ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15000

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 588 del 20/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: EVANGELISTI FABIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 20/02/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI 20/02/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 11/05/2012
Stato iter:
27/11/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/11/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 27/11/2012

CONCLUSO IL 27/11/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15000
presentata da
FABIO EVANGELISTI
lunedì 20 febbraio 2012, seduta n.588

EVANGELISTI. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

le autorità di New Delhi hanno denunciato che il 15 febbraio 2012 i Marò italiani del reggimento San Marco, di scorta al mercantile Enrica Lexie, avrebbero ucciso per errore due pescatori indiani scambiati per pirati; da prime notizie, si tratterebbe di un uomo di 25 anni (tale Pinku) e un altro di 45 (Jalastin), entrambi originari del sud dell'India. Il Governo del Kerala ha deciso di indennizzare i familiari dei due pescatori con 300 mila rupie (pari a oltre 4.600 euro);

lo Stato maggiore della Marina italiano aveva comunicato che gli uomini della sicurezza della petroliera avevano respinto un attacco di pirati, mentre il Governo indiano confermava che erano stati uccisi due pescatori innocenti;

per tali motivi, la petroliera è stata intercettata da due motovedette e da un aereo da ricognizione e fatta attraccare nel porto di Kochi per procedere all'interrogatorio del capitano e dell'equipaggio della Enrica Lexie, appartenente alla compagnia di navigazione fratelli D'Amato, mentre il Governo indiano ha inoltrato una protesta formale all'Italia;

le versioni fornite sono ancora discordanti; infatti, il proprietario del peschereccio, Freddy Louis, ha dichiarato che la sparatoria non era giustificata e che quando sono partiti gli spari l'equipaggio stava dormendo ad eccezione dei due marinai uccisi; mentre, secondo la Marina italiana, «la versione è tutta ancora da verificare»;

l'ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Giacomo Sanfelice di Monteforte, prontamente convocato dalle autorità indiane per far luce sulla sparatoria, ha dichiarato: «la Marina italiana ha rispettato il diritto internazionale: quando la nave è stata avvicinata da una imbarcazione che non si era fermata ai segnali luminosi»;

è dall'estate scorsa che militari o contractor privati sono ammessi a bordo delle navi italiane per fronteggiare il pericolo pirateria. Le disposizioni del decreto-legge sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero prevedono l'imbarco di personale armato, a spese degli stessi armatori;

come più volte paventato e denunciato dall'interrogante e dal gruppo parlamentare Italia dei valori (in occasione dell'approvazione del provvedimento di rifinanziamento delle missioni internazionali) andava evitata questa opzione proprio in quanto i militari non sono addestrati per questo lavoro -:

di quali informazioni disponga circa l'esatta dinamica dei fatti;

se non ritenga di promuovere una revisione della disciplina in materia di missioni internazionali proprio con riguardo all'l'utilizzo di guardie private e contractor in funzione antipirateria.
(4-15000)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 27 novembre 2012
nell'allegato B della seduta n. 724
All'Interrogazione 4-15000 presentata da
FABIO EVANGELISTI

Risposta. - Il giorno 15 febbraio 2012, alle ore 12.00 circa italiane, la petroliera italiana «Enrica Lexie» in trasferimento da Galle (Sri Lanka) a Gibuti, veniva avvicinata da un'imbarcazione da pesca, con a bordo cinque persone armate con evidenti intenzioni di attacco.
I militari del battaglione San Marco - facenti parte del team di protezione a bordo (Nmp) - in accordo con le regole d'ingaggio in vigore, mettevano in atto graduali misure di dissuasione con segnali luminosi fino a sparare in acqua tre serie di colpi d'avvertimento, a seguito dei quali il natante cambiava rotta.
La guardia costiera indiana comunicava, quindi, alla «Enrica Lexie» di avere fermato un'imbarcazione coinvolta nell'evento, chiedendo alla petroliera di tornare indietro per un riconoscimento dei presunti pirati.
La «Enrica Lexie», avvertito l'armatore, invertiva la rotta per venire in contatto con la guardia costiera indiana, da cui era scortata nella rada di Kochi, nelle acque territoriali indiane.
Successivamente, l'armatore della «Enrica Lexie» informava l'unità di crisi della Farnesina in merito ad una comunicazione del comandante della petroliera che riferiva dell'intenzione della guardia costiera indiana di salire a bordo.
Il Comandante chiedeva che tale incontro potesse avvenire la notte stessa, per riprendere la navigazione il giorno seguente, ma la guardia costiera indiana riferiva al comandante di non potere rispettare tali tempi.
Il Ministero degli affari esteri, d'intesa con la Marina militare, istantaneamente informava dell'accaduto l'ambasciata a New Delhi per intervenire sulle autorità indiane.
L'ambasciatore a New Delhi disponeva di inviare a Kochi il console generale a Mumbai, competente per il Kerala, immediatamente recatosi sul luogo, viaggiando sul primo volo disponibile.
Il 16 febbraio 2012 il console era già a bordo della Enrica Lexie e poteva avviare l'azione di difesa degli interessi italiani.
L'azione del console a bordo, dapprima da solo, poi già dal giorno seguente assistito dall'addetto militare, da un legale di Delhi, nonché da un team di ufficiali di Marina giunto da Roma, ha consentito, in stretto coordinamento con l'ambasciata a Delhi e con il Ministero degli affari esteri, di tenere sotto controllo la situazione, evitando che precipitasse, per ben 72 ore: un tempo lunghissimo, viste le incessanti, minacciose insistenze della polizia del Kerala, che ha per tutto il tempo presidiato la nave con uomini armati.
Contestualmente, proseguiva a Roma l'azione del Ministero degli affari esteri con la convocazione di una riunione interministeriale (difesa, esteri, giustizia) presso la Farnesina, per definire una strategia comune.
Nel corso della riunione, tenutasi il 17 febbraio 2012, è stato deciso l'invio di una missione tripartita a Delhi, composta da alti funzionari dei tre dicasteri.
Per tutto il periodo in cui la Enrica Lexie è stata in rada, a 6-9 miglia dalla costa, funzionari del Ministero degli affari esteri, dell'ambasciata e del consolato si sono costantemente avvicendati a bordo, nonostante l'accesso fosse vincolato alla autorizzazione a salirvi da parte indiana, invero, assai sospettosa.
I contatti telefonici con la nave, curati soprattutto dalla Marina, sono stati inoltre quotidiani, così come frequenti i colloqui del console generale a Mumbai con il comandante della petroliera, cui è stata assicurata ogni possibile assistenza.
In particolare, si rammenta che, dal 16 febbraio 2012 a tutt'oggi, sono stati complessivamente circa 50 i funzionari degli affari esteri e gli ufficiali della difesa fisicamente e senza interruzione impegnati ad alternarsi in diverse riprese in Kerala, tra Kochi, Kollam e Trivandrum, in aggiunta alle missioni in India dei Ministri Terzi e Di Paola e del Sottosegretario degli affari esteri De Mistura.
Dopo il comunicato emesso dal Ministro degli esteri indiano Krishna, nel quale con toni durissimi si sentenziava che i nostri militari dovevano essere sottoposti «al corso della legge indiana», la polizia, dopo aver lasciato la nave ad un semplice presidio, ritornava a bordo in forze, guidata dal capo della polizia di Kochi, comunicando con toni perentori e minacciosi di aver ricevuto ordini dal Chief Minister del Kerala, con il pieno assenso del governo di Delhi, di portare a terra i militari italiani, con l'uso della forza, se necessario.
Nonostante le nostre ferme, rinnovate proteste, il trasferimento a terra dei due fucilieri è avvenuto in maniera unilaterale e coercitiva.
L'azione condotta dal Governo è stata da subito finalizzata ad ottenere il rimpatrio dei due fucilieri di Marina con tutti i mezzi politici e legali disponibili. Ciò ha comportato, a tutti i livelli, un'intensa attività diplomatica che ha propiziato una crescente condivisione del problema da parte dei Paesi partner, i quali hanno dimostrato solidarietà con la posizione dell'Italia, aderendo a le nostre iniziative e condividendo le rivendicazioni italiane.
Infine, anche sul piano multilaterale è stata calibrata un'apposita strategia di sensibilizzazione dei Paesi interessati in particolare alle attività di cooperazione internazionale per il contrasto al fenomeno della pirateria, sottolineando l'importanza del rispetto del diritto internazionale e degli impegni internazionali assunti da parte dei Paesi in collaborazione tra loro con obiettivi comuni.
Il Governo fa, quindi, affidamento sull'imparzialità di giudizio della Corte Suprema di Nuova Delhi ai fini di un pronunciamento che riconosca la piena giurisdizione italiana sul caso, l'immunità funzionale dei due militari italiani e il conseguente annullamento del processo penale presso le Corti dello Stato indiano del Kerala.
Quanto all'opportunità di «promuovere una revisione della disciplina in materia di missioni internazionali proprio con riguardo all'utilizzo di guardie private e contractor in funzione antipirateria», il competente Ministero dell'interno, di concerto con i Ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, ha predisposto una bozza di decreto concernente i servizi di vigilanza privata per la protezione delle navi mercantili italiane contro gli atti di pirateria, ai sensi dell'articolo 5, comma 5-ter, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, con legge 2 agosto 2011, n. 130.
Lo schema di decreto è stato inoltrato dal Ministero dell'interno al Consiglio di Stato per il previsto parere.
Concludendo, assicuro che il Governo continua a riservare alla vicenda la massima attenzione, concentrandosi sulle indagini in corso, sull'eccezione di giurisdizione e d'immunità funzionale, proseguendo nel contempo nell'opera di sensibilizzazione dei Paesi amici, anche in seno alle principali organizzazioni internazionali, con l'immutato obiettivo di riportare in Italia i nostri marò.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.