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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 9 di martedì 27 maggio 2008

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 maggio 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Barbi, Bongiorno, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Crosetto, Donadi, Fallica, Fitto, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Miccichè, Milanato, Molgora, Nirenstein, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Roberto Di Mauro, proclamato in data 22 maggio 2008, ha dichiarato, con lettera in pari data, di aderire alla componente politica Movimento per l'Autonomia (MpA), costituita all'interno del gruppo parlamentare Misto.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 23 maggio 2008, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
«Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile» (1145) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) VII, IX, X, XI, XII, XIII e XIV.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, sarà altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

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Nomina dei componenti del Comitato per la legislazione e sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, in data 26 maggio 2008, ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, i deputati Costantini, Duilio, Iannaccone, Lo Moro, Lo Presti, Lussana, Occhiuto, Stradella, Vitali e Zaccaria.
Per il primo turno di presidenza, ai sensi del comma 2 del medesimo articolo e secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre 2001, è stato chiamato alle funzioni di presidente l'onorevole Stradella; le funzioni di vicepresidente sono svolte dall'onorevole Duilio (che sarà presidente per il turno successivo); quelle di segretario dall'onorevole Occhiuto.

Annunzio di petizioni (ore 10.05).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge:
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
interventi dei comuni per la valorizzazione dei prodotti enogastronomici locali (1) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
misure a tutela dei cittadini nelle liti giudiziarie e nei rapporti con la pubblica amministrazione e le imprese (2) - alla X Commissione (Attività produttive);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
interventi per gli italiani residenti all'estero (3) - alla III Commissione (Affari esteri);
il riconoscimento della qualifica di pubblico ufficiale e benefici economici per i cittadini che presentano petizioni (4) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la creazione di un organismo governativo-parlamentare competente a condurre indagini sulle connivenze tra politica e criminalità (5) - alla II Commissione (Giustizia);
interventi per il superamento delle contrapposizioni ideologiche legate alle categorie di fascismo e comunismo (6) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
SALVATORE BONELLI, da Licata (Agrigento), chiede:
una riforma della legge elettorale, con l'introduzione, tra l'altro, del voto di preferenza (7) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riduzione delle indennità spettanti ai parlamentari, ai presidenti di provincia, ai sindaci e agli assessori (8) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCO FELICE PREVITE, da Castiglione di Sicilia (Catania), chiede la riforma dell'assistenza psichiatrica (9) - alla XII Commissione (Affari sociali);
ANTONINO PADALINO, da Belluria Igea Marina (Rimini), chiede:
misure per abbattere i costi della politica e i privilegi riconosciuti alla classe politica (10) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure contro la disparità di trattamento fra pensionati e l'innalzamento della pensione di inabilità (11) - alla XI Commissione (Lavoro);
FABIO RATTO TRABUCCO, da Chiavari (Genova), chiede il distacco dalle regioni di appartenenza e l'aggregazione ad altre regioni dei comuni che ne hanno fatto richiesta ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (12) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ANDREA DELL'O, da Belluno, chiede il riconoscimento dello statuto di autonomia speciale alla provincia di Belluno (13) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 3
FABIO BORTOLOTTI, da Volta Mantovana (Mantova), chiede di vietare l'uso di parole straniere nelle scritture pubbliche, salva la possibilità di utilizzarle accompagnandole con la relativa traduzione (14) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
EROS CORRADETTI, da Osimo (Ancona), e numerosi altri cittadini, chiedono una riforma della legge elettorale che garantisca l'alternanza e la stabilità (15) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
PAOLO EUGENIO VIGO, da Genova, chiede modifiche alla Costituzione in materia di petizioni e di formazione del Parlamento (16) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
LUCA MARCO COMELLINI, da Cerveteri (Roma), chiede modifiche alla legge 11 luglio 1978, n. 382, in materia di rappresentanza militare e di valutazione del personale militare ai fini dell'avanzamento di carriera (17) - alla IV Commissione (Difesa);

Ricordo che è già stata deferita alle Commissioni competenti - Commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali) - la petizione, trasmessa alla Presidenza della Camera dal Presidente della Repubblica, presentata da GIOVANNI GIACOBBE, da Roma, e numerosissimi altri cittadini che chiedono l'adozione di provvedimenti legislativi recanti agevolazioni fiscali al fine di promuovere la tutela della famiglia prevista dalla Costituzione (18), di cui è stato dato annuncio nella seduta del 20 maggio 2008.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (A.C. 6) (ore 10.09).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 6: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Ricordo che nella seduta del 22 maggio scorso si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge in esame.
Avverto che nella giornata di ieri è stata presentata un'ulteriore nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è stato fissato alle ore 10 di oggi.
Avverto, inoltre, che il Governo ha presentato un'ulteriore proposta emendativa - l'articolo aggiuntivo 8.017 - per il quale la Presidenza sta effettuando il vaglio di ammissibilità.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10.10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, faccio riferimento alla comunicazione che ella ha ora dato riguardo la presentazione, da parte del Governo, della riformulazione dell'articolo aggiuntivo 8.012, che è stata di fatto trasmessa ieri sera ai gruppi. La pregherei di valutare, anche in conformità di una prassi seguita dall'Aula, la possibilità di prorogare di almeno un'ora il termine per la presentazione dei subemendamenti, perché essendoPag. 4stata presentato ieri sera il nuovo testo, obiettivamente non è stato semplice valutarlo. Chiedo quindi se sia possibile indicare un ulteriore tempo per permettere al gruppo di formulare subemendamenti all'articolo aggiuntivo, e qualora la Presidenza dovesse ritenere ammissibile anche la proposta che ora è al vaglio di ammissibilità, anche per esso la possibilità di un tempo congruo, atteso anche che siamo nel corso del lavori, per poter analizzare ed eventualmente proporre subemendamenti a quel testo.

Sull'ordine dei lavori (ore 10.11).

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire all'inizio di seduta per la seguente ragione: nei giorni scorsi sono accaduti a Roma dei gravi fatti di aggressioni nei confronti di persone immigrate, ma oramai perfettamente integrate e di aggressioni ispirate da ragioni prevedibili di omofobia. Il Governo ha improntato la sua politica di sicurezza prevalentemente sui reati commessi da immigrati nei confronti dei cittadini italiani. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione perfettamente rovesciata: ci sono stati dei cittadini italiani che hanno commesso dei gravi reati nei confronti di persone immigrate. Si tratta di vedere se alla luce di ciò, il problema della sicurezza non debba essere rivisto da parte del Governo.
Si sa che Italia dei Valori sul problema della sicurezza è assolutamente intransigente: noi siamo contro i criminali, contro qualunque criminale, sia esso immigrato, sia esso italiano, e siamo d'accordo con qualunque iniziativa che venisse posta in essere per accentuare la sicurezza, ma senza discriminazioni.
Anche perché, proprio in questi giorni, la Chiesa - come lei sa, signor Presidente - nella persona del cardinale Bagnasco ha invitato a non ghettizzare gli immigrati e il problema dell'immigrazione. Perciò, signor Presidente, noi riteniamo opportuno che il Governo venga a riferire in Aula sui gravi fatti accaduti qui a Roma, per farci capire quali sono le sue valutazioni, particolarmente rispetto alla questione se il problema della sicurezza non debba essere modulato anche alla luce delle situazioni che si stanno verificando, cioè di reati commessi da cittadini italiani nei confronti di immigrati perfettamente integrati.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba. Ricordo a lei e ai colleghi che interventi quali il suo si svolgono per prassi al termine della seduta, piuttosto che non durante l'esame di altro punto all'ordine del giorno.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 6).
Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 6).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a nome del gruppo Italia dei Valori desidero associarmi alla richiesta poc'anzi fatta dell'onorevole Giachetti circa un breve prolungamento del termine per la presentazione dei subemendamenti al nuovo testo dell'articolo aggiuntivo proposto del Governo. Non credo infatti che un poco di tempo in più determini oggi problemi per i lavori dell'Aula.

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PRESIDENTE. Condivido quanto espresso dall'onorevole Giachetti e testé dall'onorevole Borghesi: il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti all'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo si intende pertanto prorogato alle ore 11.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 4.01 del Governo e sull'emendamento 5.1 del Governo.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 8.4. Il parere è favorevole sui successivi articoli aggiuntivi 8.01 (Nuova formulazione), 8.02, 8.03, 8.04, 8.05, 8.06 (Nuova formulazione), 8.07, 8.08, 8.09, 8.010 del Governo.
La Commissione formula invece un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui subemendamenti Martella 0.8.012.1 e 0.8.012.2, mentre esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100 e sul subemendamento Borghesi 0.8.014.1, mentre esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 8.014 del Governo.
La Commissione formula invece un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui successivi subemendamenti Meta 0.8.015.19, Zaccaria 0.8.015.1, Meta 0.8.015.3, Amici 0.8.015.4, 0.8.015.5 e 0.8.015.10, Meta 0.8.015.6, Meta 0.8.015.11, Meta 0.8.015.8, Marchi 0.8.015.7, Meta 0.8.015.12, Marchi 0.8.015.2, Marchi 0.8.015.9, Zaccaria 0.8.015.13, Amici 0.8.015.14, Zaccaria 0.8.015.20, Amici 0.8.015.21, Gozi 0.8.015.15, Meta 0.8.015.16, Amici 0.8.015.22, Marchi 0.8.015.18 e Marchi 0.8.015.17, mentre esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 8.015 (Ulteriore formulazione) del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 4.01 del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, questo articolo aggiuntivo - che dà una risposta ad una sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee - rappresenta una proposta emendativa che indubbiamente cerca di chiudere una vicenda annosa, che riguarda la questione delle concessioni per le scommesse nel nostro Paese. Riconosciamo il fatto che l'articolo aggiuntivo in esame contiene temi veri che vanno affrontati, ai quali deve essere data una risposta. Esso attribuisce al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero delle politiche agricole e forestali il compito di predisporre, entro il 31 agosto 2008, le modalità per l'attribuzione di diritti per l'apertura di punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici su base ippica.
È successo che nel nostro Paese - attraverso l'UNIRE e attraverso le aziende ippiche - abbiamo dato in affidamento diretto queste concessioni, ma giustamente l'Europa in qualche modo ce lo fa notare, chiedendoci di procedere attraverso una gara pubblica.
In tale articolo aggiuntivo, peraltro, si individuano già alcuni criteri quali, ad esempio: la localizzazione di punti di vendita nei comuni in cui risultano operanti alla data di entrata in vigore della legge di conversione al nostro esame, in modo che vengano riconfermate, in quei comuni, le agenzie di scommesse; la localizzazione di altri 210 punti di vendita nelle province in cui non erano previsti luoghi di scommesse. Si individua infine, come ulteriorePag. 6criterio, l'aggiudicazione dei punti di vendita previa effettuazione di una o più procedure aperte agli operatori (e dunque attraverso una operazione ed una procedura aperte al libero mercato, e cioè una procedura di gara).
Andrebbe tutto bene se non fosse, signor Presidente, che in realtà, dando al Ministero dell'economia e delle finanze e a quello delle politiche agricole e forestali il tempo di emanare, entro il 31 agosto, le linee guida e le modalità per arrivare alle gare, ci si chiede se tale articolo aggiuntivo e il provvedimento - pur necessario - non possano essere invece rinviati ad una discussione più approfondita che può avvenire sicuramente, entro i tempi che il Governo ha in questa sede indicato, con la prossima legge comunitaria.
Ciò ci consentirebbe tra l'altro, nel frattempo, di audire l'UNIRE e gli operatori del settore, nonché di aprire un confronto di merito nelle due Commissioni che si devono dedicare a tale questione, cioè la Finanze e l'Agricoltura.
Noi sappiamo che in questi anni l'UNIRE ha vissuto un periodo di grandi difficoltà, tant'è vero che esso è commissariato da tempo immemore. È evidente che si tratta di un settore che meriterebbe - e merita - un ulteriore passaggio di approfondimento, ma non ravviso l'urgenza di dover inserire nel provvedimento al nostro esame una proposta emendativa di questa natura. Ritengo invece che si possa riservare ad un successivo passaggio nella legge comunitaria e nelle Commissioni di merito l'approfondimento di come esattamente uscire da tale situazione.
Non v'è dubbio, signor Presidente, che quello alla nostra attenzione è un tema vero: noi abbiamo eluso le direttive comunitarie, ma così andiamo ad intervenire in un settore particolarmente complicato, che versa in una situazione di grande difficoltà. Credo che un po' di prudenza non guasterebbe, ed ascoltare anche i commissari che si occupano di tali questioni - ossia i componenti delle Commissioni finanze ed agricoltura - gioverebbe alla definizione di una proposta emendativa più efficace.
Penso che la legge comunitaria ci consentirebbe comunque di rispettare i tempi che avete in questa sede indicato. Chiedo, quindi, al Governo di ritirare l'articolo aggiuntivo 4.01: in caso contrario, il gruppo Partito Democratico si asterrà, riconoscendo la validità nel merito, ma contestando fortemente il metodo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe, alla quale ricordo che ha cinque minuti per svolgere il proprio intervento. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Corte di giustizia delle comunità europee ha deciso, con sentenza del 13 settembre 2007, che la Repubblica italiana, avendo rinnovato 329 concessioni per l'esercizio delle scommesse ippiche senza previa gara d'appalto è venuta meno agli obblighi del Trattato della Comunità europea sulla libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi e in particolare ha violato il principio generale di trasparenza, nonché l'obbligo di garantire un adeguato livello di pubblicità delle gare stesse.
Il Governo italiano, nel 1999, ha deciso di aumentare il numero di centri per le scommesse da 329 a 1.000, ma solo le nuove concessioni sono state sottoposte ad asta pubblica, mentre quelle esistenti sono state rinnovate per sei anni. La Corte ha in pratica sottolineato che benché i contratti di concessione di pubblici servizi siano esclusi dalla sfera di applicazione della direttiva 92/50, ciò nondimeno le pubbliche amministrazioni che li stipulano sono tenute a rispettare, in generale, le norme fondamentali del Trattato e, in particolare, il divieto di discriminazione in base alla cittadinanza e il principio di parità di trattamento. Ne deriva per l'autorità pubblica un obbligo di trasparenza che le consente di assicurarsi che siano rispettati tali principi.
Il Governo italiano aveva giustificato il rinnovo delle concessioni senza l'espletamentoPag. 7di una gara con la necessità di scoraggiare lo sviluppo delle attività clandestine di raccolta e di assegnazione delle scommesse. La Corte europea, però, ha escluso che il rinnovo senza gara possa essere giustificato da motivi imperativi di interesse generale. Infatti, il Governo italiano non ha spiegato su quale base l'assenza di qualsiasi procedura di gara sarebbe a tal fine necessaria e non ha dedotto argomenti che valessero a confutare l'inadempimento rimproverato dalla Corte europea.
In particolare, il Governo italiano non ha spiegato come il rinnovo delle concessioni esistenti al di fuori di qualsiasi procedimento di gara possa costituire un ostacolo allo sviluppo di attività clandestine nel settore delle scommesse ippiche e si è limitato ad osservare che la legge n. 200 del 2003 e la decisione n. 107 del 2003 sono conformi ai principi del diritto comunitario in materia di concessione di pubblici servizi.
Noi dell'Italia dei Valori condividiamo la sostanza delle eccezioni mosse dalla Corte di giustizia delle comunità europee, che sottolinea la violazione del principio della trasparenza e l'obbligo della pubblicizzazione. Non da meno, nel mondo dell'ippica il più delle volte il doping significa scommesse ed è piuttosto labile il confine tra la legalità e l'illegalità. Si tratta di un mondo con cifre da record: sono 43 gli ippodromi italiani, con oltre 3.500 gare annue, seguite da più di mezzo milione di appassionati e scommettitori, con 25 mila prelievi e controlli effettuati sui cavalli che si classificano nei primi tre posti e sono oltre 150 i casi di doping scoperti. Ciò significa che il 5 per cento dei cavalli impegnati in concorsi ippici nazionali e internazionali risulta positivo al doping. Di certo non è una scelta dell'animale assumere sostanze dopanti, ma è l'uomo a scegliere per esso.
Per tali ragioni l'Italia dei Valori è favorevole alla proposta emendativa in questione, proprio perché ritiene giusto prevedere la destinazione di una quota percentuale delle somme provenienti dalle scommesse ippiche al fine di garantire e rendere effettivamente efficaci i controlli veterinari nell'ambito delle corse dei cavalli e comunque per tutte quelle attività sportive nelle quali questi animali vengono utilizzati, anche se rimangono aperti - nonostante la proposta emendativa - i problemi della regolarizzazione dei numerosi lavoratori, del controllo rigoroso delle corse e del rispetto delle norme comunitarie in materia di ippodromi e di allevamenti, tanto spesso ignorati nel nostro Paese.
Infine, e con ciò concludo, ci risiamo. Il Governo ha smarrito di già la via, proponendo un emendamento ad personam e dimenticando che vi sono dei doveri verso l'Unione europea, che invita l'Italia a rispettare la legge e la pluralità dell'informazione. Pertanto, Retequattro deve andare sul satellite.
Se questo articolo aggiuntivo verrà approvato, l'Europa ci deriderà perché, ancora una volta, le leggi vengono utilizzate per fini personali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANITA DI GIUSEPPE. Ci ritroviamo, ad inizio legislatura, con il timore di ritornare ai vecchi metodi del «fare i fatti propri» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione per svolgere il proprio intervento. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo al nostro esame ci consente di richiamare tutte le perplessità di metodo e di merito che il nostro gruppo ha sul decreto-legge nella sua configurazione originaria e tanto più nella configurazione che risulta dall'inserimento delle molte proposte emendative governative che, in più parti, ne hanno alterato il contenuto riguardo a materie che già di per sé erano stravaganti rispetto ad un provvedimento di adempimento di normativa comunitaria.Pag. 8
Credo che il Governo debba cambiare il passo. La strada del decreto-legge rappresenta un arretramento rispetto al percorso legislativo degli ultimi dieci anni. Sappiamo bene che in via di principio nulla vieta di ricorrere al decreto-legge per prevedere l'adempimento ad obblighi comunitari, ma per fare questo ci debbono essere requisiti di necessità e di urgenza. La Corte costituzionale, con una sentenza recente, dell'aprile di quest'anno, ha dichiarato illegittimo un decreto-legge del 2006 in materia fiscale, mostrando di voler adottare criteri più rigidi rispetto al passato nella valutazione dei requisiti della necessità e dell'urgenza.
La legge sulla comunitaria, la n. 11 del 2005 - di cui il gruppo Unione di Centro rivendica anche in qualche modo la paternità, dal momento che fu fortemente voluta dall'allora ministro Rocco Bottiglione - non consente la lettura che questo decreto-legge sembra farne e la sua relazione di accompagnamento sembra avallare, cioè che vi sarebbe una sorta di sistema binario, per cui si procede all'attuazione della comunitaria o con deleghe legislative o con decretazione d'urgenza. Non è così, perché proprio la legge sulla comunitaria affida allo Stato, alle regioni, alle province autonome e, più in generale, agli enti locali, il compito di dare attuazione alle direttive comunitarie.
Dunque, al centro dell'adempimento degli obblighi comunitari la legge pone il Parlamento e il sistema delle autonomie regionali. Il Governo si vede imporre dalla legge sulla comunitaria obblighi di informazione, per porre tempestivamente le questioni di provenienza europea alle istituzioni rappresentative. Il Governo deve favorire il confronto e il coinvolgimento dei vari livelli decisionali, ma i decreti-legge e i provvedimenti d'urgenza sono considerati rimedi residuali, ultimi per assicurare l'adempimento degli obblighi. Dunque, questa ragione preliminare ed assorbente ci induce ad una valutazione critica del provvedimento nel suo complesso e delle relative proposte emendative, anche quelle che il Governo ha ritenuto di introdurre, che, seppure dal punto di vista della tecnica legislativa possono rappresentare un miglioramento ed un aggiustamento dell'impostazione originaria del decreto-legge, tuttavia si collocano in questo solco, che tende ad avallare l'interpretazione del ricorso alla decretazione d'urgenza come via ordinaria per rispondere alle sollecitazioni di adeguamento in sede europea, e che non possiamo accettare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà, per un minuto.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in merito alla proposta emendativa in questione e mi permetto di ricordare che la relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sul settore del gioco e delle scommesse, approvata all'unanimità dalla 6a Commissione (Finanze e tesoro) del Senato, in data 26 marzo 2004, evidenziava la necessità di un processo progressivo di unificazione delle reti distributive, in analogia con quanto avviene per altri servizi in rete erogati ai cittadini; essa ha sottolineato che l'obiettivo dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato è di valutare ogni possibile razionalizzazione della rete distributiva per far sì che tutte le ricevitorie abbiano una omogenea dotazione e sia possibile commercializzare più giochi, fornendo in più altri servizi ai cittadini attraverso la rete dei giochi.
Anche sulla base della richiamata relazione della 6a Commissione (Finanze e tesoro)...

PRESIDENTE. La prego di concludere, il tempo a sua disposizione è terminato.

MASSIMO FIORIO. Nonostante l'obiettivo dell'emendamento sia corretto, riteniamo che sia utile coinvolgere le Commissioni competenti, al fine di arrivare ad una discussione condivisa...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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MASSIMO FIORIO. ... e ad una opportuna deliberazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, la materia della gestione delle scommesse ippiche - come hanno ricordato i colleghi - impone tre elementi: la trasparenza, la pubblicizzazione, l'armonizzazione della rete del sistema. La sentenza della Corte di giustizia è giusta; ritengo che questa proposta emendativa non risponda appieno alle indicazioni e alle motivazioni della ricordata sentenza, per cui invito il Governo a ritirare la suddetta proposta, anche perché c'è ancora tempo per approfondire questa materia, così delicata e complessa nella Commissione di merito.

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Servodio, anche per il rispetto del tempo a sua disposizione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo per constatare come il clima invocato dal Presidente del Consiglio Berlusconi all'inizio di questa sua esperienza di Governo sia in qualche modo messo a dura prova di fronte all'iniziativa del Governo di forzare il gioco non solo dell'ippica, di cui ci stiamo interessando, ma anche di Retequattro, con un articolo aggiuntivo che ha visto insorgere, correttamente e legittimamente, tutta l'opposizione. È annunciata addirittura una operazione ostruzionistica per rivendicare quel dibattito, quella ponderazione necessaria quando si toccano temi così pregnanti della vita democratica. Da questo punto di vista, l'auspicio che faccio è che il Governo rimediti questa decisione, provveda al ritiro di questo articolo aggiuntivo, in modo tale che i lavori di quest'Aula possano procedere in maniera semplificata nel dialogo collettivo, in un clima ritrovato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARLO MONAI. ... che in questo momento è stato particolarmente compromesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà, per un minuto.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio personale voto favorevole a questa proposta emendativa, anche se non posso non sottolineare il contesto politico nel quale questo voto, alla fine, rischia di perdere la sua propria valenza, dato che è inserito nella conversione di un decreto-legge che oggi assume un rilievo completamente diverso a seguito della inopinata e assolutamente irriguardosa, nei confronti del Paese e del Parlamento, introduzione, da parte del Governo, di un articolo aggiuntivo che ne stravolge completamente il senso.
Il messaggio che oggi uscirà da quest'Aula è il seguente: la libertà di impresa è una libertà limitata e può sussistere soltanto nei limiti in cui non vada a «toccare» gli interessi del Premier; la libertà di informazione è una libertà limitata, così come il principio di uguaglianza, sancito dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Cambursano, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo in dissenso rispetto alla dichiarazione di voto formulata dal nostro presidente di gruppo in merito all'articoloPag. 10aggiuntivo 4.01, pur condividendone la sostanza, ma non la forma: la proposta emendativa, infatti, è stata presentata dal Governo quando ancora non vi erano assolutamente le condizioni per intervenire su un decreto-legge da convertire.
La mia preoccupazione, signor Presidente, deriva dal fatto che il nostro Paese, riguardo alle scommesse ippiche, con la proposta emendativa in esame sta andando esattamente nella direzione opposta rispetto alla filosofia e al principio che la stessa Commissione europea e la sentenza della Corte di giustizia avevano indicato. La proliferazione dei punti di vendita e della commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici e su base ippica disincentivano le questioni serie del nostro Paese. Rimane poi aperta una serie di problemi riguardo alla regolarizzazione dei lavoratori, al controllo delle corse e al doping, che, purtroppo, sappiamo che dilaga nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Messina, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per annunciare il mio voto favorevole sull'articolo aggiuntivo 4.01 del Governo. Ciò premesso, però, non si può fare a meno di evidenziare l'uso distorto e strumentale dello strumento della decretazione d'urgenza, non solo per materie come quella delle scommesse ippiche, ma anche per materie riguardanti l'intervento su attività imprenditoriali che incidono in maniera distorta sull'attività di impresa di singole aziende. Da tale punto di vista, intervengo appositamente per denunziare quanto sta accadendo in questo momento: attraverso il sistema della decretazione d'urgenza - e attraverso una proposta emendativa al disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame - si sta tentando di introdurre norme in palese contrasto con le direttive della Corte di giustizia delle comunità europee, che ha dato chiare indicazioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IGNAZIO MESSINA. Ritengo che il Governo debba rispettarle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Costantini, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per formulare la mia adesione alla precedente dichiarazione di voto di un rappresentante del gruppo Italia dei Valori sull'articolo aggiuntivo in discussione. Intendo, però, cogliere quest'occasione per sottolineare tutte le mie perplessità rispetto al metodo del quale il Governo si è dotato per stabilire quali sentenze della Corte di giustizia recepire attraverso l'elaborazione di una proposta emendativa e quali sentenze, invece, eludere attraverso la presentazione di un'altra proposta emendativa. Mi riferisco evidentemente alla sentenza della Corte di giustizia del 31 gennaio 2008, che ha contestato il sistema normativo dell'Italia, facendo particolare riferimento alla perpetuazione di un regime transitorio che ormai dura da dieci-undici anni: un regime transitorio che, con l'articolo aggiuntivo presentato dal Governo, si protrarrebbe per ulteriori cinque anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Aniello Formisano, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, grazie per avermi consentito di parlare a titolo personale. Cominciate male quest'avventura nella XVI legislatura, dopo aver proclamato in tutte le direzioni di voler razionalizzare i lavori parlamentari e di voler costruire un dialogo con le opposizioni. Cominciate male perché «scivolate» sulla prima questione che vi capita, una questione delicata sulla qualePag. 11dimostrate, con concretezza di comportamenti - anche parlamentari - di volere eludere quel che avete annunciato pubblicamente e solennemente, ossia di volere costruire un clima nel quale molto raramente le opposizioni sarebbero ricorse al filibustering, ossia a pratiche ostruzionistiche come quella che oggi, invece, stiamo ponendo in essere.
Siamo convinti che sia giusto farlo su un provvedimento che, probabilmente, concretizza, nella sua essenza, quello che disse Biagi, quando, al funerale di Montanelli...

PRESIDENTE. Onorevole Formisano, la invito a concludere.

ANIELLO FORMISANO. ...aveva chiesto di lasciare per un po' di tempo se stesso a parlare con quel che restava della memoria del defunto ed egli...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Formisano. Il suo tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà per un minuto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi dissocio da quanto ho appena sentito e resto al tema dell'articolo aggiuntivo in questione. L'articolo aggiuntivo 4.01 del Governo così recita: «Al fine di dare attuazione alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 13 settembre 2007 nella causa C-260/04 (...) sono stabilite le modalità per l'attribuzione di diritti per l'apertura di punti vendita aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici su base ippica (...)» e propone di conseguenza al punto a): «la localizzazione di punti di vendita nei comuni in cui risultano operanti, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto (...)» e al punto b): la localizzazione di 210 punti di vendita nelle province in cui... Signor rappresentante del Governo, chiedo scusa. Mi rendo conto che, a volte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Evangelisti. La invito a proseguire, recupereremo i due secondi.

FABIO EVANGELISTI. Mi interessa sviluppare il seguente ragionamento. Al punto b) dell'articolo aggiuntivo in esame si prevede: «la localizzazione di 210 punti di vendita nelle province in cui non sono stati assegnati i diritti per l'apertura di punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici (...)» e al punto c) si prevede l'aggiudicazione dei punti di vendita...

PRESIDENTE. La invito a concludere, perché il suo tempo è terminato.

FABIO EVANGELISTI. Vi è un po' di confusione, non mi si lascia terminare il ragionamento...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.

FABIO EVANGELISTI. Io la capisco, ma...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Evangelisti, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sarebbe bene che il Governo fosse presente al banco e ascoltasse gli interventi. Il Governo, per piacere, se torna... (Commenti dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo sta riprendendo il suo posto.

ANTONIO BORGHESI. Quando avremo approvato questo decreto-legge in Italia vi sarà meno libertà di informazione e meno libertà di essere informati. Noi vogliamo utilizzare gli spazi che il Regolamento ci consente e lo facciamo per tutti quei giornalisti che hanno speso la loro vita perPag. 12la libertà dell'informazione a partire da Enzo Biagi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico) che, una volta, disse: «è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto, ovvero i programmi, e chiede che alcuni giornalisti, in quel caso Biagio e Santoro, vadano a finire nella categoria dei disoccupati; poi caccia un comico con un atteggiamento da impresario quale è il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)».

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per un minuto.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anche io intervengo a titolo personale sull'articolo aggiuntivo 4.01 del Governo che si riferisce alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 13 settembre 2007 nella causa C-260/04, che ha richiamato il nostro Paese in merito alle concessioni affidate ai sensi dell'articolo 38, comma 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, con riferimento ai punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici su base ippica.
L'articolo aggiuntivo del Governo in esame stabilisce le modalità di attuazione della sentenza citata, conferendo al Governo stesso una delega per l'attribuzione di diritti per l'apertura di punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici su base ippica.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, il suo tempo è terminato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, per quanto riguarda l'espressione di voto sulla specifica proposta emendativa in esame mi rifaccio a quanto affermato dal mio gruppo negli interventi iniziali. Tuttavia, signor Presidente, devo dire che questo provvedimento purtroppo è irrimediabilmente segnato da una ferita profonda inferta al nostro ordinamento, all'ordinamento parlamentare ed a quello costituzionale. Questa ferita profonda è rappresentata ed è conseguente al fatto che il Governo abbia approfittato della prima occasione utile per stravolgere i termini del decreto-legge in esame e, invece di dare attuazione ad una direttiva europea, ha voluto introdurre elementi di rallentamento, di difficoltà e di ostacoli posti all'attuazione di una direttiva della Comunità europea.
Questo, Presidente, sarà un punto delicato: finché il Governo non eliminerà e non ritirerà la propria proposta emendativa estremamente negativa, tale da ferire l'ordinamento, noi non ci fermeremo di ricordarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che sia chiaro a tutti che in questo dibattito parlamentare sono in gioco due libertà: la libertà d'impresa e quella d'informazione. Dobbiamo evitare - è questo il senso dell'impegno dell'Italia dei Valori - che vi sia una compressione contestuale di libertà d'impresa e di libertà d'informazione. Le due libertà, indipendenti l'una dall'altra, teoricamente possono esistere. È invece inaccettabile la contemporanea compressione dell'una e dell'altra libertà.
È per questo che tutte le nostre proposte sono dirette a rendere normale il sistema dell'informazione e quello dell'impresa nel nostro Paese. Avremo modo, nei successivi interventi, di esplicitare questa posizione, ma vorrei che fosse chiaro il punto estremo dell'orizzonte da noi indicato: la salvaguardia di entrambe le libertà.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, si può dire, a proposito del dibattito di questa mattina, che l'Europa ci guarda. Basta sbirciare i siti dei grandi quotidiani europei: noi siamo sotto osservazione.
Noi non ci iscriveremo alla corte di coloro che, approfittando di questa maggioranza, vogliono attaccare l'Italia. Tuttavia, per stare in Europa ci vuole un bon ton istituzionale. Il bon ton istituzionale inizia con il rispetto delle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, che chiede all'Italia cose ben precise, e le chiede perché dobbiamo rispettare le norme.
La norma giuridica non è una pia esortazione; ha una sua cogenza e prevede anche un impianto sanzionatorio verso il quale il nostro Paese si deve orientare. Ecco perché chiediamo al Governo di ritirare la proposta emendativa in questione e di adempiere alle sentenze della Corte costituzionale, così permettendo ad un libero imprenditore di questo Paese di esercitare liberamente l'impresa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi esprimo a titolo personale in dissenso rispetto al gruppo. Non capisco e quindi non mi adeguo. Il dovere che ho, a seguito del mandato ricevuto dagli elettori, mi impone di capire prima e di agire conseguentemente per tutelare i veri bisogni del cittadino. Ad inizio mandato - il mio primo mandato - mi trovo già a dover prendere una posizione e a dover intervenire per quello che in queste ore - in questa Aula, ma anche fuori dalla stessa - è colto come un eloquente tentativo di segnare l'inizio di legislatura con un atto ad uso personale. Mi riferisco al tentativo di infilare in mezzo a tante proposte emendative - per la proposta in esame ovviamente esprimo il mio voto a favore - una come quella «salva Retequattro», esattamente opposta alla libertà di mercato spesso evocata da questa maggioranza.
Ebbene, signor Presidente, signori colleghi, mi auguro che questo errore di percorso di inizio legislatura non continui per il resto dei prossimi cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, come hanno già fatto alcuni miei colleghi prima di me, anch'io mi affido ad una frase di Enzo Biagi.
Ha detto Enzo Biagi: «È la prima volta che un Presidente del Consiglio», Berlusconi, «decide il palinsesto, cioè i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro, dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati. L'idea, poi, di cacciare il comico Luttazzi, è più da impresario, quale lei del resto è, che da statista. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata de Il fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. Eventualmente, è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che restare a prezzo di certi patteggiamenti. Signor Presidente Berlusconi, non tocca a lei licenziarmi. Penso che qualcuno mi accuserà di un uso personale del mio programma, che, del resto, faccio da anni, ma per raccontare una storia, che va al di là della mia trascurabile persona e che coinvolge un problema fondamentale: quello della libertà di espressione».

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Mura.

SILVANA MURA. Da oggi con questo decreto avremo meno libertà di espressione. Libertà, libertà, libertà!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

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SUSANNA CENNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, seguo quanto, prima di me, già altri colleghi hanno detto sull'articolo aggiuntivo in questione, chiedendone il ritiro.
È una richiesta che fa riferimento all'UNIRE e alla natura di tale istituto, che ha avuto una vicenda lunga e complessa, un lungo commissariamento, un lunghissimo contenzioso con il sistema delle regioni italiane, una discussione che ha portato soltanto alcuni mesi fa alla composizione del nuovo consiglio di amministrazione.
Ritengo che, considerate tali vicende, insieme ai contenuti inseriti nella proposta emendativa - sulle ragioni vi è poco da dire perché non possono che essere condivisibili - vi sia un problema di metodo da sottolineare.
Pongo, quindi, un problema di metodo rispetto alla definizione dei contenuti della proposta emendativa in esame, che viene portata in questo modo all'approvazione dell'Assemblea. Ne chiedo quindi ancora una volta il ritiro, perché ritengo che sia materia oggetto di confronto con il sistema Stato-regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevole colleghe e colleghi, al di là del merito - condivisibile su alcuni articoli - oggi, in questa sede, contestiamo il metodo con il quale il Governo ci propone questo articolo aggiuntivo.
Io stessa, oggi mi trovo in quest'aula perché sono stata eletta da tanti cittadini che mi hanno votato affinché faccia sentire la mia e la loro voce. Non è ammissibile che il Governo Berlusconi porti avanti provvedimenti ad personam, pensati solo per gli interessi privati.
Sono stata candidata nella circoscrizione Estero e sono stata eletta con il maggior numero di preferenze in Europa. Gli elettori hanno fatto del PD il partito più forte in Europa e hanno votato me per una serie di motivi, tra i quali la preoccupazione che un Governo di destra, con Berlusconi Capo del Governo, potesse di nuovo fare un uso strettamente personale del suo potere politico.
Oggi sappiamo che questa preoccupazione era fondata. Questo articolo aggiuntivo è emblematico di questo modo berlusconiano di fare politica e vi sono milioni di italiani all'estero...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Garavini.

LAURA GARAVINI. ...che si sono vergognati di questo e si vergognano adesso che il Governo ed il loro Presidente, appena di nuovo in carica, ricomincia a fare un uso privato del suo potere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei anzitutto esprimere un'umana comprensione per il Ministro Vito: non può che essere un sentimento umano. Ricordo, infatti, signor Presidente, ciò che accadeva nella scorsa legislatura: quando un Ministro era distratto o era al telefono, piovevano urla e strepiti da parte dell'opposizione. È del tutto evidente, quindi, che quando si cambia posizione vi sono tanti aspetti positivi, ma, purtroppo, la sua libertà e agibilità nell'aula sarà limitata: se lei si sposterà per trenta secondi, non potremo che stigmatizzare e sottolineare come ella faceva brillantemente nella scorsa legislatura.
Ovviamente, avremo tempo - sto intervenendo a titolo personale e, pertanto, non posso parlare per molto - per spiegare lungamente nel corso non solo della mattinata, del pomeriggio, ma anche dei prossimi giorni e magari, perché no, anche la prossima settimana, signor Presidente, le ragioni per cui siamo contrari alle proposte emendative presentate dal Governo...

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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, parlerò meno del minuto previsto, anche perché trovo irritante l'approccio postale che lei ha stabilito in questa discussione. Pertanto, chiudo lo sportello istantaneamente, come non è mai accaduto in quest'Aula.
Noto la sua aria annoiata da quando ha iniziato a dirigere quest'Aula. Posso capire che nella vita si abbiano progetti più grandi (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), ma personalmente ritengo che il suo dovrebbe essere un progetto grande. Essere il titolare di una Camera del Parlamento italiano è molto importante, mi creda! Non attui quell'atteggiamento da impiegato postale che la induce a chiudere lo sportello addosso a chi sta in fila (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.
Onorevole Colombo, la ringrazio anche del consiglio e le ricordo che il primo dovere del Presidente della Camera è di far rispettare il Regolamento che prevede che le dichiarazioni di voto in dissenso non possano durare più di un minuto. La ringrazio per aver usato meno del tempo che aveva a disposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Constato l'assenza dell'onorevole Brandolini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che abbia rinunziato.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Favia. Ricordo che l'articolo 85, comma 7, del Regolamento stabilisce che il Presidente della Camera conceda la parola ai deputati che intendano esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo, individuando le modalità e i limiti di tempo degli interventi.
Secondo la prassi costantemente applicata, il numero dei deputati che intervengono a titolo personale deve essere inferiore alla metà del numero degli appartenenti al gruppo. Diversamente, la posizione espressa dal gruppo sarebbe una posizione minoritaria. Poiché il gruppo dell'Italia dei Valori è composto da ventinove deputati e si sono già svolti quattordici interventi a titolo personale, non posso concedere la parola ad altri deputati del medesimo gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, è molto triste trovarsi in quest'Aula oggi a discutere di un pacchetto di proposte emendative che, in realtà, copre un articolo aggiuntivo utile soltanto alle aziende del Presidente del Consiglio. È dal 1999 che Europa 7 attende di poter esercitare un proprio diritto, cioè quello di trasmettere.
Per avere giustizia, a causa dei regimi transitori che si sono succeduti anno dopo anno, è stato necessario che intervenisse l'Europa. La Corte di giustizia delle Comunità europee si è espressa, stabilendo che i regimi transitori non rispettano le direttive europee e che, quindi, Retequattro ha goduto di benefici illegittimi. In questo modo, la Corte ha di fatto confermato l'esistenza di un'anomalia italiana nel settore che consiste in una concentrazione di potere nel sistema radiotelevisivo (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SANDRA ZAMPA. Sarebbe un bel gesto se il Governo ritirasse questa proposta emendativa...

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PRESIDENTE. Deve concludere.

SANDRA ZAMPA. Mentre a Napoli annunciate di aver risolto parte dei problemi del Paese, a Roma risolvete i problemi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marchioni. Ne ha facoltà.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, segnalando come il mancato rispetto delle indicazioni della Corte di giustizia e dell'Unione europea - dietro a quanto accade alle frequenze di Retequattro - ha creato una serie di difficoltà anche all'attuazione di quello che già la cosiddetta legge Mammì aveva previsto nel 1990 in tema di assegnazione di frequenze per le emittenti locali.
Vi sono emittenti locali che, in tutta Italia, attendono dal 1990 l'assegnazione della frequenza che la legge attribuiva loro per diritto per poter trasmettere e, quindi, lavorare. Tale legge - mai applicata a causa del prorogarsi di una situazione che non fa che rinviare un assetto stabile dell'emittenza nazionale - ha così penalizzato molte delle realtà locali che avevano la concessione e la possibilità di trasmettere, e che non possono farlo in mancanza di un riordino delle frequenze già previsto, appunto, dalla «legge Mammì» del 1990 e mai applicato...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

ELISA MARCHIONI. ...con una situazione che, in questo modo, si continua a prorogare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come vede, stiamo discutendo di emendamenti, in particolare su questa proposta emendativa del Governo, che è stata presentata a seguito di una condizione particolare. Mi riferisco al fatto che si trattava di discutere di un provvedimento, il quale recava con sé una formulazione che, sostanzialmente, era stata concordata dal Governo uscente con i rappresentanti dell'allora opposizione (nella legislatura passata) e dell'attuale maggioranza che ha la responsabilità di governare in questa legislatura.
Evidentemente, qualche cosa non ha funzionato, perché abbiamo discusso della possibilità di avviare una fase nuova in questo Parlamento: la fase del dialogo. Oggi, la fase dialogo subisce uno strappo, ad iniziativa del Governo, nel momento in cui si presenta non più solo un emendamento, come avevamo avuto modo di discutere nella seduta scorsa, sulle questioni del sistema radiotelevisivo, ma anche su altri argomenti...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Quartiani, il suo tempo è terminato.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ...come quello che riguarda ANAS ed altre situazioni specifiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, purtroppo, ad inizio legislatura, dobbiamo registrare con amarezza l'atteggiamento dell'opposizione sul primo provvedimento, che, peraltro, abbiamo ereditato dal precedente Governo e che, con grande senso di responsabilità, in questa sede, come maggioranza e come Governo, ci troviamo ad affrontare e a migliorare, perché sappiamo bene che, nonostante la tornata elettorale, vi sono obblighi che, in questo caso, sono anche obblighi internazionali, essendo comunitari.
Ebbene, come dicevo, purtroppo, dobbiamo prendere atto con amarezza dell'atteggiamento dell'opposizione, la quale, in campagna elettorale, ci aveva parlato diPag. 17un cambio di registro, del dialogo, della volontà di superare quell'antiberlusconismo militante che tanti danni ha creato alla sinistra italiana: lo dico consapevole che una buona sinistra, una buona opposizione, non può che far bene alla democrazia italiana.
Noi, in questa sede, vorremmo discutere con l'opposizione del pacchetto sicurezza, dei provvedimenti fiscali, dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa e dei nostri provvedimenti per risolvere l'emergenza ambientale a Napoli, rispetto alla quale la loro parte politica ha grandi responsabilità! Anziché parlare di questo, anziché trovare un interlocutore, anziché dare luogo ad un bipolarismo maturo, ci troviamo di fronte un'opposizione che comincia ad urlare e a parlare di nuovo di frequenze, di emittenze, di digitale, di Retequattro e di Berlusconi. Ma cosa gliene importa agli italiani di centrodestra e di centrosinistra del digitale terrestre (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Credo, caro Veltroni, che gli italiani - compresi quei pochi che hanno scelto la vostra parte politica - vogliano parlare di sicurezza, di potere di acquisto, di ambiente, mentre voi state bloccando il Parlamento su argomenti diversi.
Dunque, il nostro è un richiamo al senso di responsabilità, al senso delle istituzioni e al rispetto per gli obblighi comunitari. È per questo che richiamiamo l'opposizione ad essere più matura. Non è possibile che si paralizzi il Parlamento in prima battuta, tornando a dire le cose che venivano dette cinque o dieci anni fa e che non hanno prodotto nulla in campagna elettorale!
Lo dico agli «aventiniani» del centrosinistra: questo atteggiamento è stato già bocciato in campagna elettorale; il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi lo ha risolto l'elettorato dicendo: non me ne frega niente, voglio un'Italia più sicura, voglio un'Italia in cui l'economia vada meglio, voglio un'Italia con una minore pressione fiscale! È questo che noi vogliamo fare ed è per questo che vogliamo lavorare.
Signor Presidente, abbiamo apprezzato molto il suo appello ai parlamentari a lavorare di più, perché siamo coscienti di avere un dovere nei confronti del Paese: dobbiamo modernizzarlo, dobbiamo riformare i Regolamenti e la Costituzione, dobbiamo delegificare, dobbiamo migliorare la nostra economia e il sistema fiscale. Siamo qui e siamo pronti a rimboccarci le maniche, ma non vorremmo trovarci di fronte i banchi vuoti di chi continua ad agire con una demagogia di cui non interessa nulla a nessuno.
Ecco perché non ci spaventa l'uscita da quest'Aula. La maggioranza conferma al Governo di essere pronta e compatta per sostenere i suoi provvedimenti e anche per sostenere - mi rivolgo ai ministri presenti - un provvedimento del precedente Governo: il nostro senso delle istituzioni e il nostro senso di responsabilità vanno oltre l'appartenenza politica. Ecco perché censuriamo e condanniamo l'atteggiamento dell'opposizione che, ancora una volta, porta avanti battaglie personali e non pensa all'interesse del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io ricopro la carica di sindaco ed è la prima volta che entro in quest'Aula da parlamentare. Sono veramente dispiaciuto dell'atteggiamento che sto vedendo, perché noi dovremmo dare agli italiani del nord, del centro e del sud quello che abbiamo promesso. Signor Presidente, non riesco a parlare, forse l'educazione non è di casa qui...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Buonanno, prosegua.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, dicevo che sono allibito. Quando da Roma torno a casa mia al nord molti mi chiedono cosa faccia io a Roma. Per me, vedere che i lavori parlamentari procedonoPag. 18alla velocità del bradipo e che c'è gente che va in televisione ogni cinque minuti - sto parlando di esponenti del centrosinistra - a fare la morale sui problemi dell'Italia, per poi comportarsi come sta facendo stamattina, è una vergogna!
Questa gente non si ricorda più che solo un mese e mezzo fa il Governo più disastrato del dopoguerra, cioè il Governo Prodi, ha fatto tanti di quei disastri ma loro lo hanno appoggiato lo stesso e adesso vengono a farci la morale su ciò che dobbiamo fare e ciò che non dobbiamo fare, dimenticandosi anche che gli elettori hanno espresso un giudizio ben preciso, rispetto al quale abbiamo una grande responsabilità.
La gente fuori da quest'Aula vuole sapere - come diceva giustamente il collega Bocchino - cosa faremo per i rifiuti e per il costo della vita, come faremo a bloccare il prezzo della benzina e del gasolio; vuole sapere come fare per mantenere le proprie famiglie, come si fa a vivere in maniera più sicura nel nostro Paese e come si risolvono i problemi. Non vuole sapere se c'è gente che va nel «Transatlantico» a mangiare un panino o a bere un caffè e poi va nelle piazze a dire che Berlusconi è cattivo: si devono vergognare! Vergognare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cassinelli. Ne ha facoltà per un minuto.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per esprimere il voto favorevole al provvedimento in esame, per esprimere la mia solidarietà personale nei suoi confronti per le espressioni quanto mai sgradevoli dell'onorevole Colombo, ma sopratutto per esprimere solidarietà ai dipendenti delle Poste italiane che sono stati additati come esempio di maleducazione e di arroganza, mentre si tratta di lavoratori che per la loro stragrande maggioranza assolvono in modo sempre efficiente ed educato al loro compito.
L'atteggiamento dell'onorevole Colombo è, invece, un atteggiamento sgradevole ed è quanto mai riprovevole avere additato dei lavoratori che svolgono un servizio di interesse pubblico, spesso a contatto con il pubblico, come elementi negativi della nostra società.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, credo sia opportuno esprimere la ragione per cui il gruppo parlamentare che ho l'onore di rappresentare, pur votando contro una serie di emendamenti ed il merito del decreto-legge al nostro esame per le ragioni che sono state illustrate dall'onorevole Vietti e dai colleghi, è presente in Aula.
Da tempo, indipendentemente dal colore politico di chi ha l'onore di governare questo Paese, indipendentemente dalla maggioranza e dall'opposizione, che temporaneamente si possono creare, sostengo - come ho fatto da Presidente della Camera, così oggi da semplice parlamentare - che il ricorso all'ostruzionismo parlamentare e all'abbandono dell'Aula è un metodo che può essere usato solo in condizioni del tutto straordinarie ed eccezionali. Infatti, l'abitudine all'inizio della legislatura di ricorrere a tale strumento di lotta politica finisce per svilire il Parlamento.
Il nostro gruppo, al di là delle posizioni di maggioranza ed opposizione, di assenso o di dissenso, esprime fin da ora - e vale per tutta la legislatura - un'opinione chiara e semplice: l'abbandono dell'aula e l'ostruzionismo parlamentare non possono essere la prassi del funzionamento dei rapporti tra maggioranza e opposizione.
Ecco perché, pur non condividendo e votando contro, siamo presenti in Aula e ci resteremo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

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ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiedere - e non dubito che lo farà, vista la situazione - di procedere ad una verifica e al controllo delle tessere perché, tra l'altro, non essendo stati assegnati i posti, una certa abitudine potrebbe andare avanti anche per le prossime votazioni. La pregherei, pertanto, di controllare bene che tutti votino per sé e, soprattutto, di verificare che ad ogni tessera corrisponda una persona.

PRESIDENTE. Controlleremo certamente in modo adeguato.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Prego di fare in modo che ogni deputato sia presente nel momento in cui esprime il voto: non è previsto il voto per delega.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, alcuni deputati stanno votando per due!

PRESIDENTE. Prego i segretari di verificare.
Dichiaro chiusa la votazione.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, il dispositivo di voto non ha funzionato.

PRESIDENTE. Va bene, lo verificheremo dopo.
Onorevoli colleghi, il sistema elettronico di votazione rileva che la Camera non è in numero legale per deliberare per 10 deputati.
Chiedo ai segretari di verificare se siano presenti in aula deputati che non abbiano partecipato al voto.
Avverto che il sistema ha già computato automaticamente 17 deputati, aggiunti figurativamente in conseguenza della richiesta di voto nominale.
Tale numero è pari alla differenza tra il quorum per la richiesta della votazione qualificata e i deputati appartenenti ai gruppi richiedenti la stessa che hanno effettivamente preso parte alla votazione.
Ai fini della verifica del numero legale dobbiamo, secondo prassi consolidata, aggiungere, ove siano in eccedenza rispetto a quelli già inclusi figurativamente dal sistema, i deputati intervenuti per dichiarazione di voto che non sono presenti in aula e i deputati presenti in aula che non hanno preso parte alla votazione (i cosiddetti inerti).
Do incarico ai deputati segretari di verificare il numero dei deputati. A seguito della verifica effettuata, risulta che i seguenti deputati, intervenuti per dichiarazione di voto, non abbiano votato: si tratta degli onorevoli Fiorio, Servodio, Monai, Orlando, Cenni, Donadi, Cambursano, Messina, Touadi, Garavini, Colombo, Rota, Formisano, Evangelisti, Costantini, Di Giuseppe, Borghesi, Misiti, Palomba, Mura e Zampa. Sono presenti in aula, ma non hanno preso parte alla votazione, i deputati: Bocci ed Evangelisti.
Pertanto, il numero dei deputati da aggiungere in eccedenza rispetto a quelli calcolati figurativamente dal sistema elettronico è di 14. La Camera, pertanto, è in numero legale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Proclamo l'esito della votazione:

Presenti 241
Votanti 210
Astenuti 31
Maggioranza 106Pag. 20
Hanno votato 209
Hanno votato no 1
(Sono in missione 55 deputati).
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, volevo fare presente, se è possibile, che l'atteggiamento di tutta l'opposizione, sia dei gruppi che sono usciti dall'aula, sia di quelli che vi sono rimasti - naturalmente mi rifaccio, perché l'ho apprezzato, anche all'intervento dell'onorevole Casini - è complessivamente da valutare come un atteggiamento responsabile, di fronte all'irresponsabilità di una maggioranza che, volendo forzare su un decreto-legge, si presenta in quest'aula, nella prima occasione, senza disporre della maggioranza utile attraverso la quale avviare un confronto parlamentare serio.
Non si può pensare che sia l'opposizione, che siano il gruppo del Partito Democratico o altri gruppi in minoranza in questo Parlamento a dare la maggioranza ad un centrodestra che oggi è in aula - lo ribadisco - con una presenza tale da non avere un'autonoma maggioranza in questo Parlamento.
Credo che questo sia un fatto politico, nel momento in cui il Governo ci richiede il dialogo. Il dialogo è fatto dalla partecipazione ai lavori di questo Parlamento. Siccome anche nei giorni scorsi da questi banchi, anche attraverso dichiarazioni alla stampa - penso all'onorevole Cota - ci è stato ricordato che questo Parlamento lavora troppo poco, suggerirei agli amici della maggioranza di guardare ai propri banchi.
Guardate che avevate solo 200 presenze su 340 parlamentari che devono essere presenti in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! La nostra responsabilità consiste anzitutto nel rispetto delle istituzioni ed è per rispettare le istituzioni che abbiamo voluto segnalare, con una momentanea assenza dall'aula, il fatto che c'è una maggioranza che non partecipa ai lavori della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Lei stesso, signor Presidente, ci ha voluto segnalare, con dichiarazioni alla stampa, che dobbiamo lavorare. Ebbene, l'opposizione è qui; dov'è la maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sento di dover intervenire per rispondere serenamente e pacatamente agli interventi dell'onorevole Bocchino e dell'onorevole Buonanno.
Capisco l'onorevole Bocchino: adesso si trova in un ruolo e in una posizione diverse da quelle della precedente legislatura, ma siccome parla di amarezza, di senso delle istituzioni e di senso di responsabilità, corre l'obbligo di ricordare che nella precedente legislatura egli è stato, insieme al gruppo di Alleanza Nazionale e al gruppo della Lega, tra i protagonisti più attivi di forme ostruzionistiche e quant'altro.
Nessuna sorpresa, quindi, da questo punto di vista: è semplicemente cambiato il ruolo, il gioco delle parti. Noi oggi svolgiamo un'altra funzione: siamo all'opposizione di questo Governo, e di fronte al primo provvedimento che arriva in Aula, la conversione di un decreto-legge per quanto riguarda gli obblighi comunitari, chi ha fatto il vero atto di forza, chi è entrato a gamba tesa, è il Governo, che con il suo emendamento «salva Retequattro» costringe noi ad assumere questa posizione.
Per quanto riguarda il collega Buonanno, invece, stia tranquillo, vada dai suoi elettori quando torna a casa, dia il rendiconto di quello che fa personalmente e di ciò che fa il proprio gruppo, ma anche di quanto fa la maggioranza: ha già dettoPag. 21il collega che mi ha preceduto che la responsabilità di garantire il numero legale è tutto della maggioranza.
Apprezzo e ho apprezzato le parole del presidente Casini, che dall'alto della sua autorevolezza, dall'alto della sua esperienza, dall'alto della sua figura istituzionale ha tenuto a precisare qual è l'atteggiamento del gruppo dell'UdC. Apprezzo e rispetto tale posizione. Mi permetto sommessamente, però, di suggerire all'onorevole Casini di far sì che questa sua presa di posizione, corretta, estremamente corretta, non diventi la norma per tutta la legislatura, perché la stessa UdC dovrà saper calibrare di volta in volta il proprio intervento, la propria condotta parlamentare e dovrà essere capace di sapere quali saranno i punti qualificanti su cui esprimere un voto a favore, quali saranno i punti su cui, necessariamente, bisognerà votare contro e quelli in cui magari astenersi, senza escludere anche un atteggiamento ostruzionistico o anche l'uscita dall'aula, che è legittima quando non si vuole avere la responsabilità, la corresponsabilità di un atto che non si condivide.
Ci troviamo qui oggi a fare, dal punto di vista personale sgradevolmente - mi sia permesso di usare questa espressione -, un'attività ostruzionistica, perché il tema in discussione è molto più rilevante di quanto si voglia fare apparire. Già la scorsa settimana sono intervenuto sull'argomento, e mi dispiace, adesso non lo vedo, ma volevo dirlo personalmente al sottosegretario Romani, che sicuramente avrà modo di leggerlo dal resoconto stenografico della seduta. Il sottosegretario Romani la settimana precedente è venuto qui, in Aula, ha fatto una lunga dissertazione tecnica sul contenuto dell'emendamento «salva Retequattro» proposto dal Governo, ma è scivolato su una pietoso bugia. Ha detto che l'articolo aggiuntivo non fosse rivolto a salvare Retequattro, ma tre minuti dopo è uscita un'agenzia stampa che riportava quanto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, uscendo dall'assemblea della Confindustria, aveva dichiarato pubblicamente, cioè che questo articolo aggiuntivo salva Retequattro fosse sacrosanto, giusto e sacrosanto.
Allora sarà il caso che il collega Romani, il sottosegretario Romani, oltre al controllo dei resoconti stenografici, si faccia dettare meglio l'agenda degli interventi dal suo datore di lavoro, o meglio dal principale azionista di Mediaset, sua datrice di lavoro nel caso specifico, perché non è accettabile che egli menta al Parlamento. Lo può fare a se stesso, guardandosi la mattina allo specchio mentre si fa la barba; non può mentire al Parlamento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO EVANGELISTI. Queste sono le motivazioni che hanno reso necessario il nostro atteggiamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, l'emendamento al nostro esame riguarda disposizioni in materia di riconoscimento del servizio pubblico svolto nell'ambito dell'Unione europea in esecuzione della sentenza della Corte di giustizia resa in data 26 dicembre 2006 nella causa C-371/04 (procedura di infrazione n. 2002/4888).
Questo emendamento, sul quale preannuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori, prevede che, all'articolo 5, comma 1, primo periodo, del testo del decreto-legge, le parole «in un altro» siano sostituite con le parole «presso pubbliche amministrazioni di un altro».
Ciò detto, però, signor Presidente, non si può non rilevare l'uso distorto dello strumento del decreto-legge su materie che non presentano carattere di urgenza ma che, al contrario, sono materie sulle quali il Parlamento dovrebbe essere chiamato ordinariamente e seriamente a riflettere. Già solo a leggere il titolo del decreto-leggePag. 22si individua infatti immediatamente una contraddizione che nasconde una vera presa in giro. Il provvedimento al nostro esame si intitola infatti «Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee»: siamo dunque chiamati a dare attuazione ad obblighi comunitari sanciti da sentenze. A questo punto, però, corre l'obbligo di verificare cosa affermino le sentenze cui occorre uniformarsi.
Ebbene, da tale verifica emerge che la sentenza del 31 gennaio 2008, che riguarda le emittenze locali e in particolare Retequattro, afferma esattamente il contrario di quanto si intende far passare con la nota proposta emendativa al provvedimento. Tale articolo aggiuntivo prevede infatti una proroga del termine in scadenza per l'attribuzione delle frequenze. Sostanzialmente, accade che, in palese contraddizione fra loro, decreto-legge, sentenza ed emendamento conducono ad un risultato distorto il cui esame viene peraltro sottratto al Parlamento: si consente infatti di trasmettere a chi non è autorizzato a farlo, mentre lo si impedisce a chi sarebbe autorizzato sulla base di una sentenza della Corte di giustizia europea e dei pareri della Commissione europea.
Noi siamo chiamati ad esaminare l'applicazione della legge indipendentemente da chi sia il soggetto da essa interessato: non si può fare un intervento a favore o contro Retequattro, o a favore o contro Europa 7! Il discorso è diverso: si deve intervenire in favore di chi osserva la legge rispetto a chi la viola e che, grazie all'articolo aggiuntivo proposto dal Governo, viene legittimato a continuare a farlo non solo per oggi, ma fino al 2012 e forse addirittura fino al 2015.
All'inizio della legislatura, avevo incontrato amici eletti nel Popolo della Libertà che mi avevano detto che questa volta avrebbero fatto una corretta e reale attività di Governo, poiché le leggi ad personam erano già state approvate in precedenza. Bene, le bugie hanno le gambe non corte ma cortissime: non abbiamo infatti neppure dato inizio alla legislatura e immediatamente ci troviamo di fronte a due provvedimenti, l'uno ritirato qualche giorno fa e l'altro questo «salva Retequattro», oggi al nostro esame, che servono come forme di tutela ad personam che il Parlamento dovrebbe adottare.
In realtà, sembra di assistere ad una situazione nella quale operano due Governi che lavorano in parallelo. Da un lato, vi è infatti un Governo composto da ministri che cercano di dare soluzione a qualche problema (anche se questo dobbiamo ancora verificarlo: infatti, a parte le dichiarazioni di principio, sulle quali in parte abbiamo anche espresso il nostro consenso, non si è finora visto nulla di concreto).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IGNAZIO MESSINA. Dall'altro lato, vi è invece un Governo che lavora in parallelo, composto da avvocati che inseriscono nei vari disegni di legge che vengono proposti cavilli che servono a salvaguardare persone e interessi personali. Questo è il problema: occorre fare in modo che quella proposta emendativa venga ritirata... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole: il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione, per cinque minuti. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, devo manifestarle una condizione di disagio per le modalità con le quali si sta svolgendo il dibattito parlamentare. Come lei sa, sono stato per quattro anni Ministro per le politiche comunitarie ed ho tentato di tenere la materia comunitaria fuori dallo scontro politico, in quanto materia per eccellenza bipartisan che dovrebbe riguardare egualmente tutte le forze politiche.
Devo esprimere lo sgomento nel vedere come questo lavoro stia andando in pezzi,Pag. 23signor Presidente, a dire il vero per la responsabilità del Governo che insiste nel presentare, come materia di prevalente interesse comunitario e di urgenza comunitaria, elementi di provvedimento i quali hanno tutto il tempo per essere trattati in altro luogo.
Sull'emendamento 5.1 del Governo il mio gruppo si asterrà. Avrei voluto votare a favore - e sarebbe stato giusto votare a favore - perché si tratta in tale caso di una misura sacrosanta, ossia l'esecuzione di una sentenza della Corte di giustizia. Quando vi è una sentenza della Corte di giustizia, si è in presenza di un atto dovuto, di un provvedimento sul quale, come si usa dire, non c'è da «sfogliar verze»: è una cosa che bisogna fare, punto e basta. Tuttavia, ci asterremo proprio per il contesto nel quale il provvedimento è inserito. Infatti, troveremo passaggi diversi che non riguardano sentenze da eseguire, bensì messe in mora. Già sulla messa in mora si può discutere; infatti capisco che la messa in mora costituisce una situazione grave e che, sulla base dell'articolo 10 della legge n. 11 del 2005, il Governo è autorizzato a presentare anche provvedimenti interessati da una procedura che è giunta alla fase della messa in mora. Ma poi, andando oltre, ci imbattiamo in semplici pareri motivati: dove c'è un parere motivato, c'è tutto il tempo di aspettare la legge comunitaria o anche il tempo di inserirli - quando si tratti di questioni particolarmente gravi - in un provvedimento legislativo ad hoc.
In tali casi si ravvisano reali forzature. Vorrei invitare gli amici dell'«altra» opposizione - il cui stato d'animo comprendo - a non lasciarsi però travolgere: dove prevale chiaramente la materia comunitaria, a livello di emendamento, è giusto quanto meno esprimere l'astensione; dove invece la materia comunitaria è chiaramente usata come pretesto per altre finalità, allora è giusto votare contro. Purtroppo, dato il peso politico che ha tale elemento, esso trascina con sé il giudizio su tutto il provvedimento, ma ciò è sbagliato ed è una perdita per il Paese il fatto che una legge comunitaria non possa essere approvata coralmente da tutto il Parlamento.
Non so se esista ancora il tempo per una riflessione nel Governo: non sottovalutate, nel momento in cui si parla della necessità di un nuovo rapporto tra maggioranza e opposizione, il rischio - anzi, la certezza - di mandare a fondo quel poco che, in tempi teoricamente ben più difficili, si è riuscito a costruire in termini di unanimità morale del Paese sulla questione dell'Europa, che non è banale e secondaria, ma è questione fondamentale che dovrebbe vedere uniti tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, l'esordio del Governo in materia comunitaria - devo purtroppo constatare - è veramente scoraggiante: è scoraggiante nel metodo, perché non si usa l'Europa per risolvere in modo surrettizio problemi interni, pubblici o personali, ed è scoraggiante nel merito, perché vi sono varie perplessità che ben possiamo sollevare anche riguardo all'emendamento in esame relativo ad un principio fondamentale, quello della libera circolazione e della non discriminazione.
Purtroppo il Governo ci ha dato modo di apprezzare l'inizio scoraggiante in materia comunitaria non solo nel caso che esaminiamo oggi: questo Governo ha esordito attaccando la Banca centrale europea e parlando di una modifica dell'accordo di Schengen, per poi scoprire che in Europa nessuno vuole una modifica dell'accordo di Schengen.
Infine, abbiamo assistito a qualcosa di molto originale: un Ministro per le politiche comunitarie che, ancora prima di andare a Bruxelles, è dovuto correre a Madrid per spiegare una non meglio ancora precisata, all'epoca, linea del Governo in materia di immigrazione e di frontiere. Siamo quindi certamente scoraggiati, soprattuttoPag. 24perché si tratta di una materia in cui non dovrebbero esservi né interessi personali né interessi di destra o di sinistra, ma solo interessi nazionali che si dovrebbe difendere al meglio.
L'inizio, ripeto, non è dei migliori né, signor Presidente, la disposizione in esame. Essa ha lo scopo di conformare l'ordinamento interno agli sviluppi comunitari e alle recenti interpretazioni della Corte di giustizia relative all'articolo 39 del Trattato. Certamente è necessario adeguarsi, ma non così urgentemente da emanare un decreto-legge. Si sarebbe potuto benissimo utilizzare anche in tale materia la legge comunitaria che, tra un mese, sarà posta all'esame dell'Assemblea.
Certamente occorre assicurare una piena parità tra tutti coloro che abbiano esercitato una funzione pubblica presso l'amministrazione di uno o più Stati membri dell'Unione europea. Tuttavia è una materia complessa che non può essere trattata all'interno di un decreto-legge, perché vi sono più sentenze della Corte di giustizia, varie comunicazioni interpretative della Commissione e varie infrazioni. Si tratta sicuramente di una materia di grande delicatezza, perché si occupa di uno dei principi fondamentali che costituisce il cuore dell'Europa, cioè il principio di non discriminazione nonché la disapplicazione di norme interne incompatibili con quelle europee.
Abbiamo dinanzi una proposta emendativa al testo originario del Governo e se il principio in astratto perseguito è ovviamente condivisibile - si tratta, lo ripeto, di applicare l'articolo 39 relativo al principio di non discriminazione - tuttavia il metodo non lo è affatto e anche la formulazione utilizzata dal Governo appare eccessivamente restrittiva. Si rischia, disponendo in maniera eccessivamente affrettata e senza alcuna giustificazione per tale fretta e urgenza, di non sanare del tutto l'infrazione poiché la formulazione non è convincente, appare restrittiva e comunque andrebbe valutata nelle sedi appropriate dalle Commissioni di merito in maniera molto più approfondita.
Pertanto, si rischia di commettere errori e di non sanare tutti gli aspetti dell'infrazione, non adeguando pienamente il nostro ordinamento ai Trattati comunitari e ribadisco che non si può utilizzare un decreto-legge, allorché vi sia la possibilità di avviare un ampio dibattito in Parlamento in occasione della legge comunitaria in ordine a tale materia. È una materia, lo ripeto, che dovrebbe essere condivisa e non strumentalizzata per scopi interni, come invece accade ora con il decreto-legge in esame. In queste circostanze sarebbe molto meglio rimandare tutto alla legge comunitaria che, tra breve, dovremo esaminare alla Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà, per un minuto.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo per ribadire che l'articolo 5 - così come è formulato - è uno strumento chiaro e coerente con gli obblighi comunitari a cui ci si deve attenere, perché comprensivo delle diverse fattispecie del servizio pubblico.
L'introduzione dell'emendamento del Governo, invece, sembra voler riproporre un concetto ristretto del servizio pubblico presso la pubblica amministrazione. Infatti, è volto a limitare il campo di applicazione e ad aggirare le regole della libera concorrenza definite dal legislatore comunitario, che estendono la disciplina a tutti i soggetti, enti e fondazioni, che operano nella e per la pubblica amministrazione e la cui azione ha una finalità pubblica. Inoltre, utilizza risorse dello Stato e degli enti locali e territoriali che sono sottoposti a controllo.
La specificazione contenuta nel sopracitato emendamento ci preoccupa...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Schirru, ma ha terminato il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 25

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, approfitto di questo tempo per tornare a onorare un altro giornalista che ha sempre considerato la libertà di informazione, di informare e anche ad essere informati un diritto: mi riferisco a Indro Montanelli. Indro Montanelli ha sempre pagato per il suo desiderio di avere un'informazione libera e pluralista. Enzo Biagi ha raccontato: «Al cimitero, quando è morto Indro Montanelli, ho chiesto se potevo restare con lui per due minuti perché dovevo dirgli due cose. Se ne sono andati molto rispettosamente e io gli ho detto: "Indro, dicevi che certi personaggi dovevamo provarli. Ho l'impressione che abbiano sbagliato la dose"».
Da oggi con il decreto in esame avremo meno libertà di espressione e meno libertà di informazione. Viva l'informazione libera e pluralista!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà, per un minuto.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, concordo con le sollecitazioni del collega presidente Buttiglione. Infatti, un decreto-legge che attua obblighi comunitari e, inoltre, esegue sentenze della Corte di giustizia delle comunità europee deve avere il massimo di consenso possibile e, naturalmente, anche di attenzione da parte di questo Parlamento.
Tuttavia, in questo caso è in discussione una questione ancor più importante, cioè quella dell'applicazione dei provvedimenti che, nell'arco degli anni, si sono succeduti a difesa della libertà e della democrazia di questo Paese. Mi riferisco alle sentenze della Corte costituzionale, che dichiarava assolutamente non più compatibile con la normativa europea la normativa nazionale che prevedeva che le reti televisive rimanessero nelle mani di un unico proprietario e che, quindi, ci fosse una concentrazione eccessiva dell'informazione. Quindi, collega presidente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per un minuto.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'articolo 5 del decreto-legge in esame è sacrosanto. È un articolo che deve essere approvato ed è qualcosa che ci convince in generale. Tuttavia, l'articolo aggiuntivo proposto, a mio modo modesto avviso, restringe di molto il campo dello stesso articolo 5. Pertanto, credo che questa proposta emendativa vada respinta. Ciò significa che gli emendamenti presentati dal Governo non sono stati approfonditi, ma redatti in fretta e furia. Infatti, per quanto riguarda le leggi comunitarie, è necessario avere una capacità di approfondire gli argomenti e di portare avanti una linea che possa essere accettata da tutto il Parlamento. Aveva ragione l'onorevole Buttiglione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Misiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà, per un minuto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non ce l'ho con l'onorevole Romani, lo giuro. Spero che lui non ce l'abbia con me, perché non lo vedo più al banco della Presidenza. Infatti, ancora questa mattina, intervenendo a Radio 24 ha dichiarato: «Retequattro non c'entra nulla con questo provvedimento, lo ribadisco. Vogliamo salvare Retequattro? È falso». Egli, inoltre, ha l'impressione che noi diamo un'interpretazione sbagliata di questo provvedimento. Noi, ovviamente, magari con un pizzico di presunzione, immaginiamo tutt'altro scenario, a meno che l'onorevole Romani non voglia dire che con il decreto-legge in esame, alla fine, con una piccola modifica, ad andare sul satellite potranno essere le reti della RAI, in modo da risolvere definitivamente ogni problema di duopolio e di conflitto di interesse. Ma intervengo soprattutto per dire, in aggiunta all'intervento precedente...

Pag. 26

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi dia proprio due secondi...

PRESIDENTE. Non posso...

FABIO EVANGELISTI. Per dire che abbiamo chiesto un incontro al Presidente della Repubblica, perché il principio...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà, per un minuto.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo con una dichiarazione di voto a titolo personale sulla proposta emendativa in esame, preannunciando voto favorevole. Infatti, si tratta di una proposta emendativa riferita ad un articolo pensato in esecuzione della sentenza della Corte di giustizia resa in data 26 dicembre 2006 nella causa C-371/04, procedura di infrazione n. 2002/4888.
Voterò a favore, anche se mi imbarazza il contesto politico negativo nel quale ci veniamo a trovare a causa dell'articolo aggiuntivo 8.015 presentato dal Governo, che riteniamo inammissibile e non urgente in un contesto già censurato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà, per un minuto.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, nel confermare il mio voto conforme a quello del mio gruppo volevo sottolineare a quest'Aula alcuni dati che forse aiutano un po' a capire, al di là delle contrapposizioni politiche, quali sono le reali partite in gioco. Vorrei citarne soltanto due, nella speranza di poter essere di aiuto a qualcuno.
Teniamo conto, nell'approvare oggi questa proposta emendativa del Governo che definitivamente travolge i diritti di un privato imprenditore che da dieci anni attende il rilascio delle concessioni che ha vinto in una gara pubblica, che lo Stato andrà incontro da un lato alla condanna che già la Corte di giustizia delle comunità europee ci ha inflitto retroattivamente dal 2006 - si parla di circa 120 milioni di euro ogni anno -, ma ricordate soprattutto che questo imprenditore che da dieci anni non può trasmettere ha attivato una causa civile nei confronti dello Stato italiano con la quale chiede un risarcimento di 3 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, intervengo per completare l'intervento del collega Donadi, che ricordava un aspetto molto interessante che stiamo trascurando. Ci siamo impegnati, in campagna elettorale, a tagliare i costi della politica. Con l'articolo aggiuntivo presentato dal Governo sosterremo il più grande costo per il politico mai sostenuto dall'Italia. L'approvazione di questo articolo aggiuntivo esporrebbe i contribuenti italiani al rischio di pagare un risarcimento danni quantificato in 3 miliardi di euro da Europa 7 nella causa presentata al Consiglio di Stato, e quantificato in 120 milioni di euro l'anno per sanzioni. Tutto questo per consentire al Presidente del Consiglio di continuare ad occupare abusivamente le frequenze dalle quali trasmette con Retequattro. Stiamo quindi consumando, in un contesto nel quale dovremo parlare di tagli ai costi della politica, il più grande costo mai sostenuto per la politica: un costo che i contribuenti italiani dovranno sostenere esclusivamente per consentire al Presidente del Consiglio Berlusconi di violare la normativa comunitaria rispetto all'uso delle frequenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 27

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, la ringrazio per questo ulteriore intervento a titolo personale che mi viene consentito. Torno sull'argomento che toccavo prima e mi rivolgo alle forze più serene della coalizione che ha vinto le elezioni recentemente. Ad apertura di legislatura uno scontro tecnico e istituzionale così violento a mia memoria non c'era stato nelle precedenti ultime legislature. Mi rivolgo a quelle forze che vorrebbero dare maggiore serenità al confronto sociale e al confronto parlamentare. Vale la pena avventurarsi, in apertura di legislatura, in uno scontro che deve per forza di cose portare le opposizioni a praticare l'ostruzionismo parlamentare, come stiamo facendo oggi? Non sarebbe stato più giusto riservarlo più avanti, non sarebbe stato più giusto andare avanti su quel clima che invece volevate instaurare? Non sarebbe stato più giusto mettere da parte una proposta emendativa che travalica il diritto nazionale ed europeo e magari lavorare insieme per qualcosa di migliore? Credo che questo sia il quesito che vi dovreste porre.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Formisano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, come ha ben detto l'onorevole Buttiglione, io avrei voluto votare a favore, perché si tratta di eseguire una sentenza, perché è un principio cardine dell'ordinamento comunitario. Mi asterrò, perché voi vi fermate alle soglie del conflitto di interessi, perché confermate l'anomalia italiana, allontanandoci dall'Europa sul principio della libera competizione.
Ministro Romani - la promuovo - lei ha ragione: non chiamiamolo più articolo aggiuntivo «salva Retequattro», questo è solo un provvedimento per far fuori Europa 7, un libero imprenditore. Oggi tocca a lui, domani può toccare ad un altro. Questo è un principio che lede la libertà del mercato in Italia. Vorrei che ci rifletteste (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, con il mio intervento a titolo personale esprimo dissenso dal mio gruppo. Voglio però leggere una dichiarazione di Enzo Biagi, dall'articolo La mia Italia che non si arrende: «Torno in TV dopo un intervallo durato cinque anni: insormontabili ragioni, che chiamerò tecniche mi hanno impedito di continuare il mio programma.
Sono contento, perché alla mia rispettabile età c'è ancora chi mi dà una testimonianza di fiducia e mi offre lavoro. È importante oggi sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita. C'è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi».
Da oggi, con il disegno di legge di conversione del decreto-legge presentato dal Governo per salvare Retequattro, avremo sicuramente minore libertà di espressione e di informazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà per un minuto.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la settimana scorsa lei ci ha spiegato molto correttamente, secondo il Regolamento, i motivi per i quali le proposte emendative in esame sono state considerate ammissibili e le ragioni per le quali la Presidenza non può intervenire in merito. Lei, però, poteva consigliare a questa maggioranza di esaminare il provvedimento in Assemblea, ossia in una sede più ampia e più aperta, al fine di aver tempo per discutere una situazione molto particolare, che non è «un» conflitto di interesse, ma sono «i» conflitti di interesse del nostro Presidente del Consiglio.Pag. 28
Sui giornali qualcuno ci ha contestato il fatto che, di fronte alle emergenze del nostro Paese, stiamo a guardare a queste «cosucce». È il contrario: è il Governo che, nell'emergenza, ne approfitta per infilare proposte emendative, facendone passare in silenzio una di importanza enorme.
Signor Presidente, avevo creduto alle parole con cui il Presidente Berlusconi si era presentato a questa Camera, perché ho un carattere buono, ma le parole, evidentemente... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, nel mio intervento a titolo personale sottolineo la condivisione delle parole pronunciate dall'onorevole Buttiglione, che è anche il «padre putativo» della legge comunitaria che sta regolando la materia e che ha esortato il Governo a non dare prova di forza muscolare quando, come nel caso specifico, non sussistono la necessità e l'urgenza di apprestare una normativa di supporto ad una materia così delicata quale quella radiotelevisiva.
Ricordo al collega Buonanno che, quando torna a casa e la gente del suo paese gli «tira la giacca» per capire qual è stato suo impegno qui a Roma, deve avere anche il coraggio di segnalare che, con la proposta emendativa in esame, anche i padani e il nord pagheranno un canone occulto, a causa delle sanzioni e dei risarcimenti che scatteranno - e già scattano - a fronte di un'inadempienza conclamata nei confronti di numerose sentenze della Corte costituzionale e della citata sentenza della Corte di giustizia delle comunità europee.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà per un minuto.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, durante l'ultima campagna elettorale ho letto un manifesto del PDL che recitava in dialetto napoletano: «Cca' nisciun è fess'». Ebbene, ci aspettavamo che il Presidente Berlusconi venisse a Napoli - come lo stesso aveva anticipato - risolvendo il problema della «monnezza»: invece, anziché pensare alla «monnezza» e ai problemi di Napoli, il Presidente è venuto a rifilarci il decreto-legge «salva Retequattro».
Ebbene, Presidente Berlusconi, lei pensa di essere venuto a Napoli a «prendere per fessi» i napoletani? «Cca' nisciun è fess'», onorevole Berlusconi! Lei non può venire a «prendere per fessi» proprio noi napoletani: specialmente noi dell'Italia dei Valori non glielo consentiremo! Il decreto-legge in esame - che limita ogni libertà di espressione - è un provvedimento ingiusto con il quale state tentando di prenderci per fessi. Libertà! Libertà! Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà per un minuto.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, mi stupisco che ci si stupisca dell'atteggiamento dell'opposizione sulla conversione in legge del decreto-legge in discussione. Con questo atto, infatti, il Governo modifica una prassi consolidata, secondo la quale la conversione in legge dei decreti-legge approvati dal precedente Governo viene attuata attraverso un rapporto corretto con l'opposizione e non con l'introduzione di proposte emendative non condivise, che hanno lo scopo un po' di nascondere e un po' di coprire quella che interessa in modo particolare al Governo, ossia quella che salva Retequattro o, meglio, affonda Europa 7.
È vero che questa materia, come qualcuno ha affermato, potrebbe non interessare molto alla popolazione, ma certamente interessa molto al presidente Confalonieri. Questo, però, non mi sembra unPag. 29argomento sufficiente per approvare la proposta emendativa in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbareschi. Ne ha facoltà.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione questi interventi e vorrei ricordare che l'attuale opposizione è stata al Governo per cinque anni e non ha mai risolto il conflitto di interessi; non se ne è mai occupata. Mi sembra ridicolo e strumentale tirarlo fuori oggi. Vorrei ricordare anche, a proposito dell'uso continuo e strumentale di Enzo Biagi, che la sinistra è bravissima nel parlare di scrittori, come fece con Pasolini, attaccandoli da vivi per poi omaggiarli da morti.

FURIO COLOMBO. Da vivo lo avete attaccato voi! È roba vostra!

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Spero che la nostra funzione sia quella di pensare alle nuove piattaforme, alle nuova filiera di rapporto tra contenuti e distribuzione dei prodotti perché la questione di Retequattro è veramente l'ultimo dei problemi, allorché il rapporto tra la raccolta pubblicitaria e i contenuti rappresenterà il vero tema di discussione nei prossimi anni. Parlare di queste cose è inutilmente strumentale, è una perdita di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà per un minuto.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, credo che vada usato anche lo strumento del parlare a titolo personale, del dissentire dal gruppo, per manifestare e non perdere alcuna occasione affinché risulti il dissenso, l'amarezza e lo stupore rispetto all'atteggiamento del Governo su questo decreto-legge. Vede, onorevole Barbareschi, la precedente maggioranza aveva - eccome! - cominciato a lavorare ad una legge sul conflitto di interessi, però la legislatura è terminata e l'opposizione forte che abbiamo avuto nella I Commissione su quel disegno di legge è probabilmente testimoniata anche dalla fretta con la quale vi accingete a fare un favore al vostro Presidente del Consiglio e a Retequattro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà per un minuto.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, il decreto-legge che stiamo discutendo per l'attuazione degli obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, con l'emendamento 5.01 che il Governo sta provando ad introdurre, pone l'Italia in contrasto e in conflitto con le direttive europee. È giusto porre l'attenzione su questo punto perché, in qualche modo, con un metodo assolutamente inaccettabile, come quello di stravolgere il testo condiviso del decreto-legge, si cerca di alterare i principi della libera concorrenza in favore di interessi privati molto precisi e facilmente individuabili, quelli di Retequattro e del presidente Confalonieri, a scapito di un privato cittadino, di un imprenditore - come molti colleghi hanno ricordato - che ha vinto una gara pubblica, sottoponendosi alle regole della libera concorrenza riuscendo a ottenere quella concessione. Oggi si cerca di annullare tutto ciò e in maniera assolutamente scorretta si cerca di annullare il principio della libera concorrenza.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSANDRO NACCARATO. Credo che questo punto di vista sia giusto fare quello che stiamo facendo

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Zampa che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunciato.Pag. 30
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà per un minuto.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, approfitto di questo minuto per esprimere un disappunto parallelo a quello già rappresentato dall'onorevole Buttiglione, ma più ampio. Ritengo che avere scelto il terreno dei diritti di libertà, in particolare quello delicato della libertà di informazione, per la prima forzatura, sia un tremendo scivolone non solo politico ma anche istituzionale da parte della maggioranza. Stigmatizzo, pure, la confusione semantica che si è voluta fare tra la necessità di rispondere a un dettato europeo e la necessità e l'urgenza che la decretazione ex articolo 77 prevede. Mi permetto in chiusura di rivolgere una domanda: visto che in tanti si affannano a ripetere che quello del salvataggio di Retequattro è l'ultimo dei problemi, è possibile sapere perché l'ultimo dei problemi viene sottoposto per primo all'approvazione di questa Assemblea?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo, a titolo personale in merito alla proposta emendativa in oggetto, consapevole che anche questa discussione - come è stato dimostrato anche negli interventi precedenti - è inficiata dal clima complessivo creato dalla maggioranza attraverso la scelta di coartare la discussione sulla conversione in legge del decreto-legge in esame. Noi riteniamo questa scelta sbagliata nel metodo e nel merito. È sbagliata nel metodo, perché si è infranta una prassi consolidata in questa Aula, e lo è nel merito, considerato che, con la proposta emendativa in esame, di fatto viene utilizzata la conversione del decreto-legge in esame, recante disposizioni per l'attuazione di obblighi comunitari, per salvaguardare ciò che continua a rappresentare un interesse esclusivamente di parte, in altre parole soltanto una rete televisiva. Inoltre, come è stato già detto - ed è giusto rimarcarlo - ciò espone i contribuenti italiani alle sanzioni comunitarie... Siamo molto ligi alle regole e alle istituzioni.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Peluffo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, anch'io vorrei intervenire, soprattutto per porre una domanda. Io, che sono entrato per la prima volta in questo Parlamento, ho avuto un'esperienza, non breve, di amministratore regionale e locale, segnata sempre dalla necessità di confrontarsi con tutte le componenti e le forze politiche che fanno parte delle istituzioni, soprattutto quando si tratta di cercare la possibilità di individuare terreni di azione comune e d'intesa nell'interesse generale e del Paese.
La domanda che si pone rispetto all'introduzione della cosiddetta norma «salva Retequattro», soprattutto di fronte all'insistenza del Governo nel non voler accettare la nostra richiesta di eliminarla, è di ritornare su questo argomento, considerato che la maggioranza ha tutte le condizioni numeriche per poterlo fare, quando vorrà, in modo corretto. Noi crediamo sia importante...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fontanelli, ma il suo tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire al collega Barbareschi che anch'io sono abbastanza d'accordo sul fatto che la questione di Retequattro non sia tra le priorità del nostro Paese.
Per quanto ci riguarda la questione era stata già risolta dalla Corte di giustizia delle Comunità europee. Onorevole Barbareschi, non è colpa nostra se il primo atto fondamentale del Governo è la presentazionePag. 31di una proposta emendativa ad un vecchio decreto-legge (emanato dal nostro Esecutivo) per risolvere il problema di Retequattro. Anche noi ci attendiamo che, magari, modificando il comportamento rispetto al passato, il Governo presenti dei provvedimenti che riguardano questioni un po' più concrete e non mirati esclusivamente a risolvere i problemi di Retequattro. Lo ripeto, il problema è già risolto: basterebbe semplicemente adempiere a quanto ci impone la Corte di giustizia delle Comunità europee.
Vorrei anche dire all'onorevole Bocchino - il presidente Casini è ovviamente libero di pensare quello che ritiene più opportuno in materia di opposizione, ma noi constatiamo che il numero legale è stato raggiunto per quattro voti - di non darci lezioni su come ci si deve comportare in questo Parlamento. Avete più di 340 deputati: un'ampia maggioranza ed ampi numeri: portatene almeno una parte in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, l'altro giorno il vice coordinatore nazionale di Forza Italia ha detto: perché vi incaponite su una materia che non interessa agli italiani?
Io credo che sia compito del Parlamento non solo affrontare questioni popolari, ma anche produrre atti efficaci e garantisti verso le persone e verso le imprese, per assumere e assicurare le condizioni del pluralismo, soprattutto non a favore o a sfavore di qualcuno.
Ciò che si compie oggi con la proposta emendativa, presentata dal Governo, è un atto di forza che contraddice questi aspetti ed i proponimenti di correttezza istituzionale di avvio legislatura, e che dietro un velo - dispiace dirlo - lascia trasparire il rimasuglio di un vecchio vizio di predominanza.
Non va bene questa strumentalità diretta con cui si intende convertire questo provvedimento, derivante dalla necessità di adempiere agli obblighi comunitari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, anch'io desidero esprimere una forte preoccupazione per quanto riguarda l'emendamento 5.1 presentato dal Governo, che tende tra l'altro ad offrire una divisione dei soggetti che svolgono in via esclusiva funzione normativa e amministrativa, distinguendo ed escludendo di fatto settori ampi del servizio pubblico. Penso, ad esempio, alla scuola, a settori che svolgono funzioni culturali, educative e formative. Mi riferisco anche al servizio sanitario con mansioni di cura ed assistenza, in termini di servizi sociali che svolgono attività volte ad assicurare il vero benessere alle fasce più deboli dei cittadini.
Anch'io convengo sul fatto che la proposta emendativa in questione non rientri certo fra le priorità del Paese. La questione Retequattro non è certo fra le priorità del Paese: le priorità e le emergenze vere sono sicuramente legate ai salari, alle pensioni e alla vita vera dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, pur non essendo d'accordo nel merito sull'emendamento in esame, mi asterrò per l'ammirazione circa l'abilità tecnica di svuotare dall'interno i contenuti normativi che il decreto-legge originario conteneva.
Capisco la difficoltà dei colleghi della maggioranza e del Governo nel lavorare su un testo recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Fatevi coraggio, tra poche settimane non vi mancheranno i temi su cui potetePag. 32dire con più chiarezza quello che pensate: mi riferisco al decreto sulla sicurezza e a quello sull'Alitalia, che saranno campi su cui il vostro europeismo potrà manifestarsi più chiaramente che con emendamenti riduttivi di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio esprimere lo stesso rammarico del collega Buttiglione esattamente per come stiamo maltrattando la materia comunitaria e l'idea stessa di Europa.
Il provvedimento in esame, come a tutti è noto, contiene punti di grandissima importanza. Il tema del contrasto del recupero degli aiuti di Stato, quello degli eccessi di federalismo nell'organizzazione della giustizia e nel recupero dei crediti, i riconoscimenti delle esperienze professionali svolte nel circuito europeo: tutti temi di grandissimo valore che potevano e dovevano essere tasselli di una nuova politica e di una nuova visione dell'Europa e del ruolo dell'Europa nel mondo.
Abbiamo purtroppo depotenziato questa importante occasione, violentando la materia radiotelevisiva...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI. Tutti vorremmo più Italia in Europa ma abbiamo perso un'occasione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per ribadire l'astensione sull'emendamento in discussione, in quanto lo ritengo superfluo, perché sono già validi i punti fissati nell'articolo 38 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. In quest'ultimo, in aderenza alla normativa comunitaria, già si prevede l'accesso dei cittadini comunitari nelle pubbliche amministrazioni, con le limitazioni ivi previste.
Si richiede, infatti, nei casi in cui non sia intervenuta una nuova disciplina di livello comunitario, l'equiparazione dei titoli di studio e professionali, a cui si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Con eguale procedura si stabilisce l'equivalenza tra titoli accademici e di servizio pubblico rilevante ai fini dell'immissione al concorso e alla nomina.
Per questi motivi mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, nei giorni scorsi, a Napoli, il Governo ha assunto importanti provvedimenti in materia di sicurezza e di economia, nel campo sociale e dei rifiuti, soprattutto per quanto riguarda l'area campana.
Ritengo che tutti possiamo condividere che queste sono priorità per l'Italia. Ritengo, altresì, che tutti possiamo convenire sul fatto che, per senso di responsabilità politica e nazionale, queste sarebbero dovute essere le priorità che il Parlamento italiano avrebbe dovuto discutere.
Inserendo la vicenda di Retequattro in sede di conversione dei decreti-legge comunitari, invece, voi siete riusciti nel capolavoro di far diventare priorità proprio la questione di Retequattro. Questo è ciò che va denunciato al Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, vorrei che i colleghi della maggioranza ricordassero un episodio che riguarda la scorsa legislatura, in occasione di una legge che il Governo presentò sui diritti televisivi del calcio. Anche allora ci imbattemmo in prescrizioni comunitarie che riguardavano, però, un'azienda diversa da Mediaset: esse riguardavano Sky.Pag. 33
Vi prego di ricordarvi gli argomenti che voi usaste in quell'occasione e lo scrupolo con il quale ci ricordaste che mai, in nessun caso, si potevano violare - o semplicemente non ottemperare in un modo serio - le prescrizioni comunitarie. Ricordatelo e fate il paragone con quanto state facendo ora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per esprimere forti perplessità in merito all'emendamento 5.1 presentato dal Governo all'articolo 5 del provvedimento in esame. Esporrò brevemente le motivazioni di questa contrarietà.
L'articolo 5, nella sua formulazione originaria, infatti, risponde esattamente alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 26 dicembre 2006, prevedendo in particolare che le pubbliche amministrazioni riconoscano ai lavoratori il rispetto della libera circolazione dei lavoratori medesimi. L'articolo 5, nella sua disposizione originaria, prevede che i periodi di impiego svolti dai lavoratori in analogo settore di attività in uno Stato membro vengano considerati per la determinazione della retribuzione, del grado o della carriera, tenendo quindi conto dell'esperienza maturata nel pubblico impiego.
Nella sua forma originaria, quindi, l'articolo 5 è coerente con gli obblighi comunitari, non così l'emendamento del Governo ... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ghizzoni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso della legislatura in cui l'ultima volta la maggioranza di centrodestra poteva determinare il corso della legislatura stessa, essa si segnalò per l'impegno speso nell'assistere gli interessi del capo della maggioranza e del Governo nel campo della televisione e della magistratura. La domanda che ora ci si pone è: sono cambiati?
Ritengo che le scelte che la maggioranza ora prenderà sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in discussione servirà per dare risposta a questa domanda: sono cambiati?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, noi della delegazione radicale nel Partito Democratico ci asterremo sull'emendamento 5.1 del Governo perché, a prescindere dal merito dell'emendamento stesso, intendiamo denunciare il tentativo in corso di inserire in un provvedimento - che dovrebbe attuare obblighi comunitari e dare esecuzione a sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee - emendamenti che vanno, viceversa, nella direzione contraria.
Pertanto - lo ripeto - preannunzio che ci asterremo sull'emendamento 5.1 del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUCA SANI. Signor Presidente, anch'io intervengo a titolo personale per svolgere alcune considerazioni. Ho sentito l'onorevole Bocchino dire che agli italiani «non frega nulla» di questa discussione sull'emittenza. Ebbene, ritengo che questa sia, come dire, la dichiarazione da parte della maggioranza della consapevolezza di non fare, appunto, gli interessi degli italiani!
È vero, le priorità possono essere altre per il Paese, ma il Governo, con questo atteggiamento, costringe il Parlamento ad assumere la priorità di singoli e a riproporre il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi.Pag. 34
D'accordo, gli interessi degli italiani sono la sicurezza, il lavoro, le politiche sociali, ma ritengo che lo sia anche la pluralità dell'informazione, cosa che il Governo - proponendo questo emendamento - nega al Paese.

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione sull'emendamento 5.1 del Governo, avverto che l'emendamento Anna Teresa Formisano 8.4 è stato ritirato e che l'onorevole Anna Teresa Formisano ha aggiunto la sua firma all'ordine del giorno Moffa n. 9/6/2.

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, a nome del gruppo Partito Democratico, faccio nostro l'emendamento 8.4, testé ritirato dall'onorevole Anna Teresa Formisano.

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 459
Votanti 267
Astenuti 192
Maggioranza 134
Hanno votato 260
Hanno votato no 7
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Argentin, Lenzi, Benamati, Sani, Nicolas e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto altresì che il deputato Bachelet ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi e che i deputati Cosentino e Petranga hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 459
Votanti 267
Astenuti 192
Maggioranza 134
Hanno votato 260
Hanno votato no 7
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Argentin, Lenzi, Benamati, Sani, Nicolas e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto altresì che il deputato Bachelet ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi e che i deputati Cosentino e Petrenga hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere un voto favorevole.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori - con un intervento, le confesso, che poteva avere un vago sapore ostruzionistico - per chiedere conto dell'organizzazione dei nostri lavori: per sapere, ad esempio, se è prevista una pausa pranzo, soprattutto per il collega Buonanno, il quale è intervenuto poc'anzi e che, dal cognome, denuncia un non alto tasso di sangue celtico nelle vene; poiché anch'io sono del sud della Padania, in genere verso l'una vado a pranzo; come lei sa, nel Mezzogiorno si mangia prima, rispetto al nord!
Tuttavia, al di là di questo aspetto che è propriamente nel merito dei lavori, signor Presidente, le chiedo un minuto di attenzione per una questione che, invece, politicamente, mi sembra molto più pregnante e significativa.
Le leggo un'agenzia - che, forse, interessa anche all'altra parte dell'emiciclo - dell'onorevole Cicchitto, capogruppo del Popolo della Libertà. Alle ore 11,55, l'onorevole Cicchitto ha dichiarato all'agenzia Dire: «No ad Orlando e ad un esponente dell'Italia dei Valori. All'opposizione un nome come Castagnetti e Migliavacca». Il capogruppo Cicchitto tiene il punto: «Non voteremo un esponente del partito di Antonio Di Pietro alla presidenza della vigilanza Rai (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)». Aggiunge, inoltre: «non c'entra nulla la vicenda dell'emendamento al decreto sugli obblighi comunitari - spiega Cicchitto - in passato abbiamo votato personalità politiche anche lontane da noi, ma che abbiano caratterizzato la loro presenza politica in termini di civiltà e non di contrapposizione frontale. Quindi, se dall'opposizionePag. 35verrà un nome come quelli di Castagnetti, Rutelli o Migliavacca, lo voteremo. Non voteremo, invece, mai un esponente dell'Italia dei Valori» (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per carità! L'onorevole Cicchitto, al pari nostro e al pari di chiunque altro, in questa sede e fuori di qua, alle agenzie, in piazza, come faremo noi con un sit-in alle ore 15, ha tutto il diritto di esprimere le proprie opinioni.
Vi è un dato politico e insieme - me lo permetta, signor Presidente - di bon ton istituzionale. Lo ripeto: ognuno può scegliere le parole e le espressioni che preferisce ed anche le sedi più opportune in cui rappresentarle, ma dal capogruppo della maggiore espressione politica di quest'Assemblea ci si aspetterebbe qualcosa di più. Capisco che quando il Popolo della libertà non riesce ad esercitare un controllo diretto preferisce almeno scegliere i controllori, cioè coloro che sono chiamati ad esercitare un controllo (nel caso specifico, controllano direttamente Mediaset e vogliono esercitare almeno la scelta del controllore della RAI), ma che almeno ci venga detto in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

CARLO CICCIOLI. Vergogna!

FABIO EVANGELISTI. La pregherei, signor Presidente, di affrontare tale argomento in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, vale a dire in una sede nella quale ci si possa misurare.
Infine, vi è il dato del bon ton. È inaccettabile dire: abbiamo votato in passato per persone lontane da noi che hanno caratterizzato la loro presenza politica in termini di civiltà e non di contrapposizione frontale. Non possiamo accettare lezioni di civiltà da chicchessia, meno che mai dall'onorevole Cicchitto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Signor Presidente, ringraziandola per la pazienza e per l'attenzione, a conclusione del mio intervento rinnovo l'invito affinché lei, in qualità di Presidente della Camera e quindi competente anche sulle Commissioni bicamerali d'intesa con il Presidente del Senato, possa assumere un'adeguata iniziativa politico-istituzionale sul caso (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei sommessamente fare presente che si sta definendo ostruzionismo la pratica parlamentare che i gruppi di opposizione stanno esercitando, ma in realtà tale atteggiamento non può essere considerato tale fino a quando la maggioranza non sarà in grado di garantire da sola il numero legale.
È strano considerare ostruzionistico l'atteggiamento di un'opposizione che sta entrando nel merito di un provvedimento che è stato modificato dal Governo in alcune sue parti assai rilevanti e rispetto alle quali stanno intervenendo rappresentanti dei gruppi parlamentari e singoli parlamentari (Commenti del deputato Buonanno).

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la prego!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. È dall'inizio della seduta, cioè da due ore e mezzo, che stiamo discutendo e votando grazie al fatto che i deputati dell'opposizione sono presenti in aula, con grande senso di responsabilità e con grande responsabilità nei confronti di questa alta istituzione. Non mi pare che altrettanto si possa dire dell'atteggiamento della maggioranza.
Ho già avuto modo di dire in precedenza che abbiamo apprezzato quanto lei, signor Presidente, in questi giorni ha dichiarato alla stampa, cioè che il Parlamento deve lavorare di più. È impossibile però pensare che si lavori di più con una maggioranza assente e con un'opposizione sulla quale ricade la responsabilità di garantire il numero legale. Non so quantoPag. 36si debba andare ancora avanti questa mattina a lavorare in tali condizioni!

GIACOMO CHIAPPORI. Basta!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Mi sentirei anche di dire all'onorevole Bocchino, che un'ora fa è intervenuto contro l'atteggiamento che stiamo responsabilmente tenendo in quest'aula, che è passata un'ora ma non mi sembra che sia aumentato il numero delle presenze dei colleghi che occupano i banchi del centrodestra e del Popolo della libertà.
Noi siamo disposti non solo a dialogare, come sapete, ma, essendo presente il Governo con senso di responsabilità (nella fattispecie, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed anche l'estensore dell'articolo aggiuntivo che riguarda il sistema radiotelevisivo), siamo disposti anche a prendere in considerazione l'eventualità di accelerare i lavori, ma a una sola condizione: che il Governo receda da un atteggiamento che ha determinato una rottura e uno strappo rispetto alle buone intenzioni che erano state dichiarate anche dal Presidente del Consiglio, allorquando la scorsa settimana ci ha illustrato il programma del Governo e l'atteggiamento che esso intende adottare di colloquio responsabile con il Parlamento e di collaborazione con i gruppi parlamentari e con i singoli parlamentari.
Signor Presidente, non so se l'onorevole Bocchino le abbia suggerito di provvedere a fare in modo che si dia il tempo ai colleghi della maggioranza di prendere gli aerei, le navi, le macchine e i tram per poter giungere in quest'aula e raggiungere il numero sufficiente affinché il provvedimento della maggioranza e le proposte emendative presentati dal Governo siano sostenuti dalla maggioranza.
Diversamente, è chiaro che in questa condizione sarei tentato di chiederle una pausa di sospensione, durante la quale ciascuno di noi faccia un esame di coscienza - anche la maggioranza - e i capigruppo della maggioranza siano in grado di fare in modo che i loro parlamentari possano raggiungere quest'aula e nel pomeriggio si possa riprendere con un atteggiamento più decoroso da parte della maggioranza e di rispetto nei confronti della Camera dei deputati. Questa è la mia richiesta, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanti sforzi faccia, non riesco a comprendere il nesso tra la richiesta di intervenire sull'ordine dei lavori avanzata dal rappresentante del gruppo dell'Italia dei Valori con il contenuto di quanto ha detto. Si sta veramente sovvertendo ogni regola, in quanto l'intervento del rappresentante del gruppo dell'Italia dei Valori, che ha preceduto l'intervento dell'onorevole Quartiani, ha affermato candidamente che avrebbero garantito - loro dell'opposizione - la presenza del numero legale.
Ciò è paradossale e conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che non si sta trattando del conflitto di interessi, ma piuttosto dell'interesse al conflitto che è l'unica argomentazione che sembra compattare questa sparuta opposizione.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Quartiani, che sostanzialmente condivido, mi consente di fare un accenno ad una questione che mi promettevo comunque di sviluppare.
Abbiamo letto con attenzione un'intervista che lei, signor Presidente, ha rilasciato in questi giorni ad un importante quotidiano nazionale. Abbiamo apprezzatoPag. 37lo zelo che la ha animata laddove richiamava i parlamentari al dovere di lavorare di più.
Siamo certamente d'accordo, ma ci permettiamo di segnalarle un rischio, signor Presidente, ossia che si crei una dicotomia tra il Presidente della Camera, sollecito dell'efficienza dei lavori parlamentari, e la massa dei deputati, che, invece, rischiano di apparire indifferenti se non riottosi ad abbandonare pigre prassi.
Al fine di evitare tale rischio - e certamente lei condivide l'intento - la invitiamo a proporre subito misure concrete e specifiche per riorganizzare i lavori della Camera in senso di maggiore laboriosità e produttività e a sottoporcele.
Le anticipiamo che non le mancherà certamente il sostegno dell'UdC e credo che in tal modo faremo l'interesse del Paese, perché eviteremo di alimentare - certamente non era questa la sua intenzione e gliene do atto volentieri - i luoghi comuni dell'antipolitica che, alla fine, creano un danno alla politica tutta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che i nostri lavori proseguiranno fino alle 13,30 e che riprenderanno, dopo la sospensione per il pranzo, alle 15.
Ricordo che l'emendamento Anna Teresa Formisano 8.4, ritirato dalla presentatrice, è stato fatto proprio dal gruppo del Partito Democratico.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, prima di avviarci nella discussione dell'emendamento 8.4, chiederei innanzitutto, all'onorevole Zucchi e al gruppo del Partito Democratico se fosse possibile non fare proprio l'emendamento della collega Formisano, perché, come da lei osservato, c'è un ordine del giorno sottoscritto da diversi deputati che avevano già ritirato alcuni loro precedenti emendamenti su questa materia. Credo, quindi, che dal punto di vista del bon ton parlamentare sarebbe opportuno che si discutesse in sede di ordini del giorno, avendo già altri colleghi, oltre che la stessa collega Formisano, ritirato i propri emendamenti.
Se così fosse - chiedo l'attenzione dei colleghi del Partito Democratico -, a questo punto, signor Presidente, le chiederei, di intesa con il presidente della Commissione speciale, onorevole Zorzato, di accedere alla richiesta di una sospensione anticipata dei lavori d'aula, perché il Governo intende presentare una riformulazione della proposta emendativa del Governo, che mi pare oggetto di grande contestazione. Chiederemmo, quindi, una pausa dei lavori parlamentari per far sì che la Commissione speciale possa esaminare la formulazione che il Governo intende presentare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che il tempo sia utile - come dicevo prima - anche per fare una riflessione opportuna sui nostri lavori e sul loro merito. Su richiesta, anche responsabile, del Governo, credo sia possibile procedere al ritiro dell'emendamento Formisano 8.4, fatto proprio dal gruppo del partito Democratico. Naturalmente, credo che su questo argomento sia possibile procedere con un ordine del giorno nella fase ad essi dedicata.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo solo per confermare quanto detto dal rappresentante del GovernoPag. 38e, ovviamente, mi riservo di entrare nel merito quando discuteremo l'ordine del giorno.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, a riprova che il nostro è un atteggiamento serio e responsabile e che quando ci mettiamo «di traverso» è soltanto per la gravità delle questioni oggetto della nostra riflessione, accettiamo la proposta avanzata dal Ministro Elio Vito e, quindi, evitiamo di fare nostro l'emendamento Formisano.

PRESIDENTE. Se ho ben inteso, l'emendamento Formisano 8.4 si intende ritirato. L'onorevole rappresentante del Governo ha avanzato la proposta di sospendere anticipatamente i nostri lavori. Se non vi sono obiezioni, il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,34).

ROBERTO CASSINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, mi rivolgo alla sua cortesia, perché i tentativi che ho effettuato con gli uffici non hanno portato nessun risultato. Mi sono avveduto, leggendo il resoconto della seduta del 21 maggio, che, nonostante abbia votato favorevolmente in tutte e tre le votazioni, il mio voto relativo all'atto Camera n. 7 non è stato registrato. Stessa sorte è toccata anche all'onorevole Scandroglio, che era seduto vicino a me.
Le chiederei la cortesia di dare atto nel resoconto che entrambi abbiamo votato a favore.

PRESIDENTE. Provvederemo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Brugger, Colucci, Conte, Cota, Craxi, Donadi, Frattini, Lo Monte, Lusetti, Migliavacca, Ronchi, Saglia, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge di conversione n. 6.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato da ultimo l'emendamento 5.1 del Governo e che l'emendamento Anna Teresa Formisano 8.4, fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, è stato ritirato.
Avverto inoltre che il Governo ha presentato la seconda ulteriore formulazione dell'articolo aggiuntivo 8.015. Il termine per la presentazione dei subemendamenti riferentisi alle parti modificate è fissato per le ore 16 di oggi.

Pag. 39

Sull'ordine dei lavori (ore 15,02).

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, prendo la parola a norma di Regolamento in apertura della ripresa pomeridiana della seduta per chiedere alla Presidenza di volersi fare interprete presso il Governo, segnatamente presso i Ministri degli affari esteri e della difesa, dell'esigenza di riferire in Aula sui propri intendimenti in ordine alla missione militare italiana ISAF-NATO in Afghanistan. Abbiamo, nei giorni scorsi, e anche in queste ore, letto dichiarazioni - anche di segno differenziato - fra i due Ministri suddetti sulle questioni dei caveat e comunque sulla possibilità che il nostro contingente militare si possa recare anche in altri luoghi dell'Afghanistan diversi dalla regione di Herat. Tra l'altro - e ho concluso, signor Presidente - solo domenica scorsa ero a Berlino, in rappresentanza della Commissione difesa, della quale faccio parte, all'Assemblea parlamentare NATO, e anche in quella sede si alimentavano diverse interpretazioni. Pertanto, ritengo che l'Aula abbia diritto, e questa comunque è la richiesta del mio gruppo, di avere maggiori informazioni, e con l'Aula stessa tutto il Paese, e che i Ministri degli affari esteri e della difesa dovrebbero venire a relazionare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bosi, riferirò al Presidente.

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché ho appreso da agenzie di stampa, e del resto testé si è conclusa la riunione del Comitato dei nove della Commissione speciale, di modifiche che il Governo ha apportato all'articolo aggiuntivo del Governo sulle comunicazioni, il cosiddetto articolo aggiuntivo sulla televisione. Le agenzie riferivano di una disponibilità del sottosegretario Romani ad accogliere alcuni rilievi, un paio di rilievi che ho avuto modo di avanzare sia in Aula, nel corso della discussione generale, sia nell'audizione informale alla quale si è sottoposto gentilmente il sottosegretario Romani.
Vorrei precisare che la nostra critica e la nostra contrarietà all'articolo aggiuntivo in questione erano e rimangono fondamentali. I rilievi da me mossi sono di ordine generale: riguardano la struttura e la filosofia dell'intera proposta emendativa, sia per quanto concerne il suo contenuto, sia per quanto concerne il messaggio politico che, in questa fase di transizione, si manda all'esterno.
Dei quindici o sedici rilievi da me fatti, il sottosegretario fa riferimento, accogliendole, solo ad un paio di questioni che, in questo quadro, sono marginali: il tema della conversione fra licenze e autorizzazioni e il riferimento al quadro della normativa comunitaria, mentre trascura la questione relativa alla Corte di giustizia delle Comunità europee. Tutto ciò non può andar bene, tanto più che non si affrontano altre questioni di fondo: riteniamo dunque che lo sforzo del Governo sia inadeguato e insufficiente.
Per queste ragioni, continueremo la nostra opposizione ferma e netta a questo provvedimento: quanto proposto dal Governo - lo ripeto - non ci ha convinto né ci convince, poiché parziale ed irrisorio.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, desidero associarmi alla richiesta che le ha rivolto il collega Bosi: siamo infatti tutti rimasti colpiti - a fronte di un fatto assolutamente positivo, come è stata domenica l'elezione del nuovo presidente del Libano Suleiman - di sentir ripropostePag. 40dal Ministro degli affari esteri, come in precedenza aveva fatto lo stesso neo Ministro della difesa, la questione delle regole d'ingaggio per le nostre truppe impegnate in missioni internazionali di pace. Sottolineo questo aspetto: missioni internazionali di pace. Non possiamo assolutamente accedere ad una diversa impostazione ed a un diverso carattere delle nostre missioni internazionali.
Appoggio dunque la richiesta che il Governo venga rapidamente a riferire in Aula, anche perché è notizia di queste ore - e mi sembra particolarmente importante e delicata - la visita in Italia del Presidente iraniano, Ahmadinejad. Ora, sappiamo tutti quali sono le difficili condizioni in cui si trovano le nostre relazioni con il Medio Oriente e, in particolare, con la realtà iraniana. Abbiamo assolutamente bisogno che la posizione del Governo sul punto venga precisata ...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, io la ascolto molto volentieri, ma lei sa meglio di me che questo tipo di interventi si svolgono a fine seduta. La invito dunque a concludere rapidamente.

FABIO EVANGELISTI. Concludo: da una parte c'è chi ritiene che occorre incontrare il Presidente iraniano; dall'altra parte c'è chi afferma che invece è bene non incontrarlo. Io credo che si debba dire che lo si incontra - sperando, intanto che il Governo venga a riferire in Aula sul tema - ma anche che diciamo «no» al nucleare per fini bellici, discutiamo di altre eventualità in materia e dobbiamo respingere la negazione della Shoah e la negazione dell'esistenza dello Stato di Israele.

Si riprende la discussione (ore 15,11).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.01 (Nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la settimana scorsa qualcuno in quest'Aula ha affermato che questo non è un Paese normale. Sottoscrivo questa affermazione, poiché solo in un Paese anormale succede quel che sta succedendo da noi.
Questa mattina sono stato interrotto dal tempo e non ho avuto modo di definire il mio intervento, ma continuerò su quella linea. Alla presentazione del programma, il Presidente del Consiglio aveva dato ampie aperture, ragion per cui in alcuni passaggi avevo anche apprezzato la volontà del Presidente stesso di assicurare disponibilità alla minoranza e di lavorare insieme per il bene comune e per quello del Paese. Avevo in parte creduto a quelle parole, tant'è che ho anche applaudito alcuni interventi ed anche con i miei colleghi ho avuto leggère discussioni pensando di essere non dico un trait d'union, ma almeno un punto d'appoggio su cui poter attuare un programma di collaborazione per arrivare ad una determinazione che facesse bene al Paese.
Invece, l'opportunità è stata definitivamente cancellata, perché quello che il mio presidente aveva poi successivamente detto in dichiarazione di voto finale in effetti era la verità: non puoi credere ad uno che da anni continua a raccontare favole, ma che non le mette mai in programma e non le realizza mai. Pertanto, l'occasione è stata quella di un momento di emergenza importantissimo come questo: la stampa mondiale ci addita come un Paese ormai arretrato ed abbiamo problemi che anche nel Terzo Mondo probabilmente sono già stati risolti, mentre noi li stiamo ancora combattendo. Di fronte a questa emergenza - una delle più gravi emergenze che sta durando ormai da quindici anni a Napoli e in Campania, e che è sotto gli occhi di tutti - la responsabilità, ripeto, non è solo del passato Governo, ma è in capo al Governo Berlusconi prima, al Governo precedente e adesso al GovernoPag. 41attuale, che mi pare già da oggi, da ieri e dall'altro ieri stia facendo qualche passo indietro rispetto alle dichiarazioni propagandistiche rese in campagna elettorale.
Spero che su questo punto il Governo giunga ad una definizione e a risolvere tale problema, solo per la dignità del nostro Paese. Ma credo anche che lo sforzo e la furbizia che oggi il Ministro compie in Aula non siano assolutamente corretti, ma dimostrino anzi la malafede ed il fatto che tutte quelle parole e quelle sponde lasciate alla minoranza per cercare una collaborazione erano solo promesse false. Per tali motivi, noi abbiamo un atteggiamento che qualcuno in quest'Aula ha definito non democratico, ma io credo che anche l'ostruzionismo faccia parte della democrazia e che se esso è l'unica arma che abbiamo dobbiamo usarla, e faremo in modo di arrivare fino in fondo. Tant'è che oggi noi - ed i nostri amici - fuori stiamo allestendo una manifestazione, perché si tratta di un atto di democrazia troppo importante, al di là dell'economia e di un'impresa che oggi soffre per non aver avuto la possibilità di sfruttare la sua licenza, la sua concessione, guadagnata con un'asta pubblica regolare e non ancora assegnata, mentre qualcun altro - un Presidente del Consiglio - oggi guadagna fior di miliardi su quella concessione che non è sua.
Credo che vi siano delle difficoltà e che in qualsiasi altro Paese - che non sia africano o sudamericano - un Presidente del Consiglio come Silvio Berlusconi non possa fare il Presidente del Consiglio, perché il suo conflitto di interesse non si ferma alle televisioni, alla comunicazione e ai giornali, ma coinvolge importanti e rilevanti interessi in tutti i campi dell'economia nazionale.
Pertanto, non possiamo fare passi indietro rispetto a ciò. Piuttosto, speravo che il Governo facesse un passo indietro e ritirasse l'articolo aggiuntivo 8.015, ma neanche la riflessione compiuta dal Presidente della Camera e dai presidenti di gruppo ha risolto il problema. Anzi, direi che da oggi noi saremo sempre più arrabbiati e manifesteremo la nostra rabbia con democrazia e con diligenza, in Aula e fuori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Concia. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, è noto in tutto il mondo che il Partito Democratico culturalmente e politicamente è contro ogni tipo di discriminazione. Oggi, in quest'Aula si parla di discriminazioni sulla razza e sull'etnia, ma domani si dovrà parlare con grande attenzione anche di altre discriminazioni basate sul genere e sull'orientamento sessuale.
E sarebbe stato bene fare e discutere di ciò, nel merito e non in maniera così frettolosa. Nel merito il provvedimento in esame è formulato in maniera positiva solo parzialmente. Ma ciò che non ci convince e che contestiamo profondamente è il metodo. Infatti, un argomento così importante, soprattutto negli ultimi giorni, in cui si sono verificati a Roma episodi gravissimi di xenofobia e omofobia, poteva essere affrontato in modo diverso e avrebbe comportato una crescita del Paese anziché riportarlo, come sembra, al sonno della ragione.
E voi, voi del Governo, con un metodo almeno deontologicamente discutibile, state emendando pesantemente un decreto-legge del precedente Governo. Signor Presidente, mi chiedo allora dove sia finito il Berlusconi statista, quello che ha affermato in tutte le pagine dei giornali internazionali che l'Italia stava cambiando, che era iniziata una nuova era e una nuova stagione? Secondo noi, la nuova epoca e la nuova stagione si sono infrante contro questo provvedimento. Per questa ragione ci asterremo sulla proposta emendativa in esame, augurandoci che su temi così importanti per la costruzione di una comunità e per la convivenza civile del Paese la ricerca del bene comune possa prevalere sugli interessi di una parte.

Pag. 42

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per confermare il voto favorevole dell'Italia dei Valori sull'articolo aggiuntivo 8.01 del Governo ma soprattutto per ribadire, ancora una volta, la profonda ma non certo inattesa delusione per la riformulazione da parte del Governo della proposta emendativa contestata. È sembrato quasi che la sospensione sia servita più che per risolvere il problema per perfezionare l'arma del delitto e si sia soltanto voluto migliorarla, per farne un uso improprio, indebito, illecito e contrario alle direttive dell'Unione europea, che è quanto il Governo, con tenacia e pervicacia, continua a voler perseguire.
Riteniamo che il Governo stia compiendo un atto gravemente lesivo dei diritti del Parlamento e non perdiamo l'occasione, ancora una volta, di dichiararci - noi per primi - disponibili a ritirare l'articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100 da noi presentato in ordine all'argomento in esame qualora, a sua volta, il Governo ritiri la propria proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, grazie onorevole Cimadoro, intervengo per dissentire dal gruppo al quale appartengo con un intervento a titolo personale. Purtroppo ci risiamo, perché il Governo ha smarrito già in partenza la strada giusta.
È vero, vi sono problemi ben più importanti da risolvere. Tuttavia, il Governo ci propone una proposta emendativa ad personam, dimenticando anche che abbiamo dei doveri verso l'Unione europea che invita proprio l'Italia a rispettare la legge e la pluralità dell'informazione. È inutile dunque l'articolo aggiuntivo salva Retequattro. Se tale proposta sarà approvata l'Europa ci deriderà perché ancora una volta le leggi vengono usate dal Governo per fini personali. Pertanto, ci ritroviamo all'inizio della legislatura con il timore che, ancora una volta, con questi metodi si cerchi di fare i fatti propri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, è veramente un peccato che non si possa procedere alla conversione di un decreto-legge che riguarda il superamento delle procedure di infrazione comunitaria in modo pacato, tranquillo e unitario da parte di tutti i settori del Parlamento. Purtroppo ciò è dovuto all'iniziativa, assolutamente fuori luogo, di voler emendare necessariamente un testo che assolutamente avrebbe dovuto essere approvato senza una tale forzatura.
Ebbene, anche la nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 8.01 del Governo è accettabile e condivisibile nei contenuti. È positiva, in particolare, la nuova definizione di molestia contenuta nello stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, ho sentito dire che il nostro non è un Paese normale. Sono d'accordo anch'io, ma per cause ben più gravi. A Napoli 40 pubblici ministeri si sono riuniti in assemblea, esondando completamente il loro spazio per dire «no» al «pacchetto sicurezza» del Governo, vale a dire prendendo il posto della legittima opposizione parlamentare.
Ritengo che sia giunto il momento che tutto il Parlamento e il Governo facciano qualcosa per sanare una situazione di illegalità costante e di invasione del potere parlamentare da parte dei magistrati. Vi esorto tutti a considerare questa come la vera e più grave anomalia che danneggia il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

Pag. 43

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, voterò a favore dell'articolo aggiuntivo in esame perché riguarda la parità di trattamento. Condivido le osservazioni dell'onorevole Concia e non mi voglio far travolgere dal settarismo. Vorrei votare, «Ministro» Romani, anche a favore della parte relativa ai media. Le chiedo di ascoltare quanto viene detto e di fare uno sforzo in più: recepire interamente la sentenza della Corte europea sulla materia.
L'onorevole Donadi ha detto di essere pronto a ritirare alcuni emendamenti. Se non vi è un obbligo esterno, vi è invece la possibilità di discutere seriamente. Sto per concludere il mio intervento.
Il professor Mastroianni, che come sa insegna all'Università Federico II, afferma che, con la proposta emendativa del Governo, si tenta di risolvere la procedura di infrazione, ma la misura adottata non è idonea. Risponde solo ad alcune delle contestazioni e lascia aperta la ferita.
Questo testo tornerà alla Corte di giustizia europea. Trasferiamo ai tribunali una decisione politica. Questa è una via giustizialista ai media. Io sono contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, preannunzio il mio voto favorevole sull'articolo aggiuntivo in esame, perché trovo positiva la nuova definizione di molestia contenuta nella proposta emendativa del Governo che rende alternativo l'uso dei diversi aggettivi volti a qualificare le molestie stesse. In tal modo, la definizione contenuta nel decreto-legge viene resa conforme a quella della direttiva, con conseguente facilitazione per la vittima di dimostrarne la sussistenza e ottenere tutela.
Sono, tuttavia, estremamente imbarazzato a votare favorevolmente su un articolo aggiuntivo al disegno di legge di conversione di un decreto-legge che contiene, in realtà, proposte emendative irregolari, inammissibili e non urgenti anche nella nuova veste. Mi riferisco all'ulteriore nuova formulazione dell'emendamento 8.015 del Governo che appare irricevibile, in quanto contiene il tentativo di dilazionare i tempi, già dichiarato assolutamente inammissibile dalla Corte costituzionale, dal Consiglio di Stato e dalla Corte di giustizia europea.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVID FAVIA. Si tenta di procrastinare i tempi di attuazione della normativa sullo spostamento delle frequenze. Continuiamo a chiedere al Governo, soprattutto alla luce del fatto che abbiamo proposto il ritiro del nostro emendamento, il ritiro dell'articolo aggiuntivo del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci risiamo: ci ritroviamo a parlare di interessi personali. Siamo chiamati ad esaminare un decreto-legge nei confronti del quale, in parte, siamo favorevoli, così come, a titolo personale, nei confronti della proposta emendativa in esame. Tuttavia, dall'altra parte non possiamo essere certamente favorevoli a ciò che, invece, si tenta di far passare con la proposta emendativa del Governo.
In queste strane giornate, dove le priorità sono sicuramente altre - vi sono problemi a Napoli e quelli relativi alla sicurezza - in un decreto-legge, che normalmente dovrebbe essere un provvedimento d'urgenza, si introduce una modifica che salva soltanto interessi personali, in contraddizione anche con la decisione della Corte di giustizia europea.
Ci troviamo di fronte a liste di proscrizione. Avete visto in questi giorni che cosa è accaduto: qualcuno ha deciso chi può andare in televisione, qualcuno ha deciso chi deve condurre delle trasmissioni. Noi riteniamo invece che si debba immediatamente procedere al ritiro di questa proposta emendativa.

Pag. 44

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente per dire che la nuova riformulazione della proposta emendativa presentata dal Governo non cambia di una virgola il problema. Noi abbiamo parlato di perpetuazione di un regime transitorio, che consente a Retequattro di continuare un'occupazione abusiva di frequenze che non sono sue. La nuova riformulazione, presentata dal Governo, non modifica di una virgola la precedente versione e, quindi, di fatto il problema non è stato affrontato. La nostra posizione non cambia.
Vi è un fatto nuovo, ovvero le dichiarazioni del sottosegretario, che sostanzialmente impegna lui o il Presidente del Consiglio a pagare di tasca propria le sanzioni che l'Europa ci comminerà o il risarcimento dei danni che lo Stato dovrà pagare ad Europa 7. Alla domanda: lei è certo che questo provvedimento servirà a bloccare le procedure e, soprattutto, ad evitare multe, sanzioni e il risarcimento dei danni?, Il sottosegretario risponde: assolutamente sì.
Ciò significa che, nel caso in cui questo non dovesse avvenire, a pagare per gli italiani le multe, le sanzioni e i danni ad Europa 7 dovrà essere lei insieme al suo datore di lavoro, il Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, francamente non posso non essere d'accordo su una proposta emendativa che attua una direttiva per la parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica. Se vi è qualche problema in proposito all'interno di quest'aula, è in altri settori del Parlamento che va ricercato, non certo tra di noi.
Tuttavia, approfitto del minuto a mia disposizione per riprendere un'osservazione che ho cercato di fare questa mattina e che non sono riuscito a completare. È stato detto: «Il vero sogno di Berlusconi è fare un regime, questa è la verità. Uno di quelli che mi attaccano di più si chiama Cicchitto, ovvero l'itala gente dalle molte vite, come dice il poeta. Parte lombardiano e approda a Forza Italia. Chissà che tormentato percorso morale e ideologico. Provo per lui una sincera compassione. È difficile reggere molte parti in commedia. Certo fra Riccardo Lombardi e Silvio Berlusconi c'è molta differenza. Berlusconi è straordinario. La sua è una storia meravigliosa per chi cerca un soggetto per la televisione: come, raccontando una montagna di balle, uno diventa Presidente del Consiglio. Un caso così non c'è in tutto il mondo. D'altra parte tutti i Paesi hanno i governi che si meritano».

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la prego di concludere.

CARLO CICCIOLI. Basta!

FABIO EVANGELISTI. Parole di Enzo Biagi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppi Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, onorevole Pirovano, quanto accaduto in quest'aula nelle ultime due settimane sta a dimostrare esattamente quali siano le contraddizioni tra le cose dette e le cose fatte da questo Governo e dalla maggioranza che lo sostiene. Si chiede collaborazione per risolvere i problemi del Paese; si chiede condivisione dei comportamenti nel licenziare provvedimenti urgenti e poi si fanno passare sotto bancoPag. 45dei provvedimenti che vanno nella direzione univoca degli interessi personali e privati del Presidente del Consiglio.
Ci ha provato con il tentativo di inserire nel decreto sicurezza un «salva provvedimento» in campo penale a favore dell'accoppiata Mills e Berlusconi, e ci si prova con questo normativa che, peraltro, ha anche la seguente caratteristica: si passa da un provvedimento sopruso, perché riguarda soltanto gli interessi personali, alla presa in giro, com'è evidente dall'ultima formulazione dell'articolo aggiuntivo del Governo inteso a salvare le televisioni del Presidente Berlusconi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, nel dichiarare di associarmi al voto del gruppo su questa proposta emendativa non posso non ritornare sulla vexata quaestio, quella sulla quale siamo occupati da più tempo. In proposito in quest'Aula vi sono molti riferimenti a Enzo Biagi e si sente più volte riecheggiare il nome di chi è stato un grande campione della libertà di pensiero, ma non solo. Sentirete in quest'Aula parlare anche di altri autori, di altri scrittori, di altre persone di cultura che non appartengono alla cultura del centrosinistra; penso a tutte le volte in cui Marcello Veneziani - che sicuramente non può essere associato alla nostra cultura - ha detto che i Governi presieduti dall'onorevole Berlusconi dimostravano la prevalenza dell'interesse privato su quello pubblico.
Signor Presidente, signori colleghi, credo che in questa prima fase della XVI legislatura voi stiate perpetuando questa impressione negli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare come questa proposta emendativa, che sostanzialmente rafforza la tutela dalla discriminazione per motivi di razza e di origine etnica, è assai condivisibile e ci riporta ad una grande colonna del nostro ordinamento che è l'articolo 3 della Costituzione, volto ad evitare discriminazioni di questo tipo nella Repubblica; ciò è rinsaldato anche da una serie di norme che valgono a livello internazionale.
Desidero rivolgere un appello ai colleghi della Lega Nord: se è vero che questo articolo aggiuntivo rimarca la legittima aspirazione di evitare discriminazioni dal punto di vista etnico, a maggior ragione chiedo alla Lega di guardare con molta attenzione a quella proposta emendativa che, invece, crea discriminazione a vantaggio di una parte imprenditoriale rispetto a tutti gli altri imprenditori del settore radiotelevisivo. Alzate le antenne, così come avete fatto in tante altre occasioni, quando gli interessi di casta hanno voluto prevalere, ed esprimete un voto di coscienza rispetto a questa vituperata questione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Barbato, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questa mattina ho sentito l'intervento dell'onorevole Barbareschi che mi ha un po' sconvolto. Ad un certo punto ha affermato che parlare di queste questioni, quelle delle reti digitali e analogiche o di Retequattro, sarebbe un'inutile perdita di tempo. Penso che parlare in Parlamento non sia mai un'inutile perdita di tempo, anche se capisco che questa è la considerazione che ha del Parlamento l'onorevole Barbareschi, forse largamente condivisa da larga parte del partito a cui egli appartiene.
Certamente non la intendeva in questo modo un uomo che alla libertà di informazionePag. 46ha dedicato una vita, come Enzo Biagi. Sentite cosa scriveva ad un certo punto: «Lui», Berlusconi, «vorrebbe che io venissi licenziato anche da Il Corriere della sera. Con la Rai è stato più facile. Lì ha trovato uomini, come il dottor Saccà, disposti ad applicare immediatamente i suoi ordini. Sono stato fatto fuori con ricevuta di ritorno. Ma con il Corriere è un po' più complicato».
Penso che noi dobbiamo insistere in questo Parlamento per dire «sì» alla libertà di espressione, «sì» alla libertà di un'informazione pluralista (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, parlerò ancor meno, prendendo la parola sull'articolo aggiuntivo del Governo 8.01 (le proposte emendative oggetto degli interventi precedenti avevano a che fare con altre questioni relative all'articolo 8).
Certamente sarebbe importante che il Governo riconsiderasse con maggiore attenzione anche l'articolo aggiuntivo 8.01: questa è la funzione del mio invito e della critica nei confronti della nuova formulazione presentata dall'Esecutivo. Il mio intervento non è per nulla ostruzionistico; mi ha colpito molto il comma 3 dell'articolo aggiuntivo in esame laddove si afferma che: «quando il ricorrente fornisce elementi di fatto», - badate bene - «desunti anche da dati di carattere statistico, idonei a fondare, in termini precisi e concordanti, la presunzione dell'esistenza di atti, fatti o comportamenti discriminatori, spetta al convenuto l'onere di provare l'insussistenza della discriminazione». Da tale previsione risulta che un ricorrente, attraverso il fondamento di alcuni dati statistici, che probabilmente non riguarderanno nemmeno il suo caso specifico né la sua situazione specifica, potrà mettere il convenuto - che ha l'onere di provare l'insussistenza della discriminazione - nella condizione di trovarsi veramente disarmato rispetto ad una eventuale citazione, a fronte di una possibile discriminazione, anche di comodo, rispetto a ciò che è previsto nel decreto legislativo 9 luglio 2003.
Da questo punto di vista vedo molto impegnato lo stimatissimo Ministro dei rapporti con il Parlamento, però, senza alcun intento ostruzionistico, invito il Governo a valutare con attenzione se non valga la pena di eliminare l'inciso: «desunti anche da dati di carattere statistico», perché sinceramente pone il convenuto nelle condizioni di essere disarmato rispetto alla prova di insussistenza dell'eventuale discriminazione. Se così non fosse, con tutte queste perplessità e contrarietà, evidentemente non potremmo far altro che astenerci sull'articolo aggiuntivo del Governo 8.01 (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per preannunziare il voto di astensione sull'articolo 8-bis che verrebbe introdotto dall'articolo aggiuntivo 8.01, in attuazione della direttiva per la parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica.
Le modifiche apportate ci soddisfano solo parzialmente perché non si individuano misure concrete per punire e sanzionare comportamenti di discriminazione. Sono infatti tante le discriminazioni ancora in atto, di natura indiretta, in ragione del sesso, del colore della pelle, della diversità, dell'handicap, addirittura della statura, nell'accesso al lavoro. Il diritto al lavoro, alla dignità della persona senza alcuna distinzione è sancito dalla Costituzione italiana e ribadito dalla stessa direttiva CE. Si continua però ad umiliare...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AMALIA SCHIRRU. ... e ledere la personalità di coloro che registrano un gap oPag. 47una diversità. Riteniamo invece positive le modifiche apportate nella parte in cui si assicura la tutela della vittima...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMALIA SCHIRRU. ... in particolare, quando si prevede che l'onere della prova dell'insussistenza della discriminazione sia posto in capo al convenuto anziché al ricorrente. La ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo 8.01 del Governo. Premetto che non immaginavo di intervenire per la prima volta alla Camera dei deputati per una situazione di questo genere. Per chi crede nelle istituzioni è una situazione imbarazzante, soprattutto dopo aver ascoltato il primo discorso alla Camera del Presidente Berlusconi.
Ci troviamo davanti ad un articolo aggiuntivo che, dal punto di vista dell'impostazione culturale, non ci può trovare contrari. Sono convinta che tale proposta emendativa poteva essere scritta meglio e condivido, in particolare, le osservazioni dell'onorevole Volontè sul riferimento ai dati statistici. Ribadisco, però, che non sono gli aspetti formali, ma quelli sostanziali a costringermi a preannunziare la mia astensione. Siamo davanti a un provvedimento che contiene di tutto e di più; non trovo corretto addolcire la pillola e introdurre norme assolutamente non accettabili, né nel metodo né nel merito, attraverso proposte emendative complessive che, dal punto di vista dell'impostazione, sarebbero discutibili nel merito, sicuramente modificabili, ma comunque accettabili. Per questo motivo, annuncio la mia astensione sulla proposta emendativa in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Presidente, intervengo per sottolineare come il clima di apertura con il quale si è aperta la nuova legislatura si sia dimostrato immediatamente, a tutti noi, una grande e clamorosa menzogna. Ancora una volta il privato si è dimostrato essere, in realtà, il pubblico. Siamo qui a difendere le più elementari regole del pluralismo e quindi, naturalmente, della democrazia.
La Comunità europea, in questo momento, ci chiede di essere un Paese moderno, il più aperto possibile. Vogliamo uno Stato che sia garante delle pari opportunità e aperto contro ogni tipo di discriminazione: per tale motivo non possiamo capire l'articolo aggiuntivo a salvaguardia di Retequattro e degli interessi del Presidente del Consiglio. Vogliamo essere Europa. Chiediamo, perciò, che sia ritirato questo articolo aggiuntivo, che non fa che perpetuare il dualismo protezionistico che ci tiene veramente lontani dalla libera concorrenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, vorrei semplicemente rappresentare, in questo dibattito, lo sconcerto di un deputato di prima nomina, quale io sono, nel trovarsi a dover spendere due giorni di discussione in Assemblea - forse tre - su quello che sembra essere un «non problema», ossia il cosiddetto «emendamento salva-Retequattro», che il Governo sostiene non essere orientato a salvare Retequattro. Voglio credere al Governo, e dunque che l'articolo aggiuntivo non serva a salvare Retequattro, ma, se così stanno le cose, o stiamo «recitando», usando i soldi dei contribuenti, una questione di principio tra maggioranza e opposizione (e allora, in questo caso, considerata anche la disponibilità manifestata nel suo discorso inaugurale in quest'Aula dal Presidente Berlusconi, signorilità politica vorrebbePag. 48che la maggioranza lo ritirasse, concedendo questa soddisfazione all'opposizione ed eliminando una questione di principio oggi più che costosa); oppure, se non si tratta di una questione di principio ma di una questione reale, allora vuol dire che il Governo probabilmente mente (in tal caso, sarebbe ancora più opportuno ritirare la proposta emendativa). La conclusione logico-politica, in tutti e due i casi, è la stessa, ossia quella di ritirare l'articolo aggiuntivo 8.01 del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Malgieri. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, prendo la parola soltanto per una doverosa precisazione. È da questa mattina che molti oratori, soprattutto dell'Italia dei Valori, si esercitano nel citare la memoria di Enzo Biagi (Applausi polemici dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e nel ricordare il suo allontanamento dalla RAI.
Vorrei soltanto rendere edotta quest'Aula, dove gli immemori evidentemente sono numerosi, che Enzo Biagi è stato anche fatto tornare in RAI. È tornato due anni fa grazie ad un consiglio di amministrazione composto a larga maggioranza dal centrodestra (Applausi polemici dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo va tenuto presente per la storia, se non per la cronaca, sulla quale molto volentieri si indugia in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, capisco la buona intenzione dell'onorevole Malgieri, però qui si parla di Enzo Biagi il cacciato, si parla di Enzo Biagi il censurato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori. Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), si parla di Enzo Biagi nei termini del cardinale Tonini, il quale ha detto...

ANTONELLO IANNARILLI. Scemo!

FURIO COLOMBO. ... che quella messa al bando dalla sua televisione lo ha ucciso! È di quell'Enzo Biagi che stiamo parlando! Quindi, non facciamoci giochetti: sappiamo benissimo che lo avete riammesso in estrema vecchiaia, con un atto di omaggio che va riconosciuto a quel consiglio di amministrazione, ma prima è stato cacciato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori. Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.01 del Governo (Nuova formulazione), accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 462
Votanti 259
Astenuti 203
Maggioranza 130
Hanno votato 256
Hanno votato no 3.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Patrenga e Rondini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Mannino ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Nicolais ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Pag. 49

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato 238
Hanno votato no 240.
(La Camera respinge - Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.01 del Governo (Nuova formulazione), accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 462
Votanti 259
Astenuti 203
Maggioranza 130
Hanno votato 256
Hanno votato no 3.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Petrenga e Rondini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Mannino ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Nicolais ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato 238
Hanno votato no 240.
(La Camera respinge - Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito a votare.

Pag. 49

Sull'ordine dei lavori (ore 15,50).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo scusa, capisco che vi sia un po' di confusione tra i banchi della maggioranza che, lo ricordo sempre (perché noi ce lo ricordiamo), ha più di 340 deputati, sulla carta (sulla sedia qualcuno di meno). A parte questo, che fa parte dell'ordinaria amministrazione, questa mattina avevamo cercato di avvertire, anche in termini di dialogo, i colleghi della maggioranza che si sarebbe potuta verificare una cosa del genere, ed è accaduta.
Terminate le considerazioni relative a quanto è accaduto, che, a mio avviso, dovrebbe suggerire, magari, al Ministro Vito...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

ROBERTO GIACHETTI. ... e ai Ministri che sono presenti, insieme ai colleghi dei gruppi parlamentari di maggioranza, di prendere un periodo di pausa, di riflessione, che consenta di far venire le persone a votare, vorrei chiederle, signor Presidente, che venga resa al più presto un'informativa al Parlamento su quanto sta accadendo all'università di Roma.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

ROBERTO GIACHETTI. Stando alle agenzie di stampa, infatti, vi sono stati incidenti ed alcune aggressioni nei confronti di studenti antifascisti all'università di Roma «La Sapienza». A prescindere dalla ragione per la quale tale aggressione è accaduta, si tratta di un fatto molto grave, perché alcuni studenti sono in ospedale, al Policlinico, signor Presidente. Si tratta di un episodio che aggrava nella nostra città una situazione di tensione e di grave perplessità su quello che sta accadendo - al di là dei messaggi che vengono dati - per i comportamenti che vengono tenuti. Abbiamo assistito agli episodi del Pigneto, vediamo oggi quello che accade all'università: vi è un clima di tensione, che questa città non ha mai conosciuto a questo livello.
In particolare, per quanto riguarda ciò che sta accadendo all'università e le responsabilità che sono state individuate o che si individueranno nelle prossime ore, chiediamo, signor Presidente, che il Governo venga rapidamente a riferire su quanto è accaduto, informandoci e tranquillizzandoci, soprattutto sul fatto che la situazione possa tornare alla normalità. Questo dovrebbe accadere in ogni contesto, e possibilmente senza che altre persone vadano all'ospedale.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non mancherò di informare, anche su questo punto, il Presidente.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6)

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 50

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la mia esperienza parlamentare mi permette di affermare che tante ne abbiamo viste nelle Aule e tante continueremo a vederne. È dunque legittimo, naturalmente, che l'opposizione esulti, essendo in condizioni di minoranza, ed è giusto che la maggioranza serri le fila quando lo ritenga.
Tuttavia, signor Presidente, ritengo di essere abituato - anche per il ruolo che ho l'onore di ricoprire - a cercare di attenermi sempre al merito delle questioni, del quale riconosco che legittimamente, a volte, la politica ci costringe invece a non tenere conto.
Pertanto, nel merito della questione, l'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo, bocciato con grande sorpresa da parte del Governo - in quanto relativo a procedure di infrazione di cui si era già occupato il precedente Governo, e sulle quali si era attivato anche il Ministro Bonino - faceva riferimento ad una procedura di infrazione che investe il nostro Paese dall'anno scorso. In particolare, la proposta emendativa interveniva puntualmente sulla procedura di infrazione, che riguardava - e riguarda - questioni che mai avremmo immaginato divenissero oggetto di opposizione politica, quali la distruzione ed il danneggiamento deliberato dei nidi e delle uova e il divieto di disturbare deliberatamente le specie di uccelli protetti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi per favore...

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non si poteva immaginare che proposte emendative condivise nel merito potessero divenire oggetto di contenzioso politico, pur, lo ripeto, legittimo. Ciò ha creato la particolare condizione d'Aula.
Il Governo sicuramente si impegna ad intervenire con prossimi strumenti che si attiveranno, affinché venga recepita la direttiva comunitaria e venga superata la procedura di infrazione. Il Governo, tuttavia, ritiene che l'incidente che si è verificato poco fa non rivesta natura di carattere politico e, pertanto, credo che vi siano le condizioni - a meno di diversa valutazione da parte dei gruppi parlamentari - per poter procedere con l'esame del provvedimento.

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, con tutto il rispetto, non sarà l'onorevole Vito a dirci cosa abbiamo bocciato.
Sappiamo bene che l'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo che toccava la legge n. 157 del 1992 - nota come legge sulla caccia - serviva a porre rimedio ai procedimenti di infrazione aperti in ambito europeo.
Tuttavia, si tratta di una legge complessa, che tiene insieme interventi e interessi per alcuni versi anche confliggenti: quelli del mondo ambientalista, del mondo delle associazioni venatorie e delle regioni (le quali devono poi esercitare un ruolo fattivo sulla regolamentazione della caccia); pertanto quello che chiedevamo (e che io avrei chiesto se avessi potuto intervenire) è che una legge così complicata - approvata nel 1992 in un Parlamento che, quando discute di caccia, in genere si divide - potesse essere approfondita all'interno delle Commissioni di merito, ossia la Commissione ambiente e la Commissione agricoltura.
Peraltro, la legge n. 157 del 1992, all'articolo 35, prevede che il Ministro delle politiche agricole faccia il punto della situazione. Ora, prima di toccare una legge così sensibile, sarebbe bene fare il punto. Noi chiedevamo ciò, e chiedevamo che questa norma di recepimento fosse rinviata alla legge comunitaria, perché non consideravamo la questione così urgente da essere affrontata senza ascoltare tutto il mondo interessato.
Pertanto, abbiamo riaperto una discussione della quale, a nostro avviso, saranno liete sia le associazioni ambientaliste sia quelle venatorie, perché si potranno confrontare su questo tema, e anche il ruoloPag. 51del Parlamento, da questo punto di vista, viene, come dire, esercitato con più franchezza e fermezza, perché potremo esprimerci nelle Commissioni di merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, prendo atto delle dichiarazioni del Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Onorevole Vito, al di là del merito (infatti, per quanto riguarda il merito, basterebbe leggere il comma 2-bis dell'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo e, ad occhio disincantato, si vedrebbe che forse qualche correzione dell'articolato si poteva fare), lei ci ha comunicato che il Governo intende proseguire speditamente nell'approvazione di questo provvedimento. È legittimo che sia così, e rispetto la sua scelta.
Segnalerei che da stamattina - senza voler strumentalizzare le assenze di alcuno - qualche problema, da parte della maggioranza, vi è stato. È il primo giorno di votazioni. Nel fine settimana ci è stato ricordato, giustamente, che tutti dobbiamo lavorare. Oggi capita alla maggioranza, domani potrà capitare all'opposizione. Forse, però, onorevole Ministro Vito, fossi in lei, coglierei l'opportunità della bocciatura dell'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo - tenuto conto anche del dibattito svoltosi alla fine della settimana scorsa e all'inizio di questa settimana - per rivisitare quelle parti del provvedimento che possono, in condizioni come quelle di oggi, risultare anch'esse bocciate dall'Assemblea.
Lei può accogliere questo suggerimento o può, con il suo silenzio, confermare la scelta che ha fatto. Le do questo suggerimento in totale buona fede, e con quello spirito costruttivo che entra nel merito delle singole proposte e che ci caratterizza da sempre.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ascolto sempre con grande attenzione i pronunciamenti e gli interventi del Ministro Elio Vito, al quale non ho difficoltà a riconoscere non soltanto grande esperienza, ma soprattutto sagacia politica. Egli è stato un grande presidente di gruppo e, devo dire, adesso sta mostrando estrema correttezza nel suo ruolo di Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Tuttavia, proprio per questo, l'onorevole Vito non può far finta che non sia successo nulla e ripiegare soltanto sui contenuti tecnici dell'articolo aggiuntivo che è stato bocciato.
Da questo punto di vista il collega Zucchi del Partito Democratico è già stato molto preciso e puntuale e ha bene interpretato il senso di quanto è successo nel merito. Forse sarebbe il caso di convocare il Comitato dei nove perché si rifletta su quanto è accaduto dal punto di vista tecnico-procedurale. Dal punto di vista politico, però, qualcosa è successo: una maggioranza di 340 deputati si è presentata al primo impatto in Aula al voto con 238 deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!
Rivolgendomi all'onorevole Buonanno, che questa mattina ha accusato la minoranza di essere uscita dall'Aula per prendere i panini e il caffè, voglio dire di andare lui a spiegare ai padani, ai suoi cittadini, dove erano quei fannulloni dei deputati della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)! Erano 102 gli assenti durante la votazione e lo dica magari anche al direttore di Libero, a quel Feltri che non perde occasione per denunciare la casta e i fannulloni (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!
Signor Presidente, rinnovo l'invito per una sospensione dei lavori e la convocazione urgente e immediata del Comitato dei nove.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 52

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi associo alla richiesta del collega Evangelisti. Noi abbiamo il massimo rispetto - lo dico senza alcuna ironia - del Ministro Vito e del suo ruolo: ci richiamiamo al capogruppo Vito della scorsa legislatura che sicuramente in una occasione del genere avrebbe chiesto una riunione del Comitato dei nove, perché le considerazioni testé espresse dal collega Zucchi dimostrano che quanto meno è un fatto di opinione che la bocciatura di questo articolo aggiuntivo incida o meno su un provvedimento quale quello di cui si discute.
Ritengo che la stessa convinzione con quale l'onorevole Vito della scorsa legislatura avrebbe chiesto la convocazione del Comitato dei nove, oggi, lo porterà a compiere un passo indietro e gli farà capire che tale convocazione sarà molto utile.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore, onorevole Alfano, se intenda intervenire in merito alla richiesta avanzata dai colleghi.

MARINO ZORZATO, Presidente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Signor Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINO ZORZATO, Presidente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Signor Presidente, rispetto alle richieste dei colleghi, chiedo una sospensione di dieci minuti che ci consenta di compiere un approfondimento: non toglie niente ad alcuno e la considero opportuna.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo per dieci minuti la seduta, che riprenderà alle 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore di riferire l'esito della riunione del Comitato dei nove.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, il Comitato dei nove non ha ancora terminato i propri lavori.

PRESIDENTE. Su richiesta del relatore, sospendo per ulteriori 10 minuti la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Chiedo al presidente della Commissione speciale se intenda riferire all'Assemblea sulla riunione del Comitato dei nove.

MARINO ZORZATO, Presidente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Signor Presidente, il Comitato dei nove ha preso atto che il fatto che l'articolo aggiuntivo non abbia avuto esito favorevole da parte dell'Aula non inficia i nostri lavori. Possiamo continuare con il provvedimento per la parte rimanente.

ROBERTO ZACCARIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, durante il dibattito ho ascoltato degli interventi di alcuni giovani colleghi (giovani perché sono alla prima legislatura), in cui si poneva il problema di cosa stiamo facendo. Qualcuno si meravigliava, addirittura, dell'approfondimento su questa materia.
Vorrei ricordare, almeno a quei colleghi che si sono meravigliati, che stiamo operando in materia comunitaria. In tale materia - lo dico per chi non lo avesse chiaro - c'è una legge, che porta anche ilPag. 53nome del collega Stucchi, che ha modificato una legge precedente, la legge La Pergola, che si fa carico, con grande attenzione, in omaggio a un principio democratico molto importante, che sia la fase ascendente sia quella discendente del rapporto con la Comunità europea sia gestita dal Parlamento, dalla Camera e dal Senato, cioè dalle Assemblee.
In questa materia invece - i colleghi lo hanno notato - stiamo intervenendo con decreto-legge. Sia ben chiaro: non è inusuale che, quando ci sono situazioni di particolare urgenza - e questo, lo sappiamo, è un decreto che proviene dal Governo precedente - perché c'è il rischio di procedure di infrazione che possono diventare pesanti, si proceda con questo strumento.
Ricordo però - lo dico per spiegare il significato del voto che abbiamo avuto poco fa - che questo decreto-legge all'inizio era composto da dieci articoli (con un ambito di materie, quindi, abbastanza contenuto).
Ricordo anche che nel corso dell'esame, e ancora oggi, sono state presentate ulteriori proposte emendative, circa una quarantina. Attenzione: non è che non risolvendo oggi il problema, non lo risolveremo più, perché il disegno di legge comunitaria tra un mese, forse meno, arriverà all'esame dell'Aula, e attraverso le regole del dibattito parlamentare (l'esame nelle Commissioni, i pareri, il normale dibattito) tutti potremo valutare questi problemi, compreso quello che ci ha toccato ora.
Ma intendo porle una questione, signor Presidente: quando l'Aula, di fronte a proposte emendative al testo base, dice «no» ad una di esse, interpreto questo voto - non so se sia una lettura politica o tecnica - come il segnale che la Camera ritenga che un eccesso di portata in un decreto-legge in questa materia sia delicato, ponga problemi di equilibrio, anche democratico, perché il rapporto tra maggioranza e Governo non è la stessa cosa del rapporto tra maggioranza e opposizione.
Credo, quindi, che il voto che abbiamo dato poco fa voglia dire di mostrare attenzione a procedere oltre misura con lo strumento del decreto-legge in questo ambito. Le materie che si sono aggiunte andrebbero più saggiamente ritirate, per ritornare a una funzione tipica di un decreto-legge in una materia così delicata, che espropria l'opposizione, e anche la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.03 del Governo.
Constato l'assenza dell'onorevole Monai che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo 8.03 che fa riferimento all'articolo 7 del decreto legislativo n. 74 del 2002, che dà attuazione alla direttiva 2006/109/CE che a sua volta adegua la direttiva 94/45/CE del settembre del 1994. Si tratta della direttiva che istituisce un comitato aziendale europeo e una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese o nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie. Il decreto legislativo risale al 2002, e l'articolo aggiuntivo riguarda l'articolo 7, comma 1, dove si definisce la delegazione speciale di negoziazione come costituita da una persona per ogni Stato membro in cui l'impresa o il gruppo di imprese abbia almeno uno stabilimento d'impresa, e comunque nel limite minimo di tre e massimo di diciotto unità.
La proposta emendativa prevede di sostituire le diciotto unità con un numero pari a quello degli Stati membri: è chiaro che esso adegua il decreto alla direttiva del 2006 a seguito dell'adesione della Bulgaria e della Romania. Signor Presidente, si tratta di una proposta nella sostanza condivisibile dal punto di vista formale; però il clima che si è determinato, la situazione a cui stiamo assistendo da qualche giorno portano il Partito Democratico a decidere per l'astensione.Pag. 54
Signor Presidente, mi permetta di fare alcune considerazioni assolutamente personali. È il mio primo intervento in Aula. Vengo dal mondo del lavoro, e dovermi astenere mi costa moltissimo su argomenti di questo tipo, perché la commissione di negoziazione è uno degli strumenti di cui i lavoratori hanno estremo bisogno. Si tratta di dare strumenti e regole per le relazioni industriali a livello europeo. Abbiamo una pratica di comitati aziendali europei, e l'argomento in discussione esplicita la necessità che molti di noi avvertono di avere strumenti per esercitare, per esempio, forme di contrattazione sovranazionale. Si tratta di argomenti importanti, che hanno già impegnato e continueranno a impegnare le forze sociali in una fase di ridiscussione profonda anche degli assetti contrattuali nel nostro Paese. Penso che un elemento essenziale sarà inserire anche il riferimento alla contrattazione sovranazionale ed europea.
È per questo, signor Presidente, che penso che sia per me molto pesante dover dichiarare l'astensione e poi astenermi su un provvedimento di questo tipo. Però penso che sia necessario, proprio per sottolineare che, per il valore che ha questo luogo e quest'Aula, certi patti non si violano. Se c'è un patto non scritto per cui i provvedimenti adottati dal Governo precedente e che sono in scadenza vengono riproposti dal Governo subentrante, con proposte emendative assolutamente condivise in Commissione, e questo patto è stato violato dal Governo attuale, ciò va sanzionato.
Va sanzionato anche perché c'è un altro elemento, signor Presidente, non c'è solo una rottura di un patto, un patto fra gentiluomini e gentildonne, aggiungo. Si tratta di una violazione grave, perché si ripresenta in modo quasi plastico quello che si chiama conflitto di interessi. Si tenta di far passare in modo surrettizio una norma che serve a salvare Retequattro. Se così non è, allora, signor Presidente, abbiamo tutta la possibilità, i tempi e gli strumenti per riuscire a discutere delle questioni relative all'assegnazione delle frequenze e alla risposta da dare a una serie di giuste pressioni che sono esercitate in sede comunitaria, e fare ciò con un provvedimento ad hoc, articolando una discussione che ci metta in grado di approfondire tutti i punti e di escludere anche alcune di quelle che lei chiama o qualcun altro ha chiamato malizie, o interpretazioni maliziose.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIA GRAZIA GATTI. Non si tratta di interpretazioni maliziose: si tratta di agire correttamente nel rispetto del mandato e del popolo italiano, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo in luogo del collega che era uscito dall'aula un momento.
È chiaro che - come è accaduto già in altri casi - noi del gruppo dell'Italia dei Valori abbiamo posizioni specifiche sui singoli emendamenti al nostro esame, ma la nostra posizione di fondo deriva specificamente da due proposte emendative. La prima è l'articolo aggiuntivo cosiddetto «salva Retequattro» (che questa definizione piaccia o meno, sottosegretario Romani, così è nella realtà!). La seconda - sulla quale intendo soffermarmi - è un'altra proposta che mostra anch'essa come, quasi ogni volta che in quest'Aula si esaminano disposizioni di legge, emerge sempre fortissimo, rilevante e insopprimibile il conflitto di interessi. Tale seconda proposta emendativa definisce infatti, aumentandole, le sanzioni per i casi in cui si sfondano i cosiddetti «tetti» pubblicitari. Ma se è vero che queste sanzioni vengono aumentate, esse non vengono però collegate al vantaggio economico che viene percepito da chi le deve pagare, il che fa sì che non servano assolutamente a nulla! Insomma, il provvedimento al nostro esame contiene non solo la norma cosiddetta «salva Retequattro», ma anche unaPag. 55norma che apparentemente aumenta le sanzioni, ma che in realtà - non agganciando quelle sanzioni all'effettivo vantaggio di chi sfonda i «tetti» pubblicitari - finisce per essere un ennesimo regalo a qualcuno: che effetto può avere infatti una disposizione che costringe un'impresa - in questo caso Mediaset - a rispettare determinati tetti stabiliti dalla legge, se tale impresa ha in realtà già la consapevolezza che, violando la norma, essa guadagnerà il doppio di quello che pagherà con la sanzione?
Noi ci troviamo continuamente di fronte a questo tipo di problemi: e ciò accade perché in realtà il vero problema è che la questione relativa al Presidente del Consiglio Berlusconi e a Retequattro nasce da molto lontano. Se esaminiamo la storia di questa vicenda comprendiamo per quale ragione noi oggi dobbiamo fare questa opposizione dura: la dobbiamo fare per garantire la libertà di informazione, perché il nostro sia un Paese normale da questo punto di vista.
Ricordo in proposito un rapporto del Parlamento europeo che rileva come il tasso di concentrazione del mercato audiovisivo in Italia sia oggi il più elevato d'Europa, e come - nonostante l'offerta consti di un certo numero di canali - il nostro mercato sia oggi un duopolio, con il 90 per cento dei telespettatori e il 97 per cento delle risorse pubblicitarie che vanno in favore di due soli soggetti (contro, ad esempio, il 58 per cento in Spagna o il 77 per cento della Francia). Tale rapporto rileva inoltre che il gruppo Mediaset è il più importante gruppo privato nel settore delle comunicazioni e uno dei maggiori a livello mondiale, che esso controlla reti televisive e concessionarie di pubblicità riconosciute formalmente in posizione dominante, in violazione di normative nazionali, come è stato affermato anche dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Esso ricorda poi le ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative sull'organigramma e sulla programmazione del servizio televisivo. Poco fa ho ricordato le parole di Enzo Biagi: uno di coloro che, insieme ad altri giornalisti, ha pagato queste ingerenze e queste continue pressioni. È questo un altro dei casi in cui il Presidente del Consiglio in prima persona è intervenuto persino sull'organigramma.
Il citato rapporto prende atto che in Italia da decenni il sistema radiotelevisivo opera in una situazione di assenza di legalità accertata ripetutamente dalla Corte costituzionale, di fronte alla quale il concorso del legislatore ordinario e delle istituzioni è risultato incapace di un ritorno al regime legale.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, deve concludere.

ANTONIO BORGHESI. Il rapporto del Parlamento europeo afferma ciò, e pertanto faremo un'opposizione piena a tutto il provvedimento al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo 8.03 del Governo che, come tanti altri, presenta un contenuto che può anche andare bene per certi aspetti e che doveva essere in qualche modo affrontato. Ma se oggi ci troviamo a discutere così a lungo di un decreto-legge adottato dal passato Governo, ciò avviene indubbiamente perché le proposte emendative - o una proposta emendativa - presentate dal Governo al decreto hanno creato una condizione di rapporto teso all'interno di un'Aula che sin dalla prima seduta aveva auspicato collaborazione e senso di responsabilità.
Non entro nel merito di Retequattro (perché ovviamente la difficoltà è stata creata da Retequattro), del perché e del come, ma entro nel merito politico e mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza. Vorrei ricordare loro che nella passata legislatura - noi assieme a loro - ci siamo battuti per due anni contro i metodi e i sistemi del Governo Prodi che, al di là di quanto ha prodotto, non haPag. 56concesso in quest'Aula all'opposizione, sui provvedimenti più importanti, di portare avanti anche un solo emendamento costruttivo per migliorare quei provvedimenti.
In quei due anni abbiamo denunciato le grosse contraddizioni politiche che hanno portato il Governo Prodi a presentare decreti-legge, a chiedere deleghe e a porre questioni di fiducia. In quei due anni eravamo tutti convinti che quello fosse il metodo che avrebbe portato alla fine di quel Governo, e quel Governo è finito per le sue contraddizioni.
Allora mi chiedo come mai adesso all'inizio di questa legislatura - in una situazione che mi vede ancora all'opposizione (sebbene un'opposizione costruttiva, come ha spiegato oggi il Presidente Casini, che sta in Aula, che discute e che confronta i problemi per migliorarli) - assistiamo a questa partenza che è un facsimile o una fotocopia di quello che è stato il percorso di due anni del Governo Prodi. Avete i numeri, avete il consenso popolare, avete la fiducia del Paese: mi chiedo allora, che urgenza c'è? Se prima il motivo erano le contraddizioni politiche, qual è adesso il motivo di tali accelerazioni?
Cari amici della maggioranza, ecco allora che - ogni tanto anche con difficoltà, perché vi sono misure che vanno sostenute - siamo costretti a sottolineare questa situazione, perché dobbiamo vedere il percorso che ci sta davanti come finalizzato all'interesse del Paese: il Paese ha bisogno di un Governo che governi bene e di un'opposizione che faccia bene l'opposizione. Allora mettiamoci - ed è compito vostro fare in modo che questo accada, dal momento che avete la maggioranza - nella condizione di fare ciò.
È ovvio che noi continueremo a fare la nostra parte, e lo si è visto prima: dovevo intervenire sull'articolo aggiuntivo 8.02 del Governo relativo - passatemi il termine - relativo agli uccelli, ma non sono intervenuto perché si è capito che in quel momento l'Aula poteva non avere la maggioranza, ed è finita infatti che siete andati sotto! Noi non gioiamo di questo perché il Parlamento deve lavorare, ma ciò dimostra che forse per il futuro è opportuno compiere tutti quei passi normali e regolari che permettano anche all'opposizione di discutere e di portare il suo contributo.
Mi rivolgo a voi sperando che in futuro sui provvedimenti in ordine ai quale vogliamo intervenire anche noi - sicurezza, famiglia e problemi del Paese - vi sia una condizione diversa che ci consenta non di diventare maggioranza, ma di portare un contributo a voi sui problemi legislativi e così facendo portarlo al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà, per un minuto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le devo fare confessione. So che si tratta di uno dei sette vizi capitali, ma la invidio signor Presidente. Invidio il suo aplomb, la sua abbronzatura e perfino la sua cravatta. Spero che lei non mi voglia ripagare (commenti) con l'invidia, la superbia e l'avarizia, «le tre faville c'hanno i cuori accesi» come diceva Dante e so che dalle sue parti si eccede, qualche volta, in invidia, superbia e avarizia. Non sia avaro nei tempi, non sia superbo (parlo di lei in qualità di massimo interprete, istituzionale e anche politico, del Popolo delle Libertà), non sia invidioso della verve che si trova da questa parte dell'Aula. Però, voglio rimanere al tema. Con l'articolo aggiuntivo in esame ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se mi toglie già la parola vuol dire che è avaro.

PRESIDENTE. Giudichi lei come meglio definire il mio atteggiamento, ma si tratta solo del rispetto dell'orologio. Il suo tempo è scaduto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).Pag. 57
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, torno di nuovo a rivolgermi al sottosegretario, l'onorevole Romani, perché ho letto che nelle notizie di più agenzie egli riferisce all'opinione pubblica ed informa gli italiani del fatto che l'articolo aggiuntivo 8.015 del Governo non riguarda affatto Retequattro.
Leggo testualmente una parte del comma 3 di tale articolo aggiuntivo: «La prosecuzione nell'esercizio degli impianti di trasmissione è consentita a tutti i soggetti che ne hanno titolo, anche ai sensi dell'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale, nel rispetto del programma (...)».
Signor sottosegretario, Retequattro si trova o no in tali condizioni? Se si trova in tali condizioni - come effettivamente è - perché dice agli italiani che tale articolo aggiuntivo non riguarda affatto Retequattro? Perché utilizza i suoi mezzi di disinformazione per disinformare gli italiani? Perché non riconosce che intendete, con tale proposta emendativa, continuare ad occupare abusivamente le frequenze di Europa 7 sino al 2012?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà, per un minuto.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale ancora una volta per ribadire la situazione di assoluta illegalità che il nostro Paese e il nostro ordinamento vive ormai da oltre dieci anni, da quando nel 1997 con la legge n. 249 - la cosiddetta legge Maccanico - e con le leggi successive non si è stati in grado di liberare le frequenze destinate e assegnate al titolare di concessione in tecnica analogica e non si è riusciti ad impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale.
I regimi che abbiamo attivato negli ultimi anni hanno avuto l'effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori dominanti. Sappiamo che in Italia di operatori, al di là della televisione pubblica, ve ne è solo uno. Pertanto, se prima avevamo un duopolio RAI-Mediaset ora viviamo in un monopolio...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà, per un minuto.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per cogliere l'occasione di lanciare ancora una volta un appello al Governo che però sembra, oltre che distratto, anche sordo alle richieste che provengono da tutte le opposizioni. Con tale scelta reiterata il Governo sta rendendo sempre più difficile e imbarazzante la posizione dello Stato italiano. Vi è l'azione di risarcimento civile di tre miliardi di euro che gli italiani dovranno pagare con le loro tasche per risarcire i danni ad Europa 7, quasi una piccola finanziaria che costituirà una sorta di tassa a causa di Mediaset e Retequattro e che ogni cittadino dovrà pagare.
Vi è, inoltre, la multa che ci è stata irrogata dalla Corte di giustizia europea: altri 120 milioni di euro l'anno, retroattivi, dal 2006. Vorrò sentire le parole del sottosegretario Romani e quelle di tutti i politici del centrodestra qui presenti...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO DONADI. ... quando dovranno spiegare ai loro cittadini perché devono pagare questa tassa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

Pag. 58

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale condividendo la posizione del mio gruppo sull'articolo aggiuntivo in discussione. Non posso non considerare quanto poc'anzi è avvenuto in Aula. Come avevamo detto stamattina in apertura di seduta, ci sembrava strano che i primi passi della legislatura dovessero essere caratterizzati da un'opposizione costretta a fare ostruzionismo; in questi casi, si sa, basta una disattenzione e può capitare ciò che è avvenuto: il Governo è andato «sotto».
Continuo a pensare che tutto quello che sta avvenendo sia un errore. Continuo a pensare che sia un errore, perché si inizia con il piede sbagliato. Continuo a pensare che sia un errore, perché si contraddice ciò che si era, invece, solennemente affermato in quest'Aula. Credo che l'errore sia ancora più grave perché ci espone, come diceva il mio presidente Donadi, anche a livello internazionale per una pervicace volontà di non rispettare quanto le magistrature europee hanno stabilito.
Io credo che...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANIELLO FORMISANO. ... la vicenda travalicherà, probabilmente, lo stesso Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, non citerò Biagi visto che ha creato qualche perplessità, ma Giovanni Sartori autore di un articolo apparso sul Corriere della Sera del 29 aprile 2004 quando commentava la legge Gasparri. Cito testualmente: « È una legge spudorata. La sostanza è, e resta, che da ora in poi l'impero mediatico di sua emittenza non è riconducibile e nemmeno fermabile. Sarà un impero in espansione continua. Dicevo che la legge Gasparri è spudorata, intendendo che chi la vota si dovrebbe vergognare».
Signor Presidente, se la legge Gasparri è una legge spudorata, non so come dobbiamo definire l'articolo aggiuntivo che oggi il Governo ci chiama a votare e che noi chiediamo venga ritirato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il mio intervento è a titolo personale ed in dissenso rispetto al gruppo. Al contrario di quanto sostenuto dal collega, continuerò a pronunciare le dichiarazioni di Enzo Biagi, grande uomo e grande giornalista.
Oggi che Biagi non c'è più molti lo rimpiangono, dai colleghi alla gente comune, ai politici. Anche le dichiarazioni di Berlusconi cambiarono alla sua morte: «al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso» - ha detto Berlusconi - «rendo omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano, cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima». Tuttavia, l'eco delle parole pronunciate a Sofia (il famoso «editto bulgaro») rimbomba ancora fragorosa nelle orecchie di chi crede nella democrazia e nella libertà. L'articolo aggiuntivo di cui si discute nega la democrazia e la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, come dicevo nel precedente intervento, questo non è un Paese normale e la dimostrazione è in quest'Aula. Oggi il Governo ci ha dato la possibilità - non ce n'era bisogno - di mettere insieme tutta la minoranza. Ci aveva porto una mano per dare la possibilità di collaborare ma, evidentemente, se queste sono le condizioni non avevamo bisogno di certe offerte.Pag. 59
Oggi la minoranza mi pare sia più compatta. Credo, però, che qualcosa sia successo, non nella minoranza, ma nella maggioranza. Mi spiace che il popolo della Lega, che ha fatto battaglie come questa (ne ricordo tantissime), oggi rimanga in silenzio e accetti situazioni da «padrone di casa». In altre parole, il padrone di casa ha deciso che si deve fare in un modo e loro rispondono. Non riconosco i miei amici della Lega nelle battaglie che hanno sempre combattuto in quest'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania ). Credo che anche voi...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GABRIELE CIMADORO. ... probabilmente dovreste dire qualcosa di più (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, intervengo anch'io a titolo personale e sono veramente un po' imbarazzato, come tutti noi oggi. Infatti, non amiamo fare opposizione dura su argomenti di questo tipo. Stiamo trattando un argomento fondamentale concernente i nostri rapporti con l'Unione europea. Concordo con coloro che pensano che, su questi problemi, sia necessario procedere uniti, che la maggioranza e l'opposizione si mostrino all'opinione pubblica internazionale molto compatti all'interno della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Ma tant'è; avete voluto inserire in un decreto-legge - che normalmente interviene quando non vi è nessun'altra possibilità, perché vi sono l'urgenza e l'indifferibilità - una proposta emendativa che avrebbe potuto essere benissimo discussa e approfondita nel corso del dibattito sul disegno di legge comunitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, stiamo discutendo una proposta emendativa sensata, perché allarga i diritti di informazione nelle imprese di dimensione comunitaria. È un principio civile che non può essere respinto. Sottosegretario Romani, esso meriterebbe una discussione a sé. Vi chiedo di liberare il provvedimento in esame dalle forzature che non bloccheranno le procedure di infrazione, di ritirare tali norme e di consentirci di votare in poche ore il disegno di legge recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari.
Chiedo, inoltre, di portare all'esame dell'Assemblea - signor Presidente Fini, conosco la sua sensibilità al riguardo - un provvedimento molto più urgente: sta per scadere quello sui lavori usuranti, che riguarda 100 mila persone. Anche io ritengo sia meglio approvare questa norma di civiltà (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, voterò a favore della proposta emendativa in esame, che ci propone di ampliare il numero dei componenti della delegazione speciale di negoziazione. Infatti, appare cosa giusta e rappresenta l'attuazione di una direttiva europea. Sono, però, perplesso nel votare a favore di questa giusta proposta emendativa nel momento in cui al decreto-legge al nostro esame vengono proposte modifiche ingiuste, in quanto inammissibili.
In particolare, mi riferisco all'articolo aggiuntivo 8.015 anche nella ulteriore seconda nuova formulazione presentata dal Governo, che appare quasi una presa in giro. Ci troviamo dinnanzi a proposte emendative inammissibili e non urgenti. Analoghe norme sono già state censurate dalla Corte costituzionale, dal Consiglio di Stato, dalla Commissione europea e dalla Corte di giustizia europea, in quanto unicamente tendenti a dilazionare i tempi di attuazione della normativa.

Pag. 60

PRESIDENTE. Onorevole Favia, la prego di concludere.

DAVID FAVIA. Riteniamo che sarebbe opportuno ritirare questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Barbato, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, in quest'Aula oggi si sta veramente verificando proprio quello che noi dell'Italia dei Valori durante la campagna elettorale abbiamo detto agli italiani: se avessero votato il Governo Berlusconi, ancora una volta, avrebbero votato un Governo che avrebbe approvato leggi ad personam. Oggi sta accadendo proprio questo: gli italiani si stanno rendendo conto delle verità che noi dell'Italia dei Valori abbiamo detto.
Per favorire soltanto una persona, ancora una volta in pieno conflitto di interessi, si rischia che gli italiani vadano a pagare multe esose con le loro tasche. In questo momento stiamo chiedendo proprio questo. Ecco perché l'invito che ancora una volta rivolgo è di ritirare la proposta emendativa e di votare - lo faremmo in modo condiviso anche noi dell'Italia dei Valori - la parte «buona» del decreto-legge in esame, attuativa delle direttive comunitarie, cui dobbiamo certamente attenerci.
Per ben due volte, anche nel passato Governo Berlusconi, è accaduto questo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMERICO PORFIDIA. ... quando già con la legge Gasparri si cercò di fare la stessa operazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, sull'articolo aggiuntivo 8.03 del Governo è già stato detto che noi ci asterremo. Prendo, tuttavia, la parola a titolo personale per ricordare - visto che mi sembra indispensabile farlo - che dal 1999 Europa 7 attende di poter esercitare un proprio diritto, che è quello di trasmettere. Dal 1999 Retequattro gode di benefici illegittimi, come ci ha ricordato con la sua sentenza la Corte che ha, di fatto, confermato l'esistenza di un'anomalia italiana nel settore radiotelevisivo, consistente in un sostanziale impedimento dell'accesso al mercato agli operatori privati di radiofrequenze. In sostanza, credo che sia indispensabile ripeterlo al Governo e farlo conoscere agli italiani: la sentenza sostiene che in Italia si sono cristallizzate le strutture del mercato e protette le posizioni degli operatori nazionali già attivi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zampa, il tempo a sua disposizione è esaurito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, prendo per la prima volta la parola in quest'Aula per svolgere un intervento a titolo personale in merito alla mia astensione relativamente all'articolo aggiuntivo 8.03 presentato dal Governo.
Ritengo, inoltre, di dover fare un'osservazione su una materia che mi ha molto colpito nella discussione odierna. Nelle precedenti votazioni per la modifica sia del decreto legislativo n. 215 del 9 luglio del 2003 sia della legge n. 157 del 1992 ho notato che una più ampia discussione di merito - come già gli onorevoli Concia e Zucchi hanno autorevolmente osservato - avrebbe consentito un risultato differente nelle due votazioni. In alcuni casi, specialmente per quanto riguarda la modifica del decreto legislativo n. 215, non si sono risolti i problemi che la sentenza della Corte di giustizia europea indicava.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Benamati.Pag. 61
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, in questa proposta emendativa si dice una cosa importante, vale a dire che si adegua il numero delle unità a quello degli Stati membri dell'Unione europea, il che significa che cerchiamo di stare in Europa. Non è così, mi pare, con la normativa del Governo sulle frequenze radiotelevisive. Insisto sul punto: certamente, vi è un problema che riguarda una televisione; vi è, però, un problema più grande e generale riguardante la «rapina» delle frequenze. Infatti, queste frequenze sono e continuano ad essere nelle mani degli stessi, vale a dire di un duopolio intollerabile per chi vuole che il mercato televisivo sia liberalizzato, ossia europeo.
Non ci pare di domandare molto se chiediamo che vi siano regole vere e non giochi delle tre tavolette (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, nell'intervenire a titolo personale vorrei precisare che sul provvedimento in esame non vi è l'urgenza di inserire, attraverso proposte emendative, norme sulle infrazioni in tema di radiotelevisioni, perché questo è un «colpo», un inserimento di norme in un decreto-legge del passato Governo senza la necessaria urgenza. La procedura di infrazione ha dei meccanismi: si poteva rispondere benissimo attraverso la legge comunitaria.
È grave che si inizi anche questa legislatura come nel 2001; ricordo quella legislatura in cui si discusse sul conflitto di interessi e sul falso in bilancio: con riferimento ad una legge in tema di diritto societario trovammo un emendamento che snaturava il provvedimento stesso, anche nel 2001. Noi diamo tutta la disponibilità ad una discussione concreta nei confronti dei problemi del Paese, ma siamo dispiaciuti che questa maggioranza si presenti ogni volta con lo stesso vizio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, mi interrogavo sulle motivazioni che potevano portare oltre cento parlamentari di maggioranza a non essere presenti alle votazioni del provvedimento in esame, e pensavo che forse costoro hanno confidato molto sul clima bipartisan che si respirava nei giorni scorsi, o forse non hanno letto le proposte emendative e non si sono accorti di quanto e con quante imprudenze il Governo abbia snaturato alcune norme.
Inoltre - ma non vorrei pensare male - poiché il presidente Berlusconi nella legislatura 2001-2006 fu costretto a mettere mano al portafoglio e a regalare orologi, non vorrei che fosse questa la motivazione; non vorrei che costoro volessero spingere il Presidente a rifare altrettanto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marchignoli. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, io sono tra coloro che hanno avuto qualche sospetto nel momento in cui ho ascoltato il Presidente del Consiglio darsi un profilo da statista e devo dire che alla prima prova vi ho ritrovati - sebbene mi trovi in quest'Aula per la prima volta, ho ricoperto infatti l'incarico di amministratore della mia città - esattamente identici a prima. Siete sempre quelli: considerate urgente l'interesse particolare e ve ne infischiate dell'interesse generale. Credo che se ne accorgeranno presto anche gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, anch'io mi unisco alla richiesta al Governo di ritirare l'articolo aggiuntivo in esame, esprimendo il rammarico per il fatto che, come primo provvedimento, ci troviamo a discutere di una tale questione.
Faccio appello agli spiriti liberali che caratterizzano l'attuale maggioranza - così almeno si dice - affinché ci possano sostenere in questa nostra richiesta, all'insegna di una semplice domanda che credo rientri nel buon senso: era proprio necessario inserire nel provvedimento in discussione questo contenuto, non lo si poteva inserire in un altro provvedimento?
Cari colleghi, abbiamo cose molto importanti di cui occuparci nel Paese, problemi molto urgenti! Credo - o almeno spero - che il buonsenso, oltre che gli spiriti liberali da voi molto spesso evocati, ci possano consentire, almeno per una voce, di vedere che qualcuno di voi si unisca a noi in questa richiesta - che, lo ripeto, è di buon senso - affinché il provvedimento possa fare a meno del contenuto che lo «inquina» in modo assolutamente inopportuno. Per tale ragione, signor Presidente, chiedo che l'articolo aggiuntivo venga ritirato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, anch'io mi associo agli interventi dei colleghi che hanno sollecitato il Governo a ritirare l'articolo aggiuntivo, invitando nuovamente l'Esecutivo ad affrontare in maniera più responsabile, più trasparente e veramente costruttiva una materia come quella comunitaria. Non si può - l'ho ripetuto e lo ripeterò - prendere l'Europa in ostaggio per non tutelare interessi nazionali, bensì per tutelare interessi aziendali. È un pessimo inizio; non è certo questo il modo migliore per dialogare su una materia importante come quella europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento, anche in questo caso a titolo personale, è volto ad evidenziare un qualcosa che riscontro in quest'Aula dove, anziché discutere e recepire delle normative europee che sarebbero condivise dalla maggior parte dei colleghi, indipendentemente dall'appartenenza alla maggioranza o alla minoranza, ci troviamo inchiodati a sollevare un problema di democrazia, dal momento che tra i vari emendamenti è inserito un qualcosa che di democratico non ha nulla, ma che invece va a ledere la democrazia e la possibilità del libero mercato prevista dalla Corte di giustizia europea nei confronti di un imprenditore italiano. Con la proposta emendativa imposta dal Governo si va, invece, a salvaguardare un'emittente privata che - guarda caso - fa capo al nostro Presidente del Consiglio. Rilevo, quindi, l'inopportunità di continuare a discutere in questa sede di un qualcosa che dovrebbe avere a che fare con i cittadini, ma che invece si limita all'interesse personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, aveva torto Francis Fucuyama quando ha esposto la sua idea della fine della storia: la storia non finisce; eccoci qua: Berlusconi si ripresenta di nuovo con le leggi ad personam e con le cose che desidera per le sue aziende.
Non è cambiato nulla: è un effetto da fantascienza. Stiamo parlando di un furto di frequenze, che nel mondo della televisione rappresenta ciò che il furto di cavalli rappresentava nel Far West. Stiamo confrontando due mondi ed è un peccato che essi non possano accostarsi, perché uno è il mondo di Emilio Fede, l'altro quello di Enzo Biagi: ma insieme non ci stannoPag. 63(Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, prendo la parola per un intervento a titolo personale per confermare la mia astensione sull'articolo aggiuntivo 8.03 del Governo, ma soprattutto per segnalare come noi italiani in Europa ci confrontiamo, nella nostra vita quotidiana, con l'incredulità dei nostri vicini tedeschi, svizzeri, francesi e inglesi, che non riescono a capire, giustamente, come un Governo di uno Stato fondatore dell'Unione europea possa rinnegare così spudoratamente non solo le regole del buon costume democratico, ma anche le regole scritte dell'Unione europea e le sentenze delle più alte autorità giuridiche del proprio Paese.
Si tratta di un'anomalia italiana che non è più accettabile, così come non è accettabile che il Presidente del Consiglio, dopo la sua vittoria, prometta un nuovo modo di fare politica e, in Parlamento, maggiore rispetto per l'opposizione e poi, fra le prime decisioni del suo Governo, inserisca una proposta emendativa che di nuovo serve solo ed esclusivamente ai suoi interessi privati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poco fa, dopo l'increscioso voto che ha visto la maggioranza andare sotto, qualche collega si è avvicinato dicendo che abbiamo teso un trabocchetto. Vorrei avvisare il Ministro Vito, i colleghi e i presidenti di gruppo della maggioranza che, con questo intervento, credo ci avviciniamo alla fine degli interventi dell'opposizione, che sta votando da questa mattina con duecentoquaranta deputati, qualcuno in meno rispetto a quelli eletti in questo ramo del Parlamento. Poiché vedo parecchi banchi della maggioranza vuoti, in forma dialogica - proprio perché c'è uno spirito nuovo - vorrei avvisare i presidenti di gruppo della maggioranza che stiamo per votare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avete perso un'occasione. Noi stiamo dibattendo e voi continuate ad «infischiarvene» di ciò che si dice. Il Ministro Vito, quando era all'opposizione, ha sempre redarguito il Governo per la scarsa attenzione, ma ora dovrebbe stare attento, perché ha portato avanti tante battaglie su questo fronte.
Rivolgo anch'io un invito: cercate di ritirare l'articolo aggiuntivo del Governo, perché quanto avete affermato all'inizio della legislatura non si sta realizzando; avete detto tante cose inutili, ma, nei fatti, al primo appuntamento, state deludendo, non solo noi ma anche gli italiani.
Ciò che è accaduto questa mattina, quando la maggioranza è andata sotto su un articolo aggiuntivo (che poteva essere più o meno importante), ha dimostrato che questa opposizione non farà sconti e sarà sempre attenta e vigile nella salvaguardia della democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato molti interventi sull'articolo aggiuntivo del Governo riguardante il Comitato aziendale europeo (anche se ne non vi sono stati molti interventi su tale organo, perché evidentemente vi è stato un «indurimento» su questioni diverse). È nella dinamica parlamentare che ciò accada, così come può succedere che la maggioranza sia sconfitta su una propostaPag. 64emendativa sulla quale il Governo e il relatore avevano espresso parere favorevole (nel caso specifico, tale proposta emendativa concerne la fauna e gli uccelli, con tutte le conseguenze che ciò comporta).
In quest'Aula vi sono stati tentativi di chiarimento, da parte del sottosegretario Romani, in ordine al merito del provvedimento in esame.
Tra l'altro, qualche legislatura fa era buon costume dei deputati intervenire sul merito degli argomenti. Non sono certo nuovo alle attività parlamentari e ai lavori di quest'Aula, sicuramente il collega Giachetti o il collega Quartiani potrebbero rimproverare a me di aver fatto filibustering parlamentare in situazioni di difficoltà. Quindi, comprendo alcune dinamiche che si stanno sviluppando attorno a questo provvedimento, ma francamente capisco meno, anche al di là del tono ironico usato da alcuni colleghi, il fatto che venga chiamata in causa la figura del Presidente: lo trovo francamente molto antipatico, perché ritengo che la Presidenza debba continuare ad essere la Presidenza di tutti e che anche nella normale attività di ostruzionismo, che tanti colleghi possono provare a mettere in campo (si possano cercare molti argomenti, leggere articoli, ricorrere a citazioni), sarebbe opportuno conservare decorosamente il rispetto per la Presidenza e il suo ruolo. Credo poi - non voglio fare l'avvocato della Presidenza - che il Presidente Fini abbia accompagnato tutte queste sue chiamate in causa con grande eleganza e sobrietà, ma ritengo francamente che non sia costume di quest'Aula chiamare in causa la Presidenza per occupare il tempo previsto per l'esame dei provvedimenti.
Ritengo, invece, che sul contenuto dell'articolo aggiuntivo del Governo in esame sia difficile giustificare un voto contrario, seppure in un contesto generale di irrigidimento dei rapporti in ordine a questo provvedimento, che - lo ricordiamo - è un provvedimento del Governo Prodi.
Stiamo, quindi, sempre affrontando un provvedimento su cui vi è stato un ampio consenso in Commissione speciale, che è giunto in Aula con l'iter che conosciamo. Forse avrei compreso più facilmente un rafforzamento di alcune dinamiche sull'articolo aggiuntivo al centro dell'attenzione, ma non su queste altre proposte emendative, che potevano essere tranquillamente affrontate nel merito e sulle quali credo - mi sono testimoni i colleghi della Commissione speciale - non sia stata sollevata una questione di merito.
Dunque, ritengo che, da questo punto di vista, forse ci si sarebbe potuti trovare in condizioni diverse, e di ciò mi dispiace. Comunque, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della libertà sull'articolo aggiuntivo in esame.

PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha ritirato l'articolo aggiuntivo 8.017.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.03 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 513
Votanti 267
Astenuti 246
Maggioranza 134
Hanno votato 265
Hanno votato no 2.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Vannucci e Mogherini Rebesani hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi. Prendo altresì atto che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Vincenzo Antonio Fontana ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo.Pag. 65
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo ci permette di svolgere alcune considerazioni generali sulla questione del rapporto tra il nostro ordinamento, gli obblighi comunitari e le infrazioni.
Vorrei ricordare che il Governo precedente ha svolto un lavoro importante per meglio adeguare il nostro ordinamento agli obblighi comunitari e per ridurre il numero delle infrazioni.
Abbiamo raggiunto certamente risultati straordinari, che l'Italia non conseguiva dal 2001. In diciotto mesi, siamo passati da 285 a 200 infrazioni, risultando, in termini relativi, prendendo l'ultimo anno come riferimento, tra i Paesi più virtuosi in Europa. Abbiamo realizzato ciò in un clima di dialogo in materia comunitaria, tenendo sempre conto - il Ministro Bonino lo ha sempre fatto - delle esigenze dell'opposizione. Ritengo che dovremmo proseguire su questa linea e rafforzare il metodo di lavoro che abbiamo inaugurato. Purtroppo però, signor Presidente, in quest'occasione il Governo sta facendo esattamente il contrario.
Vorrei rivolgermi in particolare al Ministro per le politiche comunitarie Ronchi, che vedo finalmente in Aula... non mi sta ascoltando, perché ha importanti conversazioni telefoniche, ma vorrei dire lo stesso, magari qualcuno glielo riferirà, che il lavoro che abbiamo svolto nella passata legislatura, signor Ministro, è patrimonio di tutti e non possiamo certo... signor Presidente, mi scusi, volevo pregarla di attirare l'attenzione del Ministro Ronchi, competente per le politiche comunitarie, a cui mi sto rivolgendo...

PRESIDENTE. Ministro Ronchi, la prego di prestare attenzione. Prego, onorevole Gozi, prosegua pure.

SANDRO GOZI. Signor Ministro, il lavoro che abbiamo svolto nella passata legislatura è patrimonio di tutti, e non possiamo permetterci di dilapidarlo in questo modo. Con questo brutto inizio, signor Ministro, voi lo state facendo: avete già iniziato - l'ho già ripetuto - a strumentalizzare l'Europa per scopi ben diversi da quelli che dovrebbero essere perseguiti, che nulla hanno a che fare con gli interessi generali. Eppure - lo ripeto - se vi è una materia su cui dovremmo dialogare e cooperare - anziché mostrare i muscoli come state facendo - è proprio quella comunitaria.
In merito all'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo, di nuovo il problema è il solito. Gli obiettivi sono condivisibili: si tratta, infatti, di libera circolazione delle persone, soprattutto per le professioni legali, per quanto riguarda gli avvocati bulgari o rumeni (vorrei ricordare ai colleghi della maggioranza che vi è libera circolazione anche degli avvocati rumeni, potrebbe essere utile ricordarlo). È un adeguamento tecnico al trattato di adesione di Bulgaria e Romania, per assicurare la libera circolazione degli avvocati, dei procuratori e delle figure professionali equivalenti operanti nei due Paesi di recente adesione. È necessario, quindi, adeguare le varie norme attuative delle direttive in materia.
Tuttavia, signor Presidente, il ricorso ad un decreto-legge per adempiere ad un semplice obbligo comunitario derivante da un trattato di adesione è certamente segno evidente dell'inadeguatezza del metodo che il Governo ha seguito e, in generale, al di là della fattispecie, delle nostre procedure parlamentari. La procedura di esame dei decreti-legge (che dovrebbero essere limitati ai soli casi di casi di estrema urgenza) non consente infatti al Parlamento di assicurare un dibattito vero e pieno e un controllo democratico adeguato. Oggi ne abbiamo la riprova: per certi aspetti, anche in vista della ratifica del Trattato di Lisbona, alcune procedure che questa Camera segue andranno necessariamente adeguate, per garantire allo stesso tempo tempestività di adempimento degli obblighi comunitari e un pieno dibattito e controllo parlamentare.
Ritengo che potremmo riflettere, ad esempio, su una sessione comunitaria similePag. 66alla sessione di bilancio per conciliare queste due esigenze, entrambe molto importanti, ma che certamente vanno soddisfatte ancora di più in vista dei nuovi obblighi che si assumeranno con l'imminente ratifica - mi auguro - del Trattato di Lisbona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono rimasto un po' deluso dalla conclusione che ha avuto l'iniziale apertura che mi era sembrato di cogliere da parte del Ministro Vito, quando, in chiusura della parte antimeridiana della seduta, aveva annunciato la riformulazione dell'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo.
Tale formulazione preludeva ad una possibile saldatura di questa frattura che avevamo denunciato come uno sfregio - passatemi il termine forte - alla logica del dialogo e della costruzione bipartisan di percorsi condivisi, seguendo l'auspicio che avevamo tutti apprezzato nella seduta di esordio del Governo Berlusconi.
Tuttavia, alla luce della riformulazione, onorevole Ministro, la delusione è palpabile, perché non mi sembra che la riformulazione stessa abbia risolto il problema: siamo ancora di fronte ad una lesione eclatante di quel costrutto normativo che la Corte costituzionale ha già, più volte, richiamato. La situazione è stata ultimamente stigmatizzata anche dalla pronuncia, ormai famosa, del gennaio 2008 della Corte di giustizia delle Comunità europee, ma tant'è.
In questo momento ci stiamo tuttavia occupando non di tale questione, ma dell'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo, che ha una sua afferenza al tema della giustizia e della legalità. Ci apprestiamo, infatti, ad introdurre una norma che riguarda la professione legale dell'avvocato: per il principio della libera circolazione delle persone, anche il nostro Paese vuole riconoscere il diritto di stabilimento dei colleghi avvocati bulgari o rumeni, affinché, fregiandosi del loro titolo, possano esercitare la loro funzione anche all'interno del nostro Paese.
Signor Presidente della Camera, pregherei soprattutto i rappresentanti del Governo di non essere così infastiditi...

PRESIDENTE. Invito l'onorevole Bocchino a non sedere sul banco del Governo. Prego, onorevole Monai, prosegua.

CARLO MONAI. La ringrazio, signor Presidente. Il mio dialogo con l'onorevole Vito voleva focalizzare anche un'apertura di credito per le prossime eventuali situazioni che dovessero concretizzarsi nel rapporto dialettico tra maggioranza e opposizione.
Come dicevo, l'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo ha una qualche afferenza, una qualche assonanza con il tema del provvedimento su Retequattro.
Infatti, se guardiamo alla storia ed anche alla mitologia, il personaggio di Davide che affrontava Golia indubitabilmente ha posto il tema della libertà e della capacità del più piccolo di far valere i suoi diritti anche nei confronti del gigante che adotta il sopruso come metodo di condotta. Abbiamo, poi, un esempio altrettanto eclatante: quello del contadino di Treviri, il quale - lo ricordiamo - di fronte al sopruso di Federico II di Prussia, un sovrano un po' dispotico, evocò la famosa frase «ci sarà pure un giudice a Berlino!» per rimarcare la necessità che, in uno Stato di diritto, la predominanza sia sempre quella della legge e che non vi sia, al contrario, la sopraffazione da parte del più forte.
Pertanto, l'appello che rivolgo, oggi, è che non vi sia un Berlusconi IV di Arcore, che trovi un concorrente Francesco Di Stefano sulla sua strada e che, di questo imprenditore, possa farsi beffa. Infatti, forse quel contadino aspettava un giudice a Berlino, ma noi qui abbiamo già avuto il giudice di Lussemburgo, il quale ha decretato la legittimità di questa posizione giuridica soggettiva che, adesso, il Parlamento italiano è chiamato ad infrangere e a sopraffare.Pag. 67
Si tratta di un grave atto di ingiustizia che il Parlamento non può, a mio giudizio, permettersi, perché è già un dato di fatto conclamato che l'emittente Europa 7 possa avere quello che, invece, oggi, ancora non ha, e che il Parlamento vorrebbe ancora negarle fino al 2012.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, sono stata colpita dalla lettura di questa proposta emendativa, soprattutto laddove in premessa si fa un «cappello» rispetto alla necessità di adeguare alcune direttive all'ingresso di nuovi Paesi membri nell'Unione europea: è un articolo aggiuntivo che mi ha fatto sorridere, per usare un eufemismo. Mi rivolgo al rappresentante del Governo: stiamo parlando di un decreto che dovrebbe avere i requisiti della necessità e dell'urgenza. La domanda che mi sono posta, da quando ho letto questo articolo, è la seguente: qual è la necessità e l'urgenza - perché io, francamente, non la vedo - di adeguare la parola «avvocato» in bulgaro e in romeno, pur con tutto il rispetto - ci mancherebbe! - per questi Paesi membri della Comunità europea? Non ravviso né la necessità, né l'urgenza. Onestamente, signor Ministro, non credo che a tal riguardo ricorra alcuna urgenza sulla procedura di infrazione, mi permetto di osservarlo. Qualora mi sbagliassi, sono pronta ad ascoltare le parole del rappresentante del Governo, ma sinceramente non vedo alcuna necessità e urgenza, e non credo che questi siano i termini per porre rimedio alle procedure d'infrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà, per un minuto.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, torno a ricordare che il danno che la proposta emendativa su Retequattro produrrà non è soltanto la negazione di un diritto, in questo caso di un diritto che aspetta dal 1999, fatto che comunque rappresenta un vulnus alla democrazia; non è soltanto la messa in discussione del rapporto dialogante tra maggioranza e opposizione, evidentemente destinato a naufragare, se questo è l'atteggiamento della coalizione del Popolo della libertà. Il danno che questa proposta emendativa produrrà - ed è ciò che gli italiani devono sapere - è al bene comune. Saranno infatti i contribuenti italiani a pagarne le conseguenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, ritengo che il dibattito abbia ormai sviscerato approfonditamente le questioni in campo e ritengo che la minoranza abbia fatto ricorso a tutti gli argomenti che era nelle sue possibilità usare per esporre il proprio disagio parlamentare.
Il problema che voglio porre è un altro: noi abbiamo posto una questione politica, quella di ritirare la proposta emendativa riguardante Retequattro, per poi procedere in modo snello e veloce alla conversione del resto del provvedimento. Nessuno ci ha fatto capire quale sia la questione politica, tranne il sottosegretario Romani, che però lo ha fatto in modo un po' frettoloso e abbastanza tecnocratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà, per un minuto.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, invece che ratificare delle giuste direttive comunitarie, come quelle richiamate negli emendamenti e a cui mi rifaccio, come diceva l'onorevole Monai, ci troviamo ancora a questo punto, e purtroppo dobbiamo prendere atto che ancora una volta dall'altra parte si è utilizzato il decreto a fini personali.
Non è, però, solo un problema attuale perché anche a me piace ricordare qualchePag. 68parola che, a suo tempo, disse Enzo Biagi: «Non riconosco Berlusconi come giudice. Io non sono entrato in politica per fare affari».
Vi sembra giusto, onorevoli colleghi, che oggi qui stiamo discutendo, facendo ostruzionismo su una proposta emendativa che è utile solamente ad una persona e per la quale tutti gli italiani dovranno pagare a causa di una procedura di infrazione che l'Unione europea sta portando avanti...

PRESIDENTE. Onorevole Porfidia il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Ministro continuo a chiedere di liberare il dibattito da questa inutile proposta emendativa perché, vede, non solo non si fermerà la procedura di infrazione, ma si pagherà una tassa.
Le leggo un parere pro veritate che ho chiesto al professor Grandinetti, che lavora nello studio del professor Pace, presidente dell'associazione italiana dei costituzionalisti. Tale parere dice: «Affermare, come fa il Governo, che le critiche dell'opposizione sono infondate e che la proposta emendativa è "comunitariamente" legittima perché lascia intatto lo status normativo in vigore è un vero e proprio paradosso perché in ciò è ravvisabile non solo l'omessa ottemperanza agli obblighi nascenti dall'appartenenza del nostro Paese all'Unione europea, ma è un'ennesima violazione del diritto comunitario. Quando la cortina si sarà dissolta ci esporrà a nuove procedure di infrazione». Signor Presidente si pagherà una tassa: sarà battezzata tassa sul conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, al collega Baldelli che richiamava la nostra attenzione sul fatto che avevamo da eccepire sul suo modo di dirigere i lavori dell'Assemblea, vorrei ricordare quanto segue: le nostre osservazioni critiche nella discussione non hanno riguardato il merito, ma semplicemente la questione del requisito di urgenza che lei ha ritenuto presente nella proposta emendativa del Governo ormai comunemente denominato «salva Retequattro».
Non c'erano e non ci sono tali requisiti di urgenza ed è questo che ha fatto scattare in noi l'atteggiamento ostruzionistico che, di fatto, stiamo tenendo in quest'Aula.
Chiedo al Ministro Vito di ritirare la proposta emendativa anche nella nuova formulazione presentata perché anche quest'ultima non ci convince, non ha i requisiti di urgenza.
Le chiediamo, però, sapendo che non può disubbidire agli ordini superiori, di ritirare almeno la proposta emendativa che ammazza...

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente esprimerò voto favorevole sull'articolo aggiuntivo al nostro esame che adegua determinate direttive sulla libera circolazione delle persone relativamente alle professioni legali a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania.
Si tratta di un parere motivato nell'ambito della procedura di infrazione 2007/0417; pertanto, trovo assolutamente conforme l'articolo aggiuntivo in questione che ha una sua motivazione d'urgenza in quanto tende a salvarci da una procedura di infrazione.
Non ci salveremo, invece, e ciò mi imbarazza. Mi imbarazza votare a favore di una proposta emendativa riferita ad un decreto-legge che contiene, invece, proposte emendative illegittime. Non ci salveremo, gli italiani non si salveranno dal pagare le sanzioni causate dall'articoloPag. 69aggiuntivo 8.015 del Governo, inammissibile...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente vorrei solo segnalare un problema di tecnica legislativa. Nell'articolo aggiuntivo al nostro esame, a differenza del precedente, si procede con un'elencazione senza adottare una formula di chiusura del tipo: «E quanti altri aderiscano successivamente all'Unione europea». Tale formula ci permetterebbe di non ripresentare la medesima proposta emendativa ogni volta che un nuovo Paese sarà ammesso all'interno dell'Unione europea.
Visto che si è posto il problema, mi pare più corretto dal punto di vista della tecnica legislativa che lo si risolva anche per il futuro. Penso all'accesso della Croazia che tutti ci auguriamo prossimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente intervengo a titolo personale. Il messaggio che esce da quest'Aula è chiaro: non volete costruire un dialogo con l'opposizione.
D'altra parte tutti i Paesi hanno i Governi che si meritano, quindi anche il nostro ha il Governo che si merita (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Invece di dare attuazione ad una sentenza della Corte di giustizia europea e ad un'infrazione nel rispetto dell'Europa si sceglie di fare un decreto «salva Retequattro».
Certo, questo non è solo un problema di merito: è in gioco la libertà di informazione. È chiaro che questa proposta nasce per comprimerla, è evidente!
I bisogni dei cittadini non sono questi e non sottovalutate il fatto che questa è una sconfitta del Paese. Certo, ci si chiede come si possa invocare la libertà di mercato e (come diceva Enzo Biagi, tanto evocato in questa sala al di là della mia trascurabile persona) che coinvolge un problema fondamentale come quello della libertà di espressione. Da oggi, con questo decreto, avremo meno libertà di espressione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, purtroppo oggi ci troviamo a recitare una frase: «ahi, quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinova la paura» di ritornare ai vecchi metodi berlusconiani.
Questa proposta emendativa serve ad eludere una sentenza chiara e precisa della Corte di Giustizia europea. L'Unione europea merita rispetto e non ci sono ragioni che tengano!
Il Governo e il Parlamento, a mio avviso, devono interessarsi di cosa manca agli italiani, di cosa abbia bisogno la gente. Cerchiamo di porre all'attenzione, innanzitutto, le problematiche vere e importanti del nostro Paese. Questi devono essere gli obiettivi del Governo, non salvare Retequattro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la cocciutaggine del Governo ci costringe in Aula, da questa mattina, senza risolvere il problema, ma stiamo lavorando male, malissimo!
Ci sono proposte emendative importanti, importantissime, che non stiamo valutando o che stiamo valutando male, solo sorvolando, anche perché c'è di mezzo un interesse molto più importante, che è un interesse di legalità, giustizia, libertà, ed è questa la vera battaglia che stiamo oggi combattendo qui in Aula, senza che il Governo faccia un piccolo passo indietro.Pag. 70
Accetti di ritirare questo articolo aggiuntivo e, una volta per tutte, chiuda una questione oramai diventata spinosa, che lo metterà in difficoltà da qui fino alla fine della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, certamente anch'io non posso che essere favorevole all'articolo aggiuntivo 8.04 che stiamo esaminando, e tuttavia, nonostante questo, sento un grande imbarazzo, perché vorrei che partisse da qui un messaggio unitario al Paese, ma soprattutto un messaggio all'Europa.
Siamo trattati male all'estero, non solo per i rifiuti di Napoli, ma anche perché quest'Aula si divide su questioni fondamentali. Ci giudicano male! Per questo siamo molto imbarazzati e vorremmo contribuire a cambiare il clima, dare un contributo in questa direzione.
Lo ha già detto il mio capogruppo: siamo disponibili a ritirare l'articolo aggiuntivo 8.0100, se vi imbarazza. È quello fondamentale che dice che bisogna attuare la sentenza della Corte europea...

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, vengo dall'esperienza di amministratore locale. Devo dire che non ho mai visto un consigliere comunale firmarsi una proposta di delibera per rendere edificabile un proprio terreno; non ho mai visto un consigliere comunale o un assessore violare le normative per far sì che una gara di appalto fosse aggiudicata ad una propria azienda piuttosto che al reale aggiudicatario.
Eppure sono stato costretto in quest'Aula ad assistere a un Presidente del Consiglio che ha firmato un articolo aggiuntivo per garantire la perpetrazione di un abuso, che consente ad una sua rete televisiva di occupare abusivamente frequenze che, dal 1999, sono state assegnate ad un altro competitore.
Credo che si stia consumando in quest'Aula anche un pessimo esempio per gli amministratori locali che ci seguono, ci guardano e che dovrebbero considerarci un esempio, anche per l'etica dei comportamenti e per il rispetto della legalità.
È un pessimo esempio che stiamo «consumando» in Aula e che, credo, avrà riflessi per il futuro.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARLO COSTANTINI. Noi continueremo a fare opposizione, continueremo fino in fondo perché siamo convinti che si stia consumando...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo il discorso iniziale, di apertura da parte del Presidente Berlusconi, e dopo l'invito al dialogo, ai toni pacati, mi aspettavo sinceramente di poter finalmente lavorare, come pensavo, per difendere gli interessi degli italiani e per sostenere gli interessi di tutti quelli che ci hanno eletti per rappresentarli.
Ero quasi tentato, signor Presidente, di fidarmi; pensavo di poter finalmente iniziare una nuova pagina politico-istituzionale, anche se dai banchi dell'opposizione, perché anche da qui si difendono gli interessi degli italiani. Purtroppo mi ero sbagliato, signor Presidente, e dico purtroppo, esprimendo delusione e amarezza. Alla prima occasione ci risiamo; la favola di Fedro si perpetua, signor Presidente: non si agisce spesso, come è accaduto, nell'interesse generale, ma nell'interesse di pochi.
Continueremo a fare la nostra battaglia, nell'interesse di chi ci ha mandato qui e nell'interesse degli italiani, onorandoPag. 71l'impegno che abbiamo assunto con gli elettori. Gli elettori del Popolo della Libertà avranno ulteriormente modo di riflettere su quello che sta succedendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale in primo luogo per esprimere il mio favore sull'articolo aggiuntivo in esame, che consente la facilitazione all'esercizio permanente della professione di avvocato in uno Stato membro dell'Unione europea. L'auspicio e l'augurio è che esso possa essere esteso anche ad altre professioni, e non riguardare soltanto quella di avvocato, alla quale mi onoro di appartenere.
Detto questo, accanto ad un articolo aggiuntivo che comporta attuazione di obblighi in materia comunitaria, allo stesso decreto-legge sono state presentate proposte emendative che sono esattamente contrarie e quindi illegittime rispetto alle normative comunitarie e alle risultanze della Corte di giustizia europea. Voglio citarne una per tutte, il comma 4 dell'articolo aggiuntivo 8.015, in cui è scritto, prendendo veramente in giro il Parlamento: «i diritti di uso delle frequenze per l'esercizio...»

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, proseguo dopo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per richiamare ancora una volta l'attenzione su cosa sta succedendo oggi in Aula. Siamo di fronte ad un atto di incredibile arroganza politica, che il Governo impone al Parlamento e al Paese. È per questo che mi affido, nonostante le lamentele della maggioranza, alle parole di Enzo Biagi, che rappresentano, credo, la migliore risposta alla prepotenza dimostrata dal Governo e dal suo Presidente del Consiglio.
Ha detto Enzo Biagi: «La televisione è un grande mezzo di comunicazione: lo dimostra il fatto che un signore che non era votato alla politica, disponendo delle televisioni, è diventato il nostro Presidente del Consiglio. Siamo l'unico Paese al mondo che ha questo tipo di fenomeno. Non c'è mica stato un colpo di Stato: il Presidente del Consiglio democraticamente alla guida di questo Paese rispecchia la volontà degli italiani».
Ma gli italiani devono sapere che da oggi, col decreto in esame, avremo meno libertà di espressione. Libertà, libertà, libertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se lei mi presta un minuto di attenzione, e invita l'Aula a prestare un minuto di attenzione, i colleghi saranno lieti, perché è nostra intenzione continuare un confronto e abbandonare una pratica ostruzionistica; anche se, nel fare questo, mi è venuto alla mente una battuta di qualche mese fa, dove si diceva che in Parlamento bastano trenta persone che lavorino e le altre trecento devono soltanto votare. Non ricordavo bene e sono andato a cercare: è una dichiarazione del 29 febbraio dell'onorevole Silvio Berlusconi, che Testualmente diceva: «In Parlamento chi lavora sono trenta persone, tutte le altre devono essere soltanto lì presenti, leali, dalle nove della mattina alle nove di sera». Lo dica, signor Ministro, al Presidente del Consiglio, cosa è successo oggi, quando...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho già finito? Che peccato!

Pag. 72

PRESIDENTE. Il tempo fugge!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà per un minuto.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare - come hanno fatto anche altri colleghi - che le proposte emendative presentate dal Governo introducono modifiche al decreto-legge che negano non solo il galateo istituzionale nei rapporti fra Governo uscente e Governo entrante, ma anche il principio di legalità. Ma quel che preoccupa ancor di più è il rischio di un deragliamento di questo Governo, e dunque anche del nostro Paese, rispetto ad un cammino forte e convinto di integrazione europea: è infatti chiaro l'intendimento di sottrarsi agli impegni sottoscritti in sede europea. Evidentemente, quando tali impegni vanno ad incidere su taluni interessi, ecco che scatta un meccanismo che porta alla prevaricazione e alla tutela di interessi di parte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo per osservare come sia difficile spiegare a un cittadino che voglia interessarsi della politica questa sorta di amplificazione dell'articolo 8. Un articolo che si occupava, infatti, originariamente di pesca si occupa ora praticamente di tutto, dalle torte di cioccolata agli avvocati, dai diritti alle pari opportunità, in una crescita espansiva in cui l'unico filo conduttore che si può ricostruire è forse quello delle reti: dalle reti di pesca alle reti di trasmissione analogica e digitale. E in queste reti si impiglia anche la proposta emendativa in esame che amplia - e su questo punto non sono d'accordo con l'onorevole Formisano, poiché ne vedo l'urgenza - agli avvocati rumeni la possibilità di esercitare in Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante l'infelice e inopinata incursione in materia televisiva, devo dire che noi condividiamo le parti di questo provvedimento che si preoccupano di rendere più fluida la circolazione dei professionisti in Europa. Proprio oggi, in Gazzetta Ufficiale compare il provvedimento sul riconoscimento delle associazioni delle nuove professioni: un provvedimento che avevamo approvato nella scorsa legislatura, proprio ai fini di una migliore circolazione in Europa e di un riconoscimento in Italia. Anche noi vorremmo infatti più Europa nel mondo e più Italia in Europa: per farlo, dovremmo però riprendere il filo delle politiche più che quello degli interessi di parte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.04 non fa altro che adeguare la normativa attuale alla luce dell'adesione della Bulgaria e della Romania all'Unione europea: un adeguamento automatico sul quale non vi è dunque alcun problema. Mi asterrò però su di esso, perché all'interno di questo provvedimento è stata inserita una proposta emendativa che, anziché prendere atto di una direttiva europea e di un procedimento di infrazione, garantisce a una delle tre reti Mediaset di poter continuare a trasmettere attraverso il terrestre, eludendo così il rispetto dovuto alle sentenze della Corte di giustizia.
In proposito, l'onorevole Bocchino sostiene che agli italiani interessa poco che Retequattro vada sul digitale o resti sul terrestre: bene, io vorrei ricordargli che agli italiani interessa molto che le funzioni di Governo siano distinte dagli interessi personali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, la scelta del Governo di interpolarePag. 73in più materie sensibili il precedente decreto assai più asciutto del Governo Prodi ha provocato una grave lesione del procedimento costituzionale di formazione della legge, in quanto le materie sono state sottratte all'esame delle competenti Commissioni parlamentari di merito. Inoltre, poiché si tratta di norme di notevole peso interpretativo - massimamente quella in materia di telecomunicazioni - ovviamente vi è il rischio di un conflitto istituzionale ulteriore con le autorità europee nonché con la giurisdizione europea.
Da ultimo, si inficia gravemente quel clima auspicato di nuovo rapporto tra maggioranza ed opposizione che aveva ispirato i primi giorni di questa legislatura. Si chiede pertanto il ritiro non solo dell'articolo aggiuntivo di cui più ampiamente si è discusso, ma possibilmente anche di tutti gli altri, onde riportarli nelle forme legislative ordinarie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.04 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 516
Votanti 265
Astenuti 251
Maggioranza 133
Hanno votato 264
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Signor Presidente, per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo 8.05 del Governo vi è la richiesta da parte di gruppi parlamentari di una maggiore riflessione ed attenzione. Chiedo pertanto all'Aula di poterne accantonare l'esame per poter svolgere, insieme ai gruppi che lo hanno richiesto, una maggiore, ulteriore riflessione.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo aggiuntivo 8.05 del Governo si intende accantonato.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.06 (Nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.06 (Nuova formulazione) del Governo si occupa di diverse questioni, ma quelle fondamentali riguardano i seguenti aspetti: la definizione di condizioni speciali di accesso all'occupazione e alla formazione professionale, di occupazione e di lavoro, comprese le condizioni di licenziamento e di retribuzione, per i giovani, i lavoratori anziani e i lavoratori con persone a carico, onde favorire l'inserimento professionale e assicurare la protezione degli stessi.
Dall'articolo aggiuntivo al nostro esame viene in qualche misura messa in rilievo la parità di trattamento sul lavoro. La previsione di una radicale inversione dell'onere della prova nel caso di discriminazione sul lavoro contenuta nella direttiva 2000/78/CE era apparsa non strettamente conforme ai principi del nostro ordinamento giuridico. A seguito di tale formulazione contenuta nel decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, recante attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, è stata aperta la procedura di infrazione n. 2006/2441 ex articolo 226 del Trattato istitutivo della Comunità europea. Con detta procedura di infrazione la Commissione europeaPag. 74ha contestato all'Italia la non corretta applicazione della direttiva stessa. Con l'articolo aggiuntivo 8.06 (Nuova formulazione) del Governo al nostro esame si è provveduto a sanare tale infrazione. Siamo in presenza di questioni certamente importantissime.
Non sono questioni che si possono improvvisare in una proposta emendativa riferita ad un decreto-legge ma richiedono invece riflessioni, approfondimenti, consultazioni, in particolare nelle Commissioni. Dobbiamo procedere ad una discussione in Commissione e magari acquisire informazioni dalle associazioni interessate; tutte le operazioni che si compiono in vista della preparazione di una norma molto pensata, condivisa soprattutto dal mondo del lavoro, da quello giovanile e da tutte le associazioni che si interessano a tali problematiche.
Ciò non è possibile perché tale norma è stata inserita in una proposta emendativa ad un decreto-legge. Ma ciò potrebbe anche essere trascurato, perché qualcosa si può anche ammettere. Abbiamo discusso tante volte sulla questione e adesso ne facciamo a meno. Ma in un decreto-legge di tal genere oltre a questioni legittime come quelle in esame e ad altre come le correzioni del numero dei Paesi aderenti e quelle affrontate dalle proposte emendative precedenti, mi sembra proprio un'assurdità voler costringere il Parlamento italiano ad approvare invece una norma che viola e non tiene conto delle questioni fondamentali emerse da una sentenza della Corte costituzionale, da una del Consiglio di Stato nonché dalla Corte di giustizia europea. Invece di avanzare una proposta emendativa come l'articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100 che dispone l'attuazione della sentenza della Corte di giustizia europea se ne presenta, invece, una di contenuto opposto significa che, procrastinare la questione al 2012 continuando a non rispettare l'esito di una gara. Ha vinto Europa 7, non Retequattro e pertanto quest'ultima continua ad occupare abusivamente una posizione nel settore televisivo.
Pertanto, è evidente la necessità di ritirare l'articolo aggiuntivo 8.015 (Seconda ulteriore nuova formulazione) del Governo per il bene dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà per cinque minuti

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il 10 maggio 2007 l'Ufficio Internazionale del Lavoro ha pubblicato il rapporto: Uguaglianza del lavoro: affrontare le sfide.
Il rapporto è lo studio più completo mai realizzato fino ad oggi sul tema della discriminazione. Fornisce una fotografia a livello mondiale della discriminazione sul lavoro, menzionando sia i progressi sia i fallimenti nella battaglia contro le forme discriminatorie come quelle basate sul sesso, la razza, la religione ma anche contro le nuove forme fondate sull'età, l'orientamento sessuale, la sieropositività o lo stato di salute delle persone.
Il rapporto ribadisce che di fronte ad un mondo che appare sempre più ingiusto, incerto e insicuro, combattere la discriminazione è oggi più urgente rispetto a quattro anni fa (epoca cui risale il precedente rapporto) e ribadisce che la persistenza di disuguaglianze nel reddito, nelle risorse e nelle opportunità riduce l'efficacia di qualsiasi azione volta a combattere la discriminazione.
Le discriminazioni sono presenti anche nel nostro Paese, come ha rilevato il 12 dicembre 2006 la Commissione europea, inviando una lettera di messa in mora per non aver recepito correttamente la direttiva 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale di indicazioni per la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.
La direttiva, come è noto, è stata recepita dall'ordinamento giuridico italiano con il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216.
Tuttavia, secondo la Commissione, come del resto è stato rilevato da partePag. 75dell'opposizione di allora in sede di discussione, restano irrisolte diverse questioni e per questo è stata avviata la procedura di infrazione.
Ricordo che l'articolo 4 della direttiva 2000/78/CE prevede che gli Stati membri possano stabilire che una differenza di trattamento basata su una caratteristica correlata a religione, condizioni personali, handicap, età o tendenze sessuali non costituisce discriminazione. Il decreto legislativo n. 216 del 2003, invece, comprende diverse disposizioni che stabiliscono circostanze nelle quali la valutazione di determinate caratteristiche discrimina.
L'articolo 5 della direttiva 2000/78/CE impone ai datori di lavoro l'obbligo generale di prevedere soluzioni ragionevoli per i disabili. La normativa italiana, invece, prevede solo alcune disposizioni miranti a facilitare il lavoro di alcune categorie di disabili.
L'articolo 6 della direttiva 2000/78/CE è relativo alla facoltà degli Stati membri di prevedere che le disparità di trattamento connessi all'età non possano costituire discriminazione qualora siano oggettivamente e ragionevolmente giustificate da una finalità legittima. Il testo del decreto legislativo n. 216 del 2003, invece, implica che gli obiettivi elencati siano sempre legittimi.
L'articolo 9 della direttiva 2000/78/CE stabilisce che la legislazione nazionale deve fissare i criteri per stabilire quali istanze abbiano interesse legittimo a garantire il rispetto dei diritti derivanti dalla direttiva stessa. Il decreto legislativo sopra citato, invece, limita la categoria di organizzazioni che possono avviare procedure contro la discriminazione solo alle rappresentanze locali delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Infine, la normativa italiana non è in grado, con quel decreto legislativo, di conseguire i risultati fissati dalla direttiva in merito all'onere della prova. Si tratta di rilievi che avrebbero meritato un approfondimento. Noi non ci saremmo sottratti e avremmo dato il nostro contributo di merito, ma non è stato possibile per i modi e per i tempi del provvedimento. Sarebbe stato giusto e utile approfondire il merito nell'ambito, ad esempio, della legge comunitaria che tra poche settimane sarà discussa in Aula.
Nel merito, l'articolo aggiuntivo 8.06 (Nuova formulazione) del Governo recepisce, almeno in parte, i rilievi espressi nella messa in mora nell'ambito della procedura di infrazione. Recependo almeno in parte i rilievi migliora, dunque, la normativa...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IVANO MIGLIOLI. ... ed è in gran parte condivisibile. È, tuttavia, il contesto dell'intero disegno di legge di conversione del decreto-legge che ci indurrà, come gruppo del Partito Democratico, ad esprimere un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per cominciare vorrei attirare la vostra attenzione sulla delicatezza dell'articolo aggiuntivo in esame poiché tocca questioni relative a diritti sul lavoro, a diritti di non discriminazione, a diritti che permettono e facilitano la pacifica convivenza fra i cittadini.
Penso che molti di voi ricorderanno le difficoltà riscontrate quando abbiamo dovuto curare il recepimento della direttiva 2000/78/CE all'interno dell'ordinamento italiano. Poiché siamo in una fase di messa in mora non ho nulla da dire sulla decisione del Governo di proporre l'articolo aggiuntivo in esame, in quanto ricade per intero nelle prescrizioni dell'articolo 10 della legge n. 11 del 2005. Invece, sulle modalità che il Governo ha adottato esistono alcune legittime perplessità, signor Presidente, che non posso tacere in questa circostanza e che dovrebbero interessare non solo l'opposizione, ma anche l'attuale maggioranza. Infatti, quando noi abbiamo fatto, con quella maggioranza, il provvedimentoPag. 76che oggi viene modificato, abbiamo tenuto conto di preoccupazioni espresse soprattutto dalla maggioranza.
Noi vogliamo che non ci siano discriminazioni nell'accesso al lavoro dei nostri cittadini e dei residenti in Italia, che hanno titolo a risiedervi e a trovare lavoro sul nostro mercato del lavoro. Questa è una finalità della direttiva ed anche del provvedimento che adesso viene modificato. Esistono alcuni limiti a questo, che sono il riconoscimento di legittime politiche a sostegno di settori dell'occupazione. È, infatti, evidente che per alcuni lavori è necessario avere una qualifica professionale particolare: il possesso di tale qualifica non costituisce discriminazione. Inoltre, anche condizioni particolari di assunzione e licenziamento per i giovani (per esempio, la possibilità di avere dei licenziamenti a condizioni facilitate) possono rientrare in una politica che, in tal modo, vuole favorire l'occupazione giovanile.
Si può dire la stessa cosa per quanto previsto dall'articolo aggiuntivo al nostro esame al punto c) del comma 4-bis della lettera d), della fissazione dell'età massima per l'assunzione. Vi leggo l'intero passo (così capite meglio la natura del problema): «la fissazione di un'età massima per l'assunzione basata sulle condizioni di formazione richieste per il lavoro in questione o la necessità di un ragionevole periodo di lavoro prima del pensionamento». Anche in questo caso vi è un problema di tecnica legislativa, che segnalo al signor Ministro, che peraltro in questo momento non è presente. Infatti, dovremo fissare un'età massima o minima, perché è evidente che nel caso in cui si debba tener conto di una formazione specifica l'età in questione non è un'età massima, ma un'età minima.
Tuttavia, il vero problema, la questione più delicata arriva alla lettera e) dell'articolo aggiuntivo in esame. Leggo anche in questo caso il testo: «Quando il ricorrente» - cioè colui che protesta contro, per esempio, un licenziamento - «fornisce elementi di fatto desunti anche da dati di carattere statistico, idonei a fondare in termini precisi e concordanti,» - mi domando: concordanti con chi e con cosa? La concordanza è sempre tra due termini, ma in questo caso non si capisce con che cosa sia - «la presunzione dell'esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori, spetta al convenuto l'onere di provare l'insussistenza della discriminazione». Abbiamo un'inversione dell'onere della prova che è contro tutti i principi della civiltà giuridica! Ci pensino i nostri amici della Lega Nord Padania, che a suo tempo fecero questa battaglia. Qui qualcuno può arrivare a dire che è stato discriminato, in quanto la statistica in Italia dice che, per esempio, i nati in Salento hanno una percentuale di avvocati inferiore a quella di quelli di altre regioni. Sulla base di questo si può sostenere di essere discriminati! Vi rendete conto del contenzioso che apre una norma definita in modo così impreciso e con così poca attenzione alla storia della vicenda?

PRESIDENTE. Onorevole Bottiglione, la prego di concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Sto per concludere, un minuto soltanto. Si prevede ancora, che «la tutela giurisdizionale si applica avverso ogni comportamento pregiudizievole posto in essere nei confronti della persona lesa da una discriminazione diretta o indiretta, o di qualunque altra persona, quale reazione ad una qualsiasi attività diretta ad ottenere la parità di trattamento». E se fosse una attività illegale o prevaricatrice? Anche in questo caso bisognerebbe garantire la tutela (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo letto con attenzione l'articolo aggiuntivo in esame. Vorremmo richiamare il disposto di cui alla lettera e), comma 4, dell'articolo aggiuntivo, che è già stato evidenziato nel corsoPag. 77di precedenti interventi. Tale disposto, infatti, recita: «Quando il ricorrente fornisce elementi di fatto, desunti anche da dati di carattere statistico, idonei a fondare, in termini precisi e concordanti, la presunzione dell'esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori, spetta al convenuto l'onere di provare l'insussistenza della discriminazione». Questa norma, oltre ad essere mal posta, si presenta in contrasto con tutta una serie principi fondamentali propri del nostro ordinamento.
Sono principi volti a garantire una tutela in ordine al fatto che non vi siano delle discriminazioni. Infatti, questa norma rischia di introdurre una vera e propria discriminazione a contrario allorché si stabilisce che, ad esempio, la discriminazione dovrebbe essere desunta, con un'inversione dell'onere della prova, anche da dati di carattere statistico. Cosa vuol dire «dati di carattere statistico»? Quando si invoca una discriminazione bisogna portare atti, fatti concreti, delle prove: non è possibile introdurre, signor Ministro, una norma di questo tipo. Addirittura è in contrasto con i nostri principi costituzionali perché, come ho detto, introduce forme pericolose di discriminazione a contrario e di possibili strumentalizzazioni.
Pertanto, per non costringerci a un voto difforme, le chiedo di accantonare questo articolo aggiuntivo e di meditarne attentamente la sua formulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è stata posta dall'onorevole Cota una questione che forse merita prima una risposta da parte del Governo.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, accantoniamo l'articolo aggiuntivo 8.06 (Nuova formulazione del Governo).

PRESIDENTE. La Commissione, pertanto, accoglie la proposta dell'onorevole Cota.
Il Governo?

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, siamo d'accordo.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo aggiuntivo 8.06 (Nuova formulazione) del Governo deve intendersi accantonato.
Immagino che l'onorevole Evangelisti rinunci al suo intervento, e di questo gliene siamo grati.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.07 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei approfittare di questo articolo aggiuntivo - signor Ministro, in modo assolutamente non provocatorio, come accennavo prima al sottosegretario Romani - per fare un ragionamento che in questo caso impegna me stesso, non voglio rappresentare nessun altro. Mi chiedo, signor Ministro, se possiamo ragionare - sottosegretario Romani, parlo a nome dell'associazione combattenti e reduci della guerra dell'etere di cui anche lei ha fatto parte sull'altro fronte - per vedere se si possa chiudere la questione, per vedere se dobbiamo sempre ripetere le stesse parti o se si possa aprire un futuro di politica industriale.
Questo articolo aggiuntivo parla di altro, completa e rafforza la tutela della maternità e della paternità, estende il sostegno, ci adegua ad un'Europa moderna e civile. Le domando: dobbiamo adeguarci ad un'Europa moderna e civile sino all'assetto dei media, sottosegretario Romani? Perché questa modernizzazione deve fermarsi, perché questa maledizione? Perché dobbiamo subire dei vincoli esterni alla centralità del Parlamento quando si affrontanoPag. 78questi temi? Perché bisogna difendere la conservazione di un mercato chiuso? Perché dobbiamo sottrarre questa materia ad un confronto libero e positivo che si potrebbe aprire nel Paese e in quest'Aula, anche su questi temi?
Lei lo sa, sottosegretario Romani, io credo nel dialogo e credo che l'assetto dei media debba abbandonare il recinto dei conflitti di interesse, tutti, anche quelli presenti alla RAI (quindi, non mi soffermo solo su una questione specifica), per fondare una nuova politica industriale, che favorisca l'innovazione tecnologica, la rete, la multimedialità: un confronto per liberare la RAI anche dal controllo dei Governi presenti e futuri e dei partiti. Perché su questo c'è resistenza? Perché si torna indietro persino sulla Commissione di vigilanza? Vi è un nodo e io vi do una disponibilità piena ad affrontare i temi delle autorità di garanzia, dei mercati aperti, della riforma dell'editoria, del sostegno alla produzione nazionale e agli autori nazionali. Perché partiamo con il piede sbagliato?
Lei lo sa, sottosegretario Romani, che questo articolo aggiuntivo è inutile, è scritto da avvocati per presentarsi al Consiglio di Stato e chiedere una piccola proroga. Possiamo paralizzare il Parlamento per chiedere una piccola proroga?
L'unica frase che andava eliminata - sottosegretario Romani, lei lo sa - di cui parlano la Corte costituzionale e la Corte di giustizia europea, è quella che afferma: «ferme restando le concessioni». Se non si tocca questo tema in modo dinamico, nuovo, intelligente e nell'ambito di un confronto, la procedura di infrazione ripartirà e il sistema resterà bloccato.
Nei giorni scorsi il Ministro Alfano, a mio avviso in modo positivo, si è recato presso il Palazzo di giustizia a Palermo, affermando di voler aprire un dialogo su una materia che ha visto, e forse vedrà, legittimi dissensi. Vorrei che lei, sottosegretario Romani - non dico il Presidente del Consiglio perché la prenderebbe come una provocazione - ritirasse questo testo avvelenato, per voi e per le politiche industriali, che si aprisse ad una reciproca sfida riformista tra progetti alternativi, non per escludere qualcuno, non per ammazzare un'impresa (qualunque essa sia), ma per far crescere più imprese. Vorrei che lei, signor sottosegretario, si recasse negli studi di Europa 7 con un gesto coraggioso e dicesse anche a loro: «state calmi, sarete trattati come gli altri, sarete trattati come ogni azienda, sarete trattati come Retequattro».
Sottosegretario Romani, liberiamoci da ogni ossessione difensiva, chiudiamo una fase, apriamone un'altra, costringiamo tutti i partiti-azienda a non pesare sul Parlamento e sui Governi, a fare un passo indietro; invitiamo anche gli imprenditori a non interferire, come ha fatto Confalonieri sbagliando, mentre lei urlava: «noi non c'entriamo» e da Cannes si sosteneva che questa proposta emendativa è buona, santa e giusta.
Credo che il ritiro dell'articolo aggiuntivo in esame non sarebbe un atto di fuga, né una ritirata; sarebbe un atto di umiltà, coraggioso, che potrebbe aprire il Parlamento, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, ad un grande confronto riformista utile allo sviluppo del sistema multimediale italiano e, dunque, alla comunità nazionale, eliminando ogni forma di conflitto di interesse, di egoismo e di estremismo proprietario (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, è difficile non essere d'accordo con la proposta emendativa in esame che riguarda le pari opportunità tra uomini e donne. In realtà ciò che dispiace è che l'Unione europea abbia dovuto svolgere nei nostri confronti dei rilievi in una materia in cui avremmo dovuto essere capaci da soli di affermare questo diritto: pari opportunità nel campo del lavoro, con l'obbligo di non effettuare discriminazioni, né direttamente, attraverso patti o accordi, né attraverso ordini dati dal datore di lavoro,Pag. 79che vengono ad incidere su comportamenti diversi in un Paese dove - lo ricordo - le donne guadagnano, in media, nettamente meno degli uomini a parità di impiego.
È difficile negare l'opportunità di avere garanzie nel rientro dalla maternità, di poter usufruire delle stesse condizioni lavorative e di guadagnare gli stessi benefici che, nel frattempo, i colleghi hanno guadagnato sul campo in quell'anno di astensione dal lavoro, in un Paese dove, purtroppo, è necessario sottolineare che non sempre il diritto alla maternità è garantito, soprattutto alle donne che hanno un lavoro precario.
Per questo motivo dispiace che un tema di tale importanza sia contenuto in proposte emendative riferite all'articolo 8 del provvedimento in esame che, come ricordavo prima, è una rete, una miscellanea nella quale stanno moltissime cose, alcune delle quali servono solo a mascherarne altre: quelle che contano o importano di più. Dispiace, ma per non tradire noi stessi, annuncio un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, anche l'UdC si asterrà sulla proposta emendativa in esame, condividendone peraltro sia l'urgenza - abbiamo infatti a che fare con una messa in mora nell'ambito della procedura di infrazione n. 2006/2535 - sia il contenuto.
È importante il richiamo allo stato dell'infrazione perché quando vi è una messa in mora esiste realmente una ragione d'urgenza, e forse esiste quanto previsto dall'articolo 10 della legge n. 11 del 2005, vale a dire la presunzione che si possa finire davanti alla Corte di giustizia prima che il disegno di legge comunitaria venga approvato e dispieghi i suoi effetti. In altri casi - ne ritroviamo diversi - la possibilità di appellarsi a quella disposizione legislativa è assai minore; dove esiste soltanto un parere motivato è lecito domandare perché non si risponda al parere motivato e non si tenti di difendere le ragioni dello Stato italiano.
In questo caso, invece, essendovi stata una messa in mora, era necessario provvedere, e bene ha fatto il Governo a farlo.
In ordine al contenuto, mi permetterei di avanzare soltanto due rilievi. Il primo costituisce una questione annosa: all'articolo 38, comma 1, del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, con l'articolo aggiuntivo 8.07 del Governo, dopo le parole: «organizzazioni sindacali» si aggiungono le seguenti: «associazioni e organizzazioni rappresentative del diritto o dell'interesse leso». Capisco le ragioni che portano a questa nuova formulazione, ma la trovo un po' vaga. Avremmo dovuto avere la capacità di precisarla ulteriormente, soprattutto ricordando che l'unico interesse leso che qui viene in questione è l'interesse della maternità e della paternità e, quindi, quello del bambino: sarebbe stato utile precisare un concetto che, altrimenti, può rimanere vago e che può essere utilizzato al di là dell'ambito che il legislatore ritiene di affidargli.
Quanto al secondo rilievo, riguardante le parole: «nonché di beneficiare di eventuali miglioramenti delle condizioni di lavoro, previsti dai contratti collettivi ovvero in via legislativa o regolamentare, che sarebbero loro spettati durante l'assenza», la mia osservazione è di carattere opposto. Mi sembra che vi sia un eccesso di definizione, che lascia fuori eventuali miglioramenti intervenuti che non ricadano semplicemente né all'interno del contratto collettivo né all'interno di provvedimenti legislativi o regolamentari. Esiste una certa fluidità della vita dell'azienda ed esistono mille possibilità di subire un danno dovuto all'assenza per maternità o paternità che, in questa formulazione così stretta, non vengono considerati.
Purtroppo, vorrei votare a favore dell'articolo aggiuntivo in esame, ma l'atteggiamento duro del Governo - che nel provvedimento al nostro esame ha introdotto una proposta emendativa che, per la sua importanza e la sua natura, trova laPag. 80sua giusta collocazione altrove - costringe il mio gruppo a limitarsi all'astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le faccio un regalo: rinuncio al mio intervento e mi rifarò domani mattina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Anna Teresa Formisano, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, nel confermare l'astensione dell'UdC, vorrei rivolgermi al Governo, approfittando dell'articolo aggiuntivo in esame, per svolgere una riflessione un po' più ampia rispetto alla messa in mora, in ordine ad un problema che considero ormai cronico nel nostro Paese. Quando si parla di pari opportunità, spesso si pensa a concetti molto lontani dalla vita di tutti i giorni. Con riferimento alla proposta emendativa in esame - e, in particolare, al diritto alla maternità e alla paternità soprattutto nei luoghi di lavoro - rivolgo un invito al Governo, con la speranza che il Ministro Vito mi ascolti. Mi sembra, però, che sia sommerso e che, quindi, non possa ascoltare...

PRESIDENTE. Prego l'onorevole Cota di non dare le spalle all'oratore e di lasciare il Ministro nella condizione di ascoltare.

ANNA TERESA FORMISANO. Ministro Vito, approfitto della proposta emendativa in esame per invitare il Governo - e su questo saremo puntuali e propositivi...

PRESIDENTE. Onorevole Formisano, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

ANNA TERESA FORMISANO. Presidente, mi faccia recuperare l'interruzione...

PRESIDENTE. L'ha ampiamente recuperata. Non perda ulteriormente tempo.

ANNA TERESA FORMISANO. Rivolgo un invito a predisporre un piano concreto per gli asili nido aziendali, stabilendo...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.07 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 519
Votanti 265
Astenuti 254
Maggioranza 133
Hanno votato 265.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Di Pietro ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.08 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, stamani un collega dell'opposizione mi chiedeva se fossimo sicuri che l'ostruzionismo che stiamo facendo in Aula, tutto concentrato sul provvedimento cosiddetto «salva Retequattro», fosse capito dagli italiani. Aggiungeva anche - la risposta del collega era ovvia - che gli italiani erano molto più interessati ai problemi dell'aumento del costo della vita, dei bassi salari, della sicurezza e quant'altro davvero li tocca da vicino.Pag. 81
A mio modesto parere, questa affermazione è vera nella seconda parte, ma non nella prima. Certamente agli italiani interessa molto di più sapere quanto prendono a fine mese o constatare che non arrivano alla terza o alla quarta settimana con il misero stipendio che percepiscono e con l'aumento del costo della vita, ma è altresì vero, signor Presidente, Ministro, che quanto sta avvenendo in quest'Aula viene recepito dalla maggioranza degli italiani. La riprova sta nel fatto che non è vero che i partiti che compongono questa maggioranza hanno ottenuto la maggioranza dei consensi degli italiani, perché se mettiamo insieme le astensioni, i voti nulli e, naturalmente, i voti di coloro che hanno votato per il Partito Democratico, l'Italia dei Valori e l'Unione di Centro, si raggiunge la maggioranza in questo Paese.
Allora, qual è il problema? L'eterno problema è quello del conflitto di interesse. Lei stesso, Presidente Fini, ricorderà di averlo richiamato in campo nel mese di dicembre scorso, quando le cose all'interno dell'allora Casa delle libertà non stavano andando per il verso giusto. Aveva sottolineato giustamente due problemi: la necessità di prendere in mano la legge Gasparri e riscriverla tenendo conto sia delle osservazioni della Corte costituzionale sia di quelle della Corte di giustizia europea, e il conflitto di interesse. Peccato che tutto si sia arenato. Per la verità, lei e il suo partito siete rientrati immediatamente, mentre va dato onore e merito al partito guidato dal presidente Casini, che non si è fatto abbindolare su questi argomenti, che toccano la democrazia e la libertà di questo Paese.
Dunque, come ricordava già prima il collega Costantini: cosa pensano in questo momento le migliaia e migliaia di amministratori locali quando dall'alto del Parlamento diamo l'esempio di approvare leggi, decreti, emendamenti in perfetta sintonia con il peggiore conflitto di interesse, che spesso e volentieri ci viene additato dagli altri Paesi della stessa Unione europea e da tutti i Paesi democratici del mondo occidentale, e non solo?
Ricordo - lo sottolineavo già in sede di discussione sulle linee generali - che, quando nel 1975 fui eletto per la prima volta consigliere comunale nel partito della Democrazia Cristiana, nella prima seduta del primo consiglio comunale mi fu letto l'articolato delle norme su incompatibilità e ineleggibilità. Tra queste, veniva ricordato, per esempio, che un consigliere comunale che per caso avesse una partecipazione in una società che distribuiva l'acqua o che si occupava della raccolta dei rifiuti era ineleggibile, e non solo incompatibile.
Noi stiamo trattando, invece, con superficialità - forse con grande interesse da parte di qualcun altro - questo problema davvero enorme, cioè quello delle concessioni pubbliche dell'etere (come anche quelle autostradali ed altre ancora), date al Presidente del Consiglio dallo stesso Presidente del Consiglio e dalla sua maggioranza. Questa è davvero una vergogna che grava sul nostro Paese!
Ci troveremo molto presto, perché l'articolo aggiuntivo in discussione non servirà in modo chiaro e definitivo a risolvere il problema del conflitto aperto con la Corte di giustizia delle Comunità europee. Ci troveremo a subire delle sanzioni finanziarie pesantissime...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RENATO CAMBURSANO. Concludo, signor Presidente, affermando che come privato cittadino, Renato Cambursano che le parla, se per caso sarà chiamato a tirare fuori anche solo un centesimo come cittadino fiscalmente assoggettato alle leggi, non lo farà! Lo dichiara qui in quest'Aula e si comporterà di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.08 del Governo affronta un problema che non ci vede contrari;Pag. 82d'altra parte si tratta della correzione di una norma assunta dal precedente Governo Berlusconi, da qui la messa in mora dall'Unione europea e che riguarda sostanzialmente le convenzioni sui finanziamenti affidate a Mediocredito centrale e al sistema Artigiancassa.
Mi rivolgo, tuttavia, ai Ministri presenti, sia al Ministro Ronchi sia al Ministro Vito: la velocità con cui si assume tale misura rischia di mettere in crisi il sistema Artigiancassa e ritengo che ciò dovrebbe essere oggetto di una riflessione un po' più meditata. Se è vero, infatti, che si devono individuare soggetti idonei - com'era già previsto nella normativa precedente a quella integrata nel 2005 dal Governo Berlusconi, che prevedeva appunto l'assegnazione a soggetti idonei che dovessero svolgere questo lavoro di intermediazione nei confronti dei finanziamenti per le aziende artigiane - è altrettanto vero che arrivare in modo improvvido, da un giorno a un altro, a chiudere questa partita può mettere in crisi tante aziende artigiane.
Naturalmente, sono convinto che la soluzione sia quella indicata, tuttavia vorrei far notare che già il Governo precedente, nell'ambito del progetto «Industria 2015», aveva avviato un confronto con le associazioni di categoria proprio per affrontare e definire un percorso che rendesse possibile l'applicazione di quelle norme, superando così il procedimento d'infrazione dell'Unione europea.
Ministro Vito, ho ascoltato il Ministro Scajola in sede di assemblea annuale della Confindustria rivendicare, non so con quali motivazioni, una discontinuità verso il Governo precedente, perché intendeva concertare ogni iniziativa con le associazioni di categoria. Questo atto smentisce tale volontà, perché il punto è il seguente: è vero che dobbiamo rispondere alla messa in mora dell'Unione europea, così come è vero che è preferibile arrivare ad un sistema in cui si valorizzano i soggetti professionali atti a svolgere questo ruolo, ma è altrettanto vero che il rischio è di mettere in crisi tutto il sistema Artigiancassa.
Mi domando e domando a lei, signor Ministro, come anche al Ministro per le politiche europee, se avesse la bontà di ascoltare, se non fosse stato il caso di meditare un pochino meglio su questa misura e, magari, affrontarla dopo un confronto più ampio possibile con le categorie in sede di Parlamento per risolvere questo problema.
Ripeto, non faccio questa osservazione perché voglio, come dire, agitare lo spettro dell'opposizione ad ogni costo, ma perché esiste un problema che credo, forse, potrebbe essere affrontato e risolto in modo appropriato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Evangelisti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.08 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 254
Astenuti 236
Maggioranza 128
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 1)

Prendo atto che i deputati De Pasquale, Argentin, Paladini, Schirru, Rota, De Torre e Morassut hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo altresì atto che i deputati Paolo Russo, Stasi, Di Virgilio e Bianconi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VINCENZO TADDEI. Chiedo di parlare.

Pag. 83

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO TADDEI. Signor Presidente, vorrei segnalare che la mia postazione di voto non ha funzionato e che avrei voluto esprimere voto favorevole.

PRESIDENTE. Ne prendo atto, onorevole Taddei.
Constato che l'onorevole Mannucci, che aveva chiesto di parlare, non è presente in aula.

PIETRO LUNARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO LUNARDI. Signor Presidente, desidero segnalare che questa mattina ero presente alla prima votazione ma la mia postazione di voto non ha funzionato.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto, onorevole Lunardi.
Onorevoli colleghi, è stato raggiunto tra i gruppi parlamentari l'accordo di sospendere a questo punto i lavori dell'Assemblea. Pertanto il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 28 maggio 2008, alle 9:

(ore 9 e al termine delle deliberazioni sui conflitti di attribuzione).

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (6).
- Relatore: Gioacchino Alfano.

(ore 13).

2. - Deliberazione in merito alla ratifica della costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 84 del 2008.

3. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 122 del 2008.

4. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 108 del 2008.

La seduta termina alle 18,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl n. 6 - articolo agg. 4.01 241 210 31 106 209 1 47 Appr.
2 Nom. em. 5.1 459 267 192 134 260 7 46 Appr.
3 Nom. articolo agg. 8.01 n.f. 462 259 203 130 256 3 55 Appr.
4 Nom. articolo agg. 8.02 481 478 3 240 238 240 55 Resp.
5 Nom. articolo agg. 8.03 513 267 246 134 265 2 47 Appr.
6 Nom. articolo agg. 8.04 516 265 251 133 264 1 45 Appr.
7 Nom. articolo agg. 8.07 519 265 254 133 265 44 Appr.
8 Nom. articolo agg. 8.08 490 254 236 128 253 1 44 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.