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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 22 di martedì 24 giugno 2008

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 giugno 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brancher, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Castagnetti, Cosentino, Cossiga, Donadi, Fallica, Giancarlo Giorgetti, Giro, Leo, Lo Monte, Mazzocchi, Migliavacca, Molgora, Palumbo, Pescante, Saglia e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria (A.C. 1212-A) (ore 9,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria.
Do il benvenuto al sottosegretario Caliendo, ricordandogli che la seduta cominciava alle ore 9,30.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1212-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Vitali, ha facoltà di svolgere la relazione.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame rappresenta l'ultima tappa di un percorso avviatosi nel 1998 con l'istituzione del giudice unico di primo grado in relazione al riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria. L'articolo 245 del decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, recante l'istituzione del giudice unico di primo grado, stabiliva - nella sua formulazione originaria - che le disposizioni dell'ordinamento giudiziario, in forza delle quali possono essere addetti al tribunale ordinario e alla procura della Repubblica presso il tribunale ordinario i magistrati onorari, si applicano fino a Pag. 2quando non sarà attuato il complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria a norma dell'articolo 106, secondo comma, della Costituzione, e comunque non oltre cinque anni dalla data di efficacia della riforma istitutiva del giudice unico di primo grado. Questa riforma non è stata ancora varata e attraverso una serie di interventi normativi l'originario termine di cinque anni è stato successivamente ridefinito in sette anni e, quindi, in nove anni.
Considerato che il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, ha acquistato efficacia a decorrere dal 2 giugno 1999, la possibilità di avvalersi di magistrati onorari presso il tribunale ordinario e la procura della Repubblica presso il tribunale ordinario sarebbe dovuta venir meno alla data del 2 giugno 2008. In questa vicenda è intervenuto, da ultimo, l'articolo 14 del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (il cosiddetto «decreto-legge mille proroghe»), convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, secondo cui i giudici onorari, i vice procuratori onorari e i giudici onorari presso i tribunali per i minorenni, il cui mandato scadeva entro il 31 dicembre 2007 e per i quali non era consentita un'ulteriore conferma secondo quanto stabilito dall'articolo 42-quinquies dell'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto n. 12 del 1941, sono stati ulteriormente prorogati nell'esercizio delle rispettive funzioni fino alla riforma della magistratura onoraria e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2009. Pertanto il decreto-legge in esame non determina rispetto al 31 dicembre 2009 una nuova proroga, essendo piuttosto diretto ad eliminare il conflitto esistente tra la disposizione contenuta nell'articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998, che pone il 2 giugno 2008 come termine ultimo per adibire i magistrati onorari all'esercizio di funzioni giurisdizionali, e quella contenuta nell'articolo 14 del decreto-legge n. 248 del 2007, che ha disposto la proroga dei magistrati onorari in scadenza alla data del 31 dicembre 2007 fino alla riforma organica della magistratura onoraria e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2009.
Il decreto-legge in esame, quindi, modifica il termine finale indicato nell'articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998, facendolo coincidere con la data del 31 dicembre 2009. Potremmo pertanto considerare tale provvedimento come un atto di natura quasi ricognitiva e formale, non andando a incidere sostanzialmente sul termine della proroga previsto dall'articolo 14 del decreto-legge 31 dicembre 2007, n.248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio del 2008, n.31, che continua a rimandare alla riforma organica della magistratura onoraria entro la data del 31 dicembre 2009.
Nel corso dell'esame in sede referente peraltro è stato approvato un articolo aggiuntivo del Governo (identico ad un articolo aggiuntivo presentato dai deputati della Lega Nord Padania) che introduce l'articolo 1-bis, il quale dispone che sono ulteriormente prorogati nell'esercizio delle rispettive funzioni, fino alla riforma organica della magistratura onoraria e comunque non oltre il 31 dicembre 2009, anche i magistrati onorari il cui mandato scade entro il 31 dicembre 2008, i quali erano stati erroneamente non previsti dall'articolo 14 del «decreto-legge mille proroghe».
Occorre altresì dare atto del parere del Comitato per la legislazione nella parte in cui osserva che, sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente, dovrebbe valutarsi l'opportunità di procedere ad un coordinamento normativo che, facendo confluire la disciplina dell'articolo 14 del decreto-legge n. 248 del 2007 nell'articolo 245 del decreto del Presidente della Repubblica n. 51 del 1998, eviti il rischio che la duplicazione tra le due predette norme possa perpetuarsi. Tale questione dovrà essere comunque valutata nel corso dell'esame in Assemblea.
Ferma restando l'utilità e l'opportunità del provvedimento in esame, occorre sottolineare che la tematica della magistratura onoraria è estremamente delicata e Pag. 3necessita di un immediato intervento da parte del Governo, volto a scongiurare il perpetuarsi della condizione di precariato intellettuale nella quale si trovano i magistrati appartenenti a tale categoria. Nel corso dell'esame in Commissione i rappresentanti del Governo hanno già precisato che il decreto-legge in esame, finalizzato ad uniformare la scadenza delle varie categorie dei giudici onorari, è altresì prodromico rispetto ad una riforma organica della magistratura onoraria che il Governo intende affrontare subito dopo l'estate.
Sarà comunque presentato un ordine del giorno, sollecitato da tutti i gruppi parlamentari, diretto ad impegnare il Governo a presentare in tempi rapidi un disegno di legge di riforma della magistratura onoraria, non essendo più ammissibile rimanere in un limbo di precarietà che fa male non soltanto ai giudici onorari, che quotidianamente amministrano la giustizia consentendole di non collassare, ma alla giustizia stessa, e quindi ai cittadini che ad essa si rivolgono senza ottenere risposte in tempi decenti.
La magistratura onoraria nel nostro Paese non ha più un ruolo complementare e occasionale in rapporto all'amministrazione della giustizia, ma anzi svolge una funzione assolutamente fondamentale nel rispondere ad una domanda di giustizia che sempre più massicciamente viene dai cittadini. A fronte di ciò, oggi ci troviamo davanti a diverse categorie di giudici onorari, con altrettanti diversi criteri di selezione, con diverse retribuzioni e con diverse durate di rapporti di lavoro, ma tutti improntati all'assoluta precarietà, che molte volte non corrisponde alla qualità del servizio che sempre più viene fornito con alto tasso di professionalità.
La magistratura onoraria, se opportunamente inquadrata, potrebbe essere il volano di un nuovo andamento dell'amministrazione della giustizia. Essa potrebbe costituire l'anello che avvicina la giustizia ai cittadini, assicurando la celerità del servizio in attuazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Quante volte si pensa di trasferire ai giudici onorari importanti e delicate competenze che la magistratura ordinaria, ormai al collasso, non è in grado di gestire: queste operazioni sono auspicabili, ma presuppongono che alla base vi sia una riforma e la stabilizzazione della magistratura onoraria. Occorre una stabilizzazione che comporti nuove modalità di accesso e di retribuzione, nonché una normativa di natura anche previdenziale.
Il Governo ha comunque il dovere di risolvere la questione della magistratura onoraria optando tra la scelta di conferirle stabilità, quale organo complementare rispetto alla magistratura togata, e quella di considerarla come organo le cui funzioni vengono esercitate in via occasionale e temporanea. È certamente auspicabile - si tratta del mio punto di vista - la prima opzione, ma ciò che non può essere più consentito è lo stato d'incertezza in cui dal 1998 si trovano i magistrati onorari.
Appare quindi assolutamente necessario un intervento immediato in materia di giudici onorari, non solo nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 106, secondo comma, della Costituzione, ma anche per ragioni di opportunità e di giustizia sostanziale. Non si può non tenere conto del fatto che i giudici onorari, sempre nati per sopperire ad esigenze di carattere temporaneo, sono ormai diventati una colonna portante ed indispensabile della quale la giustizia italiana non potrebbe più fare a meno; eppure costoro si trovano da molto tempo in una situazione di ingiustificabile precarietà. Tale situazione deve cessare quanto prima, possibilmente per effetto di un intervento organico che riordini l'intera materia della magistratura onoraria.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, anzitutto chiedo scusa del ritardo, ma ero a presiedere un consiglio d'amministrazione, e solo alle 9,30 mi è stato comunicato che in Assemblea non era presente alcun rappresentante del Governo. In merito alle questioni sollevate, mi associo a Pag. 4quanto già detto dal relatore sulla necessità ed urgenza del provvedimento in esame.
Per quanto concerne, invece, il parere del Comitato per la legislazione, che suggerisce un coordinamento normativo, sembra opportuno non procedere a tale coordinamento, perché la disposizione contenuta nel novellato articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998 non incide sulla durata degli incarichi conferiti ai singoli magistrati, limitandosi a stabilire il termine oltre il quale non sarà più possibile l'utilizzo dei giudici onorari dei tribunali e dei viceprocuratori onorari.
L'articolo 14 del decreto-legge n. 248 del 2007, invece, dispone la proroga nell'esercizio delle rispettive funzioni dei giudici onorari di tribunale e dei viceprocuratori onorari, nonché dei giudici onorari presso i tribunali per i minorenni, il cui mandato scadeva il 31 dicembre 2007 e per i quali non era consentita un'ulteriore conferma ai sensi dell'articolo 42-quinquies dell'ordinamento giudiziario.
Quindi, si tratta di interventi normativi che hanno inciso su due profili diversi della disciplina della magistratura onoraria, investendo rispettivamente la possibilità che in Italia vengano impiegati giudici onorari di tribunale e viceprocuratori onorari nell'esercizio di funzioni giurisdizionali e la durata dell'incarico in concreto conferito al contingente di magistratura onoraria interessata alla proroga. Pertanto, manterrei questa distinzione, in modo tale che - questo è l'impegno del Governo - entro il 31 dicembre 2009 si dia luogo alla riforma della magistratura onoraria.
Il decreto-legge in esame unifica la scadenza prevista da tutti i provvedimenti, sia quelli precedenti sia i più recenti, fissandola alla stessa data, in modo che vi possa essere la riforma complessiva.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, con il presente provvedimento ci apprestiamo ad uniformare al 31 dicembre 2009 la data di scadenza di tutti i magistrati onorari assegnati ai diversi uffici giudiziari. A tal proposito evidenzio la bontà e l'opportunità della proposta emendativa presentata in Commissione giustizia dal Governo e dal gruppo della Lega Nord Padania, in attesa di una riforma organica della magistratura onoraria che il Governo stesso si è impegnato a presentare subito dopo la sospensione estiva dei lavori parlamentari.
Sappiamo, infatti, che questo provvedimento di urgenza si è reso necessario per rispondere alle pressanti esigenze dell'amministrazione della giustizia, che non intende rinunciare al contributo offerto dai magistrati onorari presso il tribunale e dai viceprocuratori onorari, al contempo riconoscendo il rilevante lavoro svolto da dette categorie di magistrati.
Già in passato si era reso necessario ricorrere allo strumento del decreto-legge, sia per prorogare il termine fissato dall'articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998, sia per far slittare la durata in carica dei magistrati onorari. Tuttavia, aldilà di proroghe e provvedimenti urgenti, la maggioranza è assolutamente convinta della necessità di assicurare un adeguato riconoscimento dei magistrati onorari, in considerazione del fatto che solo grazie alla loro collaborazione l'amministrazione della giustizia in Italia non subisce ritardi ancora maggiori di quelli attuali.
Non è possibile, infatti, disperdere la professionalità ormai acquisita da magistrati che, quotidianamente e da anni, amministrano la giustizia negli uffici giudiziari con un ruolo indefettibile, stante l'enorme carico di contenzioso ad essi affidato e che assorbe la gran parte delle fattispecie comuni. Questa magistratura, derivata dalla riforma organizzativa che ha portato alla soppressione delle preture e all'istituzione del giudice unico di primo grado, è nata per far fronte alle carenze di organico della magistratura ordinaria, imponendo un reclutamento temporaneo e precario di soggetti idonei a svolgere parte delle funzioni ad essa affidate.Pag. 5
Pur assolvendo ad un ruolo di primo piano, nelle aule di giustizia questa categoria è sempre stata trattata con diffidenza, come magistratura minore, e nessun adeguato riconoscimento è intervenuto per le problematiche di natura economica e sindacale manifestate ormai da anni.
Ragioni analoghe, riconducibili alla necessità di alleviare il carico di lavoro di una giustizia al collasso, sottostanno anche all'istituzione di circa 4.700 giudici di pace. Basta dare uno sguardo alla mole di lavoro svolto per comprendere il ruolo fondamentale anche di questa magistratura onoraria.
Infatti, secondo i dati statistici più recenti, i giudici di pace definiscono poco meno di due milioni di procedimenti all'anno, con una media di circa 500 procedimenti per ciascun magistrato. La durata dei processi dinanzi ai giudici di pace si è stabilmente attestata in tempi inferiori ad un anno, in media 340 giorni per processo, ovvero un terzo del tempo necessario per la definizione dei processi innanzi ai tribunali. Ciò al punto che questa magistratura non viene interessata - questo è un dato importante da sottolineare - dal fenomeno largamente diffuso dei processi per equa riparazione e per violazione del termine ragionevole del processo. A tal proposito, evidenzio che nella passata legislatura il gruppo della Lega Nord al Senato ha presentato, a firma del senatore Castelli e di tutti gli altri senatori della Lega Nord, un disegno di legge in data 15 febbraio 2007, già peraltro oggetto di discussione nell'Aula parlamentare, volto alla determinazione di misure per la nomina elettiva dei giudici di pace, nella convinzione della necessità che la giustizia diventi sempre più vicina ed accessibile ai cittadini.
La figura del giudice di pace, con il passare degli anni, ha assunto sempre più un ruolo crescente, al punto che oggi il suo contributo è indispensabile per il funzionamento della giustizia italiana. Proprio nell'amministrazione della cosiddetta giustizia bagattellare - ma non solo e, non necessariamente, bagattellare o minore - riteniamo che proporre una forma di partecipazione popolare nell'amministrazione della giustizia rappresenti una concreta applicazione dei principi costituzionali - faccio riferimento all'articolo 106, secondo comma, della Carta costituzionale - in corrispondenza anche delle peculiari tradizioni di ogni comunità.
Riteniamo, pertanto, che la nomina elettiva dei giudici di pace possa contribuire in futuro alla realizzazione di un servizio adeguato ed efficiente in un settore così importante per lo sviluppo di una società moderna. Richiamando, pertanto, integralmente il contenuto del disegno di legge presentato dal gruppo della Lega Nord al Senato, si sottolinea la necessità che, anche in riferimento a tale disposizione - ovvero la nomina elettiva dei giudici di pace - il Governo e gli organi assembleari s'impegnino, sin da subito, a dare attuazione e pronta discussione a tale provvedimento, ritenuto di fondamentale importanza per una migliore gestione della giustizia nel nostro Paese.
Soprattutto nel corso degli ultimi anni la magistratura onoraria complessivamente intesa è cresciuta notevolmente: secondo gli ultimi dati sono in servizio quasi 8 mila magistrati, a fronte di circa 9 mila magistrati ordinari. In ragione di questo fatto, è da supporre che, in prospettiva, le due magistrature siano destinate ad equivalersi, e il contributo fornito all'amministrazione della giustizia è innegabile ed irrinunciabile. D'altra parte, non è possibile che tale categoria - ovvero, la magistratura onoraria - venga ancora considerata oggi come un ruolo subalterno.
Di fronte al contributo dei magistrati onorari, che hanno permesso di scongiurare parzialmente il collasso della giurisdizione, riteniamo sia prioritario intervenire subito con un progetto organico di riforma della funzione onoraria, adottando un ordinamento che ne disciplini lo status, affrontando e risolvendo i problemi relativi alle modalità di reperimento dell'organico stesso, i requisiti per la nomina, le incompatibilità, la disciplina e l'autogoverno, riconoscendo, infine, un trattamento economico e previdenziale che sia Pag. 6degno di uno Stato civile. Questa iniziativa legislativa deve rappresentare il riconoscimento della funzione primaria della magistratura onoraria che, non va dimenticato, opera in termini inusualmente rapidi per garantire giustizia ed efficienza ai cittadini.
Per concludere, a tal proposito evidenzio che abbiamo molto apprezzato le parole pronunciate dal Ministro in data 4 giugno 2008, durante l'audizione dello stesso presso la Commissione giustizia, in occasione della presentazione delle linee di indirizzo programmatiche del Ministero medesimo. In particolar modo, abbiamo ritenuto incoraggianti e stimolanti le affermazioni del Ministro stesso, laddove ha rilevato la necessità di una riforma organica della magistratura onoraria, da cui potrà derivare un proficuo vantaggio in un'ottica di recupero e valorizzazione delle diverse professionalità.
Con riferimento a quanto sopra, il medesimo impegno, nell'ottica di una riforma organica della magistratura onoraria, è stato altresì assunto in sede di Commissione e ribadito poc'anzi dal sottosegretario Caliendo - che ringrazio per la presenza - il quale ha ulteriormente sottolineato che il decreto-legge in esame è prodromico rispetto ad una riforma organica della magistratura onoraria, che il Governo deve affrontare ed attuare, al fine di porre termine alla situazione d'incertezza e di precarietà, anche intellettuale, in cui versa la magistratura onoraria stessa.
Siamo, quindi, convinti che l'attuale Governo e che l'attuale Ministro, di cui abbiamo apprezzato l'atteggiamento costruttivo e propositivo manifestato tanto in Commissione, quanto nell'attività di Governo di questo primo mese a capo del Ministero della giustizia, sapranno in tempi rapidi porre mano a questa esigenza, ormai non più prorogabile né derogabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non capita certamente tutti i giorni a un membro della Commissione giustizia di intervenire in Aula all'indomani di una pungente dichiarazione proprio sulla giustizia e sulla sua organizzazione, pronunciata dalla CEI, in modo particolare dal cardinal Bagnasco.
Tuttavia, non lascerò, ovviamente, che in questo dibattito i temi generali della polemica sulla giustizia distolgano questo intervento sia dal merito specifico - discutiamo oggi del decreto-legge di proroga delle funzioni dei magistrati onorari -, sia dall'argomento, altrettanto specifico, che è quello della riforma più generale della magistratura onoraria e, in modo particolare, della riforma ancora più generale della magistratura nel suo complesso, di cui, ovviamente, la magistratura onoraria rappresenta «una gamba», anche se molto importante. Infatti, la risposta che ritengo più opportuna ed efficace alle ingerenze esterne, alle norme ad personam, ai tentativi «salva Premier» introdotti come fringe benefit personali nei provvedimenti sulla sicurezza, è lavorare nel merito e rimanere severamente ancorati al tema.
Il cardinal Bagnasco dice che è chiaro che siamo tutti stimolati ad un supplemento di fantasia, di generosità, di organizzazione e di intervento affinché la giustizia, che è lo scopo della politica, possa realizzarsi sempre più e sempre meglio a tutti i livelli: generosità, dunque, ad ispirare l'atteggiamento personale di chi opera nella e per la giustizia, dagli alti magistrati al personale degli istituti di pena. Quindi, organizzazione e fantasia spettano allo Stato e, soprattutto, la fantasia deve vedere protagonista, a mio giudizio, il Parlamento.
Di fantasia ce n'è davvero poca, ma dovremmo dire, obbligatoriamente, nessuna in questo provvedimento. D'altra parte, non poteva che essere così: è stato giustamente detto che il provvedimento, oggi, unifica le scadenze di tutti i magistrati onorari, in attesa però di una riforma organica della magistratura onoraria, che aspetta da dieci anni.Pag. 7
Siamo alle solite: il Governo, giustamente, si è impegnato, entro la data del 31 dicembre, a proporre una riforma organica della magistratura onoraria, sapendo comunque che queste promesse puntualmente vengono fatte da dieci anni e puntualmente non vengono mantenute.
Ci troviamo nel limbo dei provvedimenti senza infamia e senza lode, assolutamente necessari e urgenti per mandare avanti, al più, le cose tali e quali e scongiurare una vera e propria paralisi.
Come è stato già detto - e su questo, ovviamente, anche noi del gruppo del Partito Democratico concordiamo -, le funzioni svolte dai giudici onorari dei tribunali e dai viceprocuratori onorari presso le procure sono infatti, in parte, le stesse dei magistrati ordinari. Dal canto loro, i viceprocuratori onorari sono ormai quotidianamente impegnati nelle procure.
Il decreto-legge in discussione, peraltro, allinea - come già detto - alcune scadenze organizzative di precedenti provvedimenti e, per di più, se non si fosse intervenuto, avremmo sicuramente assistito ad un crack organizzativo della macchina giudiziaria già dal 2 giugno scorso.
Ci troviamo, infatti, di fronte alla più straordinaria forma esistente in natura di precariato intellettuale e su questo siamo assolutamente d'accordo. Immersa nel brodo primordiale della giustizia, la cellula staminale della magistratura onoraria, prevista dalla Costituzione, è diventata in dieci anni un vero e proprio organo vitale nel complesso organico giudiziario.
Lo stesso relatore di maggioranza in Commissione giustizia, l'onorevole collega Vitali, ammette che la magistratura onoraria è una colonna portante della quale la giustizia italiana non potrebbe fare più a meno. Siamo assolutamente d'accordo su questo, anzi, va anche oltre. Come sottolinea il collega Vitali, il Governo ha il dovere di risolvere la questione, optando tra la scelta di conferire stabilità, quale organo complementare rispetto alla magistratura togata, oppure considerarla come un organo le cui funzioni vengono esercitate in via occasionale e temporanea.
Lo stesso collega, ovviamente, si affretta a segnalare, ad evidenziare e a sollecitare le scelte: insomma, si sbraccia richiamando l'attenzione della sua stessa maggioranza, la quale, in fatto di giustizia, sembra ovviamente attenta a ben altro e sembra avere altri scopi ed interessi. Se tali scopi ed interessi secondari prevalgono, la situazione è destinata sicuramente a peggiorare. Non è solo questione di polemica politica tra i partiti, ma di rapporti tra i vari poteri dello Stato.
Non voglio qui introdurre una polemica o un dibattito che sicuramente nei prossimi giorni avremo occasione di approfondire; certo è che la questione che si dibatteva già questa mattina sugli organi di informazione è grave. I provvedimenti che tendono a salvaguardare la posizione giudiziaria di un singolo cittadino, ancorché importante, come il Presidente del Consiglio, rischiano di sfasciare la giustizia.
Vedete la contraddizione: da una parte, vi è un provvedimento che tende a unificare, a razionalizzare e a migliorare l'efficienza della macchina giudiziaria e c'è un impegno ad organizzare, da qui alla fine del 2009, la riforma dell'importante settore della magistratura onoraria, che quindi non può prescindere dall'altro importante settore della magistratura ordinaria; dall'altra parte, invece, si tende a sfasciare quello che c'è: dieci milioni di procedimenti pendenti. A quale scopo? Sarebbe bastato sentire questa mattina illustri giuristi e avremmo potuto ricorrere ad altre soluzioni quali, ad esempio, la sospensione dei processi nei confronti dei soggetti irreperibili (finora, quanto meno), ossia quei processi che - lo sappiamo tutti - non arriveranno a soluzione concreta; si potrebbero sospendere i processi per i quali è già noto che prima della sentenza interverrebbe la prescrizione; si potrebbe ricorrere ai riti alternativi, che con una udienza risolverebbero questioni per le quali oggi, invece, ricorrono più udienze.
Vedete, quindi, che, da una parte, si tenta formalmente di impegnarsi, di lavorare per migliorare l'efficienza e di non delegittimare quella magistratura che, Pag. 8purtroppo, molta parte della politica ha contribuito e vuol contribuire a delegittimare, non per questioni generali, ma esclusivamente per ragioni personali.
Dall'altra parte, oggi, ciò che è grave in sé, al di là della questione di merito se il Premier o le alte cariche dello Stato debbano essere preservati da provvedimenti giudiziari durante il loro mandato, è vedere inevitabilmente i vari poteri dello Stato che si arroccano sulle rispettive posizioni, tagliando quel filo di dialogo che, invece, deve esistere tra di loro.
Il delicato equilibrio - perché di questo si tratta - tra i poteri che l'architettura istituzionale e costituzionale garantisce non concede spazi a sortite che hanno il sapore del contingente e dell'estemporaneo. Questo delicato equilibrio deve essere concepito, dentro e fuori da quest'Aula, da tutti i partiti, senza eccezione alcuna, e dalla stessa opinione pubblica come un patrimonio comune, ineluttabile, inalienabile e condiviso e come la prima garanzia a difesa di tutte le libertà dell'individuo e della persona.
Proprio perché la giustizia è lo scopo stesso della politica, come sottolinea lo stesso cardinal Bagnasco, non si può prescindere dalla volontà comune di conservare questo equilibrio per realizzare la giustizia anche in termini concreti e non solo teorici. Ecco perché occorre sgomberare il campo dagli opportunismi, dai fringe benefits e dai secondi scopi, perché occorre garantire quel clima di dialogo fra i poteri dello Stato, prima, e tra i partiti, poi, che consenta di adottare provvedimenti e riforme strutturali per la giustizia. Oggi, effettivamente, vi è un problema di emergenza giustizia e l'atteggiamento del Governo e di questa maggioranza non tende a risolvere i problemi. Per questa maggioranza ci pare di individuare qui ed ora come centrale il tema della certezza della pena ai fini della sicurezza in una convivenza civile, che negli ultimi tempi è diventata multiculturale e multietnica.
Mi sia concesso, signor Presidente, onorevoli colleghi, di anticipare qui, anche per completare il nostro parere su un provvedimento che riteniamo importante al di là dei tempi e che riteniamo indispensabile al buon funzionamento della macchina giudiziaria, il tentativo di ampliare il tema (per quanto possibile, ma senza la presunzione di essere esauriente), dando una visione più generale della riforma complessiva della macchina della giustizia italiana. Nel cuore del problema della certezza della pena c'è l'efficienza dei tribunali nel loro complesso, per la quale il provvedimento di oggi sulla magistratura onoraria è ciò che in gergo popolare si definisce l'ennesima «pezza» a colori. Dunque, il contributo migliore che si può dare a questo dibattito è quello di guardare subito oltre, perché dobbiamo agire in questa legislatura e credo anche in tempi brevi.
È questo lo spirito nel quale, ad esempio, si muove la proposta di legge presentato insieme ai colleghi del Partito Democratico della Commissione giustizia, che centra l'argomento senza lasciare spazio ad equivoci: l'efficienza della macchina giudiziaria.
È questa la sfida che attende, in primo luogo, la politica ed il Governo, ma persino tutta la classe dirigente del Paese.
Uno strumento individuato nella nostra proposta è quello della legge delega - lo abbiamo detto - che impegni il Governo a precisi interventi strutturali, non toppe, ma - lo ripeto - interventi strutturali, globali e radicali, se si vuole effettivamente restituire dignità a quella magistratura che, purtroppo, oggi molti contribuiscono a delegittimare.
L'obiettivo è quello di cambiare concretamente il volto della giustizia e di riconquistare la fiducia dei cittadini, spaventati dai tempi infiniti dei processi: 980 giorni per arrivare ad un primo pronunciamento in sede civile e, nel 90 per cento dei casi, altri 1.405 giorni in appello, mentre, per il pronunciamento del giudice di pace nel risarcimento dei danni derivanti dalla circolazione stradale occorrono, in media, 500 giorni.
È una giustizia lumaca e appesantita da una quantità di procedimenti civili che è pari ai contenziosi di Francia, Germania e Inghilterra messi insieme: dieci milioni di Pag. 9procedimenti pendenti tra civile e penale. La nostra proposta di legge punta alla modernizzazione, che vuol dire rimuovere alcuni ostacoli che impediscono il corretto funzionamento della giurisdizione, introdurre un nuovo metodo di organizzazione del lavoro del personale dell'amministrazione giudiziaria, attuare modelli di servizio orientati all'efficienza e valorizzare le professionalità degli operatori.
La prima di queste novità è l'introduzione dell'ufficio del processo. Attraverso la completa ristrutturazione delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, tale strumento consentirà di fornire un concreto supporto al lavoro dei magistrati, valorizzando le specifiche competenze di tutto il personale dell'amministrazione giudiziaria e favorendo, ovviamente, il migliore utilizzo degli strumenti analitici, statistici e informatici disponibili, realizzando, altresì, la circolazione delle esperienze e delle pratiche professionali più virtuose.
Alla nuova struttura organizzativa, che consentirà ai giovani laureati in giurisprudenza di svolgere parte del tirocinio presso gli uffici giudiziari, sono attribuite non solo funzioni di gestione dei procedimenti assegnati ai magistrati, ma anche compiti di assistenza attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie, assicurando, in particolare, la ricerca dottrinale e giurisprudenziale, la cura dei rapporti con le parti e il pubblico, l'organizzazione dei flussi dei procedimenti sopravvenuti e la formazione e la tenuta dell'archivio informatizzato dei provvedimenti emessi.
In tal modo, il magistrato potrà essere sollevato dallo svolgimento di attività ripetitive, accelerando, attraverso una diversa organizzazione del lavoro e con l'ausilio del personale dell'amministrazione, i tempi per la conclusione dei procedimenti.
Già sperimentata in diversi Paesi europei, la novità organizzativa consente di valorizzare la sinergia tra professionalità diverse, creando canali di osmosi e scambio di informazioni e di esperienze, nella prospettiva di costruire una cultura della giurisdizione condivisa tra gli operatori del diritto.
Altra novità di rilievo è l'introduzione di una reale managerialità (se ne è parlato, abbiamo ascoltato in Commissione giustizia, pochi giorni fa, il procuratore della Repubblica di Bolzano; erano, sicuramente, esperimenti e modelli organizzativi interessanti), specificando, quindi, i compiti della dirigenza, in piena attuazione della norma varata nel 2006.
Al dirigente dell'ufficio giudiziario competeranno la titolarità e la rappresentanza nel rapporto con enti ed istituzioni, l'organizzazione dell'attività giudiziaria e la gestione del personale di magistratura e del suo stato giuridico; al dirigente amministrativo competeranno la gestione del personale amministrativo, l'assegnazione delle risorse strumentali e finanziarie, le incombenze gestionali relative alle varie strutture.
Vi è, quindi, l'innovazione, che vuol dire essenzialmente aprire le porte dei tribunali e delle procure all'informatica in tre aree operative: la prima è la raccolta dei dati gestionali e statistici, ma soprattutto l'archivio digitale dei provvedimenti, che consentono celerità e capillarità nella diffusione, con forme di incentivo all'utilizzo dello strumento informatico invece del materiale cartaceo; l'introduzione di sistemi telematici di incasso e pagamento, sia per facilitare gli adempimenti amministrativi dei diritti e delle spese processuali, sia per una corretta ed efficace gestione dei depositi giudiziari, prevedendo la sistematica acquisizione degli importi non reclamati dagli aventi diritto dopo cinque anni; infine, l'utilizzo di forme di comunicazione e notificazione qualificate e telematiche, operando, nella circostanza, un riordino delle competenze degli uffici giudiziari che trattano la materia.
Ci sono almeno altre due dimensioni nelle quali si gioca il riordino della giustizia. La prima riguarda l'assetto organizzativo della macchina e la sua collocazione territoriale, della quale si parla da lungo tempo. L'altra dimensione è quella Pag. 10della valorizzazione delle risorse umane, con l'assoluta necessità di immettere nuove professionalità attraverso nuove assunzioni.
La proposta prevede una serie di interventi diversi e concorrenti, quali l'accorpamento di uffici e di sezioni distaccate, l'organico unico per gli uffici limitrofi e la ridefinizione dei conflitti territoriali stessi degli uffici. Si è convinti che l'eccessiva frammentazione non aiuti l'efficienza, che potrebbe essere meglio ricercata attraverso maggiori dimensioni e meccanismi organizzativi maggiormente flessibili, anche in considerazione delle professionalità richieste: con l'istituzione dell'ufficio del processo è necessario attivare nuove leve nella gestione del personale giudiziario, coinvolto in un così radicale ed importante processo di riorganizzazione. Anzitutto si deve necessariamente prevedere un corretto riconoscimento delle professionalità in un settore in cui lo sviluppo di carriera è rimasto da lungo tempo bloccato; quindi, sono necessari un adeguato accesso di personale qualificato e laureato dall'esterno e la contemporanea stabilizzazione dei precari della giustizia. Il percorso tracciato dalla proposta di legge del Partito Democratico prevede di muoversi nel quadro di principi generali, già fissati nel decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nell'interazione con le sfere di competenza attribuite alla contrattazione collettiva.
In sintesi e per concludere, i punti del provvedimento sono i seguenti: rideterminare le dotazioni organiche dell'amministrazione giudiziaria per consentire di adattarle alle innovazioni normative e organizzative necessarie a seguito dell'istituzione dell'ufficio del processo; l'istituzione di un ruolo tecnico, anche con nuove professionalità, per cui le eventuali posizioni in soprannumero derivanti dalla ricollocazione delle dotazioni organiche saranno riassorbite ovviamente nel periodo successivo mediante la cessazione dal servizio e la progressione professionale; attuare una politica di nuove assunzioni dall'esterno, procedendo altresì all'immissione in ruolo di ulteriori 1.600 unità di personale mediante la stabilizzazione dei lavoratori precari, che prestano servizio ormai da dieci anni negli uffici giudiziari, in base alla normativa sui lavoratori socialmente utili a tempo determinato stratificatesi negli anni, secondo quanto previsto dalla citata legge finanziaria 2007; infine, dare luogo a procedure selettive specifiche per passaggi interni del personale di ruolo in prima posizione economica e a quella immediatamente superiore, sia dentro che fuori le aree. I principi ispiratori saranno quelli indicati dalla Corte costituzionale, con particolare riferimento alla valorizzazione del titolo di studio, al divieto di cosiddetto «doppio salto» nella progressione di carriera e al criterio di prevalenza della posizione economica di provenienza.
L'ufficio del processo, la managerialità, l'innovazione tecnologica, il riassetto organizzativo e territoriale, la valorizzazione delle risorse: è su queste dimensioni che pensiamo possa riprendere forma il nuovo volto della giustizia italiana. Inutile nascondere proprio a quest'Aula la complessità del cammino che ci attende, le sue difficoltà obiettive, il ruolo stesso che il Governo viene chiamato a svolgere da questa proposta. Il presupposto necessario, però, è che tra i vari poteri dello Stato regni un sereno dialogo, come pure tra le forze politiche chiamate a cimentarsi con quello che è forse il più scottante dei temi, che richiede equilibrio, attenzione, ma anche improcrastinabile determinazione.
Si tratta certamente di una cura complessa, non «dell'aspirina effervescente» di qualche emendamento inserito di traverso in contesti non propri, com'è accaduto con gli interventi per la sicurezza, quando si è pensato che la soluzione fosse standardizzare l'agenda dei procedimenti.
Quello che il Partito Democratico propone è un quadro progettuale non contingente, di ben altro sapore, di altro spessore concettuale e di ben altro rilevante effetto concreto. Soprattutto, signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto del PD tiene ferma la sua bussola sul nord indicato dalla Costituzione, senza scorciatoie, Pag. 11senza furberie, senza colpi di maggioranza, senza arroganza del potere, volendo comunque garantire l'equilibrio tra i poteri che l'architettura costituzionale ci ha consegnato come irrinunciabile patrimonio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, l'apporto della magistratura onoraria all'amministrazione della giustizia è andato nel tempo accrescendosi sia per i carichi di lavoro giudiziario, sia per le competenze acquisite e le funzioni svolte dai giudici onorari di tribunale sono infatti in gran parte le stesse dei magistrati ordinari.
L'Unione di Centro ritiene quindi necessaria la conversione in legge del decreto-legge n. 95 del 2008 per non farlo decadere, e, quindi, per assicurare quantomeno la continuità dell'attività dei giudici onorari di tribunale, che svolgono un ruolo decisivo nella definizione dei procedimenti, e che, in caso di non conversione, dovrebbero cessare immediatamente la loro attività (anzi avrebbero dovuto cessarla il 2 giugno). In questa fase, qualunque interruzione del loro operato provocherebbe conseguenze estremamente negative per l'amministrazione della giustizia, a parte il fatto che sorgerebbe il problema della validità delle sentenze emesse e di tutta l'attività svolta nelle ultime settimane. Tuttavia, diviene sempre più urgente procedere ad una riforma organica di tutta la magistratura onoraria (e, quindi, dei giudici di pace, dei giudici onorari di tribunale, dei vice-pretori onorari, ecc), a partire intanto dall'esame e dalla valutazione dell'articolato pacchetto di misure per accelerare i processi civili, inserito nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì 18 giugno 2008, che eleva fra l'altro, opportunamente, la competenza dei giudici di pace sia per le cause sui beni mobili (comprensivi di pagamento somme) da 2.500 euro a 7.500 euro, sia per il risarcimento danni da infortunistica stradale che, da 15.000 euro, viene elevata a 25.000 euro e che, per alcuni aspetti, riprende il disegno di legge Mastella, presentato alle Camere nella primavera del 2007.
Va ricordato inoltre che, sulla base del principio per cui i giudici onorari di tribunale possono essere adibiti a mere funzioni di supplenza dei magistrati professionali, i decreti ministeriali fissano i limiti numerici relativi alla presenza dei magistrati onorari nei tribunali. In ogni caso, per entrambe le categorie, si può derogare a tali limiti per specifiche e motivate esigenze di servizio. Al fine di consentire una più celere definizione delle procedure ed una tempestiva copertura dei posti scoperti, i decreti stabiliscono precise modalità di reclutamento dei giudici onorari di tribunale e dei vice procuratori onorari.
Ciò a testimonianza del fatto che la magistratura onoraria, nel nostro Paese, non riveste più un ruolo complementare ed occasionale, ma anzi svolge una funzione assolutamente fondamentale nel rispondere alla domanda di giustizia che sempre più frequentemente proviene dai cittadini, desiderosi di procedimenti celeri, nel rispetto ed in attuazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Non si può non tenere conto, infine, del fatto che i giudici onorari, benché utilizzati per sopperire ad esigenze di carattere temporaneo, costituiscono ormai un elemento portante di tutto il sistema, considerata anche la vacanza di molti uffici di giudici ordinari.
Sulla base di queste riflessioni, il gruppo dell'Unione di Centro ritiene doveroso e responsabile esprimere comunque una posizione di favore all'inizio dell'iter del provvedimento in esame, ritenendo obiettivo prioritario quello dell'efficienza della macchina giudiziaria.
Ad ogni modo, come già detto, va ribadita l'urgenza di una riforma completa della magistratura onoraria, tante volte annunciata e mai condotta a termine: una di quelle riforme, signor Presidente, urgenti e realmente utili al funzionamento della giustizia e davvero sentite dai cittadini anche se non occupano le prime pagine dei giornali e non figurano affatto Pag. 12nei telegiornali. Una riforma alla quale siamo disposti a collaborare fattivamente e dalla quale potranno derivare sicuramente concreti vantaggi, in un'ottica di recupero e valorizzazione delle diverse professionalità, in funzione di una giustizia per tutti i cittadini e in cui vi siano meno sprechi, meno burocrazie e tempi più rapidi nei processi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1212-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Vitali.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, utilizzerò solo pochi secondi. Credevo che oggi si dovesse discutere soltanto della conversione in legge del decreto-legge al nostro esame, e mi ha fatto piacere riscontrare un'unanimità di consensi (e non poteva essere diversamente, vista la situazione e considerati anche i propositi del Governo).
Mi dispiace che il collega Tidei abbia lasciato l'Aula (ma avrà modo poi di leggerlo dal resoconto), perché avrei voluto dirgli, affinché se ne facesse una ragione, dopo aver ascoltato il programma di Governo da parte del collega, che mi risulta un po' difficile pensare che, in questa legislatura, egli possa realizzare il programma che, nella scorsa legislatura, come maggioranza, non è stato in grado di realizzare, vuoi per un'incapacità politica, vuoi anche per una non condivisione da parte dell'opposizione di allora, che oggi è maggioranza.
Oggi discutiamo della conversione in legge del decreto-legge: prendiamo atto del fatto che siamo tutti d'accordo, nonché dell'impegno serio del Governo a riformare complessivamente la materia, al quale sicuramente daremo un contributo. Nel corso di questa legislatura, ci confronteremo poi anche sulle altre problematiche della giustizia, che sono numerose e che, anzitutto, hanno bisogno di risorse e non soltanto di parole. Ma per questo sicuramente vi sarà tempo, ed avremo modo di poter approfondire la materia. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad un successivo punto all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 11,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (A.C. 1145-A/R) (ore 11,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile.
Ricordo che nella seduta del 19 giugno è stato votato da ultimo l'emendamento Damiano 16.18. Ricordo altresì che, dopo il rinvio del dibattito ad altra seduta, la Commissione ha presentato l'emendamento 17.200 cui non sono stati riferiti subemendamenti e che è contenuto nel fascicolo degli emendamenti n. 3.

Pag. 13

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Anche al fine di consentire alla V Commissione bilancio di esprimere il parere sull'emendamento della Commissione, sospendo la seduta fino alle ore 11,40.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,45.

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 17.201 che è in distribuzione. Il termine per la presentazione dei subemendamenti, fissato per le ore 12,30 di oggi, è già stato comunicato ai gruppi parlamentari.
Avverto, altresì, che l'emendamento Guido Dussin 17.101 è stato ritirato dal presentatore prima dell'inizio della seduta.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Dovremmo quindi passare all'emendamento della Commissione 17.200.
Ha chiesto di parlare il relatore, l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, vorrei chiederle di accantonare le proposte emendative relative all'articolo 17 per procedere con quelle riferite all'articolo 18, in quanto manca un parere sull'emendamento presentato al Comitato dei nove in sede di riunione questa mattina. Quindi, chiederei...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiederei di procedere con le votazioni relative all'articolo 18, riservandomi di intervenire successivamente.

PRESIDENTE. Accantoniamo pertanto le proposte emendative riferite all'articolo 17 in attesa del parere della Commissione bilancio.

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, siamo contrari all'accantonamento e chiediamo, pertanto, che si proceda alla discussione.

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, forse nel brusio iniziale non ha sentito che dobbiamo accantonare le proposte emendative riferite all'articolo 17, perché siamo in attesa del parere della Commissione bilancio.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che il collega Bressa volesse chiederle - poiché il provvedimento in esame ha avuto una serie di evoluzioni abbastanza convulse e una serie di problematicità in corso d'opera - invece di accantonare l'articolo 17 e passare all'articolo 18 (atteso che gli emendamenti relativi all'articolo 17 non sono del tutto Pag. 14irrilevanti rispetto al provvedimento) di sospendere la seduta e riprendere direttamente con le votazioni relative all'articolo 17, scaduto il termine anche per la presentazione dei subemendamenti all'emendamento della Commissione 17.201.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ora la situazione è più chiara. Chiedo al relatore il suo parere su tale aspetto.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, ritengo che si possa procedere con gli emendamenti riferiti all'articolo 18. Non vedo il motivo di sospendere le votazioni in Aula. Vi è, comunque, il tempo per i subemendamenti e dovremmo comunque, quando arriverà il parere della Commissione bilancio, aggiornarci al pomeriggio con le valutazioni che ne potranno derivare.
Quindi, ritengo che si possa iniziare a votare le proposte emendative riferite all'articolo 18.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, insistiamo nel chiedere che si riprenda l'esame a partire dagli emendamenti riferiti all'articolo 17. Le chiedo, pertanto, di mettere ai voti la proposta del relatore.

PRESIDENTE. Il relatore propone di accantonare gli emendamenti riferiti all'articolo 17 e passare a quelli riferiti all'articolo 18, mentre, invece, vi è una richiesta esplicita del gruppo Partito Democratico di sospendere la seduta, in attesa del parere della Commissione bilancio.
Prima di passare alla votazione, sulla proposta del relatore darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo che vi sia stato un fraintendimento tra ciò che ha sostenuto il collega Bressa e quanto affermato dal collega Giachetti, in ordine alle modalità di proseguimento dei nostri lavori.
Mancando il parere della Commissione bilancio e trattandosi di un provvedimento su cui vi è anche una condivisione generale, almeno della necessità, dell'urgenza e della priorità della soluzione di questo problema, ritengo - faccio presente questo concetto sia alla Presidenza, sia al Governo, sia ai colleghi Giachetti e Quartiani - che forse sarebbe opportuno (visto che l'articolo 18 è anche un articolo su cui immagino che una parte dell'opposizione solleverà una questione relativa all'eccezione del termine della sicurezza sul lavoro per gli interventi di protezione civile), su un tema che è stato dibattuto in Commissione, anziché perdere tempo, provare a guadagnarne un po'.
L'iter di questo provvedimento, come il collega Giachetti sa bene, è stato piuttosto travagliato, con la necessità di sospendere i lavori. Abbiamo concluso i nostri lavori con un voto nel corso dell'ultima seduta nella quale è stato esaminato questo provvedimento, per riprenderli quest'oggi. A mio avviso, potremmo, quindi, nell'economia generale dei lavori di quest'Aula - mi auguro che non sia necessario arrivare a un voto e lo dico al collega Quartiani, che immagino prenderà la parola per sostenere la tesi contraria - affrontare, con una discussione serena, l'articolo 18 e votare le proposte emendative presentate all'articolo 17, una volta che avremo a disposizione il parere della Commissione bilancio, per poi procedere con l'esame degli ordini del giorno presentati e la votazione finale del provvedimento.
Ripeto, dico ciò in generale, perché si tratta, al di là di tutto, di un provvedimento la cui necessità e urgenza mi sembra piuttosto condivisa, al di là delle differenziazioni che possono esserci, anche per il fatto che nel corso dell'esame di questo provvedimento, lo stesso Governo, in diverse occasioni, come il collega Quartiani sa bene, ha manifestato anche una Pag. 15certa disponibilità ad accogliere le proposte dell'opposizione. Quindi, si tratta di trovare un modo di procedere insieme e mi sembra quantomeno sgradevole cominciare, invece, con un voto, sebbene la Presidenza sia costretta, di fronte a una divergenza di opinioni, a porre in votazione la proposta. Ritengo, però, che sia più opportuno seguire l'indicazione del relatore, piuttosto che procedere a una sospensione che ci farebbe, comunque, soltanto posticipare l'esame dell'articolo 17, ma nulla ci impedirebbe di esaminare l'articolo 18, su cui, invece, credo che il confronto sia possibile sin da subito.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare contro, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del relatore di accantonare gli emendamenti riferiti all'articolo 17 del decreto-legge e, quindi, di continuare con gli emendamenti riferiti all'articolo 18.
(La Camera approva).

La Camera approva per 47 voti di differenza.
Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Livia Turco 18.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, si tratta di un articolo piuttosto delicato, in quanto prevede tutta una serie di deroghe, che se, da un lato, naturalmente hanno senso in una situazione emergenziale di tale carattere, naturalmente aprono, però, lo spazio a tutta una serie di difficoltà e problematiche, che sono, ovviamente, sotto gli occhi di tutti.
In maniera particolare, con l'emendamento in esame chiediamo di abolire la deroga al Decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 233, relativo all'attuazione delle direttive comunitarie concernenti norme sulla qualità dell'aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e all'inquinamento prodotto da impianti industriali, ai sensi dell'articolo 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183, articoli 6, 7, 8 e 17. Si tratta di un provvedimento che attua indicazioni fondamentali in relazione al sacrosanto dovere - oltre che diritto - di tutelare la qualità dell'aria. Gli effetti dell'inquinamento dell'aria prodotto da impianti industriali possono essere, naturalmente, non solo nocivi, ma anche letali.
Ecco perché, pur condividendo l'impianto stesso dell'articolo - e dunque non intervenendo su tutto l'altro complesso di deroghe che l'articolo medesimo prevede - anche nella difficoltà e spesso nell'impossibilità, invece, di dar corso a un sistema di controlli efficace, efficiente e che tuteli in maniera opportuna la salute dei cittadini, ci sembra che derogare rispetto a tali principi possa dar luogo a rischi seri per la salute pubblica. In questo caso, dunque, noi del Partito Democratico riteniamo che tale del deroga non vada prevista e che quindi vada soppressa questa parte del comma 1, in modo tale da rendere tutti più tranquilli e sicuri che non vi sarà possibilità che gli impianti previsti nel decreto-legge in esame determinino un inquinamento dell'aria, con risvolti negativi per la salute pubblica.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome credo che lei si accinga ad indire la votazione sull'emendamento in esame, volevo farle presente che è ancora in corso la riunione della Commissione bilancio, quindi le chiederei di fare una verifica e di garantire che tutti i componenti che erano riuniti possano raggiungere l'aula.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Quartiani, facciamo subito la verifica.

Pag. 16

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori: come è appena stato detto, era convocata la Commissione bilancio. Abbiamo lasciato l'aula (quelli che ancora non erano in Commissione), c'è stata una votazione (a parte il fatto che l'abbiamo persa): questo è un metodo barbaro di organizzare i lavori di Assemblea e di Commissione.
Non è possibile continuare in tal modo, e del medesimo parere, le assicuro, non sono solo i componenti di opposizione della Commissione bilancio, ma anche quelli di maggioranza, che gradirei si esprimessero in materia.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, dalle verifiche appena compiute ci dicono che la Commissione bilancio ha sospeso i propri lavori in relazione alla ripresa dei lavori dell'Assemblea, che prevedevano votazioni.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo perché rimanga agli atti: nella votazione precedente, relativa alla sospensione o meno, la Commissione bilancio era riunita e i partecipanti alla riunione della Commissione bilancio non hanno potuto prendere parte alla votazione.
Poi, dopo, la Commissione è stata sconvocata.
Come lei sa, nel momento in cui si riprendono i lavori dell'Assemblea e vi sono votazioni, i lavori delle Commissioni vanno sospesi, ovvero, come avevamo cercato di spiegare anche prima, se vi è esigenza per la Commissione bilancio di riunirsi funzionalmente ai lavori dell'Assemblea, i lavori dell'Assemblea devono riprendere quando la Commissione bilancio ha concluso i propri. Altrimenti, accade esattamente quanto è accaduto poc'anzi.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, verificheremo, ma la verifica compiuta ci dice questo. Resta agli atti la sua osservazione.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per confermare, facendo parte della Commissione bilancio, quanto è stato appena detto. La Commissione riteneva anche che passare all'articolo 18 senza che vi fosse il parere sugli emendamenti dell'articolo 17, molto delicati sotto un profilo di carattere finanziario, dovesse portare a una sospensione dei lavori dell'Assemblea. Non si è fatto, però secondo me era un atto dovuto dare almeno il tempo, a chi stava in Commissione, di scendere in aula.

PRESIDENTE. Considerando che a questo punto i componenti della Commissione bilancio avranno potuto raggiungere l'aula, passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 18.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 518
Votanti 492
Astenuti 26
Maggioranza 247
Hanno votato 224
Hanno votato no 268
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Pag. 17

Prendo atto che il deputato Di Biagio ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Mistrello Destro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputato Donadi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, riprendo il ragionamento esposto precedentemente dal collega Margiotta seppure riferito in maniera specifica ad un argomento importante come quello dell'impatto ambientale sulla qualità dell'aria. Nelle discussioni svolte in questi giorni sul decreto-legge in esame abbiamo accolto una serie di indicazioni, molto importanti, che provenivano dalla Commissione europea e che riguardavano il fatto che inizialmente con questo tema delle deroghe si era derogato a tutta una serie di importanti direttive comunitarie convertite in legge nel nostro ordinamento. Fortunatamente, noi avevamo posto delle serie preoccupazioni rispetto a questo tema. Anche attraverso le sollecitazioni di importanti gruppi ambientalisti, come il WWF, avevamo posto una serie di questioni che sono state recepite. Una grande attenzione, quindi, va posta sulla questione delle deroghe. Avevamo anche proposto, sempre per salvaguardare la salute e l'ambiente, che fossero messi in atto dei provvedimenti rivolti alla ricerca e all'applicazione dei controlli che potessero salvaguardare i cittadini, ma queste proposte emendative sono state purtroppo respinte. Sulla questione dei controlli, però, mi vorrei soffermare in modo particolare perché questi sono assolutamente importanti e fondamentali. Avevamo a tal proposito svolto una discussione in Aula dove si era riusciti a «stralciare» - anche se non è il termine tecnico giusto - l'articolo 7 e invece abbiamo saputo che verrà riproposto nel provvedimento che riguarda il tema finanziario; ciò non ci pare assolutamente corretto. Nonostante queste indicazioni, che vogliamo far presenti e nonostante una enorme cautela sulle deroghe previste, rispetto alla proposta della Commissione voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato 506
Hanno votato no 4
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 18.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, l'emendamento di cui sono primo firmatario non evita certamente le esigenze di efficacia e operatività di cui il sottosegretario delegato e i capi missione devono poter disporre per far fronte a questa straordinaria emergenza.
Tuttavia, noi crediamo che la proposta emendativa da noi presentata, muovendosi sul tema molto complesso e delicato qual è quello della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, e anche per le prescrizioni degli articoli 18, 46 e 225 del decreto legislativo n. 81 del 2008, sia meritevole, in quanto prevede una diversa possibilità di azione del sottosegretario delegato e dei capi missione.
Noi abbiamo, ahimè, nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, dovuto registrare molti incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Molte sono state, signor Presidente, Pag. 18le parole spese e gli impegni che, in modo bipartisan, tutte le forze politiche e tutti i gruppi parlamentari hanno assunto per cercare di migliorare e di rendere più efficaci e più cogenti le norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro, per la salute e la tutela dei lavoratori.
Allora, proprio per il rispetto che - credo - dobbiamo portare, come rappresentanti del Parlamento, a questi caduti, proprio per la coerenza che dobbiamo avere rispetto alle parole e agli impegni da noi assunti in quelle dolorose e tragiche circostanze, ma anche per rispondere al monito e ai richiami che ripetutamente il Presidente della Repubblica ha rivolto su questo tema, noi dell'UdC abbiamo presentato questo emendamento perché riteniamo che esso colga l'esigenza di operatività da parte del sottosegretario delegato e dei capi missione, realizzando nello stesso tempo un'altra procedura da noi proposta.
Signor Presidente, voglio leggere la proposta emendativa in esame per richiamare l'attenzione di tutti i colleghi: «Il Sottosegretario di Stato e i capi missione possono valutare delle deroghe agli articoli 18, 46, 225 e allegati del decreto legislativo 9 aprile del 2008 n. 81, in casi di particolare necessità, previa consultazione delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative».
Qual è il motivo di questa proposta? Il motivo è che noi non neghiamo l'eventuale esigenza di sospendere anche queste delicatissime procedure, ma riteniamo, con tutto il rispetto che abbiamo per il sottosegretario delegato e per i capi missione, che la loro competenza su questa materia specifica potrebbe non essere comprensiva di tutti gli aspetti delle norme che vengono derogate, per cui la proposta emendativa in esame, che prevede questa consultazione - non la concertazione, soltanto la consultazione - potrebbe rappresentare un segnale forte di coerenza e di rispetto per il mondo del lavoro. Per questi motivi spero veramente che a tal proposito ci sia l'attenzione da parte della Assemblea, e in questa direzione - concludo signor Presidente - auspico veramente un voto favorevole all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, noi siamo assolutamente favorevoli all'emendamento in esame.
Abbiamo sostenuto una lunga discussione in Commissione concernente il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, ritenendo che anche in una situazione di emergenza e di urgenza importante come questa si dovesse riuscire tuttavia, in qualche modo, riuscire a garantire condizioni di sicurezza. Tale proposta è stata anche parzialmente recepita nei principi generali. Al di là delle parti che riguardano la formazione del personale, ci tenevamo a stigmatizzare il fatto che anche in una situazione di emergenza è indispensabile garantire la massima sicurezza sul lavoro.
A questo proposito voglio, inoltre, richiamare, come avevo fatto nell'intervento nel corso della discussione sulle linee generali, l'importanza del sistema dei controlli nel nostro Paese, non solo strettamente in termini di sicurezza sul lavoro - sappiamo che si tratta di controlli che vengono effettuati normalmente dalle aziende sanitarie locali - ma anche sotto il profilo - rinvio a quanto dicevo prima - della possibilità di utilizzare e attivare il personale delle agenzie ambientali, che più di ogni altro conosce l'impiantistica e le tecnologie che riguardano il tema specifico della gestione dei rifiuti. Si tratta di personale abituato a lavorare nelle autorizzazioni di impianti di rilevanza nazionale dal punto di vista dell'impatto ambientale e, quindi, può essere utilizzato anche in situazioni di emergenza come questa, perché conosce molto bene la materia in cui opera.
Quindi, dichiarando un voto favorevole sull'emendamento Delfino 18.52, ricordo ancora una volta come nella discussione che svolgeremo sul riassetto delle agenzie e degli istituti di ricerca ambientale sia opportuno tenere in considerazione le sinergie Pag. 19che possono esservi tra i temi della sicurezza sul lavoro e i temi della sicurezza ambientale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'emendamento al nostro esame, come altri in precedenza, cerca di richiamare l'attenzione su una serie di questioni che non sono derogabili. Sono d'accordo sul fatto che vi sia fretta, ma se vogliamo guardare al profilo dell'emergenza e della necessità di realizzare questi impianti, inceneritori o discariche, è assolutamente necessario anche essere certi che non possa verificarsi alcun tipo di incidente sul luogo di lavoro.
Invece, si prevede una deroga, e non solo per lavoratori specializzati, come possono essere i pompieri o i lavoratori del genio dell'esercito - perché così dobbiamo chiamarli - che sono preparati a lavorare in luoghi non protetti. Prevedere una deroga è pericoloso, per le persone e perché andremo effettivamente a frenare quei principi la cui realizzazione invece vogliamo accelerare. So cosa vuol dire per una vedova allevare dei minori attraverso gli assegni dell'INAIL. (non ne voglio fare un fatto personale in questa sede). Credo che sia assolutamente fondamentale che vi sia un minimo di garanzia che, nella proposta emendativa al nostro esame, passa attraverso, quanto meno, la consultazione dei rappresentanti dei lavoratori, coloro che comunque giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, sono in grado di indicare quali provvedimenti è necessario assumere per rendere un luogo di lavoro sicuro.
Ritengo che derogare su tali materie, affidando la competenza a dirigenti dello Stato che sanno bene come far funzionare la macchina pubblica ma sanno un po' meno come far funzionare i cantieri, sarebbe davvero tragico. Vi sarebbe, oltre alla beffa, il danno, che stiamo comunque infliggendo alle comunità locali, prevedendo una deroga in materia di ambiente e di salute, di tutela dell'aria e dell'acqua. In questo caso le deroghe non possono essere assolutamente concesse.
Lavorare sul posto in modo serio e coordinato con i lavoratori non costa niente, non è un sacrificio, né uno sforzo maggiore per le strutture. Ritengo che approvare questo emendamento sia un obbligo da parte tutta l'Assemblea. Il voto dell'Italia dei Valori sarà dunque favorevole all'approvazione dell'emendamento Delfino 18.52.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 18.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 273

(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Libè 18.50 e Damiano 18.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signora Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, intervengo a sostegno dell'emendamento Damiano 18.101. Si tratta di sopprimere il testo che prevede la deroga agli articoli 18, 46 e 225 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che dà attuazione all'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.Pag. 20
Ho deciso di citare solo alcune delle norme a cui stiamo derogando in quest'Aula, consapevoli che stiamo parlando di lavoratori che opereranno in discariche e che dovranno liberare le strade di Napoli e di molti paesi della Campania da tonnellate di rifiuti. Stiamo parlando di lavoratori che lavoreranno e saranno in contatto - come riportano le cronache di questi giorni - addirittura con rifiuti che presentano tracce di radioattività.
Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, stiamo chiedendo di derogare all'articolo 18 del decreto legislativo n. 81 del 2008, che prevede l'obbligo da parte del datore di lavoro e del dirigente, nell'affidare i compiti ai lavoratori, di tener conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza; di fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione; di prendere le misure appropriate affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Gatti. Colleghi, scusate, in Aula vi è un rumore che credo sia superiore alla media sopportabile. Tra l'altro, l'onorevole Gatti non ha nemmeno una voce particolarmente forte. Pertanto, vi pregherei di evitare i colloqui e i dialoghi personali e di fare, almeno, la cortesia di ascoltare.

MARIA GRAZIA GATTI. Grazie, signor Presidente, cercherò di alzare ulteriormente la voce.

PRESIDENTE. Non è lei che deve alzare la voce. Prego, onorevole Gatti.

MARIA GRAZIA GATTI. Quello che mi interesserebbe è di riuscire a richiamare l'attenzione degli onorevoli colleghi e delle onorevoli colleghe su una serie di argomenti su cui, in quest'Aula, non più tardi di alcuni giorni fa, si sono pronunciate auliche parole di contrizione per le morti ed i feriti sui luoghi di lavoro. Ora, invece, ci troviamo a derogare, addirittura, a norme che prevedono semplicemente di dotare i lavoratori di misure individuali di sicurezza: guanti, caschi, scarpe e maschere. Di questo stiamo parlando, onorevoli colleghi, e non di scartoffie o di strane procedure!
In merito all'articolo 46 del decreto legislativo n. 81 del 2008, che riguarda la prevenzione degli incendi, stiamo chiedendo semplicemente di informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato, circa il rischio stesso e le disposizioni prese - o da prendere - in materia di protezione.
Per quanto concerne l'articolo 225 del decreto legislativo n. 81 del 2008, si tratta di derogare alle norme previste quando la natura dell'attività non consente di eliminare il rischio (e questo è il nostro caso) attraverso la sostituzione: tali norme stabiliscono che il datore di lavoro garantisce che il rischio sia ridotto mediante l'applicazione di misure adeguate, appropriate misure organizzative, appropriati processi lavorativi, misure di protezione individuali, compresi dispositivi di protezione individuali, qualora non si riesca a prevenire, con altri mezzi, l'esposizione. Un'ulteriore norma alla quale si deroga è quella per cui quando sia stato superato un valore limite di esposizione professionale, stabilito dalla normativa vigente, il datore di lavoro identifica e rimuove le cause che hanno cagionato tale superamento, adottando immediatamente le misure appropriate di prevenzione e protezione.
A questo punto mi chiedo, onorevoli colleghi: perché questa deroga? È veramente poco adeguata la giustificazione che è stata addotta in Commissione lavoro. È vero, si tratta di un caso eccezionale, ma il problema è che non vi è la richiesta di un intervento subitaneo. Ci troviamo qua da giorni a discutere e programmare e pianificare gli interventi e non c'è stato tempo per organizzarsi in modo da garantire la sicurezza ai lavoratori? Ma stiamo scherzando? Dunque, mi sono chiesta: perché succede questo? E mi Pag. 21viene in mente soltanto una domanda: ma a che genere di ditte volete affidare questi lavori? Dato il contesto, mi vengono forti dubbi, onorevoli colleghi.
Concludo, signor Presidente, chiedendo di cancellare queste norme, per un senso di coerenza con le cose che ho ascoltato in quest'Aula, non meno di quattro giorni fa, anche dalla Presidenza della Camera, e di responsabilità collettiva e individuale In questo momento stiamo affidando a dei lavoratori un compito arduo e pericoloso. Chiedo che ciò venga fatto avendo la garanzia piena che essi siano tutelati al meglio e per quanto possibile, altrimenti, onorevoli colleghi, non sono più disposta ad osservare minuti di silenzio sui morti di lavoro in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, intendo solo sottolineare che al Governo, come ad ognuno dei membri di questa Camera, è ben presente ciò che significano i princìpi generali di sicurezza sul lavoro, e non è vero che qui si piange ogni tanto e poi si fa finta di dimenticare. Quello che è vero è che ci troviamo ad operare in una condizione di emergenza effettiva.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,25)

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Vi ricordo che, come sapete, sono state diramate da parte della protezione civile alcune note, recanti precisazioni e consigli, perché in molte città italiane oggi si raggiungeranno i 37 gradi.
Nella situazione di emergenza effettiva di Napoli e della Campania - ad esempio, proprio nella condizione di oggi, con queste punte e con ciò che significa in termini di sicurezza e di prevenzione di un altro tipo di calamità (mi riferisco, per esempio, a questioni sanitarie) - abbiamo bisogno di norme in deroga, come quelle che sono esplicitate in questi articoli. Osservo peraltro che la Commissione ha comunque già provveduto a modificare il testo originario, dando un più stringente senso al richiamo del rispetto dei princìpi in materia di sicurezza sul lavoro. Osservo anche, tuttavia, che lo stesso testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro - come ho ricordato in sede di discussione sulle linee generali - prevede già esplicitamente deroghe per ciò che riguarda l'attività di protezione civile, le forze dell'ordine, le Forze armate, lo spegnimento degli incendi e via dicendo. Pertanto non facciamo altro che richiamare norme e deroghe che sono già previste nel testo unico, il quale, tra l'altro, rimanda all'emanazione di un successivo decreto (che però, ad oggi, non c'è, e che il Governo si impegna ad adottare a breve).
Quanto sostenuto vuole rafforzare la convinzione in tutti i colleghi che non si vuole non tener conto di quei princìpi a cui tutti teniamo. Dobbiamo, tuttavia, renderci conto che stiamo operando in una situazione di emergenza assoluta, sentita e percepita da tutti e che il caldo e la stagione estiva, in questo momento, pongono in termini ancora più forti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, in parte abbiamo affrontato questa discussione anche in Commissione. Abbiamo, cioè, ammesso che nel decreto-legge vi fossero numerose deroghe, ma sul tema di cui si discute, soprattutto sulle norme che richiamano la sicurezza nei luoghi di lavoro, avevamo chiesto che non ve ne fossero, adducendo una serie di giustificazioni, come quelle che l'onorevole Gatti già ha indicato.Pag. 22
Non riteniamo che non derogare a quegli articoli significhi perdere del tempo, e vorremmo anche chiedere al Governo il motivo di questa insistenza sulle norme che fanno preciso ed esplicito richiamo alla materia della sicurezza sui luoghi di lavoro e perché tale questione debba essere considerata un argomento su cui non tornare a discutere. Abbiamo ricevuto ampie rassicurazioni, anche nella discussione che si è svolta con la maggioranza in Commissione, che su tale tema vi sarebbe stato un momento di approfondimento e un consenso che speravamo unanime. Non si tratta di un pretesto: questo tema ci sta molto a cuore, perché, purtroppo, anche nelle recentissime vicende di morti sul luogo di lavoro si è potuto constatare fino in fondo quanto in quei casi forse non vi fosse stata a monte, più che una responsabilità, un'informazione corretta rispetto alle situazioni e ai luoghi, nei casi di operazioni di recupero ambientale.
Riteniamo che, pur nell'emergenza e nella situazione, anche meteorologica, che si sta aggravando di ora in ora, si possa, con la collaborazione di tutti e nel rispetto delle norme, assicurare maggiori garanzie anche a chi opererà in condizioni di grande difficoltà. Riteniamo che la maggioranza debba ripensare fino in fondo tale argomento, e lo chiediamo anche al Governo, non pensando di far perdere tempo, ma cercando di valutare la possibilità che su tale questione si possa essere di nuovo tutti d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la questione delle deroghe è molto importante all'interno del decreto-legge sui rifiuti in Campania, però vi è un equivoco, che ha continuato ad essere alimentato anche dall'intervento del sottosegretario. Tale intervento si riferiva a delle deroghe che sono sacrosante, allorché si considerino esclusivamente interventi della protezione civile, che dovrebbero avere una durata di qualche giorno, di qualche ora o di una settimana. Ma quando si tratta di affrontare un problema come quello dei rifiuti in Campania, che rappresenta un'emergenza da 14-15 anni e che dovrebbe durare ancora un anno e mezzo, ritengo che le deroghe stesse siano assolutamente non giustificate.
Il parametro fondamentale è il tempo: se non si ha tempo ed è necessario un intervento veloce, che richiede deroghe a certe norme sulla sicurezza, le si possono prevedere, in via eccezionale, per quel determinato intervento. Qui, però, non si tratta di un intervento, è questo il vero equivoco: in Campania ci si trova di fronte ad un'azione della durata di anni, pertanto la deroga alle norme sulla sicurezza sul lavoro è un crimine! Non possiamo autorizzare un fatto criminoso, perché sappiamo che proprio in Italia e proprio in questo periodo i morti sul lavoro sono aumentati; sappiamo, purtroppo, in quale condizioni lavorino i dipendenti delle ditte impegnate in attività difficili, non possiamo assolutamente permettere che si deroghi alla sicurezza sul lavoro.
È ingiustificato, quindi, il ragionamento del Governo; non sappiamo la ragione per cui il Governo insiste. Dovrebbe essere il Governo stesso, rispetto a chi ha scritto questa disposizione, a cercare di sfogliare ed eliminare una serie di deroghe, che sono giustificate solo nel caso di interventi della protezione civile.
Non confondiamo: Bertolaso è il responsabile della protezione civile, ma in questo momento è il sottosegretario, non la protezione civile, che sta operando in Campania. In Campania sta operando un insieme di forze, quali le Forze armate ed anche la prefettura. Mi sembra che sia coerente con quel famoso articolo che prevedeva la promozione dei dipendenti della protezione civile. Che c'entra?
Dobbiamo affrontare il problema della Campania e siamo tutti d'accordo che vada affrontato con tutte le forze necessarie, ma bisogna assolutamente evitare di inserire delle norme che possono causare dei danni gravissimi alla salute dei lavoratori e a coloro i quali si impegnano in Pag. 23un'opera veramente virtuosa, che, in questo caso, è un'opera altruistica e di solidarietà.
La deroga in materia di sicurezza sul lavoro deve essere veramente necessaria e indispensabile. In questo caso, non riteniamo affatto che vi sia la necessità di derogare. Quindi, entrambi gli emendamenti che sono stati presentati hanno una ragione di fondo, una ragione etica, vera.
Non capiamo perché la maggioranza e il Governo insistano su una cosa di questo genere. La giustificazione fornita dal sottosegretario è assurda ed inaccettabile, perché si riferisce agli interventi della protezione civile. Deroghiamo in quei casi!
Signor Presidente, facciamo una riflessione: non mettiamoci a lacrimare quando muoiono sei persone in un impianto di depurazione (in questo caso si tratta di impianti di rifiuti, è assimilabile). Non piangiamo lacrime di coccodrillo e approviamo questi emendamenti, che eviterebbero anche delle lacrime vere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'intervento del sottosegretario non può passare sotto silenzio, perché, nel riferirsi ad una riflessione che avevo fatto in merito al dolore e, quindi, al conseguente atteggiamento di solidarietà che tutte le forze politiche della Camera dei deputati, in questi ultimi mesi, hanno sempre dimostrato verso le vittime sul lavoro, ha quasi accennato al fatto che l'emergenza sia sufficiente a derogare a qualsiasi norma.
Nell'articolo 18, che stiamo esaminando, vi è una serie di deroghe che non hanno un'incisività così profonda come quelle di cui stiamo discutendo agli articoli 18, 46 e 225, richiamati negli emendamenti soppressivi.
Le norme non sono tutte uguali, perché, anche nella discussione che avevamo fatto in Commissione, già era stata rilevata la necessità, comunque, che fosse più stringente - il sottosegretario lo ha riconosciuto - la motivazione e l'indicazione puntuale delle singole specifiche deroghe.
Ma quando mi trovo davanti ad una deroga, signor Presidente, che non è legata al fatto emergenziale ma che ha una durata temporale così vasta ed ampia, perché parliamo sicuramente di oltre un anno, due anni o tre anni, credo che l'atteggiamento di prudenza che noi avevamo sollecitato anche con il precedente emendamento sia doveroso da parte della Camera dei deputati, perché sulla sicurezza sul lavoro, dei luoghi di lavoro e dei lavoratori non ci può essere assolutamente nessuno sconto.
Pertanto, noi riteniamo inadeguate le motivazioni che ha espresso il sottosegretario per confermare il suo parere contrario agli identici emendamenti in esame, come al precedente. Riteniamo che se la responsabilità di derogare in modo così generico fosse almeno stata mediata - concludo, signor Presidente - prevedendo la possibilità di un confronto con le organizzazioni sindacali, certamente avremmo fatto una cosa più utile per la salvaguardia della salute dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, stiamo discutendo ormai da giorni di un problema che è un'emergenza. Con il provvedimento in esame, dove ancora una volta si stabiliscono delle deroghe, stiamo assistendo alla resa dello Stato.
Ancora una volta esiste una distanza enorme tra paese reale e paese ideale: si idealizza di risolvere la questione rifiuti con l'emergenza, la repressione, le deroghe, la superprocura, ma non si colpisce al cuore il problema; forse non abbiamo bisogno di nuove leggi e di nuovi decreti-legge, ma di applicare quello che c'è. Voglio ricordare infatti che quello che c'è significa il controllo del territorio e nella Pag. 24mia regione, la Puglia, a Foggia è stata scoperta una discarica abusiva, la più grande d'Europa, che evidentemente dimostra qual è il livello di controllo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà, per un minuto.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta oggi il Governo ci chiede di derogare a principi e a valori che fanno parte della nostra storia e della nostra cultura, non solo da un punto di vista personale, ma anche come partito.
Da una parte, il Governo afferma che vuole risolvere l'emergenza dei rifiuti perché deve tutelare la salute dei cittadini, però, dall'altra parte, ci chiede tutto il contrario, volendo derogare norme che salvaguardano la salute degli stessi cittadini, cioè dei lavoratori che devono risolvere questo problema.
È una continua contraddizione che si sta verificando tra i banchi del Governo, con queste leggi e con questi decreti-legge, che ci mettono veramente in grande difficoltà. Il problema dei rifiuti della regione Campania...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Porfidia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, noi stiamo intervenendo su un argomento che riguarda gli emendamenti ed è importante; quando si tratta e si parla di tutela della salute, credo sia necessario anche tenere presente alcuni concetti che, a mio giudizio, sono fondamentali.
La tutela della salute non si può fare solo ed esclusivamente con una norma o prescrivendo o scrivendo qualcosa, ma si deve fare anche con il rispetto di alcuni canoni essenziali della tossicità. Cosa voglio dire? Voglio dire che ci sono dei parametri che, a mio giudizio, non potrebbero essere modificati perché, andando oltre quel parametro - lo ripeto: può essere modificata la legge ed essere approvato un emendamento - non si garantisce la sicurezza del lavoratore. Allora, per garantire la sicurezza del lavoratore dobbiamo capire quali sono i parametri reali ed effettivi di rischio e conseguenzialmente non approvare leggi che li superino, perché significherebbe rischiare la vita di quei lavoratori...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, noi auspichiamo che la gestione politica del problema dei rifiuti termini il più presto possibile, che vi sia una definitiva liquidazione delle politiche commissariali e che finalmente a decidere siano le piccole e le grandi comunità. In fondo, infatti, sono i cittadini a pagare il conto più salato.
Questa questione ci allontana moltissimo da Bruxelles e dagli standard europei. Si stanno proponendo soluzioni temporanee o definitive: chissà però se sono veramente risolutive. Su questo punto sono state spese molte parole, ma i cittadini sono ancora in forte subbuglio: secondo me l'obiettivo del Governo deve dunque essere quello di superare il commissariamento, mettendo in condizione gli enti territoriali di gestire non soltanto una futura raccolta differenziata ma anche la realizzazione dell'impiantistica territoriale.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei pregarla di far sì che al sottosegretario Menia, il quale ha ritenuto la materia talmente importante da voler intervenire una seconda volta, sia consentito Pag. 25di ascoltare quello che i colleghi dicono. Si tratterebbe di una forma di educazione.

PRESIDENTE. La ringrazio. Prego l'onorevole Rampelli di non disturbare il sottosegretario e di accomodarsi al proprio posto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà, per un minuto.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, noi siamo favorevoli...

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Favia. La interrompo solo per verificare che quanto auspicato dall'onorevole Giachetti divenga realtà, poiché il Governo ha il dovere di ascoltare.

DAVID FAVIA. La ringrazio, Presidente: mi sembra che lei sia stato ascoltato.
Come dicevo, noi siamo favorevoli all'approvazione di questi emendamenti poiché siamo invece sostanzialmente contrari al contenuto dell'articolo 18, che esso tende ad «addolcire». Riteniamo infatti che, sebbene ci troviamo in una situazione di emergenza, non vi sia alcun bisogno di derogare alle vigenti disposizioni in materia di tutela della salute, ambientale e igienico-sanitaria, sia pure con la macroscopica ipocrisia di prevedere «pur nel rispetto dei principi fondamentali in materia», in quanto crediamo che ogni norma sia infatti approvata nel rispetto dei principi fondamentali in materia.
Fra l'altro, questo emendamento mira soltanto ad escludere dalla deroga la legge...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signori del Governo, questo decreto-legge avrebbe potuto essere approvato pienamente anche da noi e talune disposizioni certamente lo saranno. Però, lo avete condito con alcune deroghe a principi fondamentali e ciò ci renderà assai difficile convergere completamente sulla sua approvazione.
Una di queste deroghe è quella della quale stiamo discutendo in questo momento. Essa manifesta la palese contraddizione nella quale il Governo cade. Questo decreto-legge è finalizzato alla tutela della salute nella regione Campania e voi prevedete una deroga alla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro? Mettetevi d'accordo, per favore: questa deroga non vi serve e, se la mantenete, potrebbe voler dire che volete coprire qualcosa. Noi non vogliamo pensarlo: voi, però, aiutateci a pensare bene.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, questa mattina abbiamo letto su diversi quotidiani dell'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia sul decreto-legge, che è al punto dell'ordine del giorno successivo a quello attuale, relativo alla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie.

MARIO PEPE (PdL). Che c'entra?

UGO LISI. Ma stiamo parlando di un altro provvedimento!

ANTONELLO SORO. Naturalmente, ciò fa parte delle regole del gioco: noi crediamo, però, che la materia sia di così grande interesse da meritare che su di essa si svolga un confronto e un dibattito parlamentare con alcuni aspetti specificamente rilevanti.
Allora, per evitare che si ricorra alla questione di fiducia, considerato che sono stati presentati molti emendamenti anche dalla maggioranza, intendo preannunziare che, per ciò che riguarda il Partito Democratico, Pag. 26entro le ore 14 ridurremo a venti il numero dei centosettanta emendamenti da noi proposti. In tal modo, metteremo il Governo e la maggioranza - e credo che analoga intenzione vi sia anche da parte degli altri gruppi di opposizione, ma saranno loro a dirlo - nelle condizioni di evitare il ricorso alla questione di fiducia.

PRESIDENTE. Grazie, presidente Soro. Non ho bisogno di ricordarle che tale intervento avrebbe dovuto essere collocato al termine dell'esame del disegno di legge di conversione dell'ordine del giorno, ma per l'autorevolezza della sua persona e per il significato del suo intervento...

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, il Consiglio dei ministri si riunisce alle 13!

PRESIDENTE. Sì lo so, però io sono chiamato a rispettare il Regolamento e lei lo sa.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Senza ovviamente pretendere pari autorevolezza rispetto al presidente Soro...

PRESIDENTE. L'autorevolezza è la medesima, ma anche il Regolamento è il medesimo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. E quindi l'applicazione deve essere inevitabilmente la medesima, signor Presidente. Intervengo solo per annunziare che anche il nostro gruppo è disponibile ad una drastica riduzione delle proposte emendative presentate, per favorire la discussione in Aula ed evitare, se possibile, il ricorso al voto di fiducia.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Immagino su identica questione. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. La ringrazio, signor Presidente. Intervengo per un'identica motivazione e preannunzio che anche il gruppo dell'Italia dei Valori nelle prossime ore ridurrà a non più di trenta il numero dei propri emendamenti.

PRESIDENTE. Prego il rappresentante del Governo di comunicare al Consiglio dei ministri quanto testé annunziato dai rappresentanti dell'opposizione.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Libè 18.50 e Damiano 18.101, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
246
Hanno votato
no 277).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 18.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, colleghi, forse varrebbe la pena ripetere un po' la storia che ci ha portato a ripresentare questo emendamento, perché alla fine con questo voto noi ci assumiamo una responsabilità molto precisa. L'emendamento Damiano 18.102 è l'ultimo che riguarda questo tema.
Vorrei allora ricordare a tutta l'Aula che effettivamente con l'emendamento 2.200 della Commissione è stata apportata una modifica al comma 1 dell'articolo 18, nel senso che è stato inserito tra i principi la tutela della sicurezza sul lavoro.Pag. 27
Ciò è stato possibile perché, nella discussione di merito in Commissione ambiente, su questa tematica abbiamo sviluppato un dibattito serrato che ha prodotto in qualche modo un risultato, nel senso che il Governo ha dato una disponibilità ed ha capito che i nostri argomenti non erano pretestuosi. In questo emendamento è stato accolto e riassorbito un emendamento da me presentato in Commissione, proprio perché - così si diceva - almeno ammettiamo che tra i principi vi sia la tutela della sicurezza sul lavoro.
Siamo stati e siamo favorevoli alla semplificazione normativa, perché ci rendiamo conto della straordinarietà della situazione in Campania, ma permettetemi, colleghi, di dire che sulla sicurezza sul lavoro non è possibile operare deroghe generalizzate.
Do atto al sottosegretario Menia di aver seguito questo argomento con grande interesse in occasione del dibattito in Commissione e di averci segnalato, sia in quella sede, sia in sede di discussione sulle linee generali, che il testo unico sulla sicurezza già prevede in qualche modo la deroga di alcune norme per il personale dei vigili del fuoco, della protezione civile, delle forze di polizia e assimilate.
Tuttavia, ciò è ovviamente vero e possibile, perché in quel caso si presuppone che quelle persone operino nell'immediatezza dell'evento calamitoso e per un arco di tempo assolutamente limitato. In questo caso, si sta prevedendo una deroga valevole fino al 31 dicembre 2009: non si può derogare per un tempo così lungo! Infatti, i rischi sono prolungati nel tempo. Vi invito a riflettere su questo punto, perché chiaramente questa non è una posizione di carattere ostruzionistico o di prevenzione a tutti i costi con riferimento a norme che riteniamo fondamentali.
Noi ribadiamo il fatto che, pur consapevoli dell'eccezionalità della situazione, si sta facendo anche un po' di confusione. La deroga è ammessa solo per quelle forze che sono tra l'altro addestrate ed hanno gli strumenti e la conoscenza per intervenire in situazioni di particolare emergenza e pericolo. Ma, onorevoli colleghi, stiamo prevedendo deroghe anche per addetti che non sono né i vigili del fuoco, né la protezione civile, né forze di polizia e assimilati. Sono lavoratori comuni, lo dico tra virgolette, e ve ne saranno tantissimi.
Quindi, faccio questo richiamo, perché l'emendamento al nostro esame è di assoluto buonsenso ed è aggiuntivo. Se siete così convinti che sia corretto e giusto - noi non lo riteniamo tale - derogare a ben tre articoli del Testo unico sulla sicurezza, garantiamo almeno in ogni caso il rispetto delle misure volte ad assicurare la tutela, la sicurezza e l'integrità del lavoratore e degli addetti.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, la prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Concludo, signor Presidente. Penso che debba esservi da parte di questo Parlamento una certa consapevolezza, perché abbiamo il dovere di fare tutto il possibile, affinché nessun lavoratore si trovi in una situazione oggettiva di rischio. Quindi, richiamo tutti ad un grande senso di responsabilità. Onorevoli colleghi della maggioranza, è l'ultima occasione che avete per dare un segnale in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho presente un quotidiano locale del nord Italia, dove una lista della Lega Lombarda segnalava un cantiere con una foto scattata in uno dei comuni della Val Seriana, dove era possibile vedere dei lavoratori sopra una striscia di colombari in un cantiere presso un cimitero. Nella didascalia si stigmatizzava il fatto che questi lavoratori fossero senza caschi e nessuna cintura di sicurezza ad un'altezza di quattro o cinque metri da terra.
Prevediamo, in modo veloce e leggero, alcune deroghe con riferimento a materie cui dovrebbe applicarsi un principio naturale: Pag. 28la presenza di un medico sul luogo di lavoro, l'obbligo di una visita per un lavoratore prima di prendere posto in un cantiere. Signor sottosegretario, stiamo discutendo di norme in deroga in materia di sicurezza antincendio, dove sappiamo che lavorano carpentieri, manovali. Quindi, si prevedono deroghe in materia di sicurezza in termini di incendio, tra l'altro per chi deve manovrare delle bombole di acetilene molto pericolose. I lavoratori possono tranquillamente non essere formati, dal momento che si deroga inoltre a quel minimo di formazione obbligatoria per chi accede al lavoro, giornalmente, mensilmente. Sono tutti momenti che non bloccano il cantiere e il lavoro.
Quindi, non vedo il motivo di tali deroghe. Molto spesso il 95 per cento di tali incidenti è avvenuto proprio perché, in modo banale, non si è dato retta ai principi sacrosanti cui deve attenersi ogni cantiere.
Il sottosegretario ci ha già detto che per i vigili del fuoco, per l'esercito e per tutte le persone che provengono da settori specializzati la deroga è già prevista per legge. Ma in questo caso stiamo prevedendo la deroga per le imprese che andranno a realizzare questi lavori.
Ribadisco ancora una volta che la sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere accelerata. In Aula vi sono imprenditori che fanno della sicurezza al cento per cento all'interno del proprio cantiere o della propria attività produttiva un principio cui ispirarsi. Qui, invece, soprassediamo per quanto riguarda l'accesso ai luoghi altamente rischiosi infestati da veleni che sappiamo essere stati distribuiti negli anni passati.
Non capisco i motivi sottesi anche a questo emendamento, con riferimento al quale non prevediamo di togliere le deroghe, ma ribadiamo semplicemente un principio, che si rinviene da un'altra parte, che qui viene rimarcato maggiormente. Diciamo semplicemente di garantire in ogni caso il rispetto delle misure volte ad assicurare la tutela, la sicurezza e l'integrità dei lavoratori e degli addetti.
Perché vogliamo dire a tutti gli italiani con un voto che qui siamo in uno stato di emergenza e, che quindi, è come se fossimo in guerra e non vi è più un criterio guida per quanto riguarda l'accesso a tali cantieri? Perché dovremmo derogare in ordine a strumenti che potrebbero essere mutuati dalle stesse imprese un domani, quando andranno a lavorare su un altro cantiere? Perché oggi devo realizzare la fossa dell'inceneritore di Acerra e domani sarò sulla strada o sull'autostrada Reggio Calabria-Salerno. E poiché oggi mi hanno detto che posso fare a meno di stare attento a come mi comporto e ciò mi fa comodo, perché rendo di più, lavoro molto di più se non devo mettere l'imbrago o il casco, mi sposto domani su un altro cantiere e dico : «va bene, l'ho potuto fare ieri e lo farò anche oggi».
Purtroppo, l'incidente è un momento, un attimo e una fatalità. Non si torna più indietro, qui non si vuole fare l'elenco dei caduti, non si vuole ricordare (e purtroppo però lo siamo) che siamo gli ultimi in Europa anche in questa materia.
Credo che i costi che andiamo a pagare come collettività ed economia non ci permettano di far finta di niente. Il rispetto delle persone di chi lavora...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Qui dentro abbiamo l'infermeria e medici a disposizione anche per un semplice malore e in quei luoghi non possiamo prevedere delle deroghe (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, se il Governo non dovesse accettare l'emendamento in esame, credo che si andrebbe in contraddizione con quanto ha affermato lo stesso sottosegretario, ovvero che il Governo non intende prevedere deroghe generalizzate su un tema così importante come quello della salute, ma Pag. 29che la deroga è circoscritta. Allora, credo che ciò significhi rispetto per i cittadini campani, ma anche per quei lavoratori che verranno coinvolti nella catena degli appalti e dei subappalti per intervenire su questa emergenza.
Per tale motivo, chiedo che l'emendamento venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ovviamente discutiamo ancora sull'emergenza rifiuti e a tale emergenza si risponde con la deroga. E si tratta di una deroga su questioni fondamentali per la difesa dei cittadini, del territorio e dei lavoratori.
Si interviene su una materia estremamente delicata che riguarda la sicurezza sul lavoro e si chiede la deroga, ovvero mani libere in modo particolare per le imprese che potranno fare ciò che vogliono in quel territorio e in quell'ambito.
Questa è la deroga su una materia estremamente delicata, come la sicurezza sul lavoro. Invito il Governo a ritirare una norma che pone le basi di un precedente pericoloso.
In Italia, se, da un lato, vi sono tante morti sul lavoro, dall'altro, dobbiamo sentirci responsabili di quelle morti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per un minuto.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, credo che occorra fare un esame di coscienza, perché ci troviamo di fronte a lavoratori che lavorano non solo nei cantieri o in zone pericolose, ma direttamente a contatto con la materia inquinante, che può arrecare grave danno alla salute.
L'emendamento in esame è volto a far in modo che, se non si procede alla cancellazione di queste deroghe, si approvi almeno una raccomandazione che tenga conto della salute dei lavoratori.
Credo che tutti dovremmo approvare questo principio. Non è un fatto cogente, ma una raccomandazione al capo cantiere, che è tenuto a far sì che le leggi principali, per le quali magari non è prevista una deroga, siano applicate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, come facevo rilevare già in precedenza, secondo me, non è questo il momento delle deroghe e non è questo il modo per chiederle. Infatti, si chiede proprio di contravvenire ai valori e ai principi della salute dei cittadini, in questo caso dei lavoratori. Con la deroga che voi chiedete mettete due volte in pericolo i nostri lavoratori, che sono già in condizioni di lavoro di emergenza e di pericolo. Se si deroga anche a ciò, si aggrava ancora di più la situazione. Quindi, ancora una volta, voglio far rilevare la contraddizione presente in un Governo che continua a dire che vuole essere trasparente e, invece, con questi provvedimenti aggrava ancora di più la situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, colleghi, a mio giudizio, è importante una riflessione prima di entrare rapidamente nel merito della questione. La sicurezza è un fatto importante, ma è anche importante che il parlamentare presente in Aula prenda coscienza e capisca perfettamente che la sicurezza dei lavoratori viene messa al primo punto.
Da questa parte c'è un partito che vuole essere minoranza nel rispetto della dialettica. Allora, quando proponiamo qualcosa nell'interesse della collettività sarebbe cosa buona e opportuna prendere coscienza della situazione, anche da parte Pag. 30dei parlamentari che stanno dall'altra parte della cordata, per approvare qualcosa almeno come raccomandazione, a tutela e garanzia del lavoratore.
La sicurezza non è di destra o di sinistra, ma dovrebbe essere al di sopra degli interessi di parte. Dunque, dimostriamo che esiste una dialettica costruttiva, votando o raccomandando la tutela del cittadino e del lavoratore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, non riesco ancora ad abituarmi al tempo di un minuto. È una questione molto grave quella delle tracce radioattive trovate in un carico di rifiuti destinato alla discarica di Savignano Irpino. Fortunatamente, i militari hanno individuato e bloccato lo scarico, ma le situazioni si complicano sempre, nonostante i commissari, i militari e la superprocura.
Le procure campane, secondo il decreto-legge, dovranno trasferire alla procura di Napoli tutti i fascicoli riguardanti la gestione dei rifiuti e non meglio precisati i reati ambientali. È una mole di lavoro enorme, un ammucchiamento di carte simile a quello dei rifiuti. Quindi, a cosa serve la superprocura? A rallentare i tempi?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, l'emendamento in esame è di portata sicuramente inferiore rispetto al precedente di cui abbiamo parlato e chiede unicamente l'introduzione di una petizione di principio che, come affermava il collega Misiti, sarebbe veramente strano che il Governo e la maggioranza non accettassero, in quanto si chiede solo di garantire in ogni caso il rispetto delle misure volte ad assicurare la tutela, la sicurezza e l'integrità dei lavoratori e degli addetti.
È una dizione che è molto simile a quanto previsto nella prima parte del primo comma dell'articolo 18, dove si dice «nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute, dell'ambiente e del patrimonio culturale». È una norma non cogente che, per così dire, farebbe apprezzare all'opposizione un atteggiamento positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signori del Governo, vi sono limiti etici che non sono superabili: mantenendo questa deroga in materia di sicurezza sul lavoro e di salute del lavoratore, vi assumete una tremenda responsabilità.
Spero che il sottosegretario Menia se ne accorga, che glielo dicano il sottosegretario Romani e gli altri, senza ascoltare ciò che stiamo dicendo... Mi scusi, sottosegretario: dicevo che vi assumete una terribile responsabilità, derogando alle norme sulla sicurezza del lavoro.
Se accadrà qualcosa, ne porterete la responsabilità e noi ve lo ricorderemo.
Non diteci, allora, che vogliamo strumentalizzare alcunché, perché saranno i lavoratori a contestarvi ciò. Con voi, se ne assumeranno la responsabilità anche i colleghi del partito del Popolo della Libertà e soprattutto gli amici della Lega, i quali sono più vicini alle esigenze dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comprendiamo molto bene che in Campania vi sia una gravissima emergenza da fronteggiare, un'emergenza che dura da troppi anni e - è proprio il caso di dirlo - avvelena la vita dei cittadini campani e napoletani.Pag. 31
Noi verso tale emergenza abbiamo il massimo rispetto e abbiamo dimostrato grande responsabilità nel non ostacolare un provvedimento che vuole risolverla.
Tuttavia, riteniamo che nulla possa giustificare una deroga alle norme concernenti la sicurezza sul lavoro: sono troppi i morti che si registrano ogni settimana, proprio perché queste norme non sono rispettate o non vengono fatte rispettare.
Proprio la settimana scorsa si è svolta in quest'Aula l'informativa del Governo sull'ultima di queste tragedie, quella di Mineo, dove sono morti sei lavoratori, morti che potevano essere evitate con il rispetto delle norme vigenti.
Ebbene, nessuna emergenza può consentire deroghe circa la sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 18.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
249
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che i deputati Nicola Molteni e Volpi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Farinone e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo ora agli emendamenti 17.200 e 17.201 della Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, vorrei chiedere una sospensione dei lavori perché abbiamo la necessità di valutare i subemendamenti e siamo in attesa dei pareri della Commissione bilancio.
Le chiederei, altresì, di poter riunire immediatamente il Comitato dei nove presso l'aula della Commissione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ho atteso il termine della seduta perché le vorrei porre una questione relativamente all'articolo 41 del nostro Regolamento.
Siccome non è la prima volta che lei afferma - lo ha ripetuto anche al presidente Soro intervenuto sull'ordine dei lavori - che la parola sull'ordine dei lavori si concede a fine seduta, le vorrei ricordare che l'articolo 41 afferma chiaramente che gli interventi sull'ordine dei lavori, come per i richiami al Regolamento, hanno la precedenza su qualunque altra discussione.
Il presidente Soro stava intervenendo sull'ordine dei lavori e, se possibile, anche sull'ordine del giorno, atteso che la materia cui faceva riferimento e rispetto alla quale il Consiglio dei ministri si accingerebbe ad autorizzare la posizione della questione di fiducia, riguardava proprio l'ordine dei lavori e l'ordine del giorno.
In più riguardava proprio lo svolgimento all'interno della nostra Assemblea perché vi era il chiaro intento di consentire che si svolgesse un dibattito più ampio all'interno dell'Assemblea e che questo non fosse costretto dalla posizione della questione di fiducia.
Signor Presidente, tutto ciò premesso, un intervento sull'ordine dei lavori era esattamente quello formulato dell'onorevole Soro. Poiché lei, signor Presidente, giustamente prende ogni giorno almeno Pag. 32una cinquantina di precedenti dalla fabbrica dei precedenti (che non è un'invenzione ma esiste per davvero) credo che vi siano centinaia di precedenti per rimanere solo alla scorsa legislatura - penso agli interventi del collega Leone svolti nei momenti più diversi della seduta - e in questi interventi si chiedevano addirittura informative sulle stelle.
Forse, mi consenta di dirlo, la richiesta dell'onorevole Soro di oggi non solo era pertinente, ma per di più era propedeutica al tentativo di evitare che l'Assemblea fosse umiliata dalla posizione di una questione di fiducia che è assolutamente ingiustificata e lo abbiamo dimostrato con una semplice azione di collaborazione proprio per dimostrare, insieme a tutti gli altri gruppi di opposizione, che ci interessa esaminare il merito dell'argomento e non fare ostruzionismo sempre e comunque. La sfida ora passa al Governo e vedremo se in Consiglio dei ministri si deciderà di avere la bontà di venire qui e discutere nel merito delle questioni o si preferirà, per problemi interni alla maggioranza, risolvere la situazione con la posizione della questione di fiducia.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,15 è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bongiorno, Brancher, Caparini, Cirielli, Cota, Donadi, Fitto, Gelmini, Lo Monte, Lucà, Palumbo, Pianetta, Romani, Soro e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 15,10).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
S. 692 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica» (Approvato dal Senato) (1366) - Parere delle Commissioni III, IV, V, VIII, IX, X, XI, XII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Nuova convocazione di Commissioni bicamerali per la loro costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, nelle sedute di giovedì 19 giugno 2008, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e la Commissione parlamentare per l'infanzia non hanno potuto procedere alla loro costituzione.
D'intesa con il Presidente del Senato, le predette Commissioni sono state pertanto nuovamente convocate per procedere alla loro costituzione per mercoledì 25 giugno 2008, alle ore 14,30 nella sede di Palazzo del Seminario.

Nomina dei componenti e convocazione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO i Pag. 33deputati Francesco Bosi, Carmelo Briguglio, Piero Fassino, Giancarlo Giorgetti, Paolo Guzzanti, Giorgio La Malfa, Arturo Mario Luigi Parisi, Alessandro Ruben e Gianni Vernetti.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima Delegazione i senatori Enzo Bianco, Antonello Cabras, Sergio De Gregorio, Lamberto Dini, Sergio Divina, Pierfrancesco Emilio Romano Gamba, Fabio Giambrone, Lucio Malan e Franco Marini.
La Delegazione è convocata per giovedì 26 giugno 2008, alle ore 14,45 presso il Senato della Repubblica, per procedere alla propria costituzione.

Nomina dei componenti e convocazione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE i deputati Emerenzio Barbieri, Claudio D'Amico, Pierluigi Mantini, Matteo Mecacci, Riccardo Migliori e Guglielmo Picchi.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima Delegazione i senatori Laura Allegrini, Felice Belisario, Luigi Compagna, Massimo Livi Bacci, Andrea Marcucci, Nino Randazzo e Carlo Vizzini.
La Delegazione è convocata per giovedì 26 giugno 2008, alle ore 14,15, presso il Senato della Repubblica, per procedere alla propria costituzione.

Nomina dei componenti e convocazione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE i deputati Aldo Di Biagio, Maurizio Fugatti, Alessandro Maran e Laura Ravetto.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima Delegazione i senatori Vincenzo Fasano, Rita Ghedini e Oskar Peterlini.
La Delegazione è convocata per giovedì 26 giugno 2008, alle ore 15,15, nella sede di Vicolo Valdina per procedere alla propria costituzione.

Annunzio della formazione dell'elenco di parlamentari ai fini delle sostituzioni dei componenti del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa.

PRESIDENTE. Comunico i nominativi dei deputati di cui all'elenco formato ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa: Teresa Bellanova, Maurizio Bianconi, Giulia Bongiorno, Chiara Braga, Giuseppe Calderisi, Giulio Calvisi, Roberto Commercio, Roberto Cota, Paola De Micheli, Benedetto Della Vedova, Simeone Di Cagno Abbrescia, Pietro Laffranco, Carolina Lussana, Carlo Monai, Roberto Occhiuto, Enrico Pianetta, Giancarlo Pittelli, Pier Fausto Recchia, Sabina Rossa, Andrea Sarubbi, Luigi Vitali.
Il Presidente del Senato della Repubblica, con lettera pervenuta il 5 giugno 2008, ha rappresentato di aver formato ai sensi della medesima disposizione il seguente elenco di senatori: Laura Allegrini, Alberto Balboni, Felice Belisario, Maria Teresa Bertuzzi, Tamara Blazina, Gabriele Boscetto, Battista Caligiuri, Roberto Centaro, Carlo Chiurazzi, Luigi Compagna, Mauro Del Vecchio, Antonio Fosson, Vincenzo Galioto, Guido Galperti, Mauro Marino, Cesarino Monti, Magda Negri, Pasquale Nessa, Donatella Poretti, Silvio Emilio Sircana, Piergiorgio Stiffoni, Paolo Tancredi, Oreste Tafani.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1145-A/R.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta, a seguito di Pag. 34deliberazione dell'Assemblea, sono stati accantonati gli emendamenti riferiti all'articolo 17 e si sono concluse le votazioni sugli emendamenti riferiti all'articolo 18.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sugli emendamenti 17.200 e 17.201 della Commissione e sui relativi subemendamenti e che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il parere sui subemendamenti riferiti all'emendamento 17.201. Tali pareri sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Al riguardo avverto che sull'emendamento 17.200 della Commissione, la Commissione Bilancio ha formulato una condizione motivata ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.17.200.1 che recepisce integralmente la suddetta condizione.
Dobbiamo quindi passare all'emendamento 17.201 della Commissione e dei subemendamenti ad esso riferiti, sui quali chiedo il parere del relatore e del Governo.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, abbiamo finalmente terminato il lavoro anche nel Comitato dei nove. Il parere è contrario su tutti i subemendamenti presentati all'emendamento 17.201 della Commissione, del quale raccomando l'approvazione. La Commissione raccomanda, altresì, l'approvazione del suo subemendamento 0.17.200.1, che recepisce la condizione della Commissione Bilancio, nonché del suo emendamento 17.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Mariani 0.17.201.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, stiamo parlando di un emendamento della Commissione che si rifà ad un emendamento che la Lega Nord ha ritirato ieri sera. Per trovare un'intesa è stata proposta una riformulazione. La Lega Nord ci tiene all'articolo 17, che ha portato un grande cambiamento; infatti, per la prima volta, con la responsabilizzazione degli amministratori locali stabiliamo il principio della correttezza nello svolgimento da parte dei comuni dei propri obblighi nell'attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Uno degli emendamenti della Lega Nord approvato in Commissione infatti ha già modificato il testo e prevede la riduzione dei trasferimenti ai comuni inadempienti nella gestione dei rifiuti per un importo pari alle entrate previste dalla riscossione della tassa o della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Noi abbiamo già detto basta all'assistenzialismo verso le amministrazioni comunali inadempienti che utilizzano in modo improprio i soldi dei cittadini. Per questo abbiamo previsto penalizzazioni in forma di mancato trasferimento di risorse dallo Stato per tutte quelle amministrazioni che mettono in crisi il proprio territorio, danneggiando la salute dei cittadini e l'economia dell'intero Paese. Spesso, specialmente nei comuni del sud, i cittadini pagano cifre esorbitanti per la tariffa dei rifiuti o per la TARSU, per non avere alcun servizio da parte dell'amministrazione comunale o per avere un servizio carente e insufficiente.
Riteniamo che il nostro emendamento diventerà un deterrente per i comuni inadempienti che, sull'esempio dei comuni del nord, metteranno in atto le dovute iniziative per raggiungere quella qualità del servizio dei rifiuti che i territori padani hanno saputo sviluppare, trattando il rifiuto come risorsa economica piuttosto che come scarto da smaltire.
Nel settore dei rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi secondo forme corrette sono fonti di mercato e non vanno piegate a logiche di puro spreco di denaro pubblico. La Lega Nord esprime ulteriore soddisfazione per l'approvazione di un Pag. 35altro principio fondamentale, sulla base del quale chi inquina paga, ossia ognuno paga lo smaltimento dei propri rifiuti. Per la prima volta, il solito contributo a fondo perduto dello Stato - è proprio l'oggetto dell'emendamento in esame - si è trasformato in prestito per la risoluzione della cosiddetta emergenza dei rifiuti campani.
Siamo altresì convinti, e in relazione a questo aspetto abbiamo presentato un ordine del giorno che segnaliamo, che occorra commissariare e sciogliere i consigli comunali, nonché agire nei confronti dei sindaci che irresponsabilmente non attivano una gestione corretta del ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Il concetto per cui i rifiuti urbani di ciascuna regione devono essere smaltiti all'interno del territorio regionale, stabilendo il divieto del trasferimento, dello smaltimento e del recupero dei rifiuti di Napoli in altre regioni, è infatti una cosa a cui tenevamo. Proprio per questo motivo preannunzio il nostro voto favorevole, con riferimento all'articolo 17, sull'emendamento 17.201 della Commissione, e dichiaro, fino da ora, il voto favorevole anche sul successivo emendamento della Commissione e del relativo subemendamento 0.17.200.1 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il subemendamento in esame prende le mosse dal lavoro svolto durante la scorsa settimana in Aula quando, pur con il parere contrario del relatore e del Governo, fu approvato una proposta emendativa presentata dal collega Piffari, che aveva il solo scopo di migliorare il testo del decreto-legge, intervenendo - giustamente - su un argomento molto delicato: quello delle assunzioni. A seguito dell'approvazione di tale modifica si è stabilito che non è possibile, al contrario di quanto invece era previsto nel testo originario del decreto-legge, procedere ad assunzioni, a tempo indeterminato e in mancanza di concorsi, di persone che, a vario titolo, hanno lavorato in questi anni nel settore dell'emergenza dei rifiuti. La proposta emendativa del collega Piffari stabiliva, infatti, un principio di trasparenza e di correttezza amministrativa, in base al quale coloro che sono chiamati a rivestire in seno alle pubbliche amministrazioni ruoli rilevanti devono essere scelti non intuitu personae, ma attraverso una selezione pubblica. Da quell'emendamento è scaturita la necessità di prevedere oggi una copertura di spesa relativa ai concorsi, che è stata proposta dalla Commissione, e da quella l'ulteriore subemendamento a prima firma dell'onorevole Mariani, 0.17.201.1, per il quale chiediamo all'Assemblea di esprimere voto favorevole.
Colgo l'occasione per precisare che sempre, sin dall'inizio, il nostro atteggiamento nella discussione di questo decreto-legge, in quanto rispondente ad alcune esigenze assolutamente improcrastinabili, era stato positivo e costruttivo; abbiamo sempre proposto emendamenti o subemendamenti al solo scopo di rendere migliore, più efficace e più efficiente il testo complessivo, per venire incontro alle esigenze dell'amministrazione, dei cittadini e dell'intera regione Campania. Purtroppo, non sempre, anzi dovrei dire quasi mai - penso, ad esempio, alla proposta emendativa presentata dal collega Realacci in tema di sicurezza, o all'insistenza con la quale abbiamo posto l'attenzione sulle bonifiche - questo nostro atteggiamento costruttivo è stato ripagato, da parte del Governo e della maggioranza, con uno sforzo analogo di comprensione delle nostre ragioni. Di ciò ci rammarichiamo. Adesso, almeno, chiediamo che il subemendamento Mariani 0.17.201.1 sia votato in modo favorevole e vorremmo che il relatore riconsiderasse il suo parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Mi scusi, signor Presidente, stiamo sull'emendamento 17.200 della Commissione?

Pag. 36

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, stiamo svolgendo le dichiarazioni di voto sul subemendamento 0.17.201.1 a prima firma dell'onorevole Mariani.

SERGIO MICHELE PIFFARI. La ringrazio della precisazione, signor Presidente.
Questo subemendamento si ricollega ad un questione già discussa in Aula e, peraltro, votata dalla maggioranza e va a precisare nei dettagli quella proposta emendativa che riconosce un principio sacrosanto nella pubblica amministrazione, quale è quello che è stato rivendicato anche dal Ministro Brunetta nell'interpretare la futura pubblica amministrazione. Tale principio mira a premiare la meritocrazia e a non creare condizioni di privilegio attraverso delle stabilizzazioni che sono delle forzature del sistema andando a non riconoscere, come in questo caso, addirittura i titoli di laurea o le specializzazioni. Stiamo discutendo di un intervento esclusivamente rivolto alla soluzione del problema degli inceneritori e delle discariche in Campania. Ci servono, quindi, specialisti nelle costruzioni di inceneritori e nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti nelle discariche. Inserire nel testo un passaggio così forzato, dove di fatto veniva premiata in modo generico una serie di persone che non sappiamo neanche se poi servono esattamente alla causa del problema rifiuti in Campania, ci sembrava una forzatura e un'esagerazione.
Adesso ci troviamo a discutere della copertura finanziaria di un qualcosa di irrisorio come le pubblicazioni sull'albo e i soldi necessari per pagare i commissari. In realtà abbiamo tagliato, per gli anni 2010 e 2011, molte risorse di spesa che ci condannavano a mantenere questi funzionari e dirigenti in una struttura che un domani non sarebbe più servita posto che l'inceneritore e le discariche devono ritornare nella gestione ordinaria del sistema degli enti locali della Campania. Il nostro, su queste proposte emendative, vuole essere un invito a richiamare l'attenzione del Governo, anche per il futuro, sui propri bandi di selezione del personale di tutte le amministrazioni della funzione pubblica affinché vengano rispettati il merito, i titoli, i corsi di laurea degli studi che ognuno compie perché vuole esercitare una professione. Non si possono obbligare i candidati a una ricerca disperata di raccomandazioni o addirittura, nel caso della Campania, di paternità della camorra. Credo fermamente che in Campania non vi è bisogno di istruire i campani con dei corsi di specializzazione sulla raccolta differenziata. Ieri mi trovavo a Napoli, nell'aeroporto di Capodichino, e vi sono i sacchetti colorati per la plastica, per la carta, per l'umido e per gli altri rifiuti. Il problema è che poi fuori dall'aeroporto si creano montagne di rifiuti perché nessuno le porta via; tutti sanno gettare in un sacchetto i propri rifiuti. Anche in questo caso non scegliamo funzionari e dirigenti, che non ci servono, solo per premiarli perché magari essendo io sottosegretario o segretario generale, figura di cui ancora non abbiamo capito il perché, mi porto i miei amici o perché diventando uno di quei tre dirigenti potrò portare qualche amico nella struttura. Si tratta, assolutamente, di un modo ignobile e sbagliato di portare professionalità all'interno della pubblica amministrazione. La selezione e i concorsi, in emergenza, si possono svolgere con delle procedure abbreviate che ci porteranno nel giro di un mese ad avere queste figure, se necessarie, all'interno della struttura stessa. Per tali motivi il nostro voto sarà naturalmente favorevole sul subemendamento Mariani 0.17.201.1 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mariani 0.17.201.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 37
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 481
Astenuti 28
Maggioranza 241
Hanno votato
210
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che i deputati Fava e Petrenga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Mariani 0.17.201.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, riprendo alcuni ragionamenti che sono stati testé svolti, e vorrei ricordare che, ancora una volta, è successo che all'interno di un decreto d'urgenza importante si è cercato di inserire alcune disposizioni che probabilmente avevano poco a che fare con l'emergenza. È chiaro ed evidente che in materia di personale si poteva prevedere, da parte del sottosegretario, una preferenza per i suoi diretti collaboratori in un'impresa così complessa e complicata come quella di Napoli.
Tuttavia il percorso che si è seguito - come è stato più volte ricordato - è assolutamente anomalo in quanto si poteva arrivare allo stesso risultato anche attraverso delle procedure di evidenza pubblica semplificate. Va anche ricordato, considerato che siamo in una fase di discussione della razionalizzazione della pubblica amministrazione, che ci sono altri enti, sempre statali, e mi riferisco ancora una volta alla vicenda dell'Agenzia della protezione ambientale nazionale che invece è alle prese con la stabilizzazione circa ben cinquecento precari. A tal proposito si consideri che in questa situazione, dove non si capisce ancora quale tipo di organismo verrà costituito, tale personale, pur avendo passato delle prove selettive, probabilmente si troverà ad avere qualche difficoltà di stabilizzazione.
Mi domando anche per quale motivo, visto che in questa impresa vi è la necessità di utilizzare personale tecnico altamente qualificato, il sottosegretario di Stato non si sia avvalso degli organi tecnici statali quali, per esempio, l'APAT stessa. Ricordo che tale ente durante la scorsa legislatura (l'anno scorso) fu inviata a bonificare uno sversamento di petrolio in Libano causato da un bombardamento su una centrale, e credo che sicuramente le forze tecniche inviate in tale zona avevano le caratteristiche idonee per poter svolgere quel lavoro, dunque non si capisce per quale motivo questo personale non possa essere utilizzato anche nella situazione campana. Quindi - per farla breve - noi eravamo e siamo ancora assolutamente d'accordo con quanto previsto dalla proposta emendativa dell'onorevole Piffari, perché ritenevamo assolutamente fondamentale, come atto di trasparenza, seguire le indicazioni che normalmente si seguono in situazioni di questo genere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mariani 0.17.201.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 479
Astenuti 28
Maggioranza 240
Hanno votato
206
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Mariani 0.17.201.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

Pag. 38

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con i subemendamenti all'esame dell'Assemblea stiamo discutendo il tema delle conseguenze di carattere economico finanziario legate all'approvazione, intervenuta giovedì scorso in Aula, dell'emendamento del collega Piffari, che invece riguarda il corpo dell'articolo 16 del provvedimento di legge in esame, recante disposizioni per accrescere la funzionalità e la capacità di intervento della pubblica amministrazione interessata ad una vicenda così rilevante, di prioritaria e preminente valenza nazionale, qual è quella dell'emergenza rifiuti.
Giustamente con l'emendamento del collega Piffari abbiamo voluto fare delle precisazioni, in una logica che approfondisce il tema delle deroghe, di cui è ricco il decreto-legge e che ne costituisce il filo ispiratore, proprio in ragione della straordinarietà e della eccezionalità della situazione in cui il Governo prima e il Parlamento dopo si sono trovati a produrre delle norme. Seguendo tale logica quindi abbiamo voluto introdurre una precisazione importante, ovverosia che nell'ambito delle disposizioni volte ad accrescere l'organico (il numero delle unità operative) a disposizione del sottosegretario di Stato - il capo del Dipartimento per la protezione civile diventato con questo decreto-legge anche sottosegretario di Stato all'emergenza rifiuti - va comunque salvaguardato il principio di fondo della valorizzazione (in chiave prioritaria) e del meccanismo di reclutamento del personale attraverso il pubblico concorso.
Ed è sicuramente una specificazione importante. Ma adesso dobbiamo dire, con franchezza, che nel percorso di questo decreto-legge una serie di scelte che sono intervenute nel corso del procedimento di conversione non hanno migliorato ma, anzi, hanno peggiorato la qualità del testo al nostro esame rispetto al quale, sin dall'inizio, abbiamo dato un'apertura chiara, una disponibilità chiara proprio per una soluzione corale di responsabilità, di impegno, di decisioni forti e chiare di tutte le istituzioni pubbliche, da quelle nazionali a quelle regionali e locali operanti in Campania e di tutta la politica, senza eccezione alcuna.
Ma, sicuramente, tutta una serie di proposte emendative di notevole rilievo, da noi sollecitate, non hanno trovato l'attenzione dovuta e necessaria nell'atteggiamento del Governo e della maggioranza. Così è accaduto, ad esempio, stamattina per tutte le proposte emendative che si riferivano alla necessità di specificare che tra le deroghe, previste dall'articolo 18 del decreto-legge in via di conversione, a un gran numero di disposizioni di leggi statali e regionali, fosse, invece, tenuto fermo e fatto salvo il principio di mantenere, la centralità, la inderogabilità, l'invalicabilità di quel valore fondamentale che si lega alla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Come pure dobbiamo anche notare che con il secondo decreto-legge, emanato il 17 giugno 2008, il n. 107, peraltro pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 giugno e immediatamente trasfuso in un emendamento al decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, esaminato da quest'Aula già il giorno successivo, si è inserito tout court il trasferimento alle province della Campania della titolarità di tutti gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti ubicati nei rispettivi ambiti territoriali, senza alcuna valutazione e ponderazione di tutta una serie di nodi normativi e amministrativi, gestionali e finanziari, che invece vanno affrontati.
Infatti, investire le province di compiti così rilevanti, legati alla titolarità, alla conduzione e alla gestione di questi impianti significa anche farsi carico dell'assegnazione ad esse di tutte le risorse finanziarie, umane e strumentali a tal fine necessarie, anche tenendo conto che, alla luce della legislazione vigente e, specificamente, del decreto legislativo n. 152 del 2006, le province svolgono già funzioni amministrative e tecniche di controllo su questi impianti e, quindi, vi è necessità di trovare punti di equilibrio normativi per evitare sovrapposizioni di funzioni così delicate e così complesse.Pag. 39
Con il subemendamento Mariani 0.17.201.3, di modifica dell'emendamento 17.201 presentato dalla Commissione (che è sicuramente un emendamento dovuto per poter dare una risposta in termini di compatibilità economico-finanziaria all'emendamento Piffari 16.8 che abbiamo varato la scorsa settimana) vogliamo anche specificare e delimitare bene l'ambito delle conseguenze economico-finanziarie che ne derivano per il bilancio dello Stato, proprio attraverso l'indicazione della soppressione delle parole «senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato», proprio a voler sottolineare la necessità di una chiara formulazione normativa.
Anche queste proposte emendative vanno nel senso di migliorare ed integrare il testo del decreto-legge. Speriamo di trovare un'accoglienza nell'atteggiamento del Governo diversa da quella registrato stamattina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, in questo caso siamo ancora di fronte al problema della confusione tra personale della protezione civile, competenze della protezione civile, finanziamenti della protezione civile e la questione, invece, dell'emergenza Campania.
Abbiamo giustamente posto il problema (l'emendamento approvato da questa Assemblea andava in quella direzione) di privilegiare la meritocrazia e la selezione dei dirigenti per concorso pubblico. Ma anche sul resto, a mio avviso, si continua a privilegiare, invece, il clientelismo e tutte le pratiche che ritenevo che, almeno nel caso della questione della regione Campania e della risoluzione dei problemi dei rifiuti per le strade della stessa regione, potessero essere evitate in questa fase. Quindi, l'emendamento che l'Assemblea ha approvato era un messaggio generale. Devo dire che questa mattina sono stato molto deluso che non siano state approvate alcune proposte di modifica.
Alcuni di quegli emendamenti ponevano un problema fondamentale: evitare che nei luoghi di lavoro (impianti, cantieri, ma anche strade) non si proteggessero i lavoratori che affrontano questo lavoro in modo effettivamente precario. Quindi, affrontando la questione, anche con il subemendamento all'emendamento della Commissione sull'articolo 17, in attuazione dell'articolo 16, dei Fondi e dei finanziamenti, dobbiamo stare attenti al fatto che, oltre a mandare personale e lavoratori allo sbaraglio, alimentiamo gli sprechi tipici delle attività dell'ultimo quindicennio, nella regione Campania, da parte del Commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti della regione Campania. Quest'ultimo non è mai riuscito a porre la parola fine alla questione emergenziale dei rifiuti in Campania.
Allora noi, attraverso questi subemendamenti, tentiamo di richiamare l'attenzione del Parlamento e anche dell'opinione pubblica. Mentre si affronta un problema così incombente, così difficile e che va risolto - e noi siamo d'accordo per risolverlo - si vanno ad inserire in un provvedimento articoli che evidentemente non fanno onore allo stesso alto merito che questo Parlamento ha, quando approverà - se approverà - un decreto-legge che deve affrontare e risolvere definitivamente la questione campana. Credo che il Governo e la maggioranza non abbiano le idee chiare su tale questione. È evidente che non hanno idee chiare: si è visto anche nelle decisioni affrettate che hanno preso per quanto riguarda i singoli siti. Non hanno le idee chiare del rapporto tra il Governo, tra lo Stato, la regione e soprattutto i comuni e gli enti locali. È evidente che, in questo caso, non hanno le idee chiare sul modo in cui va affrontato. Quindi, bando alle chiacchiere: bisogna che la Protezione civile svolga il ruolo di Protezione civile.
L'attività per eliminare l'emergenza rifiuti in Campania è un'attività normale, che durerà un anno e mezzo, quindi è necessario risparmiare ma, nello stesso tempo, ottenere risultati qualitativi per vincere una scommessa che ormai tutto il Pag. 40Paese - maggioranza, opposizione, destra, sinistra e centro - deve porre al centro della propria attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, il mio rapido intervento vuole solo far capire all'Assemblea perché l'Unione di Centro, in questo momento, sta astenendosi e non prende la parola. Riteniamo che il provvedimento in esame abbia bisogno di rapidità, non riteniamo di dover partecipare al voto su subemendamenti strumentali, riteniamo che si debba procedere, perché in quest'Aula abbiamo preso un impegno ad accelerare. Il problema dei rifiuti è un'altro: su altri temi siamo stati forse un po' troppo veloci, ci ritorneremo al momento del voto, perché la responsabilità degli amministratori in quest'Aula è stata purtroppo dimenticata (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà, per un minuto.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, vorrei dedicare i primi trenta secondi del mio intervento agli amici deputati campani della maggioranza, se e in quanto si apprestano anch'essi a votare norme che scaricano sulla Campania ulteriori conseguenze dannose per l'emergenza rifiuti. È un ottimo risultato che portano a casa per i propri elettori e noi non mancheremo di pubblicizzarlo.
Vorrei notare che si tratta di una lacerazione del tessuto sociale del tutto inutile e ingiusta, perché punisce per la seconda volta i cittadini campani - che, come è chiaro a tutti, sono le prime e vere vittime dell'emergenza rifiuti - e lo fa scaricando o rischiando di scaricare sui bilanci della Campania le conseguenze di una gestione che, per larga parte, è stata commissariale e quindi riferibile, anzitutto, ai Governi che si sono succeduti in carica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mariani 0.17.201.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 488
Astenuti 26
Maggioranza 245
Hanno votato
215
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Mariani 0.17.201.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, innanzitutto terrei a precisare che i nostri subemendamenti non hanno alcun carattere di strumentalità. Come gruppo, abbiamo cercato di svolgere il nostro dovere fino in fondo. Abbiamo presentato un subemendamento ad un emendamento della Commissione, resosi necessario a seguito dell'approvazione dell'emendamento Piffari, che - lasciatemelo dire, colleghi - è sacrosanto e ha portato un po' di chiarezza. Se qualcuno non lo ricordasse - io, invece, vorrei ricordarlo - il citato emendamento, sostitutivo della lettera b) dell'articolo 16 del provvedimento in oggetto, chiarisce che il dipartimento della protezione civile può usufruire di Pag. 41personale specializzato, con ruolo dirigenziale, assunto a tempo determinato, con concorso pubblico, con scadenza al 31 dicembre 2009, anche con contratti di diritto privato.
A me sembra che sia stata l'affermazione di un buon principio. Infatti, in merito a tale provvedimento urgente e necessario - che noi certo non abbiamo ostacolato, essendoci sempre attenuti al merito quando ci siamo differenziati - risulta abbastanza strano che, su un tema come quello dell'articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, relativo alla sicurezza dei lavoratori, vi sia stata una deroga che non ha guardato in faccia a nessuno e ci si sia rifatti alla necessità di tenere conto di un'emergenza che andrà avanti, come sappiamo, fino al 31 dicembre 2009.
Anche nel caso delle assunzioni, si è invocato da parte della maggioranza il tema dell'emergenza ma, anche in questo caso, il predetto tema non può derogare ad alcuni principi di trasparenza e correttezza, che riguardano l'assunzione del personale. Non è possibile che, di fronte ai numerosi richiami che ci vengono rivolti dal Ministro della funzione pubblica Brunetta, in merito alle modalità nuove che si dovrebbero introdurre per la selezione del personale, alla disponibilità del personale pubblico alla mobilità e al fatto di dover premiare il merito (richieste che ritengo necessitino sicuramente di attenzioni e sarà necessario confrontarsi nel merito per ciascuna di esse), alla prima prova riguardo al decreto-legge in discussione, in realtà si proponevano - e si propongono - deroghe (chiamiamole così) che, anche in questo caso, non guardano in faccia a nessuno. Si dice, infatti, che si voleva fare riferimento a personale di fiducia, specializzato: non neghiamo tutto ciò, ma sappiamo benissimo - come affermava in precedenza il collega Bratti - che, all'interno della pubblica amministrazione poteva essere recuperato personale già formato e specializzato, disponibile presso altri enti. Pertanto, anche in questo caso, si poteva procedere con un'assunzione molto più trasparente, che tenesse molto più conto del merito.
Con il subemendamento Mariani 0.17.201.4, precisiamo inoltre che non ci debbano essere nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, perché riteniamo di poter dare un'applicazione integrale all'emendamento Piffari, senza che questo comporti nuovi oneri per lo Stato.
Diciamo ciò perché siamo convinti, appunto, di poter affrontare la necessità di personale qualificato e in grado di assolvere alle funzioni a cui è chiamato, ma lo vogliamo fare in quello spirito che l'emendamento Piffari 16.8 richiamava e che, quindi, ci vede assolutamente concordi. Ricordo, infatti, che abbiamo votato a favore di tale emendamento...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Ho concluso, signor Presidente. Pertanto, abbiamo proposto questo subemendamento proprio sempre in un'ottica di trasparenza e, comunque, attenti a non creare ulteriori costi per lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, con l'emendamento dell'Italia dei Valori approvato da questa Assemblea, avevamo dato la possibilità, in qualche modo, di cambiare l'impostazione del personale da utilizzare per superare l'emergenza nella regione Campania. Evidentemente, insistete sempre sulla stessa via, puntate ad una soluzione opposta a quella che l'Assemblea ha portato avanti e, quindi, non fate altro che cercare in tutti i modi di confondere le acque ed arrivare, poi, alla fine, ad un rapporto clientelare tra lavoratori e commissariato per la regione Campania.
Noi siamo dell'avviso che, al contrario, sia necessaria la più grande trasparenza in questa attività. Allo stesso modo abbiamo Pag. 42sostenuto, per tutta la giornata, la necessità assoluta che i lavoratori in Campania siano esperti ed abbiano la possibilità di difendere la loro salute, perché certamente vi è l'obiettivo di difendere la salute dei cittadini campani, ma vi è anche l'obiettivo di difendere la salute e anche i lavoratori che sono impiegati, che si dedicano a questo lavoro improbo, a questo lavoro che, in genere, i lavoratori italiani disdegnano e che lasciano agli extracomunitari.
Invece no: lì, sono impegnati direttamente i nostri ragazzi. Addirittura noto che anche l'esercito viene impegnato in modo inadeguato: se deve difendere i siti, non deve andare a fare la raccolta! Il nostro soldato non può trasformarsi in operatore ecologico! Allo stesso modo, il dipendente della protezione civile deve, in qualche modo, magari se mancano altri dipendenti, collaborare, però non deve fondare la sua carriera sulla base della partecipazione a tali emergenze!
La specializzazione di questi operai, di questi tecnici è una cosa seria. Pertanto, riteniamo che cercare e trovare sul mercato personale adatto sia la via migliore, anche con un contratto diverso da quello tradizionale statale.
Di conseguenza, appoggiamo questo subemendamento che tende a portare l'attenzione di questa Assemblea e dei cittadini nella direzione che indicavamo in quell'emendamento presentato dall'Italia dei Valori che è stato approvato a maggioranza della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, pochi giorni fa leggevo un articolo che paragonava Napoli a Leonia, il paese descritto ne Le città invisibili del grande Italo Calvino, a mio avviso. In certi passaggi è sorprendente l'analogia tra Napoli e Leonia. Il testo, infatti, recita: «rinnovandosi ogni giorno, la città conserva tutta sé stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri». E il pattume di Leonia aumenta anche per l'immondizia che arriva alle altre città.
Mi chiedo: quando Napoli tornerà ad essere «la bella Napoli» e non sarà più Leonia? Le nostre proposte emendative, in fondo, servivano proprio a questo: cioè, a trovare una soluzione al problema. Ma voi, ancora una volta, avete risposto «picche» alla nostre questioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, colleghi, intervengo per un minuto perché credo che sia importante far riferimento, rispetto a queste tematiche, anche al fatto che ci troviamo, oggi, a ricorrere ai militari per rispondere ai bisogni della popolazione e, quindi, della forza civica, dimenticando che, meno di due anni fa, vi è stata una scelta politica che è stata quella di eliminare l'obiezione di coscienza perché il servizio militare diventava una scelta libera.
Ora mi chiedo come mai una scelta libera che ha penalizzato fortemente tutto il mondo del sociale oggi, invece, venga rivista come uno strumento a disposizione del sistema civico, anche se fino a due giorni fa si sosteneva esattamente il contrario, cioè che una cosa sono gli operatori sociali e un'altra i militari, quindi l'obiezione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mariani 0.17.201.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 43
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 501
Astenuti 26
Maggioranza 251
Hanno votato
225
Hanno votato
no 276).

Passiamo alla votazione del subemendamento Mariani 0.17.201.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, ritengo che si possa affermare che nel presente dibattito sul decreto-legge per l'emergenza rifiuti nella regione Campania il gruppo del Partito Democratico abbia tenuto un atteggiamento di grande responsabilità e anche di propositività.
Si tratta di un decreto-legge che contiene una serie di elementi di deroga all'ordinamento e alle leggi, ma che si giustifica in virtù della situazione di estrema difficoltà e di allarme sociale che si sono determinati nella regione Campania. Noi ci siamo battuti su alcuni punti di trasparenza e per dare anche al decreto-legge una finalità oggettivamente legata all'emergenza, nonché per togliere dal campo alcuni elementi che, per fortuna (grazie alla nostra battaglia), sono stati eliminati dal testo e che rappresentavano oggettivamente delle forzature rispetto al contenuto e all'obiettivo del provvedimento.
Il primo di tali aspetti ha riguardato, come è noto (se ne è discusso in Commissione e in Aula), l'eliminazione dell'articolo 7, cioè di quell'articolo che all'interno del decreto-legge anticipava una discussione - alla quale noi non siamo contrari per principio e che anzi sarà bene svolgere in Aula quanto prima, però sulla base di un provvedimento specifico - di razionalizzazione del sistema delle agenzie e degli istituti di ricerca nel settore ambientale. Era una forzatura trovarlo in questo testo e rappresentava un elemento che accelerava impropriamente la discussione all'interno di un decreto-legge legato ad un obiettivo specifico: tale articolo è stato eliminato. Saremo pronti a discutere e a fornire il nostro contributo per una razionalizzazione e una riforma di quel sistema, che è stata peraltro promossa dal gruppo del Partito Democratico anche nella precedente legislatura sulla base di un documento e di un lavoro svolto dal gruppo e dall'onorevole Realacci in particolare.
Abbiamo anche migliorato il testo del decreto-legge sul tema delle bonifiche, che rappresenta un fatto molto importante che desidero ricordare. Si tratta di aver aggiunto nel testo del provvedimento, nel campo delle compensazioni ambientali da esso previste, anche l'aspetto specifico delle bonifiche, al fine di venire incontro ad un'emergenza e ad un allarme sociale delle popolazioni dalla Campania per il ripristino dei siti già oggetto di localizzazione di discariche e di impianti legati al trattamento di rifiuti.
In terzo luogo (e qui vengo al punto dell'emendamento) la nostra battaglia si è svolta sull'esaltazione degli aspetti di trasparenza di un provvedimento che, contenendo molti elementi di deroga alle norme e alle leggi, ha bisogno tanto più di essere gestito con elementi di estrema trasparenza; innanzitutto vi è la necessità di relazionare al Parlamento con una cadenza periodica i risultati del lavoro svolto dal sottosegretario di Stato, poi vi è anche la gestione del personale. Per questo motivo, abbiamo ritenuto giustissimo (e lo abbiamo votato) l'emendamento Piffari 16.8 che introduce un elemento di trasparenza nella gestione del personale attraverso il ricorso al concorso pubblico e attraverso la valorizzazione di esperienze e di forze professionali interne ed esterne all'amministrazione pubblica. Ciò non toglie nulla all'efficienza della struttura, perché tali forze, pur immesse per concorso, possono comunque essere individuate attraverso procedure accelerate che non compromettano l'efficacia del decreto-legge e la sua operatività, ma che comunque garantiscano un elemento di trasparenza Pag. 44e di pubblicità alla gestione del personale che vale anche come elemento generale per il funzionamento della pubblica amministrazione.
Con questo specifico subemendamento, poniamo, come ha già ricordato la collega Motta, l'esigenza di fare tutto ciò, cioè di accedere a procedure di trasparenza nella selezione del personale il che sarà di sostegno all'azione del sottosegretario, senza ulteriori costi per le amministrazioni dello Stato, senza ulteriori pesi economici e finanziari a gravare sulla struttura che viene costituita con il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, questa è una questione di fondo. Evidentemente, anche noi dell'Italia dei Valori riteniamo che si è intervenuti su alcune questioni importanti, di fondo; sono stati apportati dei miglioramenti grazie all'azione dell'opposizione, in particolare dell'Italia dei Valori.
Riteniamo, però, che ancora si debba intervenire e che si possa ulteriormente migliorare il testo. Dobbiamo, però, stare attenti, perché questo pericolo c'è. Abbiamo, per esempio, espunto dalla legge e dal decreto-legge la questione che riguarda l'istituto IRPA e non vorremmo che, una volta eliminato da questo provvedimento, venga riproposto tale e quale in un altro provvedimento, come abbiamo notizia che stia avvenendo.
Sulla questione degli enti che si occupano della gestione dell'ambiente, abbiamo le idee molto chiare. Abbiamo bisogno di un'organizzazione estremamente competitiva da questo punto di vista, cui vengano delegati compiti molto importanti di studio e di ricerca, in modo tale che ci si orienti verso un'organizzazione di tipo americano, quella dell'EPA, in cui il Ministero dell'ambiente non sia altro che un'organizzazione che orienta e che poi lascia il giudizio a questo ente, che deve avere laboratori ed esperti, unificando nazionalmente, e poi regionalmente, ogni attività su questo ente.
Non continuiamo ad aggiungere superfetazioni di organizzazioni e ulteriori istituti; non scherziamo! Tutto ciò rientra nella nostra attività per ridurre i costi dell'amministrazione e della burocrazia, costi inutili e sprechi.
Ma abbiamo inteso dare un contributo anche quando si trattava di rimettere a posto i siti. Siamo dell'avviso che i siti della Campania, quelli già utilizzati, devono essere tutti bonificati. Vi è la questione del commissariamento delle bonifiche, che ancora esiste in Campania, in aggiunta a quello dei rifiuti; vi è un commissariamento anche delle acque, quindi dei fanghi, che sono rifiuti anche quelli.
Insomma, questo Governo ha certamente intenzione di affrontare queste problematiche generali; certo, la prima è quella in esame che deve essere affronta bene, riuscendo ad inserire i cambiamenti necessari. Spero che il Governo ancora rifletta sulla questione delle deroghe, che abbiamo votato stamattina.
Non possiamo pensare che per un anno e mezzo ci sia la deroga alle condizioni di lavoro sulle strade, negli impianti in costruzione e che saranno finiti durante quest'anno.
È evidente la necessità di fare chiarezza su questo punto, di avere l'opportunità di fare in modo che l'emergenza, finalmente, finisca il 31 dicembre 2009 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mariani 0.17.201.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 45
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 492
Astenuti 27
Maggioranza 247
Hanno votato
219
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il proprio voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.201 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, abbiamo discusso, proponendo varie modifiche, l'emendamento in esame sapendo che la proposta emendativa a firma dell'onorevole Piffari, alla cui approvazione l'opposizione ha concorso nella scorsa settimana, ha comunque rappresentato un risultato positivo, in quanto contributo ad una tematica a cui noi teniamo moltissimo, che riguarda argomenti come la trasparenza, ma anche la correttezza delle procedure.
Abbiamo spesso citato, in questa discussione, il tema delle regole, di alcune regole che non possano essere derogate neanche nei casi di emergenza, soprattutto di un'emergenza che mobilita forze, risorse, competenze che appartengono alla struttura pubblica dello Stato e degli apparati regionali e locali: proprio perché si è verificata una situazione nella quale, per quindici anni circa, abbiamo visto invece derogare alla legalità, anche a molte delle regole comuni, finanche del buonsenso, noi ritenevamo che con l'emendamento in esame fosse necessario dare un segnale. Questo anche per sottolineare l'apporto costruttivo che l'opposizione ha cercato di dare in numerose occasioni alla discussione del provvedimento: l'abbiamo fatto insistendo molto sulle questioni che riguardano le norme sulla sicurezza del lavoro, abbiamo colto anche l'occasione della positiva accettazione di questo argomento, ritenendo che si potesse ancora sperare che il Governo si ricredesse su alcuni punti a cui teniamo moltissimo, come quelli che abbiamo citato in queste ultime ore, e abbiamo anche fatto riferimento al mancato aumento di oneri per il bilancio dello Stato. Questa non è una cosa trascurabile, in un dibattito che a livello nazionale sta tenendo all'ordine del giorno non solo l'efficienza e il costo delle strutture pubbliche, ma anche il loro significato proprio. Abbiamo anche il dovere, come istituzioni, di ricordare, laddove esista, il ruolo delle istituzioni pubbliche, il ruolo e le funzioni dei servitori dello Stato, e anche alcune regole fondamentali che danno origine al funzionamento, noi riteniamo, positivo delle istituzioni stesse. Si tratta di uno dei meccanismi che abbiamo voluto citare e ricordare, anche perché a volte assistiamo ad un dibattito molto demagogico (e a questo proposito le pagine dei nostri giornali in queste ore sono piene del «furore» del Governo nel regolare il sistema pubblico che non funziona, nell'indicare tutto l'apparato allo Stato come pieno solo di difetti): vorremmo invece che con apporti positivi, e con la costruttiva collaborazione tra maggioranza e opposizione su questi temi, trovassimo modalità comuni, e il buonsenso per far sì che si restituisse onore e decoro alle istituzioni pubbliche. Credo che su questo terreno potremmo trovare anche elementi di condivisione, speravamo di trovarli anche su argomenti che non sono solo legati alla trasparenza e alla regolazione dei servizi pubblici, ma anche alla sicurezza del lavoro; questa è quindi l'ultima occasione, e l'ultimo appello che facciamo al Governo affinché su questi argomenti si possa tornare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, rivolgo un ringraziamento ai colleghi della V Commissione che si sono Pag. 46riuniti più volte, in questo caso apposta per trovare la copertura finanziaria di un qualcosa che, rispetto alla spesa dello Stato, è una briciola, è un granello di sabbia nel deserto, e però ci ha costretto a rifare in tutta fretta il percorso per la copertura finanziaria. In realtà, lo sforzo fatto da tutti è ben più profondo: intanto si sancisce anche col provvedimento in esame che vogliamo tutti che l'emergenza rifiuti in Campania termini al 31 dicembre 2009.
Quindi, pretendiamo dal Governo il massimo sforzo anche in termini di chiarezza, perché durante i lavori in Commissione più esponenti del Governo, caro sottosegretario, hanno presentato in modo contraddittorio le stesse cose, riproposte o ritirate. Dunque, abbiamo fatto fatica a interloquire.
L'altra questione di fondo che rimarchiamo è il fatto che lo Stato non vuole sprecare risorse a vanvera, buttandole via. Il 31 dicembre 2009, questi specialisti, che devono fare la task force per questo problema, devono scomparire. Non si fa un carrozzone su un altro carrozzone.
Credo che destra o sinistra non c'entrino. Ripristiniamo la meritocrazia e la legalità. Il problema principale è dimostrare che esiste la legalità anche in Campania. Ci sono province della Campania che, in materia di rifiuti, possono insegnare a tutto il resto d'Italia. È da lì che dobbiamo copiare. Perché lì le cose funzionano? Perché la criminalità è meno inserita e non è riuscita a prendere il sopravvento sulle istituzioni, sullo Stato.
Ringrazio i colleghi che hanno voluto, con molta disponibilità, approvare questo emendamento, dopo averne votati quasi un centinaio e, quindi, anche con la difficoltà a capire di cosa si trattasse.
Oggi, con questa copertura finanziaria, riconosciamo un sacrosanto principio, che deve essere sempre presente nelle amministrazioni pubbliche, a partire da quelle dello Stato: la meritocrazia e i titoli nel lavoro che i giovani, uomini e donne italiani, sperano di ottenere quando vanno a scuola o frequentano corsi.
Non abbiamo bisogno, come è previsto in altre parti di questo decreto-legge, di corsi di educazione ambientale. Questi rientrano nel programma scolastico generale. Se poi qualcuno vuol parlare dello scioglimento dei ghiacci, perché viene dalla montagna, o della pattumiera, non è il caso prevederlo in un decreto-legge di emergenza. È una questione di ordinaria istruzione dei nostri giovani e delle nostre giovani. Quindi, per favore cerchiamo di restare con questo decreto-legge sempre concreti nell'agire.
So che alcune parti eliminate da questo provvedimento di emergenza sono finite nel decreto fiscale diventato parte della finanziaria. Come si dice, ciò che siamo riusciti a buttar fuori dalla porta, con un lavoro duro, è rientrato dalla finestra. Anche su questi argomenti, faremo la nostra parte, quando li ritroveremo in Aula.
Rivolgo ancora un ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto sostenere questi principi, questa forma di legalità e di trasparenza, sempre necessaria nelle amministrazioni pubbliche. L'Italia dei Valori sarà molto attenta, anche in futuro, su come saranno seguiti questi lavori.
Con un decreto-legge di emergenza, stiamo scavalcando alcune sacrosante prerogative delle popolazioni locali. Stiamo imponendo con la forza il dominio dello Stato, quando servirebbero, invece, la concertazione e il ragionamento. I tempi non ci sono più, ma da qui al 2009 c'è molto tempo per fare concertazioni, anche con quelle popolazioni che si sentono calate dall'alto cose che dovrebbero essere normali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 47
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
510
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bianconi ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Laffranco ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.17.200.1 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, veniamo ora a discutere una parte del provvedimento che, come ben sapete, ha prodotto un rallentamento nei lavori. Dopo varie formulazioni, si arriva adesso ad una formulazione che viene incontro alle richieste che i colleghi della Lega avevano avanzato, ma che al tempo stesso, poiché è molto difficile affrontare questa materia (e meglio di me la illustrerà dopo il collega Bressa), si presta chiaramente a molte ambiguità.
Vorrei allora che fra di noi fossimo franchi. L'esigenza che hanno posto i colleghi della Lega è legittima: nella Campania, ma non solo in Campania, vi è l'esigenza di attribuire, in qualche maniera, un riconoscimento alle amministrazioni che funzionano bene, di non penalizzarle e di riconoscere un principio di responsabilità. Da questo punto di vista, l'idea che nel corso di questi quattordici anni siano stati investiti circa due miliardi di euro senza risolvere il problema è chiaramente un'idea che non può essere considerata all'altezza di un grande Paese civile.
Quando la Lega pone il problema di trovare forme di riconoscimento per i comuni che hanno fatto bene il loro lavoro e forme di penalizzazione per quelli che non lo hanno fatto, pone quindi un'esigenza giusta.
Dov'è però il problema? Innanzitutto, la strumentazione proposta è difficile da attuare, e faccio un solo esempio per i colleghi che hanno la pazienza di leggere il testo del subemendamento 0.17.200.1 proposto dalla Commissione. In esso si fa riferimento alla tariffa; peccato che la tariffa - purtroppo, aggiungo io - è usata da pochissimi comuni, mentre in molti comuni si applica ancora la tassa. La tariffa è legata alla possibilità di avere un sistema di smaltimento efficace, in cui i cittadini vengono anche in qualche maniera premiati se fanno la loro parte. Questa mattina con il collega Bocchino parlavamo del comune di Mercato San Severino, che è amministrato dal centrodestra e pone in essere delle buone politiche in Campania. E sempre in Campania ci sono molti comuni che, applicando la tariffa o, in ogni caso, adottando politiche efficaci, hanno raggiunto ottimi risultati dal punto di vista della raccolta differenziata.
Ma la gran parte dei comuni campani non applica la tariffa, bensì la tassa. Quando si va a prevedere - ed è questo il senso del subemendamento sul quale saremo poi chiamati a pronunciarci - che lo Stato in qualche maniera si rifaccia sugli enti locali e sulle istituzioni che non hanno effettuato fino in fondo lo smaltimento dei rifiuti, si incorre in una serie di problemi enormi, tant'è vero che il subemendamento della Commissione che siamo chiamati adesso a votare termina con un riferimento all'importo delle somme da acquisire al bilancio dello Stato, in misura tale da non pregiudicare l'equilibrio finanziario degli enti medesimi.
Sostanzialmente si rimanda ad un futuro provvedimento che dovrà essere in grado di discernere e di non provocare sbilanci finanziari negli enti locali che hanno utilizzato la tassa per i rifiuti o la tariffa per far fronte alle spese generali, Pag. 48anziché per far fronte alla raccolta dei rifiuti o alle raccolte differenziate, che non hanno messo in pratica.
Con ciò voglio dire che l'esigenza posta è giusta: occorre premiare i comuni che fanno bene il loro mestiere, e in Campania ve ne sono. Vi segnalo, per esempio, che in Campania una decina di comuni realizzano oltre il 70 per cento di raccolta differenziata (e si tratta di una cifra di eccellenza anche rispetto ad altre regioni italiane): sono i comuni di Atena Lucana, di Rofrano, di Giffoni Sei Casali, di San Cipriano Picentino, di Bellizzi, di Montecorvino Rovella, di Corbara, di Padula e di Santa Maria La Fossa. Da un lato occorre quindi premiare questi comuni, che sono stati invece spesso penalizzati, perché magari facevano la raccolta differenziata della frazione umida ma non avevano gli impianti, e quindi erano costretti ad inviare questa frazione umida con un aggravio di spese in Sicilia o in Veneto; dall'altra, bisogna invece penalizzare i comuni che non hanno fatto la loro parte (fra questi alcuni grandi comuni, e penso anche al comune di Napoli, tanto per non fare nomi).
È essenziale favorire queste politiche ed indurre politiche di responsabilizzazione a tutti i livelli, incluso quello dei cittadini. In settimana è prevista una positiva iniziativa patrocinata dal Ministero dell'ambiente, con Pino Daniele che terrà un concerto per favorire la raccolta differenziata, dedicando una sua bellissima canzone in cui si dice che Napoli non è una carta sporca.
Da questo punto di vista, non credo sia utile cercare scorciatoie che hanno un sapore propagandistico, ma che non sono applicabili, ed è per questo che non siamo favorevoli al subemendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, è difficile interpretare in maniera secca il subemendamento 0.17.200.1 della Commissione, che è anche l'ultima proposta emendativa presentata al decreto-legge.
Ma credo che la volontà che la Commissione ha voluto esprimere con il subemendamento in esame è sancire un sacrosanto principio che deve valere su tutto il territorio nazionale (non si tratta di una questione campana): gli investimenti infrastrutturali dedicati alla raccolta dei rifiuti devono essere inseriti nella tariffa o meglio dovrebbero esservi. Se non sono nella tariffa sono comunque a carico delle casse dei comuni e, per non far credere che si voglia far pagare ai cittadini campani tali somme, ci siamo inventati un altro emendamento dove è la regione ad essere obbligata. In questo modo se dei comuni non faranno il loro dovere pagheranno comunque gli altri cittadini campani.
Il vero problema è costituito da una scommessa che si trova all'interno di tale proposta emendativa e che si assume il Governo. Caro sottosegretario, sono sempre qui. Lo so che rompo le scatole, ma porti pazienza! Si tratta di una scommessa che il Governo si assume e consiste nel compiere tutti gli atti concreti che porteranno alla soluzione finale del problema. Ciò farà in modo che non vi saranno aggravi sui costi della tariffa ma dei risparmi, mentre oggi i cittadini campani pagano e non hanno né servizi, né infrastrutture, né discariche. Entro la fine del 2009 dovremo essere in grado di dimostrare che pagheranno effettivamente una tariffa ma avranno almeno un servizio.
Pertanto, il subemendamento in esame va alla ricerca di un equilibrio finale che riporta al cittadino il principio in base al quale egli deve pagare in quanto dispone di un servizio (che dobbiamo riuscire a fornirgli). Poiché la tariffa è costruita così in tutta Italia, con tale spirito si deve affrontare la questione. Capisco che forse qualcuno ha inteso la vicenda come un sistema punitivo. In realtà, se avessimo voluto punire i campani, non avremmo inserito il CIP6 nei contributi ai termovalorizzatori. La regione avrebbe dovuto utilizzare proprie risorse distraendole dai fondi europei o da quelli dello Stato finalizzati alle infrastrutture per compensare Pag. 49tali investimenti. Pertanto, non si vogliono assolutamente punire i cittadini.
Oltre a non punire i cittadini campani si deve ricordare che non è solo un problema di economia. Lo ripeto e lo ribadirò anche dopo: si tratta di un problema relativo alla qualità dell'aria e dell'acqua. Stiamo derogando su troppe materie e perciò dovremo trovare il sistema, insieme agli enti locali, di svolgere una vigilanza costante. Altro che ogni sei mesi! Noi vorremmo avere giorno per giorno i dati relativi all'aria e all'acqua dove andremo a rilasciare i reflui che hanno trattato le acque provenienti dalle discariche. Vorremmo sapere dove finiscono le ceneri degli inceneritori e non vorremmo che vadano all'interno delle discariche, senza che sia prevista alcuna protezione o tutela come, invece, dovrebbe essere per le discariche che funzionano come recettori di questo tipo di materiali.
Pertanto, invitiamo ad esprimere un voto favorevole in ordine al subemendamento in esame, perché così obblighiamo il Governo a vincere la scommessa e ad arrivare ad una normalizzazione della tariffa che non vedrà più puniti i cittadini campani. Se ogni provvedimento è valutato in forma straordinaria, si finisce sempre a considerare i bravi e i cattivi. Ma non esistono bravi e cattivi; in Campania vi è una criminalità che ha sfidato lo Stato e dobbiamo avere il coraggio di affrontarla.
Vi ringrazio e ricordo che il voto favorevole dell'Italia dei Valori non sarà per punire i cittadini campani. Saremo con loro anche nelle battaglie come sta avvenendo a Napoli dove andiamo a posizionare una discarica dentro le città - a Chiaiano - e non sappiamo ancora con quali tutele. Dobbiamo vigilare perché è pericoloso l'effetto che potremmo avere sulle generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che in ordine al subemendamento in esame vi è un rischio. Voglio farlo presente anche ai colleghi della Lega perché, laddove si dice che si fa riferimento ai comuni non virtuosi, si corre il rischio che chi non è virtuoso non lo sia fino in fondo e, di conseguenza, non si preoccupi di incassare la tariffa.
L'effetto quale sarebbe? Che, non incassando la tariffa, di fatto non incorre nella medesima punizione in cui incorre colui che incassa la tariffa del servizio. Quindi, andremo in qualche modo a penalizzare di più chi non è virtuoso ma incassa, rispetto al comune che non incassa nulla e a me pare che sia profondamente sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, stiamo discutendo e stiamo cercando di dare una risposta concreta alla questione rifiuti, un'emergenza che questo Governo ritiene di affrontare approvando delle deroghe che ci auguriamo, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, vengano ritirate.
È chiaro che le regioni sono responsabili, per la gran parte, di quanto sta avvenendo in questi giorni. Noi dell'Italia dei Valori abbiamo più volte denunciato le responsabilità politiche degli amministratori della regione Campania. Con il subemendamento in esame invitiamo le amministrazioni ad essere più responsabili ed, evidentemente, che chi sbaglia possa pagare.
Crediamo che sull'argomento possiamo trovare e troveremo il consenso degli amici della Lega che certamente ritengono di non dover più addossare su altre regioni tali responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 50

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo un'altra volta a ripetere quanto detto precedentemente nel sostenere che vi sono alcuni passaggi su questi argomenti che non sono chiari nell'interesse della collettività del popolo campano. Lo abbiamo detto e ripetuto, ma credo che da parte della maggioranza non vi sia alcuna intenzione di ascoltare tale argomento.
Mi permetto di dire, in questa sede, al Parlamento che sarebbe opportuno istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta per capire e vedere realmente di chi sono le responsabilità, qual è stato l'operato sino ad oggi in Campania e chi è stato responsabile di tutto quanto oggi accade in Campania a danno dei cittadini campani.
Noi parlamentari abbiamo l'obbligo di individuare e far pagare chi, fino ad oggi, si è comportato in modo scorretto nei confronti della popolazione campana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il problema sono ancora le tonnellate di rifiuti, ma soprattutto le ecoballe perché occupano spazio, non si possano bruciare ed occorrono le discariche. Tuttavia, con il senno di poi, con una raccolta differenziata del 15-20 per cento del totale si sarebbe potuto ridurre della metà il carico dei rifiuti, provvedendo alla riduzione, al riciclaggio e al riutilizzo dei rifiuti. Purtroppo tutto questo non è stato fatto ma ci auguriamo che in futuro accadrà.
Il problema, inoltre, è l'esercito. Si tratta di un esercito che è stato lì, è ancora lì e che dovrebbe risolvere questo problema. Sembra di essere in guerra, forse in una guerra civile, e tale appare agli occhi dei nostri amici e concittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà, per un minuto.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, siamo anche favorevoli a questa normativa particolare. Ci rendiamo conto che la legge affronta un'emergenza importante da gestire ma, come spesso accade nei provvedimenti di questo Governo, ci sono tante piccole e grandi cose che non funzionano, a partire dalla presenza dell'esercito, come diceva la collega Di Giuseppe, e alla famosa superprocura.
Francamente, quello che preoccupa moltissimo sono le tantissime deroghe di cui abbiamo parlato stamattina che mettono a rischio la salute pubblica, l'ambiente, la qualità della vita dei campani, per non parlare poi di un piano indiscriminato di assunzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, le ragioni del voto dell'Italia dei Valori su questo subemendamento sono state già illustrate dai colleghi ed io le faccio mie. Vorrei però fare un accenno di carattere generale al problema del rapporto tra solidarietà e responsabilità. Non è vero che tutto il sud ritiene che ci debba essere solo solidarietà, vale a dire contributi a pioggia, e non responsabilità. Noi riteniamo che chi vuole questo siano soltanto le organizzazioni criminali, quelle che su un assistenzialismo fuori controllo hanno lucrato, lucrano e rischiano di lucrare ancora i loro profitti. Noi vogliamo che questa spirale sia spezzata.
E vogliamo dire al Governo che presti maggiore attenzione. Quando parlo io il sottosegretario Menia è sempre distratto, me ne dispiace. Non so se dipende da me, ma forse dipende da lui.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Io ascolto tutti.

Pag. 51

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba: il tempo a sua disposizione è terminato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.17.200.1 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 525
Astenuti 4
Maggioranza 263
Hanno votato
327
Hanno votato
no 198).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, questo è un emendamento politicamente interessante perché ci racconta molto su cosa questa maggioranza sia nei fatti. Attraverso questo emendamento si propone la restituzione da parte degli enti interessati delle somme che sono state destinate con il presente decreto-legge per fronteggiare l'emergenza rifiuti.
Questo della Commissione è un emendamento di chiara derivazione dall'emendamento presentato dalla Lega Nord, a prima firma Guido Dussin, che nella scorsa settimana il collega Cota aveva illustrato in quest'Aula. Cito dal resoconto della seduta di giovedì della settimana scorsa, il collega Cota che diceva: «Riteniamo che questo principio della responsabilizzazione degli amministratori locali vada anche esteso e rapportato all'odierna situazione, vale a dire ai soldi che vengono versati e che, in qualche modo, non possono essere considerati un'elargizione a fondo perduto».
Ma di che cosa stiamo parlando, colleghi? Responsabilizzare gli amministratori rispetto a delle decisioni che sono state assunte dal Governo? Ma stiamo davvero scherzando? Dov'è la logica? Questa è pura propaganda! Questo emendamento è emblematico di cosa voi siete davvero, di che tipo di maggioranza siete. Siete una maggioranza disorientata, doppia, siete in qualche modo l'epilogo di una storia politica passata che non ha la capacità di affrontare per davvero la gravità dei problemi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,30)

GIANCLAUDIO BRESSA. Vediamo di capire perché. Voi avete scelto lo strumento del decreto-legge. I decreti costituiscono un'evenienza eccezionale. Il secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione recita «in casi straordinari di necessità e d'urgenza»: solo in questi casi si può fare ricorso al decreto-legge. I casi straordinari di necessità e di urgenza costituiscono uno degli elementi portanti della gabbia a maglie strette che la Costituzione ha cercato di costruire attorno al decreto-legge, per relegarlo alla posizione di strumento eccezionale, derogatorio dalle competenze ordinarie, da usare per fronteggiare proprio ciò che è straordinario.
Voi avete scelto lo strumento del decreto-legge per fronteggiare l'eccezionalità del problema dei rifiuti in Campania. Ma proprio perché di eccezionalità si tratta, si giustificano interventi speciali da parte dello Stato, così come consente l'articolo 119 della nostra Costituzione al quinto comma. Leggiamo questo articolo 119, quinto comma: «(...) lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati comuni, province, città metropolitane e regioni». Lo Stato può fare ciò proprio in considerazione di situazioni specifiche, ed è proprio qui l'origine del vostro provvedimento.
Dunque, stiamo parlando dell'articolo 119 della Costituzione, che è la norma Pag. 52fondamentale di quello che sarà e dovrà essere il federalismo fiscale nel nostro Paese.
Abbiamo letto sui giornali che il Ministro Tremonti ha dedicato solo pochi minuti nel Consiglio dei ministri per l'approvazione di una manovra finanziaria per i prossimi tre anni, dicendo che a settembre si aprirà la vera sessione, quando si discuterà della vera riforma, ossia quella del federalismo fiscale. Cari colleghi, se a settembre ci dovremo occupare della vera riforma, del federalismo fiscale - e immagino che dovremo farlo per attuare il menzionato articolo 119, perché da qui ad allora non vi è la possibilità di modificare la Costituzione - dobbiamo avere ben presente che l'articolo 119 traccia le linee per un federalismo solidale: il terzo e il quinto comma del medesimo articolo affermano questo! Piuttosto che esercitarvi in un'improbabile, quanto velleitaria, esibizione di pedagogia politica - cito sempre il collega Cota che ha detto: «far crescere al sud una classe dirigente responsabile» - cominciate a impratichirvi di cosa sia davvero il federalismo fiscale secondo l'articolo 119 e avrete delle sorprese positive. L'articolo 119, infatti, non prevede che chi ha di più deve tenersi di più, ma immagina un'Italia federale in cui tutti hanno eguali opportunità, maggiori responsabilità, cui conseguono maggiori possibilità di buon Governo - se ne sono capaci - ma uguali opportunità. Questo si chiama federalismo fiscale, che non fa dell'egoismo fiscale di qualche regione il grimaldello per scardinare il Paese. È una sfida sulla via della responsabilità, dell'efficienza, della perequazione; ogni regione viene sfidata a costruire un'Italia più forte, più competitiva e più coesa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANCLAUDIO BRESSA. Questo è il federalismo fiscale, questo è quello che noi vogliamo realizzare. Vedete un po' voi come regolarvi, a cominciare dal voto sull'emendamento in esame che è propaganda pura, perché non sarà mai attuato. Voi stessi lo sapete, ma la vostra ipocrisia politica, la vostra doppiezza politica, per cui vi sono una faccia dura per il nord e ammiccamenti per il sud, vi impedisce di ammetterlo. È esattamente per tale motivo che voteremo convintamente contro questo atto di pura propaganda politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, l'UdC voterà a favore dell'emendamento 17.200 della Commissione, innanzitutto perché noi siamo credibili: abbiamo assunto da tempo l'impegno verso la Campania, così come abbiamo sempre sostenuto quello verso la responsabilità. Abbiamo difeso i cittadini campani e continuiamo a farlo. Tuttavia, la difesa - l'ha affermato anche qualcun altro - la si fa su vari fronti: combattendo ed eliminando la malavita organizzata, che rende inaccettabile e invivibile gran parte del territorio campano; intervenendo con le bonifiche, per risanare un territorio che è stato distrutto dalla mancanza di controlli e di volontà di osservare quanto accadeva e trovando soluzioni ai problemi di quei cittadini onesti che, per lungo tempo, non sono riusciti ad andare la domenica a messa o a mandare i bambini a scuola perché c'erano i mucchi dei rifiuti davanti alle strutture pubbliche. Gli amministratori devono essere responsabili, devono sapere che il servizio si paga a chi lo svolge e che, se non lo svolgono, non possono pretendere il pagamento di un servizio.
Certamente le nostre proposte emendative sono state tante, tra queste ve ne è una che ci ha lasciato un po' di più l'amaro in bocca: quella con cui abbiamo richiesto un intervento duro, ossia il commissariamento effettivo, con lo scioglimento dei consigli comunali inadempienti. Noi, sebbene qualcuno non l'abbia votato (magari dichiarandolo anche in quest'Aula), continuiamo ad andare avanti per quella strada (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 53

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'emendamento 17.200 della Commissione ha avuto un iter molto tortuoso, discusso, approfondito, ed è stato sostenuto soprattutto dall'Italia dei Valori sebbene sia stato presentato dalla Lega Nord in un altro testo che avremmo volentieri direttamente appoggiato. La proposta emendativa è stata un po' «edulcorata», vi saranno delle difficoltà ad applicarla, tuttavia il significato è profondamente giusto: affermare il principio della responsabilità piuttosto che quello dell'assistenza.
Per tali motivi ritengo che le due questioni che sono al centro dell'emendamento in esame sono il concetto di responsabilità e la sua estensione a tutte le altre regioni. Questo è il concetto che noi dell'Italia dei Valori abbiamo cercato di inserire nella proposta emendativa della Lega Nord, che si riferiva esclusivamente ad una regione. Certamente nei vari partiti vi possono essere delle discussioni, ma su tale questione non si tratta tanto di essere del nord o del sud, quanto di riaffermare il concetto della responsabilità in ogni luogo del nostro Paese. Anzi in quelle regioni, dove gli amministratori si sono resi colpevoli di non aver amministrato bene, è giusto che sia così e che quindi i cittadini non debbano globalmente pagare per le deficienze delle amministratori. Se è giusto che una regione abbia delle possibilità di rinascita, è altresì giusto che le difficoltà siano suddivise in tutte le regioni. La solidarietà è tale se si applica contemporaneamente al principio della responsabilità. Mai come nel caso dei rifiuti tutto ciò è vero: cominciamo a pensare che nel Mezzogiorno è necessario superare una tale situazione non solo a parole, come fa qualche grande partito che tiene l'orecchio al sud e al nord ed è capace di dire solo dei «ni». Noi dobbiamo assumere una posizione netta sul principio della responsabilità e solo in questo caso potrà esistere una solidarietà che consisterà nel diluire il pagamento della restituzione e non nel cancellare la restituzione di questi fondi.
Alla luce di ciò, tutta la nostra battaglia si sintetizza in questo emendamento. La questione della meritocrazia, che abbiamo proposto con il nostro emendamento, il superamento della confusione tra protezione civile e normalità in Campania (un lasso di tempo di un anno e mezzo non è un'attività da protezione civile ma un'attività normale) e la questione di non derogare ai principi della sicurezza sui luoghi di lavoro, sono tutti connessi a questa responsabilità. Il principio di responsabilità, quindi, in questo provvedimento è il principio chiave. Ci atterremo a ciò e andremo incontro a tutte quelle esigenze che sono espresse - lo diremo nella nostra dichiarazione di voto - all'interno del provvedimento. Tanto più che si tratta di un provvedimento che accoglie le nostre elaborazioni espresse all'unanimità nella Commissione bicamerale dei rifiuti nella passata legislatura, che se fossero state ascoltate allora avrebbero potuto far evitare le conseguenze disastrose attuali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, credo che l'onorevole Misiti ha sintetizzato abbastanza bene quello che può essere il giusto approccio espresso nell'emendamento 17.200 della Commissione, che si contrappone a quanto affermato precedentemente dal collega Bressa con un tono anche abbastanza saccente tanto che sembrava un professore di federalismo. Mi pare che essere solidali con le persone sia non lasciare i rifiuti per le strade. Avete provato a trovare un commissario e non ne siete stati capaci, state governando la regione e non ne siete capaci: onorevole Bressa, Rosa Russo Jervolino è del tuo partito!
Ci sono le immondizie per strada e noi pensiamo che bisogna risolvere i problemi. Pag. 54Vi è qualcosa che non funziona in quel meccanismo che invece funziona in altre realtà. Ma perché succede ciò? Perché manca un piano regionale di smaltimento dei rifiuti? È vero, manca da molto tempo, ma perché la regione non lo può approntare? Il decreto-legge in esame prevede che, entro trenta giorni, il piano sia adottato direttamente dalla regione, altrimenti lo può approvare il sottosegretario Bertolaso che gode di un'ampia delega e competenza.
Si possono approvare gli ambiti territoriali eppure ciò non avviene. Si può avviare la raccolta differenziata eppure tale misura non viene realizzata. La solidarietà vuol dire risolvere i problemi e non lasciare l'immondizia per le strade, oppure assumere in modo spropositato personale ovunque e creare un debito che è unico nella storia del nostro Paese. Penso che questa non sia solidarietà, quindi dico al collega Bressa che la risposta che stiamo dando al problema va nel senso di prevedere un'azione di coinvolgimento, come avviene in qualsiasi situazione. Questa non è una calamità naturale, e non si tratta di un'emergenza dovuta ad un'alluvione, ad un terremoto o a altro disastro di questo tipo. Si tratta di una calamità dovuta al fatto che degli amministratori incapaci governano quella regione. È questa la realtà, caro Bressa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, stiamo discutendo ancora una volta di questo provvedimento che riguarda i rifiuti e della risoluzione concreta di una emergenza eccezionale. Come ha detto bene l'onorevole Misiti, la risoluzione di questo problema non sta nelle deroghe, e non sta certamente nell'avere le mani libere, bensì nello stabilire il principio della responsabilità, il quale si associa anche a quel principio - su cui tanto dobbiamo lavorare - del federalismo e che si traduce nel responsabilizzare le regioni nell'amministrazione dei fondi pubblici. Credo che questo sia l'elemento più importante: vengono dati soldi pubblici alle regioni per compiere, attraverso atti amministrativi, opere positive. Ovviamente se questo non avviene è bene che qualcuno paghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, è importante ciò è successo in questi ultimi momenti. Mi riferisco all'intervento svolto dall'onorevole Misiti che conduce ad una riflessione importante e desidero che anche gli altri parlamentari ne prendano conoscenza. L'Italia dei Valori in questo momento ha dimostrato di essere un partito responsabile, considerato che vota una proposta emendativa che non è presentata dai suoi deputati ma fa l'interesse della collettività; con tale azione ci assumiamo la responsabilità di essere dalla parte del cittadino.
Noi interveniamo, non per fare ostruzionismo, ma per rappresentare la posizione della minoranza all'interno di quest'Aula e per parlare con la maggioranza affinché possa riflettere sul fatto che determinati atteggiamenti dovrebbero responsabili e che alcune procedure sono sbagliate e non sono nell'interesse né del Paese né dei cittadini campani. Pertanto, ritengo che sia essenziale l'istituzione di una Commissione d'inchiesta per verificare le responsabilità di coloro i quali hanno amministrato fino a questo momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la questione di Napoli è ancora grave: Chiaiano insorge, soprattutto dopo Pag. 55il ritrovamento dello iodio 131 perché esso è visto proprio - a ragione - come segnale di pericolo per la salute della gente.
Il Governo non ha voluto accettare il dialogo con l'opposizione. In fondo le nostre proposte emendative erano soltanto propositive e tendevano a migliorare quelle del Governo, perché il problema è sentito da tutti e non solo dall'opposizione o dalla maggioranza. Ne va di mezzo anche la credibilità del nostro Paese, che ha già tanti problemi con la Corte di giustizia europea, e che purtroppo rischia di non togliersi di dosso l'immagine del Paese della «monnezza».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame, sul quale voteremo favorevolmente, rappresenta un aspetto positivo nell'ambito di questo provvedimento perché istituisce il principio della responsabilità degli enti locali, quindi favorisce gli enti virtuosi e sfavorisce ovviamente quelli non virtuosi.
Purtroppo dobbiamo rilevare che non tutto in questo provvedimento è virtuoso come la norma in esame, in quanto osserviamo previsioni assolutamente non condivisibili come le troppe e pericolose deroghe a disposizioni importanti in tema di ambiente, di lavoro ed anche di assunzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, le ragioni del voto dell'Italia dei Valori sull'emendamento 17.200 della Commissione sono già state illustrate. Voglio, però, utilizzare il tempo a mia disposizione per esprimere nei confronti del Governo e della maggioranza il rammarico per un consenso che avrebbe potuto essere pieno da parte dell'Italia dei Valori; ma così non può essere per le troppe deroghe che avete voluto introdurre in questo provvedimento, pur importante, concernente un'emergenza seria e vera.
Avete introdotto deroghe in materia di ordinamento giudiziario: si tratta di deroghe costituzionali davvero gravi. Avete voluto introdurre gravi deroghe in materia di assunzione, mettendo le fotografie sui posti da riempire, in contrasto con gli articoli 97 e 98 della Costituzione che stabiliscono l'accesso mediante concorso. Avete voluto le deroghe in materia di sicurezza dei lavoratori e sul posto di lavoro. Tali deroghe sono attribuibili soltanto alla vostra responsabilità.
Vi siete complicati la vita, ma l'avete complicata a tutti e, soprattutto, l'avete complicata alle popolazioni campane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, diversamente dal mio capogruppo in Commissione, ritengo sinceramente che intervenire con meccanismi che prevedono tagli ai trasferimenti fiscali come misura punitiva per i comuni che non rispettino i parametri per avviare una raccolta differenziata o il completo ciclo di gestione dei rifiuti, a mio avviso, non può che rappresentare una situazione paradossale.
Non ho assolutamente alcun timore, avendo ricoperto la carica di sindaco, ad affermare che questi meccanismi non fanno altro che scaricare la responsabilità economica, ancora di più, sui cittadini campani e del sud, già fortemente penalizzati da gravosi disagi.
Con questa norma ritengo si dia ancora di più la possibilità ad amministratori locali, tutti naturalmente politicizzati, di nascondersi sotto la coperta, senza far emergere le loro responsabilità reali e dirette nella mancanza di progettazione di un mero ed efficiente piano di raccolta per il proprio comune. Essi potranno avvalersi dell'escamotage....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cera.Pag. 56
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo solo per replicare brevemente al collega Guido Dussin, che pure è collega che gode della mia stima per il lavoro che in comune facciamo in Commissione.
Intanto, è vero che l'onorevole Bressa ha tenuto una lezione di federalismo fiscale, sul modo giusto di intenderlo, cui tutti dovremmo far riferimento.
Ma soprattutto vorrei dire che la questione va assolutamente privata di ogni polemica politica pretestuosa. Mi sarebbe facile dire che dell'argomento si sono occupati governi regionali di centrodestra e di centrosinistra, Governi nazionali di centrodestra e di centrosinistra, e il risultato ovviamente fallimentare può essere equamente distribuito tra tutti.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Margiotta.

SALVATORE MARGIOTTA. Siamo contrari all'emendamento 17.200 presentato dalla Commissione perché esso rischia di non far acquisire un rilievo nazionale a tale questione. Invece, questo è esattamente lo spirito col quale il decreto-legge è stato emanato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto, a titolo personale, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, proprio dieci anni fa, durante la Presidenza Violante in quest'Aula, è iniziata l'indagine della Corte dei conti nei confronti di un comune della provincia di Bergamo che aveva tenuto aperta una scuola chiusa dal Ministro Berlinguer, collega degli amici della sinistra, che ha portato, nel corso del 2007, ad individuare tutti i colpevoli, sindaco, assessori e consiglieri comunali, condannati a pagare di tasca propria per aver mantenuto un servizio ai cittadini.
Ci sfugge, signor Presidente, il motivo per cui, dopo quindici anni dall'istituzione di una Commissione di inchiesta bicamerale - da cui sono uscite tonnellate di carta per indicare come risolvere i problemi di Napoli e della Campania - tutti gli amministratori locali siano ancora inchiodati alle loro poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Chiediamo che la Corte dei conti si svegli, guardando anche a sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 17.200, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato 328
Hanno votato no 192

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Avverto che l'ordine del giorno Dionisi n. 9/1145-A-R/19 è stato ritirato dal presentatore.Pag. 57
Avverto, altresì, che la Presidenza non porrà in votazione l'ordine del giorno Polledri n. 9/1145-A-R/11, in quanto al di là della questione della coerenza tra premessa e impegno, esso riguarda una specifica procedura prevista dall'articolo 126 della Costituzione, in relazione ad affermati pregressi comportamenti dei soggetti interessati, che, come tale, non può essere oggetto di un ordine del giorno.
Il contenuto di un ordine del giorno, infatti - ai sensi dell'articolo 88, comma 1, del Regolamento - consiste nel recare istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame.
L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/27.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro Vito, sottosegretario Menia e colleghi, per diversi giorni abbiamo discusso intorno all'opportunità di ripristinare il corretto uso di una fonte di finanziamento che è assolutamente strategica perché consente di rendere competitivo anche il nostro comparto industriale in ordine alla tecnologia cosiddetta pulita, quella che fornisce, attraverso le fonti rinnovabili, la possibilità di produrre energia in maniera non inquinante.
Nel 1992, il comitato interministeriale prezzi si era preoccupato - come noto a tutta l'Assemblea, agli operatori, alle associazioni e alla società civile - di recepire una direttiva europea, di offrire la possibilità di finanziamenti a fonti rinnovabili che, per l'appunto, non sono competitive sul mercato e, quindi, abbisognano di uno stimolo, un aiuto, un sostegno.
Era indispensabile farlo, e così a tutti i cittadini italiani, nessuno escluso, è stato richiesto un piccolo sacrificio (vi è una componente della tariffa elettrica, denominata A3, che per l'appunto pesa sul portafoglio di ogni cittadino italiano), al fine di aiutare le fonti rinnovabili per una produzione di energia sostenibile da un punto di vista ambientale.
Penso che, fin qui, ovviamente, non vi sia davvero nulla da eccepire.
Senonché, è stata introdotta una norma, vigente da troppo tempo, che in ordine al finanziamento prevede di affiancare alle fonti rinnovabili anche le cosiddette fonti assimilate.
Da quel momento in poi vi sono stati contributi, dati anche da persone indigenti, che hanno una lampadina accesa dentro un monolocale, a favore dei gestori dei termovalorizzatori e dei petrolieri, che invece di trattare in maniera onerosa dei rifiuti speciali - che sono per l'appunto gli scarti della nafta - si trovano a produrre energie, quindi ad avere un'utilità, da questo punto di vista, un profitto, ma poi anche a poter accedere ai fondi del CIP 6.
Sulla sostanza del mio ordine del giorno n. 9/1145-A-R/27 abbiamo più volte avuto l'opportunità di dibattere, non solo grazie alla cortesia del sottosegretario Menia, ma anche con l'opposizione: il Partito Democratico è stato, infatti, importante nella possibilità di tracciare un quadro. La possibilità che ci apprestiamo a commentare - e spero ad approvare - all'interno di quest'Aula è quella di regolamentare di nuovo l'uso dei CIP 6 in futuro, di offrire la possibilità del rispetto della direttiva europea, che prevede appunto il finanziamento per le fonti rinnovabili - solo e soltanto per le fonti rinnovabili - e la priorità della riduzione dei rifiuti. Ritengo, infatti, che il dibattito che si è svolto in questi giorni sia importante, soprattutto se viene inserito in una cornice di tipo strategico.
Non vorrei - e non vorremmo - che ciò che accade in Italia, ancora una volta, sia la riesumazione di un vecchio film, per cui l'Italia è obbligata - chissà perché - ad intervenire con qualche decennio di ritardo e a scimmiottare tecnologie desuete, per poi, magari, pentirsene tra un po'.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO RAMPELLI. Pertanto, l'obiettivo è quello di guardare a ciò che accade in Germania - faccio notare alla maggioranza cui appartengo e al mio Governo che la Germania non è governata dal Pag. 58centrosinistra - piuttosto che in California o a San Francisco, dove si arriverà, entro il 2020 - e concludo - all'obiettivo dei «rifiuti zero». In altre parole, il rifiuto è considerato materia prima: vi è, quindi, una sorta di miniera di plastica, di vetro, di alluminio. Ritengo che tale opportunità sia utile e possa prendere il sopravvento anche in Italia, magari, affiancando a questo provvedimento emergenziale concernente Napoli e la Campania, provvedimenti contemporaneamente più assonanti con il profilo strategico di cui, comunque, l'Italia nel trattamento dei rifiuti si deve dotare.
Pertanto, in conclusione, l'ordine del giorno a mia prima firma chiede al Governo di regolamentare nuovamente la materia in oggetto e di attenersi in futuro al finanziamento attraverso il fondo CIP 6 per le fonti rinnovabili e di procedere con provvedimenti urgenti nel campo della riduzione dei rifiuti e dell'incentivazione del recupero e del riciclo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/6 (Nuova formulazione).

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, noi radicali abbiamo cercato di offrire, con le proposte del professor Aldo Loris Rossi, un'articolata proposta per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania, con lo sguardo rivolto, però, anche alla gestione ordinaria. Lo abbiamo fatto proponendo emendamenti e, oggi, proponendo atti di indirizzo, con cui chiediamo di disporre una trattenuta alla fonte della produzione degli imballaggi, che sappiamo essere responsabili del 40 per cento in peso e del 60 per cento in volume del complesso di rifiuti che vengono prodotti. Indichiamo, inoltre, nelle more o in alternativa alla costruzione delle discariche nelle aree di insediamento produttivo, i luoghi in cui poter da subito realizzare operazioni di stoccaggio, compostaggio e raccolta differenziata dei rifiuti.
Soprattutto, però, siamo convinti che quella politica centralistica, che ha avuto come fulcro, da un lato, i consorzi obbligatori istituiti nel 1993 e, dall'altro, l'istituzione del commissario straordinario nel 1994, sia la causa di quella micidiale rete di lottizzazione clientelare tra politica, impresa, mondo professionale e camorra, che ha causato il disastro ambientale in atto.
Di fronte a questo centralismo antidemocratico, che il provvedimento in discussione sostanzialmente conferma, ci è apparso necessario proporre una forma di sano e virtuoso decentramento, oltre che una via più democratica e liberale alla soluzione del problema rifiuti nella fase emergenziale e in quella ordinaria.
Per questo motivo, chiediamo che sia possibile riconoscere la facoltà alle amministrazioni locali che dimostrino di potere e sapere gestire il proprio ciclo dei rifiuti senza oneri per lo Stato, di poterlo fare senza essere obbligati a conferire i propri rifiuti ai consorzi.
Voglio fare anche alcuni esempi, perché vi sono i comuni di Vico Equense e di Massa Lubrense, tenuti in base al piano regionale sui rifiuti urbani del 2007 alla raccolta differenziata porta a porta. Si tratta di comuni che hanno raggiunto una percentuale di raccolta differenziata, rispettivamente, del 75 e del 72 per cento, con un generale decremento della produzione dei rifiuti.
È evidente che, se questi comuni potessero gestire in proprio anche le altre fasi del ciclo, si eviterebbero tappe di un percorso lungo e tortuoso con un immediato, notevole abbattimento dei costi. Vi sono anche altri comuni della penisola sorrentina che si stanno muovendo in questo senso e incoraggiarli significherebbe contribuire anche al recupero di immagine di un polo d'eccellenza per il turismo internazionale.
Inoltre, voglio anche ricordare che in Campania vi sono 550 comuni, di cui 350 producono quotidianamente 3 mila tonnellate di rifiuti al giorno; sono piccoli comuni, con meno di 5 mila abitanti, dispersi tra gli Appennini, i quali sono forniti di aree di insediamento produttivo e, pertanto, potrebbero gestire i propri Pag. 59rifiuti con piattaforme ecologiche dove dividere l'umido dal secco, con un residuo di solo il 20 per cento.
Insomma, noi della delegazione radicale nel PD ci auguriamo che siano accolti i nostri atti di indirizzo, perché siamo convinti che è innanzitutto nel riconoscimento della libertà che vi può essere esercizio di responsabilità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/12.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiedo molto poco al Governo: chiedo di monitorare e fare di tutto per assicurare il corretto passaggio in Calabria dalla fase emergenziale, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, operando anche attraverso un corretto monitoraggio. Ciò sta a significare che io sono per il superamento dell'emergenza rifiuti in Calabria, così come ha dichiarato lo stesso sottosegretario dottor Bertolaso l'altro giorno a Catanzaro, in una sua visita, anche perché l'emergenza rifiuti è cessata nell'ottobre del 2007.
I risultati dell'emergenza rifiuti sono stati disastrosi nella regione calabrese. Gli obiettivi raggiunti sono stati scarsi, i risultati, quindi, scarsissimi, e l'emergenza rifiuti è servita soltanto alla copertura di gestioni disinvolte, poco chiare e poco dignitose. Non vi è dubbio che si tratta di una scelta che facciamo sul piano della correttezza e sul piano della civiltà.
Abbiamo evitato disastri enormi e dobbiamo ringraziare anche l'ultimo commissario, dottor Montanaro, il quale ha svolto un lavoro e un'opera credo di grande portata e di grande prestigio. Vi è stata l'assenza delle realtà locali, delle strutture locali, della regione. Molte volte abbiamo visto latitanti negli ATO e le imprese hanno operato nell'assoluta «libertà», operando anche nella direzione di creare difficoltà all'azione operativa e, ovviamente, creando difficoltà anche ai lavoratori.
Questo mio ordine del giorno dovrebbe essere approvato, non vi è dubbio, anche perché non vorrei che il Governo ritornasse sui suoi passi, come si suol dire, e quindi smentisse il dottor Bertolaso, perché so che, in questi giorni, vi sono interventi e iniziative volte a far cambiare opinione allo stesso dottor Bertolaso.
Qualora vi fosse un voto dell'Aula e un'adesione da parte del Governo (qualcuno farà una sintesi della mia richiesta e del mio intervento, altrimenti discutiamo a vuoto, signor Presidente, perché non so chi sia l'interlocutore che in questo momento possa raccogliere la mia richiesta), ascolteremo il parere del Governo sull'ordine del giorno e mi riservo di intervenire in sede di dichiarazione di voto sintetizzando quanto ho dichiarato ora, così rendendo edotto lo stesso rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Bonavitacola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/7.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, vi è una verità non detta e non scritta che, nella situazione di emergenza in atto, ha un ruolo essenziale nel mantenere in ansia la popolazione: si tratta del divario che non si riesce a definire con certezza fra le misure di conferimento temporaneo nelle discariche e la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione, i quali rappresentano la dotazione impiantistica che a regime dovrà consentire in concreto e davvero la fuoriuscita dall'emergenza.
La svolta fondamentale di cui c'è bisogno è di dare certezza ai tempi di realizzazione dei termovalorizzatori. Senza tale certezza si alimentano ancora lo scetticismo e la preoccupazione - soprattutto nelle popolazioni limitrofe ai siti di discarica - di dover ospitare punti di raccolta e di conferimento a tempo indeterminato e indefinito.
In questo contesto, considero un fatto positivo la previsione dell'articolo 5 del decreto-legge oggetto di conversione che definisce una dotazione impiantistica articolata, finalmente, su quattro impianti nell'intera regione Campania. Purtroppo, Pag. 60al momento quello di Acerra ha visto una gara per il completamento andata deserta, mentre per quello di Napoli siamo nella fase di individuazione del sito e quello di Santa Maria la Fossa è ancora in alto mare. L'unico impianto per il quale esiste una procedura di gara in corso, per la quale si è svolta già la fase di prequalifica, è l'impianto previsto nel comune di Salerno, comune singolare e unico, che si è volontariamente candidato ad ospitare un impianto di questa dimensione e per queste finalità.
In tale contesto, pare davvero sorprendente che il decreto-legge n. 90, all'articolo 18, non abbia previsto espressamente in capo al sindaco di Salerno, commissario delegato alla realizzazione dell'impianto, i medesimi poteri derogatori previsti non solo e non tanto per il sottosegretario di Stato, quanto per i capi missione da individuarsi.
Il presente ordine del giorno è finalizzato ad impegnare il Governo ad adottare le opportune azioni perché al commissario delegato alla realizzazione di questo importante impianto nel comune di Salerno, siano conferiti i medesimi poteri derogatori previsti dall'articolo 18 per i sottosegretari di Stato e per i capi missione.
Confido che il Governo voglia accogliere la mia richiesta, del tutto coerente con le finalità del decreto-legge oggetto di conversione.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/3.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, la situazione dei rifiuti ha fatto della Campania un corpo malato sul piano territoriale. Ora, però, la pur oscena «foruncolosi» dei rifiuti urbani, che ha deturpato e deturperà ancora per parecchio la Campania, ha anche, per un certo tempo, distolto l'obiettivo da un problema persino più grave dell'oscena «foruncolosi» dei rifiuti urbani sul territorio campano.
Mi riferisco al traffico «coperto» e ben più consistente dei rifiuti tossici, venuto però alla luce della coscienza pubblica e anche politica negli ultimi tempi. Traffico, peraltro, che ha costituito il risultato emerso dai lavori della Commissione bicamerale sui rifiuti.
L'urgenza della questione è stata richiamata anche nel corso di un recente intervento del Presidente della Repubblica a Napoli.
C'è una battuta drammatica in un film, Gomorra, che forse parecchi hanno visto. Un imprenditore campano dei rifiuti, per legittimare in qualche misura le malversazioni del suo operato rispetto a chi si dissocia da lui, tira fuori una battuta di questo tipo: di avere contribuito, favorendo il traffico dei rifiuti tossici, a salvare l'economia del Paese. Chi, fortunatamente, nel film si dissocia da lui, gli risponde che, per un operaio salvato a Mestre, ha condannato una famiglia a Mondragone.
Penso che sia giunto il momento di affrontare tale questione anche sul piano normativo. Occorre che il Governo si impegni a introdurre una tracciabilità dei rifiuti tossici non cartacea, non burocratica, perché nessuna impresa operante sul territorio nazionale possa pensare che lo smaltimento sia finito avendo ricevuto un modulo di carta.
D'altro canto, sul problema dei rifiuti tossici sarebbe assolutamente opportuno prevedere, pur con le necessarie deroghe per fattispecie che, altrimenti, non possono essere trattate, lo smaltimento a livello di ambito territoriale ottimale, cioè, sostanzialmente, regionale, dei rifiuti tossici stessi.
Occorre che per legge siano smaltiti, se smaltiti sul territorio nazionale, nella regione dove sostanzialmente si producono. Questo, probabilmente, favorirebbe anche una maggiore coscienza sull'esito reale dello smaltimento e, già sul piano normativo, taglierebbe le gambe a traffici osceni, dando, probabilmente, anche un contributo per evitare squallidi egoismi regionali.
Per questo, con i colleghi Realacci, Sarubbi, Mosella, Piccolo e Iannuzzi, abbiamo presentato questo ordine del giorno, perché il Governo si impegni a proporre in Pag. 61tempi brevi un percorso normativo su una tracciabilità effettiva dei rifiuti tossici e a favorire il loro smaltimento su scala regionale, dove sono prodotti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mannino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Romano n. 9/1145-A-R/13, di cui è cofirmatario.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono cofirmatario, a prima firma del collega Romano, sollecita l'impegno del Governo ad estendere la continuazione delle agevolazioni tariffarie per la vendita dell'energia elettrica, di cui al provvedimento CIP 6/1992, anche agli impianti di termovalorizzazione programmati, progettati ed avviati alla realizzazione in Sicilia. La situazione della Sicilia è ben diversa da quella della Campania, ma il rischio va esorcizzato.
Alcuni colleghi opportunamente - tra essi richiamo l'onorevole Tabacci - hanno svolto una serrata, motivata ed oggettiva critica all'uso che il provvedimento CIP6 ha avuto in questi anni.
Credo che una revisione dei criteri e delle scelte, che quella delibera del Comitato interministeriale prezzi del lontano 1992 adottò, possa portare a privilegiare la scelta di sostegno in favore dei termovalorizzatori.
Certamente, c'è da mettere - vorrei dire - sotto fuoco, sotto una lente, l'impiego che è stato fatto di questa delibera per talune utilizzazioni, che sembrano improprie e controproducenti.
Nell'ambito di questa revisione, si potrebbe accogliere la sollecitazione ad estendere tale previsione, come si sta facendo giustamente ed opportunamente per la regione Campania, anche alla Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/5.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo adottando, il decreto-legge per l'emergenza dei rifiuti, prevede, finalmente, l'attuazione del ciclo integrato, e quindi la realizzazione delle discariche, la raccolta differenziata, i termovalorizzatori.
E quindi ritengo che il provvedimento in esame sia in grado di portare la Campania fuori dall'emergenza e di condurla ad una corretta, ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti. Il mio ordine del giorno n. 9/1145-A-R/5 fa riferimento alla questione delle discariche, che sono evidentemente un anello fondamentale, importante; però nell'ambito dell'individuazione dei siti da parte del Governo si nota una forzatura rispetto ad una provincia, la provincia di Avellino, che, pur essendo una delle più piccole della regione Campania e producendo solo il 5 per cento del totale dei rifiuti, ed essendo inoltre già al 42 per cento della raccolta differenziata, vede l'individuazione di un secondo sito in località Andretta oltre al sito di Savignano, che - voglio ricordare - è il sito che è già stato attivato e che sta in questo momento ricevendo rifiuti dall'intera regione. Il Formicoso, che è la località dove si dovrebbe realizzare questo secondo sversatoio, è un territorio dove si trovano allevamenti, caseifici, i cui prodotti di qualità sono riusciti negli anni ad avere importanti riconoscimenti internazionali; e questa località si trova in una zona che per lunghi periodi dell'anno è interessata da nebbia, da precipitazioni nevose, da ghiaccio, quindi difficilmente raggiungibile. L'ordine del giorno n. 9/1145-A-R/5 chiede al Governo di valutare ulteriori iniziative normative per evitare che Formicoso diventi il secondo sversatoio della provincia di Avellino.
Voglio ricordare che quei terreni sono tra i terreni più fertili. I contadini dell'alta Irpinia hanno condotto lotte durissime negli anni Cinquanta per strappare le terre ai latifondisti: questa lotta dei contadini all'alta Irpinia è stata ricordata da Giorgio Amendola in un libro splendido, autobiografico, L'isola. Ritengo che il Governo possa, alla luce dei sacrifici già sopportati Pag. 62dalla provincia di Avellino, valutare, dando quindi un parere positivo rispetto all'ordine del giorno presentato da me a nome del gruppo Movimento per l'Autonomia, l'ipotesi di adottare ulteriori iniziative normative per evitare di individuare questo secondo sversatoio nella provincia di Avellino (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/15.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo, alla maggioranza e anche alla minoranza: credo che l'ordine del giorno n. 9/1145-A-R/15, che porta la firma di Scilipoti, Monai ed altri, potrebbe portare la firma di tutti parlamentari presenti in quest'Aula. Esso non è soltanto a tutela della Campania e dei cittadini campani, ma è a tutela di tutti cittadini italiani, perché rivolge una raccomandazione e cerca di fare il punto sulla situazione e di dare delle indicazioni al Governo, che dovrebbero essere condivise da tutti i padri di famiglia e da tutti coloro i quali ritengono che la salute sia la cosa più importante che possa esistere (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Perché dico questo? Dico questo perché nell'ordine del giorno n. 9/1145-A-R/15 cerchiamo di richiamare l'attenzione sul monitoraggio delle acque potabili, cioè a dire l'acqua che si usa normalmente per bere. Un'acqua potabile che non sia effettivamente tale corrisponde a un delitto nei confronti di coloro i quali la usano!
Noi richiamiamo l'attenzione su determinati fatti che non interessano l'Italia dei Valori, ma tutti i cittadini italiani e i loro figli. Il controllo dell'acqua - su cui richiamiamo l'attenzione - per assicurarsi che sia potabile e non arrechi malattie organiche all'interno dell'organismo di chi ne fa uso, non dovrebbe essere solo un argomento della maggioranza o della minoranza, ma una responsabilità di tutti.
Mi riferisco alla maggioranza, perché ritengo che ci sia una differenza tra maggioranza e Governo: il Governo può esprimersi positivamente o negativamente, ma noi parlamentari abbiamo l'obbligo di verificare, di stare attenti e di approvare o «bocciare» ciò che è o meno nell'interesse della collettività.
Quando in questo ordine del giorno diciamo che i gas di scarico non possono superare i limiti di tollerabilità, ciò significa avere rispetto per la vita e per l'essere umano e la presa coscienza da parte di coloro che sono all'interno di questo Parlamento, che rappresentano i cittadini e il territorio.
Signor Presidente, non stiamo parlando solo della Campania, ma della Campania, della Lombardia, della Sicilia, perché il nostro ordine del giorno non è rivolto soltanto alla Campania, ma a tutte le regioni d'Italia, quando affermiamo che l'acqua deve essere potabile e non inquinata, quando affermiamo che i gas di scarico non debbono superare determinati limiti, perché superando alcuni limiti, determinano malattie organiche, tumori, leucemie, malattie importanti, che mettono a rischio la vita.
Allora, cosa intendo dire in questo Parlamento? Esiste un Governo e un Parlamento, ma il Parlamento non può essere padronale (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il Parlamento deve essere un Parlamento che si esprime, che si confronta e che decide nell'interesse della gente e della collettività.
Chi di voi fa bere o farebbe bere un bicchiere d'acqua inquinata al proprio figlio? Chi di voi permetterebbe che i gas inquinanti e i gas di scarico presenti nell'area fossero superiori alla normalità, per mettere a rischio la vita del proprio figlio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Onorevole Scilipoti, ha ancora qualche secondo.

DOMENICO SCILIPOTI. Allora, all'interno di questo Parlamento dobbiamo ristabilire alcune regole, che sono regole Pag. 63della democrazia, di un Parlamento che funzioni, che agisca, che determini e che legiferi, ma che non sia espressione di uno o di più di uno, che dettano le regole senza guardare agli interessi della collettività (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e applausi polemici dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Io vi richiamo e vi dico: attenzione....

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Avverto che l'ordine del giorno Togni n. 9/1145-A-R/21 è stato ritirato dal presentatore.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1145-A-R/1, purché riformulato inserendo, alla prima riga del dispositivo, dopo le parole: «le opportune iniziative volte a», le seguenti: «verificare la possibilità di» e sostituendo, dopo le parole «nell'ambito della suddetta somma», le parole «deve essere valutata» con le seguenti «a valutare». Per quanto riguarda l'ordine del giorno Germanà n. 9/1145-A-R/2, il Governo fa presente che sta già effettuando la «precisa ricognizione» di cui al dispositivo, mentre, per la parte restante, il Governo non accetta l'ordine del giorno.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1145-A-R/3, la materia dei rifiuti tossici è di competenza regionale, e quindi sul dispositivo proporrei la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» sostituire le parole: «a predisporre in temi rapidi», con le seguenti: «a prevedere d'intesa con le regioni».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rainieri n. 9/1145-A-R/4, mentre non accetta l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1145-A-R/5. Il Governo è favorevole all'ordine giorno Zamparutti n. 9/1145-A-R/6 (Nuova formulazione), mentre non accetta l'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/1145-A-R/7 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Commercio n. 9/1145-A-R/8 a condizione di eliminare l'ultima parte del dispositivo, dalle parole: «in modo che» sino alla conclusione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/1145-A-R/9 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti parole: «a valutare la possibilità di». Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Guido Dussin n. 9/1145-A-R/10, mentre non accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/1145-A-R/11, che peraltro è inammissibile.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Tassone n. 9/1145-A-R/12 sulla Calabria e Romano n. 9/1145-A-R/13 sulla Sicilia, perché peraltro presentano un contenuto localistico. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Luongo n. 9/1145-A-R/14, mentre non accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1145-A-R/15 perché, pur apprezzando le intenzioni, si tratta di vincoli troppo precisi che, peraltro, importerebbero anche un esagerato impegno finanziario.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/1145-A-R/16 e l'ordine del giorno Libé n. 9/1145-A-R/17, mentre è favorevole all'ordine del giorno Cera n. 9/1145-A-R/18. L'ordine del giorno n. 9/1145-A-R/19 è stato ritirato, mentre il Governo non accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/1145-A-R/20. L'ordine del giorno Togni n. 9/1145-A-R/21 è stato ritirato. Il Governo accetta l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/1145-A-R/22, mentre non accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1145-A-R/23 dato che si prevede la sanzione di tipo economico.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine giorno Dionisi n. 9/1145-A-R/24, mentre non accetta l'ordine del giorno Di Caterina n. 9/1145-A-R/25. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bernardini n. 9/1145-A-R/26.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1145-A-R/27 a condizione Pag. 64che vengano accolte una serie di riformulazioni, e precisamente: nella parte motiva, al primo capoverso eliminare dalla parole: «anche in deroga» sino alla fine del paragrafo; al secondo capoverso eliminare dalle parole: «Per questo l'Unione europea» sino al termine dello stesso; al terzo capoverso, eliminare la prima riga ed iniziare con le parole: «nel campo delle energie rinnovabili» proseguendo sino a «biomasse, si può constatare»; eliminare, infine, il quarto capoverso. Per quanto riguarda il dispositivo, il Governo esprime parere favorevole sui primi due capoversi, quelli che iniziano con le parole: «destinare i fondi CIP6» e «attivare politiche». A tali condizioni, dunque, il Governo accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1145-A-R/27.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1145-A-R/28 a condizione che nel dispositivo le parole: «ad insediare con sollecitudine un tavolo» siano sostituite dalle seguenti: «ad attivarsi per realizzare un confronto», dal momento che l'insediamento di un tavolo costituisce un impegno esageratamente preciso.
Il Governo, infine, non accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1145-A-R/29, perché saremmo esageratamente «masochisti» a dire che tutto è inapplicabile, incoerente e farraginoso, mentre accetta l'ordine del giorno Ghiglia n. 9/1145-A-R/30 del relatore.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe (PdL), accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/1?

MARIO PEPE (PdL). Sì, signor Presidente accetto la riformulazione e ringrazio il Governo per l'attenzione e per il fatto di aver accolto con entusiasmo il mio ordine del giorno e non insisto per le votazione.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Mario Pepe (PdL), anche per il suo entusiasmo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Germanà n. 9/1145-A-R/2, non accettato dal Governo.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1145-A-R/3, accettato dal Governo con riformulazione del dispositivo.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/1145-A-R/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1145-A-R/5 non accettato dal Governo.

ARTURO IANNACCONE. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1145-A-R/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 489
Astenuti 25
Maggioranza 245
Hanno votato
220
Hanno votato
no 269).Pag. 65

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1145-A-R/6 (Nuova formulazione) non insiste per la votazione del suo ordine del giorno su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Prendo, inoltre, atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/1145-A-R/7 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/1145-A-R/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 490
Astenuti 29
Maggioranza 246
Hanno votato
210
Hanno votato
no 280).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/1145-A-R/8, accolto come raccomandazione a condizione che sia accettata la riformulazione proposta dal Governo.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/1145-A-R/9 accettato dal Governo con riformulazione, alla quale aderiscono e dell'ordine del giorno Guido Dussin n. 9/1145-A-R/10 accettato.
Ricordo che l'ordine del giorno Polledri n. 9/1145-A-R/11 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/1145-A-R/12, non accettato dal Governo.

MARIO TASSONE. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, avevo già dichiarato che avrei fatto una qualche valutazione prima del voto, anche perché il sottosegretario era disattento e stava parlando con altri colleghi. Per carità, si può capire ma era disattento e non seguiva l'intervento.
Adesso mi dice che il Governo non accetta il mio ordine del giorno. Signor Presidente proprio per rendere più agibile questo percorso e più dignitosi gli atti di indirizzo parlamentare, mi chiedo perché egli abbia risposto «no» sulla continuazione dell'emergenza rifiuti e dello stato di emergenza rifiuti in Calabria contraddicendo il sottosegretario Bertolaso. Lo deve spiegare.
Si tratta di un passaggio politico importante, signor sottosegretario. Ci spieghi perché lei ha detto «no» in termini così secchi. Forse è stato tratto in inganno vedendo chi era il firmatario. Non lo so. Si può appartenere alla maggioranza o alla minoranza, ma voglio capire perché ha detto «no». Forse vuole continuare, lo ripeto ancora, lo stato di emergenza rifiuti con annessi e connessi negativi che hanno caratterizzato tale stagione nella regione Calabria. Lo voglio sapere, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, mi scusi: chiede di mettere in votazione il suo ordine del giorno?

MARIO TASSONE. Ovviamente, signor Presidente, così ognuno si prende le proprie responsabilità. Non è un dato di Pag. 66correttezza parlamentare ma di fair play per chi sta da una vita in Parlamento e non credo sia un corretto atteggiamento da parte del Governo non rispondere.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tassone n. 9/1145-A-R/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 521
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato
253
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romano n. 9/1145-A-R/13.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Romano n. 9/1145-A-R/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 520
Astenuti 6
Maggioranza 261
Hanno votato
217
Hanno votato
no 303).

Onorevole Luongo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/14, accolto come raccomandazione?

ANTONIO LUONGO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1145-A-R/15 non accettato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intendo aggiungere solo questo. Chiedo scusa all'Assemblea per la mia enfasi ma è dettata da un problema che sento, come sentono tutti in Assemblea.
Ringrazio il Governo perché ha espresso una precisazione e ha detto che l'ordine del giorno in esame è condivisibile ma non si possono prendere impegni. Pertanto, mi rivolgo ai parlamentari presenti in Aula e dico loro a nome di tutti i bambini che si trovano in prossimità di tali centri. Per favore, ve lo chiedo a nome di tutti i bambini che sono anche i vostri figli. Date la possibilità di non ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1145-A-R/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 522
Astenuti 12
Maggioranza 262
Hanno votato
244
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che l'onorevole Poli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/16 non accettato dal Governo.Pag. 67
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Libè n.9/1145-A-R/17, non accettato dal Governo.

MAURO LIBÈ. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Libè n. 9/1145-A-R/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 530
Astenuti 5
Maggioranza 266
Hanno votato
247
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che l'onorevole Cera non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/18 accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1145-A-R/20, non accettato dal Governo.

TERESIO DELFINO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, francamente resto stupito dal parere contrario del Governo anche perché, per conoscenza dei colleghi, voglio leggere quello che, secondo me, è un adempimento doveroso cui è tenuto il Governo rispetto ad un'iniziativa parlamentare e ad un atto ispettivo.
L'ordine del giorno si limita soltanto ad impegnare il Governo (leggo testualmente) «a fornire al Parlamento ulteriori chiarimenti circa l'esatta quantificazione dell'onere connesso al trattamento economico dei dirigenti inquadrati a norma del decreto legislativo n.165 del 2001 e circa la natura dell'incarico: se si tratta di incarico a tempo determinato o di una stabilizzazione di esperti esterni».
Non vedo come il Governo possa sottrarsi ad una richiesta nell'ottica di un futuro impegno di un atto ispettivo finalizzato a questo. Sottosegretario Menia, chiedo se non altro di accogliere questo ordine del giorno come impegno a dare al Parlamento informazioni puntuali su una materia che è stata oggetto di largo approfondimento in Assemblea e in Commissione. Comunque, se il sottosegretario non cambia il parere, certamente ne chiedo la votazione.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Delfino facendo presente che la Commissione ha già introdotto l'articolo 19-bis in cui è prevista un'informazione al Parlamento nell'ottica generale di ciò che accade, quindi l'ordine del giorno presentato è di fatto pleonastico e questo è il motivo per cui non è stato accettato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché siamo alle prime sedute dell'Assemblea della Camera. Vi è una fase di rodaggio che capisco, però non credo che si chieda troppo ai sottosegretari e ai rappresentanti del Governo invitandoli a valutare se non sia opportuno, di fronte a casi come questo ed anche a futura memoria, visto che «un ordine del giorno non si nega a nessuno», Pag. 68perlomeno di fare il gesto di chiedere cortesemente al presentatore di potervi rinunciare, visto quanto è stato detto nella replica.
Altrimenti si inscenano piccole manifestazioni di insoddisfazione e di risentimento che facilmente potrebbero essere evitate, anche per favorire un rapporto come quello che stiamo cercando, più proficuo nel confronto fra il Parlamento ed il Governo. Sono stato sottosegretario e devo dire che un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma se i sottosegretari si limitano a ricevere l'input dei funzionari del gabinetto del Ministro, è evidente che tutto diventa più difficile. Sarebbe opportuno che vi fosse una fase di confronto e di elaborazione più proficua.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. A proposito di quel «galateo parlamentare» di cui si parla, io non uso farmi scrivere le noticine dagli altri e lo può verificare venendo a vedere la mia scrittura autografa.
Ho risposto un attimo fa, spiegandole il motivo per il quale ritenevo che questo ordine del giorno fosse pleonastico, cioè perché esiste una norma di legge - che vale ben più di un ordine del giorno - che impegna il Governo a riferire al Parlamento. Penso che basti.
Dopodiché, a proposito del fatto che gli ordini del giorno non si negano a nessuno, sulla trentina di ordini del giorno presentati (prendendoli a caso e senza guardare il nome del presentatore) mi pare che una metà, più o meno, sia stata accolta. Quindi, ci saranno pure degli scontenti, e mi dispiace se si trovano nella stessa parte politica, però non c'è alcun malanimo.
Le ripeto, mi pare di aver risposto in maniera comprensibile, utile e intelligente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/1145-A-R/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 523
Astenuti 8
Maggioranza 262
Hanno votato
251
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che il deputato Vassallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Lanzarin non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/22, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Galletti n. 9/1145-A-R/23, non accettato dal Governo.

GIAN LUCA GALLETTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Sperando di non prendere anch'io la «cazziata» del sottosegretario come i miei colleghi, mi permetto solo di dire che è abbastanza anomalo il parere contrario a questo ordine del giorno, perché esso dice semplicemente una cosa.
Il sottosegretario Bertolaso è venuto in quest'Aula e ci ha spiegato che l'utilizzo dei CIP6 era indispensabile per dare certezza ai tempi di realizzazione dei termovalorizzatori. Quest'Aula gli ha creduto e autorizzato l'utilizzo dei fondi CIP6 a questo fine. Il mio ordine del giorno dice Pag. 69una cosa semplice: qualora non si rispettino i tempi di realizzazione (lo stato di avanzamento dei lavori), gli aggiudicatari dei lavori dovranno pagare una penale a valere sui fondi CIP6. Mi sembra molto semplice e molto coerente.
Altrimenti noi - e lo dico anche agli amici della Lega Nord - nonostante l'utilizzo dei fondi CIP6, quei termovalorizzatori non li vedremo mai, perché parte della sanzione viene meno, quella a valere sugli stessi fondi. Poi, se il parere del Governo è contrario, votate contro, cosa vi devo dire.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1145-A-R/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 523
Astenuti 6
Maggioranza 262
Hanno votato
249
Hanno votato
no 274).

Prendo atto che la deputata Binetti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/1145-A-R/24, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Di Caterina n. 9/1145-A-R/25, non accettato dal Governo.

MARCELLO DI CATERINA. Signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/1145-A-R/26, accolto come raccomandazione dal Governo.

RITA BERNARDINI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rampelli n. 9/1145-A-R/27, accettato con riformulazione dal Governo.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, oggettivamente l'ordine del giorno nelle premesse è stato «falcidiato», tanto che qualche collega ha fatto una battuta dicendo che era stata fatta salva la punteggiatura e poco altro. Intanto, apprezzo il senso delle istituzioni del Governo: buona parte di quello che è stato cancellato rimarrà comunque scritto nella storia delle assurdità di questo Paese, ma per senso di responsabilità è stato eliminato dall'ordine del giorno.
Negli impegni, nel dispositivo, secondo me si fa salvo un principio importante che mi induce ad accettare la riformulazione, e cioè che in futuro i soldi accantonati dai cittadini, dalle fasce sociali più deboli, non andranno più nelle tasche di petrolieri e di gestori di termovalorizzatori. Penso che sia un principio sacrosanto, dignitoso e nobile per quest'Aula e pertanto accolgo la riformulazione del Governo e non insito per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1145-A-R/28 accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/1145-A-R/29, non accettato dal Governo.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dire solo due parole su questo ordine del Pag. 70giorno, dettato dalla preoccupazione per un calo di attenzione rispetto alle sanzioni previste per l'inadempienza a comportamenti dettati con questo provvedimento di legge.
Innanzitutto, questo ordine del giorno muove da una premessa: le amministrazioni locali non sono tutte da condannare perché appartengono a una regione; occorre, invece, fare una distinzione - come già altri colleghi hanno autorevolmente affermato - tra comportamenti virtuosi e non virtuosi, in Campania come in altre parti del Paese. Dunque, proprio per il rispetto verso le amministrazioni locali virtuose della Campania e per gli amministratori che, nonostante operino nelle medesime situazioni di disagio ambientale, sociale, e a volte anche di ordine pubblico, rispettano le leggi e le regole che approviamo anche in questo Parlamento, credo che passare un colpo di spugna, ogni volta e sempre, con sanzioni all'acqua di rose, molto flessibili, non sia cosa buona.
L'ordine del giorno di cui sono prima firmataria, semplicemente vuole ricordare che la legge 5 luglio 2007, n. 87, di conversione del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante anch'esso interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti in Campania, all'articolo 7, comma 4, prevede espressamente l'applicazione della sanzione dello scioglimento dei consigli comunali inadempienti all'applicazione di misure tariffarie idonee a garantire la copertura integrale dei costi del servizio di gestione dei rifiuti.
Questa sanzione è esattamente la stessa che i colleghi della Lega hanno tentato di applicare anche alla violazione degli obiettivi di raccolta differenziata, di cui all'articolo 16 del provvedimento in esame. Tuttavia, pur avendo essi rivendicato la loro capacità di richiamare al senso di responsabilità, mentre nel precedente provvedimento sull'emergenza in Campania che ho citato, la sanzione è stata scritta in una norma di legge, questa volta non siamo riusciti a scriverla, o meglio: non siete riusciti a scriverla. Oltre a ciò, rilevo anche il fatto che l'unica sanzione prevista è la semplice nomina di un commissario ad acta, peraltro molto generica e molto poco stringente, e che, inoltre, il meccanismo sanzionatorio previsto dall'articolo 17, comma 3-ter, come emendato è, a nostro modesto giudizio, del tutto inapplicabile. La storia dirà se è così oppure no. Pertanto, proprio per rispetto di quegli amministratori campani che si comportano bene e osservano le leggi, questo ordine del giorno semplicemente invita il Governo ad attuare norme di legge che già esistono. Per non mettere il Governo nella imbarazzante situazione di dover respingere un ordine del giorno che si limita ad invitare il Governo ad adottare le iniziative necessarie a dare attuazione ad un articolo di legge che già esiste, ossia l'articolo 141 del Testo unico sugli enti locali - francamente un parere contrario su un ordine del giorno che chiede al Governo di applicare le norme approvate da questo Parlamento mi sembra, a dir poco, imbarazzante - offro al rappresentante del Governo - qualora volesse ascoltare, altrimenti lo dico a lei, signor Presidente - la mia disponibilità ad espungere il quarto capoverso della parte premissiva, in modo tale che, se quella costituisce un problema, il Governo potrà esprimere un parere favorevole e, quindi, dare applicazione alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato, se ho bene inteso, la sua è una proposta di riformulazione; tuttavia, la riformulazione può essere chiesta soltanto dal Governo. Pertanto, se il Governo non è intenzionato a farlo, porrò in votazione il suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/29.

SIMONETTA RUBINATO. Mi scusi, signor Presidente, forse il rappresentante del Governo non ha ascoltato, e quindi non è in grado di dare questa indicazione.

PRESIDENTE. Non sono in grado di assicurarglielo, onorevole Rubinato.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 71giorno Rubinato n. 9/1145-A-R/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
242
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che i deputati Graziano e Vassallo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Ghiglia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1145-A-R/30, accettato dal Governo.
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, limiterò il mio intervento a poche e brevi riflessioni conclusive, perché in quest'Aula sono state consumate troppe parole. Il provvedimento al nostro esame doveva essere approvato in poche ore, considerata la drammaticità dell'emergenza rifiuti che si sta vivendo in Campania.
Il provvedimento, invece, è stato approvato in una settimana di faticosa discussione e di proposte emendative. Una prima riflessione bisognerebbe allora farla su una modifica del Regolamento della Camera che sia in grado di garantire più speditezza ed efficacia ai nostri lavori al fine di poter corrispondere con maggiore concretezza alle esigenze della popolazione italiana. Mentre l'Assemblea in questi sette giorni ha discusso, si è divisa, si è lacerata, in Campania l'emergenza rifiuti purtroppo ancora incombe.
Vi sono sulle strade delle province campane migliaia di tonnellate di rifiuti che ancora devono essere rimossi e che mettono a rischio la salute dei cittadini. Ho ascoltato, in quest'Aula, alcuni colleghi fare riferimenti critici ad alcune deroghe, previste dal decreto-legge in esame, rispetto a norme esistenti. L'emergenza rifiuti che vive la Campania, però, ci impone una prima riflessione: in questi anni in Campania vi è stata una deroga alla responsabilità istituzionale e al senso etico delle istituzioni che dovevano essere all'altezza dei problemi delle popolazioni amministrate. In questi 14 anni di commissariamento nulla o poco è stato realizzato e quello che è stato fatto è stato eseguito male. Non vi è in attività nessun termovalorizzatore, le discariche che attualmente sono funzionanti, non sono in condizione di fornire una risposta alla drammatica emergenza e anche la raccolta differenziata avviene ancora per percentuali troppo basse; bisogna impegnarsi affinché si possano raggiungere percentuali elevate.
Il provvedimento del Governo, che il Parlamento si appresta a votare, prevede per la prima volta un ciclo integrato dei rifiuti che consentirà alla Campania, entro il 31 dicembre del 2009, di uscire dall'emergenza. Per tutto ciò, signor sottosegretario, avevo presentato un ordine del giorno con il quale chiedevo, alla luce della fiducia che abbiamo nell'efficacia del provvedimento, di eliminare la previsione di una seconda discarica in una delle province più virtuose della Campania. Il Governo non ha accettato neanche un ordine del giorno rispettoso delle prerogative del sottosegretario Bertolaso e non ha voluto dare una risposta positiva alle popolazioni della provincia di Avellino che Pag. 72si sono dimostrate responsabili in questi anni, che non hanno mai fatto venir meno l'alto senso civico e che hanno fornito un grande contributo alla risoluzione del problema della Campania.
Le ricordo signor sottosegretario - l'ho già affermato illustrando il mio ordine del giorno - che in quei territori vi sono state aspre lotte dei contadini per sottrarre la terra ai latifondisti. I nostri contadini dell'alta Irpinia non accetteranno di buon grado, anche per la presenza di un altro sversatoio, che questa provincia si faccia carico eccessivamente di un problema che riteniamo possa essere risolto.
In conclusione di questo lungo dibattito noi del Movimento per l'Autonomia annunciamo il voto favorevole, pur con qualche motivata sofferenza, sul provvedimento in esame.
Mi rivolgo all'onorevole Ciriello per dirgli che noi parlamentari della Campania ci assumiamo fino in fondo le nostre responsabilità, e quindi lo invito a riferirsi a chi non si è saputo assumere queste responsabilità in passato e ci ha portato a dover affrontare in quest'Aula, in una situazione drammatica, un problema che poteva essere risolto attraverso una gestione ordinaria. La lezione di questi lunghi giorni di dibattito parlamentare e - consentitemi di dirlo, colleghi dell'opposizione - anche di strisciante e, a volte, aperto ostruzionismo, ci devono spingere a fare una riflessione attenta e severa sulla necessità di rivedere il Regolamento che è alla base dei nostri lavori. Non è possibile che un provvedimento, sul quale la stragrande maggioranza dei deputati ha espresso un parere sostanzialmente favorevole, ci impegni così tanto tempo, mentre altre urgenze incombono sull'Italia, sul nostro Paese. Dobbiamo dare un segnale forte, di grande responsabilità, perché se è vero che un decreto-legge produce gli stessi effetti della legge, è anche vero che fino a quando esso non è convertito dal Parlamento, e quindi non ha l'approvazione finale dell'Aula, quel provvedimento viene valutato sempre in termini di precarietà.
Noi rivolgiamo al sottosegretario Bertolaso un augurio per la sua opera, e gli offriremo tutta la solidarietà che devono dare i parlamentari che devono sentire il senso di responsabilità, soprattutto quando ci sono problemi così drammatici come quello dell'emergenza dei rifiuti.
Riteniamo che con questo voto la Campania potrà uscire dall'emergenza, ma i campani sono chiamati anche ad assumersi un'altra responsabilità. Noi accettiamo la sfida - colleghi della Lega Nord Padania - del federalismo fiscale, perché vogliamo che le popolazioni meridionali siano in grado di autogovernarsi. Tali popolazioni devono essere in grado di uscire con le loro forze dalle difficoltà da loro vissute. Oggi sul Corriere del Mezzogiorno, Ragone, in un articolo di fondo, ha ricordato come vi sia una grande responsabilità delle classi dirigenti meridionali rispetto alla situazione in cui versa il Mezzogiorno.
Noi del Movimento per l'Autonomia accettiamo le sfide del nuovo meridionalismo, che è un meridionalismo di progresso, che non fa riferimento alle vecchie pratiche dell'assistenzialismo e che punta ad uno sviluppo autopropulsivo, anche se chiama l'intero Paese ad avere senso di responsabilità e di solidarietà rispetto ad un territorio che vive un momento di grande difficoltà. Noi ascriviamo il provvedimento in esame a questa nuove pagine del riscatto meridionale, al quale noi del Movimento per l'Autonomia contribuiremo con la nostra forza, la nostra rappresentanza, le nostre idee ed il nostro progetto politico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge al nostro esame arriva alla sua conversione dopo un iter parlamentare non lungo dal punto di vista della tempistica ma sicuramente partecipato, che ha visto un dibattito Pag. 73molto intenso sia in Assemblea sia in Commissione.
Devo dire che con riferimento a questo provvedimento si intersecavano oltre che questioni politiche anche questioni tecniche di una certa complessità, che hanno portato anche a posizioni trasversali su alcuni punti. Ma tale evenienza fa parte del dibattito parlamentare che quando affronta questioni particolari e tecniche entra anche nel merito, al di là degli schieramenti. Però, il provvedimento in esame, dal nostro punto di vista, è molto importante soprattutto sotto il profilo politico. Perché è importante sotto il profilo politico? Perché sullo smaltimento dei rifiuti era stato assunto un chiaro impegno in campagna elettorale dal Presidente Berlusconi, allora candidato Premier. È importante dal punto di vista politico perché l'immagine negativa delle strade di Napoli, delle montagne di rifiuti a Napoli e negli altri centri della Campania, ha avuto un riverbero su tutto il Paese. Qualcuno mi ha raccontato che nostri imprenditori del settore turistico hanno ricevuto obiettivamente un danno all'estero per tutto quello che è derivato dalla gestione o, meglio, dalla non gestione del problema rifiuti in Campania.
Inoltre, sottolineavo che è importante dal punto di vista politico perché sicuramente, con riferimento al problema dei rifiuti, negli anni si è sviluppata e manifestata una gigantesca ingiustizia nei confronti dei cittadini campani e napoletani che hanno pagato anche tasse di smaltimento per non ricevere in cambio alcun servizio. È un'ingiustizia, inoltre, perché sicuramente, dal loro punto di vista, non è accettabile che in alcune città e in alcuni centri vi siano condizioni di vita non degne di un Paese civile. Vorrei rimarcarlo in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
L'ingiustizia è perpetrata anche nei confronti dei cittadini del nord, delle altre regioni che «ogni due per tre», come si suol dire, si vedono scaricato il problema sia in termini economici sia in termini di richieste continue di smaltimento dei rifiuti perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia)! Vorrei rimarcarlo: perché non è stato fatto da parte degli amministratori locali il proprio dovere!
Il provvedimento alla nostra attenzione è importante dal punto di vista politico perché abbiamo assistito in questi anni ad un gigantesco sperpero di denaro pubblico. Quando affermo questo, mi rivolgo ad alcuni colleghi della sinistra che ho sentito nei loro interventi parlare di demagogia leghista. Non mi riferisco all'onorevole Realacci, anzi quest'ultimo ha espresso dichiarazioni in altro senso, ma parlo del collega Bressa che afferma che gli emendamenti presentati dalla Lega Nord Padania sono frutto di una certa demagogia. Vorrei ricordargli che, al contrario, costituiscono principi molto importanti che dovrebbero trovare accoglimento tutte le volte che si approva un atto legislativo o si indirizza l'azione di Governo. Invece fino ad oggi abbiamo assistito a quello che ricordavo, vale a dire a un'ingiustizia gigantesca e allo sperpero di denaro pubblico. Però noi deputati della Lega Nord Padania abbiamo cercato, attraverso il provvedimento in esame, di condurre un ragionamento di prospettiva. Abbiamo affermato che non è più possibile far passare il principio che «tanto paga Pantalone», cioè che ogni volta che si verifica un'emergenza, c'è qualcuno che paga. Non possiamo più far passare il principio che non c'è mai chi è responsabile! Non possiamo più far passare il principio che esiste una classe politica che nella impunità - ribadisco: nell'impunità - non riesce a risolvere mai i problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
Noi della Lega questo non possiamo farlo, noi della Lega questo non possiamo accettarlo!
Allora, ecco che pazientemente, in sede di Commissione e in sede anche di discussione, abbiamo cercato di far passare alcuni concetti, che devo dire il Governo ha accolto.Pag. 74
In primo luogo, i rifiuti vanno smaltiti regione per regione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Basta, basta con il gioco allo scaricabarile!
In secondo luogo, vanno realizzati i termovalorizzatori. Lo so che vi è qualcuno che è abituato a non prendere mai decisioni, lo so che vi è qualcuno che ha interesse a lasciare i rifiuti a cielo aperto, perché poi c'é sempre il giro di una certa criminalità che specula su questo e si arricchisce. E si è arricchita molto negli ultimi anni, si è arricchita molto sotto una certa amministrazione regionale, che non ha mai risolto i problemi!
Ecco, noi abbiamo chiesto che venisse posto un punto fermo sulla realizzazione dei termovalorizzatori e lo abbiamo ottenuto. Ancora ieri vi sono state rassicurazioni in tal senso da parte del sottosegretario Bertolaso.
In terzo luogo, abbiamo chiesto che venisse introdotto il principio della responsabilizzazione degli amministratori pubblici. Altro che demagogia: chi sbaglia paga (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Chi non è in grado di risolvere i problemi, deve risponderne di fronte ai propri concittadini. Tale principio ha trovato accoglimento in due emendamenti, dal nostro punto di vista anche formulati in maniera chiara, che dicono basta alle tasse di smaltimento rifiuti percepite senza dare un servizio, perché poi il servizio si pensa di scaricarlo su altri, e cioè sullo Stato, che tanto deve intervenire.
Chi percepisce queste tasse, si vedrà considerata la somma come percepita indebitamente e dovrà restituirla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche con riferimento a questo intervento che viene fatto in maniera straordinaria per questa emergenza (che è emergenza da vent'anni, quindi sostanzialmente sappiamo tutti che, purtroppo, non è più tale).
E, ancora, vi è un quarto principio che ha trovato accoglimento in un ordine del giorno della Lega, che mette un punto fermo sul fatto che si deve realizzare la raccolta differenziata: una delle soluzioni del problema è proprio quella di realizzare finalmente la raccolta differenziata, che consente di inserire lo smaltimento dei rifiuti a Napoli e in Campania, come facciamo noi al nord e come viene fatto in altre regioni, in un ciclo industriale.
Allora, mi chiedo perché in alcune città la raccolta differenziata viene realizzata al 60 per cento e lì, invece, non viene attuata. Dovremo fare in modo che anche lì venga attuata.
Il nostro ordine del giorno afferma chiaramente che se non si fa la raccolta differenziata bisogna intervenire, perché è una grave violazione quella che commette un amministratore locale nel momento in cui decide di non metterla in pratica e di contravvenire a principi che sono ormai principi di civiltà.
Dunque, per tutti questi motivi e per i risultati che abbiamo ottenuto (che sono, ritengo, merito della nostra azione, ma anche - voglio dirlo - merito del Governo e anche del Presidente Berlusconi che, oltre a promettere, ha anche mantenuto), voteremo a favore del provvedimento in esame. Tutto ciò che abbiamo fatto e sviluppato in quest'aula è finalizzato a sostenere l'azione del Governo nonché l'impegno del sottosegretario Bertolaso, che ritengo sia una persona assolutamente competente e forse l'unico che veramente può portare a soluzione questo problema, che è ormai diventato gigantesco.
Quindi, la Lega voterà a favore del disegno di legge di conversione in esame, anche con la consapevolezza che questo è un tassello di un mosaico più ampio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo qui, in questo momento, a convertire in legge un decreto-legge non perché, come qualcuno ha voluto significare in precedenza, da scolaretti bastano trenta persone ad alzare la mano, ma perché il Parlamento - perlomeno l'Italia dei Valori - ha voluto fare la sua parte, con un quadro ben preciso che ha davanti Pag. 75agli occhi, come tutti gli italiani e tutti i cittadini del mondo, che hanno visto le immagini del degrado che la questione rifiuti ha portato alla Campania.
Sullo sfondo di tale degrado, vi è un problema principale, che è quello della delinquenza, della camorra, che si è infilata all'interno delle amministrazioni, delle comunità locali e delle imprese che dovevano affrontare questo problema e lo hanno trasformato in un loro business; essa è riuscita a farci vedere i rifiuti non nei vuoti provvisori che una città, una comunità e un paese possono individuare, ma anche nei luoghi dove essa ha voluto metterli: in tutti questi anni, sono stati scelti anche i marciapiedi dove parcheggiare i rifiuti. E lo Stato - non il Governo - da parecchi anni, in questa battaglia è stato succube ed è stato comprato più volte: ciò non può essere ammesso. Questo è uno dei motivi che ha portato ad affrontare con serietà ed in modo costruttivo il decreto-legge in oggetto.
Cosa abbiamo visto in questi giorni? La necessità di dover affrontare questioni di ordine pubblico, perché non solo la camorra e la criminalità organizzata sono presenti e ci hanno danneggiato, ma oggi ci siamo trovati a dover gestire la sicurezza, laddove intere comunità sono insorte contro chi stava cercando - o sta cercando - di trovare soluzioni al problema. Non possiamo arrivare ad una guerra civile ed affrontarla con strumenti di guerra. Invece, in alcuni casi, il Governo ha inserito in questo decreto-legge provvedimenti che sono più simili a quelli di una dittatura che a quelli di un Governo democratico, dotato degli strumenti che la democrazia fornisce.
Abbiamo sofferto, perché ci siamo trovati a dover affrontare una questione di civiltà e, anziché affrontarla serenamente con i cittadini italiani come noi, abbiamo voluto affrontarla con strumenti di forzatura, anche attraverso provvedimenti - che sono all'interno del decreto-legge - di educazione, come se mancasse l'educazione nei cittadini campani. Abbiamo operato forzature attraverso strumenti, sui quali abbiamo combattuto battaglie forti, come ad esempio, la superprocura. Per il provvedimento oggetto di conversione, essa è già efficace; tuttavia, anche se è trascorso un mese, oggi il Parlamento, anche dopo una richiesta espressa che abbiamo avanzato in sede di Commissione, non è stato in grado di avere i numeri, i numeri dei procedimenti e dei processi che dovevano passare - e dovrebbero essere passati - dalle procure alla superprocura.
Abbiamo creato, cari amici della Lega Nord, un altro «carrozzone» all'interno della giustizia. Non sto richiamando le questioni che abbiamo dibattuto nei precedenti interventi in merito alla legalità, al rispetto del diritto o della Costituzione; sto dicendo semplicemente che abbiamo creato, comunque, un ulteriore strumento della giustizia, che non ha né risorse né persone e, comunque, va a svuotare quelle che già non ne hanno, per combattere la criminalità nel territorio della Campania e nel resto del territorio italiano.
Abbiamo creato un «carrozzone» che continuerà processi e procedimenti anche dopo il 31 dicembre 2009: a questo non siamo stati in grado di porre un termine. Esso era necessario per dire che il Governo avrebbe fatto terminare l'emergenza il 31 dicembre 2009. Questo è un elemento che ci spinge a pensare che non si vuole chiudere al 31 dicembre 2009.
Oltre alla superprocura, abbiamo cercato di cambiare alcuni atteggiamenti, dal punto di vista procedurale, sulla questione della legalità. Abbiamo visto utilizzare colpi di spugna per autorizzare impianti industriali come gli inceneritori e le discariche. Si tratta di impianti industriali complessi e possiamo anche definirli con rischi sulla salute pubblica non di poco conto.
Al contrario, abbiamo detto che una commissione come la VIA non serve. Anzi, dal momento che dobbiamo risparmiare, l'abbiamo ridotta da sessanta a cinquanta componenti, e cambiamo tutto: prendiamo cinquanta nuovi tecnici che, nel giro di pochi giorni, devono riaffrontare una decina di progetti per i termovalorizzatori e altrettanti impianti di discariche.Pag. 76
Abbiamo quindi fatto uno spoil system anche per quanto riguarda i tecnici, ossia coloro che leggono le carte con scienza e non con una visione di parte, di destra o di sinistra. Abbiamo voluto spazzarli via e abbiamo detto che anche chi dovrà, poi, dare l'autorizzazione, dovrà farlo entro sette giorni, nell'ambito di quella conferenza di servizi, dove diversi esperti in varie materie devono dire la loro e, in modo collegiale, trovare la soluzione tecnica al progetto.
Ebbene, noi diciamo: o questi tecnici ci danno le risposte in sette giorni, o altrimenti lo farà il Governo, solo per mascherare l'adempimento di alcuni obblighi che la Comunità europea ci impone. Infatti, non si tratta di procedure di burocrazia volute solo dallo Stato italiano; sono forme di garanzia sulle analisi dei progetti che la Comunità europea vuole e noi, lì, ci abbiamo messo un'altra «furbata»: era meglio o, come abbiamo chiesto, dare qualche giorno in più a questi tecnici, oppure, con serenità, avere il coraggio di dire che essi non vi servono. E, allora, anche le spese relative alla copertura di queste commissioni non servono più: non servono prebende a tecnici che staranno zitti perché li abbiamo messi lì dentro! E, invece, abbiamo riscontrato una continuità anche su queste paure, abbiamo riscontrato una continuità anche in materia di deroga ambientale.
Neanche riguardo al precedente ordine del giorno Scilipoti n. 9/1145-A-R/15, avete voluto ascoltare. Si chiedeva semplicemente di controllare la qualità dell'aria con strumenti che esistono su tutti gli inceneritori e su tutti gli impianti industriali in Italia e in Europa. Quindi, non dovevamo inventarci un sistema straordinario, si chiedeva solo di avere un controllo giornaliero costante della qualità dell'aria.
Vi abbiamo chiesto di soprassedere a deroghe sul rilascio dei reflui nei corsi d'acqua e nel mare, perché gli impianti di depurazione della Campania sono fra i migliori esistenti in Italia e, quindi, il percolato che portavamo lì dentro non aveva alcuna necessità di deroghe sul rilascio, per un anno e mezzo (18 mesi!), dell'acqua. Quest'ultima, infatti, finisce tranquillamente nei corsi dei fiumi e nel mare, perché molti di questi impianti sono in prossimità del mare, un mare che, per l'Italia e per la Campania, è oro! È una delle risorse che, con poco investimento, ci sta dando molto. Noi rischiamo di rovinare anche questa fonte di risorse, di guadagno e di lavoro per la popolazione della Campania, ma non ci sono state orecchie che hanno voluto sentire!
Vi abbiamo chiesto di adottare i provvedimenti necessari alla tutela dei lavoratori, perché sono indispensabili per realizzare questi impianti e sono altrettanto indispensabili le norme che tutelano questi luoghi di lavoro, specialmente in una Italia dove, per una serie di tanti motivi, non siamo in grado di combattere questo fenomeno che porta gravissime perdite e gravissimi lutti nelle nostre famiglie e nei nostri italiani. La guerra sui luoghi di lavoro è una guerra che fa veramente un danno enorme; se pensiamo a quanto sta succedendo in Iraq, a noi sta succedendo sui luoghi di lavoro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Mi avvio alla conclusione, chiedo ancora un paio di minuti...

PRESIDENTE. No, non può avere un paio di minuti, ha esaurito il tempo, deve concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Allora solo 20 secondi, per rivolgere un appello al Governo: abbiamo cercato di indirizzarvi con molta più attenzione sulla scelta anche delle discariche, in particolare Chiaiano, dove, come abbiamo fatto per il termovalorizzatore - cioè, il sindaco in un mese, esattamente ieri, ha trovato il luogo per collocare il termovalorizzatore di Napoli - allo stesso modo si poteva fare anche per la discarica.
Abbiamo voluto forzare la mano, abbiamo voluto sbattere la porta in faccia a Pag. 77migliaia o centinaia di migliaia di cittadini napoletani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo; ci saremmo aspettati in questa sede, in un momento così importante, anche il Ministro, il sottosegretario Bertolaso. Il rappresentante del Governo, oltretutto, non ci ascolta.
Ci troviamo a votare la conversione dell'ennesimo decreto-legge riguardante l'emergenza dei rifiuti in Campania, che dura da oltre quindici anni e che, ancora oggi, viene definita tale; proprio per questo, esso dimostra la lontananza della politica dalla quotidianità di un Paese che, a parole, vuole essere tra i grandi.
Mai come oggi c'è bisogno di responsabilità: non avremmo dovuto trovarci ancora qui, con tanti commissari nominati, con un commissariato ancora in piedi.
Noi dell'Unione di Centro abbiamo sempre considerato il tema dell'emergenza dei rifiuti in Campania come un tema nazionale, perché - lo hanno detto altri - l'immagine del Belpaese è stata compromessa da questo fatto, danneggiata economicamente, anche nel campo del turismo; perché i costi dovuti, purtroppo, all'errore di pochi e all'incapacità e all'inattività di tanti li sopportiamo tutti (nord, centro e sud); perché il traffico dei rifiuti tossici e nocivi colpisce la Campania, ma interessa tutto lo stivale, con percorsi definiti che tutti conoscono.
Voglio anche ricordare che l'inefficienza nella gestione del sistema dei rifiuti trova la massima gravità in questa regione, ma la situazione è a livelli allarmanti anche altrove, non solo nel Mezzogiorno.
Chi vi parla ha l'onore di rappresentare la forza politica, forse l'unica, che non ha la benché minima responsabilità in questa farsa. Dunque, guardiamo con soddisfazione a questa maggiore consapevolezza sul tema.
Il comportamento costruttivo tenuto in Commissione dall'opposizione lo dimostra. Credo che alcuni esponenti della maggioranza, anche un poco intemperanti nei giorni scorsi, dovrebbero avere il coraggio di riconoscerlo. È un comportamento che l'Unione di Centro tiene da tempo e che continuerà a guidare la nostra azione politica.
Come ho già detto, questo è un provvedimento che ci convince - non in tutte le parti, ma ci convince - anche perché si intravede la volontà di decidere, che è mancata in precedenza da parte di altri Governi.
È vero, e ci teniamo a precisarlo, che il giudizio vero e reale dovrà essere espresso sul campo e qui faccio appello a tutti: ricordiamoci che non basta il senso di responsabilità dimostrato in Aula. Ogni partito abbia il coraggio di guidare, convincere e, se necessario, obbligare a mantenere questo spirito costruttivo anche i livelli locali.
Troppo spesso, a fronte di intelligenti posizioni nazionali, abbiamo visto gli stessi partiti bloccare localmente le iniziative conseguenti. Siamo sulla strada giusta; però, visto il clima di emergenza, avremmo preferito che il provvedimento fosse tenuto al riparo da alcune «furbate» che hanno solamente rischiato di inquinare il buon clima, come il tentato inserimento, all'interno del decreto-legge, del riordino di alcuni organi del Ministero.
Non siamo contrari, ma sosteniamo solamente la necessità di un disegno di legge con un approfondito dibattito nei due rami del Parlamento. Il nostro presidente Casini lo ha ben argomentato in quest'Aula e bene ha fatto il Governo ad acconsentire al ritiro. Siamo pronti a discuterne subito, come abbiamo fatto finora, se si rispetteranno gli impegni.
Non saremo certamente così collaborativi, se trovassero conferma alcune voci, che speriamo siano prive di fondamento, che parlano della presentazione di un decreto su questo argomento.
Il nostro spirito lo ha potuto constatare il Governo anche nell'astensione sul primo comma dello stesso articolo: avrei voluto Pag. 78ricordarlo al Ministro ma non è presente, e due parole su questo le devo dire. La procedura di nomina della commissione di VIA deve essere rivista, ricordiamocelo tutti: la commissione dev'essere un organo di garanzia per i cittadini, di massima garanzia, non deve garantire il Governo di turno e nemmeno l'opposizione del momento. Non è questo il ruolo: ripeto, deve garantire i cittadini.
Non possiamo però accettare che si scandalizzino coloro che nella passata legislatura hanno usato gli stessi sistemi. Tutti insieme, e per primo il Ministro, assumiamo come guida quel principio: lo dobbiamo ai cittadini, che giustamente chiedono garanzie e trasparenza. Altrimenti, non lamentiamo se poi gli stessi non si fidano.
E proprio per dare garanzie abbiamo chiesto che il deposito temporaneo dei rifiuti debba essere limitato a tempi più brevi: i tempi fissati sono troppo lunghi, e se fossimo in malafede potrebbero dimostrare la scarsa convinzione di riportare a normalità la situazione nei tempi fissati. L'onorevole Tabacci ha spiegato bene cosa significa l'uso degli incentivi e dei finanziamenti pubblici dovuti ai cosiddetti CIP6: bisognava chiarire l'eccezionalità, e avere il coraggio di chiamarli col loro nome, finanziamenti veri e propri. Ho sostenuto personalmente in altri momenti l'utilizzo dei CIP6 per le fonti assimilabili; continuare però a farlo, sempre per la diffidenza di andreottiana memoria, potrebbe dimostrare la mancanza dell'idea di una chiara e definita politica energetica per il futuro: questa politica così seria che porta i privati, in altri Paesi, ad investire molti quattrini per realizzare impianti senza alcun sostegno.
Signor sottosegretario, come avrà notato nel corso del dibattito, non siamo entrati nel merito dei siti: sarebbe stato facile, ma un poco infantile. Sono scelte dei tecnici. Noi chiediamo a lei garanzie che le cose siano fatte senza mai dimenticare la questione più importante, la salute dei cittadini, di quei cittadini ai quali chiediamo serietà, chiediamo che non si facciano strumentalizzare da nessuno: a loro, prima di opporsi, chiediamo di non dimenticare i cumuli dei rifiuti per le strade con il caldo, di non dimenticare i danni enormi alla salute provocati dai roghi incontrollati lungo le strade, di non dimenticare i pericoli derivati dalle troppe, numerose discariche abusive disseminate sul territorio campano, quelle discariche censite, sicuramente per difetto, in un numero non inferiore a centocinquanta.
Ai cittadini chiediamo questo impegno e questa serietà; ma loro chiedono le bonifiche: sì, quelle bonifiche che sono poco presenti nel provvedimento. Le bonifiche sono necessarie, signor Ministro, signor sottosegretario, la invito a non fermarsi a questo decreto-legge, ma a mettere in cantiere una massiccia opera di bonifica di quel territorio. È uno sfregio a tutto il paese! E a controllare che le risorse per le bonifiche siano realmente utilizzate per quello scopo: troppo spesso ci siamo accorti - e non solo in Campania - che molti di quei fondi finivano ad altri capitoli, per altri utilizzi. Anche questa volta ci è stato risposto che non ci sono risorse: lo sappiamo, purtroppo è vero, ma le risorse per le promozioni di 57 unità e per l'inquadramento di tre unità dirigenziali le abbiamo trovate! Scusate se ho citato questo infelice articolo: l'ho fatto solo per ricordare a tutti noi che quando il Governo precedente scelse il dottor Bertolaso e la protezione civile lo fece prima di tutto per l'alta professionalità sempre dimostrata e che tutti riconosciamo, ma anche, seppur con minore importanza, perché avendo le risorse in casa non ci sarebbero stati costi aggiuntivi di personale. Sarebbe stato meglio, credo, che queste persone fossero magari promosse a lavoro svolto, giudicando anche il lavoro stesso: magari qualcuno di loro meriterà di più perché avrà fatto di più.
Dov'è finita la famosa e tanto sbandierata meritocrazia? Quella meritocrazia che dovrebbe valere anche in politica, evitando che i costi delle incapacità ricadano sui cittadini.
Avviare un sistema di raccolta differenziata serio - lo sanno anche nel Lazio e notate che gli obiettivi sono più bassi di Pag. 79quelli stabiliti in Campania - costa soldi, fatica fisica e necessità di capacità e di coraggio: capacità di scegliere e coraggio di decidere.
Abbiamo chiesto i commissariamenti dei comuni che non erano capaci e, cari amici della Lega, ci avete lasciato soli. Chiedete responsabilità, ma quando è stato il momento di battere quel malcostume delle impunità, non c'eravate. Ho tralasciato la questione della superprocura perché l'onorevole Vietti l'ha spiegata bene.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

MAURO LIBÈ. Concludo. Signor Presidente, membri del Governo, come vedete, da parte dell'Unione di Centro vi è una critica seria, costruttiva e senza pregiudizi, magari puntigliosa perché sono temi che conosciamo e che vorremmo risolti. Il nostro impegno è dimostrato dal nostro voto favorevole che prima di tutto è per il Paese e per i cittadini campani. Ora tocca a voi dimostrare al Paese che si passa dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, per non essere da meno rispetto ai miei colleghi mi volevo congratulare con l'onorevole Libè. Ovviamente, mi riporto alla dichiarazione di voto dell'onorevole Libè, tuttavia parlo anche in dissenso per una valutazione ulteriore che mi sento di svolgere.
Abbiamo accolto il provvedimento in esame con attenzione, con grande comprensione e riuscendo a cogliere la realtà di Napoli, della Campania, il cumulo dei rifiuti e la situazione che esiste. Tuttavia, abbiamo anche voluto sottolineare che i problemi, che si sono più volte evidenziati ed accavallati in Campania, derivano anche da una cattiva gestione, dal modo con cui è partita l'emergenza, senza nessun controllo e senza nessuna assunzione di responsabilità da parte di chi aveva in quel momento la gestione dei rifiuti a Napoli.
Ho voluto anche, nel mio intervento su un ordine del giorno, mettere in luce - e quindi sottoporre all'attenzione del Governo - un tema e un problema che si riferiscono ai rifiuti e alla gestione di emergenza nella regione calabrese. La nostra attenzione nei confronti del Governo non ha avuto un corrispettivo e un rapporto di reciprocità. Da parte del Governo, infatti, vi è stata una disattenzione e, mi consenta, signor Presidente, un rapporto nei confronti del Parlamento non certamente civile e delicato. Così come sta avvenendo anche in questo momento, perché il sottosegretario non sta ad ascoltare.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sono qui!

MARIO TASSONE. Lei non mi sta ascoltando, lei sta parlando. Mi auguro di non avere da parte sua qualche rimostranza, perché non sono il collega della Lega. Lei non mi sta ascoltando.
Signor Presidente, non v'è dubbio: o questi ordini del giorno - peraltro, siamo intervenuti sul Regolamento con una riforma con cui si è dato risalto a tali atti - hanno un significato e un valore, oppure li aboliamo con una modifica regolamentare.
Vi è anche un dato politico. Il nostro partito e il nostro gruppo parlamentare - come dicevo poc'anzi - hanno avuto una grande attenzione e certamente hanno contribuito anche attraverso una serie di emendamenti presentati da parte dell'onorevole Libè e degli altri colleghi.
Mi auguro che ciò che è successo in Aula riceva una qualche valutazione in più da parte del Governo. Perché quando l'atteggiamento del Governo significa, a mio avviso, che si vuole fare perpetrare nella regione Calabria una gestione di emergenza per quanto riguarda i rifiuti, per me è un fatto grave.
Avevo indicato un percorso dell'autonomia e dell'assunzione di responsabilità da parte delle autonomie locali ma, così Pag. 80come diceva l'onorevole Libè, da parte della Lega non c'è stato alcun tipo di attenzione a questo nostro assunto. Pertanto, vorrei capire che tipo di politica facciamo tutti quanti - la politica che facciamo noi e quella che fate voi -, in modo che vi sia un minimo di coerenza, perché altrimenti si verifica una qualche sottovalutazione di troppo del valore dei lavori parlamentari.
Mi auguro, signor Presidente - il mio è un annuncio -, che verso altri atti di iniziativa parlamentare e di sindacato ispettivo che porrò in essere, vi sia una diversa attenzione, una diversa sensibilità e responsabilità da parte del Governo. Già è un fatto che, nel momento in cui discutiamo di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge di questa portata, non vi sia stata la continuità di presenza del Ministro del ramo competente, il che, a mio avviso, è sbagliato; vi è stata la presenza del sottosegretario Bertolaso per qualche momento e per qualche ora. Ritengo quindi che, visto e considerato come sono stati gestiti da parte del Governo i lavori parlamentari, ci debba essere anche il surplus di un'iniziativa e di un confronto, in modo che i dubbi evidenziati anche dall'onorevole Libè e dal sottoscritto possano essere rimossi attraverso una presenza ed un atteggiamento più collegiale, più ossequioso e più rispettoso da parte del Parlamento. Infatti, non v'è dubbio che questo sia un tema importante e fondamentale su cui ci dovremo confrontare anche nei prossimi giorni. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Tassone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, con ogni evidenza l'opposizione, il Partito Democratico e le altre forze, hanno cercato di dare a questo provvedimento un contributo di merito. Lo abbiamo fatto per responsabilità nei confronti dei cittadini campani. Sappiamo che la situazione è pesante: migliaia di tonnellate di rifiuti sono per le strade, e il caldo accresce i disagi e i pericoli. Lo abbiamo fatto per responsabilità nei confronti di quanto è stato fatto dai Governi precedenti e degli errori che sono stati compiuti anche dai Governi precedenti (ovviamente anche dai nostri Governi, oltre che da quelli di centrodestra). Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità per quanto non è stato fatto nel passato dalle istituzioni locali, di centrosinistra e di centrodestra, nell'affrontare questa situazione.
Sarebbe stato facile, in questa fase convulsa dei rapporti politici, farsi trascinare dal clima determinato da altri provvedimenti. Non lo abbiamo fatto, e vogliamo anche in questo cogliere un segno della nostra opposizione in questa legislatura: noi saremo sempre attenti al merito dei problemi, non ci comporteremo come la madre cattiva di Salomone, non godremo quando il bambino viene diviso a metà, ma cercheremo di muoverci sempre nell'interesse del Paese.
Lo abbiamo fatto, in particolar modo, in questa vicenda che si ripercuote da molti anni e in cui - voglio ricordarlo ai colleghi di centrodestra - la linea che viene qui seguita non è molto distante da quella che era stata seguita dai Governi precedenti. Anche la riproposizione della responsabilità del commissario Bertolaso era stata proposta anche dal Governo di centrosinistra, ma allora voi, su questa responsabilità, votaste contro, cosa che noi non faremo. Ci asterremo perché siamo convinti di alcune delle scelte fatte, ma avremmo voluto che in altri casi si scegliessero strade diverse.
Ciò che è accaduto in Campania - dobbiamo dirlo con onestà fra di noi ed anche all'esterno, al Paese - è figlio di una specie di tempesta perfetta, in cui molte condizioni hanno contribuito a determinare una situazione pesantissima. Ognuna di queste condizioni - e cioè, una presenza molto forte della camorra e della malavita organizzata, che da tanto tempo realizza in questo settore profitti straordinari, l'incapacità di molte istituzioni, Pag. 81l'irresponsabilità delle forze politiche e sociali e, infine, il distacco e la sfiducia che si è creata tra opinione pubblica e istituzioni, al punto che non c'è più certezza da parte dei cittadini circa le affermazioni che vengono fatte, di modo che possono circolare le voci più infondate - non può essere però considerata un alibi per non affrontare l'insieme dei problemi.
Sappiamo, tuttavia, che l'emergenza oggi è determinata soprattutto da un problema affrontabile, quello dei rifiuti urbani, e voglio anche dire che, oggi come in futuro, vogliamo poter distinguere nei comportamenti del Governo. Quando il Presidente Berlusconi si reca a Napoli per affrontare l'emergenza dei rifiuti, egli rappresenta tutti gli italiani.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,45)

ERMETE REALACCI. Lo fa meno quando si occupa di problemi che non interessano tutti gli italiani. È andato più volte a Napoli (anche se non la settimana scorsa) e ha capito che il passaggio dalla propaganda alla realtà è difficile. Prima aveva parlato della necessità di un mese per togliere i rifiuti dalle strade, poi di due mesi e ora il termine si è allungato alla fine di luglio. Sappiamo che l'emergenza sarà più lunga, ma anche che per affrontarla sarà necessario agire su molti fronti: la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e la realizzazione degli impianti.
Abbiamo portato al provvedimento in esame contributi importanti, anche se avremmo voluto che tali contributi fossero ancora più significativi in alcuni ambiti. Il rafforzamento della questione delle bonifiche rappresenta un punto centrale, perché la grave situazione per l'ambiente e per la salute deriva soprattutto dal passato, dallo smaltimento illegale e dalle attività della camorra. È questo il male principale della Campania. Attuare le bonifiche significa anche ricostruire un tessuto di fiducia fra cittadini e istituzioni.
Abbiamo cercato di limitare il ricorso alle deroghe e già nel testo del provvedimento varato dalla Camera si recepiscono molte indicazioni che sono venute dalla Commissione europea. Chiediamo al Governo, in particolare al sottosegretario Menia qui presente, di garantire che tutto ciò che viene concordato tra la Commissione europea e il Governo italiano venga recepito tempestivamente nei provvedimenti che approviamo.
Avremmo desiderato una spinta più forte in ordine alla raccolta differenziata e anche una precisazione maggiore del ruolo dell'esercito. Si tratta di un ruolo necessario, ma vogliamo essere sicuri che, per il bene dei cittadini, dell'esercito e delle nostre istituzioni, esso non sconfini in un ruolo di gestione dell'ordine pubblico che, credo, potrebbe produrre molti problemi e accrescere la lacerazione di cui parlavo.
Tuttavia, vi sono dei punti che portano il nostro partito ad astenersi sul provvedimento in esame: innanzitutto, il tema della superprocura. Voglio essere franco in materia. Riteniamo che anche la magistratura in Campania debba essere ricondotta ad un'azione in un certo senso coordinata e non segnata dal protagonismo dei singoli giudici. Anche la magistratura, come le istituzioni, come le forze politiche, come le forze sociali e come la stessa chiesa, spesso si è mossa più sulla spinta delle volontà dei singoli, anche per venire incontro a quelle che erano sentite come esigenze dei cittadini, piuttosto che affrontare il problema in generale.
Ma la soluzione che proponevamo e che i nostri colleghi del gruppo hanno presentato con nitidezza era meno «violenta» nei confronti dell'ordinamento giudiziario. Infatti, si proponeva una cura, se mi è permesso, «omeopatica» contro le irresponsabilità. Ritengo che sarebbe stato buono per i cittadini e per le istituzioni che tale soluzione venisse adottata.
Infine, avremmo voluto che nel provvedimento in esame fosse più forte il segno di un'azione di contrasto contro la criminalità organizzata. Anche in questo caso voglio essere molto chiaro. La presenza della camorra non può essere un alibi contro l'inefficienza delle istituzioni e l'irresponsabilità delle forze politiche e sociali. Pag. 82Però, l'attività di contrasto alla camorra, a Gomorra, è essenziale perché le politiche di ritorno alla normalità in Campania siano credibili.
A questo punto devo raccontarvi una storia: abbiamo chiesto nel provvedimento in esame di adottare un'iniziativa, non risolutiva, un'azione di prevenzione interforze come fu adottata all'epoca del contrasto contro il contrabbando nella Puglia per rendere chiaro che lo Stato, il Parlamento, parla con una voce sola. Invece, corriamo il rischio che nelle ultime settimane, e anche oggi per effetto del provvedimento sulla sicurezza approvato al Senato, l'azione di contrasto nei confronti di tale fenomeno si indebolisca.
Alcuni anni fa - non ero ancora parlamentare - contribuii come presidente della Lega Ambiente a scrivere un emendamento. Sul finire della XIII legislatura, nel marzo del 2001, esso fu approvato su proposta di un senatore di Forza Italia tragicamente scomparso e fu essenziale per una serie di indagini che rientravano allora nell'ambito del 53-bis del cosiddetto decreto Ronchi, il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, che adesso è invece l'articolo 260 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Tale provvedimento che innalzava le pene fu essenziale per ottenere alcuni effetti. Tra di essi l'utilizzo di strumenti di indagine più ficcanti, incluse le intercettazioni telefoniche, la limitazione della decadenza dei termini e delle prescrizioni, l'utilizzo di rogatorie internazionali e il ricorso all'Interpol che non era permesso in vicende precedenti.
Grazie a quel provvedimento sono state adottate misure e condotte indagini che hanno portato alla riduzione del fenomeno, ancora presente, ma più contrastato di prima. Sono state fatte 104 inchieste, compiuti 662 arresti, sporte oltre duemila denunce; si è contrastata l'attività dei clan, dei Casalesi, dei Nuvoletta, dei Galasso, dei tanti clan della camorra che hanno avvelenato la Campania.
Ebbene, purtroppo il provvedimento approvato oggi al Senato sospende i processi proprio per reati di questa natura. Inoltre, il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche, che giustamente disciplina essenziali tutele della privacy, riducendo le intercettazioni telefoniche solo a quelle relative a reati che prevedono una pena superiore ai 10 anni, impedisce di adottare le intercettazioni per reati di questa natura e rende meno sicuri i cittadini campani e gli italiani.
Infatti, la sicurezza è fatta di contrasto alla grande e alla piccola criminalità, agli scippi, ma anche a chi avvelena i territori, a chi rende possibile l'abbattimento di capi di bestiame che producono latte con la diossina e produce effetti sanitari pesantissimi in tante zone della Campania.
Noi avremmo voluto che anche da questo provvedimento venisse un segnale chiaro ed univoco del Parlamento in questa direzione. Quando discuteremo delle intercettazioni telefoniche e della sicurezza, ci limiteremo a tener presente che la sicurezza dei cittadini, e lo dico al sottosegretario Menia come agli altri, dipende anche dalla sicurezza di avere uno Stato che li tutela dall'illegalità, dagli avvelenamenti, dall'inquinamento, dal traffico illegale di rifiuti pericolosi, inclusi i rifiuti radioattivi ad alta attività.
Per questi motivi, pur condividendo la direzione adottata, ci asterremo. Avremmo voluto votare a favore. Ci assumiamo le nostre responsabilità, ma vorremmo che quando sono in ballo la salute dei cittadini...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMETE REALACCI. ... l'ambiente, la legalità e anche l'onore della Campania e dell'Italia il Parlamento parlasse con una voce sola. Questa volta non è stato possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, è indubbio che vi sia stato, contrariamente a quello che si è voluto far credere oggi in quest'Aula, un confronto approfondito in Pag. 83Commissione cui il Governo e segnatamente il sottosegretario Menia non si sono sicuramente sottratti.
Oggi possiamo dire che il provvedimento in votazione è stato discusso, affrontato in tutti i suoi aspetti, ha avuto momenti non soltanto di confronto, ma anche di convergenza tra maggioranza e opposizione e, come è giusto che sia, momenti di dissenso. Vorrei ricordare che la maggioranza sostiene un Governo che ha presentato un decreto-legge, che non è un manifesto elettorale, ma un impegno che vale per il contingente ed un impegno che vuole intervenire, da subito, su una situazione che altri - non certo noi - hanno fatto «incancrenire». Tale situazione è stata sotto gli occhi di tutti, anche dell'opinione pubblica mondiale, e a essa legittimamente il Governo di centrodestra ha inteso porre finalmente mano e freno.
Per queste considerazioni ritengo che il gruppo del Popolo della Libertà non possa che esprimere soddisfazione per l'azione intrapresa dal Governo. È stata un'azione che, vorrei ricordarlo, qualcuno ha voluto sminuire anche in ragione dell'utilizzo delle nostre Forze armate.
Sappiamo bene - lo sappiamo per storia personale e per militanza politica - che altro è il ruolo delle Forze armate, ma non possiamo che esprimere plauso per quei soldati in divisa che a Napoli stanno facendo il loro dovere e stanno aiutando lo Stato laddove altri, in modo inopinato, avevano fallito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voglio anche ricordare che in questo decreto-legge è stato recepito un emendamento che, non a caso, responsabilizza, come è stato detto, gli amministratori locali.
È un tema che ci vedeva perfettamente convinti, sul quale abbiamo realizzato, come maggioranza, una positiva convergenza. Ma io voglio dire agli amici della Lega Nord che, proprio perché vi è stata convergenza, occorre uguale intelligenza nel momento in cui si votano certi emendamenti che, come i fatti hanno dimostrato, erano scoperti sotto il profilo finanziario, avevano il parere contrario della Commissione bilancio e hanno costretto ad una ulteriore sessione la Camera per affrontare quello che poteva essere un ordine del giorno, e non doveva essere un emendamento approvato.
Ma ciò detto, rimango dell'avviso che l'impegno che noi ci siamo assunti in campagna elettorale è un impegno che non soltanto vede oggi il nostro intervento nel contingente, ma anche che si preoccupa di fornire una risposta per il futuro all'emergenza rifiuti in Campania, perché in questo provvedimento non sono previste soltanto le cosiddette discariche, ma si fa cenno alla raccolta differenziata, si prevede di proseguire l'opera per la realizzazione dei termovalorizzatori, si creano le premesse per dare una risposta non più di emergenza - perché quell'emergenza ormai risale al lontano 1994 - ma di sistema alla raccolta dei rifiuti in Campania.
Questo è un «fiore all'occhiello» che penso legittimamente la nostra maggioranza e il nostro Governo possono spendere, nel momento in cui questo decreto-legge verrà convertito in legge.
Certo, siamo in prima lettura e sappiamo bene che potrebbero essere apportate anche altre modifiche utili. Noi riteniamo, però, che in questo momento sia importante dare una risposta, soprattutto dopo che la Corte dei conti, per anni, aveva richiamato invano la politica a prendere atto che le gestioni commissariali non stavano producendo gli effetti sperati. Allora in questo momento, signor Presidente, onorevoli colleghi, tanti di coloro i quali prima hanno parlato e sono stati ricchi di suggerimenti - e li ringraziamo - potevano spendere anche qualche parola di autocritica per un'emergenza che non è vero che non abbia dei padri naturali, perché è stata creata da giunte di sinistra che si sono succedute nel corso di questi ultimi quindici anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Rivendichiamo, quindi, sotto il profilo politico, di avere fatto una scelta di coraggio nell'interesse non solo del popolo campano ma del popolo italiano, perché Pag. 84certe immagini dell'Italia negli ultimi mesi non sono state sicuramente il miglior biglietto da visita per il nostro turismo, segnatamente nelle zone campane. Ebbene quel biglietto da visita, che molti si erano prestati a presentare come un marchio di infamia per l'Italia, oggi noi con questo provvedimento definitivamente lo stracciamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Questa è la ragione per cui il Popolo della Libertà sostiene in modo determinato la conversione in legge di questo provvedimento e pertanto voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare al voto finale, ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ghiglia, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, intendo richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulla seguente correzione di forma che il testo del provvedimento richiede, proponendo, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento le conseguenti correzioni: all'articolo 3, comma 7, primo periodo, come modificato dall'emendamento 3.200 della Commissione, le parole: «presso i tribunali e le corti di appello militari» sono sostituite dalle seguenti: «presso i tribunali militari e la corte militare d'appello».
Signor Presidente, desidero anche ringraziare la Commissione per il lavoro svolto, ad iniziare dalla presidenza, ma anche tutti i colleghi e i gruppi parlamentari, il sottosegretario, onorevole Menia, per la continuità e l'attenzione con cui ha seguito i lavori in Commissione e in Aula, ed anche gli uffici, per la disponibilità e la dedizione che hanno dimostrato in queste giornate abbastanza lunghe.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1145-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile» (1145-A/R):

Presenti 523
Votanti 323
Astenuti 200
Maggioranza 162
Hanno votato 300
Hanno votato no 23
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Vedi votazionia ).

Pag. 85

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (A.C. 1185-A) (ore 19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che i relatori e il Governo hanno rinunciato alla replica.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

ALESSANDRO MARAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, l'agenzia France Presse, citando fonti dell'ambasciata statunitense a Baghdad, ha riferito che un italiano è rimasto ucciso in un attentato dinamitardo a Sadr City, che è il quartiere sciita della città. Nell'attacco avrebbero perso la vita anche quattro americani, due militari e due civili, e sei cittadini iracheni. Le segnalo l'opportunità che il Governo riferisca al Parlamento in tempi brevi sull'accaduto.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maran. Purtroppo avevamo già avuto notizia dell'evento luttuoso da lei richiamato. Il Ministro Vito è già stato interessato della questione e mi auguro anch'io che il Governo possa riferire quanto prima circa la dinamica dell'attentato.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1185-A.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in ordine all'esame da parte della Camera del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, il Governo ha fatto già presente, ieri, che il grande numero di iscritti a parlare che si erano registrati nella discussione sulle linee generali e, soprattutto, il grande numero di emendamenti che erano stati presentati dall'Assemblea, avrebbe messo a rischio la possibilità, da parte della Camera, di rispettare il calendario che è stato approvato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e che prevede, per questa settimana, l'esame di due decreti-legge.
Signor Presidente, come lei ben sa e come i colleghi sanno, noi siamo entrati in una «strettoia» particolare, che porterà le Camere ad esaminare, da ora alla sospensione dei lavori parlamentari per le ferie estive, numerosi provvedimenti, tra i quali diversi decreti-legge, che il Governo è stato costretto ad adottare per le straordinarie condizioni di necessità ed urgenza che si sono determinate. In particolare, signor Presidente, per quanto riguarda il decreto-legge in esame, il Governo aveva di buon viso accolto la richiesta della Commissione finanze di iniziare l'esame in Aula una settimana oltre il termine che era stato previsto inizialmente, proprio perché si credeva che l'esame nelle Commissioni potesse poi consentire una trattazione più agevole da parte dell'Assemblea.
L'esame nelle Commissioni risulta essere stato effettivamente approfondito; tuttavia, nonostante le iniziative e gli annunci che sono stati fatti dai colleghi capigruppo dell'opposizione, di ritirare gran parte dei loro emendamenti - annunci e iniziative che il Governo, naturalmente, apprezza - non è stato possibile registrare una comune volontà di rispettare il calendario dei lavori che ci siamo prefissati e che prevede, per questa settimana, la conclusione dell'esame del provvedimento.
Date queste condizioni, a ciò appositamente autorizzato dal Consigli dei Ministri, tenutosi nel primo pomeriggio, preannuncio la volontà del Governo di porre la questione di fiducia sull'emendamento interamente Pag. 86sostitutivo del testo che testé presento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi ironici di deputati del gruppo Partito Democratico).
Voglio subito dichiarare all'Assemblea, essendo un po' esperto di vicende parlamentari, che rispetto alle polemiche che vi sono state anche nei mesi precedenti e negli anni passati, il Governo ha inteso rispettare il lavoro della Commissione riportando integralmente nel maxiemendamento le modifiche al testo originario del decreto-legge che la Commissione ha introdotto, non introducendo alcuna questione non trattata preventivamente.
Ritengo che anche per il futuro il Governo confiderà sulla collaborazione delle Commissioni parlamentari, oltreché dell'Aula. Allorché le circostanze renderanno necessario il ricorso al voto di fiducia per il Governo sarà assolutamente prioritario rispettare il lavoro svolto dalle Commissioni e se possibile non ricorrerà allo strumento, tante volte criticato, di un maxiemendamento; verrà posta la questione di fiducia direttamente sul testo varato dalla Commissione. Anche in questo caso si va in questa direzione tranne che per alcune modifiche che non è stato possibile presentare in Commissione (si riprende qui un emendamento del relatore).
Per tali motivi, presento un emendamento interamente sostitutivo del testo e, ripeto, preannuncio la volontà del Governo di porre la questione di fiducia una volta terminate le procedure di ammissibilità.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori innanzitutto per fare gli auguri all'onorevole Vito e alla maggioranza perché siamo alla prima questione di fiducia che riteniamo non sarà l'ultima. Non potrei tacere il fatto che l'onorevole Vito sta cercando di far intendere agli italiani che questa fiducia deriva dal possibile ostruzionismo dell'opposizione. Niente di più falso. Gli italiani devono sapere, come affermava un vecchio brocardo della scorsa legislatura, che questo decreto-legge è arrivato alla Camera a distanza di non pochi giorni dalla sua scadenza. Non comprendiamo il perché - oppure lo comprendiamo benissimo - ma dobbiamo puntare l'attenzione sul fatto che si tratta di un provvedimento basilare per il Governo. È il primo vero atto del Governo e soprattutto il primo vero atto di applicazione della filosofia del novello Robin Hood. Attraverso lei, signor Presidente, chiedo al rappresentante del Governo: vi sembra normale che in un Paese normale, in un Parlamento normale, si chieda la fiducia su un provvedimento che deve costituire l'avvio dei lavori del Governo? Per colpa dell'opposizione sareste costretti a chiedere la fiducia? Niente di più falso, considerato che le opposizioni in quest'Aula si sono dichiarate disponibili a ridurre il numero degli emendamenti.
Il Ministro ha affermato di aver rispettato il Parlamento perché, bontà sua, il maxiemendamento proposto non andrebbe oltre a quanto discusso nella Commissione finanze. Anche questo non è vero perché la Commissione finanze non ha concluso i suoi lavori in ordine alle coperture finanziarie. Ma soprattutto quello che credo che si debba denunciare è che in questo provvedimento sono contenute delle nefandezze enormi. Pensate cosa accadrà, ad esempio, nel momento in cui sarà approvata quell'appropriazione indebita dei fondi previsti per oltre mille e trecento milioni di euro per la viabilità stradale secondaria di Calabria e Sicilia. In questo provvedimento avete inserito di tutto e poi ci venite a dire che a causa della nostra posizione, del nostro ostruzionismo, siete stati costretti a porre la questione di fiducia. La verità è che non siete capaci di approvare il provvedimento in esame e quindi siete stati costretti, non a causa del nostro ostruzionismo, ma della vostra incapacità, a porre la questione di fiducia. Per tutto questo faccio vi migliori auguri ma con una postilla.Pag. 87
Naturalmente io non sono d'accordo - la prego Presidente di richiamare l'attenzione del Ministro Vito - sulle cose che ho dichiarato, ma sicuramente con esse sarà d'accordo il Ministro Vito, e lo sarà anche lei, signor Presidente, perché queste parole, più o meno, sono le stesse pronunciate dall'onorevole Leone il 12 luglio del 2006, e se a dire certe cose si diventa Vicepresidente della Camera, forse era proprio il caso ripeterle (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ovviamente il Governo ha il diritto di porre la questione di fiducia, ma francamente le argomentazioni che il Ministro Vito ci ha esposto o non provano a sufficienza o provano troppo. Il ministro Vito ha detto che siamo intervenuti in troppi durante la discussione sulle linee generali, ma io credo che gli interventi svolti in quella fase - in seduta notturna - non abbiano assolutamente intralciato l'andamento dei lavori dell'Assemblea e non abbiano affatto pregiudicato il rispetto del calendario. Mi pare che mostrare una sorta di insofferenza rispetto agli interventi svolti durante la discussione sulle linee generali sia francamente un atteggiamento poco comprensibile, perché se anche l'opposizione interviene in quella fase lo fa per dare un contributo. Nessuno può sostenere che vi sia stato ostruzionismo, perché siamo intervenuti in tempi che non incidevano assolutamente sul calendario ipotizzato per questo provvedimento. Inoltre, il Ministro Vito ha espresso apprezzamento per il fatto che l'opposizione abbia ritirato gran parte degli emendamenti presentati ma, per così dire, ne ha tratto una conclusione esattamente contraria. In altre parole, pur avendo l'opposizione rinunciato ai suoi emendamenti, il Governo pone comunque la questione di fiducia.
Presidente, lei sa bene che anche recentemente, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, abbiamo dato la disponibilità a ridurre ulteriormente il numero dei nostri residui ventisette emendamenti, quindi mi pare che, a fronte di qualche decina di emendamenti, non possa essere questo numero la ragione che legittima o giustifica il Governo a porre la questione di fiducia.
La terza argomentazione invocata dal Ministro Vito è quella secondo cui vi sarebbe stato un ritardo nel calendario rispetto ai provvedimenti precedenti che avrebbe fatto slittare il cosiddetto decreto sull'ICI. Lei sa bene, signor Ministro, perché diligentemente è rimasto per gran parte del tempo in questa Aula, che il protrarsi della discussione del decreto in materia di rifiuti non è certamente attribuibile solo o soltanto all'atteggiamento dell'opposizione. Le ricordo - come lei ben sa - che giovedì sera l'opposizione era in Aula pronta a continuare la discussione e a votare il provvedimento sui rifiuti e sono stati il relatore di maggioranza e la maggioranza a chiedere il rinvio dell'esame alla settimana successiva (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Quindi, francamente la prego di non invocare l'allungamento dei tempi relativi alla conversione del decreto sui rifiuti come giustificazione per chiedere la fiducia sul provvedimento in esame.
Se, come mi pare, nessuno degli argomenti che lei ha citato spiega i motivi per cui il Governo rifiuti una normale discussione in termini di corretta dialettica parlamentare evidentemente vi è qualcos'altro sotto. C'è quello che lei non ha detto perché non lo può dire: le Commissioni non erano state in grado di approvare la parte del provvedimento - segnatamente l'articolo 5 - che riguardava la copertura finanziaria, perché vi sono profondi contrasti all'interno della maggioranza sulle modalità di assicurare copertura a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Il Governo, accampando scuse che francamente non Pag. 88c'entrano niente, presenta un maxiemendamento, anziché far votare il testo delle Commissioni, in cui surrettiziamente introduce la disposizione relativa alle coperture e lo sottopone blindato ma non all'opposizione bensì alla sua maggioranza per metterla in condizione di non dividersi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Francamente, ritengo che potete anche porre la questione di fiducia, ma sia chiaro che questo non è un gesto di forza ma di profonda debolezza di questa maggioranza e di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, vorrei anch'io dire qualche verità al Ministro Vito, perché la simpatia e anche la comprensione per il ruolo che svolge non possono impedire di lasciar traccia di una ricostruzione dei fatti che deve essere più rispettosa della verità.
Inizio dalla questione che ora ha sollevato il collega Vietti. La scorsa settimana avete chiesto un voto per rinviare a questa settimana l'esame degli ultimi emendamenti sul cosiddetto decreto-legge in materia di rifiuti. Ci avete tenuto qui a discutere di procedure per ore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Italia dei Valori). Chiedo al Ministro Vito di andarsi a rileggere gli innumerevoli interventi del Partito Democratico e del collega Giachetti in particolare, nei quali abbiamo dichiarato di essere disponibili a rimanere sino a tardi, ancora per un giorno, per concludere l'esame di un provvedimento che ritenevamo e riteniamo essere urgente, come quello sui rifiuti della Campania. Avete chiesto un voto: resta agli atti che voi avete chiesto un voto e ci avete portato a questa settimana. Oggi avremmo potuto cominciare da questa mattina ad esaminare e discutere il decreto-legge su ICI e straordinari, quello che voi pomposamente avete chiamato disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.
Sapete, inoltre, un'altra cosa ancora (anche questa fa parte della verità): la discussione in Commissione non è stata ostruzionistica. Nessun gruppo dell'opposizione, tanto meno quello del Partito Democratico, ha presentato obiezioni, osservazioni od opposizioni di natura ostruzionistica. Avete sollevato sui giornali questa mattina e di nuovo, poco fa, in Aula, il tema dei molti emendamenti dell'opposizione. Il gruppo del Partito Democratico, che aveva originariamente presentato in Assemblea 170 emendamenti, ne ha conservati 29 e, ancora poco fa, avremmo potuto ridurre ulteriormente questo numero se il Governo avesse manifestato un altro atteggiamento.
Questi emendamenti non hanno niente di ostruzionistico. Volete dare qualche aiuto alle famiglie? Noi avevamo sollevato il tema degli affitti. Volete dare qualche aiuto alle famiglie? Abbiamo sollevato nuovamente il tema del massimo scoperto delle banche. Volete colpire i banchieri? Abbiamo sollevato il tema della portabilità dei mutui. Abbiamo, cioè, sollevato questioni che sono tutte attinenti alle materie che voi avete voluto considerare giustamente urgenti: dare qualcosa in più alle famiglie italiane. Tuttavia per coprire i provvedimenti su ICI e straordinari, avete utilizzato risorse che non sono senza nome e cognome e costituiscono la vera ragione per la quale oggi in questa sede ci venite a dire che ponete la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Avete tolto soldi a destinazione importanti: ospedali, metropolitane, il trasporto pubblico locale, il Mezzogiorno d'Italia. Guardate l'intervista del presidente Lombardo che è un vostro alleato ed è espressione del vostro Governo in Sicilia: Contro la Sicilia il vento del nord. Questo il titolo dell'intervista riportata da uno dei principali quotidiani dell'isola (Mostra un quotidiano). Ecco i motivi per i quali avete posto la fiducia: dovete dire la verità. Avete posto la questione di fiducia perché Pag. 89non siete nelle condizioni di reggere il voto sugli emendamenti in questa Assemblea. Perché avete paura degli emendamenti e del voto della maggioranza, non della forza e della caparbietà dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Vogliamo soltanto lasciare agli atti la seguente considerazione: abbiamo svolto una discussione corretta in Commissione, eravamo pronti a svolgere una discussione corretta in questa Assemblea. Avete voluto legare le mani alla vostra maggioranza. Ne prendiamo atto: non sarà la prima volta, anch'io penso che vi toccherà altre volte. Noi saremo qui a combattere una battaglia per gli interessi degli italiani, dell'Italia e di tutte le regioni italiane, del nord, del centro e del sud, perché governare è più difficile che sostenere la campagna elettorale.
In campagna elettorale si può raccontare al nord una cosa, al centro un'altra e al sud un'altra ancora, ma quando si governa si deve trovare la sintesi, si deve governare nell'interesse generale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Prendo atto della presentazione da parte del Governo dell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 93 del 2008 (A.C. 1185-A), nonché del preannunzio da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento dell'intenzione del Governo di porre la fiducia sull'approvazione di tale emendamento.
La seduta sarà ora sospesa al fine di procedere al vaglio di ammissibilità di tale testo. Dopo la comunicazione della decisione sull'ammissibilità, avverto che la seduta sarà ulteriormente sospesa per consentire un esame del testo da parte del Comitato dei diciotto. Alla ripresa della seduta potrà essere quindi posta la questione di fiducia e sarà convocata la Conferenza dei capigruppo.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come altri colleghi chiedo di intervenire a nome del mio gruppo sull'ordine dei lavori, a seguito delle dichiarazioni del Ministro Vito.
Avevo chiesto la parola prima, mi spiace ci sia stato evidentemente un disguido.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, ci scusiamo se in precedenza non abbiamo visto la sua richiesta di parola. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Ci mancherebbe, signor Presidente. Ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni dei colleghi degli altri gruppi parlamentari, a partire dal vicepresidente del gruppo dell'Italia dei Valori, onorevole Evangelisti, che evidentemente forse aveva preparato la sua dichiarazione prima dell'intervento del Ministro Vito, considerato che ha affermato che il Ministro Vito avrebbe attribuito all'ostruzionismo dell'opposizione la posizione della questione di fiducia, cosa che non si è verificata.
Ho ascoltato con attenzione le parole del Ministro Vito e mi sembra di aver capito che non vi è stata affatto una critica all'ostruzionismo dell'opposizione (che peraltro il Ministro Vito ha avuto l'eleganza di non fare, anche se avrebbe forse potuto citare gli oltre trenta iscritti sul complesso degli emendamenti, che avremmo dovuto iniziare a discutere immediatamente). Ho anche ascoltato con attenzione le parole della vicepresidente del gruppo del PD, la collega Sereni, che ci ha fatto presente, è vero, che abbiamo proceduto ad un voto per chiudere l'esame del provvedimento in oggetto nella scorsa settimana e rinviare ad oggi l'esame e il voto finale del provvedimento sui rifiuti, ma ciò evidentemente non ha nulla a che fare con la posizione della questione di fiducia sul provvedimento in sostegno delle famiglie. È evidente che la stessa onorevole Sereni è vicepresidente di un gruppo parlamentare che ha sostenuto il Governo Prodi, il quale ha posto trentatré questioni di fiducia negli ultimi due anni, quindi credo Pag. 90che a questo punto il Ministro Vito abbia avuto in qualche modo il buonsenso e l'eleganza di non accusare l'opposizione di qualcosa che l'opposizione non ha ancora fatto, che forse poteva essere nelle intenzioni, ma semplicemente si è limitato a specificare che la posizione della questione di fiducia serve al Governo per poter mantenere una tabella di marcia.
Al di là di ciò, ho partecipato ieri alla discussione sulle linee generali e sono stato l'ultimo ad intervenire. È stata una discussione lunga, approfondita, che si è conclusa intorno alla mezzanotte, su un provvedimento che pure è stato dibattuto in Commissione.
Ritengo che sia stato un gesto di sensibilità, da parte del Governo, quello di non presentare un maxiemendamento che stravolgesse il lavoro della Commissione, ma che riprendesse sostanzialmente il lavoro svolto dai colleghi delle due Commissioni referenti i quali hanno, assieme ai relatori Fugatti e Ravetto, esaminato il provvedimento in oggetto. Credo che il Governo abbia avuto da tale punto di vista la sensibilità e il buonsenso di mantenere sostanzialmente inalterato tale testo. Quindi, in questo senso, a nome del mio gruppo, come gruppo di maggioranza, non posso accettare le critiche che sono state avanzate al Ministro Vito e al Governo, di aver accusato l'opposizione di ostruzionismo. Ritengo che vi è una tabella di marcia e vi sono provvedimenti in corso: abbiamo il dovere politico ed elettorale di mantenere questa tabella di marcia. Vi sono provvedimenti sulla cui necessità ed urgenza vi sono punti condivisi; ringrazio i gruppi dell'opposizione che si sono espressi con un voto di astensione sul provvedimento riguardante i rifiuti: credo che vi sia stata una sensibilità importante su alcuni provvedimenti, sulla cui necessità ed urgenza vi è stata una condivisione, si è riusciti ad entrare nel merito, seppur con diversità di posizioni, ma si è fatto un lavoro alto e nobile nel Parlamento.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord apprezza la decisione del Governo di porre la questione di fiducia. Per le motivazioni già espresse dall'onorevole Baldelli, crediamo che questo sia il momento di portare a casa provvedimenti importanti per il Paese. Si tratta di provvedimenti di cui il Paese, le famiglie e i cittadini sentono la necessità, sui quali il Governo si era impegnato e a cui deve dare delle risposte. Apprezziamo, altresì, il fatto che sia stato ripreso completamente - secondo quanto affermato dal Ministro Vito - il lavoro svolto nelle Commissioni e che venga recepito, nell'emendamento sul quale verrà posta la questione di fiducia, il lavoro svolto all'interno di esse. Vorrei ricordare che le Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze) hanno lavorato sul provvedimento in oggetto.
Per l'esperienza cui abbiamo assistito nella precedente legislatura sui provvedimenti in materia economica, finanziaria e fiscale, crediamo di poter dire che questa volta - non come nella scorsa legislatura - le Commissioni abbiano effettivamente lavorato. Ricordiamo provvedimenti importanti approvati nella scorsa legislatura, durante i quali, in Commissione, i voti espressi erano pochi, molto pochi. Questa volta, possiamo dire che è vero che in quest'Aula viene posta la questione di fiducia, ma all'interno delle Commissioni si è lavorato, cosa - lo ripeto - che nella scorsa legislatura non era accaduta riguardo gran parte dei provvedimenti in materia economica e fiscale.
Il rischio era (ed è) che i numerosi provvedimenti che il Governo sta realizzando per dare risposte importanti al Paese - riguardo al tema economico, alla sicurezza e ai temi su cui la coalizione di centrodestra si è spesa in campagna elettorale ed ha ottenuto la fiducia - poi, rischino di ingolfare i nostri lavori.
Apprendiamo del lavoro importante svolto dalla Commissione, il Governo porrà la questione di fiducia, che verrà votata sicuramente anche del gruppo della Pag. 91Lega Nord, che apprezza, quindi, tale decisione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, faccio riferimento ovviamente all'articolo 42 del Regolamento, per pregarla di spiegare al collega Baldelli l'artificio dialettico utilizzato da questi banchi per mettere in evidenza la contraddizione non del Governo, ma di chi attualmente siede al Governo e ha condotto per due anni battaglie contro il Governo Prodi denunciando, ogni volta, che poneva una questione di fiducia. Vi è una piccola differenza fra la precedente legislatura e questa: nella precedente legislatura i numeri erano «risicati», mentre oggi avete oltre cento parlamentari di maggioranza e non riuscite ad approvare un provvedimento di questa portata...

SIMONE BALDELLI. Non è vero! Guarda i numeri!

FABIO EVANGELISTI. ...per i vostri limiti, le vostre contraddizioni, per i tempi e tutto ciò che è stato appena denunciato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,25).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, le ricordo che per il suo gruppo è già intervenuta l'onorevole Sereni. A quale titolo lei chiede la parola?

MAURIZIO TURCO. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, esiste un dovere costituzionale del Parlamento di cui non stiamo nemmeno simulando il rispetto: dobbiamo eleggere un membro della Corte costituzionale. Ho già posto la questione nella seduta di giovedì e il Vicepresidente Buttiglione ha affermato che il problema è presente. Si tratta di un nostro diritto-dovere che dobbiamo esercitare.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurizio Turco, e mi auguro che faccia piacere a lei e ai colleghi sapere che, d'intesa con il Presidente del Senato, ho inviato quest'oggi una lettera ai presidenti dei gruppi parlamentari, proprio per ricordare quel diritto che il Parlamento ha - diritto che al tempo stesso è un dovere - ossia quello di garantire che vi sia il plenum nella Corte costituzionale, anche in ragione del fatto che sono quindici mesi che il Parlamento non procede all'adempimento di quel diritto-dovere.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 20.

La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 20.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1185-A.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha depositato l'emendamento Dis. 1.1. (Vedi l'allegato A - A.C. 1185-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 93 del 2008 (vedi l'allegato A - A.C. 1185-A), preannunziando l'intenzione del Governo di porre la fiducia sulla sua approvazione. (Per le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A - A.C. 1185-A).
La Presidenza ha svolto il vaglio di ammissibilità su tale proposta emendativa, Pag. 92verificando che essa ricomprende - oltre al testo approvato dalla Commissione per l'Assemblea - il testo di alcuni emendamenti già presentati e valutati ammissibili per l'esame in Commissione o in Assemblea. L'emendamento, pertanto, deve ritenersi ammissibile.
Sulla base dei precedenti, il testo dell'emendamento Dis 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 93 del 2008, verrà trasmesso alle Commissioni competenti, affinché il Comitato dei diciotto possa prenderne cognizione prima della posizione della questione di fiducia.
A tal fine, sospendo la seduta per quindici minuti.

La seduta, sospesa alle 20,05, è ripresa alle 20,20.

(Posizione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1. del Governo - A.C. 1185-A )

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, prima di porre la questione di fiducia, desidero rappresentarle la necessità di una correzione di carattere meramente formale al testo che è stato presentato, e che riguarda un riferimento normativo: al comma 9, lettera b), sono soppresse le parole «istituito dall'articolo 22 della legge 21 dicembre 1978 n. 845».
Ciò detto, a nome del Governo, espressamente autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 1185 di conversione del decreto-legge n. 93 del 2008, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. A seguito della decisione del Governo di porre la questione fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente nella Sala dei Ministri al piano aula, per organizzare il seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 20,22, è ripresa alle 21.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (da inviare al Senato - scadenza: 27 luglio 2008) (A.C. 1185).
Poiché la questione di fiducia è stata posta alle ore 20,20 di oggi, la votazione per appello nominale avrà inizio alla stessa ora di domani. Le dichiarazioni di voto, a norma dell'articolo 116, comma 3, del Regolamento, avranno inizio domani alle ore 19, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è stabilito alle ore 15 di domani, mercoledì 25 giugno.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time), già previsto per mercoledì, non avrà luogo.
Nella seduta di giovedì 26, a partire dalle ore 9, si procederà all'esame degli ordini del giorno, alle dichiarazioni di voto finale e alla votazione finale del disegno di legge di conversione.Pag. 93
Seguiranno gli altri punti già previsti all'ordine del giorno.

Trasmissione del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013 e sua assegnazione alla V Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera pervenuta in data 24 giugno 2008, hanno trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, il documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013 (Doc. LVII, n. 1).
Il documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il termine per l'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti in sede consultiva è stabilito per il 1o luglio 2008. La V Commissione (Bilancio) dovrà presentare la relazione all'Assemblea entro il 5 luglio 2008.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia.

PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia il senatore Giuseppe Esposito in sostituzione della senatrice Laura Bianconi.

Convocazione della delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

PRESIDENTE. Con riferimento alla precedente comunicazione resa nel corso della seduta odierna, informo la Camera che la convocazione della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della OSCE per la sua costituzione è anticipata alle ore 9 di giovedì 26 giugno 2008.

Nomina dei componenti della delegazione presso l'Assemblea parlamentare euromediterranea.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare euromediterranea i deputati Sergio D'Antoni e Gennaro Malgieri.
Il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della stessa delegazione il senatore Rosario Costa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 25 giugno 2008, alle 18,45:

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (1185-A).
- Relatori: Ravetto, per la V Commissione e Fugatti, per la VI Commissione.

La seduta termina alle 21,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1145-A/R - em. 18.53 518 492 26 247 224 268 57 Resp.
2 Nom. em. 18.200 513 510 3 256 506 4 56 Appr.
3 Nom. em. 18.52 519 518 1 260 245 273 54 Resp.
4 Nom. em. 18.50, 18.101 524 523 1 262 246 277 52 Resp.
5 Nom. em. 18.102 523 522 1 262 249 273 53 Resp.
6 Nom. subem. 0.17.201.1 509 481 28 241 210 271 57 Resp.
7 Nom. subem. 0.17.201.2 507 479 28 240 206 273 57 Resp.
8 Nom. subem. 0.17.201.3 514 488 26 245 215 273 56 Resp.
9 Nom. subem. 0.17.201.4 527 501 26 251 225 276 55 Resp.
10 Nom. subem. 0.17.201.7 519 492 27 247 219 273 55 Resp.
11 Nom. em. 17.201 517 516 1 259 510 6 53 Appr.
12 Nom. subem. 0.17.200.1 529 525 4 263 327 198 53 Appr.
13 Nom. em. 17.200 525 520 5 261 328 192 54 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1145 A/R/5 514 489 25 245 220 269 53 Resp.
15 Nom. odg 9/1145 A/R/7 519 490 29 246 210 280 53 Resp.
16 Nom. odg 9/1145 A/R/12 523 521 2 261 253 268 53 Resp.
17 Nom. odg 9/1145 A/R/13 526 520 6 261 217 303 53 Resp.
18 Nom. odg 9/1145 A/R/15 534 522 12 262 244 278 52 Resp.
19 Nom. odg 9/1145 A/R/17 535 530 5 266 247 283 52 Resp.
20 Nom. odg 9/1145 A/R/20 531 523 8 262 251 272 52 Resp.
21 Nom. odg 9/1145 A/R/23 529 523 6 262 249 274 52 Resp.
22 Nom. odg 9/1145 A/R/29 521 520 1 261 242 278 51 Resp.
23 Nom. Ddl 1145-A/R - voto finale 523 323 200 162 300 23 50 Appr.