Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 13 di mercoledì 4 giugno 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,35.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 maggio 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Berlusconi, Bindi, Bongiorno, Brugger, Fallica, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Molgora, Pescante, Scajola e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Saluto una delegazione di deputati e deputate della Costa d'Avorio, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 4 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato) (A. C. 1094) (ore 10,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo.
Ricordo che nella seduta del 29 maggio scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore e il Governo hanno rinunciato alla replica.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,40).

CALOGERO MANNINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, stamattina alcune marinerie siciliane hanno organizzato manifestazioni di protesta per la questione del costo del carburante. Vorrei sollecitare il Governo, in particolare il Ministro delle sviluppo economico e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali, a riferire in Assemblea sui possibili intendimenti del Governo stesso rivolti a risolvere tale vicenda.
Faccio presente che il Governo francese nei giorni scorsi - ignoro però con quale dialogo e intesa con l'Unione europea - sta tentando di raggiungere una soluzione a tale questione, che si sta ponendo anche per la Spagna.

Si riprende la discussione (ore 10,42).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 2

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, vorrei far presente al Governo e ai colleghi che siamo in una condizione alquanto anomala perché il decreto-legge della cui conversione si discute è il primo di una serie di provvedimenti che intervengono sulla medesima materia. Nel primo decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea si parla di un prestito ponte ad Alitalia ma, in un certo senso, tutti sappiamo che sono intervenuti ben due provvedimenti successivi sulla medesima materia, dei quali uno ha trasformato la natura del prestito ponte da finanziamento a patrimonializzazione della stessa Alitalia mentre, addirittura, il successivo e recentissimo decreto-legge ha modificato le procedure internazionali per la eventuale dismissione della partecipazione dello Stato in Alitalia.
Signor Presidente, mi rivolgo a lei e al Governo perché mi sembra non più proseguibile la discussione del provvedimento in quanto nelle more della stessa ne è avvenuto il mutamento dell'oggetto. Il Governo si è esercitato in un'anomala forma di decretazione per approssimazioni successive, in quanto rispetto al primo intervento sono cambiate non solo le norme ma anche l'impostazione di politica economica sottesa agli interventi successivi. Pertanto, mi sembra francamente improprio - e temo anche inutile - discutere oggi del primo decreto-legge perché nei fatti esso è stato ampiamente superato dai provvedimenti successivi. Non entro nel merito delle anomalie di tale vicenda che poi esamineremo nel corso della discussione.
Pertanto, signor Presidente, pur sapendo che in via informale, questa mattina, il Governo avrebbe anticipato al Comitato dei nove la presentazione di un emendamento che dovrebbe assorbire il contenuto dei decreti-legge successivi, credo che o si rinvia la discussione odierna in modo da unificarla con quella relativa ai due decreti-legge successivi in modo da avere un'unica discussione che tenga conto delle evoluzioni intervenute, oppure il Governo, come sembrerebbe avere anticipato al Comitato dei nove, presenta un proprio emendamento che recepisca i contenuti delle disposizioni specifiche recate dai due decreti-legge successivi.
Mi affido anche alla sensibilità del Presidente della Camera perché non si tratta di un problema di metodo, ma di una precondizione politica per poter discutere dell'argomento. Ritengo peraltro inevitabile che, comunque, il Governo ci esponga quale sia la politica economica su Alitalia prima di farci esaminare a «spizzichi e bocconi» gli interventi di decretazione d'urgenza che ha inteso adottare sull'argomento.

PRESIDENTE. Prima di chiedere al Ministro Vito se intenda intervenire al riguardo, hanno chiesto la parola l'onorevole Giorgio Merlo e l'onorevole Evangelisti: su quanto testé espresso dall'onorevole Vietti o su altro?

GIORGIO MERLO. Su altra questione.

PRESIDENTE. Onorevole Merlo, se non le dispiace, esauriamo prima questo punto. Lei, onorevole Evangelisti?

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'argomento, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Vietti ha anticipato il senso di una riflessione che credo ormai sia comune a tutta l'Assemblea. Di fronte avevamo due possibilità: o si lasciava cadere sul binario morto il decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80 e si affrontava quindi la discussione nel merito del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, oppure il Governo poteva sostituire il primo con le disposizioni di cui all'articolo 4 del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93.
Mi sembra che fra queste due ipotesi si sia individuata un'ipotesi ibrida per cui, se le notizie sono fondate, il Governo avrebbe appena presentato al Comitato dei nove della Commissione di merito un emendamento che integra il decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80. In ogni caso, il motivoPag. 3per il quale intervengo sull'ordine dei lavori è chiederle, signor Presidente, poiché oggi è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo, di valutare la possibilità di destinare un congruo lasso di tempo all'approfondimento della materia.
So che non possiamo tornare sull'esame del testo, tuttavia bisogna dare modo alla Commissione di merito di approfondire il tema, per cui la prego fin d'ora di stabilire un congruo spazio di tempo per l'approfondimento necessario; si potrebbe immaginare fin da subito di proseguire la discussione in Assemblea del provvedimento la prossima settimana.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per associarmi a quanto appena detto dal collega Evangelisti e prima di lui dal collega Vietti e per chiederle di verificare se sia possibile dare un modo ordinato ai nostri lavori in presenza della minaccia di un'improvvisa e formale presentazione di un emendamento da parte del Governo e, altresì, se non sia il caso, come diceva ora l'onorevole Evangelisti, di tornare all'esame in Commissione.
Soprattutto la prego, signor Presidente, poiché i «fantasmini» ci dicono che tale emendamento trasforma sostanzialmente la ratio del provvedimento varato dal Governo Prodi, di consentire un tempo per la presentazione di subemendamenti, tale da rendere possibile lo svolgimento del nostro lavoro, che è quello di opposizione.

PRESIDENTE. Mi permetta di scherzare, lei è un uomo razionale e non crederà ai fantasmi, spero!

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo innanzitutto ha preso atto del dibattito avvenuto in Commissione trasporti e, successivamente, della discussione generale che si è svolta in Aula la settimana scorsa nel corso della quale i colleghi dell'opposizione hanno ripetutamente chiesto che il decreto-legge in esame, riferito esclusivamente al prestito ponte varato dal Governo Prodi, tenesse in qualche modo conto anche dei successivi provvedimenti che il nostro Governo è stato costretto ad assumere, di cui dopo dirò brevemente anche le ragioni.
Infatti, un autorevole rappresentante dell'opposizione, l'onorevole Misiti, ha anche presentato - e successivamente ritirato - una proposta emendativa volta ad inserire nel decreto-legge al nostro esame le disposizioni di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 93 del 2008, il cui esame pende attualmente presso la Commissione finanze, disposizioni riguardanti sempre il prestito Alitalia.
Il Governo non ha inteso presentare questa mattina un emendamento all'Assemblea che, fatto salvo il giudizio di ammissibilità della Presidenza, avrebbe, questo sì, comportato l'immediata fissazione di un termine per i subemendamenti e una rapida approvazione da parte della Camera, ma ha semplicemente dichiarato questa mattina in Comitato dei nove la propria disponibilità a recepire queste istanze dell'opposizione, ad assicurare che ci potesse essere una corretta tecnica legislativa e un dibattito politico parlamentare più trasparente su una materia complessa e delicata quale quella della privatizzazione dell'Alitalia e a trasporre, quindi, nella conversione del decreto-legge sul prestito ponte le due disposizioni nel frattempo varate.
Tali disposizioni - è notorio - si sono rese necessarie per avviare la procedura di privatizzazione e anche per poter prevenire e rispondere alle osservazioni da parte della Commissione europea, oltre che per evitare che il prestito ponte potesse determinare anche le condizioni per un ulteriore indebitamento dell'Alitalia.Pag. 4Infatti, se non fosse stato collocato a patrimonio netto dell'azienda, questo si sarebbe probabilmente verificato.
Quindi, signor Presidente, il Governo ha confermato in Comitato dei nove questa disponibilità. Mi pare che in quella sede tale disponibilità sia stata accolta, fatte salve naturalmente le successive determinazioni che l'Assemblea e la Commissione stessa intenderanno assumere rispetto ad un eventuale rinvio in Commissione e ad un eventuale esame di merito in quella sede del nuovo emendamento. Naturalmente, il Governo intende assicurare tale esame con la partecipazione dei propri rappresentanti.
Colgo anche l'occasione, signor Presidente, per informare l'Assemblea che, in vista di questa modifica del decreto-legge in esame, ieri abbiamo rappresentato alla Conferenza dei presidenti di gruppo del Senato la possibilità che tale decreto-legge - già esaminato dall'altro ramo del Parlamento - possa tornare al Senato. Visti i tempi stretti di conversione - il decreto-legge scade il 22 giugno -, il provvedimento è stato già inserito, sia pure subordinatamente all'approvazione con modifiche da parte della Camera, già per la settimana prossima all'esame dell'Assemblea del Senato.

MARIO VALDUCCI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, condivido ciò che ha testé ricordato il Ministro Vito su quanto avvenuto nei giorni scorsi sia in Aula sia in Commissione. Penso sia giusto condividere anche la necessità di inserire in un'unica norma organica tutto ciò che riguarda il tema della privatizzazione dell'Alitalia.
Pertanto, ritengo necessario vi sia un'analisi sul nuovo testo, che doverosamente verrà presentato in Commissione. Quindi, chiedo all'Assemblea che si disponga un rinvio in Commissione del decreto-legge, affinché si possa esaminare in quella sede e in un tempo congruo il testo che il Governo presenterà. Penso che tale esame si possa limitare, dato anche quanto ricordava il Ministro Vito sulla scadenza del termine per la conversione del decreto-legge in esame, al pomeriggio di oggi in modo da tornare all'esame in Assemblea, dopo l'approvazione dei pareri anche delle altre Commissioni (I e V) sul nuovo testo, alle ore 16.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, volevo replicare brevemente al Ministro Vito, per esprimere un apprezzamento. Infatti, mi sembrava di aver colto dalle parole del Ministro una apertura e una disponibilità del rappresentante del Governo ad approfondire il confronto. Invece, l'intervento del presidente della Commissione trasporti, onorevole Valducci, mi sembra che abbia «tagliato» questa possibilità. Infatti, se davvero si immagina di rinviare il provvedimento in Commissione per riproporlo alle 16 in Assemblea, al termine del question time, francamente non riesco a vedere lo spazio per un approfondimento.
Anche perché - come ricordava il Ministro Vito e lo ringraziamo per il riconoscimento - è venuto dall'Italia dei Valori un suggerimento che aveva anche un sapore un tantino provocatorio, quello di indicare come si deve governare, perché noi sappiamo fare l'opposizione, ma abbiamo una cultura di governo. Con la proposta contenuta nell'emendamento Misiti si suggeriva provocatoriamente, lo ripeto, al Governo la strada maestra per intervenire sulla questione, ferme restando tutte le nostre riserve di merito e di carattere politico sull'argomento.
Per questo motivo rinnovo l'invito, signor Presidente, ad offrire all'Aula e alla Camera dei deputati un congruo tempo per l'approfondimento in Commissione.

PRESIDENTE. Avverto che sulla richiesta di rinvio del testo in Commissione perPag. 5apportare le modifiche testé illustrate dal presidente Valducci, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento darò la parola per cinque minuti ad un oratore a favore e ad uno contro.
Ha chiesto di parlare contro il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, noi ci troviamo - Ministro Vito, lei ne converrà - in una situazione in parte paradossale. Dobbiamo apprezzare lo sforzo del Governo di accogliere le istanze dell'opposizione espresse questa mattina anche in Comitato dei nove circa la necessità di verificare e di discutere nel merito l'emendamento che il Governo si appresta a presentare sul decreto in esame. Apprezziamo perciò lo sforzo di concedere uno spazio più ampio di discussione; purtuttavia, signor Presidente, è difficile non sottolineare la complessità dell'argomento in discussione - peraltro, quello del futuro della nostra compagnia di bandiera è stato oggetto di significativi contributi anche durante il periodo della campagna elettorale (argomento arcinoto e arcidiscusso, sul quale le diverse parti politiche si sono confrontate prima, durante e dopo la campagna elettorale) - che ha necessitato l'intervento da parte del Governo con tre distinti decreti in corso di conversione.
È vero che il Governo, con la presentazione dell'emendamento informalmente preannunciato questa mattina in Commissione, si propone di uniformare in un unico provvedimento le azioni che intende intraprendere circa il futuro di Alitalia, ma è anche vero che la trattazione di questo argomento - ne converrete - non è in questo momento lineare. Abbiamo iniziato in questa sede la discussione di un decreto che proveniva dal precedente Governo, nel frattempo il Governo ha preso altre decisioni che riguardano sia la natura del contributo economico alla compagnia di bandiera, sia (con l'emendamento che il Governo presenterà) la natura delle procedure con cui addivenire alla privatizzazione di Alitalia.
Ci troviamo pertanto, signor Presidente, all'interno di un processo non lineare di discussione tra il Governo e il Parlamento su questo argomento, cosa oltremodo difficile da comprendere perché su questo tema molte discussioni politiche si erano già svolte e il Parlamento aveva già iniziato la discussione. Per questo, nonostante venga offerto al lavoro parlamentare in Commissione uno spazio di discussione, noi siamo comunque convinti di dover esprimere un parere negativo sull'atteggiamento del Governo, perché avremmo preferito una discussione complessiva che sin dall'inizio recasse tutte le opinioni del Governo e le azioni che intende intraprendere per risolvere la complessa e delicata situazione di Alitalia.

Preavviso di votazioni elettroniche senza registrazione di nomi (ore 10,57).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, ho chiesto di parlare perché, in merito alla questione delicata e complessa che stiamo affrontando, vorrei ricordare ai colleghi che l'intervento del Governo, annunciato in sede di Comitato dei nove, è sostanzialmente correttivo nei confronti di un decreto-legge che, altrimenti, ci avrebbe esposto enormemente sotto il profilo del rispetto degli indirizzi europei. Quindi, in questo caso, si tratta di prendere atto di un intervento sicuramente importante sotto il profilo della patrimonializzazione della risorsa finanziaria che viene impiegata, ma anche di tener conto del fatto che questo decreto-leggePag. 6ha una scadenza prossima, fissata al 23 giugno. Ciò significa che il tempo a nostra disposizione è molto ridotto; dunque è davvero necessario venire incontro alla richiesta avanzata dal presidente della Commissione di merito: vale a dire che la Commissione si riunisca subito per esaminare il decreto-legge, che vi siano i tempi sufficienti per presentare proposte emendative e che l'esame del testo in Aula riprenda alle 16, per iniziare lo svolgimento degli interventi sul merito del provvedimento, in modo che nella giornata di domani si possa addivenire alla votazione.
Pertanto, signor Presidente, insisto su tale richiesta, che mi sembra opportuna, anche perché - onorevoli colleghi - all'interno della stessa c'è tutto lo spazio per svolgere gli approfondimenti necessari. Credo inoltre che la questione ora all'attenzione del Parlamento non possa portare nuovamente ad una discussione più ampia su Alitalia; avremo modo di svolgere tale discussione anche dopo aver ascoltato il Governo, nei prossimi giorni, in Commissione ed aver avuto altri elementi sulle determinazioni da assumere per il salvataggio della nostra compagnia di bandiera.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni alla richiesta di rinviare in Commissione il provvedimento, riprenderemo l'esame del medesimo alle ore 16.

Su un lutto del deputato Antonio Leone.

PRESIDENTE. Comunico che il Vicepresidente Antonio Leone è stato colpito da un grave lutto familiare: la perdita improvvisa del fratello. La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 11).

GIORGIO MERLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, richiamo la sua attenzione e quella dell'Aula su un aspetto che ha nuovamente toccato molte zone del nostro Paese. Giovedì scorso quattro persone hanno perso la vita a Villar Pellice, in provincia di Torino, per l'ennesima e drammatica alluvione che ha colpito alcuni territori del nostro Paese, in particolare il Piemonte e le province di Torino e di Cuneo.
Credo che la devastazione di molte zone, lo stato di profondo dissesto idrogeologico di molti comuni italiani e la stessa insicurezza di migliaia di persone che chiedono di poter vivere in un territorio sicuro, richieda risposte chiare anche da parte del Governo. Noi, signor Presidente, abbiamo già sottoposto venerdì alla sua attenzione una richiesta affinché vi sia un'informativa urgente del Governo su questo aspetto, perché riteniamo che sia indispensabile conoscere le proposte, le misure e i provvedimenti che l'Esecutivo intende assumere, e che questi non siano limitati soltanto a far fronte all'esigenza di stanziare fondi urgenti, che pure sono necessari. Credo che oggi siano necessarie misure strutturali, non soltanto di tampone o che si limitino a gestire l'emergenza. Ecco perché le sottoponiamo nuovamente la necessità e l'urgenza di un'informativa del Governo al più presto, perché non si tratta di un tema che si può liquidare semplicisticamente con interrogazioni.
Signor Presidente, le chiedo anche, se lo ritiene opportuno, che la Camera osservi un minuto di silenzio per ricordare le quattro persone che giovedì scorso hanno perso la vita nella Val Pellice, in provincia di Torino. La ringrazio (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Merlo, accolgo la sua richiesta conclusiva: ritengo doveroso farlo, sia per sensibilità umana, sia per testimoniare la solidarietà alle famiglie delle quattro vittime. Prego i colleghi di ricordare con un minuto di silenzio le quattro vittime della recente alluvione (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri delPag. 7Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

CORRADO CALLEGARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, vorrei che in questo momento venisse stigmatizzata l'irruzione, avvenuta poco fa, nella sede della Lega Nord Padania di Mestre, dove alcune persone - probabilmente appartenenti ai centri sociali - hanno distrutto la sezione, malmenando la persona che era all'interno della sede (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per esprimere, anche a nome del gruppo UdC, la piena solidarietà e l'espressione più alta e profonda del cordoglio per le vittime dell'alluvione e per associarmi, sia personalmente sia come gruppo UdC, alle puntuali osservazioni e riflessioni svolte dal collega Merlo. Abbiamo vissuto, nei giorni scorsi, una situazione molto drammatica e difficile, con esondazioni, allagamenti, crolli, erosioni e frane di strade, che segnalano la necessità di affrontare con maggiore determinazione il tema del dissesto idrogeologico del nostro Paese.
Ricordo che, in questo decennio, parecchie sono state le situazioni di questo tipo: negli anni, con l'intervento della protezione civile e con adeguati stanziamenti, molti torrenti sono stati regimati. Vi sono ancora, però, grandissime esigenze, in ordine alle quali - colgo l'occasione di questa nuova drammatica esperienza (subita da molte aree del Paese ma, come è stato detto, con maggiori danni dalle popolazioni delle vallate alpine delle province di Cuneo e di Torino) - chiediamo i necessari e tempestivi provvedimenti per l'emergenza.
Purtroppo, signor Presidente, abbiamo un'esperienza che ci consente, come Governo, di intervenire rapidamente su queste questioni urgenti, ma credo che l'entità dei danni che la regione Piemonte e le province interessate stanno definendo dimostrano la necessità di adottare e di applicare una serie di normative già approvate per situazioni precedenti. Nello stesso tempo, vorrei ricordare che, oltre agli ingentissimi danni pubblici, vi sono molti danni per alcune attività, a partire dagli alpeggi, che sono una risorsa per le comunità locali della nostra montagna, sulle quali però l'intervento di emergenza deve essere subito profondo e incisivo.
Per tali ragioni, ritengo assolutamente necessario, come è stato richiesto, che il Governo illustri in quest'Aula sia le proposte di intervento emergenziale, sia quelle di medio e lungo periodo, perché il Paese e il Parlamento devono fare tesoro delle esperienze passate e dare una risposta solidale e vera ai nostri cittadini colpiti da questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il collega, onorevole Giorgio Merlo, ha fatto bene a porre il problema e soprattutto a chiedere un minuto di silenzio, come segno di attenzione umana, prima ancora che istituzionale, alle vittime e alle famiglie delle quattro persone decedute a causa dell'alluvione abbattutasi sul Piemonte.
Credo, però, che da parte di questo Parlamento occorra passare dal cordoglio all'azione. Trecentoquaranta comuni su milleduecento sono stati dichiarati a rischio durante l'alluvione nella sola regione Piemonte. Ecco perché, superando le posizioni di parte, è bene che si faccia una radiografia esatta e precisa, che il Governo venga a riferire esattamente sullo stato dell'arte non solo nella regione Piemonte e nelle zone colpite in provincia di Torino ePag. 8di Cuneo, in particolare, ma dell'intero Paese e che insieme si individui un percorso che superi lo stato emergenziale delle risposte ai livelli di emergenza, visto che, come sappiamo, nel nostro Paese, negli ultimi quattordici anni, sono stati ben tre i cicli distruttivi, non nel solo Piemonte, ma in tutta Italia.
Dunque, signor Presidente, chiedo che il Governo venga a riferire, che si apra una discussione pacata e si trovino le risposte legislative e finanziarie per dare definitivamente un riscontro alle nostre popolazioni.

OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, dopo gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, anche a nome del Popolo della Libertà, non posso che esprimere alle famiglie la solidarietà umana del nostro gruppo. Permettetemi, però, di ricordare anche alcune valli colpite in modo particolare, come la Val Pellice, la Val Chisone e la Val di Susa.
Il ringraziamento va anche ai volontari della protezione civile, così fortemente presenti sul territorio piemontese, che sono una vera realtà. Signor Presidente, intendo, però, per ultimo e in maniera molto veloce, ringraziare anche il Governo per avere immediatamente intrapreso una strada di finanziamento di 5 milioni di euro nei confronti di questo territorio. Quindi, il mio ringraziamento va al Governo per la sensibilità dimostrata nei confronti di questa catastrofe. Credo che certamente si proseguirà nella valutazione dei danni, anche per prevenire ulteriori situazioni di questo genere. Di questo sicuramente il Ministro non potrà che prendere atto.

RENATO WALTER TOGNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, anche noi come Lega Nord Padania ci associamo al cordoglio e siamo vicini, come abbiamo già fatto anche personalmente, alle famiglie colpite. Per la situazione attuale, abbiamo presentato un'interrogazione a risposta immediata, che sarà svolta nel pomeriggio, per approfondire questo tema.
Personalmente, venerdì sono stato sui luoghi dei disastri e, quindi, vi potrò modestamente dire qualcosa in più del necessario.

AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso della giornata del 2 giugno, festa della Repubblica, ho avuto l'opportunità di visitare il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. In quel carcere, dopo aver incontrato alcuni detenuti, ho avuto l'opportunità di parlare con il dottor Bruno Contrada e di verificarne le condizioni di salute, e sono molto preoccupato per questa vicenda, che da tempo affligge lo stesso dottor Contrada. Vorrei porre la questione ai rappresentanti del Governo e, in particolare, al Ministro della giustizia, perché quest'ultimo compia tutti i passi per verificare se le condizioni del dottor Contrada siano compatibili con la detenzione. Tra l'altro, il direttore sanitario del carcere ha presentato da tempo una relazione che chiarisce in maniera inequivocabile l'inopportunità della permanenza del dottor Contrada in quella struttura.

PRESIDENTE. Ai colleghi Merlo, Delfino, Cambursano, Napoli e Togni, che hanno richiamato l'attenzione dell'Assemblea e del Governo sulla situazione che si registra in Piemonte dopo i recenti fatti alluvionali, ricordo che in Aula, oggi alle 15, è prevista, nell'ambito del question time, la risposta da parte del Governo all'interrogazione presentata dall'onorevole Cota, mentre al Senato è previsto che la questione venga affrontata domani nel corso del question time. Chiedo, comunque,Pag. 9all'onorevole rappresentante del Governo se il Governo intenda rispondere ai quesiti che sono stati posti.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo ha appreso solamente adesso, dall'onorevole Merlo, che questa richiesta era stata già presentata venerdì. Noi invece ce ne siamo accorti eri, allorché è stata sollevata in Aula dall'onorevole Quartiani ed abbiamo immediatamente dato la disponibilità a riferire, anche al Senato, utilizzando gli strumenti a disposizione dei due rami del Parlamento che, come lei ha ricordato, sono le interrogazioni a risposta immediata (oggi il Governo alle ore 15 interverrà su questo tema).
Naturalmente, se si ritenesse non esaustiva l'illustrazione che vi sarà oggi in questo ramo del Parlamento e domani al Senato, dove è stato anche convenuto di trasformare la richiesta di informativa urgente in interrogazione a risposta immediata, il Governo valuterà un'ulteriore disponibilità per rendere un'informativa urgente nella giornata di domani, dopo la conclusione delle votazioni. Per correttezza parlamentare, però, aspetterei prima il dibattito che vi sarà oggi durante il question time.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Vito della disponibilità espressa a nome del Governo.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, da piemontese volevo aggiungere a quello che si è affermato che mi auguro che da parte di questo Governo ci sia - sicuramente ci sarà - una politica un po' diversa rispetto a ciò che è avvenuto in passato come, ad esempio, nella mia città, Varallo, dove nel 1994 ci furono quattordici morti - per una situazione molto simile a quella accaduta nei giorni scorsi - per una frana, e in altre città che hanno subito molti lutti a causa dell'alluvione e di problemi idrogeologici. La verità è che i sindaci, quelli presenti sul territorio, molto spesso segnalano a chi di dovere, alle opere pubbliche, alla regione - che poi fa capo allo Stato - le problematiche, al fine di risolvere i problemi ma, purtroppo, in Italia si sottolineano i problemi ma non si trovano quasi mai le soluzioni, se non quando si verifica un disastro. Se vogliamo veramente un Paese più moderno, dove i cittadini possano essere messi in condizioni di sicurezza, quando si segnalano i pericoli bisognerebbe anche avere i fondi necessari per fare in modo che non si verifichino disastri. Molto spesso, le segnalazioni che vengono effettuate vengono messe nel dimenticatoio proprio perché anche tramite le prefetture ci si sente dire che non ci sono fondi. Quando, però, vi sono delle vittime, si verificano disastri, si interviene spendendo anche molti più soldi di quelli che si sarebbero spesi se si fossero fatti gli interventi che i sindaci, che sono sul territorio, hanno segnalato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo quindi, al Governo, di realizzare ciò che non è stato fatto negli ultimi quindici anni - almeno per la mia conoscenza da sindaco - ovvero di stare ad ascoltare gli enti locali, di considerare attentamente le problematiche e di fare modo che si risolvano i problemi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie do di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come vede, non era una sollecitazione particolarmente dovuta ad una sensibilità di una sola parte politica, tanto è vero che lei ha commemorato le vittime con un minuto di silenzio. Ritengo, quindi, che il Governo potrebbe, relativamente alla richiesta di riferire in Assemblea, sforzarsi di comprendere che in quest'Aula vi è una sensibilità ampia e che gliPag. 10interventi dei colleghi che sono contenuti nella tipologia sull'ordine dei lavori non consentono di svolgere un'approfondita disamina della questione e dei provvedimenti che il Governo intende prendere per venire incontro alle difficoltà che i sindaci e le popolazioni del Piemonte colpite dall'alluvione stanno oggi incontrando.
Considerato che si è optato per un certo rivoluzionamento dei lavori della Camera - è stato testé rinviato in Commissione il provvedimento in esame ed è stata preannunziata la presentazione di un nuovo emendamento da parte del Governo - nella stessa giornata di oggi potremmo trovare il tempo necessario per svolgere una discussione con riferimento all'informativa del Governo sulla questione del Piemonte e dell'alluvione; in tal modo eviteremmo, per così dire, che l'approfondimento di tale questione si prolunghi nella giornata di domani, anche perché non credo che il question time sia sufficiente, visto che si attribuiscono al rappresentante del Governo solo tre minuti per illustrare i provvedimenti adottati per l'occasione, mentre al gruppo interrogante due soli minuti di replica, senza coinvolgere l'intera Assemblea. Credo invece che sia giusto aprire una discussione in cui siano coinvolti tutti i gruppi.

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Quartiani. Credo che da parte di tutti vi sia certamente sensibilità sul tema richiamato più volte. Ricordo anche a lei, onorevole Quartiani, che il rappresentante del Governo si è dichiarato disponibile all'esame ulteriore della situazione, nonché a fornire risposte più puntuali ed esaustive nella giornata di domani, esaurito il dibattito e l'esame del «decreto Alitalia».

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, venti anni fa Enzo Tortora si spegneva. Enzo Tortora fu inizialmente arrestato a causa di una lettura assai sciatta di un documento. Su un'agendina fu trovato il nome di Tortona e non fu riscontrata la differenza tra la «n» e la «r», e per questo Tortora fu arrestato. In questi giorni a Napoli si è verificata una simile sciatteria: è stato arrestato un povero pensionato, colpevole soltanto di essere omonimo di un indagato, e perciò ha passato quarantotto ore in carcere.
Questa è una premessa per dire che anch'io mi associo all'appello su Contrada, e a questo tema aggiungerei anche la vicenda del questore Ignazio D'Antone; entrambi sono stati condannati per un reato che non sussiste. Vorrei aggiungere un'ultima considerazione: la situazione di Bruno Contrada fa pensare al fatto che in Italia, sia pure in forma implicita, sussista ancora la pena di morte, perché Contrada è affetto da una serie di gravissime patologie e tuttavia qualcuno ha deciso che debba morire in carcere (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro per l'attuazione del programma e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Misure per garantire la sicurezza nelle città, con particolare riferimento ai grandi centri urbani - n. 3-00022)

PRESIDENTE. L'onorevole Marsilio, che ha testé sottoscritto l'interrogazionePag. 11Cicchitto n. 3-00022, concernente misure per garantire la sicurezza nelle città, con particolare riferimento ai grandi centri urbani, ha facoltà di illustrarla per un minuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, signor Ministro, nel pomeriggio di sabato 24 maggio vi è stato un raid di teppisti che, a volto coperto, hanno distrutto una serie di negozi e di attività commerciali nel quartiere Pigneto a Roma. Nonostante l'immediata condanna del sindaco Alemanno e la sua successiva visita, si è assistito ad un'orchestrata campagna di stampa e politica per dipingere questo episodio come elemento di xenofobia alimentato dalle scelte del Governo e dalla vittoria appena consumata da parte del suddetto Alemanno alle elezioni comunali di Roma.
Tale campagna si è arricchita di fantasiose ricostruzioni: le persone avrebbero esposto sopra i propri fazzoletti svastiche e altri oggetti riconducibili ad una parte politica o all'estremismo di destra in genere. La questura ha subito negato che esistesse questo disegno criminoso e persino il comitato di quartiere, condotto in zona da un noto esponente dell'extraparlamentarismo di sinistra degli anni Settanta, Daniele Pifano, ha subito espresso perplessità sulla reale natura del gesto.
La confessione del responsabile, un uomo noto alla questura, che espone orgogliosamente il ritratto di Ernesto Che Guevara tatuato sul proprio braccio - un'icona dell'estremismo di sinistra rivoluzionario e militante - e, per di più, la partecipazione a questo raid di un ragazzo immigrato, hanno completamente sgomberato il campo dalla pista xenofoba o politica.
Appare chiaro che si è trattato di una reazione esasperata e intollerante ad un clima di impunità posta in essere da soggetti borderline, dei quali purtroppo il quartiere non è privo...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Marsilio.

MARCO MARSILIO. Concludo: chiediamo quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di garantire la sicurezza dei cittadini, per far sentire la presenza efficace e operativa dello Stato e per evitare che i cittadini, esasperati dall'assenza delle istituzioni, possano pensare di doversi fare giustizia da soli, mettendo in atto pratiche delittuose indegne di una nazione civile.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, concordo con le osservazioni degli interroganti. Questa mattina si è riunito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza nella provincia di Roma e le risultanze investigative sugli episodi raccolte tra i negozianti extracomunitari del quartiere Pigneto, in via Macerata e in via Ascoli Piceno, hanno sottolineato che questi episodi non sono per nulla riconducibili ad alcuna matrice politica.
Si tratta di fatti da collegarsi a precedenti episodi di borseggi avvenuti nella zona e sarebbe stata compiuta una ritorsione indirizzata contro un negozio, dove di solito stazionano cittadini nordafricani ritenuti responsabili del furto.
I teppisti, dopo aver danneggiato l'esercizio trovato chiuso, si sono allontanati, rompendo le vetrine di altre due negozi. Il principale responsabile dell'accaduto, che avrebbe dapprima preteso la restituzione del portafoglio e poi partecipato alla spedizione, è un cittadino italiano di 48 anni, con precedenti per reati comuni, tra cui associazione a delinquere finalizzata al compimento di rapine. È stato anche denunciato un cittadino eritreo regolarmente soggiornante in Italia che ha partecipato al raid.
Anche in merito ad un altro episodio, dipinto come un esempio di intolleranza xenofoba, l'aggressione ad un noto ballerino albanese, i corpi di polizia all'unanimità hanno escluso che alla base vi sia stato un movente di natura xenofoba. Si è trattato, in realtà, di una lite per motiviPag. 12economici, su cui gli accertamenti in corso stanno facendo ulteriore luce.
Nel corso della riunione del comitato provinciale, si è sottolineato che il quartiere presenta condizioni di degrado sulle quali sia l'amministrazione comunale che l'amministrazione provinciale si sono impegnate ad attivare iniziative di carattere culturale e sociale per agevolare i processi di coesione sociale e allontanare pericoli di intolleranza.
Si è concordato e si sono presi impegni per potenziare i controlli e la presenza delle forze dell'ordine, nonché per garantire accettabili condizioni di tranquillità.
Voglio sottolineare, da questo punto di vista, il grande impegno e la grande collaborazione che vi è tra le forze dell'ordine e il sindaco di Roma: ho avuto modo di incontrarlo, di discutere di tali problemi e nello specifico, per quanto riguarda la città di Roma, abbiamo deciso di dare piena e immediata attuazione al patto per la sicurezza, finora rimasto inattuato, che prevede una serie di misure e di interventi, tra cui quello relativo ai campi nomadi.

PRESIDENTE. Signor Ministro, devo invitarla a concludere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. È stata firmata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l'ordinanza che conferisce i poteri al prefetto di Roma. Nei prossimi giorni si comincerà a dare attuazione.
Concludo: le iniziative che abbiamo assunto per garantire maggiore sicurezza nell'ambito delle città, così come richiesto nell'ordinanza, sono contenute nel pacchetto sicurezza, in particolare nel disegno di legge che è stato depositato ieri al Senato.

PRESIDENTE. L'onorevole Marsilio ha facoltà di replicare per due minuti.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per le puntuali notizie che ci ha reso, che portano ancora maggiore chiarezza rispetto a questi episodi e che confermano che, purtroppo, vi sono forze politiche che non perdono il vizio di strumentalizzare episodi anche dolorosi per le nostre città e per la nostra Nazione, a fini di propaganda politica.
Ciò non aiuta ad affrontare i problemi.
Auspichiamo che, invece, in modo serio e concreto, tutte le forze politiche vogliano lavorare per fornire i sindaci, le forze dell'ordine e le istituzioni dello Stato di strumenti utili per affrontare e prevenire certi episodi, per far diminuire il livello di malessere, soprattutto nelle grandi aree metropolitane e nei quartieri che soffrono maggiormente alcune ondate migratorie e le tensioni sociali che da esse derivano.
Naturalmente, il gruppo del Popolo della Libertà, che in questa sede rappresento con l'interrogazione in esame, è qui a fare la sua parte: per fare in modo che l'iter di esame del pacchetto sulla sicurezza, che il Governo ha presentato al Senato ma che presto esamineremo anche alla Camera, sia veloce e possa essere arricchito dal contributo del Parlamento, per fornire gli strumenti che servono alle istituzioni, alle forze dell'ordine e ai sindaci sui territori, per rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Orientamenti del Governo in merito alla questione Alitalia - n. 3-00023)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00023, concernente orientamenti del Governo in merito alla questione Alitalia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
Risponderà il Ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, a cui rivolgo i miei auguri, perché credo sia la prima volta che prende la parola in quest'Aula in rappresentanza del Governo.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente e onorevole Ministro per l'attuazione del programma, la competitività di un Paese si misura ed è anche direttamente collegata alla coerenza e alla capacità della sua rete di trasporto.Pag. 13
Tale aspetto non è soltanto collegato ad una dimensione nazionale: è collegato anche ad una dimensione internazionale ed intercontinentale. Una delle quattro modalità, che è poi quella aerea, è l'unica che garantisce i collegamenti in campo globale, in epoca di globalizzazione.
Per questo, i grandi Paesi si dotano di compagnie di bandiera adatte allo scopo.
In Italia, invece, la questione della compagnia di bandiera si trascina da molto tempo, per l'intromissione, nella gestione industriale, anche della politica. Quindi ...

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, devo invitarla a concludere: il suo tempo è trascorso.

AURELIO SALVATORE MISITI. Si è ormai arrivati ad una situazione di degrado tale che si va verso la liquidazione o altro.
Quali sono allora, allo stato, oggi, anche per evidenti possibili rilievi in sede comunitaria, le reali linee di politica industriale del Governo? Ci può dire se vi è effettivamente una cordata oppure Alitalia deve andare in liquidazione? Ce lo dica il Governo, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, onorevole Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma. Signor Presidente, la ringrazio anche per gli auguri. Vorrei tranquillizzare l'onorevole Misiti: non è affatto tardi. Il Governo, fin dal suo insediamento, ha intrapreso le iniziative volte alla ricerca di un nuovo azionista di controllo per Alitalia, capace di apportare alla società le necessarie risorse finanziarie e patrimoniali.
La conversione del decreto-legge approvato dal precedente Governo - riguardante il cosiddetto prestito ponte di 300 milioni di euro a favore della compagnia - sta proseguendo il suo iter. Il Governo ha approvato un'ulteriore disposizione che, modificando i termini del prestito, consente di superare rischi di procedure liquidatorie che finirebbero, inevitabilmente, per compromettere il processo di privatizzazione della società. L'orizzonte resta la privatizzazione di Alitalia.
La procedura avviata nel dicembre 2006 è stata dichiarata chiusa nel luglio 2007. Alitalia ha attivato un processo finalizzato all'individuazione di un partner industriale o finanziario capace di consentire il risanamento. Tale processo si è concluso senza esito positivo con il ritiro di Air France, non essendosi verificate le condizioni di efficacia del contratto nel frattempo sottoscritto.
Preso atto che i precedenti tentativi di privatizzazione si sono conclusi senza esito positivo, il Governo si è dotato di strumenti di flessibilità operativa per individuare un soggetto capace di acquisire il controllo della società, dotandola di mezzi finanziari e patrimoniali. A tal fine, ha adottato il 30 maggio un decreto-legge che ha previsto una specifica deroga alla legge 30 luglio 1994, n. 474, relativamente alle modalità con cui procedere alla dismissione della partecipazione dello Stato nel capitale Alitalia. Tale deroga trova la sua motivazione nella richiamata situazione di eccezionalità ed urgenza derivante dall'aggravarsi della situazione di Alitalia e, naturalmente, dalla necessità di individuare un partner capace di rilanciarla.
In tale contesto, il Consiglio dei ministri, con propria delibera dello stesso 30 maggio, ha preso atto di una comunicazione di Alitalia, con la quale la società informa che, a seguito di contatti intercorsi con Intesa Sanpaolo, l'istituto bancario ha dato la propria disponibilità, in qualità di advisor, a valutare soluzioni per la crisi della compagnia, anche individuando i soggetti industriali e finanziari interessati a partecipare al risanamento, allo sviluppo e al rilancio di Alitalia.
Tenuto conto di tale comunicazione, il Consiglio dei ministri ha assunto una delibera con la quale viene individuata Intesa Sanpaolo come advisor. La compagnia haPag. 14sottoposto la disponibilità manifestata da Intesa Sanpaolo all'attenzione del consiglio di amministrazione del 30 giugno 2008.
Il Governo, quindi, sta agendo con assoluta tempestività in uno scenario che si è deteriorato, da una parte in forza dei conti della società e dall'altra ...

PRESIDENTE. Signor Ministro, la invito a concludere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma. ...in forza di interessi del mercato, peggiorati a causa degli aumenti dei costi di carburante.
Stanti tali contesti, il Governo sta facendo quanto necessario per venire incontro a questa situazione eccezionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare, per due minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Ministro, in relazione al suo esordio come rappresentante del Governo, non posso dichiararmi soddisfatto da quanto ha riferito in quest'Aula. In altri termini, si torna punto e a capo: si torna indietro e si tenta di andare avanti attraverso semplificazioni, che vanno contro la linea delle liberalizzazioni.
Sappiamo benissimo che l'advisor prescelto è una banca - con tutto il rispetto per la banca - che faceva parte di una delle cordate che, in precedenza, ha partecipato alle gare. Ciò, pertanto, dovrebbe avvisarci che ci troviamo in un campo alquanto difficile: stiamo andando avanti con grande difficoltà. In altri termini, signor Ministro, non ha risposto sul fatto se vi sia un progetto, un vero programma industriale per rilanciare la compagnia.
Ciò viene chiesto non solo dai ventimila lavoratori di Alitalia, ma dal Paese per le ragioni esposte poc'anzi in sede di illustrazione.
In altri termini, riteniamo che vi sia uno stato confusionale, perché, effettivamente, i 300 milioni di euro - che prima erano un prestito ponte e che adesso sono diventati parte del patrimonio - vengono presi da investimenti produttivi: 205 milioni, addirittura, da incentivi per le piccole imprese, che devono aumentare la competitività, mentre gli altri fondi vengono presi da servizi essenziali per la popolazione.
Riteniamo che la copertura di queste spese debba essere modificata. Abbiamo presentato, sicuramente, alcune proposte per modificarla. Noi dell'Italia dei Valori ci attendiamo che il Governo ripensi a questo tipo di copertura e vada incontro, invece, alle esigenze della piccola industria italiana e della società...

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. ...che richiede interventi nella solidarietà umana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Utilizzo delle somme stanziate per la realizzazione di infrastrutture in Sicilia e Calabria per la copertura delle spese conseguenti all'abolizione dell'ICI sull'abitazione principale - n. 3-00024)

PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00024, concernente l'utilizzo delle somme stanziate per la realizzazione di infrastrutture in Sicilia e Calabria per la copertura delle spese conseguenti all'abolizione dell'ICI sull'abitazione principale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, un anno e mezzo fa, il Governo Prodi, con l'azzeramento dei cosiddetti fondi Fintecna, decretava la fine del sogno per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Dopo strenue battaglie - non soltanto parlamentari, ma anche delle regioni e delle popolazioni interessate - si otteneva che parte di quei fondi (perché, ricordo che altra parte veniva già destinata per la realizzazione di infrastrutture del nord) venisse impiegata per finanziare alcune importanti infrastrutturePag. 15della Sicilia e della Calabria: esattamente, sono stati previsti 906 milioni di euro per la Sicilia e 388 milioni di euro per la Calabria; per quanto riguarda la Sicilia, 240 milioni sono stati stanziati per la Circumetnea di Catania, 240 milioni per le piattaforme logistiche di Messina; così come la superstrada Agrigento-Caltanissetta e la metropolitana di Palermo; così come, per la Calabria, il sistema viario e gli attracchi di Villa San Giovanni...

PRESIDENTE. Onorevole Romano, devo invitarla a concludere.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Oggi, con il cosiddetto decreto fiscale, questo Governo - il signor Robin Hood, come ama farsi chiamare - anziché ai petrolieri, toglie ai siciliani e ai calabresi le strade e i porti, per coprire l'abolizione dell'ICI che noi, in linea di principio, riteniamo utile, ma che va coperta con altri fondi.
Oggi vogliamo sapere da questo Governo cosa intende fare per non penalizzare ulteriormente regioni già penalizzate come la Sicilia e la Calabria.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma. Impiegherò anche meno tempo, signor Presidente. È senz'altro vero che, tra le fondamentali missioni politiche che questo Governo si prefigge di conseguire nell'arco della legislatura, vi è l'impegno alla realizzazione di interventi per la modernizzazione infrastrutturale del Mezzogiorno. Senza dubbio, tra le opere da prevedere nel piano vi sono anche quelle ricomprese in modo programmatico negli accordi siglati il 4 ottobre 2007 con i presidenti delle regioni Calabria e Sicilia.
Tali previsioni programmatiche non rappresentavano una novità, essendo le infrastrutture in questione già previste nel primo programma delle infrastrutture strategiche di rilievo nazionale e, dunque, finanziabili anche con i fondi della legge obiettivo.
Per quanto riguarda la strada statale 106 Jonica, parte dei fondi per la realizzazione del terzo megalotto Sibari-Roseto è stata rinvenuta a valere sulle risorse dei piani 2007 e 2013, e su quelle della legge obiettivo, e allo stesso modo, relativamente alle infrastrutture per la mobilità programmate nel territorio della regione siciliana.
Gli accordi richiamati prevedono interventi finanziari a valere sui fondi assegnati alle regioni insulari.

PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di replicare per due minuti.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente sono assolutamente insoddisfatto. Questo Governo, da Governo degli annunci, adesso rischia di essere - e lo è già - il Governo del «poi».
Queste promesse a noi non bastano: state cancellando opere che sono già appaltate - o sono in procinto di esserlo - e mi riferisco al tratto Stesicoro-aeroporto, alla Circumetnea di Catania, già finanziata per 90 milioni di euro, al 2o lotto, ad esempio, della Porto Empedocle-Caltanissetta, interamente finanziata e già pronta per andare in gara per la scelta del general contractor.
Vi assumete una grande responsabilità: non potete uscirvene dicendo che si troveranno risorse per coprire queste opere!
E aggiungo: nel vostro programma voi stessi avevate detto che tra le sette missioni c'era quella di infrastrutturare il Mezzogiorno. Se questa è la partenza immagino che tale infrastrutturazione riguarderà soltanto una parte dell'Italia. A ben vedere, mi domando se fosse possibile immaginare, ad esempio (per quel che ci rimane), anziché cercare altre coperture per le mega mance previste nei prossimi decreti fiscali, di non togliere quello che già abbiamo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romano, per essere stato breve ed efficace.Pag. 16
Invito tutti ad attenersi, per quanto possibile, ai tempi assegnati.

(Risorse destinate alla realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e in Calabria e copertura dei mancati introiti dovuti all'abolizione dell'ICI sull'abitazione principale - n. 3-00025)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Samperi ed altri n. 3-00025, concernente risorse destinate alla realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e in Calabria e copertura dei mancati introiti dovuti all'abolizione dell'ICI sull'abitazione principale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, chiediamo oggi al Governo quali siano le ragioni che lo hanno indotto a coprire il mancato gettito ICI e la detassazione degli straordinari con fondi quasi esclusivamente sottratti alla Sicilia ed alla Calabria. È, infatti, questo ciò che è accaduto: la sottrazione di fondi fondamentalmente a due regioni, la Sicilia e la Calabria.
In particolare, chiediamo di sapere perché siano stati cancellati un miliardo e 400 milioni di euro per infrastrutture e, tra queste, la metropolitana leggera di Palermo, la Circumetnea, l'attracco di Tremestieri a Messina e l'autostrada Agrigento-Caltanissetta. E poi, ancora, un miliardo di euro, in due annualità, per strade provinciali, 50 milioni di euro di risarcimenti per la viticoltura del trapanese, 72 milioni di euro per il campus universitario di Enna e ancora 165 milioni di euro, in tre annualità - peraltro già insufficienti - per la stabilizzazione full time di 3.200 LSU di Palermo. Peraltro, si trattava di un vecchio emendamento alla finanziaria di alcuni esponenti...

PRESIDENTE. Onorevole Russo abbiamo capito, è stato molto bravo. Può concludere, per favore.

ANTONINO RUSSO. Chiediamo - e concludo - se il Governo non ritenga opportuno ripristinare gli stanziamenti destinati alla Sicilia dal Governo Prodi o, magari, aumentarli anziché cancellarli.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma, onorevole Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma. Signor Presidente, con l'interrogazione n. 3-00025 dell'onorevole Samperi ed altri si chiede quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare che la Sicilia e la Calabria siano penalizzate con l'accantonamento delle risorse provenienti dai fondi Fintecna Spa e destinate dal Governo all'esenzione del pagamento dell'imposta comunale sugli immobili adibiti ad abitazione principale.
Tale scelta è finalizzata al conseguimento di uno degli obiettivi prioritari del programma della coalizione.
Rispondendo alla precedente interrogazione ho già ricordato che tra le missioni fondamentali che questo Governo si prefigge vi è l'impegno alla realizzazione di interventi per la modernizzazione infrastrutturale del Mezzogiorno ed ho già citato, pur suscitando una reazione non entusiastica dell'onorevole Romano, anche le modalità economiche con cui tali obiettivi saranno conseguiti ed evidentemente coperti.
Anche relativamente alle infrastrutture per la mobilità programmate nel territorio della regione siciliana, gli accordi richiamati prevedono interventi finanziari a valere sui fondi FAS assegnati alla regione insulare.
Il ricorso, per l'abbattimento dell'ICI, alle risorse provenienti dai fondi originariamente destinati al collegamento stabile tra la Sicilia e il continente, trova ragioni oggettive nel fatto che le infrastrutture in questione non sono cantierizzabili nel breve periodo...

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Non è vero!

Pag. 17

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma. .... perché richiedono approfondimenti progettuali e tecnici che non consentono il pronto avvio della loro realizzazione.
In ogni caso, eventuali necessarie anticipazioni finanziarie potranno essere individuate nell'ambito dei fondi FAS, cui si fa riferimento negli accordi.

PRESIDENTE. Grazie all'onorevole Rotondi, anche lui efficace e conciso.
L'onorevole Samperi ha facoltà di replicare.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, ovviamente non siamo assolutamente soddisfatti e lo sconcerto è ancora più rilevante se si considera che tra il Ministro delle infrastrutture e i presidenti delle due regioni erano già stati sottoscritti gli accordi e si erano stabilite le priorità, nell'ambito di un corretto rapporto tra due livelli istituzionali, quello regionale e quello nazionale.
Mentre oggi il Ministro Matteoli, in un clima di annunci e propaganda, scandisce i tempi per la realizzazione del ponte, contemporaneamente vengono sottratte alla Sicilia e alla Calabria risorse per risolvere importanti nodi infrastrutturali, di primaria importanza per la popolazione delle due regioni. Si tratta di opere che, tra l'altro, costituiscono necessari presupposti logistici per il collegamento tra Sicilia e Calabria.
Per quanto riguarda le strade provinciali, vorrei sommessamente ricordare al signor Ministro che la procedura prevedeva per esse una specifica riserva di spesa e che oggi, non essendoci più tale riserva, non può esserci più nemmeno l'assegnazione automatica del miliardo di euro che per le strade provinciali viene sottratto alla Sicilia e alla Calabria.
Si tratta di un atto contro il sud, di un atto con effetto redistributivo nei confronti di altre regioni. Si cancellano infrastrutture per finanziare sgravi fiscali!
Mi auguro che tutto il Parlamento, da destra a sinistra, si alzi in un coro di proteste. Sappiamo tutti, infatti, come lo sviluppo delle regioni meridionali passi attraverso le infrastrutture e come lo sviluppo dell'intera Italia e la sua crescita complessiva passino attraverso la crescita del Mezzogiorno.
Mi chiedo cosa pensi il presidente Lombardo, che, durante la scorsa legislatura, ha protestato vibratamente, organizzando una clamorosa «marcia su Roma», per molto meno...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARILENA SAMPERI. ....per un ritardo nell'assegnazione dei fondi, oggi completamente sottratti. E mi chiedo cosa pensino i ministri e i sottosegretari siciliani di questo scippo nei confronti della Sicilia e della Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

(Misure per fronteggiare l'emergenza maltempo in Piemonte - n. 3-00026)

PRESIDENTE. L'onorevole Togni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00026, concernente misure per fronteggiare l'emergenza maltempo in Piemonte (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, signor Ministro, l'alluvione che ha colpito nei giorni scorsi il Piemonte in maniera così dura, in particolare le valli Pellice, Chisone, Germanasca e la valle di Susa, oltre alle quattro vittime, ha procurato danni ingenti: si parla di 250 milioni di euro stimati solo nella zona del torinese. A questi vanno aggiunti, naturalmente, tutti i danni, che devono ancora essere stimati, nella zona del cuneese.
Il periodico ripetersi di queste calamità in Piemonte, quindi, evidenzia la necessità - naturalmente dopo aver fronteggiato l'emergenza - di interventi strutturali che consentano di prevenire le ricorrenti frane e le varie esondazioni.Pag. 18
Pertanto, chiediamo al Governo quali misure intenda adottare a fronte di questi problemi.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, nei giorni tra il 27 ed il 30 maggio, parte dei territori delle regioni Piemonte e Valle d'Aosta, com'è noto, sono stati interessati da eccezionali eventi meteorologici, la cui intensità ha provocato l'interruzione della viabilità stradale e dei servizi essenziali, gravi danni ad impianti, opere, infrastrutture ed edifici pubblici e privati, e purtroppo la morte di quattro persone travolte da una frana di terra e di fango.
In relazione all'evento il 28 maggio era stato emesso dal centro funzionale centrale del dipartimento della protezione civile l'avviso di condizioni meteorologiche avverse sulla Valle d'Aosta e il Piemonte, con criticità significative proprio nelle valli della provincia di Torino.
Data la situazione critica, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri del 30 maggio è stata deliberata la dichiarazione dello stato di emergenza dei territori delle regioni Piemonte e Valle d'Aosta colpiti dagli eccezionali eventi meteorologici del 29-30 maggio.
Attualmente è in corso di predisposizione il relativo schema di ordinanza, finalizzato a disciplinare gli interventi urgenti da porre in essere per il superamento dell'emergenza, tra cui l'erogazione di contributi ed indennizzi per i danni subiti dalla popolazione interessata nonché per favorire la ripresa delle attività produttive industriali, agricole, zootecniche, artigianali, commerciali e turistiche gravemente colpite dall'evento medesimo. Per la realizzazione di tali interventi, con lo stesso provvedimento sarà stanziata la già prevista somma di cinque milioni di euro a carico del Fondo della protezione civile.
Per quanto riguarda l'attività di prevenzione, è opportuno evidenziare che le procedure di allertamento messe in atto dal sistema di protezione civile hanno permesso l'adozione immediata e tempestiva di misure di prevenzione e contrasto degli effetti, nonché di informazione e salvaguardia della popolazione, nonostante l'entità dell'evento sia stata assai significativa ed eccezionale. A fronte dell'impegno profuso, non è stato purtroppo possibile evitare la perdita di quattro vite umane, nonostante l'allerta preventiva diramata della protezione civile.
Signor Presidente, il Governo condivide quanto esposto dall'onorevole Togni che ha illustrato l'interrogazione a risposta immediata Cota n. 3-00025: che la migliore forma di prevenzione sia quella di attuare interventi strutturali sul territorio. Su ciò mi soffermerò brevemente. Si mette, infatti, in evidenza come nelle aree montane quali quelle colpite, per mitigare i danni sia necessario intraprendere programmi sistematici di manutenzione dei territori e delle aree boschive, adottare adeguate misure di governo urbanistico del territorio, al fine di diminuire e, comunque, non aggravare l'esposizione al rischio di territori morfologicamente e geologicamente già soggetti ad elevata pericolosità. Il Governo è consapevole della necessità di un approccio complessivo per la salvaguardia del territorio, ed effettuerà con le amministrazioni interessate...

PRESIDENTE. Signor ministro, devo invitarla a concludere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Concludo, signor Presidente. Il Governo effettuerà con le amministrazioni interessate, in coordinamento con le regioni, interventi strutturali diretti a prevenire eventi calamitosi del genere. Il Governo farà di tutto affinché, già nella prossima legge finanziaria, possano essere destinate adeguate risorse per realizzare tali interventi strutturali di prevenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Togni ha facoltà di replicare.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti di quantoPag. 19il Ministro ha esposto nella sua risposta. Solo un piccolo particolare: secondo noi, i cinque milioni di euro dovrebbero essere aumentati.
Abbiamo comunque recepito con piacere questa risposta anche perché, nel corso del sopralluogo che ho personalmente svolto venerdì pomeriggio nelle valli Pellice e Chisone (alla val Germanasca non si poteva ancora accedere), ho parlato con i sindaci e verificato le loro esigenze e richieste, che in effetti corrispondono a quelle che abbiamo illustrato nella nostra interrogazione.
Ciò detto, spero che si possa d'ora in avanti effettuare quella manutenzione straordinaria dei torrenti e dei fiumi che una filosofia ambientalista che tanti danni ha arrecato all'Italia ha fino ad oggi impedito, poiché in effetti tutte le amministrazioni locali l'hanno richiesta con forza.
L'altro provvedimento che ritengo essere assolutamente necessario è che il Governo dia senz'altro la possibilità di compiere interventi strutturali, ma che lo faccia anche con la velocità e la competenza che sono necessarie e che in questo momento talune agenzie come l'Aipo non riescono a garantire. Dovremmo, dunque, cambiare il sistema per dare risposte precise, rapide e concrete alla popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Castagnetti, De Biasi, Lusetti, Romani, Paolo Russo e Saglia sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che il presidente della Commissione trasporti ha chiesto un breve differimento della ripresa dei lavori dell'Assemblea, per consentire alla Commissione stessa di conferire al relatore il mandato a riferire.

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 16,18).

PRESIDENTE. Comunico che, resosi vacante un seggio attribuito alla lista n. 14 - Movimento per l'Autonomia - Alleanza per il sud nella XXIV circoscrizione Sicilia 1, a seguito della cessazione dal mandato parlamentare del deputato Giovanni Roberto Di Mauro, di cui la Camera ha preso atto nella seduta del 29 maggio 2008, la Giunta delle elezioni - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - ha accertato, nella seduta odierna, che il candidato che nella stessa lista, nell'ambito della medesima circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Ferdinando Latteri.
Do atto alla Giunta di questa comunicazione e proclamo quindi deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, nella XXIV circoscrizione Sicilia 1, Ferdinando Latteri. Rivolgo molti auguri al nuovo deputato.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,35.

Pag. 20

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta il predetto disegno di legge di conversione è stato rinviato in Commissione.
La Commissione ha concluso l'esame del provvedimento, elaborando un nuovo testo per l'Assemblea che è in distribuzione.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le ore 18.
Dopo tale ora potrà avere luogo il seguito dell'esame a partire dalla discussione sul complesso degli emendamenti.
Ricordo, altresì, che come costantemente affermato dalla Presidenza, per un principio di continuità del procedimento, l'esame in Assemblea - dopo il rinvio in Commissione - riprende esattamente dal punto in cui esso si era interrotto con il rinvio.

MARIO VALDUCCI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come lei ha ricordato, il testo - a seguito dell'emendamento presentato dal Governo in Commissione - torna all'esame dell'Assemblea accorpando altri due decreti-legge, successivi al decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, che prevedono rispettivamente la conversione del finanziamento ponte in possibilità di utilizzo dei 300 milioni di euro come conto patrimonio netto e norme atte ad agevolare l'opera del Governo per il processo di privatizzazione.
Quindi, come lei ha ricordato, è in Aula oggi un nuovo testo approvato dalla Commissione. Lei ha già comunicato i termini per la presentazione degli emendamenti (in Commissione ne sono stati presentati 11). Quindi, ritengo sia necessario un aggiornamento alle ore 18, previa riunione del Comitato dei nove.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, era facile immaginare fin da questa mattina le difficoltà che avrebbero incontrato i colleghi della Commissione di merito, ed anche i colleghi della Commissione bilancio e delle altre Commissioni ad esprimere un parere ponderato, con la possibilità di una riflessione articolata su una novità sostanziale intervenuta in queste ore. Infatti, vi è stato il trasferimento di fatto - anche se è impropria l'espressione - dell'articolo 4 del decreto-legge n. 93 del 2008 nell'articolato del decreto-legge n. 80 del 2008.
Per di più, siamo in pendenza di un pronunciamento della Commissione europea che, secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica, non è convinta delle spiegazioni del Governo italiano. I dubbi sulla legalità del prestito ponte di 300 milioni di euro erano già stati evidenziati. Adesso la circostanza che tale prestito ponte si trasformi in un'acquisizione patrimoniale che di fatto fa ritornare al 100 per cento nelle mani pubbliche la compagnia di bandiera è chiaramente elemento di profonda preoccupazione anche tra i nostri partner europei.
Pertanto, mercoledì 11 giugno si esprimerà la Commissione europea, tra l'altro su proposta del suo vicepresidente, responsabile per i trasporti, l'italiano Antonio Tajani. Quindi, si appresta l'apertura di una procedura per aiuti di Stato a carico dell'Italia, e ci sarà la richiesta formale di sospendere il provvedimento.
Secondo un'interpretazione, anche non scrupolosissima, delle regole dell'UnionePag. 21europea, verrà dato un margine di quattro mesi per trovare la famosa cordata in grado di rilevare la compagnia di bandiera, che è l'unico modo per evitare da un lato la condanna da parte dell'Unione europea e dall'altro il crollo finanziario della compagnia stessa.
Ho chiesto di intervenire perché già questa mattina avevo chiesto un congruo lasso di tempo per poter presentare gli emendamenti. Adesso siamo riuniti, abbiamo i pareri delle Commissioni e debbono essere presentati e numerati gli emendamenti.
Mi sembra che il tempo, da ora alle 18, sia assolutamente scarso, tanto più che la ripresa della seduta era prevista alle 16 e sono già le 16,40. Signor Presidente, le chiedo pertanto di spostare alle 20 il termine, considerato anche che alle 18 è confermata la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che potrà meglio articolare l'ordine dei nostri lavori.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, come affermato dal collega che mi ha preceduto, oggi si è verificato quanto temevamo, perché la volontà di andare comunque avanti in maniera troppo accelerata e con scorciatoie, di solito, non porta mai molto lontano. Per quanto mi riguarda, credo sia importante sottolineare il fatto che per la presentazione degli emendamenti forse potrebbe essere anche sufficiente il termine delle 18 - io, infatti, non chiedo un allungamento di tale termine - ma indubbiamente occorre considerare che il nuovo emendamento del Governo, che è una parte del decreto-legge dell'attuale Esecutivo inserita in un decreto-legge dell'Esecutivo precedente, modifica totalmente l'oggetto della discussione generale. Sebbene il 29 maggio si sia conclusa la discussione generale, dal momento che a questo punto il contenuto del provvedimento si è modificato totalmente, credo che, nel caso in cui vi fosse - come vi è - la necessità di approfondimenti, si dovrebbe riaprire la discussione generale. Vi sono infatti motivi per approfondire l'emendamento da ultimo presentato dal Governo in quanto, come ho potuto affermare anche in Commissione, ci troviamo di fronte alla discussione su un decreto-legge, varato dal precedente Esecutivo, al quale è stato presentato un emendamento che rappresenta un ulteriore decreto, di un altro Governo, a sua volta modificato tre volte, che si inserisce nel provvedimento precedente. Quindi, al di là della questione di merito, sulla quale ci pronunceremo più avanti, circa l'impegno di questi 300 milioni di euro, su cui si può essere favorevoli o contrari, e del risultato che tali risorse potranno produrre, credo che vi siano tutte le condizioni per poter riaprire anche la discussione generale.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente sulle richieste avanzate dai colleghi non potrà che decidere lei, in ragione dell'andamento della seduta. La pregherei però di questo: poiché lei ha giustamente rimarcato - lo ha fatto anche oggi, come ho letto sulle agenzie di stampa - la necessità che noi lavoriamo di più, le vorrei chiedere anche, però, di aiutarci a lavorare meglio. Nel momento in cui lei stabilisce il termine delle 18 per la presentazione degli emendamenti al nuovo testo, e prevede di tornare a riunire la Camera alle 18,30 per avviare il dibattito sul complesso degli emendamenti, dà per scontato che in trenta minuti il Comitato dei nove riesca ad analizzare e approfondire le proposte emendative, nonché a venire in Aula preparato. Poiché la giornata di oggi - devo dire non soltanto la giornata di oggi - dimostra che questa agilità, nel Governo e ancor più nella Commissione, non appare così evidente, forse, onde evitare di ritrovarci in Aula alle 18,30 ad assistere a ciò che è già accaduto questo pomeriggio (vale a dire ilPag. 22rinvio della seduta di quarto d'ora in quarto d'ora), la pregherei di verificare con il presidente della Commissione se sia necessario prendersi un'ora, invece che mezz'ora. Eviteremo così di tornare a riunirci alle 18,30 per stare poi in Aula a guardarci in faccia, che sicuramente è un modo di essere presenti, ma non di lavorare bene.

MARIO VALDUCCI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI, Relatore. Signor Presidente, ritengo che si possa arrivare a concedere mezz'ora in più per la presentazione degli emendamenti, per rispettare il termine di due ore che si era convenuto informalmente questa mattina; quindi si potrebbe fissare il termine delle 18,30 per la presentazione degli emendamenti e rinviare alle 19 la ripresa della seduta.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevoli colleghi, il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle 18,30 e il seguito dell'esame è pertanto rinviato alle 19.
Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle 18.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 19,05.

Programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo giugno-luglio 2008 e calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2008.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del Regolamento, il seguente programma dei lavori per il periodo giugno-luglio 2008:

Giugno.
Esame del disegno di legge n. 1145 - Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 22 luglio 2008);

Esame della mozione Damiano ed altri n. 1-00006 concernente attuazione della delega legislativa in materia di lavori usuranti.

Esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1185 - Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (da inviare al Senato - scadenza: 27 luglio 2008);
disegno di legge n. 1212 - Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria (da inviare al Senato - scadenza: 29 luglio 2008);
proposta di legge S. 265 ed abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali (ove trasmessa dal Senato e conclusa dalla Commissione).

Luglio.

Esame dei disegni di legge:
S. 585 - Conversione in legge del decreto-legge 16 maggio 2008, n. 85, recante disposizioni urgenti per l'adeguamento delle strutture di Governo in applicazione dell'articolo 1, commi 376 ePag. 23377, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 15 luglio 2008);
S. 692 - Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 25 luglio 2008);
S. 735 - Conversione in legge del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97 recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (ove trasmesso dal Senato - scadenza 3 agosto 2008).

Esame del disegno di legge S. 733 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

Esame dei progetti di legge di ratifica:
disegno di legge (ove presentato dal Governo) e proposta di legge n. 1146 - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria (ove concluso dalla Commissione);
disegno di legge - Trattato di Lisbona (ove presentato dal Governo).

Esame dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 e Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008;
Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008 e del doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (ove presentato alla Camera e concluso dalle Commissioni).

Esame del documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2012 (Doc. LVII, n. 1).

Esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per il 2007 (Doc. VIII, n. 1) e del progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per il 2008 (Doc. VIII, n. 2).

Nell'ambito del programma è previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
È stato inoltre predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2008:

Mercoledì 11 giugno:

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) (ore 15).

Svolgimento di interpellanze urgenti (dopo lo svolgimento del question time).

Giovedì 12 giugno (antimeridiana):
Votazione relativa alle dimissioni di deputati.

Lunedì 16 giugno (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1145 - Conversione inPag. 24legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 22 luglio 2008).
Discussione sulle linee generali della mozione Damiano ed altri n. 1-00006 concernente attuazione della delega legislativa in materia di lavori usuranti.

Martedì 17 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), giovedì 19 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 giugno) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1145 - Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 22 luglio 2008).
Seguito dell'esame della mozione Damiano ed altri n. 1-00006 concernente attuazione della delega legislativa in materia di lavori usuranti.

Lunedì 23 giugno (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1185 - Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (da inviare al Senato - scadenza: 27 luglio 2008);
disegno di legge n. 1212 - Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria (da inviare al Senato - scadenza: 29 luglio 2008);
proposta di legge S. 265 ed abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali (ove trasmessa dal Senato e conclusa dalla Commissione).

Martedì 24 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), giovedì 26 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 giugno) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1185 - Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie (da inviare al Senato - scadenza: 27 luglio 2008);
disegno di legge n. 1212 - Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria (da inviare al Senato - scadenza: 29 luglio 2008);
proposta di legge S. 265 ed abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali (ove trasmessa dal Senato e conclusa dalla Commissione).

Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Il Presidente, d'intesa con il Presidente del Senato, si riserva di convocare le Commissioni bicamerali per la loro costituzione per giovedì 12 giugno, a partire dalle ore 13,30.Pag. 25
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti sarà inserito nelle sedute del martedì o del giovedì, secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni e di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni.
L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione (ore 19,10).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1094)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1094).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 1094).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1094).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili gli emendamenti Evangelisti 1.3, limitatamente alle lettere b) e c) del comma 2-septies e ai commi da 2-septies.1 a 2-septies.10; Evangelisti 1.21, limitatamente alle lettere b) e c) del comma 2-septies e ai commi da 2-septies.1 a 2-septies.10, che recano a fini di copertura alcune norme che incidono: sulla disciplina della spesa per il funzionamento degli uffici di diretta collaborazione del Governo; sulla disciplina dei rimborsi elettorali, sul trattamento economico dei ministri, viceministri e dei sottosegretari di Stato; sulle comunità montane, disponendone la soppressione e il trasferimento delle relative funzioni; sulla composizione degli organi dei comuni e delle province; sui consigli di amministrazione delle società partecipate degli enti locali.
Con riferimento all'emendamento Evangelisti 1.3 ricordo che sono già stati rilevati profili problematici in ordine alla sua ammissibilità nel corso dell'esame in Commissione e che, in tale sede, lo stesso è stato ritirato.
Constato, peraltro, che l'emendamento Evangelisti 1.21, ne riproduce integralmente il contenuto, con l'aggiunta di un'ulteriore modifica di carattere puntuale al decreto.
Al riguardo, rilevo che le disposizioni di copertura comunque contenute negli emendamenti riferiti ai decreti-legge sono soggette al vaglio di ammissibilità secondo i criteri generali previsti dal Regolamento (articolo 86, comma 1, articolo 89, articolo 96-bis, comma 7) che stabiliscono che siano dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge.
In applicazione di tali criteri, pertanto, le norme di copertura che intervengono su materie estranee, non strettamente attinenti a quelle trattate nei decreti-legge, determinano normalmente l'inammissibilità dell'emendamento.
In tal senso sono i precedenti.
In proposito si vedano le sedute dell'Assemblea: del 16 marzo 2005, in cui è stato dichiarato inammissibile un emendamento che prevedeva il ripristino della tassa di successione come copertura per l'introduzione del reddito minimo di inserimento; del 18 luglio 2001, in cui è stato dichiarato inammissibile un emendamento volto ad introdurre a titolo di copertura finanziaria norme sostanziali vertenti su una materia non ricompresa nell'ambito di un decreto-legge; del 17 novembre 2000, in cui il Presidente ha enunciato alcuni criteri generali di ammissibilità con riferimento a tale materia, pur ritenendo ammissibili - in considerazione del particolare contenuto e della natura del provvedimento - alcuni emendamenti che recavano clausole di copertura incidenti su previsioni non contemplate nel medesimo.Pag. 26
Si vedano, inoltre, le sedute dell'Assemblea del 16 febbraio 2006, relativa all'A.C. 6352 (decreto-legge agricoltura) e del 23 febbraio 2006, relativa all'A.C. 6360 (decreto-legge sfratti) e all'A.C. 6359 (decreto-legge emergenza gas), in cui sono state dichiarate inammissibili dalla Presidenza alcune proposte emendative, limitatamente alle disposizioni recanti coperture non strettamente attinenti rispetto alla materia trattata dai decreti in esame.
Si veda, infine, la seduta della Commissione Affari costituzionali del 19 gennaio 2005 in cui il presidente invita i presentatori a riformulare le coperture di alcuni emendamenti riferiti ad un decreto-legge che apparivano inammissibili, recando disciplina sostanziale estranea a quella oggetto del provvedimento.
Diversamente, ove tali proposte emendative fossero valutate ammissibili, si determinerebbe un aggiramento delle disposizioni regolamentari sopra richiamate, per il fatto che le coperture proposte introdurrebbero norme sostanziali in materie nuove, non comprese nell'ambito del decreto-legge.
A tali principi si è derogato solo in occasione dell'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge in materia economica recanti disposizioni incidenti su una pluralità di materie.
Le questioni affrontate nelle parti inammissibili dell'emendamento potranno essere oggetto di autonome iniziative normative, che potranno essere esaminate nelle sedi competenti.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine il gruppo Italia dei Valori è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che sul provvedimento in esame e sulle proposte emendative ad esso riferite bisogna svolgere un ragionamento che ci porti a una valutazione complessiva sulla portata del provvedimento stesso rispetto agli obiettivi che intende raggiungere.
Riguardo al problema dell'Alitalia, la domanda che ci poniamo in questo particolare momento è se le indicazioni contenute nel decreto-legge siano idonee per raggiungere l'obiettivo del salvataggio dell'azienda. Voglio ricordare che qualche anno fa, proprio nella XIV legislatura, si tentò con un prestito di andare incontro a quella che era allora la situazione dell'Alitalia: 400 milioni di euro furono «liberati» anche attraverso una disponibilità, manifestata allora, da parte della compianta Commissaria ai trasporti e all'energia dell'Unione europea, Loyola De Palacio. Quelle iniziative che ponemmo in essere, però, erano legate ad un progetto industriale in grado di fornire una prospettiva alla compagnia di bandiera.
Dopo quell'intervento, invece, non vi furono più progetti, provvedimenti, piani industriali sufficienti ad impedire quella che è stata una vicenda di grande precarietà ed esposizione debitoria con perdite enormi da parte della compagnia di riferimento.
Il provvedimento al nostro esame varato dal precedente Governo e successivamente condiviso da questo Governo, anche attraverso le modificazioni presentate in queste ore, non raggiunge l'obiettivo. Se fosse sufficiente un prestito di 300 milioni per salvare la compagnia di bandiera e per chiudere questa partita dell'Alitalia che si trascina da parecchi anni certamente anche il nostro parere sarebbe positivo e vi sarebbe adesione.
Il fatto è che questo provvedimento non risolve il problema dell'Alitalia - ripeto, assolutamente non lo risolve - anche perché fa capire che non si è colto il senso e il significato della situazione del trasporto aereo nel nostro Paese anche in una visione europea.
Durante la XV legislatura, quando vi fu la trattativa con Air France - mi riferiscoPag. 27alla «megagara» organizzata dal Governo Prodi - l'allora Ministro dell'economia e delle finanze venne più volte in Commissione trasporti per dichiarare la sua fede incrollabile nell'utilità e nell'opportunità di quella gara e, quindi, nella soluzione positiva della stessa. Abbiamo visto come è andata a finire, e ora si vive una vicenda e una situazione estremamente labile e precaria.
Il problema, signor Presidente, è che non si è riusciti a cogliere che, oggi, il tema e la questione non riguardano soltanto l'Alitalia; non si tratta soltanto del problema di una compagnia di bandiera o della compagnia di bandiera; il problema riguarda invece il trasporto aereo all'interno del nostro Paese, nel cui ambito bisogna raggiungere - è quanto si era tentato - un equilibrio tra tre momenti: quello degli enti regolatori; quello dei vettori; quello delle società aeroportuali.
Questo equilibrio fu indicato anche da una norma approvata durante la XIV legislatura, e si trattò di una riforma vera e reale - quella del trasporto aereo - che stabiliva regole e soprattutto strumenti di controllo, dava risposte anche per quanto riguarda la sicurezza nel trasporto aereo e che, inoltre, poneva una questione importante e fondamentale: andare nella direzione di affrontare la questione complessiva del sistema del trasporto aereo perché non si tratta di una vicenda particolare relativa ad una compagnia di bandiera o ad un vettore rispetto alle altre componenti che fanno parte della vicenda, della storia e soprattutto della realtà del trasporto aereo nel nostro Paese.
Abbiamo allora previsto un controllo più forte e più cogente per quanto riguarda l'ENAC, e una definizione del ruolo anche dell'ENAV, ma soprattutto abbiamo detto una parola molto chiara per quanto riguarda le società del trasporto e le società aeroportuali. Con le concessioni quarantennali queste società hanno ritenuto di essere quasi proprietarie o meglio - tolgo il quasi - proprietarie degli aeroporti, attraverso politiche non riconducibili agli indirizzi di carattere nazionale.
Certamente se il Governo, anche avvalendosi di quella precedente riforma, avesse conferito un'accelerazione e avesse dato una risposta molto seria alla soluzione del problema, avremmo quanto meno compreso e capito che oggi il tema è quello della creazione di una rete in materia di società aeroportuali, e di aeroporti, nel cui ambito devono avere un ruolo sia i vettori, sia gli enti regolatori che richiamavo poc'anzi riferendomi all'ENAV e (soprattutto per quanto riguarda il ruolo di controllo) all'ENAC.
Mancando questa politica di rete, e ponendosi dunque tutti i problemi di «fideraggio», noi ci siamo ritrovati a capire che non disponiamo di aeroporti hub: Malpensa non è un hub, considerato anche il fatto che non ha risolto il problema di Linate; Fiumicino non è un aeroporto hub, specie se ci riferiamo ai grandi aeroporti europei, ad esempio anche a quello della stessa Madrid. Abbiamo degli aeroporti che vivono in funzione di vicende, che sono certamente importanti e fondamentali, ma che aprono vuoti e creano disfunzioni enormi, tant'è vero che si era indicato anche un obiettivo, ovverosia quello di realizzare e distinguere aeroporti di interesse nazionale e regionale.
Non è possibile avere 103 aeroporti dello stesso livello, ciascuno dei quali segue una propria politica, senza tenere presente il «fideraggio», l'area di mercato, i raccordi, e soprattutto le intese tra vettori e società aeroportuali.
Voglio richiamare anche il fenomeno del low cost che credo sia presente agli occhi di tutti, all'attenzione di tutti e, soprattutto, di quest'Assemblea.
Mancando una politica complessiva dei trasporti ogni vettore ha difficoltà ad andare avanti e a raggiungere un obiettivo.
Oggi ci troviamo di fronte, ad esempio, alla vicenda dell'Alitalia così come forse la ricordavamo nel passato - ma la storia è trascorsa -, quando c'era Civilavia e quando Alitalia, trent'anni o quarant'anni fa, promuoveva la politica dei trasporti all'interno del nostro Paese. Al centro di essa era posto il vettore e non le altre componenti del trasporto aereo all'internoPag. 28del nostro Paese. Al centro erano poste le decisioni del vettore anche rispetto alle percorrenze di medio raggio e di lungo raggio, rispetto all'azione di presenza del vettore nello scacchiere - nelle aree domestiche come si suol dire - ma anche nelle aree di lunga percorrenza o di lungo percorso. Non vi è dubbio che questo ha creato e crea disfunzioni enormi.
L'ENAC è come se non ci fosse mai stato, come se ci fosse stata soltanto Civilavia e come se ci fosse l'Alitalia. La polemica che abbiamo avvertito in questi anni tra Malpensa e Fiumicino, tra una parte e l'altra dell'Italia, credo che sia una polemica fuorviante che non tiene ben presenti i termini di un confronto sul trasporto aereo che deve essere complessivo, dare il segno e il significato di una italianità e uscire fuori da quelle particolarità o da quel settorialismo che rende ogni visione angusta e, soprattutto, di una incapacità di affrontare in termini rigidi e rigorosi la problematica del trasporto aereo all'interno del nostro Paese.
Per queste ragioni il nostro gruppo è andato avanti presentando una serie di emendamenti soppressivi, sia per quanto riguarda la prima stesura del decreto, sia per le novità uscite fuori con l'emendamento presentato oggi in Commissione da parte del Governo e da questa approvato.
Qualche emendamento doveva rappresentare anche un aggiustamento, quando si parla del fatto che in futuro non si potrà anche operare in proprio per quanto riguarda la cosiddetta cordata che dovrebbe assumere un'iniziativa per l'Alitalia. Vi era anche un emendamento di buon gusto che dava un segno prudenziale: non aggiungo altro, uso semplicemente, come è ovvio, un eufemismo. Tutto questo non è stato tenuto presente, non è stato tenuto in considerazione: si vuole andare avanti con questo provvedimento.
Certamente 300 milioni di euro sono tanti, si va verso una missione di ricapitalizzazione con la quale siamo ai limiti del rispetto della normativa del passato decreto e degli indirizzi da parte dell'Unione europea e della legislazione europea.
Ci troviamo di fronte ad una distrazione rispetto alla legge fallimentare come disciplinata all'interno del nostro Paese.
Ci troviamo, dunque, di fronte ad una serie di storture e alterazioni che potremmo anche condividere, forse accettare, se tutto questo ci portasse ad una soluzione della vicenda Alitalia.
Perché Air France va bene? Perché detiene il suo mercato interno all'80 per cento! Come può andare avanti un vettore come l'Alitalia che è arrivata ad avere il 37-40 per cento del mercato interno.
La politica da portare avanti era quella delle alleanze, soprattutto all'interno, e di fare massa all'interno. Ma soprattutto - ripeto il concetto precedente, signor Presidente - si doveva operare per quanto riguarda il sistema aeroportuale all'interno del nostro Paese.
Ritengo che i due anni del Governo Prodi siano stati quanto meno spesi invano rispetto ad alcune procedure di attuazione di una legislazione che pure questo Parlamento aveva votato all'unanimità.
Detto questo, la domanda che rivolgo al Governo è: quanto tempo avrà l'Alitalia per vivere?
C'è una cordata? Quante volte ho sentito parlare di cordate, qualche anno fa, quanti elenchi di industriali o di grossi industriali! Ma ci sono le cordate o ci sono gli approfittatori, signor Presidente, signor sottosegretario? Come vogliamo risolvere questo tema e questo problema? E il confronto con i sindacati? Infatti, il nodo forte è anche quello degli esuberi e della razionalizzazione della società stessa: come vogliamo risolvere tutti i problemi? Prendendo tempo (un mese, due mesi, tre mesi)? Bruciando questi 300 milioni attraverso un escamotage (dicendo che non è un contributo, ma un aumento di capitale)? Come facciamo? Cosa diciamo all'Alitalia e ai lavoratori dell'Alitalia fra tre o quattro mesi?
Noi ci impegneremo, anche in queste ore, a discutere anche sulle proposte emendative, ad approvarle o respingerle, e daremo un giudizio ovviamente non positivo sul provvedimento in esame. Ma dopo che lo avremo approvato, cosa rappresenterà?Pag. 29Ancora un messaggio di rassicurazione e di tranquillità per il Paese? Fino a quando? Fino a quale momento?
Vi è sempre un affollamento di grandi consulenti: vi sono state sempre, presso la Presidenza del Consiglio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 19,30)

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Ho concluso, signor Presidente.
Ognuno ha la sua ricetta, dà la sua indicazione e il suo contributo, ma è un contributo parziale e spesso artefatto, non suffragato sul piano scientifico, sul piano dei numeri e degli elementi devono essere alla base di un giudizio.
Per questo motivo, signor Presidente, ci rammarichiamo che le nostre proposte emendative siano state bocciate in Commissione: le abbiamo riproposte, con la speranza che abbiano un diverso destino e una diversa valutazione, quindi, da parte dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Considerato l'elevato numero di iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, si è convenuto, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, di dare luogo a tali interventi nella seduta odierna con persecuzione notturna.
Le votazioni, pertanto, avranno luogo a partire dalle ore 9 di domani.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei ha detto «persecuzione» e non vorrei che fosse riferito all'atteggiamento nostro: noi siamo perseguitati e non perseguiamo nessuno... Si tratta di «prosecuzione».

PRESIDENTE. Proseguiamo e perseguiamo, onorevole Evangelisti...
Ha chiesto di parlare - come prosecuzione del nostro dibattito... - l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, come abbiamo potuto dimostrare negli ultimi giorni già nella IX Commissione e nelle Commissioni non di merito, il gruppo dell'Italia dei Valori vuole contribuire, vuole andare verso un rilancio della compagnia di bandiera, vuole collaborare a salvare l'Alitalia e il posto di lavoro dei circa 18 mila dipendenti (tra Alitalia Fly e Alitalia Service).
Noi avevamo tenuto, in passato, un atteggiamento favorevole ad una gara che avesse visto la compagnia dialogare con i concorrenti e che vedeva l'azionista di maggioranza, ossia il Ministero dell'economia, protagonista di quella gara, aperta al mercato.
Quindi, eravamo favorevoli a proseguire la trattativa con Air France, che era stata ammessa alla trattativa finale, con la proposta che la grande compagnia francese e olandese aveva avanzato in quella ricerca del partner per Alitalia.
Vi è stata un'intromissione - se volete - della politica, di una politica che non va bene, nel senso che, durante la campagna elettorale, si è strumentalizzata la vicenda Alitalia. Si tratta di una grandissima responsabilità perché, quando è iniziata la campagna elettorale, era in corso la trattativa con Air France e quest'ultima aveva avanzato un'offerta pari a 0,91 euro per azione. Alla fine della campagna elettorale, l'offerta si è mutata in 0,31-0,32 euro per azione. Pertanto, vi è stata un'intromissione dicendo «no» ad Air France, che aveva condizionato la sua offerta definitiva all'accettazione del Governo che si sarebbe formato dopo le elezioni. Lo capisco: Air France ha fatto il suo mestiere ma, avendo detto «no», il Governo e la maggioranza usciti vincitori dalle elezioni si sono assunti una grandissima responsabilità facendo intravedere la possibilità di avere una cordata tutta italiana e poi, successivamente, magari, realizzare accordi con partner internazionali. Tuttavia, noi sappiamoPag. 30che non è possibile realizzare un accordo con una grande compagnia dell'Oriente.
In Europa, vi è una compagnia media - quella spagnola - e vi sono tre grandi compagnie, che corrispondono, praticamente, ai Paesi leader dell'Europa. Pur con una di esse dobbiamo fare i conti: il futuro, infatti, sarà quello delle concentrazioni di tali grandi compagnie. Con il prezzo del petrolio che galoppa e dopo il 2001 - anno terribile - è chiaro che queste grandi compagnie per sopravvivere ed andare avanti, per combattere la concorrenza del low cost - che spesso è sleale - devono allargarsi, fondersi, trovare partner e mercati. Il mercato italiano dei passeggeri è di grandi dimensioni, è il secondo in Europa: nel 2007 vi sono stati 82 milioni di passeggeri. È chiaro che è appetibile e non vorrei che le grandi compagnie attendessero proprio la fine di Alitalia, per poter acquisire fette di questo mercato, a buon mercato, anzi gratuitamente!
Bisignani, che pure fu presidente di Alitalia e che oggi è presidente dell'organizzazione internazionale IATA, ci ha apostrofato dicendo: «che occasione ha perso l'Italia lasciando andar via Air France-Klm!»
Vi è, inoltre, una questione legata all'occupazione: all'inizio della campagna elettorale, gli esuberi erano 2 mila e ci si lamentava di ciò. Oggi, si parla di 8-10 mila esuberi. Quindi, vi è una grande responsabilità da parte di chi ha giocato in modo scorretto durante la campagna elettorale.
Noi del gruppo dell'Italia dei Valori abbiamo dimostrato, invece, di voler collaborare e lo abbiamo fatto anche dando suggerimenti formali al Governo e alla maggioranza, tant'è vero che questa mattina ci è stato riconosciuto dal Ministro Vito. Certamente, però, sui contenuti è necessario fare i conti con la realtà.
Non possiamo pensare che nella prima parte del decreto-legge si preveda una copertura per i 300 milioni di euro attraverso un depauperamento degli interventi per la competitività delle nostre piccole e medie imprese. La campagna elettorale non si è svolta proprio su questo, ma sull'idea che bisogna aumentare la competitività e che le piccole e medie imprese sono fondamentali. Ebbene, oggi, come primo atto del Governo (che si inserisce in un atto complessivo con cui sono state fatte altre cose ancora peggiori), si chiede un sacrificio alle piccole e medie imprese e alla competitività. Si dice: non importa la competitività, leviamo loro i soldi e mettiamoli nel patrimonio dell'Alitalia. No: la copertura deve essere diversa, bisogna ricorrere ad altre fonti di investimento; non è possibile che voi eliminate i fondi destinati all'aumento della competitività del nostro Paese, che si trova in queste condizioni.
Si è fatto ricorso anche ai fondi per la solidarietà sociale: non si può che dire «no» a questa prima parte del decreto-legge (che è contenuta nell'emendamento presentato oggi) e a questo tipo di copertura finanziaria.
Noi, quindi, oltre ad aver contribuito in modo formale, vogliamo anche contribuire nella sostanza, perché i nostri emendamenti, soprattutto alcuni, offrono soluzioni alla parte manchevole, la seconda parte (l'articolo 1-bis) e che è ancora confusa.
Credo che questa seconda parte vada migliorata, altrimenti tutto lo sforzo fatto sarà finalizzato ad un'attività che porta verso ciò che è successo nel caso Telecom. Si sta andando in quella direzione; si sceglie un consulente e poi gli si dice: guarda che tu non solo puoi essere un consulente, ma puoi anche proporre te stesso come parte di una cordata volta ad acquisire Alitalia. Mi sembra quanto di più strano si possa pensare.
Ci rendiamo conto, quindi, che la maggioranza e il Governo ancora brancolano nel buio. Ancora oggi, infatti, quando ci apprestiamo a discutere nel merito gli emendamenti e le proposte del nuovo decreto-legge e quando ci si chiede ancora di pronunciarci, approvando un finanziamento di 600 miliardi di lire, non si sa ancora e noi non riusciamo ancora a sapere - lo ha spiegato bene l'amicoPag. 31Tassone dell'UdC - che progetto abbia il Governo, che progetto abbia il Ministro Tremonti e che cosa voglia fare l'azionista di maggioranza! Vuole forse presentare una cordata egli stesso?
L'articolo 1-bis prevede una deroga alla legge sulle liberalizzazioni. Noi crediamo, invece, che debbano essere seguite le regole: il tempo c'è, si proceda presto e si seguano le regole. Si apra di nuovo il capitolo della liberalizzazione e della privatizzazione.
Quindi il Governo ancora non è in grado di dirci che cosa fare e dovremmo approvare al buio il finanziamento, con questo tipo di copertura; dovremmo sottrarre fondi all'aumento della competitività del nostro sistema economico e industriale; dovremmo sottrarre fondi all'attività di assistenza agli anziani, senza sapere per quale motivo, dove li investiamo e perché. Dico che se lo sapesse, il Governo, forse, ce lo direbbe; credo che non lo sappia ancora!
Probabilmente, i gruppi che si stanno muovendo per impadronirsi di Alitalia, come si sono impadroniti di Telecom - si tratta degli stessi gruppi, probabilmente - non hanno dato ancora la loro disponibilità. Attenzione, perché abbiamo approvato recentemente anche qualche concessione di troppo in favore dei gruppi che hanno fatto l'operazione Telecom, l'operazione Autostrade per l'Italia e così via. Se invece il Governo ha un piano, ce lo dica prima. Possiamo attendere la prossima settimana, se il Ministero dell'economia e delle finanze sta elaborando il piano, se lo sta completando; non voglio pensare male, ma, se non ci dice nulla, non posso che pensare male.
Credo che in Parlamento, in questo Parlamento, è necessario che il Governo ci venga a dire cosa vuole fare di Alitalia, cosa vuole fare degli esuberi, cosa vuole fare di quello che il Presidente del Consiglio ha promesso in campagna elettorale. Questa è la questione di fondo che dobbiamo discutere questa sera in questa sede! Non ci muoveremo finché il Governo non ce lo dice: è questa la ragione per cui ci vogliamo trattenere qui e discutere fino in fondo. Ce lo dite e discuteremo su un fatto concreto.
Avremo modo di spiegare anche ai nostri elettori che il Governo, in fondo, ha trovato una soluzione. Se non lo farete, continueremo a discutere fino in fondo; parleremo di tutto quello di cui è necessario parlare, ma così ci regoleremo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il testo che è all'esame dell'Aula - lo voglio ricordare - è un decreto-legge adottato dal Governo Prodi d'intesa con le forze politiche dell'attuale maggioranza, sul quale il Senato della Repubblica, non molto tempo fa, ha espresso un voto favorevole all'unanimità.
Come è noto a tutti colleghi, la crisi di Alitalia non nasce oggi: il Governo e il Parlamento si sono occupati della crisi del vettore italiano nel 1994, poi nel 1996, ancora nel 2002, e anche nel 2004, solo per citare le circostanze più importanti.
Nel 2002 venne disposto un aumento di capitale sociale di 900 milioni di euro con l'obiettivo di promuovere un piano di ristrutturazione e di rilancio dell'azienda. Due anni dopo fu emanato ed approvato il decreto-legge n. 159, con il quale si offrivano garanzie dello Stato italiano su un prestito ponte di 400 milioni di euro, con la previsione del rimborso - fu detto - a 12 mesi dall'ultimo rateo. È bene ricordare questa vicenda, perché, proprio in quella circostanza, la Commissione europea sollevò forti obiezioni, considerandolo un aiuto di Stato. Il Governo italiano, allora, risolse le obiezioni mediante un atto di impegno, sottoscritto dal Ministro per le politiche comunitarie nel luglio 2004, con cui si impegnava ad agire senza disporre ulteriori interventi da parte dello Stato.
Il Parlamento approvò la conversione del decreto-legge che, lo ricordo ai colleghi,Pag. 32recava misure urgenti per favorire la ristrutturazione e il rilancio dell'Alitalia. Nel 2004, ancora, il Governo aveva piena consapevolezza delle difficoltà nelle quali versava Alitalia, e aveva assunto impegni vincolanti con la Commissione europea. Proprio in conseguenza di quegli impegni, fu varato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 febbraio 2005, recante le modalità di alienazione della partecipazione azionaria detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze in Alitalia, che fu l'atto conclusivo di questa vicenda: una vicenda che ha visto fortemente impegnate anche le organizzazioni sindacali di Alitalia, che hanno accettato e proposto numerose misure di razionalizzazione.
Proprio in ragione di quelle procedure, il Governo Prodi ha percorso la strada che avrebbe portato ad una soluzione. Il Governo Berlusconi, invece, cambia le carte in tavola, come abbiamo visto; e lo fa con l'adozione del decreto-legge del 27 maggio 2008, che, all'articolo 4 (Sviluppo dei servizi di trasporto aereo), trasforma la concessione del prestito in un contributo per la capitalizzazione del vettore nazionale: una netta, credo inspiegabile inversione di rotta dell'esecutivo in carica, che contrasta o meglio contraddice l'impegno assunto proprio dal Governo Berlusconi nel 2004. Credo invece che ci sia bisogno a questo punto di serietà e di grande responsabilità, perché il Governo deve riferire se esistono imprenditori in grado di rilanciare Alitalia senza perdere ulteriore tempo, senza produrre ulteriori sprechi a carico dei contribuenti e senza allontanare altre possibili soluzioni. Invece, in questi giorni assistiamo ai primi atti di un Governo che pratica la politica dei ripensamenti; state ripensando la maggior parte delle misure annunciate: sulle frequenze televisive, sul reato di clandestinità e ora su Alitalia.
Noi riteniamo inaccettabile il fatto che si tenga all'oscuro il Parlamento sulle intenzioni dell'esecutivo. Non sfugge purtroppo la gravità del comportamento del Governo, che alimenta l'incertezza e il possibile esito commissariale dell'azienda, in quanto in questa prolungata fase di annunci e di piani segreti, altri operatori si rafforzano, altri recuperano e occupano gli spazi lasciati da Alitalia.
La sensazione che si ricava, leggendo le disposizioni dell'A.C. 1094 è sgradevole: si propone infatti, per salvare Alitalia, un percorso assolutamente inaccettabile sotto il profilo della trasparenza, dubbioso sotto il profilo della legalità e con molta probabilità inefficace rispetto al fine che si propone. Si costruisce un percorso speciale, che deroga alle normative esistenti e che concentra su questo Governo ogni potere decisionale in barba alle norme di base che regolamentano la complessa materia.
In sintesi, il Governo propone una deroga alle modalità con le quali si deve procedere alla dismissione della partecipazione dello Stato nel capitale di Alitalia, propone l'impossibilità di utilizzare da parte del Ministero procedure di vendita secondo le prassi consolidate. Da questa impostazione deriva che il Ministero dell'economia e delle finanze individuerà, con propria delibera, uno o più soggetti che presenteranno l'offerta di acquisto di Alitalia. Non saranno date le informazioni previste per le società quotate in Borsa. Il soggetto o i soggetti interessati potranno accedere ai dati e alle informazioni che la società stessa riterrà, quando vuole, necessarie: anche i dati sensibili, che, se usati - penso - con poca accortezza, potrebbero segnare ulteriori effetti disastrosi per Alitalia. Tale percorso si rende necessario per la maggioranza, a mio avviso, in quanto la situazione della società è gravissima, e perché i tentativi di privatizzazione esperiti sulla base del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2005 sono falliti; ovviamente, neppure una parola sul perché di tali fallimenti.
Non si può però dimenticare che, per la fine della trattativa con Air France, vi sono precise responsabilità politiche da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi, che per meri fini elettorali ha affossato l'unico serio piano industriale presentato per il rilancio di Alitalia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Tale pianoPag. 33prevedeva forti investimenti sulla flotta, una ristrutturazione della società, il rilancio di Fiumicino come porta per l'Estremo Oriente, la soluzione del problema Malpensa, una ragionevole e gestibile trattativa riguardante il personale, l'ingresso del vettore nazionale nel più grande gruppo mondiale del trasporto aereo, la difesa del marchio italiano: dunque, non una svendita, ma l'ingresso con una quota da definire nel capitale del più grande competitore globale.
Purtroppo, con argomenti spesso falsi e a volte superficiali avanzati in campagna elettorale, questa grande operazione è tramontata: si sono evocate cordate italiane al momento inesistenti, si è parlato di rischi per il sistema Paese e per il turismo, è stato aperto un vero e proprio fuoco di sbarramento sulla questione Malpensa, benché tutti sappiano quanto peso negativo avesse la presenza obbligata di Alitalia, dimenticando invece che lo scalo meneghino ha tutte le carte in regola per risalire la china con altri vettori.
La situazione è gravissima: nel 2007, Alitalia ha perso 495 milioni di euro; l'aiuto di 300 milioni di euro è all'attenzione della Commissione europea, che già mercoledì prossimo potrebbe aprire la procedura di infrazione comunitaria per aiuti di Stato; nei primi cinque mesi del 2008, Alitalia ha perso 200 milioni di euro e in questi ultimi 60 giorni la perdita è di due milioni di euro al giorno.
Tutto questo, signor Ministro, grava sui contribuenti italiani. Il signor Ministro e il Governo avevano garantito che non avrebbero messo le mani in tasca agli italiani: invece, ve le stanno mettendo pesantemente, e purtroppo ciò non servirà neppure a salvare Alitalia, e credo anzi che i lavoratori dipendenti pagheranno per questo un prezzo altissimo.
Nel grande «papocchio» legislativo che si sta portando avanti su Alitalia, sembra di cogliere che il Governo voglia il fallimento della compagnia. Perché viene fatto tutto in modo opaco, se non autoritario? Perché non si avvia quel confronto con i sindacati dei lavoratori che più volte è stato richiesto e mai accolto? Dov'è la cordata italiana? E se c'è, qual è il suo piano industriale? Perché solo questo è il vero modo per affrontare la questione: parlare di riorganizzazione, di flotta, di alleanze, delle scelte operative e di quelle strategiche, di una conclusione definitiva della questione Malpensa. Questa non è infatti solo una questione economica: è anzi principalmente una questione industriale. Mi sembra che questo aspetto sia totalmente oscurato: in proposito, i percorsi speciali invocati dal Governo non danno alcuna garanzia e anzi accrescono le preoccupazioni per il futuro di Alitalia, dei suoi lavoratori e del trasporto aereo nazionale.
Il gruppo del Partito Democratico ha presentato pochi ma significativi emendamenti: tutti riguardanti il merito e nessuno di carattere ostruzionistico. Uno di essi è stato anzi accolto oggi pomeriggio dalla Commissione e riguarda gli interessi pubblici da tutelare: tra questi, in particolare quello dei livelli occupazionali dei lavoratori dipendenti. Gli altri emendamenti non sono stati accolti e verranno dunque ripresentati in Aula: essi mirano agli interessi dell'Italia, dell'Alitalia e del trasporto aereo.
In conclusione, noi rinnoviamo le critiche alle modifiche imposte dal Governo, che cerca di derogare dalle norme in materia di privatizzazione e più in generale dalle regole che devono essere seguite da tutte le società per azioni. Lo strappo proposto dal Governo ci ricorda altri strappi, come quello sulle concessioni ferroviarie o quello recente sulle concessioni autostradali, con il quale si è consentito per legge di introdurre una vera e propria scala mobile sulle tariffe autostradali che verrà pagata dagli automobilisti e dagli autotrasportatori, favorendo così i bilanci assai redditizi delle società concessionarie.
Signori del Governo, altro che Robin Hood tax: il Governo sembra al servizio dello sceriffo di Nottingham, e mette davvero le mani sugli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, è sicuramente commendevole e desta tutta la mia ammirazione lo sforzo del Governo per mantenere gli impegni che ha preso in campagna elettorale. Meno commendevole è il senso dello Stato e l'intelligenza con i quali detti impegni sono stati presi, perché si tratta di impegni che non potranno essere mantenuti e che, con il senno di poi, risultano essere semplicemente un modo per tentare di aggregare consenso promettendo ciò che non è possibile fare (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
San Tommaso D'Aquino diceva che ad impossibilia nemo tenetur: nella vita, quando capita di promettere ciò che non si può mantenere, la cosa più onesta è andare da quello cui si è fatta la promessa a dirgli che essa non è possibile, che non ci si riesce, che non vi sono le condizioni, altrimenti ci si mette in un mare di guai (e questo mi sembra il caso del Governo). Vorrei anzi sollevare la seguente questione (volevo chiederlo al Vicepresidente Lupi, ma siccome sono Vicepresidente anch'io lo farò io stesso in sede di Ufficio di Presidenza): occorre sottoporre i provvedimenti e gli emendamenti - e il Governo stesso dovrebbe sottoporre i suoi progetti di legge - non solo ad un esame di costituzionalità, ma anche ad un esame di compatibilità comunitaria, perché la normativa comunitaria, nella gerarchia delle fonti, si colloca più in alto della legge nazionale. Le leggi nazionali in contrasto con la normativa comunitaria sono invalide ed i giudici non le devono applicare. Non v'è neanche bisogno che l'invalidità venga proclamata, anche se poi questa in genere viene proclamata dalla Corte di giustizia perché spesso il giudice italiano non è capace di rilevarla direttamente (ma se ne fosse capace dovrebbe immediatamente disapplicare la legge interna).
Vogliamo fare allora un esame di compatibilità comunitaria; ve ne faccio uno improvvisato. L'articolo 1, comma 1, del decreto al nostro esame recita che è disposta a favore di Alitalia l'erogazione dell'importo di euro 300 milioni.
Si è parlato al riguardo di un prestito-ponte. Io ho trattato il prestito-ponte del 2004 - che è stato ricordato poco fa - che è passato grazie alla grande intelligenza e all'amore per l'Italia di Loyola De Palacio, una grande amica dell'Italia. Il ponte si fa tra due sponde di un fiume: noi avevamo il compratore, al quale assicuravamo che avremmo dato 400 milioni e che avevamo un consorzio di banche che avrebbero sottoscritto l'aumento di capitale e che si impegnavano poi a esitarlo al pubblico (non so se lo abbiano poi davvero esitato tutto al pubblico, ma comunque questo era l'impegno che prendemmo, ed era un impegno credibile perché il consorzio di banche ce lo avevamo). Il ponte non si fa nell'oceano! Se si fa un ponte che vale 300 milioni di euro nell'oceano - mi rivolgo all'onorevole Misiti, che è uno che ne capisce di queste cose -, con tale somma non si scavalca l'oceano, ma prima o poi si finisce nell'acqua!
Il primo problema è quindi che questo prestito-ponte non è in realtà un prestito ponte. Come è stato a suo tempo ricordato (e questo è il secondo problema), noi abbiamo trattato ed io ho sottoscritto un impegno - e per questo mi accaloro (perché è in gioco anche il mio buon nome, oltre che il buon nome dell'Italia ed il buon nome del Presidente Berlusconi, dal momento che ero Ministro - e mi onoro di essere stato Ministro - del Governo che lui presiedeva) - in base al quale abbiamo detto allora: first time, last time. La prima volta è anche l'ultima volta: non si fa più, una volta e poi basta! Ma adesso con che faccia andiamo a chiedere per la seconda volta il prestito-ponte, che per di più non è più neanche un ponte perché non abbiamo più neanche il compratore da indicare?
Questo modo di procedere porta scritto in fronte «aiuto di Stato», e noi ci avviamo ad un contenzioso con la Commissione europea dal quale usciremo con le ossa rotte, mettendo in grande difficoltà il mio amico Tajani, che è persona retta e proba e che si troverà in un difficilePag. 35conflitto di realtà. Ma a parte questo, non è in gioco soltanto la competenza del Commissario dei trasporti, ma anche la competenza del Commissario per il mercato interno (e quindi la competenza di McCreevy), ma peggio ancora è in gioco la competenza della concorrenza, ossia la competenza di Neelie Kroes, la quale non ti manda alla Corte di giustizia ma ha poteri sanzionatori propri (e speriamo che non le venga in mente di esercitarli, perché altrimenti il guaio, che già è grande, diventa molto più grande ancora).
Passiamo ad un secondo punto, meno rilevante dal punto di vista comunitario ma veramente incomprensibile dal punto di vista del diritto nazionale (e mi fa specie che finora nessuno lo abbia rilevato).
Nella norma in esame, si stabilisce che questo debito di Alitalia possa essere usato come capitale. Tra di noi ci sono illustri giuristi: avete mai sentito parlare di un debito che funziona come capitale? Stiamo parlando del capitale a garanzia delle obbligazioni prese dall'impresa: può il debito diventare capitale? Siccome sappiamo che è una mostruosità, segue un'altra regolamentazione, in base alla quale tale debito va rimborsato per ultimo.
Quindi, prima bisogna soddisfare tutti gli altri creditori, poi lo Stato. Non è solo un differimento a tempo indeterminato, ma è come dire agli amministratori che questo è un debito da non pagare mai. Ma anche questo non esiste, non è possibile! Infatti, lo Stato, che non è il Governo, non può dire agli amministratori che non sono tenuti a restituire il debito. È un debito che non si restituisce, e capisco che si possa far passare come capitale. Ma non si può dire che il debito non si restituisce. Non è nelle facoltà del Governo, perché è dovere di questo Governo - se governerà ancora o, in caso contrario, di un altro - di andare a chiedere la restituzione del debito. È un dovere cui non è possibile sfuggire, altrimenti vi è anche la responsabilità patrimoniale e personale di chi ha provocato allo Stato il danno corrispettivo.
Tutto ciò, vogliamo dire la verità, perché gli amministratori non vogliono spendere quei soldi in quanto sanno che chi spende un debito che non è in grado di restituire è patrimonialmente responsabile in proprio. Il Ministro Di Pietro ricordava che si chiama anche bancarotta (forse anche fraudolenta, vanno valutate le circostanze!). È una specie di autorizzazione alla bancarotta.
Possiamo noi fare una cosa del genere? Per poter trasformare il debito in capitale, diamo sostanzialmente un'autorizzazione alla bancarotta, che non potrà essere onorata. Infatti, le autorità di controllo non lo permetteranno, a parte il fatto che in questo modo se già il debito era aiuto di Stato, ora «aiuto di Stato» è scritto col marchio rovente sulla fronte di questo provvedimento: non passerà mai e ci metterà in un mare di guai!
Sarebbe bello se fosse finito qui, mentre purtroppo il provvedimento continua: dopo l'articolo 1, vi è l'articolo 1-bis. Con quest'ultimo articolo, andiamo a sbattere contro l'ordinamento comunitario da un altro punto di vista. È gloria del Governo Berlusconi, di cui ho avuto l'onore di fare parte, aver fatto approvare la direttiva sugli appalti in Europa. Questa procedura nella direttiva sugli appalti, che noi abbiamo fatto approvare, non c'è: questa è una procedura che si può applicare per aumentare il fondo di dotazione di una società nazionalizzata, ma questa è una società per azioni e le società per azioni hanno regole alle quali non si può sfuggire.
Abbiamo tre macroscopici problemi. In primo luogo, questo prestito - che non è un prestito, ma è capitale - è chiaramente un aiuto di Stato. In secondo luogo, stiamo tentando di eludere la legge fallimentare per assicurare il diritto di fallire senza pagare dazio. Infine, stiamo dando il diritto al Governo di vendere come gli pare e a chi gli pare, senza nessuna procedura di evidenza pubblica.
La direttiva sugli appalti - l'onorevole Misiti forse lo ricorderà - ha come perno la necessità di una procedura di evidenza pubblica. In questo caso la procedura di evidenza pubblica non c'è, e questa è un'altra violazione comunitaria. Se unaPag. 36cosa non è possibile, non si fa! Vi ricordate come era messa male Parmalat? Con la legge Marzano, accettando la situazione di insolvenza nella quale si trovava, applicando rigorosamente la legge e con dei manager bravi, Parmalat è uscita fuori dalle sue difficoltà. Perché non si può fare la stessa cosa con Alitalia? Questa è la domanda che vi pongo. Infatti, diciamoci la verità, non vi è un altro cammino, e mi spiace dover dissentire dagli amici che hanno parlato di Air France.
Air France era una bufala, perché anch'essa chiedeva qualcosa che non si può dare! Non so se Malpensa abbia ragione o torto a intentare una causa per un miliardo e mezzo di euro per la rottura degli obblighi contrattuali che Alitalia si era assunta riguardo a Malpensa, può darsi che abbia ragione, così come può darsi che abbia torto; quello che so è che nessun Governo può proibire a Malpensa di intentare la causa e che nessun Governo si può impegnare a pagare la cifra che Alitalia dovrebbe versare nel caso in cui venisse condannata. Questa era la condizione che Air France poneva, non dimentichiamolo.
Amici miei, diciamoci la verità, non ci sono innocenti in quest'Aula: Alitalia va a fondo per una responsabilità di tutta la classe politica italiana, a cominciare dal 1997, quando abbiamo deciso un aumento di capitale, come aiuto di Stato consentito, ignorando in modo irresponsabile che gli aiuti di Stato si pagano. Infatti, quando si accetta un aiuto di Stato, ci si impegna a non allargare il giro di affari dell'impresa che ha ricevuto l'aiuto; in questi dieci anni il mercato del trasporto aereo si è triplicato mentre Alitalia è rimasta ferma: è per questo che va in rovina. Le rotte della Cina si sono aperte allora, e noi non ci siamo; sulle rotte dell'India, non ci siamo; gli aeroporti che gli americani hanno dismesso in Germania, perché non servivano più a fermare l'Armata rossa: l'Alitalia non vola su quegli aeroporti; è rimasta fuori dal grande giro, ed oggi il problema è quello di trovare un'alleanza con qualcuno che la possa fare entrare in quel giro. Non è un problema di soldi, né trecento, né tre miliardi di euro, è un problema di alleanze. Vi garantisco che se si avrà il coraggio di applicare la legge Marzano, quelli che vogliono fare verranno perché Alitalia è interessante, ma senza questo coraggio non verrà nessuno, neanche Air France.
Arriviamo poi alla storia del 2004, che è responsabilità del Governo di cui ho avuto parte: abbiamo compiuto una bella operazione facendo passare il prestito dell'azionista e dopo non abbiamo fatto niente perché i politici, di destra e di sinistra, e i sindacati hanno detto: Fiumicino non si tocca, Malpensa non si tocca, non si fa la divisione fra società dei servizi a terra e società di volo, non si licenzia nessuno. Chi riesce a fare una ristrutturazione con questi limiti? Ci si barcamena, perché il piano di ristrutturazione è uno solo, quello già predisposto da Mengozzi: può essere migliorato, ma fondamentalmente i problemi da affrontare restano quelli.
Amici, non nascondiamoci dietro ad un dito! Il Governo di cui ho fatto parte non ha avuto il coraggio di affrontare il problema perché aveva paura che la sinistra e il sindacato avrebbero portato i lavoratori sulle piste per bloccare il traffico aereo, ha avuto paura di affrontare uno scontro che era necessario. Vi dico di più: il sindacato era pronto a perdere quello scontro, i sindacalisti più ragionevoli - che non sono pochi - sapevano che dovevano perdere quello scontro, ma con che cuore un sindacalista va dai lavoratori a dire: dobbiamo accettare riduzioni di garanzie, riduzioni di salario, licenziamenti quando, in contemporanea, dei politici affermavano che si sarebbe potuto ristrutturare senza sacrifici? Quale sindacalista può fare una cosa del genere, lo farebbero a pezzi! Infatti, fino alla fine, i sindacalisti ragionevoli sono stati contenti di essere rimasti al coperto e di non essersi avventurati fuori, perché altrimenti li avremmo mandati al massacro.
Un'ultima considerazione sul sistema del trasporto aereo, di cui ha parlato Mario Tassone. Noi abbiamo alcuni miti da cui dobbiamo liberarci: un mito èPag. 37quello della compagnia di bandiera, che è quello che ci rovina, perché tutti erano convinti che tanto Alitalia non sarebbe potuta fallire e, quindi, perché bisognava rinunciare alla difesa dell'interesse privato, se comunque Alitalia non sarebbe potuta fallire e lo Stato alla fine avrebbe messo i soldi? Alitalia può fallire, anzi fallirà, proprio per l'irresponsabilità con cui tutti hanno avuto paura di dire la verità.

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, la prego di concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Concludo, signor Presidente. L'altra parola magica è la parola hub. L'hub non è un grande aeroporto, è un sistema di traffico aereo che fa affluire tutto il traffico nazionale in un punto: tutti, ad esempio, vanno a Charles de Gaulle a Parigi, e poi se vogliono andare fuori dalla Francia è da lì che partono. Noi abbiamo costruito non un hub, ma due grandi aeroporti e non abbiamo organizzato il traffico aereo perché facesse capo a questi.
La nostra vera politica è stata quella di «punto a punto»: da uno qualunque dei 103 aeroporti italiani si può partire, ad esempio, per Londra o per Parigi e da lì si prendono i voli - quelli che «pesano» - per andare in Cina o in America.
Credo che tutti quanti faremmo bene a batterci il petto e a cominciare daccapo. Il provvedimento al nostro esame non è la soluzione di alcun problema: è un caso di accanimento terapeutico, e porta soltanto danni al Paese e ai lavoratori di Alitalia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, siamo qui a discutere, purtroppo, di posti di lavoro che tentiamo di salvaguardare, per una promessa elettorale che forse è molto difficile mantenere.
Intanto, prendiamo atto del fatto che si tratta di un provvedimento pasticciato, del quale abbiamo parlato la scorsa settimana, in sede di discussione sulle linee generali, formulando notevolissime contestazioni: abbiamo affermato che si trattava di un decreto-legge che si presentava in un contesto completamente diverso (perché era il presupposto di un secondo), e ora veniamo a sapere che c'è anche un terzo decreto-legge e che i provvedimenti dovrebbero essere esaminati tutti insieme.
Con il collega Misiti abbiamo presentato un emendamento provocatorio, come se dicessimo al Governo in che modo, in realtà, la vicenda doveva essere affrontata da un punto di vista formale. Prendiamo atto del fatto che la proposta emendativa in questione - poi ritirata - è stata fatta propria dal Governo, che ha di fatto inserito l'articolo 1 del decreto-legge n. 97 del 2008, cosiddetto «di Napoli» (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di ieri), nel nuovo articolo 1-bis del decreto-legge in esame.
Prendiamo atto, quindi, del fatto che qualcosa, dal punto di vista formale, è stato fatto: non si poteva discutere, né tanto meno approvare (ma non approveremo nemmeno questo testo) un decreto-legge che di fatto veniva svuotato del suo significato da altri decreti-legge. Lamentavamo anche che non fosse possibile discutere di questa vicenda senza sapere cosa il Governo volesse fare di Alitalia, ossia quale progetto avesse. Il Governo Prodi lo aveva detto con chiarezza e con trasparenza; qui siamo ancora davanti ad una situazione assolutamente pasticciata. Ci troviamo davanti alla richiesta di convertire tre decreti-legge (c'è anche quello cosiddetto «del consulente», del quale parlerò), di fatto, in uno. Oggi il Governo, in occasione del question time, ha fatto intravedere un certo tipo di soluzione: il Ministro Rotondi ci ha detto che, anche se l'articolo 1-bis, introdotto su proposta del Governo, è ancora «stentato» sulle linee progettuali, l'intenzione è quella di privatizzare trovando, forse attraverso un consulente (nel testo si dice «può individuare» e non «individua»: prendiamoPag. 38comunque per buono quello che ci ha detto il Ministro Rotondi), un acquirente di Alitalia, con una soluzione molto pasticciata.
Ci chiediamo, allora, perché in campagna elettorale - ma anche dopo la campagna elettorale (dopo aver vinto ed aver richiesto il prestito ponte) - questo nuovo Governo abbia fatto decadere la trattativa con Air France, per poi tornare su una soluzione simile a quella che era stata elaborata dal Governo Prodi. Una soluzione, come dicevo, assolutamente pasticciata.
Nel nuovo testo, al comma 2 dell'articolo 1, viene detto come funziona questa erogazione, che, permanendo il comma 1, viene dichiarata prestito. Esso dovrebbe addirittura essere rimborsato nel minor termine tra il trentesimo giorno successivo a quello dell'auspicata cessione e il 31 dicembre 2008. Poi improvvisamente, oltre a specificare addirittura un tasso di interesse, viene detto che questo prestito diventa patrimonio, capitale, ma, se ci saranno utili e verrà fatta la cessione, magicamente - sembra di vedere le vignette del Corriere della sera con il Presidente del Consiglio vestito da mago - questo capitale torna prestito. Da avvocato che si occupa di tali questioni, trovo il tutto francamente quasi incredibile.
Dicevo che, nonostante il Governo abbia fatto intravedere una strada pasticciata di privatizzazione, non siamo d'accordo con il contenuto sostanziale di questo provvedimento. Ho già detto che non ci piace questa formula del prestito che diventa patrimonio e che torna prestito. Sappiamo bene che l'Alitalia sarebbe rientrata comunque nella previsione dell'articolo 2447 del codice civile e non vediamo perché non si potesse adempiere al dettato del codice civile, ossia arrivare all'assemblea di cui agli articoli 2447 o 2448 del codice civile e assumere le determinazioni dopo aver fatto le cose per bene.
Vi è, inoltre, questa fenomenale norma della postergazione, di cui noi, con un subemendamento, proponiamo l'eliminazione. Ci chiediamo se si tratta di una postergazione chiesta dagli amministratori, se è stata consentita agli amministratori per salvarsi o se è stata promessa e proposta per evitare che i libri venissero portati in tribunale. Non lo sappiamo, ma ci chiediamo per quale ragione, con i soldi dei contribuenti, dobbiamo buttare via 600 miliardi delle vecchie lire, cioè 300 milioni di euro. A mio giudizio, in tutta questa operazione ci sono gli estremi - qualcuno forse lo studierà - del falso in bilancio, della bancarotta, del ricorso abusivo al credito. Forse c'è materia per la Corte dei conti. Noi, come è già stato detto, avremmo preferito che ci fosse stata una gara trasparente (siamo ancora in tempo per farlo), senza tentare di eludere la normativa. È prevista una deroga alla normativa sulle privatizzazioni, mentre noi avremmo preferito una gara trasparente per la scelta del consulente; avremmo preferito attendere, prima di bruciare questi 300 milioni di euro, e arrivare all'assemblea, di cui all'articolo 2447 del codice civile, dopo aver scelto un consulente con una gara normale e dopo aver saputo cosa questo consulente poteva portarci. Infatti, come ha detto l'onorevole Buttiglione, ma ovviamente noi non lo auspichiamo, forse ci sarebbero state altre soluzioni che avrebbero potuto evitare di bruciare una cifra di tale entità.
Con alcuni emendamenti proponiamo anzitutto al Governo di essere più chiaro sulle proprie intenzioni e, quindi, di rinunciare alla formula «il Governo può individuare», sostituendola con «il Governo individua», con una gara normale, un consulente che cerchi soltanto degli acquirenti e che non possa dismettere il vestito del consulente diventando acquirente egli stesso. Anche su questo punto, che ci sembra assai singolare, abbiamo presentato una proposta emendativa.
Siamo sottoposti a un procedimento d'infrazione europea; abbiamo letto in questi giorni degli attacchi, probabilmente interessati ma giustificati, della British Airways e della Ryanair e, oggi, dell'allarme espresso dall'onorevole Tajani sul fatto che siamo probabilmente coinvolti in una situazione di aiuto di Stato. Proponete di utilizzare i soldi del Fondo per laPag. 39competitività, del Fondo per la finanza di impresa e di un Fondo del Ministero della solidarietà sociale. Mi chiedo che cosa ne pensi il Ministro Calderoli che si è scandalizzato perché lo Stato spende soldi per quella banalità della commemorazione del 2 Giugno, la nascita della Repubblica. Spero che il Ministro Calderoli venga in Aula o che qualcuno della Lega ci dica se non sia peggio bruciare 300 milioni di euro per un motivo forse meno nobile della commemorazione del 2 giugno. Un motivo che non è salvare posti di lavoro ma tentare di salvare una promessa elettorale che non si può mantenere, anzi ancora peggio, salvare un comportamento elettorale e post-elettorale che, forse, ha mandato a monte un'operazione assolutamente positiva.
Mi auguro, quanto meno, che il buon senso che ha dimostrato il Governo nel far propria la proposta emendativa a firma Misiti e Favia permanga possibilmente nell'accogliere tutte le nostre proposte emendative e, soprattutto, quelle volte a predisporre una provvista diversa da quella prevista nel decreto-legge, una provvista che faccia meno male all'Italia rispetto a quella che prevede di abbattere il Fondo di competitività, il Fondo per la finanza di impresa e il Fondo per la solidarietà sociale.
Concludendo, voglio lanciare una riflessione: sebbene non attraverso un aumento di capitale sociale - ma è poco differente - lo Stato ha in fieri il 100 per cento del capitale sociale di Alitalia. Ritengo che siamo davanti a una violazione della normativa della Consob, di un qualche avvertimento dovuto riguardo ad una possibile OPA e credo che anche questo aspetto si scontri oltre che con la normativa europea con quella italiana.
Preannuncio il nostro voto contrario e spero che delle nostre proposte emendative - come è già avvenuto - venga fatto un buon uso perché, anche se stiamo facendo una dura opposizione, ci teniamo all'Alitalia, al nostro sistema di trasporto aereo, ai soldi dei nostri cittadini e alla nostra »povera Italia". Credo che possiate far tesoro delle nostre proposte emendative perché sono propositive (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, bei tempi quelli in cui discutevamo in un'aula più piccola poco lontana da piazza della Scala a Milano. Eravamo sempre su parti diverse.

ANTONIO DI PIETRO. C'ero anch'io!

EMANUELE FIANO. È vero, onorevole di Pietro.

PRESIDENTE. Non si parlava però così tanto.

EMANUELE FIANO. Io, infatti, non parlo tanto. Provo a descrivere una situazione che nel volgere di poche settimane si è capovolta.
Lo schieramento politico che ha vinto le elezioni aveva promesso in campagna elettorale - anzi più che promesso, visto che aveva fatto di tale questione un manifesto di comunicazione con gli elettori e anche un metodo legittimo di accaparramento di voti - di trovare una soluzione imprenditoriale, tendenzialmente finanziaria, alla crisi dell'Alitalia, in contrasto con la «soluzione Air France» che il Governo uscente stava facendo vagliare sia ad Air France sia ad Alitalia, sia alle proprie forze ovverosia al Ministero dell'economia e delle finanze.
Si trattava di una soluzione giornalisticamente denominata «cordata» che secondo molti osservatori ha poi, di fatto, anche indebolito l'altra soluzione che si stava studiando (anche se non penso che sia soltanto la vicenda della cordata ad averla indebolita). Tuttavia il fatto notevole è che sulla scorta di un'ipotesi ventilata dal candidato Premier, oggi primo Ministro, il Governo uscente, in accordo con l'allora opposizione, mise in cantiere e decretò un prestito ponte per una compagnia che, evidentemente, aveva bisognoPag. 40di tempo per verificare la realizzabilità dell'ipotesi cordata messa in campo dalla scintillante comunicativa del candidato Premier.
Vi era un motivo con cui veniva giustificata questa cordata: la stessa veniva contrapposta, punto per punto, alla cosiddetta soluzione Air France che il Governo stava valutando insieme all'Alitalia. Si contrapponevano campioni dell'imprenditoria nazionale a concorrenti stranieri e, all'interno di questa contrapposizione, si diceva che si sarebbero difesi meglio gli interessi di una parte del Paese e che il piano industriale che i concorrenti francesi pretendevano da Alitalia avrebbe determinato effetti negativi, considerata l'esigenza di tagliare il mercato dei voli di Alitalia su Malpensa. Quindi si contrapponevano la nazionalità e il piano industriale dei contendenti, dato che la proposta della cordata nazionale prevedeva la rivalutazione del mercato del trasporto aereo del nord. Infine si chiedeva, nell'ambito di una collaborazione istituzionale tra Governo uscente e Governo entrante, che il Governo uscente, pur non sapendo se la maggioranza che lo sosteneva sarebbe stata di nuovo maggioranza o meno, permettesse a chiunque avesse assunto la guida del nuovo Esecutivo, di avere tempo per valutare la nuova soluzione.
Il quadro si è veramente capovolto, come altre volte in questo Paese, rispetto alle promesse elettorali. La cordata non c'è; non c'è stata nelle ultime sei settimane, quelle seguenti al voto; non c'è questa sera e non è presente all'interno del dibattito che stiamo svolgendo, e a tal proposito ricordo che un deputato del PdL, oggi in Commissione trasporti, ha chiesto al sottosegretario notizie circa la cordata e non mi pare che abbia ottenuto risposte.
Il prestito non è più un prestito ponte, ma è aumento di capitale, in deroga alla normativa europea e quindi a rischio d'infrazione. La fonte economica su cui si basa l'ipotesi di copertura dell'aumento di capitale intacca un disegno politico sociale che credevamo condiviso anche dal centrodestra. Quel finanziamento è coperto per 205 milioni attraverso il taglio del Fondo per la competitività e lo sviluppo (intaccando in particolare la piccola e media impresa, specie quella del centronord del Paese), per 85 milioni attraverso la riduzione del Fondo per la finanza d'impresa, mentre per i restanti dieci milioni attraverso il ridimensionamento dei fondi a disposizione del Ministero della solidarietà sociale: non c'è che dire rispetto all'idea di rilanciare il Paese attraverso una cordata nazionale.
Con il testo che oggi ci avete consegnato, e che emenda il contenuto del decreto-legge che stavamo convertendo, si deroga ad una serie di norme a tutela della trasparenza. La trattativa sarà privata, e sarà anche privata di trasparenza (su questo aspetto tornerò alla fine del mio intervento). Non saranno fornite le informazioni che la norma prevede siano date per le società quotate in borsa.
La discussione opaca che voi avete prodotto su questo tema continua a determinare - come è avvenuto anche nella giornata di oggi - la sospensione del titolo in borsa. Infatti, io so - come anche voi sapete - che tutte le parole che in questi giorni pronunciamo in quest'Assemblea riguardano l'andamento del titolo di una società quotata in borsa ed ognuno di noi si prende le responsabilità che sono dovute. Meno male che in questo Paese esiste un'autorità per la regolamentazione del mercato borsistico che cerca - forse avremmo potuto farlo anche prima - di sottrarre quel titolo all'andamento delle nostre discussioni in quest'aula!
Con il provvedimento che voi avete presentato, si aprono le porte, anzi i «portoni» - per lo meno secondo quanto avete scritto nell'emendamento che avete presentato in Commissione e sul quale le opposizioni hanno presentato varie ipotesi di subemendamento - al conflitto di interesse che potrebbe sorgere tra due enti che sono, per fortuna, distinti: il Ministero dell'economia e delle finanze, azionista di riferimento, e l'ente economico quotato in borsa, Alitalia.
Faccio un esempio: può, secondo voi, un famoso advisor che sia fortissimamentePag. 41creditore nei confronti dell'azienda di cui è in quel momento consulente, essere scelto dall'ente che controlla quel suo cliente, cioè il Tesoro, come possibile acquirente, in conto proprio o per conto terzi, di quello stesso cliente?
Lei, Presidente Lupi - lo dico perché ricordiamo trascorsi comuni -, ha seguito molte privatizzazioni in società controllate da enti locali nella città di Milano e sa che questo non potrebbe accadere e, ad esempio, a Milano non accadde.
Il Governo sta operando sulla vicenda Alitalia con scelte non lineari, sia nel metodo, con la presentazione al Parlamento in fasi successive di tre diversi provvedimenti, poi riuniti nella giornata di oggi - attraverso la presentazione dell'emendamento del Governo - in un unico provvedimento, sia nel merito, proponendo interventi che riteniamo ampiamente discutibili e di dubbia efficacia.
In particolare consideriamo assolutamente non trasparenti le modalità che proponete per la trattativa privata per la privatizzazione di Alitalia, assolutamente contrastanti i principi di concorrenzialità del mercato e con l'altissimo rischio che queste procedure vengano bocciate dalla Commissione dell'Unione europea.
Aggiungo e apro un altro capitolo, al quale abbiamo fatto riferimento non solo oggi che siamo all'opposizione ma anche nei due anni che siamo stati al Governo, riguardante il futuro dello scalo di Malpensa, il futuro del trasporto aereo della parte del Paese in cui si produce la maggior parte del prodotto interno lordo e il futuro di tutta quella questione che abbiamo affrontato noi e voi, dal Governo e dall'opposizione, in campagna elettorale.
Voi state affrontando questa privatizzazione e soprattutto state affrontando questo aumento di capitale in assoluta assenza di una programmazione di un piano industriale che dica al Paese e al Parlamento a che cosa serviranno esattamente quei soldi, da un punto di vista della strategia politica e industriale, e verso quale indirizzo industriale e strategico questa privatizzazione vada.
Non sappiamo e non siamo affatto in grado di dire se le procedure che voi mettete in campo potranno, ad esempio, garantire una puntuale verifica o una puntuale attuazione della disciplina in materia di utilizzazione degli slot inutilizzati sullo scalo di Malpensa, tali che consentano ad altri vettori di operare al fine di garantire una vera pluralità di offerta all'utenza in quegli aeroporti.
Non sappiamo se le procedure che stiamo mettendo in campo riusciranno a far adottare misure opportune per favorire il rafforzamento della crescita, ad esempio, del trasporto merci o se ci sia, nell'attività che il Governo sta svolgendo, la capacità strategica di mettere in campo un piano di sviluppo globale del sistema del trasporto aereo in questo Paese.
Non sappiamo e non abbiamo cognizione su quale sia l'opinione del Governo e quali siano le iniziative che intenda mettere in campo per la ridefinizione degli accordi bilaterali concernenti, per l'appunto, l'ipotesi di liberalizzazione dei diritti di traffico che riguardano, per esempio, l'aeroporto di Malpensa.
Non conosciamo e non sappiamo se il Governo stia mettendo o metterà in campo un confronto sistematico, come fece il Governo Prodi, con le amministrazioni locali lombarde, attraverso l'istituzione del «tavolo per Milano», come fece il precedente Esecutivo, per delineare, pianificare e rendere strategica la programmazione del rapporto tra gli scali di Malpensa e Linate, e per la definizione di un piano di sviluppo coerente e di un miglioramento del sistema delle infrastrutturazioni in quell'area del Paese, anche tenendo conto della futura grande occasione dell'Expo 2015.
Penso, infine - e lo ribadisco prima di concludere - che sia grave la questione dell'ipotesi di conflitto di interesse che potrebbe crearsi dalla lettura puntuale di quanto previsto al comma 1 dell'articolo 1-bis, cioè della trattativa privata che il Governo - secondo il testo in esame, se venisse così approvato - può mettere in campo per l'individuazione di uno o più soggetti qualificati che promuovono, inPag. 42esclusiva o per conto terzi, la presentazione di un'offerta per l'acquisizione delle quote di Alitalia. Non sappiamo affatto se la lettera della norma eviti la possibilità del conflitto di interessi che ho prima citato con il soggetto finanziario che, in questo momento - riferisco quanto riportato dal Governo -, in Commissione svolge il ruolo di advisor per Alitalia.
La conclusione politica che ne traggo - e ho terminato, signor Presidente - è che la situazione sia in realtà la seguente: il Governo vuole la liquidazione di questa società, ne vuole il commissariamento straordinario, perché è l'unica soluzione che rimane, visto che le vicende, le narrazioni e le storie che sono state raccontate in campagna elettorale non stanno più in piedi e altre soluzioni da presentare al Paese non ne avete.
Promuovete oggi, in questi giorni, la conversione di un decreto-legge che, in realtà, copre l'incapacità, da parte del Governo, di risolvere la grave situazione in cui si trova Alitalia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, sicuramente ricorderete tutti quando, in occasione del mio primo intervento sulla votazione della fiducia al Governo Berlusconi, dichiarai di non essere d'accordo con l'onorevole Veltroni, quando affermava che il Governo Berlusconi, e per esso l'onorevole Berlusconi, ai suoi primi passi aveva cominciato proprio male.
Io, invece, affermavo di non essere d'accordo, perché l'onorevole Berlusconi non aveva cominciato proprio male e basta: aveva cominciato proprio male, ma addirittura lo aveva fatto prima ancora di cominciare!
Non a caso, ci ritorna «a bomba» quest'altra esperienza che stiamo vivendo adesso, riguardante Alitalia: a tal proposito, ricorderemo tutti i percorsi e l'approccio che hanno avuto i partiti, le forze politiche e i candidati Premier durante le ultime elezioni e sicuramente su quale posizione si collocava l'onorevole Berlusconi, che non ha fatto altro che bloccare e cercare di rinviare, riguardo ad Alitalia, un percorso che, in quel momento, era il più idoneo e il più adatto - o quanto meno era quello che recava meno danni ad Alitalia - cioè creare l'intesa con Air France.
In quel momento Air France era l'unica realtà che si proponeva e che, indubbiamente, aveva non solo un piano finanziario, ma anche un piano industriale. Infatti, non era solo questione di soldi, di chi «rinverdisse» un po' le casse di Alitalia, ma c'era bisogno anche di un partner che fosse in condizioni di poter offrire il know how, le conoscenze, l'esperienza nello specifico settore, con la possibilità di riorganizzare e risistemare al meglio Alitalia.
Ebbene, non era solo questione di prendere soldi, perché oggi si possono prendere soldi dappertutto, in Italia: anzi, basta rivolgersi alle ecomafie che, proprio nel 2008, pare abbiano avuto un incremento di business arrivato a 18,4 miliardi di euro.
Quindi, non era questione solo di soldi ma, innanzitutto, di trovare un partner che, in quel momento, potesse rilanciare e riprendere per mano Alitalia.
L'onorevole Berlusconi, in verità, è un imprenditore e, come tale, sa bene che è necessario fare sempre gli interessi della propria azienda; egli si intende di queste cose, sa portare avanti i propri interessi e sa fare quelli delle sue aziende: quelli delle sue aziende, appunto. In quel momento, invece, egli si proponeva agli italiani non per curare le proprie aziende, ma come premier, come statista. Pertanto, in quel momento, egli doveva fare gli interessi dell'azienda Italia e non quelli delle proprie. Ecco perché ha sbagliato, perché ha «fregato» ancora una volta gli italiani, raccontando loro che vi era una fantomatica cordata e che era possibile recuperare il nostro amor di patria e la nostra italianità. Sicuramente con queste frottole ha preso il cuore degli italiani, ha raccolto qualche pugno di voti in più, ha curato iPag. 43propri interessi elettorali, ha fatto gli «interessi di bottega», ma non si è comportato da statista, da uomo di Governo, da uomo che bada agli interessi di questa nazione.
A questo punto, delle due l'una: o egli è stato un cattivo Premier, un cattivo politico, perché in quel momento ha badato agli interessi di bottega, cercando di scaldare un certo amor di patria per prendere qualche voto in più (questo sarebbe il meno); oppure l'altra ipotesi, cioè che, addirittura, abbia cercato di perdere tempo, di rinviare la questione e di far precipitare ancora di più le condizioni, già abbastanza peregrine, di Alitalia.
In quel modo, rinviando il problema e facendo precipitare ancora di più Alitalia, quali sarebbero state le conseguenze? Innanzitutto, vi sarebbe stato un crollo verticale di Alitalia, un crollo in borsa, determinando non solo il pericolo di un taglio di 2.100 unità lavorative ma, addirittura, di 15 mila lavoratori che, di fronte ad un fallimento, sarebbero andati tutti a casa. In tale circostanza, pertanto, si può configurare addirittura una sorta di aggiotaggio. Nei Paesi civili e democratici, un Presidente del Consiglio che percorre una strada di tal genere è soggetto a impeachment.
Cari amici, il problema è sempre lo stesso: noi parliamo, parliamo, ma non ci rendiamo conto che questo Governo ci sta dando dei cattivi esempi. Sempre la legalità - non ci stanchiamo mai di ripeterlo - è la strada maestra che questo Governo non vuole prendere e già dall'inizio ci sta dando questi cattivi esempi. Nel caso di Alitalia, il Governo ci esporrà sicuramente ad una procedura di infrazione: come è stato detto ampiamente durante gli interventi precedenti, questo intervento, alla fine, diventerà un aiuto di Stato. Non stiamo parlando più, infatti, di un prestito ponte, ma di una vera e propria ricapitalizzazione, perché si vanno a pianificare le posizioni debitorie di Alitalia. Pertanto, di fronte ad un aiuto di Stato, è ovvio che, da qui a poco, ci troveremo dinanzi ad una procedura di infrazione comunitaria, che sicuramente l'Unione europea avanzerà nei confronti del nostro Paese.
Ecco perché parliamo di legalità: la stessa cosa è capitata per Retequattro, per cui - piaccia o non piaccia - noi, ope legis, saremmo stati sicuramente per l'applicazione del dispositivo della Corte di giustizia delle Comunità europee. Anche in questo caso, saremo sicuramente sottoposti alla procedura di infrazione e bisognerà pagare 200 mila euro al giorno ab initio. Per non parlare, poi, della questione dei rifiuti in Campania. Ecco perché questo Governo ha iniziato male, ancora prima di iniziare.
In una cosa, però, Berlusconi è stato brillante: Prodi ha impiegato diciotto-venti mesi per realizzare il Governo più antitaliano e più impopolare e che ha creato più danni, ma Berlusconi, per la verità, in un mese è riuscito a superarlo.
Infatti, nessuno ha fatto più danni agli italiani di quelli che sta facendo lui in così poco tempo.
Anche il decreto-legge sui rifiuti in Campania in che condizioni ci ha messo? Anche per quanto riguarda lo smaltimento si sta avventurando in una violazione di norme europee. Berlusconi ha avuto l'abilità di «indultare» anche i rifiuti: ha fatto l'indulto anche per i rifiuti, perché ormai si «caccia fuori» tutto; anzi no, in quel caso è il contrario, perché nelle discariche vuole buttare tutto dentro: rifiuti domestici e normali insieme a rifiuti tossici, industriali e velenosi.
Siamo al di là del bene e del male; sotto il profilo della legalità non sapete proprio da dove iniziare. La legalità è come la morale e - come diceva Sciascia - la morale non è l'abito della domenica che si tira fuori solo per le belle occasioni. La moralità e la legalità sono qualcosa che ci deve accompagnare minuto per minuto, in tutti gli atti e i fatti della nostra vita.
Allora, per la verità, soprattutto in questo spaccato di realtà sui rifiuti in Campania - uno spaccato inenarrabile, raccapricciante e triste, dove c'è un intreccio tra politica, camorra e rifiuti - soprattutto Alleanza Nazionale e ForzaPag. 44Italia hanno dimostrato di rappresentare questo intreccio tra politica, camorra e rifiuti. Ecco perché, secondo me, in questo emiciclo, la Lega probabilmente sarà diventata l'abito della domenica per il centrodestra, perché è l'abito che devono tirare fuori per mostrare la faccia pulita, quella della legalità, della sicurezza e dell'ordine, rispetto, invece, ad altri spaccati che stiamo vedendo e che ormai sono sotto gli occhi di tutti. Questa è la situazione raccapricciante alla quale non riusciamo a rassegnarci.
Cerchiamo di consigliarvi, di dirvi che è anche una questione di responsabilità, perché gli italiani vogliono giudicarvi soprattutto per quello che fate e, se vogliamo portarvi sulla strada della legalità e del fare bene, è perché assumersi le responsabilità e seguire dei percorsi etici, per il bene comune, significa fare il bene dei cittadini.
È sempre lo stesso discorso: la legalità è convenienza soprattutto per i cittadini. Voi, invece, ci esporrete - come farete - alle procedure di infrazione comunitarie, in cui incorreremo per Retequattro e a cui sicuramente andremo incontro per il caso Alitalia e per i rifiuti, perché avete varato dei provvedimenti in totale contrasto con le norme europee. Voi state riportando il Paese a come era gestito una volta dove, alla fine, chi paga? Paga Pantalone, paga lo Stato e questo non è giusto, perché lo Stato non è un'entità indefinita, ma è composto dai cittadini.
Io vengo dalla campagna, sono uno di paese e una volta, dalle nostre parti, le donne avevano l'abitudine di conservare i soldi in modo così stretto da metterli in petto: voi non solo state mettendo le mani nelle tasche della gente, ma avete avuto il coraggio di metterle anche nel petto delle donne per prendere i soldi dagli italiani. Ma di che cosa stiamo parlando ancora? Ci state rattristando sempre di più, perché pensavamo che, con tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale, sarebbe stato possibile veramente cambiare qualcosa.
Infatti, avete la maggioranza più ampia che si sia mai avuta in Parlamento, potete fare tutto ciò che volete e, invece, state dimostrando, innanzitutto, poca serietà: sui provvedimenti ci sono tanti stop and go, si fa un passo avanti e tre indietro, si fa un'affermazione sulla sicurezza ed il giorno dopo si dice il contrario; si propone una cosa e poi... In questo modo dove portate questa nazione?
Io ho paura soprattutto di una cosa: che vi state semplicemente nascondendo dietro alle solite emergenze, perché sotto la pressione dell'emergenza si fa tutto e il contrario di tutto e, in particolar modo, si opera in deroga alla legge.
Questo è un crinale che non dovete più seguire e vi consigliamo e vi chiediamo di mettervi veramente dalla parte dei cittadini, perché ho un'impressione: l'onorevole Berlusconi, in questi pochi giorni o poco più, un mese, che è al Governo, è diventato sempre più una partita in perdita per gli italiani (giusto perché stiamo parlando di soldi e di economia). L'onorevole Berlusconi è da annoverarsi tra le partite in perdita per gli italiani, sempre e solo una partita in perdita, perché, con i primi effetti dei primi provvedimenti che ha preso con il suo Governo, tutto ricadrà sulla pelle, sulle tasche, sui soldi e sugli euro degli italiani.
Altro che rialzare l'Italia! Voi state massacrando questa Italia; avete fatto veramente tanto male, in poco tempo, agli italiani. Per la verità, alla fine, stiamo semplicemente registrando che l'onorevole Berlusconi, da sogno, si è trasformato in un incubo per gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei ritornare, anche se sono già stati dibattuti, sugli aspetti più strettamente legati al nostro rapporto con l'Europa, che diventa, a causa dell'azione dell'attuale Governo, ogni giorno più difficile.
Gli sviluppi recenti della questione in esame, cui si aggiungono le notizie che arrivano in questi giorni da Bruxelles, nonPag. 45fanno altro che confermare quanto abbiamo discusso e indicato al Governo in queste due settimane (anche oggi, nei lavori delle Commissioni competenti) e confermano anche la validità e la necessità degli emendamenti in esame.
È chiaro - è stato detto, ma vorrei tornarci - che è molto difficile (per usare un eufemismo), per non dire impossibile, che la Commissione europea non giudichi come un aiuto di Stato la manovra del Governo, che, nella sostanza, ha profondamente modificato il prestito ponte varato dal Governo Prodi.
La differenza tra il provvedimento originario del precedente Governo e le modifiche, palesemente illegali dal punto di vista comunitario, del Governo Berlusconi non è sfuggita a nessuno, tanto meno a Bruxelles.
Infatti, sia gli aiuti di salvataggio che quelli di ristrutturazione - lo sappiamo, ma è bene ricordarlo, soprattutto al Governo - possono essere concessi una sola volta, a meno che non siano decorsi dieci anni dal precedente aiuto. Gli interventi per il salvataggio devono limitarsi a dei prestiti o a delle garanzie sui prestiti (questo era stato previsto dal precedente Governo) e vanno considerate come misure del tutto eccezionali.
Ricordo anch'io - lo ha fatto un collega in precedenza - che già nel 2004 la Commissione europea aveva autorizzato la concessione di una garanzia di prestito ad Alitalia pari a 400 milioni di euro, prendendo atto dell'impegno del Governo Berlusconi a non fornire nessun altro aiuto ad Alitalia in relazione a future ristrutturazioni. Si tratta di un impegno che questo nuovo Governo Berlusconi sta, evidentemente, disattendendo.
Signor Presidente, siamo pochi, ma se i colleghi, dopo che ho ascoltato i loro interventi, continuano...

PRESIDENTE. Ha ragione, le chiedo scusa. Chiedo ai colleghi di consentire all'onorevole Gozi di proseguire nel suo intervento. Prego, onorevole Gozi.

SANDRO GOZI. Violando sia le norme europee, sia l'impegno che il Governo Berlusconi aveva assunto nel 2004, il decreto-legge in esame prevede di concedere un nuovo aiuto, mettendo ora certamente in pericolo l'intera operazione Alitalia e sollevando dei forti dubbi sulla reale volontà di questo Governo di salvare l'azienda.
È chiaro, infatti, che quanto ci proponete è ben diverso dalla previsione di prestare fondi con l'impegno della restituzione. La patrimonializzazione è evidentemente un aiuto di Stato; è impossibile - lo sapete - ed è vietato per le ragioni sopra ricordate. Soprattutto, non risolve affatto, così come lo avete concepito, i problemi di Alitalia.
Lo dicevo ai colleghi in precedenza: avete cominciato male, molto male in campo europeo. Avete cominciato in campagna elettorale e subito dopo ad attaccare la Banca Centrale Europea; avete proposto, per poi fare tre passi indietro, di modificare gli accordi Schengen; avete proposto di limitare la libertà di circolazione dei cittadini europei in Europa. Non parliamo della questione delle frequenze televisive e della questione di rifiuti su cui certamente vi sono almeno tre punti nelle vostre proposte che sono palesemente in violazione degli impegni comunitari. Su tutti questi punti finora avete dovuto fare molti passi indietro: il problema è che su tutti questi punti e sul dossier Alitalia avete fatto e state facendo perdere ogni giorno credibilità ed influenza al nostro Paese in Europa.
Ora rischiate di compiere danni ancora più gravi: l'aiuto che prevedete verrebbe concesso a spese dei contribuenti italiani contro l'interesse dei consumatori e in assenza di validi piani industriali e di privatizzazione che possano veramente salvare la compagnia di bandiera. È un modo surrettizio, insomma, di mettere le mani nelle tasche degli italiani senza dichiararlo, in modo non trasparente; e fa ancora più sorridere, nei giorni in cui il Ministro Tremonti parla di «Robin Hood tax» a livello comunitario: è veramente una «Robin Hood tax» alla rovescia, quella che state facendo a danno degli italiani!Pag. 46
Il precedente Governo aveva messo in piedi un vero piano di privatizzazione, pur con tutti i suoi limiti. La trattativa con Air France era concreta, l'offerta era vincolante; voi l'avete osteggiata, portando al suo fallimento: a mio parere una grande occasione perduta. Colleghi, esiste un nesso evidente tra l'efficacia del provvedimento del Governo e la presentazione di una soluzione rapida ed efficace che porti ad un piano industriale di risanamento; piano che però ancora non vediamo, che avete garantito in campagna elettorale, e su cui avete il dovere di dare indicazioni rapide e precise agli italiani.
La procedura di indagine informale che la Commissione a livello amministrativo ha già di fatto aperto (la formalizzerà probabilmente domani), e in una seconda fase quella possibile di infrazione sarebbero state evitate seguendo l'impostazione del Governo Prodi, anche dopo l'interruzione della trattativa con Air France. Alla luce della vostra proposta di patrimonializzazione la questione infatti è chiara, e ve l'abbiamo detto in tutti i modi, anche nelle Commissioni competenti. Se il provvedimento è un aiuto di Stato non può essere erogato in base al principio dell'aiuto unico, perché ce lo hanno concesso nel 2004. Se, come voi affermate, non è aiuto, perché conforme al criterio dell'investitore in economia di mercato, la sua validità è certamente subordinata ad un piano credibile di privatizzazione: ma mi chiedo dov'è questo piano credibile di privatizzazione. Peraltro, anche se si affermasse che in teoria le modifiche apportate dal decreto-legge in discussione possono facilitare il mantenimento della continuità aziendale e la cessione di Alitalia, ciò non toglie che l'operazione si configuri come aiuto, e che la Commissione - lo ripeto - avvierà una procedura da cui giuridicamente potrebbe anche conseguire l'obbligo di sospenderlo: si è fatto raramente in passato, ma questa eventualità, ulteriore danno al nostro Paese, esiste. Se non ci conformassimo a questa procedura, rischieremmo un ricorso alla Corte di giustizia.
Cosa intende fare il Governo? Volete utilizzare ancora una volta l'Europa come capro espiatorio per coprire i vostri errori, per coprire la vostra incapacità di affrontare seriamente il dossier Alitalia? Voi lo avete fatto troppo e troppo spesso in un passato anche recente, troppo spesso avete strumentalizzato le questioni europee per nascondere misure improponibili o semplicemente la vostra incapacità a gestire delle questioni di così alta rilevanza, come la questione Alitalia.
La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che, a causa della sostituzione del commissario italiano (con perdita secca per il nostro Paese, perché abbiamo rinunciato al portafoglio su immigrazione, giustizia e sicurezza), è proprio un italiano, l'onorevole Tajani, a gestire il dossier trasporti. Visti i doveri di imparzialità di ogni commissario europeo, a cui essi sono tenuti in base ai trattati, i margini di manovra, e quindi di influenza della voce italiana a Bruxelles nella Commissione risultano, ancora una volta a causa vostra, ancora più ridotti.
Sarebbe stato molto più agevole per un commissario competente all'immigrazione intervenire in modo pressante sul dossier trasporti: ben più difficilmente potrà invece farlo un commissario italiano ai trasporti. Ma perché il Governo, dopo aver più volte annunciato una cordata italiana ed aver fortemente ostacolato la trattativa precedente, non presenta un piano economico-industriale serio ed organico di rilancio dell'Alitalia?
Da mercoledì, o dall'11 giugno, entreremo davvero - lo dico al rappresentante del Governo - nell'ultima fase di questa vicenda: una fase nella quale, se ne avrete la capacità e la volontà, sarà forse ancora possibile fare qualcosa. Certamente, infatti, la procedura di infrazione non sarà una buona notizia, ma di fatto ci concede altri quattro mesi per trovare una soluzione valida: cioè una soluzione che non richieda ulteriori sacrifici ai contribuenti italiani, che risponda ai veri interessi strategici del Paese, che tuteli i consumatori, che non ci esponga ancora una volta a sanzioni e condanne europee né a quelloPag. 47di ricorsi da parte delle compagnie aeree concorrenti (che non sono state né staranno a guardare le vostre manovre di questi giorni).
La domanda dunque - e concludo, signor Presidente - è se il Governo vorrà e saprà utilizzare in modo efficace questi ultimi quattro mesi o se invece esso preferirà il commissariamento. Forse tutta questa è una procedura che mira ad allungare i tempi e prepara una soluzione che è quella che voi sembrate privilegiare - vi faceva riferimento anche l'onorevole Fiano - cioè il commissariamento di Alitalia? Oggi, purtroppo, alla luce dei vostri atti, è più che legittimo dubitare della vostra reale volontà - oltre che della vostra capacità - di risolvere positivamente il dossier Alitalia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, eccolo all'opera il Governo di coloro che pongono l'economia di mercato e la libertà economica al centro dei programmi elettorali! Subito, si predispongono due provvedimenti che sono talmente illiberali che dimostrano come sia in atto una nuova «sovietizzazione» dell'economia italiana. Pensiamo a un provvedimento come quello sulle banche (ne discuteremo più ampiamente nel futuro) che sembra slegato dall'attuale ma in realtà già contiene aspetti in questo senso. Con quel provvedimento, si fa un bel regalo alle banche: si dice agli italiani che si torna ai mutui di due anni fa e si fa loro credere che questo sia un grande vantaggio perché le rate saranno minori; però, ci si dimentica di dire che magari quelle rate dovranno essere pagate per 15 anni in più rispetto al piano di ammortamento originariamente previsto. Al contempo, si garantisce in ogni caso alle banche che - quale che sia l'andamento dei tassi di interesse - esse riceveranno comunque il tasso pieno applicabile: insomma, si elimina la concorrenza dal sistema bancario e lo si mette in una situazione di protezionismo. Ecco, vi è qualcuno che immagina che i problemi di questo Paese si possano risolvere attraverso il ritorno all'autarchia: ma l'autarchia dura lo spazio di un mattino e porta a disastri che questo Paese ha già conosciuto! Un decreto che di fatto fa un regalo alle banche. E - guarda il caso! - anche con questo decreto sull'Alitalia, una banca viene messa nella condizione (che è al di fuori di qualunque logica!) di poter fare da consulente: addirittura, poi, se essa ne dovesse vedere l'interesse, viene messa nella condizione di diventare attore del processo. Magari lo farà per i regali che riceve da questo Governo! Vedremo come le cose andranno in futuro. Signori di questa maggioranza, voi dite che toglierete soldi alle banche e ai petrolieri: bene, intanto, però, cinque anni fa foste voi a togliere dalle tasche degli italiani un miliardo di euro sempre per la vicenda Alitalia. Un miliardo di euro!
Ed oggi venite a proporci di togliere subito 300 milioni di euro, ma è evidente che siamo di fronte solo all'inizio. Mi vengono alla mente gli interventi nella precedente legislatura dell'onorevole Tremonti, che è il vero dominus di questa situazione, quando intervenendo da quei banchi diceva: immaginate di fare cose mirabolanti, mentre togliete solo i soldi dalle tasche degli italiani! Con il provvedimento al nostro esame i soldi sono prelevati dalle tasche degli italiani in modo chiaro ed evidente, un miliardo e 300 milioni di euro a carico dello stesso Presidente del Consiglio! Ma ciò non basta, perché - ed è questa la tesi che intendo sviluppare nel tempo che mi resta - noi oggi abbiamo il dovere, lo dobbiamo agli italiani, di confrontare per quanto riguarda la vicenda Alitalia un risultato certo e possibile e quanto sta capitando o capiterà, perché è evidente che quel comma che avete introdotto oggi prefigura già - anzi lo sappiamo già - che questo capitale è perso e che quindi quei soldi li avete già tolti agli italiani. Se poi andiamo a vedere in che modo li avete tolti - ne hanno già parlato alcuni colleghi -, voiPag. 48siete andati a portarli via alle piccole e medie imprese, dopo aver detto in campagna elettorale e dopo aver continuato nei vostri interventi nella scorsa legislatura a dire che il sistema delle piccole e medie imprese costituisce l'ossatura dell'Italia! E voi - bel provvedimento - gli portate via i quattrini da sotto il naso con un colpo di spugna, quei pochi quattrini che comunque si era riusciti a mettere sul piatto tra i due fondi, quello per lo sviluppo e quello per la finanza di impresa!
Ma voglio dire che cosa succede davvero - e cosa si stava facendo - in un'economia di mercato per Alitalia, e quale soluzione sovietica di pubblicizzazione dell'economia italiana state prospettando. Alitalia è un'impresa che da anni distrugge valore aggiunto (sette volte negli ultimi otto esercizi): ma che impresa quella che produce perdite? Essa è, né più né meno, un'azienda come la famiglia, un'azienda di erogazione, come si dice nel gergo dell'economia aziendale. È un'azienda che spende ma non produce ricchezza. È evidente che un'azienda che non produce ricchezza non interessa agli imprenditori. Ma certo, se gli dai un regalo da un'altra parte magari un imprenditore con una banca i soldi ce li mette, ma gli devi fare il regalo da qualche altra parte. Ed è questo che noi controlleremo, perché forse qualcuno qualche regalo lo ha già avuto grazie agli interventi dell'allora candidato alla Presidenza del Consiglio, quando con i suoi interventi un giorno sì ed un giorno no faceva saltare il titolo ed il corso di questa società! E certamente in quei salti qualcuno ci ha guadagnato. Il 2 aprile ho partecipato alla Camera all'audizione dei Ministri Padoa-Schioppa e Bianchi su questo argomento ed ho rivolto una domanda precisa al Ministro Padoa-Schioppa: vi siete attivati, avete chiesto alla Consob chi ha lucrato sull'andamento del titolo Alitalia? Credo che noi abbiamo il dovere di esercitare un controllo, perché magari poi vengono fuori sorprese strane, e magari qualche società di qualche gruppo noto in quelle vicende ha guadagnato quattrini e adesso li può anche mettere sul piatto in altro modo facendo parte di una cordata inesistente. Comunque sia, Alitalia opera in un settore pienamente liberalizzato ed ha anche una rappresentanza sindacale che ha gravissime responsabilità in questa vicenda.
Successivamente, magari uno dei segretari generali di questo sindacato dichiara che la cordata alla quale è favorevole comprende un imprenditore suo amico: ciò dimostra come anche il sindacato abbia delle riflessioni da fare. Ecco perché Alitalia ha alle spalle una storia di tanti salvataggi.
Inoltre, Alitalia era - oggi non lo è più nel senso tecnico - un'impresa privata, una società per azioni quotata in Borsa, che opera in un mercato concorrenziale e, quando si opera in una tale situazione, non importa la natura pubblica del soggetto: si hanno gli stessi obblighi che avrebbe qualunque imprenditore privato. Ma le norme - attenzione perché dopo ci arriviamo - definiscono anche poteri e responsabilità di questi amministratori nei confronti della società, ma anche delle controparti, degli enti di controllo e degli azionisti e non importa che tali azionisti siano pubblici o privati.
Quindi, non voglio farla lunga, ma il Governo Prodi di fronte a questa situazione tentò con un pubblico avviso delle manifestazioni di interesse e ne ricevette undici: se vi è concorrenza, vi sono più soggetti che vanno a guardare se sussiste la possibilità di fare affari, ciò è evidente. Di questi undici, cinque furono invitati: questo rappresenta una larga base. Da queste cinque arrivarono tre offerte, tutte però poi, come è noto, si ritirarono. A questo punto, il Governo non si fermò, ma passò la palla alla società stessa, dicendole che poteva individuare dei soggetti disponibili ad acquisire il controllo. Con questa formula, ancora una volta, siamo di fronte ad un atto di grande trasparenza. Infatti, otto soggetti espressero interesse ad approfondire i contatti con società, sei furono ammessi e, come noto, poi alla fine l'offerta vincolante più interessante fu quella di Air France-Klm, che aveva anche un piano industriale molto serio. Invece, l'altro soggetto interessato non aveva unPag. 49piano industriale altrettanto serio e vorrei ricordare che il piano Air France prevedeva esuberi inferiori a quelli del piano cosiddetto Air One.
Credo che, in questo suo comportamento, il Governo abbia fatto sì che fosse salvaguardato sempre un principio di grande trasparenza, al punto che nell'offerta veniva specificato che gli impegni assunti non sarebbero stati vincolanti, nel caso in cui uno o più soggetti avessero lanciato un'offerta pubblica concorrente migliorativa. Quindi, vi era la possibilità che quell'offerta non fosse un trucco, perché in tal caso chiunque altro poteva presentare un'offerta migliorativa e vincere. Invece, oggi che cosa abbiamo di fronte? La nebbia, la notte.
Riportano le agenzie che il Ministro Tremonti abbia illustrato (o illustri) i decreti-legge senza che i ministri ne abbiano copia. Questa è una cosa che ha dell'incredibile: un organo collegiale come il Consiglio dei ministri approva al buio dei provvedimenti senza neppure conoscerli. Credo che già questo documenti il modo di operare del Governo. Nel dibattito sulla fiducia al Governo già dissi che Berlusconi si era fatto un Consiglio dei ministri a sua immagine e somiglianza, nel senso che farà ciò che vorrà. Nel ticket con Tremonti fanno quello che vogliono al punto che non fanno nemmeno vedere le carte ai ministri, che dovrebbero essere quelli che conoscono i documenti che poi vanno a votare.
Il problema è anche capire che non capiamo nulla, nel senso che non sappiamo come andrà a finire questa storia! Tuttavia noi conosciamo alcuni principi che erano scritti in quel contratto con Air France, ad esempio: la salvaguardia dell'identità nazionale, con il mantenimento per cinque anni del logo, della livrea, del marchio, nonché la sede legale operativa, le licenze operative, i diritti di traffico, e un ruolo autonomo di Alitalia. Per la copertura territoriale si prevedeva un'adeguata copertura del territorio nazionale; un adeguato livello di servizio; uno sviluppo di lungo termine di servizi internazionali e intercontinentali, nonché una rete di collegamento da Fiumicino coerente con le caratteristiche economiche e industriali; un impegno alla riapertura delle rotte con la Cina e con l'India. Vi era, infine, un riferimento anche al sistema di governo societario, per cui Alitalia avrebbe partecipato direttamente al governo nel consiglio di amministrazione di Air France; vi era un impegno a non cedere le azioni ed erano previsti dei membri indipendenti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Concludo, signor Presidente. Noi dovremo confrontare queste regole e questo contratto con ciò che avremo alla fine, perché come nel diritto societario l'amministratore che crea danni alla società è passibile di un'azione di rivalsa, anche nell'azienda Italia questo deve essere possibile, la nostra Costituzione lo prevede, e certamente, se dovessimo scoprire queste differenze, credo che Italia dei Valori cercherà di rendere effettiva la responsabilità di chi amministra Alitalia in questa vicenda (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, ringrazio davvero il Governo per aver presentato il testo che stiamo esaminando, perché almeno ci ha tolto da una discussione surreale su un provvedimento defunto, e possiamo discutere di più nel merito. Tuttavia, questo rappresenta l'ennesimo atto compiuto in una direzione e nell'ambito di un festival dell'ipocrisia in cui, in realtà, tutto si considera e tutto è stato considerato, tranne l'interesse strategico del Paese. Per il Governo conta ciò che appare, non ciò che accade, e Alitalia è lo specchio di una politica inefficace e irresponsabile.
L'azione del Governo precedente aveva portato ad un'ipotesi concreta con Air France-Klm, certo dolorosa, ma essenziale; una soluzione industriale, come siPag. 50dice, curiosamente contrastata proprio da coloro che dovrebbero essere i portatori ante litteram di una cultura di impresa e di mercato. Un'azione sabotata, oserei dire - naturalmente uso il termine nella sua accezione politica ma non è esagerato -, per ragioni elettoralistiche, di corto respiro, ed ora, forse, anche se ci attendiamo l'ennesima smentita dai giornali, riconsiderata dal Premier.
L'azione risarcitoria di Sea verso Alitalia, per quanto legittima, è stata il prodotto di questo contesto, non è avvenuta a caso in quel momento, è stata un'azione politica, non un'azione di tutela e di autotutela. A ciò si sono aggiunte strumentalizzazioni pseudofederaliste sulla connessione tra Malpensa e Alitalia, con ciò indebolendo gravemente Malpensa e prolungando l'agonia dell'ormai ex compagnia di bandiera. Malpensa era la fotocopia di un hub di complemento e con le furbizie di questi provvedimenti al massimo si generano illusioni, non infrastrutture strategiche.
Alitalia, per questo Governo, è la «lenzuolata» al rovescio, sotto cui si nasconde, tra gli altri, il rinvio continuo sul riassetto del sistema aeroportuale del nord. Nel frattempo, SEA deve ovviamente fare ora ciò che il centrodestra aveva sempre impedito: sollecitare accordi bilaterali, utilizzare slot liberi e definire intese con altre compagnie, ma è chiaro che tutto è più difficile se la questione Alitalia rimane letteralmente a mezz'aria. Si continua la pantomima dell'hub, si va avanti con la finzione dell'italianità e si resta aggrappati a quella sorta di araba fenice rappresentata dalla cordata che non c'è, che forse si farà, che non si sa se reggerà.
Ora, contro ogni logica, si attiva un'ulteriore tecnica di rinvio, a danno sia dei contribuenti, sia dei consumatori, sia dei lavoratori, con procedure a causa delle quali l'Italia, assai probabilmente, sarà messa in mora dall'Unione europea, come hanno efficacemente esposto poco fa gli onorevoli Buttiglione e Gozi. Tutto ciò produrrà un ulteriore indebolimento di Malpensa.
Si è parlato di assistenzialismo nella riallocazione dei 300 milioni sottratti ad azioni di sostegno al sistema della piccola e media impresa e dirottati su un'azienda morente. Non si tratta di assistenzialismo - che almeno dà respiro - ma, a mio giudizio, di un preciso atto di responsabilità politica, per di più sospetto di scarsa trasparenza, per le modalità che fanno da sottofondo alla costituzione dell'ipotetica cordata di salvataggio.
Passiamo dal prestito ponte previsto dal decreto-legge precedente (il decreto-legge n. 80) al tunnel di una patrimonializzazione dubbia e inefficace, finalizzata a prendere tempo in attesa che si avverino i sogni di primavera del Governo e della maggioranza. Ciò che colpisce è il divario fra i proclami e le azioni di un Governo partito lancia in resta sul federalismo e che, alla prima curva, sbanda, attestandosi sul combinato di ICI e Alitalia contenuto in un decreto-legge che del federalismo rappresenta la negazione. Per la serie: nous entrons dans l'histoire à reculons. Così non va. Il Governo è senza alibi e ha il dovere di prospettare una soluzione realistica, che non dia luogo a nuovi conflitti di interessi, così come avverrebbe con il testo presentato, con il doppio ruolo attribuito, ad esempio, a Banca Intesa, in un continuo gioco di specchi che non fa passare nessuna luce e rende la maggioranza, al di là dei gesti definiti allo specchio, assai poco amica di Malpensa.
Il punto nella vicenda Alitalia è esattamente questo: siete partiti dal nord per dire che il Partito Democratico è nemico di questa parte del Paese. La verità è che, se le soluzioni prospettate allora avessero avuto corpo, non saremmo in questa condizione e Malpensa adesso potrebbe essere davvero un aeroporto di grande rilievo. Cosa che purtroppo non è. Ora si arranca, e sono questa vostra lentezza e questa vostra inadempienza a rendere precaria la situazione. Questo è il senso degli emendamenti e degli ordini del giorno che abbiamo presentato e che sono stati illustrati poco fa dal collega Meta.
Ritengo che il Governo possa cogliere ancora un momento di ragionamento e diPag. 51razionalità, per far sì che davvero la vicenda Alitalia non si concluda nel disastro annunciato e che, nello stesso tempo, la vicenda del sistema aeroportuale del nord - e di Malpensa in particolare - possa davvero decollare. Cosa che, con questi provvedimenti che state per assumere, non accadrà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi rivolgo a quei pochi colleghi che, considerata l'ora, sono rimasti in Aula. Si tratta di una scelta precisa del gruppo Italia dei Valori per far arrivare un messaggio chiaro al Paese, tramite le radio e le televisioni ancora collegate. Mi verrebbe da dire, da subito, che se non fosse per il dramma, nel quale si trova Alitalia - un'azienda italiana primaria, quotata in borsa, che dà lavoro a migliaia di cittadini e da mangiare a migliaia di famiglie - che è in pre-default, ossia in pre-fallimento, potremmo quasi dire che siamo alla farsa.
È una farsa recitata da un Governo e, in particolare, dal suo Presidente del Consiglio, che ha snocciolato una serie di provvedimenti, l'uno contrario all'altro, nel giro di pochi giorni. Si è iniziato con il decreto-legge n. 80 del 2008, quello scritto dall'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi sotto dettatura del futuro, oggi attuale, Presidente del Consiglio (era il 23 aprile 2008), che prevedeva, come ormai tutti sappiamo, un prestito di 300 milioni di euro. Nel contempo, però, si scopre che Alitalia, l'azienda in questione, ha consumato tutte le sue riserve finanziarie e ha accumulato debiti per circa 500 milioni di euro, nonostante i tanti finanziamenti già prelevati dalle casse dello Stato e girati alla stessa. Alcuni sono già stati ricordati dai colleghi precedentemente. A questo punto, non sarebbe rimasta che una soluzione, ossia quella di portare i libri in tribunale e nominare un amministratore straordinario, secondo le leggi oggi vigenti (la «ex Prodi», la «Marzano»).
Invece, si vuole perseverare. La conferma che si è in pre-default, in pre-fallimento, emerge espressamente dal comma 4 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 93 del 2008, ripreso anche dall'emendamento 1.10 presentato dal Governo per il tramite del sottosegretario Cosentino, laddove si prevedono condizioni privilegiate per altri creditori rispetto allo Stato in caso di liquidazione. Quindi è bene in evidenza, con questo comma 4, quale sarà il destino di Alitalia in queste condizioni.
Si tratta proprio di una farsa, perché prima in Commissione, sia presso la V (Bilancio) sia presso la IX (Trasporti), e poi in Aula, la scorsa settimana, abbiamo discusso inutilmente sul decreto-legge n. 80 del 2008. Già la scorsa settimana, sostenevamo che bisognava mettere su un binario morto questo decreto-legge e prendere immediatamente in esame l'articolo 4 del decreto-legge n. 93 del 2008, ma non si è voluto farlo subito: abbiamo sprecato tempo e denaro, strutture e soldi pubblici per discutere di una cosa che non c'è più.
Il Governo ha dovuto far ricorso al decreto-legge che reca misure urgenti per salvaguardare il potere d'acquisto delle famiglie. Che c'azzecca? Cosa c'entra con Alitalia un provvedimento del genere? O meglio, rovesciando il rapporto, cosa c'entrano le misure per salvaguardare le famiglie nel loro potere d' acquisto con il salvataggio di Alitalia? Non mi è assolutamente chiaro, ma è così, e prendiamo atto della fantasia di questo Governo.
Con il decreto fiscale il Governo ha di fatto ricapitalizzato Alitalia con fondi statali, trasformando, come è noto ormai a tutti, il prestito in patrimonio.
Si tratta di un'operazione assolutamente impropria per una società quotata, e come se tutto ciò non bastasse viene previsto nella proposta emendativa Cosentino, nella nuova riscrittura dell'articolo 4 del decreto-legge n. 94, che si sospende temporaneamente la società dall'obbligo di fornire periodicamente le informazioni al mercato previste dal testo unico in materia di intermediazione (il ben noto decreto legislativo n. 58 del 1998). Stiamo fermando, come se nulla fosse, l'attuazionePag. 52delle leggi italiane in vigore per le società quotate in borsa, e questo dopo che per mesi si è intervenuti con dichiarazioni da parte dei massimi esponenti dell'attuale maggioranza, durante e dopo la campagna elettorale, con presumibili operazioni di speculazione in borsa. Per fortuna, anche se tardivamente, oggi - lo dico con convinzione - l'autorità competente in materia (la Consob) ha pensato bene di sospendere il titolo dalle quotazioni. Solo in una Repubblica delle banane succedono queste cose!
Ora lo Stato, che possedeva il 49,9 per cento, si trova in mano, con questa ricapitalizzazione, il 100 per cento di Alitalia. Mi verrebbe da dire (mi si passi la battuta): alla faccia del mercato! Il flottante, quelli che sono andati ad acquistare le azioni Alitalia, dove stanno? Che cosa hanno in mano? Carta straccia? E noi ci mettiamo soldi nostri, soldi pubblici? Ma la domanda più importante è: questo finanziamento - che potremmo tranquillamente chiamare aumento di capitale sociale - è compatibile con la normativa europea? Sappiamo tutti che la Commissione europea oggi ha aperto una procedura di infrazione, perché ci sono tutte le condizioni per considerare questa operazione un aiuto di Stato che altera la concorrenza. La Commissione europea ha già affermato una cosa chiarissima, onorevoli colleghi, che cito testualmente: l'Italia ha agito in modo illegale. La settimana scorsa parlavamo di illegalità in merito ad un altro provvedimento e oggi, a distanza di quattro giorni, ci troviamo che la Commissione europea, al secondo esame di un provvedimento di questa legislatura, ci dice: «cara Italia, sei illegale». Tutto ciò viene detto espressamente: il Governo italiano ha sbloccato il finanziamento prima dell'autorizzazione comunitaria. Per la prima volta non ci viene chiesta la restituzione, è un'eccezione nella storia dell'Unione europea, e forse si tratta di un regalo del nuovo commissario italiano Tajani. Ciò consentirà all'azienda e al Governo di far passare un po' di tempo, ma l'esito finale è già scritto. Non sono un indovino, non ho sfere di cristallo, ma è facile indovinare come andrà a finire. E sapete perché (lo sa il rappresentante del Governo)? Perché non ci sono le condizioni per riconoscere legittima un'operazione come questa rispetto al Trattato di Maastricht: non rientra nelle ipotesi di compatibilità prevista al comma 2 dell'articolo 87 del Trattato, che parla di aiuti a carattere sociale, di eventi straordinari, di calamità naturali, di alluvioni e quant'altro, e non rientra neanche nel comma 3.
Rispetto poi ai finanziamenti e agli aiuti a compagnie aeree, la Comunità europea nel 1994 ha definito il quadro delle norme applicabili: qualora il finanziamento sia concesso ad una società che in condizione normale non sarebbe in grado di ottenere alcun credito dal mercato viene ritenuto una sovvenzione. L'Alitalia, quindi, oggi non ha un piano di risanamento né una proposta di acquisto.
Oggi il sottosegretario presente in Commissione bilancio - vedo alcuni colleghi che erano presenti - ci ha fatto intendere che invece vi è un piano di privatizzazione. Dov'è allora? Se c'è, è diritto e dovere del Parlamento conoscerlo, visto che di tale argomento stiamo discutendo. Non mi sembra, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, che davanti all'ingresso principale, o anche secondario, della sede di Alitalia vi sia la fila di privati investitori che intendono acquistarla. Non mi sembra proprio.
Tuttavia la procedura di infrazione - vi sono altri casi elencati - avrà esito negativo per il nostro Paese perché, a giustificare l'operazione, non vi sono motivi di ordine pubblico (non mi pare che siano visibili in questo momento, per fortuna), perché non si può considerare un'operazione una tantum dato che vi è già stata un'operazione una tantum più volte, infine perché tale operazione è a totale carico delle finanze pubbliche, in altre parole non vi partecipa alcun privato.
Allora vediamo le coperture perché è interessante analizzarle: dove li prendete questi trecento milioni? 205 milioni sono reperiti dal Fondo per la competitività e lo sviluppo; si trattava di un Fondo di 306 milioni che subisce, con questo provvedimento,Pag. 53un taglio di 205, in un momento in cui le nostre aziende hanno bisogno, come l'aria che respirano, di sostegno per competere a livello internazionale. Prendete 85 milioni dalla finanza d'impresa, e su questo mi esprimo come sopra, e 10 milioni sono reperiti addirittura dai Fondi di riserva speciale della missione «fondi da ripartire».
Il relatore in Commissione bilancio, Presidente, a proposito della copertura finanziaria ha detto testualmente che fermo restando che le autorizzazioni di spesa e l'accantonamento del fondo speciale di parte corrente, di cui si prevede l'utilizzo, recano necessarie disponibilità - continuava il relatore - occorre che il Governo chiarisca se tale copertura possa ritenersi idonea anche per quanto concerne il fabbisogno e l'indebitamento netto. Tali aspetti non c'erano; hanno dovuto ricorrere ad un pezzo di carta - lo esibisco perché era a disposizione dei colleghi in Commissione bilancio - non firmato da nessuno, anonimo (qualcuno sostiene che tali informazioni vengono dalla Ragioneria, ma non mi è dato di conoscerlo) dove non è precisato nulla e che «aggrappandosi ai vetri» si afferma che probabilmente sussiste un surplus, un extragettito che ci garantisce tutti.
Ebbene colleghi, ricordatevi di questa parola, extragettito, perché ne riparleremo quando la prossima settimana discuteremo del decreto-legge n. 93 del 2008, quello comunemente chiamato «straordinari, ICI e quant'altro» che indicherebbe esattamente le risorse per la copertura di quel decreto.
Si tratta dunque di un'operazione illegale - l'ho detto prima citando la Commissione europea - contro il Trattato dell'Unione europea - ho dimostrato anche questo - e senza alcuna prospettiva. Ma c'è ancora una «chicca» - lo ricordava un collega in precedenza - ed è quella dell'articolo 1-bis, commi 1 e 2 che si stabilisce sostanzialmente che al fine di salvaguardare interessi pubblici, in deroga a tutto, il Consiglio dei Ministri con propria delibera può individuare uno o più soggetti qualificati che, anche nell'interesse di Alitalia - ci mancherebbe, di che stiamo parlando? - promuovono in esclusiva, per conto terzi, ovvero anche in proprio, la presentazione di un'offerta. A tal proposito ricordo che il sottosegretario Casero ha parlato di advisor, quindi verrebbe da dire che stiamo parlando di promotor che poi diventerà un giocatore o che potrebbe diventare un giocatore in proprio.
Concludo, signor Presidente, leggendo soltanto il titolo di un articolo apparso oggi su un quotidiano nazionale: serve per Alitalia un esorcista. Sarà Berlusconi l'esorcista? Ne ha fatti tanti di mestieri, uno più o uno in meno non fa male (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come dice il proverbio, «tutti i nodi vengono al pettine». Credo che sia un proverbio che calza bene per la vicenda Alitalia, che stiamo discutendo, che si trascina da molti anni nel nostro Paese, e che - penso - sarebbe illuminante ripercorrere per darne conto in termini di metafora della improvvisazione, quando non della irresponsabilità, con la quale troppi protagonisti, a partire dalla politica, hanno gestito la storia aziendale della nostra compagnia di bandiera, di quella che - come diceva un collega prima - è vissuta come il mito della compagnia di bandiera.
Siamo qui oggi sostanzialmente ad analizzare quello che sembra essere diventato l'ultimo atto di una tragicommedia - chiamiamola così! - che ha preso avvio in occasione della campagna elettorale quando si è intervenuti, secondo logiche strettamente politiche ed elettorali, nel corso di una trattativa che, alle condizioni ritenute migliori spuntate sul mercato, stava per chiudersi associando Alitalia al gruppo Air France-KLM.
L'intervento - un po' a gamba tesa - ribadito peraltro dopo le elezioni, come sappiamo, ha comportato, il 22 aprile, daPag. 54parte del Governo uscente l'emanazione di un decreto-legge, che oggi stiamo discutendo, che potremmo definire sotto dettatura. Credo, infatti, che non sia improprio sostenere, come si è detto, che questo è il primo decreto del Governo Berlusconi, trattandosi di un decreto-legge che contempla un intervento che, come ebbe modo di affermare l'allora Ministro dell'economia e delle finanze, «in circostanze diverse da quelle attuali probabilmente non si sarebbe fatto» . E proseguì: « Qui c'è un Governo che è in carica per gli affari correnti e c'è l'aspettativa di un Governo che, nella persona di colui che probabilmente lo presiederà, ha contribuito a far sì che la soluzione Air France tramontasse perché convinto di poterne proporre una migliore. È la bontà di questa proposta alternativa che giustifica l'atto di responsabilità non fa venir meno questa possibilità in questo momento ».
Questa l'affermazione del Ministro che «regalo» al sottosegretario il quale potrà verificarla quando avrà finito di telefonare, magari sul resoconto.
È passato un mese e mezzo circa da quell'affermazione e si trattava del cosiddetto prestito ponte di 300 milioni di euro, previsto dal decreto inizialmente - così era scritto - per garantire la continuità aziendale. Un atto di responsabilità, per quel che ci riguarda, che però sin dall'inizio suscitava in noi molte perplessità che inerivano all'utilità e all'opportunità del prestito, alle prevedibili reazioni comunitarie, alla preoccupazione di un prestito al buio in mancanza di un vero e proprio piano industriale che facesse intravedere l'altra sponda del ponte: anche qui riprendo la metafora che è stata utilizzata in qualche intervento precedente, per rimanere, cioè, nell'immagine prima richiamata.
Di queste preoccupazioni si diede conto nella discussione e nelle dichiarazioni di voto al Senato, che, per senso di responsabilità, videro il nostro gruppo votare a favore di quel decreto-legge, anche perché non si prevedeva che la vicenda si sarebbe ben presto trasformata in una «decretazione a catena» per così dire in un'innovazione istituzionale significativa e interessante per i cultori della materia, che ha portato all'emanazione di misure successive.
La prima è stata la patrimonializzazione del prestito: anche su questa è stato detto che è interessante questo «animale» strano, costituito da un prestito che diventa patrimonio e che, peraltro, dovrebbe essere rimborsato.
La seconda misura consiste nell'individuazione di una procedura speciale tesa ad a determinare uno o più soggetti qualificati - si è parlato di Banca Intesa-San Paolo - a cui dare in esclusiva il compito di promuovere in proprio o per conto terzi la presentazione di un'offerta finalizzata ad acquisire il controllo di Alitalia.
La terza misura consiste nella sospensione temporanea dell'obbligo, da parte della società, di fornire periodiche informazioni al mercato, così come previsto dal testo unico in materia di intermediazione finanziaria - che già richiamava il collega Cambursano - nel decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
Allo stato, inoltre, ci aspettiamo, dopo questa sequela di decisioni, una successiva delibera del Consiglio dei Ministri per decidere in modo definitivo sulla cessione del controllo della società e per il compimento, si dice, del processo di privatizzazione. In relazione a quest'ultimo, peraltro, mi permetto di dire con molta modestia che mi sembrano un poco risibili le motivazioni che, in termini di controdeduzioni, pensiamo di offrire all'Unione europea per contestare la procedura di infrazione che, si dice, sarebbe stata aperta.
In relazione alla procedura di infrazione, considerato che da pochi giorni se ne era chiusa una significativa, relativa alla situazione della finanza pubblica del nostro Paese, non è molto bello che se ne apra subito un'altra, anche perché le procedure di infrazione - come il sottosegretario sa - costano soldi, e prevedono peraltro contenuti che potrebbero essere anche molto pesanti, se il provvedimentoPag. 55appunto, anche a seguito delle controdeduzioni, venisse ritenuto in contrasto con la normativa comunitaria.
Per ora, comunque, potremmo innanzitutto affermare che siamo dinanzi ad un esempio da manuale - ahimè, costoso - dei danni che può produrre la politica, quando agisce anteponendo le esigenze del consenso a quelle della linearità e della trasparenza.
Annotiamo la nascita di questo «strano animale», come è stato definito, che richiamavo prima, cioè di questo prestito che diventa patrimonio, anche se deve essere rimborsato.
L'Unione europea, come abbiamo appreso, ha già fatto sapere che non gradisce e aprirà la procedura di infrazione per aiuti di Stato e dunque per infrazione delle regole del mercato e della concorrenza.
Il mercato, la concorrenza, l'Europa, il mondo: non so colleghi se ci facciamo caso, ma spero che sia semplicemente l'inizio. L'Europa non condivide ciò che facciamo su Alitalia; l'Europa non condivide ciò che facciamo in materia di sicurezza; l'ONU non condivide ciò che facciamo in materia di principi che attengono ai diritti del cittadino; il Vaticano, Signor Presidente, il Vaticano non condivide (Applausi del deputato Cambursano).
Forse dovremmo ritenere, in qualche modo, che non siamo un'isola, come Paese, ma siamo in un contesto ormai integrato, a tal punto che non possiamo pensare - come qualche Ministro un poco apprendista, si diverte a fare sui giornali - di dare lezioni all'Europa e a tutto il mondo, perché ciò che facciamo noi è giusto e tutti gli altri sbagliano, tutto il contesto che ci circonda sbaglia nel farci rilevare che alcune azioni che stiamo facendo escono dal perimetro di diritti acquisiti e di principi che sono acquisiti nel concerto delle Nazioni.
Lo stesso Sole24ore - che non è proprio un giornale di sinistra, diciamo così: la offro come suggestione al sottosegretario - oggi dedica l'editoriale a questa subdola, un po' subliminale, voglio sperare, tentazione di autarchia, che sembra in qualche modo caratterizzare il nostro Paese.
Sono queste riflessioni più ampie, che spero siano infondate e sulle quali avremo modo di ragionare e di confrontarci, e mi sembrerebbero peraltro una plateale contraddizione con le evocazioni dei grandi principi liberali di concorrenza, di cui siamo stati infarciti in tutti questi anni, anzi con la rivendicazione di un'esclusiva di principi liberali, che venivano offerti a un centrosinistra statalista, che si permetteva di prevedere l'intervento dello Stato nel mercato e l'alterazione delle regole del mercato.
È una forma di nemesi, mi pare, quella che si sta verificando rispetto ad alcune decisioni che cominciano ad essere assunte, anche se, evidentemente, confezionate secondo un principio di eleganza semantica e di intelligenza politica, nella formula «Stato quando è necessario e mercato quando è possibile», come dice l'ottimo Ministro dell'economia e delle finanze.
Ciò che è certo - come affermavo - è che Alitalia continua a perdere ogni giorno e che ciò era stato presentato come un problema destinato ad essere risolto in poche settimane, signor sottosegretario - ricorderà anche lei - grazie anche all'intervento di un consulente privato che avrebbe procacciato compratori, ci costa, secondo alcune stime, circa un milione e mezzo di euro al giorno (qualcuno dice anche di più). Tutto ciò con l'erosione del capitale e lo spettro del fallimento alle porte. Si assiste, quindi, ad una lenta agonia, con il dubbio che lo stesso prestito, peraltro finanziato con coperture che vanno a danno del sistema delle imprese - come è stato richiamato e, quindi, non ripeto - sia destinato ad essere a fondo perso, cioè destinato a non essere rimborsato.
Mi auguro che ciò non accada e sgombro il campo da ogni dubbio che anche noi non si voglia contribuire a risolvere questa partita estremamente complessa che, per onestà intellettuale, noi non consideriamo da mettere a carico semplicemente delPag. 56Governo. Ho già detto all'inizio, che si tratta della metafora di una vicenda tutta italiana, in cui si rispecchiano i limiti ed i vizi della politica (e non solo della politica).
Certo è che non mi sembra che la fine a cui stiamo arrivando sia quella migliore o, comunque, quella preferibile nelle condizioni che erano date. Forse, avremmo fatto meglio ad assecondare alcune intuizioni che pure vi erano state in Alitalia cinque anni fa, quando in occasione di scambio di partecipazioni azionarie con Air France si stavano per creare le condizioni per entrare in società con Air France - all'epoca con una quota molto più rilevante - e, successivamente, con il gruppo KLM, che ci aveva soffiato - diciamo così - la possibilità. Ma questa è storia ormai passata: mi riferivo al 2003, perché è un anno non molto lontano, che può essere, in qualche modo, ricordato anche dal sottosegretario, perché non eravamo noi al Governo.
Pertanto, rigettata oggi la possibilità di un risanamento attraverso un network internazionale, mi sembra di poter affermare che queste performance progressive e un po' creative - torna l'inclinazione alla creatività, signor sottosegretario, spero che sia semplicemente qualche vagito iniziale, destinato a non fare la fine delle inclinazioni che vedemmo all'opera in cinque anni di Governo, non molto tempo fa - assomigliano ad una sorta di rinazionalizzazione surrettizia (chiamiamo le cose con il proprio nome) della compagnia di bandiera.
Rigettata, quindi - come dicevo - la possibilità di un risanamento attraverso questo network internazionale, perché considerato - ho sentito dire - eccessivamente poco remunerativo per il valore dell'azienda (vedremo a quale soluzione arriveremo, perché almeno i numeri e i fatti dovrebbero essere veri), siamo adesso arrivati a questa specie di commissariamento, i cui esiti saremo tutti in grado di verificare.
Per il momento, constatiamo quanto segue: l'Alitalia non deve più rapportarsi alla Consob (il cui scarso protagonismo in tutta la vicenda Alitalia, non solo nelle ultime fasi, peraltro, non mi è parso all'altezza del ruolo di questa istituzione); in secondo luogo, essa non deve fornire più informazioni al mercato, come avviene per tutte le società quotate in borsa, con grave danno per gli azionisti, creditori e quant'altro; inoltre, fa la comparsa un altro «animale strano», signor sottosegretario, cioè un advisor particolare - che pare sia da individuare nella figura di Banca Intesa San Paolo - che potrà accedere ai conti, farsi un'idea e, poi, decidere se comprare o non comprare per sé o se indicare altri. Insomma, potrà avere mano libera in una condizione di plateale conflitto di interessi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LINO DUILIO. Signor Presidente, colleghi, vorrei concludere con una semplice domanda, che rivolgo al rappresentante del Governo, che spero mi ascolti essendo alla fine del mio intervento. Signor sottosegretario, la mia domanda sincera è la seguente: tutte le questioni - che ovviamente non hanno la pretesa della verità, sono convinzioni, non sono certezze, ma sono suffragate da fatti e da riferimenti certificabili - come la sospensione delle regole elementari del mercato, la concessione di un prestito per non certificare una situazione già pregiudicata, la reprimenda (potenzialmente costosa) dell'Unione europea, per quale piano, per quali obiettivi, per quale strategia che non sia «general generica»?
Non ritiene che il signor Ministro dell'economia debba venire a fornirci informazioni puntuali sull'intera vicenda e sul suo possibile epilogo? È chiedere troppo, come Parlamento, di saperne di più? Io credo di no e confido che, al più presto, questa elementare esigenza di trasparenza democratica venga soddisfatta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cimadoro, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.Pag. 57
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, finalmente la campagna elettorale è finita. Negli ultimi sei mesi la vicenda di Alitalia è diventata uno spettacolare ed efficacissimo prolungato spot propagandistico. Si sono distinti, nella straordinaria campagna mediatica, tanti autorevoli esponenti del centrodestra, dal più bravo di tutti - l'indiscusso re dei media, Silvio Berlusconi - alla Lega, a Formigoni.
Per salvare il carrozzone romano si colpisce il nord, si diceva. Come negare l'efficacia di questo slogan tanto insidioso quanto infondato? Per smontare questa tesi avevamo bisogno di un convegno e - si sa - tra il convegno e lo slogan non c'è partita: i cittadini preferiscono lo slogan.
Quello che ci ha sempre sorpreso è stata l'acritica adesione alle proposte del centrodestra da parte di larghi strati dell'opinione pubblica lombarda. Eppure, l'esperienza doveva consigliare prudenza soprattutto a quelle associazioni di categoria che non potevano ignorare ciò che ha fatto Berlusconi nella legislatura 2001-2006.
Cosa accadde? Nel 2004 Alitalia perse oltre 500 milioni di euro, nel 2005 la perdita sfonda gli 800 milioni. E Berlusconi come agisce? Privatizza Alitalia? Taglia i privilegi - talvolta inaccettabili - del personale? Nulla di tutto ciò; il Governo decide ricapitalizzare l'azienda: un miliardo di euro, l'operazione più statalista che si potesse immaginare; la ricapitalizzazione a fronte di un nuovo piano industriale che prevedeva, tra l'altro, la realizzazione della base di armamento a Malpensa. Questa decisione non è mai intervenuta; è proseguita una gestione del personale a dir poco discutibile; priva di una strategia del trasporto aereo e soggetta alla concorrenza dei grandi vettori europei - Air France, British Airways, Lufthansa - e all'aggressività delle compagnie low cost, Alitalia brucia rapidamente quelle enormi risorse pubbliche. Per questo motivo il Governo di centrosinistra decide, nel 2006, di privatizzare Alitalia. Le procedure adottate non furono le migliori? L'asticella degli obiettivi economici era stata posta troppo in alto? Può essere: il mercato - si sa - ha le sue regole.
Noi non avevamo mancato di esprimere, a questo proposito, le nostre riserve al Ministro Padoa Schioppa; tuttavia, quando si configurò la proposta di Air France, noi sostenemmo due punti con convinzione. Il primo punto è che eravamo in presenza di un'offerta della più grande compagnia aerea del mondo e per questo andava attentamente valutata. Il secondo è che la proposta stessa doveva vedere modificato il piano industriale, troppo penalizzante nei confronti di Malpensa. Si trattava di una posizione del tutto ragionevole tenendo conto che la piccola Olanda, in occasione dell'alleanza Air France-Klm, aveva chiesto e ottenuto importanti garanzie per Klm e l'aeroporto di Amsterdam. Le istituzioni lombarde non hanno avuto la forza di rivedere il rapporto tra Malpensa e Linate e questa era una condizione posta, del resto, da Maurizio Prato nell'audizione dell'ottobre 2007.
La scelta di penalizzare Malpensa è stata davvero sconcertante. Nel nostro Paese c'è bisogno di rilanciare la crescita e lo sviluppo, abbiamo bisogno di infrastrutture moderne, aeroportuali, ferroviarie e stradali e come si può prescindere, per questo obiettivo, dall'apporto della Lombardia, che concorre per oltre il 28 per cento all'export nazionale? È stato sensato indebolire il cargo?
Nel nord si esportano merci ad alto valore aggiunto e, se non partono da Malpensa, partiranno da Francoforte, inquinando i valichi alpini e le strade del nostro Paese, ma non partiranno mai da Fiumicino. Questa impostazione insensata corrisponde agli interessi del Paese? Credo di no ed è stupefacente assistere qui al silenzio assordante sul piano industriale di rilancio della nostra compagnia di bandiera, che non c'è, che non dà segni di vita.
Malpensa è stata pensata come parte integrante del corridoio 5, collegata con l'alta capacità ferroviaria. Si è aperto il 31Pag. 58marzo, grazie all'ex ministro Di Pietro, il collegamento con la Milano-Torino; l'anno prossimo ci sarà il collegamento con la stazione centrale; è stata finanziata la Pedemontana. Questo è lo scenario che dobbiamo immaginare in vista dell'Expo!
Invece, c'è un silenzio davvero incomprensibile su Malpensa. Avevamo sempre sostenuto e sosteniamo che occorre tenere distinta Alitalia da Malpensa e, per questa ragione, abbiamo lavorato con il precedente Governo per destinare oltre 80 milioni di euro per i lavoratori che sono andati in cassa integrazione, che hanno perso il lavoro.
Tuttavia non possiamo chiudere gli occhi di fronte al provvedimento che ci avete presentato: 300 milioni di euro dovevano essere un prestito ponte. Un ponte verso che cosa? La cordata italiana? L'intesa con Aeroflot? In questi giorni si è persino parlato di nuovo di un'ipotesi con Air France. Per salvare il carrozzone romano si colpisce il nord, si diceva. Perfetto!
Dei 300 milioni che destiniamo a questo proposito, 205 sono sottratti al fondo per la competitività delle piccole e medie imprese: aziende private penalizzate per un obiettivo privo di sbocchi.
Per questo abbiamo chiesto al Ministro Tremonti il 13 maggio un atto di responsabilità. Volete rilanciare Malpensa e il suo ruolo di hub? Bene, impegnate Alitalia a chiedere ad Assoclearance di ripristinare gli orari invernali dell'anno precedente, che entrano in vigore dal 31 ottobre. È stato fatto? Non ci risulta! Se ci fossero indicazioni diverse, saremmo lieti di prenderne atto.
La sensazione che però ricaviamo è quella che per salvare Alitalia si individua un percorso inaccettabile sotto il profilo della trasparenza, molto dubbioso sotto il profilo della legalità e probabilmente del tutto inefficace anche rispetto all'obiettivo che si propone.
Per noi non c'è sorpresa: era chiaro che la proverbiale creatività del Ministro dell'economia si sarebbe dispiegata rapidamente. Puntuale, tutto ciò è avvenuto! Si costruisce un percorso speciale, in deroga alle normative vigenti - come hanno detto molto bene i colleghi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori che hanno parlato prima di me - e che concentra sul Governo ogni potere decisionale, in barba alle norme di base che regolano una materia così difficile.
Il Governo propone una deroga alle modalità con le quali si deve procedere alla dismissione e alla partecipazione dello Stato nel capitale di Alitalia per l'impossibilità di utilizzare, da parte del Ministero, procedure di vendita secondo le prassi consolidate. Da questa impostazione deriva che il Ministero dell'economia e delle finanze individuerà, con propria delibera, uno o più soggetti che presenteranno le offerte di acquisto di Alitalia. Non saranno date le informazioni previste per le società quotate in borsa, come ricordava il collega Duilio, e il soggetto o i soggetti interessati potranno accedere ai dati e alle informazioni che la società stessa riterrà necessari, anche i dati sensibili. Colpisce che sia stato scelto come advisor l'istituto bancario (Banca Intesa) che aveva sostenuto la proposta di Air One.
C'è una palese incompatibilità, cari colleghi, tra il ruolo di fornitore di servizi finanziari e coloro che possono presentare l'offerta di acquisto. Il fornitore di servizi - lo ha ricordato nel suo intervento il collega Meta - dovrebbe essere scelto mediante una gara ad evidenza pubblica e non può essere la stessa società che, conoscendo dati riservati sensibili, decide a chi farli vedere e partecipa anche all'offerta di acquisto.
Per questa ragione, abbiamo proposto che, prima della decisione definitiva del Consiglio dei ministri, questo invii gli atti al Garante della concorrenza e del mercato, affinché si possa certificare che le procedure seguite non violano le regole di concorrenza.
Per concludere e per non allungare troppo il brodo, visto che le questioni di fondo le abbiamo ricordate in lungo e in largo e in maniera argomentata, vorremmo, tuttavia, che la gestione sconsiderata della vicenda Alitalia non compromettesse il rilancio di Malpensa, che inPag. 59parte è faticosamente in corso, e a questo proposito abbiamo presentato una serie di ordini del giorno che permettono, attraverso l'utilizzo intelligente degli slot, l'insediamento di nuovi vettori nell'aeroporto di Malpensa.
Certo, il sospetto che il Governo marci ad ampie falcate verso il commissariamento è molto grande, con un'operazione cinica e spregiudicata verso i lavoratori di Alitalia, che noi vogliamo denunciare con forza anche questa sera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, l'andamento dei lavori e della discussione sul «decreto Alitalia» ha dimostrato in modo inequivocabile quanto ha pesato e continuerà a pesare sul futuro dell'azienda e dei suoi lavoratori - ed ora, purtroppo, anche sul futuro dei contribuenti italiani - la gestione spregiudicata e populista della questione Alitalia da parte del centrodestra e, in particolare, da parte del Presidente del Consiglio.
Il problema dell'Alitalia è gravissimo, perché contiene in sé tutte le maggiori difficoltà che un Paese possa trovarsi a dover affrontare. C'è il problema dei lavoratori dell'Alitalia, che ormai da mesi vivono in una condizione di costante incertezza rispetto al loro futuro occupazionale, che non può non incidere pesantemente anche sulla stessa produttività dell'azienda. C'è il problema del rispetto delle regole della concorrenza e del mercato che, in un'economia liberale come quella che a parole - solo a parole - tutti dichiarano di voler sviluppare e difendere, non possono essere continuamente «violentate» da un operatore economico che da anni riesce a sopravvivere solo grazie a continue immissioni di denaro pubblico. C'è il problema dei rapporti con l'Unione europea, che guarda oramai con crescente diffidenza le azioni di un Governo che della violazione delle regole comunitarie sembra aver fatto la ragione di ogni propria decisione. C'è, infine, il problema drammatico del prelievo fiscale sulle tasche dei cittadini e delle imprese, che non dovrebbe più consentire a nessuno di pensare che la soluzione di ogni difficoltà possa essere trovata nell'utilizzo improprio di denaro pubblico o addirittura, come nel caso al nostro esame, di un vero e proprio sperpero.
Questo è il contesto nel quale il Governo Prodi si è trovato ad operare. L'offerta Air France, con alcune scelte dolorose, ma ineludibili, soprattutto sul piano della dotazione organica dell'azienda, è stata la risposta del Governo Prodi: una risposta certamente migliorabile da alcuni punti di vista, ma comunque efficace; una risposta capace di bloccare una volta per tutte l'emorragia di denaro pubblico che ha coinvolto la gestione Alitalia degli ultimi anni, con una proposta rispettosa delle regole della concorrenza e del mercato; una risposta trasparente nelle procedure, aperta al contributo e alla partecipazione di tutti gli operatori economici.
Ma eravamo in campagna elettorale e questo nel nostro Paese, soprattutto per una parte politica, basta ed avanza per giustificare ogni tipo di azione, ogni tipo di decisione. In campagna elettorale non era possibile consentire ad una parte politica la possibilità di incassare un risultato che nessuno in principio pensava ragionevolmente di poter raggiungere. Tra la soluzione definitiva dei problemi dell'Alitalia ed il rischio che la parte politica avversaria incassasse qualche consenso in più, molto meglio far saltare la soluzione e rimettere tutto in discussione. Questa è stata la decisione irresponsabile del centrodestra, che oggi paga con la confusione delle sue proposte, con la serie infinita di modifiche al testo originario del decreto-legge, con l'inconsistenza delle soluzioni offerte alla discussione parlamentare, una decisione - quella di far fallire le trattative con Air France - assunta contro gli interessi degli italiani.
Che questa sia l'unica verità è documentalmente provato: vi sono le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, rese in due contesti temporali e politici diversi, aPag. 60dimostrare come, pur di raggranellare qualche consenso in più, Berlusconi abbia posto l'Alitalia nelle condizioni in cui si trova oggi. Berlusconi a distanza di un mese ha dichiarato prima una cosa e poi l'esatto contrario.
In campagna elettorale, quando era necessario, assolutamente inevitabile far saltare la trattativa con Air France per cercare di erodere qualche consenso al centrosinistra, Berlusconi ha rivelato tutto il suo cinismo e, soprattutto, tutto il suo disprezzo per l'interesse nei confronti dell'azienda Alitalia e del Paese. In quell'occasione ha dichiarato testualmente (mi riferisco ad un'agenzia pubblicata il 19 marzo): «Con il mio veto Air France rinuncerà». Ripeto: con il mio veto Air France rinuncerà. «Nel momento in cui capiscono che il futuro Presidente del Consiglio non è d'accordo, si fermano. Lì, in Francia, non è come da noi: in Francia il Governo è una cosa seria».
Berlusconi si assume questa responsabilità perché ritiene questa scelta conveniente sul piano strettamente elettoralistico, infischiandosene ampiamente degli interessi dei lavoratori, delle famiglie, delle piccole e medie imprese che operano in regime di concorrenza e alle quali sono state sottratte negli anni le risorse destinate ad Alitalia. «Io dico no ad Air France e siccome sono io a dir di no, Air France rinuncerà»: con queste parole, nel corso della campagna elettorale, il Presidente del Consiglio si assume questa responsabilità e rivendica la rottura della trattativa come un proprio merito e un proprio successo personale.
Poi però arrivano le elezioni del 13 e 14 aprile e la vittoria del centrodestra: e Berlusconi dimentica - e soprattutto cerca di far dimenticare agli italiani grazie al controllo militare di tutti i mezzi di informazione - di essere l'unico responsabile del fallimento della trattativa. E così, dopo aver affermato in campagna elettorale «No ad Air France e se lo dico io sarà no», e dopo aver incassato il conseguente ritiro di Air France dalla trattativa, ecco cosa dichiara Berlusconi il 23 aprile, soltanto un mese dopo. Leggo un'agenzia: «Silvio Berlusconi respinge ogni accusa, non è colpa sua se Air France ha abbandonato il tavolo nella partita su Alitalia». Il Presidente del Consiglio dichiara: «Non sta né in cielo né in terra. Non ho fatto nessun intervento sul Governo francese né sull'azienda. Nulla di nulla». Questo spiega il leader del Pdl; il premier in pectore, in un'intervista a Teleroma 56, ribadisce che la trattativa con Air France è fallita per il veto dei sindacati.
La responsabilità dunque, che durante la campagna elettorale era ritenuta un merito, subito dopo le elezioni si trasforma immediatamente in una colpa: e quale soggetto migliore dei sindacati per attribuire la responsabilità di questo fallimento? Ma il capolavoro del Presidente del Consiglio e del centrodestra evidentemente non è completo (e lo dico facendo riferimento esclusivamente ai fatti e alle dichiarazioni riportate dagli organi di stampa: non dico nulla che non faccia riferimento ai fatti): la cordata dunque, che per dichiarazioni esplicite rese dal Presidente del Consiglio sarebbe dovuta uscire allo scoperto entro pochi giorni, non esiste. Ma Berlusconi ha bisogno di guadagnare tempo. Allora, ecco la richiesta al Governo Prodi ancora in carica. Leggo un'altra agenzia: «Di Alitalia ho parlato stamattina a Romano Prodi ed ho chiesto che faccia un prestito ponte in grado di far partire la cordata degli imprenditori italiani». L'esecutivo, in regime di prorogatio delle Camere, accoglie evidentemente la sollecitazione ed annuncia un prestito ponte di 100-150 milioni di euro. Leggo ancora - per rendere verosimile l'esposizione, poiché mi riferisco esclusivamente a dichiarazioni ufficiali rese agli organi di stampa - un'altra agenzia del 18 aprile che ci ricorda cosa accade: «Sarà di 100-150 milioni di euro il prestito ponte che il Governo prevede per assicurare la continuità aziendale di Alitalia. L'esecutivo starebbe preparando un decreto-legge per autorizzate la concessione della linea di credito. La decisione sarebbe stata concordata ieri nelPag. 61corso di un vertice a Palazzo Chigi che avrebbe portato appunto alla soluzione bipartisan del prestito».
Troppo pochi erano però per Berlusconi quei 100-150 milioni di euro. Tanto, sapeva bene che avrebbero pagato gli italiani, così come sapeva bene che non aveva bisogno di qualche giorno per far uscire allo scoperto la cordata italiana come si affannava a ripetere tutti giorni agli organi di informazione: aveva bisogno di un vero e proprio miracolo. Ed allora eccolo ancora esercitare pressione sul Governo, in regime di prorogatio delle Camere, per ottenere che la linea di credito concessa all'Alitalia venga elevata dagli originali 100 a 300 milioni. Basterebbe questo a far perdere la pazienza agli italiani, se solo essi avessero la possibilità di essere correttamente informati.
Ma evidentemente non è tutto, c'è dell'altro, c'è quello di cui stiamo discutendo e che ha costretto l'Italia dei Valori per la seconda volta in una settimana ad utilizzare tutti gli strumenti previsti dal Regolamento per impedire che si consumi una vera e propria truffa ai danni degli italiani, soprattutto ai danni dei piccoli imprenditori che competono ad armi pari sui mercati senza aiuti di Stato di alcun genere.
I 300 milioni di oggi non sono infatti più un prestito, ma divengono capitale sociale; sparisce in concreto la possibilità che possano essere restituiti (le ragioni sono state illustrate meglio di me dai colleghi che mi hanno preceduto); per dare copertura finanziaria alla decisione, poi, si colpiscono i finanziamenti destinati ai settori produttivi del Paese (poiché le risorse, a questo punto, non trattandosi di un prestito, devono essere individuate); si dà l'incarico di advisor ad una banca già pesantemente coinvolta nella vicenda, e dunque non completamente estranea e indifferente rispetto alle sue possibili evoluzioni. Insomma, si stravolge tutto. Dopo aver stravolto quello che aveva detto in campagna elettorale, dopo aver stravolto quello che aveva detto al Governo Prodi per spingerlo ad adottare il prestito ponte, dopo aver mentito agli italiani, illusi dalla presenza di una fantomatica cordata italiana, ecco un ennesimo stravolgimento delle carte in tavola, con l'unica, consueta vittima: il contribuente, il cittadino italiano.
Il cittadino italiano sarà privato di una compagnia nazionale il cui imminente fallimento è scritto nei documenti tecnici che accompagnano il dibattito parlamentare. Il cittadino italiano sarà privato anche di denaro proprio, il denaro che dovrà versare a fondo perduto sul capitale Alitalia pari a 300 milioni di euro, il denaro in più che dovrà versare per fronteggiare il procedimento di infrazione che certamente l'Europa avvierà contro l'Italia.
Insomma, procediamo bene: in una settimana, caro Presidente, abbiamo compiuto un vero e proprio miracolo. Riepilogo i capolavori messi in campo dal Governo: 3 miliardi di euro di risarcimento ad Europa 7 (tanto pagheranno gli italiani a titolo di danni per l'occupazione abusiva delle frequenze di Europa 7); 270 milioni di euro l'anno per l'infrazione UE relativa alla normativa sull'emittenza televisiva; 300 milioni di euro buttati al vento per dare un qualche seguito a promesse elettorali irrealizzabili; un importo - presumo equivalente - per le sanzioni che ci saranno comminate per quello che è oggi indiscutibilmente un aiuto di Stato. Un disastro, signor Presidente, un vero e proprio disastro che l'Italia dei Valori aveva annunciato e contro il quale continuerà a battersi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi (quelli coraggiosi che sono rimasti), il decreto previsto dal Governo Prodi sul prestito-ponte finalizzato al sostegno della società Alitalia doveva rimanere così com'era, perché si trattava di un prestito a breve termine e quindi della durata necessaria per rendere possibile il risanamento e il completamento del processo di privatizzazione della stessa società.Pag. 62
L'erogazione di 300 milioni di euro da parte dello Stato non avrebbe comunque penalizzato altre categorie, quali ad esempio le piccole e le medie industrie (anch'esse parte attiva dell'economia italiana che non sarebbe stato quindi giusto penalizzare). Inoltre, rispetto allo stesso decreto-legge n. 80 del 23 aprile 2008 (già corredato della dovuta copertura finanziaria e col parere favorevole della V Commissione) non vediamo l'utilità di dover trasformare questo prestito-ponte in un aumento del capitale sociale.
La stessa Commissione europea ha - e conferma - dei dubbi sul prestito-ponte varato dal Governo per salvare Alitalia. Tali dubbi sono sia sulla natura e sulla misura del prestito, sia per capire meglio quali sono alcuni dettagli, in particolare se si tratta di un'operazione commerciale o se sono coinvolti solo gli aiuti dello Stato. Vi sono altre compagnie che stanno seguendo attentamente la vicenda del prestito Alitalia, per assicurarsi che le norme dell'Unione europea sugli aiuti di Stato siano rigidamente rispettate (e questo ci deve far riflettere molto). È compatibile con le regole comunitarie sulla concorrenza il prestito-ponte da trasformare poi in capitale di 300 milioni di euro ad Alitalia? Le norme europee a tal proposito sono molto chiare. Gli aiuti statali che favoriscono, sotto qualsiasi forma, talune imprese o produzioni falsano la concorrenza con l'eccezione di quelli che, a seguito di notifica alla Commissione, siano da questa poi autorizzati per ben provate ragioni.
Certo, il prestito è finalizzato al salvataggio di un'impresa in difficoltà. Nella prassi comunitaria gli aiuti elargiti devono avere lo scopo di consentire all'impresa di restare momentaneamente in attività, in attesa di un idoneo piano di ristrutturazione. Come regola, tali aiuti possono consistere in garanzie di crediti o in crediti rimborsabili ad un tasso di interesse pari a quello di mercato, devono limitarsi nel loro ammontare a quanto necessario per la sopravvivenza dell'impresa in attesa del piano di ristrutturazione e per un periodo in genere di non più di sei mesi, essere motivati da serie difficoltà sociali, non comportare effetti svantaggiosi ed ingiustificati per altri Stati membri.
Anche confidando poi nel beneplacito comunitario, l'Alitalia potrà restituire la somma indebitamente percepita più le eventuali sanzioni del caso? Potremo sembrare ancora una volta, come nel caso della proposta emendativa «salva Retequattro» fortunatamente poi ritirata dal Governo, poco rispettosi per inosservanza delle regole sulla concorrenza, che rivendichiamo spesso, giustamente e in tante altre circostanze. Fino a quando questa trasfusione di liquidità assicurerà la sopravvivenza ad Alitalia? La compagnia dovrà comunque trovare una soluzione che assicuri il suo futuro. Tale soluzione dovrà consentire una ricapitalizzazione, che, accompagnata da un piano industriale, possa rimettere in piedi l'azienda stessa e, quindi, rilanciarla. Altrimenti, si riproporrebbe nuovamente il problema.
La cordata italiana tanto sostenuta dal Presidente Berlusconi non ha preso il volo ed oggi, anzi, il Presidente del Consiglio riaccenna ad una possibile intesa con Air France in un ipotetico futuro. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole Misiti quando sostiene che il Ministero dell'economia e delle finanze non può intervenire solo sul piano finanziario sotto forma di prestito o di apporto di capitale sociale, ma deve interessarsi soprattutto di come viene gestita l'azienda Alitalia. È illogico non pretendere la restituzione del prestito stesso: con tale restituzione non ci sarebbe nessun onere per il bilancio dello Stato e, quindi, per i cittadini italiani stessi.
Questa compagnia italiana ha chiuso poche volte in attivo il suo bilancio ed ha usufruito di altri prestiti dallo Stato. Quindi, è una crisi che proviene da lontano. Alitalia è riuscita in 11 anni a chiudere il suo bilancio in attivo solo due volte dall'inizio degli anni Novanta. Più di una volta è stata sull'orlo del fallimento e si è salvata solo grazie al denaro pubblico. Fino a quando i cittadini ci perdoneranno tutto ciò?
Bilanci in continua perdita ed orizzonte sempre più nero: quando una aziendaPag. 63presenta delle problematiche si studiano le cause e si interviene per sanare la situazione. Si è giunti al momento in cui lo Stato deve intervenire facendo proprio questo: studiare le cause che hanno portato quasi al disastro l'Alitalia. Non basta erogare fondi, bisogna aiutare la compagnia a fare un'analisi approfondita su ciò che non va. La situazione ideale sarebbe stata proprio Air France: il 14 febbraio il direttore generale annunciò che la compagnia sarebbe andata avanti su Alitalia solo se il futuro governo italiano sarebbe stato d'accordo. L'ipotesi di una cordata di imprenditori italiani è stato uno dei cavalli di battaglia del Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale. Oggi la cordata italiana è improvvisamente scomparsa dall'orizzonte.
Noi dell'Italia dei Valori vogliamo sapere dal Governo quali sono le iniziative vere per salvare Alitalia, ma sopratutto vogliamo sapere che fine faranno i dipendenti di questa compagnia aerea. Basta alle soluzioni provvisorie e poco chiare! Vogliamo sapere che cosa propone il Governo per una soluzione definitiva ed efficace del problema, per porre fine a questa storia infinita. È facile togliere fondi da altre realtà, come avete fatto in Molise dove il consorzio agrario Larinese, in seguito alla sospensione dei tributi al paese del cratere, ha un debito che ammonta a circa un milione e mezzo di euro e al quale il Governo non ha riservato lo stesso trattamento delle regioni Umbria e Marche, dove lo Stato aveva giustamente provveduto a restituire contributi non versati dagli agricoltori.
Inoltre, signor Presidente, vi sembra giusto tagliare del 50 per cento, portandoli a 24 milioni di euro, a fronte dei 48, i fondi destinati alla copertura degli oneri finanziari conseguenti agli abbattimenti dei tributi e contributi delle zone terremotate del Molise? Avete anche anticipato, con il decreto-legge 27 maggio 2008 n. 93, al 30 giugno 2008 i termini della sospensione, prima fissati al 20 dicembre 2008. Con questi tagli, e perseverando in questa politica, le piccole realtà moriranno!
Vorrei anche ricordare che in una di queste piccole realtà, quali il Molise, è stato eletto il Presidente del Consiglio Berlusconi che invito ad interessarsi un po' di più delle problematiche di questa regione, dove le scuole chiudono, dove esiste una crescente disoccupazione e dove i precari - questo è un problema dilagante nel nostro Paese - non sanno più a quale santo votarsi.
Per salvare l'Alitalia e i suoi operatori il Governo cerchi allora strategie diverse, attraverso le quali si possa giungere a una risoluzione equilibrata e trasparente della questione, senza agire a discapito di altri. Quella di Alitalia è una vicenda seria, che merita attenzione, non la si può liquidare con l'erogazione di fondi da trasformare in patrimonio; è questo un sistema tampone che può solo essere momentaneo, ma non risolutivo. L'italianità dobbiamo dimostrarla nel saper salvaguardare la nostra compagnia di bandiera, non lasciandola da sola, ma nel contempo facendo in modo che non vengano ridotti i voli e che non vengano lasciati a casa i lavoratori. Alitalia non deve essere un'impresa in continua perdita; quello che occorre è, quindi, una soluzione industriale e non finanziaria. Occorre linfa nuova, nuovi azionisti che potrebbero rimettere rapidamente in sesto l'azienda Alitalia, un partner industriale vero al quale si sarebbe potuto arrivare già da un po' di tempo, risparmiando, forse, i 300 milioni di euro e la nostra solita figuraccia.
Quella dell'Italia dei Valori è un'azione tesa a far capire al Governo che gli emendamenti da noi presentati avrebbero potuto essere risolutivi, e che noi dell'Italia dei Valori vogliamo fortemente porre fine alla questione di cui stiamo discutendo. Riflettete quindi e, se è possibile, dateci ascolto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario di Stato,Pag. 64in questa sede vorrei esaminare, in quanto credo che si debba dare anche questo apporto ai lavori dell'Aula, la compatibilità del prestito ponte con la normativa comunitaria in punto tecnico, per vedere se ed in quali errori, probabilmente, si è incorso nell'adozione di questo provvedimento così come modificato.
Il prestito, come è configurato nel decreto-legge che stiamo esaminando, può apparire a prima vista un aiuto di Stato; sicuramente vi è l'attribuzione di carattere patrimoniale concessa dallo Stato e il vantaggio che favorisce un'impresa, manca ancora il terzo tassello che è in grado di dimostrare che quello concesso all'azienda è un aiuto di Stato vietato dal Trattato comunitario: il fatto che questo sia idoneo ad alterare la concorrenza nel mercato comune. Com'è noto, sull'ultima questione la parola spetta alla Commissione, alla quale la misura dovrebbe essere notificata nei prossimi giorni. Peraltro, prima della pronuncia della Commissione, secondo il Trattato, Alitalia non dovrebbe poter beneficiare dell'aiuto; questo prevede l'articolo 3 del Regolamento n. 659 del 1999 il quale dispone che agli aiuti soggetti a notifica non può essere data esecuzione prima che la Commissione abbia adottato, o sia giustificato ritenere che abbia adottato, una decisione di autorizzazione dell'incentivo.
A ben vedere in questo risiede il primo elemento di criticità e di difficoltà del provvedimento, che è stato posto in essere attraverso un decreto-legge entrato in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e, quindi, per conseguenza diretta, immediatamente fruibile da parte del destinatario dell'aiuto a partire da tale momento. Probabilmente, sarebbe stato meglio inviare prima il progetto alle autorità comunitarie e, in attesa di una loro decisione, soprassedere all'eventuale utilizzo dell'aiuto.
È da verificare, inoltre, la compatibilità della misura con la normativa comunitaria: a tal proposito - come qualcuno ha già detto in precedenza - si evidenzia in tutta chiarezza come l'aiuto non rientri nelle ipotesi di compatibilità previste dall'articolo 87, comma 2, del Trattato (ossia, come è stato già osservato, tra gli aiuti a carattere sociale, quelli destinati ad ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali o tra gli aiuti concessi alle economie di determinate regioni della Repubblica federale di Germania). È invece da verificare in questa sede se il prestito possa rientrare, in virtù del giudizio della Commissione europea, nelle categorie elencate dall'articolo 87, comma 3, del Trattato. Ovviamente, in ordine a tale aspetto, sappiamo che, per superare i limiti citati vi è anche un'altra modalità, della quale, però, parlerò in seguito.
L'incentivo erogato dall'Italia tecnicamente è un finanziamento con saggio di interesse equivalente ai tassi di riferimento adottati dalla Commissione europea. Il decreto-legge in questione dispone che la somma di 300 milioni di euro dovrà essere rimborsata nel minore termine tra il trentesimo giorno successivo a quello della cessione dell'intera quota del capitale sociale di titolarità del Ministero dell'economia e delle finanze e il 31 dicembre 2008. Nel caso di prestiti, la Commissione deve esaminare se questi siano stati ottenuti alle condizioni di mercato, come se ad agire fosse un'istituzione finanziaria che opera in condizioni di concorrenza.
Ciò significa, in sostanza, richiamare il principio del cosiddetto «investitore privato in economia di mercato» e fare un confronto fra il saggio richiesto dallo Stato e quello che, a parità di condizioni, richiederebbe una banca. Nel caso di aiuti alle compagnie aeree, la Commissione europea, già nel 1994, con la comunicazione sull'evoluzione dell'aviazione civile in Europa, ha definito il quadro normativo di quelli applicabili nel settore aereo, chiarendo anche alcuni profili. In particolare, la Commissione ha evidenziato che l'aiuto erogato tramite un finanziamento non corrisponde all'ammontare dell'intera somma concessa, bensì alla differenza fra il tasso di interesse applicato e il tasso che la compagnia dovrebbe versare in condizioni normali. Ciò vale fintantoché il finanziamento venga erogato dal sistema creditizio.Pag. 65Viceversa, qualora il prestito sia concesso ad una società che, in condizioni normali, non sarebbe in grado di ottenere alcun credito dal mercato, la Commissione ha già chiarito che ciò equivarrà ad una sovvenzione e sarà valutato come tale. Questa, probabilmente, è l'ipotesi che riguarda Alitalia ed è quella di cui stiamo discutendo. Ad oggi, infatti, non esistono né un piano di risanamento né alcuna proposta di acquisto - ulteriore rispetto a quella presentata da Air France - che consenta di fare uscire il vettore dalla grave crisi in cui versa. L'assenza di un piano industriale rafforza l'ipotesi dell'illegittimità del prestito. Secondo la giurisprudenza comunitaria, infatti, gli incentivi alle imprese in difficoltà, per essere dichiarati compatibili con il mercato comune, devono accompagnare un piano di ristrutturazione coerente, che deve essere presentato alla Commissione europea con le necessarie precisazioni. Nel caso del prestito ponte di Alitalia, invece, non vi sono né il piano né le motivazioni, a parte l'affermazione secondo cui il contributo, considerate le ragioni di ordine pubblico e l'urgenza della situazione finanziaria, dovrebbe garantire la continuità del servizio a favore degli utenti.
In particolare, i motivi di ordine pubblico non sembrano decisivi. Non solo la normativa comunitaria non prevede, almeno in generale, l'ammissibilità di aiuti di Stato per tali esigenze, ma anche, qualora la normativa stessa li prevedesse, gli aiuti non potrebbero essere erogati a favore di Alitalia, visto che, per anni, il vettore ha beneficiato di sussidi senza realizzare le riforme richieste dalla Comunità europea e considerato che i pericoli per l'ordine pubblico derivano più che altro da una condizione di dissesto alla quale lo Stato ha largamente contribuito. Inoltre, non vi sono neppure le condizioni per considerare l'aiuto come misura una tantum, ammessa solamente nel caso in cui l'incentivo sia concesso a fronte di circostanze eccezionali, imprevedibili e non imputabili all'impresa. Tali profili, previsti nella comunicazione della Commissione europea del 1994, sono stati ribaditi anche in una recente decisione del Tribunale di primo grado delle Comunità europee, riguardante gli aiuti di Stato erogati dalla Grecia alla compagnia aerea greca.
A questi profili, signor sottosegretario, se ne aggiunge un altro: il prestito concesso ad Alitalia è a totale carico delle finanze pubbliche; all'operazione non partecipa alcun privato. Tale aspetto incide risolutivamente e negativamente sulla legittimità del prestito. Infatti, già in un precedente del 2000, il Tribunale delle Comunità europee, adito a seguito dell'impugnativa di una decisione della Commissione riguardante sempre l'erogazione di aiuti ad Alitalia, ha chiarito che l'apporto di capitali su fondi pubblici soddisfa il criterio dell'investitore in economia di mercato e non implica un aiuto di Stato nel caso in cui, tra l'altro, l'apporto avvenga in concomitanza con un significativo apporto di capitale da parte di un investitore privato effettuato in condizioni comparabili. Il fatto che al prestito si applichi un sistema di tassi definito a livello comunitario non cambia i termini della questione.
L'applicazione fino al 30 giugno 2008 del saggio di cui alla comunicazione della Commissione e, dal 1o luglio 2008, del saggio indicato nella comunicazione sulla revisione del metodo di fissazione dei tassi di riferimento e di attualizzazione potrebbe, in teoria, rendere immune il prestito da componenti di aiuto illegittime, essendo detti tassi applicati come approssimazione di quelli previsti dal mercato. Tuttavia, Alitalia è in una condizione di sostanziale fallimento e, quindi, difficilmente beneficerebbe di un prestito se si rivolgesse al mercato, anche perché non ci sono prospettive di risanamento a breve, ancorché annunciate in pompa magna.
Si tenga anche conto del fatto che già da molti anni la Commissione ha imposto all'Italia, nell'approvare con decisioni condizionate aiuti all'azienda, la ristrutturazione della compagnia, mai avvenuta. Che Alitalia sia in una condizione critica si desume anche dallo stesso decreto-legge, che infatti all'articolo 1, comma 3, disponePag. 66che fino al rimborso del prestito, gli atti, i pagamenti e le garanzie poste in essere da Alitalia sono equiparate a quelli ex articolo 67, comma 3, lettera d) del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 (legge fallimentare). Quale potrebbe essere una strada per superare queste obiezioni? Dovrebbe intervenire il Consiglio nell'esercizio dei poteri fissati dall'articolo 88, comma 2, del Trattato, dove si prevede che, a richiesta di uno Stato membro, il Consiglio, deliberando all'unanimità, può decidere che un aiuto, istituito o da istituirsi da parte di questo Stato, deve considerarsi compatibile con il mercato comune, in deroga alle disposizioni dell'articolo 87 o ai regolamenti di cui all'articolo 89, quando circostanze eccezionali giustifichino tali decisioni. Nel caso in esame, invece, ben difficilmente il prestito erogato ad Alitalia potrà essere considerato conforme alle regole comunitarie. Se ne desume che, come Governo, agite nel quadro di una confusione totale rispetto agli obiettivi da raggiungere e rispetto a quanto pubblicamente e solennemente avete preso impegno di fare in campagna elettorale.
Signor Presidente, credo - e concludo - che in questo avvio di legislatura, per la terza volta, incorriate in un errore di gestione, che probabilmente provocherà danni alla nostra comunità nazionale in termini economici, ma quel che è più grave, che probabilmente provocherà ulteriori danni in termini di credibilità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor sottosegretario di Stato, onorevoli colleghi, cito testualmente dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 maggio 2008 a proposito di Alitalia: «i fattori di criticità che investono tutto il settore del trasporto aereo, in particolare il continuo aumento del costo del petrolio, possono comportare effetti dirompenti per una società già in profonda sofferenza economico-finanziaria come Alitalia, che appare al momento non in grado di assumere, su base stand alone iniziative industriali che diano adeguate risposte operative ai fattori di crisi».
Proseguendo ancora nella dichiarazione si legge «il Governo è pienamente consapevole di tale situazione e fin dal suo insediamento ha intrapreso le più opportune iniziative necessarie a perseguire la ricerca di un nuovo azionista di controllo per Alitalia, in grado di apportare all'azienda le necessarie risorse finanziarie e patrimoniali. Ciò allo stato rappresenta l'unica alternativa per consentire il permanere di una prospettiva di continuità aziendale, il risanamento e il rilancio di Alitalia e, in ultima istanza, la salvaguardia del trasporto aereo in Italia».
A sentire e leggere queste parole, sembrerebbe che il problema sia già risolto. Sembra che, a credere a ciò che ci viene riferito, il problema dell'Alitalia non sussista. È comunque un problema importante, e devo esprimere il mio rammarico e la mia delusione, perché in quest'Aula, in questo momento, questa sera, o meglio questa notte, insieme a un rappresentante del Governo e a lei, Presidente, c'è soltanto l'Italia dei Valori, che continua a parlare di Alitalia.
Mi sarei aspettato e avrei preferito che in quest'Aula ci fossero anche i rappresentanti dei partiti di maggioranza e che, alla fine di una discussione così importante, si procedesse immediatamente al voto. Così non è: non c'è nessuno, e restiamo noi soli a parlare di Alitalia.
Ciò dimostra lo scarso interesse che il Governo ha nei confronti dell'Alitalia, o meglio, il progetto che ha, che non passa per quest'Aula, ma passa fuori dall'Aula; un progetto che sembra scellerato. In questi giorni siamo venuti in quest'Aula a discutere e a commentare ogni volta le procedure di infrazione e le violazioni delle norme comunitarie che il Governo, nel presentare i propri decreti-legge, ha puntualmente determinato, come con la questione della norma su Retequattro, che è stata ritirata. Mai, probabilmente, siPag. 67erano viste tante procedure di infrazione in così poco tempo in un Paese tra quelli fondatori della Comunità europea.
Ritengo, quindi, che forse esiste un intento di farsi mettere alla porta dall'Unione europea, perché probabilmente i controlli più alti - essendo la legge comunitaria di livello superiore a quella nazionale - sono scomodi, perché governare con qualcuno che ti controlla, a seconda di chi governa, può anche dare un po' di fastidio. In questo modo si procede di violazione in violazione, di procedura di infrazione in procedura di infrazione, e basta citarne alcune per evidenziare come questa normativa sicuramente creerà all'Italia problemi seri nei confronti dei partner comunitari.
Riguardo al prestito ponte - lo dice la parola stessa, e qualcuno diverse ore fa lo aveva evidenziato - vi è da dire che il ponte normalmente è quell'elemento che congiunge due punti. In questo caso, invece, siamo in mare aperto, e questo ponte non fonda le proprie basi in nessun pilastro, esiste soltanto una volontà di finanziare una società che si trova in grande difficoltà a dispetto di tutte le regole del mercato. La seconda violazione risiede nel fatto che il finanziamento di 300 milioni di euro è certamente inquadrabile come aiuto di Stato, perché l'aiuto di Stato non è soltanto un contributo a fondo perduto, ma anche un finanziamento che viene attribuito a una società alla quale il mercato non darebbe mai un soldo. A questo proposito sfiderei il presidente dell'Alitalia o un componente del consiglio di amministrazione a presentarsi presso qualunque banca italiana o internazionale per chiedere un prestito: sicuramente lo metterebbero alla porta, magari in maniera educata, ma sicuramente non lo farebbero entrare a discutere di prestiti. In questo caso si tratta evidentemente di un finanziamento erogato dallo Stato a una società che non sarebbe finanziabile in alcun modo, e ciò va a violare - questa è la seconda violazione - le norme sulla concorrenza. La terza violazione ritengo consista nella scelta dell'advisor, che viene scelto direttamente con il decreto-legge, che viene individuato in una banca e che, ciò che è più grave, agisce per sé o per altri. Sostanzialmente colui il quale dovrebbe individuare la formula migliore per poter piazzare una società sul mercato e cercare di trovare il partner privato migliore può agire per sé o per altri; nel momento in cui riceve l'incarico agisce in pieno conflitto di interessi. Ritengo che chiunque, compreso il gruppo Intesa-Sanpaolo, andrà a verificare se ha per primo la convenienza a intervenire in Alitalia, e poi eventualmente consentirà ad altri di farlo.
Un'altra violazione è quella che riguarda la scelta del partner privato senza - come è stato evidenziato dai colleghi che mi hanno preceduto - una procedura di evidenza pubblica. Sembra che stiamo piazzando sul mercato una piccola azienda di scarsissimo valore mentre, invece, stiamo parlando dell'Alitalia, della compagnia di bandiera, per la quale in tanti ci «sbracciamo» nel tentativo di salvaguardarla, ma che nei fatti non salvaguardiamo.
Tutte queste violazioni in materia comunitaria verranno rilevate e creeranno per l'Italia dei problemi molto seri: se il prestito verrà erogato prima di questi rilievi, dopo ci troveremo a risponderne. Chiaramente non ne risponderà il Governo, che sicuramente la farà franca, ma sempre e solo i cittadini, che saranno chiamati a pagare. Questo è il problema vero di Alitalia: una situazione politica difficile, fondata su promesse formulate in campagna elettorale, oggi non più mantenibili.
Oggi materialmente il Governo si trova in una situazione per cui da un lato deve risolvere alcune questioni, a partire da quella dei rifiuti di Napoli fino al taglio delle imposte più pesanti, mentre dall'altro non riesce a realizzare tali misure. Vi è un ulteriore interesse del Governo: l'interesse ad intervenire condizionando pesantemente l'economia del nostro Paese. Ma ciò che è molto grave è che non viene condizionata l'economia del nostro Paese con fondi privati ma addirittura con fondi dello Stato, in altre parole si intendePag. 68creare una turbativa del mercato attraverso fondi statali, attraverso questo prestito concesso all'Alitalia.
Siccome è d'uso, anche da parte di esponenti del Governo, citare il mondo delle favole - il Ministro Tremonti parla di «Robin Hood tax» - questo prestito da 300 milioni di euro farebbe impallidire lo stesso mago Merlino: di fatto inizia come prestito, poi diventa patrimonio della società e poi alla fine ridiventa prestito da rimborsare. Ciò crea tra l'altro grandi problemi in termini di pagamento, perché nel momento in cui l'Alitalia dovesse essere sottoposta a procedure concorsuali l'Alitalia stessa avrebbe scelto, a monte, i creditori che sono da salvaguardare e quelli che non lo sono. Da avvocato si fa fatica a frequentare le aule dei tribunali e ad assistere alle lezioni più dotte nelle nostre università, e poi vedere, da parte del nostro Governo in sede legislativa, il diritto applicato in un modo così maldestro: quest'ultima considerazione costituisce certamente un invito a rivedere la posizione dell'Esecutivo.
Alitalia - è inutile dirlo, è chiaro, ed era illustrato anche nella relazione del Governo - ha perso 495 milioni nel 2007 e già nel 2008 più di 200 milioni. Di che stiamo parlando? A che serve un prestito da 300 milioni se non è sufficiente nemmeno a coprire qualche mese di sopravvivenza, quando a fronte di tutto ciò non vi è un progetto? Parliamo dei lavoratori: servirà questo prestito a salvare i lavoratori? Sicuramente no. Servirà soltanto a prendere un po' di tempo per consentire a chi sta governando di fare la scelta migliore. Abbiamo sentito parlare di cordate, ne abbiamo sentito parlare all'inizio. Una cosa è certa: a furia di sentir parlare di cordate abbiamo fatto scappare probabilmente l'unica società che era veramente interessata all'acquisto di Alitalia, che oggi vive altri problemi, e che quindi non è più interessata. Abbiamo sentito parlare di cordate italiane in campagna elettorale, poi sono sparite. Queste cordate di imprenditori italiani avrebbero dovuto rilevare immediatamente l'Alitalia, non appena insediato il nuovo Governo - con il vecchio Governo magari non sarebbero intervenute, non sentendosi particolarmente garantite - senza bisogno del prestito di 300 milioni, ben poca cosa rispetto al valore dell'Alitalia: ebbene, non abbiamo più sentito parlare di cordate. Cerchiamo di andare avanti, un giorno dopo l'altro, senza un programma serio. Non abbiamo sentito da parte del Governo una parola o un programma serio su quello che si vuol fare dell'Alitalia. Sicuramente non vi è soluzione, o meglio il Governo ha una soluzione: quella di liquidare la società svendendola sul mercato, per fare in modo che poi magari qualche imprenditore compiacente - non sappiamo se italiano o internazionale - possa rilevarla veramente a poco prezzo. Si tratta di una svendita, che non tutelerà né i lavoratori né il nostro Paese e che alla fine tutelerà soltanto le tasche di chi realizzerà questo affare: tutto ciò alla faccia del Governo dei cittadini e di chi va in giro dicendo che bisogna applicare le tasse alla maniera di Robin Hood, togliendo ai ricchi per dare ai poveri. Se continuiamo così probabilmente in Italia saremo pieni di ricchi e non ci saranno più i poveri, e Robin Hood dovrà rivedere la sua posizione.
Facciamo l'esempio dell'ICI: per eliminare l'ICI sulla prima casa - in parte era stato già fatto dal precedente Governo - sono state sottratte opere pubbliche per 500 milioni alla Sicilia e alla Calabria; tra l'altro ciò riguarda opere anche già appaltate, relative ad infrastrutture per la grande viabilità che avrebbero recato grande utilità alle terre del sud.
Sempre per finanziare il mancato introito dell'ICI sono stati sottratti soldi ai lavoratori socialmente utili che dovevano essere stabilizzati. Pensate: andiamo a tutelare - ben venga - chi ha una casa e, quindi, sicuramente deve essere detassato ma, dall'altra parte, per potere rientrare dell'abrogazione dell'ICI togliamo i soldi ai lavoratori socialmente utili che sopravvivono, non avendo sicuramente una casa sulla quale pagare l'ICI, perché magari sono in attesa da decenni di avere una casa popolare.Pag. 69
Non abbiamo finito; sono stati penalizzati anche gli agricoltori: io da siciliano e da agricoltore, ricordo che agli agricoltori siciliani danneggiati per i danni alla peronospora, sono stati tolti i soldi perché non hanno ricevuto il risarcimento dei danni, non hanno ricevuto niente, mentre abbiamo soltanto detassato.
D'altra parte gli stessi effetti si sono avuti con i soldi di Alitalia: Robin Hood colpisce ancora, perché aveva già colpito con l'ICI, e prosegue anche con l'Alitalia. Per poter coprire questi 300 milioni di prestito-finanziamento (il Governo poi alla fine dovrà anche spendere qualche parola in più su questa nuova formulazione legislativa, perché il patrimonio-prestito è una novità introdotta nel nostro diritto societario, un istituto nuovo che studieremo anche nelle nostre aule universitarie) il Governo taglia i fondi alle piccole e medie imprese e taglia i fondi alla solidarietà.
Ho paura che, a forza di continuare a seguire Robin Hood, ci troveremo magari a dover abrogare una tassa sui grandi natanti, sottraendo i soldi agli indigenti.
Mi auguro che il Governo rifletta seriamente. Certamente bisogna provare con serietà a discutere su quelli che sono i problemi di Alitalia e a trovare una formula seria per poter sollevare l'azienda che è importante per il Paese ma che certamente non può trascinare il Paese in una difficoltà...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Messina.

IGNAZIO MESSINA... comunitaria né in una difficoltà economica. Da questo punto di vista noi preannunciamo il nostro voto contrario alla conversione in legge del decreto-legge presentato dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, anch'io mi associo a tante delle osservazioni che, prima di me, hanno svolto i colleghi non solo dell'Italia dei Valori ma anche di altri gruppi, penso al Partito Democratico e all'Unione di Centro, che hanno per più parti criticato la proposta del Governo che tra l'altro vede il Parlamento intervenire a cose fatte o, forse, meglio, «a frittata» già compiuta.
Qual è il problema? Continuiamo a rincorrere un cadavere ambulante perché non possiamo qualificare diversamente una società di capitali che ha già visto erodere più volte il proprio patrimonio netto, subissata da debiti che più volte sono stati attenuati da interventi statali e che proprio il Governo Berlusconi, come è stato ricordato, nel 2004, per l'ultima volta aveva deciso di aiutare con l'intervento di finanziamento ponte.
Adesso la situazione ci vede ancor più preoccupati e critici verso l'atteggiamento di un Governo che dovrebbe avere nel suo DNA il principio liberistico delle privatizzazioni, della concorrenza e del mercato: questo, almeno, è sempre stato il vessillo con il quale il Presidente Berlusconi e la sua coalizione si sono presentati agli elettori e hanno contraddistinto la loro proposta politica.
Forse però vi è una contraddizione in termini legata al cul de sac in cui il Presidente del Consiglio si è messo nel momento in cui, in campagna elettorale, ha ritenuto di far naufragare quel progetto industriale che poteva trovare una soluzione a questo desolante orizzonte.
Adesso che la responsabilità di Governo gli pone nel piatto la pietanza velenosa che prima aveva esorcizzato, vuole far mangiare questo banchetto non ai suoi ma ai cittadini italiani.
Questo, secondo me, è un grave tentativo, che noi dell'Italia dei Valori vogliamo quanto meno rendere pubblico e trasparente, in una vicenda che di trasparente ha ben poco, a cominciare dalla «rivoluzione copernicana» che il Governo Berlusconi ha attuato con il decreto-legge del 27 maggio 2008, n. 93, che ha trasfigurato un'operazione già di per sé opinabile e che ricordo essere stata gestita, anche subito dopo il voto, già con una forte indicazionePag. 70da parte del candidato Premier, che aveva aumentato l'ipotesi di lavoro di 100 milioni di euro di prestito ponte a 300 milioni di euro.
Ora, con il decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008, la figura del prestito svapora e si trasforma in un aumento di capitale, chiamiamolo così, anche se rimane l'ambiguità dell'obbligo di rimborso, ancorché condizionato al pagamento di tutti gli altri creditori sociali, e rimborsabile proporzionalmente, secondo i canoni del capitale sociale, quando viene posta in liquidazione una società.
Ma qui c'è una piccola antinomia: come ipotizziamo la possibilità di rimborsare un capitale sociale quando è già conclamato che tale capitale sociale, senza l'intervento del Governo - o meglio: senza i soldi pubblici dei cittadini italiani - è già eroso, è già decotto?
Lo stesso decreto-legge in esame, nel nuovo testo presentato dal Governo, sancisce la situazione di decozione di Alitalia. Infatti, se avete notato, una norma forse non troppo intelligibile che troviamo all'articolo 1, comma 3, del testo, sostanzialmente vuole mettere in condizione Alitalia - e quindi i suoi creditori - di essere tutelata dalle rogatorie fallimentari, tant'è che viene citata espressamente la legge n. 267 del 1942, che altro non è che la legge fallimentare.
Allora, se è vero, come dice il Governo, che c'è la preoccupazione di mettere al riparo dall'ipotesi di revocatoria quel meccanismo a cui presiede lo stesso finanziamento, questa è proprio quella accusatio manifesta che si traduce nella consapevolezza del Governo del fatto che senza questi soldi Alitalia sarebbe già «a gambe all'aria».
Del resto, come è stato ricordato, i dati del bilancio di Alitalia al 31 gennaio 2008 evidenziano che ha un debito di circa 1,3 miliardi di euro e una liquidità di poco superiore ai 280 milioni di euro.
Nel 2007, la perdita giornaliera della nostra compagnia di bandiera era di oltre un milione di euro al giorno.
Se tali sono le situazioni di decozione di questa nostra impresa, penso che l'esperienza degli ultimi anni abbia già dimostrato che senza una volontà di riconversione, di forte ricostruzione e di riadattamento industriale di questo comparto - strategico quanto vogliamo, ma anche traballante - del nostro sistema economico, i soldi destinati a questo titolo sono buttati al vento e non hanno una prospettiva di migliorare una situazione decotta conclamata.
Da questo punto di vista, i destini di Alitalia sono, ahimè, diversi da quelli che pur hanno contraddistinto altre compagnie di bandiera in Europa.
Vorrei ricordare che l'Unione europea si è interessata in maniera molto omogenea e solida al settore dell'aviazione civile da ormai venti, venticinque anni, da quando, cioè, nel 1978, negli Stati Uniti d'America - che sono il modello molte volte evocato dal Presidente Berlusconi per individuare le linee politiche del suo programma - si decise la liberalizzazione dell'aviazione civile, con conseguenze anche pesanti. Ricordo che all'epoca vi fu il fallimento della Pan Am e che le grosse industrie aeree dovettero ristrutturarsi in maniera pesante. A ridimensionarsi in modo tale, per esempio, fu la TWA, la più antica compagnia americana, che rischiò addirittura di uscire dal mercato.
Grazie alla liberalizzazione americana, anche l'Europa dovette fare i conti con un sistema dell'aviazione civile ormai obsoleto, perché attribuiva ancora allo Stato una sorta di monopolio, in cui l'interesse era garantire la mobilità interna, soprattutto ai propri cittadini, nelle zone meno servite dai trasporti alternativi. Da questo punto di vista, quindi, s'impose anche in Europa una diversa politica di mercato, tesa a rendere più competitivo il settore e più economica la gestione.
L'Italia - come ormai troppo spesso accade - svolge un po' il ruolo di Cenerentola, arrivando sempre un po' troppo oltre il tempo limite. Anche in questo caso, ritengo che il Governo Berlusconi abbia forti responsabilità, non fosse altro perché già nel 2004, adottò ipotesi finanziarie che poi - come è stato ricordato dall'onorevole Buttiglione che, all'epoca, era MinistroPag. 71del Governo Berlusconi e ha avuto anche la lucidità e l'onestà intellettuale di riconoscere il fallimento di quell'esperienza - non ebbero conseguenze. E oggi, in maniera ancora più eclatante e drammatica, perché non vi è alcuna prospettiva di intervento privato, come invece vi era allora, ecco che i soldi vengono messi in questa voragine senza fondo. Si tratta di soldi dei cittadini italiani, che servivano alle aziende, alle piccole e medie imprese italiane.
Questo è anche il paradosso: ci siamo riempiti la bocca a sostenere che il mercato e la politica italiana, economica ed industriale, dovevano guardare anche e, soprattutto, alle piccole e medie imprese, mentre oggi pensiamo di alleviare i «bubboni» dell'Alitalia con uno storno di fondi, che erano dedicati proprio allo sviluppo di questo settore strategico del nostro tessuto economico nazionale.
Resta il fatto che tale intervento presta il fianco ad altre critiche, quali quelle relative alla contestazione, quasi scontata - e già, del resto, annunciata - dell'infrazione da parte della Comunità europea, che questo tipo di finanziamento a fondo perso comporterà.
Da questo punto di vista, come anche da quello del metodo - come è stato già ricordato - siamo fuori dal seminato: è stata violata, per esempio, la clausola di stand still, che sostanzialmente dispone - così come recepita dal regolamento n. 659 del 1999 - che gli aiuti soggetti a notifica (e questo certamente è uno di quelli) non possano avere esecuzione prima che la Commissione abbia adottato una decisione di autorizzazione all'incentivo. Con un decreto-legge, pertanto, si introduce ex abrupto un intervento che può essere subito disponibile, a prescindere da qualsiasi controllo, da qualsiasi notifica e da qualsiasi preventiva decisione della Commissione europea.
Ma, ancora, questo aiuto è assolutamente fuori da qualunque ipotesi di compatibilità prevista dall'articolo 87 del Trattato della Comunità europea poiché - ricordo ai nostri colleghi e forse, direi al Governo - questo intervento non è un aiuto a carattere sociale; non ha certamente una correlazione con danni arrecati da calamità naturali o eventi eccezionali; non è certamente legato all'economia di determinate regioni della Repubblica federale di Germania. Così recita l'articolo 87, comma 2, del Trattato. D'altra parte, non è neppure ipotizzabile una sua validazione come intervento una tantum, che sappiamo costituisce, in alcune situazioni, un elemento di deroga al regime di divieto degli aiuti di Stato.
Qui, invece, vi sono tutte le prescrizioni affinché questa forma di finanziamento erogato dallo Stato ad un'impresa privata, ancorché in mano prevalentemente pubblica (anche se rimane comunque una Spa), affinché questo aiuto di Stato abbia le caratteristiche per essere additato come illecito dal punto di vista comunitario.
Alla fine, penso che per i cittadini del nostro Paese le valutazioni più pregnanti siano altre. Cioè - e lo domando senza retorica - quanti di noi, nel momento in cui si apprestano a fare un viaggio aereo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARLO MONAI. ...hanno mai individuato come elemento discriminante il fatto che si trattasse dell'Alitalia piuttosto che di un'altra compagnia aerea? Noi, come utenti dell'aviazione civile, consideriamo solo ed esclusivamente, quali criteri selettivi, quello che vi sia una tratta che ci permetta di arrivare in un certo posto, che abbia dei costi competitivi e che il servizio sia prestato in condizioni di sicurezza ed efficienza. Che ci sia il marchio Alitalia o qualunque altro è l'ultima delle cose che interessano ai nostri cittadini.
Pertanto, questo della compagnia di bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) è un feticcio che rimane marchiato sulla politica di questo Governo e che pagheranno tutti i cittadini di questo nostro Paese a costi inqualificabili (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

Pag. 72

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, se la vicenda Alitalia non fosse così terribilmente seria per il nostro Paese, sembrerebbe di assistere ad una farsa, perché non riesco davvero a trovare un altro modo per cercare di definire una vicenda come quella che riguarda la nostra compagnia di bandiera. Soprattutto, però, non riesco a trovare un altro termine per definire la linea che l'attuale Governo ha voluto imporre quando ancora doveva insediarsi.
I mali dell'Italia non nascono certo da oggi - sarebbe scorretto solo pensarlo -, ma vengono da molto lontano: sono l'inevitabile conseguenza della gestione di un'azienda pubblica, non secondo i criteri dell'economia di mercato, ma secondo quelli della politica. Personale in esubero, stipendi più elevati rispetto alla media sono il cancro che, anno dopo anno, ha minato la salute della nostra compagnia di bandiera corrodendola cellula dopo cellula.
A partire dagli anni Novanta Alitalia è stata più di una volta sull'orlo del baratro, ma ad un passo dal fallimento è riuscita a salvarsi grazie ad iniezioni di denaro pubblico e ad accordi in extremis con i sindacati. Ma nonostante l'illusione di potercela fare, Alitalia dal tunnel non è mai uscita.
La situazione di oggi, volendo risalire non troppo in là nel tempo, affonda le sue radici nei primi anni del 2000. Un vero e proprio terremoto è stato, nell'aprile del 2000, la clamorosa e brusca rottura con Klm. Con la compagnia degli olandesi volanti, alla fine degli anni Novanta, Alitalia aveva stretto un'alleanza assolutamente inedita nello scenario europeo del trasporto aereo. Quella messa in campo, infatti, era una vera e propria fusione operativa che avrebbe dovuto gettare le basi per una vera e propria fusione societaria.
Con decisione unilaterale degli olandesi, Alitalia rimane da sola e, soprattutto, si trova a dover gestire da sola Malpensa, l'hub che doveva rivestire un ruolo strategico proprio nell'ottica di un'alleanza con Klm.
Le cose non vanno per il meglio, i bilanci tornano ad accumulare perdite e l'allora amministratore delegato Domenico Ciampella getta la spugna all'inizio del 2001 e al suo posto arriva Francesco Mengozzi.
Nell'estate di quell'anno Alitalia entra nell'alleanza globale Sky Team e stringe un accordo con Air France, che, in prospettiva, prevede una fusione tra le due compagnie.
Arriva l'11 settembre, che mette in ginocchio l'industria del trasporto aereo; Alitalia, più fragile e malandata, subisce un colpo ancora maggiore rispetto alla concorrenza.
Da quel momento si capisce che la nostra compagnia di bandiera non ha più la forza per rimanere da sola e si inizia ad ipotizzare un'alleanza-fusione con Air France. Sette lunghi anni di ammiccamenti, trattative, stop e ripartenze, fino a quando, pressati dalla prospettiva del fallimento finanziario, sembra finalmente concretizzarsi l'acquisto di Alitalia da parte di Air France, anche perché appare l'unica soluzione alternativa al fallimento.
La vendita ai francesi avrebbe comportato un duro piano di risanamento, con circa 2.100 esuberi di personale. Si tratta di una cifra sicuramente notevole, che però corrispondeva solo al 15 per cento dei dipendenti, a fronte del restante 85 per cento, che invece avrebbe conservato il proprio posto di lavoro; una prospettiva, quindi, sicuramente migliore del licenziamento in tronco di 15 mila lavoratori, che sarebbe conseguito al fallimento della compagnia di bandiera.
Probabilmente, tenendo conto in primo luogo di questi fattori, il Governo Prodi si è dato da fare affinché questa trattativa potesse andare a buon fine e, in realtà, la cessione ad Air France sarebbe stata cosa fatta se a qualcuno non fosse venuto in mente di speculare dal punto di vista elettorale.
Questo qualcuno è chiaramente l'attuale Presidente del Consiglio, l'onorevolePag. 73Silvio Berlusconi, il quale, in piena campagna elettorale, si è opposto con tutte le sue forze alla vendita ai francesi. L'attuale Premier ha fatto di tutto per mandare a monte la vendita, sostenendo che, in realtà, si trattava di una svendita e che, se avesse vinto le elezioni, non avrebbe mai consentito ad Air France di acquistare la nostra compagnia di bandiera. Addirittura, si è messo a sindacare sulla permanenza del tricolore sulla coda degli aerei!
Non solo, il Presidente del Consiglio non si è limitato a questo! Ha promesso che, se la vendita ad Air France fosse sfumata, era già pronta una cordata autarchica di imprenditori italiani che avrebbe proceduto senza indugio all'acquisto; una cordata di cui, con l'entusiasmo che è proprio del nostro Presidente del Consiglio, sono stati fatti anche i nomi di alcuni probabili componenti, purtroppo smentiti dagli interessati un minuto dopo essere stati menzionati. Si tratta di una cordata che, purtroppo per i 15 mila lavoratori di Alitalia e per le loro famiglie, non ha mai preso forma e tuttora non si vede: rimane un fantasma sempre più vago.
Al contrario, è diventato sempre più reale il cappio che si stringe intorno al collo di Alitalia, i cui bilanci sono ormai un pozzo senza fondo. Di fronte a un'offensiva così massiccia da parte del favorito nella corsa elettorale per diventare Premier e ancora di più dopo la sua vittoria alle elezioni, ad Air France non è rimasta altra strada che quella della ritirata oltre le Alpi, lasciando cadere ogni proposta di acquisto.
A questo punto le opzioni rimaste, cordata fantasma esclusa, erano tre: il fallimento, il commissariamento secondo la legge Marzano oppure la via che è stata intrapresa, il famoso prestito ponte. Così, il Governo Prodi ha varato un prestito di 300 milioni di euro, che doveva consentire ad Alitalia di sopravvivere per qualche mese, nella speranza che, nel frattempo, si materializzasse l'offerta di acquisto da parte di qualche compratore. Nella vicenda Alitalia il Presidente del Consiglio non si è fatto proprio mancare nulla, così ha preteso di esprimere il nome del membro italiano che avrebbe dovuto sostituire Franco Frattini.
La persona indicata era Antonio Tajani e, per ottenerne la nomina a commissario dei trasporti, l'attuale Premier non si è fatto scrupolo di trattare direttamente con il Presidente Barroso, compiendo la scorrettezza istituzionale di scavalcare il Governo allora ancora in carica, che era l'unico soggetto legittimato ad esprimere il nome del nuovo commissario.
Nei progetti di Berlusconi, la presenza di un uomo fidato come Tajani nella Commissione dell'Unione europea con la delega ai trasporti sarebbe stata chiaramente preziosa, perché sarebbe spettato proprio a lui il compito di occuparsi in sede europea dello spinoso dossier Alitalia.
Per ironia della sorte - è proprio di oggi la notizia, pubblicata su la Repubblica - spetterà proprio all'eurocommissario Antonio Tajani aprire una procedura di infrazione - l'ennesima - contro l'Italia e contro il Governo, per aver concesso un aiuto di Stato all'Alitalia, vietato dalle norme europee.
Poiché le spiegazioni fornite dal Governo italiano non sono state ritenute sufficienti, come riferisce sempre la Repubblica, mercoledì 11 giugno verrà aperta formalmente la procedura di infrazione e la Commissione europea chiederà di sospendere il prestito.
Va detto che i dubbi della Commissione europea e le proteste che giungono dalle altre compagnie aeree europee sono più che giustificate, visto che ci troviamo di fronte ad un'acquisizione pubblica da parte dello Stato della compagnia di bandiera.
Spero vivamente di sbagliare, ma ho l'impressione che l'intera vicenda stia sfuggendo al controllo del Governo e rischi di esplodergli in mano come un petardo trattato con poca cautela; questa impressione non è purtroppo solo mia o dell'Italia dei Valori, ma anche di un autorevole giornale quale il Riformista, che nell'editoriale di oggi scrive: «L'impressione che non riusciamo a toglierci è che Berlusconi stia maledicendo se stesso per non averPag. 74lasciato chiudere a Tommaso Padoa Schioppa la partita con Air France». Sempre il Riformista ci ricorda che Padoa Schioppa è stato insultato per avere intrapreso la strada della trattativa con i francesi: stessa strada lungo la quale ora si incamminano gli stessi che lanciavano insulti, ovvero coloro che oggi sono al Governo.
Sarebbe un delitto se qualcuno si augurasse il fallimento di Alitalia solo per dimostrare di aver avuto ragione e certamente noi non saremo mai tra questi, perché abbiamo troppo rispetto per quei lavoratori che rischiano seriamente di trovarsi senza un posto di lavoro: un lavoro che non sarebbe stato in pericolo se si fosse seguita l'unica strada percorribile. Ma se questa prospettiva si dovesse verificare, se Alitalia dovesse alla fine fallire, le responsabilità saranno chiare e manifeste agli occhi di tutti. La colpa sarà di chi non ha voluto sentire ragioni per chissà quali interessi e ha mandato in fumo la vendita, che era l'unica ancora di salvezza per una barca che perde acqua da tutte le parti e che ogni giorno sprofonda sempre di più: chiaramente, i cittadini ringraziano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ritengo doveroso e rispettoso del vostro tempo, così come rispettoso del tempo di quanti siamo in Aula, iniziare il mio intervento ponendomi una domanda: perché siamo in tanti, in questa sera così tarda, a parlare insistentemente intorno alla conversione di un decreto-legge? Noi dell'Italia dei Valori - ma non soltanto noi, anche l'UdC e il Partito Democratico e vorremmo credere anche i partiti della maggioranza - credo che abbiamo in comune alcuni obiettivi. Proverò ad elencare quelli che sicuramente sono gli obiettivi dell'Italia dei Valori.
Noi vorremmo salvare l'azienda Alitalia, ma vorremmo farlo senza cadere nella retorica della compagnia di bandiera: vorremmo cioè salvare un'azienda al servizio del sistema Italia. Noi vorremmo sviluppare Malpensa, liberandola però dalla prigionia nella quale è caduta rispetto ad Alitalia, in un sistema nel quale Malpensa e Alitalia, Alitalia e Malpensa, si trovano ad essere l'una prigioniera dell'altra, legate da un cinico destino che somma le debolezze dell'una alle debolezze dell'altra, quando, invece, le potenzialità di entrambe potrebbero liberarsi se non fossero condizionate dalle reciproche debolezze.
Noi vorremmo inoltre fare ognuno la nostra parte, rispettando le regole a inizio legislatura. Noi dell'Italia dei Valori siamo convinti che a inizio legislatura sia necessario definire alcuni paletti e alcune regole nelle sedi istituzionali e questa sicuramente è una sede istituzionale. Noi siamo cioè convinti che non abbiamo il sadico gusto di fare ostruzionismo. Siamo convinti che intervenendo - consideratelo un atto di fiducia nei confronti della maggioranza e del Governo - si possa ottenere ascolto. È questa la ragione per la quale siamo tutti iscritti a parlare. Se poi la mancanza di ascolto per ciò che diciamo si protrae, qualcuno potrà definire il nostro atteggiamento ostruzionistico; noi crediamo che sia soltanto ostinata convinzione nelle nostre buone ragioni.
Vorrei provare soltanto a fare due considerazioni di carattere istituzionale e due riferimenti a regole di buon senso. Torna anche in questa vicenda il rapporto fra Stato e mercato. Qualcuno, qualche tempo fa, ha insegnato a me - e non escludo, signor Presidente, che l'abbia anche insegnato a lei - qual è il rapporto che esiste fra Stato e mercato. Un politico che ha caratterizzato la formazione di tanti di noi, alla domanda su che rapporto c'è fra Stato e mercato, se occorre più Stato o più mercato, rispondeva dicendo: occorre più Stato nello Stato e più mercato nel mercato; occorre meno mercato nello Stato e meno Stato nel mercato.
Credo che la vicenda Alitalia sia un esempio emblematico di troppo Stato nel mercato e di troppo mercato nello Stato ePag. 75quando si verifica questa confusione sicuramente si parte con il piede sbagliato.
Una seconda considerazione attiene al rapporto che esiste fra Stato, mercato e regole europee. Lo abbiamo già detto una settimana fa con riferimento alla vicenda di Retequattro: non possiamo andare avanti ogni volta pensando che, di fronte alla contestazione di un'infrazione da parte delle Comunità europee, si risponda aggravando l'infrazione, quasi a pensare che, commettendone due, la prima venga dimenticata. Non è così: nel sistema europeo, una seconda infrazione aggrava anche la prima. Anche oggi, di fronte all'accusa di aiuto di Stato che viene contestata all'Italia, si procede alla trasformazione del prestito in capitale della società, con il rischio, così facendo, di aggravare anziché di alleggerire la posizione del nostro Paese.
In proposito, mi vengono in mente due regole di buonsenso. La prima è quella secondo cui - come si dice talora nelle nostre campagne - è meglio divenire rossi una volta che gialli cento volte: in altri termini, è preferibile fare una scelta dura una volta anziché non scegliere e così trascinarsi una condizione che finisce per divenire fallimentare. La seconda è quella secondo cui il tempo è galantuomo, ma quando passa troppo inutilmente diviene farabutto. Questo detto vale soprattutto in economia e credo che quello dell'Alitalia sia l'esempio vivente di come, a causa della mancanza di scelte forti quando andavano fatte, da opportunità il tempo è divenuto sostanzialmente una condanna.
Negli ultimi vent'anni, infatti, (salvo che nel 2002, peraltro a causa di una coincidenza dovuta a vicende slegate rispetto alla funzionalità dell'azienda) il bilancio di Alitalia è sempre stato in rosso. Ciò a fronte del fatto che non si può certo parlare di una crisi del settore o di un mercato che non esprime una forte domanda: basti pensare che, se nel 2000 Alitalia trasportava 25 milioni di passeggeri sui 42 milioni complessivamente trasportati in Italia, nel 2007 invece, quando i passeggeri complessivamente trasportati erano divenuti 82 milioni, quelli di Alitalia restavano 25 milioni. È questo il segno evidente che, nonostante la crescita del mercato italiano e senza scomodare la globalizzazione, la Cina, l'India o il Brasile, di fatto si è persa una straordinaria occasione di mercato.
Se tutto questo è vero, credo che sia necessario che il Governo, le forze di maggioranza e questo Parlamento riflettano in primo luogo se sia il caso di perseverare con quello che possiamo sicuramente oggi definire un aiuto di Stato, poiché se anche non lo era nella sua forma precedente, certamente lo è oggi in questa forma, in quanto le somme che vengono investite costituiscono una perdita secca e senza alcuna possibilità di recupero.
Un secondo elemento negativo è che queste somme vengono tolte ad attività imprenditoriali piccole e medie, operando una doppia beffa, una confusione fra Stato e mercato che va tutta a danno di chi, per ragioni anche di dimensione, è costretto o ha scelto di vivere soltanto di mercato: cioè, la piccola e la media impresa.
Un terzo elemento che mi sembra doveroso sottolineare è l'esigenza fondamentale di separare Malpensa da Alitalia. Anche in questo caso, credo che sia importante diventare rossi - se necessario - almeno una volta, come hanno ricordato i colleghi di gruppo, le cui espressioni condivido tutte (salvo qualcuna che è venuta da un'esagerazione della fantasia: ma anche in quel caso è l'invidia per quella fantasia che mi fa parlare, non certamente una mancanza di condivisione per le cose dette).
In sostanza, dobbiamo affermare con franchezza che vi è stata una grave responsabilità del Presidente del Consiglio, il quale, in campagna elettorale, ha di fatto contribuito a far fuggire Air France e oggi si trova nella difficoltà di riuscire a recuperare un acquirente. Di questa condizione la responsabilità ricade sull'attuale Governo, ma essa produce conseguenze drammatiche nei confronti dell'intera azienda.
Di qui, la considerazione di fondo che sarebbe forse preferibile attivare la procedura della nomina del commissario alPag. 76quale imporre termini sufficientemente ridotti per consentire sia al sindacato che ha svolto malamente i suoi compiti di recuperare il suo ruolo originario, sia alla dirigenza che ha svolto male i suoi compiti di recuperare il proprio. Ancora una volta, infatti, credo che vi sia un momento in cui è preferibile diventare rossi una volta anziché gialli cento volte.
Probabilmente attraverso un intervento traumatico di commissariamento si evita che questa azienda possa fallire.
Un'ultima considerazione riguarda l'advisor in rem propriam, a conferma, se ve ne fosse bisogno, che ciò che a noi preoccupa è che il conflitto di interessi diventi un costume ed un'abitudine, e non la prerogativa di qualcuno (siamo preoccupati, cioè, che il conflitto di interessi diventi una cultura). Certamente in conflitto di interessi si trova questa azienda bancaria, la quale al tempo stesso funge da advisor con facoltà di sostenere finanziariamente l'operazione di acquisizione eventuale di Alitalia. Credo che ciò sia - se mi consentite - un pasticcio che sicuramente non aiuta a rispettare le regole che ho posto a premessa del mio intervento e che sono convinto rappresentino le convinzioni anche di chi in questo momento mi sta ascoltando e che vorrei che, oltre che a sentire, provasse anche ad ascoltare (nel senso che sente - e ringrazio del fatto che senta -, ma se ascoltasse forse questo ostruzionismo diventerebbe non ostruzionismo ma ciò che vuole essere, un invito a riflettere). Diversamente non ci resterebbe che svolgere una considerazione e concludere questo intervento con le parole del Ministro Scajola, il quale si è fatto sfuggire: «Confidiamo in Santa Intesa e in Sanpaolo». L'espressione del Ministro Scajola «confidiamo in Santa Intesa e in Sanpaolo» da una parte costituisce uno sfogo di verità - che non può che essere apprezzato - della drammaticità della condizione in cui ci si trova, dall'altra parte però sicuramente né Sanpaolo né Santa Intesa aiutano a salvare l'Alitalia, né tanto meno aiutano a far crescere la credibilità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la storia infinita della crisi di Alitalia è la seguente: Alitalia nasce negli anni Cinquanta, è leader negli anni Sessanta e Settanta, entra in crisi negli anni Novanta. Si tratta di una crisi che arriva da lontano. Ricordo che vi sono state le azioni giudiziarie, le offerte, i piani finanziari, i piani industriali, le proposte, le reazioni, le nuove risorse finanziarie che danno ossigeno, la presentazione dei piani corretti, le prospettive, le alleanze: tutto ciò sembra una tipica telenovela all'italiana.
È simpatico parlare a quest'ora, soprattutto di temi così importanti, anche perché siamo di fronte ad una grandissima responsabilità. Tra l'altro, con il provvedimento al nostro esame tutta l'Europa ci sta guardando, e noi ci giochiamo il futuro, anche e soprattutto dell'occupazione. Quando si parla di dipendenti e di persone che sono preoccupate bisognerebbe essere molto più sensibili e stare attenti.
Certamente i contenuti del provvedimento al nostro esame sono veramente opinabili, mancano di sostanza, sono privi di soluzione, e le proposte sono prive di progettualità. Non si sa neanche cosa vuole fare l'azionista di maggioranza! Credo che siamo veramente di fronte ad un piano «simpatico»: si levano i fondi a tutti, dagli anziani ai giovani e al sociale, ma per dare i soldi a chi? Noi vogliamo sapere a chi si vogliono dare i soldi! Vorrei sapere dove sono finite le promesse espresse in campagna elettorale, ma soprattutto c'è bisogno di una serietà di informazione, in particolare sulla politica dei ripensamenti che voi avete dimostrato con tutti i provvedimenti di questi giorni!
Credo che la sensazione che si ricava - che è dubbiosa, sgradevole e soprattutto inefficace - è che, in barba alle norme, si deroga alla normativa vigente: credo chePag. 77questo sia il punto essenziale. Non so se ci si rende conto che la situazione della società è gravissima: si cerca di affossare i piani seri a favore di altri nei quali non si capisce - o meglio, si capisce - dove si vuole arrivare! Si è parlato di tutto tranne che dei rischi che corre Alitalia. Il Governo aveva garantito che gli italiani non dovevano mettere mano alle tasche. Non credo che questa sia demagogia, adesso che la campagna elettorale è finita.
Il trasporto aereo con voi è veramente in buone mani: siamo passati dal prestito-ponte all'aiuto di Stato, aprendo una procedura di infrazione con la Comunità europea che ci farà veramente del male. Assistiamo ancora ad un provvedimento pasticciato, fatto di operazioni illegali, senza prospettive, contro gli interessi dell'azienda, improvvisato, irresponsabile, fatto di trattative e interventi senza senso.
Concludo, ricordando semplicemente i danni che produce questa politica alla comunità e che sono sotto gli occhi di tutti. Ma nessuno avrebbe pensato che si arrivasse a tanto e a questo punto.
Ciò che è ormai assai probabile è che per farsi avanti le cordate disponibili a rilevare Alitalia aspettino l'inizio di una procedura concorsuale o, peggio, il fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, anche a noi dispiace sicuramente quanto a lei essere in quest'Aula fino a quest'ora. Non si tratta di una politica ostruzionistica: avevamo dichiarato sin dall'inizio di questo mandato che avremmo appoggiato tutti i provvedimenti necessari alla collettività, volti a contrastare tutte le emergenze da quella dei rifiuti a quella della criminalità. Aspettiamo un assist dal Governo per poter dimostrare che siamo il partito del fare e non il partito del contrastare.
Tuttavia, in questo caso non ci siamo. È necessaria una coerenza, siamo stati votati dai cittadini per controllare la legalità dell'operato di questo Governo e abbiamo il dovere di contrastare le normative e le disposizioni che, a nostro avviso, sembrano illegali. Prima, mentre parlavano i colleghi che mi hanno preceduto, sfogliavo la rassegna stampa e, quindi, non leggevo solo dichiarazioni dei parlamentari dell'Italia dei Valori. Leggevo su la Repubblica: «L'Europa boccia il prestito ponte per l'Alitalia. È un aiuto di Stato e va sospeso. Scatta la procedura di infrazione dell'Unione». Giravo pagina e leggevo sul Il Sole 24 Ore: «Alitalia, allentati i vincoli per presentare le offerte. La British Airways chiede all'Unione europea di bocciare il prestito». Leggevo sul sito www. Sole24Ore.com: «Alitalia, per la Camera il prestito è a rischio. Lo Stato rischia di lasciare sul campo i 300 milioni del prestito ponte, poi trasferiti a patrimonio netto ad Alitalia in caso di liquidazione. Il dubbio viene avanzato dal Servizio bilancio della Camera dei deputati, che ha esaminato nel dettaglio il decreto fiscale, compresa la misura, inserita nel super decreto Alitalia, che trasferisce i 300 milioni di euro al patrimonio netto dell'azienda. Un norma volta a salvaguardare, secondo quanto illustra la relazione tecnica al provvedimento, per i prossimi 12 mesi la continuità aziendale di Alitalia».
Proprio perché non vuole essere un intervento ostruzionistico, potrei andare avanti. Perfino sul Libero Mercato è sottolineato quanto già l'Italia abbia dato ad Alitalia e di questo la Comunità europea è a conoscenza. Su quest'altro articolo si sottolinea che: i tecnici della Camera hanno ricordato che in passato sono stati approvati altri tre prestiti statali per la compagnia di bandiera. Il primo aiuto pari a 2.750 miliardi di lire nel 1997 è stato giudicato compatibile con le norme della Comunità europea di Bruxelles ed era collegato ad un piano di ristrutturazione. Poi nel 2002 sono stati stanziati altri 893 milioni di euro in aggiunta a quelli di cinque anni prima. La terza operazione di Stato risale al giugno 2004 con i 400 milioni di euro che la Comunità europea ha vistato con il vincolo per il Tesoro a ridurre la partecipazione azionaria. Quindi, abbiamo dato molto.Pag. 78
A mio avviso, è ingeneroso attribuire al Governo precedente il prestito. Sappiamo bene come sono andate le cose: nessun tipo di accordo poteva essere preso da parte di un Governo a fine mandato, ma si voleva ovviamente il consenso, visto che le elezioni erano state vinte dal Popolo della Libertà, del futuro Presidente del Consiglio. Quindi, bastava approvare quella norma che - lei sa bene, signor Presidente - è stata tanto desiderata dall'onorevole Berlusconi senza mettere la postilla finale, cioè che il prestito diventava poi in realtà un regalo.
Le ricordo, signor Presidente, che i patti erano diversi e che le regole non vanno cambiate durante la partita. Il patto iniziale era che il prestito poi sarebbe stato restituito da chi subentrava nell'acquisto di Alitalia e non vi era un ennesimo regalo da parte dello Stato. Probabilmente, tale regalo non servirà a salvare la compagnia e molto probabilmente invece dovrà essere pagato dai cittadini italiani.
Vi è inoltre un altro problema, quello delle sanzioni: le casse dell'Alitalia sono state finanziate dagli italiani già tre volte e non è possibile farlo per la quarta volta perché non ne sussistono gli estremi. Si è parlato di ordine pubblico, ma al momento non pare che l'ordine pubblico rappresenti un requisito per cui l'Unione europea possa approvare una normativa del genere; è invece molto probabile che al danno si unisca la beffa di dover pagare delle sanzioni oltre ai 300 milioni di euro.
Signor Presidente, è necessario ricordare che anche noi dell'Italia dei Valori gradiremmo avere una compagnia aerea con il tricolore - che non è né di destra né di sinistra, ma è la bandiera italiana - anche noi lo vorremmo, ma non è possibile trincerarsi dietro questa italianità per poter giustificare un debito così grande. Di conseguenza, credo che l'italianità rappresenti qualcosa di caro a ciascuno di noi che non può giustificare l'ennesimo sperpero di denaro pubblico.
Se noi soltanto avessimo un pizzico di speranza di una soluzione reale per l'Alitalia e per i suoi lavoratori, le assicuro che non staremmo in Aula, a quest'ora, a parlare da soli del problema dell'azienda che ci sta davvero a cuore, ma a questo punto dovremmo mettere da parte l'italianità, pensare davvero ai bisogni delle famiglie e cercare di non accumulare ulteriori sanzioni, considerato che a quelle che, probabilmente, ci perverranno con l'ennesima legge «salva Retequattro», si aggiungeranno quelle con il decreto-legge «salva Alitalia».
Un debito che diventa incomprensibilmente un patrimonio: un'alchimia che l'onorevole Berlusconi ha attuato trasformando le cambiali in quote azionarie, che di fatto trasformano lo Stato italiano in proprietario della compagnia; un ennesimo strappo ai regolamenti europei che non ammettono questi interventi statali e che, per di più, non sono connessi ad alcun piano industriale volto ad una strategia del rinnovamento. L'ennesimo esborso di denaro pubblico senza alcuna prospettiva, cui probabilmente si dovrà aggiungere - lo ripeto - un'altra sanzione per l'Italia.
Un prestito ponte di 300 milioni di euro utilizzato per coprire le perdite nette della compagnia e per reintegrare il patrimonio netto, ormai azzerato dalle perdite, come se fosse capitale; in realtà, si tratta di una manovra dilatoria che ha per scopo soltanto perdere tempo, o prendere tempo, nella ricerca di quelle improbabili cordate tanto pubblicizzate dal Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale appena conclusa. I risultati si sono visti: siamo sempre qui, tutto come prima, con un'oscillazione del titolo in Borsa che ha superato il 40 per cento con indebiti arricchimenti dei soliti speculatori amici degli amici. Ma quali cordate, onorevole Berlusconi! Avrebbe fatto bene a tacere e a lasciare proseguire le trattative con Air France anziché far fuggire i cugini d'oltralpe!
Come ha ricordato il collega che mi ha preceduto, l'Alitalia costa ai contribuenti più di un milione di euro al giorno grazie alla mancata fusione con Air France. Inoltre, credo che l'Unione europea ci sanzionerà, e così al danno, come ho già affermato, si aggiungerà anche la beffa di avere speso dei soldi inutilmente, a danno deiPag. 79contribuenti italiani. L'eventualità di una sanzione non è uno spettro, ma è una concreta possibilità, poiché l'assenza di un piano industriale rafforza l'ipotesi dell'illegittimità del prestito. Secondo la giurisprudenza comunitaria, infatti, gli incentivi alle imprese in difficoltà, per essere dichiarati compatibili con il mercato comune, devono accompagnare un piano di ristrutturazione coerente che deve essere presentato alla Commissione europea con le opportune precisazioni. Nel caso del prestito ponte Alitalia, invece, non vi sono né il piano né le motivazioni, a parte l'affermazione secondo cui il contributo, considerate le ragioni di ordine pubbliche, nonché l'urgenza della situazione finanziaria, dovrebbe garantire la continuità del servizio a favore degli utenti. Ma quali motivi di ordine pubblico, onorevole Berlusconi! L'Unione europea non prevede aiuti di Stato per tali esigenze, ma anche nell'ipotesi in cui le prevedesse, come si potrebbero giustificare, visto che l'Italia ha beneficiato tre volte, come ho affermato all'inizio del mio intervento, di sussidi alla compagnia?
Anche questa volta il Presidente del Consiglio ha barato. La trattativa con Air France - come ricorderete - è entrata nel vivo al termine della scorsa campagna elettorale ed è ovvio che né l'allora Presidente del Consiglio Prodi né il numero uno di Air France Spinetta avrebbero potuto sottoscrivere un accordo con il capo dell'opposizione.
Ancora una volta si rimescolano le carte e così, durante la partita, si cambiano le regole: il prestito in questione non è più rimborsato da chi deve acquistare Alitalia, ma diventa capitale sociale ed è quindi rimborsato dai cittadini, ossia dallo Stato e da tutti gli italiani.
Proprio ieri, sia British Airways sia Ryanair - due vettori importanti e diversificati del mercato dei trasporti aerei - si sono scagliate contro il sostegno finanziario che stiamo per «iniettare» nelle casse di Alitalia: un sostegno che mette il nostro Paese in una posizione di scontro frontale non soltanto con le compagnie estere, ma con il concetto più ampio di libero mercato. Dall'Europa si evoca un intervento netto e chiaro della Commissione europea. Non possiamo restare qui in silenzio ed essere condannati nuovamente da Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Palomba, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari (spero di non sbagliare l'accento). Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, da suo conterraneo, non volevo sentire pronunciato in modo sbagliato il mio cognome...

PRESIDENTE. Era solo un modo per farle ricordare che siamo conterranei!

SERGIO MICHELE PIFFARI. Ho ricevuto un invito ad intervenire brevemente, per liberare l'Aula e non prolungare i lavori durante la notte.
Torniamo a discutere di Alitalia, un'azienda che produce da anni perdite pari a un milione di euro al giorno (per fortuna in Italia le aziende in queste condizioni sono poche e rare). Parliamo, quindi, di un'azienda che avrebbe bisogno di un serio piano industriale, che si è tentato di affrontare attraverso una gara pubblica e la partecipazione di imprese nel settore, tramite un progetto industriale. Si stava costruendo quest'ultimo attraverso una serie di condizioni dettate dall'unica impresa rimasta in gara, ma tali condizioni sono state sospese da una campagna elettorale che non ha pensato agli italiani e alle esigenze delle imprese, legate alla vita di Alitalia (e nel nostro caso, caro Presidente, in particolare a Malpensa, che è stata oggetto di interventi di sostegno da parte di tutte le forze politiche). A scapito di una campagna elettorale, però, oggi rischiamo di pagare le conseguenze.
Posso affermare che a volte le idee di finanza creativa ritornano, così come ritorna l'idea, come questa, di trasformare un prestito-ponte, già al limite della normativaPag. 80europea sulla libera concorrenza del mercato, in una sottoscrizione di quote. Di fatto, si andrebbe a sottoscrivere un aumento di capitale (anche da parte dei creditori ciò potrebbe essere così interpretato), che ci porta ad essere l'unico socio di un'impresa che nel suo futuro ha solo il fallimento. Ciò comporta l'assunzione, da parte del socio unico, non solo del debito di 300 milioni di euro, ma anche di debiti ormai vicini a 1,5 miliardi di euro, senza contare l'azione di rivalsa di SEA (anche in questo caso pari a oltre un miliardo) che Alitalia potrebbe essere condannata a pagare e risarcire.
In questi mesi, abbiamo grattato il fondo del barile, vendendo le quote di Air France e riuscendo a incidere sull'Agenzia delle entrate su un rimborso di un credito IRPEF di 69 milioni di euro.
Insomma, si sta racimolando tutto il contante possibile per tirare avanti un mese o due e per sentirci dire che, probabilmente, l'unica carta da giocare è quella di aprire di nuovo ad Air France, senza invece renderci conto che ormai l'unica procedura possibile è quella di seguire la legge Prodi o la legge Marzano, che è l'unica che potrebbe permettere un percorso ancora in trasparenza.
Naturalmente, è una strada rischiosa per le imprese collegate e per i creditori, ma è sicuramente la strada più trasparente che potremmo seguire. Probabilmente, con questa strada, le cordate definite «rapaci» da un nostro collega in quest'Aula hanno regole su cui agire per poter acquisire ciò che ancora rimane di valore in Alitalia.
Credo che nel futuro la strada coraggiosa sia questa e non, invece, quella di dare liquidità attraverso la carta di un prestito trasformato poi in modo volante per non consegnare i registri, facendo rinviare il consiglio di amministrazione che prendeva atto di queste responsabilità.
Ricordo ai colleghi - in particolare, mi dispiace che non siano presenti quelli della Lega, che siedono in Parlamento con una trentina di sindaci - che negli ultimi anni, quando gli amministratori sbagliano localmente, agendo contro le norme e le regole, devono pagare di tasca loro, mentre il Governo, quando agisce e sa di sbagliare, purtroppo non paga mai di tasca sua.
Concludo preannunciando ovviamente il nostro voto contrario e spero di poterlo fare anche domani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il mio intervento voleva essere molto più articolato di quello che farò adesso, vista l'ora. Mi limiterò soltanto ad alcune battute.
Per certi versi, mi dispiace che siamo arrivati a quest'ora, perché sarebbe stato preferibile svolgere il dibattito durante il giorno, non come adesso in un'Aula deserta, ma magari alla presenza dei colleghi del Popolo della Libertà e in diretta televisiva, in modo da dare agli italiani la possibilità di seguire questo dibattito e di capire di cosa si sta parlando, per entrare nel merito della vicenda e metterli in condizione di distinguere ciò che stiamo facendo noi da ciò che sta facendo l'onorevole Berlusconi.
Mi limito solo ad alcune battute. Non voglio parlare di rassegne stampa. Nel merito sono già entrati i colleghi, che hanno disquisito abbastanza di questa annosa vicenda. Mi ha colpito una battuta del nostro Ministro Giulio Tremonti, che leggevo oggi sul Corriere della sera, in cui, per giustificarsi, afferma che il Trattato della Comunità europea non vieta tutti gli aiuti di Stato. Infatti, un conto è un aiuto a freddo - dice il Ministro Tremonti - e un conto è un aiuto che non è fine a se stesso. Questo, probabilmente, non è un aiuto a freddo, ma un aiuto a caldo e spero che il Ministro Tremonti, o chi per lui, ce lo spieghi in Aula.
Avrei preferito che ci fossero i colleghi del Popolo della Libertà per chiedere loro - ma lo farò domani - che strumenti e motivazioni utilizza il Presidente del Consiglio nelle loro riunioni - noi conosciamo già l'arte affabulatoria del nostro Presidente - per convincerli della bontà della tesi.Pag. 81
L'unica cosa che voglio dire, perché questo è bene rimarcarlo per quei telespettatori che, magari, via satellite stanno seguendo il dibattito anche a quest'ora, è che mi ha colpito il comma 2-septies del nuovo testo di questo decreto-legge, che riguarda la copertura finanziaria dei 300 milioni di euro: 205 milioni a valere sul fondo per la competitività e lo sviluppo, in un momento in cui si parla di rilanciare la competitività e lo sviluppo; 85 milioni di euro sul fondo per la finanza dell'impresa (è bene che chi ci ascolta badi bene a quello che sto dicendo); 10 milioni vengono sottratti all'accantonamento relativo al Ministero della solidarietà sociale.
Ciò detto, considerato che sul prestito di 300 milioni abbiamo parlato, avremmo preferito - ma speriamo che lo faccia - che il Governo, invece di farci discutere qui e farci passare quasi come dei pasdaran, che all'ultimo minuto fanno ostruzionismo per parlare di cose vane, fosse venuto in Aula a riferire su cosa intende veramente fare dell'Alitalia.
Avevamo ascoltato molte cose, avevamo sentito parlare di questa cordata e magari vi è qualcosa che non sappiamo; magari verranno a svelarci che esiste la Padania Airlines o qualche altra sigla sconosciuta, che comprerà la nostra compagnia di bandiera. Speriamo, comunque, che il Governo venga in Aula e ci spieghi cosa andremo a fare dopo questo prestito ponte e che fine farà la nostra compagnia di bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ancora una volta devo dire che state dimostrando a tutti gli italiani che state pensando soltanto a fare i vostri interessi, non certamente quelli degli italiani. Se dovessi usare un termine giudiziario - lasciatemelo passare - direi che il Governo è per la seconda volta recidivo. Se continua di questo passo penso che il Governo meriterebbe l'esilio e probabilmente gli italiani potrebbero decidere, tra poco, in questa direzione.
Come ha già tentato con l'articolo aggiuntivo «salva Retequattro», ritirato grazie alla nostra azione costante di verità verso il popolo italiano condotta in questa Aula, il Governo cerca nuovamente di salvaguardare gli interessi personali. Con il secondo decreto-legge che andiamo a discutere in questa settimana, ancora una volta, il Governo, venendo meno a quelle che erano state le promesse fatte durante la campagna elettorale, cerca di trasformare, sempre con una proposta emendativa, la richiesta fatta al Governo Prodi di erogare un prestito all'Alitalia. Questo prestito si sta trasformando in una vera e propria elargizione, in un regalo ad una società che ha dimostrato di non riuscire a portare avanti la nostra compagnia di bandiera.
Il Governo Berlusconi sta dimostrando che in Italia viene premiato chi non lo merita. Il Governo Prodi in passato ha cercato di salvare la situazione attraverso una procedura trasparente e corretta che aveva visto in Air France la società con cui dialogare per realizzare un serio piano finanziario e soprattutto un piano industriale per salvare la nostra compagnia di bandiera; il tutto avveniva conciliando la ripresa e lo stato economico di Alitalia.
Successivamente è intervenuto il Governo Berlusconi che attraverso un'azione propagandistica ha fatto in modo che Air France si ritirasse malgrado avesse preparato un piano di risanamento per l'azienda. Sembrava che ci fosse già pronta una cordata italiana che potesse assumere queste responsabilità ma ancora oggi non è comparsa. La compagnia di bandiera perde un milione di euro al giorno ed è iniziata una procedura di infrazione che con questo decreto-legge sarà sicuramente aggravata.
Ancora una volta i cittadini italiani saranno costretti a pagare dei soldi di tasca propria a causa di interessi personali. Il prestito concesso, anzi la patrimonializzazione che si vuole realizzare, non è compatibile con la disciplina europea: i soldi che vengono elargiti sono a totale carico della finanza pubblica, l'Alitalia è inPag. 82una condizione di sostanziale fallimento e non ci sono prospettive di risanamento a breve. Bisogna intervenire in modo serio. Bisogna ricordare che già allorché il precedente Governo Berlusconi concesse un prestito alla compagnia di bandiera la Comunità europea ci fece dei rilievi che non sono stati tenuti in debita considerazione, tanto che l'Alitalia è una società che continua a perdere (gli ultimi trimestri del 2007 e quelli del 2008 denotano perdite sempre maggiori). Il problema Alitalia, dunque, non è finanziario ma strutturale.
Vi è bisogno - come dicevamo prima - di un piano industriale. Negli ultimi venti anni l'Alitalia non ha chiuso alcun bilancio in positivo, tranne uno, cioè quando ha ricevuto dei soldi per una procedura contro la compagnia di bandiera olandese, perché quest'ultima era venuta meno ad un'adempienza contrattuale.
Intanto la situazione peggiora e gli italiani cominciano anche a perdere fiducia nella nostra compagnia di bandiera. Lo sostiene lo stesso consiglio di amministrazione: gli italiani preferiscono volare con altre compagnie di bandiera, ma ciò non vuol dire che non vogliono più volare; vogliono volare, ma non con la nostra compagnia a causa dei continui scioperi, dell'annullamento e del taglio dei voli. L'aspetto peggiore è che, anche tagliando i voli, i conti continuano ad andare in perdita. Anche questo aspetto dimostra che dobbiamo intervenire attraverso un progetto industriale, perché Alitalia ha bisogno di un partner con le spalle molto forti. Ritengo, quindi, che questo Governo più opera, più reca danni agli italiani. Il prestito concesso non è compatibile con la disciplina europea: i soldi elargiti sono totalmente a carico della finanza pubblica.
Lo slogan di questo Governo era: rialzati Italia. Tuttavia, pare che questo Governo sia capace di far abbassare anche gli aerei della nostra compagnia di bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, ancora una volta abbiamo di fronte i problemi di Alitalia e si tratta sempre di una truffa ai danni degli italiani, che dovranno pagare 300 milioni di euro, mentre non avremmo dovuto pagarli se si fosse realizzato l'accordo con Air France-Klm.
Inoltre, si è dato l'incarico a Banca Intesa-San Paolo e mi chiedo chi ha interesse e perché in tale operazione. Si tratta di uno dei maggiori creditori di Alitalia. Tolgono dunque soldi agli italiani per darli a qualcun altro per fare mera speculazione.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che un provvedimento di questo genere non possa essere approvato. Intendo consigliare il prossimo slogan al PdL (come diceva il collega Porfidia): rialzati Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è troppo comodo, troppo comodo e disonesto aver utilizzato una questione importante, quale quella legata alla problematica dell'Alitalia, ovverosia una vicenda che non si evidenzia oggi nella sua criticità.
È troppo comodo, troppo comodo e disonesto aver cavalcato un problema che riguarda non solo l'organico della società di bandiera con le implicazioni legate alla tutela del posto di lavoro, ma che da anni tocca le tasche di tutti i cittadini italiani. È troppo comodo e disonesto aver strumentalizzato la vendita ad Air France-Klm per opportunità unicamente propagandistiche. Il precedente Governo aveva individuato una soluzione: aveva trovato un acquirente disposto ad accollarsi debiti, organico e rilancio di Alitalia. Forse questo non garantiva il mantenimento della botte piena e della moglie ubriaca, ma avrebbe raggiunto un triplice risultato: per primo, quello di interrompere il flusso di denaro pubblico per tenere in vita una società di capitali, in palese contrasto con le norme comunitarie e di libera concorrenza;Pag. 83per secondo, quello di salvaguardare i posti di lavoro, pur nella consapevolezza di inevitabili tagli al personale, operazione sulla quale anche i sindacati hanno convenuto sull'imprescindibile necessità; per terzo, quello di rilanciare il piano industriale per rendere competitiva la società di trasporto aereo, beneficiando della capacità imprenditoriale di azienda come Air France-Klm.
È troppo comodo e disonesto aver messo tutto ciò in discussione senza progetti concreti in mano e aver preso in giro ancora una volta gli italiani con la solita faccia tosta, anzitutto con l'annuncio di una cordata italiana guidata dal figlio del Premier disposta ad acquistare Alitalia.
Italia dei Valori e il suo presidente, Antonio di Pietro, evidenziavano il conflitto di interessi, sollevavano che quanto stava accadendo era aggiotaggio, chiedevano chiarimenti e di conoscere i nomi dei mecenati del volo, chiedevano un percorso trasparente a tutela del mercato e degli italiani. Il tempo di uno spot pubblicitario, la necessità di coprire il banco ed, ecco, ripiegare sulla solita via di fuga: «i giornalisti hanno capito male, gli avversari strumentalizzano le espressioni del leader del centrodestra, non era questo che si voleva dire».
Sparisce il cognome Berlusconi alla guida della cordata, viene lanciata l'operazione fish per la quale l'aspirante premier lanciava una sottoscrizione: operazione malamente finita nel vuoto. Annuncio e slogan erano frutto di ricerche di mercato per far aumentare di qualche punto percentuale il consenso del Pdl? Può darsi. Oggi sono diventati un boomerang: troppo comodo e disonesto aver giocato ancora sulla pelle degli italiani. Troppo comodo averli presi in giro per un pugno di voti in più. Dopo la vittoria elettorale spuntata grazie alle promesse, ecco il soccorso ad Alitalia, avallato dal Governo Prodi su richiesta dei vincitori, alle elezioni, non ancora insediati. Un prestito (prestito?) ponte di 300 milioni di euro. Un prestito in attesa del coniglio dal cilindro. Ma anche questa volta, la cordata italiana è svanita nel nulla appena passate le elezioni. Un timido accenno all'amico della Dacia, habitué della costa Smeralda, potenzialmente interessato a riscrivere in cirillico la parola Alitalia sugli aeromobili di bandiera, non sarebbe un problema per la Russia acquistare la compagnia aerea: ci penserebbero poi gli italiani a pagarla attraverso la corresponsione di qualche centesimo in più per l'energia che ci arriva attraverso Gazprom. Ma neppure questo è accaduto: in queste settimane il rubinetto comincia a scarseggiare. Alitalia vede sempre più vicino lo spegnersi del lumicino. Soluzione? La stiamo vedendo, siamo qui a parlare per questo: emendare il decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80 e convertire il prestito ponte in patrimonio.
Troppo comodo, troppo comodo, troppo comodo e disonesto! Non è accettabile un modo sistematico di risolvere le cose a scapito della collettività. Perché, di cosa stiamo parlando? Alitalia si venderà: a chi? Non si sa. Qual è il piano industriale? Non si sa. Come facciamo a salvare l'occupazione? Non si sa. Quello che si sa è che abbiamo buttato altri 300 milioni e che anche questi finiranno presto. Quello che è opportuno che gli italiani sappiano è da dove verranno presi questi soldi: dal Fondo competitività e sviluppo, 205 milioni; dal Fondo per la finanza di impresa, 85 milioni. Questo non è accettabile! Non è accettabile che imprenditori, medi, piccoli e artigiani, stiano da troppo tempo facendo sacrifici per tenere in piedi la propria impresa, pagano le tasse dopo aver salvaguardato l'occupazione, producano sviluppo e ora, dopo aver pagato il dovuto allo Stato, ecco che questi imprenditori sono nuovamente spremuti.
Ecco la beffa di un Governo che dice di essere per il libero mercato ma che alla prima occasione va a togliere proprio i fondi loro destinati, i fondi destinati alla piccola impresa e allo sviluppo imprenditoriale: 290 milioni di euro. Ciò è inaccettabile ed è il motivo per il quale l'Italia dei Valori voterà contro l'emendamento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 84

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, oltre che ringraziarla, dobbiamo constatare la sua e la presenza di qualcuno degli esponenti della maggioranza che sono presenti in quest'Aula e che hanno avuto anche qualche minuto per ascoltarci e per far sì che vi sia una dialettica tra maggioranza e opposizione per costruire qualcosa nell'interesse del Paese.
Questo è un momento difficile per l'Italia perché è vero che il Pdl ha vinto, e ha vinto per un fatto che a mio giudizio dovrebbe essere motivo di riflessione per tutti noi: in Italia in questo momento da alcuni anni vi è un blocco sociale esteso e consistente che si basa prevalentemente sull'egoismo individuale e su un modello di società fondata sulle imprenditorialità.
Ciò diventa un po' pericoloso, perché non si riesce più a discernere il rispetto dell'essere umano, ciò che dovrebbe essere messo al primo posto, cioè alcuni punti cardine (quelli del mondo dell'olismo), dal tutto ciò che è basato sul meccanico, che si definisce meccanicistico o che nel mondo occidentale si definisce solo ed esclusivamente, in due parole, egoismo personale. Dico «egoismo personale» perché si parla di coerenza, di lealtà di partito e di rispetto di coloro i quali ti sostengono, ma sono tre elementi che nel Popolo della Libertà non vengono rispettati: la coerenza non esiste, non si sa cosa sia la lealtà di partito e il rispetto di coloro che ti sostengono non esiste.
Lo dice perfettamente oggi, in una dichiarazione, il nostro leader di partito, che afferma: «Credo che sulla questione Alitalia si dovrebbe aprire una procedura legale nei confronti del Presidente del Consiglio. Il Premier ha infatti letteralmente truffato gli italiani, quando ha fatto capire, prima delle elezioni, che aveva la soluzione e gli acquirenti in mano, mentre invece non aveva un bel niente. Berlusconi ha chiesto e preteso lo stanziamento di 300 milioni di euro, che adesso trasforma da prestito ponte in capitale sociale; in più ha addirittura dato l'incarico di valutare gli acquirenti alla banca che è più esposta con Alitalia. Si tratta di atti di una tale gravità morale, politica e istituzionale da non poter lasciare che le cose facciano il loro corso senza un intervento dell'Unione europea, ma anche della magistratura, contabile e non solo» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ciò significa, per concludere, che per l'Italia dei Valori oggi ci sono due grossi partiti in Parlamento, ma ci sono milioni di italiani che hanno votato perché credono in un'opposizione seria, milioni di italiani che non hanno disertato e che credono in una Repubblica non decostituzionalizzata né padronale, in una Repubblica seria e fondata su un sacrosanto istituto, quello della democrazia.
Spero che le chiacchierate che facciamo in questa sede possano essere argomento di riflessione e di dibattito. Attenzione: vi sono molti italiani che stanno fuori dal Parlamento, che non accettano le repubbliche padronali e che potrebbero prendere posizioni che non sono quelle della democrazia, ma più violente.
Perciò, attenzione, sia a destra sia a sinistra, a trovare equilibri di dialogo che possano essere nell'interesse della democrazia e del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Grazie, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, per la pazienza di stare qui ad ascoltare.
Vorrei cominciare il mio intervento con una citazione di Carlo Bastasin, dal Il Sole24Ore, quindi non un pericoloso comunista o un disfattista antipatriottico.
Bastasin scrive quanto segue: «Non è solo l'imbarazzante isolamento di Alitalia a suscitare una domanda provocatoria, ed è una domanda che ci deve interpellare: il nostro Paese sta forse cadendo nella tentazione dell'autarchia? L'interdipendenza europea sta crescendo, ma ormai da un decennio è in atto un ripiegamento italianoPag. 85che non ha solo caratteri culturali, non si limita ai temi dell'immigrazione, dei localismi, ma ha anche vistosi riflessi economici».
Invito davvero tutti noi a riflettere su questo clima di secessione strisciante dall'Europa, nel quale il Governo sta trascinando il nostro Paese.
Il tempo è poco e ci sarebbero tante cose da dire sulla filosofia economica del Governo: libero mercato, interventismo, Keynes, ed altro. Speriamo di avere l'occasione di sentire, oltre a leggere il suo libro, il Ministro dell'economia e delle finanze, affinché ci dica qual è la filosofia che ispira le scelte economiche dell'attuale maggioranza.
Qualche domanda telegrafica. Sono settimane che parlate di cordata: chi sono questi imprenditori pronti a salvare Alitalia? Dove sono? Qual è il loro background nel settore? Che progetto industriale hanno? Chi sta trattando con loro ed in nome e per conto di chi? Ebbene, questa storia della cordata mi fa venire in mente un detto romano, che traduco in italiano: troppi galli a cantare non viene mai l'alba. La cordata fa pensare, ovviamente, alla corda che sta per stringere il collo di una società così importante per il nostro Paese e, come deputato di Roma, per la regione in cui sono eletto.
L'Europa ci sta per ammonire; sappiamo bene che questo provvedimento non rispetta, in tutte le sue articolazioni, l'articolo 87 del Trattato, che parla chiaro in merito agli aiuti concessi dagli Stati (in molti prima di me lo hanno detto). Il prestito Alitalia non rientra in nessuna delle fattispecie previste dal Trattato. Ecco perché parlavo in precedenza di secessione strisciante dall'Europa, verso cui il nostro Governo ci sta portando.
Signor rappresentante del Governo e signori della maggioranza, vi chiedo di essere responsabili verso i lavoratori dell'Alitalia che, al momento, non hanno futuro certo, perché l'azienda non ha un piano industriale e, in tempi molto rapidi, si ritroverebbe nuovamente sull'orlo del baratro. Siate responsabili verso l'Europa: da quando siete al Governo, quotidianamente, si pone un problema di incompatibilità delle vostre decisioni con le norme comunitarie. Infine, siate responsabili verso i vostri elettori: vi siete presentati agli italiani come i paladini della concorrenza e del libero mercato. Ritengo che gli italiani dovranno ricredersi presto: agite senza una prospettiva di politica economica, non chiarite al Paese dove approderà questo prestito ponte, non date risposte, soprattutto ai lavoratori dell'Alitalia e alle loro famiglie.
Alcuni giorni fa - e concludo - il numero uno di Air France-Klm ha affermato che per risollevare Alitalia servirebbe l'esorcista. Credo che nella sua battuta vi sia un errore: temo che senza decisioni serie e durature per l'Alitalia, più che un esorcismo, servirà l'estrema unzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, sono l'ultimo ad intervenire, ma non voglio massacrare ulteriormente il Presidente...

PRESIDENTE. È il penultimo!

PIERFELICE ZAZZERA. Penultimo, è vero! Saluto il Presidente e il Governo, ritengo che in parte abbiamo raggiunto l'obiettivo, che era quello dimostrativo di «piantare» il Governo qui, fino a mezzanotte, alle proprie responsabilità, rispetto ad un problema in relazione a cui, ancora una volta, questo Governo getta la maschera e ci mostra il vero volto: il volto di lupi - non del Presidente certamente, ma di lupi famelici - che più che essere interessati ed affamati dall'interesse dei cittadini, sono affamati, invece, dal difendere affari propri, conflitti di interesse e, da ultima, la questione Alitalia.
Termino semplicemente citando le parole del Ministro Maroni del 19 luglio 2007 sul Corriere della sera: «Il Governo non può e non deve dare più un centesimo all'Alitalia. Se non ha la forza per competerePag. 86porti i libri in tribunale». A voi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zazzera, sia per la sintesi sia per aver sottolineato che, come lupi, siamo un po' affamati alle 0,20 del mattino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Prego, ha l'onore di concludere gli interventi sul complesso degli emendamenti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei ringraziarla dell'attenzione, come vorrei ringraziare gli esponenti del Governo, il presidente della Commissione di merito, ma soprattutto i funzionari e i dipendenti della Camera, ai quali abbiamo imposto un tour de force.
Vorrei sottolineare che noi potevamo venire qui stasera a leggere la Bibbia o la Divina Commedia, con un chiaro atteggiamento ostruzionistico; invece, siamo venuti qui con interventi acuti ed arguti, precisi nel merito, corretti nel metodo, forse qualche volta siamo stati anche un tantino ripetitivi - dobbiamo riconoscerlo - però siamo stati proprio al tema.
Un collega dell'opposizione, qualche giorno fa, ha definito l'Italia dei Valori come un cagnolino che abbaia, ma non morde. Mi sembra di poter dire che qualche volta, però, siamo anche capaci di attaccarci al polpaccio e anche, magari, fare male. Non è nostra intenzione, non è nella nostra natura far male; non vogliamo fare del male a nessuno; semmai, la nostra ambizione, la nostra aspirazione è provare a fare il bene dell'Italia, se serve, qualche volta anche alzando la voce, con le nostre critiche, con le nostre proteste, con le nostre proposte. Oggi pensiamo proprio di averne dato una riprova (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Il seguito dell'esame del provvedimento, con i pareri del relatore e del Governo, avrà luogo nella seduta di domani.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Ferdinando Latteri, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire alla componente politica MpA-Movimento per l'Autonomia, costituita all'interno del gruppo parlamentare Misto.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali i deputati Davide Caparini, Remigio Ceroni, Nicolò Cristaldi, Lino Duilio, Anna Teresa Formisano, Agostino Ghiglia, Oriano Giovanelli, Isidoro Gottardo, Ugo Lisi, Guido Melis, Ivano Miglioli, Dore Misuraca, Paola Pelino, Mario Pepe (PD), Mauro Pili, Luciano Pizzetti, Gaetano Porcino, Lorenzo Ria, Giuseppe Scalera e Karl Zeller.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Maria Antezza, Giuseppe Astore, Alberto Balboni, Fiorenza Bassoli, Mariangela Bastico, Maria Teresa Bertuzzi, Francesco Bevilacqua, Dorina Bianchi, Giovanbattista Caligiuri, Valerio Carrara, Giovanni Collino, Stefano De Lillo, Alberto Filippi, Antonio Fosson, Cosimo Latronico, Claudio Molinari, Salvatore Piscitelli, Paolo Tancredi, Gianvittore Vaccari e Walter Vitali.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i deputati Marco Beltrandi,Pag. 87Enzo Carra, Francesco Colucci, Giovanni Cuperlo, Marcello De Angelis, Fabio Garagnani, Paolo Gentiloni Silveri, Pietro Laffranco, Giorgio Lainati, Mario Landolfi, Maurizio Lupi, Giovanna Melandri, Giorgio Merlo, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Leoluca Orlando, Vinicio Giuseppe Guido Peluffo, Roberto Rao, Marco Giovanni Reguzzoni, Jole Santelli e Luciano Mario Sardelli.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Paolo Amato, Massimo Baldini, Paolo Barelli, Federico Bricolo, Alessio Butti, Francesco Casoli, Gianpiero D'Alia, Maurizio Gasparri, Nicola Latorre, Raffaele Lauro, Rosa Angela Mauro, Riccardo Milana, Fabrizio Morri, Elio Massimo Palmizio, Francesco Pardi, Adriana Poli Bortone, Giovanni Procacci, Riccardo Villari, Luigi Vimercati e Vincenzo Maria Vita.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'infanzia.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia i deputati Mariella Bocciardo, Sandro Brandolini, Marco Calgaro, Luisa Capitanio Santolini, Daniela Cardinale, Gabriella Carlucci, Carla Castellani, Elena Centemero, Giulia Cosenza, Anita Di Giuseppe, Arturo Iannaccone, Donella Mattesini, Gabriella Mondello, Alessandra Mussolini, Massimo Polledri, Mariarosaria Rossi, Barbara Saltamartini, Daniela Sbrollini, Amalia Schirru e Sandra Zampa.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Irene Aderenti, Laura Allegrini, Emanuela Baio, Laura Bianconi, Tamara Blazina, Giorgio Bomacin, Giuliana Carlino, Mauro Ceruti, Ombretta Colli, Stefano De Lillo, Maria Ida Germontani, Mirella Giai, Claudio Gustavino, Piergiorgio Massidda, Donatella Poretti, Fabio Rizzi, Maria Rizzotti, Luciana Sbarbati, Anna Maria Serafini e Simona Vicari.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione i deputati Mario Baccini, Viviana Beccalossi, Anna Maria Bernini Bovicelli, Costantino Boffa, Carlo Costantini, Benedetto Della Vedova, Maurizio Del Tenno, Paola De Micheli, Simeone Di Cagno Abbrescia, Pierangelo Ferrari, Tommaso Foti, Antonio La Forgia, Mario Lovelli, Carolina Lussana, Calogero Mannino, Pierluigi Mantini, Antonio Misiani, Alfonso Papa, Gianfranco Sammarco e Salvatore Torrisi.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Franca Biondelli, Gabriele Boscetto, Francesco Casoli, Stefano Ceccanti, Gerardo D'Ambrosio, Ulisse Di Giacomo, Fabrizio Di Stefano, Guido Galperti, Massimo Garavaglia, Maria Leddi, Lucio Malan, Alfonso Mascitelli, Sandro Mazzatorta, Franco Mugnai, Franco Orsi, Andrea Pastore, Marco Perduca, Flavio Pertoldi, Michele Saccomanno e Helga Thaler Ausserhofer.

TESTO AGGIORNATO AL 5 GIUGNO 2008

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 GIUGNO 2008 Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Nomina dei componenti del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 GIUGNO 2008 PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione i deputati Margherita Boniver, Manuela Dal Lago, Teresio Delfino, Ida D'Ippolito Vitale, Sandro Gozi, Alessandro Naccarato, Giovanni Paladini, Fabio Rampelli, Ivano Strizzolo e Vincenzo Taddei.Pag. 88
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Gianrico Carofiglio, Barbara Contini, Diana De Feo, Mauro Del Vecchio, Luigi De Sena, Pierfrancesco Emilio Romano Gamba, Filippo Saltamartini, Silvio Emilio Sircana, Vincenzo Speziali e Piergiorgio Stiffoni.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione i deputati Margherita Boniver, Manuela Dal Lago, Teresio Delfino, Ida D'Ippolito Vitale, Sandro Gozi, Alessandro Naccarato, Giovanni Paladini, Fabio Rampelli, Ivano Strizzolo e Vincenzo Taddei.Pag. 88
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte dello stesso Comitato i senatori Gianrico Carofiglio, Barbara Contini, Diana De Feo, Mauro Del Vecchio, Luigi De Sena, Pierfrancesco Emilio Romano Gamba, Filippo Saltamartini, Silvio Emilio Sircana, Vincenzo Speziali e Piergiorgio Stiffoni.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale i deputati Giuseppe Berretta, Giuliano Cazzola, Massimiliano Fedriga, Pietro Franzoso, Antonino Lo Presti, Carmen Motta, Settimo Nizzi, Nedo Lorenzo Poli e Giulio Santagata.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Francesco Maria Amoruso, Anna Cinzia Bonfrisco, Franca Donaggio, Elio Lannutti, Angela Maraventano, Adriano Musi, Paolo Nerozzi, Filippo Piccone e Valter Zanetta.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria i deputati Franco Ceccuzzi, Giampaolo Fogliardi, Maurizio Fugatti, Giorgio Jannone e Maurizio Leo.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Giuliano Barbolini, Rosario Giorgio Costa, Candido De Angelis, Gianpiero De Toni, Lucio D'Ubaldo e Antonio Gentile.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi la IV Commissione permanente (Difesa) ha proceduto all'elezione del deputato Giuseppe Moles a segretario, in sostituzione del deputato Italo Tanoni, dimissionario.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che, come già anticipato, l'informativa urgente sugli eventi calamitosi verificatisi in Piemonte avrà luogo dopo l'esame del decreto-legge, non prima delle ore 16.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 5 giugno 2008, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 4 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato) (1094-A/R).
- Relatore: Valducci.

2. - Informativa urgente del Governo riguardante interventi urgenti in relazione ai recenti eventi calamitosi verificatisi in Piemonte.

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 0,25 del 5 giugno 2008.

Pag. 89

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00006 - attuazione della delega legislativa in materia di lavoriusuranti

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto 20 minuti
Movimento per l'Autonomia 15 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl S. 265 e abb. - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Pag. 90
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 40 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 35 minuti
Misto 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 22 minuti
Minoranze linguistiche 8 minuti