ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06302

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 528 del 22/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: BOLDRINI LAURA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/06/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 22/06/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 22/06/2021
Stato iter:
23/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 23/06/2021
Resoconto BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 23/06/2021
Resoconto SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 23/06/2021
Resoconto BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 23/06/2021

SVOLTO IL 23/06/2021

CONCLUSO IL 23/06/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06302
presentato da
BOLDRINI Laura
testo di
Martedì 22 giugno 2021, seduta n. 528

   BOLDRINI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2021 la Corte Costituzionale turca ha accolto la richiesta della procura generale della Cassazione di aprire un procedimento per la messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP), la principale forza di opposizione in Parlamento. L'accusa è quella di minacciare «l'integrità indivisibile dello Stato e della Nazione» attraverso legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk);

   il partito Hdp, nato nel 2013, che con la guida di Selahattin Demirtaş, aveva raggiunto il 12,7 per cento dei voti nelle elezioni dei giugno del 2015, entrando per la prima volta in Parlamento, e ha sempre negato di essere «l'ala politica» del Pkk;

   nel 2016, durante una vasta operazione di polizia, avvenuta la notte del 4 novembre, dodici parlamentari dell'Hdp, e numerosi amministratori locali dello stesso partito, venivano arrestati in Turchia con l'accusa di essere legati al Pkk. Tra gli arrestati, anche il leader dell'Hdp, Selahattin Demirtaş, tuttora in carcere, nonostante la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia già emesso due sentenze vincolanti a favore del suo rilascio – una nel 2018 e una nel dicembre del 2020 – perché giudicato arbitrariamente arrestato «per ragioni politiche»;

   dopo il fallito colpo di stato dei 16 luglio 2016, Erdogan ha dato inizio a una enorme opera di repressione, che ha visto anche il licenziamento e l'arresto di 110 mila funzionari pubblici, con l'accusa di essere fegati a una presunta rete terroristica guidata dall'imam Fethullah Gülen;

   nella campagna volta a mettere a tacere ogni espressione di dissenso, rientra anche la recente messa sotto inchiesta del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, uno dei principali rivali del presidente Recep Tayyip Erdogan, fra i pochi in grado di competere con lui per prestigio e consenso, con l'accusa di aver mancato di rispetto alla memoria del sultano Maometto II, durante una visita al suo mausoleo e, secondo fonti dell'opposizione, anche per contatti con il partito Hdp –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia, Paese membro della Nato e del Consiglio d'Europa, così come in quelli internazionali ed europei, affinché venga assicurato il pluralismo politico, l'indipendenza della magistratura, il rispetto dei diritti umani e delle prerogative parlamentari e il riconoscimento delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo da parte delle autorità turche.
(5-06302)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 23 giugno 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-06302

  Il quadro dei diritti umani in Turchia continua a essere molto preoccupante e caratterizzato da una forte polarizzazione interna. L'unica eccezione è la scarcerazione, il 14 aprile 2021, del giornalista e scrittore Ahmet Altan, avvenuta in seguito alla pronuncia della Corte europea dei Diritti dell'Uomo.
  Anche per cercare un approccio più dialogante in politica estera e nei rapporti con l'Unione europea, l'8 marzo 2021 Erdogan ha presentato il Piano nazionale per i Diritti Umani. Esso si basa su 11 principi, incentrati su dignità umana e ruolo dello Stato nella protezione e nel miglioramento dei diritti dei cittadini senza discriminazioni, e 9 obiettivi relativi, tra l'altro, a miglioramenti nella protezione dei diritti umani, nell'indipendenza giudiziaria, nella libertà di espressione, di assemblea e di religione. Il Piano, che dovrebbe essere attuato in due anni e culminare con l'adozione di una nuova Costituzione, non fa però menzione delle Convenzioni internazionali cui aderisce la Turchia (tra cui la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo), ed è stato duramente criticato dall'opposizione.
  Meno di due settimane dopo, il 20 marzo 2021, la Turchia si è inoltre ritirata dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (anche nota come «Convenzione di Istanbul» perché aperta alla firma a Istanbul durante la Presidenza di turno turca del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa).
  Ankara era stata la prima a firmare la Convenzione nel 2011, a testimonianza della volontà della Turchia a impegnarsi per il miglioramento della condizione femminile, in un Paese in cui il tasso di femminicidi rimane altissimo (oltre 300 nel 2020, ma la stima è con ogni probabilità al ribasso). L'annuncio del ritiro dalla Convenzione ha suscitato un'ondata di proteste e l'Unione europea ha fatto sentire la propria voce (ad esempio attraverso la «Comunicazione Congiunta in risposta al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul», rilasciata al Consiglio Permanente dell'OSCE il 25 marzo di questo anno), invitando la Turchia a rivedere la propria posizione.
  Su un altro piano, la definizione, nell'ambito della coalizione di Governo, di un equilibrio politico favorevole al partito nazionalista (MHP), ha determinato una maggiore determinazione a colpire il partito democratico dei popoli filo-curdo (HDP) e, più in generale, membri dei partiti d'opposizione. Il 17 marzo 2021, il Procuratore della Corte di Cassazione ha chiesto alla Corte costituzionale la messa al bando del partito democratico dei popoli (HDP) e il divieto di attività politica per 687 membri del medesimo partito, sulla base di asseriti legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). La Corte costituzionale ha rigettato per la seconda volta l'accusa, indicando vizi procedurali e invitando il Procuratore a fornire maggiori prove sul presunto coinvolgimento di membri del partito democratico dei popoli (HDP) in attività criminali volte a colpire «l'integrità indivisibile dello Stato», reato che in Turchia può portare alla messa al bando di partiti politici. Ugualmente preoccupante è la richiesta di revoca dell'immunità parlamentare di 10 parlamentari di opposizione (2 del HDP e 8 del CHP, principale partito di opposizione) per presunti reati di oltraggio al Presidente, incitamento pubblico all'odio e calunnia.
  Sul fronte del rispetto delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, inoltre, malgrado le molteplici decisioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, le Autorità turche continuano a non riconoscere come vincolante la sentenza del 2019 sul caso di Osman Kavala (imprenditore e attivista dei diritti umani in carcere dal 2017 per asserito coinvolgimento nelle proteste di Gezi Park [pron. Ghesi Park] del 2013 e nel tentato colpo di Stato del 2016), sostenendo che essa non può trovare applicazione alla luce di una nuova indagine lanciata contro Kavala per accuse di spionaggio.
  Per quanto riguarda l'ambito bilaterale e l'azione del Governo, riteniamo che sia fuori discussione un punto: l'interesse strategico del nostro Paese è un Mediterraneo prospero e in pace. Questa è una situazione impossibile da ottenere con l'ulteriore isolamento della Turchia, attore imprescindibile per la stabilità della regione. La consolidata posizione italiana è infatti stata sempre diretta a non isolare la Turchia, sia in ambito europeo che in ambito internazionale. La visione di una Turchia agganciata all'Occidente e più integrata in Europa rappresenta non solo un elemento di stabilità in un'area per noi cruciale, ma anche l'unica garanzia per un reale miglioramento della qualità della democrazia, della tutela dello stato di diritto e dei diritti umani.
  Ciò non significa assolutamente sacrificare l'agenda dei diritti umani e dello stato di diritto, ma portarla avanti in maniera determinata ma costruttiva, evitando provocazioni che alimentino una narrativa antioccidentale, agendo insieme ai nostri partner dell'Unione europea. In tal senso, l'Unione è intervenuta l'altro ieri (21 giugno) in Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite nel dialogo con l'Alta Commissaria ONU per i diritti umani Bachelet per esprimere preoccupazione per il continuo deterioramento in Turchia del rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, incluse le libertà fondamentali e l'indipendenza della magistratura.
  L'Europa ha in particolare espresso preoccupazione per le misure che colpiscono i partiti politici, le persone che partecipano alle attività sindacali, i media indipendenti, i difensori dei diritti umani, gli avvocati e i giudici, e ha esortato il Paese, candidato all'adesione all'Unione europea e membro di lunga data del Consiglio d'Europa, ad applicare i più elevati standard e pratiche democratiche, e a dare attuazione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.