ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00023

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 62 del 31/07/2013
Abbinamenti
Atto 6/00024 abbinato in data 31/07/2013
Atto 6/00025 abbinato in data 31/07/2013
Firmatari
Primo firmatario: RICCIATTI LARA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 30/07/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
AIELLO FERDINANDO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
BOCCADUTRI SERGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
LACQUANITI LUIGI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
MATARRELLI TONI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PILOZZI NAZZARENO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
RAGOSTA MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2013


Stato iter:
31/07/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 31/07/2013
Resoconto MOAVERO MILANESI ENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 31/07/2013
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto SPESSOTTO ARIANNA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 31/07/2013

NON ACCOLTO IL 31/07/2013

PARERE GOVERNO IL 31/07/2013

IN PARTE PRECLUSO IL 31/07/2013

DISCUSSIONE IL 31/07/2013

RESPINTO IL 31/07/2013

CONCLUSO IL 31/07/2013

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00023
presentato da
RICCIATTI Lara
testo di
Mercoledì 31 luglio 2013, seduta n. 62

   La Camera,
   premesso che:
    le modifiche introdotte dalla legge n. 234 del 2012 alla disciplina generale sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea hanno, tra l'altro, significativamente rafforzato i meccanismi di raccordo tra Parlamento e Governo nella formazione della posizione italiana nei processi decisionali dell'Unione europea, in particolare prevedendo nuovi o più articolati obblighi di informazione del Governo al Parlamento, ribadendo l'obbligo dell'Esecutivo di garantire la coerenza delle posizioni assunte in sede europea con gli atti di indirizzo approvati dalle Camere, precisando meglio i presupposti per l'attivazione della riserva di esame parlamentare e prevedendo la consultazione delle Camere su accordi in materia finanziaria o monetaria conclusi anche al di fuori delle disposizioni dei Trattati;
    la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2012 (Doc. LXXXVII, n. 1), è stata presentata alle Camere il 12 giugno scorso. Il ritardo nella presentazione, sebbene giustificato dall'avvicendamento della nuova legislatura e del nuovo Governo, vanifica parzialmente l'utilità di questo documento, soprattutto a fronte dei contenuti della Relazione programmatica per il 2013 (Doc. LXXXVII-bis, n. 1), di cui peraltro è già stato avviato l'esame parlamentare;
    la Relazione è stata elaborata in base a quanto prescritto dall'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del 2012, ed è articolata in quattro parti:
     1) sviluppi del processo di integrazione europea;
     2) partecipazione dell'Italia alla realizzazione delle principali politiche settoriali, quali: mercato interno e competitività, agricoltura e pesca, trasporti, occupazione e politiche sociali, istruzione e politiche giovanili, cultura, turismo, salute, tutela dei consumatori, ricerca, ambiente, energia, fiscalità;
     3) partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione Europea;
     4) politiche di coesione, l'andamento dei flussi finanziari dall'Unione verso l'Italia e la loro utilizzazione, nonché i risultati conseguiti nell'ambito dell'attività svolta;
    l'esame dei due documenti coincide con un aggravamento delle condizioni economico-sociali per larga parte dei Paesi europei che rischia di innescare tendenze recessive di lungo termine, di cui la contrazione delle attività produttive e l'allargamento della disoccupazione rappresentano gli indicatori più preoccupanti;
    una svolta appare indispensabile e urgente nelle politiche europee, per evitare che il disagio economico e sociale alimenti la disaffezione nei confronti dell'Europa mettendo a repentaglio le prospettive di una ripresa del processo di integrazione che sul piano economico e finanziario risulta ormai indispensabile per la gravità delle crisi e la dimensione globale dei fenomeni da affrontare che superano largamente le capacità di risposta dei singoli Stati membri;
    l'Italia ha mantenuto tutti gli impegni relativi al consolidamento del proprio bilancio nazionale ma la prosecuzione di una politica di bilancio basata esclusivamente sull'austerità non è in grado di assicurare lo sviluppo e aggraverebbe l'attuale recessione: ad essa vanno immediatamente associate politiche volte a creare crescita sostenibile e occupazione;
    l'agenda europea del 2012, al contrario, ha continuato ad essere dominata dai temi economici e finanziari, con l'obiettivo di mantenere la stabilità dell'area euro e rendere pienamente operative le misure di governance economica concordate;
    l'Europa ha risposto alla crisi economica mondiale, alla recessione globale ed alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la sola strada dell'austerità, ma le politiche conseguenti non hanno prodotto nessun effetto visibile in termini di ripresa dell'economia e dell'occupazione;
    l'attuale crisi di sistema comporta la necessità di proporre un nuovo modello socioeconomico, nel quale gli obiettivi da perseguire per la costruzione di un'Europa equa e giusta devono valicare il confine della pur necessaria promozione della stabilità finanziaria e della crescita economica ed incentrarsi anche e soprattutto su una rimodulazione del concetto di solidarietà e di comunità da applicarsi alle relazioni tra i paesi membri;
    nella visione ideologica della Commissione Europea, la crisi in atto, definita sia ciclica sia strutturale, può essere viceversa affrontata esclusivamente in chiave di equilibrio di bilancio e solo un rientro dagli eccessi di debito pubblico e privato può permettere all'economia della zona Euro di rincamminarsi lungo un percorso di crescita sostenibile, innanzitutto continuando a tagliare il «troppo costoso» modello sociale europeo;
    in quest'ottica, anche l'impegno politico del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012 in materia di crescita economica, che si è tradotto nel Patto per la crescita e l'occupazione (Compact for growth and jobs) che articola in modo organico le misure di rilancio dell'economia a livello nazionale ed europeo da affiancare alla normativa sulla disciplina di bilancio, è rimasto fino ad oggi largamente sulla carta;
    i dati diffusi sulla disoccupazione nella UE nel primo trimestre 2013, che segnalano la cifra impressionante di 26.5 milioni di persone disoccupate o inoccupate, non sembrano produrre alcun cambio in questa impostazione generale di politica economica e sociale;
    al contrario, la Commissione, pur prendendo atto che la disoccupazione giovanile è arrivata alla soglia stratosferica di 5.7 milioni intende intervenire attraverso il programma EU Youth Guarantee che stanzia, tramite il FSE, dal 2014 al 2020 circa e 7 miliardi, ovvero l'equivalente di – 1.22 per disoccupato in 6 anni;
    in realtà, sarebbe indispensabile lavorare da subito alla costruzione di un sistema continentale di Reddito Minimo Garantito cofinanziato dagli Stati europei;
    più in generale, esaminando i dati fondamentali della crisi che la UE attraversa, è chiaro che la crescita non è ostacolata dall'elevato debito pubblico o dall'eccesso di spesa sociale connesse al modello di «welfare» europeo, bensì dalle misure recessive adottate in risposta alla crisi stessa. Pur ammettendo l'esistenza di gravi squilibri strutturali sul fronte della finanza pubblica, la scelta di realizzare in modo simultaneo i relativi aggiustamenti non è una fatalità cui sono posti di fronte i paesi europei, bensì una decisione deliberata e autolesionista, che aggrava i problemi recessivi causati dalla crisi stessa;
    la crisi, pertanto, non si risolverà con le politiche di «austerità espansiva» che l'hanno provocata. Pensare che il taglio nei deficit pubblici possa essere compensato dall'aumento di altre componenti della domanda aggregata è una pia illusione. Come mostrato in studi e dall'esperienza pratica di altri Paesi europei come la Grecia, il moltiplicatore fiscale in una fase di recessione è positivo, e l'austerità porterà quindi ad un calo del Pil maggiore del calo del debito rendendo impossibile raggiungere, come auspicato, l'obiettivo della riduzione strutturale del rapporto tra debito e Pil;
    per quanto riguarda il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020, non è stato posto con sufficiente chiarezza dal nostro Governo il fatto che vi è necessità di un approccio globale, ispirato dai principi dell'uso efficiente delle risorse (in particolare per sostenere la crescita economica), della solidarietà e dell'equità. Tali criteri implicano il riconoscimento del fatto che vi sono «beni pubblici europei» che possono essere protetti unicamente, o in maniera più efficiente, al livello dell'Unione europea;
    in relazione ai fondi destinati alla Politica di coesione, l'Italia ha richiesto di operare una redistribuzione interna in favore delle regioni in ritardo di sviluppo, in particolare, tenendo conto del peso maggiore che è opportuno attribuire alla disoccupazione nel meccanismo di calcolo delle risorse per le regioni meno sviluppate. Il Piano di azione coesione, deve essere diretto non solo ad accelerare l'impiego dei fondi strutturali, ma destinato anche a dettare le linee del Governo per il periodo successivo;
    appare necessario un maggiore impegno del Governo a seguire con attenzione l'attuazione della iniziativa-faro «Una piattaforma europea contro la povertà e l'emarginazione», lanciata dalla Commissione europea nell'ambito della Strategia Europa 2020. Un fenomeno, questo, che riguarda in misura crescente anche il nostro Paese e che risulta produrre effetti particolarmente pesanti nella fascia d'età minorile;
    in materia commerciale, considerate le specifiche caratteristiche del sistema produttivo ed industriale italiano, ed allo scopo di tutelare le sue tante eccellenze, il Governo si è impegnato affinché in sede europea venisse raggiunta una soluzione di compromesso per l'adozione di una regolamentazione sull'etichettatura di origine di alcuni prodotti provenienti da Paesi terzi (il cosiddetto regolamento «Made in»), che appare ancora insufficiente. In seguito alla decisione della Commissione di ritirare la proposta, l'Italia ha chiesto alla Commissione di valutare possibili soluzioni alternative, e di fornire un'analisi giuridica dettagliata per definire uno schema di etichettatura a tutela dei consumatori, della trasparenza sui mercati e della concorrenza leale, suscettibile di non essere considerato un ostacolo tecnico agli scambi internazionali e di contribuire efficacemente a contrastare l'uso ingannevole e fraudolento delle indicazioni di origine europee;
    per quanto riguarda la PAC (Politica Agricola Comunitaria), l'Italia si è battuta per evitare un ridimensionamento del budget complessivo ad essa destinato e in particolare per ottenere una riduzione dell'entità dei tagli previsti per l'agricoltura italiana, con risultati solo parzialmente soddisfacenti. La Relazione ricorda, al riguardo, che il Presidente del Consiglio europeo, nella proposta di fine novembre 2012, ha riconosciuto la validità delle osservazioni italiane in merito ai criteri di riparto dei fondi sulla base della sola superficie agricola e ha ridimensionato i tagli destinati all'Italia di circa un miliardo di euro per l'intero periodo di programmazione;
    per quanto attiene alle politiche fiscali, lascia interdetti che non si faccia alcun riferimento al contrasto all'elusione/evasione delle grandi aziende realizzata attraverso i cd. «paradisi fiscali». Su questo fronte, è necessario pensare a livello UE a delle forme di tassazione su tutti i trasferimenti bancari nei centri offshore/black list e in tutti i paesi terzi che non garantiscono la tracciabilità dei flussi finanziari nei confronti dei centri offshore/black list;
    inoltre, tutta la questione sulle inopportune, per la Commissione, tax expenditure è massimamente tematizzata sul fronte della tassazione indiretta (IVA/VAT), mentre su questo specifico fronte bisognerebbe pensare di alzare, a livello UE (l'imposizione indiretta è in gran parte una competenza dell'unione che travalica l'autonomia dei singoli stati), le aliquote sui «beni di lusso», invece di criticare le aliquote ridotte che incidono sui «consumi popolari»;
    è giunto il momento di riesaminare l'orientamento a perseguire l'austerità e il rigore dei conti pubblici a prescindere dall'andamento, dell'economia reale. Se è vero che la legislazione europea avrà sempre maggiore prevalenza, allora vale la pena fin d'ora di esortare le autorità dell'Unione europea e il Governo italiano a riorientare le grandi opzioni di politica economica. Mentre il tema della concorrenza ha ormai assunto un valore fondamentale nella regolazione, quello del sostegno alla crescita economica appare ancora troppo incerto, soprattutto rispetto alla gravità della crisi;
    peraltro, lo stesso Fondo monetario ha messo in discussione la validità dell'azione nei confronti della Grecia. Il ruolo declinante dell'Europa rispetto agli scenari geopolitici e geoeconomici impone scelte coraggiose, attraverso l'individuazione di nuovi strumenti, anche eccezionali ed eterodossi rispetto alla teoria economica di stretta osservanza (considerando ad esempio la nuova stagione economica del Giappone o il ruolo della BCE e la difesa della stabilità dei prezzi);
    occorre realizzare una più incisiva azione del Parlamento e del Governo nella fase ascendente, anche attraverso una più completa conoscenza e disanima dei dossier in esame in sede UE;
    al contrario, il quadro di finanza pubblica delineato nel DEF 2013 (predisposto dal Governo Monti, fatto proprio dal Governo Letta e recepito dalla Commissione Europea) non sembra lasciare alcuno spazio significativo di manovra a politiche anticicliche, di crescita economica e contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, limitandosi a proiettare la filosofia dell'austerità anche nel triennio prossimo venturo, impegnandosi alla realizzazione di un disavanzo strutturale dello 0,4 per cento del Pil nel 2014 ed al pareggio di bilancio strutturale nel 2015-2016 e basandosi su previsioni di crescita del Pil del tutto irrealistiche nel 2014-2016 (+1,3 per cento/+1,5 per cento);
    inoltre, le previsioni del DEF 2013 (anche queste recepite e fatte proprie dalla Commissione Europea) non includono alcuna «rimodulazione» dell'IMU, né gli effetti del pagamento dei debiti commerciali pregressi della pubblica amministrazione alle imprese e includono inoltre operazioni di privatizzazione dell'ordine di almeno 1 per cento all'anno (ulteriori 15 mld), che ove non realizzate richiederebbero misure correttive di pari entità;
    pertanto, l'impatto netto delle manovre di finanza pubblica che la Commissione ed il Consiglio europei fanno proprie, rimane altamente recessivo ed appare incompatibile con il finanziamento degli interventi per la crescita;
    in questa prospettiva, in assenza di rinegoziazioni dei Trattati e di radicali cambi di strategia nella politica di bilancio, il problema del «commissariamento» dell'Italia via procedure d'infrazione e sanzioni è quindi solo rinviato nel tempo;
    in senso opposto, l'indispensabile rinegoziazione della cosiddetta «golden rule» (vale a dire lo scorporo degli investimenti dal calcolo del vincolo di deficit del 3 per cento) potrebbe rappresentare una leva significativa se consegnata alla sovranità del Parlamento nazionale, sebbene ancora insufficiente se collegata solo a programmi co-finanziati dai fondi strutturali europei. Lo shock di domanda aggregata necessario per riattivare un processo di crescita virtuoso si colloca nell'ordine di 80-100 miliardi, quindi 8-10 volte più ampia di quella determinata dai soli programmi cofinanziati dai fondi strutturali europei;
    la leva fiscale dovrebbe inoltre essere manovrata con la finalità prevalente di favorire la ripresa della domanda per consumi (attraverso sostanziali aumenti del reddito disponibile delle famiglie) e per investimenti (attraverso incentivi al reinvestimento degli utili) oltre al consolidamento della struttura produttiva con interventi mirati specificamente ad incentivare la crescita della dimensione d'impresa;
    ancorché la Relazione consuntiva documenti il significativo lavoro svolto presso le istituzioni europee in materia di occupazione se, politiche sociali, il rilievo dei dossier «occupazione» nel quadro delle politiche europee nel corso del 2012 è rimasto al di sotto di quanto le condizioni economiche avrebbero imposto;
    la questione del coordinamento delle politiche del lavoro e della previdenza non ha avuto rilevanza analoga a quelle economico-monetarie e non pari rilievo ha avuto l'impatto dei provvedimenti di consolidamento fiscale sui temi della coesione sociale;
    la Commissione europea non ha ancora sviluppato quella capacità di passare da una visione legislativa «forte» – che nel corso degli anni si è assestata su regole rigide anche nelle situazioni che creavano occupazione – ad una visione sulle politiche e sugli obiettivi da conseguire, in coerenza con i target fissati dalla Strategia 2020 mantenendo profili e promuovendo strumenti dinamici, in grado di modulare le strategie in ragione dei cicli economici e delle condizioni sociali;
    l'affidamento a comitati all'interno delle istituzioni dell'UE non ha sempre prodotto risultati tangibili e traguardati alla risoluzione dei problemi;
    la posizione italiana sulla gestione dei fondi europei – ed in particolare del FESR e del FSE – deve essere maggiormente incisiva per garantire progressivo aumento dell'efficienza nella gestione delle risorse e la riduzione degli oneri burocratici conseguenti, considerata la bassa efficacia che ancora ne contraddistingue le modalità di spesa in tutte le regioni obiettivo convergenza, ad eccezione della Puglia;
    costituire una rete di servizi pubblici efficienti deve rappresentare una necessità per promuovere l'inserimento lavorativo, puntando sulla qualificazione del servizio pubblico, sulla cooperazione pubblico-privato e sul coordinamento tra gli attori, per superare le insufficienze economiche e procedurali della Youth Guarantee;
    il 21 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul «reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa», con una maggioranza di 540 voti a favore e 30 contrari;
    tale risoluzione, in modo ancora più netto rispetto ad una precedente sullo stesso tema del 2008, sancisce in modo pieno il riconoscimento di un diritto dei cittadini dell'Unione e delle persone che vi risiedano stabilmente, ad un reddito che ne salvaguardi la dignità sociale;
    in attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta di Nizza), il reddito minimo viene definito come un diritto sociale fondamentale, destinato a fungere da strumento di protezione della dignità della persona e della sua «possibilità di partecipare pienamente alla vita sociale, culturale e politica»;
    nel corso del 2012 in Italia è stata avviata una campagna per un Reddito minimo Garantito, per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare, che ha visto il coinvolgimento di molte associazioni della società civile;
    appare, pertanto, indispensabile che la Commissione Europea decida di introdurre sperimentalmente il reddito minimo garantito, predisponendo un piano che individui la platea degli aventi diritto, anche in ragione delle risorse economiche disponibili o individuabili;
    per quanto riguarda il dibattito sul rafforzamento dell'architettura istituzionale dell'Unione economica e monetaria (UEM), da parte italiana si è espresso il pieno sostegno a favore di un credibile e ambizioso processo di riforma, ma ad oggi non si sono prodotti significativi passi in avanti in tale direzione;
    il 28 novembre 2012, la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione dal titolo «Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita» (COM(2012) 777), che descrive in dettaglio gli elementi e le tappe necessari per un'Unione bancaria, economica, fiscale e politica a pieno titolo;
    il cd. «pacchetto sull'Unione bancaria», sul quale la discussione tra i partner europei è ancora molto aperta, comprende:
     1) la proposta di regolamento che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi;
     2) l'istituzione dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea);
     3) le proposte sul risanamento e la risoluzione delle crisi delle banche per affrontare le conseguenze di eventuali dissesti di enti creditizi, definendo un quadro efficace di gestione ordinata dei fallimenti bancari ed evitando il contagio ad altri enti;
    l'Unione bancaria per essere fattibile si deve inserire in un progetto più ampio di unione fiscale e politica, anche perché, per funzionare ed essere credibile, deve potere contare su risorse che solo un vero e proprio bilancio federale può assicurare. Il corretto funzionamento della Unione bancaria richiede, infatti, l'introduzione di un finanziamento di ultima istanza di natura fiscale e, quindi, una qualche forma di bilancio federale, con rilevanti cessioni di sovranità dagli Stati nazionali al «governo federale»,

impegna il Governo:

  in sede nazionale ed europea:
   a) a far pervenire la prossima Relazione consuntiva della partecipazione dell'Italia all'Unione Europea, recante indicazione delle attività svolte dal Governo a livello europeo nell'anno precedente, entro il 31 gennaio del 2014;
   b) a sostenere la realizzazione di una vera unione politica del continente in senso federale, sostenendo, in pari tempo, un maggiore coinvolgimento del Parlamento europeo nelle decisioni a livello europeo, nonché una piena attuazione delle disposizioni del Trattato di Lisbona sul ruolo dei Parlamenti nazionali;
   c) a lavorare per una rapida approvazione definitiva della legge di delegazione europea e della legge europea per il 2013, anche al fine di dare avvio a una rinnovata fase di impegno dell'Italia per il corretto e puntuale adempimento degli obblighi europei e la conseguente riduzione delle infrazioni a carico dell'Italia, fra le quali l'ambiente (e, in misura minore, anche gli appalti) tradizionalmente vanta un poco invidiabile primato;
   d) a prestare particolare attenzione al tema dell'occupazione e del lavoro, in particolare quello femminile e giovanile, nella prospettiva dell'approfondimento delle più idonee misure in materia, a partire dalla promozione in sede-europea del reddito minimo-garantite, in nome di un'azione di Governo finalmente tesa a un rilancio delle politiche di rilancio dell'economia e dell'occupazione;
   e) a sostenere l'aumento delle risorse disponibili anche attraverso un maggiore ricorso ai project bond e la realizzazione del previsto aumento di capitale della Banca europea degli investimenti;
   f) a promuovere un coinvolgimento quanto più possibile ampio e sentito dei cittadini dell'UE in occasione dell'Anno europeo dei cittadini (2013) concentrando l'attenzione sulla sensibilizzazione, in particolare delle giovani generazioni, riguardo ai valori comuni dell'UE;
   g) a rafforzare gli strumenti posti a disposizione dei singoli Stati e dell'Unione europea per favorire la crescita economica e l'occupazione, in particolare giovanile, anche attraverso l'introduzione, nelle regole europee concernenti la disciplina di bilancio, di elementi di flessibilità che consentano di fronteggiare la negativa congiuntura economica, segnatamente realizzando un alleggerimento del carico tributario sull'economia reale, sul lavoro e sugli investimenti produttivi, nonché mediante l'adozione, in funzione anticiclica, di misure innovative per il finanziamento di progetti infrastrutturali e di sostegno alla competitività ed all'innovazione;
   h) a realizzare procedure più snelle che consentano di impegnare già dal prossimo anno nella misura massima possibile tutte le risorse che possono essere attivate appena definito il nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, a partire dagli stanziamenti relativi alle politiche regionali. Ribadire la necessità che i fondi comunitari prevedano un alleggerimento delle procedure di spesa, una diminuzione dei formalismi burocratici e una maggiore attenzione ai risultati;
   i) nell'ambito della nuova disciplina europea in materia di reti di trasporto trans-europee (reti TENT), a fare ricorso alla cosiddetta alla golden rule, consentendo di non far gravare sugli investimenti infrastrutturali di rilievo comunitario i vincoli di Maastricht, in particolare evitando che i fondi per la realizzazione di tali opere incidano sulla determinazione dell'ammontare del debito pubblico. Informatica. Con riferimento alle reti di trasporto europeo, concentrare lo sforzo finanziario europeo sull'intermodalità tra gomma, mare e ferro;
   j) a sostenere e implementare l'iniziativa pilota assunta dalla Commissione europea per quanto riguarda l'utilizzazione dei cosiddetti project bonds, vale a dire di obbligazioni emesse da soggetti privati per il finanziamento a debito di infrastrutture di trasporto di particolare rilevanza strategica rientranti nelle reti TEN-T;
   k) a promuovere e sostenere un impegno forte dell'Unione europea, da tradursi nell'adozione di politiche coerenti ed organiche per procedere più intensamente alla conversione delle economie europee in termini Green economy, fattore che può rivelarsi decisivo anche ai fini della ripresa economica e dell'aumento dell'occupazione;
   l) ad assicurare che il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio – attualmente all'esame come proposta – che istituisce un'ordinanza europea di sequestro conservativo sui conti bancari in materia di procedure di insolvenza transfrontaliere, rispetti i requisiti minimi di tutela del convenuto che la tradizione giuridica italiana prevede anche per i procedimenti cautelari, quali la valutazione della sussistenza del fumus boni juris del creditore e del periculum in mora;
   m) a uniformare, sia sotto il profilo dei divieti che sotto quello delle relative sanzioni, la disciplina europea in materia di repressione del doping nello sport professionistico, dilettantistico e amatoriale;
   n) a sostenere la promozione, nell'ambito di un completo ed integrato sistema di difesa europeo comune, dei Corpi civili di pace e la costituzione di un esercito unico che permetta la riduzione delle Forze Armate nazionali con la conseguente drastica riduzione delle spese militari italiane, sistema che potrebbe già iniziare a dispiegarsi concretamente tramite una reale integrazione delle catene di comando;
   o) a sviluppare maggiormente la dimensione civile della Politica Europea di Sicurezza e Difesa Comune, tramite missioni di gestione civile delle crisi pianificate dalle due strutture competenti in seno al Servizio Europeo per l'Azione. Esterna, affinché Interventi Civili per la Costruzione della Pace e Prevenzione dei Conflitti vengano riconosciuti e finanziati tra i programmi della Commissione europea di Assistenza allo Sviluppo, con forte partecipazione delle organizzazioni di società civile. Proprio nella gestione civile delle crisi l'Unione Europea può esprimere il suo vantaggio comparato nella comunità internazionale.
   p) ad aumentare il livello dei pagamenti e delle somme disponibili rispetto agli impegni di spesa relativi ai PON educazione ricerca e garantire un maggiore ritorno delle consistenti cifre che l'Italia destina ai programmi europei di ricerca e istruzione;
   q) intensificare le azioni intraprese a livello di Unione europea volte a garantire la sicurezza della rete web, sostenendo l'attività del Centro europeo per la lotta alla criminalità;
   r) a proseguire nella ferma tutela e nel sostegno all'agricoltura italiana secondo un modello rispettoso dell'ambiente e che valorizzi le specificità dell'economia agricola nazionale, caratterizzata da produzioni agroalimentari di qualità, assicurando produttività ma anche sicurezza alimentare e crescita economica;
   s) a garantire adeguato sostegno e attenzione, al settore ittico per tutelare l'ecosistema marino e rilanciare lo sviluppo della pesca e dell'acquacoltura sostenibili, anche in vista del rilancio delle imprese che operano nel settore;
   t) a sostenere, nell'ambito della procedura di esame della proposta di Regolamento dell'Unione Europea attinente il mercato del materiale riproduttivo vegetale, la coerenza delle nuove disposizioni con il «Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'agricoltura e l'alimentazione», per quanto attiene, in particolare al diritto degli agricoltori, di conservare, utilizzare, scambiare e vendere sementi o materiale di moltiplicazione;
   u) a contrastare, con specifiche disposizioni, da inserire nella proposta di Regolamento in esame, la diffusione di forme di brevettazione delle varietà vegetali eterogenee e del materiale genetico ottenuto dalle attività convenzionali di miglioramento, prevedendo forme semplificate di registrazione per gli agricoltori e le piccole imprese finalizzate a facilitare la diffusione delle attività di ricerca e a conservare la biodiversità;
   v) con riferimento al servizio sanitario, a ponderare meglio il problema dei meccanismi di rimborso delle prestazioni tra i diversi Stati membri, al fine di evitare che la libera circolazione dei pazienti determini un ampio contenzioso tra i diversi Paesi sull'entità dei rimborsi e la tempestività dei relativi pagamenti. Valutare la possibilità di adottare provvedimenti che prevedano accordi internazionali sui sistemi di remunerazione e procedure contabili snelle;
   w) a intensificare le politiche per l'invecchiamento attivo che devono essere trasversali al lavoro, alla formazione, all'assistenza, al tempo libero ed al godimento dei diritti, per sostenere e promuovere il benessere, la riprogettazione di una fase della vita, l'autonomia psico-fisica, senza le quali si rischia la futura e neanche troppo lontana insostenibilità dei sistemi sanitari;
   x) a prestare maggiore attenzione alla commercializzazione, ampiamente pubblicizzata, delle sigarette elettroniche, oggetto di alcune recenti determinazioni del Consiglio superiore di sanità e dell'Istituto superiore di sanità, nel senso di adottare maggiori precauzioni per l'utilizzo da parte dei giovani e di categorie a rischio;
   y) a sostenere la rapida approvazione e attuazione delle misure necessarie per la realizzazione di un'effettiva e completa Unione bancaria europea. Pensare a livello UE a delle forme di tassazione su tutti i trasferimenti bancari nei centri offshore/ black list e in tutti i paesi terzi che non garantiscono la tracciabilità dei flussi finanziari nei confronti dei centri offshore/ black list;
   z) a sostenere la cooperazione rafforzata per l'adozione della tassa sulle transazioni finanziarie e proporre che i proventi siano destinati a misure specifiche tra cui quelle a sostegno dell'occupazione giovanile.
(6-00023) «Ricciatti, Pannarale, Migliore, Di Salvo, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Giancarlo Giordano, Fratoianni, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Piras, Placido, Quaranta, Ragosta, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

crescita economica

politica occupazionale

creazione di posti di lavoro

lotta contro la criminalita'

protezione del consumatore