ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18460

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 716 del 08/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 08/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 08/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18460
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
giovedì 8 novembre 2012, seduta n.716

DI PIETRO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri.
- Per sapere - premesso che:

il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) è stato pensato dai padri costituenti quale organismo autonomo capace di dare pareri autorevoli al Parlamento in materia di economia e lavoro;

la composizione, le attribuzioni e il funzionamento del CNEL, previsto dall'articolo 99 della Costituzione, sono disciplinati dalla legge 30 dicembre 1986, n. 936 «Norme sul Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro» e successive modificazioni;

nel corso di questi ultimi anni, sempre più spesso, da più parti ci si è chiesto a cosa servisse il CNEL, dato che la nuova organizzazione economica e politica della società e la crisi, della rappresentanza ha messo definitivamente in crisi il ruolo del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro;

anche quando il CNEL ha prodotto osservazioni e consigli, la maggior parte delle volte essi sono stati ignorati e i disegni di legge proposti in quasi mezzo secolo sono stati soltanto 14 e nessuno di questi è stato mai approvato;

a rendere più funzionale e più utile l'attività del CNEL non è servito neanche il recente intervento legislativo che ha ridotto del 50 per cento il numero dei consiglieri e il numero delle commissioni. Il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (cosiddetto salva Italia) ha, infatti, ridotto il numero dei consiglieri e delle commissioni, ma non ha minimamente innovato le finzioni e il ruolo del CNEL, raggiungendo così il risultato di mortificare ulteriormente questa istituzione senza neanche raggiungere un minimo di risparmio sulla spesa pubblica, avendo il Governo lasciato intatto lo stanziamento precedente;

al CNEL siedono esponenti dei sindacati, esperti e rappresentanti di Confindustria e Confcommercio che troppo spesso utilizzano l'ente di rilievo costituzionale a loro piacimento, affidando ricerche strapagate a istituti vari; nel bilancio consuntivo del 2011 le uscite complessive superano i 24,2 milioni di euro, in crescita di ben nove milioni di euro rispetto al 2006 e di tre rispetto al 2010;

da un articolo de L'Espresso del 21 giugno 2012, si evince che all'interno del CNEL si starebbe consumando uno scontro tra il segretario generale Franco Massi e i rappresentanti delle associazioni di categoria. Infatti, il taglio dei consiglieri imposto dal Governo e i risparmi sulle consulenze volute da Massi non sarebbero state gradite al Consiglio che ha approvato un nuovo regolamento interno, che, modificando l'assetto interno dell'assemblea, finirebbe per aggirare la legge, ricostituendo di fatto l'organizzazione precedente alla semplificazione attuata dal Governo;

a parere dell'interrogante, forte è il sospetto che da parte dell'assemblea si intendano ricreare poltrone e incarichi soppressi dalle disposizioni di legge citate, da affidare eventualmente «a soggetti esterni»;

in ogni caso, a parere dell'interrogante di milioni di euro da risparmiare invece ce ne sono tanti; dall'articolo citato si apprende, infatti, che il presidente guadagna 215 mila euro l'anno, il suo ufficio di segreteria è costato nel 2011 altri 527 mila euro più il costo di un'Audi e le spese per l'autista; segretario e vice segretario guadagnano rispettivamente 130 mila e 155 mila euro; il vicepresidente vanta al CNEL un'indennità di 40 mila euro l'anno;

inoltre, i 64 consiglieri del CNEL guadagnano invece 1.500 euro al mese netti; tra i 64 consiglieri fortunati si contano tutti gli attuali leader dei sindacati di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, più nomi meno noti di Confindustria e Confcommercio, esponenti della Compagnia delle opere e delle cooperative. I più assidui vanno presso la sede del CNEL una volta al mese, altri addirittura una all'anno;

anche i lavori interni prodotti e pubblicati sono pochi: 4 «indagini» tra il 2007 e il 2012 e appena 11 «relazioni» e «ricerche» negli ultimi tre anni;

il più delle volte le analisi vengono commissionate all'esterno, senza alcun bando di evidenza pubblica, con un generoso esborso di quattrini: tra il 2010 e il 2012 sono state stipulate 21 convenzioni di ricerca con enti e fondazioni varie, per un costo complessivo di 720 mila euro;

sempre dall'articolo sopra menzionato, si apprende che la convenzione più ricca è stata data al Cesos, un centro studi controllato dalla Cisl e il cui presidente è un professore universitario e consigliere CNEL che nel 2010 ha avuto dall'Ente ben 80 mila euro per scrivere un rapporto su «Le relazioni sindacali in Italia e in Europa, anni 2008-2009»; altri 54 mila euro per tre ricerche sono andati al Centro Europa Ricerche, riconducibile al mondo cooperativo mentre il Creli, della Cattolica di Milano, ha ottenuto 60 mila euro per la ricerca su «Gli immigrati nel mercato del lavoro italiano». Il Ref ricerche ha ottenuto invece 54 mila euro per tre ricerche sul «quadro macroeconomico italiano e internazionale», stesso tema per il quale Prometeia ha ricevuto altri 30 mila euro. Da sottolineare che l'economista Dell'Aringa è presidente di entrambi gli istituti ed è anche stato consulente personale di Marzano con un compenso di 35 mila euro;

l'elenco continua con la Fondazione sviluppo sostenibile di Edo Ronchi, che ha tra i soci fondatori Confindustria, il gruppo Marcegaglia, Terna e Legacoop che ha ottenuto 48 mila euro per uno studio sulle «ricadute occupazionali degli scenari di produzione elettrica al 2020 in Italia». Per non parlare delle consulenze elargite al CNEL e i contratti di collaborazione e gli studi affidati dietro compenso agli ex consiglieri CNEL;

la riflessione sulla utilità o meno del CNEL va invece indirizzata verso l'individuazione di funzioni che tengano conto della nuova realtà socioeconomica del nostro Paese. Occorrerebbe indirizzare l'attenzione soprattutto verso aspetti su cui il CNEL potrebbe dare un contributo utile;

bisogna infatti pensare che a tutt'oggi l'utilità di un CNEL riformato nelle sue funzioni non appare in discussione, come sede del riconoscimento costituzionale delle forze sociali;

in un quadro di relazioni sindacali e istituzionali diverso da quello attuale e che tenga conto della nuova realtà socio-economica del nostro Paese, il CNEL potrebbe legittimamente essere punto di raccordo fra la società civile e la politica che tende a essere sempre più autoreferenziale, ma soprattutto potrebbe essere una sede di rapporti istituzionalmente corretti e autonomi fra le parti sociali e il Governo;

il CNEL potrebbe a pieno titolo svolgere tale ruolo modificando la sua composizione, integrando le sue attribuzioni e riducendo di molto i costi, anche con tetti alle retribuzioni;

si potrebbe pensare, quindi, a un CNEL con una composizione meglio articolata che tenga in debito conto le nuove realtà e con attribuzioni più puntuali quali: un compito di certificazione della rappresentanza del mondo del lavoro con la predisposizione di un rapporto da presentare al Governo o al Parlamento;

una più puntuale individuazione della sua funzione consultiva (si potrebbe pensare ad esempio ad appuntamenti annuali su specifici importanti provvedimenti di natura economica alla presenza del Ministro competente e del Presidente del Consiglio) attivazione del CNEL in una fase preliminare della legislazione di settore. Esso potrebbe essere la sede ideale per sentire gruppi professionali ed esaminare esperienze sociali e territoriali interessati alla materia e oggetto dell'attività legislativa liberando così il Parlamento dalla spinta lobbistica; e potrebbe essere istituito presso il CNEL l'albo delle lobbies;

solo rilanciando il ruolo del CNEL si potrebbe ottenere oltre che un vero e proprio risparmio di 20 milioni di euro sulla spesa pubblica, soprattutto una istituzione veramente utile al sistema Paese;

in caso contrario, qualora non si credesse o non si potessero attivare i meccanismi di riforma si dovrebbe esclusivamente pensare a una chiusura dell'organismo, con il trasferimento (60 persone circa) ad altre amministrazioni centrali, eliminando così l'equivoco che a giudizio dell'interrogante è attualmente il CNEL;

a parere dell'interrogante una riforma del CNEL che vada nella direzione sopra esposta, oppure alla sua soppressione qualora ciò non fosse possibile, appare ineludibile -:

se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa sulla scorta dell'articolo apparso su L'Espresso del 21 giugno 2012;

se non ritenga, anche alla luce di quanto sopra evidenziato, di adottare iniziative di normative nel senso indicato nelle premesse. (4-18460)