XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 17 dicembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
considerato che:
l'amministrazione della difesa è stata interessata da una ristrutturazione in chiave fortemente riduttiva (legge n. 549 del 1995 e decreto legislativo n. 265 del 1997) che ha fissato la nuova dotazione organica del personale civile inquadrato nelle qualifiche funzionali in 43.000 unità con una conseguente riduzione di 7.250 unità (14,4 per cento) rispetto all'organico vigente nel 1997 (50.250 unità);
parallelamente a causa delle forti uscite per pensionamento (più di 1.200 unità l'anno), non compensate da corrispondenti assunzioni, risulta una carenza di addirittura 8.384 unità rispetto alle dotazioni organiche di regime;
tali carenze stanno progressivamente determinando gravi e diffuse inefficienze nei più importanti enti dell'amministrazione della difesa, oltre a gravi evidenti ripercussioni sulla funzionalità degli enti della difesa, ammesse anche dal Governo in sede parlamentare;
per far fronte alle suddette gravi carenze, che comunque continuano a incrementarsi con ritmo sostenuto a causa di ulteriori pensionamenti, vengono istituiti ed autorizzati nuovi concorsi pubblici indispensabili per sopperire alle più immediate esigenze di funzionamento degli enti;
al termine della fase concorsuale, a causa delle limitazioni alle assunzioni previste dalla normativa vigente, non segue però il relativo procedimento di assunzioni per compensare le riduzioni in organico;
questo fatto oltre che incidere negativamente nei confronti della già precaria situazione del personale, ha determinato un grave senso di frustrazione negli oltre 500 vincitori di concorso non assunti che vedono negata una legittima aspettativa;
la situazione diventa paradossale e, considerando gli impegni crescenti che l'amministrazione della difesa è chiamata a svolgere in campo nazionale e internazionale, addirittura controproducente,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile per garantire l'assunzione dei vincitori dei concorsi espletati dall'amministrazione della difesa.
(7-00102) «Damiano, Rugghia».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'alluvione degli ultimi giorni, peraltro ancora in corso, si è abbattuta sulla Calabria provocando danni ingenti su molte parti del territorio regionale;
l'ondata di maltempo delle ultime ore ha provocato anche la morte di tre persone: a Polistena (Reggio Calabria) un uomo ha perso la vita nel crollo di un ponte; a Reggio Calabria un anziano è deceduto per un malore dopo che il ramo di un albero aveva colpito la sua auto; un giovane è morto nel catanzarese per un incidente stradale causato dalla forte pioggia;
i danni a strade, case, attività commerciali, imprese e servizi risultano davvero enormi;

molti comuni della Calabria sono rimasti isolati a causa di smottamenti e crolli;
numerosi fiumi e torrenti della Regione sono tracimati ed hanno provocato enormi danni;
molti paesi della Piana di Gioia Tauro ed aspromontani sono stati costretti ad aggiungere anche danni alle colture agrumicole ed olivicole;
l'intero lungomare di Caulonia, sulla fascia jonica reggina, ha ceduto anche per le forti mareggiate;
nel Vibonese, già colpito dall'alluvione del 3 luglio 2006, e nella zona delle Pre-Serre e delle Serre si registrano danni ingenti all'agricoltura, alle attività commerciali ed imprenditoriali, nonché alla viabilità del territorio;
nel cosentino si sono verificati numerosi smottamenti di terreno, allagamenti di case, cadute di alberi e di frane; lo straripamento del fiume Crati ha costretto all'evacuazione di 200 nuclei familiari;
i danni hanno colpito i comuni costieri ma anche molti comuni delle zone interne della Calabria;
in Calabria, purtroppo, non è mai stata attuata una seria politica di salvaguardia e difesa del territorio: fiumi e torrenti non sono mai stati messi in sicurezza e nessun piano contro il dissesto idro-geologico dell'intera Regione risulta essere mai stato attuato -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda attuare per sopperire agli ingenti danni causati in Calabria dall'ultima alluvione;
se non ritengano, altresì, necessario ed urgente avviare adeguati interventi per finanziare un necessario piano per il riassetto idro-geologico della Regione.
(4-01889)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

EVANGELISTI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 3 dicembre, nel corso della discussione presso la III Commissione della Camera dei deputati sulla risoluzione n. 7-00047 presentata dall'onorevole Guzzanti, relativa alla presenza dell'Organizzazione dei Mujahidin del Popolo Iraniano (OMPI) nella lista dell'Unione europea delle persone e delle entità i cui fondi devono essere congelati nell'ambito della lotta al terrorismo, il sottosegretario Mantica, nel suo intervento ha, tra l'altro segnalato che nel Regno Unito vi sono state solo pronunce della magistratura mentre non risultano atti di natura politica o parlamentare da cui ricavare un giudizio positivo sulle attività dell'OMPI, con l'unica eccezione di una mera dichiarazione espressa dai componenti della Camera dei Lords con cui si chiede al Governo di dare seguito alle sentenze;
in un successivo intervento veniva, invece, segnalato che il 23 giugno 2008 le due Camere del Parlamento britannico avevano approvato un documento per la rimozione dell'OMPI dalla cosiddetta black list nazionale e che, inoltre, il Consiglio europeo può prevedere l'inserimento di un'organizzazione nella black list solo sulla base di una sentenza passata in giudicato;
duranteun ulteriore intervento, veniva depositato presso la Commissione l'atto parlamentare n. 1645 della serie degli Statutory Instruments, recante la data del 23 giugno 2008, relativo alla cancellazione dalla lista nazionale delle organizzazioni terroristiche dei Mujahidin del popolo;
il sottosegretario Mantica, nella sua replica, non ha ritenuto che il citato documento potesse configurare una deliberazione

politica inequivocabilmente riferibile al Parlamento britannico, pur esprimendo disponibilità a procedere a un approfondimento del testo stesso -:
se il Ministro sia a conoscenza dei documenti segnalati in premessa e se disponga di informazioni che ne attestino l'ufficialità;
qualora risultasse ufficiale l'esistenza di deliberazioni del Parlamento britannico su quanto citato nella premessa, per quale motivo il sottosegretario Mantica abbia ribadito, invece, l'inesistenza di alcun documento approvato dal Parlamento britannico, quale sia la sua valutazione in merito e quali siano i risultati dei preannunciati approfondimenti.
(5-00790)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
a seguito degli ultimi violenti eventi calamitosi verificatisi nei giorni scorsi nel territorio pugliese, smottamenti e frane hanno interessato la zona garganica coinvolgendo, provocando notevoli danni, la strada statale 272 in particolare in prossimità del km 21,900, nel territorio del Comune di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia;
l'evento franoso ha fatto scivolare le carreggiate dell'asse viario sul sottostante letto del torrente Iana rendendone impercorribile il flusso veicolare, che al momento viene deviato su un percorso alternativo che presenta strade piccole e strette all'interno del territorio del Parco del Gargano che rendono complicata la circolazione;
l'arteria costituisce un nodo viario fondamentale per il territorio circostante in quanto unica strada a scorrimento della zona e si disloca nella cosiddetta Via Sacra dei Longobardi, asse fondamentale di collegamento tra San Severo, l'autostrada A14 Adriatica e San Giovanni Rotondo, zona ad alto interesse turistico, con milioni di presenze ogni anno di pellegrini che transitano per raggiungere e visitare i luoghi sacri dedicati a San Pio da Pietralcina e la basilica di San Michele a Monte San Angelo;
già nel passato il tratto stradale in questione, a causa del suo posizionamento particolare tra i costoni di montagna e il corso del torrente Tano è stata interessata da eventi che ne hanno compromesso la piena e funzionale operatività, il tutto aggravato da una carente manutenzione per un tratto che invece necessiterebbe di interventi strutturali in quanto sottoposto al continuo passaggio di migliaia di autovetture, autoveicoli e autolinee diretti verso le zone turistiche dell'area e inoltre da migliaia di malati che si recano a curarsi nel presidio ospedaliero «Casa del sollievo dalla sofferenza» di San Giovanni rotondo;
il comune di San Marco in Lamis, competente sul tratto di strada interessato che in realtà invece dovrebbe dipendere dalla competenza statale dell'Anas, si trova tra l'altro in una situazione di estrema criticità finanziaria e non può provvedere all'impegno delle spese per una rapida risoluzione della problematica e la riapertura del tratto viario -:
quali misure intendano adottare nel più breve tempo possibile per provvedere alla riapertura dell'asse viario colpito dagli eventi alluvionali e franosi che ne limitano la circolazione e quali iniziative intendano, assumere per promuovere un piano per la messa in sicurezza dell'arteria e dell'area limitrofa interessata, in particolare nel tratto gfin corrispondenza del comune di San Marco in Lamis.
(2-00255) «Cera».

Interrogazione a risposta scritta:

FUGATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi ha fatto molto clamore in Trentino dell'inchiesta svolta dalla Procura della Repubblica di Trento su una cava sita in località Marter, nel Comune di Roncegno in Valsugana;
secondo l'inchiesta, da quanto si apprende da fonti di stampa, pesanti sono i dubbi su come venivano effettuati i controlli e le certificazioni da parte degli uffici competenti, sui campioni di materiale prelevati dalla cava, che sarebbero stati opportunamente modificati al fine di ottenere valori delle analisi a norma;
la popolazione locale è scossa per questa vicenda, anche perché da molto tempo aveva avanzato denunce alle autorità competenti trentine senza però ottenere nulla in termini di controlli effettuati sulla cava;
su questo punto occorre far rilevare che a far partire l'inchiesta è stato l'intervento del Corpo Forestale di Vicenza, dopo che le autorità forestali e provinciali trentine non avevano ritenuto necessario intervenire;
la Procura della Repubblica di Trento, secondo quanto ha riportato la stampa locale, avrebbe riferito che le autorità provinciali trentine non hanno fatto nessun tipo di controllo sulla cava in questione, dove sarebbero finiti anche terreni impregnati di idrocarburi;
questa vicenda ha messo in forte dubbio l'efficienza e la serietà dei controlli effettuati dalle autorità provinciali trentine accusate da più parti di essere «collegate» al sistema politico provinciale Trentino, e quindi di non effettuare controlli corretti ed efficienti tanto da dover «subire» l'intervento dei colleghi veneti. In definitiva, queste sono le accuse mosse da più parti, si è assistito sostanzialmente all'asservimento dei tecnici provinciali al potere politico;
questi fatti hanno riportato all'ordine del giorno la «questione morale» in Trentino, tanto che alcuni consiglieri del Partito Democratico, appartenenti alla maggioranza di centrosinistra che governa il Trentino, hanno richiesto la istituzione di una commissione di inchiesta sui fatti della cava di Roncegno;
nei mesi scorsi il Trentino aveva visto scoppiare una inchiesta sulle tangenti, con il coinvolgimento di esponenti del centrosinistra, che forte clamore aveva causato nell'opinione pubblica trentina -:
quale che sia l'esito della vicenda giudiziaria, appare all'interrogante evidente che il sistema dei controlli provinciali non ha funzionato -:
se il Ministro abbia avuto segnalazioni su questa vicenda dalle autorità forestali venete, e se risulti che vi siano rischi per la popolazione locale.
(4-01903)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

VERSACE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito con modificazioni in legge 20 febbraio 2008, n. 31, prevede (all'articolo 36) la possibilità, da parte del contribuente, di chiedere rateizzazioni relativamente a pagamenti per i quali abbia ricevuto «cartelle esattoriali» dagli agenti della riscossione, operanti nell'ambito delle società del gruppo Equitalia spa;
lo spirito della legge è quello di coniugare l'ottemperanza di pagamenti dovuti (per i quali vengono emesse «cartelle esattoriali») con momentanee carenze di liquidità dei contribuenti, derivanti sovente - soprattutto nel caso di imprese - da ritardi nei flussi di incassi, ritardi, che

nei casi di crediti verso la Pubblica Amministrazione, hanno, come è noto, tempi molto lunghi;
tale agevolazione va a consolidare il fondamentale rapporto di fiducia e collaborazione tra Stato e cittadino, da tutti ripetutamente auspicato e sancito anche dallo Statuto del Contribuente (articoli 10 e 13, della legge n. 212 del 27 luglio 2000);
l'obiettivo del legislatore è anche quello di invogliare il contribuente a definire «partite aperte», al fine di evitare contenziosi lunghi e costosi (tanto per il privato che per la Pubblica amministrazione), connessi sia alla correttezza formale che sostanziale delle «cartelle esattoriali», sia alle procedure ed agli adempimenti riguardanti gli iter espropriativi;
il compito di Equitalia spa, come si legge nel suo stesso sito Web, è quello di «...contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all'efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente...» introducendo «...un approccio al contribuente basato anche sulla possibilità di utilizzo di più efficaci strumenti di relazione, ...orientato all'ascolto dei cittadini e all'efficacia dei risultati»;
le società del gruppo Equitalia spa, in applicazione della legge 20 febbraio 2008 n. 31 dopo aver, comunque, già posto una serie di vincoli e paletti (presentazione dell'Isee, eccetera) continuano a concedere la rateizzazione richiesta, stabilendo piani di ammortamento che fanno gravare su un'unica rata, quella iniziale, oltre alla «quota capitale», la totalità delle «quote di interessi di dilazione», degli «interessi di mora», delle «spese esecutive», dei «diritti di notifica della cartella» e dei «compensi di riscossione»;
la detta rata iniziale, pertanto, viene ad essere «gonfiata», e spesso raggiunge, importi superiori al 25-30 per cento del totale dei pagamenti oggetto di rateizzazione, con punte che sfiorano anche il 50 per cento del totale, rendendo, di fatto, impossibile l'accesso alla rateizzazione, da parte di molti contribuenti;
le conseguenze di questa degenerazione stanno provocando grandi problemi alle famiglie e alle piccole e medie imprese, che costituiscono la struttura portante dell'economia del nostro Paese -:
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare in merito alle problematiche evidenziate, affinché le società del gruppo Equitalia spa, nell'applicazione della legge 20 febbraio 2008 n. 31, operino nel perseguimento di un'autentica equità fiscale;
se non ritenga opportuno stabilire che i piani di ammortamento (elaborati da Equitalia spa) prevedano che gli importi da pagare siano suddivisi secondo rate costanti ed uguali tra loro.
(4-01886)

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2008 scadranno i contratti a tempo determinato di 23 dipendenti di Equitalia Frosinone spa, Agente della riscossione della provincia di Frosinone;
grazie all'operato dei propri dipendenti, l'Agente della riscossione della provincia di Frosinone è tra primi per incasso a livello nazionale -:
quali opportune iniziative intenda adottare per favorire la stabilizzazione del personale in scadenza di contratto che ha contribuito al raggiungimento dei risultati suddetti e che rappresenta un esempio per altre identiche realtà lavorative.
(4-01891)

BARBARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a distanza di 7 anni circa dall'acquisizione dell'istituto da parte di Luna holding (società appartenente a «The Morgan

Stanley Real Estate Funds») ed il successivo totale passaggio del capitale azionario da parte di quest'ultima a Morgan Stanley, avvenuto nel giugno del 2006, la proprietà, nel febbraio 2008, ha ufficializzato di voler dismettere la propria partecipazione in Fonspa, dichiarando di non essere più interessata ai mutui residenziali in Italia;
già in occasione del piano industriale varato nel 2000 (quando gli ex azionisti di riferimento Credito Italiano SpA e Banca Commerciale Italiana decisero di dismettere la propria partecipazione in Fonspa) che impose una drastica riduzione di personale, da 312 lavoratori il personale si ridusse a 156, le Organizzazioni sindacali di categoria espressero, in una lettera inviata in data 22 maggio 2000 alla stessa Banca d'Italia ed ad altre istituzioni competenti, la loro forte preoccupazione circa le prospettive di sviluppo della Banca, il timore che «esaurito l'affare della cartolarizzazione dei crediti e dei relativi immobili si sarebbe dato corso alla liquidazione dell'Istituto»;
la volontà del gruppo Morgan Stanley era quella di fornire un servizio in esclusiva che in Italia non aveva concorrenti e in tale ottica avviò nel 2002 sia il progetto di ristrutturazione del gruppo Fonspa, autorizzato dalla Banca d'Italia in data 24 settembre 2002, che la dismissione dell'immobile di proprietà, giustificata dalla necessità di liberare risorse patrimoniali, acquisire liquidità che si sarebbero poi utilmente investite in attività;
al di là di suggestivi progetti che non hanno mai trovato pratica attuazione, in tutti questi anni non risulta che l'azionista, cartolarizzati i crediti e alienata la sede storica dell'istituto, abbia mai investito seriamente e significativamente, né tantomeno abbia portato nuove lavorazioni (così come previsto nel piano industriale del 2000) che potessero arrecare benefìci in termini di redditività al conto economico;
quando poi il ridursi fisiologico dei portafogli cartolarizzati amministrati e il naufragare di tutti i progetti alternativi hanno portato l'azionista alla decisione di riprendere l'attività creditizia, cosa resa possibile dal mantenimento della licenza bancaria fortemente voluto dalle Organizzazioni sindacali, anche questa attività non è stata supportata da idonei investimenti;
quindi in un periodo d'oro per il mercato immobiliare e dei mutui ipotecari, dove altre banche hanno saputo cogliere la favorevole contingenza, Morgan Stanley non ha saputo o voluto investire concretamente per sfruttare tramite il Fonspa questa opportunità di mercato;
Morgan Stanley ha deciso di voler dismettere la propria partecipazione in Fonspa, dichiarando di non essere più interessata al mercato dei mutui residenziali, un mercato che anche se a livello internazionale sta conoscendo battute di arresto relativamente ai mutui «sub-prime», non ha visto, allo stato, interessato il mercato italiano che non si è lasciato coinvolgere in operazioni ad alto rischio;
sarebbe utile conoscere quali fatti aziendali o economici abbiano indotto il Gruppo Morgan Stanley a prendere la decisione di dismettere l'attività del Fonspa, sconfessando totalmente i piani industriali e di sviluppo, tempo per tempo, illustrati alle organizzazioni sindacali ed alle autorità competenti -:
se e come il Governo intenda intervenire, viste anche le forti preoccupazioni delle Organizzazioni sindacali di categoria sul futuro aziendale e ferme restando le competenze della Banca d'Italia, a tutela della salvaguardia dei livelli occupazionali.
(4-01902)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale risultano pubblicati, sempre più spesso, i decreti con cui

il Direttore generale della giustizia civile procede al riconoscimento del titolo professionale di «Abogato», conseguito in spagna da giovani italiani laureati in giurisprudenza, attraverso il quale gli interessati, previo superamento di una prova attitudinale orale, possono ottenere l'iscrizione all'albo degli avvocati;
sorge il dubbio che l'ottenimento di detto riconoscimento sia considerato un percorso agevolato per ottenere l'iscrizione all'albo degli avvocati senza seguire la procedura ordinaria che prevede lo svolgimento di un esame scritto e orale-:
quante siano le rischieste di riconoscimento presentate al competente ministero per ottenere, nel modo descritto, l'iscrizione all'albo degli avvocati;
da chi sia composta la Commissione esaminatrice, ove si svolgano detti esami e a chi competa la designazione dei commissari;
quale sia la provenienza universitaria dei richiedenti;
se i richiedenti risultino aver partecipato all'esame per la professione di avvocato in Italia;
quali verifiche o controlli competano, nei casi di richiesta di riconoscimento, al Ministero della giustizia e come vengano adempiuti anche con riferimento ai procedimenti conclusi.
(5-00779)

Interrogazione a risposta scritta:

LAFFRANCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si è appresa la notizia della partecipazione di Amanda Knox al film «L'ultima città», finanziato dalla Regione Umbria, girato nel carcere di Capanne e destinato ad essere proiettato nell'ambito del Batik Film Festival;
è noto che Amanda Knox è imputata dell'omicidio della studentessa inglese, Meredith Kercher, uccisa a Perugia la notte di Ognissanti del 2007;
proprio la barbara uccisione di Meredith è stata la «fortuna» mediatica di Amanda Knox, che, ad un anno di distanza dal tragico evento, rimane agli «onori delle cronache» non solo giudiziarie;
al di là del caso singolo, risulta davvero incredibile l'attenzione prestata da alcune istituzioni pubbliche verso chi commette reati a fronte dell'indifferenza mostrata verso chi invece li subisce;
il film è stato finanziato, con denaro pubblico, nell'ambito di un progetto per la rieducazione e il reinserimento sociale delle detenute;
è inaccettabile la scusante per cui escludere la Knox dal cast sarebbe stata una discriminazione, dal momento che questa allo stato è ancora una persona sottoposta a misura cautelare preventiva, in attesa di giudizio, con un procedimento giudiziario in corso e, dunque, aperto ad ogni conclusione;
la vicenda ha scosso profondamente gli animi degli italiani provocando una incontenibile indignazione ed ha provocato un grave danno all'immagine della città di Perugia ed alle università del capoluogo umbro;
l'utilizzo della figura di chi è accusato o condannato per un reato, ed è diventato noto al pubblico per tale motivo, oltre ad essere eticamente inaccettabile e offensivo per la memoria della vittima dell'efferato delitto e per la sensibilità della sua famiglia, potrebbe costituire una sorta di «istigazione» a delinquere per raggiungere la fama e conseguenti vantaggi economici -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti e quali iniziative intenda adottare per far sì che non si verifichino più casi del genere;
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla necessità di intervenire, con iniziative anche legislative, volte a vietare l'utilizzo dell'immagine di persone che sono accusate o si sono macchiate

di delitti efferati, cui non si vuole certo negare il diritto alla rieducazione e al reinserimento sociale, ma neanche offrirle alla società come star mediatiche.
(4-01899)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:

VELO, NANNICINI e META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.- Per sapere - premesso che:
come noto, il vigente articolo 117 del codice della strada, così come modificato dal decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, prevede per i neo titolari di patente di guida di categoria B, il divieto di guida, per il primo anno dal rilascio, di autoveicoli aventi una potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 50 kw/t;
originariamente, tale disposizione avrebbe dovuto trovare applicazione a far data al centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto n. 117 del 2007, e, pertanto, a decorrere dal 30 gennaio 2008. Successivamente con l'articolo 22 del decreto-legge n. 248 del 2007, l'applicazione della normativa è stata prorogata al 1o luglio 2008 e ulteriormente prorogata dall'articolo 4, comma 4, del decreto-legge n. 97 del 2008, al 1o gennaio 2009;
gli interventi di rinvio sono stati originati dalle numerose problematiche e obiezioni emerse, sin dai primi giorni successivi all'adozione della richiamata disposizione, in ragione delle incongruenze che si sarebbero venute a determinare, escludendo la possibilità di guida della maggior parte delle nuove vetture di piccola cilindrata e autorizzando, invece, la guida di veicoli di grande potenza e ingombro;
tale aspetto, insieme a molte altre questioni, è stato oggetto di riformulazione nella scorsa legislatura, con il disegno di legge atto Camera n. 2480, e riproposto dal gruppo del Partito Democratico, in questa legislatura, con le opportune modifiche. Tale progetto di legge ha iniziato il suo iter alla Camera dei deputati, ma certamente non potrà divenire legge entro il richiamato termine del 1o gennaio 2009 -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di escludere l'entrata in vigore della richiamata disposizione, senza le opportune riformulazioni che consentano di eliminare le evidenziate incongruenze.
(5-00784)

MONTAGNOLI, SALVINI, FUGATTI, BUONANNO e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla rete ferroviaria lombarda, con l'entrata in vigore del nuovo orario, sono stati soppressi tre treni (quello delle 6,35 da Como e i due treni delle 6,23 e 6,33 da Bergamo, via Carnate) dei 34 in arrivo a Monza verso Milano. La soppressione dei 2 treni da Bergamo ha comportato ritardi di 10-15 minuti ai treni successivi e situazioni di straordinario sovraffollamento, in quanto i viaggiatori di Carnate, Arcore e Monza si sono dovuti concentrare sui 5 treni successivi provenienti da Lecco/Sondrio e Bergamo (via Carnate);
sulla linea Milano-Chiasso, su cui già prima del cambio orario i 3 treni dell'ora di punta risultavano molto affollati (al limite della loro capienza), si è registrato un aumento dell'affollamento per la soppressione del treno delle 6,35. I treni viaggiavano mediamente con 5 minuti di ritardo. Sul nodo di Treviglio, in una recente mattina per quanto riguarda i 20 treni in arrivo a Pioltello verso Milano, i treni della Milano-Brescia, Bergamo e Cremona, hanno viaggiato fino alle 8,30 sostanzialmente in orario;

le due navette Treviglio-Milano hanno registrato ritardi superiori ai 20 minuti, senza tuttavia creare eccessivi problemi di sovraffollamento ai treni successivi. I problemi sulla linea sono stati causati dalla soppressione dell'Eurostar delle 7,40 da Brescia: i successivi treni del trasporto regionale provenienti da Brescia si sono dovuti far carico dei viaggiatori del treno soppresso, accumulando pesanti ritardi e situazioni di sovraffollamento. Il treno 10610 è stato soppresso, il treno 2092 è arrivato in Centrale con 45 minuti di ritardo;
i treni interregionali registravano un tasso di affollamento analogo alla situazione prima del cambio orario. Il primo Eurostarcity utile per arrivare a Milano (previsto in Centrale alle 8,25) a Pioltello, ha addirittura ceduto il passo al treno Eurostar proveniente da Venezia, accumulando ulteriori 15 minuti di ritardo;
i treni della linea Milano-Bergamo via Treviglio, composti da 7 vetture doppio piano, hanno viaggiato in orario, fuorché il treno delle 8,02 previsto in Centrale alle 8,50, che ha registrato 10 minuti di ritardo;
il treno in partenza alle 7,19 da Piacenza per Milano (con fermate a Casalpusterlengo, Lodi e Milano), inizialmente previsto dalla Regione Emilia-Romagna e il cui servizio era stato incluso nel documento allegato al patto del trasporto pubblico locale come requisito essenziale dalla Provincia di Lodi, non è stato effettuato;
nella regione Veneto risulta essere entrato in vigore un orario non concordato, come ha riconosciuto la stessa Trenitalia, come non era stato concordato quello dell'anno scorso;
nel sistema ferroviario regionale è stato optato per quello che al momento appare come il male minore: rispetto alla prospettiva che i pendolari debbano pagare due abbonamenti, uno per i treni Eurostar e uno per quelli regionali, con una maggiorazione del 5 per cento si potrà avere l'abbonamento «unico»;
i pendolari e l'amministrazione regionale hanno ribadito la non accettazione del nuovo orario in vigore dal 14 dicembre per le pesanti ricadute sul trasporto regionale e sui pendolari, essendo fermamente contrari alle interferenze dei treni a lunga percorrenza con il trasporto regionale negli orari di punta, perché questo comporta allungamenti dei tempi di percorrenza anche di mezz'ora su tratte brevi e spostamenti di orario penalizzanti;
nello stesso comparto risultano essere stati effettuati tagli corse, infatti alla preannunciata sostituzione di alcuni convogli ferroviari con un servizio di autobus, saranno soppressi solo quelli con una frequentazione inferiore ai 36 passeggeri e non 50, come voleva Trenitalia. Rispetto alle 21 corse sostitutive previste da Trenitalia, la Regione «salva» 4 treni;
nella regione Trentino-Alto Adige è stato cancellato l'Eurostar Bolzano-Roma, sia in andata che nella tratta inversa, cancellazione che costringe gli utenti ad usufruire del trasporto aereo per recarsi in tempi rapidi a Roma, con l'inconveniente che risultano essere esponenzialmente più costosi, mentre se si vogliono usare i treni previsti, il viaggio verso la capitale ha una durata di un'ora e due minuti in più;
anche il Piemonte è travolto da questa ristrutturazione negativa, infatti molti convogli ferroviari sono stati sostituiti da servizi di autobus come sulla linea Varallo Sesia-Novara, Santhià-Torino e Biella-Torino, il che comporta una riduzione di posti disponibili e di ritardi nelle corse -:
se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire presso i vertici di Trenitalia al fine sia di fare rispettare gli accordi sottoscritti sia di concertare con le realtà locali la predisposizione di un orario ferroviario che tenga conto delle esigenze dei pendolari, che risultano essere penalizzati oltre ogni limite.
(5-00785)

BERGAMINI e BIASOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il nuovo orario ferroviario, che è entrato in vigore dal 14 dicembre, prevede la soppressione dell'unico treno Eurostar sulla linea Genova-Roma che sosta nella stazione di Viareggio;
in sostituzione dell'Eurostar è entrato in funzione un nuovo tipo di treno, denominato «Eurostar city», che sosterà nella stazione di Viareggio soltanto nel percorso in direzione nord, mentre non si fermerà nel percorso in direzione sud;
la scelta compiuta da Trenitalia rappresenta una grave penalizzazione per Viareggio, sia con riferimento alla possibilità di ricorrere al trasporto ferroviario per spostamenti a lunga distanza da parte dei residenti della città e dell'area circostante, sia con riferimento alle prospettive di sviluppo di un centro a forte vocazione turistica, che già adesso risultano limitate per l'insufficienza dei collegamenti ferroviari;
si tratta altresì di una decisione che non sembra giustificata da criteri oggettivi, dal momento che, per limitarsi alla medesima linea, è stata mantenuta sia in direzione nord, sia in direzione sud la sosta del treno «Eurostar city» nella stazione di Follonica, che conta una popolazione pari a poco più di un terzo di quella di Viareggio -:
quali iniziative intenda assumere nei confronti di Trenitalia per garantire, in primo luogo, la fermata nella stazione di Viareggio del treno «Eurostar City» sulla linea Genova-Roma anche nel percorso in direzione sud e, più in generale, il potenziamento dei collegamenti mediante treni a lunga percorrenza che interessano Viareggio.
(5-00786)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FRONER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 14 dicembre, nella tratta Bolzano-Roma, Trenitalia ha ridotto del 50 per cento gli Eurostar e cambiato l'orario di altri treni, con la conseguenza dell'aumento dei tempi di percorrenza (almeno un'ora sulla direttrice Roma-Trento) e, inspiegabilmente, anche dell'aumento del costo dei biglietti, per esempio sparisce l'Eurostar Bolzano-Roma in partenza da Trento alle 9.40 ed è sostituito da una combinazione IC (via Mantova-Modena) più ES, che per coprire lo stesso tragitto impiega un'ora in più, richiede un cambio di treno, e costa quattro euro in più. Lo stesso accade per chi viaggia da Roma verso Trento: con l'eccezione dell'Eurostar della mattina, tutti gli altri collegamenti prevedono il cambio di treno a Verona. Anche gli Eurocity provenienti da Monaco non raggiungeranno più Verona, ma si fermeranno a Bolzano o addirittura a Innsbruck;
tutto ciò accade quando è imminente il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Bolzano-Verona che aveva fatto ragionevolmente sperare in un miglioramento del servizio per rendere più facilmente raggiungibili, con il mezzo più ecologico ed economico, le città universitarie e turistiche della nostra regione. Invece la Regione Trentino Alto Adige risulta sempre più isolata e secondaria nei confronti del sistema ferroviario nazionale e internazionale -:
quali siano le logiche di Trenitalia, che se da un lato favorisce l'alta velocità ed i clienti che possono usufruirne, dall'altro penalizza il normale servizio ferroviario aggravando i disagi dei lavoratori;
quali provvedimenti intenda adottare per indurre Trenitalia ad offrire un servizio adeguato alle esigenze degli utenti.
(5-00780)

GNECCHI, BRUGGER, HOLZMANN, ZELLER e BRESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 14 dicembre 2008 è entrato in vigore il nuovo orario dei treni della

società Trenitalia, che prevede un miglioramento dei collegamenti veloci, soprattutto sulla tratta Milano-Roma e sulla Torino-Venezia cosa che rappresenta sicuramente un elemento positivo per il trasporto ferroviario sulle grandi distanze;
al contrario però, vi è stato un taglio drastico da parte di Trenitalia dei collegamenti sulla direttrice Muenchen-Brennero-Roma Termini, in particolare al mattino, che sta penalizzando fortemente i viaggiatori del Trentino-Alto Adige, nella direzione Nord-Sud diretti verso Firenze-Roma e oltre;
in particolare al mattino, non è più previsto l'Eurostar in partenza da Bolzano (il precedente orario lo prevedeva) e ciò penalizza fortemente i clienti, soprattutto le persone anziane, che devono obbligatoriamente partire con interregionale fino a Bologna ed effettuare cambio per prendere un treno Eurostar per Roma;
gli orari previsti al mattino in partenza da Bolzano per Bologna, prevedono solo treni interregionali e l'unico Intercity previsto da Bolzano, alle ore 9,31, per Bologna-Lecce, sulla tratta Bolzano-Bologna (km 262) ha una percorrenza di 3 ore e 44 minuti;
l'unico Eurocity proveniente da Muenchen e previsto alle 13,31 e, da Bolzano, ha come destinazione Rimini e non più Roma Termini e quindi rende obbligatorio il cambio treno a Bologna;
risulta siano già state anche inviate delle vibrate note di protesta, dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano, sia alla Società Trenitalia, che al ministero competente, per l'evidente peggioramento dei collegamenti di cui sopra sulla tratta Brennero-Roma;
questi tagli comportano una situazione assolutamente inaccettabile per la popolazione: il trasporto pubblico è un servizio, ogni peggioramento favorisce l'uso del mezzo privato, aumentando il traffico, l'inquinamento, i rischi di incidenti, è una politica contro il futuro e solo dannoso;
non si può garantire l'alta velocità con tratte come la Verona-Roma (partenza da Verona alle 6 e arrivo alle 9,16) di 3 ore e 16 minuti, molto concorrenziale all'aereo, ma non utilizzabile per chi viene dal nord e dimenticare tutte le altre linee -:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per garantire la mobilità sulla grandi distanze in particolare per la tratta ferroviaria Muenchen-Brennero-Roma, con particolare riferimento alla direzione Nord-Sud, al fine di non privare i residenti della Regione Trentino-Alto Adige di uno strumento di collegamento diretto e veloce, che possa essere realmente concorrenziale rispetto al mezzo privato.
(5-00788)

VALDUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta che la regione Calabria abbia stanziato 6 milioni di euro per la progettazione e l'esproprio dei suoli finalizzati alla realizzazione di un aeroporto a Sibari;
secondo dichiarazioni dell'assessore regionale al turismo, riportate da organi di stampa, l'aeroporto dovrebbe avere le dimensioni di uno scalo internazionale;
in Calabria già esistono tre aeroporti, di cui quello di Reggio Calabria ha accumulato perdite per 12 milioni di euro negli ultimi tre anni e quello di Crotone ha sospeso l'attività a causa del disinteresse delle compagnie aeree ad utilizzarlo, nonostante gli incentivi pubblici;
gli aeroporti esistenti sono destinatari di consistenti finanziamenti da parte delle regioni, per un ammontare complessivo, nel 2008, di 135 milioni di euro;
l'aeroporto di Sibari sarebbe realizzato ad una distanza di poco più di 100 chilometri da quello di Crotone e servirebbe un bacino di utenza di non più di 300-400 mila abitanti;
secondo le previsioni elaborate in relazione ad un precedente progetto, l'aeroporto

di Sibari registrerebbe in una prima fase 50 mila passeggeri all'anno, a fronte di oltre 1 milione e 400 mila passeggeri registrati dall'aeroporto di Lamezia Terme nel 2007; gli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone, che versano in condizioni di gravi difficoltà, nel 2007 hanno registrato rispettivamente circa 580 mila e circa 105 mila passeggeri -:
se sia in grado di confermare le informazioni riportate in premessa e quali iniziative intenda assumere per coordinare i finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione e alla gestione di aeroporti, ricorrendo, a tutti gli strumenti di intervento a propria disposizione che possano favorire il conseguimento di tale obiettivo;
se non intenda adottare specifiche azioni, anche in accordo con le regioni interessate, per valorizzare gli scali aeroportuali che abbiano bacini di utenza adeguati, contrastando una irragionevole ed economicamente insostenibile proliferazione di aeroporti e assicurando piuttosto gli investimenti necessari per garantire efficienti collegamenti ferroviari e stradali con quelli di maggiori dimensioni.
(5-00793)

VALDUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 28 novembre 2008 il treno Eurostar 9493 Milano-Roma è rimasto bloccato per quasi due ore nei pressi di Reggio Emilia, con gravi disagi per i circa 450 passeggeri a bordo;
la causa del guasto, non imputabile al maltempo, non è stata individuata con precisione; si è parlato genericamente di un problema tecnico, che avrebbe provocato l'interruzione dell'alimentazione;
sembra che i passeggeri, che sono stati prima trasferiti su un Intercity diretto a Bologna e successivamente su un altro Eurostar con il quale hanno raggiunto Roma, siano stati lasciati senza informazioni sui motivi e sulla durata del ritardo;
la circolazione sulla linea, che si è svolta a senso unico alternato, ha determinato ritardi sensibili anche per altri treni -:
quali iniziative intenda assumere nei confronti di Trenitalia per accertare le cause del guasto, assicurare l'adozione di tutte le misure necessarie per evitare che si ripeta, assicurare adeguate forme di compensazione per i passeggeri che hanno dovuto subire un disagio così pesante e fare in modo che, in situazioni analoghe, alle persone a bordo dei treni sia fornita la necessaria assistenza e informazione.
(5-00794)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI e PIROVANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comitato Pendolari Bergamaschi, insoddisfatto dei nuovi orari ferroviari che entreranno in vigore dal prossimo 22 dicembre, ha diramato a mezzo stampa la drammatica situazione dei collegamenti ferroviari nella Provincia di Bergamo;
la Provincia di Bergamo è risultata la più penalizzata in tutta la Regione Lombardia;
la linea Brescia-Bergamo ha perso tutti i collegamenti diretti con Milano e tutti coloro che provengono dalla parte est della Provincia di Bergamo dovranno inevitabilmente cambiare treno a Bergamo, ma non sempre le coincidenze saranno compatibili;
la linea Treviglio-Bergamo ha perso tantissimi treni, soprattutto in fascia di punta;
chi dalla zona della bassa bergamasca deve raggiungere Bergamo prima delle 8, deve prendere necessariamente l'unico treno disponibile alle 7.28 da Treviglio Centrale oppure si troverà costretto ad utilizzare mezzi propri: più lenti - anche

a causa del traffico - più inquinanti, più onerosi e più scomodi da «parcheggiare»;
la linea Bergamo-Lecco ha visto i propri orari aumentare di 10 minuti, a causa di lavori/coincidenze a Calolziocorte;
la linea Bergamo-Milano è stata declassata a servizio «metropolitano», eccezion fatta per alcuni treni in fascia pendolare che coprono il tragitto senza troppe fermate intermedie. I restanti treni impiegano moltissimo tempo per percorrere quei 56 km che separano Bergamo da Milano;
il Comitato Pendolari Bergamaschi ha deciso con Trenitalia di firmare tale piano, in previsione dell'entrata in vigore a giugno 2009 dei servizi suburbani;
Trenitalia, dopo la firma dell'accordo, ha deciso di modificare ancora i tempi di percorrenza di alcuni treni, istituendo fermate non previste;
ad esempio era stato previsto un treno alle 7.02 da Bergamo con fermate a Verdello (ore 7.11), Pioltello (ore 7.32) e Milano Linate (ore 7.42). Dopo l'accordo siglato in data 28 novembre questo treno è stato anticipato di 15 minuti facendolo fermare in tutte le stazioni e poi, a seguito di innumerevoli proteste, è stato ridisegnato come «diretto», mantenendo comunque le fermate di Cassano e Melzo, a Cassano arriverebbe alle 7.20, ma in quella stazione esistono già treni per Milano alle 7.11, 7.29 e 7.39. Discorso analogo è stato fatto per Melzo;
altro esempio è il treno delle 7.32 da Bergamo che prima partiva alle 7.47 da Treviglio per arrivare alle 8.06 a Pioltello. Dopo aver siglato l'accordo quel treno arriverà alle 8.15 a Pioltello senza fare fermate intermedie. 28 minuti per fare 20 km, con una media di 40 km/h, in barba agli enormi investimenti per il quadruplicamento della Treviglio-Pioltello;
Trenitalia, nello stilare l'orario, non ha tenuto conto delle reali esigenze di quella linea che conta, sulla sua direttrice un numeroso flusso di passeggeri: Bergamo è al 5o posto in Italia con 10.300.000 unità, Treviglio con 3.500.000 e senza dimenticare il grande flusso di passeggeri da Verdello -:
se ritenga di intervenire con tempestività al fine di verificare quanto sopra e, nel caso risponda al vero, di rivedere la programmazione degli orari dei treni in modo da rispondere alle esigenze dei cittadini pendolari.
(4-01896)

MISIANI e SANGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lunedì 15 dicembre sono entrati in vigore i nuovi orari ferroviari per la Regione Lombardia;
la provincia di Bergamo è risultata la più penalizzata nell'ambito della regione;
la linea Brescia-Bergamo ha perso tutti i collegamenti diretti con Milano. Dal 15 dicembre 2008 coloro che provengono dalla parte est della provincia devono inevitabilmente cambiare treno a Bergamo e non sempre le coincidenze sono compatibili;
la linea Treviglio-Bergamo ha perso numerosi treni, soprattutto in fascia di punta, con rilevanti disagi per chi dalla bassa pianura bergamasca deve raggiungere il capoluogo orobico;
la linea Bergamo-Lecco ha visto i propri orari aumentare di 10 minuti (su 36 di percorrenza) a causa di lavori/coincidenze a Calolziocorte;
la linea Bergamo-Milano è stata declassata a servizio «metropolitano», eccezion fatta per alcuni treni in fascia pendolare che coprono il tragitto senza troppe fermate intermedie. I restanti treni impiegano tempi eccessivi per percorrere i 56 km che separano Bergamo da Milano;
questo ridimensionamento quantitativo e qualitativo del servizio ferroviario locale è in palese contraddizione con gli enormi investimenti effettuati per il quadruplicamento

della linea ferroviaria Treviglio-Pioltello e la generale condivisione della necessità di potenziare il trasporto su ferro in alternativa al traffico su strada e autostrada;
nello stilare il nuovo orario Trenitalia non ha tenuto conto delle reali esigenze di una linea che conta, sulla sua direttrice, le stazioni di Bergamo (che è al 5o posto in Italia come flusso passeggeri), Treviglio e Verdello. La Regione Lombardia, dal canto suo, non è riuscita a garantire che Trenitalia mantenesse le promesse fatte e firmate nell'incontro del 28 novembre 2008;
secondo quanto riportato dagli organi di informazioni, l'assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia avrebbe dichiarato che «se Trenitalia ha deciso che Freccia rossa deve correre passando davanti a tutti gli altri treni e sulle spalle dei pendolari, può darsi che saremo costretti a dimostrare a Trenitalia che il Freccia rossa può anche rimanere in stazione» -:
se siano a conoscenza della situazione sopra riportata e quali iniziative urgenti intendano promuovere nei confronti di Trenitalia, ivi compresa la sospensione dell'erogazione a Trenitalia dei 480 milioni stanziati in suo favore dal decreto-legge anti-crisi, per risparmiare agli utenti delle ferrovie locali lombarde, a partire dalle tratte che ricadono nel territorio della provincia di Bergamo, gli inaccettabili disagi derivanti prodotti dai nuovi orari invernali.
(4-01900)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da settimane si è intensificata la campagna intimidatoria lanciata da Cosa Nostra contro i commercianti di Palermo per costringerli a pagare il pizzo;
le statistiche più aggiornate parlano di una quota tra il 70 e l'80 per cento degli imprenditori palermitani che pagano il pizzo;
l'avvertimento utilizzato dal racket delle estorsioni per intimorire le vittime e indurle al pagamento del pizzo è chiaro e inequivocabile: la colla nei lucchetti delle serrature dei negozi;
secondo quanto dichiarato alla stampa dal Sostituto procuratore Gaetano Paci, titolare di alcune inchieste sul racket delle estorsioni l'impressione è che gli avvertimenti siano opera di nuove leve ingaggiate dai boss detenuti per far fronte alle esigenze economiche della popolazione carceraria di Cosa nostra;
gli organi di stampa parlano di una vera e propria offensiva che ha visto una escalation nelle ultime settimane con almeno 7 casi di intimidazione subite da esercizi commerciali con il metodo dell'attak;
è verosimile ipotizzare che ve ne siano altri non ancora emersi;
le associazioni antiracket Addiopizzo e Liberofuturo sottolineano come sia proprio durante le feste, Natale e Pasqua soprattutto, che tali intimidazioni aumentano;
il 16 dicembre 2008 i carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno compiuto un maxi blitz in diverse città dell'isola con 99 fermi ordinati dai pm della Direzione distrettuale antimafia. Si tratta di capimafia, reggenti di mandamenti e gregari che farebbero parte delle famiglie mafiose, coinvolti da alcuni boss palermitani in un progetto criminale che ha come obiettivo quello di «rifondare Cosa nostra»;
la FAI (federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane) ha sottolineato che operazioni come queste sono un fatto importante, non solo perché viene demolita parte della struttura mafiosa ma anche perché rappresenta un segnale forte

per gli imprenditori vittime di estorsioni che sentono più vicina la presenza dello Stato -:
quali provvedimenti intenda assumere per rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine e per proteggere i commercianti che rifiutano di pagare il pizzo.
(5-00782)

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 26 settembre 2008, Pietro Milazzo, sindacalista a capo del dipartimento immigrazione della Cgil in Sicilia e impegnato da anni a fianco dei senza casa di Palermo, si è visto notificare un avviso orale del questore ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 1423 del 1956, modificato dall'articolo 5 della legge 3 agosto 1988, n. 327, che regolamenta le misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e, sulla base della quale, si riscontra una condotta socialmente pericolosa;
all'articolo 1 della legge n. 1423 del 1956 si legge che i provvedimenti previsti si applicano a: coloro che debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono abitualmente dediti a traffici delittuosi; coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose; coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica;
nel provvedimento si fa riferimento al reato di violazione delle disposizioni su riunioni in luogo pubblico, relativo ad una protesta durante il «Festino» di Palermo del 17 luglio 2008 per il quale sono ancora in corso le fasi preliminari di un procedimento giudiziario;
l'avviso orale invita Pietro Milazzo a «cambiare condotta, adeguare la stessa a norma di vita onesta e laboriosa e ad osservare le leggi con l'avvertimento che, in caso contrario, sarà proposta al competente Tribunale per l'applicazione di una misura di prevenzione ai sensi dell'articolo 3 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423»;
la legge n. 1423 prevede la sorveglianza speciale della pubblica sicurezza. Un provvedimento che si applica solitamente a persone coinvolte in attività criminose;
l'istituto delle misure di prevenzione, volte a colpire la violenza e la sopraffazione, è incompatibile con l'impegno sociale e politico da chiunque manifestato nell'interesse di finalità collettive;
l'11 dicembre 2008 il Questore di Palermo notifica a Pietro Milazzo il rigetto dell'istanza con la quale chiedeva la revoca dell'«avviso orale» emesso nei suoi confronti e che può preludere, come specificato sopra, al deferimento al tribunale per le misure di prevenzione;
la notifica formale degli atti legali rappresenta l'unica modalità di contatto intervenuta tra le parti nonostante le richieste, espresse da Milazzo, di un confronto;
la scelta della tempistica della notifica del provvedimento, ovvero alla vigilia dello sciopero generale indetto dalla Cgil, è grave se si considera che Milazzo è un dirigente dello stesso sindacato;
altrettanto gravi sono le motivazioni del rigetto dell'istanza nella quale ci si appella a tre denuncie e a cinque segnalazioni di polizia, che riguarderebbero Pietro Milazzo per le attività di protesta sociale e di difesa dei diritti dei ceti più poveri della città di Palermo poste in essere nel tempo;
se non verrà revocato l'avviso orale consegnato a Pietro Milazzo, si potrà instaurare una prassi amministrativa in base alla quale, se da un rapporto di polizia

risulti la partecipazione di un cittadino ad una pacifica iniziativa di protesta, anche di poche persone, o di carattere simbolico, questa stessa partecipazione potrà essere considerata a posteriori come manifestazione non autorizzata, blocco stradale o sit-in o altro ancora, senza che ci sia neppure una contestazione immediata e la concreta possibilità di difendersi di fronte ad un atto discrezionale dell'amministrazione che lede gravemente diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione;
con l'avviso orale consegnato a Pietro Milazzo, ed adesso ribadito dal Questore, si mettono sullo stesso piano cittadini che manifestano per il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona con quanti sono «dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica»;
l'occupazione di edifici pubblici non utilizzati a favore dei senza casa, è stata più volte realizzata, a Palermo come in altre città italiane, in modo pacifico e non violento, ricevendo non solo l'approvazione dell'opinione pubblica, ma il riconoscimento della giustezza del proprio operato persino dall'amministrazione comunale che, sia pure a distanza di anni ha legalizzato con un apposito protocollo d'intesa l'avvenuta occupazione;
è nota una importante giurisprudenza della Corte di cassazione che non qualifica come reato l'occupazione quando questa diventa uno strumento, spesso l'unico strumento, per fare valere diritti fondamentali riconosciuti anche dalla Costituzione, come il diritto alla salute ed il diritto all'abitazione -:
se non ritenga sproporzionato considerare l'impegno sociale e politico di Pietro Milazzo come un'attività socialmente pericolosa;
se non ritenga opportuno richiamare l'attenzione del Questore di Palermo su una più oculata scelta dei soggetti e dei fatti a cui irrogare eventuali provvedimenti;
se non ritenga altresì di dover richiedere al Questore di Palermo la revoca immediata del provvedimento emesso nei confronti di Pietro Milazzo.
(5-00789)

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Pino Masciari è un imprenditore edile di Catanzaro che si è opposto al sistema della 'ndrangheta, denunciando le richieste estorsive di cui era stato bersaglio e portando all'arresto e alla condanna di diversi malavitosi;
in considerazione del concreto pericolo di vita a seguito delle sue accuse, Pino Masciari e la sua famiglia - la moglie e due figli - dal 18 ottobre 1997 sono stati sottoposti al programma di protezione previsto per i testimoni di giustizia;
Pino Masciari è stato costretto ad abbandonare la propria attività economica e a recarsi in una località protetta, necessità ribadita da una delibera della Commissione Centrale del Ministero degli Interni del 28 luglio 2004, secondo la quale «[i] gravi ed attuali profili di rischio [...] non consentono di poter autorizzare il ritorno del Masciari e del suo nucleo familiare nella località d'origine»;
il peso dell'isolamento è stato ulteriormente aggravato dal provvedimento di revoca da parte dello Stato del programma di protezione (successivamente ripristinato), dal mancato reinserimento nel contesto socio-lavorativo, dall'inadeguatezza delle misure di protezione, dalle difficoltà riscontrate nell'accedere alle agevolazioni bancarie nonché dall'impossibilità di fare stabile affidamento sull'aiuto di professionisti, di tecnici o di veri e propri consulenti;
un'agenzia di stampa ha diffuso notizie contenenti dati e richieste economiche riguardanti la famiglia Masciari, che hanno spezzato la consueta e dovuta riservatezza

per casi delicati come quelli di persone minacciate dalla mafia e che fa sembrare smisurate le richieste legittime di Pino Masciari, omettendo che la legge impone il ripristino del tenore di vita;
una relazione del Primo Comitato della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, approvata all'unanimità nella XV Legislatura, elenca gli aspetti problematici messi in rilievo dai testimoni di giustizia auditi e consiglia al Parlamento una riforma del sistema -:
quali misure i Ministri interrogati intendano adottare per garantire la situazione di Pino Masciari e della sua famiglia in termini di sicurezza e in termini di reinserimento nel contesto socio-lavorativo;
quali iniziative intendano intraprendere per rimediare alle problematiche e agli aspetti critici rilevati nella relazione della Commissione parlamentare antimafia approvata all'unanimità, e, dunque, per garantire tutti i testimoni di giustizia ed incentivare le testimonianze delle persone che subiscono reati da parte della criminalità di stampo mafioso.
(4-01888)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa si apprende che domenica 7 dicembre in occasione della partita, Lecce-Juventus, presso il settore curva sud erano collocati, a stretto contatto e senza alcuna barriera di protezione con i tifosi leccesi, i componenti del gruppo organizzato dei «Viking», nota tifoseria juventina;
era noto a chi di competenza, che tifosi juventini, provenienti da varie parti d'Italia ed ai quali era stata, peraltro, rilasciata l'autorizzazione preventiva per l'esposizione di striscioni riportanti la denominazione del citato gruppo organizzato di tifosi, stavano acquistando biglietti di curva sud;
tra la tifoseria leccese adiacente alla tifoseria juventina erano presenti anche moltissime donne, bambini e anziani che nulla avevano a che vedere con la cosiddetta tifoseria organizzata;
a partita iniziata, quando già si erano verificati atti verbali e non riconducibili ad insulti consistenti, esplosione di ordigni vietati, petardi e fumogeni, una quindicina di steward, privi di protezioni a difesa della propria persona, si sono posizionati per dividere le due tifoserie;
solo durante l'intervallo tra il primo ed il secondo tempo, sollecitati dagli stessi tifosi e dagli steward che avevano ormai perso il controllo della situazione dopo episodi di contrasti fisici tra le due tifoserie, sono intervenuti gli agenti di polizia ed i carabinieri in tenuta anti-sommossa che hanno creato due barriere di cui una nel settore superiore della curva sud ed una nel parterre nei pressi del bar;
già nella partita del 9 novembre 2008 Lecce-Milan, si era verificato un episodio simile, numerosi tifosi della squadra ospite, peraltro di provenienza del territorio barese, erano stati collocati, in un primo momento, sempre presso la curva sud e prima dell'inizio della partita, spostati per ovvie ragioni di sicurezza;
solo per una pura casualità fortuita la situazione non è degenerata provocando seri incidenti a persone e cose, seppur abbia generato comunque nei tifosi leccesi che si recano regolarmente allo stadio, un sentimento di paura e rabbia -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire per accertare eventuali responsabilità in merito ad una non corretta gestione della situazione sopraesposta, affinché episodi come questi, in cui a rischiare l'incolumità sono persone che nulla hanno a che fare con il tifo violento, non si ripetano nei nostri stadi.
(4-01897)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in base allo «schema del piano programmatico» del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di cui all'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», l'Istituto tecnico commerciale «Bodoni» di Parma rischia di cancellare definitivamente un Progetto sperimentale, atto a formare la figura del «Ragioniere commerciale Perito Programmatore»;
detta sperimentazione denominata «Mercurio» è stata attuata sin dall'anno scolastico 1992/1993, determinando larghi consensi in seno alle famiglie degli studenti (su una percentuale di 100 studenti, l'85/90 per cento ha scelto il predetto indirizzo);
per l'attuazione del Progetto Mercurio, la scuola in parola ha dovuto adeguarsi alle rapide evoluzioni tecnologiche, mediante l'utilizzo di attrezzature di informatica all'avanguardia, investendo risorse economiche rilevanti, a spese dei contribuenti, quali 6 laboratori con computer sempre aggiornati, 5 laboratori con Sistema Operativo Windows e 1 della Apple (IMAC), 1 Auditorium con 400 posti a sedere e impianto di video conferenza, 1 aula video con impianto multimediale, 1 dipartimento di informatica con presenza dei server che collegano tutti i computer della scuola (Intranet e Internet), tutta la scuola è dotata di impianto wireless, lavagne interattive (come il ministro auspica);
secondo i responsabili amministrativi e didattici dell'istituto in parola, l'indirizzo Mercurio è l'unico in cui si possa apprendere l'informatica gestionale, poiché fornisce competenze sulle nuove tecnologie e sulla loro interazione con i servizi e l'organizzazione aziendale;
il Progetto Mercurio rappresenterebbe l'unico indirizzo radicato nel territorio, in espansione costante nel settore economico;
in base al citato Piano Programmatico di razionalizzazione del sistema scolastico, il Ministro interrogato sarebbe invece intenzionato a mantenere 11 indirizzi nel settore tecnologico, e appena 2 nel settore economico, costringendo l'istituto in parola ad «eliminare» quello maggiormente richiesto sia dalle famiglie sia dalle aziende locali;
gli studenti diplomati in questione si iscrivono all'università e frequentano con successo facoltà di area economico-informatico-giuridica nella percentuale del 50 per cento;
il resatante 50 per cento che si rivolge al mondo del lavoro dopo un periodo mediamente di 5/6 mesi trova lavoro in ruoli coerenti con il profilo professionale;
la domanda di questi professionisti è forte da parte del mondo del lavoro e, come denunciato dal Libro Bianco della scuola (Commissione Europea, Lisbona 2004), in futuro si rischia di avere una forte carenza di figure legate alle aree informatico-telematico-economiche, con l'obbligo di «attingere a professionisti provenienti da altri paesi»;
l'importanza dell'indirizzo in oggetto è avvalorata anche dall'attuazione del Progetto Mercurio a decorrere dall'anno scolastico 1999/2000, nell'altro Istituto Tecnico della città di Parma, dove le iscrizioni sono sempre maggiori e consistenti -:
se alla luce di quanto espresso in premessa, intenda valutare l'opportunità di salvaguardare il predetto «Indirizzo Mercurio».
(5-00783)

TASSONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in Calabria il Tar ha accolto il ricorso della famiglia di una ragazza disabile che aveva deciso di far valere i propri diritti contro la decisione dell'Istituto scolastico Fermi di ridurre le assegnazioni del corpo insegnante per quegli alunni affetti da minorazione fisica, nonché in merito ai criteri da utilizzare per l'assegnazione dei docenti alle classi;
in conseguenza delle decisioni assunte da collegio dei docenti, infatti, la giovane disabile, di nome Laura Sestito, iscritta al secondo anno dell'Istituto Fermi, sito in Catanzaro Lido, si era vista assegnare un insegnante di sostegno per sole nove ore settimanali, con una conseguente drastica riduzione rispetto alle diciotto ore settimanali dell'anno precedente;
a causa dei tagli predisposti dalla finanziaria 2008, infatti, il Ministro competente ha invitato i competenti uffici locali a ridurre il numero delle ore di sostegno per ciascun insegnante preposto e di attenersi alle direttive ministeriali, passando la questione in mano ai dirigenti scolastici ai quali spetta il compito di decidere quali alunni diversamente abili sarebbero stati privati totalmente o in parte dell'insegnante di sostegno;
nel ricorso presentato dal legale della ragazza si mette in evidenza l'illegittimità della delibera dell'Istituto, emessa in violazione del principio di partecipazione dei cittadini al procedimento amministrativo e altamente lesiva della dignità di un minore colpito da minorazione fisica e del suo diritto allo studio -:
se il Ministro interrogato, per evitare ulteriori situazioni di disagio intenda rivedere il rapporto previsto attualmente, ossia di un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità soprattutto per la salvaguardia dei casi di particolare gravità, invitando la Direzione scolastica regionale a monitorare questo genere di casi.
(5-00792)

Interrogazione a risposta scritta:

CAZZOLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
gli ispettori dell'allora Ministero della pubblica istruzione, già divisi in ispettori tecnici periferici e ispettori tecnici centrali, vennero inquadrati nel ruolo unico nazionale degli ispettori tecnici, e ottennero la qualifica di dirigenti superiori, con l'articolo 5 del decreto-legge n. 357 del 1989, convertito dalla legge n. 417 del 1989 (la denominazione venne sostituita da quella di dirigenti tecnici con decreto del Presidente della Repubblica n. 347 del 2000);
con l'inquadramento nella qualifica dirigenziale veniva attribuito il 50 per cento dell'importo delle classi di stipendio maturate per il servizio effettivamente svolto nella qualifica di provenienza (articolo 4 del decreto-legge 681 del 1982, come modificato dalla successiva legge di conversione n. 869 del 1982, recante «Adeguamento provvisorio del trattamento economico dei dirigenti delle amministrazioni dello Stato»);
il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale con qualifica dirigenziale del comparto Ministeri, relativo al quadriennio 1994-1997, sottoscritto il 9 gennaio 1997, istituiva la Ria (retribuzione individuale di anzianità), decorrente dal 1o gennaio 1997, costituita dal valore degli aumenti biennali e dei loro ratei maturati al 31 dicembre 1996, come voce strutturale della retribuzione nella qualifica unica dirigenziale (articolo 41);
la Ria risentiva della valutazione del 50 per cento dello sviluppo economico nella qualifica precedente;
sussisteva un'oggettiva disparità tra coloro che erano stati immessi nel ruolo unico nazionale dai precedenti ruoli degli ispettori (in genere con servizio limitato a qualche anno dell'intera carriera professionale)

e coloro che vi accedevano direttamente con i nuovi concorsi (direttori didattici e presidi, con servizio in genere maggiore, o docenti, per lo più con servizio ancora più prolungato). Infatti la diversa durata della permanenza nella «qualifica di provenienza» si traduceva in un differenziale retributivo, utile per il nuovo inquadramento, che penalizzava chi aveva una carriera migliore;
a tale disparità intendeva rimediare la legge n. 124 del 1999 che, al comma 12 dell'articolo 11, stabiliva che la Ria dovesse essere rideterminata, a decorrere dal 1o gennaio 1998, col procedimento di cui al comma 1 dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988 (cioè col riconoscimento dell'intera anzianità giuridica ed economica);
tale beneficio era limitato ai soli ispettori già in servizio al momento dell'istituzione del ruolo unico, a quelli nominati successivamente continuava ad applicarsi il 50 per cento dell'incremento retributivo nella qualifica precedente;
il contratto collettivo nazionale di lavoro dell'area I, per il quadriennio 1998-2001, sottoscritto il 5 aprile 2001, rendeva utile, per la Ria, il 100 per cento dell'incremento retributivo raggiunto (articolo 40, comma 4: «All'atto dell'attribuzione della qualifica dirigenziale ... è conservata la retribuzione individuale di anzianità in godimento»);
alle richieste degli ispettori vincitori di concorso nominati dopo l'istituzione del ruolo unico (decreto-legge n. 357 del 1989) e prima della decorrenza del contratto collettivo nazionale di lavoro 1998-2001, di applicazione del beneficio, il Miur (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) rispondeva negativamente, ritenendo che questo dovesse valere solo per i nominati, a partire dalla stessa decorrenza;
questi ispettori (ora «dirigenti tecnici») avrebbero mantenuto così una Ria dimezzata rispetto sia ai colleghi già in servizio nel 1989, sia a quelli nominati (senza aver vinto il concorso, ma in quanto «idonei», in base all'articolo 10 della legge n. 124 del 1999; o senza avervi neppure partecipato, secondo lo spoils system introdotto dalla legge n. 145 del 2002) dopo il 1o gennaio 1998. Ciò con palese violazione dell'articolo 45, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 («Le amministrazioni pubbliche garantiscono ai propri dipendenti parità di trattamento contrattuale e comunque trattamenti non inferiori a quelli previsti dai rispettivi contratti collettivi»), e ignorando che la dichiarata provvisorietà della parte di retribuzione già determinata in base al decreto-legge n. 681 del 1982 veniva superata dell'articolo 40, comma 4, del contratto collettivo nazionale di lavoro 1998-2001;
tale situazione ha generato l'instaurarsi di numerose cause civili promosse dagli interessati presso i Giudici del lavoro in tutte le sedi regionali di servizio, a partire dal 2002 e tuttora in corso nei vari gradi di giudizio;
le sentenze finora pronunciate non sono univoche, ma in prevalenza favorevoli ai ricorrenti (Giudici del lavoro di Roma, Napoli, Bologna, Firenze; Corti di appello di Torino e Cagliari; contrarie quelle delle Corti di appello di Milano e Trieste);
diversi sono anche i criteri di determinazione della Ria affermati dai giudici, che seguono o la legge n. 124/1999 o il contratto collettivo nazionale di lavoro 1998-2001;
le disparità di trattamento retributivo non sono dunque ancora superate e gli interessati subiscono i danni dell'inevitabile protrarsi delle vicende giudiziarie (qualcuno, nel frattempo, è deceduto; altri, demoralizzati, hanno abbandonato la contesa);
il Miur, che in tali giudizi appare la parte sempre più soccombente, ha il carico aggiuntivo delle rilevanti spese processuali e dell'aumento degli interessi sulle somme dovute;
l'interrogante ritiene che sarebbe auspicabile, dopo tanto tempo e anche al fine di evitare ulteriori spese di giustizia al Miur con evidente aggravio dei conti pubblici, una soluzione che assicurasse una

giustizia perequativa, dando certezza all'azione risarcitoria del Miur e soddisfazione alle legittime aspettative degli interessati;
a questo fine sarebbe auspicabile l'estensione di quanto disposto dalla legge n. 124/1999, con gli stessi criteri applicativi che il Miur aveva già attuato, per uniformità dell'azione amministrativa e per evitare nuove controversie sui criteri applicativi dell'articolo 40, comma 4, del contratto collettivo nazionale di lavoro 1998-2001, a tutti i dirigenti tecnici del Ministero dell'istruzione, università e ricerca, in servizio alla data di entrata in vigore della legge 3 maggio 1999, n. 124, la rideterminazione della retribuzione individuale di anzianità, con il procedimento e la decorrenza di cui all'articolo 11, comma 12, della stessa legge n. 124/1999 -:
se i Ministri interrogati, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, intendano, ed in caso contrario perché, attivarsi al fine di sanare una situazione di ingiustizia, che si protrae da anni e che rischierebbe di veder aumentare i costi a carico della finanza pubblica a seguito delle sentenze di condanna al risarcimento da parte del Miur agli ispettori aventi diritto, prevedendo l'estensione a tutti i dirigenti tecnici del Ministero dell'istruzione, università e ricerca, in servizio alla data di entrata in vigore della legge 3 maggio 1999, n. 124, della rideterminazione della retribuzione individuale di anzianità (RIA), con il procedimento e la decorrenza di cui all'articolo 11, comma 12, della stessa legge n. 124/1999.
(4-01892)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero per i beni culturali e ambientali nel 1998 partecipò alla costituzione di Ales spa, sottoscrivendone il capitale per l'importo di un miliardo e cinquecentomila lire, equivalente al 30 per cento delle azioni, come previsto dall'articolo 20 della legge n. 196 del 1997;
il rimanente 70 per cento delle azioni venne sottoscritto da Italia Lavoro spa, all'epoca controllata da Itainvest spa;
la Ales spa nel suo primo quinquennio di attività ha ottenuto dal Ministero per i beni culturali e ambientali, poi Ministero per i beni e le attività culturali, l'affidamento diretto di servizi ai sensi dell'articolo 10 della citata legge n. 196 del 1997;
la Ales dal 2000 a 2006 ha svolto il monitoraggio degli altri progetti affidati dal Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi dell'articolo 10 della citata legge n. 196 del 1997 ai quali partecipava in ATI (associazione temporanea di imprese), per un valore complessivo di circa 1.800.000 euro;
nel 2006 e nei due anni successivi la Ales spa ha goduto di affidamenti in house providing, concessi anche considerando che nel frattempo le azioni di Italia Lavoro spa sono state trasferite al Ministero dell'economia e delle finanze, che esercita i diritti dell'azionista su indirizzo del Ministro del lavoro;
il valore patrimoniale della Ales spa è nel frattempo cresciuto fino alla cifra di circa 10 milioni di euro, mentre i bilanci d'esercizio evidenziano perdite, accumulate negli ultimi due anni, per circa 2 milioni di euro;
la Ales spa ha circa 420 dipendenti, 360 dei quali già addetti a lavori socialmente utili presso il Ministero per i beni culturali e ambientali;
il Ministero per i beni e le attività culturali ha recentemente negato la possibilità di ulteriori affidamenti in house providing a favore di Ales spa;

a seguito del mancato rinnovo da parte del Ministero per i beni e le attività culturali di ulteriori affidamenti in house providing gli amministratori di Ales spa hanno aperto le procedure di mobilità per tutto il personale in tempi e termini tali da pregiudicare l'acquisizione e l'esecuzione di commesse oltre il 31 dicembre 2008;
in data 4 dicembre 2008 si è svolta, senza esito, una riunione fra le parti presso il Ministero del lavoro al fine di identificare una soluzione alle problematiche esposte -:
se il Ministro interrogato intenda assumere e con quali tempistiche, anche in relazione allo stato di crisi che ha investito il nostro Paese, eventuali interventi volti ad assicurare il mantenimento degli attuali livelli occupazionali da parte della Ales Spa in modo da non pregiudicare l'esecuzione degli impegni da questa assunti oltre il 31 dicembre 2008.
(5-00781)

DAMIANO, BARETTA, MOTTA, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la delicata e anomala fase gestionale attraversata dai principali enti previdenziali, con il commissariamento dei medesimi - per quanto non originata da cause di carattere economico-finanziario - necessita e sollecita la massima attenzione, tanto da parte delle istituzioni quanto delle parti sociali;
al fine di assicurare il necessario controllo e indirizzo sulla gestione delle risorse rinvenienti dalla contribuzione sul lavoro, l'ordinamento (articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 479) prevede la presenza di appositi organi di vigilanza affidati alle parti sociali, ovvero a coloro che risultano essere i reali «proprietari» di dette risorse;
con decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, i Consigli di indirizzo e vigilanza di diversi enti previdenziali erano stati prorogati fino al 28 luglio 2008 e conseguentemente il regime di prorogatio si è protratto ai primi giorni di settembre 2008;
in data 20 novembre 2008, con appositi decreti, il Ministro interrogato ha, secondo gli interroganti, inopinatamente, disposto l'azzeramento dei Consigli di vigilanza e indirizzo (C.i.v.) degli enti previdenziali e ha conferito le loro funzioni ai rispettivi Commissari straordinari;
gli stessi Consigli di amministrazione degli enti, scaduti il 28 luglio 2008, erano anch'essi nella fase di prorogatio conclusasi i primi giorni di settembre 2008 e con decreto del Governo i presidenti dei consigli di amministrazione sono stati nominati Commissari straordinari, rimettendo agli stessi la delicatissima e complessa procedura di esame e approvazione dei bilanci revisionali e consuntivi;
in particolare, il maggiore ente previdenziale, ovvero l'Inps, non ha ancora approvato il bilancio consuntivo per il 2007, adempimento che dovuto essere effettuato entro maggio 2008, non è stata ancora predisposta la seconda nota di variazione del bilancio 2008 e non è ancora stato redatto il preventivo;
la citata disposizione di azzeramento dei C.i.v., appare fortemente viziata da irragionevolezza, tanto per quanto concerne le cause che l'avrebbero motivata, quanto per la paradossale situazione che produce;
sul primo aspetto, va rilevato che l'eventuale, parziale esigenza di rappresentatività di alcune componenti minoritarie dei lavoratori, non appare sufficiente a giustificare la rimozione di tutti gli attuali componenti dei C.i.v., mentre, per quanto concerne l'attribuzione delle funzioni di tali organismi ai Commissari, questo determina l'impropria e problematica coincidenza delle funzioni gestionali con quelle di controllo;

tale scelta ha determinato, di fatto, l'esclusione delle parti sociali dagli organismi di governo degli enti previdenziali -:
quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di ripristinare le condizioni per la completa e corretta rappresentanza delle parti sociali nei Consigli di indirizzo e vigilanza degli enti previdenziali, anche al fine di non pregiudicare gravemente la stessa legittimità delle determinazioni gestionali.
(5-00787)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale del 26 luglio 2007, il Ministro della salute di concerto con il Ministro delle politiche agricole ha istituito il Comitato (poi ribattezzato «Agenzia») Nazionale per la Sicurezza Alimentare con sede in Foggia -:
a quale punto sia l'iter per la piena operatività di questo organismo la cui importanza appare oggi più evidente che mai alla luce dei recenti allarmi sulla sicurezza alimentare.
(4-01887)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alcuni giorni fa il Centro congressi «Giovanni XXIII» di Bergamo si è visto negare, per la prima volta dopo quattro edizioni, l'autorizzazione all'accreditamento per i medici e operatori sanitari partecipanti al corso di aggiornamento dell'Aogoi (Associazione ginecologi ospedalieri italiani) avvenuto lo scorso 10 dicembre sul tema «urgenze ed emergenze in sala parto»;
le motivazioni del diniego addotte dall'anonimo esperto ministeriale del programma Ecm (educazione continua in medicina), incaricato di valutare l'istanza di accreditamento dell'evento formativo, fanno riferimento - oltre che alla presunta inadeguatezza dei docenti relatori - soprattutto alla non idoneità del Centro congressi «Giovanni XIII» ad accogliere seminari scientifici, in quanto per statuto esso è di dichiarata ispirazione cristiana, il che contrasterebbe con la laicità del sapere scientifico e del programma Ecm;
a parere dell'interrogante, però, le motivazioni sono del tutto infondate perché:
a) il Centro congressi è regolarmente accreditato dal programma Ecm come provider, cioè organizzatore di eventi scientifici che danno diritto ai crediti ministeriali;
b) è già stato per quattro volte sede ospitante del medesimo evento senza che fossero avanzate obiezioni di sorta;
c) inoltre è un centro di riconosciuta serietà che ospita da anni le manifestazioni più varie, libere e laiche come «Bergamo scienza»;
l'edizione 2009 del seminario in questione ha avuto comunque luogo accogliendo più di trenta medici ed ostetriche italiani -:
quali iniziative voglia assumere per fare chiarezza sulla questione e soprattutto sulla motivazione estremamente grave ed assolutamente infondata che ha visto negare l'istanza di accreditamento al corso di aggiornamento in oggetto mettendo in discussione l'idoneità di un centro congressi di nota serietà e la professionalità dello staff;
se ritenga opportuno avviare una verifica sull'adeguatezza, sulla competenza e sulla permanenza nella lista dei valutatori dell'esperto ministeriale.
(4-01890)

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con la nota 9PP/80907/AG-V180

del 24 settembre 2002, ha precisato che i giornalisti assunti alle dipendenze della pubblica amministrazione - sia a tempo determinato che a tempo indeterminato - con affidamento di incarico giornalistico, ovvero che svolgano attività di lavoro riconducibile alla professione giornalistica, devono essere obbligatoriamente iscritti presso l'Inpgi;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha fondato il proprio convincimento sulla disposizione contenuta nell'articolo 76 della legge n. 388 del 2000 (legge finanziaria per l'anno 2001), che ha incluso tra gli iscritti all'Inpgi anche i pubblicisti a far data dal 1o gennaio 2001;
di conseguenza, a decorrere dal 1o gennaio 2001, sono obbligatoriamente iscritti all'Inpg, per l'assicurazione Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti), a prescindere dal Ccnl ad essi applicato, i giornalisti per i quali concorrano le seguenti condizioni:
a) iscrizione all'albo dei giornalisti: registro praticanti, elenco professionisti ed elenco pubblicisti;
b) svolgimento di attività lavorativa subordinata di natura giornalistica;
per i giornalisti dipendenti dalla pubblica amministrazione, i cui rapporti di lavoro sono regolati dal Ccnl del comparto pubblico di appartenenza, l'obbligo di iscrizione all'Inpgi - come precisato dal Ministero del lavoro - decorre dal 1o gennaio 2001, ovvero dalla data di assunzione, se successiva;
per i lavoratori interessati del comparto della pubblica amministrazione, così come quelli del settore privato, già dipendenti con rapporto di lavoro subordinato alla data del 31 dicembre 2000, il mutamento di iscrizione contributiva, da altro ente all'Inpgi, non ha interrotto il rapporto di lavoro né modificato gli elementi costitutivi e fondamentali del rapporto di lavoro stesso che pertanto è proseguito con le medesime caratteristiche, senza soluzione di continuità;
a seguito del cambio di iscrizione previdenziale è sorto un problema in merito alla definizione della futura prestazione pensionistica dei lavoratori obbligati in forza di legge all'iscrizione all'Inpgi;
in un primo tempo l'Inpdap ha sostenuto che gli interessati dovevano trasferire i contributi versati fino al 31 dicembre 2000 all'Inps (con conseguenze sulla misura del trattamento pensionistico), successivamente, con la nota n. 5781 del 19 gennaio 2007 indirizzata a Inpdap ed a Inpgi, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale chiariva che: «è ammissibile l'erogazione della pensione a carico dell'Inpdap a favore dei giornalisti dipendenti da pubbliche amministrazioni che pur continuando a prestare servizio con iscrizione all'Inpgi, potevano far valere i requisiti contributivi per il diritto a pensione ed abbiano raggiunto i requisiti anagrafici successivamente, in costanza di iscrizione all'Inpgi, previa ovviamente cessazione dal servizio». Tale determina ministeriale, che sembrava avere risolto la posizione dei giornalisti dipendenti di pubbliche amministrazioni che si erano venuti a trovare nella condizione esaminata, non considerava il problema del calcolo del trattamento di quiescenza. Infatti, a tal fine il decreto legislativo n. 42 del 2 febbraio 2006 che detta disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi, all'articolo 4, comma 3, cita: «Per gli enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, la misura del trattamento è determinata con le regole del sistema di calcolo contribuivo»;
l'Inpdap con circolare n. 5 del 25 gennaio 2007 e relativa alle norme sulla totalizzazione dispone che: «Nell'ipotesi in cui il requisito anagrafico si acquisisca non in costanza di iscrizione a questo Istituto, il trattamento pensionistico derivante da totalizzazione viene determinato con il sistema di calcolo interamente contributivo»;
i giornalisti che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni

di contribuzione e che, come iscritti Inpdap avrebbero goduto di un trattamento di quiescenza calcolato con le norme del sistema retributivo, con il mutamento obbligatorio di iscrizione - che comporta l'obbligatorio accesso alla pensione mediante totalizzazione dei contributi - risultano oggi penalizzati dall'applicazione del sistema interamente contributivo, rispetto agli altri lavoratori ai quali, con analoghi requisiti, si applica il sistema retributivo -:
se il Ministro interrogato intenda adottare, ed in caso contrario perché, gli opportuni provvedimenti al fine di evitare che coloro che siano transitati da altri enti in costanza di rapporto di lavoro passando per obbligo di legge all'Inpgi, potendo far valere più di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 nella gestione precedente il passaggio all'Inpgi, mantengano il diritto al trattamento liquidato secondo le regole del sistema retributivo senza penalizzazioni e senza che il costo del ricongiungimento dei periodi contributivi (altri enti + Inpgi) ricada sui lavoratori.
(4-01893)

BERRETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
rientrano nella tipologia di farmaci a distribuzione diretta ospedaliera, file «f», farmaci ad alto contenuto tecnologico ed alto costo, prescritti per il trattamento di malattie croniche che non presuppongano ospedalizzazione. Rientrano in questa categoria tutti i farmaci «salvavita» che curano ad esempio: epatite, Aids, tumori, malattie cardiache, epilessia, diabete; tali farmaci vengono dispensati da centri autorizzati;
sovente, i farmaci file «f» vengono dispensati ai pazienti al di fuori della regione di appartenenza o al di fuori della competente azienda ospedaliera. La mobilità interregionale e intraregionale provoca numerosi disagi ai pazienti a causa delle farraginose operazioni di rimborso da parte delle aziende ospedaliere competenti, anche a causa dei diversi indirizzi stabiliti dalle aziende e dalle regioni su tutto il territorio nazionale;
le inefficienze ed i ritardi nei rimborsi, oltre che colpire direttamente i centri che assolvono a questo importante servizio, si scaricano, inevitabilmente, sui pazienti. In particolare molte strutture non trattano i «casi resistenti» con farmaci di nuova generazione a causa degli elevati costi che sarebbero costretti ad affrontare;
l'esaurimento dei budget, che si verificano sovente in concomitanza con la chiusura dei bilanci, costringe pazienti affetti da malattie croniche e gravi a notevoli disagi -:
quali misure intenda intraprendere, volte alla semplificazione dei rimborsi dei farmaci file «f» da parte delle aziende ospedaliere competenti e all'accesso alle prestazioni di distribuzione diretta ospedaliera dei farmaci da parte di tutti i cittadini.
(4-01895)

BARBATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - premesso che:
la legge istitutiva dell'Enasarco, così come modificata dalla successiva normativa, prevede che la categoria degli agenti e rappresentanti di commercio, unica in Europa, debba versare obbligatoriamente, in aggiunta alla normale contribuzione Inps che fa carico a tutti i lavoratori autonomi, anche i contributi alla stessa Fondazione Enasarco che gestisce una forma di previdenza complementare;
il regolamento di previdenza della Fondazione Enasarco prevede che la pensione degli agenti e rappresentanti di commercio possa essere erogata solo a chi abbia maturato vent'anni di contribuzione e compiuto 65 anni di età, se uomo e 60, se donna;
risultano moltissimi gli agenti di commercio iscritti alla Fondazione che,

avendo trasformato il proprio rapporto di lavoro o avendo intrapreso in ritardo l'attività non riescono a maturare i 20 anni di anzianità contributiva;
l'articolo 36 del vigente regolamento prevede in tal caso la possibilità di trasferire il 30 per cento dei contributi versati soltanto qualora il trasferimento avvenga in altri fondi di previdenza integrativa obbligatoria che non sono contemplati dal nostro ordinamento e sono in contrasto con la normativa in vigore per la previdenza complementare;
il combinato disposto di questa anacronistica ed iniqua regolamentazione comporta che più di 100.000 iscritti all'Enasarco, avendo superato i cinque anni di anzianità contributiva ma non avendo maturato i 20 anni di anzianità, vengano privati di qualsiasi prestazione nonostante siano stati obbligati per legge a versare detti contributi con l'aggravante che non potranno farli valere in nessun altro fondo a meno di ricorrere, avendone i requisiti, all'istituto della prosecuzione volontaria presso l'Enasarco che è estremamente costoso e niente affatto conveniente;
i contributi versati in virtù di un preciso obbligo vengono ad avviso dell'interrogante proditoriamente, incamerati dalla fondazione in difformità dalle leggi che tutelano la libera concorrenza ed in contrasto con principi vigenti nell'Unione europea e non possono essere utilizzati in altri fondi di previdenza complementare nonostante questi presentino un maggiore rendimento e trasparenza di gestione -:
quali iniziative legislative si intendano adottare per garantire anche agli iscritti all'Enasarco l'applicazione del principio della portabilità totale dei contributi in altri fondi di previdenza complementare già costituiti o costituendi, liberamente scelti dai diretti interessati o, in alternativa, se non ritengano comunque di introdurre la corresponsione di una rendita o di una capitalizzazione dei versamenti effettuati da parte della stessa Fondazione recuperando con tali provvedimenti parità di condizioni rispetto ad altre categorie di lavoratori e rispetto alle regole che vigono in altre casse previdenziali private -:
quali provvedimenti si intendano adottare per quantificare a quanto ammontino i contributi incamerati dalla Fondazione a questo titolo e quale utilizzo ne venga fatto visto che, oltre a quello che all'interrogante appare un esproprio effettuato in danno degli agenti in attività, viene anche incamerato a fondo perduto l'1 per cento dei contributi versati che non finisce nei montanti contributivi individuali, ma va a far parte dei fondi gestiti dalla Fondazione con le discutibili modalità ed il modestissimo rendimento evidenziati nella relazione dell'ex commissario straordinario Pollastrini.
(4-01898)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Enasarco è l'ente che eroga la previdenza integrativa obbligatoria agli agenti e rappresentanti di commercio;
lo statuto della Fondazione, attualmente vigente, prevede infatti testualmente all'articolo 8 che gli amministratori nominati in rappresentanza delle associazioni di categoria iscritte alla Fondazione siano scelti tra gli agenti e rappresentanti di commercio in attività o pensionati della Fondazione Enasarco, mentre l'articolo 5 riserva solo a uno di questi soggetti la possibilità di essere nominato quale presidente della Fondazione;
l'articolo 17 dello statuto, inoltre, dispone che «ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera d), del decreto legislativo 509/94, il requisito di professionalità è ritenuto esistente nei soggetti appartenenti alla categoria degli agenti e rappresentanti di commercio, anche in stato di quiescenza»;
tra gli otto membri del Consiglio di amministrazione della Fondazione, a detta della Federagenti risulterebbe invece che

né l'attuale presidente, Brunetto Boco, né altri due componenti, Raineri Pierangelo e Antonello Marzolla, abbiano i suddetti requisiti soggettivi tassativamente previsti dalla normativa statutaria, in quanto non hanno mai esercitato l'attività di agente e rappresentante, né sono in conseguenza pensionati della Fondazione;
appare invece indispensabile garantire alla categoria, in attuazione dello statuto, la partecipazione alla gestione della Fondazione di tutte le associazioni sindacali nell'ordine in cui sono individuate dal Ministero del lavoro come maggiormente rappresentative;
le autorità che hanno il compito di vigilare sulla corretta applicazione dello statuto sono per legge i Ministeri del lavoro e quello dell'economia -:
quali iniziative intendano assumere i suddetti ministeri vigilanti per garantire il rispetto degli articoli 5 e 8 dello statuto e dei criteri della rappresentatività, della partecipazione e della trasparenza che sono il fondamento dell'attività della suddetta Fondazione;
se, conseguentemente, non ritengano doveroso procedere alla sostituzione di tutti quei soggetti che fanno parte del consiglio di amministrazione dell'Enasarco pur non essendo in possesso dei requisiti richiesti, accertando la motivazione per cui il collegio sindacale abbia eventualmente omesso di verificare una circostanza così essenziale.
(4-01901)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana ha avviato le procedure di stabilizzazione, a norma delle leggi finanziarie 2007 e 2008, dei circa 1900 dipendenti precari che operano per l'ente da anni, a garanzia dei servizi d'istituto stessi;
la Croce rossa italiana è un ente importante e strategico per l'erogazione di servizi essenziali alla popolazione, quali il pronto soccorso urgente 118, l'assistenza agli immigrati, il trasporto dei disabili e la presenza dello Stato italiano in tutti gli scenari internazionali più delicati;
da decenni, tali servizi sono svolti in regime di convenzione con il sistema sanitario nazionale e con lo Stato stesso - senza le adeguate deleghe istituzionali e da ben il 75 per cento di personale precario d'organico - rinnovato costantemente e che nel tempo ha acquisito indubbie specifiche professionalità;
in due specifici incontri, tenutisi il 25 ed il 27 novembre 2008, presso il Comitato centrale della Croce rossa italiana, l'amministrazione ha reso noto alle organizzazioni sindacali le motivazioni per le quali sono stati stralciati dalle liste nominative dei dipendenti precari aventi diritto alla stabilizzazione, in base alla normativa vigente, circa 230 lavoratori;
da una prima valutazione, a parte alcuni casi ad personam, vittime di esclusione per errori procedurali, si è appreso che la maggior parte degli esclusi, secondo l'amministrazione, non possedeva i requisiti dettati dalla finanziaria 2007 e ribaditi dalla finanziaria 2008;
le risposte portate dall'amministrazione alle organizzazioni sindacali durante gli incontri, fanno pensare che eventuali errori individuali siano invece estendibili ad un gran numero di lavoratori esclusi dalle liste;
è evidente poi, che eventuali responsabilità dell'ente non possono essere imputabili ai lavoratori e ricadere su di essi;
l'Ugl Fedep C.R.I. ha richiesto, congiuntamente alle altre organizzazioni sindacali, un intervento politico urgente al Commissario straordinario, avvocato dottor

Rocca, per inserire i nominativi degli esclusi nelle liste di stabilizzazione approvate;
questo poiché la rigida interpretazione della normativa da parte del Servizio preposto del Comitato centrale paradossalmente tende a scontrarsi con quelle che sono state le decisioni amministrative periferiche assunte dell'ente stesso, in merito ai rinnovi contrattuali di quei lavoratori coinvolti nel processo di esclusione;
l'esempio pratico addotto dall'amministrazione CRI è riscontrabile nella seguente ipotesi: un dipendente a tempo determinato che abbia maturato i 36 mesi previsti dalla vigente normativa, a fronte di reiterate proroghe contrattuali e non di un contratto continuativo sottoscritto antecedentemente alla data del 28 settembre 2007, non rientrerebbe di fatto nel processo di stabilizzazione;
paradossalmente, un dipendente che invece abbia anzianità di servizio minore dei richiesti 36 mesi, ma ha sottoscritto antecedentemente alla data del 28 settembre 2007 un contratto di tre anni consecutivi, senza proroga, in virtù di una convenzione attiva, avrebbe diritto ad essere inserito nel processo di stabilizzazione;
va sottolineato che il sistema della proroga contrattuale è stato adottato dalla Croce rossa italiana - a livello periferico - poiché la convenzione alla quale è legato il lavoratore oggetto di eventuale esclusione (ad esempio il 118), era prorogata di anno in anno ed essendo, per l'appunto, legato ad essa, l'amministrazione non ha ritenuto opportuno proporre al dipendente in questione, un contratto di tre anni consecutivi, data la non certezza del rinnovo convenzionale -:
quali iniziative o provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato, affinché l'amministrazione della Croce rossa italiana provveda ad inserire nelle liste di stabilizzazione quei precari esclusi che ne hanno diritto in base alla normativa vigente e porti a soluzione, tramite il processo di stabilizzazione, l'annosa vertenza dei lavoratori precari dell'Ente.
(4-01894)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
molti cittadini, specialmente anziani, segnalano di avere ricevuto telefonate da compagnie telefoniche, o da soggetti economici di altri settori, che offrono servizi e, approfittando della buona fede e della spontaneità di tali utenti meno protetti, richiedono dati personali per attivare tali servizi pur in assenza di contratti sottoscritti;
tali comportamenti scorretti e al limite dell'imbroglio comportano, per i cittadini coinvolti, difficili e costosi percorsi di rifiuto e disattivazione dei servizi eventualmente chiesti in sostituzione di quelli fraudolentemente offerti -:
se abbia dati ed informazioni su tali fenomeni e quali iniziative urgenti di contrasto intenda adottare per difendere i cittadini, in tal senso prevedendo anche l'intervento specifico delle competenti autorità di garanzia e quelle di tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti.
(5-00791)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Corato.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Vietti e altri n. 3-00289, pubblicata nell'alleato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nunzio Francesco Testa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Viola e altri n. 5-00773, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Miotto, Baretta, Sbrollini, Calearo Ciman, Naccarato, Murer.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Siragusa n. 4-01315 del 14 ottobre 2008.