ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00171

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 456 del 25/01/2021
Abbinamenti
Atto 6/00172 abbinato in data 25/01/2021
Firmatari
Primo firmatario: ROSSELLO CRISTINA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 25/01/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BATTILOCCHIO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/01/2021
MARROCCO PATRIZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/01/2021
PETTARIN GUIDO GERMANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/01/2021
RUGGIERI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/01/2021
SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/01/2021
SIBILIA COSIMO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/01/2021


Stato iter:
31/03/2021
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/01/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 25/01/2021

RITIRATO IL 31/03/2021

CONCLUSO IL 31/03/2021

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00171
presentato da
ROSSELLO Cristina
testo presentato
Lunedì 25 gennaio 2021
modificato
Mercoledì 31 marzo 2021, seduta n. 478

   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234, il Governo è tenuto a trasmettere al Parlamento – entro il 28 febbraio di ogni anno – un documento che fornisca tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno precedente;
    tale relazione rappresenta il principale strumento per una verifica ex post dell'attività svolta dal Governo e della condotta assunta nelle sedi decisionali europee. A tale scopo la Relazione dà conto nel dettaglio delle attività svolte dal Governo nei vari ambiti del processo di integrazione europea e dell'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, nel quadro di una costante interlocuzione e un raccordo con il Parlamento;
    la Relazione consuntiva relativa al 2019, tuttavia, è stata trasmessa al Parlamento il 18 maggio 2020, a quasi tre mesi dalla scadenza del termine del 28 febbraio, previsto ai fini della presentazione dalla legge n. 234 del 2012;
    il Parlamento, anche a causa della crisi pandemica nel frattempo intervenuta, è chiamato ad esprimersi con un forte ritardo rispetto alla tempistica e alle procedure definite dalla legge n. 234 del 2012, addirittura nel 2021 su una Relazione consultiva del 2019, vanificando nei fatti un'efficace valutazione dell'azione svolta dal Governo a livello europeo nell'anno di riferimento, in modo da poter influire con un proprio indirizzo per correggere o potenziare la rotta intrapresa dall'Esecutivo;
    la Relazione dovrebbe infatti consentire al Parlamento di verificare se e in quale misura il Governo abbia rappresentato a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere, come previsto dall'articolo 7 della medesima legge n. 234 del 2012, salvo che non abbia potuto attenersi agli indirizzi medesimi per ragioni che comunque devono essere motivate;
    la Relazione (nel quarto allegato) riporta un elenco degli atti approvati dalla Camera e dal Senato, su proposte legislative e altri documenti europei, comprensivi dei dispositivi e delle descrizioni delle azioni per darvi seguito. Tuttavia, la Relazione non prende in considerazione gli atti di indirizzo approvati dal Parlamento in occasione dello svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri rese in vista dei Consigli europei che contribuiscono, in maniera rilevante ed esaustiva, alla definizione degli orientamenti su specifiche questioni in corso di negoziazione e delle linee generali della politica europea dell'Italia; ciò indebolisce la capacità di verifica della coerenza dell'azione del Governò nelle sedi europee con gli orientamenti e gli indirizzi approvati dal Parlamento;
    tale relazione elaborata e poi trasmessa al Parlamento nel periodo precedente al manifestarsi della pandemia da Covid-19, non poteva considerare i nuovi scenari e pertanto non risultano essere perfettamente allineate con le azioni politiche adottate nel corso degli ultimi mesi sia dal Governo italiano sia dalla Commissione Europea;
    la crisi pandemica, ancora in corso, ha reso necessaria l'adozione di misure straordinarie inedite per rispondere agli effetti della crisi, necessitando una revisione degli orientamenti di carattere strategico, tra cui rileva l'accordo sul New Generation Ue-Recovery Fund, influendo sull'andamento del negoziato sul nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (QFP), cui ha corrisposto un lavoro indirizzato al raggiungimento di misure improntate alla solidarietà, con rilevanti risorse europee nell'ambito dei 4 pilastri finanziari – MES, SURE, BEI e Next Generation Ue Fund – al fine di riequilibrare gli effetti che rischiano di produrre uscite asimmetriche dei singoli Paesi membri;
    il 2019 è stato caratterizzato dal rinnovo delle principali istituzioni europee e dalla necessità per l'Unione di rispondere alle enormi sfide a livello ambientale, economico e sociale, cui si è aggiunta quella a livello sanitario, con impatti rilevanti sul versante economico, produttivo e quello dell'occupazione;
    il nuovo ciclo istituzionale europeo, contrassegnato dalla nuova Presidenza della Commissione europea di Von der Leyen, ha delineato un nuovo approccio positivo per il rilancio del progetto europeo, non solo con misure eccezionali per fronteggiare la pandemia, ma anche con iniziative rafforzate e in attuazione dei nuovi orientamenti strategici della Commissione europea, con particolare riguardo al cambiamento climatico con il Piano per il Green Deal europeo, alla nuova strategia di politica industriale europea e al rilancio della competitività, con le trasformazioni nei settori strategici collegati al digitale, all'agricoltura, al nuovo sistema di tassazione, ai trasporti, ai benefìci sociali;
    l'anno appena trascorso è stato inoltre contrassegnato dal negoziato sulla Brexit e con la successiva conclusione dell'accordo di recesso è stato raggiunto l'importante obiettivo di un'uscita ordinata per regolare le nuove relazioni con il Regno Unito, che dovranno essere improntate alla salvaguardia dei rapporti economici, alla difesa della parità di condizioni e alla tutela dei cittadini; ciò richiama anche il nostro Paese all'impegno di perseguire tali obiettivi anche nelle future relazioni bilaterali;
    la Relazione consuntiva per il 2019, analogamente alle precedenti, è articolata in quattro parti e in cinque allegati. In particolare, la prima parte è dedicata agli sviluppi del processo di integrazione europea e alle questioni istituzionali, caratterizzate dal rinnovo delle istituzioni europee e dall'entrata in operatività della nuova ripartizione dei seggi del Parlamento europeo che, a seguito dell'uscita del Regno unito dall'Unione europea, comporta per l'Italia un aumento dei seggi da 73 a 76. Nel documento si dà conto anche della posizione del Governo italiano in favore dello svolgimento della Conferenza sul futuro dell'Europa, esplicitata anche nel non paper approvato dal Comitato Interministeriale Affari Europei il 14 febbraio 2020, la quale dovrà prevedere un forte coinvolgimento della società civile e dei Parlamenti nazionali;
    la seconda parte è dedicata alle politiche orizzontali e settoriali: migrazione, mercato interno, fiscalità e unione doganale, politiche industriali e per la concorrenza, ricerca e sviluppo tecnologico, ambiente ed energia, trasporti, agricoltura e pesca, politica estera e di sicurezza, allargamento, gioventù, sport, cultura, turismo, giustizia e affari interni. Circa le politiche macroeconomiche, la Relazione dà conto dell'andamento dei lavori nel 2019 sulla revisione del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES) e sul completamento dell'Unione bancaria;
    la maggior parte delle politiche macroeconomiche è stata interessata sia da misure eccezionali per fronteggiare le conseguenze provocate dalla pandemia, che da iniziative attuative dei nuovi orientamenti strategici della Commissione europea, con impatti rilevanti sull'andamento dei principali negoziati in corso, primo fra tutti l'approvazione del Next Generation Ue e quello sul nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (QFP); quest'ultimo negoziato ha visto per lunghi mesi profonde divergenze fra taluni stati membri da parte dei cosiddetti paesi «frugali» e di alcuni del cosiddetto blocco di Visegrad, anche se con differenti motivazioni; dopo un lungo braccio di ferro il negoziato si è concluso con l'approvazione del nuovo bilancio pluriennale europeo 2021-2027, grazie all'utile azione di mediazione svolta della Presidenza di turno tedesca del semestre europeo, appena conclusa;
    la terza parte riguarda l'attuazione delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale ed evidenzia l'avanzamento finanziario, misurato in termini di rapporto percentuale tra spesa certificata al 31 dicembre 2019 e le risorse programmate nell'ambito degli obiettivi tematici (OT);
    la quarta parte riguarda il coordinamento nazionale delle politiche europee, con particolare riferimento al ruolo e alle attività del Comitato interministeriale per gli affari dell'Unione europea (CIAE) e agli adempimenti di natura informativa del Governo al Parlamento e agli enti territoriali;
    la relazione dà conto anche dei dati relativi ai flussi di atti e documenti trasmessi dal Governo alle Camere, nell'ambito del cosiddetto meccanismo di informazione qualificata. Un apposito capitolo riguarda l'attuazione al diritto dell'UE e lo stato del contenzioso, che segnala l'archiviazione nel 2019 di venti procedure d'infrazione, tra cui alcuni dossier particolarmente sensibili e complessi. Ma nel frattempo la situazione del contenzioso è andata peggiorando con ventisette nuove contestazioni formali di inadempimento; il numero delle procedure all'inizio del 2019 si era attestato a 70, poi lievemente aumentato alla fine del 2019, a 77; ed oggi, con un evidente trend di crescita, le procedure di infrazione aperte a carico dell'Italia risultano 93; particolarmente preoccupanti le procedure ancora pendenti alla Corte di giustizia dell'Unione europea (ai sensi dell'articolo 260 del TFUE) e quelle su cui già è pronunciata sentenza (ai sensi dell'articolo 258 del TFUE);
    nonostante alcuni elementi positivi dell'operato della partecipazione dell'Italia all'Unione europea, con l'insediamento del secondo esecutivo Conte nel settembre 2019, mediante il recupero di un diverso approccio rispetto all'esecutivo precedente, sia nei rapporti con l'Unione che nell'ambito delle tradizionali relazioni euro-atlantiche, risulta tuttavia ancora insufficiente e troppo debole la ripresa di un ruolo decisivo del nostro Paese nelle sedi negoziali europee, anche in qualità di importante Paese fondatore, capace di incidere nella fase ascendente su dossier determinanti anche per i nostri interessi strategici. Preoccupa e sconcerta l'assenza del Governo italiano in riferimento ad alcuni recenti incontri importanti in sede europea, tra cui rilevano quello sul contrasto al terrorismo sovranazionale, quello sul negoziato Ue-Cina per l'accordo sugli investimenti, l'irrilevanza nel Mediterraneo e nel confine sud Europa e sul dossier Libia;
    occorrerebbe, inoltre, imprimere una maggiore incisività all'azione del governo circa la partecipazione del nostro Paese all'Unione europea, anche mediante un ripensamento, ormai ineludibile, dell'attuale organizzazione dell'esecutivo volta a rafforzare il ruolo del Ministero delle Politiche europee nelle sue deleghe e competenze,

impegna il Governo:

  con riferimento alle questioni istituzionali e a una nuova governance:
   a porre all'attenzione dell'Unione europea la necessità di adottare ulteriori misure, straordinarie e ordinarie maggiormente efficaci e tempestive, atte ad affrontare le permanenti urgenze sanitarie prodotte dalla pandemia da Covid-19, sia in riferimento alla gestione comune ed equa dei vaccini, sia per l'adozione di misure omogenee ed uniformi circa la quarantena per coloro che hanno contratto il virus da Covid-19;
   a ridurre il contributo dell'Italia al bilancio UE, in quanto Stato membro tra i più colpiti dalle conseguenze sociali ed economiche dei Covid-19;
   a sostenere l'urgenza di introdurre nuove tasse comuni europee per i giganti del web o per chi esporta prodotti di industrie inquinanti nella Ue, al fine di alimentare il bilancio europeo con risorse proprie, scongiurando il rischio che il debito comune europeo possa gravare sulle sole spalle dei contribuenti, cittadini e imprese, di ogni Paese membro; respingendo per analoghe ragioni la previsione di nuove tasse europee che, incidendo direttamente su prodotti di consumo e comparti produttivi, produrrebbero pesanti impatti sui cittadini e sulle imprese italiane, già gravate da una pressione fiscale a livelli insostenibili e con conseguenze negative sulla ripresa economica nel nostro Paese; è necessario pervenire al più presto all'introduzione di regole fiscali omogenee in tutti gli Stati membri, per superare situazioni di elusione fiscale da parte dei colossi del web e di inaccettabili vantaggi fiscali in favore di taluni stati membri e a svantaggio di talaltri nell'ambito della stessa Unione europea;
   a farsi promotore a livello europeo, anche nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa, al fine di rivedere le regole governance, favorendo il passaggio da un approccio intergovernativo a uno comunitario e a rivedere le regole ormai obsolete in materia di governance economica e di controllo dei bilanci;

  con riferimento alle politiche orizzontali e settoriali:
   ad attivarsi nelle competenti sedi UE al fine di prevedere che una quota maggiore del QFP 2021-2027, adeguata al fenomeno in misura prospettica e al carico pregresso, sia indirizzata alla gestione dei flussi migratori e al contrasto dei trafficanti di persone e destinata ai Paesi di frontiera;
   a sostenere la necessità di modificare le norme del regolamento di Dublino, superando i punti di debolezza del recente Piano europeo sulla migrazione, al fine di introdurre il principio della responsabilità condivisa e solidale, prevedendo che l'onere di procedere all'esame delle domande di asilo non gravi solo ed esclusivamente sul Paese di primo ingresso, ma riguardi tutti gli Stati membri dell'Unione, stabilendo altresì un meccanismo sanzionatorio fondato su limitazioni all'accesso ai fondi UE per i Paesi che rifiutino di rispettare tale principio, e a far sì che si giunga al diritto d'asilo europeo per cui chi fugge da una guerra o da una persecuzione razziale o religiosa ottenga accoglienza in tutta Europa e non solo nel Paese di prima destinazione;
   a sollecitare un dibattito in sede europea in favore di una maggiore trasparenza, in particolare nel settore del finanziamento alle ONG, per consentire un vero controllo democratico;
   ad attivarsi in sede europea affinché non vengano sottratte risorse necessarie al sostegno delle componenti e alle fasce più deboli della società e destinate alla crescita di territori e regioni del nostro Paese, che più di altri necessitano di politiche di coesione e sviluppo;
   a scongiurare tagli al finanziamento delle politiche tradizionali, scongiurando penalizzazioni di budget in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana e di difesa strategica della qualità del nostro comparto agricolo e della pesca, tenendo conto della peculiarità dei nostri territori e dei nostri mari e considerata la centralità del settore nelle sfide relative alla sicurezza alimentare e ai cambiamenti climatici;
   a promuovere iniziative volte a favorire la crescita dimensionale delle imprese e promuovere la necessità di una limitazione delle regolamentazioni eccessive, che ostacolano lo sviluppo, favorendo un'opera di semplificazione della sterminata normativa europea;
   a tutelare gli interessi italiani a partire dalla sicurezza del risparmio e della tutela del Made in Italy, anche mediante l'aumento delle risorse europee per gli investimenti in ricerca – sostenendo università e centri di ricerca – che hanno uno straordinario effetto moltiplicatore su competitività, export, capacità di innovare, sviluppo di nuove tecnologie, per evitare la fuga di talenti, coprendo i finanziamenti attraverso un sistema di tassazione non aggirabile dai giganti del web e dalle società che operano in Europa con sede legale nei paradisi fiscali;
   a favorire a livello europeo un sistema che tuteli in modo chiaro e concreto tutti i marchi registrati a livello comunitario;

  con riferimento al coordinamento delle politiche europee e alla gestione delle risorse e dei fondi europei:
   considerato che i prossimi tre anni saranno decisivi per il futuro dell'Italia e della sua ripresa economica, sanitaria e sociale e che il pieno utilizzo delle ingenti risorse europee e la corretta capacità di spesa dei relativi fondi saranno determinanti per raggiungere gli obiettivi prefissati, è necessario che l'esecutivo si attivi per potenziare il personale con esperti di Fondi UE, con competenze e una formazione specialistica rivolta al personale della Pubblica Amministrazione, affinché siano velocizzate le fasi di progettazione, attuazione, rendicontazione, monitoraggio e controllo, prevedendo a tal fine percorsi di reclutamento più brevi dei concorsi pubblici, come quella degli Avvisi pubblici per titoli e colloqui;

  con riferimento alla Politica estera e di sicurezza comune dell'Unione:
   a proseguire con più determinazione la centralità della politica di allargamento nell'agenda europea, con particolare riferimento al processo di avvicinamento e all'integrazione europea dei Balcani Occidentali, essenziale per garantire il consolidamento della democrazia, della sicurezza e della stabilità ai confini europei, insieme alla nuova Politica europea di vicinato, rivolta sia ai Paesi del Partenariato orientale che a quelli del Vicinato meridionale;
   a consolidare le relazioni transatlantiche, appianando i contrasti emersi nel 2019 e rafforzando le potenziali sinergie tra Stati Uniti, Canada e Unione europea, nonché azioni volte a favorire il dialogo con la Russia per garantirne un percorso di riavvicinamento al mondo occidentale e per la cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea, anche attraverso il negoziato per il nuovo Strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale (NDICI), al fine di una sua applicazione anche nella gestione della politica migratoria europea;
   ad operare per un deciso spostamento dell'asse prioritario di attenzione dell'UE verso l'area del Mediterraneo e a intraprendere un ruolo propositivo del processo politico volto ad una soluzione delle tensioni nel Medio Oriente;
   a riprendere la questione Mediterraneo-Libia e a farsi promotore di un accordo tra Unione europea e Stato libico finalizzato ad assumere impegni concreti volti a garantire il rispetto da parte di quel paese delle norme sulle acque internazionali con gravi ripercussioni sulla corretta gestione dei flussi marittimi – tenendo conto che la Libia rientra tra i Paesi che pur avendo firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, o UNCLOS – United Nations Convention on the Law of the Sea – non ha ancora proceduto alla sua ratifica, comportando ciò l'inosservanza da parte di tale Paese delle disposizioni relative ai limiti delle varie aree marine identificate, misurate in maniera chiara e definita a partire dalla cosiddetta linea di base;
   riguardo ai rapporti con la Cina, è necessario che l'Italia riassuma un ruolo da protagonista anche a livello comunitario, affinché gli impegni presi nell'ambito dell'accordo Ue-Cina sugli investimenti siano rafforzati e maggiormente trasparenti, corretti ed effettivi, al fine di garantire il rispetto delle regole stabilite a livello internazionale relative ai diritti umani, alla concorrenza economica e alla sfera sanitaria in una fase particolarmente complessa a livello globale, aggravata dall'emergenza epidemiologica;
   ad assicurare, nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, un'adeguata destinazione del nuovo Strumento per il Vicinato, lo sviluppo e cooperazione internazionale, per finanziare la cooperazione con il Vicinato e l'Africa subsahariana, incluso l'ambito migratorio, sostenendo la centralità del nuovo impegno della Commissione verso l'Africa;
   a valutare in sede europea la necessità di intraprendere iniziative per rafforzare la difesa europea, migliorando gli investimenti nel settore, lo sviluppo delle capacità e la prontezza operativa;
   a promuovere insieme ai partner europei l'attuazione del programma europeo per lo sviluppo industriale della difesa e ulteriori progressi sul Fondo europeo di difesa e ad adoperarsi affinché la decisione assunta dal Consiglio UE il 27 marzo 2015, con la quale è stato istituito il c.d. «meccanismo Àthena», nell'ambito della Politica estera e di sicurezza comune, sia sostenuta da un ampliamento delle spese comuni, disponendo un finanziamento diretto e ridefinendo la quota annuale versata dagli Stati membri non solo in relazione al PIL nazionale degli Stati, ma anche in riferimento al numero di uomini e mezzi messi a disposizione dal singolo Stato membro nelle operazioni;
   ad attivarsi per migliorare il coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, promuovendo una più stretta cooperazione e comunicazione tra i servizi di intelligence nazionali, e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza;
   ad attivarsi nelle competenti sedi europee affinché la ricerca della verità e la richiesta di giustizia per la morte di Giulio Regeni sia condivisa anche a livello europeo, concordando tutte le iniziative utili atte ad assicurare che i responsabili siano chiamati a risponderne, ribadendo la centralità della difesa dei diritti umani quale valore fondante dell'Unione;
   a chiedere un ulteriore coordinamento tra gli Stati membri, a livello di UE e in consultazione con la NATO, per ridurre la minaccia proveniente dalle attività di intelligence ostile.
(6-00171) «Rossello, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia».