XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 25 ottobre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il Consiglio dei ministri del 3 agosto 2011 ha proceduto all'approvazione dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante la tabella unica nazionale del danno biologico per le menomazioni all'integrità psicofisica, dando finalmente esecuzione a quanto previsto dall'articolo 138 del codice delle assicurazioni, decreto legislativo n. 209 del 2005;
quest'ultimo, infatti, stabiliva l'adozione di una specifica tabella finalizzata a rendere uniformi su tutto il territorio nazionale i risarcimenti delle menomazioni all'integrità psicofisica, comprese tra dieci e cento punti, e il valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità comprensiva dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso, ciò allo scopo di ovviare ad un sistema eterogeneo fondato su tabelle predisposte dai singoli tribunali e suscettibili di dar vita a forti disuguaglianze e disparità di trattamento tra le vittime dei sinistri;
a tal fine, la Corte di cassazione, con la sentenza n. 12408 del 2011, aveva stabilito che le tabelle del tribunale di Milano fossero quelle più proporzionali e congrue da applicare, considerato il metodo di calcolo e i valori determinati;
il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri, invece, modifica al ribasso i valori risarcitori, che risultano così fortemente inferiori ai valori contenuti nelle tabelle del tribunale di Milano;
la conseguenza più immediata del regolamento in esame è il dimezzamento dei risarcimenti del danno alla persona per sinistro stradale, che subirebbero un calo dal 40 per cento al 50 per cento: ad esempio, il danno biologico da invalidità permanente di un ragazzo di trent'anni, costretto su una sedia a rotelle da un incidente stradale, oggi è pari a 868.265,00 euro; con le nuove tabelle sarà pari a 495.452,91 euro;
per questo motivo si sono avute forti reazioni da parte delle molte associazioni dei consumatori è dei famigliari delle vittime di incidenti stradali, che ritengono il provvedimento fortemente lesivo del diritto di tutti i danneggiati ad un adeguato e dignitoso risarcimento dei danni subiti, a fronte di un evidente e cospicuo risparmio per il comparto assicurativo,


impegna il Governo:


a ritirare il provvedimento di cui in premessa contenente la «Nuova tabella delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese fra dieci e cento punti di invalidità e del valore pecuniario da attribuire ad ogni singolo punto, comprensiva dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso»;
a definire un nuovo regolamento utilizzando come valido criterio di riferimento i valori previsti nelle tabelle del tribunale di Milano.
(1-00743) «Pisicchio, Lanzillotta, Mosella, Tabacci, Vernetti, Brugger».

La Camera,
premesso che:
il 14 settembre 2011 la Fiat ha reso nota la sua decisione di avviare le procedure per la cessazione dell'attività dello stabilimento Irisbus di Valle Ufita, a seguito della rinuncia del gruppo Dr all'acquisto dello stabilimento campano;
secondo quanto fatto sapere dall'azienda, alla base di una scelta così grave si collocano gli effetti drammatici della crisi che ha duramente colpito l'intero settore degli autobus urbani, determinando una drastica riduzione delle immatricolazioni e una complessiva diminuzione

della capacità produttiva dello stabilimento, passata dai 717 veicoli del 2006 ai 145 autobus, di cui meno di 100 urbani, dei primi sei mesi del 2011;
sino a questo momento i diversi tentativi di concertazione e di dialogo intercorsi tra le istituzioni, i vertici dell'azienda, le parti sociali e i rappresentanti locali non hanno avuto i risultati sperati e, in seguito al mancato raggiungimento dell'accordo tra le parti in causa, l'azienda ha avviato le procedure di mobilità per tutti i lavoratori;
l'Irisbus non solo rappresenta l'unica fabbrica in Italia a produrre autobus, ma costituisce uno snodo importante per lo sviluppo industriale e produttivo di un territorio, quale quello campano, già fortemente provato dall'attuale grave crisi economica e da decenni di arretratezza e di mancata crescita;
la chiusura dello stabilimento segna un colpo durissimo per l'intera regione Campania e darà luogo a forti ripercussioni sul settore dell'automotive, oltre a determinare un aumento dei livelli di disoccupazione già di per sé altissimi in questi territori;
la chiusura dell'Irisbus, infatti, mette in discussione il futuro di circa 700 dipendenti, senza contare le numerose imprese dell'indotto anch'esse coinvolte, seppure indirettamente, dalle vicende dello stabilimento di Flumeri;
i numeri della crisi in Campania sono drammatici e mettono in evidenza tutte le difficoltà di un territorio che stenta a ripartire: nella sola provincia di Avellino si contano ben 83 vertenze industriali in atto e sono 14.426 gli addetti che rischiano il posto di lavoro;
è evidente che la chiusura dello stabilimento di Flumeri rappresenta l'ennesima duro colpo ad un settore di estrema importanza, quale il trasporto pubblico locale: i continui tagli realizzati dal Governo con le ultime manovre economiche, che hanno prodotto nel comparto una riduzione delle risorse pari a 1,5 miliardi di euro, hanno determinato una contrazione della produzione e degli investimenti, mettendo a rischio il futuro e la capacità produttiva dell'Irisbus,


impegna il Governo


ad adottare ogni iniziativa, per quanto di competenza, al fine di superare lo stallo nella vicenda Irisbus e giungere ad una soluzione che preveda la continuità nella produzione e assicuri l'occupazione dei dipendenti dello stabilimento;
a prevedere un piano nazionale di finanziamento del settore dei trasporti volto ad incentivare l'ammodernamento del parco vetture circolanti, con conseguente beneficio per le aziende che operano nel settore;
ad assumere, nell'ambito delle proprie competenze, tutte le iniziative necessarie per garantire un sistema di mobilità sostenibile dal punto di vista economico ed ambientale.
(1-00744) «Mosella, Lanzillotta, Pisicchio, Tabacci, Vernetti, Brugger».

La Camera,
premesso che:
il 30 luglio 2011 veniva convertito in legge il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, dal titolo «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica»;
l'articolo 12, dal titolo «Interventi in materia previdenziale», del citato decreto ha introdotto una serie di variazioni in materia pensionistica, modificando tra l'altro, con i commi da 1 a 6, la disciplina relativa ai termini di decorrenza dei trattamenti pensionistici (cosiddette finestre). In particolare, i commi 1 e 2 dispongono per i soggetti che, a decorrere dal 2011, maturino il requisito anagrafico per il diritto, rispettivamente, alla pensione di vecchiaia e alla pensione di anzianità, che il termine di decorrenza della pensione di vecchiaia (compresi i trattamenti liquidati

interamente con il sistema contributivo) sia pari a 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per i lavoratori autonomi;
il comma 5 prevede l'applicazione della normativa previgente, a condizione che i lavoratori maturino i requisiti per l'accesso al pensionamento a decorrere dal termine del 1o gennaio 2011, di cui al successivo comma 6, e comunque nei limiti di 10.000 soggetti beneficiari, a favore: 1) dei lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30 aprile 2010, e che maturino i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità (articolo 7, comma 2, legge n. 223 del 1991) (lettera a); 2) dei lavoratori collocati in mobilità lunga, ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della legge n. 223 del 1991, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile 2010 (lettera b); 3) dei lavoratori che, all'entrata in vigore del provvedimento in esame, siano titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all'articolo 2, comma 28, della legge n. 662 del 1996 (lettera c);
il comma 6 prevede un monitoraggio, da parte dell'INPS, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, delle domande di pensionamento presentate ai sensi del citato comma 5, che intendano avvalersi, a decorrere dal gennaio 2011, del regime previgente delle decorrenze. Nel caso in cui dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite di 10.000 domande in precedenza richiamato, l'INPS non può prendere in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzato alla fruizione dei benefici di cui al precedente comma;
in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 2010, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/3638/113, prima firma dell'onorevole Damiano, con il quale si impegnava l'Esecutivo a «monitorare l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 12, comma 5, del decreto-legge in esame, al fine di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a derogare al limite di 10 mila soggetti beneficiari»;
sono migliaia i lavoratori, infatti, che pur potendo giovare della deroga ed avendo presentato regolare domanda non hanno ancora ricevuto una risposta dall'INPS;
con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-05343, il gruppo del Partito democratico chiedeva conto del monitoraggio di cui al comma 6 dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ancora non effettuato da parte dell'INPS;
pur non avendo in alcun modo fornito i dati del monitoraggio, il Governo in occasione della risposta alla interrogazione citata ha dichiarato che «l'INPS sta provvedendo a predisporre la graduatoria dei lavoratori potenziali destinatari della salvaguardia prevista dall'articolo 12, comma 5, del citato decreto-legge e che comunque, allo stato, secondo quanto comunicato dal Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, i lavoratori in mobilità ordinaria, lunga ed i lavoratori esondati, potenziali destinatari delle disposizioni innanzi richiamate nell'anno 2011 sono complessivamente 1.200», con ciò a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo implicitamente ammettendo che, ad oltre un anno dall'approvazione della norma, l'INPS non ha ancora provveduto alla quantificazione dei lavoratori che hanno presentato domanda e che da mesi si trovano ad attendere una risposta dall'Istituto senza percepire alcuna indennità;
secondo un autorevole quotidiano nazionale: «Il monitoraggio delle domande è ancora aperto, ma alcune fonti consultate dal Sole 24 Ore segnalano che le richieste sarebbero già più di 40 mila. La CGIL parla di almeno 30 mila lavoratori a rischio»; tale rilevazione contrasta fortemente con quanto affermato dal Governo

in sede di replica all'interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-05343,

impegna al Governo:

a fornire, quanto prima in sede parlamentare l'esito del monitoraggio di cui al comma 6 dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, al fine di stabilire il numero preciso dei lavoratori aventi diritto a quanto stabilito dal comma 5 del medesimo articolo;
ad adottare urgentemente il provvedimento di cui all'articolo 12, comma 5-bis, del citato decreto-legge (comma inserito dall'articolo 1, comma 7, lettera b), della legge n. 220 del 2010), che prevede che in favore dei lavoratori appartenenti alle categorie di cui al comma 5 dell'articolo 12 citato che non dovessero rientrare nel contingente dei 10.000 beneficiari del «congelamento» dei requisiti pensionistici, possa essere disposta, in luogo dell'applicazione della disciplina previgente in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, la concessione del prolungamento dell'intervento di sostegno al reddito per il periodo intercorrente tra lo scadere del periodo di fruizione dell'ammortizzatore sociale e la finestra per l'accesso al pensionamento.
(1-00745) «Damiano, Lenzi, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Lucà, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru».

Risoluzione in Commissione:

La I Commissione,
premesso che:
nel mese di novembre 2010, in occasione del terzo anniversario dalla morte di Gabriele Sandri, i familiari del giovane ucciso chiedevano l'affissione nella stazione di servizio dell'A1 «Badia al Pino», dove l'11 novembre del 2007 il tifoso laziale veniva ucciso dall'agente di polizia Luigi Spaccarotella, di una targa con scritto: «Nel ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano»;
questa richiesta, nonostante il parere favorevole dell'Anas, veniva rigettata dalla società Autostrade per l'Italia spa adducendo quale motivazione il fatto che la targa avrebbe creato un precedente, costringendo la società ad affiggere targhe in memoria di tutte le vittime per incidenti sulla rete autostradale;
in seguito al diniego della società Autostrade per l'Italia spa si è creato un vero e proprio moto di indignazione diffusa che ha invaso web, stampa e TV nazionali, provocando una petizione sostenuta da 25.000 firme per chiedere la concessione della targa commemorativa;
successivamente, in seguito a tali iniziative, l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia spa si era dichiarato favorevole all'affissione della targa;
in forza della legge n. 1188 del 1927, inerente all'installazione di monumenti e di ricordi permanenti siti in luoghi pubblici, i monumenti, le lapidi o altri ricordi non possono essere dedicati a persona se non deceduta da almeno dieci anni, salva la facoltà di deroga concessa dal Ministro dell'interno in casi eccezionali;
nella seduta dell'Assemblea della Camera del 24 marzo 2011, il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, in risposta ad una interpellanza urgente (2/00981) del primo firmatario del presente atto, dichiarava che l'autorizzazione per l'apposizione di una stele con la targa commemorativa per Gabriele Sandri ricadeva tra le competenze del prefetto di Arezzo, acquisiti i pareri del comune di Civitella in Val di Chiana e della società Autostrade, aggiungendo che la società Autostrade per l'Italia e l'ANAS avevano già espresso il proprio assenso, informandone sia il prefetto sia il comune per le determinazioni di loro

competenza. Pertanto, si era in attesa del parere favorevole del comune interessato e delle decisioni finali del competente Ministro dell'interno;
la triste vicenda di Gabriele Sandri rappresenta un caso unico in Italia che ha creato sgomento non solo tra i tifosi della Lazio e tra i suoi concittadini di Roma, ma nell'intero mondo sportivo e nell'intera opinione pubblica nazionale che, in diverse occasioni, ha manifestato sdegno per quanto accaduto e assoluta solidarietà e sostegno alla famiglia della vittima,


impegna il Governo


ad attivare le più opportune e celeri procedure, anche mettendo in atto un tavolo di confronto fra le parti, al fine di assicurare l'affissione della targa commemorativa in ricordo di Gabriele Sandri nella stazione di servizio dell'A1 «Badia al Pino».
(7-00720) «Calabria, Frassinetti, Barbieri, Ghizzoni, Goisis, Granata, Mario Pepe (Misto-R-A), Verini, Zazzera, Capitanio Santolini».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NICCO, BRUGGER e ZELLER. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana, all'articolo 6, sancisce che la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche;
la legge 15 dicembre 1999, n. 482, in attuazione del citato articolo 6 della Costituzione, detta norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, tra cui le popolazioni parlanti il francese e il franco-provenzale;
lo statuto speciale della regione autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale n. 4 del 26 febbraio 1948), all'articolo 38, parifica la lingua francese a quella italiana nella Valle d'Aosta;
il 28 dicembre 2009, la Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per l'informazione e l'editoria, e la RAI hanno siglato apposita Convenzione per le trasmissioni di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta;
il 4 luglio 2011, la Commissione paritetica Stato-regione autonoma Valle d'Aosta ha approvato uno «Schema di norme di attuazione dello Statuto Speciale della Valle d'Aosta in materia di ordinamento linguistico» in cui, all'articolo 4, si dispone che la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo assicuri le necessarie misure e condizioni per la tutela di tutte le lingue e idiomi usati in Valle d'Aosta;
analogo quadro di riferimento tutela le altre minoranze linguistiche storiche -:
se, in riferimento a quanto affermato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti in sede di audizione presso la Commissione Cultura della Camera il 19 ottobre 2011, a giudizio degli interroganti in palese e grave contrasto con quanto riportato in premessa, il Governo intenda procedere ad un drastico taglio delle risorse destinate alle convenzioni Rai per le minoranza linguistiche.
(5-05595)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2009, è stato dichiarato, fino al 30 ottobre 2010 poi prorogato al 31 ottobre 2011, lo stato

di emergenza in relazione alla grave situazione determinatasi a seguito delle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi il 1° ottobre 2009 nel territorio della provincia di Messina;
con un successivo decreto il Presidente del Consiglio dei ministri il 19 febbraio 2010, ha dichiarato, fino al 28 febbraio 2011, lo stato di emergenza in ordine ai gravi dissesti idrogeologici che hanno interessato il territorio della provincia di Messina nei giorni dall'11 al 17 febbraio 2010. Anche tale stato d'emergenza è stato prorogato fino al 29 febbraio 2012;
considerata l'estrema gravità della situazione in cui versavano e versano quei territori e le popolazioni residenti e, la conseguente necessità di procedere immediatamente a reperire le necessarie risorse finanziarie, il 18 ottobre 2010 il commissario delegato - presidente della regione siciliana - ha chiesto di poter utilizzare le risorse finanziarie previste nel PAR-FAS 2007-2013, specificando con una nota successiva la grave situazione finanziaria in cui versano le contabilità speciali intestate al medesimo commissario, in quanto non dispongono di adeguate risorse per fronteggiare gli eventi calamitosi in questione;
con l'ordinanza n. 3961 del 2 settembre 2011 - disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare le eccezionali avversità atmosferiche verificatesi il 1° ottobre 2009 nel territorio della provincia di Messina - il Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e su proposta del capo del dipartimento della protezione civile, ha stanziato la somma di 160 milioni di euro al fine di far fronte allo stato di emergenza di cui sopra disponendo all'articolo 1, comma 2: «Al fine di garantire che non vi siano impatti per la finanza pubblica non considerati a legislazione vigente, le risorse di cui al comma 1 sono trasferite sul bilancio regionale. La regione con proprio provvedimento dispone il successivo trasferimento, nel rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità Interno, sulla contabilità speciale n. 5431 intestata al Commissario delegato Presidente della regione siciliana, per far fronte ai relativi interventi»;
in tal modo, come hanno immediatamente evidenziato sia il presidente della regione siciliana che il capo della protezione civile, Gabrielli, in uno scambio di note con il Ministro dell'economia e delle finanze, la prevista procedura di trasferimento delle risorse per il tramite del bilancio della regione Sicilia non permetterebbero di utilizzare nell'immediato i fondi stanziati. Questo perché gli obiettivi fissati dal patto di stabilità per l'anno 2011 per la regione siciliana non consentono al dipartimento della protezione civile, che funge da struttura di supporto al commissario, di utilizzare le somme stanziate nell'ordinanza -:
quali iniziative il Governo abbia intenzione di adottare al fine di emanare, in tempi brevi, una nuova ordinanza che renda immediatamente utilizzabili le somme stanziate dal momento che, se questo non avverrà rapidamente, molti dei cantieri per la messa in sicurezza dei paesi alluvionati si fermerebbero e ci sarebbero dei problemi anche per i sussidi ai familiari delle vittime.
(4-13700)

PILI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la situazione economica della regione Sardegna ha raggiunto livelli allarmanti, senza precedenti, sia sul piano finanziario che economico sociale;
sono 70.430 le imprese che risultano gravemente indebitate per complessivi 4.273.745.722 euro;

risultano 2.351 le imprese fallite che avevano complessivamente un debito verso lo Stato e gli altri enti pari a 1.216.297.600;
la situazione complessiva dell'indebitamento delle imprese sarde non ha precedenti nel resto del Paese e il quadro che emerge dalla lettura dei dati analitici rischia di travolgere l'intero sistema economico della Sardegna;
i dati analitici al 2011 relativi alla Sardegna e alle singole province statali risultano essere i seguenti:
nella provincia di Cagliari il numero delle imprese è pari a 33.956 con un debito pari a 2.232.506.018,92 euro (di cui 215.968.829,76 euro rateizzati) così ripartiti: 1.460.040.661,45 all'erario, 496.564.809,70 all'Inps, e 275.900.547,77 ad altri. Di tali somme 761.223.955,78 euro sono da riferire a 1.192 imprese fallite (500.054.367,62 euro nei confronti dell'erario, 157.401.588.13 nei confronti dell'Inps e 103.768.000,03 euro ad altri creditori);
nella provincia di Nuoro il numero delle imprese e pari a 8.840 con un debito pari a 417.859.431,51 euro (di cui 35.357.635,18 euro rateizzati) così ripartiti: 259.058.923,18 all'erario, 79.517.547,70 all'Inps, e 79.282.960,63 ad altri. Di tali somme 117.833.940,07 euro sono da riferire a 220 imprese fallite (67.798.552,98 euro nei confronti dell'erario, 15.718.110,29 nei confronti dell'Inps e 34.317.276,80 euro ad altri creditori);
nella provincia di Oristano il numero delle imprese e pari a 4.685 con un debito pari a 207.362.065,67 euro (di cui 19.331.868,51 euro rateizzati) così ripartiti: 121.735.683,08 all'erario, 38.655.364,83 all'Inps, e 46.971.017,76 ad altri. Di tali somme 74.127.027,82 euro sono da riferire a 204 imprese fallite (40.124.957,50 euro nei confronti dell'erario, 7.887.374,76 nei confronti dell'Inps e 26.024.695,56 euro ad altri creditori);
nella provincia di Sassari il numero delle imprese e pari a 22.949 con un debito pari a 1.416.018.206,85 euro (di cui 123.972.079,80 euro rateizzati) così ripartiti: 953.107.148,25 all'erario, 300.544.393,31 all'Inps, e 162.366.665,29 ad altri. Di tali somme 263.112.676,48 euro sono da riferire a 735 imprese fallite (194.004.841,67 euro nei confronti dell'erario, 49.002.900,79 nei confronti dell'Inps e 20.104.934,02 euro ad altri creditori);
nella regione Sardegna il numero delle imprese e pari a 70.430 con un debito pari a 4.273.745.722,95 euro (di cui 394.630.413,25 euro rateizzati) così ripartiti: 2.793.942.415,96 all'erario, 915.282.115,54 all'Inps, e 564.521.191,45 ad altri. Di tali somme 1.216.297.600,15 euro sono da riferire a 2.351 imprese fallite (802.072.719,77 euro nei confronti dell'erario, 230.009.973,97 nei confronti dell'Inps e 184.214.906,41 euro ad altri creditori);

i dati riportati costituiscono il più oggettivo riscontro di una situazione che rischia il tracollo dell'apparato produttivo della Sardegna;
in attesa che la regione Sardegna valuti la richiesta di attivare in base all'articolo 51 dello statuto della regione autonoma della Sardegna la procedura d'urgenza per la sospensione dell'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria che risulti manifestamente dannoso all'Isola;
i provvedimenti di riscossione notificati alle imprese sarde sono secondo l'interrogante inficiati da gravi vizi di legittimità costituzionale;
la Corte costituzionale si è, infatti, pronunciata in merito con la sentenza n. 217 del 17 giugno 2010, riconoscendo, doverosamente, la sospensiva dell'esecutività della sentenza nel processo tributario (articoli 283 e 373 del codice di procedura civile);
l'articolo 17, comma 1, decreto legislativo n. 112 del 13 aprile 1999 stabilisce

che l'attività dei concessionari (agenti della riscossione) è remunerata con un aggio. L'aggio ha natura tributaria;
il sistema di affidamento in concessione è stato soppresso e le relative funzioni sono attribuite soltanto all'Agenzia delle entrate, la quale le esercita attraverso la società Equitalia spa (prima riscossione spa) al cui capitale partecipa, oltre la suddetta Agenzia nella misura del 51 per cento anche l'INPS al 49 per cento. L'entità dell'aggio ha subìto rilevanti modifiche, il succitato articolo 17 decreto legislativo n. 112 del 1999 è stato più volte corretto;
l'articolo 17 del decreto legislativo richiamato, a seguito delle ulteriori e più rilevanti modifiche apportate dal decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009 (in supplemento ordinario n. 14 alla Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2009), a far data dall'1o gennaio 2009, stabilisce che:
a) l'attività degli agenti della riscossione è remunerata con un aggio pari al nove per cento delle somme iscritte a ruolo riscosse e dei relativi interessi di mora e che è a carico del debitore;
b) in misura del 4,65 per cento delle somme iscritte a ruolo, in caso di pagamento entro il sessantesimo giorno dalla notifica della cartella; in tal caso, la restante parte dell'aggio è a carico dell'ente creditore;
c) integralmente a carico del debitore, in caso contrario, senza tenere conto della sospensione feriale dei termini;

limitatamente alla riscossione spontanea a mezzo ruolo (pagamento di entrate extratributarie, di imposte relative a redditi soggetti a tassazione separata o quando la somma che deve pagare il debitore deve essere suddivisa in più rate su richiesta dello stesso), l'aggio spetta agli agenti della riscossione nella percentuale dell'1 per cento, come stabilito dal decreto del 4 agosto 2000 del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 201 del 29 agosto 2000;
tutte le percentuali di cui sopra possono essere rideterminate con decreto non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, nel limite di due punti percentuali di differenza rispetto a quelle sopracitate, tenuto conto del carico dei ruoli affidati, dell'andamento delle riscossioni e dei costi del sistema;
l'agente della riscossione trattiene l'aggio all'atto del riversamento all'ente impositore delle somme riscosse;
quindi, la percentuale dell'aggio, oggi, è calcolata su due voci:
a) somme iscritte a ruolo riscosse;
b) interessi di mora;

in definitiva, oggi, il contribuente deve pagare ad Equitalia spa le seguenti percentuali di aggio:
4,65 per cento in caso di pagamento entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale, senza tenere conto della sospensione feriale dei termini;
9 per cento caso contrario, senza alcun frazionamento annuale e senza tenere conto della sospensione feriale dei termini;
1 per cento limitatamente alla riscossione spontanea a mezzo ruolo (articolo 32 decreto legislativo n. 46 del 26 febbraio 1999);
9 per cento sui relativi interessi di mora (in sostanza, pari allo 0,615 per cento annuo), in caso di pagamento dopo 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale (novità rispetto agli anni precedenti) e senza tenere conto della sospensione feriale dei termini;

l'articolo 17, decreto legislativo n. 112 del 1999 presenta profili di illegittimità

costituzionale per evidente irragionevolezza (articoli 3, 23, 53 e 97 della Costituzione) per i seguenti motivi:
a) risulta una sproporzione palesemente ingiustificata sul piano economico tra l'aggio dell'1 per cento e del 9 per cento a seconda della spontaneità o meno del pagamento a mezzo ruolo;
b) il limite di pagamento dei 60 giorni (articolo 25, comma 2, decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 cit.) ignora, ad avviso dell'interrogante illegittimamente, la sospensione feriale dei termini per proporre ricorso (articolo 21, decreto legislativo n. 546 del 1992 ed articolo 1, legge n. 742 del 7 ottobre 1969);
c) l'aggio al 9 per cento senza nessun limite annuo, interamente a carico del debitore-contribuente, è previsto in caso di mancato pagamento entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale, e anche in questo caso senza la previsione della sospensione feriale dei termini, quando il suddetto mancato pagamento può dipendere dalla sospensione della riscossione a cura del giudice tributario (articolo 47, decreto legislativo n. 546 del 1992) o della stessa amministrazione finanziaria (articolo 39, decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973) o per cause di forza maggiore (articolo 6, comma 5, decreto legislativo n. 472 del 1997) o per evidenti condizioni di incertezza sull'applicazione della norma tributaria (articolo 9, legge n. 212 del 27 luglio 2000 - statuto dei diritti del contribuente);

la parametrazione economica e sociale territoriale risulta essere l'altro vero elemento di ragionevolezza che risulta totalmente inapplicato nell'azione di riscossione;
nella determinazione dell'aggio nella misura unica e fissa del 9 per cento non si è tenuto in alcun modo conto della situazione sociale ed economica dei singoli territori, da esaminare attraverso indici e parametri di sviluppo economico elaborati da organismi istituzionali;
nel precedente comma 1 dell'articolo 17, decreto legislativo n. 112 del 1999, con le ultime modifiche di cui al decreto-legge n. 185 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009 richiamato, totalmente sostituito, sono state, infatti, eliminate le limitazioni geografiche, e conseguentemente è stato parzialmente abrogato il decreto ministeriale del 04 agosto 2000, che prevedeva tale differenziazione, che invece è rimasto solo per la determinazione dell'aggio dell'1 per cento limitatamente alla riscossione spontanea a mezzo ruolo (articolo 17, comma 5-bis);
è fin troppo evidente che non prendere in considerazione la situazione economica e sociale dei singoli ambiti territoriali, ignorando totalmente il divario economico tra aree geografiche del Paese, e tra singole regioni, costituisce un evidente elemento di irragionevolezza;
la Corte costituzionale con sentenza del 1993 aveva, infatti, sostanzialmente ritenuto irragionevole l'aggio quando questo non viene contenuto in un importo minimo e massimo che non superi di molto la soglia di copertura del costo della procedura;
con l'attuale importo fisso del 9 per cento è evidente l'irragionevolezza (articoli 3, 53 e 97 della Costituzione), tenendo conto del rilievo economico del servizio pubblico non più gestito da concessionari privati, come è stato nel passato, ma da Equitalia S.p.A., che è un ente pubblico economico;
è indispensabile ridurre l'aggio dovuto all'agente della riscossione dal 9 al 2 per cento in considerazione del fatto che, stante la celerità e semplificazione di questa procedura, la remunerazione - e, di conseguenza, l'onere gravante sul contribuente -

non risulta in alcun modo più commisurato all'attività svolta dall'agente medesimo;
per questa ragione oggi diventa indispensabile intervenire radicalmente per ridefinire gli indebiti e sovradimensionati compensi di Equitalia S.p.A. tagliando drasticamente gli aggi ed eliminando tutti gli oneri accessori che risultano dei veri e propri balzelli ai danni del cittadino contribuente;
alle difficoltà nell'ottemperare agli oneri elevati delle imposte il cittadino-debitore deve, infatti, sopportare l'indebito ed ingiustificato peso di somme che non trovano alcuna logica e si inquadrano nell'ambito della peggiore azione di riscossione che si possa perpetrare ai danni della stessa azione di recupero crediti;
è evidente che una gestione ad avviso dell'interrogante dissennata, invasiva e ingiustificata della riscossione in molti casi porta al fallimento del soggetto contribuente sia esso persona fisica che impresa, provocando all'erario un danno di fatto notevolmente superiore a quello della mancata riscossione del capitale;
il caso della regione Sardegna con 70.430 imprese indebitate con il fisco, con l'Inps o con l'Inail per un ammontare complessivo di 4 miliardi 273 milioni, su 160.000 imprese che operano in Sardegna risultano indebitate con il fisco quasi il 50 per cento;
delle oltre 70.430 aziende 2.351 hanno dichiarato fallimento: a loro carico c'era un debito complessivo pari a 1.216 milioni;
delle oltre 70 mila società finite nel mirino dell'agenzia di riscossione, solo 6.648 stanno procedendo a pagare attraverso la rateizzazione;
tale grave situazione debitoria si aggiunge ad una crisi profonda a cui si affianca alle previsioni negative anche per tutto il 2011 e lo stesso 2012. Il quadro economico già abbondantemente compromesso vede le imprese gravemente a rischio per le posizioni debitorie aperte, mancanza di liquidità, difficoltà di accesso al credito e ritardi di pagamento da parte dei grandi committenti soprattutto pubblici;
risulterebbero, dunque, applicati aggi del 9 per cento sul riscosso, rilevanti interessi di mora e altri oneri a livelli irragionevoli e insostenibili;
risulta evidente dai dati in premessa che il sistema produttivo nazionale con particolare riferimento alle aree più deboli del Paese rischia di essere travolto da una situazione che risulta essere gravissima per la stessa sopravvivenza di decine di migliaia di imprese. Si tratta quindi di una situazione insostenibile e che sta creando non poche tensioni sociali nell'intero Paese e in particolare in Sardegna e che le stesse potrebbero sfociare in clamorose quanto dure azioni di protesta oltre a generare un vero e proprio tracollo economico;
all'elevato onere sociale ne va aggiunto uno di natura economica con una duplice valenza, una diretta sul Pil e l'altra sul mancato gettito;
gli effetti vessatori e irragionevoli di una politica di riscossione priva di equilibrio hanno generato nella sola Sardegna fallimenti di 2.351 aziende con a carico un debito complessivo pari a 1.216 milioni di euro ora non più recuperabile -:
se non ritenga con urgenza di dover assumere un'iniziativa normativa urgente o provvedimenti attuativi di norme vigenti in materia di dichiarazione di stato di crisi, sia finanziaria che economica e sociale al fine di prevenire il tracollo dell'intero sistema produttivo sardo;
se non ritenga di dover valutare l'ipotesi di un immediato intervento attraverso i relativi uffici periferici affinché si predispongano con urgenza provvedimenti settoriali e territoriali in grado di evitare il fallimento di altrettante aziende con una

perdita insostenibile sia sul piano dell'apporto produttivo e sociale ma anche in termini di recupero dei crediti da parte dello Stato e degli altri enti;
se non ritenga di dover convocare un apposita conferenza di servizi con la regione autonoma della Sardegna al fine di definire le procedure per la dichiarazione di stato di crisi per la regione sarda.
(4-13704)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

EVANGELISTI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 23 ottobre 2011, nel corso della conferenza stampa della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese Nicolas Sarkozy, a conclusione del summit europeo per fronteggiare la crisi, si è potuto assistere a una reazione dileggiante di quest'ultimo nei confronti del nostro Paese;
infatti, alla domanda di una giornalista in sala se ci possa fidare dell'Italia e se il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi abbia rassicurato in merito alle riforme ritenute urgenti e necessarie, i due leader europei si sono scambiati un ammiccante e inequivocabile sguardo, sorridendo, provocando l'ilarità della sala;
certamente il nostro Presidente del Consiglio dei ministri non è il destinatario, da molto tempo ormai, di stima e considerazione nel consesso europeo e internazionale per svariati motivi, non ultimo, anzi il più rilevante, quello che afferisce a mancate o tardive scelte e decisioni in campo economico;
nello specifico, il nostro Governo risulta di fatto sotto tutela e sospeso tra l'indignazione e la sfiducia dei cittadini mentre l'Europa ha concesso un termine perentorio (diciamo pure, un aut-aut) di appena tre giorni (cioè entro mercoledì 26 ottobre) per definire il cosiddetto decreto sviluppo;
certo, sia il presidente francese sia la cancelliera tedesca hanno poi espresso «fiducia nella responsabilità dell'insieme delle autorità italiane, politiche, finanziarie ed economiche» ma ciò non toglie che rimane inaccettabile soprattutto il comportamento derisorio - una caduta di stile - del leader francese -:
quali elementi intenda fornire circa l'esatta natura dei rapporti che intercorrono tra il nostro Paese e gli altri co-fondatori dell'Unione europa, Francia e Germania in primis.
(5-05605)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

PILI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il sindaco di Cabras (Oristano), Cristiano Carrus, importante comune costiero della provincia di Oristano, situato sulla costa occidentale della Sardegna, attraverso il progetto di democrazia partecipativa «Parlamentares», ha sottoposto all'interrogante la seguente problematica relativa alle esplorazioni compagnie petrolifere nelle coste della Sardegna occidentale;
il comune di Cabras annovera nel proprio territorio circa 40 chilometri di costa, costituita quasi interamente da arenili, e un territorio ricco di testimonianze

ed emergenze archeologiche nonché di zone umide riconosciute e tutelate a livello internazionale;
si tratta di un patrimonio immenso, di un delicato ecosistema fondato su un fragile equilibrio e pertanto oggetto di tutela;
tali tutele vanno da quella disciplinata dalla convenzione di Ramsar per la tutela delle zone umide fin dal 1972, a quella in tempi più vicini, relativa all'istituzione nel 1997 dell'area marina protetta Penisola del Sinis-Isola di Maldiventre, per citare solo alcuni degli innumerevoli interventi di tutela;
i risultati pregevoli di tali sforzi sono sotto gli occhi di tutti e costituiscono motivo di attrazione di un modesto flusso turistico;
molte delle risorse economiche sono legate alla bellezza del territorio ed alla sua integrità, le quali consentono di alimentare un reddito derivante dal turismo;
in questi giorni si fanno più insistenti le voci che indicano come alcune compagnie petrolifere stiano svolgendo esplorazioni nella costa occidentale della Sardegna, e come alcune di queste ricerche siano attualmente in essere in prossimità dell'area marina protetta Penisola del Sinis-Isola di Maldiventre, ricadente nel territorio sardo;
una zona protetta, quindi, ad alto valore ambientale, tutelata non solo dalla regione Sardegna e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma anche dall'Unione europea -:
se la notizia corrisponda al vero;
se non ritenga di dover informare le amministrazioni comunali sullo stato di eventuali autorizzazioni che riguardano tali aree marine;
se non ritenga, proprio alla luce di queste valutazioni sul patrimonio marino ambientale, di dover intervenire per impedire eventuali attività di ricerche petrolifere offshore che alcune compagnie petrolifere starebbero compiendo nella nostra isola.
(4-13702)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

VACCARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 21 ottobre, attorno alle ore 21.30 si è verificato, all'interno del sito archeologico di Pompei, il crollo dello strato superficiale di un imponente muro nei pressi di Porta di Nola, zona questa aperta al pubblico; dai primi accertamenti effettuati dai carabinieri di Pompei sembra chiaro come a cadere siano stati circa un paio di metri quadrati di opus incertum, dal lato delle mura che guarda all'esterno della città romana;
a seguito del crollo, l'intera area perimetrale interessata è stata posta sotto sequestro dalla polizia giudiziaria, in attesa di ulteriori accertamenti sulle cause dell'accaduto; la soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei dovrà a tal proposito chiarire subitaneamente le cause dell'incidente che, ad una prima sommaria indagine, sembrano doversi addebitare alle forti piogge dell'ultimo periodo;
a tal proposito, è assolutamente raccapricciante riscontrare come tale nuovo crollo si sia verificato a quasi un anno di distanza da quello che ha coinvolto la Schola Armaturarum - la Domus dei gladiatori, così chiamata perché al suo interno si allenavano gli atleti nell'antica Pompei - il 6 novembre 2010, anch'esso generato dalle numerose precipitazioni temporalesche che avevano interessato l'area archeologica campana;
si ricorda come il 1o dicembre 2010, sempre a causa della superficialità con cui si controlla lo stato dei muri pericolanti,

crollarono altri due muretti: il primo, quello di una bottega in via Stabiana, nella zona dei teatri, l'altro in un'area alle spalle della casa del centenario, in una abitazione denominata «piccolo lupanare»;
in tale occasione, il sottoscritto aveva già avuto modo di segnalare l'accaduto all'allora ministro competente, Sandro Bondi, con l'interrogazione parlamentare a risposta scritta 4-09945, al fine di sollecitare l'Esecutivo ad adottare misure dirette a rimediare alla incresciosa situazione in cui versava l'intero complesso del sito archeologico di Pompei;
appare quindi anacronistico che, in occasione delle piogge del maltempo, a cadenza annuale, insieme al sole se ne vadano anche pezzi di inestimabile valore storico e artistico del nostro patrimonio culturale; inoltre le prime dichiarazioni ufficiali del Sottosegretario di Stato ai beni e alle attività culturali, senatore Riccardo Villari, subito successive al crollo dell'opus incertum, appaiono sconcertanti in quanto ad avviso dell'interrogante sottovalutano macroscopicamente e cronicamente la situazione emergenziale in cui verso il sito di Pompei. Egli, infatti, non ha parlato di crollo, bensì di «scorticatura»;
la preoccupante e grave situazione di noncuranza in cui si trova attualmente l'intera area archeologica ha più volte spinto l'interrogante a chiedere iniziative, sollecitazioni e programmazione culturale a codesto Governo anche mediante analoghi atti di sindacato ispettivo, non ha - evidentemente - prestato le attenzioni del caso;
è bene altresì ricordare come l'intero sito archeologico di Pompei è stato dichiarato dall'UNESCO, nel 1997, patrimonio mondiale dell'umanità;
infine, pur dando atto di taluni minimi cambiamenti nella gestione della zona archeologica, le promesse di stanziamento di fondi per la valorizzazione del complesso sito archeologico non sono - ad oggi - state tradotte in realtà. Persistono all'interno degli scavi talune macroscopiche brutture: i due tunnel vuoti all'ingresso dell'area; il deposito sito nei pressi di Porta di Stabia, per il quale sono stati spesi circa 2.600.000 euro, che consta di un rudere metallico di violento impatto ambientale, peraltro mai completato e, quindi, del tutto inutilizzabile; un altro deposito, un «bunker» in cemento armato, costato sin ad ora 4.900.000 euro e non ancora ultimato. Purtroppo questi tre edifici resistono alla piogge mentre invece meriterebbero di crollare e sparire;
in fine, l'assunzione straordinaria di personale tecnico nella soprintendenza di Pompei - fondamentale e necessario per l'attuazione del relativo programma di conservazione degli scavi - pur annunciata con soddisfazione nei giorni scorsi, non avrà luogo immediatamente -:
quali immediate e urgentissime iniziative intenda mettere in atto al fine di salvaguardare l'intera area del sito archeologico di Pompei, meta, durante tutto l'anno, di turismo nazionale e internazionale ed orgoglio del nostro patrimonio culturale;
quali e quante risorse intenda destinare alla cura e valorizzazione del medesimo sito anche a seguito di questo ulteriore segnale di grave criticità.
(4-13706)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:

RUGGHIA, RIGONI, MARIANI, GAROFANI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie pervenute agli interroganti risulterebbe avviato un piano di ristrutturazione e riorganizzazioni dell'Arma dei carabinieri;

tale piano riguarderebbe anche la struttura territoriale, messa in crisi dalla insufficienza dei fondi per corrispondere i canoni di locazione. Tali notizie, se pur ufficiose, indicherebbero la possibilità di interventi in diverse regioni con particolare riguardo a Toscana, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Lazio;
le stesse notizie alimentano significative preoccupazioni tra le popolazioni residenti nelle zone eventualmente interessate da una possibile riorganizzazione -:
se intenda chiarire se le notizie riportate in premessa circa il piano di riorganizzazione dell'Arma corrispondano al vero, e, in caso affermativo, se non ritenga opportuno riferire sui vari aspetti dell'eventuale riorganizzazione a livello nazionale.
(5-05599)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
recentemente l'Agenzia industrie difesa ha presentato presso lo stabilimento grafico di Gaeta il progetto riguardante la realizzazione del Centro unico di conservazione (CUC) per la sostituzione e dematerializzazione dell'archivio cartaceo del CeDoc della caserma Manara di Roma;
risulta all'interrogante che abbiano illustrato il progetto alle organizzazioni sindacali e alle rappresentanze sindacali unitarie il capo unità, un ex sindacalista CISL e due funzionari del raggruppamento temporaneo di impresa considerandola «informazione preventiva»;
è stato garantito al personale dello stabilimento il mantenimento dello stato giuridico dei dipendenti del Ministero della difesa, e le eventuali riconversioni professionali, che riguarderanno poche unità, saranno su base volontaria;
l'obiettivo del progetto pilota è quello di liberare infrastrutture oggi destinate ad archivio - si parla finora di 32 mila metri quadrati, soprattutto in caserme situate in zone abitative - così da rendere gli spazi disponibili o valorizzabili in altro modo e di ridurre «in modo drastico» (dichiarazione del direttore Airaghi) il personale utilizzato a questo scopo;
il progetto complessivo prevede di «de-materializzare» ben 97 chilometri di faldoni, con un netto atteso pari a 409,5 milioni di euro;
in primo luogo, si prevede il ritiro dei documenti dagli archivi e la loro raccolta in un unico sito, individuato nello Stabilimento grafico militare di Gaeta, gestito dall'AID;
questa enorme mole di materiale verrà poi sottoposta ad un processo di cernita, con la digitalizzazione delle informazioni di interesse e la distruzione dei fascicoli non più rilevanti;
l'effetto immediato dovrebbe essere quello del recupero degli spazi di servizio e del relativo personale;
risulta pertanto immediato ed evidente il problema del reimpiego del personale in eccedenza che dovrebbe essere risolto con il ricollocamento presso altre unità della difesa;
va tenuto conto che le conseguenze di tale iniziativa comportano la valorizzazione degli immobili della difesa, il taglio dei posti di lavoro e un elevato spreco di risorse economiche -:
quali siano i dettagli del progetto di digitalizzazione e i piani di reimpiego del personale.
(5-05600)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 1465 e seguenti del codice dell'ordinamento militare garantiscono ai militari i diritti che la Costituzione riconosce agli altri cittadini, mentre gli articoli 1352 e seguenti del medesimo codice regolamentano il potere sanzionatorio in ambito disciplinare;

il tribunale militate di Napoli con le sentenze n. 51 del 2009 del 8 ottobre 2009 e n. 43 del 2010 del 22 giugno 2010, ha concluso il procedimento penale a carico del 1° maresciallo della marina militare Michele Graps, con sentenza di proscioglimento ovvero «di non doversi procedere per mancanza della richiesta di procedimento del Comandante di corpo», per un episodio conseguente a un diverbio connesso alla circolazione stradale non ricollegabile al servizio e alla disciplina. Un diverbio relativo ad un mancato incidente stradale con una persona - che in fase del procedimento si è realizzato militare di grado inferiore - che aveva imboccato una rotatoria contromano;
il capitano di vascello Giorgio Sciubba, alla richiesta datata 14 marzo 2008 del sostituto procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Bari, dottore Manfredi Dini Ciacci, ha espressamente risposto in data 27 marzo 2008 di procedere penalmente ovvero ha delegato la peculiare potestà penale - prevista per i reati non superiori a 6 mesi - alla magistratura;
il comandante in capo della squadra navale, ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli, per i fatti non penalmente rilevanti, ha disposto:
a) con l'ordine del giorno n. 315 in data 7 dicembre 2010, lo svolgimento di un'inchiesta formale disciplinare per l'eventuale comminazione di una sanzione di stato, al fine di verificare se sussistono responsabilità disciplinari per la «condotta gravemente lesiva dell'ordine pubblico militare e della dignità della persona, tenuto conto che la persona offesa era un militare, peraltro, inferiore in grado»;
b) con l'ordine del giorno n. 340 in data 7 febbraio 2011, la sospensione dell'inchiesta formale disciplinare per 60 giorni;
c) con l'ordine del giorno n. 378 in data 22 aprile 2011, la prosecuzione dello svolgimento dell'inchiesta formale disciplinare e la sostituzione dell'ufficiale inquirente e del militare difensore d'ufficio per sopravvenute esigenze operative;
d) con l'ordine del giorno n. 399 in data 6 luglio 2011, la reviviscenza dell'ufficiale inquirente originario per sopravvenute cause di forza maggiore;
gli ufficiali inquirenti che si sono succeduti, il capitano di corvetta Edoardo Bizzarro e il capitano di fregata Antonio Donato, hanno reiterato la notifica della contestazione degli addebiti per ben tre volte anziché seguire l'iter sequenziale della procedura disciplinare;
l'inquisito non ha partecipato al procedimento disciplinare per motivi di salute poiché ricoverato in nosocomio o in licenza di convalescenza o in riposo domiciliare (ad eccezione del periodo dal 4 maggio 2011 al 17 maggio 2011), ma aveva provveduto a nominare il proprio difensore ritenendo inopportuno ed incompatibile - per le mansioni lavorative svolte - il sottotenente di vascello Gennaro Cammarota, nominato d'ufficio;
l'ufficiale inquirente non ha convocato il difensore designato, poiché lo ha ritenuto «non in servizio attivo», nonostante il militare - come espressamente esplicitato negli atti - fosse in servizio permanente in posizione di aspettativa, ha quindi leso il diritto alla difesa non essendovi alcuna norma che ne impedisse espressamente o implicitamente la nomina da parte del militare inquisito;
il comandante di corpo della stazione aeromobili della marina militare, capitano di vascello Alessandro Maria Dionigi, ha notificato in data 20 ottobre 2011 il provvedimento sanzionatorio di sospensione dal servizi per due mesi a firma del generale di corpo d'armata Mario Roggio, decreto ministeriale n. 0466/111-7/2011 del 16 settembre 2011;
con riferimento ai termini perentori del procedimento disciplinare si osserva che sono decorsi oltre 90 giorni tra la data della prima contestazione degli addebiti e quella della relazione riepilogativa dell'inchiesta

formale (atti di procedura), e oltre 270 giorni tra la data in cui l'Amministrazione ha avuto conoscenza integrale del giudicato divenuto irrevocabile e quella della conclusione dell'iter disciplinare;
l'esistenza di simili comportamenti, discutibili sul piano della legalità e della funzione sanzionatoria, destano profondo sconcerto soprattutto se si considera che l'elemento fondamentale per il funzionamento dell'organizzazione gerarchica risiede nella piena consapevolezza dell'irrinunciabile necessità di operare nel rispetto delle regole, non solo per la parte inquisita ma anche per chi assolve l'attività sanzionatoria;
il caso del 1° maresciallo della marina militare Michele Graps conferma secondo gli interroganti che l'amministrazione militare pone in essere trattamenti diversi in base al grado gerarchico rivestito dal militare coinvolto, come ad esempio è avvenuto nei confronti del Generale dell'Arma dei carabinieri Ganzer che, a seguito della condanna inflittagli di anni 14 di reclusione, oltre la multa di 65.000 euro, non solo non ha avuto conseguenze disciplinari di sorta, ma invero è stato destinatario di espressioni di vicinanza ed elogio da parte del Ministro interrogato -:
se il Ministro non ravvisi l'esigenza di assumere specifiche iniziative volte ad annullare il provvedimento sanzionatorio in premessa.
(4-13707)

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
vengono segnalati alcuni casi di società che, per quanto attiene il rinnovo dell'opzione per il regime del consolidato nazionale di cui agli articoli 117 e seguenti del Tuir, non hanno proceduto entro il 16 giugno alla comunicazione prevista dall'articolo 14 del decreto ministeriale 9 giugno 2004 esercitando in ogni caso con comportamenti concludenti manifestazione di rinnovo di tale opzione;
in particolare, sebbene non sia stata spedita da parte della società consolidante alcuna comunicazione entro il 16 giugno 2011 le società del gruppo, tutte interamente possedute dalla società controllante, espressione pertanto della volontà del medesimo soggetto economico, hanno effettuato entro lo stesso termine previsto per la comunicazione, il versamento di tutti gli acconti nella misura e con le modalità previste dalle regole del consolidato fiscale nazionale, dimostrando senza alcun dubbio la volontà del gruppo (espressa sia dalla controllante, unico socio, che dalle controllate, in ragione dei propri comportamenti palesati in sede di versamento) di proseguire nell'adozione del regime del consolidato;
nel caso di specie, considerato anche che le società consolidate hanno tutte un unico socio, analogamente a quanto avviene con riguardo alla situazione ricorrente in ipotesi di opzione per il regime di tassazione cosiddetta «per trasparenza» delle società a ristretta base societaria, l'esercizio dell'opzione può essere inequivocabilmente ricondotto anche al comportamento tenuto dalle società partecipanti al particolare regime fiscale, non dovendosi richiedere, dunque, altre e più rigorose procedure formali, ed essendo facilmente desumibile dalla situazione de facto;
pare evidente come la comunicazione del rinnovo dell'opzione mediante comportamenti tali da manifestare inequivocabilmente la propria scelta entro lo stesso termine stabilito per la comunicazione dell'opzione non sia di per sé idonea a provocare nocumento agli interessi erariali, né ad ostacolare l'attività di accertamento,

né possa in alcun modo prestarsi a favorire successivi comportamenti elusivi;
la comunicazione verrebbe comunque presentata entro il termine del primo periodo di imposta di validità dell'opzione -:
se tale comportamento concludente, nel caso esposto, possa essere ritenuto corretto, e quindi valido ed efficace per l'esercizio dell'opzione, o se risultino invece mancanti i presupposti di cui al citato decreto ministeriale 9 giugno 2004.
(5-05601)

FUGATTI, COMAROLI, FORCOLIN e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ex amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, è stato indagato dalla procura di Milano per «dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici» ed il giudice ha disposto il sequestro di 245 milioni di euro a Unicredit, per una presunta frode che avrebbe generato a beneficio dell'istituto bancario l'illecito risparmio d'imposte Ires e Irap; al fisco italiano sarebbero stati, infatti, sottratti 745 milioni di euro di imponibile nelle dichiarazioni relative al 2007 e 2008, attraverso un'operazione di pronti contro termine in strumenti partecipativi di capitale con controparti estere, che aveva come beneficio una minore assoggettabilità a tassazione dei relativi proventi;
la fattispecie deve richiamare all'attenzione del legislatore il tema dell'abuso del diritto in materia tributaria; la Corte di giustizia delle comunità europee e la Corte di cassazione, ravvisano, in materia tributaria, nell'abuso del diritto «il genere di tutte le operazioni negoziali conformate essenzialmente allo scopo di ottenere un vantaggio fiscale»; di fatto la Suprema Corte ha sancito, in diverse sentenze, che il contribuente non deve mai trarre vantaggi fiscali indebiti dall'utilizzo distorto di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio fiscale, anche se questi strumenti non contrastano con alcuna specifica disposizione di legge;
tale orientamento genera nel sistema industriale ed economico estrema incertezza, rendendo sempre più labile il confine tra libertà di impresa ed elusione fiscale; l'abuso del diritto, così come si è andato configurando nel nostro Paese a seguito di varie e, a volte contrastanti, sentenze, consente una forte discrezionalità all'Agenzia delle entrate nel giudicare le scelte aziendali, rischiando di scoraggiare gli investimenti esteri in Italia e, anzi, spingendo alla delocalizzazione le imprese che oggi lavorano qui;
il caso Unicredit rischia di aprire, poi, un altro orientamento: all'istituto è stato infatti contestato il reato penale di frode fiscale, con sequestro di 245 milioni di euro; se tale linea di condotta fosse in futuro applicata anche alle banche più piccole e alle imprese industriali, magari medie o piccole, rischierebbe di far chiudere numerose attività; il congelamento dei conti correnti di un'azienda si traduce, infatti, nella richiesta di rientro immediato dagli affidamenti da parte delle banche finanziatrici e in un immediato danno di immagine e di credibilità verso i clienti ed i fornitori;
è necessario, come anche suggerito dal Direttore dell'Agenzia delle entrate, disciplinare con un intervento normativo l'abuso di diritto, garantendo, da un lato, le necessarie tutele al contribuente e, dall'altro, una codifica precisa del principio dell'abuso del diritto, sulla scorta della giurisprudenza comunitaria ed italiana, tracciando una linea di confine precisa tra risparmio di imposta legittimo ed indebito vantaggio fiscale -:
se il Governo intenda intervenire, in uno dei prossimi provvedimenti a carattere economico, disciplinando in maniera chiara il principio dell'abuso del diritto in materia tributaria, in modo da garantire trasparenza e certezza del diritto agli operatori economici italiani e stranieri.
(5-05602)

BERNARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è da molti anni aperta la questione relativa ad aree accatastate in proprietà privata che ora risultano sommerse dalle acque della laguna di Caleri;
a seguito degli accertamenti eseguiti da un'apposita commissione delimitatrice, istituita ai sensi dell'articolo 32 del codice della navigazione, sono stati definiti i confini delle aree che ora devono considerarsi parte del demanio dello Stato;
tali aree, inizialmente emerse, sono state utilizzate dai predetti proprietari per l'esercizio dell'attività di acquacoltura, per lo più attraverso società agricole composte da più soci a cui fanno capo le rispettive famiglie, attraverso le quali essi traggono una fondamentale fonte di sostentamento;
i proprietari delle aree hanno peraltro presentato ricorsi al TAR del Veneto ed al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, contestando le procedure seguite e asserendo il loro diritto a poter continuare ad operare su dette aree, mantenendo in vita le loro aziende;
a prescindere da tale contenzioso, a seguito del passaggio al demanio indisponibile dello Stato, i proprietari hanno subito un doppio depauperamento del loro patrimonio, sia in quanto essi hanno perso la proprietà dei terreni, sia in quanto vedono messa in dubbia la stessa possibilità di utilizzare a titolo di concessionari le aree stesse, che sono in molti casi sfruttate da altri operatori del settore dell'acquacoltura, i quali richiedono al loro volta il rilascio di concessioni di sfruttamento in proprio favore;
a tale proposito merita ricordare che la situazione nella quale si trovano i precedenti proprietari di quei terreni che, un tempo emersi, ricadono ora nell'area demaniale marittima della laguna di Caleri, sia sostanzialmente dovuta a fenomeni di subsidenza dei suoli riconducibile ad attività estrattive effettuate nel mare Adriatico dall'ENI;
in tale contesto appare doveroso evitare ulteriori danni nei confronti di coloro che erano proprietari dei predetti suoli ma che hanno visto vanificato il proprio titolo in ragione dell'attività di terzi, e che ora corrono l'ulteriore rischio di veder concesso lo sfruttamento di tali aree ad altri soggetti;
la questione è stata oggetto dell'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-02249, svolta il 19 dicembre 2009, in risposta alla quale il rappresentante del Governo aveva fatto presente che le aree interessate dalle acque della predetta laguna di Caleri sono state delimitate quale demanio necessario, e sono pertanto inalienabili, ma che è possibile regolarizzare l'utilizzo e la fruizione di tali aree attraverso il rilascio di concessioni demaniali marittime -:
quali iniziative intenda intraprendere per dare soluzione alla questione evidenziata in premessa e se ritenga in particolare opportuno prevedere che, una volta completata la procedura di delimitazione in atto, le predette aree lagunari siano prioritariamente attribuite in concessione per un congruo periodo pluriennale, ai fini dello svolgimento dell'attività di acquacoltura, a quei soggetti che, sulla base delle iscrizioni catastali, risultavano titolari del diritto di proprietà sui sottostanti terreni, i quali, altrimenti, subirebbero oggettivamente un danno senza godere di alcuna forma di indennizzo.
(5-05603)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la stampa ha dato ampio risalto agli interventi di vigilanza effettuati dalla Banca d'Italia nei confronti della gestione della Banca popolare di Milano;
in particolare appaiono molto significative le critiche espresse dalla Banca d'Italia rispetto ai meccanismi di selezione del nuovo consiglio di gestione dell'Istituto di credito milanese, rispetto ai quali l'Autorità di vigilanza ha richiesto, in una sua

lettera ufficiale, in nome della sana e prudente gestione dell'istituto stesso, che i componenti del consiglio «siano prescelti tra professionalità esterne, che non abbiano, tra l'altro, mai ricoperto in Bpm o nelle sue controllate, incarichi» rilevanti di amministrazione, direzione o controllo, al fine di «promuovere il definitivo superamento delle passate logiche gestionali»;
tale fortissima ed inequivocabile presa di posizione della Banca d'Italia, motivata esplicitamente «dalle criticità gestionali delineati dal sopralluogo ispettivo» svolto dallo stesso istituto di via Nazionale, suona evidentemente come una forte censura nei confronti della precedente gestione della banca, ed in particolare nei confronti del direttore generale, Enzo Chiesa, il quale aspirava a diventare amministratore delegato dello stesso istituto, nel quadro di un accordo con l'associazione «Amici della Bpm», la quale è sostanzialmente espressione dei dipendenti-soci della stessa banca;
l'iniziativa assunta dalla Banca d'Italia appare pienamente condivisibile, in quanto orientata alla logica di privilegiare la buona gestione della banca e, in tal modo, gli interessi degli azionisti e dei depositari, rispetto a logiche di potere clientelari, che sembrano, in questi anni, aver condizionato le vicende interne della Bpm, pregiudicandone le prospettive di sviluppo;
appaiono pertanto paradossali le reazioni all'azione della Banca d'Italia da parte di alcuni esponenti della Bpm, secondo i quali nel corso di questi anni la gestione dell'istituto di credito non si sarebbe macchiata di alcun fatto infamante, risultando di tutta evidenza come il controllo sulla sana e prudente gestione di una banca non possa limitarsi a verificare l'insussistenza di fatti penalmente rilevanti, ma debba invece sottoporre ad attento scrutinio le scelte gestionali, imprenditoriali ed organizzative assunte;
un elemento che desta ulteriore preoccupazione rispetto alle prospettive della Bpm è rappresentato dalle feroci polemiche e forti divisioni che, all'indomani dei rilievi espressi dalla Banca d'Italia sulla gestione, caratterizzano la compagine dei soci, la quale sembra essere suddivisa in più fazioni in contrasto tra loro, in una sorta di «guerra per bande» che rischia evidentemente di avere conseguenze deleterie per la complessiva stabilità della stessa Bpm;
in tale contesto risulta fondamentale che anche il Governo compia pienamente la sua parte rispetto alle cruciali questioni relative alla trasparenza del settore bancario, al fine di riaffermare pienamente nel settore il principio fondamentale secondo il quale la scelta degli esponenti chiamati a rivestire responsabilità amministrative, gestionali o di controllo, deve essere improntata strettamente a criteri meritocratici, eliminando tutte quelle zone grigie che ancora caratterizzano il settore creditizio e che sono in molti casi alla base delle turbolenze che stanno caratterizzando da alcuni anni il mondo della finanza nazionale ed internazionale;
appare infatti importante che, anche grazie allo sprone delle autorità di vigilanza e del legislatore, il sistema creditizio nel suo complesso sia sempre più orientato al sostegno ed al rilancio del sistema imprenditoriale nazionale, accompagnando le imprese italiane nell'attuale, difficilissima congiuntura economica, al fine di consentirle di sostenere le sfide poste dalla sempre più forte concorrenza internazionale -:
quali iniziative di carattere normativo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di sostenere la meritoria azione di vigilanza svolta dalla Banca d'Italia, in particolare al fine di aumentare il livello di trasparenza delle banche italiane, eliminando ogni forma di personalismo od opacità nella gestione degli istituti di credito, in modo da assicurare che essi possano svolgere appieno la loro fondamentale funzione di finanziamento dell'economia reale, sostenendo la crescita del sistema economico italiano.
(5-05604)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BARBATO e MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 23 del 2011, Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale, ha introdotto la cedolare secca sulle locazioni;
il comma 8 dell'articolo 3 stabilisce che la registrazione tardiva del contratto di locazione degli immobili ad uso abitativo «comunque stipulati» comporta che le clausole contrattuali vengano convertite in un canone di locazione pari al triplo della rendita catastale e in una durata di quattro anni, più altri quattro di rinnovo tacito, a partire dalla data di registrazione;
in termini economici la norma del comma 3 determina un grande risparmio per gli inquilini, nel caso i contratti non siano registrati entro i termini di legge, ed assicura che il contatto sia convertito in uno di durata quattro più quattro;
sorgono dubbi sull'applicabilità dei benefici previsti dal comma 8 ai contratti di locazione stipulati in forma soltanto verbale, dal momento che le disposizioni sulla cedolare secca non hanno modificato l'articolo 1 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, che stabilisce per i contratti di locazione la stipula in forma scritta a pena di nullità;
pertanto l'espressione «comunque stipulati» utilizzata dal comma 8 non dovrebbe potersi applicare ai contratti di locazione conclusi solo verbalmente;
tuttavia da diversi mesi alcune associazioni stanno invitando gli inquilini ad avvantaggiarsi dei benefici previsti dalla riforma sulla cedolare secca anche nei casi in cui il contratto non registrato non abbia la forma scritta, dando prova all'Agenzia delle entrate dell'esistenza della locazione in corso;
questa situazione potrebbe rivelarsi potenzialmente dannosa per decine di migliaia di inquilini che hanno un contratto solo verbale, in quanto se nell'immediato possono riuscire ad ottenere i suddetti benefici, risulterebbero facilmente soccombenti a seguito di un'azione legale da parte del proprietario di casa, con la conseguenza di dover sopportare spese ulteriori -:
se la disciplina di cui all'articolo 3, comma 8, del decreto legislativo n. 23 del 2011 si possa applicare anche ai contratti di locazione conclusi in forma verbale.
(5-05594)

...

GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta immediata:

BALDELLI e TOCCAFONDI. - Al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
nel corso del suo mandato il Governo ha affrontato, con interventi costanti e mirati alle differenti necessità, le problematiche legate alla tutela delle fasce più deboli della popolazione e, in particolare, l'inserimento delle nuove generazioni nel tessuto produttivo del Paese;
tutte le analisi socio-economiche, infatti, individuano nel coinvolgimento dei giovani nella vita economica uno dei pilastri sul quale fondare una nuova politica di sviluppo, anche per evitare che si radicalizzi in Italia una vera e propria contrapposizione tra generazioni;
una delle ricette per far crescere la nostra economia è quella di ampliare l'offerta di occupazione e al tempo stesso, in considerazione della precarietà in cui si trovano spesso i lavoratori con contratto atipico, di garantire loro l'accesso al credito, in particolare a quello finalizzato all'acquisto della prima casa;
secondo recenti dati forniti dal Censis, il 18 per cento dei trentenni abita in un alloggio di proprietà di familiari, mentre per chi non ha genitori o nonni proprietari rimane solo la prospettiva di un affitto che spesso è equivalente alla rata di un mutuo;

una politica organica di attenzione nei confronti dei giovani non può prescindere, dunque, dall'affrontare il problema della difficoltà delle nuove generazioni ad accedere a mutui per l'acquisto della prima casa;
molte giovani coppie lavorano per anni con contratti a tempo determinato e vedono preclusa ogni possibilità di accedere a finanziamenti per acquistare un alloggio perché non offrono, a giudizio degli istituti di credito, sicure garanzie;
il Governo, con l'articolo 2, comma 39, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, su proposta del Ministro interrogato, ha già istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della gioventù, un fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie o dei nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, con priorità per quelli i cui componenti non risultano occupati con rapporto di lavoro a tempo indeterminato -:
quali siano le iniziative che il Governo, ed in particolare il Ministro interrogato, abbia adottato, o intenda adottare, per dare concreta attuazione al citato fondo che offrirebbe a molte giovani coppie la possibilità di ottenere un mutuo finalizzato all'acquisto della prima casa, garantendo in particolare coloro che lavorano a tempo determinato.
(3-01909)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 19 ottobre scorso, i sindacati di polizia penitenziaria hanno denunciato che nel carcere di Livorno i loro colleghi non possono usufruire della mensa, a causa di un cronico degrado strutturale della struttura, e lamentano la mancanza gravissima degli strumenti minimi per svolgere con dignità il proprio lavoro -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se non si ritenga di dover richiedere alla direzione della amministrazione penitenziaria l'avvio di una immediata consultazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori della polizia penitenziaria al fine di valutare e concordare l'assunzione di immediati provvedimenti atti a risolvere i problemi denunciati ed a scongiurare il ripetersi di inconvenienti simili.
(4-13691)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Il Velino diramata il 18 ottobre 2011, un ispettore capo della polizia penitenziaria di 47 anni, Sergio C., in servizio nel carcere di Regina Coeli, si è ucciso sparandosi con la pistola d'ordinanza;
l'uomo, separato e padre di una bambina, era in servizio nella stazione di sorveglianza generale dello storico carcere romano. Il gesto sarebbe avvenuto per problemi di carattere familiare; sulla vicenda il garante regionale dei detenuti, avvocato Angiolo Marroni, ha dichiarato: «Anche se le circostanze sembrano far credere il contrario io credo che il carcere abbia gran parte di responsabilità nella tragica fine di quest'uomo. È evidente, infatti, che nel suo gesto hanno avuto un peso non indifferente le drammatiche condizioni di lavoro in cui gli agenti di polizia penitenziaria si trovano costretti ad operare. Il sovraffollamento degli istituti, ha causato un peggioramento della qualità di vita nelle carceri e, quindi, non solo dei detenuti ma anche di tutti coloro che vivono questo mondo, a partire dagli agenti di polizia. Questo clima di perenne

emergenza e di precarietà contribuisce a creare, in capo a questi uomini, una pressione psicologica talmente forte che, in altri momenti e con in condizioni, poteva sicuramente essere gestita» -:
se siano stati disposti accertamenti per risalire alle cause di questo suicidio;
se ritenga esservi connessione diretta o indiretta di questo tragico gesto con le condizioni ambientali e lavorative in cui opera la polizia penitenziaria;
se non si ritenga di dover richiedere alla direzione della amministrazione penitenziaria l'avvio di una immediata consultazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori della polizia penitenziaria al fine di valutare e concordare l'assunzione di immediati provvedimenti atti a scongiurare il ripetersi di tragedie simili.
(4-13692)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano La Sicilia lo scorso 20 ottobre, sarebbero gravi le condizioni del 37enne catanese che due giorni prima, alle 13,30, nel carcere di Caltagirone in cui era detenuto, ha cercato di suicidarsi ingerendo del detersivo liquido e impiccandosi dopo avere legato un lenzuolo alle sbarre delle finestra del bagno;
il detenuto è attualmente ricoverato nel reparto di rianimazione del «Gravina», dove i medici non hanno sciolto la prognosi. Il quadro clinico autorizza però un moderato ottimismo. Intanto, si chiarisce la dinamica: la tragedia è stata evitata per un soffio grazie anche all'intervento di un agente di polizia penitenziaria che, raccolto l'allarme del compagno di cella, è subito accorso, sorreggendo insieme a questi il corpo dell'uomo, tagliando il cappio, praticandogli il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca e chiamando i sanitari della struttura, che si sono adoperati per evitare il peggio;
il tentato suicidio sembra riconducibile a uno stato di stress psichico. L'uomo, che deve ancora scontare 5 anni, era in attesa di conoscere l'esito di una sua richiesta di detenzione domiciliare -:
quali misure di sorveglianza siano state disposte nei confronti dell'uomo dopo il tentato suicidio;
quante siano le unità dell'équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Caltagirone;
quali siano le condizioni umane e sociali del carcere di Caltagirone e quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di rendere le condizioni di detenzione delle persone ivi recluse conformi al dettato costituzionale e alle norme dell'ordinamento penitenziario.
(4-13693)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA diramata il 21 ottobre 2011, nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, mercoledì 18 ottobre, si sarebbe verificato un nuovo tentativo di suicidio da parte di un internato, il quale avrebbe tentato di togliersi la vita impiccandosi con un lenzuolo legato alle sbarre della cella;
l'episodio è stato reso noto dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) il quale riporta che sono stati gli agenti di custodia a salvare l'uomo intervenendo immediatamente;
dopo esser stato soccorso dagli agenti e dal personale sanitario, il detenuto è stato trasferito all'ospedale di Empoli. Eseguiti i controlli medici, l'uomo è poi stato ricondotto all'interno della struttura -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;

se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti dell'internato che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti dell'internato dopo questo episodio;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico agli internati, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica agli internati malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora.
(4-13696)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa AGI diramata lo scorso 21 ottobre, qualche giorno fa, all'interno della casa circondariale di Matera si sarebbe registrato un tentativo di suicidio da parte di un detenuto;
Giovanni Grippo, segretario lucano della Uil-Penitenziari, ha infatti riferito che un detenuto avrebbe cercato di impiccarsi allorquando alcune unità della Polizia penitenziaria, in servizio di controllo, sono riuscite a scongiurare il peggio liberando l'uomo e rianimandolo immediatamente e con efficacia, al punto tale da non essere stato necessario neanche il trasporto in ospedale;
al momento il detenuto si trova sotto stretta osservazione da parte del personale penitenziario -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo.
(4-13697)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Italpress diramata il 18 ottobre 2011, un agente della polizia penitenziaria di 46 anni, Salvatore Corrias, in servizio nella struttura protetta per detenuti dell'ospedale «Sandro Pertini» di Roma, è rimasto schiacciato dalla porta carraia che stava cercando di sbloccare per consentire ad una ambulanza di uscire;
sulla vicenda Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp (organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), ha dichiarato: «Oltre al sentito cordoglio nei confronti dei familiari e dei colleghi dell'Assistente Capo scomparso in maniera così tragica e assurda, l'evento, che si aggiunge alla lunga catena di morti dal e

per il carcere, ci spinge anche a considerare quanto pericolosi stiano diventando in tutta Italia gli ambienti di lavoro ove operano i poliziotti penitenziari. Dalle visite che stiamo effettuando come sindacato sui posti di servizio sul territorio nazionale e, quest'oggi, dopo le carceri di Bologna e di Ferrara, presso gli istituti di pena di Piacenza e Modena emerge un quadro del tutto desolante in strutture vetuste e spesso prive di manutenzione per carenza di fondi, dove frequenti sono le infiltrazioni di acqua dai tetti o anche provenienti dal sottosuolo. Ci auguriamo, quindi, che il drammatico evento di ieri sera spinga i responsabili dell'Amministrazione Penitenziaria a disporre per un'immediata verifica delle condizioni delle infrastrutture ove operano poliziotti penitenziari e il Ministro sia a sua volta indotto a ricercare con immediatezza, unitamente al Governo, misure urgenti intese a deflazionare il gravissimo sovraffollamento penitenziario che aumenta i pericoli degli ambienti detentivi» -:
se il Ministro non intenda dare corso, per quanto di suo competenza, alle procedure ispettive per verificare cause ed eventuali responsabilità che hanno determinato questo drammatico incidente e se non intenda, inoltre, assumere iniziative per garantire condizioni di sicurezza per l'operato degli agenti penitenziari, troppo spesso costretti ad operare in condizioni non più sostenibili a causa dell'abbandono del sistema penitenziario dovuto a pesanti tagli subiti dal settore, dal degrado delle strutture e dalle carenze di organico.
(4-13698)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 24 ottobre 2011 il quotidiano online Corriere.it riportava la notizia riguardante il carcere di Asti e intitolata «Detenuti denudati e picchiati»;
secondo l'articolo di Corriere.it, 5 agenti di polizia penitenziaria sono stati rinviati a giudizio «con l'accusa di aver picchiato e sottoposto a vessazioni due detenuti»;
in particolare i due detenuti, «sono stati lasciati per alcuni giorni, in isolamento, completamente nudi in una cella priva di vetri alla finestra, di materasso, di lavandino e di sedie; per vitto è stato fornito loro solo pane ed acqua. Ai due, inoltre - secondo l'accusa - veniva impedito di dormire. Il processo contro i cinque agenti penitenziari comincerà il 27 ottobre ad Asti»;
«A denunciare gli agenti - si legge su Corriere.it - sono stati Claudio Renne e Andrea Cirino. Il primo - si legge negli atti dell'inchiesta - fu portato nel 2004 in una cella di isolamento, come punizione per aver cercato di placare un diverbio tra un agente e un altro detenuto. Secondo Renne, la cella è priva di materasso, sgabelli e acqua; la finestra priva di vetri. Il detenuto racconta di essere rimasto nella cella per due mesi, i primi due giorni completamente nudo. Il cibo, racconta, è limitato a pane e acqua, ma a volte gli agenti gli lasciano dietro la porta della cella il vitto del carcere che lui può vedere ma non prendere. Le botte si ripetono più volte al giorno, calci e pugni su tutto il corpo, tanto che gli sarà riscontrata la frattura di una costola oltre ad una grossa bruciatura sul volto causata da un ferro rovente. Tra il dicembre 2004 e il febbraio 2005 anche Andrea Cirino viene tenuto in isolamento, per 20 giorni. La notte, racconta, gli agenti gli impediscono di dormire battendo le grate della cella, il giorno viene picchiato ripetutamente, gli viene negata l'acqua. Cirino, in seguito, tenterà il suicidio per impiccagione»;
«Dalle intercettazioni e dalla relazione di polizia giudiziaria emergono particolari inquietanti», afferma Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, che ha chiesto di costituirsi parte civile al processo. «Nel carcere di Asti - aggiunge - vigeva una cultura diffusa di violenza da parte dei poliziotti e di indifferenza da parte di medici e direttore».

Un assistente di polizia penitenziaria dello stesso carcere nel 2006 testimonia: «Nel caso in cui i detenuti risultino avere segni esterni delle lesioni, spesso i medici di turno evitano di refertarli e mandano via il detenuto dicendogli che non si è fatto niente o comunque chissà come si è procurato le lesioni. Inoltre lo convincono a non fare la denuncia dicendogli che poi vengono portati in isolamento e picchiati nuovamente». In una intercettazione ambientale tra uno degli imputati e un altro agente del carcere, il primo afferma: «Ma che uomo sei... devi avere pure le palle... lo devi picchiare... lo becchi da solo e lo picchi... io la maggior parte di quelli che ho picchiato li ho picchiati da solo...»;
altri aspetti della vicenda vengono trattati in una dichiarazione all'Ansa di Leo Beneduci, segretario del sindacato penitenziario Osapp; secondo Beneduci almeno un paio di circostanze dovrebbero essere verificate: chi abbia disposto l'isolamento per così lungo tempo dei due detenuti che avrebbero subito violenze (l'articolo 14-bis è una misura che non dipende dalla polizia penitenziaria ma dal direttore dell'istituto, dal provveditorato e dal Ministero) e perché i detenuti in questione non siano stati trasferiti in un altro istituto, visto che li si riteneva responsabili di aggressione nei confronti di personale penitenziario -:
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se risulti dagli atti depositati se il Ministro della giustizia avesse predisposto un'indagine amministrativa interna per approfondire l'accaduto;
se risultino al Ministro le ragioni per le quali fu ordinato un periodo così lungo di isolamento dei due detenuti e per quale motivo non fosse stato disposto il trasferimento dei detenuti o degli agenti in altri istituti;
se da qualche documento risalente al periodo in cui si verificarono i fatti, sia oggi possibile evincere un particolare clima di violenza da parte di alcuni agenti nei confronti dei detenuti e di indifferenza da parte di medici e direttore che avrebbero dovuto vigilare sull'incolumità della popolazione detenuta;
se i 5 agenti rinviati a giudizio siano ancora in servizio presso il carcere di Asti e, in caso affermativo, in quali ruoli di servizio;
se sia mai stato fatto uno studio della portata degli episodi di violenza del corpo degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti;
quando il Governo abbia intenzione di assumere un'iniziativa normativa per introdurre nel nostro codice penale il reato di tortura così come previsto dall'ordine del giorno n. 9/1439-A/2 presentato dall'interrogante e accolto l'8 giugno 2011.
(4-13701)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa AGI diramata il 21 ottobre 2011, verso le 23.30 di giovedì 20 ottobre, Rahamani Jalel, 29 anni, detenuto per spaccio di stupefacenti con fine pena tra circa due mesi, si è suicidato mediante impiccagione con strisce di stoffa ricavate dalle lenzuola in dotazione nella sua cella della sesta sezione del carcere genovese di Marassi; la notizia del suicidio dell'uomo è stata data dal segretario generale della Uil-Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, il quale ha dichiarato: «Si tratta del 55° suicidio in cella di questo 2011. Aggiorniamo il pallottoliere per mera statistica avendo, oramai, la certezza che il dramma che ogni giorno si consuma all'interno delle nostre degradate carceri interessi solo agli addetti ai lavori e a pochi politici

di buona volontà». Contrariamente non si sarebbe fatto cadere nel vuoto il monito proveniente dal più alto livello istituzionale circa la prepotente urgenza di restituire civiltà e costituzionalità al nostro sistema penitenziario. Un sistema penitenziario, è bene ricordare, che costituisce una vergogna dell'Italia in Europa. Su questo l'immobilismo del Governo e del Parlamento è un dato di fatto;
la Uil-Pa Penitenziari ha ricordato come a Marassi siano attualmente ristretti 812 detenuti in luogo dei 456 posti disponibili. Nel carcere ligure quest'anno si sono registrati due suicidi, nove tentati suicidi, circa 85 atti di autolesionismo grave, dieci aggressioni perpetrate in danno di poliziotti penitenziari (con un complessivo di tredici feriti) e circa cento proteste soggettive, il che secondo il sindacato della polizia penitenziaria, non è dovuto solo al sovraffollamento della struttura, ma anche al depauperamento degli organici che non aiuta a gestire l'ordinario stato di emergenza che si appalesa quotidianamente -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intendano adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
se non ritenga necessario adottare misure urgenti volte a rimuovere il grave sovraffollamento del carcere Marassi di Genova, in modo da garantire l'esistenza di condizioni minime di vivibilità della struttura, il rispetto pieno degli standard di sicurezza e funzionalità e l'adeguatezza della stessa alle proprie finalità costituzionali.
(4-13708)

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la realizzazione della ferrovia Arcisate-Stabio è una grande opera di rilevanza internazionale che rafforzerà i collegamenti tra l'Italia e la Svizzera potenziando l'accessibilità all'aeroporto di Malpensa;
il collegamento ferroviario di 8,2 chilometri a doppio binario unirà a nord di Varese la città con il confine di Stato e garantirà la connessione tra le linee del San Gottardo e del Sempione, permettendo ad una delle aree più popolose e produttive del Paese di rafforzare i legami politici, economici, ambientali e culturali con il cuore dell'Europa;
tale opera è stata finanziata dal Governo Prodi con 223 milioni di euro deliberati dal CIPE nel febbraio 2008;
il 24 luglio 2009 è stato inaugurato il cantiere, con dispendio di energie comunicative, ad avviso degli interpellanti tipico della giunta Formigoni;
nel 2010 finalmente i cantieri appaltati da Rete ferroviaria italiana (RFI) sono entrati nel vivo affidando all'impresa «Ingegner Claudio Salini» il compito di eseguire l'opera;
l'impresa Salini ha sospeso i lavori perché RFI non rispetterebbe i pagamenti previsti dal contratto;
nel corso delle escavazioni nel terreno si sarebbe individuata una forte presenza di arsenico;
la sospensione dei lavori creerebbe rilevanti danni ambientali, economici, sociali a tutta la Valceresio -:
quali siano le ragioni che hanno determinato il blocco dei cantieri;

quali iniziative concrete intenda intraprendere affinché i tempi per la conclusione dell'opera, che garantirà un collegamento diretto Lugano-Varese-Malpensa, siano rispettati.
(2-01247) «Marantelli, Boccia, Ventura».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
in questi anni l'aeroporto di Levaldigi (Cuneo) ha dimostrato di essere in continua crescita anche grazie agli innumerevoli sacrifici sostenuti dagli enti locali coinvolti e dalle forze economiche e produttive;
in merito alle ingenti risorse economiche investite per il suo sviluppo, va assolutamente ricordato che l'onere relativo al servizio «torre di controllo» è a carico della società di gestione, diversamente da quanto previsto per altri scali, anche con un volume di traffico passeggeri inferiore a quello di Cuneo, ai quali tale servizio viene assicurato a titolo non oneroso;
il costante sviluppo dell'aeroporto cuneese è riscontrabile soprattutto dai dati relativi all'aumento del numero dei passeggeri che, nei primi giorni di ottobre 2011, ha già superato la quota di 180 mila passeggeri registrata lo scorso anno, a dimostrazione del progressivo miglioramento reso possibile anche grazie ai nuovi collegamenti offerti;
a fronte degli enormi sacrifici economici affrontati in questi anni, che ne hanno impedito il fallimento decretandone invece una costante crescita, risulta secondo gli interpellanti censurabile la dichiarazione del presidente dell'Enac, Vito Riggio, apparsa sugli organi di stampa, secondo il quale l'aeroporto di Levaldigi non sarebbe né strategico né complementare;
appare evidente che una tale affermazione sia solo frutto di una profonda disinformazione circa l'importanza e la reale valenza strategica che l'aeroporto di Levaldigi rappresenta da sempre per il territorio cuneese e per il relativo sviluppo economico;
i sacrifici fatti sinora da tutte le parti interessate non possono essere vanificati da una presa di posizione che mira, secondo gli interpellanti ignobilmente, a sminuire l'importanza strategica di un'infrastruttura necessaria per il territorio cuneese, che in questi anni ha saputo dimostrare con continuità il proprio sviluppo e la propria crescita, confermati dall'aumento costante del volume di traffico passeggeri -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito al piano degli scali;
quali siano i contributi pubblici, degli ultimi tre anni, erogati dallo Stato e dagli altri enti pubblici per ogni singolo scalo;
quale urgente iniziativa intenda assumere unitamente alla regione Piemonte, per valutare e definire linee condivise relative al sistema aeroportuale piemontese.
(2-01248)
«Delfino, Galletti, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta immediata:

CERA, RUGGERI e RIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni si è dovuto registrare la soppressione degli Eurostar ES9352 e ES9359 che collegano la Puglia e la Campania a Roma;

trattasi di corse di treni in partenza da Foggia alle ore 11,23 e in partenza da Roma alle 18,45, che collegano la Puglia e la Campania con la capitale in una fascia oraria ad alta frequenza di utenza;
le uniche corse in partenza alle 8,23 da Foggia con arrivo a Roma alle ore 11,15 e l'ultima corsa di ritorno alle ore 16,45 consente agli utenti (cittadini, operatori economici, universitari, amministratori) solo un paio di ore utili per sbrigare tutte le procedure legate ai loro bisogni;
lasciare come ultima partenza da Roma il treno delle ore 16,45 è penalizzante in quanto accorcia di molto la permanenza a Roma, creando a tutti non pochi problemi di natura organizzativa e lavorativa per il disbrigo delle commissioni e obbligando molti anche all'oneroso impegno del pernottamento nella capitale;
come se non bastasse le vetture messe a disposizione per il ritorno alle ore 14,45 e 16,45 per la Campania e Puglia sono in condizioni pessime, sia dal punto di vista strutturale che igienico-sanitario -:
se non si ritenga di sollecitare, per quanto di competenza, Trenitalia spa affinché chiarisca i motivi di tali soppressioni e proceda con sollecitudine alla loro riattivazione, onde poter collegare la capitale con il Mezzogiorno.
(3-01915)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Aeroporti di Roma - ADR è concessionaria della gestione totale, nell'ambito del sistema aeroportuale romano, dell'aeroporto Fiumicino - Leonardo da Vinci;
nel 2010 l'aeroporto ha registrato un traffico passeggeri pari a 36 milioni di utenti, con un aumento percentuale di 7,6 per cento rispetto ai dati del 2009, ponendosi come sesto aeroporto per numero di passeggeri in Europa e ventinovesimo nel mondo;
l'aeroporto, nel quale operano 165 compagnie aeree, si pone come un hub internazionale, porta di ingresso al Paese e biglietto da visita per numerosissimi stranieri;
i passeggeri in arrivo o in transito nell'aeroporto, tuttavia, si trovano di fronte ad uno spettacolo che non fa onore al nostro Paese;
lo stato della pulizia nelle aree aeroportuali è spesso del tutto carente, con cestini pieni di immondizia, pavimenti e superfici sporche soprattutto al di fuori degli edifici e uno stato generale certamente indegno di un aeroporto della capitale;
la segnaletica stradale all'interno dell'area aeroportuale, rinnovata nel 2009 dopo due anni di studio e con un investimento pari a circa 4 milioni di euro al fine di adeguarsi ai principali aeroporti mondiali, risulta spesso incomprensibile e mal posizionata;
centinaia di passeggeri sono quindi costretti a vagare all'interno dell'aeroporto, alla ricerca vana di indicazioni puntuali sui terminal e sulle aree aeroportuali, spesso in prossimità dell'orario di partenza del proprio volo, a causa dei frequenti cambi di terminal operati dalla società di gestione;
il servizio di ristorazione e bar all'interno dell'aeroporto è affidato alla società Culto (Airest) che, a quanto consta all'interrogante sembrerebbe, nell'ambito della propria politica aziendale, prevedere spesso una sola unità di personale al servizio di banco, con la conseguenza di creare file interminabili di utenti;
si assiste spesso alla creazione di file interminabili di passeggeri anche per il controllo personale, risultando aperte, anche in orari di maggiore frequentazione dell'aeroporto, solo alcune delle linee di controllo sicurezza presenti nello scalo -:
se il Ministro non ritenga di dover promuovere verifiche volte ad accertare

che le società operanti all'interno dell'aeroporto siano idonee a soddisfare le esigenze dei passeggeri;
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché siano garantite la pulizia, l'efficienza e la gestione ordinata dell'aeroporto Leonardo da Vinci, anche al fine di promuoverne l'immagine a livello internazionale.
(5-05591)

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la bretella A11/A12, o diramazione Lucca-Viareggio, è un breve tratto autostradale toscano di 18 chilometri, gestito dalla Società autostrada ligure Toscana (SALT), volto a velocizzare il traffico nella direttrice fra Firenze e Genova;
su tale tratta, a due corsie, la continua presenza di cantieri ha creato e continua a creare gravi disagi sulla viabilità;
l'assenza sulla bretella della corsia di emergenza e la difficoltà tecnica di realizzazione rendono la circolazione meno sicura sia in caso di incidente sia in caso di sosta degli utenti, costretti ad occupare una delle due carreggiate di transito;
negli ultimi anni la SALT ha applicato continui aumenti di pedaggi, a volte senza alcun avviso, scatenando le reazioni di utenti e amministratori pubblici;
tali aumenti, il più delle volte di entità percentuale rilevante, non appaiono parametrati agli investimenti effettuati sulla tratta;
con nota del 30 dicembre 2010 la SALT ha annunciato un nuovo aumento del pedaggio, da applicarsi a partire dal 1o gennaio 2011, pari al 4,76 per cento, in ottemperanza sia del decreto ministeriale 30 dicembre 2010, che ha disposto l'adeguamento delle tariffe di pedaggio autostradali, sia del decreto-legge n. 78 del 2010 che ha previsto un aumento pari a 2 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B ed a 6 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5 come sovracanone tariffario dovuto ad ANAS s.p.a.;
il costo per l'attraversamento della bretella è quindi passato da 2,70 a 2,90 euro, con un aumento di 20 centesimi, pari a più del 7 per cento del costo del pedaggio al 30 dicembre 2010, in luogo del 4,76 per cento annunciato dalla società, giustificato con l'applicazione del meccanismo degli arrotondamenti;
al momento chi volesse attraversare la bretella Lucca-Viareggio si troverebbe a pagare il maggior costo di pedaggio per chilometro rispetto a qualsiasi altra tratta autostradale del territorio nazionale, viaggiando su un'infrastruttura a dir poco carente, caratterizzata sempre da intenso traffico, e sulla quale non sono stati realizzati gli interventi di ammodernamento e riqualificazione necessari;
la bretella si configura come un'arteria di scorrimento indispensabile per la popolazione toscana, soprattutto nel periodo estivo, caratterizzato da una maggiore affluenza turistica, e per tutti i pendolari che per motivi di lavoro si recano quotidianamente a Lucca da Viareggio o da Massarosa e che invece preferiscono, in ragione dell'entità del pedaggio, utilizzare vie di transito alternative, vanificando la finalità della bretella e congestionando, rendendole meno sicure, altre vie di traffico -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se non ritenga opportuno mettere in campo le iniziative necessarie volte a promuovere l'attuazione degli investimenti previsti per l'adeguamento e la manutenzione delle autostrade, in particolare per quella citata, nonché livelli tariffari equi e vincolati alla realizzazione degli investimenti sulla rete autostradale.
(5-05592)

LOVELLI, META, VELO, TULLO e AMICI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di ottobre 2011 alcuni lavoratori Servirail del Gruppo Newrest-Wagon Lits che gestisce per Trenitalia il servizio notturno sulle vetture con cuccette e letti, hanno ricevuto preavviso di licenziamento; a partire dal mese di dicembre 2011 si prospetta il licenziamento per 480 persone; il sindacato denuncia inoltre il rischio che il taglio dell'occupazione nel servizio ferroviario notturno ricada anche sull'indotto - imprese di pulizie e servizi connessi - che impiega circa 350-400 lavoratori in Italia;
la società Newrest Wagons-Lits - Servirail Italia, insieme alla società Wasteels International Italia, risulta avere in affidamento da Trenitalia sino a giugno 2012 il servizio sulle carrozze cuccette e sui vagoni letto;
il taglio drastico dell'occupazione del gruppo sembra connesso alla decisione della società Wagon Lits di non partecipare alla gara di appalto per tali servizi indetta da Trenitalia; il bando relativo stanzia infatti, per l'affidamento dei servizi, «solo» 55 milioni di euro, un valore pari alla metà delle risorse disponibili l'anno precedente sul medesimo bando di gara;
il servizio ferroviario di trasporto notturno ha un ruolo essenziale nel collegamento tra il Nord e il Sud del Paese, anche per i ricongiungimenti familiari, e interessa in particolare relazioni di pendolarismo non giornaliero; peraltro, il trasporto notturno implica costi elevati, sia in termini di personale che di materiale, che, per la valenza sociale del servizio, non possono essere compensati da tariffe elevate;
dall'audizione del vice ministro Castelli presso la IX Commissione della Camera, del 27 luglio 2011, risulta che il trasporto notturno di lunga percorrenza registra, negli ultimi anni, una netta contrazione della domanda, sia per la riduzione della mobilità sulle principali tratte, sia per la concorrenza del trasporto aereo «low-cost» sulle medesime tratte; questa circostanza - ha sottolineato il Ministro - «rende molto difficile la possibilità di un ritorno a condizioni di redditività di questo segmento di offerta (...); in molti altri paesi europei questa tipologia di servizio non viene più offerta»;
risulta che dall'11 dicembre 2011 Trenitalia abbia disposto di sopprimere il servizio cuccette e vagoni letto nei treni notturni che garantiscono il collegamento tra il Nord e il Sud del Paese nonostante il servizio sia tuttora attivo e ampiamente fruito da oltre un milione e mezzo di viaggiatori all'anno, con un incremento della domanda del 12 per cento nel 2010; la decisione di Trenitalia, come esposto in premessa, implica la perdita del posto di lavoro per oltre 800 addetti al servizio;
molti dei principali collegamenti tra il Nord e il Sud del Paese, sono stati concentrati nella fascia notturna a causa della lunghezza del tempo di percorrenza, e per le caratteristiche del servizio sono stati i primi ad essere inseriti nell'ambito dei servizi di interesse collettivo dopo la liberalizzazione del mercato avviata nel 2001;
tali servizi sono tuttora inclusi nel perimetro dei servizi di utilità sociale e, come tali, rientrano nell'ambito dei servizi «contribuiti»: sono questi i servizi con un livello di capillarità elevato, volti a soddisfare la domanda di mobilità più «debole», dislocata e frammentata sul territorio, con una limitata capacità a pagare;
nonostante le risorse scarse - e lo squilibrio tra costi e ricavi (inclusi tra questi, i contributi pubblici) - restano servizi essenziali, anche in ragione delle alternative modali esistenti; l'insufficiente livello della domanda, la velocità commerciale più limitata (anche a motivo della caratteristiche dell'infrastruttura), il gap

strutturale tra costi e ricavi non giustificano ulteriori riduzioni o tagli al servizio -:
quali siano le ragioni del drastico ridimensionamento di un servizio essenziale, con gravi ricadute sui lavoratori della società che da 135 anni gestisce i vagoni letto dei treni delle Ferrovie dello Stato italiane;
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere:
a) per continuare a mantenere i servizi di collegamento notturno tra Nord e Sud del Paese di «utilità sociale» e per garantire una sufficiente copertura del territorio;
b) per assicurare un congruo sussidio pubblico al trasporto notturno di lunga percorrenza, in misura sufficiente anche al finanziamento dei contratti dei lavoratori che operano nell'ambito del trasporto ferroviario notturno;
c) per tutelare i lavoratori Servirail della Wagon-Lits, anche favorendo, per quanto di competenza, l'impiego dei medesimi lavoratori nell'impresa affidataria del nuovo appalto o nei servizi gestiti direttamente da Trenitalia;
d) per ridurre i disagi dei viaggiatori sui treni a lunga percorrenza, considerato che non risulta più accessibile il servizio di prenotazione di posti-letto sui treni notturni, nonostante l'offerta commerciale sia presente nell'orario e sul sito di Trenitalia e il gestore riceva compensazione per tale servizio di utilità sociale nell'ambito del contratto di servizio con lo Stato.
(5-05598)

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progressivo ridimensionamento del servizio ferroviario nella regione Campania sta recando gravi disagi ai cittadini della regione medesima;
le tratte ferroviarie che attraversano la regione, necessarie anche al collegamento del territorio campano con quello lucano e con il sud della Calabria, hanno subito negli anni chiusure e sospensioni dell'esercizio che hanno fortemente penalizzato i cittadini campani, creando una situazione di progressivo isolamento della regione e in particolare del territorio irpino;
la riduzione dei collegamenti ferroviari tra la Campania e le restanti regioni del meridione d'Italia costringe i cittadini all'utilizzo dell'unica arteria reale di collegamento, l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, notoriamente congestionata e afflitta dalla presenza di numerosi cantieri che ne rallentano il traffico;
la politica di dismissione delle linee ferroviarie campane ha origine già dalla fine degli anni ottanta, quando la linea Sicignano degli Alburni-Lagonegro, che avrebbe costituito una valida alternativa all'utilizzo della autostrada Salerno-Reggio Calabria, è stata chiusa al traffico merci e passeggeri, durante i lavori di rinnovamento ed elettrificazione della linea Battipaglia-Potenza che hanno avuto avvio nel 1987, rimanendo chiusa ancor oggi nonostante la riapertura della linea per Potenza;
il 12 dicembre 2010 anche la linea Avellino-Rocchetta Sant'Antonio, unica tratta ferroviaria dell'Irpinia, ha sospeso ogni servizio ferroviario;
la sospensione del servizio su tale tratta risulta motivata dai tagli effettuati dalla regione Campania al settore dei trasporti, che hanno imposto la chiusura di linee a scarsa frequentazione, quest'ultima dovuta senz'altro all'assenza di una programmazione utile sulla linea, priva di integrazioni con gli altri mezzi di trasporto su gomma, di servizi che tenessero in considerazione le esigenze delle popolazioni locali, quali coincidenze nei luoghi di fermata, programmazione delle fermate in relazione alle aree industriali attraversate, servizi di qualità nelle stazioni;

alla luce dei ridimensionamenti sopra citati appare assai preoccupante la riduzione giornaliera di 150 corse per la linea Circumvesuviana, con tagli del servizio all'inizio e alla fine della giornata che raggiungono punte del 40 per cento e cadenze diradate, in alcune fasce orarie, da 30 a 60 minuti;
la linea Circumvesuviana abbraccia un'area in cui sono residenti circa 3 milioni di persone, fortemente penalizzate dal taglio delle corse, che sono passate, con la nuova programmazione, da 440 a 290;
il taglio delle corse nelle prime ore della mattina e nell'ultima fascia serale non permette ai cittadini campani di raggiungere in orario il luogo di lavoro, spesso ubicato fuori dalla regione, né di rientrare alla fine della giornata;
appare evidente una politica generale di disimpegno e di abbandono del territorio campano, che pone i cittadini della regione e in generale il Meridione d'Italia in uno stato di progressivo isolamento -:
se non ritenga opportuno mettere in atto tutte le necessarie iniziative per quanto di competenza, al fine di garantire ai cittadini campani servizi ferroviari, idonei e di promuovere e incentivare la modalità ferroviaria a scapito di quella stradale.
(5-05606)

Interrogazioni a risposta scritta:

FALLICA, GRIMALDI, STAGNO D'ALCONTRES, TERRANOVA, PUGLIESE e IAPICCA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da parecchi mesi a questa parte l'isola di Lampedusa è stata gravemente penalizzata da svariati problemi legati all'immigrazione: la sua economia, basata soprattutto su turismo, pesca, ristorazione e commercio, è stata già messa a dura prova;
la decisione dell'Enac di sostituire i velivoli Meridiana Super Md 80 con gli Atr, a partire dal marzo 2012 arrecherà un'ulteriore colpo sia al sistema economico dell'isola, sia alla normale vita dei suoi cittadini. L'Md 80, infatti, può trasportare 154 passeggeri, l'Atr42 invece solo 46. Si creerà così una grave perdita per il settore turistico, ma ancor più, una cessazione di servizio per i cittadini. Basti pensare al gran numero di persone che si spostano ogni giorno da Lampedusa alla Sicilia per motivi di lavoro, studio e malattia e che inevitabilmente non troveranno posti sui voli giornalieri;
per mezzo dell'Atr42, inoltre, a ragione delle sue piccole dimensioni, non saranno trasferibili malati in barella, non potranno rientrare le bare dei cittadini morti negli ospedali della vicina Sicilia, e in più, non si potranno trasportare merci;
il principio europeo della continuità territoriale non è assolutamente derogabile -:
se il Governo non ritenga necessario un pronto e decisivo intervento per una revoca, del provvedimento programmato, e l'avvio di un tavolo di concertazione con Enac e la regione Sicilia per un esame globale della problematica volto ad evitare che ulteriori difficoltà di tipo economico, ma soprattutto sociale, vadano a gravare sulla vita dei nostri concittadini delle isole Pelagie.
(4-13694)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Cooperativa lavoratori portuali «Santa Barbara» società cooperativa, è titolare dell'autorizzazione alla fornitura di lavoro temporaneo nell'ambito portuale di Oristano (articolo 17, comma 2, della legge 28 gennaio 1984, n. 84) per il periodo 1o maggio 2005-30 aprile 2011 in seguito ad una regolare aggiudicazione il 21 ottobre 2004;
in data 4 febbraio 2011 la cooperativa segnalava alla capitaneria di porto di

Oristano che la stessa dovesse provvedere quanto prima alla copertura del secondo sessennio (1o maggio 2011-30 aprile 2017);
la capitaneria a seguito di ciò ha convocato una riunione della locale commissione consultiva dalla quale sono scaturite due proposte:
a) rinnovo tacito dell'autorizzazione per un secondo sessennio (a seguito dell'unanime riconoscimento alla cooperativa per il buon funzionamento, l'organizzazione e la professionalità);
b) bandire una nuova gara concedendo la proroga al soggetto in esercizio fino ad esaurimento del bando;
il Ministero, tenuto conto degli scarsi avviamenti, ha disposto:
a) in un primo momento: una proroga dell'attuale autorizzazione finalizzata a coprire i tempi necessari allo svolgimento della nuova gara - cosa che l'autorità marittima ha regolarmente rilasciato per il periodo 1o maggio-31 dicembre 2011;
b) in un secondo momento: che non si debba procedere all'emanazione del relativo nuovo bando, affermando che nelle more della proroga assentita, prorogabile in caso di necessità fino ad un massimo di dodici mesi dalla scadenza originaria del 30 aprile 2011 (quindi, fino al 30 aprile 2012), l'autorità marittima di Oristano dovrà procedere a valutare alternative soluzioni occupazionali dei lavoratori, prima fra tutte, per non disperdere il bagaglio professionale dei lavoratori, il collocamento degli stessi lavoratori presso le imprese operanti nel porto ai sensi degli articoli 16 e 18 della legge n. 84 del 1994;
alla scadenza dell'ultima proroga possibile, se non verranno attuate le azioni necessarie, i lavoratori della cooperativa lavoratori portuali «Santa Barbara» dal 1o maggio 2012 diventeranno 20 nuovi disoccupati, con un'età anagrafica che probabilmente non lascerà nessuna possibilità di reimpiego e, quindi, essi saranno costretti a mantenere tale stato fino al raggiungimento dell'età pensionabile -:
se non si ritenga di dover intervenire al fine di favorire una soluzione positiva al problema per il numero esiguo di lavoratori, che hanno fatto la storia del lavoro portuale del porto di Oristano;
se non si ritenga di disporre l'emanazione di un nuovo bando;
se non si ritenga, viste le lungaggini del primo bando, nelle more dell'espletamento del nuovo bando, di autorizzare una nuova proroga fino al completamento delle procedure relative al nuovo bando.
(4-13703)

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

FIANO, VILLECCO CALIPARI, MARAN, AMICI, QUARTIANI, GIACHETTI, MINNITI, META, TOUADI, NACCARATO, GARAVINI, ANDREA ORLANDO, SAMPERI, BELLANOVA, MADIA, MELIS, RAMPI, LAGANÀ FORTUGNO e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la criminalità organizzata, sia nazionale che autoctona, si è ormai stabilmente insediata in ampie aree del territorio nazionale, mostrando di saper abilmente sfruttare qualsiasi smagliatura del sistema legislativo e giudiziario;
essa ha un volume d'affari quantificato in 311 miliardi di euro nei 27 Paesi dell'Unione europea, classifica nella quale l'Italia è seconda, con 81 miliardi di euro, secondo quanto emerso in un convegno tenuto a Napoli a maggio 2011, nel prologo del Festival dell'economia di Trento: stima inferiore al reale per la difficoltà di quantificare risorse sottratte all'economia attraverso corruzione e controllo di attività illegali;

secondo un dossier della Banca d'Italia intitolato «I costi economici della criminalità organizzata», le mafie sottraggono al Mezzogiorno il 15 per cento del prodotto interno lordo pro capite;
tali dati confermano che le mafie rappresentano un grave problema di sicurezza pubblica ed un ancor più pressante problema di ordine economico, impedendo lo sviluppo delle regioni del Sud e falsando l'economia del Nord;
i sistemi di contrasto necessitano di continue evoluzioni che consentano non solo di reprimere, ma anche soprattutto di prevenire gravi fenomeni di inquinamento della società civile;
il Governo ha fatto della lotta alla criminalità organizzata una dei pilastri fondanti della sua politica sulla sicurezza, senza che alla parole abbia fatto seguito l'adozione di misure coordinate e di adeguati investimenti;
a fronte di un'organizzazione ormai sempre più strutturata secondo criteri imprenditoriali, che fa della pianificazione del proprio agire uno dei pilastri della gestione delle attività illecite, vengono riproposti modelli di contrasto inefficaci, consistenti nell'adozione di misure tampone verso eventi che appaiono gestiti come se si versasse di continuo in una situazione emergenziale;
a tale incomprensibile logica risponde la creazione di sempre più numerosi, settoriali, gruppi di lavoro chiamati ad occuparsi di singole realtà criminali, parcellizzando l'attività antimafia, come sta accadendo nel caso degli appalti per la ricostruzione dell'Aquila, nel caso dell'Expo Milano 2015 e della tav, lavori pubblici per i quali sono stati creati, presso la direzione centrale della polizia criminale, nuovi organismi interforze, con notevole dispendio di risorse economiche nonché di personale;
ai proclami del Governo in tema di lotta al crimine organizzato hanno fanno riscontro una serie di tagli indiscriminati che hanno colpito le forze dell'ordine e gravemente compromesso la funzionalità dell'attività di contrasto al crimine, dando agli operatori di polizia una sensazione di isolamento mai avuta prima, come dimostrano le sempre più frequenti proteste di piazza;
tra le strutture maggiormente penalizzate in termini di risorse umane e professionali figura la direzione investigativa antimafia creata nel 1991 con la legge n. 410, fortemente voluta da Giovanni Falcone, al fine di allineare il sistema di contrasto italiano a modelli organizzativi già efficacemente collaudati in altri Paesi, dotando il nostro Paese di un organismo omologo a strutture investigative, quali Fbi e Bka, con una forte vocazione al contrasto del crimine organizzato;
dalla data della sua creazione si è assistito ad una costante riduzione dei fondi, passati dai 28 milioni di euro nel 2001 agli attuali 15 milioni di euro nel 2011, di cui 5 accordati in un secondo momento ed attinti dal fondo «spese impreviste», non sufficienti neanche a pagare le spese correnti ed i contratti in corso, stimati in 9 milioni di euro;
tale «naturale» depauperamento, scaturito dalla volontaria mancata attuazione del dettato normativo, è stato in parte assorbito dalla continuità garantita dal personale formatosi, nel corso degli anni, anche attraverso complesse attività addestrative, finalizzate all'elaborazione di metodologie di contrasto alla mafia, sempre più professionali, fondate non solo sulla mera repressione dei delitti, ma specialmente sulle attività di analisi dei fenomeni criminali;
nonostante questo, grazie alla professionalità degli operatori della direzione investigativa antimafia, sono in aumento i risultati conseguiti in materia di monitoraggio degli appalti e di sequestri che, dal 2009 al primo semestre 2011, hanno raggiunto l'importo di 5,7 miliardi di euro di beni sequestrati beni e 1,2 miliardi di euro di beni confiscati;
tutto ciò rende la direzione investigativa antimafia in termini aziendalistici,

«un'azienda in attivo», che contribuisce in maniera consistente ad implementare le risorse del Ministero dell'interno e del Ministero della giustizia -:
se il Governo intenda rassicurare gli interroganti sul mantenimento in vita della direzione investigativa antimafia nella pienezza delle sue capacità operative quale insostituibile strumento di lotta alla mafia, smentendo l'adozione delle misure richiamate in premessa che ne mortificherebbero la funzione, quali, ad esempio, i prospettati ulteriori tagli al settore, il distacco del personale altamente qualificato in gruppi di lavoro superflui, la mancata attuazione delle previsioni della legge n. 41 del 1991, che conferisce alla struttura il coordinamento delle indagini in materia di criminalità organizzata, l'ipotesi di cancellare il trattamento economico aggiuntivo corrisposto a tutto il personale in servizio presso le sedi della direzione investigativa antimafia.
(3-01914)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO, BRESSA e GENTILONI SILVERI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 38, comma 7, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, le sedute del consiglio comunale sono pubbliche, salvi i casi previsti dal regolamento;
ai sensi dell'articolo 39, comma 1, del medesimo provvedimento spetta al presidente del consiglio comunale il potere di direzione dei lavori e delle attività del consiglio. In questo ambito è ricompresa ogni facoltà strumentale alla garanzia del regolare svolgimento della seduta e alla tutela delle prerogative dell'organo assembleare;
ai sensi dell'articolo 38, comma 3, dello stesso provvedimento al consiglio comunale è attribuita autonomia funzionale e organizzativa, alla quale si riconduce la potestà di regolare, con apposite norme, e segnatamente con il regolamento consiliare, ogni aspetto del funzionamento dell'assemblea;
in forza di tali disposizioni, se è certo che le norme interne dell'ente locale non possono escludere la natura pubblica delle sedute consiliari, è altresì certo che le stesse norme regolamentari possono regolare anche la registrazione del dibattito e delle votazioni con mezzi audiovisivi, sia da parte degli uffici che da parte dei consiglieri comunali, dei cittadini ammessi ad assistere alla seduta e degli organi di informazione radiotelevisiva. Lo stesso regolamento può riservare all'amministrazione il compito di registrazione con mezzi audiovisivi e escludere che altri soggetti possano procedervi;
conseguentemente, in assenza di una esplicita previsione regolamentare, l'ammissione della registrazione può essere regolata, caso per caso, dal presidente del consiglio nell'esercizio dei suoi poteri di direzione dei lavori dell'assemblea, tenuto conto delle esigenze di ordinato svolgimento dell'attività del consiglio;
a conferma di questo, la giurisprudenza (Corte di cassazione, Sez. I, n. 5128/2001) non ha rilevato profili di illegittimità in un regolamento consiliare che vietava di introdurre nella sala del consiglio apparecchi di riproduzione audiovisiva, se non previa autorizzazione;
sulla materia, il Garante per la protezione dei dati personali (nota del 23 aprile 2003) ha ritenuto che l'amministrazione comunale possa, con apposita norma regolamentare, porre delle condizioni e dei limiti alle riprese e alla diffusione televisiva delle riunioni del consiglio comunale e al contempo informare i presenti nell'aula consiliare dell'esistenza di telecamere e della successiva diffusione di immagini, ovvero prevedere il divieto di divulgare informazioni sullo stato di salute, nonché le ipotesi in cui eventualmente limitare le riprese per assicurare la riservatezza dei soggetti presenti o oggetto del dibattito;

considerato che il tema delle riprese audiovisive e della divulgazione delle sedute del consiglio comunale, così pure la previsione di limitazioni a tali attività, paiono porsi nel delicato equilibrio di garantire il diritto di cronaca, la pubblicità dell'attività istituzionale dell'ente locale, la trasparenza dei meccanismi di formazione di decisione pubblica e la loro accessibilità in termini di informazione, favorendo la partecipazione dei cittadini all'attività politica dell'ente, nel rispetto delle norme che tutelano i dati sensibili, come previsto dal codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo n. 196 del 2003. In questo ambito di riferimento, sarebbe opportuno disciplinare questo tipo di attività con apposite norme regolamentari, che ne definiscano le modalità, i limiti e la diffusione, individuando il soggetto responsabile del trattamento dei dati raccolti, diffusi, custoditi, attribuendo all'amministrazione comunale il completo svolgimento di questa attività;
tuttavia, alcuni enti locali non affidano l'autorizzazione (o la mancata autorizzazione) ad effettuare riprese televisive da parte dei privati ad una valutazione caso per caso, a seguito della quale, qualora non risultino particolari esigenze ritenute ostative alla tutela della riservatezza, potrebbero essere emesse le conseguenti autorizzazioni contenenti, se del caso, le eventuali prescrizioni ritenute opportune, ma replicano la decisione di diniego, assunta precedentemente, in relazione ad altre richieste, anche per tutte le successive sedute del consiglio comunale, invitando gli interessati a non formulare simili richieste di autorizzazione nel futuro -:
quali iniziative di competenza nel rispetto dell'autonomia degli enti locali, in particolare dell'autonomia regolamentare degli stessi, come costituzionalmente garantita, si intenda assumere con riferimento alla problematica descritta in premessa in modo da garantire in maniera piena il contemperamento dei princìpi di regolare e corretto svolgimento dei lavori dell'organo consiliare, della pubblicità dei lavori e del diritto di cronaca.
(5-05608)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tre anni il Governo ha adottato dei tagli lineari nel comparto sicurezza che ammontano a ben tre miliardi di euro, pari al 10 per cento del bilancio complessivo del Ministero dell'interno ed in particolare le risorse della divisione investigativa antimafia sono state ridotte di 13 milioni di euro;
il disegno di legge di stabilità prevede importanti riduzioni di stanziamenti economici alle forze di polizia. Il taglio dei fondi destinati alla direzione investigativa antimafia, comporterà la chiusura di tre sedi, quali Lecce, Trapani e Trieste ed in prospettiva di altre quattro sedi, quali Agrigento, Catanzaro, Salerno e Messina, presidi della lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso;
tra le misure che saranno adottate nel disegno di legge di stabilità, figura la decurtazione stipendiale per gli appartenenti alla divisione investigativa antimafia, relativamente al T.E.A. - trattamento economico aggiuntivo - previsto normativamente sin dal 1992 quando è stata istituita la DIA. Per il grado di ispettore, il TEA ammonta a 320 euro al mese;
la misura segue una previsione di risparmio per 13,1 milioni dal 2012. La decurtazione stipendiale, anche oltre il 20 per cento della retribuzione mensile - uno stipendio di un ispettore con 32 anni di servizio è di circa 2000 euro - non è stata attuata nei confronti di alcuna categoria. Essa sarebbe percepita come una chiaro accanimento nei confronti di poliziotti, carabinieri e finanzieri della DIA;
va ricordato che gli stessi operatori DIA sono già stati colpiti dal decreto-legge n. 78 del 2010, che prevede gli stipendi bloccati fino al 31 dicembre 2014, nessun riconoscimento stipendiale relativo al

compimento dell'anzianità di servizio (cosiddetto assegno di funzione), nessun riconoscimento stipendiale per avanzamento di grado, riduzione del premio produttività e contempla ulteriori tagli sugli straordinari e sulla tredicesima;
si tratta di tagli che non tengono nella debita considerazione, anzi vanno in direzione di un assoluto dispregio, la peculiarità e l'importanza dell'attività svolta da questi servitori dello Stato che, con i risultati conseguiti nella lotta alle mafie, hanno permesso al Ministro dell'interno di affermare che con questo Governo è stato messo in campo il più grande sistema di contrasto alla mafia mai attuato;
ci troviamo dinanzi ad una scelta irragionevole: alla divisione investigativa antimafia, creata nel 1991 con la legge n. 410 e fortemente voluta da Giovanni Falcone al fine di allineare il sistema di contrasto italiano a modelli organizzativi già efficacemente collaudati in altri Paesi, si tagliano i fondi in modo radicale, mentre sono profondamente carenti le misure di potenziamento richieste dal contesto temporale che evidenzia uno stato di piena emergenza mafiosa, come testimonia il fatturato delle organizzazioni criminali, che ammonta a 200 miliardi di euro;
illuminanti sul tema sono le parole che il magistrato Antonino Caponnetto scrisse nel libro «I miei giorni a Palermo»: «Non vorrei che a qualcuno fosse venuto in mente di comprimere o limitare i poteri di un organismo che già lavora in condizioni difficili... il mio auspicio è che si pensi a potenziarla, piuttosto che a inventare nuove figure...» -:
se corrispondano al vero le notizie circa l'intenzione del Governo di ridurre le risorse alla DIA con la conseguente chiusura anche di alcune sedi della direzione investigativa antimafia;
se corrisponda al vero che il Governo intenda cancellare il trattamento economico aggiuntivo corrisposto a tutto il personale in servizio presso le sedi della DIA, che quotidianamente ottiene ottimi risultati nella lotta alla criminalità, nonostante i tagli;
cosa il Ministro interrogato intenda fare per scongiurare la chiusura delle sedi della direzione investigativa antimafia e i tagli stipendiali per gli appartenenti alla direzione investigativa antimafia affinché non siano i cittadini a dover pagare, ancora una volta, il prezzo più alto di una razionalizzazione di risorse che, così postulata, porterebbe a lasciare scoperta la lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
(4-13705)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla grave decisione della giunta comunale di Bologna che ha deciso di creare tre istituti scolastici onnicomprensivi, nonostante il parere contrario degli organi collegiali e di gran parte del corpo docente, a giudizio dell'interpellante in contrasto con la legislazione nazionale che prevede un numero minimo di alunni per istituto nelle città di media e grande dimensione come Bologna;
è stata votata in consiglio regionale dell'Emilia Romagna una delibera contenente indirizzi in merito all'organizzazione della rete scolastica, sulla quale si è basata la decisione della giunta comunale, che ad avviso dell'interpellante rischia di interferire con le competenze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

tale vicenda ha secondo l'interpellante origini solamente in logiche politiche non certo funzionali al bene della scuola e delle sue componenti -:
se intenda acquisire elementi con riferimento a quanto descritto in premessa.
(2-01246)«Garagnani».

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, ZAZZERA, DI GIUSEPPE e BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, il fondo integrativo nazionale per le borse di studio per l'anno accademico 2009-2010 ammontava a euro 246.459.482,00;
nello stesso anno accademico 2009-2010 si sono registrati 183.323 idonei, di cui soltanto 154.263 hanno beneficiato della borsa di studio (84,15 per cento), mentre gli altri 29.060 sono stati esclusi, pur rientrando nei parametri di idoneità;
ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, il cosiddetto decreto sviluppo, il fondo previsto per l'anno accademico 2011-2012 è di euro 101.628.250,00. La diminuzione del fondo è, quindi, stimabile in circa euro 144.831.232,00;
in base all'importo medio di una borsa di studio in Italia (euro 3.192,50) e senza considerare le probabili restrizioni dei contributi regionali a seguito delle ultime manovre, si avrebbe, quindi, un aumento nel corrente anno accademico di circa 45.366 studenti, che, pur risultando idonei, non riceveranno la borsa di studio;
le istituzioni europee chiedono al nostro Paese urgenti misure per la crescita e lo sviluppo, a prescindere dalle attuali manovre e dall'obiettivo del pareggio di bilancio;
lo Stato è tenuto, dal punto di vista economico, ad investire nella conoscenza e nell'innovazione, come stabilito nel 2000 nella strategia di Lisbona dal Consiglio europeo e come ribadito più volte dai vertici dell'Unione europea;
la copertura totale delle borse di studio, calcolata secondo il numero degli idonei nell'anno accademico 2009-2010, ammonta a euro 585.258.678,00 e lo Stato italiano spende annualmente circa euro 25.000.000.000,00 in armamenti;
la legge di stabilità per il 2012, attualmente all'esame al Senato della Repubblica, prevede l'incremento di 150 milioni di euro della dotazione del fondo di intervento integrativo per la concessione dei prestiti d'onore e l'erogazione delle borse di studio da ripartire tra le regioni, di cui alla legge 11 febbraio 1992, n 147;
è evidente che il sopra citato incremento rappresenta, ad avviso degli interroganti, ben poca cosa rispetto alle reali esigenze e, inoltre, riferendosi genericamente all'anno 2012, non risulta chiaro a quale anno accademico si riferisce; pertanto, se dovesse riferirsi all'anno accademico 2012-2013, lascerebbe fuori gli idonei esclusi nell'anno accademico 2011-2012;
la condizione di idoneo non beneficiario rappresenta una palese e doppia violazione del diritto alle pari opportunità, del diritto allo studio e del principio di uguaglianza: doppia in quanto gli studenti interessati non solo non possono proseguire gli studi «anche se privi di mezzi», ma non possono farlo neppure a seguito dell'idoneità acquisita, ovvero la certificazione della loro condizione disagiata secondo i parametri fissati dalla legge;
in una situazione dove l'attuale crisi grava sulle famiglie, aumentano le tasse universitarie, gli atenei tagliano i servizi e i corsi di laurea e sul fondo di finanziamento ordinario gravano pesantemente i tagli operati da questo Governo, il fatto

che nel prossimo anno accademico più della metà degli idonei non potranno effettivamente proseguire gli studi, a prescindere dalle loro capacità, rende matematicamente e tecnicamente impossibile perseguire l'obiettivo del Governo circa la promozione della meritocrazia e della qualità -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire affinché siano adottate iniziative normative urgenti volte a prevedere ulteriori strumenti di tutela per garantire la copertura necessaria delle borse di studio per tutti gli idonei durante l'anno accademico 2011-2012 e per gli anni accademici successivi.
(3-01908)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI, COSCIA, DE PASQUALE, SIRAGUSA, ROSSA, ANTONINO RUSSO, BACHELET, PES, NICOLAIS, DE BIASI e LEVI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito della sessione contrattuale del 19 luglio 2011, realizzata per dare attuazione al piano triennale previsto dall'articolo 9 del decreto-legge n. 70 del 2011 riguardante la nomina del personale precario della scuola, è stato emanato il decreto interministeriale 3 agosto 2011 che disponeva per l'anno scolastico 2011-2012 l'assunzione di 30.300 unità di personale educativo e docente, di cui 10.000 a completamento della richiesta di assunzioni effettuata per l'anno scolastico 2010-2011, e di 36.000 unità di personale ATA -:
quale risulti la situazione delle nomine effettuate sulla base delle suddette disposizioni e in particolare:
a) quante siano le nomine complessivamente effettuate a tempo indeterminato per i docenti, gli educatori, e per il personale ATA;
b) quanti dei suddetti posti siano stati accantonati per il personale docente in esubero;
c) quanti dei suddetti posti siano stati accantonati per il personale dichiarato inidoneo e destinato all'inquadramento di ruoli del personale ATA;
d) quanti posti ATA siano stati accantonati per i concorsi interni;
e) quanti dei sopraindicati posti disponibili non siano stati complessivamente utilizzati per le nomine a tempo indeterminato del personale precario.
(5-05593)

PILI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le nuove tecnologie italiane per l'esplorazione umana dello spazio rappresentano un settore particolarmente innovativo che potrebbe rappresentare per il sistema Paese un interessante opportunità di sviluppo nei prossimi 50 anni;
tale ambito di ricerca si riferisce in particolar modo alla definizione di tecnologie italiane per l'esplorazione umana dello spazio, con particolare riferimento ai paradigmi recentemente coniati dalla NASA che rispondono agli acronimi ISRU (In-Situ Resources Utilization) e ISFR (In-Situ Fabrication and Repair);
si tratta di un settore che prevede lo sviluppo di tecnologie per lo sfruttamento delle risorse disponibili su Luna, Marte e asteroidi al fine di facilitare le future missioni spaziali umane;
il relativo mercato è oggi prudenzialmente stimato in svariate decine di miliardi di euro e le attività potrebbero naturalmente affiancare i settori dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza nei quali, ad esempio, il gruppo Finmeccanica ha già raggiunto traguardi fondamentali per il sistema Paese;
l'Italia non dispone allo stato attuale di una «task force» nazionale che abbia il compito di sviluppare nuove tecnologie per

l'esplorazione umana dello spazio che viceversa potrebbe rappresentare un'importante leva di sviluppo per il sistema Paese, in quanto, come già segnalato, il mercato mondiale del settore è stimato prudenzialmente in oltre 100 miliardi di euro;
in Italia, attualmente, si occupano del settore soggetti pubblici e privati tra i quali Thales Alenia Space, il dipartimento energia e trasporti del Consiglio nazionale delle ricerche, il centro di ricerche sviluppo e studi superiori in Sardegna, Carlo Gavazzi Space, COREM Srl, e il dipartimento di ingegneria chimica e materiali dell'università di Cagliari;
l'Agenzia spaziale italiana (ASI), conscia dell'importanza di tale tematica, ha finanziato alla fine del 2009, con una dotazione di poco meno di 500.000 euro, il progetto COSMIC, a cui hanno partecipato tra gli altri partner il Centro di ricerche, sviluppo e studi superiori in Sardegna (CRS4), il dipartimento energia e trasporti del Consiglio nazionale delle ricerche, la COREM Srl, sotto il coordinamento del dipartimento di ingegneria chimica e materiali dell'università di Cagliari, dove opera il responsabile scientifico del progetto, professor ingegner Giacomo Cao;
il progetto COSMIC finanziato dall'Agenzia spaziale italiana ha consentito, tra gli altri risultati, il deposito delle seguenti domande di brevetto:
a) G. Cao, A. Corrias, G. Corrias, R. Licheri, R. Orrù, M. Pisu and C. Zanotti, «Procedimento di fabbricazione di elementi per strutture abitative e/o industriali sul suolo lunare e/o marziano», Patent MI2010A001412, Applicant: Università di Cagliari and Italian Space Agency, Italy, 29 luglio 2010;
b) G. Cao, A. Concas, G. Corrias, R. Licheri, R. Orrù and M. Pisu, «Procedimento per l'ottenimento di prodotti utili al sostentamento di missioni spaziali sul suolo marziano mediante l'utilizzo di risorse reperibili in-situ», Patent MI2011A001420, Applicant: Università di Cagliari, CRS4 and Italian Space Agency, Italy, 28 luglio 2011;
c) G. Cao, A. Concas, G. Corrias, R. Licheri, R. Orrù, M. Pisu and C. Zanotti, «Fabrication process of physical assets for civil and/or industrial structures on the surface of Moon, Mars and/or asteroids», Patent 10453PTWO, Applicant: università di Cagliari and Italian Space Agency, Italy, 28 luglio 2011;
la mostra «Stazione Futuro. Qui si rifà l'Italia», recentemente inaugurata a Torino nell'ambito delle celebrazioni dei 150 dall'unità d'Italia, ha inserito, anche attraverso la realizzazione di apposito video, il progetto COSMIC con la dicitura «Una casa su Marte»;
un'altra domanda di brevetto, che prevede lo sviluppo di processi, anche a carattere biotecnologico, per lo sfruttamento in-situ di risorse disponibili sul pianeta Marte, al fine di coadiuvare future missioni umane sul pianeta rosso, verrà depositata a breve;
durante l'evoluzione del progetto sono emerse interessanti potenzialità di sviluppo che potrebbero generare significative ricadute per il sistema Paese sia nel campo dell'esplorazione umana dello spazio sia in termini di applicazioni terrestri;
il progetto COSMIC ha le potenzialità per generare ulteriori e più rilevanti risultati a fronte di una nuova e più adeguata dotazione finanziaria che consenta all'Italia di competere con le più importanti agenzie spaziali del pianeta sul terreno dell'ideazione, della messa a punto e della realizzazione di nuove tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio;
le tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio rappresentano un settore in rapida espansione, che potrebbe costituire un'importante leva di sviluppo per il sistema Paese, e che rende improrogabile la necessità di individuare opportune ed adeguate forme di finanziamento che possano consentire il lancio di un progetto pluriennale capace di gettare le

basi per l'ideazione e la creazione di tecnologie italiane in grado di competere con quelle sviluppate dalle più importanti agenzie spaziali del pianeta;
un tale progetto di durata almeno triennale si ritiene debba e possa essere finanziato dalla Agenzia spaziale italiana con una disponibilità iniziale di una decina di milioni di euro;
non sono da escludere altre eventuali fonti di finanziamento che potrebbero essere rappresentate da disponibilità sia private, ad esempio aziende del gruppo Finmeccanica, sia pubbliche, con particolare riferimento ad azioni congiunte tra i Ministeri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dello sviluppo economico e della difesa;
tale necessità - opportunità avanzata dal professor ingegner Giacomo Cao e dalla sua equipe rientra nella logica di una strategia per il sistema Paese;
sarebbe un risultato veramente prestigioso, oltreché carico di importanti risvolti economici, se tra mezzo secolo in occasione dei 200 anni dall'unità d'Italia, il nostro Paese potesse festeggiare anche una realizzazione italiana che magari porterà a suo tempo ad una missione umana su Luna, Marte o su un asteroide -:
se non ritengano di dover dare all'Agenzia spaziale italiana o ad altri potenziali finanziatori il mandato a coordinare la creazione della «task force» italiana che svilupperà nuove tecnologie per l'esplorazione umana dello spazio;
se non ritengano di dover dare mandato all'Agenzia spaziale italiana affinché sia prevista l'estensione del progetto COSMIC, ancora in corso, a tutto il triennio 2012-2014, con conseguente attribuzione di una disponibilità finanziaria di una decina di milioni di euro nello stesso triennio;
se non ritengano di dover perseguire il coinvolgimento, nel progetto dei partner che già partecipano al progetto COSMIC, delle aziende del gruppo Finmeccanica, come pure ad esempio della Thales Alenia Space, che garantirebbero la creazione della «task force» italiana nel settore dell'esplorazione umana dello spazio;
se non ritengano di dover favorire, stimolare, e supportare le future missioni umane, già pianificate dai Governi di Stati Uniti, Cina e Russia, con evidenti ritorni economici per il sistema Paese.
(5-05597)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOCCUZZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2010 si sono verificati 775 mila incidenti e infortuni sul lavoro e sono deceduti 980 lavoratori (stime preliminari INAIL) con pesanti conseguenze economiche e psicologiche all'interno dei nuclei familiari coinvolti direttamente e indirettamente. Il problema della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori è una piaga che coinvolge migliaia di aziende italiane, che spesso eludono il ricorso a sistemi di sicurezza e mettono a rischio la vita dei lavoratori. Il caso più grave di inadempienza che si è verificato presso le acciaierie Thyssen Krupp di Torino, dove nel 2007 hanno perso la vita sette operai in un grave incendio, e nel 2011 la procura di Torino ha stabilito le gravi colpe dei dirigenti e li ha condannati con una esemplare sentenza;
il testo unico n. 81 del 2008 ha stabilito che, al fine di prevenire gli incidenti nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro ha l'obbligo di effettuare la formazione dei propri dipendenti, circostanza ribadita anche dal decreto legislativo n. 106 del 2009;
il testo unico n. 81 del 2008 indica all'articolo 37 (comma 12) che la «formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti deve avvenire in collaborazione

con gli organismi paritetici», detti anche enti bilaterali, che rappresentano associazioni di imprese e lavoratori sul piano nazionale;
negli ultimi anni si è sviluppato il mercato della formazione a distanza (Fad), con il rilascio attraverso il mezzo Internet di attestati relativi alla sicurezza sul lavoro. L'Accordo Stato-regioni del 26 gennaio 2006 includeva la possibilità della formazione a distanza solo per i corsi di aggiornamento. Con l'emanazione della linee guida relative all'accordo Stato-regioni del 5 ottobre 2006, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale il 7 dicembre 2006, si definiva che nella metodologia di insegnamento per i Moduli A, B e C «è da escludersi nella fase attuale il ricorso alla FAD in quanto si tratta di una metodologia di complessa progettazione, gestione e verifica/certificazione al momento non compatibile con l'attuale fase di sperimentazione e rodaggio del sistema». Tale fase di sperimentazione si è conclusa il 14 febbraio 2008;
dal 1o gennaio 2011 il datore di lavoro ha l'obbligo, previsto dal testo unico n. 81 del 2008, di valutare lo stress lavoro corredato all'interno della propria azienda, attraverso la compilazione di un documento valutazione del rischio (Dvr). Tali valutazioni dei rischi da stress sono proliferate in Internet con offerte economiche di rilascio di attestati i cui costi variano da 150 a 400 euro. Altri attestati venduti on line, sempre riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro hanno un costo che va dai 35 ai 500 euro, con pacchetti di attestati che arrivano anche a superare i 1000 euro. Il settore della Fad riguardante la sicurezza sul lavoro coinvolge molte aziende e associazioni, ed è diventato un mercato lucroso che produce un giro di affari di oltre 400 milioni di euro l'anno;
il 23 giugno 2010 il segretario nazionale della Federazione italiana dei responsabili e addetti alla sicurezza e servizi di protezione e prevenzione (FIRAS-SPP), Giancarlo D'Andrea, ha invocato una «operazione trasparenza nella Fad» con un articolo pubblicato sul quotidiano Punto Sicuro, dove metteva in risalto una «situazione torbida» che riguarda la formazione a distanza in Italia, in cui «ci rimettono innanzitutto i lavoratori, le aziende che vogliono applicare le leggi in materia, e soprattutto la sicurezza sul lavoro». Il dottor D'Andrea riferiva, in tale articolo, di aver invitato diversi enti paritetici intorno a un tavolo di discussione, insieme ad alcuni importanti magistrati che si occupano di sicurezza sul lavoro, per definire le modalità con cui applicare legittimamente la formazione a distanza. Ma molti enti paritetici ed associazioni nazionali di categoria si sono defilati, manifestando un certo «fastidio» a partecipare a tale evento. Scrive d'Andrea: «La cosa stupefacente l'abbiamo riscontrata nel mondo degli imprenditori della formazione a distanza, in alcuni casi, permetteteci di dire «presunti imprenditori» [...] Certo mancheranno all'appuntamento chi specula sulla mancanza di regole, chi vive di mancanza di regole o comunque ne trae beneficio, chi pensa che per lui le regole non valgano, e chi, normalmente, delle regole se ne frega, perché come è evidente anche il problema della formazione a distanza ha attinenza alla più generale questione della cultura della legalità che tanto incide sul grado di civiltà del Paese e sul diritto a lavorare in sicurezza»;
il 1o luglio 2010 il professor Rocco Vitale, sociologo del lavoro e presidente di AiFOS (Associazione italiana formatori sicurezza sul lavoro), con sede a Brescia, in un articolo pubblicato su Punto Sicuro, dal titolo «Formazione a distanza: chiudere con gli imbroglioni», ha sollevato numerose perplessità sul proliferare di un mercato di attestati venduti attraverso Internet. Nell'articolo in questione il professor Vitale denunciava la presenza di «una fantomatica associazione per la sicurezza sul lavoro che, acquistando intere pagine su quotidiani nazionali, promuove l'imbroglio all'adempimento formativo vendendo l'attestato in contrassegno». Inoltre segnalava che nel settore della Fad si sono

scatenati «furbi e furbastri, commercianti e imbroglioni, che spacciano per formazione a distanza le e-mail o un Cd»;
digitando sul motore di ricerca Google le parole «sicurezza lavoro», «attestati sicurezza», «dvr stress», «rls», «rspp», «testo unico 81», «formazione lavoratori», «hccp» ed altri termini relativi alla Fad sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nella home page emergono in netta prevalenza annunci pubblicitari che riconducono alla associazione no profit ANFOS (associazione nazionale formatori della sicurezza sul lavoro, con sede ad Anguillara Sabazia, Roma) e alle numerose piattaforme web di CDS Service 81 srl (con sede ad Anguillara Sabazia, Roma) e principalmente il sito www.tutto626.it. Da tale empirica ricerca si deduce che le due sigle - ANFOS e CDS - dominano il settore della formazione a distanza (Fad) nel settore della sicurezza sul lavoro, con ingenti investimenti pubblicitari;
ANFOS e CDS Service 81 srl offrono consulenza on line sui temi della sicurezza sul lavoro e vendono corsi ai sensi del testo unico n. 81 del 2008, ed in particolare: corso Rspp datore di lavoro, corso di aggiornamento Rspp datore di lavoro, corso addetto antincendio rischio basso, corso addetto primo soccorso, corso aggiornamento addetto al primo soccorso, corso Rls, corso formazione e informazione lavoratore, corso carrelisti-mulettisti, corso formazione preposto, corso primo ingresso in cantiere per lavoratori edili, corso stress lavoro correlato per lavoratori, corso di aggiornamento addetto antincendio rischio basso. Sul sito www.tutto626.it è scritto: «Per non rischiare di incorrere in sanzioni il legislatore ha previsto inoltre l'obbligo di documentazione dell'avvenuta formazione. Su Tutto626, che opera da anni nel settore della formazione sulla sicurezza sul lavoro, puoi seguire gratuitamente un corso on line riconosciuto dall'Ente Paritetico e quindi valido a tutti gli effetti di legge»;
ANFOS e CDS Service 81 srl dichiarano - su numerose piattaforme web a loro riconducibili - che collaborano con l'ente paritetico Ebinfos (www.ebinfos.it). Il logo di tale ente è indicato in particolare su www.anfos.it, www.tutto626.it, www.cdsservice.it (qui è dedicata una pagina intera all'Ebinfos come «partner di valore»). Complessivamente sono un centinaio i siti riconducibili alla CDS Service srl, che promuovo corsi per la sicurezza sul lavoro in modalità Fad e relativo rilascio di attestati a pagamento;
il presidente di ANFOS è il signor Rolando Morelli e la sede dell'associazione è in via Santo Stefano 6-b, Anguillara Sabazia (Roma). Il dominio www.anfos.it è stato acquistato nel 2007 dalla CDS Service srl. Presso la camera di commercio di Roma risulta iscritta la CDS Service 81 srl, società di cui è contitolare Rolando Morelli con sede in Anguillara Sabazia in via Santo Stefano 6-b, con socio di minoranza Giulio Morelli. Sul sito www.anfos.it non sono indicati i membri del consiglio direttivo e il comitato scientifico di esperti;
il dominio www.ebinfos.it risulta acquistato dalla CDS Service srl di Rolando Morelli e trasferito di recente alla E.bin.fos, con sede in via Santo Stefano 6-b (Anguillara Sabazia) nella persona della signora Fabrizia Lelli, che risulterebbe essere alle dipendenze di Rolando Morelli in qualità di contabile. Tale dominio, registrato nel 2009, ha una e-mail «registrant» (colui che registra il dominio) che risulta essere uflower@hotmail.it. Peraltro, sul sito www.ebinfos.it non è indicato il nome del presidente, gli organi del consiglio direttivo, il comitato di esperti in materia di sicurezza sul lavoro che valida i programmi di formazione, un indirizzo della sede legale, un telefono per i contatti, ma solo la e-mail direttoreformazione@ebinfos.it. Invece, sul medesimo sito di Ebinfos è indicato che tale ente paritetico collabora con ANFOS, UGL Lazio, Cepi-Uci, FED.ES.COM, CONFPMI e CONFALER;
sulle piattaforme fad di ANFOS e CDS Service 81 srl è possibile iscriversi gratuitamente e visionare video tutorial e documentazione in formato digitale pdf.

Trascorse un certo numero di ore è possibile accedere ai questionari e rispondere on line alle domande, inclusa la possibilità di effettuare diversi errori: il docente di tali corsi Fad risulta essere Rolando Morelli. Se infine il candidato supera il test, può procedere al pagamento on line o con bollettino postale e ricevere a casa l'attestato richiesto. Le domande sono spesso formulate in modo semplice ed è possibile rispondere anche senza studiare, incollando i quesiti nel motore di ricerca Google. Tale possibilità rappresenta un forte rischio per l'efficacia dei corsi di formazione a distanza, poiché i datori di lavoro e lavoratori possono procurarsi attestati con estrema facilità a discapito della reale tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;
la ANFOS dichiara sul proprio sito www.anfos.it che ha 273 centri convenzionati in tutta Italia ed oltre 1054 formatori che vendono corsi Fad e rilasciano attestati ANFOS-CDS, per cui se ne deduce che sono migliaia i certificati acquistati da imprese e datori di lavoro ogni anno, con un possibile consistente fatturato;
la CDS Service 81 di Rolando Morelli rilascia attestati in cui vi è scritto: «I corsi on line sono stati progettati da ANFOS - i programmi dei corsi ed i progetti sono stati validati da Ebinfos». Sono visibili il logo di Ebinfos (Ente paritetico nazionale formazione della sicurezza) e ANFOS (sotto il quale si legge firmataria CCNL 162 Ministero del Lavoro). Il signor Rolando Morelli firma gli attestati con la scritta «Il direttore tecnico, dottor Rolando Morelli, presidente Anfos»;
il signor Rolando Morelli dunque si configura come:
a) soggetto che vende attestati Fad attraverso la CDS Service 81 srl, di cui è titolare;
b) soggetto che progetta tali corsi Fad attraverso ANFOS, di cui è presidente;
c) indica sui suoi attestati un ente paritetico che convalida tali attestati Fad (Ebinfos) che è riconducibile alla sua società privata (CDS Service);
d) indica sui suoi attestati un ente paritetico che collabora con la Confpmi, che riconduce alla Cds Service 81 srl;
e) indica sui suoi attestati un ente paritetico che collabora con Confaler, che riconduce alla PMI Servizi srl di Rolando Morelli;
anche il sito www.elerningsicurezza.com vende corsi Fad: il dominio risulta acquistato da CDS Service srl;
il signor Morelli è titolare anche della PMI Servizi srl -:
se il Ministero interrogato abbia mai effettuato accertamenti e ispezioni presso ANFOS, CDS Service 81 srl ed EBINFOS per verificare l'effettiva validità degli attestati emessi;
se ANFOS ed EBINFOS siano enti riconosciuti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e siano nelle condizioni di progettare e validare corsi in modalità Fad per la sicurezza nei luoghi di lavoro;
se abbia verificato che ANFOS sia firmataria del Contratto collettivo nazionale del lavoro 162 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e se sia stata autorizzata a farne uso nei propri attestati per la sicurezza sul lavoro e sui siti web ANFOS-CDS;
se intenda procedere alla verifica della circostanza che le diverse sigle ANFOS, CDS, EBINFOS e PMI servizi riconducano allo stesso soggetto, nella figura di Rolando Morelli, all'accertamento dei titoli da questi posseduti per promuovere on line corsi per la sicurezza sul lavoro, ricoprendo simultaneamente diversi ruoli e se non ritenga che tale sovrapposizione di ruoli e interessi non possa rappresentare un serio limite per la credibilità dell'operato di detti enti;
se abbia assunto o ritenga di dover assumere iniziative normative per definire in maniera più restrittiva il ruolo, le competenze e le caratteristiche degli enti paritetici che convalidano corsi per la sicurezza sul lavoro;

se ritenga di assumere iniziative normative per definire la caratteristiche e le modalità tecniche per l'erogazione di corsi Fad relativi alla sicurezza sul lavoro, eventualmente prevedendo l'istituzione di un registro ufficiale a livello nazionale dei formatori accreditati ai sensi di legge, nonché altre iniziative atte a ridurre il rischio che le attività di formazione così erogate si riducano a un puro e semplice espediente formale;
quali iniziative intenda adottare al fine di promuovere adeguate campagne informative, anche attraverso Internet, per educare i datori di lavoro e i lavoratori a una corretta fruizione della formazione a distanza (Fad) e un utilizzo consapevole e sicuro della rete, evidenziando i rischi di una formazione a distanza (Fad) effettuata in modo approssimativo e superficiale.
(5-05607)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione tenutosi a Cernobbio e organizzato dalla Coldiretti sono stati resi noti i risultati del primo studio sulle proprietà pubbliche dei terreni agricoli sul territorio nazionale realizzato sulla base dei dati del censimento Istat del 2010, nel primo dossier sullo «Stato agricoltore», terreni che potrebbero essere dismessi e venduti agli agricoltori, al fine di sostenere le misure necessarie per rilanciare lo sviluppo e la competitività del settore e dell'intera economia;
tra le diverse regioni, il Piemonte, secondo quanto riportato dal suddetto dossier, si classifica al primo posto per la disponibilità dei terreni agricoli di proprietà pubblica con oltre 56 mila ettari, seguito dal Lazio e da Trento e Bolzano;
il costo del terreno agricolo rappresenta, a giudizio dell'interrogante, una delle cause di maggiore ostacolo per l'ingresso dei giovani in agricoltura, dove il valore medio della terra ha superato i 18 mila e 400 euro per ettaro nel 2010, con una crescita dello 0,8 per cento a prezzi correnti in linea con quella degli ultimi anni;
la morfologia del Piemonte in particolare, sebbene esso rappresenti un'area geografica territoriale importante dal punto di vista qualitativo nel settore agroalimentare, non gode di condizioni favorevoli per l'agricoltura;
le zone più fertili sono situate infatti nella bassa pianura, dove affiora l'acqua dei fontanili e dove è stata realizzata una fitta rete di canali d'irrigazione;
il settore avverte in linea di massima condizioni di crisi: elevatissima continua ad essere la fuga degli addetti dalle aree montane, ma anche da quelle collinari, che si vanno spopolando e nelle quali continuano a diminuire le aree poste a coltura, nonostante l'impegno e i provvedimenti legislativi importanti introdotti dalla regione Piemonte;
occorre pertanto procedere attraverso misure concrete, al fine di rendere disponibili i terreni agricoli di proprietà pubblica, dismettendo conseguentemente le relative aree, per venderle agli agricoltori con benefìci dal punto di vista sia delle maggiori entrate pubbliche a beneficio dello Stato, che della stessa produttività delle aree interessate -:
se non intenda prevedere adeguate misure ad hoc nell'ambito delle prossime iniziative normative per lo sviluppo e la competitività delle imprese, attraverso la dismissione delle aree agricole di pubblica proprietà a favore degli agricoltori, in particolare delle giovani generazioni, il cui valore complessivo è stimato, dal dossier richiamato in premessa, in oltre 6 miliardi di euro.
(4-13699)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

PES. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sede provinciale dell'INPDAP di Oristano eroga trattamenti pensionistici, trattamenti di fine servizio (TFR, buonuscita e altro), prestazioni creditizie (cessioni del quinto, mutui ipotecari e altro) un bacino di utenza di circa 23.000 tra iscritti (pubblici dipendenti in servizio) e pensionati, pari a circa il 13 per cento della provincia;
gestisce inoltre le vacanze studio, borse di studio, master, prestazioni per i maestri elementari della gestione ex ENAM, nonché tutti gli altri provvedimenti connessi;
negli ultimi anni la sede provinciale dell'INPDAP di Oristano si è imposta come un centro di eccellenza del pubblico impiego oristanese, assicurando un servizio tempestivo ed efficace all'utenza e garantendo un volume di produzione sempre crescente - con un indice di efficienza in continuo e considerevole aumento - nonostante il numero dei dipendenti sia diminuito;
la sede provinciale INPDAP di Oristano, pertanto, è diventata un punto di riferimento per l'economia e la società della provincia, soprattutto se si tiene presente il basso reddito medio, la scarsissima industrializzazione del territorio e l'alto tasso di disoccupazione (26,84 per cento), in particolare giovanile;
in questo territorio economicamente depresso, le pensioni erogate dall'INPDAP, il credito concesso a famiglie uno dei cui membri è dipendente pubblico, i benefici sociali di cui si avvantaggiano i familiari degli iscritti costituiscono un potente sollievo economico per una struttura sociale in profonda crisi e spesso l'unica entrata di cui dispongono molti nuclei familiari;
l'esistenza dell'INPDAP nel territorio oristanese, quindi, a prescindere dalle dimensioni del bacino d'utenza, è di grande importanza, basti pensare che le entrate delle attività commerciali dipendono in larga misura dal buon funzionamento delle prestazioni INPDAP;
si è appreso da fonti sindacali che la direzione generale dell'INPDAP, in ottemperanza alle disposizioni di riduzione degli organici del pubblico impiego del 10 per cento previste dalla recente manovra economica (decreto-legge n. 98 del 2011, capo II, articolo 9), starebbe valutando la riduzione degli organici delle sedi periferiche e addirittura il declassamento di alcune direzioni provinciali da sedi dirigenziali a succursali di altre sedi provinciali;
dette fonti lasciano trapelare che la sede provinciale INPDAP di Oristano rientrerebbe in questo progetto;
l'organico della sede provinciale INPDAP di Oristano, in ragione dell'imminente cessazione dal servizio di quattro unità, calerà già dal prossimo gennaio 2012 a sole 17 unità oltre al dirigente;
il declassamento della sede provinciale INPDAP di Oristano a mera succursale di altra sede comporterebbe immensi disagi in primo luogo all'utenza, che vedrebbe enormemente rallentati i processi decisionali inerenti all'organizzazione del lavoro interno in ragione dell'assenza di un dirigente stabile, nonché il rinvio della risoluzione dei problemi eccedenti l'ordinaria amministrazione a un confronto con una direzione lontana alle problematiche del territorio oristanese;
la presenza di un dirigente nella sede comporta senza dubbio una maggiore efficienza e una migliore organizzazione;
le notizie che pervengono dalle fonti sindacali sopracitate lasciano intravedere il proposito, all'interno di molte pubbliche

amministrazioni - INPDAP compresa - di operare le riduzioni e i tagli previsti dalla legge soprattutto negli uffici periferici, che poi sono quelli che garantiscono le prestazioni all'utenza e i servizi ai cittadini, andando a toccare in misura del tutto marginale e insufficiente i pletorici e sovrabbondanti organici (sia a livello di personale, che di uffici dirigenziali: all'INPDAP, ben il 17,8 per cento del personale lavora in direzione generale, ovvero in uffici non destinati ai servizi all'utenza) delle direzioni generali romane e delle direzioni regionali;
viene così colpito chi garantisce l'erogazione dei servizi nelle sedi periferiche, in controtendenza con i princìpi di sussidiarietà e decentramento che ormai sono pienamente riconosciuti nel nostro ordinamento costituzionale;
tale decisione provocherebbe un danno enorme ai dipendenti pubblici e ai pensionati della provincia di Oristano e di tante province italiane minori -:
se non si ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, che la sede provinciale INPDAP di Oristano continui ad essere un ufficio dirigenziale autonomo e che l'organico della stessa non sia inferiore a n. 17 unità di personale oltre al dirigente, così come previsto dalla delibera del consiglio di amministrazione dell'INPDAP n. 114/2005.
(5-05590)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

DI BIAGIO. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi - su alcuni quotidiani nazionali - sono state pubblicate nuove e sconcertanti intercettazioni telefoniche tra membri del Governo, nonché esponenti delle istituzioni, e Valter Lavitola, ex direttore del giornale L'Avanti, attualmente indagato per induzione a rendere false dichiarazioni e per associazione a delinquere, nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alle commesse estere di Finmeccanica, e, ad oggi, latitante;
dalle intercettazioni - effettuate dalla procura di Pescara nell'ambito dell'inchiesta sulla maxi evasione fiscale dell'imprenditore Giuseppe Spadaccini e pubblicate dal quotidiano la Repubblica - emerge, con estrema chiarezza, l'equivoca e pericolosa vicinanza e familiarità del signor Lavitola con gli alti ambienti istituzionali (Ministri, Sottosegretari, parlamentari, ufficiali della Guardia di finanza e dei servizi segreti);
da quanto si legge, sussisterebbe una fitta e oscura rete di interessi e affari alimentata da pressioni e richieste relative a nomine, provvedimenti governativi e atti legislativi ancora in fase di esame parlamentare e resa ancora più inquietante dal fatto che, in molte circostanze, lo stesso Lavitola si vanta di agire in nome e per conto - o quanto meno con l'avallo - del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché di poter intercedere presso di lui per svariate questioni;
poco importa se il signor Lavitola e le persone da lui «raccomandate» abbiano ottenuto o meno gli incarichi cui aspiravano o se le cause da lui perorate, negli ambienti istituzionali, siano andate a buon fine, in quanto ciò che veramente imbarazza e sconvolge non è tanto l'effettività dei condizionamenti sull'attività istituzionale e governativa, quanto piuttosto la loro mera potenzialità;
con riferimento, poi, alla partecipazione del signor Lavitola ad alcuni incontri del Ministro degli affari esteri con delegazioni di Paesi stranieri, non è tanto rilevante individuare il luogo preciso in cui tali incontri siano avvenuti (nell'ufficio del Ministro, nell'anticamera, all'ingresso o nella sala stampa), né precisare la natura degli eventi in cui tali incontri si siano tenuti (ufficiali, ufficiosi, istituzionali, informali o privati), né tanto meno verificare se il Ministro abbia effettivamente «mescolato»

o meno «l'attività istituzionale con attività di altro genere»: in verità, le stesse precisazioni e giustificazioni fornite dal Ministro, tra l'altro prontamente smentito anche dalla stampa albanese, appaiono alquanto deboli e inconsistenti;
fermo restando che, per questi ed altri aspetti, sarà l'autorità giudiziaria competente ad accertare le eventuali responsabilità e gli illeciti commessi, è, invece, particolarmente importante - perché ne va non solo della credibilità del nostro Paese, ma, soprattutto, della sua sicurezza - capire quali siano le motivazioni reali per cui esponenti delle nostre istituzioni si accompagnino a persone che esercitano un'intensa attività di «intermediazione» tra politica ed affari in maniera discutibile ed equivoca e quali siano gli interessi «in gioco»;
ciò che preoccupa seriamente - in quanto non solo rischia di alimentare un generale sentimento di disaffezione e delegittimazione nei confronti delle istituzioni, nonché di ledere irrimediabilmente l'immagine del nostro Paese, ma soprattutto perché testimonia l'inadeguatezza e la leggerezza con cui esponenti pubblici valutano la convenienza e l'opportunità di certe frequentazioni - è comunque la familiarità con cui il signor Lavitola abbia potuto avere libero accesso agli alti ambienti istituzionali, ai cellulari privati di personaggi noti, nonché la facilità con cui abbia potuto muoversi, a nome e per conto del Presidente del Consiglio dei ministri, negli ambienti privati, nelle istituzioni pubbliche e all'estero;
il progetto di delegittimare gli avversari politici attraverso la pratica del «dossieraggio», quello di influire sull'iter di provvedimenti - come la nomina del commissario per la ricostruzione dell'Aquila, la designazione dei vertici della Guardia di finanza, la legge sull'editoria, il cosiddetto lodo Alfano - nonché quello di condizionare la politica estera sulla base di presunti e non chiari interessi e vantaggi (personali o di lobby equivoche) rappresentano - al di là della loro effettiva realizzazione - un grave vulnus per la correttezza della vita istituzionale nel nostro Paese;
alla luce di quanto sta emergendo, sarebbe, quindi, opportuno, oltre che doveroso - al di là di giustificazioni meramente formali - chiarire i molti punti oscuri dell'intera vicenda, nonché sgombrare il campo da ogni dubbio circa possibili e inquietanti intrecci di affari ed interessi pubblici e privati -:
se e quali elementi il Governo sia in grado di fornire per fugare preoccupazioni o sospetti circa i condizionamenti operati dal signor Lavitola sulle scelte del Governo o di singoli esponenti dell'Esecutivo, in relazione a vicende non private o meramente politiche, ma di rilievo tipicamente istituzionale.
(3-01910)

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SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

STAGNO D'ALCONTRES, FALLICA, PUGLIESE, TERRANOVA, GRIMALDI e IAPICCA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Regione siciliana, su iniziativa del suo assessore alla sanità pro tempore, ha presentato, nel mese di settembre 2011, un piano di rimodulazione dei punti nascita ospedalieri, ove è prevista la soppressione di quelli ubicati nelle isole minori di Pantelleria e Lipari. Il piano prevede che gli stessi siano sostituiti da punti di emergenza attrezzati -:
fatte salve le competenze della regione autonoma Sicilia, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno vigilare affinché vengano in ogni caso garantiti i livelli essenziali di assistenza con riferimento agli istituendi punti di emergenza, posto che per poter assistere adeguatamente una puerpera con gravidanza a rischio o con complicanze è necessario che coesistano nello stesso ambito un'unità di terapia intensiva neonatale, una di anestesia e rianimazione ed un centro sangue.
(3-01911)

Interrogazione a risposta scritta:

FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, PUGLIESE, STAGNO D'ALCONTRES e TERRANOVA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo dati recenti (registro Margherita attivo da circa 10 anni, gruppo italiano per la valutazione degli interventi in terapia intensiva) la degenza media nelle terapie intensive del nostro Paese e di circa 4,5 giorni con un massimo di 6,7 nel raggruppamento meridionale:
a) più dell'89 per cento dei pazienti presentano necessità di ventilazione assistita invasiva o non e di monitoraggio o procedure di tipo cardiovascolare;
b) il 17,5 dei pazienti degenti in terapia intensiva hanno ulteriori complicanze di tipo respiratorio e cardiovascolare;
c) più del 91 per cento di coloro che vengono dimessi dalla terapia intensiva vengono trasferiti in reparti di degenza per acuti con una degenza media post terapia intensiva di 21,3 giorni, mentre solo l'1,7 per cento in reparti di riabilitazione dedicati;
occorre considerare il costo medio di un DRG (Diagnosis related group) complesso e complicato che necessita di trattamento in terapia intensiva (si vedano i dati del Ministero della salute per gli anni 2008-2009), quale che sia il danno d'organo alla base della patologia;
il piano sanitario nazionale promuove la continuità assistenziale con particolare riguardo alla attività riabilitativa ospedaliera e territoriale;
il Ministero della salute ha recentemente rilasciato il nuovo piano di indirizzo per la riabilitazione, che, mettendo in evidenza nuove necessità emergenti dovute all'evoluzione epidemiologica e demografica, sviluppo di nuove criticità nella fase post-acuta e lo sviluppo conseguente di gravi disabilità, raccomanda l'istituzione di unità per gravi patologie cardiache e respiratorie disabilitanti, unità semi intensive, gestite in regime riabilitativo con competenze e setting assistenziali adeguati alla gestione del paziente subcritico, che permettano una continuità assistenziale di livello elevato con costi decisamente contenuti;
tale piano di indirizzo ha ricevuto l'approvazione della conferenza Stato regioni, che ha richiesto inoltre l'istituzione di un organismo di controllo che verifichi l'applicazione del piano di indirizzo -:
come il Ministro interrogato intenda affrontare l'anomalia esistente dello scarso utilizzo delle strutture riabilitative per la gestione delle disabilità anche gravi nell'immediato in ambito post-acuzia;
come il Ministro interrogato intenda procedere per rendere operativa l'applicazione del nuovo piano di indirizzo per la riabilitazione, con particolare riguardo alla istituzione e alla gestione delle suddette unità per gravi disabilità cardiovascolari e respiratorie, nonché al controllo dei flussi di pazienti dalle terapie intensive alle stesse unità come definito dal piano;
come intenda procedere nella definizione del succitato organismo di controllo per l'applicazione del piano di indirizzo.
(4-13695)

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 23 luglio 2009, n. 99, istituisce la legge annuale per il mercato e la concorrenza, al fine di

rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo o amministrativo, all'apertura dei mercati, di promuovere lo sviluppo della concorrenza, anche con riferimento alle funzioni pubbliche e ai costi regolatori condizionanti l'esercizio delle attività economiche private, nonché di garantire la tutela dei consumatori;
sulla base dei termini fissati dalle legge istitutiva, entro il 30 maggio di ogni anno, trascorsi sessanta giorni dalla data di trasmissione al Governo della relazione annuale dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il Governo dovrebbe presentare alle Camere il primo disegno di legge annuale;
la mancata presentazione alla Camera del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, sia nell'anno 2010 che nel 2011, rappresenta un'evidente violazione del dettato della norma, che non consente di eludere i rilievi dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma al contrario impone all'Esecutivo di motivare le ragioni per cui ritenga di non dar seguito alle segnalazioni e ai pareri dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e delle altre autorità indipendenti;
anche in virtù della difficile contingenza economico-finanziaria che l'Italia si trova ad affrontare, le politiche di liberalizzazione nei maggiori settori del sistema produttivo sono una priorità non rinviabile, affinché l'economia possa ritrovare un sentiero di crescita duratura, di competitività internazionale e di ripresa della produttività;
con la presentazione al Parlamento del disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 41, 45, 97 e 118, primo comma, della Costituzione, attualmente in discussione alla Camera, il Governo ha mostrato un generale apprezzamento per le politiche di concorrenza e apertura del mercato; né i suddetti articoli, né altri vincoli di natura costituzionale, impediscono tuttavia al Governo di dar corso a quelle riforme che assicurino la conformità dell'ordinamento interno ai princìpi comunitari in materia di concorrenza e apertura dei mercati -:
per quali ragioni o, nel caso, per quali impedimenti di natura istituzionale, il Governo non abbia provveduto a presentare entro il 30 maggio 2010 e poi entro il 30 maggio 2011, secondo quanto previsto dall'articolo 47 della legge 23 luglio 2009, n. 99, il disegno di legge annuale per la concorrenza e il mercato;
se il Governo nelle prossime settimane intenda procedere, sebbene in ritardo, alla presentazione del suddetto disegno di legge annuale per la concorrenza e il mercato.
(2-01249)«Della Vedova, Raisi, Toto».

Interrogazioni a risposta immediata:

PORFIDIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Firema trasporti è una società per azioni italiana del settore metalmeccanico operante nella progettazione, costruzione e riparazione di locomotive, treni, metropolitane e tram;
solo poco tempo fa lo stabilimento Firema di Caserta veniva indicato da un importante quotidiano nazionale tra le dieci eccellenze imprenditoriali campane. La Firema si qualificava, infatti, per punti di forza ritenuti essenziali nel settore, ovvero ricerca tecnologica, impianti all'avanguardia e maestranze di elevata specializzazione;
l'azienda è stata poi colpita da una crisi finanziaria, meglio ancora da una crisi di liquidità, in quanto col precedente management ha incamerato anticipi su treni da produrre, con penali già scattate e col rischio, pertanto, che le commesse risultino in perdita. Il problema è derivato, soprattutto, dalla cessione di crediti ad altre aziende partner, circostanza che, in pratica, si è tradotta nel paradosso che Firema produce ma non incamera profitto;

a partire dal 2 agosto 2010, con decreto del Ministro interrogato, la Firema trasporti s.p.a. è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, a norma dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, ed è stato nominato commissario straordinario l'ex parlamentare Ernesto Stajano, cui è stata affidata la gestione dell'impresa;
a causa di questa situazione di forte disagio ed insicurezza sul futuro, gli operai - duramente colpiti dall'intera vicenda - hanno dato vita ad una serie di iniziative per richiamare l'attenzione degli enti responsabili sulle sorti dell'azienda, facendo ripetutamente notare come la Firema rappresenti in realtà non un'azienda in declino, bensì un fiore all'occhiello dell'intero settore e che essa stessa potrebbe rappresentare il punto di forza per un rilancio dell'intero settore in nome di un autentico made in Italy;
l'obiettivo potrebbe essere la costituzione di un vero e proprio polo tecnologico in provincia di Caserta in grado di costruire prodotti italiani di qualità nel settore dei trasporti, occupando tecnici e lavoratori italiani;
la Firema del resto rappresenta, per dimensioni e potenzialità, forse l'ultima grande realtà produttiva della provincia di Caserta, coinvolgendo migliaia di famiglie ed aziende legate all'indotto, e la sua chiusura rappresenterebbe l'ennesimo dramma per l'economia e la salute sociale della regione;
anche la vendita dell'azienda a privati stranieri sembra alle parti interessate una sorta di suicidio industriale che toglie ai molti per dare ai pochi, senza nessuna garanzia per i lavoratori ed i consumatori italiani;
tenendo presente le vertenze simili dell'Irisbus, dell'Alenia, della Fiat, di Fincantieri ed altre, appare sostanzialmente oscura quale sia, al momento, la nostra strategia industriale, che dovrebbe essere finalizzata a dare una possibilità di lavoro ed economia reale alle popolazioni meridionali, che sembrano sempre più condannate all'abbandono;
in questo senso prende consistenza l'ipotesi formulata nel recente rapporto Svimez, in cui si prevede che i giovani meridionali saranno costretti a lasciare la propria terra e portare le proprie forze e intelligenze al Nord -:
tenendo conto della necessità per l'Italia e per il Sud in particolare di rilanciare il proprio quadro industriale ed occupazionale e la centralità del settore dei trasporti, quali provvedimenti il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere per garantire il futuro lavorativo all'azienda Firema e rilanciare al contempo l'intero settore a livello nazionale e internazionale.
(3-01912)

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i mass media mettono in evidenza la grave crisi della televisione generalista e, in particolare, della Rai (si veda Il Corriere della Sera del 9 ottobre 2011, pagine 1 e 8), che, nonostante da anni insegua il concorrente commerciale Mediaset, a scapito ovviamente degli investimenti nel servizio pubblico, vanterebbe nei confronti

dello Stato, cioè del contribuente, un credito di un miliardo e mezzo di euro;
tale credito, almeno da quanto appare da notizie di stampa mai smentite, troverebbe la sua motivazione, che oseremmo definire quantomeno anomala, nel fatto che la Rai, pur inseguendo il carattere commerciale di Mediaset, abbia speso per il servizio pubblico un miliardo e mezzo in più di quanto ricevuto dallo Stato;
quanto sopra dimenticando che il servizio pubblico è regolato anche nel quantum dal contratto di servizio, che prevede appunto, triennio per triennio, la possibilità di incremento del canone tenendo conto dell'inflazione;
in base alle sentenze della Corte costituzionale il cosiddetto canone Rai è da considerare una imposta di possesso sull'apparecchio televisivo, il cui importo è definito da leggi dello Stato e non da convenzioni di servizio;
il contratto di servizio necessario per l'espletamento del servizio pubblico è stato rinnovato con grave ritardo, solamente a metà del 2011, nonostante i richiami dell'authority competente;
la Rai, ad avviso degli interroganti, è l'unico caso nel settore commerciale mondiale dove al cliente che paga, il cittadino contribuente, è preclusa la possibilità di conoscere il prodotto che compra;
il cittadino nulla sa in concreto sulle modalità di scelta delle fiction, sull'individuazione degli artisti, sui costi, che non ci meraviglieremmo che fossero messi a carico del servizio pubblico e, pertanto, dell'utenza;
lo stesso dicasi per gli spettacoli di varietà (peraltro, molti dei quali in oggettivo contrasto con le finalità del servizio pubblico), che non vorremmo anche quelli pagati con i canoni dei contribuenti;
gli unici bandi pubblici per l'assunzione di personale sono quelli dei componenti dell'orchestra della Rai, per gli altri undicimila non si sa se le assunzioni e le carriere avvengano per meritocrazia o in base ad altri principi;
nulla si sa sulle modalità di scelta degli artisti, dei presentatori e di tutte quelle persone che acquistano notorietà attraverso il mezzo televisivo, se i compensi, secretati nel loro ammontare, tengano conto dei guadagni aggiuntivi derivanti dalla predetta popolarità (pubblicità, promozioni, serate e quant'altro), se sia rispettato il principio della libera concorrenza e delle pari opportunità;
nulla si sa dei contratti della Rai, dei compensi, dei criteri di scelta e quant'altro, pur essendo noto che le spese e la qualità dei prodotti vengono generati dai contratti;
nulla si sa, se non per voce di popolo, in quante cause la Rai sia risultata vincitrice e in quante parte soccombente, quante siano le cause in corso e quale sia l'importo previsto in caso di soccombenza;
l'unica cosa che si è venuti a sapere dai media è che la sommatoria di tutte le attività e le modalità previste per la messa in onda dei programmi di servizio pubblico, per cui non è stata definita la natura, tipologia e quant'altro a causa della vacanza del contratto di servizio, avrebbero portato a un dissesto di per sé idoneo a mettere in pericolo l'attività della Rai -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per fare definitivamente chiarezza sullo stato dei conti di Rai spa, rigettando la richiesta di trasferimenti ulteriori di risorse rispetto a quelle derivanti dall'ordinario canone Rai.
(3-01913)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALLASIA, CAVALLOTTO, TORAZZI, MAGGIONI e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Seat PagineGialle spa è una delle più importanti realtà nazionali, presente con 140 agenzie sul territorio italiano, la quale, direttamente o indirettamente

attraverso l'indotto, occupa circa 6.000 persone in Italia e movimenta attraverso i suoi servizi e i suoi 500 mila clienti (per lo più piccole e medie imprese) alcuni punti percentuali di prodotto interno lordo;
tale azienda ha sempre avuto radici occupazionali e imprenditoriali nella provincia di Torino e sul territorio piemontese, dove è presente con la direzione generale, contando circa 1.000 dipendenti, 7 agenzie (web point) e un call center con circa 500 dipendenti, rappresentando un punto di riferimento irrinunciabile nel suo settore, con importantissime ricadute anche sul tessuto sociale, economico e culturale del nostro Paese;
tale colosso aziendale sta attraversando uno dei momenti più delicati della sua esistenza, da un lato completando il percorso di trasformazione da azienda venditrice di spazi pubblicitari a player internazionale nel settore dell'editoria e del marketing multimediale, e dall'altro trovandosi a confronto con la soluzione del soffocante debito finanziario originato da una operazione di leverage buy out attuata dagli attuali azionisti, considerata tra le più spregiudicate degli ultimi anni in Europa; peraltro proprio in questo periodo le tensioni tra gli azionisti, gli investitori e il comitato di banche creditrici, stanno generando una situazione di irrigidimento che potrebbe generare impreviste difficoltà nel progetto di ristrutturazione finanziaria in atto, necessario per il rilancio dell'azienda;
da una situazione di stasi potrebbero inoltre palesarsi rischi importanti per gli equilibri di tale società, derivati dai risultati di eventuali ulteriori operazioni di finanza spregiudicata, che porterebbero a un inaccettabile depauperamento del patrimonio aziendale, lavorativo e imprenditoriale del Paese, mettendo anche a rischio moltissimi posti di lavoro -:
se il Governo per quanto di competenza non ritenga doveroso intraprendere un'azione conoscitiva rispetto alla situazione che sta vivendo l'azienda Seat PagineGialle spa individuando le criticità e agevolando il processo di soluzione della stessa nel complesso tavolo di trattativa sul progetto di ristrutturazione finanziaria, nell'ottica di tutelare i lavoratori e tutto il patrimonio indotto che tale realtà industriale, a caratura internazionale, rappresenta per il Paese.
(5-05596)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Boccia e altri n. 1-00714, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

La mozione Lulli e altri n. 1-00738, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 24 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.

La mozione Siragusa e altri n. 1-00741, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 24 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cenni.

Apposizione di firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

La mozione Valducci ed altri n. 1-00737, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 24 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dall'onorevole Desiderati e, conseguentemente, con il consenso del primo firmatario e degli altri sottoscrittori, l'ordine dei firmatari si intende così modificato: «Valducci, Desiderati, Pionati, Biasotti, Bernardo, Simeoni, Garofalo, Bergamini, Cesaro, Colucci, Antonino Foti, Landolfi, Lupi, Nizzi, Piso, Testoni, Verdini».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bellanova n. 5-04942, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Ghizzoni e altri n. 5-05585, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 24 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Marantelli n. 2-01240 del 19 ottobre 2011;
interrogazione a risposta orale Cera n. 3-01900 del 19 ottobre 2011.