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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 5 di mercoledì 14 maggio 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente tre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della Seduta odierna.

Seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo (ore 10,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo.
Ricordo che nella seduta di ieri il Presidente del Consiglio dei ministri ha reso le comunicazioni del Governo all'Assemblea e che si è svolta la discussione.
Ricordo inoltre che è stata presentata, dagli onorevoli Cicchitto, Cota e Lo Monte, la mozione di fiducia n. 1-00003 (Vedi l'allegato A - Mozione).
Nella seduta odierna avranno luogo la replica del Presidente del Consiglio dei ministri, le dichiarazioni di voto e la votazione per appello nominale.
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri. Prego, onorevole Berlusconi.

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, signor Presidente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito con attenzione tutti gli interventi nel dibattito di ieri, qui di persona in Aula o attraverso la lettura dei resoconti parlamentari. Desidero ringraziare tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione che hanno portato un contributo costruttivo.
A chi in particolare ha voluto incalzarci e quasi sfidarci sulla strada del dialogo che ho proposto, voglio rispondere subito che questo Governo accoglie questa sfida costruttiva, consapevole che proprio le difficoltà che abbiamo di fronte ci impongono un approccio nuovo, non più basato su contrapposizioni sterili e preconcette. Non è soltanto una questione di galateo parlamentare o politico, anche se a questo galateo io tengo particolarmente:Pag. 2è questione invece di una comune assunzione di responsabilità alla quale, nella difficile situazione in cui ci troviamo, nessuno può sottrarsi. Essere responsabili significa adoperare, prima di tutto, il buonsenso, per ricercare soluzioni quanto possibile condivise. In ogni caso, voglio ribadire con forza quanto ho anticipato nel mio intervento di ieri proprio in nome di questo stesso buonsenso: non vi sarà mai - mai! - da parte nostra un rifiuto pregiudiziale nei confronti dei contributi costruttivi che l'opposizione saprà e vorrà offrirci.
Il primo terreno sul quale dovremo ricercare le soluzioni più efficienti per una democrazia bipolare matura come quella che tutti noi sogniamo è quello delle riforme, sulle quali - lo abbiamo registrato anche ieri nel dibattito che vi è stato - sono ampi i margini di convergenza e quindi di possibile collaborazione. Ho anche notato in qualche intervento e dichiarazione un moto di sorpresa - anche positiva e cordiale - per i toni della mia relazione. Eppure, già nel 1994, nella mia prima esperienza di Governo, quando presentai qui il mio programma, cercai di essere rassicurante e di sottolineare quel che univa, in tempi in cui tutto congiurava per dividere. Ricordo anche un gesto, dettato da pura spontaneità, quando cioè andai a stringere la mano a quell'oratore dell'opposizione che si chiamava Giorgio Napolitano dopo un suo discorso nobile e pacato.
Ma per venire alla sostanza delle cose - come mi ha chiesto di fare l'onorevole Fassino nel suo intervento, che ho ascoltato con grande attenzione e che ho apprezzato - bisogna anche dire che talune delle questioni primarie su cui si dovrà decidere non ci dividono più come succedeva una volta. Lasciamo da parte il tema dei rifiuti di Napoli, la cui rimozione non è ovviamente di destra o di sinistra: è solo un atto doveroso di decenza civile.
Parliamo delle tasse, delle imposte, dei diversi gravami che rendono così difficile la crescita della nostra economia. Certo, se il tema si affronta partendo dall'ansia di far piangere i ricchi, se diventa una bandiera ideologica senza alcun senso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia), allora è chiaro che lo spazio per una discussione limpida tra scelte diverse, ma che in alcuni casi sarebbero integrabili o componibili, si vanifica.
Ma ho ascoltato discorsi sensati anche in campagna elettorale, ad esempio dal leader del Partito Democratico: quel «pagare meno per pagare tutti», al di là dello slogan, è un concetto che ci appartiene, assolutamente condivisibile e condiviso.
Vengo ad un altro tema. Noi continuiamo a pensare che il mercato mondiale, il mercato globalizzato sia lo strumento decisivo per il funzionamento delle economie moderne e liberali, ma abbiamo riconosciuto che, per quanto riguarda anche il nostro Paese, alcuni costi della globalizzazione sono eccessivi e sono pagati prevalentemente dai lavoratori a reddito fisso e dalla classe media, comprese le piccole aziende, il commercio al dettaglio, il lavoro autonomo.
Se la cultura prevalente dell'opposizione, così come si configura oggi in questo Parlamento, non si definisce più come statalista e dirigista e non considera più lo Stato fiscale come un idolo al quale immolare sacrifici ideologici, è anche vero che noi non siamo più tributari esclusivamente della rivoluzione liberista degli anni Ottanta, e ci facciamo carico di interessi popolari diffusi che un mercato mal regolato può offendere e ferire (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Non dico che tutto questo sarà sempre facile. Ci vorrà molta pazienza, molta tenacia. Ma dico che, se vogliamo davvero il bene del nostro Paese, tutto questo è indispensabile.
Faccio alcuni esempi concreti di temi sui quali probabilmente ci divideremo e di temi sui quali il dialogo potrà essere sistematico e utile. Il Ponte sullo stretto di Messina, per esempio: noi vogliamo realizzarlo, voi non lo ritenete indispensabile (Applausi dei deputati dei gruppi PopoloPag. 3della Libertà e Misto-Movimento per l'Autonomia). Su questo mi sembra difficile un'intesa, però la vigilanza contro le infiltrazioni della malavita organizzata è un problema comune che possiamo esaminare e assolvere di concerto.
Oppure, ecco un altro esempio: l'onorevole Bersani non crede che si debba partire dalla detassazione degli straordinari e dei premi di produzione legati all'incremento della produttività, che è invece la nostra convinzione. Alla fine la decisione sarà presa e probabilmente non vi sarà un'intesa sul voto, tuttavia il Governo, come d'altronde l'onorevole Bersani, è assolutamente deciso a studiare e a porre in essere misure per aumentare i salari e le pensioni minime (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Non abbiamo timori, non abbiamo soprattutto pregiudizi di fronte a un'opposizione che faccia proposte pubbliche chiare, definendo responsabilmente la copertura di ogni misura di spesa o di riduzione fiscale. Ed è probabile che nel mondo sindacale e nelle stesse file dell'opposizione vi siano forze importanti favorevoli alla riforma della contrattazione che è, a mio giudizio, uno dei modi più sani, più diretti e più efficaci per sottrarre alla stagnazione la dinamica dei salari e degli stipendi, aggrediti, come sono, dal carovita.
Un'altra osservazione: non è vero - questo devo dirlo, colleghi dell'opposizione - che abbiamo creato aspettative che non saremo in grado di esaudire. È stata una campagna elettorale vivace, in molti casi assai vivace, ma io credo che la consapevolezza di uno sforzo nazionale da fare e della necessità di unire intorno a questo sforzo abbia resistito alla naturale propensione di parte degli argomenti da comizio (ed è stata, lo avete sottolineato anche voi, una campagna davvero diversa da quelle che l'avevano preceduta).
Certo è vero che i due anni di Governo presieduto dal professor Prodi hanno generato un'insofferenza diffusa e un'inclinazione alla sfiducia verso chi dirigeva il Paese, ma noi non siamo caduti nell'errore di promettere lo smantellamento sistematico e pregiudiziale delle leggi della passata maggioranza, a partire dalla costosa controriforma della nostra riforma delle pensioni che avete realizzato contro il nostro parere.
Non l'abbiamo fatto e non lo faremo.
Un altro esempio. Nel pacchetto sicurezza che stiamo ultimando per il prossimo Consiglio dei ministri ci saranno alcune misure analoghe a quelle che erano state definite dal Ministro Amato e che erano state richieste espressamente dall'onorevole Veltroni da sindaco di Roma. Queste misure sono state poi cancellate con un effetto di vero smarrimento nell'opinione pubblica, colpita dal ripetersi di atroci fatti di sangue. Non escludo che alla fine nasca un dissenso sul decreto che abbiamo in animo di varare, ma una cosa è un dissenso argomentato, che tiene conto anche della prospettiva comune nella lotta per ristabilire il dominio della legge sul territorio, come ieri voi avete assolutamente auspicato, un'altra cosa è fabbricare - ciò che mi auguro non accada - una caricatura propagandistica delle posizioni e delle proposte del Governo.
Su tutta l'attività di Governo poi esiste un terreno naturale di esperienza comune che è quello degli enti locali e delle regioni. Nessuno vorrà negare che in materia di sicurezza molti sindaci, anche di sinistra, hanno preso provvedimenti che vanno nella stessa direzione che intendiamo prendere noi con il nostro Governo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, non c'è bisogno di scomodare Adam Smith per sapere che un'economia forte e libera non dipende dalla benevolenza del birraio, del macellaio, del fornaio, ma dal loro interesse. Non ho parlato e non parlo di benevolenza quando dico che esistono le condizioni per cambiare registro e per impegnarci in una grande rivalutazione della politica e del suo significato di servizio per i cittadini. È dall'interesse vostro e nostro, dall'interesse comune di una classe dirigente eletta per risolvere i problemi degli italiani che può e deve nascere un Paese più sereno, un metodo più tranquilloPag. 4e limpido di discussione, un'attitudine politica sempre esigente, sempre rigorosa, sempre severa ma non disfattista e arrogante.
Lo so e noi tutti sappiamo che non sarà facile, ma siccome per natura sono un ottimista e ho sempre avuto la passione dell'ottimismo, credo che se lo vorremo davvero e tutti insieme, come direbbe pacatamente e serenamente il principale esponente dello schieramento a me avverso, se po' fa', ce la possiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
È con questo auspicio, anzi con questa certezza che chiedo la vostra fiducia (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - I deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia si levano in piedi).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte, al quale ricordo che ha sette minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, preannuncio il voto del Movimento per l'Autonomia di fiducia al Governo. La nostra è una scelta di piena adesione agli obiettivi programmatici che lei, onorevole Berlusconi, ha illustrato al Parlamento e anche di consapevole assunzione della corresponsabilità nei confronti del Paese dell'azione di Governo lungo le linee del programma enunciato.
La nostra scelta di votare la fiducia è naturale conseguenza dei principi stessi che ispirano il nostro Movimento, il quale intende essere espressione della specificità dell'apporto del Mezzogiorno all'identità, alla crescita e al prestigio del nostro Paese. Un'Italia la cui unità rivendichiamo come sintesi delle specificità e delle singole storie delle regioni che la compongono e delle loro diverse sensibilità, tutte accomunate dalla identità delle radici culturali e dalla comune appartenenza europea dei suoi cittadini.
Il programma delle recenti elezioni, che ci ha visto compartecipi della proposta della coalizione che oggi dà vita al Governo della Repubblica, si è fatto carico di tali diversità e della necessità imprescindibile per il Paese di assicurare prospettive di crescita economica, sociale e culturale alle diverse parti d'Italia sì da poter colmare, pur nel breve periodo, le distanze che ancora oggi, quasi a centocinquanta anni dalla unità, la penalizzano e la mortificano.
Abbattere lo storico distacco tra regioni forti ed aree deboli, tra nord e sud del nostro Paese, richiede in primo luogo la decisa ripresa di una politica di infrastrutturazione del Mezzogiorno, che è stata per troppi anni abbandonata in favore della politica del non fare e del non scegliere, espressione non della difesa di alti valori dell'ambiente o della legalità, ma della volontà pervicace di umiliare il sud e lasciarlo estraneo alle grandi correnti di sviluppo del continente.
In questo senso, per far entrare il Mezzogiorno d'Italia nuovamente da protagonista dell'economia mediterranea e dare all'Europa la sua prospettiva meridionale, sono certamente necessari i porti, gli aeroporti, le strade e le ferrovie nelle regioni meridionali e perché il disegno si possa realizzare è sicuramente indispensabile la centralità del ponte sullo stretto di Messina, che ne costituisce accelerazione e fondamentale completamento.
La infrastrutturazione del sud passa anche attraverso le opere civili e anche per esse siamo impegnati con il Governo. È sotto gli occhi di tutti l'emergenza campana che ci ricorda i colpevoli ritardi che i Governi nazionali e locali della sinistra hanno accumulato su tale fronte, aprendo così ulteriori spazi per disagio sociale e presenze malavitose.
Dobbiamo tutti aver presente, onorevoli colleghi, che il disagio delle gentiPag. 5meridionali e gli stessi spazi per la criminalità organizzata si aprono non con lo sviluppo, con la crescita e le opere che le favoriscono, ma con la stasi economica e l'urgenza dei bisogni delle genti e dei disoccupati del Meridione.
In questo senso, il messaggio che il Governo consegna al Parlamento rappresenta una decisa inversione di tendenza e una ragione di speranza e perciò, da parte nostra vi è stato non solo il consenso, ma anche la responsabile assunzione di un ruolo significativo nell'Esecutivo, un ruolo che, peraltro, ci è stato direttamente consegnato anche dagli elettori di un'importante regione del sud, la Sicilia, che ha eletto suo presidente, e quindi componente del Consiglio dei ministri ogniqualvolta siano sul tappeto questioni riguardanti l'isola, il presidente del nostro movimento, l'onorevole Raffaele Lombardo.
Vogliamo perciò rivendicare, ancora in questa sede, il nostro essere testimoni dell'autonomia e il nostro impegno su questo fronte che si è materiato in primo luogo nella realtà siciliana, una regione che rivendica la propria autonomia e la natura costituzionale del proprio statuto, la cui piena e compiuta attuazione costituisce inderogabile impegno della nostra presenza politica.
Ben sappiamo che una politica di infrastrutturazione e di rilancio richiede una condizione economica e di finanza pubblica che il nostro Paese è lontano dal poter raggiungere, così come sappiamo che il risanamento finanziario passa attraverso una nuova efficienza dell'amministrazione pubblica che richiede, soprattutto al sud, grande attenzione, impegno e sacrificio.
Ma anche questo è un obiettivo qualificante di questo Governo che punta sull'innovazione tecnologica e sulla semplificazione amministrativa, mirando in sostanza al corretto e trasparente rapporto tra amministrazione e cittadini, essenziale presupposto per l'affermazione di un'impresa sana e produttiva nelle regioni meridionali.
L'efficienza e l'economicità della pubblica amministrazione non possono, però, far dimenticare la necessità, particolarmente importante e delicata in aree con un tessuto sociale e civile non sempre adeguatamente forte, di salvaguardare e coniugare tali valori con la difesa e promozione strenua della partecipazione dei cittadini alla democrazia e alla vita delle istituzioni.
I cittadini hanno bisogno di un'amministrazione celere e funzionale, ma hanno anche bisogno di sentire come propria la cosa pubblica e debbono essere in condizione di dirigerne ed indicarne i protagonisti. Sappiamo bene come sia difficile e come sia in verità la sfida del millennio che si è aperto, quella di assicurare ed esaltare la democrazia nella società della tecnologia e dell'informatica, laddove è scomparsa la piazza e internet non può assolverne le funzioni, anche perché la rete non esprime l'interezza della personalità dei singoli uomini.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Concludo, signor Presidente. Questa è una nuova frontiera sulla quale ci sentiamo impegnati e sulla quale, particolarmente noi del Movimento per l'Autonomia, non faremo mancare la nostra fiducia. Un obiettivo al quale è affidato il futuro dei nostri giovani è quello di un Mezzogiorno che vuole vivere e lavorare senza il ricatto della criminalità e senza il peso di un clientelismo che mortifica i meriti.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

CARMELO LO MONTE. Un sud che, insieme all'intero Paese, saluta il suo Governo, onorevole Berlusconi, come un motivo di speranza per la scommessa vincente dei prossimi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio... Signor PresidentePag. 6della Camera, aspetto di parlare per sapere se c'è o meno il Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, ecco il Presidente del Consiglio, quindi la prego di iniziare il suo intervento.

ANTONIO DI PIETRO. Vorrei dirle con il sorriso sulle labbra, signor Presidente del Consiglio, che mai avrei immaginato di trovarmi per la seconda volta a dare un giudizio sul suo Governo. La prima volta mi è capitato quando mi ha offerto di fare il Ministro dell'interno e non ho abboccato. Poi se l'è scordato, perché lei è abituato a scordare, quando le cose non le fanno piacere (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Una voce dai banchi del gruppo Italia dei Valori: «Lasciate parlare!»).

PRESIDENTE. Prego di non interrompere. Lasciate esprimere all'onorevole Di Pietro la sua opinione.

ANTONIO DI PIETRO. Quindi, signor Presidente del Consiglio, lasci che anche oggi - con il sorriso sulle labbra, ma sempre a testa alta - le diciamo: «noi no, noi dell'Italia dei Valori non abbocchiamo!». Noi dell'Italia dei Valori non intendiamo cadere nella tela del ragno che lei, ancora una volta, sta tentando di costruire con pacche sulle spalle, come ha detto lei: «volemose bene, va' che ce la famo». Lo dica agli altri, non lo dica a noi dell'Italia dei Valori! Infatti, noi dell'Italia dei Valori abbiamo memoria e soprattutto non intendiamo perdere la memoria.
Noi conosciamo la sua storia personale e politica e conosciamo bene anche la sua storia... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PAOLO GUZZANTI. Anche noi conosciamo la tua!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di proseguire e prego ancora i colleghi di non interrompere gli oratori.

ANTONIO DI PIETRO. E soprattutto conosciamo bene la sua storia personale e giudiziaria e quella dei tanti... (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GENNARO MALGIERI. Anche noi conosciamo la tua!

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente della Camera, darmi la possibilità di parlare è un suo compito.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, lei non è nuovo di quest'Aula e sa che è abbastanza naturale che ci sia, nei limiti...

ANTONIO DI PIETRO. Solo quando riguarda me, però.

PRESIDENTE. Ovviamente dipende unicamente da ciò che si dice (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

BRUNO TABACCI. Cosa vuol dire: «Dipende da cosa si dice»?

ANGELO CERA. Ma che dici...!

DOMENICO SCILIPOTI. Lei è il Presidente della Camera!

PRESIDENTE. ...fermo restando che ho già invitato la parte destra dell'emiciclo a non interromperla. Prego, onorevole Di Pietro, continui.

ANTONIO DI PIETRO. Ha ragione signor Presidente della Camera, dipende da quello che si dice: non bisogna disturbare il manovratore (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!
Ma noi dell'Italia dei Valori conosciamo la storia anche dei suoi tanti dipendenti e sodali che si è portato in Parlamento con sé a titolo di ringraziamento per i favori e le omertà di cui si sono resi complici. Noi dell'Italia dei Valori conosciamo bene le sue bugie e la sua capacità di distorcere la verità dei fatti.

Pag. 7

PAOLO GUZZANTI. Parlaci della Mercedes!

ANTONIO DI PIETRO. Soprattutto conosciamo bene la tela sul controllo dell'informazione e sul sistema di disinformazione che ha messo in piedi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). Soprattutto conosciamo la disinformazione che ha posto e ha fatto porre in essere per far credere che la colpa dei mali dell'Italia non sarebbe di chi li ha commessi ma di chi li ha scoperti.
Lei ha mentito a ripetizione nel corso della sua carriera politica e da ultimo ha fatto credere agli italiani di aver lasciato l'ultima volta il Governo con i conti in ordine, mentre invece ha truccato le carte fin quando l'Unione europea non l'ha scoperto e sanzionato, e quel povero Prodi si è dovuto far carico di far quadrare i conti e ne ha pagato le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lei, signor Presidente del Consiglio, spesso - ed ancora ieri - ha detto di ringraziare e apprezzare il lavoro dei giudici. Ma va! È un falso storico, signor Presidente: lei odia i giudici indipendenti che fanno il loro dovere, a lei quei giudici fanno orrore! Lei vuole solo una giustizia forte con i deboli e debole con i forti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Lei vuole solo una giustizia che fa comodo a lei, una giustizia a suo uso e consumo, e quando non le basta si fa le leggi apposta per fare in modo che la giustizia funzioni come dice lei.
Lei è in conflitto di interesse con se stesso e nulla vuole fare per risolverlo. Così ancora oggi nessuno di noi può sapere, quando decide qualcosa, se lo fa per sé o per gli altri, e quali altri poi. Lei non ci ha detto ieri come intende risolvere il conflitto di interesse, anzi ce lo ha detto con il suo silenzio: non intende risolverlo.
Lei ieri ha descritto un Paese di sogni e di balocchi, in un esercizio di equilibrismo per farci stare dentro tutti: nord e sud, poveri e ricchi, imprenditori, lavoratori e parti sociali deboli, pacifisti e guerrafondai, rigoristi e scialacquatori. Insomma, ha fatto solo un discorso furbo per cercare di imbavagliare l'opposizione. Ma noi non abbocchiamo.
Lei dice di volere il dialogo... (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

CARLO CICCIOLI. Sono passate due legislature!

ANTONIO DI PIETRO. ... ma noi crediamo che lei voglia un dialogo ad una voce sola: la sua. E chi non la pensa come lei è solo un qualunquista, un forcaiolo, un populista; insomma un disturbatore da isolare e condannare.
Lei dice di volere una giustizia che funzioni, lo ha ripetuto anche in questi giorni. Ma come può funzionare - di grazia - una giustizia con le leggi ad personam che si è fatto fare nella scorsa legislatura? Come può funzionare un libero mercato, che lei dice di volere, quando ci sono falsificatori di bilanci - che lei conosce molto bene, a lei molto vicini - che grazie alle leggi fatte fare da lei e dal suo Governo oggi possono stare ancora liberi in giro per l'Italia?
Lei dice che vuole combattere l'evasione fiscale, ma intanto ogni giorno se ne inventa una, nel corso del processo che la riguarda a Milano, per ritardare i tempi della giustizia che la riguarda.
Lei dice che vuole combattere la criminalità organizzata, ma la criminalità organizzata oggi si combatte prevedendo ferree leggi e decisi interventi sull'evasione fiscale, sul falso in bilancio, sulla contiguità esistente e persistente tra politica e mafia, sulla non candidabilità delle persone condannate. Se lo ricordi questo leitmotiv, perché lo sentirà per tutta la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Sono tutte questioni chiave su cui lei si è ben guardato dal prendere posizione.Pag. 8
Certo, lei ha più volte teso la mano all'opposizione, a quell'opposizione che pensa di ingraziarsi ammiccando un po' di più. Io non credo che il Partito Democratico, che è un partito che ha la sua storia, ha un suo passato, cadrà nel trabocchetto, né ci cadremo noi dell'Italia dei Valori.
Noi crediamo che fare opposizione vuol dire innanzitutto riscrivere la verità rispetto alle disinformazioni che lei ha portato avanti in questi anni nel nostro Paese. L'opposizione ideale che vuole lei è un'opposizione morbida che non denuncia, non alza i toni, non fa battaglie anche dure per il rispetto delle regole democratiche, insomma un'opposizione di governo. Noi questa opposizione non la faremo, né crediamo che la faranno gli amici del Partito Democratico, perché una cosa è ascoltarla, un'altra è venirle appresso.
Insomma, sappia signor Presidente del Consiglio che da oggi esiste ed esisterà un'opposizione forte, decisa e senza compromessi, fatta di critiche, ma anche di proposte costruttive, che è quella dell'Italia dei Valori.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. La grammatica!

ANTONIO DI PIETRO. Un'opposizione che avrà anche il coraggio e il dovere, allorché lei dovesse fare un provvedimento negli interessi dei cittadini, di votarlo, ma mai di scambiare la sua politica come una politica nell'interesse della collettività. Noi crediamo che lei abbia fatto e si sia messo a fare politica per i suoi interessi personali e giudiziari (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Una voce dai banchi del gruppo Popolo della Libertà: «Vergogna!»); è questa la verità che non ci toglie nessuno. Noi non le diamo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà per dieci minuti.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, proprio perché dissento totalmente dalle cose che ha detto l'onorevole Di Pietro, vorrei ricordarle che i parlamentari non possono essere sindacati, fatti ascoltare o meno a secondo di quello che dicono, altrimenti si apre un precedente assai pericoloso (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Presidente Berlusconi, secondo noi il Presidente del Consiglio del nostro Paese, dell'Italia, non può essere considerato dall'opposizione un nemico. Per troppi anni abbiamo tollerato una visione antinazionale, per troppo tempo abbiamo accettato di costruire le nostre fortune politiche sulla demonizzazione dell'avversario. Siamo lieti - lei ne ha concorso ieri - che sia finita questa stagione. Auguri per il suo lavoro e se lei lavorerà bene farà l'interesse dell'Italia e degli italiani. Anche per noi, che non voteremo il suo Governo in coerenza con l'impegno preso con più di due milioni di elettori, è difficile dissentire sulle dichiarazioni programmatiche. La questione è semplice: avete vinto largamente, il vostro compito è non deludere gli italiani; il nostro compito è aiutarvi a non deluderli.
Ho sentito parlare tanto però - e su questo vorrei dire qualcosa - di legittimazione reciproca: fondi sui giornali, un dibattito a mio parere stucchevole. Un conto è il rispetto, un conto è la correttezza, un conto è essere persone per bene nel dibattito politico, un conto è continuare a parlare di legittimazione. All'indomani dell'elezione del Presidente Fini, in questa carica di Presidente di tutti noi, vi sono stati ancora caterve di articoli sulla legittimazione della destra e negli anni scorsi sulla legittimazione della sinistra.
Vedete cari colleghi, non è l'onorevole Berlusconi che può legittimare Veltroni, né l'onorevole Berlusconi può pensare di essere legittimato da Veltroni, né noi pensiamo di aver bisogno di essere legittimati come opposizione di centro dalla benevolenza dell'uno o dell'altro. Ciascuno di noi è legittimato dagli elettori che hannoPag. 9scelto di semplificare i partiti e il quadro politico (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Distinguiamo la finzione dalla verità. In Italia non c'è il bipartitismo: undici milioni di elettori, più del 30 per cento, hanno votato per partiti diversi dal PdL e dal PD, un terzo degli elettori si sono espressi fuori da questo schema.
Ho sentito parlare di schema anglosassone e di bipartitismo anglosassone: è figlio di tradizioni che non sono nostre. Lo dico con grande rispetto per il Governo ombra, ma i partiti inglesi e americani sono figli di una storia nazionale comune. Non a caso invece in Italia e in Europa noi parliamo oggi di condivisione della memoria perché siamo figli di tradizioni e di identità culturali difformi. Siamo passati attraverso contrasti a volte laceranti.
Io credo che l'Italia sia questa storia, e basta col riporre attese messianiche su impossibili riforme. Mi riferisco, ad esempio, a riforme di leggi elettorali. Vorrei fare un'osservazione molto serena. Qualcuno riteneva che questa legge elettorale fosse la madre di tutti gli errori - la sinistra - mentre molti altri - il Presidente Berlusconi ed io eravamo tra quelli - ritenevano che questa legge elettorale (io la criticavo per la mancanza di preferenze) non fosse affatto la madre di tutti i mali.
Che cos'è successo? Che si è prodotto un evento politico. Non c'è stato bisogno di «alambiccare» come alcuni apprendisti stregoni stavano facendo sul «vassallum» per produrre una riduzione dei partiti. È stata la politica a determinare la riduzione delle forze politiche, dunque le grandi riforme in molti casi le produce la politica. È inutile che noi oggi ci avventuriamo su terreni di forzature istituzionali.
Diverso invece è parlare di quello che è necessario per il Paese, di ridurre il numero di parlamentari, di dare più poteri al Presidente del Consiglio, di differenziare il ruolo delle due Camere, di un «federalismo solidale». Lei ha usato questa espressione e noi controlleremo che non sia soltanto un'espressione nominale ma sia un qualcosa di profondamente calato in questo progetto. Questo è il punto. Dunque, penso che questo dibattito istituzionale così sereno sia una conquista per chi come noi, a volte, è stato criticato proprio per aver condotto la sua azione politica nella rivendicazione continua, a volte ossessiva, di un clima che doveva cambiare.
Presidente, ho detto che è difficile dissentire dalle enunciazioni programmatiche. Le avevamo già sentite in campagna elettorale: però oggi il problema non è cosa fare, ma come fare le cose. Su questo aspettiamo il Governo senza pregiudizi: dai rifiuti di Napoli all'Alitalia, alla sicurezza. Noi condividiamo l'idea che la sicurezza sia una emergenza nazionale. Vi dico - da ex Presidente della Camera - pensateci bene se emanare un decreto-legge o presentare un disegno di legge perché l'opposizione, tutta l'opposizione, se facesse ostruzionismo sul tema della sicurezza dimostrerebbe una totale irresponsabilità e non c'è il clima dell'irresponsabilità grazie al cielo. Pensateci bene a questo aspetto. Ho sentito parlare di deportazione di rom, di espulsione di migliaia di cittadini comunitari, del reato di immigrazione clandestina, di trasformazione dei CPT in luoghi di detenzione, di sospensione di Schengen. Ha detto bene Tabacci quando ha chiesto il collegamento anche con provvedimenti duri contro il lavoro nero e lo sfruttamento di uomini e donne che, se sono in una condizione di bisogno, non possono essere sfruttati da noi. Uno Stato non può essere forte con i deboli e debole con i forti: dobbiamo prendere provvedimenti seri contro il lavoro nero (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Una questione che lei ha sollevato per me è sacrosanta: la questione demografica. È una grande questione civile, a cui una classe dirigente che guardi al futuro non può dichiararsi - diciamo così - indifferente. Ma qui le chiacchiere stanno a zero, come si diceva, e voi avete proposto (lo avete fatto voi, non noi che con la Santolini avevamo presentato altre proposte, ma vanno bene anche queste) il quozientePag. 10familiare. Dalla prossima finanziaria dire sì ad un grande evento demografico nuovo significa accettare l'idea di un quoziente familiare. Il «bonus bebè» è un palliativo. Se c'è il quoziente familiare si può anche rinunciare al «bonus bebè». Il quoziente familiare è la grande trasformazione a favore della famiglia italiana che non ce la fa ad arrivare a fine mese e tutti coloro che mi ascoltano alla televisione lo sanno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi riferisco inoltre alle liberalizzazioni e al nucleare. Ministro Scajola lei ha parlato del nucleare: benissimo, ma non facciamo le centrali in Albania, facciamole in Italia. Per quanto riguarda i rigassificatori dico basta alla politica dei «no». Per quanto riguarda le liberalizzazioni lei, Presidente Berlusconi, ha detto una piccolissima - mi consente - «bugia» in campagna elettorale affermando che noi le avevamo impedito di realizzarle. Va bene, non parliamo più del passato, diciamo che gliele abbiamo impedite, ma oggi non siamo al Governo, quindi fate le liberalizzazioni!
Fatele a partire dai servizi pubblici locali, fatele a partire da quel disegno di legge dell'onorevole Lanzillotta, sacrosanto, che fu bloccato in Parlamento per i veti di Rifondazione Comunista e della sinistra estrema (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). La liberalizzazione dei servizi pubblici locali è la grande questione, perché in Italia abbiamo le tariffe di gas, acqua e luce più alte d'Europa in quanto abbiamo un monopolio nei servizi pubblici locali. Ciò richiede una grande trasformazione mentale degli enti locali, dei comuni e delle province, degli amministratori che si gestiscono le loro rendite di posizione su tante piccole IRI che hanno costruito in sede locale.
Economia: detassazione degli straordinari e abolizione dell'ICI. Ho una preoccupazione: lo dico sinceramente. Partire dalla riduzione delle entrate e non dalla riduzione della spesa non è un bel segnale. È giusto abolire l'ICI ma senza il reperimento preventivo di nuove risorse, significa obbligare i comuni ad aumentare la tassazione locale o a chiedere nuove risorse allo Stato centrale. Abolire le province o il CNEL, forse, sarebbe stato, a mio parere, un segnale iniziale molto forte.
Il Ministro Sacconi ha detto una cosa che vorrei riprendere anche qui con grande serenità. Lui dice: «Non mettiamo mano alla riforma dello scalone». Lei l'ha ripetuto questa mattina. Secondo me fate bene, perché è ora di finirla che in ogni legislatura si smantelli per prima cosa quello che si è fatto nella legislatura precedente. Però stiamo attenti. Ripeto, stiamo attenti. Sappiamo tutti che il sistema pensionistico, così com'è, non regge e sappiamo tutti che se vogliamo fare le grandi riforme dobbiamo incidere sui centri di spesa, perché l'Europa su questo è un elemento virtuoso e ci incalza giornalmente. Se non incidiamo sui grandi centri di spesa - e questo è uno dei grandi centri di spesa - rischiamo di fare delle piccole riforme, di inseguire delle grandi aspettative con dei piccoli strumenti che alla lunga dimostreranno tutta la loro inefficacia.
La nostra sarà una opposizione repubblicana. Cosa significa? Saremo leali verso la Repubblica e saremo impegnati a valutare il Governo solo sulla base dei contenuti.
Signor Presidente, il destino e gli italiani le hanno dato più potere di quanto abbia mai avuto alcuno dei suoi predecessori. Nemmeno De Gasperi, in Italia, ha avuto il potere che lei ha. Ne faccia buon uso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente Berlusconi, signor Ministro Bossi, signori ministri, innanzitutto rilevo un fatto positivo: i ministri e i sottosegretari oggi sono seduti ai banchi del Governo. Nel passato eravamo abituati a vedere ogni sorta diPag. 11strapuntino e, comunque, molti dei membri del Governo in piedi. Non ci stavano, anzi diversi sottosegretari, alla fine nella scorsa legislatura, erano rimasti sconosciuti al Parlamento. Chiedo scusa, se posso avere un po' di attenzione...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cota, prosegua.

ROBERTO COTA. È vero, la riduzione a sessanta del numero complessivo dei componenti il Governo è stata decisa nella XV legislatura, ma la storia della nostra politica, quando si tratta di poltrone, è piena di buoni propositi rimasti tali. Questa volta si è risposto con i fatti. Mi auguro che, come proposto dalla Lega e già approvato nella XIV legislatura, si arrivi anche ad una razionalizzazione che riguardi il Parlamento: meno parlamentari, divisi in due Camere che facciano due cose diverse con l'istituzione di quel Senato federale rappresentativo dei territori.
Razionalizzazione, semplificazione che deve estendersi a tutta la struttura dello Stato, alle sue leggi e ai rapporti con i cittadini. Oggi lei, Presidente Berlusconi si presenta alla Camera e al Senato con una maggioranza solida. Il dato è che lei nettamente è stato scelto come Presidente del Consiglio. Ma questo, Presidente Berlusconi, è avvenuto anche per un motivo: perché la Lega Nord ha ottenuto uno straordinario risultato vincendo le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si è vinto perché, per quanto ci riguarda, il popolo ha dato fiducia ad un movimento e ad un leader, Umberto Bossi, che per primi, per molti anni unici, hanno proposto una ricetta di cambiamento dello Stato, che oggi più che mai appare necessaria, anzi indifferibile.
Penso che lei abbia colto tale nodo politico centrale, che nessuno vuole porre come un ricatto, ma che abbiamo il dovere di ricordare, nell'interesse del suo Governo e del rapporto con la gente, un rapporto che oggi è carico di aspettative, che non possiamo, non dobbiamo deludere. Andando per strada ci sentiamo dire: adesso fate, mantenete le promesse. Noi siamo abituati a mantenere le promesse. Una classe politica che onori gli impegni e che abbia il coraggio di agire senza tentennamenti: di ciò ha bisogno il Paese.
Abbiamo ascoltato con interesse il suo discorso, che ieri ci ha convinto. Per la prima volta abbiamo sentito parlare, in un'aula parlamentare, in sede di presentazione di un Governo, di autonomia, di federalismo, di federalismo fiscale. Sette anni fa non aveva usato queste parole chiare: speriamo, anzi siamo certi che questo sia il segno di un tempo nuovo, per la Padania e per tutto il Paese, che aspetta una responsabilizzazione della classe politica, anche al centro e al sud.
Signor Presidente Berlusconi, quando lei ci ha parlato dell'emergenza rifiuti, pensavamo proprio al federalismo, per non far succedere più episodi di questo tipo. Ha parlato di sicurezza e di lotta all'immigrazione clandestina: oggi non possiamo più scherzare, il tempo massimo è scaduto e la gente conosce la verità. Lei ha utilizzato un'espressione che da anni campeggia sui nostri manifesti: «Padroni a casa nostra, ritornare ad essere padroni a casa nostra». Vi è da dire che abbiamo fatto scuola gratis a tutti: altro che razzismo, questo è il migliore antidoto al razzismo.
Il Ministro dell'interno leghista avrà un compito molto importante: l'immigrazione clandestina va combattuta senza infingimenti. L'allargamento dell'Unione europea non può essere lo strumento per fare entrare, circolare ed operare persone e bande nell'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). I campi nomadi, signor Presidente Berlusconi, baraccopoli abusive nelle nostre città, non fanno parte della nostra cultura! Non dobbiamo aspettare che vengano commessi delitti annunciati, ma intervenire prima. Il pacchetto sicurezza verrà presentato già la prossima settimana e questa è una prima grande risposta concreta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La parte del nostro programma che riguarda il sostegno alle famiglie e a chiPag. 12lavora e produce, e che lei ha ricordato, è importante. Le tasse vanno pagate, ma devono essere giuste e soprattutto non devono pagarle sempre i soliti, cioè chi lavora (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quando è così, lo Stato è un nemico, che colpisce soprattutto i più deboli, perché i forti trovano sempre gli strumenti per cavarsela.
Sono tra coloro che hanno apprezzato anche l'apertura fatta all'opposizione per effettuare le riforme necessarie al Paese. Ha intuito, come abbiamo intuito noi, che o cambiamo le cose, qui e adesso, oppure le realizzerà direttamente il popolo nelle piazze, qualora avvertisse di essere ancora una volta privo di un'adeguata classe politica.
Signor Presidente Berlusconi e signori membri del Governo, a nome della Lega, che ho l'onore di rappresentare, le dico che i nostri deputati le accorderanno la fiducia, nella certezza che il suo Governo saprà mantenere la parola data (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Piero Calamandrei, uno dei padri fondatori della nostra Costituzione, scrisse che «il regime parlamentare non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza», e aggiungeva: «quest'ultima, a sua volta, deve avere rispetto per la legittimità elettorale della maggioranza e la legittimità costituzionale del Governo».
Il diritto dell'opposizione e il rispetto della legittimità della maggioranza sono l'anima di una democrazia che funzioni. Questo Parlamento, nel Novecento, ha conosciuto tragicamente un tempo in cui veniva negato il diritto di opporsi. Da allora, al prezzo di sacrifici e di dolore, il nostro Paese ha fatto davvero molta strada e in questi mesi credo abbia accelerato la sua corsa verso la possibilità di essere una salda e ben funzionante democrazia europea.
Rivendico al Partito Democratico il merito di aver introdotto ragioni profonde di discontinuità, rispetto ad un Paese che soffriva di una duplice e grave malattia: l'esasperata frammentazione politica e la costante demonizzazione dell'avversario. All'onorevole Casini, che ha detto cose condivisibili da questo punto di vista, voglio dire che è vero: abbiamo fatto politicamente ciò che, attraverso le riforme istituzionali e la legge elettorale, non siete riusciti a fare.
Se oggi questo Parlamento vede sei gruppi, come nel resto d'Europa, e non più i quattordici dell'ultima legislatura, e non più i trentanove partiti ai quali ha fatto riferimento ieri l'onorevole Fassino, se sono finite le coalizioni assembleari messe insieme solo dalla contrapposizione nei confronti dell'avversario, ciò - lo hanno riconosciuto tutti - è perché il Partito Democratico ha avuto per primo il coraggio di compiere scelte difficili e innovative.
Lei, signor Presidente del Consiglio dei ministri, inizia oggi il suo quarto mandato e il suo settimo anno da Presidente del Consiglio dei ministri. È evidente ed oggettivo che lei porti una parte importante di responsabilità per ciò che è avvenuto o non è avvenuto in questo Paese. Da quindici anni, i Governi in Italia durano al massimo una legislatura e un clima permanente di scontro ideologico ha impedito che si potesse generare quella stagione lunga di riformismo e di modernizzazione di cui l'Italia ha bisogno e che altri Paesi hanno conosciuto.
Questo Governo ha una maggioranza parlamentare forte, come è già successo tra il 2001 e il 2006. Tuttavia, ciò non impedì che in quel tempo vi fossero ventiquattro ministri sostituiti, un centinaio di volte in cui il Governo «andò sotto» nelle aule parlamentari e una crisi di Governo a metà mandato. Infatti, conta la forza parlamentare, ma conta di più la forza politica, l'esistenza di un disegno alto ePag. 13forte di Governo e di cambiamento del Paese. Non ho trovato questo disegno nel suo, pur positivo, discorso di ieri.
Il dato elettorale è chiaro ed ho voluto dargliene atto con un gesto - il riconoscimento della vittoria dell'avversario - che non è usuale nella vita politica italiana. Tuttavia, alla responsabilità degli sconfitti si deve accompagnare l'equilibrio dei vincitori. Non pensate di avere «il Paese in mano», come qualcuno ha detto. Cito un solo dato, non oppugnabile: avete avuto 17 milioni di voti, pari al 46,8 per cento, ma non hanno votato per voi (hanno votato per altro) 19 milioni e mezzo di italiani, pari al 53,2 per cento. Credo nasca dalla consapevolezza di questo elementare dato, la decisione da parte sua di usare, come ha fatto ieri, toni assolutamente diversi dal passato.
Chi vuole male all'Italia può lamentarsene, mosso dalla voglia di proseguire in un clima di scontro frontale che ha fatto male al nostro Paese per molti anni. Tuttavia, una cosa dev'essere chiara, signor Presidente del Consiglio dei ministri: le parole dette e quelle non dette contano, ma per essere sinceri rischia di essere troppo facile, quando si è all'opposizione o in campagna elettorale, usare toni esasperati e poi, quando si è al Governo, sollecitare il dialogo e il confronto. Tuttavia, prendo per buone le sue parole, pronunciate davanti agli italiani, e le ribadisco che mai si potrà aspettare da noi un'opposizione come quella che, nella scorsa legislatura, sventolava striscioni e brindava nelle aule parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Conoscerà un'opposizione seria, forte e responsabile: l'opposizione di una forza democratica alternativa; un'opposizione che avanzerà proposte, fisserà una propria agenda di priorità, convergerà quando sarà d'accordo e si opporrà quando non lo sarà; un'opposizione democratica che avrà nel Governo ombra una struttura fondamentale di iniziativa e di proposta; l'opposizione democratica di un Paese unito; quell'unità che il Presidente della Repubblica Napolitano ha più volte indicato come necessità della vita nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
L'opposizione è costituita in questo Parlamento da diverse forze con le quale ci proponiamo un cammino di dialogo e di convergenza. Voglio dire a noi tutti che dobbiamo abituarci anche ad ascoltare parole e opinioni che non condividiamo, ma ad ascoltarle con il rispetto che si deve a ciascuno in un'aula parlamentare - lo dico a proposito dell'intervento dell'onorevole Di Pietro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori ). Ma ci sono anche forze di opposizione presenti nel Paese ma non in Parlamento, la cui voce è interesse comune: non smettano di dialogare e di pesare nella vita istituzionale e politica.
L'Italia deve voltare pagina e ciascuno di noi in ragione del proprio ruolo deve dare il proprio contributo. Voglio raccogliere il suo invito, signor Presidente, e ribadire qui il nostro intento da subito di approvare misure che diano velocità e trasparenza alla macchina decisionale dello Stato: la riduzione del numero dei parlamentari, l'idea di una Camera legislativa e una delle regioni, una forte riduzione dei costi della politica e più ampie e necessarie garanzie di autonomia e libertà di informazione, a partire della necessaria indipendenza del servizio pubblico televisivo. È qui che vedremo subito se il dialogo sarà vero e genererà decisioni condivise. C'è il pacchetto di proposte già esaminate dalla Commissione presieduta nella scorsa legislatura dall'onorevole Luciano Violante dal quale siamo pronti a ripartire. Allo stesso modo la invitiamo a portare subito in Parlamento la ratifica del Trattato di Lisbona, che costituisce un atto fondamentale per ogni Stato europeo che abbia a cuore il destino sociale e istituzionale dell'Unione.
Ma la vera sfida tra noi sarà sui grandi temi sociali. Questo Paese ha bisogno di un grande cambiamento. Esso è divorato dall'ansia, dall'insicurezza, dalla paura: sono certo ottimi materiali sui quali si può - e lo si è fatto - costruire l'edificio di una vittoria elettorale.Pag. 14
Diceva Roosevelt nel 1929: «L'unica cosa di cui dobbiamo aver paura, è la paura stessa». Ci vuole poco a dire che si cancelleranno tutte le tasse, si espelleranno tutti gli immigrati, si garantirà la sicurezza di tutti, così come è facile - certi ideologismi di destra e di sinistra lo fanno sistematicamente - affermare che sia giusta ogni innovazione, purché sia lontana da sé.
L'ideologia del guscio, l'illusione che il mio luogo sia al riparo e possa astrarsi dal luogo di tutti, l'illusione che la mia vita sia separabile da quella degli altri, l'idea in sostanza di una società socialmente egoista con il fiato corto, convinta che la soluzione di ogni problema sia la sua semplice rimozione alla vista: il tema della sicurezza parla di questo, signor Presidente.
Gli immigrati che lavorano costituiscono il 6 per cento (qualcuno sostiene di più) del prodotto interno lordo del nostro Paese. L'economia e la società italiana hanno bisogno di loro; sono persone che fuggono dalla miseria, non diverse dagli italiani che attraversarono il mondo con la valigia di cartone in mano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Dobbiamo accogliere chi vuole venire a lavorare e rendere più facile che ciò accada. Lo ha detto ieri Giuseppe Pisanu: «L'unica strategia efficace di lotta all'immigrazione clandestina è l'uso intelligente dell'immigrazione regolare» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Dobbiamo essere assolutamente severi contro ogni forma di criminalità; dobbiamo espellere senza riserve chi mostra pericolosità sociale; dobbiamo far scontare le pene a chi ha violato la sicurezza di un cittadino innocente, in primo luogo con severità a chi distrugge la vita di un bambino o a chi considera il corpo di una donna come oggetto di propria proprietà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro). Ma attenzione alla caccia all'immigrato, attenzione alle ronde, attenzione alla logica che ai più forti sia consentito stabilire se ci si possa rifiutare o meno di offrire una sigaretta o di portare i capelli in un certo modo.
Chi come me è convinto della giustezza del «pacchetto sicurezza» presentato dal Governo Prodi e dal Ministro Amato nella scorsa legislatura ed è convinto - e lo ha detto - che il vecchio centrosinistra abbia compiuto un errore enorme a non approvarlo, sottovalutando il diritto di ogni cittadino a vivere tranquillo, chi come me pensa questo sente però bisogno che non si smarriscano mai quei valori di inclusione, di attenzione a chi vive nel disagio, di coscienza dei diritti che sono parte della nostra stessa identità di cittadini europei (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
L'Italia vive con ansia e con una crescente insicurezza questo tempo nuovo e difficile in cui emergono con sempre maggiore evidenza i segni di nuove difficoltà e di autentiche nuove povertà.
Il salario medio lordo italiano è il ventitreesimo dei Paesi OCSE e cresce la differenza con le altre nazioni.
Più di ottocentomila persone lavorano in condizioni precarie con meno di ottomila euro all'anno; sei milioni e mezzo di pensionati percepiscono 550 euro al mese e tre milioni sono tra gli 800 e i 1.200 euro.
Nel 2006, secondo l'ISTAT, alla fine del suo mandato pieno, gli individui poveri erano quasi otto milioni e più di una famiglia su dieci oggi vive al di sotto della soglia di povertà. Quasi la metà della nostra popolazione in età adulta ha la licenza di scuola media inferiore.
L'Italia è un grande Paese, ma ha grandissimi problemi. La cultura dei «no», i vizi ideologici hanno impedito l'innovazione infrastrutturale e tecnologica e tanti conservatorismi di destra e di sinistra hanno frenato la costruzione di mercati aperti, di liberalizzazioni, di nuove competitività, di valorizzazione del merito e del talento, di nuove frontiere di equità sociale, di nuove scelte ambientali.
L'Italia deve ripartire e deve farlo in un contesto internazionale molto difficile, figlio di una globalizzazione non governata e di uno squilibrio ormai insopportabile,Pag. 15nei singoli Paesi e nel mondo, tra chi ha e chi non ha e oggi anche tra chi produce e chi consuma e tra chi rispetta i diritti dei lavoratori e chi non lo fa.
Romano Prodi, come nel 1996, ha avuto, ancora una volta, il merito di risanare la situazione finanziaria del Paese ed io voglio, ancora una volta, dargliene atto, in quest'Aula, oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Lo dice la rimozione della procedura di infrazione europea e lo dicono i dati, confermati dalla Banca d'Italia, di una forte capacità di contrastare l'evasione fiscale incrementando le entrate; lo dice la riduzione del debito e quella del deficit, come ricordato ieri da Pier Luigi Bersani.
Al suo Governo - e concludo - spetta ora l'onere di dimostrare ciò che ha sostenuto in campagna elettorale: che è possibile ridurre - come noi auspichiamo e sosterremo - la pressione fiscale e garantire misure - come noi auspichiamo e sosterremo - per aiutare gli stipendi, i salari e le pensioni più basse che sono la vera urgenza di questo Paese.
C'è solo un modo per liberare risorse: continuare la lotta all'evasione, ridurre la spesa pubblica, semplificare questo Paese lento e con ancora elevati gradi di corruzione della vita pubblica e di influenza dei poteri criminali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). È il riformismo moderno, almeno come noi lo intendiamo: non possiamo e non dobbiamo chiedere a lei di assolvere questo compito.
Voteremo contro il suo Governo, ma convergeremo su ogni scelta che vada nella direzione giusta: quella di un'Italia più equa, più moderna e più sicura.
L'opposizione la si fa pensando agli interessi profondi del Paese, pensando al futuro dei nostri ragazzi, alla fatica ed al talento di chi lavora ed intraprende, ai timori dei nostri anziani. La si fa mossi non dalla volontà di mostrare i muscoli, ma di mostrare l'intelligenza ed il senso di responsabilità.
L'Italia giudicherà, nei prossimi mesi, chi avrà assolto al compito che qui ha preso. Noi, per parte nostra, lo faremo da forza alternativa, con coraggio, apertura e convinzione (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Misto-Minoranze linguistiche e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Veltroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Onorevole Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, non risponderò all'onorevole Di Pietro...

ANTONIO BORGHESI. Bravo!

FABRIZIO CICCHITTO. ...perché è chiarissimo che egli ha cercato una provocazione per rompere il confronto che è in atto tra i due maggiori partiti in questo Parlamento e tra il Governo e l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi abbiamo lo sguardo rivolto al presente ed al futuro, mentre l'onorevole Di Pietro ha lo sguardo rivolto agli anni tra il 1992 ed il 1994: è un nostalgico del periodo della guerra civile fredda, gli consegniamo questa nostalgia e andiamo tutti quanti avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Non so se possiamo definire questa nuova fase come Terza Repubblica (queste definizioni lasciano sempre perplessi). Dico che certamente, ascoltando il dibattito in questo Parlamento, ci troviamo in una nuova fase politica nella quale, mentre prima si intrecciavano ambiguamente guerra civile fredda e consociativismo, adesso cerchiamo di confrontarci in modo limpido e trasparente tra maggioranza e opposizione, in un confronto normale, senza consociativismi, ma senza scontri frontali e senza demonizzazioni.
La ragione di tutto questo risiede certamente nella storia travagliata che sta alle spalle sia del Partito Democratico sia dellaPag. 16formazione che si è costituita del partito del Popolo della Libertà, che, con la Lega, ha vinto in modo assai evidente, onorevole Veltroni, queste elezioni.
Contemporaneamente, vi è una consapevolezza e una coscienza che riguarda in primo luogo il Presidente del Consiglio - che non a caso ha svolto il discorso di ieri in Parlamento e la replica - ma che riguarda anche voi; mi riferisco al problema Italia, al problema del sistema Italia, che pone due grandi questioni.
Onorevole Veltroni, certamente il modo con cui lei ha parlato della sicurezza è perfetto, ma non si misura fino in fondo con questo problema: se vi è la tragedia degli immigrati, vi è anche la tragedia degli abitanti delle borgate, dei quartieri popolari che vivono al confine con i nomadi, con le bidonville, in una situazione in cui la loro esistenza viene continuamente messa in discussione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Non a caso il voto dei ceti popolari si è così profondamente spostato in questa campagna elettorale: 650 mila clandestini, il 35 per cento dei crimini commessi da immigrati clandestini, il 50 per cento delle rapine in Europa compiute in Italia e poi - dato che sottopongo all'attenzione del Ministro Alfano - il 78 per cento di crimini impuniti. Ci dobbiamo misurare con questi duri problemi, non con la fraseologia, esteticamente brillante, della bella politica.
Abbiamo, però, un altro problema! Il Ministro Tremonti ha scritto un bellissimo libro sulla speranza e sulla paura e ha concentrato la sua attenzione sul problema della Cina. Egli ha trattato il tema in termini geopolitici e geoeconomici. Io ho uno sguardo un po' più - diciamo così - concentrato su quello che ci è vicino.
Oltre l'India, oltre la Cina, al confine del nostro Paese, esistono nazioni (Spagna, Irlanda, Slovenia, Austria) che hanno realizzato quello che noi non abbiamo fatto: hanno ridotto la pressione fiscale; favoriscono gli investimenti stranieri nel loro Paese; hanno una flessibilità organizzata della manodopera; hanno un sistema di sicurezza; hanno uno Stato efficiente, minimo e autorevole.
O facciamo questa operazione, misurandoci con questi nodi, oppure veramente prevarranno le zone di declino nel nostro Paese e non le zone di sviluppo elevatissimo che ci sono nel nord, che non sono più quelle della grande fabbrica fordista, ma, come sanno bene i nostri amici della Lega, che in quelle realtà si sono inseriti, del capitalismo molecolare che si combina insieme con gli enti locali in questa paradossale situazione per cui il localismo è diventato la risposta positiva e italiana di un pezzo di questa nazione alla globalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
E una delle ragioni del successo che ha avuto la Lega al nord è stata quella di dare a questa situazione economica e sociale il personale politico dei suoi sindaci, dei suoi assessori e così via (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Vi è, però, un'altra parte del Paese con la quale dobbiamo fare i conti, ed è paradossalmente l'altra faccia della medaglia del successo elettorale del centrodestra. Il centrodestra, il Partito del Popolo della Libertà, nato dalla fusione di Forza Italia con AN, nel centrosud del nostro Paese ha ottenuto un grande successo e un grande risultato elettorale, sia nelle regioni in cui eravamo in maggioranza sia specialmente nelle regioni in cui eravamo in minoranza. Ciò ha un grande significato, perché affida al Governo la necessità di fare i conti contemporaneamente con il nord e con il sud di questo Paese: un'operazione difficile, che coglie, però, la realtà del dato elettorale.
Non posso fare a meno di dare una risposta ai nostri interlocutori. Noi abbiamo sentito vari interventi da parte dell'opposizione: quello dell'onorevole Fassino, ma anche quello dell'onorevole Bersani. Vede, onorevole Bersani, lei ha parlato di Prodi con il linguaggio di Pangloss: se il Governo Prodi fosse stato così perfetto come lei ce l'ha descritto, allora non si capisce perché vi ha portato al disastroPag. 17elettorale. E, inoltre, c'è da contestare la ricostruzione che lei ha fatto. L'ultima legge finanziaria di Amato consegnò un buco di 20 miliardi di euro; l'ultima finanziaria di Tremonti, assai dura, non elettorale, è stata «cifrata» del 2,4 per cento, a cui poi si sono aggiunte nelle stime la contabilizzazione dell'IVA sull'auto e i debiti ISPA. Il Governo Berlusconi-Tremonti vi ha fatto un altro regalo: il più forte aumento di gettito è avvenuto nel primo semestre del 2006 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e non potete certamente attribuirlo alle virtù salvifiche di Visco, che non avete riportato in questo Parlamento credo per qualche ragione.
La realtà è che la situazione di difficoltà economica nella quale ci troviamo deriva anche (non solo, perché vi sono dei fattori internazionali indubbi) dallo strangolamento che è stato operato dalla prima legge finanziaria - che ha segnato anche la morte in anticipo del Governo Prodi - nella quale Padoa Schioppa e Visco, sommando 30 miliardi a 15 miliardi, hanno dato una botta deflattiva ad un Paese che aveva, invece, bisogno di crescita. Mi rivolgo all'onorevole Veltroni: le ricette economiche cui lui ha fatto cenno mi sembrano molto discutibili, e ripetitive delle ragioni per le quali avete perso le elezioni. O questo Paese viene rimesso sul terreno della crescita attraverso un'operazione di riduzione della pressione fiscale che mette in circolo i consumi e la struttura produttiva, che dà alimento alle piccole e medie imprese e al capitalismo molecolare del nostro Paese, che dà alimento al Mezzogiorno, oppure ripercorriamo le strade che sono state seguite e che hanno portato alla situazione di difficoltà nella quale ci troviamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco, onorevole Presidente, voglio concludere dando atto che, con un percorso diverso da quello seguito dal Partito Democratico - un percorso che, però, noi abbiamo apprezzato, perché ha introdotto un elemento positivo di semplificazione e di confronto nella vita politica italiana - Forza Italia con il suo leader Berlusconi, non dimentichiamolo, ha vinto per tre volte le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) dimostrando di rappresentare qualcosa di profondo nella società italiana, che non può essere distrutto, messo in questione dalle demonizzazioni. Qualcosa di profondo: Berlusconi; qualcosa di profondo e di radicato: Forza Italia. Nel contempo, riconosciamo la grande operazione, il capolavoro politico compiuto da Gianfranco Fini e da Alleanza Nazionale: l'operazione cioè di riuscire, senza perdite elettorali significative, a portare un partito, nato come partito della nostalgia, ad essere un partito della destra democratica e, oggi, un partito liberaldemocratico insieme con il quale possiamo costruire quella grande formazione politica che è il Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. Noi consegniamo dunque, signor Presidente del Consiglio, agli amici ministri - molti dei quali sono anche amici personali - il sostegno di questa grande formazione politica, insieme agli amici della Lega e gli amici delle altre formazioni, della DC, dei Repubblicani, dei Socialisti e dell'MPA; e consegniamo a lei il sostegno pieno e aperto per quello che ha detto ieri e per quello che farà domani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto con ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nucara, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, conosciamo il programma elettorale ed abbiamo ascoltato le sue dichiarazioniPag. 18con molta attenzione. Il Partito Repubblicano Italiano, per mio tramite, le accorda piena e massima fiducia, con la lealtà che sempre ha contraddistinto questo piccolo partito di massa - come esso fu definito nel passato - che tuttora è presente con piccole rappresentanze, anche istituzionali, su tutto il territorio nazionale. E le accorda questa fiducia nella convinzione che ella, signor Presidente, saprà rispondere con equilibrio e con realismo alle grandi attese che il Paese ripone in questo Governo.
Signor Presidente, abbiamo ascoltato con particolare soddisfazione le sue parole sul Mezzogiorno: questa parte dell'Italia non ricerca - né comunque ad essa interessano - provvedimenti a pioggia che non risolvono alcun problema; ha, invece, bisogno che si creino quelle infrastrutture materiali ed immateriali necessarie a far maturare opportunità nella speranza che i meridionali le sappiano cogliere.
Signor Presidente, lei guida un Governo, e sarà la politica del Governo che valuteremo, non quella dei singoli ministri, che pure sono persone di qualità. Con questa premessa, signor Presidente Berlusconi, le ribadisco la fiducia dei Repubblicani italiani (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baccini, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, io sono convinto che il suo intervento di richiesta di fiducia al Parlamento abbia toccato temi legati ad un popolarismo europeo inedito, un popolarismo che accomuna molti di noi non solo in quest'Aula, e che dà un senso di respiro ad un Paese che si sente competitivo in Europa, un Paese che vuole rendere competitive le proprie imprese.
Con molta chiarezza, signor Presidente del Consiglio, lei ha toccato quelli che sono stati i temi della campagna elettorale.
E proprio a titolo personale questa mattina ho voluto prendere la parola, perché sulle questioni legate alla sicurezza, alla politica abitativa, alla politica del sostegno alle imprese ed ai valori che noi vogliamo rappresentare ho trovato tutte quelle ragioni di una campagna elettorale che non solo ha rafforzato - devo dire al di là delle nostre previsioni - il bipolarismo, ma che ci fa convincere sempre di più che proprio all'interno del bipolarismo dobbiamo trovare le soluzioni per il bene comune del nostro Paese.
È proprio con queste considerazioni, signor Presidente del Consiglio, che a titolo personale mi accingo a votare la fiducia al suo Governo, perché ritengo che il Paese in questo momento non abbia più bisogno, come abbiamo già detto in mille occasioni, di scontri che ci portano fuori dal bene comune e dall'interesse generale.
Ovviamente questa mia scelta avrà conseguenze nel mio movimento Libertà e Solidarietà, ai costituenti del quale rivolgerò nelle prossime ore anche le mie dimissioni da segretario nazionale del movimento. La mia scelta è una scelta libera: voglio contribuire a far crescere questo Paese, ovviamente nello spirito che credo sia il più utile in questo momento storico. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Prima di passare ai voti, prego l'Assemblea di prestare un attimo di attenzione.

Su un lutto dell'onorevole Fausto Bertinotti (ore 11,25).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente Bertinotti è stato colpito questa mattina da un grave lutto familiare: la scomparsa del fratello Ferruccio. Al Presidente Bertinotti e a tutta la famiglia il senso del sincero cordoglio di tutta la Camera dei deputati (Applausi).

Pag. 19

Si riprende la discussione.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Cicchitto, Cota e Lo Monte n. 1-00003.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama comincerà dall'onorevole Vito.
Avverto che la Presidenza ha autorizzato un limitato numero di deputati ad anticipare il turno di votazione.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,40)

(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,30)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Cicchitto, Cota e Lo Monte n. 1-00003.

Presenti 611
Votanti 610
Astenuti 1
Maggioranza 306
Hanno votato 335
Hanno votato no 275

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Balocchi Maurizio
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher AldoPag. 20
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis PaolaPag. 21
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melchiorre Daniela
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pirovano EttorePag. 22
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremaglia Mirko
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi AntonioPag. 23
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Costantini Carlo
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia AntonioPag. 24
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Oppi Giorgio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Piffari Sergio Michele
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga GiovanniPag. 25
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Si sono astenuti:
Merlo Ricardo Antonio

Sono in missione:
Tremonti Giulio.

Sull'ordine dei lavori.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo in relazione alla preoccupazione per un fatto di cronaca che credo ci possa trovare uniti. I fatti, in realtà, sono due: il tentato rapimento di un bambino ad opera di una nomade e della reazione che abbiamo appreso oggi, violenta e preoccupante, nei confronti del campo nomadi, in provincia di Napoli.
Ebbene, signor Presidente, oggi questo campo nomadi è stato assalito da una folla inferocita e messo a ferro e fuoco.
Voglio esprimere, a nome della Lega Nord Padania, la condanna per questo fatto, ma vorrei chiedere anche che non si verifichi una sorta di «doppiopesismo» con quello che è successo a Verona poco tempo fa. Allora fior di giornali pubblicarono interpretazioni sociologiche e messe in stato d'accusa di un sindaco e quant'altro. Mi sembra che non ci siano state, per adesso, le stesse manifestazioni di solidarietà o di critica nei confronti di un «alveo», di un'amministrazione comunale che, di fatto, ha consentito una manifestazione di inciviltà condannabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare per un minuto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Pur prendendo atto che le Commissioni saranno costituite la prossima settimana, volevo invitarla a far presente al Governo, se ritenesse interessante far conoscere anche alle Assemblee - non solo come è successo necessariamente in queste settimane nelle trasmissioni televisive - se esista o meno laPag. 26consistenza di quell'extragettito, di quel «tesoretto» sul quale il nostro gruppo parlamentare aveva già chiesto notizie al Ministro precedente per un lunghissimo anno.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà con la votazione per schede per l'elezione di tre segretari dell'Ufficio di Presidenza, alle ore 13,30.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 13,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Maroni e Meloni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza del medesimo gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 14 maggio 2008, il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania ha reso noto che sono stati nominati vicepresidente vicario del gruppo il deputato Luciano Dussin, in sostituzione del deputato Ettore Pirovano, e vicepresidenti i deputati Marco Giovanni Reguzzoni e Manuela Dal Lago.
Ai suddetti deputati è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti, in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Votazione per l'elezione di tre Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del Regolamento (ore 13,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per schede per l'elezione di tre segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del Regolamento.
Ricordo che, a seguito della votazione per l'elezione di quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari, tenutasi nella seduta di martedì 6 maggio 2008, non risultano rappresentati nell'Ufficio di Presidenza della Camera i gruppi Lega Nord Padania, Italia dei Valori e Misto.
Ricordo inoltre che per questa elezione, alla stregua del parere unanime espresso dalla Giunta per il Regolamento il 30 settembre 1998, le operazioni di scrutinio saranno effettuate dai deputati segretari. Avverto che lo scrutinio avrà luogo nella Sala dei ministri al piano aula.
Avverto altresì che ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome.
Ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del Regolamento, risulteranno eletti i deputati, fra quelli appartenenti rispettivamente ai gruppi Lega Nord Padania, Italia dei Valori e Misto, che otterranno il maggior numero di voti.
Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle.
Indìco la votazione per schede per l'elezione di tre segretari di Presidenza.
Per dare ordine all'affluenza alle urne, invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
Avverto, infine, che la Presidenza ha accolto un limitato numero di richieste di anticipazione del turno di votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione ed invito i deputati segretari a procedere, nella Sala dei ministri, allo spoglio delle schede.Pag. 27
Sospendo la seduta fino al termine delle operazioni di scrutinio.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di tre segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del Regolamento:

Presenti e votanti 515

Hanno ottenuto voti: Mura 161, Stucchi 152, Lombardo 106.

Voti dispersi 4
Schede bianche 71
Schede nulle 21

Proclamo eletti segretari di Presidenza gli onorevoli Mura, Stucchi e Lombardo.

Hanno preso parte alla votazione:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Alessandri Angelo
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bergamini Deborah
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bitonci Massimo
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bragantini Matteo
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Callegari Corrado
Calvisi GiulioPag. 28
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Costantini Carlo
Cota Roberto
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
Dal Lago Manuela
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Amico Claudio
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Angelis Marcello
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Duilio Lino
Dussin Guido
Dussin Luciano
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fava Giovanni
Favia David
Fedi Marco
Fedriga Massimiliano
Fiano EmanuelePag. 29
Fiorio Massimo
Fitto Raffaele
Fogliardi Giampaolo
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Genovese Francantonio
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gidoni Franco
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marini GiulioPag. 30
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martini Francesca
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Menia Roberto
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Murer Delia
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Oppi Giorgio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palmieri Antonio
Palomba Federico
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pd)
Pepe Mario (Pdl)
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisicchio PinoPag. 31
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vanalli Pierguido
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella PaoloPag. 32
Velo Silvia
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Volontè Luca
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zorzato Marino
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:

Leone Antonio
Maroni Roberto
Meloni Giorgia
Tremonti Giulio

Sull'ordine dei lavori (ore 15,31).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, oltre a complimentarmi con i segretari di Presidenza appena eletti, volevo sollecitare - chiedendole, se possibile, di riferirne anche al Presidente Fini - l'eventuale urgente convocazione della Giunta per il Regolamento, affinché nella composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sia data piena e corretta interpretazione alla normativa vigente. Come lei ricorderà, come risulta non solo dai lavori preparatori, ma anche dal comma 1 dell'articolo 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, le opposizioni debbono essere tutte rappresentate. Da un calcolo puramente matematico, parrebbe che non tutte le opposizioni potranno esserlo. Chiediamo dunque un'interpretazione, anche in vista dell'istituzione del Comitato che avverrà giovedì prossimo, da parte della Giunta per il Regolamento (chiediamo, quindi, se fosse possibile, la costituzione della Giunta entro quel giorno) o comunque di sottoporre la questione al Presidente perché - attraverso l'azione della cosiddetta moral suasion - possa in qualche modo intervenire per dare piena attuazione alla disposizione di cui al comma 1 dell'articolo 30 della legge n. 124 del 2007.

PRESIDENTE. Prendo atto delle sue considerazioni, che riferirò al Presidente Fini. Le ricordo anche che la questione è stata già sollevata proprio questa mattina in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori nella settimana 19-23 maggio è stata così modificata.
La discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 5 - Conversione in legge del decreto-legge 1o aprile 2008, n. 49, recante misure urgenti volte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie (da inviare al Senato - scadenza: 3 giugno 2008);
n. 6 - Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (da inviare al Senato - scadenza: 8 giugno 2008);
n. 7 - Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 60, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di trasporti ferroviari regionali (da inviare al Senato - scadenza: 8 giugno 2008);
n. 8 - Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 61, recante disposizioni finanziarie urgenti in materiaPag. 33di protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 8 giugno 2008), già prevista per lunedì 19 maggio, è rinviata a martedì 20 maggio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Il seguito dell'esame dei medesimi disegni di legge di conversione avrà luogo nelle giornate di mercoledì 21 e giovedì 22 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 20 maggio 2008, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 1o aprile 2008, n. 49, recante misure urgenti volte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie (5).
- Relatore: Baldelli.

2. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (6).
- Relatore: Gioacchino Alfano.

3. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 60, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di trasporti ferroviari regionali (7).
- Relatore: Luciano Dussin.

4. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 61, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di protezione civile (8).
- Relatore: Gioacchino Alfano.

La seduta termina alle 15,35.