ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06299

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 528 del 22/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: LUPI MAURIZIO
Gruppo: MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC
Data firma: 22/06/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 22/06/2021
Stato iter:
23/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 23/06/2021
Resoconto LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC
 
RISPOSTA GOVERNO 23/06/2021
Resoconto SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 23/06/2021
Resoconto LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 23/06/2021

SVOLTO IL 23/06/2021

CONCLUSO IL 23/06/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06299
presentato da
LUPI Maurizio
testo di
Martedì 22 giugno 2021, seduta n. 528

   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° febbraio 2021 in Myanmar il bilancio dei morti accertati dall'inizio delle proteste ha superato le 800 vittime, come riporta l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici;

   l'11 giugno 2021 presidente e i vescovi della Conferenza episcopale del Myanmar hanno firmato un appello urgente nel rispetto della dignità umana per la cessazione degli attacchi militari contro i luoghi di culto, divenuti luoghi di rifugio, e la realizzazione di corridoi umanitari per la sopravvivenza degli sfollati;

   il 18 giugno 2021 una risoluzione delle Nazioni Unite ha condannato il colpo di Stato militare in Myanmar, esortando la giunta militare al potere a ripristinare la transizione democratica del Paese;

   va tenuto conto che, negli ultimi giorni, anche molte chiese sono state distrutte o interessate da violenze e raid militari per aver dato accoglienza a migliaia di sfollati che cercavano asilo, come è accaduto nello Stato birmano di Kayah nel Myanmar orientale, dove infuria il conflitto tra esercito birmano e forze di difesa popolari, che si oppongono alla giunta militare;

   va inoltre considerata la recente risoluzione n. 8-00098, approvata in sede di III Commissione, il 2 marzo 2021 –:

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Governo nelle competenti sedi internazionali alla luce delle responsabilità e del ruolo svolto dal nostro Paese per il rispetto della dignità umana e dei luoghi di culto.
(5-06299)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 23 giugno 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-06299

  L'Italia è impegnata sin dal primo febbraio a favorire una via d'uscita pacifica al colpo di Stato in atto in Myanmar. Sosteniamo con determinazione un fronte compatto in tutte le sedi internazionali per ribadire la richiesta d'immediato rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente, inclusa la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi (pron. Aung San Su Cì), il Presidente Win Myint (pron. Uin Mint) e la leadership civile. Il riavvio di un processo di transizione democratica deve essere sostenibile ed efficace.
  L'azione italiana a difesa dei diritti umani in Myanmar si è sviluppata anzitutto in ambito Nazioni Unite, in sede di Consiglio Diritti Umani, Assemblea Generale e Organizzazione Internazionale del Lavoro. In questi contesti abbiamo reiterato la nostra più ferma condanna del colpo di Stato. Abbiamo richiesto con forza ai militari di rispettare i diritti umani e fermare l'uso eccessivo della forza, sia tramite interventi nazionali, tra cui quello del Ministro Di Maio nel segmento di alto livello del Consiglio Diritti Umani, sia attraverso iniziative congiunte con i partner dell'Unione Europea.
  A Bruxelles abbiamo infatti sostenuto l'adozione di ampie misure sanzionatorie nei confronti di individui responsabili del golpe e delle entità economiche loro collegate, fermo restando l'obiettivo di risparmiare inutili sofferenze alla popolazione civile.
  A febbraio Regno Unito e Unione europea hanno promosso la convocazione di una Sessione Speciale del Consiglio Diritti Umani. La Risoluzione adottata in quella occasione, il 12 febbraio, deplora gli sviluppi in materia di diritti umani e richiama con forza l'esercito del Myanmar al loro rispetto, oltre a richiedere il rilascio di tutte le persone arbitrariamente detenute. Nel corso della 46esima sessione ordinaria del Consiglio Diritti Umani, l'Unione europea ha poi presentato una Risoluzione sulla situazione dei diritti umani nel Paese, adottata il 24 marzo. In questo testo le violazioni in atto, incluse le detenzioni e gli arresti arbitrari e l'uso eccessivo e indiscriminato della forza da parte delle forze di sicurezza, vengono duramente condannate. Entrambe le risoluzioni sono state adottate consensualmente da tutti i Paesi membri del Consiglio Diritti Umani.
  In tutti questi documenti grande attenzione viene attribuita al tema della protezione della libertà di religione o credo, invitando con determinazione le Forze Armate e le altre forze di sicurezza e autorità del Myanmar a prendere immediatamente provvedimenti per proteggere, tra gli altri diritti fondamentali dell'individuo, la libertà di religione o credo.
  L'azione dell'Italia in Myanmar, anche su questo importante tema, non è certo nuova. Già prima del colpo di Stato, alla Revisione Periodica Universale di gennaio cui era sottoposto il Myanmar, abbiamo raccomandato di rivedere la legislazione in materia di religione per costruire una società più inclusiva.
  È un impegno in linea con il costante sforzo del nostro Paese nelle sedi multilaterali, nelle relazioni bilaterali con i Paesi terzi e nei programmi di cooperazione allo sviluppo nel mondo, per la protezione e la tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze religiose, incluse quelle cristiane. A tal proposito si ricorda che per il 2021 è stato rifinanziato il fondo per interventi a sostegno delle comunità cristiane nelle aree di crisi, al quale possono accedere le organizzazioni della società civile, rispondendo a uno specifico bando per la presentazione di progetti.
  Sono temi prioritari anche per l'attuale mandato italiano in Consiglio Diritti Umani.
  Siamo infatti fermamente convinti che la tutela della libertà di religione o credo e dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze religiose contribuisca a rafforzare la salvaguardia degli altri diritti umani e a costruire società inclusive e pacifiche.
  In linea con quest'approccio, continueremo a prestare grande attenzione alla condizione delle persone appartenenti a minoranze religiose e alla tutela della libertà di religione o credo in Myanmar in tutti i fori multilaterali, a partire dalla sessione del Consiglio Diritti Umani attualmente in corso dal 21 giugno al 15 luglio.