ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10415

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 485 del 18/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: D'AMBROSIO GIUSEPPE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/09/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 18/09/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10415
presentato da
D'AMBROSIO Giuseppe
testo di
Venerdì 18 settembre 2015, seduta n. 485

   D'AMBROSIO. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   consultori familiari sono istituiti dalla legge n. 405 del 29 luglio 1975, al cui articolo 1 si specifica che il servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità ha come scopi l'assistenza istituisce i consultori familiari, al cui articolo n. 405 l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e da singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell'integrità fisica degli utenti; la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso;
   nella legge n. 405 del 1975 si fa esplicito riferimento al fatto che le somme non impiegate in un esercizio possono essere impiegate negli anni seguenti e che «tali finanziamenti possono essere integrati dalle regioni, dalle province, dai comuni o dai consorzi di comuni direttamente o attraverso altre forme da essi stabilite»;
   lo Stato assegna risorse per finanziare il servizio, con un fondo ripartito tra le regioni entro il mese di febbraio di ogni anno sulla base dei seguenti criteri: il 50 per cento in proporzione alla popolazione residente in ciascuna regione e il residuo 50 per cento in proporzione al tasso di natalità e di mortalità infantile, in base ai dati ISTAT;
   l'Italia festeggia quest'anno i 40 anni della legge sui consultori familiari. Secondo un'inchiesta dell’Espresso, la presenza sul territorio dei consultori familiari è ancora carente rispetto alle norme previste: ne mancherebbero circa mille rispetto agli standard previsti come obiettivo nel 1975 (uno ogni 20 mila abitanti), con in testa il record negativo della Lombardia e delle regioni del Nordest. Stando a quanto si apprende dall'inchiesta giornalistica, in Lombardia i consultori sarebbero solo 209, meno della metà rispetto a quelli previsti dalla legge. Riporto testualmente dall'inchiesta: «In Veneto sarebbero solo 99 sugli ipotizzati 250 e in Friuli Venezia Giulia e in Provincia di Trento ne sono presenti solo un terzo rispetto alla cifra prevista. Il primato negativo va alla provincia di Bolzano, dove i consultori pubblici sono zero: quelli presenti infatti sono tutti privati»;
   nel 2004, il Ministero della salute ha avviato una prima rilevazione ricognitiva sulla situazione dei consultori familiari pubblici. In quell'analisi emergeva già la distanza rilevante fra gli obiettivi previsti dalla legge e la situazione reale sul territorio italiano. I dati di oggi sembrano mostrare una realtà addirittura peggiorata;
   in controtendenza rispetto ai consultori familiari pubblici si registra un aumento dei consultori familiari privati, specie per quelli di enti religiosi o che si ispirano direttamente alla religione cattolica. A livello nazionale, secondo l'inchiesta giornalistica dell’Espresso, si contano 283 consultori privati d'ispirazione religiosa, tra Cfc e Ucipem, le principali organizzazioni del settore, con poche eccezioni in Regioni dove i consultori pubblici sono di più rispetto agli obiettivi previsti dalla legge, come avviene in Basilicata, Emilia Romagna, Toscana e Valle d'Aosta;
   dall'inchiesta, emergono anche casi-limite, come in Lombardia, dove tutti i consultori privati accreditati sono cattolici (tutti, tranne uno), o come quella del Lazio, dove la decisione del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di impedire l'obiezione al loro interno è stata per ora sospesa dal Tar;
   nell'ambito della stessa inchiesta, emergerebbe anche una difficoltà per il Ministero di recuperare e recepire, anche per mancanze degli uffici regionali, i dati di tutte le Regioni su un tema così delicato e privato. Appaiono evidenti le difficoltà che incontra una donna che scelga di interrompere la gravidanza. In alcune regioni, infatti, il rapporto tra colloqui per l'Ivg e il successivo rilascio del certificato, mette in luce delle anomalie, come nelle Marche, dove, secondo l'inchiesta, viene rilasciato un solo certificato per ogni 12,3 donne che lo hanno chiesto;
   appare anche rilevante il caso in cui i consultori pubblici finiscono per diventare centro di smistamento verso i CAV, i Centri per la vita, istituti di ispirazione religiosa, strutture private gestite da volontari e sostenute, secondo l'inchiesta dell’Espresso, «al 68 per cento con soldi pubblici, di cui il 58 sono versati da comuni, ASL e province, che in alcuni casi inviano a queste strutture anche vittime di tratta e di diverse forme di disagio, mentre per l'altro dieci per cento si tratta di non meglio definiti “contributi pubblici vari”. Attualmente in Italia ce ne sono 355, presenti principalmente in Lombardia, Piemonte, Veneto e Sicilia. Anche perché spesso non hanno nemmeno i medici necessari: in 7 regioni i ginecologi sono in media meno di uno per centro. In altre otto regioni non si va sopra l'uno e mezzo. Il che significa non poter garantire sempre il servizio» –:
   se sia prevista nel corso di quest'anno o nell'ambito della legislatura in corso un'altra rilevazione ministeriale sui dati esposti in premessa, se si registrino ancora difficoltà nel censimento dei consultori rispetto agli obiettivi previsti dalla legge, se persistano le difficoltà di recepimento dei dati dalle regioni e se il Governo  tramite il Ministero della salute, intenda intervenire in questa delicata questione.
(4-10415)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

politica sanitaria

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