ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04307/199

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 477 del 24/05/2011
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 25/05/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 25/05/2011
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 25/05/2011
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 25/05/2011
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 25/05/2011


Stato iter:
25/05/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 25/05/2011
Resoconto BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 25/05/2011
Resoconto GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 25/05/2011
Resoconto BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
Resoconto GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
 
PARERE GOVERNO 25/05/2011
Resoconto GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 25/05/2011

NON ACCOLTO IL 25/05/2011

PARERE GOVERNO IL 25/05/2011

RESPINTO IL 25/05/2011

CONCLUSO IL 25/05/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4307/199
presentato da
FRANCESCO BARBATO
testo di
mercoledì 25 maggio 2011, seduta n.478

La Camera,
premesso che:
molti Paesi hanno risposto alla crisi cominciata nel 2008 varando «pacchetti verdi», ossia misure di promozione dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili;
tre anni dopo il nostro Paese discute di quali riforme varare per dare il necessario slancio alla nostra crescita, ma finora è evidente a tutti che l'energia e l'ambiente non rientrano tra le priorità del Governo. Ciò come si evince - tra l'altro - dallo stesso Piano nazionale di riforma, da poco approvato nell'ambito del Documento di economia e finanza 2011, dove l'energia e l'ambiente non figurano tra le priorità del governo;
la scarsissima sensibilità ai suddetti settori, peraltro strategici, fa trascurare i loro potenziali vantaggi rispetto al ciclo economico negativo che stiamo attraversando;
saranno sempre più determinanti gli investimenti che ciascun Paese finalizzerà al settore delle energie pulite. Ricordiamo come lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Obama, nel febbraio scorso, nel suo discorso sullo stato dell'Unione, dichiarava: «il Paese che dominerà le energie pulite e rinnovabili sarà il leader del XXI secolo»;
al contrario, il Governo, pur ponendo un finto «stop» sulla scelta del nucleare, ha più volte sottolineato che in realtà non intende fare un passo indietro definitivo in questo ambito, mantiene ferma la volontà di riprendere in futuro la via dell'atomo, e questo avverrà inevitabilmente a scapito dello sviluppo delle fonti rinnovabili;
a conferma di questi reali intendimenti del Governo, basta ricordare che lo stesso Presidente del Consiglio, il 26 aprile scorso in occasione del vertice italo-francese, aveva dichiarato che continuerà sulla via del nucleare. Secondo il Premier infatti: «siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo. È un destino ineluttabile ....» E ancora: «la moratoria serve per avere il tempo necessario affinché la situazione giapponese si chiarisca e nel giro di 1-2 anni l'opinione pubblica sia abbastanza consapevole da tornare al nucleare. (....). quanto accaduto in Giappone »ha spaventato ulteriormente i cittadini italiani e se fossimo andati oggi al referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni«»;
la ripresa del nucleare come è nelle intenzioni esplicite del governo dirotterà inevitabilmente risorse finanziarie per la ripresa del nucleare nel nostro Paese;
lo stesso ministro dell'Economia e delle finanze ha avuto modo di ricordare i costi legati a questa scelta energetica. Costi che si cerca di nascondere ma che sono evidenti. Oltre a quelli di avvio vi sono infatti i costi elevatissimi legati al decommissioning;
si rammenta infatti che solo qualche settimana fa il ministro dell'Economia ammetteva in maniera esplicita gli elevatissimi costi legati al nucleare, finora volutamente ignorati dal Governo, coniando il concetto di «debito nucleare», secondo il quale i costi per il decommissioning, cioè quelli derivanti dalla chiusura di una centrale nucleare, ridurrebbero il PIL del Paese e comunque ne aumenterebbero sensibilmente il debito;
tutte risorse che sarebbe invece fondamentale dirottare per lo sviluppo delle fonti energetiche alternative, per la crescita della filiera italiana delle rinnovabili e per la ricerca e l'innovazione in questo ambito;
in conseguenza degli elevatissimi costi a carico delle casse pubbliche (finanziamenti e sovvenzioni), la scelta nucleare ostacola infatti il perseguimento degli obiettivi di diffusione delle fonti rinnovabili, innovazione tecnologica ed efficienza energetica: l'Agenzia internazionale per l'energia ha calcolato che dal 1992 al 2005 nei Paesi OCSE il nucleare da fissione ha usufruito del 46 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo, quello da fusione del 12 per cento, mentre alle rinnovabili è stato destinato l'11 per cento;
i costi del kwh nucleare imputabili all'investimento, all'esercizio e alla manutenzione sono superiori a qualunque altra fonte di produzione di energia. Il presunto basso costo del kWh da nucleare è infatti quasi esclusivamente dovuto in tutto il mondo dall'intervento dello Stato nella chiusura del ciclo del combustibile nucleare (costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali);
senza sufficienti risorse, e con l'intenzione del governo di riprendere appena possibile la politica nucleare, molto difficilmente si potranno raggiungere gli obiettivi che l'Unione europea ci impone;
ricordiamo che con il cosiddetto «Pacchetto energia-clima» approvato nel 2008, l'Unione europea, e quindi conseguentemente anche il nostro Paese, si è impegnata a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili. L'obiettivo che la UE ha posto all'Italia, è quello di coprire entro il 2020 con le fonti energetiche rinnovabili il 17 per cento dei consumi energetici nazionali;
il Governo non ha finora intrapreso alcuna politica industriale e fiscale efficace finalizzata al rispetto dei suddetti impegni presi in ambito europeo,

impegna il Governo:

a chiudere definitivamente la parentesi fallimentare del rilancio del nucleare, puntando a una politica energetica realmente sostenibile, attraverso adeguati stanziamenti pluriennali indispensabili a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, pena il pagamento di consistenti multe per il mancato rispetto dei medesimi obiettivi europei,
a mettere in campo in tempi brevi politiche fiscali a favore del settore dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, per contribuire a creare opportunità per l'innovazione tecnologica e produttiva e per nuova occupazione qualificata.
9/4307/199. Barbato, Cimadoro, Piffari, Evangelisti, Borghesi.