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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 42 di giovedì 24 luglio 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,10.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Balocchi, Brancher, Brugger, Caparini, Cirielli, Cosentino, Crimi, Gibelli, Lo Monte, Migliori, Pescante, Romani, Stucchi, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,12).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge:
GIUSEPPE BIANCHINI, da Alessandria, chiede che si utilizzi il sistema dello «scontrino parlante» per l'acquisto di vernici o altri materiali potenzialmente utilizzabili per imbrattare i beni artistici e architettonici (61) - alla VI Commissione (Finanze);
DEBORA PASTORE, da Trani (Bari), ed EMILIANO BOSCARATO, da Chioggia (Venezia), chiedono la soppressione dei limiti di età e di statura ai fini del reclutamento nelle Forze armate (62) - alla IV Commissione (Difesa);
FRANCO QUINTI, da Firenze, chiede provvedimenti per interrompere gli interventi urbanistici del comune di Firenze che danneggiano i parchi della rimembranza della prima guerra mondiale (63) - alla VIII Commissione (Ambiente);
CATELLO PANDOLFI, da Sorrento (Napoli), chiede:
norme per la sospensione dei processi nei confronti delle alte cariche dello Stato (64) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
controlli sull'uso di sostanze stupefacenti da parte di membri del Parlamento e del Governo (65) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme in materia di intercettazioni telefoniche (66) - alla II Commissione (Giustizia);
che le agevolazioni ICI siano concesse in proporzione al reddito (67) - alla VI Commissione (Finanze);
un'inchiesta parlamentare sull'Ente autonomo Volturno (68) - alla IX Commissione (Trasporti);
misure per contenere gli sprechi nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione (69) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 2
l'eliminazione dell'IVA sui combustibili e sui beni di prima necessità (70) - alla VI Commissione (Finanze);
norme a favore della coltivazione della barbabietola da zucchero ai fini della produzione di etanolo (71) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
la concessione di benefìci fiscali per incentivare la locazione di immobili (72) - alla VI Commissione (Finanze);
il rafforzamento dei poteri delle istituzioni europee (73) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
norme per evitare il trasferimento sui cittadini dei maggiori oneri fiscali a carico di petrolieri, banche e assicurazioni (74) - alla VI Commissione (Finanze);
misure per incentivare la raccolta differenziata e la produzione di biogas (75) - alla VIII Commissione (Ambiente);
che siano evitati ingiustificati vantaggi per gli studenti che si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica (76) - alla VII Commissione (Cultura);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
norme per contrastare la divulgazione dei contenuti delle intercettazioni telefoniche (77) - alla II Commissione (Giustizia);
misure per contrastare la violenza di massa (78) - alla II Commissione (Giustizia);
che siano rese pubbliche le motivazioni delle missioni dei deputati (79) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per evitare che i parlamentari offendano i rappresentanti delle istituzioni (80) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme per la prevenzione e la repressione degli incendi (81) - alla VIII Commissione (Ambiente);
provvedimenti per evitare che i parlamentari votino per i colleghi assenti (82) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione dell'IVA (83) - alla VI Commissione (Finanze);
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
nuove norme per assicurare l'equità fiscale (84) - alla VI Commissione (Finanze);
l'istituzione di un fondo per il risarcimento dei danni da reato subiti dagli esercenti di attività produttive (85) - alla II Commissione (Giustizia);
l'impiego delle Forze armate per tutelare la sicurezza pubblica (86) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa);
interventi per la tutela dei valori cristiani (87) - alla I Commissione (Affari Costituzionali);
norme per il contenimento della spesa pubblica nel settore dei lavori pubblici (88) - alla VIII Commissione (Ambiente);
modifiche all'organizzazione del Sistema sanitario nazionale (89) - alla XII Commissione (Affari sociali);
il rafforzamento della funzione educativa della scuola (90) - alla VII Commissione (Cultura);
l'attribuzione della personalità giuridica ai partiti e norme per favorire la partecipazione dei cittadini, anche con l'istituzione di consulte territoriali e per singole tematiche (91) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
modifiche alle norme sull'elezione del Presidente della Repubblica, sui referendum e sugli enti locali (92) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 3
provvedimenti per affrontare l'emergenza abitativa (93) - alla VIII Commissione (Ambiente);
una legge quadro sulla tutela dell'ambiente, l'istituzione della giornata dell'ambiente e provvedimenti specifici per affrontare l'emergenza rifiuti e razionalizzare la rete idrica, anche in riferimento alla situazione della Campania occidentale (94) - alla VIII Commissione (Ambiente);
interventi per lo sviluppo del Sud (95) - alla V Commissione (Bilancio);
misure per contrastare il consumo di droga e alcool, soprattutto da parte dei giovani (96) - alla XII Commissione (Affari sociali);
interventi per la promozione dell'attività sportiva giovanile (97) - alla VII Commissione (Cultura);
interventi sulle infrastrutture e altri provvedimenti per la sicurezza stradale (98) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
interventi per abbattere i costi per la spedizione della corrispondenza (99) - alla IX Commissione (Trasporti);
norme per agevolare le comunicazioni tra gestori di servizi pubblici e utenti (100) - alla X Commissione (Attività produttive);
l'estensione ai figli della pensione di reversibilità e l'accelerazione delle relative procedure (101) - alla XI Commissione (Lavoro);
interventi per la libertà del Tibet e la tutela della libertà religiosa in Cina (102) - alla III Commissione (Affari esteri);
misure per la riduzione dei premi assicurativi per gli autoveicoli (103) - alla VI Commissione (Finanze);
la modifica del collegio elettorale Casal di Principe, Cancello ed Arnone (104) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,15).

AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Laboccetta, la prego di essere breve, perché i tempi della seduta sono condizionati.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, mi sono permesso di chiedere la parola per dare quella che io ritengo una bellissima notizia agli italiani, a tutti i parlamentari e al Governo. Ho avuto notizia proprio pochi secondi fa che è finito il calvario del dottor Bruno Contrada, che non dovrà più stare in carcere. Ieri il dottor Ugo Ricciardi, della procura generale di Napoli, aveva espresso parere favorevole per la sua liberazione. Pochi minuti fa, ho saputo da Napoli che il tribunale di sorveglianza ha deciso per la liberazione del dottor Contrada.
Credo che questa vicenda faccia piacere a tutti, perché è una questione umanitaria della quale ci siamo occupati ed è una storia che è durata troppo tempo, dal 1992, signor Presidente. È iniziata nel dicembre 1992 e finisce il 24 luglio. Credo, però, che non finisca e che oggi debba cominciare una nuova fase, per verificare se tutto quello che è accaduto al cittadino Contrada sia stato fatto nel rispetto delle regole. Per ora mi fermo qui, perché era questa la mia intenzione: far sapere, attraverso il Parlamento, agli italiani quello che è successo a Napoli pochi minuti fa.

MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per informare la Presidenza e l'Aula che da ieri pomeriggio non è presente Pag. 4in quest'Aula un deputato, il deputato radicale Marco Beltrandi, che sta occupando la Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, che ormai da mesi non è ancora costituita.
La mancata costituzione della Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi impedisce al Parlamento di svolgere le sue funzioni. Noi diamo atto ai Presidenti di Camera e Senato di aver proceduto a convocazioni più serrate della Commissione (ci sarà una convocazione oggi e ve ne saranno altre la prossima settimana), però noi parlamentari radicali, sia alla Camera sia al Senato, annunciamo che continueremo in questa iniziativa, fino a quando non ci sarà una convocazione della Commissione di vigilanza, fino alla sua costituzione, fino al voto utile.

PRESIDENTE. Ricordo appunto che in data odierna, alle ore 14, è stata riconvocata dal Presidente della Camera, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, con all'ordine del giorno l'elezione del Presidente.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1406 ed abbinate.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la I Commissione (Affari costituzionali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
S. 265-693-730-734 - senatori LUMIA ed altri; senatori GASPARRI ed altri; senatore D'ALIA; senatori BRICOLO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere» (Approvata, in un testo unificato, dalla 1° Commissione del Senato) (1406) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge sono abbinate le proposte di legge: VITALI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche relative al fenomeno della mafia e alle altre associazioni criminali similari» (528); BURTONE ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare» (639); ANGELA NAPOLI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari» (820).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (A.C. 1386-A) (ore 10,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
Ricordo che nella giornata di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1386-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ricordo che, a partire dalle ore 12, avranno luogo le dichiarazioni Pag. 5di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, vorrei iniziare con un'annotazione: la situazione può apparire anche bizzarra e paradossale, assistiamo infatti ogni giorno da un lato ad analisi preoccupate e allarmate sulla situazione finanziaria ed economica nazionale e internazionale, tanto che qualcuno si spinge - in queste settimane è avvenuto più volte - fino a evocare crisi come quella avvenuta nel 1929 del secolo scorso; dall'altro, assistiamo ad una pratica di Governo e a rapporti tra gruppi politici che non vanno al di là dell'ordinaria amministrazione, anzi - se lo posso dire, onorevoli colleghi - al di sotto dell'ordinaria amministrazione.
Siamo impegnati da due giorni in una discussione sugli ordini del giorno; non è stato possibile minimamente incidere e avere una discussione di merito su una manovra di questa importanza. Vorrei dire ai membri del Governo e a tutti noi che se la situazione presenta elementi di straordinarietà, le politiche dovrebbero essere straordinarie. Se quello è il giudizio esatto che diamo della situazione economico finanziaria, dovremmo allora far avvertire al Paese questo tipo di tensione, di determinazione e di volontà della classe politica per imporre una riflessione e operare un coinvolgimento.
Signor Presidente, membri del Governo, credo che, come abbiamo già avuto modo di accennare in altri momenti, il Governo si dovrebbe far carico di sollevare nelle sedi internazionali e, in primo luogo, in quelle comunitarie e nella prossima riunione del G8, il problema di come rafforzare elementi di governabilità delle dinamiche mondiali. I giornali di oggi riportano un'uscita estemporanea del Presidente del Consiglio, che dice: fermiamo gli arabi. Ogni tanto vogliamo fermare gli arabi, qualcuno dice: fermiamo i cinesi, o gli indiani.
Invece non ci poniamo il problema di trovare una base comune, se vogliamo ragionare come Occidente, in primo luogo, per andare poi ad un confronto con altri Paesi, confronto che è imprescindibile se vogliamo individuare il terreno di uno sviluppo condiviso, di un'azione condivisa sul piano internazionale, e non più l'idea e la nostalgia di un mondo che ormai abbiamo alle nostre spalle. La mia opinione è che l'Italia lo possa fare, in nome della nostra storia, delle nostre tradizioni, ma anche in nome delle nostre produzioni e delle nostre qualità. Credo che si possa fare, e quindi che si possa riassegnare una dimensione internazionale e un ruolo soprattutto all'Europa, se quel giudizio - lo ripeto - è un giudizio che si avvicina alla verità e se il punto ha quegli elementi di gravità ai quali tutti facciamo riferimento.
Tuttavia voglio porre un'altra questione: ciò è possibile e quali implicazioni vi possono essere sul piano interno dei singoli Paesi? Mi riferisco al lavoro per ricercare una base sulla quale svolgere un ragionamento nelle sedi internazionali: questo ha un'implicazione. Vorrei - se mi consentite, e se la citazione non può sembrare un po' datata e antica - partire da un'osservazione su quello che sta accadendo negli Stati Uniti. Gramsci dal carcere scrisse che ciò che accade in quel Paese anticipa sempre ciò che accade dopo in altri Paesi. Negli Stati Uniti sicuramente ci troviamo di fronte allo svolgimento e alla chiusura di un ciclo. A me è capitato di leggere il libro di Krugman La coscienza di un liberal sulla riflessione che è stata svolta in quel Paese e sul fatto che fenomeni quali l'impoverimento di una parte della società o la quasi scomparsa delle classi medie sono dovuti quasi sempre a due elementi, a due fattori: da un lato sicuramente le dinamiche internazionali, ma dall'altro anche le politiche interne, in quel caso di segno fortemente conservatore, che hanno portato a quel tipo di situazione e a un indebolimento di ciò che era avvenuto come forma di espansione e di arricchimento delle società occidentali.
Negli Stati Uniti stanno svolgendo una riflessione su come invertire quella tendenza. Pag. 6Il punto di vista che a noi interessa è sicuramente quello progressista, liberal, ma questa riflessione si sta svolgendo anche nel campo conservatore. Non si tratta più di una situazione, da questo punto di vista, bloccata. La vicenda di questi otto anni ha pesato anche in quel Paese, ed io trovo un elemento che unifica alcuni tratti, che qualche volta noi non intravediamo, chiusi, un po' provincialmente, a discutere dell'Italia.
Mi sembra molto interessante, per esempio, leggere in questo libro: «Quando si scontrano sulle prerogative del Governo i liberal sono sempre quelli che difendono il rispetto delle procedure, mentre i conservatori sono sempre quelli che sostengono che chi ha il potere ha il diritto di fare come meglio crede.
Dopo l'11 settembre, l'amministrazione Bush ha cercato di incoraggiare un clima politico profondamente estraneo alla tradizione americana, in cui qualsiasi critica nei confronti del Presidente era considerata non patriottica e i conservatori americani, con poche eccezioni, hanno approvato con entusiasmo.
Credo in una società relativamente egualitaria, supportata da istituzioni che limitano gli eccessi di ricchezza e di povertà. Credo nella democrazia, nella libertà civile e nello Stato di diritto. Questo fa di me un liberal e ne vado orgoglioso».
Questa, che può essere la testimonianza di una personalità, si incrocia e somiglia molto a fenomeni europei che si stanno sviluppando: un moto del nuovo progressismo, che è anche qualcosa di più e di diverso rispetto alla testimonianza del singolo liberal.
Ciò che voglio dire, colleghi, è che siamo in presenza di una serie di riflessioni. Ritengo che si debba considerare che vi sono questioni sulle quali possono essere trovati degli accordi e questioni sulle quali lo scontro continuerà ad essere molto duro.
Concludo, signor Presidente, citando un punto, per ciò che riguarda la situazione italiana: mentre non credo a soluzioni bipartisan per quanto riguarda soluzioni a problemi così complessi come quelli della redistribuzione della ricchezza, della riflessione sulla società e la loro evoluzione, su ciò che è accaduto, penso, invece, che in Italia si dovrebbe trovare un accordo, oltre che ovviamente sul federalismo e sulle riforme costituzionali, su un punto che trovo stranamente trascurato nel corso del dibattito svoltosi in queste settimane e in questi mesi: mi riferisco al sud.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Ventura.

MICHELE VENTURA. Mi riferisco al sud relativamente ad un aspetto: quello della criminalità organizzata. Su altri aspetti parleranno altri colleghi. Non è possibile che nel panorama dei problemi della sicurezza che noi solleviamo, si consideri ormai quasi un elemento della normalità italiana la presenza di grandissime organizzazioni criminali che impediscono lo sviluppo del sud, che sono il freno a quelle classi dirigenti. Tale questione dovrebbe diventare un impegno di tutti indipendentemente dalla collocazione in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, leggo: «(...) disposizioni urgenti per lo sviluppo economico (...)». Il titolo del disegno di legge che andiamo ad approvare, peraltro con il voto di fiducia, sembra quasi una battuta di spirito, considerato che fuori da questo palazzo, da giorni, sono proprio lo Stato, pezzi dello Stato che protestano e manifestano contro la manovra che dovrebbe portare allo sviluppo economico. Lo Stato: i precari della scuola, le forze di polizia, oggi il pubblico impiego. Pezzi dello Stato dovrebbero tirare, insieme agli altri, questa avanzata e questo sviluppo e, invece, sono fuori, costretti a protestare per i tagli che sono stati arrecati e che si arrecano indiscriminatamente Pag. 7e senza alcun tipo di ragione con questa manovra finanziaria. Vorrei focalizzare il punto su alcune questioni: anzitutto la questione sicurezza, tanto cara a questo Governo da aver approvato una legge molto velocemente per fare in modo che vi sia più sicurezza nel Paese. Ma accanto al tentativo di migliorare, inasprendo le pene - è necessario anche questo - hanno eliminato i fondi necessari perché la sicurezza possa diventare una realtà.
Sicurezza è non solo lotta agli extracomunitari, che comunque devono rispettare regole e leggi, ma è anche lotta alla mafia - lo ricordava qualcuno prima di me - alla camorra, alla 'ndrangheta, alla criminalità organizzata. Sicurezza non è solo schedare i bambini rom, ma anche combattere i reati finanziari e l'evasione fiscale.
Sicurezza non è solo essere forti con i deboli, ma essere forti con i forti, significa lotta ferrea alla corruzione, anche in politica e nella pubblica amministrazione.
Sicurezza si ha non solo a parole e poi creando le immunità-impunità da parte di chi dovrebbe invece evitare, per garantire le alte cariche dello Stato, che dovrebbero dare l'esempio e che invece, al contrario, come primo esempio si autogarantiscono.
Vi è poco da gioire, come ho letto sui giornali, per l'esito del voto sul «lodo Alfano»: i cittadini si sarebbero aspettati non tanto un Premier e alte cariche esenti perché esonerate per legge dall'essere incriminate, ma alte cariche dello Stato che non avessero avuto problemi e che il Presidente del Consiglio non avesse avuto problemi di giustizia e potesse serenamente amministrare.
Sicurezza è fornire i mezzi alle forze dell'ordine, per garantire l'efficacia della loro azione e non, come fa l'attuale Governo, tagliare i fondi proprio a quelle forze di polizia che dovrebbero garantire la sicurezza.
Da parte nostra va un grande plauso alle nostre forze dell'ordine, a tutti quegli uomini che ogni giorno tutelano il nostro Paese e i cittadini, rischiando la vita per poco più di mille euro al mese.
Per favore, però, applauda soltanto chi con i fatti e non con i tagli ha a cuore la sicurezza del Paese e degli uomini che dovrebbero garantirla.
Passo ad un'altra questione, anch'essa oggetto di protesta fuori da questo palazzo: la scuola, i tagli ai precari della scuola, che in alcuni casi vanno addirittura in pensione, nel nostro Paese, da precari e che manifestano in piazza nell'indifferenza del Governo, che invece pensa di riformare la scuola con grembiulini, abbassamento dell'età per la scuola dell'obbligo, che taglia i fondi per la ricerca, che punta, in una parola, all'abbassamento del livello culturale del Paese.
Ma d'altronde cosa si può pretendere da un Governo che ha come Ministro per le riforme Bossi, che per qualche problema di asineria familiare, invece di dire al proprio figlio, come farebbe ogni buon padre di famiglia, di studiare un po' di più per farsi promuovere, non vuole al nord gli insegnanti del sud (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e alza il dito ascoltando l'inno nazionale.
Purtroppo non è solo, perché è di ieri un'indegna sparata del rappresentante di gruppo della Lega Nord in Commissione cultura, Paola Goisis, che, leggo testualmente, afferma: «Gli studenti del nord sono penalizzati rispetto ai colleghi del sud, perché le scuole sono più severe e rigorose», come dire che studiare di più fa male, quindi il fatto di avere insegnanti più rigorosi svantaggia il nord. Ma spiega anche il motivo, e questo è veramente uno scandalo nello scandalo: «Gli insegnanti meridionali, quando vengono al nord per insegnare, diventano più severi, soprattutto con gli studenti settentrionali. Al sud ciò non è possibile, perché sono minacciati e temono la mafia e la 'ndrangheta, mentre al nord non esistono rischi di questo tipo».
Credo che queste parole si commentino da sole, però il Governo deve «battere un colpo» e dire se sta con l'onorevole Goisis o col Ministro Bossi, oppure se sta con gli insegnanti.
Invito il Presidente del Consiglio - che non c'è, come mutuo dal mio leader, Pag. 8perché ovviamente non c'è: è in Sardegna, probabilmente impegnato in qualche incontro internazionale - a chiedere scusa a nome del Governo.
Mi spiace che presieda lei, signor Presidente, ne sono contento ma mi spiace che non presieda il Presidente Fini: a nome di questo Parlamento, invece di occuparsi di ciò che accade sottacqua dovrebbe cominciare ad occuparsi di ciò che accade sulla terra, chiedere scusa anch'egli ed esprimere solidarietà agli insegnanti.
Vede, noi uomini e donne del sud non temiamo assolutamente il nord: al contrario, siamo pronti ad accogliere tutti coloro i quali vogliono integrarsi e contribuire allo sviluppo sociale ed economico del Meridione, necessario per lo sviluppo del Paese.
Il sud senza il nord non ce la fa, ma non si illudano i nordisti: il nord senza il sud non ce la fa, quindi è inutile che continuino con queste sparate, che sono veramente di bassa lega e indegne per un Governo.
Ultimo argomento: Meridione e sud. Il provvedimento in esame dovrebbe essere cambiato di nome, perché bisognerebbe rinominarlo «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico del nord», considerato che tutta la manovra è puntata contro il sud, tutta la manovra è penalizzante nei confronti del sud, ma lo è tutta la strategia del Governo, a partire dall'abolizione dell'ICI, che toglie al sud 500 milioni di infrastrutture (metropolitana di Palermo, Catania, Messina, opere in Calabria, rimodulazione del FAS: sì, andremo a dare l'85 per cento al sud, ma intanto blocchiamo ciò che era stato finanziato e ricominciamo da capo, altro che accelerare).
Ma anche nel «milleproroghe», che è ancora all'esame delle Commissioni, la linea è identica.
Per esempio, bloccare il credito di imposta e sottoporlo all'Agenzia delle entrate, anziché renderlo automatico, comporta, ovviamente, per gli investitori, un ulteriore passaggio, che limiterà gli investimenti in Sicilia. Sostanzialmente, prima chiedi l'avallo dell'Agenzia delle entrate, poi, eventualmente, investi.
E cosa fa il Governo? A questo punto, il Governo inventa la Banca del Mezzogiorno (mi dispiace ripetermi, ma è indispensabile parlarne). Il Governo, per dare spunto alle aspettative del sud, inventa una banca, quando già ne sono fallite tante, con cinque milioni di euro, che servono soltanto per due sportelli, quando solo in Sicilia ci sono 79 banche con 1.709 sportelli e 39 banche di credito cooperativo con 146 sportelli - parlo solo della Sicilia - che già svolgono in maniera capillare l'attività creditizia.
Il Governo non ha capito che nel Meridione non mancano le banche, ma i soldi; non mancano le banche, ma la garanzia di pari opportunità nell'erogazione del credito.
Al sud non serve una «bancarella» che rilevi qualche ramo secco di un istituto meridionale o insulare o tre posti di sottogoverno (si conoscono già, ci si chiede i nomi dei tre fortunati che gestiranno la partita). Qualcuno sarà dell'opposizione o la banca sarà riservata agli amici del Governo?
Bisognerà esibire la tessera di partito per aprire un conto corrente in questa banca? In tutto questo, cosa fanno i deputati del sud? È allarmante il silenzio! Cosa fa l'MpA? Si accontenta di semplici promesse, gioisce per l'approvazione di qualche ordine del giorno.
Do lettura di questo, perché francamente stupisce. Leggevo, su un articolo di ieri, un intervento dell'onorevole Milo, dell'MpA, che gioiva perché, finalmente, il Governo si è impegnato ad aprire le case di gioco in Sicilia; non solo a Taormina, ma in tutto il Mezzogiorno.
Ci giocheremo al tavolo verde quel che resta delle nostre risorse o ci faremo prestare i soldi dalla Banca, per giocare! Perché, invece, non valorizziamo i templi di Agrigento, il nostro patrimonio archeologico, invece di aprire case da gioco?
Ma di tutto questo saranno chiamati a risponderne alle popolazioni del sud e della Sicilia, che hanno consentito a questo Pag. 9Governo di esistere e da cui sono state immediatamente tradite ed ingannate.
Concludo, signor Presidente. Avremmo voluto che la manovra fosse solidale, che avesse dato più risorse alle forze di polizia, che avesse dato più fondi alla scuola e alla ricerca, che avesse dato la tredicesima ai pensionati e non la tessera di povertà, che avesse tutelato i disoccupati, che avesse dato più fondi al sud, anziché togliere quelli che erano già stati assegnati.
Speravamo negli emendamenti, ma niente! Di tutto questo non c'è traccia, ed è per questo che preannunziamo il nostro voto contrario, augurandoci che almeno i parlamentari del sud, di maggioranza, visto che ieri la Lega non ha esitato a votare contro l'ordine del giorno dell'onorevole Misiti sulla riassegnazione dei fondi al sud, anche andando contro il parere del Governo, abbiano un momento di dignità e di orgoglio e votino contro questo provvedimento ed a favore del sud, che dicono di voler rappresentare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, come Partito Democratico, voteremo contro questo provvedimento, perché lo riteniamo non adeguato, sbagliato, in alcuni casi dannoso. Le condizioni del Paese sono state descritte in tanti interventi, in tante analisi, in tante valutazioni, anche internazionali. Di fronte a questa condizione, l'intervento che bisognava fare era ben altro.
Purtroppo, invece, assistiamo ad una denuncia della gravità della crisi, senza, contemporaneamente, un comportamento e delle misure adeguate ad essa. Quindici anni fa, in condizioni diverse, certamente, anche politicamente, ci trovammo di fronte ad una situazione paragonabile, dal punto di vista dei problemi che avevamo.
Dovevamo abbattere l'inflazione; dovevamo difendere il valore reale delle retribuzioni e delle pensioni; dovevamo risanare la finanza pubblica ed aspirare al gruppo di testa della moneta unica europea.
Dovevamo avere un modello contrattuale più adeguato alle esigenze dei tempi, e dovevamo puntare sulla crescita e sullo sviluppo. In quella circostanza, per merito di un Presidente del Consiglio poi diventato Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e per merito di un'assunzione di responsabilità collettiva, si decise che era opportuno mettere tutte le forze coerenti per raggiungere questo traguardo; e si decise di fare una politica di concertazione che fosse in grado di raggiungere questi obiettivi. Il Paese fu chiamato ad un grande sforzo di coerenza, di comportamenti adeguati, in termini tali da avere poi, negli anni successivi, risultati concreti e visibili. È quello che bisognerebbe fare oggi: chiamare tutte le forze sociali, produttive, tutte le forze culturali di questo Paese attorno ad un progetto in grado di far assumere a ciascuno le proprie responsabilità e fare così in modo che il Paese esca dalla crisi, che si avvii un processo di fiducia. Quando ci si assumono responsabilità in una politica di concertazione, si indica una strada di fiducia singola e collettiva, e quindi si dà un segnale che quella è la strada da battere con comportamenti coerenti e adeguati. Il Governo fa l'esatto opposto: con il provvedimento in esame decide unilateralmente, senza alcun confronto con le parti sociali, senza alcun confronto vero col Parlamento (e questo riguarda sia la maggioranza che l'opposizione), senza alcun confronto reale all'interno dello stesso Consiglio dei ministri. Abbiamo quindi una situazione paradossale in cui, di fronte all'esigenza di decisioni condivise collettivamente, c'è una decisione o ci sono decisioni sbagliate, prese singolarmente ed imposte a tutti gli altri.
Se i problemi del Paese sono quelli che sono stati descritti nell'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, allora bisognerebbe fare ben altro. Il nostro nemico è semmai l'inflazione. L'inflazione è infatti la vera tassa dei poveri: quello che non si capisce è che, al contrario di quello Pag. 10che dite, signori del Governo, che continuate a ripetere che non mettete le mani nelle tasche degli italiani, l'inflazione gliele mette ogni giorno, e le mette alla parte più povera del popolo italiano. L'inflazione è un nemico da abbattere: bisogna adottare politiche coerenti per abbatterla, non basta abbaiare alla luna, dire che c'è la speculazione se non si fanno poi delle misure che combattano quella speculazione, che combattano i cartelli, che intervengano nella filiera tra l'ingrosso e il minuto, che facciano tutto quello che è necessario fare, perché di fronte a fenomeni internazionali non ci sia pure una quota di speculazione che si scarica sui cittadini. Ma di tutto questo non c'è traccia: non c'è una liberalizzazione, non c'è un tentativo di aumentare la concorrenza per diminuire e favorire i consumatori; non c'è, in sostanza, un disegno vero, si fa solo la grande denuncia della speculazione. Oggi Catricalà, presidente dell'Autorità antitrust, afferma che si possono assumere delle misure concrete per contrastare le speculazioni: aspetteremo quando deciderete di porre misure che abbiano queste caratteristiche! Finora non ne abbiamo viste.
L'altro modo è quello di venire incontro ai redditi medio-bassi di questo Paese. Se l'inflazione colpisce, colpisce tutti, colpisce di più chi ha di meno; e allora bisognerebbe concentrare le risorse, le poche che abbiamo, e dare un segnale nella direzione dei redditi medio-bassi, proprio per lenire i problemi che questi segmenti della società avvertono. Invece si hanno delle risorse, anche quelle poche che si dice di avere, e le si utilizzano in maniera assolutamente sbagliata. Si prendono tre miliardi di ICI quando già il 40 per cento delle famiglie italiane era esente, li si danno in giro, e poi abbiamo letto che un ministro ha detto che quella è stata una misura sbagliata.
Ecco, questo è il modo di comportarsi dell'attuale Governo: si decide unilateralmente, senza neppure la partecipazione di tutti i ministri, e poi - dopo che le decisioni sono state prese e ratificate in Parlamento dalla vostra maggioranza - vi sono ministri che dichiarano che si tratta di misure sbagliate.
È sufficiente questo per dimostrare che i soldi adoperati per il taglio dell'ICI dovevano essere utilizzati ben diversamente: si doveva dare un segnale forte - per quel che si poteva - a pensionati al minimo e salari bassi; si doveva affrontare la questione del drenaggio fiscale che riguarda tutti i dipendenti e che fa pagare loro una tassa occulta, questa sì. State mettendo le mani nelle tasche dei lavoratori: attraverso il meccanismo dell'inflazione, infatti, scattano aliquote più alte e si pagano maggiori tasse. Dunque, è inutile che continuiate a dire che non mettete le mani nelle tasche dei lavoratori! Se non restituite il drenaggio fiscale, continuate a farlo ogni giorno, dando così la prova che dite una cosa e sostanzialmente ne fate un'altra.
Contemporaneamente, poi, tagliate il salario accessorio a settecentomila dipendenti, una parte dei quali questa mattina sta manifestando fuori da quest'aula. Settecentomila persone avranno meno soldi ogni mese, chi 200, chi 300, chi 400 euro. E fra di essi vi sono peraltro proprio coloro che dovrebbero essere meglio trattati, poiché fra coloro che oggi protestano vi sono i dipendenti delle agenzie fiscali: cioè precisamente coloro che dovrebbero fare la lotta all'evasione fiscale! E cosa fate voi? Togliete loro i soldi demoralizzandoli, cosicché, dopo che li avete denunciati come fannulloni, li farete anche diventare tali, perché a questo punto essi non capiscono più per quale motivo li colpite in maniera ingiustificata e senza alcuna ragione. Dovete invece comprendere che abbiamo bisogno di un'amministrazione efficiente e con un salario accessorio adeguato - non di togliere quel che la gente ha maturato nel corso di tanti anni - se vogliamo che la lotta all'evasione resti la vera priorità di questo Paese.
Se così è, quello che dobbiamo fare è dare un segnale forte sui redditi e sulla lotta all'inflazione, e, contemporaneamente, per lo sviluppo e la crescita, poiché questo Paese non cresce e non si sviluppa. Pag. 11Ma questo si può fare solo se si punta sulle aree deboli del Paese. E non lo dico io: lo ha detto in maniera chiara ed esplicita il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Il Paese non si riprende se il sud non decolla.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Mi perdoni, signor Presidente: un minuto soltanto.
E voi invece cosa fate? Adottate tre misure che hanno smontato la politica per il Mezzogiorno: tre misure con le quali dite che il Mezzogiorno non deve svilupparsi. Anzitutto, finanziate il taglio dell'ICI con i fondi che erano destinati per le opere pubbliche siciliane e calabresi; poi, togliete o scontate il credito di imposta; infine, con il provvedimento di oggi, colpite i fondi per le aree deboli, e anzi, se non ci fosse stata la nostra opposizione, avreste cambiato anche la percentuale delle finalizzazioni (85 per cento a 15 per cento) che era stata stabilita da anni.
Tutto questo deve essere ribaltato: occorre fare una politica per lo sviluppo seria e impegnativa. Noi la faremo: perché noi amiamo questo Paese e lo vogliamo unito. Noi amiamo gli insegnanti meridionali e quelli settentrionali quando fanno bene il loro mestiere; noi amiamo Manzoni, noi amiamo Dante, noi amiamo Pirandello, poiché sono l'orgoglio di questo nostro Paese e nessuno di essi può essere attaccato solo in quanto è nato in un posto piuttosto che in un altro. Questo è il Paese per il quale ci batteremo ovunque: in quest'Aula, nelle piazze, in tutte le sedi! E per questo noi lo cambieremo, qualunque cosa voi farete di disastroso come quello che state facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, colleghi, per molto tempo abbiamo sentito parlare di luna di miele del Paese con questo Governo. Credo che ormai questa luna di miele sia abbondantemente finita, prima ancora che scadessero i famosi cento giorni. Il Presidente del Consiglio che non c'è e il Ministro dell'economia che non c'è avranno letto i quotidiani nell'ultima settimana, come ho fatto io e come hanno fatto tanti altri colleghi: ebbene, a dirlo non sono soltanto i parlamentari di quel partito che non le dà e non le darà tregua per questi anni, ma è un coro unanime.
Riporto titoli di quotidiani: l'economia è ferma: giù la produzione e la vendita dei beni di prima necessità, ma anche di quelli durevoli; giornate nere a ripetizione; spettro del 1929 (cui si è associato anche il Ministro Tremonti); potere d'acquisto in forte calo. Basta leggere gli ultimi dati, in base ai quali il 38,5 per cento delle famiglie ha dichiarato di aver limitato l'acquisto di vari prodotti di prima necessità. Anche i luoghi del consumo mutano (ci si reca ormai agli hard discount perché costano meno). Questa è la fotografia del Paese, con rincari della spesa quotidiana che significano, come è stato quantificato, 130 euro al mese per ogni famiglia media.
Ma poi c'è soprattutto un titolo di giornale che dovrebbe preoccupare il Governo, quello che dice che è ai massimi il rischio di insolvenza per i titoli del debito pubblico. Ciò significa, sottosegretario Vegas, che quando non siamo più credibili - e noi non siamo più credibili - evidentemente i titoli di Stato faticano ad essere collocati, e si determina quindi un rischio di solvenza, o di insolvenza, per cui essi non vengono più acquistati.
Signor Presidente del Consiglio, in settantatre giorni avete dilapidato un grosso patrimonio di fiducia. Avete contro il Parlamento (lo hanno dimostrato le centinaia, migliaia di emendamenti presentati su ogni provvedimento dalla stessa maggioranza); avete contro le regioni (penso allo scontro che c'è stato tra Formigoni, governatore della più grande regione, la Lombardia, ed il Ministro Tremonti); avete contro gli enti locali, gli operatori della sanità, della giustizia, della scuola, della Pag. 12sicurezza (che hanno manifestato e lo faranno ancora nei prossimi giorni e nelle prossime settimane); avete contro il pubblico impiego, ma anche i lavoratori del mondo del privato. Il Paese ha capito che, mentre l'economia dell'Italia sta andando verso il baratro, lei, signor Presidente del Consiglio, pensa solo ai fatti suoi, ai suoi problemi con la giustizia ed a sistemare amici ed affini. L'autunno sarà molto caldo, questo lo dicono ormai in tanti (Commenti del deputato Polledri). Ci saranno mille piazze d'Italia - si prepari anche lei, caro collega della Lega Nord - nelle quali si riverseranno centinaia di migliaia e milioni di cittadini spinti dalla fame, perché quando non si arriva più, non alla quarta, ma neanche alla terza settimana, allora si reagisce per mancanza di lavoro (dal momento che le aziende non producono più e quindi chiudono), per la cassa integrazione e per i licenziamenti.
E pensare che avevate ereditato, invece, una situazione definita, non da Renato Cambursano ma dalla Corte dei conti, positiva, con un deficit all'1,9 per cento, un debito che aveva ripreso a scendere, un avanzo primario che era stato azzerato dall'allora Ministro Tremonti, che ha «sgovernato» per cinque anni, e che era ritornato a crescere, un extragettito che è quantificabile in almeno tre miliardi di euro ma che voi avete bene nascosto per utilizzarlo prossimamente.
A certificare questo stato di salute - ripeto - non sono stato io, ma il commissario Almunia, che ha ritirato la procedura di infrazione che aveva sanzionato - indovinate un po' quando - alla fine dei giorni del quinquennio precedente «sgovernato» dal Governo Berlusconi e dal suo Ministro dell'economia. Quel quinquennio disastroso si è composto prevalentemente di espansione della spesa corrente e di evasione fiscale alle stelle, ed è stato frutto di condoni, scudi fiscali e favori al lavoro nero. Lo scudo fiscale era chiamato anche - lo ricorderete - rientro dei capitali esportati clandestinamente all'estero. Li avete favoriti, amici del centrodestra ed anche voi della Lega Nord, facendo pagare a quei delinquenti che esportavano clandestinamente all'estero i quattrini il 2,5 per cento, quando invece i lavoratori dipendenti ed i poveri risparmiatori, che con fatica non mettono da parte qualche quattrino, devono pagare il 12,50 per cento sui titoli di Stato ed il 27 per cento sui conti correnti (ma loro no, solo il 2,5 per cento, senza parlare poi, sempre in quel quinquennio, dei condoni a go-go).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,06)

RENATO CAMBURSANO. Adesso, recentemente, la Corte di giustizia europea ha sanzionato il condono IVA che avete varato nel 2003 dichiarandolo «illeggibile», illegale e assolutamente non consono alle regole dell'Unione europea, e un'altra sanzione arriverà presto in ordine ad un altro condono, quello definito tombale.
Il Governo si appresta a negoziare con l'Unione europea almeno il recupero di questi quattrini. Sapete qual è, colleghi, il commento che il Ministro Tremonti ha fatto alla notizia della sanzione della Corte di giustizia? Leggo testualmente: «Messaggio ricevuto. Le sentenze non si discutono. Per il futuro l'impegno del Governo è quello di escludere provvedimenti del genere». Peccato, signor Ministro che non c'è in Aula quasi mai, come il suo Presidente del Consiglio, che lei chiaramente conoscesse in tempo utile tali aspetti, ma abbia continuato a fare lo stesso, evidentemente per favorire gli evasori fiscali.
Ora, però, avete ripreso quella strada. Vi interessa l'evasione, non la lotta all'evasione fiscale. L'articolo 33 del decreto-legge in esame abroga l'obbligo di presentazione degli elenchi dei clienti e fornitori introdotto, guarda caso, dal Governo Prodi nel 2006. Abroga le norme che limitavano l'uso del contante e dei titoli al portatore, degli assegni e anche tale norma era stata introdotta dal Governo Prodi. Abrogate la disciplina relativa all'obbligo dei professionisti di incassare pagamenti esclusivamente tramite strumenti finanziari tracciabili. Tali iniziative avevano prodotto grandi risultati, ovviamente unitamente ad Pag. 13altri strumenti, nella lotta all'evasione. Anche questo risultato era stato certificato dalla Corte dei conti che ha quantificato in alcuni miliardi di euro il recupero per l'erario.
Signor Ministro Tremonti, lei a parole ha ingaggiato una lotta senza quartiere al mostro del nuovo millennio, la speculazione. Poi, nei fatti, i suoi modelli sono quelli di Bush e di Gordon Brown, che nel recente incontro del G8 in Giappone si sono opposti a qualsiasi iniziativa atta a frenare la peste del secolo: la speculazione sul greggio virtuale e sui prodotti alimentari (grano, mais e soia).
Non era lei, Ministro Tremonti, quello stesso Ministro che con il suo Presidente del Consiglio esaltava il libero mercato senza regole, il liberismo sfrenato, il no all'euro e all'Europa o era un suo clone?
Presidente del Consiglio, lei in campagna elettorale ha enfatizzato la paura dell'altro e poi cosa fa con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e con altri al nostro esame? Taglia le risorse alle forze dell'ordine, alle Forze armate, in una parola a chi deve garantire la sicurezza ai cittadini italiani del nord, del centro, del sud del Paese e anche delle isole.
Ha parlato e scritto di riduzione della pressione fiscale. Avete tolto l'ICI ma guarda caso proprio ieri l'altro un vostro Ministro, il Ministro Calderoli, ha detto che è stato un grossolano errore. Allora ve la dite e ve la cantate come preferite.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano...

RENATO CAMBURSANO. Chiudo signor Presidente. Chi paga tutto questo? Pagano sempre i soliti, i lavoratori dipendenti e i pensionati. Invece di ridurre la pressione fiscale l'aumentate, come avete scritto nel DPEF. Avete tagliato fondi per la scuola, per quelli che hanno più bisogno, ossia per gli insegnanti di sostegno e per il recupero del grow. Parlate di un new deal delle infrastrutture e avete ridotto di venti miliardi il fondo per gli investimenti. Avete promesso 105 euro al mese di aumento per il pubblico impiego e adesso, Presidente Fini che non c'è neanche lui, vi attestate a sessanta euro. Promettete ma non fate assolutamente nulla.

PRESIDENTE. Deve concludere collega.

RENATO CAMBURSANO. Chiudo signor Presidente. Noi non siamo contrari a tutti i provvedimenti previsti nel decreto-legge in esame. Siamo per la guerra ai fannulloni, per la banda larga, per le start up, ma siamo contro le pseudo-riforme sui servizi pubblici, l'inflazione programmata all'1,7 per cento, la banca del sud e la social card.
Ebbene, signor Presidente, credo che possiamo chiudere qui questa partita perché l'Italia e gli italiani si sono resi ormai conto che li avete presi per i fondelli. Mi scusi l'espressione, ma questa è la verità; d'ora in avanti dovrete fare i conti anche voi con la realtà del Paese che è ben più critica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, le volevo solo ricordare che il Presidente Fini, come da Regolamento, è impegnato altrove ed è sostituito modestamente dal sottoscritto, per cui il suo rilievo rimane tale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, signor Ministro per i rapporti con il Parlamento, toccherà poi al presidente Soro illustrare le ragioni della nostra complessiva contrarietà a questo provvedimento, tuttavia intendo, in questa circostanza, ritornare su una questione che considero cruciale per la vita del nostro Paese e che ha un riflesso diretto sul modo di essere di tantissimi cittadini italiani. Mi riferisco al grande tema della sicurezza e a come viene affrontato nel provvedimento che ci apprestiamo a votare.
Noi, in più interventi, siamo tornati su quello che ci appare essere un elemento di grandissima preoccupazione. Si affrontano le questioni della sicurezza procedendo con un sistema di tagli particolarmente Pag. 14gravi ed evidenti che produrranno danni che difficilmente potranno essere compensati se non ci sarà una correzione immediata. In questa mia breve dichiarazione non voglio, tuttavia, indulgere in un approccio di carattere propagandistico. So che il tema delle risorse alle Forze armate e alle forze di polizia è anche un tema che interessa colleghi della stessa maggioranza e, appunto perché non voglio indulgere in nessun elemento di propaganda, penso che sia giusto dire con grande chiarezza che, per quanto riguarda i finanziamenti al settore sicurezza, sono quindici anni che in questo Paese vi è una progressiva diminuzione dell'impegno dello Stato in questo campo.
Ma questa volta, signor Ministro, onorevoli colleghi, non ci troviamo di fronte ad una piccola correzione negativa, non ci troviamo di fronte ad una spinta alla razionalizzazione, ma ci troviamo di fronte ad un drammatico colpo di scure: 3,4 miliardi di euro che vengono tagliati dai fondi del Ministero dell'interno e dal Ministero della difesa, un miliardo di euro tagliato per quanto riguarda la funzione «ordine pubblico e sicurezza nazionale». Non si era mai fatto così tanto; si è riusciti a raggiungere un record negativo che penso costituisca una gigantesca contraddizione per ciò che questa maggioranza ha detto in campagna elettorale e per il modo stesso con il quale questa maggioranza si è presentata al rapporto con i cittadini elettori.
Sarebbe per me fin troppo facile richiamare gli impegni presi in campagna elettorale; ricordo a memoria il passo del documento programmatico del Popolo della Libertà che diceva «impegno sostanziale per un progressivo aumento delle risorse impiegate nel settore della sicurezza»: altro che progressivo aumento! Abbiamo una progressiva e crescente riduzione.
Ma la cosa che più mi preoccupa è la icastica schizofrenia tra quello che si dice e quello che si è fatto in queste settimane e poi le scelte concrete. Abbiamo avuto una maggioranza e un Governo che si sono mossi nel campo della sicurezza in maniera emotiva, assecondando un principio emergenziale come se il tema fondamentale del nostro Paese fosse, innanzitutto, il tema della sicurezza, con scelte che in qualche caso abbiamo condiviso. Penso, ad esempio, alle misure introdotte in tema di contrasto alla mafia, anche se le notizie di oggi delle ultime indagini giudiziarie ci dicono una cosa grande come una casa: che se si vuole veramente colpire le mafie bisogna intervenire sul rapporto tra mafia e politica, rompere quel cordone ombelicale che poi porta le mafie ad intervenire nella campagna elettorale per dire «votiamo per Tizio, votiamo per Caio».
Sono particolarmente orgoglioso del fatto che in quella indagine venga fuori lo sgomento della 'ndrangheta calabrese nel momento in cui ascoltano in piazza le parole del segretario del mio partito che dice: Uomini delle mafie, votate per chiunque, ma non per il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono sgomenti! Dicono: Ma che stanno facendo questi? Ci saremmo aspettati già in campagna elettorale che quell'appello fosse condiviso. Non si è fatto. Mi auguro che oggi si ritorni su quella questione e che in questo Parlamento, proprio perché quella è la vera emergenza democratica, ogni formazione politica dica formalmente e chiaramente in questa sede che quei voti non li accetta e non li vorrà mai. Infatti, così si dà un colpo vero alle mafie, perché nel momento in cui si toglie il rapporto tra mafia e politica, si prosciuga l'acqua nella quale le mafie e le organizzazioni criminali sguazzano.
In ordine a questa questione abbiamo avuto il Governo che si è mosso con misure discutibili e in qualche caso sinceramente odiose. Tuttavia, al di là degli annunci sistematicamente ripetuti alla prima prova dei fatti, quando non vi è da fare chiacchiere, ma da mettere in campo cose concrete i segnali sono devastanti. Quello che sta succedendo riguarda tutti quanti, perché con questo provvedimento - lo dico al Ministro per i rapporti col Parlamento - avremo immediatamente un effetto sulla capacità funzionale delle Pag. 15Forze armate e delle forze di polizia. Parliamoci con sincerità: ciò significa meno presenza del territorio, meno personale, meno macchine, meno straordinari, meno sicurezza per tutti i cittadini.
Se poi guardo al personale, alle donne e agli uomini in divisa di questo Paese, come dare torto alle proteste dei sindacati, dei Cocer delle forze di polizia e delle Forze armate, che ci dicono con grande chiarezza che lì vi è gente che non ce la fa più! L'UGL, non certo un sindacato con simpatia nel centrosinistra, ha fatto in questi giorni una drammatica denuncia: il 60 per cento dei poliziotti in divisa guadagnano meno di mille e duecento euro al mese. Con questi provvedimenti di taglio mettiamo una pietra tombale sulla possibilità di un recupero salariale, sulla possibilità di poter affrontare il tema del riordino delle carriere delle forze di polizia. Sono tutte promesse fatte in campagna elettorale, che vengono cancellate con un tratto di penna. Questa è la situazione! È una situazione che mette in discussione anche la serenità di coloro che in divisa garantiscono la nostra sicurezza.
Guardate che vi è un bene immateriale, che vorrei fosse chiaro ed evidente a ciascuno di noi. Quel bene immateriale è la tranquillità d'animo di coloro che sono impegnati a garantire la sicurezza dei cittadini. Quando si indossa una divisa, quando si porta un'arma, uno deve essere sereno e tranquillo. Se invece sa che magari non ha i soldi per pagare il mutuo, se sa che i suoi bambini non possono comprare i libri per andare a scuola, se sa cioè che la sua prospettiva di vita viene continuamente messa in discussione risulta chiaro che ciò produrrà effetti con conseguenti evidenti risultati, anche per quanto riguarda le politiche di sicurezza. Infatti, si può fare la faccia feroce quanto si vuole, ma la sicurezza da noi è garantita da quelle donne e uomini in divisa che ogni giorno fanno il proprio dovere, nonostante a volte facciamo finta di dimenticarcene (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Infine, vorrei svolgere un'ultima considerazione. I sindacati, i Cocer delle Forze armate, ci hanno chiesto di ascoltarli. Penso che il Parlamento abbia il dovere di ascoltarli e che il Governo abbia il dovere di intervenire. Ieri il Governo ha accolto l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Veltroni, in cui si impegna il Governo ad intervenire rapidamente per correggere la manovra per quanto riguarda i tagli alle forze di polizia.

PRESIDENTE. Onorevole Minniti, la prego di concludere.

MARCO MINNITI. Concludo, signor Presidente. È presente il Ministro Vito, che penso comprenda che quello è un impegno serio.
Mi auguro che quell'impegno venga rispettato. Se quell'impegno verrà rispettato sarà un successo per quei sindacati, per quei lavoratori che hanno protestato e sarà un bene per il Paese. Se quell'impegno non sarà rispettato noi vi inchioderemo alle vostre responsabilità.
Signor Presidente e signor Ministro, dire che vi inchioderemo alle vostre responsabilità non è una minaccia ma è il cuore e la forza di una democrazia rappresentativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, in questa manovra abbiamo notato qualcosa che certamente non avevamo mai visto prima in occasioni simili. Per quanto riguarda la questione della sicurezza e degli uomini delle forze dell'ordine, ho notato per la prima volta che tutte le sigle sindacali delle forze dell'ordine sono unite contro i provvedimenti adottati dal Governo. Non sono unite perché il Governo avrebbe fatto o proposto al Parlamento una riforma che magari scombussolava le loro abitudini, ma sono unite per una questione sola: la riduzione delle risorse materiali e umane Pag. 16delle forze dell'ordine. Tutte insieme hanno protestato e sono venuti fin al Parlamento per dircelo. La stessa cosa si può dire per le altre parti sociali.
Dobbiamo constatare che questo provvedimento e quelli precedenti potevano accontentare e calmare in qualche modo le ire di coloro che si erano arrabbiati perché i primi provvedimenti sono stati esclusivamente finalizzati alla soluzione del problema dei rapporti del Presidente del Consiglio con gli avvocati. Ieri c'è stata una dichiarazione liberatoria del Premier che ha detto: finalmente con il lodo Alfano mi posso dedicare ai problemi dello Stato e non più ai rapporti con i miei avvocati per difendermi.
Si poteva trovare l'occasione per migliorare i rapporti con coloro i quali hanno sulle spalle la vita di questo Paese, coloro cioè che producono e ne assicurano la legalità. Eppure si è persa l'occasione, si ha avuto fretta, si è voluto fare la manovra due mesi prima, si è fatto un DPEF frettoloso, a mio avviso, scopiazzato. In qualche caso con questa manovra si è tentato di porre riparo ad altre affrettate decisioni precedenti, come per esempio a proposito del fondo per le ferrovie locali e per i pendolari che è stato ricostituito in questa occasione, quando mesi prima era stato cancellato. Così bisognerà fare sicuramente, si sta procedendo con il «mille proroghe» a questi aggiustamenti. Ma la linea complessiva è errata. La manovra non doveva proporsi l'obiettivo di avviare la ripresa economica dopo due manovre che avevano messo a posto i conti? Invece si continua a tagliare laddove non bisogna tagliare.
Noi avremmo voluto discutere e votare, anche a favore, su numerosi argomenti che sono contenuti in questa manovra se avessimo potuto discutere, se avessimo potuto presentare emendamenti, se avessimo potuto collaborare e contribuire.
Ad esempio, vi sono norme quali quella sulla banda larga, che è un elemento di civilizzazione e di miglioramento della condizione di vita e di lavoro, abbiamo una legge obiettivo per i giacimenti idrocarburi, il Fondo per finanziare le grandi infrastrutture e la questione della riduzione dei gas nocivi. Avremmo avuto la possibilità di contribuire e forse di votare a favore di tutti questi provvedimenti, ma ce lo avete impedito, formalmente e sostanzialmente, perché avete inserito anche delle questioni che non hanno né capo né coda e sono assurde. Avete colpito non solo il bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma anche le singole università. Si prevede che si potranno trasformare in fondazioni: ma le università si trasformano in fondazioni? Tutt'al più si sarebbe potuto pensare di costituire una fondazione oltre all'università, perché la fondazione andrebbe a sostegno dell'università; invece no, si prevede che addirittura l'università si trasformi in fondazione: è qualcosa di assurdo! Vi è da sperare poi che i fondi privati affluiscano alle università alle quali non viene assicurato il minimo vitale per continuare nell'attività di ricerca, di insegnamento e di preparazione dei giovani. Credete che questo passi sotto silenzio? Anche questo settore protesta, ma per tali questioni, non per grandi riforme e sconvolgimenti! Fate delle proposte che non hanno né capo né coda.
Le riduzioni dei fondi a disposizione delle missioni del Ministero dell'economia e delle finanze colpiscono l'altro settore fondamentale, indispensabile per la crescita e l'avvio dello sviluppo in Italia: le infrastrutture e le strutture. Portate avanti una politica della casa assurda, tutta basata sugli acquisti, mentre sappiamo che la politica per la casa dovrebbe fondarsi sulla possibilità di consentire alle persone meno abbienti di affittare abitazioni a basso canone, non sul fatto di comprare la casa. Come fanno, infatti, queste persone a comprare l'abitazione, considerata la situazione in cui oggi si trova l'economia del nostro Paese e quella dei mutui, i cui tassi sono cresciuti enormemente negli ultimi cinque anni? È assurdo! Questa linea di tendenza è proprio quella che non si sarebbe dovuto percorrere, tant'è che le associazione della casa che fanno riferimento alle forze di destra, di centro e di sinistra, sono contrarie a questa politica Pag. 17della casa del Governo. Anche in questo settore si è trovata l'unità, così come tra le forze dell'ordine addette alla sicurezza del nostro Paese.
Anche nella magistratura vi è un'unitarietà, e non potete pensare che essa sia tutta di centrosinistra perché, come tutti gli altri organi dello Stato, la magistratura è figlia della società; è strano che tutti la pensino all'opposto di come la pensano la maggioranza e il Governo.
Per non parlare della politica che colpisce il Mezzogiorno, sulla quale avendone già parlato gli altri colleghi, non mi soffermerò. Vorrei, però, far notare che trascurando di combattere e di distruggere le organizzazioni malavitose al sud, non si fa una politica del nord, si fa una politica contro il Paese, perché è evidente che solo distruggendo quelle organizzazioni sarà possibile anche alle industrie, ai finanziamenti e agli imprenditori del nord andare al sud, oggi che nell'est le condizioni non sono più così favorevoli per impiantare le proprie aziende.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. A fronte dell'emigrazione precedente verso il nord della manodopera, potrebbe avvenire l'emigrazione verso il sud degli imprenditori, dei finanziamenti e dei capitali.
Ecco perché noi dell'Italia dei Valori non abbiamo scrupolo e, purtroppo, dobbiamo senz'altro votare contro una manovra che, invece, andava pensata e in qualche parte anche sostenuta dalle forze di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che è presente in tribuna una delegazione di deputati della Commissione scienza, tecnologia e ambiente dell'Assemblea nazionale vietnamita, guidata dal Vicepresidente Nguyen Dang Vang, in visita presso la Camera dei deputati. La Presidenza e l'Assemblea li salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, signor sottosegretario e colleghi, in questi giorni da varie parti non sono mancati consigli all'opposizione e, in maniera particolare, siamo stati ripetutamente invitati a non soffermarci troppo sulle questioni che riguardano il funzionamento delle istituzioni e della democrazia e sui problemi della giustizia costruita a misura delle esigenze del Presidente del Consiglio. Siamo stati, invece, ripetutamente invitati a guardare ai problemi del Paese, delle famiglie italiane e delle imprese (questo Paese che vive in grande difficoltà) quasi che ci fosse una sorta di separazione tra la democrazia, il diritto e i diritti.
Credo che questo provvedimento, nei confronti del quale noi esprimeremo un voto convintamente contrario, sia la prova che tutto si tiene. Il provvedimento in esame, infatti, rappresenta innanzitutto un vulnus alla vita del Parlamento e non delle prerogative dei gruppi e dei parlamentari di opposizione, bensì, lo ripeto, del Parlamento e dei parlamentari. È con un disegno di legge di conversione di un decreto-legge sul quale il Governo pone la fiducia che, di fatto, si modifica la legge di bilancio, si violentano i Regolamenti parlamentari e si impedisce una discussione vera e approfondita sulla legge più importante che i Parlamenti in tutto il mondo approvano e alla quale dedicano le risorse principali.
Questo in Italia non è più possibile, in quanto con un decreto-legge il Governo ha espropriato il Parlamento e lo ha fatto in piena estate annunciando candidamente - lo abbiamo sentito ieri dal sottosegretario Vegas - che quest'anno non ci sarà la finanziaria. Quindi, siamo stati costretti ad intervenire sui problemi fondamentali del Paese attraverso la discussione sugli ordini del giorno. Dopo la militarizzazione dei temi della giustizia, dei cassonetti dei rifiuti e della sicurezza, si militarizza anche la finanziaria e i problemi economico-sociali del Paese.
Tutto si tiene, in quanto è soltanto attraverso il non rispetto delle procedure e l'umiliazione del Parlamento che era possibile una legge che contiene uno stravolgimento Pag. 18di istituzioni fondamentali della vita del nostro Paese e anche l'umiliazione dei diritti fondamentali delle persone. Questa finanziaria - chiamiamola così - approvata in maniera assolutamente impropria da questo Parlamento e imposta dal Governo e dal Ministro dell'economia e delle finanze (sicuramente imposta anche alla sua maggioranza e ai suoi Ministri), è frutto della paura con la quale avete vinto le elezioni e con la quale oggi governate.
Facendo leva sul sentimento della paura, infatti, avete dapprima vinto le elezioni e, adesso, governate il Paese con la paura, non con le soluzioni per sconfiggere la paura stessa. Oggi, questa paura si chiama maledizione della globalizzazione e degli speculatori e, se la situazione è così grave, allora al Paese si può imporre tutto. Non si possono proporre soluzioni, ma si può imporre tutto. Si può imporre una manovra nella quale si stravolge il Servizio sanitario nazionale: non esistono più i livelli essenziali, ma esistono solo le compatibilità finanziarie; il diritto alla salute è condizionato dalle compatibilità economico-finanziarie.
Il settore della scuola, della ricerca e dell'università - in barba al modo con il quale il nostro Paese dovrebbe affrontare senza paura, ma a viso aperto, consapevole delle proprie possibilità e delle proprie capacità, la sfida della globalizzazione, proprio attraverso il sapere - viene privato di risorse e umiliato, addirittura nella sua risorsa più importante, quella del corpo docente e dei ricercatori.
In questa finanziaria vi è una svalutazione del lavoro, di tutto il lavoro, non solo perché si cancellano i risultati raggiunti dall'accordo sul welfare, ma perché, attraverso un'altra diabolica manovra, si umilia il pubblico impiego. Non si fa la lotta ai fannulloni, non si impiegano risorse per l'efficienza della pubblica amministrazione, ma si creano le condizioni per privare i pubblici dipendenti di diritti fondamentali. Credo che sia la prima volta che vengono sottratte risorse economiche dalla busta paga dei lavoratori pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): credo che non vi siano precedenti. E nessuno si provi a reagire, perché stiamo combattendo i fannulloni! Non stiamo dando efficienza alla pubblica amministrazione, non stiamo rispettando la dignità del lavoro, ma stiamo combattendo i fannulloni!
Di fronte a questa situazione, però, vi è la risposta, perché c'è la social card: nel nostro sistema di welfare, infatti, non siamo più europei, ma diventiamo americani e, quindi, la social card, come ha detto il Ministro dell'economia, è l'esportazione di un grande strumento, la tessera alimentare degli Stati Uniti d'America, il food stamp, che, guarda caso, viene assicurata a 26 milioni di lavoratori in maniera universalistica, senza distinzione di sesso, di razza, di religione e di cittadinanza. In Italia, pertanto, essa dovrebbe essere assicurata almeno a cinque milioni di persone, facendo la proporzione degli abitanti: no, in Italia sarà assicurata a 500 mila persone, alle quali si darà il marchio della tessera della povertà, perché i diritti non sono diritti delle persone, ma sono privilegi e concessioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), il quale si prepara ad approvare una legge federalista, ma espropria i comuni di una delle prerogative più importanti, quella delle politiche sociali. Queste ultime, però, sono universalistiche, sono politiche, mentre questa è una concessione, perché sarebbe stato troppo dare 400 euro ad ogni famiglia realmente bisognosa, attraverso un trasferimento di denaro che quella famiglia poteva utilizzare liberamente e dignitosamente: per poter permettere a 500 mila persone di avere quella social card bisogna avere l'umiliazione dello stampo di essere poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Questa è l'Italia del Ministro Tremonti e del Ministro Brunetta. Questa è l'Italia che, d'altra parte, blocca ogni processo di liberalizzazione, ogni lotta ai privilegi: come mai potrebbe questo Governo, che si fonda su un privilegio di uno solo, avere la forza politica e la libertà di combattere gli altri privilegi?Pag. 19
Nulla si fa per ridare a questo Paese quella mobilità sociale, che è la vera, unica possibilità e garanzia per il futuro dei giovani e per l'efficienza del sistema produttivo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROSY BINDI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Allo stesso modo, si sottraggono, in nome dello sviluppo e della crescita che non c'è, risorse alle infrastrutture, negando di avere a disposizione quei 5 miliardi di extragettito che, in ottemperanza alla norma della legge finanziaria dello scorso anno, quella approvata secondo la legge di bilancio, dovevano essere dati alle famiglie con figli e agli anziani, attraverso quella diminuzione fiscale della quale non si vede traccia.
Dov'è quel tesoretto? Abbiate il coraggio di dirlo: quel tesoretto è pronto ed è messo da parte - in un Paese che vive al suo interno la differenza tra nord e sud, che si vive in tutta Europa - per il vostro scambio di maggioranza, per finanziare il federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Servirà a pagare la Lega in cambio della riforma della giustizia, ma costerà alle famiglie italiane, perché, per assicurare ai più ricchi di tenersi le proprie risorse, non si potrà che sottrarre risorse per tutti gli altri, non solo per il sud, ma per tutte le famiglie e le imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario Vegas, avrei preferito che fosse presente il Ministro Tremonti, non per mancare di rispetto a lei, ma perché gli avrei ricordato che quattro anni fa, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Ezio Vanoni, organizzai proprio nella sua città, nella città del Ministro, Morbegno, nel cuore della Valtellina, un convegno per parlare della questione meridionale come questione nazionale e celebrare due grandi suoi concittadini, fra i maggiori meridionalisti del nostro Paese, Ezio Vanoni, appunto, e Pasquale Saraceno.
Oggi parlerò da settentrionale della questione meridionale. Ricordo che il primo, Vanoni, con il suo famoso schema, permise di impostare politiche di riequilibrio territoriale e di coesione, mentre il secondo, Saraceno, è stato per lunghi anni animatore della Svimez, nella quale hanno lavorato uomini come Rodolfo Morandi, Donato Menichella, Francesco Giordani, Stefano Siglienti, Manlio Rossi Doria, sino, da ultimo, a Nino Novacco, che, in pressoché totale solitudine, continua ad essere oggi uno dei pochi a tenere alta la bandiera del meridionalismo serio, retta per tanti decenni da uomini del sud dello spessore di Giorgio Amendola, Emilio Colombo, Giorgio Napolitano, Ugo La Malfa, per citarne solo alcuni.
Ebbene, intervengo per dare voce alla rabbia di tanti di noi, non solo parlamentari del sud, ma anche del nord, costretti ad assistere all'ormai intervenuta abrogazione della questione meridionale, di cui infatti non v'è traccia nella manovra che stiamo discutendo, se non in negativo. Il Governatore della Banca d'Italia, Draghi, ha affermato che l'Italia non può crescere se non cresce il Mezzogiorno (lo ha appena ricordato il collega D'Antoni).
Invece, ciò che continua a crescere è proprio il divario tra il nord e il sud, ed è l'unico caso in Europa. Tra il 2000 e il 2007 il PIL nel sud ha continuato a crescere solo la metà rispetto al nord, così come i consumi, gli investimenti, il terziario, le infrastrutture, nonostante che i punti di partenza per il sud fossero già drammaticamente così compromessi. Lo stesso dato dell'occupazione, già pesantissimo, al punto da avere indotto negli ultimi anni una forte migrazione giovanile, nei primi mesi di quest'anno è diminuito ulteriormente di quasi cinque punti.
Se questa non è una priorità, mi chiedo cosa possa esserlo. Il messaggio di questa manovra agli italiani, che potremmo riassumere in una parola, «arrangiatevi», Pag. 20quando arriva al sud non può essere tradotto in «intraprendete» o in «datevi da fare»: dai giovani del sud questo messaggio rischia di essere recepito come un «rompiamo le righe, non c'è più nulla da fare, rivolgiamoci all'unica industria dell'arrangiamento, quella gestita dalla criminalità». L'industria, per molti giovani, è diventata l'industria della disperazione, un'industria che sta ramificando la sua presenza, in modo sempre più inquietante, anche in altre parti del Paese, nel centro e nel nord.
Ecco perché avrei rivolto un appello se fosse stato presente - la prego di riferirglielo - al Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti affinché, come alcuni suoi illustri conterranei del nord cui ho fatto riferimento, sentisse questa sollecitazione all'assunzione di una responsabilità nuova del Governo verso il Mezzogiorno; l'avrei esortato ad essere uno statista capace di dire a tutti gli italiani che, anche senza il Mezzogiorno l'Italia, non va da nessuna parte.
Anche i dati sulle performance di tutte le 267 regioni d'Europa confermano la specialità in negativo delle regioni del nostro sud. Le aree comprese dall'Obiettivo convergenza, tra il 2000 e il 2005, sono cresciute ad un tasso medio del 4,8 per cento annuo, a fronte del nostro 3,7 per cento. Analizzando nel dettaglio i singoli Paesi, la Germania fa registrare un tasso di crescita del PIL nelle regioni dell'Obiettivo convergenza, soprattutto quelle dell'ex Germania est, pari al 3 per cento. a fronte della crescita del 2,8 per cento delle sue regioni inserite nel Progetto competitività. Il processo di convergenza è ancora più evidente in Spagna, dove le regioni deboli hanno segnato una crescita del 6,5 per cento, maggiore di quasi cinque volte rispetto a quella del nostro Mezzogiorno. Se si considerano le regioni rientranti nell'Obiettivo convergenza e quelle in phasing out, ovvero quelle che nel precedente ciclo di programmazione erano l'Obiettivo 1, anche la Grecia evidenzia tassi di crescita più sostenuti nelle regioni in ritardo. In Italia, invece, nel periodo che va dal 2000 al 2005, il tasso di crescita medio annuo del PIL - si hanno i dati solo dal 2000 al 2005 - nelle regioni rientranti nell'Obiettivo convergenza è assai inferiore a quelli richiamati. Deboli, svantaggiate o sottoutilizzate, è in queste aree che si è giocata nell'ultimo decennio la partita per lo sviluppo in tutti i Paesi d'Europa. Irlanda, Grecia, Spagna hanno deciso di concentrare su queste aree gli interventi e hanno così realizzato saldi nel trend di sviluppo. In Italia, invece, il potenziale di sviluppo costituito dalla regioni meridionali è stato troppe volte vissuto e sentito come una zavorra e non come una risorsa da valorizzare per attivare dinamiche di crescita che possono e devono estendersi a tutto il Paese.
Venendo sinteticamente a questa manovra, signor sottosegretario, abbiamo visto ieri dal parere da lei espresso sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1386/206 che il Governo raccatta complessivamente quasi 30 miliardi di euro (29,2 miliardi di euro, per la precisione) già destinati a capitoli specificamente rivolti a investimenti specifici del Mezzogiorno, come le infrastrutture stradali per la Sicilia e la Calabria, i fondi FAS, i fondi per le aree sottosviluppate, tra cui i fondi per lo sviluppo dell'istruzione e i fondi ancora disponibili sui programmi regionali residui 2000-2006, per destinarli, dopo averli raccattati, a non ben definiti - anche se sappiamo tutti qual è la riserva mentale del Governo, qual è il secondo pensiero del Governo - interventi sulla rete infrastrutturale, rifiutando - come ha fatto ieri pomeriggio proprio lei, onorevole Vegas - ogni impegno su una ripartizione a livello regionale. Sappiamo, quindi, che quei soldi andranno, nella migliore delle ipotesi, su quell'unica opera che serve a dare lustro al governante, al Governo, all'imperatore, ma non a far crescere il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor sottosegretario, in queste condizioni anche la riforma del federalismo fiscale rischia di trasformarsi in un'enorme presa in giro, in un'ulteriore e definitiva condanna, anziché in un'opportunità Pag. 21per il nostro Mezzogiorno. Non lasciamoci ingannare dall'attuale silenzio di quelle terre, né lasciatevi ingannare, colleghi del centrodestra, dal grande consenso elettorale registrato in quelle aree nelle ultime elezioni: l'uno e l'altro dato si tengono, ma alla lunga non tengono per nessuno, prima o poi i nodi arriveranno al pettine - temo più prima che poi - e in termini drammatici per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 1386-A)

PRESIDENTE. Ricordo che le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta avranno inizio alle ore 12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, in primo luogo vorrei portare la mia solidarietà ai lavoratori delle Agenzie fiscali che sono qui fuori a manifestare per il loro contratto, ma soprattutto per il taglio delle risorse per la lotta contro l'evasione fiscale. Questo è molto grave, e indica il senso di questa manovra economica, una sorta di omnibus - come si sarebbe detto un tempo - che ha strozzato con la fiducia un dibattito approfondito nel Parlamento e ha abolito la concertazione con le parti sociali.
È una manovra sbagliata, perché non risponde ai problemi né del lavoro né delle imprese e non guarda allo sviluppo, alla produttività e all'equità. La cosa che più sorprende è il fatto che scompaia completamente l'emergenza del potere d'acquisto delle famiglie (vale per le retribuzioni come per le pensioni) e che sia in atto, in modo silenzioso, occulto e malizioso, una deregolazione del lavoro, una controriforma che sta manomettendo profondamente in modo unilaterale sia il Protocollo del 23 luglio dell'anno scorso sia il Testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo dimostra la profonda insensibilità di questo Governo nei confronti delle parti sociali e del voto dei lavoratori.
Sono poi avvenute cose molto gravi, che il Ministro del lavoro ha chiamato delle sviste, e allora vediamo queste sviste. Il Governo ha tentato (e poi ha fatto retromarcia) addirittura di abolire la norma che obbliga le imprese a dichiarare l'assunzione il giorno prima che si cominci a lavorare. Noi sappiamo che questa norma era stata realizzata proprio per impedire, in settori come quello dell'edilizia, la pratica di inciviltà delle assunzioni post mortem. Vediamo una seconda svista: si è cercato di mettere mano, attraverso una regola derogatoria in pejus, ai contratti a termine dopo l'accordo tra le parti sociali. Una terza svista è quella dei vaucher sull'agricoltura: si è tentato (e si è fatto marcia indietro grazie alla nostra opposizione) addirittura di introdurre una norma che avrebbe cancellato nel lavoro stagionale la stessa nozione di lavoro dipendente.
Vi è un altro fatto che io mi auguro diventi, anche questo, una retromarcia del Governo: voi, per non dare l'assegno sociale agli immigrati, adottando il criterio della residenza e del lavoro, togliete l'assegno sociale alle casalinghe, alle nostre casalinghe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non era nato forse, questo assegno sociale, proprio Pag. 22come protezione per questa parte debole del Paese? Quindi, queste sono sviste: ci troviamo alla Camera, e direi che siamo in una «Camera con svista», ma una svista ripetuta.
Si cancellano poi altre norme. Pensiamo al fatto che la questione delle dimissioni in bianco diventa semplicemente un ritorno indietro, di fronte ad una legge che fu appoggiata, nel momento in cui si presentò l'anno scorso un ordine del giorno, dalle Ministre Prestigiacomo, Carfagna e Gelmini, e fu approvata da tutto il Parlamento, per impedire la barbarie dell'assunzione, soprattutto delle donne, con la contemporanea firma della lettera delle dimissioni in bianco.
Voi avete voluto cancellare tutto ciò, in nome di una sorta di semplificazione che non è nient'altro che una deregolazione del lavoro. Nello stesso modo viene ripristinato il lavoro a chiamata, che è fonte di precarietà, così come viene ripristinata la vecchia normativa dei disabili, che metterà in difficoltà nel lavoro questa categoria di lavoratori, per non parlare dell'eliminazione del criterio della solidarietà tra committente e appaltatore per quanto riguarda gli appalti, che porterà minore trasparenza, sia dal punto di vista retributivo sia dal punto di vista contributivo.
Inoltre, vi è questa semplificazione di cui avete parlato, per cui si cancellano il libro matricola, il libro presenze e il libro paga, che vengono sostituiti dal libro unico del lavoro. Ma le funzioni ispettive, secondo voi, saranno migliorate o peggiorate, a svantaggio del lavoro tutelato, è chiaro, e a vantaggio, ancora una volta, del lavoro nero?

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,55)

CESARE DAMIANO. Inoltre, per quanto riguarda la vostra iniziativa sugli straordinari e sui premi, con il fatto che si pensa ad una detassazione anche delle erogazioni fatte dalle sole imprese: anziché dirottare queste importanti risorse verso l'ICI e gli straordinari, non sarebbe stato meglio guardare alla produttività del salario aziendale e territoriale? Non sarebbe stato meglio pensare ad una detassazione delle retribuzioni, delle pensioni, anziché ad una social card compassionevole, che non sappiamo a chi verrà devoluta né sappiamo con quali risorse si cercherà di coprire una misura che, attraverso l'azione di Robin Hood - che, in realtà, vuol far pagare ai consumatori le maggiori tasse sull'energia, sul petrolio, sulle banche e sulle assicurazioni - devolverà appena 200 milioni di quelle risorse per questa misura compassionevole.
E che dire, infine, del fatto che il Governo non ha ancora risposto ad una domanda: il Governo Prodi ha stanziato, per lo stato sociale con il protocollo del 2007, una cifra importante, 4 miliardi di euro. Ma di questi 4 miliardi il Governo tiene nei cassetti ben un miliardo e 300 milioni: che fine hanno fatto i 650 milioni che dovevano agire dal 1o gennaio di quest'anno a vantaggio delle imprese, con una decontribuzione del salario di produttività del 25 per cento, trasformando anche questo salario in un salario pensionabile per i lavoratori?
Che fine hanno fatto i 150 milioni stanziati e coperti per la detassazione delle retribuzioni di produttività a vantaggio dei lavoratori? Che fine hanno fatto i 150 milioni stanziati e coperti del Fondo per i giovani, per intraprendere nuove attività, per avere una copertura di carattere salariale nel momento in cui si perde il lavoro precario? Che fine faranno i 300 milioni all'anno stanziati e coperti che vogliamo destinare ai lavori usuranti e sui quali questo Governo non ha ancora provveduto ad emanare un decreto che dovrebbe intervenire al massimo entro la fine di questo anno?
Per non dire, poi, dei 50 milioni già stanziati e coperti, previsti nel testo unico sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro a vantaggio della formazione dei lavoratori, che consentirebbero alle imprese di avere, per la formazione sulla sicurezza, un credito di imposta che vale il 50 per cento della spesa. E poi si parla di fare formazione.Pag. 23
Che dire dell'intervento del Governo nel momento in cui le parti sociali stanno negoziando una riforma della contrattazione che, grazie all'intervento di questo Governo, diventa sempre più difficile? Fissare l'inflazione programmata all'1,7 per cento - questa misura verrà applicata nel pubblico impiego - vuol dire coscientemente programmare la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici. E posso quantificarla: vuol dire che due punti in meno rispetto all'inflazione reale equivalgono ad una perdita di circa 600 euro medi all'anno per ciascun dipendente, e ciò accanto al fatto che questo Governo vuole colpire anche il salario di produttività nella pubblica amministrazione. Si rinuncia, forse, da parte del Governo a vedere la logica di un modello unico contrattuale tra il lavoro pubblico e il lavoro privato, nel momento in cui, per quanto riguarda il lavoro privato, si vuole incentivare il salario di produttività e, per quanto riguarda il lavoro pubblico, si vuol colpire la medesima forma di retribuzione?
E che dire del fatto che questo Governo incentiva non solo il salario di produttività, frutto del confronto tra le parti sociali, ma anche il salario legato in modo unilaterale alle imprese, incentivando in questo modo la fuoriuscita da un modello contrattuale che le parti sociali stanno, con grande difficoltà, negoziando?
Questi sono i problemi concreti, non astratti, sui quali noi chiediamo un confronto e chiediamo al Paese di rendersi conto della situazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Damiano.

CESARE DAMIANO. Avete messo al sicuro il vostro Premier, lo avete liberato, come lui stesso ha dichiarato, con il «lodo Alfano». Noi, invece, vorremmo mettere al sicuro i lavoratori, i pensionati e le imprese di questo Paese. Sappiate che porteremo nel Paese reale questi contenuti che ci impedite di discutere nel Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ora allo svolgimento delle dichiarazioni di voto a nome dei gruppi, per le quali è stata disposta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, il Partito Repubblicano voterà a favore del provvedimento in esame: lo farà non solo perché è componente dell'attuale maggioranza, ma perché l'obiettivo di abbattimento del deficit di bilancio al 2011 corrisponde ad una sua antica aspirazione.
Sono anni ed anni che, con coerenza, il Partito Repubblicano si e è battuto per una politica di rigore e di risanamento, lo ha fatto sia quando era maggioranza sia quando faceva parte dell'opposizione, come può testimoniare lo stesso Tommaso Padoa Schioppa.
Oggi, che questo orizzonte è più vicino e concreto, il voto del Partito Repubblicano non può che essere favorevole.
Naturalmente non ci nascondiamo le difficoltà, di natura finanziaria ma soprattutto politica: molti tagli saranno dolorosi, incideranno in un'economia già provata da una lunga crisi economica e finanziaria, ma tutto ciò non deve impedire un'azione coraggiosa, che darà i suoi frutti nel medio periodo.
Nel provvedimento abbiamo apprezzato, in particolare, lo sforzo di congiungere rigore ed equità, come mostra l'aumento del prelievo fiscale a carico di banche, assicurazioni e compagnie petrolifere. Non un atto punitivo, ma la richiesta di venire incontro ad esigenze più complessive.
Proprio perché il giudizio complessivo è positivo, non possiamo fare a meno di ricordare al Ministro dell'economia e delle finanze un'esigenza che non è stata colta nel provvedimento in esame: il Partito Repubblicano ha proposto da tempo il tema di un riordino dei poteri locali.
È forse giunto il momento - e l'occasione sarà il disegno di legge sul federalismo Pag. 24fiscale - di procedere con maggiore speditezza. Riteniamo che le province vadano abolite, trasferendo le relative competenze alle regioni, ai consorzi di comuni e alle città metropolitane. È un'esigenza di semplificazione del quadro istituzionale che comporterà un notevole risparmio di spesa. Ci auguriamo che di tale esigenza si possa tener conto quando discuteremo di questa importante riforma ordinamentale.
Sullo sfondo resta comunque il problema di una ripresa dell'economia nazionale, l'unica variabile indipendente in grado di determinare un cambio di passo, dove sviluppo significa soprattutto rilancio del Mezzogiorno, da troppi anni abbandonato a se stesso.
Abbiamo apprezzato le misure volte a costituire la Banca del sud, proposta già contenuta nel programma elettorale del nostro partito: è da qui che bisogna partire per andare ancora più avanti. La realizzazione del ponte sullo stretto di Messina deve costituire una nuova grande occasione, una leva capace di incidere su equilibri più complessivi. Il nostro auspicio è che in questa occasione possa essere definito un programma più vasto, capace di raccordare questo importante opera con la restante parte dei territori ad essa interessati.
La ringrazio, signor Presidente e voglio annunciare che tutto il gruppo dei Liberal Democratici-Repubblicani voterà a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà, per tre minuti.

KARL ZELLER. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame, come modificato in sede di conversione, contiene alcune luci ma anche parecchie ombre.
Iniziamo con i punti positivi: salutiamo con favore la maggiore flessibilità per i contratti occasionali; in tal modo, studenti con meno di 25 anni e pensionati possono finalmente essere impiegati anche nell'ambito di tutte le attività agricole stagionali, come abbiamo sempre richiesto.
Riteniamo anche che sia un fatto positivo l'aver allentato la stretta sui pagamenti in contanti sugli studi di settore e sull'elenco fornitori che avevano caricato gli imprenditori di oneri burocratici eccessivi ed ingiustificati.
Apprezziamo anche le misure in favore di una politica di immigrazione più equilibrata: non bisogna infatti discriminare gli immigrati, di cui l'Italia ha indubbiamente bisogno, ma evitare anche gli abusi che oggi purtroppo sono possibili e si verificano. In questo senso, riteniamo sia giusto consentire l'accesso agli alloggi pubblici solamente dopo un certo periodo di residenza e lo stesso dicasi anche per l'assegno sociale, dove su iniziativa nostra è stato inserito non solo il criterio di residenza, ma anche il criterio che prevede di aver lavorato legalmente in Italia. Non ci pare infatti giusto che gli immigrati che non hanno mai lavorato in Italia possano, avendo raggiunto i 65 anni, chiedere di essere mantenuti dallo Stato.
Ringraziamo, infine, il Governo per avere reinserito la deroga, già contenuta nella legge finanziaria per il 2008, che consente di assumere nel 2008 i vincitori dei concorsi pubblici presso le amministrazioni statali in provincia di Bolzano.
Senz'altro positivo, inoltre, è il ritorno al sistema previgente del Patto di stabilità, con la previsione di una procedura particolare per le regioni a statuto speciale. È stata, poi, saggia la decisione di stralciare la norma che prevedeva il potenziamento degli strumenti di controllo della Corte dei conti.
Tra i punti negativi, però, spicca innanzitutto la totale mancanza di una politica fiscale in favore delle famiglie, in particolare per i nuclei con reddito medio-basso, che costituiva uno dei punti fondamentali del programma elettorale della maggioranza. Il Governo ha, inoltre, fatto troppo poco per la semplificazione degli oneri burocratici delle imprese, rigettando tutte le nostre proposte migliorative.
Riteniamo, infine, inaccettabile, anche per il modo e per il metodo adottato, Pag. 25l'eliminazione da parte del Governo di un nostro emendamento, già votato in Commissione, in merito al periodo di comunicazione dell'instaurazione del rapporto di lavoro.
Speriamo che il Governo troverà davvero, in tempi rapidi, una soluzione per semplificare tali oneri burocratici, come annunciato nell'ordine del giorno accolto, e annuncio, quindi, il voto di astensione della componente delle Minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milo. Ne ha facoltà, per sei minuti.

ANTONIO MILO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la manovra economica contenuta nel decreto-legge n. 112 del 2008, inerente l'adozione di misure urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, rappresenta il primo significativo momento attuativo delle direttrici, contenute nel DPEF, di perseguimento dei margini di crescita interna e, di conseguenza, dei parametri comunitari.
L'attuale quadro critico della crescita dell'economia internazionale condiziona, da qualche tempo, la crescita interna dell'Italia, divenuta poco significativa rispetto alle dinamiche dell'ultimo decennio, a causa dell'incalzare dell'instabilità dei mercati finanziari e dell'ingente rincaro del petrolio e di gran parte delle materie prime.
Ciò ha imposto la necessità di ricorrere in anticipo all'approvazione da parte del Governo di una complessa manovra di bilancio, in un orizzonte triennale, affiancata al DPEF, con l'indicazione degli interventi sulle spese e sulle entrate, con l'ambito obiettivo-vincolo del pareggio dei conti previsto tra il 2011 e il 2012.
Di qui, la manovra economica inizia qual percorso delineato dal DPEF, di individuazione di interventi correttivi sui principali aggregati di entrata e di spesa nel triennio, anticipando, in molti campi, le principali riforme da attuare nel corso della legislatura.
È pur vero, però, che la programmazione in argomento assume, comunque, carattere provvisorio, in attesa dei possibili effetti della sentenza della Corte costituzionale sull'IRAP, la cui pronuncia è prevista per il mese di settembre, con inevitabili ripercussioni sul livello delle entrate.
A nostro parere, si profilano rischi di traslazione sulle forme di fiscalità nazionale e locali in termini di tariffe, anche se il Governo ha già avviato, in alcuni decreti-legge, interventi per fronteggiare gli oneri susseguenti al fenomeno di crescita dei prezzi interni e per compensare la perdita di valore dei redditi delle famiglie.
Gli interventi per lo sviluppo economico costituiscono, signor Ministro, il nodo centrale del quadro programmatico, con concentrazione degli interventi del Fondo per le aree sottoutilizzate a favore dei settori strategici, con riferimento a infrastrutture energetiche, reti di telecomunicazione, trattamento dei rifiuti e internazionalizzazione delle imprese.
La previsione della creazione della Banca del sud dovrà costituire il punto di partenza per pervenire, entro la fine dell'anno, all'adozione di un impianto economico capace di individuare processi atti al completamento del sistema delle reti stradali, aeroportuali, e comunque di comunicazione, da troppi anni sospese o mai realizzate, che interessano gran parte del territorio delle zone meridionali.
La crescita del Meridione passa attraverso il rilancio della spesa strutturale e di investimento e il controllo dei macroaggregati di spesa regionale, troppo spesso incoerenti con gli scarsi livelli dei servizi pubblici garantiti, soprattutto nei settori della sanità e dei trasporti.
Di sicuro il sistema del federalismo fiscale valorizzerà un meccanismo iniziale di perequazione capace di assicurare la giusta correlazione tra prelievo fiscale e beneficio connesso ai servizi offerti sul territorio, valorizzando il rapporto tra efficienza e trasparenza delle decisioni amministrative. Tale intervento costituisce Pag. 26l'unico modo per recuperare margini di economicità in alcuni comparti di spesa storica corrispondenti a servizi di precipuo interesse collettivo, limitando la possibilità di scaricare ingenti oneri di gestione sullo Stato per effetto di mutui assunti e per il formarsi di processi di consolidamento delle spese.
Signor Ministro, onorevoli colleghi, noi del Movimento per l'Autonomia siamo consapevoli dell'impegno assunto dal Governo acciocché il provvedimento in approvazione sia prodromico all'imminente programmazione della legge finanziaria per il 2009, dove noi attendiamo incisivi interventi per una concreta ripresa della crescita interna del Mezzogiorno. Dopo lo stralcio delle risorse operato con il decreto-legge n. 93 del 2008, un nuovo sistema articolato di scelte dovrà necessariamente privilegiare la realizzazione e il miglioramento della dotazione di infrastrutture del sud del Paese, la crescita delle aree sottoutilizzate, l'innovazione tecnologica, con una nuova forma di accelerazione degli investimenti, invertendo la rotta tracciata negli anni 2006 e 2007. È fondamentale elaborare un nuovo modello, stavolta non impostato alla necessità, signor Ministro, di superare un'emergenza, ma caratterizzato dalla finalità di rendere il Mezzogiorno d'Italia più competitivo in ambito europeo e internazionale, volto a creare i presupposti per sfruttare le proprie capacità ed esaltando i punti di eccellenza consolidati: un'adeguata politica che incentivi l'occupazione, con un programma di infrastrutture ed il delinearsi anche di nuove forme di attrazione per il territorio faranno sicuramente la differenza,
Nell'esprimere dunque il voto favorevole alla manovra economica da parte Movimento per l'Autonomia, cogliamo l'occasione per invitare il Governo a tracciare in modo determinato una lotta volta all'attuazione di una stagione di riforme capace di far crescere il sistema Paese nella sua interezza, nel rispetto dei vincoli comunitari, con la prerogativa di credere in un reale recupero dell'intero territorio, capace di garantire stabilità e sviluppo facendo perno sull'antico profilo culturale e storico che ha sempre contraddistinto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio che non c'è, suvvia, abbia un po' di rispetto per il Parlamento, si presenti almeno il giorno che chiede la fiducia! Ma ormai l'abbiamo capito, a lei non gliene frega niente del Parlamento: tanto sa che la maggioranza delle persone che sono qui, almeno fino a quando ci sarà questa legge elettorale, sarà sempre pronta a votare qualsiasi porcheria pur di assecondarla e così riguadagnarsi il posto a tavola per la prossima volta (Commenti). E lo so, lo so, fa male sentire queste parole, ma purtroppo questa è la nuda e cruda verità, specie dopo l'approvazione della legge con cui la sua maggioranza le ha regalato l'impunità (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Un'impunità provvisoria, signor Presidente del Consiglio che non c'è, se lo metta bene in mente, perché il referendum che stiamo preparando spazzerà via questa vergogna tutta italiana che ci ha costretto a subire.
Oggi, signor Presidente del Consiglio che non c'è, sistemati i suoi affari personali, ci propone un altro decreto-legge, anch'esso fatto in casa, alla chetichella, tutto da sé, come se a fare le leggi ci debba pensare sempre e solo lei, come se il Parlamento non servisse a niente, come se la Costituzione non servisse a niente; e ce lo propone con questo provvedimento chiamato pomposamente «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»: «e la miseria!», mi sono detto quando ho letto il titolo: «sta' a vedere!». E subito giù a leggere le carte. Impresa impossibile: ci siamo trovati di fronte a 600 pagine di articoli, richiami ad altri articoli, rinvii, rimandi, un testo che non si capiva da dove cominciare a leggere! Pag. 27Ma poi abbiamo capito: non dovevamo leggerlo. E infatti neanche i suoi ministri l'hanno letto, perché è stato approvato in un Consiglio dei ministri di soli 9 minuti! Insomma, era tutto una finta; ed infatti di lì a qualche giorno ci avete riempiti di emendamenti, emendamenti, emendamenti: uno l'avete presentato proprio adesso, in questi secondi!
Poi, avete chiesto il voto di fiducia: una fiducia che noi dell'Italia dei Valori, che non abbiamo scritto «giocondo» sulla testa, non abbiamo alcuna intenzione di darvi.
Ma veniamo al merito di questa manovra economica di cui abbiamo ascoltato con attenzione - lo ripeto: con attenzione - la «recensione» svolta dal Ministro dell'economia Tremonti l'altro giorno in quest'Aula. Indubbiamente, Tremonti ci ha fatto un'interessante lezione di economia politica e ha anche fornito - a mio avviso - importanti spunti di riflessione sul piano culturale.
Anch'io mi sto convincendo che la moderna economia liberale, se lasciata sola alla libera globalizzazione dei mercati, rischia di trasformarsi in realtà in un anarchico coacervo di monopoli, oligopoli, cartelli di imprese, intricati conflitti di interesse: insomma, è vero che vi è necessità di ritornare ad una maggiore responsabilizzazione della mano pubblica, poiché altrimenti a guadagnarci sono sempre e solo i colossi imprenditoriali, e non l'intera collettività. Ma se questa è l'analisi politica delle mille difficoltà nazionali e internazionali su cui la nave Italia deve navigare, le soluzioni che avete proposto sono come il cianuro per l'ammalato: invece di far soffrire ancora i cittadini, li uccidete subito, all'istante. La manovra economica che avete proposto, nel suo complesso, pur con qualche pregevole distinguo, scopiazzato qui e lì da proposte altrui, la riteniamo del tutto irrazionale: per dirla in soldoni, essa toglie ai deboli per dare ai forti e ai furbi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Sappiamo bene che alle casse dello Stato mancano i soldi e che questi devono essere assolutamente trovati e dobbiamo trovarli sia perché bisogna ripianare gli enormi debiti del passato, sia perché dobbiamo riprogettare il futuro del nostro Paese. La diagnosi insomma - lo ripeto - la abbiamo capita e la conosciamo anche noi dell'Italia dei Valori, e non solo il Ministro Tremonti: è la terapia che proponente che noi non condividiamo. Voi avete preso atto del fatto che vi servivano i soldi e siete andati ad arraffarli là dove era più facile farlo, dai «poveri cristi» che non hanno voce, che non hanno mezzi per contrattaccare, che non possono ribellarsi, che addirittura, come con le forze dell'ordine e i carabinieri, devono solo «obbedir tacendo».
Vi servivano soldi? Bene: dovevate prenderli dagli evasori fiscali, dai truffatori, dai falsificatori di bilanci, dai corrotti e dai corruttori, specialmente se di testimoni giudiziari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! E non siamo solo noi a dirvelo: ve lo ha detto anche il procuratore generale della Corte dei conti, non più tardi di un mese fa, allorché vi ha espressamente avvertito che - cito le sue parole - l'area dell'evasione fiscale rappresenta la principale riserva per incrementare le pubbliche risorse. Avete capito? Avete un «tesoretto», anzi un «tesorone» da prendere: andate a prendere gli evasori fiscali. Anzi, il procuratore generale vi ha anche indicato come fare per riuscirvi: incentivare il lavoro e l'attività di riscossione delle società pubbliche e degli uffici finanziari addetti allo scopo.
E allora, uscire fuori da quest'Aula e recatevi in piazza e vedrete cosa c'è lì fuori: ci sono proprio i lavoratori degli uffici finanziari, che avete depotenziato con macroscopici tagli alle risorse delle agenzie fiscali. Questa mi sembra davvero una contraddizione in termini rispetto alle cose da fare. La verità è che voi non volete combattere l'evasione fiscale: volete combattere coloro che contrastano l'evasione fiscale. Voi non volete affatto il controllo di legalità, e ogni volta che qualcuno ci prova, fate subito una legge per fermare gli accertamenti quando va bene, altrimenti, per fermare e delegittimare i controllori. A tutti gli addetti al controllo di Pag. 28legalità e alla repressione degli illeciti voi riservate lo stesso trattamento, quel trattamento che un vostro ministro ha delineato in modo ben chiaro dicendo «colpirne uno per educarne cento».
Vi servivano soldi? Dovevate toglierli dai favoritismi dei quali la casta si è ingrassata in tanti anni di malaffare e non dagli stipendi di chi non riesce ad arrivare a fine mese, ammesso che lo stipendio lo abbiano ancora, considerato come state trattando i precari. Vi servivano soldi? Bene: dovevate affrontare con coraggio la liquidazione totale degli enti inutili, che, ancorché dichiarati tali da anni, la Corte dei conti ha rilevato essere ancora in piedi in centodieci casi (fra i quali molti carrozzoni sprecasoldi).
Vi servivano soldi? Bene: dovevate intervenire sulla spesa sanitaria seriamente, non con tagli a pioggia, come avete fatto in questa manovra.
Seguite le risultanze delle indagini giudiziarie che si stanno susseguendo anche in questi giorni, regione dopo regione, e scoprirete che ciò che dovete tagliare non sono i fondi, ma gli sprechi, le inefficienze, le ruberie nei rimborsi sanitari, nelle procedure di spesa e nelle consulenze.
Ai magistrati che stanno scoprendo tutto questo malaffare dovreste - dovremmo tutti quanti qua dentro - mandare bigliettini di solidarietà, e non a chi in galera ci sta perché è accusato di aver commesso i reati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti del deputato Torazzi).
Ministro Tremonti, lei nel suo discorso ha responsabilmente riconosciuto l'importante ruolo della magistratura in questo campo, nella lotta alle ruberie sanitarie; e allora lo dica al suo Presidente Berlusconi che anche ultimamente si è prodigato in «pizzini» invidiati dai carcerati, invece che in denigrazioni dei magistrati che hanno scoperto le ruberie, accusandoli di inesistenti teoremi. Vi servivano soldi? Ma allora, invece di propugnare gli appalti in house, quelli fatti in casa senza gara e senza controlli come ora vorrebbero quelli della Lega, dovevate spazzare via le 4.800 società pubbliche partecipate da regioni, province e comuni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), nelle quali si annidano i più beceri sistemi di familismo con i loro 255 mila addetti, 26 mila amministratori, 12 mila componenti di collegi sindacali, nella maggior parte dei casi di nomina di politica clientelare.
A che servono tutte queste società, se l'esternalizzazione dei servizi e delle attività verso queste strutture non ha comportato alcun ridimensionamento degli apparati pubblici, sicché ora, oltre al danno economico, si aggiunge anche la beffa del raddoppio delle procedure burocratiche? Insomma, invece di combattere la casta avete preferito prendervela con i «poveri cristi»! E tra le perle di ingiustizia sociale che avete tirato fuori dal cappello ve ne sono alcune davvero inaccettabili. Mi riferisco, ad esempio, ai tagli alla scuola, alle forze dell'ordine, al pubblico impiego e all'università (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ma lo sapete o non lo sapete che il 60 per cento degli agenti di polizia riceve meno di 1.200 euro al mese? E come pensate di farli campare, facendo fare pure a loro i delinquenti? E soprattutto, come pensate di dare più sicurezza ai cittadini, a cominciare da quelli del nord, a parole - ma solo a parole - tanto cari alla Lega?

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Forse, come ha ricordato loro il collega Bersani, raccontando ancora la favoletta dell'inno d'Italia?
Alla scuola avete decurtato 8 miliardi di euro con una riduzione di 100 mila insegnanti e 43 mila lavoratori. Ma non fate prima a dire che volete solo che la scuola privata vada avanti e che a scuola ci vadano solo i figli di papà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti del deputato Torazzi)? E dei precari a vita, soprattutto quelli della scuola pubblica, che con questo decreto mandate a casa, a decine di migliaia, che ne facciamo, li mandiamo una volta per tutte alla rottamazione?

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PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Pietro, deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Li mandiamo ai forni crematori (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? No, signor Presidente del Consiglio che non c'è, ancora una volta lei si comporta come un Giano bifronte, e concludo. Con la faccia davanti vuol far credere di stare dalla parte del popolo, con quella di dietro traffica solo per farsi gli affari suoi e degli amici suoi.

PRESIDENTE. Concluda onorevole Di Pietro, il tempo a sua disposizione è terminato.

ANTONIO DI PIETRO. Ho finito, signor Presidente, solo un minuto, un secondo. Citiamo solo il caso Alitalia. Noi avevamo trovato un compratore che salvava l'azienda ed il personale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, il suo tempo è scaduto.

ANTONIO DI PIETRO. Voi avete trovato una soluzione che prevede il fallimento dell'azienda e il licenziamento di 5 mila dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Complimenti, e lei sarebbe un grande imprenditore? Sì, con i soldi degli altri, con i soldi del cittadino! Per tutte queste ragioni noi dell'Italia dei Valori vi neghiamo ancora una volta la fiducia, Presidente Berlusconi (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, colleghi, vorrei cominciare questo mio intervento rivolgendo tre semplici domande al Ministro Tremonti, nella speranza di chiarire bene il contenuto del provvedimento che stiamo per votare. La prima domanda è questa: signor Ministro, le riesce così difficile chiamare le cose con il proprio nome? È possibile che quando il suo predecessore, il Ministro Padoa Schioppa, aumentava la pressione tributaria - è vero con troppa frequenza - eravamo concordi all'opposizione (noi dell'Unione di Centro e voi di Forza Italia) a denunciare con forza quei provvedimenti, con la differenza che li chiamavamo con il proprio nome, ossia aumento della pressione fiscale e aumento delle tasse, e oggi lei fa la stessa cosa ed ha la presunzione di chiamarla perequazione tributaria? Non si fa così davanti agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)! Oggi lei dichiara esplicitamente che la pressione fiscale nei prossimi tre anni aumenterà e si assesterà al 43,1 per cento, il massimo mai registrato nel nostro Paese.
Certo, ha scelto un nome bello per la sua nuova tassa: Robin tax! Evoca l'eroe che toglieva ai ricchi per dare ai poveri. Dice lei: «Tassiamo i petrolieri, le assicurazioni e le banche per dare alle fasce più deboli». Signor Ministro, a questo in Italia ormai ci crede solo lei.
Le hanno spiegato - non solo noi dell'Unione di Centro ma anche il Governatore della Banca d'Italia, il presidente dell'Autorità antitrust e il presidente della Corte dei conti - e le hanno detto tutti che le aziende che operano in un regime di monopolio finiranno per scaricare i maggiori oneri fiscali solo ed esclusivamente sugli utenti, sulle famiglie italiane. Non solo, Ministro Tremonti: lei ci dice che nel 2009 incasserà da questa maggior tassazione cinque miliardi di euro e darà alle fasce più deboli solo 200 milioni di euro. Ma dov'è il Robin Hood in tale operazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)? Se ha occasione di incontrarlo, Robin Hood, gli dica che così non va. Nella sua storia Robin Hood si comportava ben diversamente da lei.
Passiamo alla seconda domanda. Come si concilia l'indicazione della sicurezza e dell'istruzione come priorità assoluta per i cittadini se non si destinano più risorse, anzi si tagliano risorse per tali fini? Signor Pag. 30Ministro, la riduzione della spesa pubblica è ormai una necessità. Lo riconosciamo tutti. Lo Stato spende troppo. La risposta, però signor Ministro, non possono essere i tagli lineari da lei indicati nella manovra. Non è possibile effettuare proporzionalmente su tutti i comparti della pubblica amministrazione dei tagli. La spesa pubblica e la sua riduzione devono avvenire in maniera selettiva, distinguendo la spesa produttiva - ossia quella buona per intenderci, che produce servizi, socialità, istruzione e sicurezza - da quella improduttiva che invece produce solo eccesso di burocrazia per i cittadini e per le imprese, consulenze concesse a meri fini di consenso elettorale e inefficienze nella gestione dei servizi.
Con il taglio lineare l'effetto sarà solo la riduzione dei servizi ai cittadini e far costare di più alcuni servizi ai cittadini stessi. I rettori dell'università glielo hanno già spiegato. Nel prossimo anno dovranno aumentare le tasse di cento euro per ogni studente universitario. I comuni glielo hanno già spiegato. Dovranno tagliare dei servizi essenziali per i cittadini. Signor Ministro, faccia attenzione perché a pagare sono sempre gli stessi, cioè soprattutto le famiglie a basso reddito con figli. Così Robin Hood non funziona, glielo ripeto ancora una volta.
Eppure, signor Ministro, lei alcuni giorni fa ha presentato in Parlamento un provvedimento con il quale tagliava l'ICI. Lei ha rinunciato a tre miliardi di entrate sicure per lo Stato solamente per effettuare uno spot elettorale per allungare la luna di miele del Governo, ma producendo un effetto negativo perché oggi, al contrario, torna in Parlamento proponendoci un aumento della tassazione e un taglio a servizi essenziali. Non lo diciamo solo noi. Le ricordo che tali aspetti sono stati rimarcati anche dai suoi colleghi di maggioranza e dai suoi colleghi di Governo come il Ministro Calderoli.
Anche sulla sicurezza, signor Ministro, i numeri sono numeri. La manovra del Governo prevede tagli al Ministero dell'interno, alla voce ordine pubblico e sicurezza, per oltre un miliardo e al Ministero della difesa, alla voce difesa e sicurezza del territorio, per un altro miliardo. Ciò vuol dire che noi, in tre anni, taglieremo alla sicurezza dei nostri cittadini due miliardi di euro. Lei, però, ci dice che a fronte di ciò vengono stanziati, anche a seguito delle proteste dell'Unione di Centro e degli operatori del settore, 400 milioni la cui copertura è incerta e la destinazione è ancora più incerta. Se anche così fosse, visto che i numeri non sono un'opinione signor Ministro, alla sicurezza nei prossimi tre anni mancheranno un miliardo e 600 milioni. Penso che ogni commento sia superfluo.
La terza domanda è la seguente, signor Ministro: il suo Governo è liberale o statalista? Ce lo vuole spiegare? Perché ancora non lo abbiamo capito. Signor Ministro, non è una domanda da poco.
In poco più di due mesi il suo Governo ha concesso un contributo a fondo perduto (non un prestito) di 300 milioni di euro ad Alitalia, ha concesso un contributo a fondo perduto (non un prestito), signor Ministro, di 500 milioni al comune di Roma ed ha attuato una non riforma dei servizi pubblici locali, rafforzando i monopoli locali in cui operano le società di proprietà degli enti locali.
Queste cose non sono normali in un Paese liberale; queste cose capitano o capitavano nei Governi socialisti. Stiamo parlando, per intenderci, di 800 milioni di euro. 800 milioni di euro è il bilancio del comune di Bologna, pensate a quanti servizi si rendono con 800 milioni di euro! In campagna elettorale accusavate proprio l'UdC, il mio partito, di fermare le grandi riforme e avete portato come esempio la riforma dei servizi pubblici locali e la nostra difesa della cooperazione.
Sulla cooperazione avete introdotto una norma che esenta circa l'80 per cento delle cooperative dai controlli. Così facendo, signor Ministro, si aiutano solo le cooperative spurie, quelle che andrebbero espulse dal mercato. Per fortuna allora noi ci opponemmo e lo faremo con maggior forza anche nel prosieguo di questa legislatura. Si introducono riforme che sono delle non-riforme.Pag. 31
Sull'Alitalia leggo oggi sul giornale che ci sono improbabili ipotesi di salvataggio. Noi la aiuteremo a una sola condizione: che ci sia un'ipotesi di salvataggio che non scarichi sui cittadini e sui passeggeri l'inefficienza di quella società e gli errori che voi avete fatto in campagna elettorale e che avete perpetuato ancora oggi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Il peggio lo avete dato sui servizi pubblici locali: stiamo parlando di quelle società, per intenderci, che erogano alle famiglie italiane il gas, l'acqua, i rifiuti, l'elettricità e altri servizi e che, grazie al fatto che agiscono in regime di monopolio, danno ai cittadini le tariffe più alte e più care d'Italia. E voi che fate? Sotto la pressione della Lega avete fatto una riforma che rende ancora più solidi quei monopoli non affrontando due problemi: quello della gara e quello del conflitto di interessi fra comune proprietario e comune gestore.
Signor Ministro, la ragione è molto chiara e l'onorevole Tabacci ci ricorda spesso, a ragione, che l'onorevole Bossi ha chiamato tempo fa quelle società «le mangiatoie per i politici». Infatti, le società municipalizzate, che sono dislocate al Nord, servono solo perché grazie alle nomine, alle assunzioni, alle consulenze producono consenso elettorale per i comuni che le governano (guarda caso tutti appartenenti alla vostra stessa maggioranza) e quindi non avete il coraggio fino in fondo di smantellarle. Ebbene, su questo nei prossimi mesi presenteremo una vera riforma al Parlamento di revisione dei servizi pubblici locali e si vedrà chi è davvero contro le riforme in questo Paese e chi invece le vuole attuare.
In conclusione, Ministro Tremonti, intervenendo alla Camera nella scorsa legislatura lei ebbe a sostenere che i Governi non possono più fare molto bene, ma possono fare ancora malissimo: devo dire che questa volta ha mantenuto la sua promessa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor Ministro, oggi si vota un provvedimento importante. Si tratta di un'anticipazione della manovra economica e qualcuno ha detto che si tratta di una finanziaria anticipata. In effetti è così: una parte dei provvedimenti sono quelli tipici di una legge finanziaria e sono contenuti in questo testo.
Io penso che questo sia un bene. Eravamo abituati a manovre discusse all'ultimo momento, negli ultimi giorni di dicembre e in un clima di grande incertezza. Non c'è dubbio che questa modalità sia una novità positiva che porta efficienza e chiarezza. Si tratta poi di una manovra che ha un respiro triennale (altra novità); di fronte ad una crisi mondiale di medio e lungo periodo si deve intervenire in maniera strutturale non con provvedimenti tampone. Il decreto n. 112 del 2008 sullo sviluppo economico taglia la spesa pubblica inutile, quindi razionalizza salvaguardando i servizi. Questo è il succo di quanto stiamo per votare.
Va detto - l'abbiamo sentito anche in quest'Aula - che abbiamo assistito ad una serie di falsità e di strumentalizzazioni. In primo luogo, sulla sanità si è parlato di presunti tagli. È stata fatta invece - qui vorrei ricordarlo - una scelta politica ben precisa che è quella di non far pagare sulle visite specialistiche il ticket, che invece era stato introdotto dal Governo Prodi. Voi questo non lo dite mai (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)! In poche parole, oggi offriamo un servizio in più e facciamo pagare di meno alla gente. Stiamo parlando di questo, non di altro. Noi della Lega Nord Padania abbiamo chiesto poi che alle regioni venissero messi a disposizione almeno metà delle risorse necessarie.
Un altro punto sul quale si è fatto un gran polverone è quello concernente la sicurezza. Tagli non ce ne sono stati, perché il saldo è positivo. Vorrei ricordare Pag. 32qui dei numeri e non delle parole: 40 milioni per nuove assunzioni, 100 milioni per accordi con i comuni, 200 milioni per la istituzione di un fondo speciale, destinazione di somme e beni confiscati ai mafiosi - è la prima volta che è stata fatta una cosa del genere - alle politiche di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si tratta di un tesoretto quantificato in circa un miliardo di euro. Dunque, vi sono più fondi. Il ministro Maroni poi - glielo chiediamo in quest'Aula - farà anche delle razionalizzazioni. Chiediamo che tali razionalizzazioni vengano fatte per esempio sulle prefetture: burocrazia borbonica, marmi e specchi dei sontuosi palazzi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Qui sì, cari colleghi e cari ministri, diciamoci un taglio. Avanti così!
La Lega Nord Padania ha inoltre condotto delle battaglie parlamentari sia in Assemblea sia in Commissione. Vorrei in questa sede ricordarle, in quanto si è detto tutto e il contrario di tutto. La prima battaglia è stata sulla gestione dei servizi pubblici locali: acqua e gas. Qualcuno ha detto che siamo contro la libera concorrenza nella gestione di questi servizi pubblici. Non è così! Attenzione ad usare le parole: finché ci sarà la Lega Nord Padania nessuno pensi di espropriare i comuni e, quindi, la gente, della proprietà di reti importanti, come quelle dell'acqua o del gas (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non vorremmo svegliarci un giorno e dover pagare l'acqua (che abbiamo) più del petrolio e ritrovarci espropriati e ricattati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Abbiamo fatto bene a riaffermare tali principi. La politica deve decidere anche e soprattutto di questo.
Un'altra battaglia è quella relativa alla social card che per i nostri anziani, cioè i nostri cittadini ultrasessantacinquenni, prevede un sostegno con fornitura di beni primari. Giustizia significa - lo vorrei riaffermare - rispetto per chi ha lavorato una vita ed ha pagato le tasse. Non è che chi ultimo arriva meglio si accomoda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La battaglia per il piano case è stata vinta: vengono costruiti alloggi a prezzo convenzionato. È un'opportunità per i nostri giovani, anche in questo caso non a tutti, ma ai nostri cittadini e chi non lo è avrà diritto soltanto dopo dieci anni di regolare presenza sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, signor Ministro, la verità - qui non possiamo nasconderla - è che servono più risorse sul territorio. Tali risorse sappiamo, a differenza vostra, di non poterle più prendere dai cittadini, sappiamo che il nord ha già dato e non può e non intende più dare. Quindi, per avere più risorse serve una sola cosa: il federalismo fiscale, che farà parte, come annunciato dal Governo, della manovra economica con il collegato al disegno di legge finanziaria che verrà discusso alla ripresa. Questo per noi è un fatto molto importante.
La stagione di chi gestisce nell'irresponsabilità, di chi non risolve i problemi oppure organizza le feste per pochi facendo pagare a tutti il conto è finita, deve essere finita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, signor Ministro dell'economia e delle finanze, gli interventi puntuali e rigorosi dei miei colleghi in questi giorni hanno anticipato i motivi del nostro voto contrario, ne richiamerò qualcuno.
Giovedì scorso in quest'Aula il Ministro dell'economia e delle finanze ha descritto uno scenario di crisi mondiale, con fortissimi accenti di pessimismo e di inquietudine sul futuro del nostro Paese. Ci consenta il Ministro di manifestare il sospetto che sia stato un abile tentativo di nascondere dietro un suo forse tardivo Pag. 33vezzo no global la volontà di scaricare le cause della crisi molto lontano da sé e dal Governo, in un luogo comunque fuori dalla sua responsabilità. Questo non sarebbe un atto di coraggio e di lealtà verso il Paese. Noi ci ostiniamo a pensare che ai Governi spetti indicare risposte possibili alle domande dei cittadini, ai problemi dell'Italia senza crescita, con un'inflazione al 4 per cento e con i consumi ai minimi storici, con una fascia larga di ceto medio sempre più avviata verso la povertà.
È aperta nel nostro Paese - penso che il Governo ne abbia idea - una nuova questione sociale con caratteri inediti, gravi, tali da generare una pesante sfiducia verso il futuro. A questa realtà un Governo che dispone di una larga maggioranza, con una opposizione che ha dato prova di grande responsabilità, dovrebbe offrire risposte precise, serie, chiare. Al di là delle questioni gravi di metodo democratico che hanno accompagnato l'avvio di questa legislatura (questioni che pesano come un macigno nel rapporto tra Governo e Parlamento, tra maggioranza e opposizione), noi vogliamo dirle, signor Ministro, che la manovra economica che oggi viene approvata non serve a risolvere i problemi degli italiani, delle famiglie e delle imprese, ma anzi crea le premesse per un autunno davvero molto caldo.
La risposta che il Governo dà alle nostre critiche è fin troppo semplice, direi banale: non ci sono soldi sufficienti, il bilancio dello Stato non è flessibile e il quadro della finanza pubblica è segnato da un pesante onere sul debito. Vorremmo sommessamente segnalare che questa non è una condizione nuovissima. Ma insieme vorremmo ricordare che negli ultimi 15 anni si sono succeduti nel nostro Paese coalizioni e Governi di segno diverso: alcuni hanno risanato i conti pubblici, altri li hanno compromessi. Avremo davvero apprezzato se il Ministro dell'economia e delle finanze in questa circostanza avesse detto di aver trovato i conti pubblici in un ordine di gran lunga maggiore di quanto li avesse lasciati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e avesse registrato che l'Unione europea ha cancellato negli ultimi mesi del Governo Prodi una procedura di infrazione avviata nell'ultimo anno del Governo Berlusconi. Veda, onorevole Tremonti, nelle grandi democrazie gli statisti sanno riconoscere senza disagio i meriti degli avversari e dei loro predecessori; lei non lo ha fatto.
La manovra che ci viene proposta è tutta giocata sui tagli della spesa. Sia chiaro, il Partito Democratico è favorevole alla riduzione della spesa pubblica, noi pensiamo che sia necessario tagliare sprechi, rendite ed inefficienze. Ma voi, invece, ci proponete dei tagli pesanti e indiscriminati secondo la formula di chi non vuole scegliere, di chi non sa distinguere le fonti di spreco e di dissipazione dai settori nei quali invece occorre investire le risorse; la formula di chi decide in modo approssimativo, frettoloso e superficiale di fare presto e comunque.
Tuttavia, molti Ministri in questi giorni hanno negato l'esistenza di questi tagli. È una cosa molto grave; per un atto di onestà verso il Parlamento e verso gli italiani dovreste evitare questa commedia. I tagli non sono una nostra fantasia, sono scritti nelle carte, nei documenti contabili, che vengono letti e studiati con attenzione non solo dai parlamentari, ma dai dirigenti dei sindacati, dai presidenti delle regioni, dagli amministratori locali, dai rappresentanti delle forze dell'ordine e dai rettori delle università. Non è un caso che in queste ore la contestazione fuori da quest'Aula cresca ogni giorno di più; non sappiamo se ve ne siete accorti, uscite fuori da questo Palazzo per vedere cosa accade (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Nella scuola è una vera e propria mattanza. Si tagliano 8 miliardi di euro, 87 mila posti di docenti, 43 mila posti relativi al personale amministrativo, si mortifica l'autonomia didattica e si bloccano gli investimenti. Le sa queste cose il Ministro Gelmini? Sarà bene che si informi.
Nella sanità si taglia la metà delle risorse necessarie per mantenere la spesa in linea con l'inflazione programmata, che è la metà dell'inflazione reale, che è inferiore Pag. 34al tasso tendenziale della spesa sanitaria. La soluzione proposta è non solo inaccettabile, ma anche insostenibile, è il contrario di quanto promesso; il Governo costringe al deficit anche le regioni virtuose. Queste cose non le diciamo noi, le ha dette il presidente della regione Lombardia, Formigoni. Noi aggiungiamo che le prime vittime di questo taglio saranno gli anziani, la parte più debole della nostra società.
Poi vi è la sicurezza: il tema dominante della vostra campagna elettorale. Il Parlamento ha approvato in questi giorni un decreto-legge che vorrebbe più sicure le nostre città, ma nello stesso tempo il Governo, prima ha tagliato 3 miliardi 400 milioni di euro nei vari capitoli dei Ministeri dell'interno e della difesa relativi alla sicurezza, e successivamente ha reintrodotto 400 milioni di euro, ma ne mancano tremila per tornare al punto di partenza. A quel segno meno - Ministro Tremonti - sono appese le retribuzioni, le nuove assunzioni, il funzionamento quotidiano dei corpi di polizia. Il Governo non può non sapere che il 61 per cento dei lavoratori nel settore della sicurezza vive con meno di milleduecento euro al mese e che l'81 per cento si è indebitato per acquistare beni di consumo. In queste condizioni, serve tagliare o incrementare la spesa? Che ne pensa il Ministro Maroni di questi tagli? E così via per i trasferimenti ai comuni, al Mezzogiorno, all'ambiente.
L'unica cosa che non tagliate sono le tasse. Per cinque anni non prevedete neppure una piccola riduzione della pressione fiscale, alla faccia delle promesse elettorali! La vostra è una manovra depressiva, priva di una chiara politica per la crescita, confusa nelle infinite maglie del piccolo cabotaggio e della propaganda. Vi è contraddizione tra le apparenti accelerazioni verso il federalismo e gli improvvisi ripensamenti in direzione del centralismo; vi è contraddizione tra un approccio di deregolamentazione e un altro, invece, di iperegolamentazione. Vi è infine contraddizione - quella che più stride - tra una cultura liberista ed una protezionista: liberisti con i lavoratori, protezionisti verso le imprese. L'Italia chiede la crescita, voi rispondete che non si può fare.
All'Italia servono misure concrete, immediate, non caritatevoli, per accrescere il potere d'acquisto delle famiglie, delle pensioni, per rimettere in moto i consumi, per rilanciare gli investimenti, per far crescere la produttività e spostare risorse dalle rendite allo sviluppo, per promuovere la concorrenza e non perpetuare - come si è fatto nel caso delle autostrade - privilegi, monopoli in favore di pochi, scaricando i costi sulla generalità dei cittadini consumatori. Voglio ricordare il caso delle autostrade: la regalia di convenzioni miliardarie confermate per trent'anni, per legge, a pochi fortunati concessionari. Questa regalia ha prodotto un immediato aumento delle tariffe ai caselli. Siamo stati facili profeti, alla faccia di Robin Hood!
La cifra culturale e politica di questa vostra manovra è dunque propria la rinuncia; avete tirato i remi in barca, avete rinunciato alla sfida mondiale per paura di perdere.
Ecco allora la rinuncia a far crescere i salari reali degli italiani, la rinuncia a misure effettive contro l'inflazione, la rinuncia a far entrare seriamente e stabilmente la maggioranza delle donne italiane nel mondo del lavoro, la rinuncia a scommettere sulla ricerca e a investire in una scuola di qualità. Infine, vi è la più grave rinuncia, quella di fare dell'Italia un Paese finalmente unito, una nazione per tutti gli italiani. Sì, la rinuncia allo sviluppo del Mezzogiorno è quella più grave perché comporta la rassegnazione a lasciare indietro una parte del Paese.
Signor Presidente, l'Italia vive una crisi seria, tra le più serie della nostra storia recente. Voi avevate, Ministro Tremonti, la possibilità di fare cose buone e di aprire una stagione davvero nuova e positiva. Vi è stato un momento magico per il Governo Berlusconi e temo che abbiate sprecato la vostra opportunità, in quanto avete scelto di privilegiare piccoli interessi rispetto alle grandi sfide del Paese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 35

ANTONELLO SORO. Avete giocato le vostre carte quasi esclusivamente sul tema di una giustizia personale e indifferente alla gigantesca ingiustizia che cresce nella società italiana. Non ne siamo felici e avremmo preferito una scelta diversa. Ora la luna di miele è finita.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Soro.

ANTONELLO SORO. D'ora in poi sarà una storia diversa e noi del Partito Democratico non vi daremo tregua, in Parlamento e in ogni angolo del Paese ci batteremo per cambiare il destino di questa legislatura nell'interesse dell'Italia (Applausi prolungati dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, in genere è certamente meglio affrontare e sciogliere un nodo per volta, invece, per ragioni che dirò oggi tutti i nodi sono arrivati al pettine costringendo il Governo ad un grande impegno segnato dal massimo della velocità ed incisività possibili. Essi riguardano sia l'efficienza e l'agibilità delle istituzioni nazionali e locali (da qui tutto il filone riguardante le riforme costituzionali), sia la necessità di assicurare la stabilizzazione finanziaria e il rilancio produttivo del Paese. In mezzo abbiamo dovuto anche affrontare l'emergenza rifiuti che questo Governo ha gestito con successo, anche per il concorso di regioni del nord; dunque, si è trattato di un positivo episodio di federalismo solidale.
Nel nodo dell'economia si intrecciano questioni di natura interna e internazionale. Sul piano interno dobbiamo fare i conti con l'esistenza di un debito pubblico molto elevato e con un andamento piatto della produttività, mentre sul piano dell'economia internazionale bisogna partire dal fatto, più volte ricordato, che mentre fino 10-15 anni fa c'erano circa 800 milioni di persone e un numero limitato di Stati che si dividevano le risorse del pianeta, oggi sul mercato sono presenti circa tre miliardi di persone e i loro Stati. Tutto ciò ha radicalmente modificato l'andamento dei prezzi delle materie prime, del petrolio, dei generi di prima necessità e ha dato spazio ad una speculazione agguerrita e pericolosissima che, innestata nella crescente finanziarizzazione del capitalismo contemporaneo, alimenta perniciosi meccanismi inflattivi. L'andamento di questi processi sta smentendo gli schemi ideologici finora dominanti: quello ultraliberista e quello neomarxista, che avevano entrambi previsto, l'uno come una fortuna e l'altro come una iattura, che la globalizzazione si sarebbe tradotta in un nuovo trionfo dell'Occidente. Sta, invece, accadendo una cosa diversa: l'affermazione economica di nuovi soggetti come l'India e la Cina, l'ulteriore collasso dell'Africa, la crisi americana e la debolezza dell'Europa, appesantita da una politica monetaria fondata da lungo tempo sugli alti tassi di interesse e su un euro sopravvalutato rispetto al dollaro, stanno cambiando profondamente la geopolitica del Paese.
Il punto fondamentale che ci riguarda è che l'Italia si presenta come l'anello debole della catena europea, innanzitutto dal punto di vista finanziario, a causa del livello del suo debito pubblico e della scarsa qualità tecnologica della sua industria, nonché della bassa efficienza del suo sistema politico-istituzionale e amministrativo. È guardando alla gravità di questi problemi che il Governo ha deciso di prendere il toro per le corna, cercando di affrontare e sciogliere rapidamente alcuni di questi nodi.
Esistono fasi e addirittura momenti nei quali non è più possibile tergiversare e rinviare. Una volta ridotte due voci del prelievo fiscale - l'ICI e la tassazione sugli straordinari - e una volta realizzato un intervento sulla questione dei mutui, abbiamo affrontato il problema di fondo. Il tentativo è quello di portare a termine una grande operazione della quale si parla da tempo, un'esigenza mai soddisfatta, ossia Pag. 36quella di tagliare seriamente ed effettivamente la spesa pubblica in modo da arrivare, nel 2011, al pareggio del bilancio.
Se riusciremo in questo intento, smentiremo con i fatti il luogo comune di un Paese dissipatore, incapace di adempiere ai propri obblighi internazionali, e raggiungeremo un obiettivo che mai l'Italia, nemmeno quella del miracolo economico, aveva realizzato. Si tratta di rovesciare una tendenza storica peggiorata a partire dagli anni Sessanta in poi, quando la mediazione politica e sociale, con il concorso di tutti - maggioranza, opposizione, Banca d'Italia, Confindustria e sindacato -, aveva determinato una crescita inarrestabile della spesa pubblica, un continuo aumento del deficit di bilancio e una sequenza di svalutazioni competitive.
Bastano questi semplici richiami per dimostrare la portata storica dell'obiettivo che vogliamo perseguire a partire dal decreto-legge in esame. Alle nostre spalle vi sono quasi settanta anni di tentativi falliti, un lungo percorso ad ostacoli lungo il quale si sono cimentate le intelligenze più vive del Paese - ricordo per tutti Ugo La Malfa - riportando, tuttavia, una dolorosa sconfitta, che ha molto pesato sui destini del nostro popolo in termini di mancato benessere e di bassa crescita economica.
Il pareggio di bilancio non sarà, quindi, solo una vittoria di questa maggioranza: se si realizzerà, sarà una vittoria di tutta la Repubblica. Mi auguro che la stessa opposizione non voglia rinunciare a sentirsi protagonista di questa battaglia e a comportarsi di conseguenza. Sorprende che finora, su questi temi, l'opposizione esprima una contrapposizione globale: in questo modo essa dimentica parte della propria elaborazione, nel tentativo di cavalcare tutte le proteste. Fu Enrico Berlinguer a parlare addirittura di austerità e poi di «mutamento irreversibile dei rapporti di forza a livello internazionale, determinato dall'ingresso sulla scena economica e politica di nuovi soggetti e popoli desiderosi di abbandonare la soglia dell'inedia e del sottosviluppo». Lo ricordo, in particolare, all'onorevole Bersani, per tranquillizzarlo: non pensiamo ad alcun complotto mondialistico, ma solo al dipanarsi del processo storico, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, che non possono essere sottaciute per una sorta di filo-globalizzazione acritica.
La risposta a questo cambiamento davvero epocale non può che essere adeguata: lo facciamo prendendo di petto la questione della spesa pubblica, con una scelta politica insieme ambiziosa e rischiosa, consapevoli delle reazioni che essa determinerà, alcune legittime, altre solo corporative. Per questo motivo abbiamo scelto la tempestività, anticipando la manovra, ricorrendo allo strumento del decreto-legge proprio per rendere evidente la nostra determinazione e lanciare un segnale ai mercati.
Non ci faremo trascinare, per quanto sarà possibile, nel vortice della crisi. Reagiremo agli impulsi esterni, accelerando quel risanamento strutturale della finanza pubblica che è condizione indispensabile per riprendere il sentiero dello sviluppo e della crescita economica. Nel DPEF abbiamo fornito un quadro programmatico certo: ciò non avveniva dal 1999. In questi ultimi trent'anni (la legge n. 468 è del 1978) la manovra è stata solo annuale. Il riferimento al bilancio triennale, a differenza delle altre esperienze europee, era solo teorico, ossia evanescente. Noi lo abbiamo reso vincolante e, in altri termini, abbiamo tracciato una rotta di medio periodo che potremo aggiustare man mano che sarà chiarita la portata della crisi.
Su questo tracciato, nei prossimi mesi, potremo introdurre, se sarà necessario, le modifiche richieste da esigenze di equità e di crescita, ma opereremo all'interno di una strategia che è definita nei suoi punti essenziali. Infatti, quando si fanno operazioni del genere, possono anche emergere involontarie forzature. Qualora esse emergessero, le potremo correggere in vario modo, anche in sede di legge finanziaria. Il primo obiettivo è quello di mettere al riparo la struttura finanziaria del Paese, proteggendola dall'eventuale esplosione di nuovi torbidi speculativi, che potrebbero Pag. 37aggravare la crisi, interagendo con quella già avvenuta sui mutui, sul petrolio, sulle derrate alimentari.
Nello stesso tempo, vogliamo introdurre elementi di modernizzazione negli apparati pubblici. Per la prima volta è stato varato un piano industriale per la pubblica amministrazione, decisa una semplificazione in materia di giustizia, prevista l'installazione delle reti a banda larga, sono stati individuati i necessari interventi in materia di stock option e di spesa sanitaria, varato il decollo del nucleare, costituita la banca del sud, rimodulato il fondo per le aree sottosviluppate, elaborato un piano casa, che si avvarrà del sostegno della Cassa depositi e prestiti, definita una nuova e articolata legislazione sul lavoro.
Fuori dagli schemi precostituiti, vi è poi l'intervento fiscale sui petrolieri, le banche e le assicurazioni, nonché la carta di sostegno per le posizioni di più marcata povertà. Un solletico ai petrolieri, è stato detto dall'onorevole Tabacci. Lo vedremo in prospettiva, il tempo è galantuomo. Quello che è, invece, certo fin da ora è che non ci siamo arresi a poteri forti.
Ci auguriamo, onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Ministro dell'economia e delle finanze, che questa terapia d'urto crei quelle condizioni che consentiranno, magari in occasione del decollo del federalismo fiscale, una riduzione della pressione fiscale, che riteniamo essere un efficace strumento per contrastare impulsi di carattere recessivo. Raccomandiamo uno studio assai attento sui meccanismi di decollo e di perequazione del federalismo fiscale e avanziamo al Governo un'altra raccomandazione, che ci sentiamo di fare proprio perché esprimiamo un sostegno pieno e aperto alla manovra.
Noi prendiamo atto delle assicurazioni che sono state fornite dal Governo sulla spesa per la sicurezza. È in atto una polemica che ha indubbi caratteri propagandistici. Il Ministro Maroni ha ricordato l'importanza dello sforzo fatto, pur nel quadro delle ristrettezze economiche complessive.

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la invito a concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. In ogni caso, quando la situazione si sarà chiarita definitivamente, decideremo in autunno se sarà necessario o meno un intervento, nelle forme possibili, per far fronte ad eventuali specifiche necessità del settore sicurezza...

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, deve concludere.

FABRIZIO CICCHITTO...anche a dimostrazione del profondo legame di solidarietà che ci lega alle forze dell'ordine. Questa stessa impostazione andrà seguita per i problemi riguardanti questioni decisive del Mezzogiorno...

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la prego di concludere. Il suo tempo è terminato.

FABRIZIO CICCHITTO...che resta elemento fondamentale per il rilancio dell'economia italiana. Queste sono le ragioni, signor Presidente, del nostro voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi parlamentari, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, lo voglio dire senza ira, benché con sdegno. In quest'Aula, si aggira una persona Pag. 38che non sa quel che dice e dice quello che non sa. La Shoah non è un prontuario per trarre immagini, sintagmi e parole, non è un prontuario per fare opposizione. La Shoah è una tragedia unica, epocale, immane, ed io chiedo rispetto. Chiedo a questo Parlamento di non consentire mai più a chicchessia, fosse anche il signor Di Pietro, di usare la Shoah banalizzandola e strumentalizzandola. Vergogna, Di Pietro! Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Movimento per l'Autonomia)!

RENATO FARINA. Avete sentito che ha parlato di forni crematori!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, al netto della nostra contrarietà a questo provvedimento, espressa da ultimo anche dal presidente Soro, al netto della nostra protesta per le procedure e al netto anche dello scivolone fatto ieri dal sottosegretario Vegas sugli ordini del giorno, vorrei a nome del mio gruppo, ma credo di poter interpretare il sentimento di tutti coloro che sono stati qui negli ultimi tre giorni, ringraziare il sottosegretario Vegas per l'atteggiamento serio con il quale ha seguito il nostro dibattito e ha pazientemente interagito con tutti noi per cercare di salvare il salvabile da una procedura davvero discutibile (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la Presidenza si associa alle sue espressioni di ringraziamento.

MARINO ZORZATO, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINO ZORZATO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per portare il ringraziamento ai colleghi della Commissione, perché il decreto era impegnativo e importante e ci ha visto lavorare insieme in tempi abbastanza stretti, condividendo le difficoltà. Ringrazio, quindi, tutti i colleghi della Commissione per il loro lavoro, ringrazio i presidenti, perché senza la loro guida avremmo avuto ulteriori difficoltà, il Governo, che attraverso il sottosegretario Vegas e i suoi colleghi ci ha fornito sostegno, e, soprattutto, gli uffici della Camera e i funzionari, che hanno fornito un contributo lavorando con noi in queste serate difficili, e senza il loro aiuto il provvedimento avrebbe avuto qualche difficoltà in più.

GIORGIO JANNONE, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, ancora più brevemente intervengo per associarmi ai ringraziamenti del collega onorevole Zorzato. Fanno piacere le parole dell'onorevole Giachetti, perché credo che il contributo dell'opposizione sia stato comunque importante, stante i tempi ristretti e le condizioni in cui la Camera ha lavorato.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1386-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1386-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione Pag. 39della finanza pubblica e la perequazione tributaria.» (1386-A):

Presenti 573
Votanti 570
Astenuti 3
Maggioranza 286
Hanno votato 305
Hanno votato no 265.
Prendo atto che i deputati Mario Pepe (PD), Mattesini e Rosato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Costa, Antonino Foti, Di Biagio e Boniver hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che i deputati Cuomo e Graziano hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario.
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,10).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, in questi giorni sono apparse su un quotidiano una serie di incredibili invenzioni riferite a un nostro amico, a un nostro collega, il cui meritato prestigio, dentro e fuori il nostro Paese, credo superi i confini di una parte politica. Visti anche i commenti di molti colleghi di altri schieramenti politici di questa Assemblea, sento di dover esprimere a Piero Fassino i sentimenti della solidarietà di tutto il Parlamento (Generali applausi - Deputati del gruppo Partito Democratico si levano in piedi).

PRESIDENTE. Onorevole Soro, ritengo che l'applauso corale di tutta l'Assemblea alle parole da lei pronunciate sia la migliore riprova di quello che ella ha affermato.

PIERO FASSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, non voglio prendere altro tempo, desidero ringraziare il presidente Soro, il mio gruppo e tutti i colleghi dei diversi gruppi parlamentari, che nelle scorse ore mi hanno manifestato in modo corale la loro solidarietà. Desidero ringraziare, inoltre, i Presidenti Fini e Schifani e il Presidente Napolitano, e i tanti esponenti politici, sia della Camera che del Senato, e i dirigenti dei partiti che hanno voluto manifestarmi la loro solidarietà, l'amicizia e, in molti, il loro affetto.
Non desidero aggiungere altre parole, se non una semplicissima e brevissima considerazione. Credo che questo episodio, che spero sarà archiviato molto rapidamente, indichi la necessità che tutti, chi fa politica, chi produce e diffonde informazione, chi ogni giorno, con la sua attività e il suo lavoro, agisce nella nostra società, ispiri sempre i propri comportamenti ad un principio fondamentale, che è un principio di responsabilità. Una società può rimanere unita, una convivenza civile può rimanere solida se ciascuno è consapevole che i propri comportamenti, le proprie convinzioni e le proprie azioni devono sempre essere ispirati a un criterio di responsabilità verso se stesso, verso gli altri e verso la società in cui vive. Grazie (Generali applausi).

Discussione del disegno di legge S. 735 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Approvato dal Senato) (A.C. 1496) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 13,13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già Pag. 40approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, è stata presentata la questione pregiudiziale Zaccaria ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1496).
Avverto che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale n. 1.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, prima di entrare nel merito, vorrei che questa Camera, in particolare i colleghi che non lo sanno ancora, avesse un'informazione precisa. In due mesi e mezzo di attività parlamentare sono state approvate undici leggi. Di queste undici leggi, dieci sono leggi di conversione di decreti-legge. Una è il cosiddetto lodo Alfano, approvato in sei giorni. Vi sono sulla carta in attesa altri quattro decreti-legge, che sono praticamente davanti a noi. Il decreto-legge n. 97 del 2008 è quello di cui stiamo discutendo. Abbiamo una legge sulla Commissione antimafia in sede legislativa e abbiamo approvato, in assoluta clandestinità, pareri per tre decreti legislativi che, secondo il sito del Ministero dell'interno, completano la manovra sulla sicurezza: quelle sono operazioni pericolosissime, antiumanitarie, che naturalmente il popolo italiano conoscerà nei prossimi mesi.
Si tratta, quindi, solo di decreti-legge, signor Presidente, in un Parlamento che in genere dovrebbe fare leggi. Saranno dodici alla fine di questo mese, di cui tre con l'uso della fiducia, e forse si potrebbe già prevedere una quarta fiducia. Ho fatto fare un conteggio: abbiamo approvato 177 articoli e ben 834 commi. Andate a vedervi il testo che abbiamo di fronte e capirete che cosa vuol dire un comma di tali testi.
La prima domanda che rivolgo riguarda i casi straordinari di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione: quando in due mesi e mezzo si fanno soltanto decreti-legge, non viene il legittimo sospetto che qualcuno di questi decreti-legge non sia così straordinariamente necessario ed urgente? Questa era solo l'informazione, però noi dobbiamo porci un altro problema, ed è una questione molto delicata. Nel testo che stiamo esaminando si sta introducendo - gliel'ho già detto, signor Presidente, ma credo che lei debba essere molto interessato - una prassi pericolosissima.
Nel decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97 avviene un duplice trapianto: vi sono stati inseriti due decreti-legge, il decreto-legge 30 giugno 2008, n. 113 e quello del 3 luglio 2008, n. 114, innestati, in una specie di operazione spregiudicata dal punto di vista costituzionale che sembra non interessarvi più di tanto ma che forse non è del tutto trascurabile.

ANTONIO BORGHESI. Interrompiti! Signor Presidente, non è possibile!

ROBERTO ZACCARIA. Stavo dicendo, signor Presidente, che la prassi di trapiantare, in un decreto-legge, altri due decreti-legge è molto pericolosa e tra un attimo spiegherò i motivi. Ma non è la prima volta: è accaduto anche sugli altri decreti-legge. Su quello riguardante il trasporto aereo avete operato il trapianto di un altro decreto-legge (93/2008); su quello relativo allo smaltimento dei rifiuti in Campania avete trapiantato un altro decreto-legge (esattamente il decreto-legge n. 107 del 2008). In sostanza, non è un incidente, ma un'abitudine. Tale procedura è gravissima: Pag. 41lo affermo non con le mie parole ma citando le parole del Comitato per la legislazione, organo che sta molto a cuore o dovrebbe stare molto a cuore al Presidente della Camera.
Il Comitato per la legislazione nel corso della quattordicesima legislatura - sottolineo, quattordicesima - ha rilevato una volta un fenomeno pericoloso di trapianto di questo genere e ha affermato: «tale confluenza in un unico testo di più articolati, cioè di più decreti-legge, attualmente vigenti, che derivano da diverse delibere del Consiglio dei ministri e da diverse prese di posizione e decreti del Presidente del Repubblica, produce una sostanziale alterazione della procedura parlamentare di esame dei disegni di legge di conversione, come definita a livello costituzionale e specificata nei Regolamenti parlamentari».
In parole più esplicite, qui sono violati - lo dico non perché voglia fare una citazione formale, ma perché i colleghi interessati possano cogliere lo spessore di tali questioni - l'articolo 72 della Costituzione, che disciplina la normale procedura in Aula e la riserva di Assemblea. Vi ricordo che, in alcuni casi, noi abbiamo trattato con decreto-legge materie che hanno attinenza con la materia costituzionale. È violato l'articolo 77 della Costituzione, perché la straordinaria necessità e urgenza non consente queste operazioni. È violato l'articolo 87 che disciplina le prerogative del Capo dello Stato.
Cosa voglio dire? Credo che questo punto debba essere preso in considerazione, al di là di una momentanea divisione su una questione pregiudiziale: dobbiamo renderci conto che in questo modo si attua un pericoloso aggiramento delle prerogative del Capo dello Stato.
Il Capo dello Stato firma prima un decreto-legge e poi un altro e voi, in una sorta di gioco di prestigio, quando arriva in Aula lo assemblate in un solo provvedimento tutto questo dopo la sua firma.
Voi trattate i decreti-legge come «vuoti a perdere»: li fate partire e, poi, li abbandonate.
Ora, con il decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, che stiamo discutendo, e con i decreti-legge 30 giugno 2008, n. 113 e 3 luglio 2008, n. 114, sappiamo che state compiendo un'operazione ancora più spregiudicata, perché è chiaro che, se per caso venisse abbandonato questo provvedimento - non avverrà perché sarà posta, credo, la questione di fiducia - avete pronta la carta di riserva, costituita dai decreti-legge n. 113 e n. 114 del 2008, in corso di conversione al Senato, per farli confluire eventualmente in questa materia. Tutto questo è pericolosissimo!
Ritengo che il Presidente della Repubblica debba preoccuparsi di questo modo di agire: infatti qualcuno presenta a lui un decreto-legge e, poi, emana un testo diverso da quello a lui sottoposto. Pericoloso aggiramento delle prerogative del Parlamento: 12 decreti-legge in poco più di due mesi, 177 articoli, 834 commi, vuol dire che il Parlamento non c'è. Si crea uno squilibrio - questo non interessa, lo so - tra Governo e Parlamento ma se il Parlamento si inchina al Governo c'è lo schiacciamento totale delle opposizioni e questo rappresenta un pericolo ancora maggiore.
C'è un disprezzo - che forse, dovrebbe essere preso in considerazione - verso i cittadini, perché con questo modo di procedere la certezza del diritto non esiste più. Immaginate un cittadino che legge un decreto sulla Gazzetta Ufficiale e in seguito non lo ritrova più, che gli scompare davanti come un gioco di prestigio. Da un lato, semplificate: Calderoli ha fatto un «taglia-leggi» con il «turbo», inserito all'articolo 24 del decreto fiscale (una cosa incredibile!) e dall'altro lato, con l'altra mano, complicate le cose in maniera inestricabile. Giocate con le norme e al tempo stesso calpestate la certezza del diritto, la chiarezza delle norme e la pubblicità nella elaborazione delle leggi.
Andate ripetendo più volte che vorreste realizzare insieme a noi le riforme costituzionali.
Domando prima di tutto a chi ascolta, ma lo domando a me stesso, come potete pensare di fare queste riforme costituzionali Pag. 42se nel frattempo, in questo inizio di legislatura, avete agito calpestando - perché questo è ciò che è avvenuto - la Costituzione vigente, le prerogative del Parlamento, le prerogative del Presidente della Repubblica e lo statuto dell'opposizione.
State calpestando quel poco che vi è di statuto dell'opposizione.
Guardate che vi è un modo solo per definire tali comportamenti e si chiama dittatura della maggioranza, i costituzionalisti la conoscono perfettamente.
Con un Parlamento in tali condizioni, con un Parlamento in ginocchio, a mio modo di vedere non vi sono neppure le condizioni politiche per le riforme costituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, membri del Governo e onorevoli colleghi, la questione pregiudiziale di costituzionalità in esame, dico la verità, pare presentata più per onor di firma che per altro, anche se l'onorevole Zaccaria ha cercato di illustrarla con una certa enfasi.
Passando al merito - e giungo subito brevemente al merito a causa del tempo non lungo concessomi - rappresento che si lamenta la violazione degli articoli 72 e 77 della Carta costituzionale, relativi alle prerogative riconosciute al Parlamento, e dell'articolo 87 per quelle relative al Presidente della Repubblica.
Tali violazioni sarebbero intervenute in quanto alcune norme, inserite nel provvedimento durante l'esame al Senato, erano contenute in altri decreti-legge.
Faccio presente, ma dico un'ovvietà - onorevole Zaccaria, mi rivolgo a lei specialmente - che se le norme aggiunte erano contenute in altri decreti-legge, tali norme dovevano giocoforza rispondere ai requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione, quello che si assume violato e che riguarda, appunto, la decretazione d'urgenza.
In altre parole, non erano norme piovute dal cielo, ma norme che avevano seguito l'iter costituzionalmente previsto e coerente con il sistema.
Ora, onorevole Zaccaria, le dico un'altra ovvietà: non vi è neppure alcuna violazione dell'articolo 87 della Costituzione, relativo alle prerogative del Capo dello Stato, dal momento che gran parte di quelle norme aggiunte dal Senato erano già passate al vaglio del Presidente della Repubblica e d'altronde, onorevole Zaccaria, come ben sanno i presentatori della questione pregiudiziale e quindi anche lei, inserire norme ulteriori nel corso della conversione in legge è prassi antica, consolidata e pienamente legittima e coerente.
Non solo è prassi antica, consolidata, legittima e coerente, ma è proprio in tale attività che il Parlamento esplica, per l'appunto, quell'esercizio di prerogative specifiche e sostanziali, poiché se così non fosse vorrebbe dire che il Parlamento avrebbe compresso le proprie prerogative - costretto come sarebbe a ratificare i provvedimenti, cioè i contenuti iniziali dei decreti-legge, il che evidentemente non è, non può e non deve essere - proprio nell'esplicazione delle proprie funzioni.
Insomma, siamo nella situazione esattamente opposta a quella rappresentata nelle doglianze di cui alla questione pregiudiziale in esame.
Passando di cosa ovvia in cosa ovvia, non si riesce a vedere, anzi non si può proprio vedere, come si possa violare l'articolo 72 della Costituzione, che riguarda la formazione di leggi, se la Camera si attiene - come si attiene e si è attenuta in questo caso - a quanto il proprio Regolamento prevede per ogni disegno di legge e dunque anche per i disegni di legge di conversione dei decreti-legge.
In sintesi, quando l'atto Camera n. 1496 sarà approvato in identico testo da entrambi i rami del Parlamento, non solo l'articolo 72 della Costituzione, ma anche tutti gli altri articoli della Carta costituzionale relativi alla formazione delle leggi saranno pienamente rispettati.
L'altro rilievo mosso, più che di natura costituzionale, è di natura sostanziale: riguarda l'eterogeneità delle materie toccate dal provvedimento. L'eterogeneità non è Pag. 43certo una novità ed è quantomeno singolare che la critica muova da chi, quando era in maggioranza, fornì esempi illustri e corposi di provvedimenti eterogenei.
Non a caso, questo tipo di provvedimenti gode già di una specie di soprannome: si chiamano, come si sa, «decreti milleproroghe».
Valga per tutti ricordare il decreto «milleproroghe» varato all'inizio di quest'anno - sembra un secolo fa - dal Governo Prodi, che costituì, quasi, una specie di legge finanziaria aggiuntiva, con la quale furono distribuiti, in mille rivoli, quantità ingenti di risorse, alla ricerca di recuperare adesioni e consensi; ricerca che, per fortuna nostra e degli italiani, risultò vana.
L'ultimo rilievo riguarda la pretesa contraddittorietà del decreto con l'intento programmatico di Governo e di maggioranza...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO BIANCONI. ...che è quello della semplificazione legislativa. Le ricordo, onorevole Zaccaria, che con il provvedimento approvato poco fa abbiamo tagliato 3.468 leggi o atti aventi forza di legge. È per tutti questi motivi che dichiaro il voto contrario alla pregiudiziale da parte del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in poche battute, credo che in quest'Aula siamo ritornati più volte sulla funzione e sul ruolo della decretazione d'urgenza e sul suo uso. Molte volte ci si è lamentati per un eccessivo potere «legislativo» da parte dell'Esecutivo.
Tutto questo nasce anche da una vicenda antica, quando la Corte costituzionale bloccò la reiterazione dei decreti-legge che avevano sconfinato oltre i sessanta giorni.
Questo provvedimento, che viene dal Senato, pone anche delle questioni e delle perplessità, che sono state anche sottolineate da parte dei colleghi, sia rispetto all'eccessivo potere legislativo da parte dell'Esecutivo sia perché, in questo decreto-legge, sotto forma di emendamenti, così com'è stato ricordato, sono stati introdotti altri due decreti-legge.
Questo pone, ovviamente, delle questioni che riguardano il dettato costituzionale e che riguardano, se vogliamo, anche il procedimento e la giustezza dell'iter legislativo, su cui questa Camera è chiamata ad esprimersi.
Ci sono, ovviamente, i contenuti del provvedimento, che saranno valutati in un'altra occasione e in altra sede; però, certamente, dalla discussione, dal confronto, abbiamo potuto rilevare che vengono introdotti temi, elementi e motivazioni che possono anche esulare dall'urgenza richiesta da parte del dettato costituzionale.
Con tutte le perplessità che abbiamo manifestato, e che manifestiamo anche in quest'Aula, il mio gruppo, signor Presidente, si astiene per quanto riguarda la questione pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, a nome del gruppo della Lega Nord, intervengo per respingere la pregiudiziale di costituzionalità su questo provvedimento, che dispone norme e proroghe di termini su una serie di problemi che spaziano tra le tante e varie funzioni dello Stato.
Si va dall'Agenzia delle entrate ai rimborsi fiscali, alla Scuola superiore dell'economia e delle finanze ai termovalorizzatori, ai consorzi di bonifica agli eventi alluvionali del Piemonte e della Valle d'Aosta alle università ed altro.
È logico, quindi, che, a fronte di ritardi su norme funzionali della pubblica amministrazione, si cerchi di prorogare di alcuni mesi i termini di scadenza, altrimenti si capisce benissimo che il sistema si blocca e non dà più risposte ai cittadini.Pag. 44
D'altronde, non si potrebbe neanche pretendere che per ogni scadenza di termini ci sia l'emanazione di un decreto a tale riguardo, perché, altrimenti, si inflazionerebbero i lavori dell'Aula stessa.
Il vero problema è un altro: bisogna cominciare a capire che la pubblica amministrazione, ma lo Stato in generale, non dà risposte tempestive, e oggi ne abbiamo la riprova; bisogna, quindi, intervenire sul funzionamento dello Stato.
Bisogna modificare l'attuale sistema, conferendo l'autogoverno alle regioni, ma un autogoverno che deve essere seguito anche dalle risorse per attuarlo, e che quindi va di pari passo con il federalismo fiscale. Per il raggiungimento di questi obiettivi ovviamente la Lega è da sempre in prima linea, e denuncia anche il fatto che, a fronte di dichiarazioni sentite questa mattina secondo cui senza il sud il nord non ce la fa, è giusto ricordare che le nostre cinque regioni, che ne mantengano altre quindici, ogni anno spendono 60 miliardi di euro in beneficenza. Queste risorse quindi, se rilasciate nei territori di provenienza, potrebbero essere la risposta per avere maggiori forze di polizia, maggiore personale negli enti locali, negli uffici decentrati nel territorio dei Ministeri, e non ci troveremmo più qui a dover sostenere dibattiti su proroghe di termini perché con esse non avremmo bisogno di prorogare assolutamente nulla. La risposta giusta non è dunque presentare delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, ma lavorare per far funzionare il sistema con le proposte che ho appena enunciato. Di qui il voto contrario del gruppo della Lega Nord alla questione pregiudiziale in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole e convinto di Italia dei Valori alla questione pregiudiziale illustrata dal collega Zaccaria. Non è stata, come ha detto l'onorevole Bianconi, una proposizione blanda e per dovere d'ufficio: la denuncia è stata forte! Voi ve la siete già sentita fare e ve la sentirete fare spesso, se continuerete su questa strada, cioè sulla strada dello schiacciamento delle prerogative del Parlamento e dei parlamentari da parte dell'Esecutivo.
Signor Presidente, l'altra sera presiedeva al suo posto l'onorevole Lupi. Ho chiesto che ci fosse la presenza del Governo, che era assente; il Vicepresidente Lupi ha risposto: non fa niente, parli con la Presidenza della Camera. Allora, forse non ho capito bene se ci sia una confusione tra Presidenza della Camera e Presidenza del Consiglio e Governo; se fosse così, si registrerebbe un'inammissibile immedesimazione dei poteri del Governo con quelli del Parlamento, e le prerogative di controllo del Parlamento non esisterebbero più. Noi di Italia dei Valori abbiamo più volte, in precedenza, denunciato quello che oramai non è più un rischio ma una prassi, e cioè quella per cui l'Esecutivo occupa il Parlamento, il Parlamento non è più in condizioni di esercitare la propria funzione di controllo affidatagli dalla Costituzione, e quindi sostanzialmente uno dei due poteri costituzionali rimane completamente assorbito e schiacciato nell'altro.
Ma noi abbiamo denunciato anche un altro gravissimo stravolgimento degli assetti costituzionali, ed è quello che anche oggi ha messo in evidenza l'onorevole Zaccaria. Lo stravolgimento consiste nel fatto che si approfitta di un decreto-legge, quindi di un treno in corsa che è stato emanato dal Presidente della Repubblica in un testo determinato, per agganciare tanti vagoni anche contrastanti col tenore e col senso del provvedimento emanato dal Presidente della Repubblica. Anche questo è un pericolosissimo stravolgimento che noi non solo ieri, non solo oggi ma sempre denunceremo.
Per non parlare poi delle torsioni che vengono fatte sulle prerogative dei parlamentari, sulle quali non c'erano precedenti. D'ora in poi voi potrete invocare il precedente di un provvedimento di legge, di un disegno di legge che arriva in Pag. 45Commissione in 36 ore, che arriva in Parlamento entro 48 ore, un provvedimento come quello cosiddetto «lodo Alfano» che incideva sulle prerogative degli organi costituzionali, e che voi, senza alcun precedente (noi ve li abbiamo chiesti e voi non ci avete risposto perché non ce n'erano) avete portato in Aula.
Ecco, noi dell'Italia dei valori denunciamo, insieme a tutte le opposizioni, ciò che è ormai in atto: un forte stravolgimento degli assetti costituzionali e una torsione - se non una compressione - delle prerogative del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Zaccaria ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 561
Votanti 524
Astenuti 37
Maggioranza 263
Hanno votato
223
Hanno votato
no 301).

Prendo atto che i deputati Mattesini, Vassallo e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che la deputata Cardinale ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Comunico che la discussione sulle linee generali del disegno di legge avrà luogo lunedì 28 luglio, dalle ore 11, con prosecuzione pomeridiana ed eventualmente notturna.

Seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 2) (ore 13,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008.
Ricordo che nella seduta del 23 luglio scorso si è conclusa la discussione congiunta.

(Replica dei deputati questori - Doc. VIII, nn. 1 e 2)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il questore, onorevole Albonetti.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, a nome dell'intero Collegio desidero ringraziare tutti coloro che ieri sera hanno avuto la pazienza di seguire l'illustrazione del bilancio e sono intervenuti sull'argomento: li voglio ringraziare per l'attenzione che ci hanno riservato e anche per la sostanziale condivisione che è stata manifestata in quest'Aula sia sulla relazione dell'onorevole Colucci sia sulle proposte di bilancio per il 2008.
Questo è il bilancio che era già stato approvato dall'Ufficio di Presidenza nella sua stesura iniziale il 19 dicembre 2007 e che, per questa ragione, aveva potuto per la prima volta chiamarsi «bilancio preventivo» nel vero senso dell'espressione, dando all'aggettivo il suo significato reale, poiché veniva approvato prima dell'inizio dell'esercizio finanziario cui si riferiva. Questo è anche il bilancio che, se non fosse intervenuta l'interruzione anticipata della legislatura, con le spese straordinarie ad essa connesse, aveva nella sua versione originaria realizzato un risultato assai significativo, e cioè la riduzione della spesa Pag. 46rispetto all'anno precedente, sia pure di un infinitesimo: un risultato che non scompare nel bilancio che presentiamo, e che consente, nonostante le spese straordinarie che abbiamo sostenuto, di tenere l'incremento entro l'1,5 per cento, e cioè sotto il livello dell'inflazione programmata (questo 1,5 per cento si realizza solo per effetto del necessario rimpinguamento del fondo di riserva).
Come sempre accade per un'istituzione che, nei suoi fondamenti, non deve risentire del mutare delle maggioranze politiche, vi è una continuità di indirizzi e linea politica - come è stato rilevato anche nel corso di taluni interventi - nel rigore nella spesa, nella trasparenza della gestione, nel senso di responsabilità, nella richiesta e nell'utilizzo delle risorse affidate.
Dal 2003, a cavallo quindi di tre legislature che hanno visto Presidenze diverse, abbiamo sempre fatto riferimento, nella richiesta di dotazione, non ad una spontaneità caso per caso, ma a parametri ben precisi: dapprima la scelta del parametro del PIL nominale, poi dallo scorso anno, in considerazione delle condizioni della finanza pubblica, la scelta di utilizzare come parametro l'inflazione programmata.
Naturalmente sappiamo tutti che non è una scelta indolore e senza conseguenze, la quale abbisogna di molta coerenza negli anni, anche perché è probabile che diventi un vincolo politico che si ripeterà nel tempo, e necessita di una sostenibilità negli esercizi finanziari che verranno e della necessità di mettere sotto controllo voci del bilancio di ordine strutturale che tendono, per loro natura, a crescere molto più del tasso di inflazione programmata. Essa abbisogna, quindi, di interventi che non siano palliativi, ma di natura strutturale. Naturalmente, come diceva l'onorevole Rosato nel suo intervento, l'intervento strutturale per eccellenza - la madre di tutti gli interventi strutturali - non può che essere la da tutti auspicata riforma istituzionale, che affronti il tema della riforma del Parlamento e del bicameralismo perfetto, della riduzione del numero dei parlamentari e della complessiva restituzione di efficienza ed efficacia al nostro lavoro.
Questo è sicuramente il modo più serio per affrontare il tema dei costi della politica e della sua efficacia, problema dei costi che è inversamente proporzionale al problema dell'efficacia. Infatti, una politica più efficace costa relativamente meno agli occhi dei cittadini; una politica che sia anche poco costosa, ma che risulti agli occhi dei cittadini incapace di affrontare e risolvere i loro problemi e di incidere sulla vita reale, risulta a sua volta sempre troppo costosa.
Nel frattempo, abbiamo tuttavia dimostrato che è possibile - anzi che è necessario - intervenire già ora per riorganizzare nel profondo la macchina della Camera e la conseguente struttura del suo bilancio, concentrando il più possibile le risorse intorno al cuore dell'attività politico-parlamentare, mantenendo così e consolidando l'eccellenza dei servizi e delle professionalità che ci è da tutti riconosciuta e intervenendo, invece, sui centri di costo sussidiario (come abbiamo cominciato a fare e come si evince da molte parti della relazione dell'onorevole Colucci).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 13,45)

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Abbiamo avviato nuove linee di politica del personale. Lo abbiamo fatto sia in sede di contrattazione del triennio che si andava concludendo e lo faremo in sede di contrattazione sul nuovo triennio contrattuale.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Abbiamo deciso il blocco selettivo del turn over e la riduzione delle spese per beni e servizi; abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo sistema pensionistico all'interno della struttura ed abbiamo provveduto alla riforma dei vitalizi. Naturalmente, molte Pag. 47di queste scelte mostreranno i loro effetti positivi soltanto negli anni a venire, ma vi sono comunque linee di lavoro di complessivo e progressivo rigore nella gestione dei conti e di trasparenza nella gestione dei rapporti e dei contratti, laddove abbiamo generalizzato il sistema delle gare d'appalto e delle procedure di evidenza pubblica.
Vengo ad alcune questioni sollevate dai parlamentari che sono intervenuti.
Il collega Tassone, partendo dalla constatazione che il Parlamento negli ultimi decenni ha ampliato notevolmente le proprie sedi, ha osservato che tale processo espansivo da un lato ha consentito un miglior collegamento con la società e i cittadini ma dall'altro ha comportato scelte, come quelle di prendere in locazione il complesso dei Palazzi Marini, che egli giudica sommariamente criticabili.
A tale riguardo, mi limito ad osservare che scelte di tale portata debbono forse essere valutate con riferimento alle condizioni storiche nelle quali furono assunte e che il fabbisogno di spazi, per l'esercizio delle funzioni parlamentari, è un'esigenza che è sempre stata considerata, oggi come allora, prioritaria dai gruppi parlamentari e dai singoli deputati. Quanto alle locazioni Marini, ricordo che su di esse l'Assemblea e l'Ufficio di Presidenza sono stati informati diffusamente in più occasioni da chi ci ha preceduti. A nostra volta abbiamo avuto occasione di dare conto delle più recenti iniziative assunte per superare le criticità legate alla dotazione di spazi per l'attività parlamentare. Spero, quindi, che il collega ci consenta di rinviare alla documentazione già esistente a verbale su tale tema.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi. Non stiamo discutendo di un argomento che non interessa. Esso interessa tutta l'Assemblea. Pertanto, lasciate parlare il questore Albonetti, per cortesia. Mi sembra che il comportamento dell'Assemblea non sia in linea con l'argomento che stiamo trattando.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. L'onorevole Tassone ha poi auspicato che l'indennità parlamentare possa essere sganciata dalla retribuzione dei magistrati. Si tratta, in questo caso, di una scelta che spetta al legislatore e non all'Ufficio di Presidenza o al Collegio dei questori. Merita ricordare, peraltro, che il collegamento dell'indennità parlamentare alla retribuzione dei più alti gradi della magistratura fu a suo tempo operato proprio per evitare che il Parlamento fosse, al tempo stesso, arbitro e parte in causa in una materia di tale delicatezza.
In riferimento alle osservazioni contenute nell'intervento dell'onorevole Barbieri e di altri, volte a garantire parità di trattamento tra senatori e deputati, l'approfondimento della materia era stato già avviato dal Collegio dei questori di Camera e Senato nella scorsa legislatura. Lo scioglimento anticipato della stessa ha determinato un'interruzione dell'attività istruttoria che, tuttavia, è attualmente in fase di riavvio come già detto prima. Quanto all'effettuazione di uno studio comparato delle indennità spettanti ai parlamentari italiani e di quelle percepite dai componenti di altri Parlamenti europei esso è stato effettuato nella scorsa legislatura e tale studio può essere messo a disposizione dei parlamentari che non l'abbiano ancora. In ogni caso, voglio dire che intendiamo proseguire sul terreno di un'analisi comparata con il funzionamento di altri Parlamenti di democrazie avanzate e mature, in modo tale da fare chiarezza sui confronti che, talvolta, vengono effettuati in maniera troppo sommaria.
Riguardo all'integrazione funzionale con il Senato ricordo che già nella scorsa legislatura maturò l'impulso di arrivare a tutte le possibili forme di collaborazione. Ciò è già avvenuto unificando le biblioteche di Camera e Senato. Altre forme di integrazione sono state avviate nell'ambito dei servizi di documentazione. Tali forme di integrazione funzionale e altre che matureranno a breve sono supportate da un parallelo processo di integrazione dei relativi sistemi informatici come, ad esempio, l'integrazione dei cataloghi delle due biblioteche e del sistema di invio delle convocazioni ai componenti delle Commissioni Pag. 48bicamerali. Per il futuro, si intende proseguire in tale direzione attraverso ulteriori forme di collaborazione e integrazione, naturalmente nel pieno rispetto del principio di autonomia costituzionale di ciascuna delle due Camere. Al riguardo si possono immaginare nel breve periodo forme di integrazione e di unificazione di alcuni servizi di comunicazione e informazioni resi all'utenza.
Nella discussione è emerso un generale apprezzamento per gli sforzi compiuti sul piano dell'informatizzazione e della riduzione dei documenti in formato cartaceo. Il Collegio dei questori proseguirà lungo tale strada favorendo l'aggiornamento tecnologico e la dematerializzazione dei processi all'interno della Camera, anche nel rapporto tra i servizi dell'amministrazione e i deputati. Da questo punto di vista la realizzazione del portale, la cui gara è in corso di aggiudicazione, potrà costituire un utile strumento per favorire tali forme di innovazione.
Questo vale, ad esempio, anche per la rassegna stampa, tema sul quale da un po' di tempo stiamo esercitandoci per tentare di dematerializzare e di passare dal cartaceo all'on-line; tuttavia, occorre farlo con la delicatezza necessaria affinché tutti i deputati possano usufruire di un servizio fondamentale.
Per quanto riguarda i contratti relativi alla ristorazione voglio ricordare che il Collegio dei questori, nella riunione del luglio 2008, ha stabilito l'indizione di un'apposita gara per l'affidamento di tutti i servizi di ristorazione per i deputati, per i self-service e per i bar e a tal fine ha deciso di allineare alla data del 9 marzo 2009, scadenza del periodo di affidamento sperimentale della gestione del ristorante dei deputati, anche le scadenze di tutti i contratti relativi ai self-service. Il capitolato di appalto è in fase avanzata di predisposizione.
Sul piano meramente contabile (sottolineo meramente contabile) già nel 2008 relativamente alla ristorazione per i deputati le misure adottate hanno comportato risparmi per un ammontare pari a 480 mila euro, ma in termini economici l'affidamento in gestione esterna del ristorante ha consentito, ottimizzando l'impiego delle risorse di personale disponibili, di realizzare un ulteriore duplice risparmio per un totale di oltre tre milioni di euro.
Per quanto riguarda la necessità di un maggior controllo sugli standard e sulla qualità di questo servizio abbiamo accentuato negli ultimi tempi, anche a seguito di molte segnalazioni e lamentele da parte di deputati, il processo di monitoraggio e di controllo a cui deve essere per forza sottoposta ogni procedura di outsourcing.
Per quanto riguarda la questione delle assenze del personale della Camera per malattia poste dall'onorevole Barbieri intendo, anzitutto, rassicurare il collega sul fatto che il fenomeno è oggetto di costante attenzione da parte del Collegio dei questori e del Comitato per gli affari del personale che hanno formulato all'amministrazione, nel corso del tempo e in particolare negli ultimi mesi, indirizzi volti a rafforzare gli accertamenti sulle malattie e a tenere sotto controllo l'andamento delle assenze per malattia di lunga durata. Altre misure di carattere strutturale potranno essere assunte in base alle norme vigenti in materia di relazioni sindacali attraverso il necessario confronto in sede contrattuale con le organizzazioni sindacali della Camera.
Informo, infine, che la Camera dei deputati sta completando insieme agli organi costituzionali un'attività istruttoria finalizzata alla predisposizione di dati statistici aggregati e comparati relativi alla gestione dei rapporti di lavoro del personale. Posso dire al collega Barbieri che, anche in ragione della peculiarità della prestazione che viene chiesta ai nostri dipendenti, i dati sulle assenze per malattia del personale vanno letti congiuntamente alle statistiche sulle ore lavorate in aggiunta all'orario settimanale. Trasformando in giorni tali prestazioni aggiuntive che, va ricordato, non comportano una retribuzione ulteriore, i dati sull'assenza del personale della Camera possono ritenersi Pag. 49inferiori ai dati relativi ai settori pubblici assimilabili alla nostra amministrazione.
L'affollamento del Transatlantico con la conseguente riduzione degli spazi a disposizione dei parlamentari è stato oggetto di particolare attenzione da parte dei deputati e dei questori nell'ambito del Comitato per la sicurezza. In particolare, per quanto riguarda l'autorizzazione di accesso al Transatlantico del personale dei gruppi parlamentari il notevole decremento del numero dei gruppi ha consentito l'adozione di una nuova normativa che, pur assicurando la necessaria funzionalità, ha ridotto il numero di tali autorizzazioni.
Per quanto riguarda i giornalisti, che costituiscono la maggior parte delle persone che accedono e sostano nel Transatlantico e nelle immediate adiacenze dell'Aula, si ricorda che, per lunga e consolidata tradizione, il rilascio dei loro permessi è accordato sulla base delle comunicazioni dell'Associazione della stampa parlamentare. Il Collegio dei questori ha già convenuto sull'opportunità di avviare con la predetta Associazione un confronto per la definizione di criteri che consentano di contemperare le esigenze dell'informazione con l'indispensabile livello di fruibilità degli spazi del Parlamento da parte dei deputati.
Vorrei concludere con una considerazione di carattere generale che è emersa in molti interventi.
La preoccupazione è che nella fase storica che stiamo vivendo nelle democrazie avanzate e mature e, quindi, anche nella nostra ciò che è discussione nel mutamento degli orientamenti dell'opinione pubblica e dei sistemi politici sia la centralità del Parlamento e la forza delle democrazie parlamentari e delle democrazie organizzate della rappresentanza. È una preoccupazione legittima, ne abbiamo parlato a lungo anche nella relazione che abbiamo tenuto lo scorso anno sul bilancio e alla quale rimando per ogni approfondimento.
Voglio solo dire che in questi anni abbiamo sempre difeso le prerogative del Parlamento e dei parlamentari, anzi abbiamo a lungo sottolineato che ogni iniziativa volta a rendere la politica più sobria non è succube di una campagna talvolta assolutamente inaccettabile, ma muove dalla convinzione che una politica e un Parlamento più sobri e più autorevoli rendano a loro volta più autorevole anche il nostro lavoro e la nostra attività (Applausi).

(Esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - Doc. VIII, n. 2).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/Doc. VIII, n. 2/17, relativo ai criteri di ammissibilità degli atti di sindacato ispettivo, che non riguarda le attribuzioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori.
Il deputato questore, onorevole Mazzocchi, ha facoltà di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, accettando la celerità auspicata da tante parti di questo consesso, cercherò di essere brevissimo, tenendo presente che i 21 ordini del giorno presentati sono stati per la maggior parte accettati, tranne due e alcuni accolti come raccomandazione. Tra l'altro, ringrazio tutti i colleghi, perché attraverso i loro ordini del giorno hanno voluto tendere ad una migliore funzionalità della Camera dei deputati e dei suoi rappresentanti e, soprattutto, molti di questi ordini del giorno sono tesi ad una maggiore qualificazione e professionalità del nostro personale.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzocchi, mi scusi se la interrompo per una comunicazione. Siccome mi è stato chiesto di consentire che i componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Pag. 50convocata per le 14, ci raggiungano per le votazioni, potrei dire ai colleghi che i voti non avverranno prima delle 14.45. In questo modo, ognuno si può regolare di conseguenza. Prego, onorevole questore Mazzocchi, prosegua.

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. Gli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 2/1 e Rosato n. 9/Doc. VIII, n. 2/6 sono accettati a condizione che il dispositivo termini con le parole «proroga della validità della graduatoria» espungendo la parte successiva. Credo che i colleghi siano d'accordo.
Gli ordini del giorno Nucara n. 9/Doc. VIII, n. 2/2 e Iannuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 2/14 sono accettati a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di limitarsi alla sola proroga delle graduatorie dei concorsi da documentarista della professionalità generale e segretario parlamentare di II livello. Gli ordini del giorno Giachetti n. 9/Doc. VIII, n. 2/3 e Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 2/4 sono accettati.
L'ordine del giorno Antonione n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 è accettato, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere al primo capoverso del dispositivo le parole: «in misura comunque non inferiore a quella del 2007» e che il secondo capoverso del dispositivo sia soppresso.
L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, è accolto come raccomandazione in quanto esiste già un confronto con il Senato sulle tematiche giustamente esposte dall'onorevole Bernardini e da altri colleghi.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/8, n. 9/Doc. VIII, n. 2/9 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/10, tutti molto interessanti, sono accolti come raccomandazione, in quanto come il precedente ordine del giorno essi si riferiscono a tematiche di confronto che stiamo attuando tra il Collegio dei questori della Camera e quello del Senato.
L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/11 può essere accolto come raccomandazione ad assicurare una più rapida deliberazione dell'Ufficio di Presidenza per il bilancio e ad un miglioramento della leggibilità dei documenti di bilancio, secondo le proposte che il Collegio si riserva di proporre alla Presidenza. L'onorevole Bernardini giustamente chiede che i documenti di bilancio e i relativi allegati siano presentati in Aula entro il mese di marzo e resi disponibile anche sul sito web della Camera. Mi sembra, quindi, accoglibile come raccomandazione questo ordine del giorno proprio perché contiene questa giusta osservazione che porteremo avanti come Collegio dei Questori nell'Ufficio di Presidenza.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12, esso può essere accolto come raccomandazione purché venga riformulato sopprimendo nell'ultima parte del dispositivo le parole da: «affinché» fino alla fine del periodo. L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13 è accettato.
L'ordine del giorno Lombardo n. 9/Doc. VIII, n.2/15 viene accettato con l'avvertenza però, in ordine alla trasmissione digitale degli atti di iniziativa parlamentare, che sarà necessario definire in particolare i profili tecnici relativi all'autenticazione della provenienza e all'orario della trasmissione del documento. Restano fermi gli aspetti regolamentari che potranno essere esaminati dagli organi competenti.
L'ordine del giorno Belcastro n. 9/Doc. VIII, n. 2/16 chiede che sia reintrodotto per i gruppi parlamentari l'accesso al servizio informatizzato Volopress, o altro equipollente, relativo alla stampa locale. Si osserva a tale riguardo che, pur essendo questa richiesta interessante, tuttavia la dismissione del servizio è stata operata proprio all'esito di una specifica sperimentazione che purtroppo ha dato un risultato negativo: è emerso un utilizzo limitato, limitatissimo, se me lo consentite, da parte dei deputati. Pertanto invitiamo i presentatori al ritiro del presente ordine del giorno, fermo restando però, lo dico con molta chiarezza, l'impegno del Collegio dei Questori a valutare modalità per favorire l'accesso dei deputati alla stampa locale.Pag. 51
Invitiamo i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/Doc. VIII, n. 2/18, poiché il contributo per mantenere il rapporto tra eletti ed elettori - esiste a tal proposito una deliberazione del 2000 - può essere utilizzato dagli stessi deputati per qualsiasi attività connessa all'esercizio del mandato parlamentare e quindi anche, ma non solo, per retribuire uno o più collaboratori. Quanto al rapporto giuridico intercorrente tra deputato e collaboratore, le parti hanno ampia discrezionalità che di fatto consiste nella possibilità di regolare il rapporto secondo le diverse tipologie contrattuali, mi riferisco al lavoro subordinato, alla collaborazione a progetto, al lavoro autonomo. Cosa del resto giustificata dal particolare rapporto fiduciario che lega il deputato ai propri collaboratori, nonché dal fatto che le attività svolte dai collaboratori stessi possono in concreto assumere caratteristiche molto diverse tra loro. È noto che, con le recenti deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza del 13 marzo e del 5 luglio 2007, la Camera dei deputati ha inteso favorire la trasparenza nei rapporti giuridici tra deputati e loro collaboratori, senza tuttavia intromettersi direttamente in tale rapporto, ma stabilendo il principio secondo il quale l'accredito alle sedi della Camera può essere richiesto solo per i collaboratori che abbiano con il deputato un contratto di lavoro a titolo oneroso, nonché verificando, attraverso la presentazione di idonea documentazione, la regolarità del contratto rispetto alla disciplina vigente. Per questi motivi invitiamo, lo ripeto, il collega Lo Monte e gli altri presentatori al ritiro perché la normativa prevista, che voi giustamente avete richiamato, è chiara.
L'ordine del giorno Commercio n. 9/Doc. VIII, n. 2/19 chiede che vengano assegnati, secondo il principio di pari dignità a tutti i gruppi parlamentari e a tutte le componenti politiche del gruppo Misto, locali e spazi adeguati per le proprie presidenza ed uffici, ubicati in modo da consentire un agevole svolgimento delle loro funzioni. Ciò è auspicabile, collega Commercio, però come lei sa gli spazi a disposizione sono ripartiti secondo il criterio regolamentare della consistenza numerica dei gruppi. Tuttavia, in quest'ambito crediamo che sia utile il suo ordine del giorno per valutare la possibilità, nell'ambito delle compatibilità di bilancio, di venire incontro alla sua richiesta.
L'ordine del giorno Sardelli n. 9/Doc. VIII, n. 2/20 può essere accolto come raccomandazione. L'onorevole Sardelli chiede che per l'utilizzo dei locali della Camera, al fine dello svolgimento di convegni o iniziative promossi dai gruppi o da deputati, venga richiesto, come al Senato, il pagamento di un contributo.
È giusto quanto i presentatori chiedono, il Collegio dei Questori sta valutando come poter coordinarsi con il Senato, per far pagare - laddove sia necessario - l'utilizzo di questi locali, fermo restando che per altre utilizzazioni, per fini benefici o ad altri scopi che si stabiliranno, continuerà ad essere gratuito. Tuttavia, anche questo ordine del giorno viene accolto come raccomandazione.
Infine, l'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 2/21 è accettato.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ritengo offensivo il modo con cui si sta discutendo del bilancio interno della Camera. Lei ha acconsentito al fatto che molti deputati siano andati alla riunione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi; quindi, questi deputati non sapranno niente di ciò che si è discusso in Aula in merito agli ordini del giorno e poi verranno qui a votarli. Ritengo che già le modalità di discussione del bilancio interno siano semplicemente vergognose, perché non si sono date nemmeno le quarantotto ore, di cui oggi parlano Gian Antonio Stella e Rizzo con riferimento al Senato, qui ci sono state date ventiquattro ore e abbiamo dovuto presentare in fretta e furia gli ordini del giorno.Pag. 52
Credo che non sia rispettoso del popolo italiano quello che stiamo facendo in quest'Aula, con tutte le cose che non vanno e che possono essere modificate in seno al bilancio interno della Camera dei deputati. Quindi, Presidente, chiedo che sia sospesa la seduta e che si riprenda quando tutte le Commissioni sono sconvocate.

MARIO VALDUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, intervengo per associarmi in qualche modo, anche se per altre motivazioni, a quanto diceva poc'anzi la collega Bernardini, perché in settanta giorni non siamo riusciti ad audire in Commissione il Ministro Matteoli a causa della schizofrenia dei lavori dell'Aula. Mi auguro, pertanto, che da settembre si possa lavorare in Commissione con un'organizzazione dei lavori più razionale. Avevamo convocato alle 14,30, per la seconda volta, il Ministro Matteoli per l'illustrazione delle linee programmatiche del suo Ministero per la legislatura, che ormai si è avviata da oltre settanta giorni e, ancora una volta, corriamo il rischio di veder saltare l'audizione del Ministro per il modo in cui si sono sviluppati i lavori parlamentari.
Quindi, associandomi all'intervento precedente, faccio mia la richiesta di procedere ad una sospensione, ma chiedo anche di fissare l'inizio dei lavori parlamentari in modo da consentire almeno di ascoltare la relazione programmatica del Ministro, per poi rinviare il dibattito sulla stessa a settembre.

PRESIDENTE. Comprendo le ragioni sia della collega Bernardini sia del presidente Valducci; tuttavia non sfuggirà agli occhi di tutti i colleghi che la Presidenza non poteva non accogliere le richieste di chi, quale componente della Commissione di vigilanza, ha chiesto di non passare ai voti, o quanto meno di procedere ad una sospensione della seduta. Dato che non potevo interrompere l'intervento sugli ordini del giorno del collega Mazzocchi, era già in mente, non Dei, ma mia, la necessità di sospendere comunque la seduta dopo questa fase fino alle 14,45, come avevo già preannunziato - pur dicendo che non si sarebbe votato - a tutti i colleghi che poi sono andati via, non perché glie l'abbia consentito io, ma perché evidentemente non erano interessati agli ordini del giorno che stava richiamando il questore Mazzocchi.
Pertanto, sospendo la seduta fino alle 14,45, perché così è stato legittimamente chiesto dai componenti della Commissione di vigilanza.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 14,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bonaiuti, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cosentino, Cota, Crosetto, Fitto, Frattini, Gelmini, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lombardo, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Menia, Migliori, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Rotondi, Scaglia, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione congiunta.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 2)

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta l'onorevole Mazzocchi Pag. 53ha espresso, a nome del Collegio dei questori, il parere sugli ordini del giorno presentati.
Avverto che gli ordini del giorno Lo Monte n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 e Sardelli n. 9/Doc. VIII, n. 2/20 sono stati ritirati dai presentatori.
Il questore Mazzocchi ha chiesto di precisare il parere in relazione ad alcuni ordini del giorno. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire il parere sugli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 2/1 e Rosato n. 9/Doc. VIII, n. 2/6. I presentatori sono concordi con la riformulazione degli ordini del giorno, tuttavia volevano un chiarimento in merito alle graduatorie in corso. Quindi, possiamo dire che il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza si riservano, in relazione all'eventuale manifestarsi di gravi carenze organiche nel corso dell'anno 2008 e nel rispetto dell'indirizzo generale di contenimento dei costi di bilancio per il personale, di considerare la possibilità di un ricorso alle graduatorie medesime.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Quartiani 9/Doc. VIII, n. 2/21, si accoglie con una riformulazione. Collega Quartiani, accogliamo il suo ordine del giorno in termini di ulteriore sviluppo dell'integrazione dei metodi e dei prodotti, a condizione che siano soppresse le parole da «nominando un board scientifico» fino alle parole «autorevolezza della struttura», per l'esigenza di tutelare la piena autonomia delle strutture e dei loro metodi, fermo restando il confronto con gli esperti esterni secondo di indirizzi già in atto. Quindi, se il collega Quartiani è d'accordo con tale riformulazione, possiamo accettare il suo ordine del giorno che riconosco è molto interessante.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Osvaldo Napoli accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/1, accettato dal Collegio dei questori.
Prendo atto che l'onorevole Nucara accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/2, accettato dal Collegio dei questori e che l'onorevole Giachetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/3, accolto nei termini precisati dal Collegio dei questori. Ricordo che l'ordine del giorno Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 2/4 è stato accettato dal Collegio dei questori.
Prendo atto che l'onorevole Antonione accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/5, accettato dal Collegio dei questori.
Prendo atto che l'onorevole Rosato accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/6, accettato dal Collegio dei questori.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, accolto come raccomandazione nei termini precisati dal Collegio dei questori.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, dato il disinteresse, visto il poco interesse che ha avuto il bilancio interno della Camera in quest'Aula, parlerò almeno per gli ascoltatori di Radio radicale che segue in diretta le sedute.
Il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7 chiede che siano eliminati i privilegi - perché di veri e propri privilegi si tratta - per i deputati cessati dal mandato (Commenti) e, in particolare...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

RITA BERNARDINI. So che questi privilegi possono piacere a qualche deputato. Pag. 54Si tratta degli spostamenti ferroviari: chi è cessato dal proprio mandato può continuare a circolare in treno senza pagare, così come può continuare a non pagare i pedaggi autostradali ed ha diritto a viaggi aerei per un certo ammontare. Noi chiediamo semplicemente che questi privilegi siano finalmente aboliti.
Sinceramente, per quanto mi riguarda, non mi accontento che il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7 sia stato accolto come raccomandazione, ma chiedo all'Aula, di fronte a chi ci sta ascoltando in Italia - solo loro, purtroppo, perché sappiamo come funziona la RAI TV - che si assuma la responsabilità di dire «sì» o «no» a questi privilegi. Insisto, pertanto, per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7 (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi (Commenti). Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non capisco il senso di questo rumoreggiamento.

ANTONIO BORGHESI. Non voglio fare polemica con la collega, che non era presente ieri sera, quando si è svolta in quest'Aula la discussione congiunta sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio della Camera, durante la quale, nel mio intervento, ho già posto esattamente ai colleghi questori questo tipo di problema: ho chiesto, infatti, di riflettere sulla cifra che spendiamo per i deputati cessati - pari a un milione 200 mila euro all'anno - e di rivederla.
Peraltro, ho chiesto anche una riflessione sulla revisione e sull'applicazione ai deputati cessati delle stesse regole per l'assegno vitalizio previste per i nuovi deputati eletti in questa legislatura. Credo che ciò si possa realizzare, perché tra un po' la situazione esistente non sarà più sostenibile, tenendo presente che le nostre contribuzioni per i vitalizi coprono circa il 15 per cento di quanto viene erogato. I questori, in quella sede, hanno ribadito che stanno già lavorando su tale aspetto e, per questo motivo, non ho ritenuto di dover presentare ordini del giorno in tal senso.

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. Onorevoli colleghi, ritengo di essere stato abbastanza esplicativo, stamattina, con la collega Bernardini e, tra l'altro, sono contento anche dell'intervento del collega Borghesi.
Noi non respingiamo le osservazioni presentate negli ordini del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/8, Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/9 e Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/10, ma vogliamo sottolineare come essi si riferiscano allo status di deputato e trovino corrispondenza in analoghi istituti previsti dal Senato.
I Collegi dei questori del Senato e della Camera dei deputati hanno istituito, nel maggio 2008, un tavolo tecnico per vedere come uniformare i trattamenti sia del Senato sia della Camera dei deputati. Onorevole Bernardini, lei ha ragione quando solleva alcune questioni, ma potrei dire, ad esempio, che i deputati guadagnano molto meno, anzi non molto ma meno dei senatori. Dobbiamo, pertanto, uniformare un po' tutto. In quest'ottica, il Collegio dei questori aveva accolto come raccomandazione il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, accolto come raccomandazione?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, credo che di fronte a privilegi non esistano tavoli tecnici (Commenti). Insisto, pertanto, per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7.

Pag. 55

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, avrei preferito discutere, come altri colleghi, delle questioni contenute negli ordini del giorno Bernardini nn. 9/Doc. VIII, n.2/7, 9/Doc. VIII, n.2/8 e 9/Doc. VIII, n.2/9 all'interno di quell'impegno continuativo che questa Assemblea, il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza hanno perseguito, dalla scorsa legislatura in poi, di riduzione delle spese, di razionalizzazione, di contenimento e di riduzione delle disponibilità dei singoli deputati. Avremmo voluto discutere all'interno di un ragionamento complessivo che, quindi, non può essere demagogico e alla rincorsa di un populismo d'accatto dell'ultima ora (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro ), ma all'interno di una logica che vede questa Assemblea contribuire come tutti cittadini italiani e prima ancora di tutti cittadini italiani, a una politica di risanamento di bilancio, di razionalizzazione delle spese e di efficienza delle istituzione, così come è dovuto al Paese.
Ecco perché, anche se sono costretto a votare un ordine del giorno «inventato» all'ultimo momento, non mi sottrarrò alla necessità di dichiarare che la questione, così come posta, ci pone nella condizione di dover «prendere o lasciare». Naturalmente la «prenderò», ovvero voterò a favore, pur sapendo di non aver fatto una buona cosa e di non aver consentito né agli italiani, né all'Assemblea, di capire esattamente di che cosa stiamo discutendo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n.2/7, non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 474
Astenuti 26
Maggioranza 238
Hanno votato
143
Hanno votato
no 331).
Prendo atto che la deputata Argertin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Arturo Mario Luigi Parisi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Chiedo all'onorevole Bernardini se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n.2/8, accolto come raccomandazione.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare perché l'ordine del giorno è molto importante e riguarda, non come l'altro, i deputati non più in carica, ma quelli in carica (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, credo che, siccome stiamo discutendo di questioni che ci riguardano, questo rumoreggiare non ci fa onore e più confusione vi è in Aula e più tempo si impiega. Onorevole Bernardini, continui per cortesia.

MANUELA DAL LAGO. Il rispetto del Regolamento!

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, per favore.

MANUELA DAL LAGO. Lei deve far rispettare il Regolamento!

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la prego di continuare.

Pag. 56

RITA BERNARDINI. Questo ordine del giorno riguarda i deputati in carica e in particolare la somma mensile di 4190 euro che viene attribuita a titolo di rimborso forfettario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Credo che non ci dovrebbe essere alcun deputato contrario a questo ordine del giorno...

GIANPAOLO DOZZO. Il Regolamento!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo la richiamo all'ordine (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Continui onorevole Bernardini.

RITA BERNARDINI. Chiediamo semplicemente che ciascun deputato documenti le spese e che il rendiconto dei rapporti con il Collegio sia pubblicato sul sito Internet della Camera: la massima trasparenza anche su questo fronte. Chiedo, quindi, che l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/8 sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/8, non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 463
Astenuti 36
Maggioranza 232
Hanno votato
173
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo altresì atto che il deputato Galletti ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Bernardini se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/9, accolto come raccomandazione dal Collegio dei questori.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente... (Commenti - Una voce dai banchi del gruppo Lega Nord Padania: «Vai a spacciare»).
Non accetto il parere espresso dal Collegio dei questori e mi meraviglio che soprattutto i deputati della Lega siano molto eccitati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi hanno rivolto un invito sul quale interverrò per fatto personale, perché il signore che ha urlato «vada a spacciare» dovrebbe sapere che, personalmente, io ho fatto disobbedienze civili di cessione gratuita e non ho mai spacciato (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e ho subito i processi mentre c'è chi, invece, i processi li vuole evitare.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, come lei stessa ha detto, interverrà per fatto personale alla fine della seduta, adesso si attenga all'argomento.

RITA BERNARDINI. Però, Presidente, la prego di riprendere chi mi invita ad andare a spacciare.

PRESIDENTE. Le darò volentieri la parola. Prego onorevole Bernardini.

RITA BERNARDINI. Allora dico che sono molto meravigliata che i colleghi della Lega non acconsentano a questi ordini del giorno, perché, per esempio, il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n.2/9 riguarda le spese telefoniche. Anche in questo caso noi chiediamo semplicemente che queste spese (per le quali non pretendiamo l'eliminazione del rimborso) siano assoggettate ad imposizione fiscale a fronte di fatture relative alle utenze telefoniche e che non ci sia semplicemente Pag. 57l'accredito sul conto del deputato. Questo è quello che chiediamo, lo ripeto: imposizione fiscale e fatture per le spese telefoniche.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente intervengo sull'ordine dei lavori. Noi mugugniamo molto perché le chiediamo il rispetto del Regolamento. Il rispetto del Regolamento è che un onorevole interpellato in questa fase deve dire «accetto» o «non accetto», altrimenti continuiamo a fare comizi.
Detto questo, sempre nel rispetto del Regolamento della Camera e del risparmio che giustamente la Camera deve fare (soprattutto lo deve fare questo Paese), viste le difficoltà dei nostri cittadini, io chiedo che cominciamo a rispettare i cittadini, a partire da Radio radicale, che non chieda più soldi allo Stato italiano per mantenersi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ETTORE PIROVANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, la collega Dal Lago mi ha preceduto, ma vorrei aggiungere anche che, parlando con alcuni colleghi della Lega, non credo che loro si sentano molto eccitati sentendo le argomentazioni che la collega Bernardini sta svolgendo a solo uso e consumo di una pubblicità gratuita che si stanno facendo su Radio radicale. Credo che lei debba rispettare e far rispettare il Regolamento. Siamo in sede di dichiarazione di voto su ordini del giorno che sappiamo benissimo quanto valgano. Lo ripeto, a meno che non ci abbiano distribuito qualcosa al ristorante, non ci sentiamo eccitati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, è molto semplice. Io penso che in questa Aula nessun collega possa dire ad un altro collega «vai a spacciare» perché significa citare un reato (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Guardate, non mi impaurite neanche un po', proprio non mi fate paura neanche un grammo. State tranquilli e potete abbassare la voce perché continuerò a parlare. Per fortuna c'è una personalità integerrima che presiede la Camera in questo momento e mi farà parlare (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
In questa Aula - secondo me Presidente, ma mi corregga se sbaglio - nessun collega ha il diritto di dire ad un altro collega «vai a spacciare». Vi sono opinioni concordi o difformi con quanto espresso dalla collega Bernardini, ma «vai a spacciare» non si dice a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo per motivare il mio voto contrario all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/9 in questione e, in parte, anche a quello precedente. La collega Bernardini nel presentare i suoi argomenti ha parlato di trasparenza e di imponibilità fiscale. Vorrei ricordare che su questi temi non è bello maramaldeggiare e dovremmo stabilire, ad esempio, che sarebbe del tutto legittimo dover documentare centesimo per centesimo quello che si spende per il rapporto del politico con il territorio di elezione, qualora avessimo dei rimborsi a piè di lista. Ma avendo rimborsi di natura forfettaria, che non possono essere oltrepassati, non c'è alcuna ragione di offrire una documentazione di alcun tipo, perché questo non attiene all'azione del parlamentare Pag. 58e al suo lavoro e, quindi, la trasparenza sotto tale profilo è del tutto ingiustificata.
Quanto all'imponibilità fiscale del rimborso telefonico, quest'ultimo non è elemento costitutivo del reddito ma è parte dell'attività di spesa di una organizzazione per il funzionamento dell'attività dei suoi membri che ne fanno parte e sarebbe come dire che, in un'azienda, i dipendenti che usano il telefono per lavorare, alla fine del mese, si vedono attribuiti i costi telefonici e su essi sono obbligati a pagare le tasse. Mi chiedo da quale fiscalista si serva la collega Bernardini. Per questo voterò contro l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola agli altri colleghi, vorrei precisare, in maniera particolare all'onorevole Dal Lago e all'onorevole Pirovano, che l'argomento del quale stiamo discutendo e sul quale stiamo votando, riguarda materia relativa al funzionamento interno della Camera. Per lo svolgimento di questi lavori non ci si rifà agli articoli del Regolamento della Camera concernenti la trattazione degli ordini del giorno nel procedimento legislativo. Tant'è vero che, al contrario di quanto accade per la presentazione degli ordini del giorno su provvedimenti di carattere generale in riferimento ai quali un deputato può presentare solo un ordine del giorno, sul bilancio interno può presentare più ordini del giorno. Pertanto, anche la discussione e le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno avvengono nel rispetto di disposizioni del Regolamento della Camera che non attengono al procedimento legislativo.
Da questo punto di vista, vorrei rassicurare i due parlamentari che mi hanno richiamato al rispetto del Regolamento sul fatto che lo sto rispettando e lo sto interpretando - penso anche - nell'interesse di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché ritengo che la superficialità su temi che riguardano le nostre prerogative non sarebbe bene accolta dagli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
In secondo luogo, l'onorevole Fiano mi ha giustamente sottolineato un aspetto: le faccio notare che, infatti, i colleghi erano stati richiamati proprio per le espressioni inadeguate che avevano usato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non alimento questo dibattito, voglio solo dire che noi su questi ordini del giorno ci asteniamo per la semplice ragione che il Collegio dei questori li ha accolti come raccomandazione. Lo ha fatto con uno scrupolo a cui raramente si assiste nell'ambito delle aule parlamentari. Il Collegio dei questori, che rappresenta tutti e nel quale noi abbiamo piena fiducia, ha proceduto nei mesi scorsi - lo sta facendo ancora, lo ha fatto il collega Albonetti e il collega Colucci nella scorsa legislatura - ad un'operazione di potatura molto forte, per cui adesso è inutile che qui facciamo la gara a chi è più bravo a presentare un ordine del giorno finalizzato soltanto ad un'operazione pubblicitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi abbiamo fiducia nel Collegio dei questori, nell'amministrazione della Camera che raramente si trova ad essere confrontabile con altre amministrazioni, perché quella della Camera è una grande amministrazione di serie A1. Pertanto, anche se ne apprezziamo l'intento, ci asterremo nella votazione di questi ordini del giorno, perché votarli è di per sé un atto di sfiducia nei confronti dei questori che hanno detto che se ne fanno carico (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ribadisco quanto detto prima: noi Pag. 59non abbiamo ritenuto di presentare un ordine del giorno proprio perché il Collegio dei questori ha già garantito, nei suoi interventi, di perseguire questi obiettivi, ma aggiungo che abbiamo anche avanzato proposte di legge per andare verso gli obiettivi indicati dalla collega.
Vorrei poi dire che abbiamo presentato anche proposte di legge affinché i contributi all'editoria siano cancellati, non solo per i partiti, ma per tutti. Allora, ricordo a qualche collega che è intervenuto prima che il giornale, organo di un partito qui presente, cioè la Padania, di milioni di euro ne riceve parecchi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e, se dovessi proprio scegliere a chi toglierli per primo, non opterei certo per Radio Radicale, che è sempre stata lo strumento che ha permesso a tutti gli italiani di sapere con trasparenza cosa succede qui dentro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto velocemente devo solo dire una cosa.

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, per favore!

CLAUDIO D'AMICO. Questa discussione è assolutamente strumentale, perché chi adesso sta facendo questo «cinema» faceva parte della maggioranza nella scorsa legislatura, con un Presidente della Camera di Rifondazione Comunista, con un Ufficio di Presidenza a maggioranza di centrosinistra, tra cui anche i radicali. Voi non avete cambiato queste cose; conseguentemente, ricordarlo ora è solo strumentale. Oggi vi è un Ufficio di Presidenza che sta lavorando proprio per il taglio dei costi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo delle Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, non posso ridarle la parola perché è già intervenuta.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9 /Doc. VIII, n. 2/10, accolto come raccomandazione nei termini precisati dal questore.
Onorevole Bernardini, insiste per la votazione? O sì o no, la pregherei di essere concisa.

RITA BERNARDINI. Su questo ordine del giorno voglio intervenire (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Siccome ho appena dichiarato che vi è una prassi che lo consente, pregherei però anche lei di non esagerare.

RITA BERNARDINI. Va bene, però, signor Presidente, mi pare che in quest'Aula siano state dette molte cose. Intanto, sottolineo con favore il fatto che finalmente nell'Aula di Montecitorio si svolge un dibattito sul bilancio interno della Camera. Vedo che i colleghi si sono molto animati: altrimenti, avrebbero semplicemente premuto il bottone e preso le valigie, pronte per andarsene a casa (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, per favore!

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9 /Doc. VIII, n. 2/10 di cui sono prima firmataria riguarda sempre i rimborsi forfettari, in questo caso per le spese di trasferimento dalla residenza all'aeroporto, che non sono assoggettate ad imposizione fiscale. In più, preciso che chiediamo anche il mancato riconoscimento Pag. 60di queste somme per chi dispone di auto di servizio, mentre sembra che invece le percepiscano.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, voglio sommessamente ricordare all'Assemblea, ma soprattutto alla proponente, che qualora l'ordine del giorno in esame venisse accolto e i questori dovessero accettare una linea di questo genere, ne deriverebbe semplicemente una conseguenza: la detraibilità dei costi da parte del parlamentare nell'acquisto del mezzo, cioè dell'auto, e di quanto necessario, come avviene nelle altre attività. Sono quindi convinto che, alla luce di questa mia riflessione - e spero che l'onorevole Bernardini voglia documentarsi - alla fine, al di là del bilancio della Camera, il rapporto costo-beneficio vedrebbe soccombere lo Stato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, se mi deve dire che non abbiamo votato l'ordine del giorno Bernardini n. 9 /Doc. VIII, n. 2/9 lo so, grazie. Prego, ha facoltà di parlare.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lo sapevo che lei lo sapeva perché l'onorevole Quartiani lo aveva già detto.
Signor Presidente, vorrei solo dire che sto seguendo il dibattito, che ho presentato ordini del giorno e che li sto votando secondo conoscenza. Ritengo - se posso permettermi - che questo dibattito sta anche un po' deviando e con toni, francamente, poco accettabili. Affermo ciò con rammarico, perché sto votando a favore degli ordini del giorno presentati dalla collega Bernardini, anche se non mi sfugge che, però - vivaddio - ognuno di noi qui dentro esprime come vuole il proprio orientamento, sulla base del mandato ricevuto. Tuttavia, credo che ciò non sia accettabile perché, in questo senso, non prendiamo lezioni da nessuno. Noi non è che aspettavamo l'arrivo della delegazione radicale per discutere di bilancio interno della Camera dei deputati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!
Pertanto, chiedo sobrietà - che giustamente anche la collega Bernardini chiede ai colleghi della Lega Nord - anzi il rispetto, che è dovuto a ciascuno di noi, che io porto, così come porto amicizia anche nei confronti della Bernardini e dei colleghi radicali. Tuttavia, è necessaria sobrietà anche dall'altra parte, perché alcuni di noi si trovano in questa sede da alcune legislature, altri da tante e il bilancio interno viene approvato con tutte le caratteristiche con le quali viene approvato, così come viene approvato il bilancio dello Stato e gli altri provvedimenti (bene o male lo giudicheranno gli elettori): anche se non vi è la delegazione radicale che ce lo segnala, lo facciamo tranquillamente (Applausi).

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che i presentatori degli ordini del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII n. 2/9 e n. 9/Doc. VIII n. 2/10 insistono per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII n. 2/9, non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 409
Astenuti 99
Maggioranza 205
Hanno votato
106
Hanno votato
no 303).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.Pag. 61
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/10, non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 396
Astenuti 102
Maggioranza 199
Hanno votato
103
Hanno votato
no 293).

Prendo atto che i deputati Argentin, Realacci e Lo Moro, hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati De Poli e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/11, accolto come raccomandazione nei termini precisati dal Collegio dei questori.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Bernardini, il richiamo alla sobrietà che le ha rivolto l'onorevole Giachetti viene fatto proprio dalla Presidenza.

RITA BERNARDINI. Se lei mi richiama alla sobrietà, devo rispondere che il metodo con il quale si è discusso del bilancio interno della Camera è semplicemente vergognoso (Commenti). È stato anticipato di un giorno, abbiamo avuto poche ore per presentare gli ordini del giorno e credo che dovremmo riflettere un po' di più sulle spese che riguardano quest'Aula. Quindi, sono abbastanza arrabbiata...

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, le censuro il termine che ha usato e si attenga al tema, per favore.

RITA BERNARDINI. L'ordine del giorno in oggetto è particolarmente importante, perché riguarda la trasparenza del bilancio interno della Camera. Quello che chiediamo è che i documenti di bilancio vengano portati in Aula unitamente agli allegati analitici, entro il mese di marzo, al fine di evitare di dover gestire a lungo il bilancio in regime di esercizio provvisorio. Ai fini di garantire la trasparenza dell'istituzione, l'altra cosa che chiediamo è di pubblicare tutto, anche gli allegati, sul sito Internet della Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/11, non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 401
Astenuti 103
Maggioranza 201
Hanno votato
107
Hanno votato
no 294).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Zampa ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12 accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione. Ricordo che l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13 è stato accettato dal Collegio dei questori. Prendo atto che l'onorevole Iannuzzi accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/14, accettato Pag. 62dal Collegio dei questori. Ricordo che l'ordine del giorno Lombardo n. 9/Doc. VIII, n. 2/15 è stato accettato nei termini precisati dal Collegio dei questori. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Belcastro n. 9/Doc. VIII, n. 2/16. Ricordo che l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/Doc. VIII, n. 2/17 è stato dichiarato inammissibile e che i presentatori hanno ritirato l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/Doc. VIII, n. 2/18.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/Doc. VIII, n. 2/19, accolto come raccomandazione nei termini precisati dal Collegio dei questori.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, confermo il ritiro del mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/20.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che l'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 2/21 è stato accettato dal Collegio dei questori nel testo riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto - Doc. VIII, nn. 1 e 2)

PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Mura, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi i quali hanno, come tutti noi, impegni nelle loro circoscrizioni e nel territorio...

DONATO BRUNO. Abbiamo le Commissioni!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo al presidente Bruno di fare attenzione ad un fatto perché, se lei mi interrompe, io le rispondo molto volentieri. Ebbene, lei non mi può interrompere dicendo che le Commissioni si devono riunire, ciò vale per tutti, ma le Commissioni funzionano se il bilancio della Camera, o meglio se l'amministrazione della Camera è in grado di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Pertanto, la prego di pazientare e, se vuole farlo, di ascoltare la mia dichiarazione di voto che svolgo a nome del gruppo Partito Democratico.
Intendo utilizzare tutti i dieci minuti che ho a disposizione, dal momento che si è aperta una discussione che ha bisogno di una delucidazione ulteriore rispetto agli intendimenti che io stesso avevo all'inizio. Avrei voluto consegnare il testo della mia dichiarazione di voto affinché fosse pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna, tuttavia, come lei vede, credo che sia opportuno svolgere il mio intervento in modo tale che sia chiaro a tutti noi, e anche agli elettori e ai cittadini che ci stanno ascoltando su reti televisive e radiofoniche, quale sia l'orientamento del Partito Democratico e di tutta l'Assemblea sull'importante decisione che stiamo qui assumendo, relativa al bilancio della Camera dei deputati, il quale vale, vorrei dire, quasi un miliardo di euro.
Signor Presidente, se mi consente, entro nel merito: il progetto di bilancio che Pag. 63è stato presentato alla nostra attenzione da parte del Collegio dei questori e che è stato licenziato dall'Ufficio di Presidenza merita il pieno consenso e l'apprezzamento da parte del gruppo del Partito Democratico. Molto è stato fatto per rendere più efficiente l'attività di questa Camera e per razionalizzare l'attività del Parlamento, lungo un percorso che è stato trasparente e leggibile all'esterno. Ciò è garanzia - spero lo sia - anche della gestione della Camera avviatasi nella XVI legislatura, sia sotto il profilo amministrativo, sia sotto il profilo organizzativo. Tuttavia, del lavoro svolto per avviare un ciclo positivo di razionalizzazione, di risparmio e di efficientamento della Camera, è necessario dare pubblicità, molta più pubblicità di quanto sino ad oggi è stato fatto, soprattutto quando la tendenza, la vulgata - come abbiamo visto anche nella discussione in quest'Aula - è quella per cui si vorrebbe questa istituzione del tutto autoreferente, sprecona e, ahimè, qualcuno ritiene anche inutile.
La discussione trasparente del nostro bilancio è, dunque, utile a far comprendere all'opinione pubblica e a chi la forma che le nostre decisioni relative al bilancio sono alimentate all'interno di un circuito di notizie, di informazioni e di dati necessari a comprendere cosa stiamo facendo e cosa stiamo decidendo. È bene, infatti, che il Paese sappia che, dopo anni di crescita della spesa e di aumento della dotazione della Camera dei deputati oltre il tasso di inflazione, è stata invertita la tendenza con un segno che avrebbe avuto un meno davanti al numero, se non si fosse interrotta la legislatura. Tuttavia, il bilancio prevede comunque l'attestazione delle spese e la crescita della dotazione al di sotto del tasso previsto di inflazione programmata.
Mi pare una buona scelta, che noi tutti dobbiamo contribuire a fare in modo che si avveri, anzitutto senza indulgere a spese inutili, e contemporaneamente però senza ricercare nelle scelte che si compiono anche in campo amministrativo atti che possono indulgere a intercettare popolarità a buon mercato. Non deve mai mancare da parte nostra in materia di bilancio senso di responsabilità: anzitutto responsabilità politica, ma anche amministrativa, organizzativa e contabile; tutti requisiti che noi riconosciamo essere ricompresi nel progetto di bilancio e nella relazione che hanno qui svolto i deputati questori. Occorre proseguire sulla strada intrapresa; occorre dare continuità agli indirizzi assunti nella precedente legislatura, benché vorrei dire, signor Presidente, che non sempre tutti i gruppi parlamentari, anche nel recente passato, hanno mostrato spirito collaborativo, distinguendosi persino nel voto finale per raggiungere obiettivi che, invece, ci erano e ci sono richiesti dal Paese, prima ancora che dalle questioni che derivano dalle relazioni e dalla conflittualità derivata dai rapporti politici e parlamentari.
Ora, con le proposte di bilancio che voteremo fra poco è stato raggiunto un buon equilibrio, che occorre consolidare per renderlo stabile e rispondente alle esigenze di buon funzionamento della Camera dei deputati, nonché alla domanda di trasparenza, di buone istituzioni proveniente dai cittadini della nostra Repubblica.
Le istituzioni possono diventare affidabili presso l'opinione pubblica quanto più corrispondono ai requisiti di netta trasparenza che non mancano nei documenti che sono sottoposti al vaglio di quest'Aula. Anche per tale motivo l'incoraggiamento al Collegio dei questori è quello a sostenere quanto dichiarato nella loro relazione; e vorrei in questa sede rimarcare e chiedere la loro attenzione, perché i questori dicono, concludendo la loro relazione, che il loro intendimento - e spero sia l'intendimento di tutta l'Aula - è quello di conseguire negli anni 2009 e 2010 una dinamica delle spese più contenuta di quella prefigurata nei bilanci triennali per il 2009 e 2010, pari al tasso di inflazione programmata: quindi, volete stare al di sotto, e ci chiedete di stare al di sotto di ciò che è già previsto nel bilancio triennale.Pag. 64
Credo che il Partito Democratico vi sosterrà: sono sicuro che vi sosterrà appieno in questo indirizzo, e spero che il Collegio dei questori ottenga al riguardo il conforto che è stato richiesto a tutti i parlamentari.
La riduzione del numero dei gruppi parlamentari in questa legislatura ha prodotto e produrrà risparmi diversamente dalla scorsa legislatura. I fondi di riserva, dopo l'interruzione anticipata della legislatura, tornano e torneranno in linea con le previsioni.
La politica del personale, con il consenso e la concertazione dei rappresentanti degli stessi, sta dando buoni frutti e sta proseguendo. Sta continuando la politica di contenimento delle spese, che vorrei ricordare è quella dell'eliminazione dei rimborsi dei viaggi esteri per i deputati, è quella del congelamento degli aumenti automatici dell'indennità parlamentare, è quella importante riforma dei vitalizi dei deputati, è quella del blocco selettivo del turn over dei dipendenti, è quella dell'esternalizzazione del servizio ristorante, e di altre ancora che hanno dato e daranno importanti risparmi di risorse.
Ora si tratta di impegnare bene queste risorse che sono risparmiate, e credo che una delle modalità con le quali possiamo farlo - e che è anche contenuto nel mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/21 che è stato accolto dal Collegio dei questori - è quello di rafforzare e di potenziare uno dei servizi più importanti per il buon funzionamento non solo della Camera dei deputati ma della democrazia italiana: mi riferisco al rapporto tra Esecutivo e Legislativo, un rapporto che deve essere anche di controllo possibile e praticabile, e di disponibilità di informazioni anzitutto legate al bilancio, all'economia, alle finanze, che vanno assolutamente garantiti al Parlamento, con una scelta che noi indichiamo nell'unificazione dei servizi del bilancio di Camera e Senato.
Credo, signor Presidente, che se noi facciamo questo, restiamo nell'indirizzo di un grande liberale e di un grande della Repubblica, il quale disse che l'informazione è una condizione essenziale per i sistemi democratici poiché più si conosce meglio si decide. Era Luigi Einaudi.
Dunque, dopo questa citazione, annunciando che voteremo in favore dei documenti di bilancio della Camera, a nome dell'intero gruppo desidero ringraziare tutti i dipendenti della Camera dei deputati, che operano in questa istituzione e lo fanno soprattutto indipendentemente dalla loro collocazione di parte. Ringrazio dunque tutto il personale della Camera poiché, con la sua dedizione al lavoro all'istituzione, esso consente a noi di ben funzionare; ringrazio inoltre il Collegio dei questori e la Presidenza della Camera, ai quali affidiamo il buon esito della nostra deliberazione di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, mi rifaccio a quanto ho già detto in sede di discussione sulle linee generali. A seguito della discussione e del voto degli ordini del giorno, infatti, il nostro parere sui documenti al nostro esame non cambia: vi è dunque una condivisione su di essi. Desidero solo fare una parentesi, sempre legata agli ordini del giorno, poiché non sono intervenuto nel momento della discussione dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2. La collega Bernardini proponeva con tale ordine del giorno di rimborsare ai deputati ben quattro utenze telefoniche, in sostituzione dell'attuale sistema di rimborso forfettario. Ciò vuol dire controllare qualcosa come 2.400 bollette a bimestre, a fronte di un risparmio che possiamo presumere essere magari pari a qualche decina di migliaia di euro: ciò vuol dire dover pagare lo stipendio a tre, quattro o cinque dipendenti della Camera. Non vedo dunque quale possa essere il beneficio per il bilancio interno. A volte, quando si compiono operazioni di questo tipo, occorrerebbe valutare bene quali sono le conseguenze economiche Pag. 65reali delle proposte che si fanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, un po' per economia di tempo, un po' perché - come giustamente diceva il presidente Bruno - al termine dei lavori dell'Aula dobbiamo, non tornare a casa, ma partecipare alle sedute delle Commissioni che sono programmate, preannunzio il voto favorevole del Popolo della Libertà, chiedendo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto in cui peraltro tutto il gruppo condivide le considerazioni positive complessivamente espresse da tutti i parlamentari per il lavoro che i questori stanno svolgendo. Un ringraziamento va infine a tutto il personale della Camera (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Gioacchino Alfano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro e per ribadire tutta la nostra fiducia per il lavoro che i questori stanno svolgendo e svolgeranno (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziarla per come ha condotto questo dibattito, così come desidero ringraziare i questori della Camera dei deputati che mi sembra abbiano prestato attenzione ai nostri ordini del giorno. Non posso ringraziare viceversa chi ha scelto le modalità dell'organizzazione di un dibattito - quello sul bilancio interno della Camera dei deputati - che credo essere essenziale e che credo i cittadini abbiano il diritto di conoscere nel dettaglio, anche perché esso riguarda direttamente le loro tasche e come si lavora qui dentro.
Dedico questa dichiarazione di voto di astensione a due giornalisti, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, i quali oggi ci hanno relazionato sulle spese del Senato, pubblicando un articolo, il cui titolo è il seguente: «Senato, saltano i tagli al bilancio: gruppi dimezzati, però la spesa sale». Credo in effetti che occorrerebbe riflettere sul fatto che i gruppi parlamentari sono dimezzati, ma la spesa per essi si è ridotta solo del 10-12 per cento. Bisognerebbe chiarire questo fatto.
Capisco che vi è una certa propensione, però se in ordine alla medesima vi fosse un po' più di fretta rispetto a quella che si sta dimostrando credo che tutti gli italiani ne trarrebbero beneficio.
Al deputato Stucchi voglio dire che abbiamo chiesto di documentare le spese telefoniche o altrimenti chiediamo che il rimborso forfettario rientri a far parte della base imponibile. Credo che gli italiani abbiano diritto di sapere come vengono spesi i loro soldi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. In relazione alle perplessità circa l'organo che ha deciso le modalità di discussione, voglio ricordare che è stata la Conferenza dei capigruppo all'unanimità e che del resto l'Assemblea ha inserito all'ordine del giorno della seduta di ieri, con un voto, la discussione del bilancio della Camera.
Inoltre, voglio ricordare che il progetto di bilancio è predisposto dal Collegio dei Pag. 66questori. Quindi, è approvato dall'Ufficio di Presidenza che lo ha votato all'unanimità e infine è sottoposto all'Assemblea. Inoltre il bilancio, salve le modifiche legate al cambio di legislatura, è frutto di precedenti delibere adottate nella scorsa legislatura da quel Collegio dei questori e da quell'Ufficio di Presidenza. Per cui non può dirsi che il documento non sia stato analizzato debitamente. Aggiungo che, come è noto, nell'Ufficio di Presidenza sono presenti i rappresentanti di tutti i gruppi e vi è una piena conoscenza del lavoro istruttorio del quale ringraziamo, in maniera particolare, i questori.

(Votazioni - Doc. VIII, nn. 1 e 2)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 1, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007» (Doc. VIII, n. 1):

Presenti 502
Votanti 495
Astenuti 7
Maggioranza 248
Hanno votato 493
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Torazzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 2, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008» (Doc. VIII, n. 2):

Presenti 493
Votanti 488
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato 487
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Villecco Calipari hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,40).

GIANNI FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, voglio farvi perdere solo qualche minuto per ricordare che oggi, 24 luglio, è una giornata che ci ricorda una delle tante tragedie che hanno contraddistinto la storia dell'emigrazione italiana in Europa e nel mondo.
Cento anni fa, durante i lavori della costruzione del traforo del Lötschberg (Svizzera) morirono venticinque operai italiani. In quell'opera, iniziata nel 1906 e terminata nel 1913, persero la vita 116 lavoratori. Alcuni decenni prima, nel corso della costruzione del tunnel del San Gottardo, morirono 307 lavoratori. Negli Stati Uniti, nelle miniere di Monongah nel 1906 e di Dawson nel 1913, morirono rispettivamente 171 e 146 emigrati italiani. L'8 agosto del 1956 a Marcinelle altri 136 connazionali sono rimasti vittime del lavoro.
Ancora oggi, purtroppo, il lavoro causa nel mondo due milioni di morti. E l'Italia, come lo è stata con l'emigrazione, è il Pag. 67Paese che in Europa detiene il triste primato con 1.206 morti nel 2007. Mentre in Europa tra il 1995 e il 2004 si è registrato un calo del numero dei morti sul lavoro del 30 per cento, in Italia è stato appena del 25 per cento. Occorre fare di più, molto di più, per fermare la tragedia delle morti bianche o come è stata chiamata, anche dalla stampa e dal movimento sindacale, dei veri e propri omicidi bianchi.
Le ragioni di questa tragedia umana sono da ricercare nelle insufficienti condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro e in quella cultura aziendale dove al capitale umano si antepongono speculazione e spesso sfruttamento.
I rappresentanti delle comunità italiane nel mondo, i parlamentari, il Consiglio generale degli italiani all'estero, le istituzioni, intendono vigilare e monitorare insieme alle organizzazioni sindacali e alle associazioni democratiche le condizioni di lavoro dei nostri connazionali in quei settori particolarmente a rischio come continuano ad essere l'edilizia, l'industria e le grandi opere.
Concludo, salutando e ricordando la commemorazione della tragedia del Lötschberg organizzata dal Comites di Berna per il 7 settembre, perché costituirà un'importante occasione per affrontare adeguatamente questi temi e per ridare smalto, interesse, consapevolezza alla nostra memoria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, mi spiace che il mio intervento avvenga in un'Aula vuota, ma come spesso accade i lavori impediscono interventi che sarebbero utili anche alla virtuosità economica di questo Paese.
Noi stiamo per andare in vacanza, lasciando la più grande azienda di Stato nel campo delle comunicazioni, la RAI, priva di una guida sicura, di un piano strategico e di quelle che possono essere le strategie per quanto riguarda i contenuti. Come ho ripetuto anche in un'altra occasione rischiamo di far morire il più grande centro di audiovisivi presente a Roma che dà lavoro a quasi 200 mila persone.
Avere questa cecità e pensare che la RAI non sia strategica anche per gli altri broadcaster che lavorano in questo Paese, per cui si potrebbe creare un clima virtuoso, obbligando anche i player internazionali a conformarsi a quelle che devono essere alcune regole di mercato, è un delitto per questo Paese. Occorre, quindi, lavorare in questa direzione, nonché sulla pirateria, altro tema di un'urgenza straordinaria. Infatti, il fatturato della pirateria degli audiovisivi (mi riferisco al cinema, alla musica e ai video-games) è di 13 miliardi di euro. Tredici miliardi di euro sono una finanziaria; ho calcolato, con alcuni economisti, che la mancanza della pirateria darebbe 6 mila posti di lavoro nuovi in Italia in un clima virtuoso.
Insisto: non nominare un presidente della vigilanza per ottenere finalmente una dirigenza RAI è un delitto anche perché non è scritto da nessuna parte del regolamento che il presidente della vigilanza debba essere per forza dell'opposizione. Allora, cerchiamo di lavorare con intelligenza, ma non lasciando passare i mesi perché ci troveremo assolutamente fuori da ogni competizione. Ieri ho incontrato una delegazione giapponese che ha parlato di Internet 4.0 e del fatto che avranno cablato entro il 2010 tutto il Giappone (100 milioni di persone) e pur avendo un Paese assolutamente all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, il primo argomento è stato quello dei contenuti, perché si sono resi conto che, senza i contenuti, nessuna strategia tecnologica e di broadcasting ha senso.
Noi continuiamo a parlare in maniera obsoleta dal punto di vista delle tecnologie e non ci occupiamo dei contenuti. Verremo colonizzati dagli altri Paesi e ci troveremo in un Paese che non avrà più identità, mentre il Parlamento starà qui a chiacchierare per ore ed ore, senza tenere conto dei tempi della tecnologia.Pag. 68
Il Presidente Rosy Bindi una volta mi ha rimproverato, spiegandomi che la democrazia ha un costo molto alto, ma vorrei ricordare che al Parlamento europeo, dove ci sono regole diverse, si parla un minuto (in fretta e velocemente) per cui vorrei proporre di prendere il regolamento europeo, portarlo in questo Parlamento e, visto che tutti ci riempiamo la bocca dell'Europa, conformarci a Paesi più evoluti di noi e che lavorano con maggiore serietà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Barbareschi, le ricordo che però anche lei ha avuto a disposizione quasi cinque minuti che, come vede, qualche volta sono utili per porre una causa così importante come quella alla quale lei ha accennato e che io sottolineo.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. La prossima volta dirò le stesse cose in un minuto!

ANDREA ORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, intervengo ora per non favorire, anche involontariamente, tentativi ostruzionistici o demagogici di prolungare il nostro dibattito.
Vorrei permettermi di richiamare la sua attenzione sul quarto comma dell'articolo 36 del nostro Regolamento, laddove si prevede che l'oratore parli rivolgendosi al Presidente della Camera. Alcuni colleghi - segnatamente l'onorevole Bernardini - hanno detto in modo esplicito che, constatata l'indifferenza della Camera, intervenivano ad uso degli ascoltatori di Radio Radicale e a loro si rivolgevano. Tale atteggiamento asseconda non soltanto - ma questo è giudizio politico - il peggiore antiparlamentarismo, ma è anche irriguardoso nei confronti della Presidenza, alla quale gli oratori hanno il dovere di rivolgersi, e verso tutti i colleghi che lavorano in quest'Aula.
Signor Presidente, non mi permetto certamente di darle consigli su come ella deve svolgere il suo ruolo e la sua funzione (che, peraltro, svolge molto autorevolmente). Mi permetto, però, di farle osservare che questo tipo di atteggiamento irrispettoso verso il Parlamento oltre che verso il Regolamento (quindi, non è soltanto una questione formale, ma assolutamente sostanziale) dovrebbe, a mio giudizio, essere richiamato dal Presidente, anche perché proprio le regole che ci siamo dati le permettono e forse le impongono di farlo.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, innanzitutto tengo anch'io a solidarizzare con quanto detto dal collega Gianni Farina in merito agli incidenti sul lavoro all'estero, ricordando che a partire da due Governi fa (comunque la commemorazione ha ormai assunto un rilievo nazionale) a Marcinelle in Belgio i primi giorni d'agosto vengono ricordati tutti i morti italiani.
Vorrei brevemente prendere la parola al termine dei lavori perché oggi sono particolarmente soddisfatto per un fatto che è avvenuto: è stato liberato l'ex comandante della squadra mobile di Palermo, Bruno Contrada. È una battaglia civile che abbiamo sostenuto a lungo in questo Parlamento con una mozione sottoscritta da circa 130 colleghi (o, comunque, un numero notevole), per la quale si sono impegnate molte persone a cominciare dalla sottosegretaria Craxi, ma direi dai Radicali e un po' da tutte le persone.
Ritengo che un Paese civile non possa comportarsi così con i detenuti, specialmente con quelli che hanno servito lo Stato (più o meno fedelmente non lo sappiamo, personalmente ritengo fedelmente). Quindi, nel caso di Bruno Contrada esprimo la mia soddisfazione per la liberazione di questo prigioniero, cui sono Pag. 69stati perlomeno concessi gli arresti domiciliari. Altrimenti, sarebbe probabilmente morto in carcere.

AMALIA SCHIRRU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signora Presidente, intervengo per sottoporle un quesito. Infatti, questo pomeriggio dovevamo discutere, insieme al Ministro per i beni e le attività culturali, una interpellanza urgente, la n. 2-00058, presentata il 24 giugno 2008, per evidenziare il problema della salvaguardia del Colle di Tuvixeddu di Cagliari su cui da qualche anno si stanno perpetuando - soprattutto in questi ultimi mesi - degli scempi. Si tratta di un'area archeologica di grande interesse, cui teniamo molto come regione Sardegna, oltre che come città di Cagliari.
Tale interpellanza urgente, che doveva essere discussa nel mese di giugno, è stata rinviata una prima volta con il consenso mio e degli altri deputati, in quanto il Ministro e il suo sottosegretario non potevano essere presenti alla discussione per dare una risposta. La seconda volta è stato inviato un fax alla Presidenza della Camera, per dichiarare l'impossibilità del Ministro di essere presente. Questa volta ho semplicemente ricevuto una telefonata nella quale mi è stato detto che non si era in grado di essere presenti.
Ora noi riteniamo questo atteggiamento inqualificabile da parte del Governo e chiediamo, vista anche l'urgenza di questa interpellanza, di avere una risposta. Comunque, vi chiedo di prendere adeguate misure per darci l'opportunità di avere le risposte che noi dobbiamo poi trasferire al territorio.

PRESIDENTE. Onorevole Schirru, desidero precisare che, al di là dei contatti che possono essere stati presi dalle segreterie, nel momento in cui l'interpellanza è iscritta all'ordine del giorno, a norma dell'articolo 138 bis, comma 2, del Regolamento, il Governo è tenuto ad intervenire.
Capisco che la sua disponibilità possa non essere stata corrisposta da parte del Governo, tuttavia questa sera, grazie anche al fatto che la Presidenza si è attivata, alle interpellanze partecipano i sottosegretari e avranno sicuramente luogo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi consenta una personale valutazione, poi lei risponderà secondo il Regolamento e secondo le sue funzioni.
Vorrei fare una segnalazione al collega che è intervenuto e che ha posto un artificioso problema di Regolamento rispetto al fatto che alcuni di noi, non oggi, ma da parecchio tempo, si rivolgono anche agli ascoltatori e ai telespettatori (perché sappiamo che il servizio è diffuso). Vorrei ricordare che ormai sono passati più di trent'anni da quando, con una battaglia di straordinario valore, Radio Radicale riuscì a rendere effettiva quella formale pubblicità dei lavori di questa Camera, che in realtà era una pubblicità inesistente perché nessuno sapeva mai cosa accadeva qui dentro; con un sistema anche molto complicato e rudimentale riuscì per la prima volta, con l'entrata del gruppo radicale in Parlamento, a trasmettere in diretta i lavori della Camera.
Il valore di questa pionieristica funzione democratica credo che sia stato, in questi trenta e passa anni, riconosciuto da tutti, da qualunque parte, qui dentro e fuori.
Si tratta di una pubblicità che, tra l'altro, non è solo limitata alle sedute del Parlamento, ma riguarda anche i tribunali, i convegni, qualunque tipo di attività. Lo dico perché anche nel corso di questo dibattito c'è stata una deviazione assolutamente strumentale e fuori luogo rispetto al ruolo e al valore di Radio Radicale che ha un valore a tutto tondo, a trecentosessanta gradi, in cui le trasmissioni sul Parlamento sicuramente hanno una parte importante. Il nostro primario interesse Pag. 70dovrebbe essere che quanto facciamo qui dentro, proprio perché lo facciamo con dedizione e su mandato dei nostri elettori, possa essere conosciuto il più possibile all'esterno.
Penso che non ci sia nulla di male se, oltre che rivolgersi alla Presidenza e ai colleghi come avviene qui dentro, ciascuno di noi - io lo ritengo un valore - ha la possibilità, soprattutto grazie a Radio Radicale (e ora ad altri che hanno seguito questa strada), non solo di far conoscere i nostri lavori, ma anche di rivolgersi al popolo italiano che, non dimentichiamolo mai, qui dentro ci manda.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo sulla stessa questione del collega Giachetti, anche da ascoltatore di Radio Radicale. Credo che il collega Orsini non abbia posto una questione relativa alla trasmissione pubblica delle nostre sedute che attraverso Radio Radicale, le dirette RAI, il sito della Camera e tanti altri strumenti, vanno in diretta o in differita su molti canali.
Credo che il problema posto dal collega Orsini sia di altra natura e riguarda il fatto che si debba cercare di attenersi il più possibile, rivolgendosi alla Presidenza come il Regolamento prevede, all'ordine del giorno in questione, evitando di esulare dal punto di merito per lanciarsi in polemiche gratuite. Ma in qualche misura questo fa anche parte della dinamica parlamentare: non siamo nuovi di quest'Aula, conosciamo bene come funzionano i meccanismi e come possa essere connaturato da parte delle opposizioni provocare la maggioranza o dar luogo a discussioni che possono essere in qualche modo strumentali, ma comunque funzionali ad una iniziativa di natura politica.
Signor Presidente, voglio sottolineare che lei ha svolto in maniera chiara ed incontrovertibile la precisazione sui lavori che si sono svolti attorno alla discussione del bilancio della Camera.
Peraltro, sottolineo che a tutta la polemica messa in piedi dall'onorevole Bernardini avrebbe potuto anche essere contrapposta la sottolineatura del fatto che l'onorevole Bernardini non ha partecipato ai lavori nella fase della discussione generale, il cui inserimento all'ordine del giorno è stato messo ai voti e approvato sostanzialmente all'unanimità da questa Camera.
Quindi, avremmo potuto sollevare tante polemiche, richiedere un'applicazione più stringente del Regolamento sui tempi, ma non l'abbiamo fatto perché abbiamo visto del buon senso da parte della Presidenza. Tuttavia, crediamo che il buon senso si debba avere un po' da parte di tutta l'Aula e riteniamo che pian piano, con maggiore esperienza e, forse, con minor voglia da parte di qualcuno di fare il «primo della classe», potremmo andare avanti con i nostri lavori che sono stati lunghi e faticosi.
Credo che anche in questa settimana questo ramo del Parlamento abbia dato prova di serietà, di aver discusso nel merito i provvedimenti. È stata una settimana difficile e ce ne aspettano altre ancora più importanti.
Sono contento che si sia approvato il bilancio della Camera, che è stata spesso all'attenzione dell'opinione pubblica con libri, iniziative, anche invettive e una falsa demagogia un po' a buon mercato.
Ritengo che quando la politica torna, quando i cittadini tornano ad avere fiducia nelle istituzioni, allora la politica può guardare a se stessa a testa alta. Se noi pretendiamo rispetto dagli altri, prima dobbiamo avere per noi e tra di noi lo stesso rispetto che pretendiamo di ricevere dagli altri. La ringrazio, signor Presidente.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono qui per fare una confessione: sono io che ho urlato all'onorevole Bernardini «Vai a spacciare», e lo ribadisco Pag. 71qui perché un attimo fa ho letto un'agenzia di stampa. Non penso che l'onorevole Bernardini, visto che fa l'onorevole e che, quindi, è un rappresentante dello Stato e dei cittadini, si possa esaltare se viene condannata a quattro mesi di reclusione perché è andata a cedere droga in piazza! Credo che queste cose non siano un esempio per i nostri figli e per tutti gli italiani onesti d'Italia che della droga non ne vogliono sapere. Non ritengo che sia un esempio importante e fondamentale che l'onorevole Bernardini si vanti di andare, non a spacciare, ma a cedere la droga, come dice lei, anche se non mi sembra che tra cessione e spaccio di droga vi sia questa grande differenza!
Credo che molto spesso, anche in quest'Aula, si vada a sminuire ciò che una persona fa o dice rispetto ad altri atteggiamenti. Il Ministro Bossi è stato attaccato più volte per un gesto mentre, in altre situazioni - lo ribadisco in questa sede per l'ennesima volta - io avrei avuto molta più vergogna e senso del pudore nel sapere che in quest'Aula, grazie ai Radicali, fino a poco tempo fa, vi era un ex terrorista come Segretario della Camera dei deputati. Questo è un esempio per l'Italia? Vorrei sapere se anche il fatto che fino a poco tempo fa c'era un deputato che si vantava di aver messo i semini di marijuana o di hashish (non ricordo più) nelle fioriere di Montecitorio è un esempio, o se lo è avere - come ci sono stati in quest'Aula - un deputato che è stato incriminato per fabbricazione di bombe, e mi riferisco ai centri sociali di Milano.
Credo che questi siano esempi da sottolineare come azioni che non si devono compiere. Dopodiché, se in quest'Aula qualcuno si offende perché il sottoscritto, insieme ad altri, ha detto «vai a spacciare», come a dire: se vogliamo parlare del Parlamento italiano, allora parliamo di tutto... Quando uno vuol farsi più bello dicendo «voi spendete i soldi sui giornali politici», vorrei sapere se c'è qualcuno in quest'Aula che non faccia parte di un partito che non ha preso contributi pubblici per i giornali politici. Parlo di tutti i giornali, compresi quelli a livello nazionale, come il Corriere della sera, se non sbaglio Il Sole 24 Ore e Libero, il cui stesso direttore l'ha ammesso. Qui non c'è nessuno che si salva! Radio Radicale è certamente un importante strumento, ma quanti milioni di euro prende di contributo? Anche questo bisogna dire.
Signor Presidente, ribadisco allora che sono qui in piena onestà; se ho sbagliato, che io venga punito, ma - lo ripeto - credo che in quest'Aula si possa anche affermare qualcosa nel momento in cui si legge sul giornale - come io ho letto - che l'onorevole Bernardini è stata condannata a quattro mesi di reclusione perché aveva ceduto droga in piazza, cosa che, tra l'altro, lei ha ammesso anche pubblicamente in quest'Aula.
Ribadisco che, a mio avviso, questi atteggiamenti non facciano bene a chi ci segue, ai nostri figli e a chi ci vede come un esempio, in quanto questo è perdere fiducia nelle istituzioni. Quando diciamo che la gente non ha fiducia nelle istituzioni è proprio perché si vedono atteggiamenti di questo genere.
Secondo lei, che credibilità ha una persona che gira per una piazza a dare droga in giro? Secondo lei, quando nelle scuole o come genitori dei nostri figli cerchiamo di tenere dei comportamenti adeguati, diamo sicuramente un bell'esempio con dei personaggi del genere? Credo di no. Di conseguenza, ripeto e ribadisco ciò che ho detto precedentemente, e se ho fatto qualcosa di male, signor Presidente, mi punisca subito e io sarò contento di essere punito, perché è il mio pensiero e me lo tengo per me.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, credo che lei possa sicuramente tenere per sé, il suo pensiero al di là di ciò che possiamo pensare noi, l'onorevole Bernardini ed altri. Ciò che non è concesso in quest'Aula è di usare espressioni come quelle che lei ha usato, questo mi consenta di dirlo.
Non ero riuscita ad individuare lei in quel momento preciso e avevo visto un po' di movimento nel settore del suo gruppo politico; non censurerò il suo comportamento, Pag. 72ma consiglio e chiedo, per la prossima volta, di ritenere che espressioni come queste non si addicono a quest'Aula. Ciascuno di noi emette giudizi su pensieri e comportamenti degli altri, ma questi spettano agli elettori e fanno parte del pluralismo politico in cui viviamo.
Per quanto riguarda la pubblicità dei nostri lavori, mi pare evidente che non devo ricordare l'articolo 64 della Costituzione in cui si afferma che le sedute sono pubbliche. Del resto ciò è stabilito anche dall'articolo 63 del nostro Regolamento in cui si ribadisce che le sedute dell'Assemblea sono pubbliche. È vero che ci si deve rivolgere al Presidente, tuttavia è anche vero che, da quando sono a disposizione strumenti radiofonici e da quando vi è la diretta televisiva, tutti sanno che, oltre a rivolgersi al Presidente e ai colleghi presenti in Aula, si assume un linguaggio che in qualche modo è indirizzato anche ai chi ci segue da fuori. Del resto, se non è trasparente questa casa, non so quale altra possa esserlo nel nostro Paese.

DONATA LENZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, lei in realtà ha già in parte risposto. Mi dispiace che l'onorevole Buonanno sia uscito. In maniera non rispettosa del Regolamento mi sarei voluta rivolgere a lui come lui si è rivolto in maniera altrettanto irrituale ad una collega assente.
I termini di quello che lui ha detto in un dibattito parlamentare normale ad Aula piena sarebbero stati assolutamente tali da giustificare un intervento per fatto personale della collega che invece non c'è. Credo che ciò vada registrato in modo tale da permettere a lei di intervenire in un momento successivo per illustrare le proprie ragioni, tra l'altro devo dire ragioni che io personalmente non condivido. Tuttavia, quest'Aula è proprio il luogo dove le opinioni diverse si incontrano e si confrontano nel rispetto reciproco (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2008

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi in merito al presunto consumo di stupefacenti da parte di parlamentari - n. 2-00078)

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00078, concernente dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi in merito al presunto consumo di stupefacenti da parte di parlamentari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, tra le altre cose quest'interpellanza capita proprio nell'occasione migliore, visto quello di cui si è parlato finora, ovvero di spaccio e di droga. Non credo che il tema dell'interpellanza possa passare inosservato.
Mi riferisco ovviamente al tema dell'interpellanza. Ecco perché circa cinquanta parlamentari (io primo firmatario) l'hanno sottoscritta.
L'interpellanza urgente richiama una conferenza stampa del 25 giugno 2008 - indetta per illustrare i dati statistici sulla tossicodipendenza in Italia - del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Carlo Giovanardi, il quale, tra l'altro, ha dichiarato testualmente: «Vogliamo indire per fine anno la quinta conferenza nazionale sulle tossicodipendenze per arrivare tutti assieme ad un momento di riflessione, perché è vero: ci sono nuove modalità di consumo, nuove mode. C'è l'ecstasy, ci sono le droghe sintetiche. C'è la cocaina, che comporta situazioni particolari. La cocaina c'è nel Paese, negli imprenditori, c'è nei professionisti. C'è in Parlamento (...). Chi dice che in Parlamento non ci sono persone che non fanno uso di cocaina o di droga nega la realtà. Sarebbe come dire che» - Pag. 73la cocaina - «non c'è tra i professionisti e tra gli imprenditori. Ma non è neanche vero che la metà dei parlamentari fa uso di sostanze».

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Legga quello che è scritto dopo!

FRANCESCO LARATTA. Sì, Signor sottosegretario, poi proseguo con il seguito, mi lasci il tempo di farlo. Sto citando le sue affermazioni riportate tra virgolette.
Le affermazioni del sottosegretario sull'uso presunto di queste sostanze da parte dei parlamentari, a mio avviso e ad avviso degli altri colleghi, non solo sono gravi e lesive della privacy dei parlamentari e dell'immagine dei singoli deputati e senatori, ma minano la credibilità e le fondamenta delle principali istituzioni elettive del nostro Paese.
Il sottosegretario, infatti, riferisce con convinzione, ma in modo generico, che la cocaina «c'è in Parlamento», mentre chi afferma il contrario «nega la realtà». Ebbene, posto che l'assunto dell'esponente di Governo è stato proferito senza alcun supporto documentale comprovante l'effettivo consumo di droga da parte dei parlamentari, vi è da chiedersi se il sottosegretario conosca nomi, fatti specifici e circostanze che possano convalidare - signor sottosegretario, lei annuisce, ma non basta: dovrà essere esplicito - l'ipotesi accusatoria nei riguardi di quella parte di parlamentari di cui si ignora la percentuale, considerato che lo stesso sottosegretario ammette: «Ma non è neanche vero che la metà dei parlamentari fa uso di sostanze» stupefacenti.
Ci si domanda, allora - giusto per capire -, a quanto ammonti la percentuale dei parlamentari che sarebbero consumatori di sostanze. In attesa di conoscere l'entità esatta del corpo parlamentare che fa uso di droghe e soprattutto in attesa di conoscere i nominativi, si deduce, per logico automatismo, che ciascun membro del Parlamento, al momento, è sospettabile di essere un potenziale consumatore di sostanze stupefacenti.
È assai grave - signor Presidente, volevo soffermarmi su tale aspetto - che un uomo delle istituzioni, come il senatore Giovanardi, si lasci andare a considerazioni di questo tipo, che alimentano dubbi sulla statura morale dei parlamentari. Sarebbe il caso di accertare se siano considerazioni personali apprese nella sfera privata di ciascun deputato, oppure se vi siano stime che confermano la sua dichiarazione e di cui si ignora l'esistenza.
Resta il fatto che, in assenza di riferimenti acclarati, quelle dichiarazioni trascinano in modo indiscriminato nel tunnel della droga i membri del Parlamento, anche coloro che non hanno mai fatto uso di sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo, tanto meno di cocaina.
Per fugare questo sospetto inaccettabile, soprattutto per il rispetto che si deve al corpo elettorale e per la necessità della trasparenza - qui, poco fa, si parlava di «casa trasparente» -, sarebbe opportuno avere l'esatta dimensione del fenomeno, anche perché parliamo del Parlamento e anche per non alimentare il risentimento contro la cosiddetta «casta» e non sollevare nuove ventate di antipolitica.
Le considerazioni dell'esponente di Governo, oltretutto, contrastano fortemente con la recente sentenza della Corte di cassazione, che il 10 giugno 2008 - di recente, Presidente - ha confermato la condanna per violazione della privacy dei parlamentari nei confronti dei due giornalisti de Le Iene, ritenuti colpevoli di avere prelevato, «con un comportamento ingannevole e fraudolento», tamponi di sudore di cinquanta deputati e sedici senatori per accertare la positività all'uso di stupefacenti.
Anche se siamo di fronte a due fatti diversi ed entrambi in danno ai parlamentari, è del tutto evidente che i due episodi riconducono alla medesima conclusione: la violazione della sfera privata e la lesa onorabilità del Parlamento e dei suoi membri. Vorremmo sapere, signor sottosegretario, se le sue affermazioni siano state concordate, ad esempio, con il Presidente del Consiglio e se il Presidente del Consiglio le conosca, visto che lei, immagino Pag. 74non parli a titolo personale, non fosse altro perché è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. In caso contrario, vorremmo anche sapere se il Presidente del Consiglio - se fosse presente! L'interrogazione, peraltro, era rivolta a lui -, non intenda censurare il comportamento del sottosegretario per le gravi e gratuite insinuazioni che violano palesemente la privacy di tutti parlamentari, anche in considerazione della citata sentenza della Corte di Cassazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

Testo sostituito con l'errata corrige del 28 LUGLIO 2008 CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, devo premettere che in quattordici anni di vita parlamentare non mi è mai capitato di dover rispondere a considerazioni - permettetemi - più ipocrite di quelle che ho ascoltato adesso e a una serie di sillogismi fasulli che credo neanche a livello di classe elementare potrebbero essere dialetticamente portati in un dibattito per sostenere delle posizioni. Affermo ciò perché nella mia qualità di sottosegretario delegato alla lotta alle droghe, nell'ambito della presentazione del rapporto annuale al Parlamento, quindi, in una sede ufficiale, ho svolto una serie di considerazioni in difesa del Parlamento come avevo avuto già modo di fare nella scorsa legislatura - non so se l'onorevole Laratta era già parlamentare - allorché Le Iene realizzarono quell'operazione diffamatoria - quella, sì, diffamatoria - del Parlamento facendo intendere che un numero di parlamentari dal 30 al 50 per cento fossero tossicodipendenti. Questo è stato scritto dai giornali di tutta Italia e questo si è cercato di dimostrare attraverso l'utilizzo di tamponi che violavano, quelli sì, la privacy dei parlamentari e sebbene dal punto di vista scientifico tale metodo non potesse dare alcun riscontro effettivo e vero, l'Italia venne percorsa dalla convinzione che il Parlamento fosse un luogo in cui la droga era totalmente diffusa. Se l'onorevole Laratta rileggesse le mie considerazioni di allora troverebbe che sono stato uno dei pochi che ha difeso il Parlamento e i parlamentari. Naturalmente, quando si fa una difesa del Parlamento e dei parlamentari bisogna anche essere anche sinceri e onesti perché se io dovessi, nella mia posizione, affermare che tra tutti gli imprenditori italiani nessuno fa uso di droga, che tra tutti i professionisti italiani, avvocati e medici, nessuno fa uso di droga e che tra 58 milioni di italiani nessuno fa uso di droga, farei un'affermazione disonesta e molto ipocrita. Come ho affermato in quell'occasione, purtroppo, la droga, specialmente la cocaina, è diffusa anche nei quartieri alti. Si tratta della classica droga che trova diffusione anche fra coloro che hanno grande responsabilità dal punto di vista imprenditoriale, professionale e politico. L'onorevole Laratta - mi consenta, non con grande onestà intellettuale - ha letto una parte del mio intervento, ma non la frase successiva allorché, dopo aver denunciato questa enfatizzazione consistente nel tentativo di affermare che tutto il Parlamento era composto di drogati, aggiungevo che il problema esiste ma il propagare notizie false e tendenziose sul Parlamento serve soltanto a sostenere che il fenomeno è talmente diffuso che tanto vale legalizzare il consumo di droga. Se l'onorevole fosse stato così cortese di riferire a chi ci ascolta esattamente quello che ho detto, forse il dibattito tra di noi sarebbe stato più onesto e trasparente. In quella conferenza stampa ho dichiarato ciò che è agli atti parlamentari. L'anno scorso, infatti, fu presentata una proposta di legge firmata da 89 parlamentari, primo firmatario l'onorevole Casini, nella cui relazione si può leggere: «Alcuni fatti di cronaca registrati all'inizio della corrente legislatura sul possibile uso di sostanze proibite da parte di parlamentari hanno sollevato questioni di natura etica che non possono restare senza una risposta».
E questi ottantanove parlamentari hanno appunto firmato, nella passata legislatura, una proposta di legge - non Pag. 75riproposta, e mi dispiace, in questa - con la quale gli ottantanove parlamentari stessi chiedevano che il primo giorno di presenza in Parlamento i parlamentari fossero sottoposti ad un test antidroga volontario, nel senso che la Camera avrebbe dovuto mettere a disposizione le attrezzature e chi avesse voluto sottoporsi a tale test lo avrebbe potuto fare, mentre chi non avesse voluto farlo avrebbe potuto dichiarare di non volersi sottoporre al test. E i deputati sottoposti al test avrebbe dovuto accettare che le risultanze del test fossero rese pubbliche nel caso di esito sia positivo sia negativo. Perché ottantanove deputati hanno firmato questa proposta di legge? Perché hanno fatto riferimento a fatti di cronaca che tutti conosciamo, perché sono comparsi su tutti i giornali italiani i parlamentari che ahimè hanno fatto uso o hanno anche spacciato sostanze. Quindi mi chiedo se c'è qualcuno in questa Aula in grado di dire, smentendo la realtà, che non esistono tali parlamentari. Io non ho parlato di Parlamento, ho detto che non c'è chi possa negare che anche i parlamentari possano fare uso delle sostanze. Andate a vedere le cronache degli ultimi quattro anni e troverete nomi e cognomi di appartenenti al Senato e alla Camera. Allora credo che vi sia anche un minimo di onestà intellettuale per ammettere che il fenomeno è grave e diffuso, ma anche che il fenomeno è contrastabile perché per fortuna i cronici in Italia di cocaina e di eroina sono lo 0,1 per cento della popolazione, quindi vuol dire che il 99,9 per cento non lo è.
È vero che la cannabis è più diffusa, ma il 70 per cento dei giovani non fa uso neanche sporadicamente di cannabis. È vero che dobbiamo aumentare i controlli per l'incolumità di tutti, e lo faremo con le patenti, sperimentalmente, da ottobre in poi. Ho visto un sondaggio del Corriere della sera nel quale si riporta che l'85 per cento degli italiani è favorevole a far sì che se il ragazzino vuole il patentino o se una persona vuole conseguire la patente debba anche dimostrare di non essere un tossicodipendente né un soggetto dedito all'abuso di alcol, abuso che lo mette in condizione di essere pericoloso per sé e per gli altri. Entreranno in vigore finalmente in autunno - la legge lo prevede già - i test obbligatori per le categorie a rischio: per i piloti di aereo, per i conducenti di pullman, insomma per tutti coloro che - purtroppo le cronache lo dimostrano - quando sono sotto l'effetto delle sostanze tossiche o dell'abuso di alcol provocano incidenti mortali di cui la cronaca è piena.
Quindi vi è la necessità di prevenire, la necessità di reprimere lo spaccio e la necessità di recuperare (questo è un discorso che ci porterebbe molto lontano rispetto anche alle strategie di recupero dei tossicodipendenti). Dico subito che se qualche parlamentare (questo è un problema del Parlamento che - è chiaro - ha una sua autonomia), come hanno fatto la scorsa legislatura ottantanove parlamentari - ripresenterà una proposta di legge di questo genere sarei assolutamente d'accordo. L'ho firmata: nella scorsa legislatura ero uno degli ottantanove parlamentari firmatari di questa proposta di legge. Ma non sono così ipocrita da dimenticare quello che è successo due anni fa, lo scandalo che c'è stato, e con orgoglio dico quanto ho sempre detto difendendo il Parlamento. Il Parlamento è lo specchio del Paese. È una vecchia frase quella secondo cui in Parlamento un terzo dei parlamentari è meglio del resto del Paese, un terzo uguale al resto del Paese, e un terzo può essere peggio della media del Paese. Il Parlamento è rappresentativo ed è una sfaccettatura - viva Dio, per fortuna, in democrazia! - di tutto quello che succede in un Paese.
Allora se qualcuno si scandalizza perché, leggendo i giornali e le cronache, scopre che qualche parlamentare - ahimè! - ha fatto uso di eroina o cocaina ed è stato anche rinviato a giudizio per questo, allora mi sembra veramente di scoprire l'acqua calda. E mi meraviglio che venga fatta una polemica sul fatto che si difende il Parlamento e si respinge come falsa e tendenziosa la campagna diffamatoria di chi vuole rappresentare tutto il Pag. 76Parlamento come fatto di drogati e di tossicodipendenti, mentre credo che questa difesa fosse dovuta.
Una volta chiarite le cose - perché posso capire che siamo nel mondo dell'informazione, può accadere che le agenzie battano una notizia che non rappresenta il pensiero che è stato espresso -, una volta che la conferenza stampa viene ripetuta dai mezzi di comunicazione, una volta che il verbale dimostra che l'intervento è stato fatto a difesa del Parlamento e contro questa generica e generalizzata condanna di tutti parlamentari e dicendo una verità, che purtroppo ci sono senatori e deputati che sono stati coinvolti nell'utilizzo della droga, la sottoposizione al test può essere un atto che ci responsabilizza tutti in maniera trasparente, aperta, democratica. Inoltre, la gente lo gradirebbe: se qualche parlamentare intende di nuovo proporlo, si possono mettere in condizione i parlamentari, con le strutture della Camera, di fare un test per dimostrare al Paese che in Parlamento, diversamente da quanto i nemici della democrazia vanno dicendo, la percentuale o le persone dedite al consumo di stupefacenti non sono quelle che si è voluto accreditare.
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, devo premettere che in quattordici anni di vita parlamentare non mi è mai capitato di dover rispondere a considerazioni - permettetemi - più ipocrite di quelle che ho ascoltato adesso e a una serie di sillogismi fasulli che credo neanche a livello di classe elementare potrebbero essere dialetticamente portati in un dibattito per sostenere delle posizioni. Affermo ciò perché nella mia qualità di sottosegretario delegato alla lotta alle droghe, nell'ambito della presentazione del rapporto annuale al Parlamento, quindi, in una sede ufficiale, ho svolto una serie di considerazioni in difesa del Parlamento come avevo avuto già modo di fare nella scorsa legislatura - non so se l'onorevole Laratta era già parlamentare - allorché Le Iene realizzarono quell'operazione diffamatoria - quella, sì, diffamatoria - del Parlamento facendo intendere che un numero di parlamentari dal 30 al 50 per cento fossero tossicodipendenti. Questo è stato scritto dai giornali di tutta Italia e questo si è cercato di dimostrare attraverso l'utilizzo di tamponi che violavano, quelli sì, la privacy dei parlamentari e sebbene dal punto di vista scientifico tale metodo non potesse dare alcun riscontro effettivo e vero, l'Italia venne percorsa dalla convinzione che il Parlamento fosse un luogo in cui la droga era totalmente diffusa. Se l'onorevole Laratta rileggesse le mie considerazioni di allora troverebbe che sono stato uno dei pochi che ha difeso il Parlamento e i parlamentari. Naturalmente, quando si fa una difesa del Parlamento e dei parlamentari bisogna anche essere sinceri e onesti perché se io dovessi, nella mia posizione, affermare che tra tutti gli imprenditori italiani nessuno fa uso di droga, che tra tutti i professionisti italiani, avvocati e medici, nessuno fa uso di droga e che tra 58 milioni di italiani nessuno fa uso di droga, farei un'affermazione disonesta e molto ipocrita. Come ho affermato in quell'occasione, purtroppo, la droga, specialmente la cocaina, è diffusa anche nei quartieri alti. Si tratta della classica droga che trova diffusione anche fra coloro che hanno grande responsabilità dal punto di vista imprenditoriale, professionale e politico. L'onorevole Laratta - mi consenta, non con grande onestà intellettuale - ha letto una parte del mio intervento, ma non la frase successiva allorché, dopo aver denunciato questa enfatizzazione consistente nel tentativo di affermare che tutto il Parlamento era composto di drogati, aggiungevo che il problema esiste ma il propagare notizie false e tendenziose sul Parlamento serve soltanto a sostenere che il fenomeno è talmente diffuso che tanto vale legalizzare il consumo di droga. Se l'onorevole fosse stato così cortese di riferire a chi ci ascolta esattamente quello che ho detto, forse il dibattito tra di noi sarebbe stato più onesto e trasparente. In quella conferenza stampa ho dichiarato ciò che è agli atti parlamentari. L'anno scorso, infatti, fu presentata una proposta di legge firmata da 89 parlamentari, primo firmatario l'onorevole Casini, nella cui relazione si può leggere: «Alcuni fatti di cronaca registrati all'inizio della corrente legislatura sul possibile uso di sostanze proibite da parte di parlamentari hanno sollevato questioni di natura etica che non possono restare senza una risposta».
E questi ottantanove parlamentari hanno appunto firmato, nella passata legislatura, una proposta di legge - non Pag. 75riproposta, e mi dispiace, in questa - con la quale gli ottantanove parlamentari stessi chiedevano che il primo giorno di presenza in Parlamento i parlamentari fossero sottoposti ad un test antidroga volontario, nel senso che la Camera avrebbe dovuto mettere a disposizione le attrezzature e chi avesse voluto sottoporsi a tale test lo avrebbe potuto fare, mentre chi non avesse voluto farlo avrebbe potuto dichiarare di non volersi sottoporre al test. E i deputati sottoposti al test avrebbe dovuto accettare che le risultanze del test fossero rese pubbliche nel caso di esito sia positivo sia negativo. Perché ottantanove deputati hanno firmato questa proposta di legge? Perché hanno fatto riferimento a fatti di cronaca che tutti conosciamo, perché sono comparsi su tutti i giornali italiani i parlamentari che ahimè hanno fatto uso o hanno anche spacciato sostanze. Quindi mi chiedo se c'è qualcuno in questa Aula in grado di dire, smentendo la realtà, che non esistono tali parlamentari. Io non ho parlato di Parlamento, ho detto che non c'è chi possa negare che anche i parlamentari possano fare uso delle sostanze. Andate a vedere le cronache degli ultimi quattro anni e troverete nomi e cognomi di appartenenti al Senato e alla Camera. Allora credo che vi sia anche un minimo di onestà intellettuale per ammettere che il fenomeno è grave e diffuso, ma anche che il fenomeno è contrastabile perché per fortuna i cronici in Italia di cocaina e di eroina sono lo 0,1 per cento della popolazione, quindi vuol dire che il 99,9 per cento non lo è.
È vero che la cannabis è più diffusa, ma il 70 per cento dei giovani non fa uso neanche sporadicamente di cannabis. È vero che dobbiamo aumentare i controlli per l'incolumità di tutti, e lo faremo con le patenti, sperimentalmente, da ottobre in poi. Ho visto un sondaggio del Corriere della sera nel quale si riporta che l'85 per cento degli italiani è favorevole a far sì che se il ragazzino vuole il patentino o se una persona vuole conseguire la patente debba anche dimostrare di non essere un tossicodipendente né un soggetto dedito all'abuso di alcol, abuso che lo mette in condizione di essere pericoloso per sé e per gli altri. Entreranno in vigore finalmente in autunno - la legge lo prevede già - i test obbligatori per le categorie a rischio: per i piloti di aereo, per i conducenti di pullman, insomma per tutti coloro che - purtroppo le cronache lo dimostrano - quando sono sotto l'effetto delle sostanze tossiche o dell'abuso di alcol provocano incidenti mortali di cui la cronaca è piena.
Quindi vi è la necessità di prevenire, la necessità di reprimere lo spaccio e la necessità di recuperare (questo è un discorso che ci porterebbe molto lontano rispetto anche alle strategie di recupero dei tossicodipendenti). Dico subito che se qualche parlamentare (questo è un problema del Parlamento che - è chiaro - ha una sua autonomia), come hanno fatto la scorsa legislatura ottantanove parlamentari - ripresenterà una proposta di legge di questo genere sarei assolutamente d'accordo. L'ho firmata: nella scorsa legislatura ero uno degli ottantanove parlamentari firmatari di questa proposta di legge. Ma non sono così ipocrita da dimenticare quello che è successo due anni fa, lo scandalo che c'è stato, e con orgoglio dico quanto ho sempre detto difendendo il Parlamento. Il Parlamento è lo specchio del Paese. È una vecchia frase quella secondo cui in Parlamento un terzo dei parlamentari è meglio del resto del Paese, un terzo uguale al resto del Paese, e un terzo può essere peggio della media del Paese. Il Parlamento è rappresentativo ed è una sfaccettatura - viva Dio, per fortuna, in democrazia! - di tutto quello che succede in un Paese.
Allora se qualcuno si scandalizza perché, leggendo i giornali e le cronache, scopre che qualche parlamentare - ahimè! - ha fatto uso di eroina o cocaina ed è stato anche rinviato a giudizio per questo, allora mi sembra veramente di scoprire l'acqua calda. E mi meraviglio che venga fatta una polemica sul fatto che si difende il Parlamento e si respinge come falsa e tendenziosa la campagna diffamatoria di chi vuole rappresentare tutto il Pag. 76Parlamento come fatto di drogati e di tossicodipendenti, mentre credo che questa difesa fosse dovuta.
Una volta chiarite le cose - perché posso capire che siamo nel mondo dell'informazione, può accadere che le agenzie battano una notizia che non rappresenta il pensiero che è stato espresso -, una volta che la conferenza stampa viene ripetuta dai mezzi di comunicazione, una volta che il verbale dimostra che l'intervento è stato fatto a difesa del Parlamento e contro questa generica e generalizzata condanna di tutti parlamentari e dicendo una verità, che purtroppo ci sono senatori e deputati che sono stati coinvolti nell'utilizzo della droga, la sottoposizione al test può essere un atto che ci responsabilizza tutti in maniera trasparente, aperta, democratica. Inoltre, la gente lo gradirebbe: se qualche parlamentare intende di nuovo proporlo, si possono mettere in condizione i parlamentari, con le strutture della Camera, di fare un test per dimostrare al Paese che in Parlamento, diversamente da quanto i nemici della democrazia vanno dicendo, la percentuale o le persone dedite al consumo di stupefacenti non sono quelle che si è voluto accreditare.

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di replicare per dieci minuti.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, un minuto è sufficiente, per carità. Vorrei capire di cosa dovrei essere soddisfatto: perché l'onorevole Giovanardi ha fatto tutto fuorché rispondermi. Ha fatto una lezione, ci è venuto a dire cosa farà per il problema della droga, contro la diffusione degli stupefacenti, ci ha parlato della riproposizione di un disegno di legge ma non ha risposto al tema. Deve avere anche rispetto di cinquanta parlamentari che hanno chiesto, in difesa del Parlamento, che non si parli in termini così leggeri quando si discute di cocaina in Parlamento. È gravissimo che lo faccia un uomo di Governo.
Signor Presidente, la prego anche di registrare un fatto: è del tutto irrituale che a rispondere ad un'interpellanza che vede chiamato in causa un sottosegretario, passibile di censura per le sue espressioni, risponda lo stesso sottosegretario. È del tutto irrituale e inusuale. Mi auguro che il Presidente della Camera in questo momento registri questa nostra sottolineatura e questa nostra insoddisfazione. In ogni caso, signor sottosegretario, vorrei dire che non l'abbiamo accusata di avere infangato il Parlamento (non siamo così messi male). L'abbiamo accusata di parlare in maniera generica, superficiale, senza sapere quello che dice, di droghe in Parlamento. Quando le chiediamo, signor sottosegretario, di cosa parla, lei deve avere il coraggio di non rinviarci alla cronaca dei giornali quotidiani e di non dirci di andare a vedere i giornali quotidiani. Ma che facciamo? I parlamentari devono andare a vedersi i giornali quotidiani? Poiché il sottosegretario ha parlato di droghe in Parlamento e noi gli abbiamo chiesto cosa intendeva dire, non ci doveva rimandare ai giornali e alla cronaca che leggiamo tutti i giorni, ma ci doveva dire esattamente di cosa parlava, chi accusava e, se era a conoscenza di persone che commettono reati, doveva denunciarle. Tutto ciò in difesa del Parlamento. Siamo convinti che questo Parlamento deve essere trasparente...

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma che dici? Non è mica un reato drogarsi nel nostro Paese!

PRESIDENTE. La prego, onorevole Giovanardi.

FRANCESCO LARATTA. Mi deve consentire di parlare. Se poi non gradisce quello che dico, io non ho gradito quello che lei ha detto, ma l'ho ascoltata per dieci minuti tranquillamente. Signor sottosegretario, mi consenta. Lo dico come il suo capo: mi consenta. Dovete avere la pazienza, quando parlate del Parlamento, di non ingenerare, in questo clima così brutto di antipolitica, ulteriore odio verso la politica. Il Parlamento non può apparire come un luogo dove accade di tutto. Lei ha citato esperienze della scorsa legislatura, Pag. 77quando ero presente e ho vissuto momenti drammatici che voi spesso avete alimentato in quel momento. Noi invece siamo convinti che il Parlamento va difeso sempre e in ogni occasione, perché è la casa di tutti e deve essere trasparente e tutto qui deve avvenire alla luce del sole. Quando parlate, dovete sapere quello che dite e dovete denunciare le cose con nome e cognome.

PRESIDENTE. Onorevole Laratta, per quanto riguarda il richiamo alla ritualità, le faccio notare che è il Governo che ha la discrezionalità di scegliere chi risponde alle interpellanze.

(Iniziative per la modifica dei recenti provvedimenti del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione agli insediamenti di comunità nomadi, con particolare riferimento alla scolarizzazione e all'integrazione sociale dei bambini appartenenti a tali comunità - n. 2-00082)

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare l'interpellanza Soro n. 2-00082, concernente iniziative per la modifica dei recenti provvedimenti del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione agli insediamenti di comunità nomadi, con particolare riferimento alla scolarizzazione e all'integrazione sociale dei bambini appartenenti a tale comunità (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente n. 2-00082 è stata firmata, oltre che dal collega Soro, dai deputati Bressa, Sereni, Amici, Ghizzoni, De Torre, Lenzi, Zampa, Miotto, Sarubbi, Gozi. Ho letto i nomi per sottolineare, in qualche modo, le diverse esperienze parlamentari: questi colleghi sono impegnati su diversi fronti e, insieme al presidente di gruppo alla Camera, hanno voluto sottolineare un problema che, dal momento della presentazione dell'interpellanza, il 3 luglio 2008 - quindi, qualche tempo fa -, ha acquisito dimensioni sempre più inquietanti. Dico inquietanti perché ormai ogni giorno leggiamo su questo argomento articoli di giornali e prese di posizione.
Naturalmente via via si coglie più nei dettagli la caratteristica di questo intervento, come emerge anche da tutti o molti degli interventi che hanno accompagnato i decreti sulla sicurezza.
Oggi, nel sito del Ministero dell'interno, il Ministro, nel presentare un rapporto del Ministero, affermava con enfasi: abbiamo approvato i cinque decreti sulla sicurezza.
Immagino che chi è in Parlamento abbia avuto ben presente che con un decreto-legge è stato compiuto un intervento in tale materia; tuttavia non è ben chiaro che è stato fatto con decreti legislativi molto discutibili, perché si tratta di provvedimenti emanati in attuazione di una delega del centrosinistra, per così dire, quindi della scorsa legislatura: si è capovolto l'indirizzo politico e presentandoli come decreti correttivi - voi capite che i decreti correttivi correggono le virgole - si è invece data una stretta di vite fortissima, con riferimento a temi come il ricongiungimento familiare, i rifugiati, il diritto d'asilo (che per quarant'anni non è stato attuato e, quando si è iniziato in qualche modo ad attuarlo, anche questo è stato messo «sotto torchio», mettendo le persone che richiedono asilo e che sfuggono alla barbarie del loro Paese sotto processo, e nella condizione di dover rinunciare ad un diritto costituzionale).
Poi vi sono i limiti al diritto di circolazione e di soggiorno dei cittadini comunitari: stiamo ormai caratterizzandoci come la pecora nera d'Europa, altro che atteggiamento conforme e anticipatore (dirò poi qualcosa sull'Europa).
Qui stiamo facendo dei proclami, ahimè, sulla pelle della gente e dei bambini.
Per motivi diversi, capisco l'obiezione del collega quanto alla presenza del sottosegretario Giovanardi, ma, in qualche modo, sono contento che sia presente un esponente che, almeno nella sua esperienza politica meno recente, ha militato in schieramenti che si sono mostrati certamente sensibili ai valori di umanità, di Pag. 78rispetto non solo dei principi costituzionali, ma dell'etica minima di comportamento nei rapporti tra le genti; quindi, sono molto interessato a conoscere la sua risposta.
Nel merito, comincio col dire che interpelliamo il Presidente del Consiglio - mentre sembrerebbe materia di competenza del Ministro dell'interno - perché tutta questa tragedia ha origine da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ci si può chiedere cosa c'entri, perché le competenze in materia sono del Ministro dell'interno. Lei lo sa bene, ma gli italiani fanno un po' fatica a capire il motivo per cui, per intervenire in questa materia, si è andata a scomodare una legge - che è la base giuridica del provvedimento a cui mi riferisco - che istituisce il servizio nazionale per la protezione civile, il cui articolo 5 prevede che, al verificarsi di calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbano essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, delibera lo stato di emergenza, determinandone durata e estensione territoriale, in stretto riferimento alla qualità e alla natura degli eventi.
Attenzione: penso che su questo terreno non possiamo muoverci tanto disinvoltamente, perché questo stato di emergenza è dichiarato in omaggio ad una normativa che riguarda le calamità naturali, quindi tutti pensiamo ad alluvioni, inondazioni e terremoti. Invece «no», il fatto è lontanissimo da ciò.
Sono situazioni ben conosciute - in alcuni casi drammatiche - ma tutto l'intervento normativo si fonda su questo. Inoltre, sulla base di un decreto del Presente il Consiglio dei ministri, il 30 maggio 2008, sono state adottate tre ordinanze - lo abbiamo letto sui giornali - in cui erano interessati tre prefetti, che sono diventati, così, soggetti che possono agire con i poteri che in uno Stato normale si usano in tempo di guerra. Attenzione, perché qui ci troviamo in Parlamento, ma utilizzare ordinanze svincolate dall'ordinamento, andando ad incidere su diritti costituzionali è una cosa - userò un'espressione un po' forte - raccapricciante.
È in discussione, infatti, l'articolo 3 della Costituzione, che riguarda l'uguaglianza. Non è che, poiché vi è questa situazione di emergenza (ammesso che sia necessario che vi debba essere connessione tra causa ed effetto), si prendono le impronte digitali a tutti i cittadini di una certa zona ed a tutti coloro che vi abitano: non so se sono necessarie e giustificate, ma l'uguaglianza vorrebbe questo, cioè che venissero prese a tutti. Invece, si procede in modo mirato su comunità che abitano certe baraccopoli - i cosiddetti villaggi dei disperati - oppure semplicemente villaggi provvisori. In altri termini, si va a colpire in dispregio del principio di uguaglianza. Questa è una rottura costituzionale esplicita, per effetto - attenzione - non di un atto del Parlamento, di una legge o di un controllo parlamentare: non sarebbero sufficienti ma, almeno, vi sarebbe un certo tipo di controllo e di dibattito. Si incide sull'articolo 2 della Costituzione, cioè sulla dignità delle persone: cosa c'è di più importante di cui essere gelosi che andare a rilevare le impronte digitali, un atto, in sé, di assoluta sottomissione personale, per le ragioni che sono state motivate? L'articolo 2 della Costituzione vieta ciò in modo assoluto, per la dignità dell'individuo e della persona. Inoltre, vi è l'articolo 13 della Costituzione che riguarda qualsiasi trattamento personale, cioè l'habeas corpus.
Pertanto, si tratta di qualcosa di raccapricciante - lo ripeto - perché tutto ciò avviene sulla base di un presupposto falso, cioè della dichiarazione di una situazione di emergenza, con ordinanze che sono generiche, perché - avete seguito i comportamenti dei vari prefetti - sembrava di essere alla fiera dell'improvvisazione: un prefetto prendeva le impronte digitali, un altro no, un altro le prendeva ai maggiorenni e non ai minorenni. Scusate, siamo in uno Stato di diritto! Nel momento in cui vengono adottati comportamenti che toccano le libertà, le regole devono essere Pag. 79tassative e il controllo giurisdizionale è fondamentale. Non è possibile! Una volta, in una situazione particolare, ho assistito ad un intervento della polizia nei confronti di alcuni giornalisti. Eravamo in Olanda ed era una situazione che mi aveva turbato molto, perché questi giornalisti non avevano fatto niente, se non fotografare situazioni un po' delicate: ho avuto l'impressione di cosa vuole dire l'abbattimento di ogni garanzia di fronte al prevaricare di un organo di polizia, senza neanche la possibilità di reagire. In questa sede, parliamo protetti, difesi e in condizioni particolari, ma quei poveri diavoli che sono lì, in che condizioni si trovano?
Pertanto, non vi è una base giuridica: il Ministro si è arrampicato sugli specchi e ha dichiarato che tale intervento sarebbe legittimato dal regolamento della CE n. 380 del 2008. In realtà, tale regolamento prevede altro: esso prevede la rilevazione degli indicatori biometrici, comprendenti anche le impronte digitali, ma al solo fine di istituire un modello uniforme per i permessi di soggiorno. Quindi, si tratta di questioni che non c'entrano: è come dire che ci si fonda su qualcosa, che poi ci è sbagliati, e che ci si basa su altro.
Mentre tutto questo avviene, il Garante per la privacy interviene e, il 26 giugno, afferma sostanzialmente che prendere le impronte ai minorenni rom può essere una pericolosa discriminazione. Inoltre, Pizzetti, il Garante, ritiene sostanzialmente che la violazione delle impronte digitali anche dei minori, pur nell'ambito dell'attività di identificazione e di censimento, potrebbe coinvolgere delicati problemi di discriminazione. Qui vi è tutto il garbo istituzionale, a mio parere anche eccessivo, di questi organismi, tuttavia la condanna è chiara.
Ma la condanna che arriva più forte è quella che proviene dall'Europa. Su Panorama.it (così almeno non si dice che utilizzo fonti di parte) è riportato: «Strasburgo boccia l'Italia». Si tratta del Parlamento europeo - questo lo sappiamo tutti - tuttavia merita dire che il Parlamento europeo, che ha una maggioranza di centrodestra, condanna senza riserve e ancora prima di avere tutti gli elementi. Perché condanna? Perché non si può, intanto, commettere la violazione costituzionale e la violazione delle regole europee e poi dire che tra due anni ne riparliamo, perché la lesione è fatta! Chi ne risponderà? Chi ripagherà quelle persone di quello che è stato fatto?
Il Parlamento europeo interviene in maniera eccezionale, non lo aveva mai fatto con questa rapidità e con questa forza. Ho ancora in mente le immagini straordinarie del Ministro Frattini che afferma che è una cosa impensabile, che non si può giustificare che il Parlamento abbia fatto una prevaricazione di questo tipo. Poi, passano un po' di ore di rito ed il Ministro presenta delle linee guida. Si tratta delle linee guida Censimento delle comunità nomadi, diramate dal Ministro Maroni e dai prefetti di Roma, Milano e Napoli per l'attuazione delle ordinanze.
A parte il fatto che ancora non vi sono le linee guida, ma dal punto di vista del diritto siamo di fronte ad un provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri che dichiara lo stato di emergenza-calamità naturale-emergenza nazionale, a tre ordinanze generiche (e ciascun prefetto si comporta come crede, con il suo buon senso, alcuni ci vanno giù duro, altri ci vanno più leggeri), e poi vengono diramate delle linee guida, le quali debbo pensare siano circolari che precisano la portata delle ordinanze. Io imparo molte cose in questo Parlamento: praticamente scopro che vi sono i diritti costituzionali, che sono tutelati ad alte lettere; poi, però, con la bizzarria di un provvedimento della protezione civile che non c'entra nulla, con una serie di ordinanze generiche e con delle linee guida tardive (le quali, evidentemente, dimostrano che le ordinanze erano incomplete), il Ministro, diciamolo in maniera «papale papale», fa retromarcia, e la fa con la quarta marcia inserita anche perché deve andar veloce! Dopo aver sostenuto che l'Europa (nel senso del Parlamento europeo) era invasiva, invadente, e che lui rispettava un regolamento europeo (però l'Europa dei regolamenti Pag. 80europei ne sa di più del Ministro Maroni), improvvisamente il Ministro dirama le linee guida, torna indietro e frena.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Ha ragione, sono stato più lungo del previsto, ma formulo soltanto il quesito che è alla base di questa interpellanza urgente: vorremmo sapere se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda modificare - noi cercheremo di tenere un atteggiamento di silenzio e di discrezione - quanto prima il decreto che proclama lo stato di emergenza e le ordinanze conseguentemente adottate, avviando invece un'approfondita riflessione sulle politiche di integrazione, affrontando, in particolare, l'aspetto della scolarizzazione e dell'integrazione sociale dei bambini appartenenti alle comunità nomadi; vorremmo, altresì, sapere se, a tal fine, non intenda predisporre un piano nazionale, integrato e pluriennale per la frequenza e il successo scolastico dei minori rom e sinti.
Questa è la politica che noi proponiamo. La politica degli annunci, delle ordinanze di polizia e della soppressione dei diritti costituzionali, sia pure di alcuni derelitti, ma che io considero esseri umani, mi pare estremamente pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, devo rispondere con precisione all'interpellanza urgente, ma l'onorevole Zaccaria ha richiamato anche una mia esperienza culturale e politica: devo dire sinceramente però, visto che abbiamo una consuetudine di dibattiti parlamentari, che ciò che mi colpisce di più, in interventi come il suo, è che, dal punto di vista giuridico, si approfondisce magistralmente il problema, ma la realtà sottostante all'intervento o ai limiti posti dal diritto sfuma nello sfondo, mentre qui stiamo parlando di problemi drammaticamente gravi. Quando si parla di emergenze, vorrei sapere cosa sono le emergenze, se non quella di realtà di centinaia, forse migliaia, non lo sappiamo, di bambini che vengono sfruttati, violentati, costretti a mendicare e che sono schiavi di situazioni che li portano fuori da ogni circuito di istruzione, dalla possibilità di avere una crescita normale come i loro coetanei, anche attraverso altri meccanismi che si verificano nelle situazioni di degrado (e chi vive nei quartieri periferici lo sa bene). Non mi riferisco ai casi gravissimi che arrivano fino all'omicidio, ma ai furti, alle rapine, ad un determinato modo di vivere. Non dimenticherò mai l'indicazione data tante volte dal mio amico Ermanno Gorrieri: non c'è niente di più iniquo al mondo che trattare in maniera uguale situazioni che sono disuguali. Certi discorsi vanno bene nei quartieri alti, negli attici; forse certi discorsi reggono un po' meno, quando si confrontano non con il bambino italiano, di famiglia agiata, che va a scuola, ma con situazioni di sfruttamento davanti alle quali credo che la collettività, al di là dei codicilli, dei parametri e dei commi, non possa rimanere indifferente e debba intervenire. E questa è la cosa più importante: intervenire di fronte a questi fatti scandalosi e inaccettabili!
Detto questo, proprio la grave condizione di degrado socio-ambientale presente in alcune grandi città, a Roma, a Milano e a Napoli, causata dalla presenza di insediamenti nomadi e dai riflessi negativi che questo ha portato (il problema del nascere della xenofobia: vedi il caso di Ponticelli a Napoli), hanno indotto il Governo a dichiarare questa emergenza attraverso una serie di ordinanze. Non contesto quindi che non c'è l'emergenza: l'emergenza purtroppo c'è, ed è drammatica. Con queste ordinanze, sulla base delle indicazioni fornite dal Ministro dell'interno, dai prefetti e dai sindaci dei capoluoghi delle regioni interessate, i prefetti di Roma, Napoli e Milano sono stati nominati Pag. 81commissari delegati al fine di realizzare, ciascuno nella sfera territoriale di propria competenza, tutti gli interventi ritenuti indispensabili per il superamento del disagio sociale dovuto alla presenza di cittadini extracomunitari o italiani (perché nei campi nomadi, mancando il censimento, non si sa esattamente quanti siano e chi siano) che sono stabilmente insediati nei territori in questione e che determinano tutte le gravi ripercussioni di cui ho parlato prima, per chi vive in quei campi ed è vittima di queste situazioni e per le popolazioni locali.
I commissari delegati, nell'ambito della definizione di specifici programmi d'azione che prevedono l'adozione di ogni misura utile e necessaria per il superamento di questa emergenza, hanno il compito di effettuare il monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità di nomadi, individuando quelli abusivi. Agli stessi commissari è stato inoltre affidato il compito di identificare e censire le persone, anche minori, e i nuclei familiari ivi presenti attraverso rilievi segnaletici. Tale operazione permette sia l'applicazione delle misure previste dalla legislazione vigente nei confronti di quanti, in queste comunità, risultano destinatari di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento e di espulsione, che il riconoscimento dei singoli soggetti con conseguente rilascio di un documento d'identità, di un permesso di soggiorno e di una tessera sanitaria per un pieno godimento dei diritti civici e dell'inserimento nel mondo del lavoro. Nelle aule universitarie si fanno determinate discorsi, basta parlare con qualsiasi questore e vi parlerà di casi di persone che hanno cambiato 20, 30 o 40 identità; anche i bambini sfruttati, ogni volta che venivano trovati, avevano un un'identità diversa, perché avendo distrutto i documenti tutte le volte si presentavano e venivano sfruttati con un identità diversa.
Peraltro, la complessità e la delicatezza della situazione erano conosciute anche dal precedente Governo Prodi, che attraverso il Ministro dell'interno pro tempore aveva già previsto, nell'ambito delle disposizioni del patto per la sicurezza di Milano sottoscritto con gli enti locali, l'istituzione di un commissario dotato di poteri straordinari: non poteri ordinari, ma poteri straordinari.
La questione nomadi era stata anche affrontata nell'analogo «Patto per la sicurezza» adottato a Roma, in considerazione proprio dell'improcrastinabile necessità di attuare azioni urgenti concordate. Peraltro, lo stesso Ministro dell'interno del Governo Prodi - non di questo Governo - aveva formulato una proposta volta all'adozione di provvedimenti urgenti per «l'emergenza Rom»: l'onorevole Zaccaria troverà raccapricciante questa espressione, ma essa fu adoperata esplicitamente proprio dal Ministro Amato. Tale proposta non giunse poi a conclusione per la fine della legislatura...

ROBERTO ZACCARIA. Aveva parlato di ordinanze di necessità...!

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. No: parlò di un'ordinanza che aveva alla base una «emergenza», e conseguentemente il commissario di Milano veniva dotato di poteri straordinari: evidentemente, anche il precedente Governo riteneva che vi fosse uno straordinario caso da affrontare.
Il nuovo Governo, in considerazione dell'estrema criticità determinatasi a causa della presenza di cittadini extracomunitari irregolari e nomadi, insediati nel territorio delle tre Regioni, ha individuato tutta una serie di iniziative finalizzate al ripristino della legalità e alla tutela delle fasce deboli.
Gli interventi programmati, che devono essere considerati tutti indispensabili per garantire il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità delle persone, spaziano dal censimento, alla scolarizzazione, alla cura degli aspetti sanitari ed assistenziali. A tal proposito, la massima attenzione è dedicata ai bambini nomadi, che sono spesso privati della loro identità e del diritto a condurre una vita normale. Tale condizione - com'è noto - favorisce Pag. 82l'azione criminale, esponendo i bambini agli abusi e allo sfruttamento da parte degli adulti, e talvolta anche di coloro che dovrebbero, per legami di sangue, sostenerne la crescita e lo sviluppo della personalità.
L'accertamento dell'identità del minore, da effettuare attraverso il censimento delle persone, è fondamentale per garantirne la tutela, anche attraverso l'attivazione delle procedure per privare della potestà il genitore che sfrutta il minore o - peggio - abusa di lui.
Nello specifico, per ciò che concerne i rilievi dattiloscopici, corre l'obbligo di sottolineare che essi sono solo una delle forme di riconoscimento ammesse, accanto a quelle descrittive, a quelle fotografiche ed antropometriche: i rilievi segnaletici si traducono in rilievi di impronte digitali solo nei casi in cui non sia possibile una identificazione certa attraverso i documenti disponibili.
Inoltre, tale modalità di identificazione è adottata in gran parte delle legislazioni dei Paesi europei ed è presente nella normativa europea relativa ai documenti di viaggio e ai permessi di soggiorno.
Giova anche ricordare che, in Italia, vige una consolidata procedura in base alla quale le procure dei tribunali per i minorenni, allorché un minore venga rinvenuto in stato di abbandono o di accattonaggio o nell'atto di commettere un reato, dispongono che lo stesso sia sottoposto alle procedure di identificazione, tramite foto segnaletiche e rilievi dattiloscopici.
La questione delle modalità di acquisizione e conservazione dei dati, che peraltro non confluiscono in un database, è stata oggetto di un positivo scambio di vedute con l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, caratterizzato dalla massima disponibilità.
Altro proficuo incontro si è tenuto lo scorso 3 luglio tra il Presidente dell'UNICEF Italia e il Ministro dell'interno, al fine di avviare un serio ed aperto confronto sulla questione dei bambini nomadi. Nell'occasione, il Presidente dell'UNICEF, dopo aver valutato con maggiore attenzione l'insieme dei provvedimenti, ha riconosciuto che in alcuni punti essi rispondono pienamente alle priorità che l'UNICEF aveva sollecitato, con particolare riferimento ai programmi di integrazione e scolarizzazione dei minori.
Per quanto riguarda, invece, l'asserita pratica di sgombero dei campi rom, che spesso determinerebbe l'inutile e pericoloso effetto di sparpagliare i bambini per le città, interrompendo i processi di scolarizzazione, si fa presente che in nessun caso i commissari delegati hanno disposto interventi di tal genere. Gli sgomberi cui si fa riferimento sono esistiti con il Governo Prodi: tutti abbiamo in mente le immagini di quello che era accaduto. Non dico che il Governo Prodi avesse fatto male a sgomberare i campi nomadi: dico solo che ciò avvenne quando era in carica quel Governo di centrosinistra.
Tutto il complesso di interventi previsti ha trovato il sostegno di qualificate rappresentanze delle comunità nomadi, tra le quali l'Opera nomadi, che, dissociandosi dalle manifestazioni di protesta dei giorni scorsi, a nome della maggioranza delle comunità rom e sinti balcaniche e italiane, ha espresso l'intenzione dì proseguire nel dialogo già avviato con le istituzioni.
Analogo sostegno è stato manifestato dalla AVSI, una ONG italiana costituita con l'intento di promuovere la solidarietà internazionale, per il sostegno di specifici progetti di intervento umanitario. Tale associazione in passato ha lavorato su un progetto in favore di bambini sieropositivi abbandonati in Romania, constatando le difficoltà causate dall'assenza, per molti di loro, di documenti di identità.
Quindi, sotto il profilo più generale e in relazione all'uso dello strumento dell'ordinanza per far fronte all'emergenza, si sottolinea come per tutti gli interventi disposti in materia di protezione civile anche per Milano, Roma e Napoli è stato previsto l'apporto coordinato delle diverse componenti che, nel quadro delle rispettive competenze, sono chiamate a contribuire al ripristino di condizioni di normalità, Pag. 83arrecando le specifiche professionalità e quindi rendendo ottimale l'azione amministrativa.
Per risolvere le criticità, peraltro reiteratamente segnalate anche a livello internazionale dai diversi organismi che operano nel settore, sono state coinvolte tutte le amministrazioni e gli enti che prestano servizi essenziali di carattere sociale, assistenziale e sanitario: il volontariato di protezione civile, le rappresentanze dei gruppi nomadi, nonché in particolare la Croce rossa italiana, la quale è sempre presente durante le visite ai campi.
Gli interventi programmati che consentiranno di ripristinare le accettabili condizioni di vita delle comunità nomadi operano in un ambito spaziale e temporale definito attraverso le delibere dello stato di emergenza, che ha costituito il presupposto per l'esercizio del potere di ordinanza.
Il Governo, quindi, sta effettuando tutte quelle azioni necessarie al contenimento della problematica che ha bisogno del supporto di tutte le istituzioni e sta realizzando un continuo monitoraggio per seguire costantemente e risolvere questa situazione.
In conclusione, voglio aggiungere brevemente altre due considerazioni. La prima la rivolgo all'onorevole Zaccaria che è dalmata. Come è noto, l'Associazione dei profughi dalmati - solo in Italia 300 mila profughi - e il senatore Toth hanno polemizzato con Famiglia Cristiana che aveva scritto, citando anche chi vi parla, che mai e poi mai un Governo democratico-cristiano negli anni Quaranta e Cinquanta, anche nelle situazioni straordinarie del dopoguerra e in situazioni di povertà, di disagio e altre ancora, avrebbe varato provvedimenti come quelli approvati dall'attuale Governo. Il senatore Toth ha ricordato che Scelba e De Gasperi presero le impronte digitali a trecentomila profughi - solo a loro - che venivano da Fiume, da Zara, dall'Istria. A tale pratica si sottoposero i bambini, i vescovi, i frati e le suore perché, per una valutazione del Governo di allora, si temevano infiltrazioni di agenti titini o che i profughi alla frontiera creassero problemi con la vicina Jugoslavia. Tutti furono schedati e solo loro (erano italiani), solo ai profughi giuliano-dalmati vennero prese le impronte digitali. Lo fece De Gasperi!
Pertanto, dinanzi a situazioni che si riteneva avessero una particolare valenza e quando vi furono storicamente dei problemi di sicurezza, anche i mitici Governi democristiani, composti da cattolici come De Gasperi e Scelba, vararono provvedimenti analoghi a questi.
Aggiungo un'ultimissima considerazione. Forse i tempi parlamentari si accavallano. Il Parlamento ha deciso - ed è già legge - che le impronte digitali, dal 2010, verranno prese a tutti in Italia, come anche in tutta Europa. Pertanto, il fatto così offensivo e scandaloso di identificare una persona attraverso...

ROBERTO ZACCARIA. Ma verranno prese a tutti! A tutti!

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Certo! Adesso chi deve recarsi negli Stati Uniti dovrebbe farlo. E non mi sono mai sentito offeso quando il Governo degli Stati Uniti - avendo intenzione di andare negli Stati Uniti - mi chiedeva le impronte e non faceva lo stesso con un cittadino americano. Avrei potuto dire: Io sono un cittadino del mondo; perché a me chiedi le impronte digitali e non fai altrettanto con un tuo cittadino? Ma non mi sono mai sentito offeso di ciò. Credo che i dalmati non si siano sentiti offesi nel momento in cui hanno prestato la loro collaborazione.
In conclusione, credo che bisogna avere in mente la drammatica situazione di cui stiamo parlando, vale a dire bambini sfruttati, abusati, e che non vanno a scuola. Stiamo parlando di comunità in cui, se non vogliamo essere ipocriti, vi sono delle minoranze - forti minoranze - che delinquono e che creano situazioni terribili nei quartieri (ciò è avvenuto specialmente negli ultimi due o tre anni a causa del massiccio arrivo di popolazioni di cui si ignora perfino se siano comunitarie Pag. 84o extracomunitarie), dove si sono dovuti affrontare problemi drammatici.
Vogliamo fare un censimento? Se ne può disquisire a livello costituzionale, legislativo o regolamentare e si può discutere anche del modo con cui le persone vengono identificate. Ma guardiamo la sostanza del problema. È giusto o non è giusto che uno Stato si preoccupi, finalmente, di queste persone e di questi bambini sfruttati e che chi sta in Italia abbia un'identità, un lavoro e possa andare a scuola? A me sembra questo l'essenziale. E ciò sta avvenendo, alla fine e al di là di tutte le polemiche, grazie a prefetti capaci e preparati, nonché grazie alla nostra straordinaria esperienza di solidarietà e volontariato, e al dialogo con le associazioni che rappresentano anche i nomadi. Sta avvenendo una trasformazione che alla fine darà dei grandi risultati. Sarebbe stato molto peggio, come è stato fatto prima, fare finta di niente e dinanzi a queste drammatiche situazioni non intervenire.

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la risposta che ci ha fornito è stata scritta in modo corretto ed ineccepibile, ma non è questa risposta che ci preoccupa.
Lei ha concluso ricordando due provvedimenti: la presa delle impronte digitali ai profughi giuliano-dalmati (anche mio padre era un profugo giuliano-dalmata), ma la situazione era tutt'altra. Ha ricordato che le impronte digitali, per una recente decisione del Parlamento, verranno prese a tutti, ma non ai minori di 15 anni, quindi questa è un'altra differenza. Ma, in realtà, ciò che ci preoccupa non è questo.
Ciò che ci preoccupa è il clima che si è venuto a creare, l'annuncio ripetuto di questi provvedimenti (dalla campagna elettorale in poi), l'emanazione delle ordinanze - si è già detto come queste ordinanze non avessero base giuridica - e poi ancora le sprezzanti reazioni che il Ministro ha avuto davanti a chi eccepiva in sede europea e nel Paese la parola di settori importanti come quello della Chiesa cattolica e di tante associazioni che operano nel sociale di questo Paese ed il fatto che, davanti a questo, il Ministro abbia detto «io vado avanti».
E invero, è accaduto che la reazione di molti, ed in particolare l'incontro tra il Presidente del Consiglio dei ministri e il Presidente Barroso, hanno fatto correggere, almeno in parte e solo per i minori, i provvedimenti, ma quando ormai il clima nel Paese si era creato. L'intolleranza è stata fomentata.
Infatti, nel Paese esistevano già molti pregiudizi verso i rom e i sinti, come tante ricerche dimostrano, ma sono un fatto grave le ordinanze di cui parliamo e, ancor prima, i pronunciamenti di chi governa questo Paese e l'assecondare le reazioni dei cittadini in situazioni che poi si sono verificate inesistenti. È il caso, ad esempio, di Ponticelli, che ha molti elementi dubbi. Tra l'altro, una ricerca dell'università di Verona che va dal 1985 al 2007 dimostra che in tutti questi anni non vi sono stati casi di giudizio per furti di bambini da parte di rom e sinti. Si sono verificati solamente 23 processi che poi si sono conclusi con l'assoluzione.
Tutto questo è molto grave e si aggiunge anche ai termini che sono stati usati di fronte a tutte queste vicende e al linguaggio che mette in evidenza come chi si è occupato di questi temi non conosca a fondo la situazione delle popolazioni rom e sinti. La parola nomade, ad esempio, molto usata non ha alcun significato in tutto questo discorso.
Tutto questo è grave poiché avviene da parte di chi ha la responsabilità di governare il Paese e, quindi, di garantirne la convivenza pacifica e di garantire uguali diritti e doveri per tutti.
Lei ha ricordato le azioni svolte dal precedente Governo e dal Ministro Amato, ma avevano tutt'altro tenore. Tra l'altro, il Ministro Amato - gli va dato atto - ha realizzato la prima conferenza internazionale sui rom e i sinti, una conferenza di Pag. 85alto livello che vedeva la partecipazione diretta di esponenti esperti rom e sinti e che aveva tutti altri obiettivi.
Certo, occorre punire chi commette reati e questo è anche compito del Ministro dell'interno, ma le modalità ci preoccupano. Occorre avere anche politiche ferme, ma in questo caso si è fatto come il piano per un nuovo imperialismo degli Stati Uniti: prima si è creato un clima di emergenza e di paura e poi si è fatta una guerra preventiva.
Quello che si è prodotto nel Paese lo abbiamo visto nelle immagini dei quotidiani di questi giorni: due minori, Cristina e Violetta di 13 e 12 anni del campo nomadi di Scampia, erano distese morte sulla sabbia e i cittadini accanto a loro prendevano il sole e facevano il bagno. Ciò è stato prodotto da tutta questa vicenda.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Tre anni fa è successa una cosa identica!

MARIA LETIZIA DE TORRE. Non siamo soddisfatti e non saremo soddisfatti fino a quando questo Governo non ci darà atto di comprendere che le politiche che vanno adottate verso le popolazioni rom e sinti sono di tutt'altro tenore.
Tra l'altro, esistono a livello europeo esperienze ormai consolidate, indicazioni della Comunità europea e di progetti europei che vanno in altra direzione, nella chiusura dei campi nomadi con il coinvolgimento diretto e la partecipazione di cittadini rom e sinti.
Saremo soddisfatti soltanto quando la minoranza rom e sinti verrà riconosciuta in questo Paese accanto alle altre minoranze. Questa, invece, non è considerata una minoranza linguistica. Saremo soddisfatti solo quando si creeranno le condizioni per cui figure di rilievo delle comunità sinti e rom potranno diventare diretti interlocutori di chi governa questo Paese, le regioni e le città e potranno insieme a noi far crescere queste popolazioni che vivono in una situazione di grave assenza di identità (questo è l'elemento più grave). Solo allora tutti quanti, gagi, sinti e rom, potremo costruire una vera convivenza. Quella sarà la vera sicurezza, non altre.

(Procedure di alienazione del patrimonio disponibile dell'Ordine mauriziano - n. 2-00091)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00091, concernente le procedure di alienazione del patrimonio disponibile dell'ordine mauriziano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza che ho sottoscritto con tutto il gruppo dell'Unione di Centro affronta una situazione di grande rilievo per il Piemonte e per Torino, considerato il ruolo fondamentale che l'Ordine mauriziano ha svolto nel settore sanitario. Oggi non affrontiamo specificatamente questa straordinaria realtà sanitaria, che purtroppo nell'ultimo decennio ha subito decisioni che sovente hanno accresciuto le sue difficoltà compromettendo un patrimonio di esperienze professionali e di qualificata attività sanitaria.
Dopo alcuni anni di difficoltà, l'Ordine mauriziano di Torino è stato commissariato allo scopo di avviare un risanamento finanziario dell'ente e il rilancio del suo ruolo sanitario, anche attraverso la migliore utilizzazione del suo vasto patrimonio. È di questo che oggi parliamo nell'interpellanza.
Al riguardo, in data 23 settembre 2003, il commissario straordinario, prefetto Anna Maria D'Ascenzo, adottava la deliberazione n. 585 del 2003, con la quale veniva disposta la vendita dell'intero patrimonio disponibile dell'Ordine mauriziano e si stabiliva di vendere a trattativa privata tutti gli immobili urbani ed agrari gravati da vincolo locatizio efficace al valore di mercato dell'immobile libero, come stimato dall'ufficio patrimoniale dell'Ordine mauriziano, previa convalida della stima da parte dell'Agenzia del territorio.Pag. 86
In data 21 gennaio 2005, veniva convertito in legge il decreto-legge 19 novembre 2004, n. 277, con il quale veniva costituita la fondazione dell'Ordine mauriziano, cui veniva trasferito tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare dell'ente Ordine mauriziano con lo scopo di gestire il suddetto patrimonio e di operare per il risanamento del dissesto finanziario dell'ente, anche mediante la dismissione dei beni del patrimonio disponibile. Sulla base di tale normativa e procedura la fondazione dell'Ordine mauriziano ha provveduto ad alienare alcune cascine ai conduttori.
In data 29 novembre 2007, veniva convertito in legge il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, che all'articolo 30 prevedeva il commissariamento della fondazione dell'Ordine mauriziano con nomina del nuovo commissario, cui sono state attribuite le attività di gestione e liquidazione nel rispetto dei valori storico-culturali e secondo le norme del già citato decreto-legge n. 277 del 2004.
Vi è un diffuso allarme, a fronte di questa nuova procedura, fra le numerosissime famiglie dirette coltivatrici, i cui rapporti di affittanza agraria con l'ente Ordine mauriziano sono in scadenza o lo saranno in tempi brevi, in quanto, da dichiarazioni a più riprese ribadite dal commissario e dai vicecommissari, parrebbe non potersi riconoscere il diritto di prelazione spettante agli affittavoli, deludendo le aspettative delle suddette famiglie, che si troverebbero senza alcuna attività e mezzo di sostentamento, con l'ovvia conseguenza di tensioni sociali.
L'alienazione «in blocco», senza il riconoscimento ed il rispetto del diritto di prelazione, oltre che gravemente pregiudizievole per le famiglie dirette coltivatrici, pare, altresì, in aperto contrasto con le deliberazioni commissariali già assunte con il decreto-legge n. 277 del 2004, costitutivo della fondazione Ordine mauriziano, nonché con il decreto-legge n. 159 del 2007, nel testo modificato dalla legge di conversione, che prevede l'applicazione della disciplina in materia di prelazione e di riscatto agrari.
Questo stato giuridico pertanto rischia di innescare una serie di contenziosi, che, per la delicatezza e complessità della materia, creerebbero inevitabili lungaggini, oltre che oneri aggiuntivi per la fondazione Ordine mauriziano.
Infine, da parte degli affittavoli è confermata la volontà all'acquisizione delle aziende da essi condotte, alle condizioni pregresse stabilite dall'ente e convalidate dall'agenzia del territorio, e, per conseguenza, la fondazione Ordine mauriziano si troverebbe nella condizione sicura di accelerare i tempi delle vendite degli immobili con l'immediato realizzo.
Pertanto chiediamo con la presente interpellanza al Governo quale sia, in dettaglio, la situazione riguardante il piano di soddisfazione dei beni dell'Ordine mauriziano, vale a dire quale sia il piano di riparto dei beni e la procedura utilizzata per la vendita, proprio in relazione alle diverse disposizioni delle due leggi che ho citato.
Chiediamo inoltre se corrispondano al vero le notizie secondo cui il commissario della fondazione Ordine mauriziano, dottor Giovanni Zanetti, insieme ai due vicecommissari, avvocato Cristiana Maccagno Benessia e dottor Alessandro Braja, voglia procedere a breve termine all'alienazione «in blocco» di tutti i terreni agricoli di proprietà della fondazione, affittati a famiglie dirette coltivatrici e se, per le motivazioni su esposte, ritengano utile e necessario porre rimedio a queste procedure di alienazione che paiono essere state messe in atto, anche con un'eventuale, se necessaria, iniziativa legislativa urgente a tutto vantaggio del risanamento finanziario dell'ente.
Questa è la situazione per quanto noi conosciamo. Sono convinto che la proposta che noi ribadiamo in questa interpellanza risponda con più efficacia e tempestività all'esigenza dell'Ordine mauriziano; nello stesso tempo salvaguarderebbe anche quelle che sono da sempre le riconosciute e legittime aspettative degli affittavoli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Pag. 87ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, a seguito dell'emanazione di vari atti normativi le competenze a suo tempo esercitate dal Ministero dell'interno sull'ente Ordine mauriziano sono state trasferite ad un apposito comitato di vigilanza il cui presidente è nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con legge 29 novembre 2007, n. 222, nel disporre all'articolo 30 il commissariamento dell'ente fondazione Ordine mauriziano ha confermato in capo ad un comitato di vigilanza l'attività di gestione e liquidazione, perché ahimè, come è noto, l'ente presenta un grave deficit.
La fondazione Ordine mauriziano è stata istituita, pertanto, allo scopo di ricevere tutto il patrimonio già facente capo all'Ordine mauriziano, ad eccezione dei presidi ospedalieri di Torino e Candiolo, destinati alla gestione regionale, di conservare la parte di patrimonio indisponibile (la Palazzina di caccia di Stupinigi e le abbazie di Sant'Antonio di Ranverso e Staffarda) nonché di provvedere al ripiano del dissesto, essenzialmente ospedaliero, accumulato dall'Ordine alla data del 23 novembre 2004, mediante la liquidazione del patrimonio disponibile ricevuto e in grandissima parte costituito da vaste e importanti aziende agricole.
Le attività liquidatorie sono ora disciplinate dall'articolo 30 della legge n. 222 del 2007, che ha disposto l'attuale commissariamento e assegnato nuove regole per provvedere al più presto al pagamento dei quasi - ahimé - duemila creditori tuttora rimasti insoddisfatti.
La Fondazione è dunque oggi soggetta a nuove regole, assimilate a quelle della liquidazione coatta amministrativa, sotto la vigilanza di un apposito organo, il comitato di vigilanza, composto di due esperti e tre creditori. Secondo queste regole è stato formato lo stato passivo della procedura, che è stato depositato nella cancelleria del Tribunale di Torino il 5 giugno 2008. Vi sono iscritti crediti privilegiati per 103 milioni 155 mila euro e crediti chirografari per 211 milioni 886 mila euro, per un totale di 315 milioni di euro (calcolati in vecchie lire, siamo sui 600 miliardi), a cui si aggiungono altre pretese creditorie per 202 milioni 414 mila euro (altri 400 miliardi circa, per cui andiamo verso i 1.000 miliardi) iscritte con riserva o escluse, ma soggette ad accertamento giudiziale.
È stato, inoltre, predisposto il piano di liquidazione dei beni, che individua la massa attiva da destinare al pagamento della platea dei creditori e che è stato esaminato dall'organo di vigilanza nella riunione del 22 luglio, quindi recentemente. In detta riunione, il comitato di vigilanza ha esaminato copia del piano di liquidazione e, all'unanimità, ha preso atto del piano stesso senza rilievi.
Il piano riconosce che alla liquidazione il commissario deve provvedere nel rispetto delle disposizioni vigenti anche in materia di procedure concorsuali analogicamente applicabili alla procedura relativa alla liquidazione dei beni dell'Ordine mauriziano, assicurando la libera competizione secondo la funzione pubblica che gli è assegnata e nell'interesse dei molti creditori che da anni attendono soddisfazione.
Non corrisponde al vero, invece, che la procedura commissariale intenda procedere a una liquidazione «in blocco», come ipotizzato nell'interpellanza, né che essa sia indifferente ai genuini interessi degli agricoltori di poter conservare le terre da coltivare. Al contrario, come si può constatare presso i vari organismi coinvolti (l'assessorato regionale e l'Ismea), la procedura commissariale si è resa disponibile a valutare la praticabilità dei meccanismi che possano salvaguardare e contemperare le diverse esigenze.
In particolare, ad avviso del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al fine di tutelare adeguatamente gli affittuari, parrebbe opportuno consentire alle famiglie dirette coltivatrici, i cui rapporti di affittanza agraria con l'ente sono in scadenza, di esercitare il diritto di prelazione Pag. 88spettante agli affittavoli, evitando l'alienazione in blocco. Senza il riconoscimento ed il rispetto del diritto di prelazione, oltre alle problematiche sull'agricoltura e sul terreno, si innescherebbero molti contenziosi che creerebbero inevitabili lungaggini oltre che oneri aggiuntivi per la Fondazione Ordine Mauriziano.
Per i suesposti motivi, il citato Ministero delle politiche agricole non esclude la possibilità, come auspicato nell'interpellanza, al fine di porre rimedio alle procedure di alienazione che devono essere messe in atto anche, se necessario, di proporre anche un'iniziativa legislativa urgente, a vantaggio del risanamento finanziario dell'ente ma, al tempo stesso, non pregiudizievole per le famiglie dirette coltivatrici.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, rilevo con soddisfazione le conclusioni della risposta del Governo a questa nostra interpellanza perché, se ho inteso bene, vi è la piena disponibilità del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, nonché del Governo, anche ad una iniziativa legislativa urgente per rendere possibile l'utilizzo delle procedure e del diritto di prelazione, proprio accogliendo l'indicazione che la stessa interpellanza suggeriva.
Noi avvertiamo e ribadiamo in questa occasione di volere, da un lato, che siano contemperate e tutelate le legittime aspettative dei creditori, così come è stato esposto nell'interpellanza, e, dall'altro, che ai fini della valorizzazione e della conduzione di queste aziende agricole siano tuttavia tutelati gli affittavoli, i quali oggi (e lo riconfermo in questa sede e in fase di replica) hanno la disponibilità a riconoscere il valore, così come era stato indicato dalla procedura prevista dal decreto-legge n. 277 del 2004.
Dunque, credo che nell'ambito di quanto affermato nella risposta del Governo non si possa che rilevare la possibilità di un effettivo soddisfacimento delle molteplici esigenze sia degli affittavoli sia dei creditori. Quindi, mi auguro che il Governo alla luce di questa risposta si adoperi sia sotto il profilo amministrativo, sia eventualmente e se necessario sotto il profilo dell'assunzione di un'iniziativa legislativa urgente, affinché si possa dar corso concretamente agli impegni che ho sentito enunciare in Aula e che mi consentono, pertanto, di esprimere soddisfazione per la risposta ricevuta.

(Orientamenti del Governo in merito alla soppressione delle province coincidenti con le aree metropolitane - n. 2-00085)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00085, concernente orientamenti del Governo in merito alla soppressione delle province coincidenti con le aree metropolitane (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, questa interpellanza è scaturita dal provvedimento annunciato dal Governo con il quale si intende sopprimere le province che coincidono con le aree metropolitane. A parte le valutazioni sul senso di una legge approvata circa vent'anni fa e priva di ogni logica per come è stata configurata in nome anche di interessi economici che si presumevano coinvolgessero le città direttamente interessate (cosa che non si è verificata), rimane il fatto che, a nome anche degli altri colleghi che hanno sottoscritto l'interpellanza, desidero interpellare il Governo per chiedere una pausa di riflessione e una verifica attenta sui criteri che presiedono alla definizione di area metropolitana; criteri che a nostro modo di vedere sono differenti da città e città.
In particolare cito il caso di Bologna, in quanto, a differenza di Roma, Napoli e Milano (città che hanno un'altissima densità demografica, un territorio comunale che coincide più o meno con la provincia e che ovviamente ammonta a circa 3 milioni di abitanti), la provincia di Bologna ha un'estensione territoriale molto Pag. 89vasta, con una popolazione di 950 mila abitanti, di cui solo 370 mila residenti nel capoluogo. La provincia di Bologna comprende sia la montagna, sia una realtà come Imola (che è anche diocesi e che si trova in una situazione tutta particolare all'interno della realtà bolognese), sia vari comuni della pianura bolognese che distano anche 50 chilometri dal capoluogo.
Si tratta di capire che cosa si intende per area metropolitana, misurandosi anche con la realtà europea e con gli obiettivi che si vogliono raggiungere con la proposta di sopprimere la provincia.
In realtà, a prescindere da valutazioni sul ruolo della provincia di Bologna - che, a mio modo di vedere, come coordinamento di comuni e come programmazione sul territorio di una serie di attività che oscillano tra l'agricoltura, la formazione professionale e l'organizzazione sanitaria, riesce ad assolvere il ruolo istituzionale -, Bologna non ha né il numero di abitanti, né la densità demografica, né la configurazione territoriale per rispondere alle esigenze di un'area metropolitana così come viene correttamente intesa.
Da qui deriva l'interpellanza presentata dal sottoscritto. Fra l'altro, non si è mai vista un'area metropolitana che comprenda la montagna: è veramente assurdo e anomalo.
Vi sono altri particolari: non viene evidenziato, nel provvedimento del Governo, il futuro di quei comuni che distano in modo significativo dal capoluogo e che fanno riferimento a realtà agricole o montane o, addirittura, romagnole (come nel caso di Imola). Queste hanno già affermato (il caso di Imola risale a qualche giorno fa: il sindaco di Imola lo ha riferito al presidente della regione nel corso di una conferenza programmatica) che non intendono minimamente entrare nell'area metropolitana bolognese, mentre, ovviamente, rimangono nella provincia di Bologna, dotate di un loro circondario: questo, però, è un discorso che ci porterebbe lontano.
Alla luce di questa considerazione - e soprattutto del fatto che la realtà bolognese ha un'omogeneità culturale e territoriale significativa, che risale indietro nel corso dei secoli - mi parrebbe una follia vera e propria sopprimere la provincia e costituire un'area metropolitana, in presenza di un capoluogo con 370 mila abitanti e della restante parte della provincia con 650 mila abitanti.
Da qui deriva la necessità di una pausa di riflessione che invito il Governo ad attuare, perlomeno confrontandosi nelle sedi competenti, differenziando la situazione delle vere aree metropolitane - con una densità demografica di oltre mille abitanti (o, comunque, superiore ai 500 abitanti per chilometro quadrato) -, dove ogni comune è strettamente collegato all'altro senza alcuna divisione territoriale, da realtà come la mia, dove vi sono comuni separati tra loro da decine di chilometri e che non incidono in un'area particolarmente omogenea e significativa.
Di fronte a questo dato, ritengo opportuni un dialogo, un confronto e un ripensamento e non decisioni affrettate che rischierebbero, se poste in essere in questo modo, di danneggiare non solo la storia e l'identità di un territorio (ciò sarebbe molto grave), ma anche le prospettive economiche infrastrutturali della città e della provincia di Bologna.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli interpellanti, l'interpellanza urgente in esame affronta un tema delicato, quello della ridefinizione dei meccanismi e dei livelli di governance all'interno delle aree metropolitane, che è alla particolare attenzione del Ministero dell'interno e sul quale, proprio in questi giorni, si sta sviluppando un proficuo confronto con il mondo delle autonomie locali.
Trattandosi di un aspetto che, oltretutto, assume rilevanza strategica anche sotto il profilo della razionalizzazione della spesa pubblica, com'è noto, è intenzione del Governo procedere, entro il Pag. 90prossimo mese di settembre, alla presentazione e alla successiva approvazione di un provvedimento collegato alla legge finanziaria che serva a sciogliere i nodi relativi al decollo delle città metropolitane, in attuazione del dettato dell'articolo 114 della Costituzione come formulato a seguito della riforma del Titolo V, approvata nel 2001.
La loro effettiva nascita comporterà, evidentemente, un riassetto della presenza istituzionale sul territorio che - condivido l'auspicio degli interpellanti - non potrà non tenere conto di una valutazione differenziata delle diverse realtà, in grado di apprezzarne anche le distinte peculiarità.
Il tema si inquadra nell'ambito del più generale progetto di adozione di un nuovo codice delle autonomie, che tiene conto anche delle esperienze maturate in tal senso nelle passate legislature, che sono frutto anche delle risultanze del confronto con le realtà locali interessate. Questo confronto è in atto e, nell'ambito di esso, quella verifica approfondita su tutte le nove aree metropolitane, che viene auspicata dagli interpellanti, è già stata avviata.
Proprio ai fini, infatti, di un'interlocuzione che si vuole il più possibile ampia, aperta e libera da pregiudiziali, recentemente il Ministro dell'interno ha incontrato al Viminale i rappresentanti dell'Associazione nazionale dei comuni italiani e dell'Unione delle province italiane ed i sindaci ed i presidenti di provincia delle nove aree metropolitane. Oggetto dell'incontro è stata la ricerca di un percorso condiviso riguardo ai vari aspetti relativi all'istituzione dei nuovi enti, alle procedure per la loro costituzione, alla loro delimitazione amministrativa e territoriale ed all'attribuzione delle relative funzioni.
Nell'occasione, il Ministro, oltre a ribadire la volontà di ripartire alla ricerca di una formula di governance delle aree metropolitane adeguata ai tempi, ha tra l'altro dichiarato l'intenzione di approfondire i risultati delle esperienze già avviate nelle gestioni congiunte dei servizi di area vasta e nella risposta ai fenomeni di conurbazione.
Tale approccio è stato, peraltro, particolarmente apprezzato dai rappresentanti delle amministrazioni locali presenti alle riunioni, tra cui quelle bolognesi. Nuovi incontri seguiranno a breve e in quelle sedi, alla luce delle valutazioni e delle riflessioni maturate, verrà stabilita una linea d'indirizzo nella quale troveranno risposta anche i quesiti posti dall'interpellanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, al di là della risposta cortese, precisa è abbastanza puntuale del sottosegretario, mi dichiaro solo parzialmente soddisfatto in attesa di una verifica e ciò perché credo che le dichiarazioni del Governo debbano essere seguite dai fatti, soprattutto in assenza di un'assunzione di responsabilità da parte degli enti locali bolognesi che, in questa vicenda, dal sindaco al presidente della provincia, sono completamente assenti nell'individuazione di una prospettiva alternativa da segnalare al Governo. Mi rendo conto, quindi, dell'imbarazzo del Governo allorché si trova di fronte interlocutori che non elaborano un piano alternativo ad una situazione che, come affermato lei, caro sottosegretario, richiede «valutazioni differenziate delle singole realtà»; affermazione che condivido pienamente. Mi dichiaro soddisfatto parzialmente per la sua risposta perché rimango in attesa di una verifica precisa e di una risposta adeguata ed esprimo un invito pressante ad intervenire affinché, nei prossimi giorni, non si lasci decantare una situazione che rischia di trascinarsi nel tempo senza l'individuazione di risposte precise.
Temo, infatti, che di fronte all'inerzia colpevole - la potrei anche definire un'insana follia - degli amministratori di Bologna, città e provincia, che assolutamente prescindono dal futuro della loro realtà, il Governo possa procedere ad uniformare determinate situazioni; si tratta peraltro di amministratori che si guardano bene dal coinvolgere le minoranze locali su un tema istituzionale che dovrebbe invece vedere Pag. 91coinvolte maggioranza e minoranza (a tale proposito, lamento in questa sede il trattamento ingiustificabile sotto tutti i principi che su un argomento di questo genere è stato riservato a noi come minoranza dalla giunta provinciale e comunale di Bologna). Di fronte a ciò, temo un atteggiamento del Governo per cui, non avendo ricevuto risposte, decida di omologare Bologna alle altre realtà, perché sarebbe doveroso comunque procedere in mancanza di proposte alternative credibili e concrete.
Invito quindi il Governo a farsi carico, nonostante tutto, di una posizione non solo mia, ma anche di altri colleghi e di altre parti politiche non affini alla mia, che sono preoccupati di garantire una prospettiva ad una realtà come quella di Bologna che si trova a vivere un momento delicato e che attende una risposta ai suoi problemi infrastrutturali e non solo, anche sulla base di una certezza giuridica ed istituzionale degli assetti futuri.
Alla luce di ciò, dichiaro il mio apprezzamento per l'affermazione del sottosegretario che benevolmente, mi permetto di dire, perseguiterò nei prossimi giorni, affinché faccia seguito alle sue dichiarazioni e ciò non perché dubiti della sua volontà, ma perché ritengo sia un problema talmente pressante che va risolto. Ringrazio il sottosegretario, quindi, ma l'invito anche ad essere conseguente e ad attivare al più presto un confronto con tutte le realtà istituzionali affinché vi sia veramente, ripeto la sua frase che mi è piaciuta: «la valutazione differenziata delle singole realtà». Si tratta di porre in essere tutto questo e di decidere conseguentemente, coinvolgendo possibilmente anche la Commissione parlamentare competente, gli enti locali, la maggioranza e le minoranze, perché è un problema che riguarda tutte le realtà.

(Iniziative per garantire risorse e mezzi adeguati alle forze di polizia, con particolare riferimento alla situazione dell'ordine pubblico nella provincia di Ravenna - n. 2-00092)

PRESIDENTE. L'onorevole Libé ha facoltà di illustrare l'interpellanza Casini n. 2-00092, concernente iniziative per garantire risorse e mezzi adeguati alle forze di polizia, con particolare riferimento alla situazione dell'ordine pubblico nella provincia di Ravenna (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentante del Governo, con questa interpellanza noi intendiamo porre - non in maniera pleonastica - un'altra volta l'attenzione sul problema sicurezza perché tale problema e la sua soluzione dovrebbero e devono essere al centro dell'attività di un Governo, perché il Governo ed un Paese devono offrire ai cittadini il diritto ad un'esistenza serena e pacifica con delle garanzie. Le iniziative che abbiamo riscontrato di cittadini - mi fa piacere che in rappresentanza del Governo vi sia un esponente della Lega - che organizzano ronde per il controllo del territorio dimostrano chiaramente che il Governo - non solo questo e purtroppo oso dire il Paese - non riesce a offrire queste garanzie. Abbiamo citato (intendiamo rappresentare un caso specifico) una realtà particolare, ma ahimè sappiamo bene che questa realtà particolare forse rappresenta la totalità delle province; ma se non è così ci andiamo molto vicino. La situazione della provincia di Ravenna è difficile, specialmente in questi mesi estivi, considerato che si tratta di un territorio che rappresenta (per fortuna, visti i tempi che corrono) ancora una forte attrattiva turistica.
Dunque, anche in questa provincia l'analisi svolta dagli organi preposti alla sicurezza dimostra che vi sono forti infiltrazioni delinquenziali e, a fronte della realtà industriale e turistica della zona - lo dicevo poco fa -, ci si dovrebbe porre l'obiettivo di rafforzare sicuramente gli operatori che sono attivi su questo territorio. A conforto di ciò vorrei dirle - signor sottosegretario - che anche un sindacato che è rappresentato in modo autorevole nella vostra maggioranza ha denunciato questa situazione. È una situazione che - arriviamo al nodo - è rappresentata Pag. 92proprio dalla carenza di organico e di mezzi per quanto riguarda i servizi di vigilanza.
Sono forti le difficoltà, anche quelle relative all'istituzione del commissariato stagionale che avviene ogni anno a Cervia e a Milano Marittima. Mi riferisco alle difficoltà di personale, ormai congenite da anni, e a quelle relative alla fornitura di mezzi e di attrezzature. Cito uno dei tanti esempi: vi è stato un accoltellamento per futili motivi poco tempo fa (e poco tempo dopo la presentazione della nostra interpellanza) e si tratta di uno dei fenomeni che più ci preoccupano e che preoccupano molto i cittadini.
Crediamo che il Paese debba difendere i cittadini, mettendo in pista tutti gli sforzi necessari, le energie e le risorse disponibili. Dobbiamo dotare le forze dell'ordine di mezzi adeguati, di risorse, trovando anche il modo - lo abbiamo vissuto un po' tutti e non è facile, perché è più facile a dirsi - di rimettere in strada molti operatori che sono finiti dietro una scrivania e che non sono sicuramente stati assunti per questo fine.
Questa mattina abbiamo votato la manovra economica e il Governo, con tale manovra (pur facendo degli sforzi dopo varie battaglie, e ricordo che un risultato lo avete ottenuto, quello di riunire tutti i sindacati di polizia in piazza contro le scelte del Governo in questo campo), dati alla mano, alla fine, decurta di 1,6 miliardi di euro i fondi per la sicurezza nei prossimi anni. Dunque, riteniamo che la situazione sia difficile: è una situazione che dovrebbe vederci tutti accomunati per trovare una soluzione. Noi restiamo un po' allibiti perché, come in altri campi, continuiamo ad andare avanti a dichiarazioni ad effetto. Ieri, in Senato è stato anche votato definitivamente il pacchetto sicurezza, ma, alla fine - parliamoci chiaro -, se non si predispongono le risorse e i mezzi, ogni pacchetto e ogni buona volontà sicuramente restano tali.
Dunque, al di là del fatto generale che intendiamo porre all'attenzione, la nostra interpellanza è volta a chiedere al Governo cosa intende fare per dare soluzione ad un problema difficile come quello che sta vivendo la situazione della sicurezza e delle forze dell'ordine in una provincia come quella di Ravenna. Ci piacerebbe magari avere anche una risposta su tutto il resto del Paese ma per ora ci accontentiamo di questo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,37).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi interpellanti, la sicurezza e la tutela del cittadino costituiscono un obiettivo primario dell'azione amministrativa, cui il Governo sta dedicando la massima attenzione, come dimostrato dall'approvazione del cosiddetto pacchetto sicurezza, che proprio in questi giorni, per una buona parte, sta ultimando il suo iter parlamentare.
Coerentemente, particolare impegno è profuso nell'adozione dei provvedimenti mirati a garantire adeguate risorse finanziarie, di uomini e di mezzi, necessarie per la funzionalità del sistema della sicurezza. Da un punto di vista legislativo, occorre considerare che pur in presenza di una generalizzata esigenza di contenimento della spesa pubblica che ha comportato i noti tagli agli stanziamenti da corrispondere alle amministrazioni, in occasione della conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, questa Camera ha introdotto tutta una serie di misure a sostegno della funzionalità del settore della sicurezza e del soccorso pubblico. In particolare vengono istituiti due fondi: il primo a decorrere dal 2009 e ammonta a 200 milioni di euro annui, mentre l'altro stanzia 100 milioni di euro, ed è specificamente finalizzato alla realizzazione delle iniziative urgenti occorrenti al potenziamento della sicurezza urbana e alla tutela dell'ordine pubblico.Pag. 93
Viene, inoltre, destinata anche alle esigenze della sicurezza e del soccorso pubblico, una quota parte del fondo unico, istituito con le somme di denaro sequestrate e i proventi derivanti dai beni confiscati alla criminalità organizzata.
Per quanto riguarda le risorse umane, attraverso gli stessi emendamenti, a decorrere dal 2009 è stata prevista l'assunzione di personale delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per complessive circa 3 mila unità, i cui oneri graveranno sul fondo di 200 milioni appena citato.
A completamento delle misure in corso di adozione, segnalo anche quella che prevede l'esclusione dall'applicazione delle disposizioni di riduzione degli assetti organizzativi per le strutture del comparto sicurezza e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Inoltre, al personale del predetto comparto non si applicano i disincentivi economici relativi alle assenze per malattia e per permesso retribuito, conseguente a patologie derivanti da lesioni riportate nel corso di attività operative e addestrative.
Peraltro, in relazione alle dotazioni di personale delle Forze dell'ordine e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, corre l'obbligo di evidenziare che il 18 giugno scorso, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Interno, ha deliberato l'assunzione di 1.472 poliziotti, da individuarsi tra i volontari in ferma breve. Ad essi si affiancheranno 802 vigili del fuoco, che costituiscono l'altra forza operativa del Ministero dell'interno preposta alla tutela dell'incolumità delle persone, da individuare tra i volontari da stabilizzare.
Per quanto riguarda la presenza delle Forze dell'ordine sul territorio, informo che l'Amministrazione dell'interno ha effettuato una capillare ricognizione delle funzioni espletate presso gli uffici di pubblica sicurezza, volta a differenziare le competenze di carattere amministrativo-contabile e quelle esecutive, non di carattere tecnico, dalle funzioni istituzionali che devono necessariamente essere svolte da personale appartenente ai ruoli dell'amministrazione della pubblica sicurezza. L'indagine ha consentito di rilevare una serie di fattori che hanno comportato disallineamenti operativi, sui quali si sta intervenendo, anche attraverso la concertazione con le organizzazioni sindacali. Ciò consentirà l'adozione di modelli operativi da costruirsi con un percorso partecipato con il territorio.
Per rafforzare - specie nel periodo estivo e nelle zone a maggiore afflusso turistico - il controllo dei siti sensibili e del territorio e per impiegare in mansioni operative le Forze di polizia, con decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 (parte del pacchetto sicurezza), è stato conferito al Ministro dell'interno il potere di utilizzare le Forze armate, su richiesta dei prefetti e in coordinamento con le forze di polizia.
Per quanto riguarda la situazione della provincia di Ravenna, dai dati del Servizio analisi criminale del Ministero dell'Interno, emerge che in questo territorio non sono presenti significative forme radicate di criminalità organizzata di tipo mafioso. Si registra, invece, la estemporanea presenza di piccoli gruppi criminali che, avvalendosi di basisti locali, consumano rapine e reati in materia di stupefacenti. Su un totale di 23.357 delitti perseguiti nel 2007, sono state denunciate 6.543 persone, di cui 836 in stato di arresto e 5.707 in stato di libertà.
La provincia può contare sulla presenza complessiva, stimata al 1° giugno 2008, di 399 unità appartenenti ai ruoli operativi (rispetto alle 445 unità previste in organico), operanti presso gli uffici e reparti della Polizia di Stato.
Contribuiscono peraltro alla funzionalità degli uffici 25 operatori della Polizia di Stato che espletano attività tecnico-scientifica o tecnica, nonché 45 appartenenti all'amministrazione civile dell'Interno.
Sul territorio provinciale operano anche il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri, con una forza complessiva di 580 militari ed il comando provinciale della Guardia di finanza, con una forza complessiva di 416 militari.
Relativamente alle carenze organiche del personale della Polizia di Stato, sottolineo che tale situazione è comune a Pag. 94molte province ed il relativo ripianamento è un obiettivo che, per ovvie ragioni di bilancio, non può essere raggiunto nell'immediato.
Tuttavia, come ho in precedenza accennato, il processo è stato già avviato, anche attraverso le misure legislative e la delibera del Consiglio dei Ministri dello scorso 18 giugno.
Segnalo, in ogni caso, che si è provveduto a recuperare parte del personale precedentemente impiegato in compiti amministrativi e nei servizi interni di caserma, per adibirlo all'attività di prevenzione e controllo del territorio.
È indubbio che un potenziamento delle strutture e dei mezzi a disposizione delle Forze dell'ordine potrebbe risultare utile, anche in relazione all'ampiezza del territorio e per la presenza del porto industriale e turistico della città.
Tuttavia occorre considerare che, anche recentemente, sono state assegnate, per le esigenze di sicurezza: 12 unità di rinforzo della pubblica sicurezza, dal 1o luglio al 31 agosto, per il Posto stagionale di Cervia; 25 carabinieri per due stazioni mobili a Marina di Ravenna e a Milano Marittima; 20 unità della Guardia di Finanza, dal 25 luglio per un mese, per il posto estivo di Cervia; 10 unità di rinforzo per i servizi nelle nove Marine di Ravenna, in parte distaccate per l'esigenza del Posto estivo di Pinarella (RA), attivo dal 1o luglio al 31 agosto.
Per quanto riguarda la carenza di mezzi, segnalo che la Questura di Ravenna dispone di 14 autovetture per il controllo del territorio, tra cui 6 Alfa Romeo 159 assegnate il 27 maggio ultimo scorso (a fronte delle 12 previste dal decreto del capo della Polizia del 30 settembre 2002); di 12 autovetture in colore di istituto per attività ordinarie (a fronte delle 15 previste); di 23 autovetture in colore di serie per servizi info-investigativi, di cui 6 in custodia giudiziale (a fronte delle 17 previste) nonché di 11 motocicli, 1 scooter in custodia giudiziale, due minibus e 1 camper.
Per la corrente stagione estiva, questa Amministrazione ha inoltre disposto, in relazione al contingente di personale di rinforzo ivi comandato, la cessione temporanea, per il periodo 15 giugno-15 settembre 2008, di 1 fuoristrada e 4 autovetture.
Il Compartimento della polizia stradale di Ravenna ha attualmente in dotazione 15 autovetture in colore di istituto, 6 motocicli in colore di istituto e 2 vetture in colore di serie. Come è evidente, è stato disposto quanto possibile per consentire lo svolgimento delle funzioni istituzionali delle forze di polizia della provincia di Ravenna ed assicuro che le esigenze di sicurezza di quel territorio continueranno ad essere tenute nella dovuta considerazione, compatibilmente con le priorità delle altre aree del Paese e nel quadro della necessaria pianificazione delle risorse finanziarie disponibili.

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di replicare.

MAURO LIBÈ. Signor sottosegretario, ciò che lei ha affermato conferma quanto abbiamo scritto nell'interpellanza urgente: ci ha letto un elenco di numeri, giustissimi e doverosi - e la ringraziamo per questo - che però dimostrano anche numericamente che la provincia di Ravenna, come purtroppo tutto l'organico del territorio nazionale (ciò è stato detto anche da lei), sono sottodotati.
Noi su tale questione continueremo a batterci, perché siamo convinti che una vera sicurezza si possa mettere in piedi se vi sono risorse.
Potrei fare anche una battuta polemica, non a lei, ma al Governo: il taglio dell'ICI era effettivamente uno dei primi provvedimenti da realizzare o non sarebbe stato forse meglio altro?
È ovvio che quando la coperta è stretta e bisogna prendere delle decisioni, forse è meglio garantire la sicurezza dei cittadini.
Considerato che i dubbi su questo taglio sono stati avanzati anche da un Ministro autorevole del suo partito e dell'attuale Governo, il Ministro Calderoli, intendo ribadire la nostra insoddisfazione.
Per concludere aggiungo solo una cosa: l'Unione di Centro ha dimostrato, anche Pag. 95nel voto di questi giorni e nel voto al Senato sul decreto sicurezza, che non nutre pregiudizi ideologici e intende collaborare per migliorare lo stato del Paese e la sicurezza dei cittadini.
Vorremmo insieme lavorare a questo, perché i numeri che lei ha elencato oggi non sono sufficienti. Dobbiamo lavorare molto di più, perché si tratta di un tema caldo. Purtroppo, la dimostrazione è una: che andiamo avanti con slogan e titoli di giornale ma, nei fatti, si fa molta più fatica, perché la realtà è difficile e bisognerebbe avere il coraggio di dichiararlo.

(Iniziative in relazione a presunti comportamenti irregolari di esponenti della polizia di Stato di Ischia - n. 2-00099)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00099, concernente iniziative in relazione a presunti comportamenti irregolari di esponenti della polizia di Stato di Ischia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, all'illustrazione del proposto atto di sindacato ispettivo devo aggiungere ulteriori elementi che sicuramente consentiranno una migliore comprensione della vicenda e - mi auguro - una più puntuale risposta del Governo.
Il 27 e 28 maggio del 2007 ebbero luogo le elezioni per il rinnovo della carica di sindaco del consiglio comunale di Lacco Ameno, uno dei sei comuni dell'isola di Ischia. Il signor Domenico De Siano, già sindaco nelle precedenti due consigliature, capeggia in quell'occasione la lista «Il Faro», che ha come candidato a sindaco la dottoressa Restituta Irace che, poi, risulterà eletta. Pochi giorni prima del voto, e proprio nel bel mezzo della campagna elettorale, con sospetto tempismo, il 9 maggio, con propria informativa, il commissariato della Polizia di Stato di Ischia provoca il sequestro preventivo d'urgenza da parte del pubblico ministero, e la frettolosa convalida, da parte del GIP, dell'approdo turistico «Marina del Capitello» nel comune Lacco Ameno, opera ideata e fortemente voluta da Domenico De Siano.
Dal successivo iter procedurale e, in modo particolare, dalle motivazioni del tribunale del riesame di Napoli, che con sua decisione annullava il provvedimento di sequestro, si possono acquisire rilevanti elementi di conoscenza e di valutazione. Si apprende così, che l'informativa trae origine dal casuale controllo di due appartenenti al commissariato di polizia, di passaggio a Lacco Ameno (questi signori poliziotti, cioè, erano di passaggio a Lacco Ameno); che, successivamente al controllo, erano stati fatti convenire a Lacco Ameno i sommozzatori della questura di Napoli, che accertavano un presunto dragaggio della consistenza - si badi bene - di sette metri cubi, cioè la capacità di un autocarro di medie dimensioni (che il tribunale del riesame definisce, con un «napoletanismo», «fosso», cioè buca). Il tribunale aggiunge che gli autori dell'informativa della Polizia di Stato sono incorsi in un chiaro errore, sulla base delle diverse risultanze dell'attività dei sommozzatori o che la loro attività sia stata male interpretata.
Il tribunale dice anche di più: che nell'informativa era stato riferito che una parte rilevante della scogliera era stata realizzata con materiale di risulta, quando di tale circostanza - cito ancora l'ordinanza del tribunale del riesame - nulla dicono i sommozzatori, né risulta dalle fotografie.
Infine, sottolinea sempre il tribunale che, diversamente dalla nota dei sommozzatori che scrivono che gli elementi della scogliera distanti da essa sono posti su Poseidonia, nell'informativa è riportato, contrariamente al vero, che l'intera scogliera poggia sulla foresta di Poseidonia. Il tribunale con le sue ordinanze esclude la ricorrenza delle ipotesi di reato, definite gravi dalla polizia giudiziaria, e annulla il decreto di sequestro.
Ma vi è di più: l'informativa, in ordine ad un reato, come si è visto, insussistente e derivante da un casuale controllo della polizia giudiziaria, viene inviata alla procura Pag. 96di Napoli, come seguito ad altre indagini totalmente diverse, che con i fatti di Lacco Ameno non sono né connesse né collegate e con l'utilizzo del numero di procedimento penale RG 56256/05, per pilotare l'automatica assegnazione a determinati sostituti procuratori della Repubblica.
La decisione del tribunale interviene, però, solo in data 8 giugno 2007: le date, signor sottosegretario, sono estremamente significative ed importanti e ora le dimostrerò perché. A elezioni ormai celebrate, con un risultato che con la freddezza dei numeri dice tutto, la lista di De Siano passava dall'82 per cento delle precedenti elezioni amministrative a poco più del 50 per cento, comunque imponendosi con strettissimo margine.
Quanto detto, da solo basterebbe a chiedere e a giustificare la rimozione di quei funzionari di polizia responsabili di tale pesante intromissione nell'attività e nella vita dell'ente locale e del danno anche erariale provocato.
Se a ciò si aggiungono i rapporti di parentela che essi hanno con esponenti dell'opposizione consiliare di Lacco Ameno, il quadro di incompatibilità ambientale si delinea in tutte la sua enorme gravità. Appare chiaro che ci troviamo di fronte ad una campagna di criminalizzazione e di demonizzazione dell'ex sindaco di Lacco Ameno, Domenico De Siano, e di quanti insieme a lui avevano collaborato nei precedenti anni di gestione del comune di Lacco Ameno e delle aziende controllate e partecipate dallo stesso.
Una campagna di veleni, di denunce, di esposti che vedevano quali attivi protagonisti anche funzionari della Polizia di Stato e, in particolare, signor sottosegretario, io sono sempre abituato a fare nomi e cognomi: l'ispettore capo di pubblica sicurezza, Giuseppe Gandolfo, parente di un ex assessore, storico avversario del centrodestra, amministratore in Lacco Ameno sino all'avvento dell'amministrazione De Siano, tale Saviano Giampietro. A questo progetto di delegittimazione partecipava, con funzione di avallo, anzi di coordinamento, il dirigente capo della polizia di Stato di Ischia, il vice questore Antonio Vinciguerra, il quale da tempo aveva insistentemente chiesto all'ex sindaco De Siano, con toni e argomenti non certo garbati, l'assunzione presso il comune di Lacco Ameno, o in una delle sue società collegate e partecipate, della di lui moglie Silvana Villanova, la quale in precedenza era stata alle dipendenze della società Work Team Service, concessionaria del servizio di sosta a pagamento nel comune di Ischia Porto, negli anni 2005 e 2006. La Villanova, peraltro, non è l'unica consorte di poliziotto in servizio presso il commissariato di Ischia ad aver avuto la fortuna di trovare pronta occasione di impiego in una delle amministrazioni locali che rientrano nella giurisdizione di tale comando di polizia. Invero, anche la signora Paola Mazzella, moglie del sovrintendente Maurizio Pinto, anch'egli verbalizzante nella vicenda di cui più avanti si dirà, è da lungo tempo alle dipendenze del comune di Ischia. La vicenda è quella esposta nell'interpellanza urgente, successiva ai fatti di cui in precedenza e agli atti della Camera.
A seguito di denuncia di un consigliere di minoranza, tale Carmine Monti, e di informativa della Polizia di Stato al pubblico ministero, dottor Catello Maresca, questi provvedeva ad emettere decreto di sequestro preventivo urgente che il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli, dottor Umberto Antico, non convalidava, disponendo la restituzione agli aventi diritto di tutto quanto illegittimamente era stato oggetto del provvedimento del pubblico ministero. Evidenziava il giudice che «allo stato delle indagini il provvedimento urgente del pubblico ministero non riposava sulla sussistenza di un consistente fumus boni iuris tale da giustificare l'iniziativa ablativa urgente», facendo così giustizia delle infondate circostanze che erano state poste a base del provvedimento del pubblico ministero. Non diversa sorte era riservata a tale provvedimento in sede di impugnativa innanzi al tribunale di Napoli - sezione riesame - la quale non accoglieva l'appello proposto dall'accusa. Si rileva che improvvisamente Pag. 97era stata sottoposta a sequestro la scogliera realizzata a protezione dell'abitato e funzionale alla realizzazione del nuovo approdo turistico denominato «Marina del Capitello». Detta opera strutturale sta portando ingenti risorse finanziarie alle casse dell'amministrazione comunale, con benefiche ricadute sull'indotto economico finanziario del comune di Lacco Ameno.
Evidentemente, qualcuno aveva piacere, probabilmente, che quest'opera fosse affidata ad imprenditori privati e in questo caso le risorse pubbliche sarebbero state pesantemente indebolite; invece, tutto ciò che entra in quel porto turistico, entra esclusivamente nelle casse dell'amministrazione comunale.
Il tribunale del riesame, tra l'altro, non omette in motivazione di criticare l'operato della Polizia di Stato di Ischia, che aveva ritenuto, dopo una «generica verifica» - questa è l'espressione - che ad una fattura pagata non corrispondesse un'attività svolta.
Ebbene, signor sottosegretario, il clima di veleni che si è venuto a creare nel territorio dell'isola di Ischia, in particolare nel comune di Lacco Ameno, emerge anche dalle numerose notizie di stampa, che riferiscono di un'attività di indagine particolarmente intensa, con largo e pressante utilizzo di intercettazioni telefoniche.
Non so se qualche magistrato le ha autorizzate. Credo che non siano mai state autorizzate queste intercettazioni telefoniche nei confronti di alcuni esponenti politici e, in particolare, dello stesso De Siano, quasi che si fosse di fronte alla ricerca spasmodica di trovare qualcosa, qualunque cosa, per incastrare soprattutto Domenico De Siano, nonché i funzionari che operano nell'amministrazione di Lacco Ameno e nelle società da questa controllate.
Appaiono foriere poi di pubblico allarme notizie di stampa che danno sempre imminenti clamorosi arresti da parte proprio della Polizia di Stato di Ischia: non sfugge che le energie profuse dalla Polizia di Ischia per svolgere indagini in ordine a fatti e circostanze che poi si rivelano infondati distolgono la stessa dall'attività di investigazione tesa alla repressione dei reati, in funzione di prevenzione generale e speciale.
Stupisce che il progetto di criminalizzazione portato avanti dal Carmine Monti, già per quasi un decennio collaboratore dell'ex sindaco De Siano (era il vicesindaco, questo signor Monti, che si occupava di lavori pubblici e di edilizia privata), trovi conforto e sponda nella disponibilità quotidianamente dimostrata da quei funzionari di polizia sempre pronti a dargli ascolto e a inseguire ogni più immaginifica fantasia.
Infatti non disdegna il Monti - e vado alle conclusioni - di vantarsi in pubblico dello speciale rapporto che lo lega ai predetti funzionari del commissariato di polizia di Ischia, e che descrive come sempre disponibili a dare seguito e a fornire immeritata eco alle sue iniziative: «Stanno con me», «Li controllo dove e come voglio», sono le tipiche espressioni di questo piccolo personaggio locale. Come si vede, un'attività opaca, sospetta, grave, che va bloccata con provvedimenti e iniziative esemplari; e va fatto nell'immediato, signor sottosegretario.
Chiedo con forza l'intervento del Governo affinché a Lacco Ameno possa tornare un clima di serena e civile convivenza.
Lacco Ameno è sempre stata un'oasi felice. Ischia è un'isola bella e interessante e a Lacco Ameno, in particolare, vi è una comunità straordinaria. È bello lavorare a Ischia; Ischia è un'isola molto ricca, ci sono alberghi e ristoranti molto belli, boutique molto belle; non è proprio difficile fare attività di polizia in quel territorio.
Credo che l'intelligenza del Governo non vada messa mai in discussione: il Governo saprà, mi auguro, trovare la formula per risolvere questa grave e pesante questione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, senatore Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, Pag. 98onorevoli Colleghi, l'interpellanza urgente degli onorevoli Laboccetta e Bocchino si riferisce al comportamento della Polizia di Stato posto in essere in occasione delle indagini riguardanti presunte attività illecite degli amministratori di Lacco Ameno, con il coinvolgimento di pubblici funzionari.
Al riguardo - nei limiti della segretezza imposta da un procedimento penale ancora in corso - riferisco che l'attività investigativa è stata avviata nel maggio 2007, a seguito di denunce e segnalazioni provenienti da alcuni cittadini e da diversi organi di polizia giudiziaria, che hanno ipotizzato la violazione di norme ambientali ed altri delitti contro la pubblica amministrazione.
Preciso che tutti gli atti di polizia giudiziaria compiuti nel corso delle indagini svolte da personale del commissariato di pubblica sicurezza di Ischia sono stati delegati dalla locale procura della Repubblica.
Desidero anche confermare la circostanza evidenziata dall'onorevole interpellante relativa al sequestro preventivo urgente disposto dalla procura il 26 luglio 2007, e non convalidato dal GIP, riguardante le aree di approdo turistico «Marina del Capitello» di Lacco Ameno, i telefoni cellulari in disponibilità della società «Lacco Ameno Servizi Srl», nonché le quote e i beni sociali della medesima società.
Debbo anche aggiungere che la complessiva vicenda è attualmente all'esame della Corte di Cassazione a seguito del ricorso del pubblico ministero successivo all'accoglimento, solo parziale, dell'appello da parte del tribunale per il riesame di Napoli.
L'attività investigativa svolta dalla locale procura è stata particolarmente articolata ed eseguita attraverso svariati strumenti di ricerca della prova, tutti attivati a seguito di rituali e regolari procedimenti di istruzione.
La pendenza del procedimento penale e la sua segretezza non consentono ulteriori approfondimenti. In relazione all'asserita campagna di pubblico allarme che avrebbe portato a denunciare imminenti e clamorosi arresti da parte della Polizia di Stato, segnalo che sono in corso approfondimenti investigativi sui diversi canali di diffusione delle notizie parzialmente riservate attinenti alle indagini in corso divulgate a mezzo stampa soprattutto sui quotidiani locali dell'isola di Ischia.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, ho seguito con estrema attenzione quanto ha detto il sottosegretario, che ringrazio per la cortese risposta: una risposta che però, senza voler giudicare immediatamente, ritengo esser stata trasmessa per mero atto burocratico.
Sono, dunque, parzialmente soddisfatto, ma credo che, dopo la risposta, sia necessario portare avanti una serie di interventi. Mi auguro insomma che il Governo agisca in modo da recuperare - come dicevo in precedenza - quel clima di serenità di cui la comunità isolana ha necessità e che essa chiede con forza.
Il clima di veleni che abbiamo visto in questi anni a Lacco Ameno è un clima intollerabile e spero che il Governo sappia porre in essere le iniziative necessarie per giungere allo stato di cose che noi auspichiamo con forza. Spero, inoltre, che esso lo faccia con la massima celerità, prima che si sviluppino iniziative clamorose, rispetto alle quali sarà poi difficile poter porre un freno.

(Crisi industriale dell'azienda Merloni - n. 2-00101)

PRESIDENTE. L'onorevole Sereni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00101, concernente crisi industriale dell'azienda Merloni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARINA SERENI. Signor Presidente, non utilizzerò tutto il tempo a mia disposizione poiché la situazione è esposta molto chiaramente nel testo della nostra Pag. 99interpellanza. La Merloni è un'azienda che occupa molti addetti, ha stabilimenti nelle Marche, in Umbria, a Reggio Emilia, e produce elettrodomestici. La proprietà ha annunciato una profonda ristrutturazione: sappiamo di problemi finanziari dell'azienda assai seri. Le istituzioni locali si sono mobilitate in queste settimane ed è stato istituito un tavolo interregionale fra Umbria e Marche; all'inizio di questo mese vi è stato, inoltre, uno sciopero dei dipendenti a Nocera Umbra. Vi è insomma una mobilitazione delle comunità locali.
Stiamo parlando di un'azienda che, proprio per la sua dimensione dal punto di vista degli addetti e per la sua dislocazione in tre diverse regioni, si configura come un'azienda con una dimensione nazionale dal punto di vista delle problematiche. Abbiamo dunque sentito l'esigenza, anche d'intesa con le rappresentanze istituzionali locali, di investire il Governo di questa annunciata crisi industriale.
È stato anticipato alle organizzazioni sindacali un piano industriale che dovrebbe essere presentato o entro la fine di questo mese o all'inizio del mese di settembre; ma le notizie che informalmente circolano sul territorio sono assai allarmanti.
Riteniamo, dunque, che, anche prima che l'azienda presenti ufficialmente il proprio piano di ristrutturazione, sia giusto chiedere che il Governo si attivi per istituire un tavolo con le istituzioni locali dei territori interessati e per sollecitare l'azienda ad avere attenzione ai livelli occupazionali e all'impatto su quelle comunità locali che ruotano attorno ad essa, sia direttamente, sia indirettamente attraverso l'indotto.
Chiedo, dunque, al rappresentante del Governo di farci conoscere le informazioni che eventualmente esso abbia assunto su questa situazione e anche che cosa esso intenda fare per rassicurare le comunità locali interessate e per seguire da vicino questa vicenda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, senatore Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, lo scorso 3 luglio 2008, su richiesta delle organizzazioni sindacali, si è svolta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione per la verifica della situazione del gruppo Antonio Merloni. In tale sede, i rappresentanti dell'azienda hanno dichiarato di voler procedere all'elaborazione di un nuovo piano industriale, supportato da Mediobanca, che dovrebbe consentire di far fronte ai problemi finanziari dell'azienda.
Dall'incontro è emerso, inoltre, che sono state avviate una serie di operazioni per il risanamento finanziario che si concretizzeranno attraverso la vendita di proprietà dell'azienda sia in Italia sia all'estero.
Nella previsione che tali operazioni non saranno concluse entro la fine di luglio, l'azienda ha comunque chiarito che darà seguito alla risoluzione della problematica finanziaria attraverso lo svincolo di una linea di credito che rappresenterà, nell'immediato, la risposta ai problemi di liquidità.
L'azienda, inoltre, ha fatto presente che verrà avviata una strategia di razionalizzazione del mercato e una riorganizzazione delle produzioni dei siti dell'Europa occidentale. Tali interventi potrebbero determinare una riduzione dei volumi produttivi con conseguenti ricadute sull'occupazione anche nei siti italiani, localizzati nelle regioni Marche e Umbria.
Per quanto riguarda l'attuale situazione occupazionale, da informazioni fornite dal Ministero del lavoro, risulta che in data 9 gennaio 2008 è stato siglato un accordo tra l'azienda e le organizzazioni sindacali del comparto metalmeccanico finalizzato alla concessione di una proroga di dodici mesi, prorogabili per altri dodici, della cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione, con decorrenza dal 16 gennaio 2008 e per un numero massimo dei 2.800 lavoratori sospesi a zero ore. Tale accordo, inoltre, prevede che l'entità numerica massima sarà raggiunta solo in relazione all'eventuale arresto, per brevi periodi, dell'attività produttiva relativa all'intero settore elettrodomestico interessato Pag. 100da interventi ristrutturativi importanti su macchinari e processi produttivi.
Il numero dei lavoratori contemporaneamente coinvolti potrà essere, quindi, così suddiviso: 600 lavoratori negli stabilimenti e nella sede di Fabriano e 500 lavoratori nello stabilimento di Nocera Umbra, per un totale di 1.100 unità.
L'azienda, comunque, in sede di riunione ha ribadito l'impegno di voler trovare una soluzione alle problematiche sia produttive sia occupazionali affermando di avere inaugurato un nuovo approccio alla conduzione aziendale promuovendo la ricerca di nuovi partner industriali e finanziari. Al riguardo le organizzazioni sindacali, evidenziando la necessità di trovare una soluzione in tempi adeguati, hanno richiesto ai rappresentanti dell'azienda di essere resi partecipi in merito al percorso che sarà intrapreso.
Anche il Ministero dello sviluppo economico ha confermato il proprio impegno a risolvere la questione positivamente convocando, a breve, una riunione per l'analisi del nuovo piano industriale che verrà presentato dall'azienda entro la fine del mese di luglio.

PRESIDENTE. L'onorevole Sereni ha facoltà di replicare.

MARINA SERENI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Davico che ha qui esposto la posizione del Governo anche se mi si deve permettere di rimarcare, con qualche rammarico, che il Ministero dello sviluppo economico non ha trovato alcun sottosegretario disponibile a venire a rispondere direttamente in Assemblea. Prendo atto della risposta per la quale è difficile dichiararsi soddisfatti perché è allarmante; purtroppo conferma l'allarme e la preoccupazione che nelle ultime settimane e negli ultimi mesi abbiamo espresso, come comunità umbra e marchigiana interessate (in particolare modo, ovviamente, nei territori dove sono localizzati questi stabilimenti).
Colgo l'occasione per affermare che si tratta di una situazione emblematica. Molte aziende manifatturiere italiane si sono ristrutturate negli ultimi anni e hanno saputo affrontare la globalizzazione, quella che spaventa molto il Ministro Tremonti. Altre hanno commesso degli errori e hanno sottovalutato gli effetti della globalizzazione sulla nostra economia e sul nostro sistema imprenditoriale e ora rischiano di far pagare i loro errori e le loro sottovalutazioni ai lavoratori e alle comunità in cui tali lavoratori vivono.
Mi permetto di sollecitare con grande fermezza il Governo a non lasciare che sia l'azienda, da sola, e le parti sociali, da sole, ad affrontare la crisi. I numeri qui citati dal sottosegretario Davico - 600 a Fabriano e 500 a Nocera Umbra - sono numeri importanti. Stiamo parlando di lavoratori cui corrispondono famiglie nonché di un'impresa intorno alla quale ruotano altre piccole e piccolissime imprese dell'indotto, come ho già detto prima. Pertanto, stiamo parlando di una possibile, anzi molto probabile, crisi occupazionale molto seria che colpisce dei territori relativamente piccoli e poco popolosi.
Pertanto, nel prendere atto della risposta che il Governo ci ha qui rappresentato mantengo, anche a nome dei colleghi che hanno sottoscritto l'interpellanza in esame, tutta la nostra preoccupazione e il nostro allarme e mantengo la sollecitazione al Governo affinché si istituisca un tavolo nazionale che possa seguire da vicino l'evoluzione di questa crisi.

(Iniziative per il finanziamento del programma nazionale di ricerche in Antartide - n. 2-00094)

PRESIDENTE. L'onorevole Vernetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00094, concernente iniziative per il finanziamento del programma nazionale di ricerche in Antartide (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, illustro brevemente la mia interpellanza senza utilizzare tutto il tempo previsto dal Regolamento. Due parole per ricordare come la ricerca italiana in Antartide sia Pag. 101un fiore all'occhiello della nostra ricerca con la presenza di ben due basi: la base Mario Zucchelli e la base italo-francese Concordia.
In quasi vent'anni abbiamo investito oltre 500 milioni di euro anche quando la ricerca sui cambiamenti climatici e sui rischi dello scioglimento dei ghiacci era considerata un fatto puramente tecnico sul quale si concentrava esclusivamente l'attenzione di una parte minoritaria della comunità scientifica e ancora non si percepiva, come invece avviene oggi, che essa costituisce un importante tema di grandissima attualità e con enormi implicazioni.
Purtroppo, in questi anni, i fondi per la ricerca si sono progressivamente ridotti: la media in questi vent'anni è stata di circa 25 milioni di euro. Tali risorse permettono di mantenere le infrastrutture che, come potete ben immaginare, hanno costi di mantenimento elevati, ma anche di realizzare programmi di ricerca importanti (non li voglio citare in quanto già ampiamente illustrati nell'interpellanza).
Chiediamo, quindi, al Governo uno sforzo urgente e necessario. Negli scorsi esercizi si andò a zero e vennero finanziati esclusivamente gli interventi di emergenza per mantenere le infrastrutture con interventi di puro mantenimento. Chiediamo uno sforzo urgente fin dalle prossime settimane per poter garantire questa importantissima continuità nell'attività di ricerca. Noi abbiamo indicato il necessario finanziamento in 20 milioni di euro l'anno; si tratta di una quantificazione che deriva da valutazioni esclusivamente tecniche, tuttavia crediamo ci si debba avvicinare di molto a questo obiettivo.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevole interpellante, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ritiene che il Programma nazionale di ricerche in Antartide rivesta grande rilevanza sia per l'ampia focalizzazione sulle attuali tematiche sensibili dei cambiamenti climatici, della salute, della biodiversità, dell'alimentazione e dell'adattamento biologico, sia per la qualificazione della presenza del nostro Paese nel contesto del Trattato per l'Antartide del 1959.
Originariamente la legge istitutiva, n. 284 del 1985, aveva previsto per il PNRA un finanziamento di 230 miliardi di lire per il periodo 1985-1991. Nel 1991, la legge n. 380 aveva disposto uno stanziamento di 390 miliardi, fino al 1996, demandando la determinazione delle quote annuali, per gli anni 1994-1995-1996, alle relative leggi finanziarie.
Un ulteriore contributo di 48 miliardi per il 1998 e di 42 miliardi per il 1999 è stato autorizzato con la legge 7 agosto 1997, n. 266; in attuazione della medesima legge, inoltre, il Ministero, con decreto interministeriale del 26 marzo 2002, di concerto con il Ministero delle attività produttive ha costituito, per la gestione delle attività, il consorzio Piano nazionale di ricerca in Antartide con sede presso l'ENEA.
Lo stanziamento dei finanziamenti è stato determinato, fino a tutto il 2005, con legge finanziaria a carico del bilancio dello Stato, per un importo di circa 28 milioni di euro annui. Nel 2006 e nel 2007 la legge finanziaria non ha previsto alcun finanziamento per il PNRA. Per ovviare a tale situazione, il Ministero dell'università e della ricerca ha provveduto, tramite apposito prelievo dal Fondo di finanziamento ordinario degli enti di ricerca, con 9 milioni di euro nel 2006 e con 10 milioni di euro nel 2007.
È doveroso evidenziare che, nonostante la discontinuità dei finanziamenti, il livello qualitativo del contributo scientifico italiano è stato di assoluto valore, come peraltro testimonia l'esito del progetto EPICA per il quale il nostro paese ha ricevuto dalla Commissione Europea, il prestigioso premio per l'eccellenza scientifica «Cartesio 2007».Pag. 102
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca intende consentire l'attività del programma ben oltre l'ambito conservativo che ha caratterizzato l'ultimo biennio. Riteniamo, in particolare, che sia importante e prioritario perseguire i seguenti obiettivi: garantire la salvaguardia e la manutenzione del patrimonio infrastrutturale e strumentale che tra l'altro comprende la stazione costiera Mario Zucchelli e la stazione Italo francese Concordia; scongiurare l'interruzione dell'acquisizione delle serie storiche di dati degli osservatori geofisici; garantire il completamento dell'analisi, dello studio dei campioni e dell'elaborazione dei dati raccolti nell'ambito di progetti di ricerca avviati precedentemente al 2007; finanziarie le ricerche sui dati e materiali raccolti nel 2007 presso la stazione Concordia; attuare progetti a carattere paleoclimatico, sulla base della perforazione di sedimenti (progetto Andrill) e di ghiaccio (progetto Taldice) concluse nel 2007.
Mi sia concesso di richiamare la vostra attenzione sulla valenza di queste ricerche; la perforazione Taldice nel 2007 ha raggiunto la profondità di 1620 metri e consentirà attraverso lo studio della carota di ghiaccio, una risoluzione molto più dettagliata della storia climatica degli ultimi 250 mila anni dei nostro pianeta, conferendo precisione ai modelli prognostici sui cambiamenti climatici globali.
Parimenti, l'Andrill prevede la raccolta e lo studio di sedimenti di perforazione di 2500 metri con lo scopo di ricostruire le fasi di sviluppo ed evoluzione della calotta antartica, le cui fluttuazioni hanno un ruolo fondamentale sul cambiamento del livello marino globale.
I programmi del PNRA hanno carattere di ampia trasversalità e multidisciplinarietà spaziando dalle tematiche ambientali, alla salute, all'agricoltura, alla biologia sino all'astrofisica. Relativamente alle tematiche ambientali è di primario interesse la disponibilità delle informazioni raccolte sul ciclo del carbonio, sulla biodiversità e sulla contaminazione (essenziali per la determinazione delle soglie di ammissibilità delle sostanze inquinanti).
Per la salute, i programmi del PNRA comprendono importanti indagini relative ai processi di adattamento fisiologico umano e l'osservazione delle capacità dei microrganismi resistenti. Le ricerche spaziano dalla microbiologia degli organismi commensali, all'epidemiologia, a studi sugli effetti dei raggi ultravioletti e su alcuni tipi di tumore. Interessanti sono anche gli impatti sulle scienze agrarie per gli studi relativi agli impatti dei cambiamenti climatici sul biota ed anche sullo sfruttamento sostenibile delle risorse alieutiche.
Esprimiamo, quindi il pieno convincimento che il PNRA costituisca per l'Italia un prezioso presidio di conoscenza sulle tematiche che ci consentiranno la determinazione di un'immagine più nitida e consapevole del nostro futuro. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha già comunicato al presidente della commissione scientifica nazionale per l'Antartide il pieno sostegno alle importanti attività di ricerca sopra menzionate attraverso adeguata provvisione.
Mi faccio personalmente garante di tutto ciò perché riteniamo che la prosecuzione delle attività sia assolutamente strategica per il nostro Paese. Anche nel momento in cui tutti gli altri grandi Paesi stanno attivando le loro attività di ricerca, certamente non ci possiamo permettere di sospenderle visto che siamo stati tra i pionieri.

PRESIDENTE. L'onorevole Vernetti ha facoltà di replicare.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, ringrazio il Governo e il sottosegretario per la puntuale relazione. Anch'io, come lei, sono profondamente convinto che siamo in una fase cruciale e importante dove non si tratta soltanto ed esclusivamente di mantenere le infrastrutture così fondamentali ed importanti. Si tratta di dare continuità e slancio ad una ricerca che, come lei ricordava, ha avuto importantissimi riconoscimenti internazionali.
Voglio ancora sottolineare come la presenza italiana in Antartide costituisca anche una componente della nostra politica Pag. 103estera, non è soltanto una componente importantissima della nostra eccellenza nella ricerca. Facciamo parte del Trattato Antartico e l'Italia è presente in tutte le convenzioni internazionali che hanno normato l'attività scientifica e di ricerca in quel continente. Quindi ritengo sia importante per l'Italia e per la nostra attività di ricerca scientifica e per l'immagine internazionale del nostro Paese.
Sottosegretario, mi ritengo parzialmente soddisfatto in questa fase perché credo che le stesse firme apposte alla mia interpellanza urgente da parte di parlamentari di tutte le forze politiche presenti in Parlamento testimoniano la grande attenzione di tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e di opposizione, su questo tema. Quindi sarà nostro compito sostenere l'azione del Governo nel reperire queste risorse; lo vorremmo fare ma i tempi, come lei sa, sono estremamente stretti. Le risorse vanno reperite, nei prossimi mesi e nelle prossime settimane, nel fondo di riparto per la ricerca scientifica per il 2008 e vorremmo per l'appunto che raggiungessero l'obiettivo dei 20 milioni annui che sarebbero una cifra che ci permetterebbe di coprire l'importante elenco delle attività di ricerca che lei ha riportato.

(Iniziative per la liberazione del signor Elkassim Britel, attualmente detenuto in Marocco - n. 2-00093)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00093, concernente iniziative per la liberazione del signor Elkassim Britel, attualmente detenuto in Marocco (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, insieme ad altri deputati ho presentato questa interpellanza per una questione molto semplice: intendo difendere i diritti civili di un cittadino italiano detenuto all'estero, secondo la mia opinione, senza colpa. Lo faccio anche probabilmente cosciente del fatto che mi dividono da questo signore opinioni politico-ideologiche che lo trovano molto distante dalla mia natura, dalla mia formazione culturale e dal mio credo. Lo faccio proprio perché i diritti civili vanno difesi a maggior ragione quando ci si trova di fronte a qualcuno che dalle proprie idee è distante.
Il signor Abou Elkassim Britel, nato nel 1967 a Casablanca, è diventato cittadino italiano nel 1999. Su di lui nel 2000 la questura di Bergamo aveva aperto un fascicolo per presunte finalità terroristiche di alcune sue attività. Ha subito una perquisizione della sua casa, la magistratura ha aperto un'inchiesta. Premetto, cosa che il sottosegretario avrà trovato nel testo dell'interpellanza, che il 29 settembre il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Brescia, Francesca Morelli, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Francesco Piantoni, ha archiviato il caso per «totale insussistenza di elementi di accusa processualmente utilizzabili, che consentano di affermare che l'indagato abbia partecipato ad un'organizzazione terroristica islamica». Pertanto parliamo di un cittadino italiano totalmente scagionato, in maniera assoluta, da qualsiasi colpa gli potesse essere imputata, in ragione di una sua appartenenza ad una organizzazione o ad un disegno terroristico.
Che cosa è successo nella vita di Abou Elkassim Britel? È successo che nel giugno 2001 lo stesso signore si è recato in Pakistan; il 10 marzo del 2002 viene fermato, gli viene contestato il possesso di passaporto italiano falso - cosa non vera - e l'appartenenza ad un gruppo terroristico. Viene trasferito nel maggio ad Islamabad dove risulterebbe (ovviamente utilizzo delle locuzioni ipotetiche, non essendo in possesso di elementi fattuali) minacciato e portato in una villa dove persone di nazionalità americana lo interrogano. La cosa più grave è che nella notte tra il 24 e il 25 maggio - come risulta dall'indagine del Parlamento europeo e come denunciato da una associazione statunitense per i diritti civili, American civil liberties union - lo stesso Elkassim Britel con un aereo della CIA targato N379P, Pag. 104come risulta dall'inchiesta del Parlamento europeo, viene trasportato dal Pakistan in Marocco e consegnato alla polizia segreta (DST), i servizi segreti marocchini.
Per otto mesi e mezzo Britel viene tenuto recluso in un luogo dove non gli sono garantiti i diritti più elementari e fondamentali della persona; gli viene impedito qualsiasi contatto con un avvocato e non viene comunicato in alcun modo ai famigliari il suo avvenuto arresto. Un rapporto della Federazione internazionale dei diritti umani sulle torture nelle carceri marocchine ha denunciato, già dal 2004, il caso Britel, ricordando che lo stesso è cittadino italiano, che è stato trasferito in segreto e torturato fino all'11 febbraio del 2003 quando, improvvisamente, è stato liberato.
Quando il 15 maggio 2003 Britel si appresta a varcare la frontiera di terra tra il Marocco e l'enclave spagnola di Melilla viene arrestato al momento del passaggio del confine. Segnalo, a tal proposito e con riferimento a questo momento della vicenda, che in uno scambio di e-mail con l'ambasciata locale italiana, Britel aveva invano chiesto protezione e aiuto per il suo rientro in Italia. Peraltro, segnalo anche che risulterebbe che l'ufficio della Digos di Bergamo avrebbe ricevuto il 22 maggio 2003 notizie circa il suo arresto; tuttavia, la moglie e l'avvocato del suddetto Britel sono stati avvisati di questo nuovo arresto solo il 10 settembre 2003.
Il 16 settembre lo stesso Britel viene rinchiuso nella prigione di Salè; viene processato per banda armata e terrorismo ed è probabile - questa ovviamente è un'opinione, o meglio, una supposizione - che i quattro mesi di carcere, probabilmente di violenza e di tortura nel carcere di Temara, lo abbiano portato ad una confessione. In seguito, si è svolto un rapidissimo processo, al termine del quale, il 3 ottobre 2003, Elkassim viene condannato a quindici anni di carcere; in appello, la sentenza viene ridotta a nove anni. L'opinione del suo avvocato difensore è che in quel processo egli sia stato sostanzialmente condannato per reati di opinione e per reati associativi, non essendoci contestazioni precise che vengano mosse ai danni di Britel. L'avvocato marocchino che lo difendeva d'ufficio non ha potuto verificare, né avere copia di alcun atto di indagine, né comprovare sia la prima sia la seconda carcerazione segreta. Nel frattempo, come dicevo prima, è intervenuta la totale assoluzione della magistratura di Brescia.
Il detenuto Britel ha, a più riprese, attuato diversi scioperi della fame e lo stesso si trova oggi in una condizione fisica gravemente minata. Ho citato prima la denuncia internazionale dell'associazione americana di cui ho fatto il nome; segnalo che tale organizzazione ha intenzione di intentare una causa ad un'azienda sussidiaria della Boeing, la Jeppesen data planning, la quale avrebbe partecipato al sequestro di cinque persone, compreso il cittadino italiano Britel, nell'ambito delle cosiddette extraordinary rendition. La denuncia dell'American civil liberties union ha avuto ampia risultanza sulla stampa.
Signor sottosegretario, tutti i dettagli che le ho qui riferito, che sono contenuti nel testo dell'interpellanza che lei ha, compongono un quadro molto grave. Oggi il detenuto, cittadino italiano, Britel ha un'unica via d'uscita, alla quale possiamo cercare di contribuire, per porre fine allo stato ingiusto di detenzione, quella della richiesta di una grazia, per la quale si sono adoperati, peraltro, il precedente Governo e il Ministero degli affari esteri. Una delegazione di deputati italiani, nella scorsa legislatura, si è recata in Marocco per perorare presso il Governo l'istanza di grazia che, tuttavia, non è arrivata.
Il 14 febbraio dell'anno scorso il Parlamento europeo ha votato la risoluzione sul presunto uso dei Paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri, nella quale risulta anche condannata la consegna straordinaria del cittadino italiano Abou Elkassim Britel, che era stato arrestato in Pakistan nel marzo 2002 e successivamente consegnato alle autorità marocchine e imprigionato nella prigione di Temara.
Una successiva e nuova missiva di denuncia è stata sottoscritta il 6 giugno di Pag. 105quest'anno da vari parlamentari europei e inviata al Ministro Frattini. Ricordo che altri Governi si sono attivati nel frattempo per ottenere la liberazione dei loro cittadini. Specificamente mi riferisco al Governo inglese che ha chiesto a quello degli Stati Uniti la liberazione di cinque suoi cittadini, incluso Binyam Mohamed, persona la cui vicenda appare molto simile a quella di Britel, essendo anche lui un cittadino europeo naturalizzato e anche lui apparentemente vittima di una extraordinary rendition.
Chiedo, quindi, con quest'interpellanza urgente, a nome anche degli altri colleghi deputati che l'hanno sottoscritta, quali iniziative il Governo intenda intraprendere per verificare e perseguire la responsabilità di Jeppesen data planning e Air routing international nel rapimento illegale di un cittadino italiano. Chiedo come intenda procedere il Governo, attivando i propri canali di relazione con il Regno del Marocco affinché il cittadino italiano Elkassim Britel sia immediatamente rilasciato, ovvero riceva grazia reale dal sovrano del Marocco, Mohammed VI.
Chiedo, inoltre, giacché Elkassim Britel è un cittadino italiano vittima con ogni probabilità di una extraordinary rendition e che dal 2002 sta vivendo, secondo quanto si apprende con dovizia di particolari per le fonti che ho citato, una vicenda al di fuori di ogni parvenza di legalità e di rispetto dei diritti umani (che quest'Aula, questo Parlamento e questo Governo sono ovviamente tenuti, invece, a rispettare), che cosa intendano fare i Ministri interpellati in relazione alla drammatica situazione del signor Elkassim Britel, nostro concittadino, al fine di ottenere la sua definitiva liberazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Ministero degli esteri ha seguito fin dall'inizio con la massima attenzione il caso di Abou Elkassim Britel. Il signor Britel, come l'onorevole interpellante sa, ha la doppia cittadinanza italiana e marocchina, ed è nato a Casablanca il 18 aprile del 1967. Egli è stato arrestato nel maggio 2003 e condannato nel settembre dello stesso anno a quindici anni di reclusione per costituzione di banda armata finalizzata ad atti terroristici. La pena, ridotta in appello a nove anni, è stata confermata dalla Corte suprema marocchina.
Il signor Britel, che è attualmente detenuto presso il carcere Okacha a Casablanca, si è sempre detto estraneo ai reati, per i quali è stato condannato, e per affermare la propria innocenza ha iniziato lo scorso 31 marzo uno sciopero della fame.
Sul piano dell'assistenza consolare, la nostra ambasciata a Rabat e il nostro consolato generale a Casablanca si sono adoperati negli ultimi anni al fine di fornire al connazionale ogni possibile assistenza, provvedendo, nel contempo, a stabilire e mantenere un contatto costante con i familiari in Italia.
Il consolato generale a Casablanca, in contatto con la moglie dell'interessato, ha compiuto numerose visite consolari in carcere, la più recente delle quali lo scorso 26 giugno. Nel corso di tale incontro, il connazionale è apparso in un discreto stato psico-fisico. La stessa rappresentanza è intervenuta più volte per ottenere un miglioramento delle condizioni detentive, da ultimo con una lettera che il console generale ha indirizzato al direttore del penitenziario dove il signor Britel è recluso.
L'ambasciata a Rabat ha poi svolto passi nei confronti delle autorità marocchine al fine di ottenere chiarimenti circa i capi d'accusa mossi al signor Britel e si è adoperata a più riprese perché il connazionale possa beneficiare di un provvedimento di grazia.
Un passo in questo senso è stato effettuato anche dall'allora Ministro D'Alema nel corso del suo viaggio in Marocco del gennaio scorso.
Al riguardo, va tenuto presente che, durante una visita consolare svoltasi il 30 aprile, il signor Britel ha dichiarato di non Pag. 106voler presentare personalmente alcuna richiesta in tal senso, poiché un simile atto potrebbe essere interpretato come un'implicita ammissione di colpevolezza.
L'auspicio del Governo è che, nel rispetto delle regole del diritto internazionale, si giunga quanto prima ad una soluzione del caso. Il Governo continuerà ad adoperarsi in questo senso nei suoi contatti con le autorità di Rabat.

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di replicare.

Testo sostituito con errata corrige volante EMANUELE FIANO. Signor Presidente, non dichiaro la mia insoddisfazione: ritengo, infatti, che la situazione di fronte alla quale ci troviamo sia quella di un cittadino italiano ingiustamente recluso, che ha subito violenze e torture, illegalmente rapito da un Paese terzo e presso un Paese terzo, portato in un luogo di detenzione segreto, in violazione di qualsiasi regola del diritto internazionale. La verità e la sostanza dei fatti è che abbiamo un cittadino italiano - che la magistratura italiana ha sentenziato essere totalmente estraneo a qualsiasi fatto di terrorismo internazionale - che è recluso in un carcere marocchino, avendo subito una condanna ingiusta e molto lunga.
Mi auguro che il Governo - che sprono in questa direzione - muova passi ulteriori affinché persegua l'unica chiave di volta possibile per migliorare le condizioni di vita e per ribadire il sacrosanto diritto del cittadino italiano Abou Elkassim Britel a vedere sanciti i propri diritti civili. Mi auguro, altresì, che si continui nell'opera di tentare l'ottenimento di una grazia dal Re del Marocco per veder tornare Britel libero a casa propria in Italia.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, dichiaro la mia insoddisfazione: ritengo, infatti, che la situazione di fronte alla quale ci troviamo sia quella di un cittadino italiano ingiustamente recluso, che ha subito violenze e torture, illegalmente rapito da un Paese terzo e presso un Paese terzo, portato in un luogo di detenzione segreto, in violazione di qualsiasi regola del diritto internazionale. La verità e la sostanza dei fatti è che abbiamo un cittadino italiano - che la magistratura italiana ha sentenziato essere totalmente estraneo a qualsiasi fatto di terrorismo internazionale - che è recluso in un carcere marocchino, avendo subito una condanna ingiusta e molto lunga.
Mi auguro che il Governo - che sprono in questa direzione - muova passi ulteriori affinché persegua l'unica chiave di volta possibile per migliorare le condizioni di vita e per ribadire il sacrosanto diritto del cittadino italiano Abou Elkassim Britel a vedere sanciti i propri diritti civili. Mi auguro, altresì, che si continui nell'opera di tentare l'ottenimento di una grazia dal Re del Marocco per veder tornare Britel libero a casa propria in Italia.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Franzoso n. 2-00076)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Franzoso n. 2-00076, concernente iniziative per una corretta interpretazione delle disposizioni relative ai pagamenti da effettuare in relazione alla situazione di dissesto finanziario del comune di Taranto, è rinviato ad altra seduta.

(Controlli della Ragioneria generale dello Stato in ordine al recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente i nuovi livelli essenziali di assistenza e il nuovo nomenclatore delle protesi e degli ausili - n. 2-00090)

PRESIDENTE. L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00090 concernente i nuovi livelli essenziali di assistenza e il nuovo nomenclatore delle protesi e degli ausili (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghe, colleghi, la mia interpellanza urgente n. 2-00090 raccoglie il lavoro e l'impegno che l'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica inizia dai primi anni 2000, battaglia che il suo promotore, Luca Coscioni, ha denominato «libertà di parola», per ripristinare la legalità sull'aggiornamento del nomenclatore relativo a protesi ed ausili e, in particolare, per inserire i nuovi sistemi per la comunicazione.
Si tratta di una battaglia a sostegno del diritto costituzionale di parola e di espressione anche per i disabili gravi. La lotta per la libertà di parola si rende necessaria perché il decreto ministeriale n. 332 del 1999 inserisce nel nomenclatore relativo a protesi ed ausili i prodotti che sono in commercio dagli anni Novanta: esso, quindi, nasce già vecchio. Si stabilisce, inoltre, che l'aggiornamento debba avvenire entro e non oltre il 2001.
Nel frattempo, il mercato rende già disponibili i nuovi sistemi messi a punto dall'innovazione tecnologica, ma questi restano sconosciuti per il sistema sanitario nazionale. Sono così assenti tutte le strumentazioni e i nuovi sistemi informatici per la comunicazione - sintetizzatori vocali ed interfacce, Pag. 107solo per citarne alcuni - per i soggetti affetti da gravi disabilità di origine neuromuscolare ed impossibilitati a parlare.
A partire dal 2003, l'associazione Luca Coscioni registra significativi successi nei confronti di molte regioni: nel 2003, ad esempio, la regione Lazio stanzia un milione di euro per i nuovi comunicatori, così come stanziamenti vengono deliberati dalle regioni Basilicata e Piemonte, mentre altre (quali Campania, Lombardia e Liguria) adottano atti di sostegno alle iniziative dell'associazione Luca Coscioni per il nomenclatore e per il progetto «libertà di parola».
Nel 2007 viene creata una commissione salute e disabilità presso il Ministero della salute, all'interno della quale è istituito un gruppo per l'aggiornamento del nomenclatore. Partecipano al gruppo rappresentanti dell'associazione Luca Coscioni. I lavori della commissione si concludono con la proposta di un nuovo nomenclatore.
Sempre nel 2007, il Ministro della salute Livia Turco stanzia dieci milioni di euro per i nuovi comunicatori, suddivisi tra le regioni. Nei primi mesi del 2008 l'associazione Luca Coscioni promuove iniziative non violente per sollecitare l'emanazione del decreto di approvazione del nuovo nomenclatore. Il 23 aprile scorso viene firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sul rinnovo dei LEA (i livelli essenziali di assistenza), contenenti il nuovo nomenclatore. L'articolo 17 di tale decreto contiene i nuovi sistemi di comunicazione.
Ma nel giugno scorso il Ministro Sacconi, intervenendo alla prima conferenza nazionale della professione medica organizzata dalla federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri a Fiuggi, ha dichiarato così: «La Ragioneria generale dello Stato non ha bollinato il documento di definizione dei nuovi livelli essenziali di assistenza ed è quindi possibile che la Corte di conti ci chiede il perché di questa mancata approvazione. Questi livelli essenziali di assistenza, infatti, secondo la Ragioneria determinano un incremento della spesa di un miliardo l'anno, mentre invece non hanno avuto una copertura in questo senso».
Indipendentemente dai livelli essenziali di assistenza, signor rappresentante del Governo, non è comprensibile che il nomenclatore non venga aggiornato e ancor meno comprensibile è che i comunicatori, previsti dal nuovo nomenclatore, non siano disponibili subito per i disabili che ne hanno bisogno. Tutto questo l'impone il decreto n. 332 del 1999 - che è stato violato da quasi dieci anni, non aggiornando il nomenclatore - la Costituzione della Repubblica che assicura libertà di parola e di espressione a tutti i cittadini, disabili gravi compresi, e la decenza in campo di spesa e di organizzazione sanitaria, perché non si può continuare a ripianare i deficit per decine di migliaia di euro dovuti all'incapacità gestionale e rifiutare pochi milioni di euro per i disabili gravi, alcuni dei quali peraltro già stanziati.
Le questioni di copertura se esistono riguardano i livelli essenziali di assistenza ovvero l'insieme di tutte le prestazioni sanitarie; certamente non riguardano l'aggiornamento del nomenclatore e meno che meno i nuovi sistemi di comunicazione per i disabili gravi. Molti urlano di non staccare la spina a chi lo chiede o a chi è già clinicamente morto, mentre nei fatti si impedisce di attaccare la spina della parola e della comunicazione a chi, muto, disperatamente lo chiede (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente n. 2-00090 gli onorevoli Farina Coscioni e Giachetti chiedono quanto tempo ancora si dovrà attendere per l'emanazione del decreto, recante la nuova disciplina dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, al quale la Ragioneria Generale dello Stato ha negato, successivamente all'adozione del decreto stesso, la relativa bollinatura. Al riguardo, Pag. 108si fa presente che, al fine di garantire l'invarianza finanziaria del provvedimento, è necessario, come peraltro evidenziato anche dalla Corte dei Conti, che nello stesso sia espressamente prevista la riduzione di un parametro standard strutturale (espresso per esempio in termini di posti letto per mille abitanti), il cui rispetto da parte delle Regioni consenta di realizzare quei risparmi in grado di dare copertura finanziaria agli oneri indotti dall'introduzione delle nuove prestazioni previste a carico del Servizio sanitario nazionale.
Per quanto concerne l'iter procedurale del provvedimento, al fine di fornire chiari elementi di risposta ai quesiti formulati nell'interpellanza in questione, si precisa che il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, già in data 12 marzo 2008, con riferimento alla richiesta di assenso tecnico sullo schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, trattandosi di documento estremamente ampio e complesso (consta di 56 articoli e 17 allegati), chiedeva che fosse prodotta la necessaria relazione tecnica di accompagnamento diretta a dimostrare la coerenza dello stesso, sotto il profilo finanziario, con la cornice finanziaria programmata nel Patto per la salute.
Successivamente, in data 17 marzo 2008, a seguito della convocazione di una riunione tecnica presso la Conferenza Stato-Regioni, il citato Dipartimento, ribadiva la necessità della predisposizione di idonea relazione tecnica. In data 19 marzo 2008, veniva diramata una nuova versione e perveniva la richiesta di una relazione tecnica nella quale, senza l'esposizione di un procedimento tecnico valutativo, si affermava che il provvedimento sarebbe risultato finanziariamente neutrale. Pertanto, il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato chiedeva la condivisione, da parte delle Regioni, di tale affermazione in apposita riunione.
In data 20 marzo 2008, ha avuto luogo la predetta riunione, nel corso della quale sono emerse valutazioni contrastanti, non supportate da un procedimento tecnico valutativo circa l'impatto finanziario del provvedimento.
Pertanto, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, nel fare presente l'assoluta necessità di uno specifico e puntuale confronto sui procedimenti valutativi, ha precisato di non essere nella condizione di esprimere il parere favorevole all'ulteriore corso.
Nella medesima data, la Conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sullo schema di DPCM, a condizione che, a conclusione del procedimento valutativo in corso presso il Ministero dell'economia e delle finanze, venga acquisito il necessario concerto con il medesimo Ministero.
In data 8 aprile 2008, il citato dipartimento evidenziava che i risparmi stimati nella relazione tecnica, diretti a coprire i maggiori costi indotti dall'introduzione di nuove prestazioni, non appaiono conseguibili, se non in una prospettiva di lungo periodo, non essendo fissato alcun nuovo standard (come ad esempio quello dei posti letto) tale da garantire effettivamente il conseguimento dei risparmi attesi.
Pertanto, il provvedimento, non coerente con il quadro finanziario programmatico definito nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica per il 2008, introduce costi certi a fronte di risparmi eventuali.
In data 10 aprile 2008, con riferimento all'intendimento del Ministro dell'economia e delle finanze di esprimere il proprio concerto a condizione che venisse monitorato ex post l'andamento della spesa per verificare la realizzazione del parallelo tra il processo di ampliamento delle prestazioni erogate a carico del Servizio sanitario nazionale e il processo di razionalizzazione nell'area dell'assistenza ospedaliera, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato esprimeva parere contrario, subordinando il parere favorevole alla formalizzazione nello stesso DPCM di un concreto obiettivo di razionalizzazione (ad esempio l'obbligo della riduzione dello standard dei posti letto per mille abitanti).
In data 22 aprile, a seguito del concerto dato dal Ministro dell'economia e delle finanze, condizionato alla previsione di un monitoraggio ex post dell'andamento della Pag. 109spesa e dell'adozione successiva di misure correttive in seguito ad eventuali divaricazioni fra spesa programmata e spesa effettiva, il dipartimento della Ragioneria ribadiva la necessità di formalizzare nello stesso DPCM un concreto obiettivo di razionalizzazione della spesa ospedaliera ex ante, in mancanza del quale necessariamente si realizzeranno pressioni sulla finanza pubblica, in un contesto, peraltro, che, stante quanto indicato nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica per il 2008, comporta per il settore sanitario un importante sforzo di contenimento della spesa.
Sulla questione anche la Corte dei Conti, con il rilievo n. 85 del 24 giugno 2008, ha affermato che, a fronte dei maggiori costi certi, derivanti dall'introduzione di nuove prestazioni, ammessi ma non quantificati nella relazione tecnica, risulta necessaria l'individuazione, nel provvedimento, della strumentazione normativa per la realizzazione certa di risparmi così imponenti, in particolare in conseguenza della riduzione dell'offerta ospedaliera.
Ciò stante, la Corte trattiene il decreto pervenuto e rimane in attesa dei chiarimenti che l'amministrazione riterrà di fornire al riguardo o della richiesta di ritiro del provvedimento in questione.
In ordine ai tempi necessari per la soluzione delle problematiche esposte e l'emanazione del DPCM, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali è dell'avviso che il buon esito della procedura dipenderà dagli accordi che potranno essere raggiunti con le regioni e le province autonome.
La problematica risulta, tuttavia, strettamente intrecciata con le misure di efficientamento previste dall'articolo 79 del decreto-legge n. 112 del 2008 (attualmente approvato solo dalla Camera dei Deputati) da adottarsi tramite un'intesa con la Conferenza Stato-regioni.
Solo quando il confronto con le regioni avrà consentito di valutare tutta la complessità delle questioni poste, sarà possibile formulare previsioni realistiche circa l'approvazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di replicare.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, per essere intervenuto in sostituzione di un suo collega. Infatti, l'interpellanza urgente in esame è rivolta al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
La soluzione delle problematiche evidenziate nella mia interpellanza urgente, è individuata, nella risposta del Governo, in una procedura che richiede tempi non immediati come sempre - mi viene da aggiungere - e non certi. Mi viene da dire, ancora una volta, l'esperienza passata insegna. I tempi della politica non coincidono con i tempi delle istanze e della vita dei malati e dei disabili. La conclusione della risposta del Governo rimanda al confronto con le regioni e solo allora sarà possibile formulare realistiche previsioni circa l'approvazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza. La mia valutazione al riguardo è quella di essere una sorta di gigantesco gioco dell'oca in cui si rischia di ritornare alla casella di partenza. Ribadisco che, indipendentemente dai livelli essenziali di assistenza, non è comprensibile che il nomenclatore non venga aggiornato ed è ancor meno comprensibile che i comunicatori previsti nel nuovo nomenclatore non siano disponibili subito per i disabili che ne hanno bisogno. Sono certa, signor sottosegretario, che se la materia fosse stata di sua stretta competenza non mi avrebbe dato una risposta così generica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Carlucci n. 2-00097)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Carlucci n. 2-00097, concernente problematiche relative alla stabilizzazione Pag. 110degli ufficiali in ferma prefissata della marina militare, è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative a sostegno dell'operato della regione Sardegna per il rispetto dei vincoli paesaggistici - n. 2-00058)

PRESIDENTE. L'onorevole Schirru ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00058, concernente iniziative a sostegno dell'operato della regione Sardegna per il rispetto dei vincoli paesaggistici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, signor sottosegretario, la presente interpellanza urgente, firmata da tutti i parlamentari sardi del gruppo del Partito Democratico, dal capogruppo Soro e da tanti colleghi della Commissione cultura, vuole richiamare l'attenzione del Governo, in particolare del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sulla necessità di sostenere l'azione di tutela già intrapresa dalla regione Sardegna per la salvaguardia di un'area di rilevanza storico-archeologica, il Colle di Tuvixeddu e Tuvumannu, situato a Cagliari, in cui insiste la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo e che si presta alla realizzazione di un parco, forse, unico di valenza internazionale. Su questo vi è stato un pronunciamento da parte della commissione regionale per il paesaggio con una dichiarazione di interesse ambientale tanto che la regione Sardegna ha provveduto a bloccare un progetto edificatorio in essere, che ha messo in rilievo un patrimonio enorme, un numero di sepolture superiore a quanto preventivato. Addirittura si parla di mille opere di grande valore scientifico. Quindi, tale operazione ha rivelato che l'area è molto più vasta e va oltre i confini a suo tempo già sottoposti a vincolo. Con questa interpellanza, riteniamo urgente richiamare la vostra attenzione a provvedere con tempestività alla conferma e all'allargamento del vincolo posto alle aree sinora non interessate. Chiediamo di conoscere quali provvedimenti urgenti il Governo intenda assumere, ai sensi del codice Urbani, per il rispetto del vincolo paesaggistico, apposto dalla regione a questa straordinaria area archeologica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'area denominata Tuvixeddu in Cagliari è articolata in due sommità collinose ed è caratterizzata dalla presenza di reperti di grande interesse storico-archeologico - certamente la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo - architettonico, speleologico e naturalistico, il tutto in un contesto di notevole suggestione paesaggistica, essendo peraltro situato all'interno dell'area dell'ambito urbano.
In questi ultimi dieci anni, a seguito di ulteriori campagne di scavo, è stato approfondito lo stato della conoscenza delle emergenze archeologiche presenti sul colle, mostrando un inaspettato quanto innegabile aumento di valore dell'intero complesso il quale, nonostante l'intensificarsi delle attività di scavo, rimane solo parzialmente esplorato anche a causa del concentrarsi, da parte dei ricercatori, in un'area limitata e circoscritta del colle.
L'attuale assetto dell'area è anche il risultato di scelte urbanistiche operate nei trascorsi decenni dal comune di Cagliari e confermate a suo tempo dalla regione Sardegna; un Progetto integrato d'area, approvato nel 2000 dalla giunta regionale, era in corso di realizzazione prima dell'attuale arresto dei lavori e il completamento era previsto con un Progetto di piano integrato territoriale del comune di Cagliari.
Riferisce la soprintendenza archeologica della Sardegna che, proprio durante l'esecuzione dei lavori del parco, sono state rinvenute e scavate centinaia di tombe.
Di queste, come di norma, restano in vista o temporaneamente coperte tutte Pag. 111quelle «monumentali» ovvero realizzate come camere scavate nella roccia. Su queste il Ministero per i beni e le attività culturali esercita le azioni di tutela e di conservazione di propria competenza.
Invece, sono state scavate, documentate e rimosse, ma certamente non «distrutte», quelle sepolture strutturalmente non consistenti, cioè le tombe in fossa terragna, quelle ad incinerazione dentro o fuori urne, in quanto per loro natura non sono suscettibili di interventi di tutela analoghi a quelli adottati nei confronti di quelle monumentali.
Gli scavi effettuati di recente hanno, altresì, portato all'esplorazione di aree di necropoli marginali rispetto all'area di vincolo archeologico del 1996 e in minima parte esterne ad esso, ma comunque ricomprese nel perimetro costituito dalla più vasta area sottoposta a vincolo paesaggistico nel 1997.
Si vuole pertanto rassicurare l'onorevole interpellante circa l'efficacia delle azioni di tutela esercitate nei confronti dei bacini archeologici ritrovati, in considerazione del fatto che i medesimi, pur ricadendo in un'area immediatamente esterna al vincolo archeologico, sono tuttavia ricompresi nella più vasta area sottoposta al vincolo paesaggistico del 1997.
Anche se i due vincoli sono concepiti per finalità diverse, quello paesaggistico, nel caso di specie, ingloba anche quello archeologico, con la conseguenza che i beni ivi ricadenti non possono essere sottratti al regime di tutela.
Come esposto dall'interpellante, onorevole Amalia Schirru, per quanto concerne, infine, il contenzioso tuttora pendente sul vincolo paesaggistico, instaurato a seguito della pronuncia del TAR della Sardegna, il quale ha annullato i vincoli posti sull'area in questione, si evidenzia che il provvedimento del TAR è stato impugnato dinanzi al Consiglio di Stato, oltre che dalla regione Sardegna e dall'associazione Italia Nostra, anche e soprattutto dal Ministero per i beni e le attività culturali che si è costituito con memorie motivate, molto articolate e dettagliate.
Nel caso in cui il Consiglio di Stato non dovesse accogliere il ricorso, il Ministero per i beni e le attività culturali può fin d'ora fornire assicurazione all'onorevole interpellante che i propri uffici provvederanno a valutare l'opportunità di proteggere con un'estensione del vincolo archeologico le tombe rinvenute non ricadenti in esso.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Pizza, di cui ho apprezzato la risposta, che arriva un po' in ritardo.
Lo abbiamo detto all'inizio: oggi è il 24 luglio e l'interpellanza urgente in esame reca la data del 24 giugno; vi è stata un po' di rilassatezza nel darci la risposta, per essere questa un'interpellanza urgente.
Ma noi siamo parzialmente soddisfatti: apprezziamo che vi sia, soprattutto alla fine della risposta del sottosegretario, un impegno a rispettare i vincoli e una consapevolezza dell'importanza di quest'area, che non risiede naturalmente soltanto nei singoli ritrovamenti, pur molto significativi, ma nell'insieme.
Il vincolo paesaggistico ha questa caratteristica: esprime la volontà di tutelare l'insieme complessivo.
Queste due colline, su cui adesso la città si sta ormai espandendo, hanno una straordinaria importanza storico culturale.
Naturalmente, si tratta di un'importanza storico-culturale che non interessa soltanto gli studiosi, gli archeologici e gli eruditi della Sardegna, che pure si sono mobilitati in difesa di questi scavi (vi è una petizione delle personalità più eminenti della cultura sarda, capeggiata dal decano dell'archeologia sarda, l'accademico dei lincei Giovanni Lilliu). Non è solo questo il valore in gioco: vi è un valore - se mi consentite - di tipo turistico e culturale in senso lato. Questi sono siti che si prestano ad essere visitati ed utilizzati per far conoscere le antiche civiltà: dal punto di vista della civiltà fenicio-punica, questa è una testimonianza di straordinaria originalità.Pag. 112
Dunque, forse, ci saremmo aspettati dal Governo una posizione un po' più forte ed anche un richiamo alla soprintendenza di Cagliari, perché faccia valere, con più forza di quanto non abbia fatto passato, il regime vincolistico nei confronti di questo bene. Speriamo che le parole del sottosegretario preludano a quello che il Ministro Bondi ha promesso in sede di Commissione cultura, cioè una difesa del bello e del patrimonio storico-artistico e archeologico del nostro Paese. Lo speriamo, perché l'identità del nostro Paese si affida molto a testimonianze come questa.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per fatto personale (ore 19,05).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, nel corso del dibattito di oggi sul bilancio interno della Camera dei deputati, sono intervenuti i deputati della Lega Nord, Dozzo e Buonanno: il primo non direttamente al microfono, ma durante i miei interventi, ha urlato: «Vai a spacciare!», mentre l'onorevole Buonanno, mi risulta abbia preso la parola per diversi minuti per apostrofare le iniziative mie e dei radicali, che non sono certo di spaccio, ma di disobbedienza civile. Egli ha parlato per diversi minuti, rimproverando ai radicali di utilizzare tali mezzi che, certo, non sono un buon esempio per i ragazzi e per i giovani.
Tutto questo è avvenuto mentre si discutevano gli ordini del giorno che, come delegazione radicale all'interno del Partito Democratico, abbiamo presentato sul bilancio interno della Camera dei deputati. Fra l'altro, più volte ho sottolineato come a questo dibattito fosse dedicato pochissimo tempo, essendo stato anticipato di un giorno ed essendo stato, quindi, anche ristretto il tempo e il termine per la presentazione degli ordini del giorno.
Ebbene, tanto per fornire alcuni dati - e per questo ringrazio i servizi della Camera dei deputati - è bene che anche i parlamentari della Lega (non mi voglio riferire a tutti ma, in particolare, agli onorevoli Dozzo e Buonanno) sappiano che il tempo utilizzato quest'anno è stato di due ore e 29 minuti in totale, a fronte di un tempo complessivo assegnato di 15 ore. In altre parole, delle 15 ore messe a disposizione per dibattere di un problema così importante, questa Camera dei deputati ha utilizzato due ore e 29 minuti (e credo che di queste due ore molte di esse si possano riferire agli interventi che abbiamo svolto come radicali). Tanto per fare un paragone, lo scorso anno, il tempo complessivo assegnato era stato maggiore (di 19 ore), ma questo è giustificabile, perché i gruppi erano molti di più.
Comunque, il tempo utilizzato nella scorsa legislatura - nel 2007 (non ricordo, mi sembra fosse novembre) - è stato di 10 ore e 16 minuti, a fronte delle 2 ore e mezza dell'esame di quest'anno.
Credo che, in realtà, i due parlamentari della Lega Nord Padania si siano risentiti per il contenuto degli ordini del giorno che abbiamo presentato, i quali tendevano ad eliminare alcuni privilegi e, quindi, alcuni sprechi, richiedevano trasparenza nel bilancio, che dovrebbe essere pubblicato on line con tutti gli allegati. Tale trasparenza riguarda anche il lavoro dei singoli parlamentari, sia in Aula sia in Commissione, perché riteniamo che sia diritto dei cittadini conoscere quello che fanno i deputati. Per questo motivo, noi Radicali abbiamo proposto un'anagrafe pubblica degli eletti, non solo dei deputati o dei senatori, ma anche degli eletti nelle istituzioni locali. Probabilmente, risentiti di questo, hanno voluto criticare una nostra modalità non violenta di azione politica, che è quella della disobbedienza civile che noi rivendichiamo fino in fondo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RITA BERNARDINI. Noi contestiamo le attuali leggi sulla droga e siamo convinti Pag. 113- e questi sono dati di fatto - che i profitti della camorra, della mafia e della 'ndrangheta, i quali ogni anno corrispondono all'ammontare di due manovre finanziarie, siano dovuti proprio alle leggi proibizioniste che aumentano il numero dei consumatori, tanto che siamo arrivati, solo per quello che riguarda le sostanze stupefacenti leggere quali hashish e marijuana, a ben quattro milioni di consumatori, i quali non credo siano tutti delinquenti. Noi abbiamo sempre avvisato le forze dell'ordine...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bernardini.

RITA BERNARDINI. Sì, vorrei utilizzare almeno lo stesso tempo che ha utilizzato l'onorevole Buonanno.

PRESIDENTE. Lei ha diritto a cinque minuti ed è quel tempo che deve utilizzare.

RITA BERNARDINI. Volevo concludere dicendo che le nostre disobbedienze civili pongono il problema dell'irragionevolezza delle leggi attualmente in vigore. Noi avvisiamo sempre le forze dell'ordine; quando lo facciamo, ci facciamo arrestare, ci facciamo processare e ci teniamo le condanne. Non facciamo certo come alcuni rappresentanti di quest'Aula che, invece, evitano i processi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, lei aveva chiesto la parola per fatto personale, quindi, in relazione all'episodio accaduto e che lei ha riproposto, mi rifaccio a quanto è stato già detto dal Presidente di turno, onorevole Bindi, la quale aveva stigmatizzato l'intervento del collega che aveva utilizzato le espressioni da lei ricordate.
Per quanto riguarda la seconda parte del suo intervento, come lei sa, la misura nella quale i gruppi decidono di utilizzare il tempo posto a loro disposizione è discrezionale, in base al contingentamento. Lei stessa ha ammesso che il contingentamento è stato abbastanza ampio, in relazione al numero dei gruppi e non anche in relazione al numero delle ore contingentate della scorsa legislatura, durante la quale vi era un numero maggiore di gruppi.
Pertanto, ritengo che la stigmatizzazione possa essere fatta solo e soltanto nei confronti di chi può utilizzare e non utilizza i tempi previsti e concessi dalla Presidenza, ivi compreso, naturalmente, il suo gruppo di appartenenza. Ritengo, dunque, che non possano essere avanzati rilievi né alla Presidenza, né, tanto meno, al Regolamento.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Intanto il rilievo non era certo alla Presidenza. La cosa che ho denunciato è che si è dedicato pochissimo tempo, anche per l'anticipazione di ventiquattr'ore del dibattito, all'esame di un provvedimento (per volontà dei gruppi, certo, per volontà dei parlamentari) e all'approvazione del bilancio interno della Camera che ritengo sia molto importante.

PRESIDENTE. Solo per completezza, l'anticipazione è stata deliberata dall'Assemblea con la maggioranza prevista, che è quella dei tre quarti dei votanti.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi 24 luglio 2008, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
S. 265-693-730-734 - senatori LUMIA ed altri; senatori GASPARRI ed altri; senatore D'ALIA; senatori BRICOLO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere» (Approvata, in un testo Pag. 114unificato, dalla 1a Commissione permanente affari costituzionali del Senato), con modificazioni (1406), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge: VITALI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche relative al fenomeno della mafia e alle altre associazioni criminali similari» (528); Burtone ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare» (639); Angela Napoli: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari» (820), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla propria costituzione.
D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è stata pertanto nuovamente convocata per martedì 29 luglio 2008, alle ore 14, nella sede di Palazzo del Seminario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 luglio 2008, alle 11:

Discussione del disegno di legge:
S. 735 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Approvato dal Senato) (1496).
- Relatori: Bertolini, per la I Commissione e Gioacchino Alfano, per la V Commissione.

La seduta termina alle 19,15.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FABRIZIO CICCHITTO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1386-A.

FABRIZIO CICCHITTO. In genere è certamente meglio affrontare e sciogliere un nodo per volta. Invece, per ragioni che dirò, oggi tutti i nodi sono arrivati al pettine costringendo il Governo ad un grande impegno segnato dal massimo della velocità ed incisività possibili. Essi riguardano sia l'efficienza e l'agibilità delle istituzioni nazionali e locali - di qui tutto il filone riguardante le riforme costituzionali - sia la necessità di assicurare la stabilizzazione finanziaria e il rilancio produttivo del Paese. In mezzo abbiamo dovuto anche affrontare l'emergenza rifiuti, che questo Governo ha gestito con successo anche per il concorso di regioni del nord, per cui si è trattato di un positivo episodio di federalismo solidale.
Nel nodo dell'economia si intrecciano questioni di natura interna e internazionale. Sul piano interno dobbiamo fare i conti con l'esistenza di un debito pubblico molto elevato e con un andamento piatto della produttività. Sul piano dell'economia internazionale bisogna partire dal fatto, più volte ricordato, che mentre fino a 10-15 anni fa c'erano circa ottocento milioni di persone e un numero limitato di Stati che si dividevano le risorse del pianeta, oggi sul mercato sono presenti circa tre miliardi di persone e i loro Stati.
Tutto ciò ha radicalmente modificato l'andamento dei prezzi delle materie prime, del petrolio, dei generi di prima necessità e ha dato spazio ad una speculazione Pag. 115agguerrita e pericolosissima: innestata nella crescente finanziarizzazione del capitalismo contemporaneo essa alimenta perniciosi meccanismi inflattivi. L'andamento di questi processi sta smentendo gli schemi ideologici finora dominanti, quello ultra-liberista e quello neo-marxista che avevano previsto entrambi - l'uno come una fortuna, l'altro come una iattura - che la globalizzazione si sarebbe tradotta in un nuovo trionfo dell'Occidente. Sta invece avvenendo il contrario. L'affermazione economica di nuovi soggetti come l'India e la Cina, l'ulteriore collasso dell'Africa, la crisi americana, la debolezza dell'Europa, appesantita da una politica monetaria fondata da lungo tempo sugli alti tassi d'interessi e su un euro sopravalutato rispetto al dollaro, stanno cambiando profondamente la geopolitica del pianeta. Il punto fondamentale che ci riguarda è che l'Italia si presenta come l'anello debole della catena europea innanzitutto dal punto di vista finanziario, a causa del livello del suo debito pubblico e della scarsa qualità tecnologica della sua industria nonché della bassa efficienza del suo sistema politico-istituzionale e amministrativo.
È guardando alla gravità di questi problemi che il Governo ha deciso di prendere il toro per le corna cercando di affrontare e sciogliere rapidamente alcuni di questi nodi. Esistono delle fasi o addirittura dei momenti nei quali non è più possibile tergiversare e rinviare. Una volta ridotte due voci del prelievo fiscale - l'ICI e la tassazione sugli straordinari - e una volta realizzato un intervento sulla questione dei mutui, abbiamo affrontato il problema di fondo. Il tentativo è quello di portare a termine una grande operazione della quale si parla da tempo. Un'esigenza mai soddisfatta: quella di tagliare seriamente ed effettivamente la spesa pubblica in modo da arrivare nel 2011 al pareggio del bilancio.
Se riusciremo in questo intento, smentiremo con i fatti il luogo comune di un Paese dissipatore, incapace di adempiere ai propri obblighi internazionali, e raggiungeremo un obiettivo che mai l'Italia, nemmeno quella del «miracolo economico», aveva realizzato.
Si tratta di rovesciare una tendenza storica, peggiorata a partire dagli anni Sessanta in poi, quando la mediazione politica e sociale, con il concorso di tutti - maggioranza, opposizione, Banca d'Italia, Confindustria e sindacati - aveva determinato una crescita inarrestabile della spesa pubblica, un continuo aumento del deficit di bilancio e una sequenza di svalutazioni competitive.
Bastano questi semplici richiami per dimostrare la portata «storica» dell'obiettivo che vogliamo perseguire a partire da questo decreto. Alle nostre spalle ci sono quasi settant'anni di tentativi falliti. Un lungo percorso ad ostacoli lungo il quale si sono cimentate le intelligenze più vive del Paese - ricordo per tutti Ugo La Malfa - riportando tuttavia una dolorosa sconfitta che ha molto pesato sui destini del nostro Paese, in termini di mancato benessere e di bassa crescita economica.
Il pareggio di bilancio non sarà quindi solo una vittoria di questa maggioranza. Se si realizzerà, sarà una vittoria di tutta la Repubblica. Mi auguro che la stessa opposizione non voglia rinunciare a sentirsi protagonista di questa battaglia e comportarsi di conseguenza.
Sorprende che finora su questi temi l'opposizione esprima una contrapposizione globale. Così dimentica parte della propria storia nel tentativo di cavalcare tutte le proteste. Fu Enrico Berlinguer a parlare addirittura di austerità e poi di «mutamento irreversibile dei rapporti di forza a livello internazionale» determinato dall'ingresso sulla scena economica e politica di nuovi soggetti e popoli desiderosi di abbandonare la soglia dell'inedia e del sottosviluppo. Lo ricordo, in particolare, all'onorevole Bersani, per tranquillizzarlo. Non pensiamo ad alcun «complotto mondialistico», ma solo al dipanarsi del processo storico con tutte le sue contraddizioni e difficoltà che non possono essere sottaciute per una sorta di filoglobalizzazione acritica.Pag. 116
La risposta a questo cambiamento davvero epocale non può che essere adeguata. Lo facciamo prendendo di petto la questione della spesa pubblica, con una scelta politica insieme ambiziosa e rischiosa, consapevoli delle reazioni che essa determinerà: alcune legittime, altre solo corporative.
Per questo abbiamo scelto la tempestività: anticipando la manovra, ricorrendo alla forma del decreto-legge proprio per rendere evidente la nostra determinazione e lanciare un segnale ai mercati. Non ci faremo trascinare, per quanto sarà possibile, nel vortice della crisi. Reagiremo agli impulsi esterni accelerando quel risanamento strutturale della finanza pubblica che è condizione indispensabile per riprendere il sentiero dello sviluppo e della crescita economica.
Abbiamo fornito nel DPEF un quadro programmatico certo. Non avveniva dal 1999. Abbiamo innovato nelle procedure di bilancio. In questi ultimi 40 anni - la legge n. 468 è del 1978 - la manovra era solo annuale. Il riferimento al bilancio triennale, a differenza delle altre esperienze europee, era solo teorico, ossia evanescente. Noi lo abbiamo reso vincolante. Abbiamo, in altri termini, tracciato una rotta di medio periodo che potremo aggiustare, man mano che sarà chiara la portata della crisi. Su questo tracciato, nei prossimi mesi, potremo introdurre, se sarà necessario, le modifiche richieste da esigenze di equità o di crescita. Ma opereremo all'interno di una strategia che è definita nei suoi punti essenziali.
Infatti, quando si fanno operazioni del genere possono anche emergere involontarie forzature. Qualora esse emergessero le potremo correggere in vario modo, anche in sede di legge finanziaria. Il primo obiettivo è quello di mettere al riparo la struttura finanziaria del Paese, proteggendola dall'eventuale esplosione di nuovi torbidi speculativi che potrebbero aggravare la crisi interagendo con quella già avvenuta sui mutui, sul petrolio, sulle derrate alimentari. Nello stesso tempo vogliamo introdurre elementi di modernizzazione negli apparati pubblici. Per la prima volta è stato varato un piano industriale per la pubblica amministrazione, è stata decisa una semplificazione in materia di giustizia, è stata prevista l'installazione delle reti a banda larga. Sono stati individuati i necessari interventi in materia di stock option e di spesa sanitaria, è stato varato il decollo del nucleare, è stata costituita la Banca del sud, è stato rimodulato il fondo per le aree sottosviluppate, è stato elaborato un piano casa che si avvarrà del sostegno della Cassa depositi e prestiti, è stata definita una nuova ed articolata legislazione sul lavoro. Fuori degli schemi precostituiti c'è poi l'intervento fiscale sui petrolieri, le banche e le assicurazioni nonché la carta di sostegno per le posizioni di più marcata povertà. Un «solletico ai petrolieri», è stato detto dall'onorevole Tabacci. Vedremo in prospettiva. Il tempo è galantuomo. Quello che è invece certo fin da ora è che non ci siamo arresi a «poteri forti».
Ci auguriamo, onorevole Presidente del Consiglio e onorevole Ministro del tesoro, che questa terapia d'urto crei quelle condizioni che consentiranno, magari in occasione del decollo del federalismo fiscale, una riduzione della pressione fiscale che riteniamo essere un efficace strumento per contrastare impulsi di carattere recessivo. Raccomandiamo uno studio assai attento sui meccanismi di decollo e di perequazione del federalismo fiscale e avanziamo al Governo un'altra raccomandazione, che ci sentiamo di fare proprio perché esprimiamo un sostegno pieno e aperto alla manovra. Noi prendiamo atto delle assicurazioni che sono state fornite dal Governo sulla spesa per la sicurezza. È in atto una polemica che ha indubbi caratteri propagandistici. Il Ministro Maroni ha ricordato l'importanza dello sforzo fatto, pur nel quadro delle ristrettezze economiche complessive: gli stanziamenti ammontano a 400 milioni di euro e ad essi devono essere sommati quelli provenienti dal fondo per il sequestro dei beni sottratti alle attività criminali. Per il Mezzogiorno vi saranno risorse comunitarie aggiuntive. Sono state previste precise deroghe al blocco del turnover. Sono scelte significative.Pag. 117
In ogni caso, quando la situazione si sarà chiarita definitivamente, decideremo in autunno se sarà necessario o meno un intervento nelle forme possibili per far fronte ad eventuali specifiche necessità del settore sicurezza, anche a dimostrazione del profondo legame di solidarietà che ci lega alle forze dell'ordine. Questa stessa impostazione andrà seguita per i problemi riguardanti questioni decisive per il Mezzogiorno, che resta elemento fondamentale per il rilancio dell'economia italiana.
Dicevamo all'inizio che il pareggio di bilancio, se realizzato, archivierà definitivamente il lascito italiano del Novecento, non solo con le sue contrapposizioni ideologiche e le sue terribili illusioni, ma anche con le sue straordinarie «facilità» economiche, che sono fra le principali cause delle difficoltà attuali: il continuo aumento della spesa pubblica, la ripetizione delle svalutazioni competitive, l'enorme quantità di sprechi, le «leggine» fatte su misura per questa o quella nicchia del pubblico impiego. Per la salvezza del Paese dobbiamo cambiare tutto ciò il più rapidamente possibile, nella consapevolezza che esistono forze imprenditoriali e del mondo del lavoro capaci di esprimere un salto di qualità sul terreno della competizione per essere all'altezza dei tempi che cambiano. Va mandato al Paese un messaggio positivo: gli attuali sacrifici vanno fatti in funzione della crescita, superando ogni pessimismo e, come ebbe modo di dire il Presidente Ciampi, ogni «retorica del declino». Al di là di polemiche contingenti, ci auguriamo che l'opposizione o parte di essa condivida con noi la consapevolezza della gravità della situazione e si ricordi di conseguenza che occorrono grande rigore, incisività e rapidità dell'azione politica, equità nelle scelte. È quanto stiamo facendo.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI SILVANA MURA E GIOACCHINO ALFANO SUL DOC. VIII, NN. 1 E 2.

SILVANA MURA. Signor Presidente, colleghi, la relazione svolta dai colleghi Questori sul bilancio 2008 della Camera dei deputati, relazione frutto di un lavoro come sempre encomiabile e del quale li ringrazio, mostra che la Camera ha fatto propria la generale richiesta di una riduzione dei costi di funzionamento.
Il bilancio che ci apprestiamo a votare appare molto positivo perché si muove in maniera sensibile nella direzione della riduzione delle spese. Un elemento questo che credo e spero consentirà di tornare ad approvarlo all'unanimità dopo l'eccezione verificatasi in occasione dell'approvazione del bilancio 2007.
È un risultato non di poco conto se si considera la natura anomala del bilancio 2008, che cade a cavallo tra due legislature differenti e, come tale, risente di voci di spesa che sarebbero state assenti in un bilancio ordinario di legislatura. Penso al rimborso dei contributi effettuato nei confronti dei deputati che non hanno maturato il diritto all'assegno vitalizio o alle spese necessarie per effettuare la verifica dei risultati elettorali.
Pur con queste voci di natura straordinaria il bilancio 2008 mostra una evidente tendenza alla riduzione delle spese sostenute. Queste crescono rispetto al 2007 dell'1,5 per cento, ma crescono meno rispetto a quanto le spese del 2007 erano aumentate nei confronti di quelle dell'anno precedente, facendo registrare un aumento del 2,94 per cento.
Se si è raggiunto questo risultato, che può essere giudicato con soddisfazione da parte di chi come noi dell'Italia dei Valori aveva sostenuto con forza la necessità di procedere ad una riduzione delle spese, il merito va riconosciuto in gran parte alla Presidenza e all'Ufficio di Presidenza della legislatura passata che ha adottato provvedimenti che già oggi stanno facendo sentire i loro effetti.
Ribadisco questo concetto, che ho già avuto modo di esprimere in Ufficio di Presidenza, non certo per sterile polemica, che sarebbe assolutamente fuori luogo, ma per onestà. E soprattutto lo dico essendo consapevole di non togliere nulla ai meriti Pag. 118dell'attuale Presidenza che sicuramente saranno ben visibili a partire dal bilancio prossimo.
Il congelamento delle indennità dei deputati per cinque anni e l'abolizione dei viaggi studio all'estero sono state misure molto importanti da un punto di vista simbolico oltre che da quello dei numeri effettivi. Sono stati una prima risposta, un segnale di buona volontà nei confronti delle pressanti richieste che giungevano dalla società civile per ridurre i costi della politica.
Sempre in questo senso non può essere considerata secondaria anche la riforma dei vitalizi dei deputati che da questa legislatura entrerà in vigore e inizierà a produrre i suoi effetti nel lungo periodo.
Si tratta di scelte coraggiose che hanno avuto il merito di svolgere il ruolo di spartiacque. Sicuramente si poteva e si può fare ancora di più, ma quel che più conta è che si sia iniziato a fare.
Un giudizio positivo, però, mi sento di esprimere in particolare sulla generale opera di razionalizzazione adottata nella gestione delle spese relative al funzionamento della Camera, avvicinando in questo modo la gestione economica di questa istituzione a quella propria di un'azienda, pur con l'attenzione a non inficiare in alcun modo la qualità dei servizi offerti dagli uffici della Camera che è invece rimasta di assoluta eccellenza.
L'investimento nell'informatizzazione per ridurre il più possibile il materiale cartaceo, il giro di vite operato sulle spese relative alla telefonia fissa e mobile, una maggiore attenzione e parsimonia nell'acquisto di beni materiali e di consumo ed anche relativamente alle spese di trasporto hanno prodotto risultati molto apprezzabili sotto il profilo economico: basti pensare che le spese per la stampa degli atti parlamentari hanno registrato un decremento del 9,24 per cento, mentre le spese per l'acquisto di beni e materiali di consumo sono state ridotte del 22,24 per cento, prova questa che un'opera di razionalizzazione volta ad eliminare il superfluo non solo era necessaria, ma anche opportuna per fare in modo che anche la Camera si adeguasse al difficile momento economico vissuto dal nostro Paese, un momento nel quale gli sprechi non erano più tollerati.
In un quadro generale molto positivo, e che per questo merita apprezzamento, ritengo però necessario fare cenno alla voce che riguarda le spese per la locazione degli immobili. Lo faccio con spirito costruttivo e senza alcuna volontà polemica solo per indicare un settore nel quale, per quanto riguarda i prossimi bilanci, potrebbe essere possibile ottenere ulteriori economie.
La voce in questione fa registrare un calo che ad oggi si attesta all'1,54 per cento, ma che ritengo sia possibile ridurre ulteriormente in futuro, almeno per quanto riguarda la locazione degli uffici.
Nella scorsa legislatura l'elevato numero di gruppi parlamentari presenti spinse l'amministrazione della Camera dei deputati ad affittare nuovi locali per dare adeguata sistemazione ai gruppi o agli uffici dell'amministrazione che lasciavano la loro sede per fare spazio ai gruppi.
Poiché nella legislatura attuale i gruppi parlamentari sono considerevolmente diminuiti, sarebbe opportuno procedere ad un'opera ulteriore di riduzione delle spese per locazioni di uffici.
Concludendo ribadisco il parere favorevole nei confronti del bilancio in esame unito all'auspicio che si continui a proseguire l'opera di contenimento dei costi che inizia ad offrire risultati apprezzabili.
I risultati ottenuti con questo bilancio debbono essere considerati un punto di partenza e non certo di arrivo.
Dichiaro dunque il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nello svolgere il mio intervento a nome del Popolo della Libertà sui documenti relativi al bilancio interno della Camera intendo innanzitutto esprimere apprezzamento per il lavoro svolto dal Collegio dei Questori, anche in considerazione del passaggio tra la XV e la XVI legislatura.
Se, infatti, il rinnovo delle Camere ha comportato un inevitabile ritardo nell'approvazione Pag. 119dei documenti al nostro esame rispetto alla tempistica che l'Ufficio di Presidenza aveva fissato, al di là delle spese strettamente connesse al cambio di legislatura, registriamo con soddisfazione che è rimasta immutata l'attenzione al rigore per le dinamiche di spesa dell'Istituzione.
Richiamandomi all'intervento reso ieri in aula dal Questore Colucci, vorrei sottolineare che, se si vuole preservare il prestigio e la centralità della Camera, massima espressione della sovranità popolare, l'obiettivo strategico non può essere il mero contenimento della spesa, ma la «selezione» della spesa.
Salutiamo con favore la riduzione del numero dei Gruppi parlamentari e l'assenza, in questa legislatura, di Gruppi costituiti in deroga al numero minimo di venti deputati, previsto dal nostro Regolamento. L'eccessiva proliferazione di Gruppi «in deroga» era infatti alla base delle perplessità che nella scorsa legislatura non ci hanno permesso di esprimere un voto favorevole sui documenti di bilancio interno.
Nel mutato clima politico ed istituzionale, permettetemi di dire che il Parlamento deve avere la dignità - senza arroccarsi in una posizione di isolamento castale rispetto al cosiddetto «Paese reale» - di dire con chiarezza che il funzionamento delle Istituzioni democratiche previste dalla Costituzione, come massimo presidio della libertà dei cittadini, necessita di risorse adeguate per preservare l'autonomia e l'indipendenza della funzione parlamentare. E l'autonomia e l'indipendenza della funzione parlamentare, rispetto al Governo, sono alla base del principio costituzionale dell'autonomia finanziaria e contabile delle Camere.
In funzione di questa autonomia, la Camera ha deciso, dando il suo esempio nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutto il Paese, di limitare la crescita della dotazione al parametro dell'inflazione programmata, abbandonando il criterio precedentemente invalso del PIL nominale.
Tale sforzo è sicuramente giusto e apprezzabile, ma vorrei sottolineare che proprio in relazione alla propria particolarissima posizione nell'ordinamento costituzionale, le Camere non possono definire le proprie attività in funzione delle risorse assegnate, ma devono poter godere di risorse adeguate all'esercizio delle funzioni imprescindibili previste dalla Carta costituzionale.
Onorevoli colleghi, non possiamo dimenticare che, come afferma l'immutato articolo 67 della Costituzione, ciascuno di noi rappresenta la Nazione ed esercita le proprie funzioni senza vincolo di mandato: l'autonomia finanziaria e contabile delle Camere serve appunto a garantire l'effettività di tale principio, soprattutto rispetto all'azione del Governo.
In questo quadro, riteniamo indispensabile inserire tra le scelte strategiche delle politiche di bilancio l'attenzione al costante aggiornamento tecnologico ed informatico, che consenta di mantenere livelli di eccellenza commisurati alla centralità della funzione parlamentare. L'utilizzo delle migliori tecnologie potrà giocare un ruolo importante anche per la realizzazione di più efficaci ed efficienti politiche relative al personale.
Dobbiamo ricordare che il personale tutto è selezionato sulla base di procedure di concorso tra le più rigorose del Paese e che, nel momento in cui assume le proprie funzioni, garantisce all'Istituzione una disponibilità assoluta che è sotto gli occhi di tutti.
Oltre alla qualità ed alla disponibilità, il personale della Camera offre, come hanno ricordato ieri alcuni colleghi, anche assolute garanzie di indipendenza, che sono un valore per l'esercizio consapevole della funzione parlamentare nell'interesse di tutte le forze politiche presenti in quest'aula.
È necessaria un'opera di razionalizzazione delle risorse, anche attraverso il blocco selettivo del turn over, ma occorre tener presente anche la necessità, cui peraltro recentemente ha fatto riferimento anche il Presidente della Camera, di omogeneizzare i trattamenti retributivi e previdenziali con quelli del Senato, che rappresenta l'unico parametro di riferimento possibile.Pag. 120
Qualche parola merita poi la questione delle esternalizzazioni. Da liberali non possiamo che essere concettualmente favorevoli all'iniziativa privata. Tuttavia, nel momento in cui si consente l'ingresso presso la sede della Camera dei deputati di persone dipendenti da ditte private, cui non si possono chiedere gli stessi requisiti che chiediamo ai dipendenti della Camera, dobbiamo stare molto attenti.
La riservatezza, la disponibilità e l'indipendenza sono un patrimonio proprio solo di un corpo di dipendenti caratterizzato da un forte senso di appartenenza e da un consapevole spirito di servizio verso l'Istituzione democratica.
Quindi ritengo che occorra proseguire con la politica delle esternalizzazioni nei soli servizi non direttamente afferenti alla funzione parlamentare.
Riteniamo inoltre che ulteriori risparmi potranno essere conseguiti valorizzando le professionalità interne e contenendo il ricorso alle consulenze.
Nel rinnovare l'apprezzamento per il lavoro svolto dai colleghi Questori e nell'esprimere un sentito ringraziamento ai funzionari della Camera ed a tutto il personale, concludo annunciando il voto favorevole del Popolo della Libertà sul conto consuntivo della Camera per l'anno 2007 e sul progetto di bilancio per l'anno 2008.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1386-A - voto finale 573 570 3 286 305 265 21 Appr.
2 Nom. ddl 1496 - quest. preg. n. 1 561 524 37 263 223 301 21 Resp.
3 Nom. odg 9/Doc. VIII n. 2/7 500 474 26 238 143 331 47 Resp.
4 Nom. odg 9/Doc. VIII n. 2/8 499 463 36 232 173 290 46 Resp.
5 Nom. odg 9/Doc. VIII n. 2/9 508 409 99 205 106 303 43 Resp.
6 Nom. odg 9/Doc. VIII n. 2/10 498 396 102 199 103 293 43 Resp.
7 Nom. odg 9/Doc. VIII n. 2/11 504 401 103 201 107 294 43 Resp.
8 Nom. Doc. VIII, n. 1 502 495 7 248 493 2 42 Appr.
9 Nom. Doc. VIII, n. 2 493 488 5 245 487 1 42 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.