ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05348

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 458 del 17/02/2021
Firmatari
Primo firmatario: PEZZOPANE STEFANIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/02/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
SERRACCHIANI DEBORA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
LORENZIN BEATRICE PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
NARDI MARTINA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
CANTONE CARLA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
MURA ROMINA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
CIAMPI LUCIA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
PICCOLI NARDELLI FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
SCHIRO' ANGELA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
MADIA MARIA ANNA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
POLLASTRINI BARBARA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021
CANTINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 17/02/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 16/02/2021
Stato iter:
17/03/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/03/2021
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 17/03/2021
Resoconto PEZZOPANE STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 17/02/2021

DISCUSSIONE IL 17/03/2021

SVOLTO IL 17/03/2021

CONCLUSO IL 17/03/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05348
presentato da
PEZZOPANE Stefania
testo di
Mercoledì 17 febbraio 2021, seduta n. 458

   PEZZOPANE, BOLDRINI, CENNI, SERRACCHIANI, CARNEVALI, BRUNO BOSSIO, LORENZIN, ROTTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, BERLINGHIERI, NARDI, CARLA CANTONE, MURA, GRIBAUDO, BRAGA, CIAMPI, PICCOLI NARDELLI, SCHIRÒ, MADIA, POLLASTRINI e CANTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Sabrina Prioli è una cooperante italiana, vittima di una feroce aggressione in Sud Sudan, mentre lavorava per Usaid l'agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale;

   nel luglio del 2016, quando nel Paese scoppio la guerra civile, la cooperante era allocata in un compound di una compagnia inglese la cui sicurezza era stata certificata dalle Nazioni Unite; ma che tuttavia, è stato poi assaltato facilmente;

   allo scoppio del conflitto, non è stato assicurato alcun corridoio umanitario ai cooperanti presenti nel suddetto compound, che sono rimasti isolati fisicamente, seppur in contatto continuo con gli organi preposti alla loro sicurezza, l'ambasciata americana e la Farnesina, che li rassicuravano, ma non provvedevano a trasferirli altrove;

   al quarto giorno di isolamento, i soldati governativi sono entrati nel compound facendo razzia di ciò e di chi trovavano. Dal triste racconto di Sabrina, si sa che gli uomini sono stati liberati, mentre molte donne, invece, sono state vittima di violenza sessuale e percosse. La stessa Sabrina purtroppo, è stata violentata da 5 uomini e selvaggiamente percossa e tentata di soffocare con il Ddt;

   nonostante tutto, per fortuna, Sabrina si è salvata, e con coraggio ha denunciato quanto accadutole, collegandosi al processo civile in Sud Sudan intentato dalla società inglese proprietaria del compound per ottenere un risarcimento. Difatti, nessuna delle organizzazioni per cui lavoravano i cooperanti aveva denunciato i crimini di cui erano rimaste vittima. Ma Sabrina con tenacia ha preteso di poter testimoniare davanti la corte marziale per il caso della violenza sessuale, seppur in Sud Sudan, l'attenzione e la tutela ai diritti umani siano minimi;

   in questa circostanza, Sabrina ha ottenuto appoggio logistico dall'ambasciata italiana in Etiopia e protezione dell'ambasciata americana; nel frattempo, anche l'Fbi aveva aperto una inchiesta sui mandanti di quell'attacco al compound, diventando così la «testimone numero 1» del processo contro 12 soldati governativi, ma, non ha ricevuto comunque alcuna assistenza legale;

   il 6 settembre 2018, la corte marziale sudsudanese ha condannato due soldati all'ergastolo, altri otto a pene dai 7 ai 14 anni di carcere, mentre con sorpresa e rammarico, la società inglese proprietaria del compound ha ottenuto 2.5 milioni di dollari di risarcimento, e solo 4 mila dollari «forfettari» alle vittime tra i cooperanti. Inoltre, non è stato possibile fare appello alla sentenza, perché la Corte militare del Sud Sudan ha dichiarato che il file del processo è andato distrutto;

   Sabrina Prioli ha dichiarato di non aver ricevuto nessun supporto né dalle istituzioni americane per cui lavorava, né dalla Farnesina durante questi lunghi anni;

   il Sud Sudan è uno dei Paesi considerato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione italiana «ad azione prioritaria». La cooperazione italiana è presente da diversi anni nel Paese con progetti nel settore sanitario ed educativo. Una tradizionale presenza è inoltre assicurata dal settore non governativo, particolarmente attivo nel sostegno agli ospedali. L'Italia ha svolto un ruolo di stabilizzazione importante nel processo di pace tra Sudan e Sud Sudan e la presenza della cooperazione italiana è particolarmente apprezzata, in considerazione della linea politica moderata e promotrice del dialogo che ha mantenuto negli anni –:

   quali informazioni abbia il Governo italiano in merito alla vicenda di cui sopra e quali iniziative di competenza intenda intraprendere nelle relazioni bilaterali con il Sud Sudan per garantire alla nostra concittadina italiana la tutela dei propri diritti, considerando che sarebbe auspicabile la celebrazione del processo di appello ed una più congrua azione risarcitoria;

   quali iniziative di competenza intenda perseguire, inoltre, il Governo per assicurare in generale in Sud Sudan un più stringente rispetto dei diritti umani, anche attraverso i progetti che vedono fortemente impegnata nel Paese la cooperazione italiana.
(5-05348)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 marzo 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05348

  Sin dalle prime fasi dell'assalto al compound Terrain di Juba, l'11 luglio 2016, il caso della connazionale Sabrina Prioli è stato seguito con la massima attenzione dalla Farnesina in stretto raccordo con l'Ambasciata d'Italia ad Addis Abeba, competente per il Sud Sudan.
  Il contesto in cui è accaduto l'incidente è quello della guerra civile sudsudanese, che ha avuto una recrudescenza nell'estate del 2016, a ridosso del quinto anniversario dell'indipendenza del Paese, a causa degli scontri tra il Presidente Salva Kiir e l'allora vice Presidente Riek Machar. Si registrarono centinaia di vittime e vi era un quadro di sicurezza estremamente precario, nella capitale Juba e in tutto il Paese. Malgrado le difficoltà nell'interlocuzione con le Autorità di Juba, l'Ambasciata d'Italia ad Addis Abeba acquisì tempestivamente informazioni sulle condizioni di Sabrina Prioli, sin dalla notizia della sua presenza nel compound Terrain, in vista di una evacuazione. Ciò fu reso possibile anche grazie allo stretto coordinamento con la Delegazione UE a Juba, guidata all'epoca da un diplomatico della Farnesina. Va, inoltre, ricordato che al momento dei fatti circa 100 cittadini italiani erano presenti nel Paese, molti dei quali sono stati evacuati con un volo predisposto dal Governo italiano nei giorni successivi.
  Il caso della connazionale Prioli è stato seguito con attenzione prioritaria anche nei successivi sviluppi processuali. Dopo l'evacuazione dal Sud Sudan, che nel suo caso avvenne a cura dell'Ambasciata americana, considerato che la connazionale lavorava per una ONG statunitense, il nostro Paese ha esercitato una costante pressione diplomatica sulle Autorità sudsudanesi affinché i responsabili delle gravi violenze fossero identificati e processati, come poi effettivamente avvenuto.
  La coraggiosa testimonianza di Sabrina Prioli alla Corte Marziale sudsudanese, nell'agosto 2017, è stata possibile anche grazie ad un complesso ed articolato lavoro preparatorio facilitato dall'Ambasciata ad Addis Abeba, volto ad assicurare una migliore tutela della connazionale. L'allora Ambasciatore ad Addis Abeba ha accompagnato Sabrina Prioli in Sud Sudan in occasione della testimonianza davanti alla Corte, insieme ad un Primo Segretario della stessa Ambasciata. La nostra Sede diplomatica, in raccordo con l'Ambasciata USA a Juba, ha assicurato la sua partecipazione anche alle precedenti fasi istruttorie del processo. Grazie alla testimonianza resa dalla nostra connazionale, i colpevoli delle violenze furono condannati dalla corte marziale.
  Anche negli anni successivi, l'assistenza alla connazionale è stata assidua e gli sforzi sono stati rivolti al riconoscimento di un'adeguata compensazione economica, al di fuori del processo, per le gravi violenze subite nel 2016.
  Nell'ottobre 2020, l'allora viceministra degli esteri, Emanuela Del Re, ha sollevato il caso con il Ministro degli Affari Presidenziali del Sud Sudan, Nhial Deng Nhial, nel corso di un breve incontro bilaterale tenutosi a Roma. In assenza di positivi sviluppi del caso, una nuova lettera della viceministra è stata trasmessa a novembre al Ministro Nhial, in occasione di una nuova visita di quest'ultimo a Roma, per partecipare a incontri promossi dalla Comunità di Sant'Egidio. A seguito di queste iniziative e di ulteriori contatti tra lo studio legale della connazionale e la Farnesina, una terza missiva dell'allora viceministra Del Re è stata consegnata, a gennaio 2020, dal nostro Ambasciatore ad Addis Abeba alla Ministra degli Esteri sudsudanese, Beatrice Khamisa Wani, rappresentando la necessità di una positiva soluzione del caso e di un adeguato e rapido risarcimento.
  Lo studio legale di Sabrina Prioli ha quindi comunicato alla Farnesina un positivo sviluppo del contenzioso, in virtù della disponibilità sudsudanese a erogare la compensazione pattuita con la controparte. Anche attraverso successivi contatti diretti con la connazionale, la Farnesina continua a seguire il caso, affinché le Autorità sudsudanesi procedano alla liquidazione del risarcimento concordato.
  Dal punto di vista diplomatico, proprio a seguito del caso di Sabrina Prioli l'Italia ha posto al centro del dibattito i temi della violenza di genere nel conflitto sudsudanese, in qualità di co-presidente dell'IGAD Partners Forum, la piattaforma che riunisce i donatori dell'IGAD, l'organizzazione dei Paesi del Corno d'Africa. Analoghe iniziative, volte al miglioramento del quadro complessivo dei diritti umani, in un Paese che ha conosciuto due guerre civili dalla sua indipendenza avvenuta nel 2011, sono condotte dalla Comunità di Sant'Egidio, attraverso una costante collaborazione con la Farnesina. L'Italia sostiene inoltre la risoluzione che viene presentata annualmente in Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Paese. La risoluzione rinnova anche il mandato della Commissione sui diritti umani in Sud Sudan, che ha tra i suoi compiti quello di monitorare e raccogliere prove sulle violazioni dei diritti umani, incluse le violenze sessuali e di genere e di fare raccomandazioni su come progredire in questi ambiti. Da menzionare, infine, il sostegno finanziario della Farnesina all'attuazione dell'Accordo di Pace raggiunto in Sud Sudan nel 2018, che prevede anche un importante capitolo dedicato al miglioramento della governance, della parità di genere della partecipazione politica dei giovani e delle donne, nonché al rispetto dei diritti fondamentali.