. Dobbiamo evitare che i ragazzi stranieri siano inseriti nelle classi indipendentemente dal livello di conoscenza della lingua italiana, ponendo problemi di tipo didattico ed organizzativo e con la conseguenza che ne risulti rallentato il processo di apprendimento di tutti. Conseguentemente si deve procedere ad un cambiamento dei meccanismi di spesa in modo da liberare risorse per fare corsi di italiano per i ragazzi che non lo conoscono. Da qui l'esigenza diPag. 114avviare in via sperimentale corsi pomeridiani di italiano per favorire l'integrazione.
Coerente con questo disegno è che siano previste apposite prove tramite le quali accertare i livelli di competenza e le abilità in ingresso. Tali prove di accesso, finalizzate anche a definire l'assegnazione delle classi, non possono che essere rimesse all'autonomia delle istituzioni scolastiche, le uniche in grado di garantire una reale conoscenza dei bisogni formativi dell'utenza e del contesto sociale di riferimento. Gli enti locali dal canto loro sono chiamati a collaborare al processo di integrazione degli alunni stranieri.
Devo dire che annualmente vengono realizzati numerosi progetti finalizzati all'inserimento degli alunni stranieri. Inoltre, nell'ambito dei fondi previsti dalla legge n. 440 del 1997 per l'ampliamento dell'offerta formativa, viene annualmente assegnata agli uffici scolastici regionali una somma significativa destinata alla realizzazione di interventi a sostegno dell'integrazione. Interventi a riguardo sono previsti anche nella recente direttiva n. 69 del 6 agosto 2008. In particolare, è in fase di avvio proprio in questi giorni a cura degli uffici del Ministero il progetto «scuole aperte» finalizzato fra l'altro proprio all'approfondimento della lingua italiana.
Il Governo non può, quindi, che considerare favorevolmente la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Vorrei fare una piccolissima osservazione alla collega che parlava prima: i consiglieri parlamentari alimentano un indispensabile flusso di informazioni per poter dirigere la seduta. Se parlano con il Presidente durante la seduta in genere, ci possono essere delle eccezioni, non è per raccontarci barzellette, ma è perché devono dire qualcosa di importante per il servizio di tutti quanti.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, mi sono permessa di richiamarla perché mi rivolgevo a lei.

PRESIDENTE. Chiedo scusa se posso aver mancato per un attimo di attenzione, ma devo ricordare che ciò avviene per un motivo.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 21,58).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze):
«Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali» (1762) - Parere delle Commissioni I, II, V, X e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 10 ottobre 2008, alle 9,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (Già articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (1441-quater-A).
- Relatore: Cazzola.

Pag. 115

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 22.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ELIO VITTORIO BELCASTRO IN SEDE DI SVOLGIMENTO DELL'INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SUI RECENTI EPISODI DI INTOLLERANZA E DI VIOLENZA DI MATRICE XENOFOBA O RAZZISTA

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la voglio ringraziare a nome mio e del Movimento per l'Autonomia per la sua relazione. Siamo convinti che ogni singolo episodio di intolleranza razziale debba essere punito con fermezza e credo che, in questo senso, non siano venuti meno l'impegno e la dedizione piena delle Forze dell'ordine e della magistratura.
Riteniamo, però, non sostenibile la tesi di chi vuole insinuare che nel nostro Paese ci sia un razzismo strisciante, in qualche modo «agevolato» dal Governo di centrodestra. Abbiamo la sensazione che dietro le dichiarazioni rilasciate, in questi giorni, dal leader dell'opposizione ci sia una strategia di tutto il centrosinistra volta a sminuire proprio gli importanti risultati ottenuti sul versante sicurezza, grazie all'impegno dell'Esecutivo e alle misure adottate dal Ministro dell'Interno, Maroni.
Il centrosinistra ammetta il suo fallimento, dimostrato ampiamente non solo dai sondaggi, ma anche dai falsi allarmi su una presunta emergenza razzismo, lanciati quotidianamente e tesi unicamente a coprire l'evidente incapacità di proporre qualcosa di utile per il Paese. È profondamente immorale che venga alimentata ad arte una tensione dannosa per l'Italia, pur di mobilitare qualcuno in più in vista della manifestazione del 25 ottobre.
È il centrosinistra che ci ha lasciato in eredità un Paese insicuro, praticamente nelle mani della criminalità organizzata e della microdelinquenza con una dilagante immigrazione clandestina.
A pochi mesi dall'insediamento del Governo Berlusconi, invece, i cittadini avvertono maggiore sicurezza e le Forze di polizia hanno conseguito, non solo in Campania, risultati importanti nella lotta alla criminalità organizzata.
Evidentemente, l'intento dell'opposizione è quello di far passare tutto ciò in secondo piano, operando una immorale strumentalizzazione politica di singoli episodi di intolleranza che vanno certamente censurati e i cui responsabili vanno perseguiti, arrestati e duramente condannati.
Signor Ministro, il Movimento per l'Autonomia condanna ogni forma di razzismo, ogni forma di intolleranza religiosa, razziale e politica.
Condivideremo ogni forma di particolare sensibilizzazione che le istituzioni e l'Esecutivo vorranno proporre al Paese e, per quanto ci riguarda, continueremo nella nostra opera di formazione, ad ogni possibile livello, al fine di educare i nostri giovani al rispetto di ogni tipo di diversità.
In egual misura, però, ci opporremo ad ogni forma di strumentalizzazione, condannando chi ad arte monta inesistenti casi di razzismo per alimentare la tensione nel Paese o, peggio, per screditare le Forze dell'ordine, come appare nel caso della donna somala, fermata per controlli all'aeroporto di Ciampino.
In conclusione, voglio esprimere la mia piena e convinta solidarietà e quella di tutto il Movimento per l'Autonomia a tutte le Forze dell'ordine che garantiscono con il loro impegno la sicurezza e la tranquillità dei cittadini italiani compresi i tanti immigrati, onesti lavoratori, che si sono integrati nelle nostre comunità.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI LAURA MOLTENI E LIVIA TURCO SULLE MOZIONI NN. 1-00041, 1-00043, 1-00044 E 1-00045

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, oggi quando si parla di povertà non si può non avere presente una visione d'insieme del contesto economico del Paese riferito all'ambito internazionale.Pag. 116
La parola povertà è stata spesso coniugata con le parole miseria, malattia, ribellione, esclusione sociale, carestia, accattonaggio, emarginazione e più di rado con le parole economia, difficoltà delle imprese, economia reale, recessione, crisi dei mercati finanziari, crisi del credito.
All'estero la crisi dei mercati economici internazionali si è abbattuta sui risparmiatori, che sono il primo anello della catena economica e finanziaria.
In un mercato finanziario incentrato sulla modalità fallimentare dell'acquisto a debito, la prima vittima a farne le spese è stata famiglia che, debito su debito e con il carovita in crescendo, solo vicina al punto di non ritorno si accorgeva che lo stipendio non bastava più, e quando le banche chiedevano di rientrare era costretta a sacrificare i propri beni, tra i quali anche la casa.
Oggi gli stessi creditori sono in sofferenza ed a rischio è lo stesso sistema del credito.
I milioni di europei che hanno contratto un mutuo (a tasso variabile) sulla casa da pagare continuano a pagare gli effetti della crisi del credito.
La scadenza a tre mesi dell'Euribor, tasso a cui si indicizzano le rate, infatti, è salita al 5,393 per cento. Un record da oltre dieci anni.
Il crollo di questo sistema economico, legato anche al debito al consumo, è oggi sotto agli occhi di tutti basti pensare agli interventi pubblici che sono stati varati dal Congresso degli Stati Uniti d'America al fine di invertire il trend di crisi che sta fagocitando i mercati internazionali e all'intervento coordinato da parte delle banche centrali con il taglio dei tassi (il costo del denaro) di mezzo punto.
Nel nostro Paese il problema serio è anche capire come la crisi internazionale si ripercuoterà sull'economia reale, ossia capire quanto la gente si percepirà più povera.
La congiuntura di crisi internazionale e le ininfluenti politiche adottate nel nostro Paese nei due anni e mezzo che hanno preceduto questo Governo, negli anni del Governo Prodi, si sono legate all'aumento dell'inflazione e della disoccupazione ed a una conseguente diminuzione del potere d'acquisto.
Nel frattempo, nessuno si è reso conto che con il debito legato al consumo si è giocato con il futuro, ipotecandolo.
Oggi, purtroppo, conosciamo la triste fotografia del Paese che l'ISTAT ci fornisce in modo impietoso in ordine alla situazione delle famiglie italiane: il 14,6 per cento delle famiglie italiane fatica ad arrivare a fine mese; il 28,4 per cento dichiara che non sarebbe in grado di far fronte ad una spesa imprevista, seppur minima, ad esempio quantificabile in 600 euro.
Ben il 66 per cento delle famiglie non riesce a risparmiare a causa del carovita.
Per comprendere appieno il fenomeno della povertà si deve, tutta via, fare riferimento non solo alla povertà economica ma anche alla povertà soggettiva e all'incidenza delle nuove povertà qui mi riferisco ai working poors e agli anziani.
Lo studio della povertà soggettiva, che consiste nella percezione individuale delle proprie capacità economiche, fa emergere che il numero delle famiglie che si considerano soggettivamente povere, il 7,7 per cento, è più ampio di quelle che figurano oggettivamente povere, il 5 per cento.
Nel caso della Lombardia il divario è ancora più accentuato.
Legato alla povertà vi è anche un sentimento di deprivazione relativa delle famiglie.
In diverse regioni del nord il sentimento di deprivazione relativa delle famiglie risulta molto più alto, non solo perché le aspettative di queste famiglie sono più elevate ma anche perché esse si confrontano con costi e livelli di consumo più elevati rispetto ai valori nazionali: in pratica anche una parte di coloro che si trovano oggettivamente al di sopra della linea di povertà nazionale fatica a mantenere gli standard medi dell'area in cui vive e, dunque, si considera relativamente, se non assolutamente, povero.
Inoltre, in varie regioni, tra cui la Lombardia, la povertà relativa risulta sottostimata per effetto della comparazionePag. 117con la linea di povertà nazionale la quale non riesce a tener conto del differente costo della vita esistente tra le diverse aree economico-territoriali del nostro Paese.
Per questo la mozione dell'onorevole Livia Turco, quando cita il fatto che nel Mezzogiorno il reddito della famiglia è pari a tre quarti di quello delle famiglie del centro-nord, non trova una corrispondenza oggettiva al disagio che effettivamente le famiglie del nord vivono nella quotidianità.
Conosco Milano: al termine dei mercati, ci sono persone anziane, donne, uomini che hanno lavorato per una vita intera con abiti dignitosi, anche se un po' consunti, che raccolgono dalle cassette la frutta e quello che l'ambulante ha lasciato a fine giornata.
Si parla di nuove povertà: ma quanti sono gli working poors, uomini e donne legati alle aree territoriali del nord che non riescono più a reinserirsi nel mondo lavorativo, passati non solo i cinquant'anni, ma appena i quaranta?
Ma quanti sono, da noi, in certe aree geografiche e soprattutto al nord, gli anziani che la terza settimana del mese, e non la quarta, non ce la fanno?
E quante sono le mense dei poveri alle quali accedono tante di queste persone, che hanno lavorato per una vita intera, vestite dignitosamente e che sono lì per poter sopravvivere?
Quando i signori della sinistra parlano di povertà e immigrati, io ricordo anche le politiche scellerate portate avanti dalla sinistra, politiche buoniste tese quasi a giustificare l'arrivo indiscriminato di orde di clandestini nel nostro Paese, senza un lavoro e senza produrre un reddito chiaro.
Immigrati che giunti qui con la speranza nel cuore di un lavoro, ma di fatto poi non legati ad alcun riscontro lavorativo, sono persone che poi divengono schiave del racket e andando, in ordine agli interventi sociali, vanno a gravare sulla spesa pubblica sociale.
Ebbene, alla sinistra che è sempre in prima linea quando si parla di diritti umani e di dignità della persona ricordo che questo tipo di immigrazione non è un'immigrazione nel rispetto della dignità umana della persona. Ben diverso è il discorso di gente che arriva qui, in base alla legge Bossi-Fini, con un lavoro certo: titolare di doveri certi e di diritti certi (protezioni sociali).
Cari colleghi, come ricordava il mio collega della Lega in discussione generale, il fenomeno migratorio va regolato e non subito come una fatalità.
E qui mi sovviene un nostro manifesto, quello con l'indiano con a fianco la frase: «Chi non ha saputo dare regole all'immigrazione ora vive nelle riserve».
Inoltre, ove l'onorevole Turco nella sua mozione prevede il «superamento delle discriminazioni nei confronti dei migranti consentendo in particolare l'accesso all'assegno sociale e all'edilizia popolare ai migranti residenti nel nostro Paese da almeno cinque anni», e quindi anche senza essere cittadini italiani o senza avere acquisito la cittadinanza e magari anche a rischio di illegalità, non farebbe generare il rischio di una discriminazione a carico dei nostri cittadini, delle nostre famiglie, dei nostri anziani che hanno contribuito non per cinque anni allo sviluppo del paese ma per una vita intera? Non sono razzista e sono contro le discriminazioni, ma questa non è forse una discriminazione al contrario?
Ebbene, dopo aver letto le mozioni Turco e Pezzotta, come ha già ricordato il mio collega in discussione generale, la politica dissennata dell'accoglienza a porte spalancate nei confronti del fenomeno migratorio è stata sepolta dal voto degli elettori che hanno scelto alla guida del Paese questo Governo. Noi siamo per il patto per immigrazione e asilo così come lo ha esposto il Ministro Maroni oggi in quest'aula. Inoltre, quando si parla di integrazione, questa non può essere a senso unico. Da parte di chi viene sul nostro territorio ci deve essere anche la volontà di integrarsi. Una civile convivenza tra autoctoni e stranieri passa anche dal rispetto di tutte quelle leggi, norme, usi, cultura e tradizioni che insistono sul territorio ospitante.Pag. 118
Inoltre, in merito alla salvaguardia dell'istituto della famiglia citato nelle mozioni della sinistra ricordo che le scelte del passato Governo Prodi non l'hanno agevolato. Tale istituto, così come sancito dalla Costituzione, è stato più volte dalla sinistra messo in discussione nella sua esistenza con la promozione di Pacs e Dico, ai quali la Lega è sempre stata contraria.
Voglio anche ricordare all'onorevole Bindi che lei stessa, quando era Ministro delle politiche per la famiglia, si era più volte dichiarata insoddisfatta ed aveva dovuto constatare come quasi tutte o comunque la maggior parte delle proposte elaborate a sostegno del nucleo familiare venissero disattese.
È per questo che la mozione Livia Turco oggi si presenta, a nostro avviso, come un ennesimo esercizio accademico, pregevole sotto il profilo dell'analisi del contesto socio-economico ma decontestualizzata rispetto alle misure già varate e agli impegni già assunti dall'attuale Governo con misure dirette proprio al contenimento del carico fiscale delle famiglie e con interventi volti a sostenere le categorie sociali più deboli.
Non esiste la povertà, esistono le povertà.
La stessa fascia riferibile alla ormai tradizionale classe media oggi si assottiglia sempre più, con derive nella povertà.
Le nuove famiglie, sempre più ridotte nel numero dei loro componenti esprimono spesso problemi di natura economica.
Parlare di abbassamento del carovita vuoi dire essere riusciti, con questo Governo, ad attivare una concreta politica sociale attiva senza avere messo le mani in tasca ai cittadini, azzerando l'ICI sulla prima casa, lasciandola ovviamente per le case di lusso e le seconde case, introducendo la possibilità di rinegoziare i mutui, incrementando l'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica attraverso il piano casa, detassando gli straordinari e i premi di produttività per i dipendenti del settore privato con un reddito non superiore a 30 mila euro, nonché a votare in anticipo di sei mesi il decreto sulla finanziaria, ridando un'immagine positiva e di stabilità economica del nostro Paese al mondo.
È chiaro che la strada da percorrere è ancora lunga, ma siamo certi che finalmente si sta andando nella direzione giusta.
La nostra preoccupazione primaria va alle difficoltà delle famiglie, delle famiglie con persone disabili, delle famiglie con persone anziane, delle famiglie monoreddito, delle famiglie monoparentali, delle famiglie nelle quali un componente è fuoriuscito dal mercato del lavoro senza rientrarvi!
Difendere la famiglia oggi significa anche salvaguardare la nostra identità, la nostra cultura, la cultura propria del mondo occidentale.
Ricordo alle sinistre qui presenti che il Governo Prodi è stato bocciato senza appello dagli elettori che hanno scelto alla guida del Paese la coalizione di centrodestra attribuendo ad esse una maggioranza schiacciante.
E da quando abbiamo assunto la corresponsabilità del Governo del Paese ci siamo sempre posti ancor più a difesa ed a tutela della famiglia, non a parole, ma con atti e scelte politiche chiare.
Abbiamo presentato il progetto di legge per una «legge quadro sulla famiglia e per la tutela della vita nascente».
In quest'aula è stata approvata una nostra mozione, finalizzata all'introduzione di un nuovo sistema fiscale alternativo basato sul quoziente familiare, ove si prevede che il soggetto dell'imponibilità fiscale non sia più il singolo individuo, ma la famiglia.
Investire nelle politiche familiari significa pertanto investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società.
Oggi siamo in una società in continua trasformazione, sempre più complessa, dove le necessità mutano velocemente, ove occorre porre al centro dell'attenzione la persona e il suo valore di individuo, in una logica sinergica di collaborazione, per evitarne l'esclusione sociale.Pag. 119
Il compimento di questo progetto potrà e dovrà essere inevitabilmente realizzato attraverso il superamento del centralismo e la valorizzazione delle responsabilità locali e delle capacità delle persone e delle associazioni familiari, rafforzando il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale attraverso il coinvolgimento diretto di Governo, regioni, enti locali, ma anche di organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato e degli enti delle confessioni religiose impegnate nel settore.
Dare applicazione al principio di sussidiarietà orizzontale significa per noi considerare e riconoscere il privato sociale come una risorsa, in un'ottica di collaborazione e non di contrapposizione con gli enti locali. In quest'ambito, a livello locale, grazie anche alla collaborazione attiva delle associazioni del terzo settore, molte cose sono state fatte.
In conclusione, nell'Italia delle autonomie, molti risultati sono stati oggi raggiunti, secondo le possibilità del territorio e dei diversi amministratori.
In un prossimo futuro, con l'avvento del federalismo fiscale, si potranno ottenere risultati ancora più efficaci, più rispondenti e più aderenti alle necessità del territorio.
Con il federalismo si riavvicinerà la vita delle istituzioni alla vita dei cittadini, il Paese legale al Paese reale, l'economia alla società.
Oggi, a fronte della crisi finanziaria internazionale, anche se le famiglie italiane sono indebitate tre volte meno di quelle tedesche, di fatto ci si trova di fronte a una situazione economica di reale preoccupazione per la quale si rendono necessari improrogabili interventi di natura straordinaria a salvaguardia anche del potere di acquisto delle famiglie. Interventi questi che richiedono uno sforzo economico rilevante e programmato, ma dovuto, perché prioritario.
Questo Governo non si è fatto sorprendere dalla crisi finanziaria internazionale!
Questo Governo, con tempestività e grande senso di responsabilità, è già prontamente intervenuto ieri in Consiglio dei ministri a difesa del risparmio, dei risparmiatori e delle famiglie intervenendo positivamente sulle garanzie del deposito bancario (la garanzia dello Stato sui depositi bancari fino a l03 mila euro).
Oggi noi abbiamo dei doveri da assolvere, in primis nei confronti della nostra gente, dei nostri anziani e delle nostre giovani coppie, nei confronti di chi, pagando le tasse, ha contribuito con il proprio lavoro ed i propri sacrifici a creare il nostro sistema sociale ed economico.
Per questo è importante sostenere la piccola e la media impresa e rilanciare l'economia sostenendo parimenti famiglie e imprese.
Per questo è oltremodo importante addivenire al più presto al federalismo fiscale.
È per questo che abbiamo presentato con il Popolo della Libertà la mozione sulle povertà, che ci apprestiamo a votare.
Per tutti i suesposti motivi voteremo contro le mozioni del centrosinistra ed opereremo e vigileremo affinché possano essere realizzati in pieno tutti i punti del programma elettorale, col quale ci siamo presentati ai cittadini del Paese e per il quale abbiamo ottenuto una maggioranza schiacciante.

LIVIA TURCO. Il contrasto alle povertà ed alle diseguaglianze più dure è un obiettivo tremendamente serio ed impegnativo che richiede un'azione di Governo costante, rigorosa, capace di fare squadra, di sollecitare l'assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori economici e sociali, di valorizzare il rendimento dello straordinario volano che opera in quel settore e di valutare i risultati che via via si perseguono.
Il contrasto alle povertà ed alle diseguaglianze più dure richiede una politica integrata che riguarda l'occupazione, la formazione, le politiche familiari e di reddito per prevenire la povertà. Ma anche interventi mirati alle fasce più vulnerabile tesi ad evitare lo scivolamento nella povertà,Pag. 120e poi interventi per prendere in carico chi è in condizioni di povertà, per promuovere l'uscita dalla medesima ed interventi verso le forme di marginalità sociale.
C'è l'impegno di un programma coerente ed integrato e non solo di singole misure, tanto meno di misure spot.
Questo è il senso della nostra mozione, il contributo che abbiamo voluto offrire al Governo ed al Parlamento. Ci siamo sforzati di avanzare una proposta coerente e concreta capace di misurarsi con i tanti volti della povertà. Lo abbiamo fatto a partire da una lettura puntuale della realtà della povertà e delle diseguaglianze sociali nel nostro Paese.
Tra i Paesi dell'Europa dei quindici la situazione italiana è tra le peggiori, insieme a quella degli altri grandi Paesi mediterranei, con un livello di disuguaglianza più elevato e una situazione di gravità della povertà più marcata. In Italia, secondo l'Istat, le famiglie povere sono 2 milioni 623 mila, mentre gli individui poveri sono 7 milioni 537 mila; il nostro Paese è caratterizzato da disuguaglianze non trascurabili nelle opportunità di mobilità sociale, che contribuiscono al permanere di un elevato livello di disuguaglianza anche in termini di reddito. Secondo l'Istat, al netto degli effetti strutturali esercitati dai profondi cambiamenti avvenuti nel sistema occupazionale, il regime di mobilità sociale è piuttosto rigido. La classe di origine influisce in misura rilevante e limita la possibilità di movimento all'interno dello spazio sociale. I figli della classe operaia urbana hanno una probabilità più bassa di spostarsi nella classe superiore rispetto a quella di mantenere inalterata la propria posizione e anche rispetto a quella che hanno i figli della classe superiore di rimanere nella classe di origine; il rapporto fra la quota di reddito totale percepito dal 20 per cento più ricco della popolazione e quella del 20 per cento più povero è superiore alla media europea, con un valore di 5 e mezzo che, tra i Paesi dell'Europa dei quindici, è più basso solo di quello di Grecia e Portogallo. La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove il reddito delle famiglie è pari a circa tre quarti di quello delle famiglie del centro-nord e dove vive il 75,3 per cento delle famiglie povere.
Le famiglie numerose, di cinque o più persone, sono un segmento particolarmente esposto al rischio di povertà. Il 24,3 per cento di queste famiglie è povero e tale quota raggiunge il 37,5 per cento nel Mezzogiorno; in Italia, a differenza del resto dell'Europa, la povertà riguarda in modo particolare i minori.
Secondo l'Istat, gli individui con meno di 18 anni che vivono in famiglie relativamente povere sono un milione e 728 mila (il 17,1 per cento). Il 72 per cento dei minori poveri vive nel Mezzogiorno, dove risiede «solamente» il 40 per cento del totale dei minori; al contrario, nel nord, ove risiede il 42 per cento dei minori, vive appena il 16,5 per cento dei minori poveri. Particolarmente critica, e in peggioramento nel corso degli anni, è la situazione delle famiglie con 3 o più minori, che sono povere nel 30,2 per cento dei casi; la povertà femminile si concentra tra le madri sole e le donne anziane sole. In entrambi i casi i valori dell'incidenza di povertà sono superiori alla media, rispettivamente il 14 per cento e il 12,9 per cento; le famiglie anziane continuano ad avere livelli di povertà superiori alla media. È povero il 13 per cento delle famiglie con un componente anziano e il 15,3 per cento delle famiglie con due anziani o più.
Colpisce ed amareggia, onorevoli colleghi della maggioranza e del Governo, che non abbiate colto l'occasione di questo dibattito e del contributo delle diverse mozioni parlamentari, per dimostrare una più forte consapevolezza della gravità del problema e per avviare una politica concreta. Noi non ci aspettavamo che voi metteste in discussione la carta sociale ma che ci diceste qualcosa di più circa i suoi destinatari e la sua entità - non 500 ma 400 euro l'anno -, che ci diceste cosa intendete fare contro la povertà minorile anche a partire dal rifinanziamento di leggi che già esistono e che si sono dimostrate efficaci come laPag. 121legge n. 289 sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Cosa intendete fare per contrastare l'abbandono scolastico e per sostenere le famiglie numerose data l'enfasi che avete sempre posto sulla famiglia? Ci aspettavamo che ci diceste cosa intendete fare contro il costante aumento dei prezzi dei beni di prima necessità che colpisce tutte le famiglie italiane. Ci aspettavamo che almeno avreste avviato una riflessione sulla riforma degli ammortizzatori sociali per prevedere incentivi all'occupazione ma anche misure di accompagnamento - di reddito e di reinserimento sociale e lavorativo - per chi è in condizioni di povertà, colmando le lacune che ci vede unici in Europa, insieme solo a Grecia ed Ungheria, ad essere privi di una misura universalistica di sostegno al reddito e di reinserimento sociale per chi è in condizioni di povertà. Ci aspettavamo che almeno avreste indicato alcune misure per contrastare la grave emergenza per la protezione delle persone in grave emarginazione e per contrastare il disagio nelle periferie urbane, rifinanziando l'articolo 28 della legge quadro n. 328 relativa alle politiche sociali, che prevede un fondo regionale ad hoc e che noi attivammo nella finanziaria del 2000 con 300 milioni di vecchie lire, realizzando la rete di servizi di accoglienza e di accompagnamento che ora ha bisogno di essere implementata.
Voi avete ribadito con enfasi retorica e con un po' di ritualità misure già adottate come la carta sociale o le detrazioni degli straordinari che nella loro limitatezza non riusciranno ad aiutare che una minima parte delle persone che non ce la fanno e soprattutto eludono il problema di superare ed evitare il disagio e la fatica.
Apprezziamo gli indirizzi della mozione Pezzotta e della mozione dell'Italia dei Valori e voteremo a favore. Apprezziamo lo sforzo del Governo di votare le mozioni per parti separate ma vogliamo ribadire il valore e l'urgenza di un programma integrato per prevenire e contrastare tutte le forme di povertà e le diseguaglianze più dure, nella consapevolezza che le povertà, come ha affermato l'economista e premio Nobel Amartya Sen, è un fallimento delle capacità. Combattere le povertà per una vita dignitosa per tutti: questa è e sarà la nostra tenace battaglia.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1634-A - odg 9/1634-A/8 337 334 3 168 332 2 63 Appr.
2 Nom. odg 9/1634-A/13 464 462 2 232 459 3 59 Appr.
3 Nom. odg 9/1634-A/19 476 471 5 236 198 273 59 Resp.
4 Nom. odg 9/1634-A/26 475 468 7 235 464 4 58 Appr.
5 Nom. odg 9/1634-A/29 489 466 23 234 209 257 58 Resp.
6 Nom. odg 9/1634-A/30 494 466 28 234 205 261 56 Resp.
7 Nom. odg 9/1634-A/38 502 499 3 250 236 263 55 Resp.
8 Nom. odg 9/1634-A/39 503 503 252 239 264 55 Resp.
9 Nom. odg 9/1634-A/62 457 443 14 222 441 2 56 Appr.
10 Nom. odg 9/1634-A/153 464 442 22 222 172 270 56 Resp.
11 Nom. odg 9/1634-A/229 500 492 8 247 231 261 55 Resp.
12 Nom. odg 9/1634-A/233 506 504 2 253 501 3 56 Appr.
13 Nom. odg 9/1634-A/234 484 307 177 154 295 12 55 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ddl 1634-A - voto finale 513 485 28 243 280 205 38 Appr.
15 Nom. Moz. Livia Turco e a. n. 1-41 p.I 426 424 2 213 189 235 39 Resp.
16 Nom. Moz. Livia Turco e a. n. 1-41 p.II 421 250 171 126 191 59 39 Appr.
17 Nom. Moz. Barani e a. n. 1-43 424 409 15 205 235 174 39 Appr.
18 Nom. Moz.Pezzotta e a. n. 1-44 rif. p.I 419 415 4 208 375 40 39 Appr.
19 Nom. Moz.Pezzotta e a. n. 1-44 rif.p II 423 418 5 210 188 230 39 Resp.
20 Nom. Moz. Palagiano e a. n. 1-45 423 408 15 205 173 235 39 Resp.