ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08249

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 458 del 17/02/2021
Firmatari
Primo firmatario: ASCARI STEFANIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 17/02/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 17/02/2021
Stato iter:
13/10/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/10/2022
CARTABIA MARTA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 03/08/2021

RISPOSTA PUBBLICATA IL 13/10/2022

CONCLUSO IL 13/10/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08249
presentato da
ASCARI Stefania
testo di
Mercoledì 17 febbraio 2021, seduta n. 458

   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il carcere di Modena, sotto pressione per le restrizioni imposte per l'emergenza Covid-19, alla vigilia del lockdown totale, ossia l'8 marzo 2020, fu devastato e incendiato dalle azioni di protesta e di distruzione. I ribelli riuscirono a impossessarsi di metadone e psicofarmaci, presenti in gran quantità e finiti nelle mani di un numero imprecisato di compagni e in particolare dei più fragili. Il bilancio fu di nove vittime: cinque stranieri furono trovati senza vita all'interno della struttura, gli altri vennero trasferiti a decine in altri istituti, forse senza nemmeno essere visitati o visitati in modo, probabilmente, veloce e superficiale. Altri tre immigrati e Sasà Piscitelli morirono anche loro prima di arrivare a destinazione o qualche ora dopo (v. http://www.ristretti.org);

   a seguito di ciò, la procura di Modena ha aperto due procedimenti penali, a carico di ignoti, sulle nove morti per omicidio colposo e morte come conseguenza di altro delitto;

   questa tragica vicenda è, tutt'oggi, all'attenzione costante del Garante nazionale dei diritti dei detenuti (dichiaratosi persona offesa nei procedimenti in corso), tanto che il 27 gennaio 2021 uno dei suoi rappresentanti ha visitato il carcere di Sant'Anna e ha incontrato le autorità istituzionali competenti della città di Modena per testimoniare non solo l'attenzione dell'Autorità Garante sulla questione ma per individuare come prioritaria la necessità di ricostruire la struttura, le relazioni e il dialogo con la città e per fare in modo che il carcere sia in relazione con la città e non sia considerato come un corpo estraneo e marginale, oltre che per riportare un po' di serenità anche tra il personale della polizia penitenziaria (vedi https://www.modenatoday.it);

   dalla visione della puntata della trasmissione della Rai, «Report» del 18 gennaio 2021 e dalla lettura di vari articoli di giornale che si sono occupati della vicenda, si è appreso che, secondo le testimonianze di detenuti e di familiari che ricostruiscono quei momenti tragici, ci sarebbero stati pestaggi (probabilmente da parte di agenti della polizia penitenziaria) dopo la rivolta, e anche durante i trasferimenti, all'arrivo nei vari istituti, e nei giorni seguenti, e si racconta anche di soccorsi presumibilmente negati ai detenuti che stavano male per avere ingerito farmaci. Tutto ciò verrebbe confermato anche da alcuni detenuti nei loro racconti (alcuni dei quali avrebbero presentato, in merito, degli esposti alla magistratura);

   è nato, spontaneamente, un Comitato cosiddetto «Verità e Giustizia» che sta lavorando alla raccolta di informazioni sulle vicende verificatesi in quei giorni nelle carceri italiane, tra cui quella di Modena;

   l'interrogante aveva posto la questione, sopra rappresentata, all'attenzione del Ministro interrogato con la presentazione di un'interrogazione a risposta scritta per chiedere se il Ministro interrogato non intendeva attivarsi, per quanto di competenza, al fine di assicurare un corretto ripristino dei livelli di sicurezza strutturale e personale all'interno della casa circondariale di Modena, a seguito delle rivolte che sono ivi avvenute nel marzo del 2020;

   questa drammatica vicenda e lo stato generalizzato di profondo disagio e di sofferenza che si vive nelle carceri, acuita dal coronavirus e dal sovraffollamento (quest'ultima questione ancora insoluta), ha manifestato, con ulteriore evidenza, che gli istituti penitenziari non possono più apparire come deposito di corpi, di disagio, di vite considerate «a perdere»: la vita e l'incolumità di chi è recluso deve essere tutelata e garantita, anche in coerenza con quanto stabilito dall'articolo 27, terzo comma, della Costituzione, per cui «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;

   i fatti sopra rappresentati non possono non attirare l'attenzione delle massime istituzioni per far luce su quello che effettivamente è avvenuto nel carcere di Modena, ed accertare laddove opportuno le eventuali responsabilità che hanno portato a questi tragici eventi –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e se ritenga opportuno adoperarsi, anche d'intesa con altri soggetti istituzionali competenti nonché attraverso un'eventuale inchiesta amministrativa per accertare, per quanto di competenza, le eventuali responsabilità in relazione a questa rivolta di massa e a questi tragici esenti, ed evitare che tutto ciò possa nuovamente ripetersi, a tutela dei diritti dei detenuti e della loro incolumità fisica e psichica.
(4-08249)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 13 ottobre 2022
nell'allegato B della seduta n. 1
4-08249
presentata da
ASCARI Stefania

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, richiamati gli eventi dell'8 marzo 2020 avvenuti presso il carcere di Modena, in particolare in relazione a presunti pestaggi in danno di alcuni detenuti da parte di appartenenti alla polizia penitenziaria, chiede di sapere sull'eventuale apertura di un'inchiesta amministrativa ed in ordine agli intendimenti volti ad evitare in futuro simili accadimenti.
  1 fatti rappresentati dell'interpellanza formano oggetto di plurime inchieste penali aperte dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Modena.
  In particolare risulta come a seguito della formalizzazione degli esposti inerenti asserite condotte di pestaggio consumate presso la casa circondariale di Modena in occasione dei gravi disordini dell'8 marzo 2021, sono stati iscritti procedimenti penali (distinti e separati rispetto a quelli relativi ai decessi ed alle condotte di devastazione e saccheggio) nei quali l'autorità giudiziaria modenese ha tempestivamente provveduto all'assunzione di sommarie informazioni dai denuncianti ed alla effettuazione di ogni accertamento necessario ai fini di una compiuta ricostruzione dei fatti.
  Ad oggi, come comunicato dalla procura modenese, «sono invece tuttora pendenti in fase di indagini ulteriori procedimenti, iscritti sia a R.G.N.R. mod. 21 sia a RGNR mod. 44 (Ignoti), a seguito della formalizzazione (in epoche temporali differenti) di esposti inerenti asserite condotte di pestaggio, nei quali è in corso articolata attività di indagine, che non consente, allo stato, ulteriori comunicazioni di dettaglio».
  Quanto ai procedimenti aperti e relativi alle presunte torture e lesioni in danno di K.K. e V.O., questi risultano archiviati, rispettivamente in data 23 settembre 2022 e 5 settembre 2022, dal preposto G.I.P. per infondatezza della notizia di reato.
  Premessa dunque la competenza della preposta autorità giudiziaria all'accertamento di quanto effettivamente occorso, va rilevato quanto segue.
  Com'è noto, a seguito della rivolta 9 detenuti hanno perso la vita a causa dell'inappropriata assunzione di farmaci; 5 di questi sono deceduti presso lo stesso istituto di Modena, altri 4, invece, presso gli stabilimenti detentivi ove erano stati trasferiti.
  Fra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria 26 agenti hanno avuto necessità di cure mediche, ricevendo prognosi variabili da tre fino a quaranta giorni.
  I gravi disordini risultano cessati il 9 marzo 2020.
  Relativamente ai presunti pestaggi emerge che l'associazione Yairaiha Onlus, il 12 dicembre 2020, ha inviato un esposto inoltrato alla procura generale della Repubblica di Ancona da cinque detenuti.
  Nell'esposto si attribuiscono gravissime condotte in capo al personale di polizia penitenziaria in servizio in occasione della rivolta e, per altri motivi, a quello di stanza alla casa circondariale di Ascoli Piceno.
  Analoghe accuse venivano mosse, seppur telefonicamente, da presumibili congiunti dei detenuti.
  Il 18 dicembre 2020, infine, la casella postale istituzionale dell'istituto modenese è stata raggiunta da un consistente volume di
e-mail di rimostranza per presunte ulteriori afflizioni subite dai medesimi detenuti.
  Di tutto ciò, veniva tempestivamente informata la procura della Repubblica presso il tribunale di Modena, per le iniziative ritenute opportune.
  In tal senso, occorre puntualizzare che, ad avvenuta assunzione delle dichiarazioni rilasciate dai suddetti detenuti ai sostituti procuratori della Repubblica di Modena, gli stessi sono stati trasferiti verso differenti istituti penitenziari, diversi dalla casa circondariale di provenienza,
  Durante la permanenza nella sede modenese non è stato impedito loro di corrispondere telefonicamente con i familiari o con i propri legali, né di svolgere colloqui visivi, seppur nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di prevenzione del contagio da COVID-19, ovvero: con i congiunti, attraverso collegamenti audiovisivi, e, in presenza, con i propri difensori di fiducia, laddove richiesti.
  Con particolare riferimento alle accuse di «percosse» subite dai detenuti trasferiti dalla sede modenese a seguito della rivolta, l'autorità dirigente del citato istituto ha riferito che tutte le persone tradotte, come risulta da specifica relazione del responsabile del servizio sanitario penitenziario locale controfirmata da tutti i medici intervenuti nell'occasione, malgrado il contesto emergenziale, sono state comunque visitate prima della partenza, e, se reputati non idonei al trasferimento, trattenuti per ulteriori cure o, nei casi più gravi, inviati al pronto soccorso cittadino.
  Per l'enorme gravità della situazione, infatti, immediatamente i sanitari hanno attivato le procedure operative previste dal protocollo per le maxi-emergenze.
  Gli accertamenti, anche quelli autoptici, sin qui condotti, per come si rileva dalle dichiarazioni rilasciate dai procuratori della Repubblica interessati, individuano nell'overdose da abuso di farmaci e sostanza metadonica la causa della morte di coloro che durante la sommossa o nei tempi immediatamente successivi sono deceduti ed escludono evidenze traumatiche e lesive.
  Si rappresenta, ancora, che allo stato non risulta alcun esercizio dell'azione penale da parte delle autorità giudiziarie competenti per territorio a carico del personale del Corpo di polizia penitenziaria, né tantomeno alcun procedimento disciplinare promosso nei confronti dello stesso dal competente ufficio della direzione generale del personale e delle risorse.
  Con riferimento ai decessi dei detenuti signori B.M.L, B.A., A.E., C.H. e A.S., il Direttore dell'istituto di Modena provvedeva a darne comunicazione agli organi competenti, ovvero procura della Repubblica, uffici di sorveglianza, consolati, oltre che al D.A.P., inviando i referti rilasciati dal personale medico del 118.
  Relativamente al detenuto signor Piscitelli C. S., inserito nel primo gruppo di 42 detenuti trasferiti dalla casa circondariale di Modena già nella serata dell'8 marzo, questi risulta essere giunto alla casa circondariale di Ascoli Piceno alle ore 00:10 del 9 marzo, ove veniva sottoposto alla prevista visita medica di primo ingresso da parte del medico di turno che ha certificato: «Anamnesi: N.D.R. – A.B.S. esame obiettivo – stato generale: Buono» e, verso le ore 03:00 dello stesso giorno, veniva quindi allocato in camera di pernottamento.
  Nella tarda mattina del 9 marzo 2020, il compagno di cella vedendo che il Piscitelli non si svegliava, chiedeva al personale di Polizia di turno l'intervento del personale sanitario; l'infermiera chiamata dal personale in servizio nella sezione effettuava i primi controlli di competenza, per poi riferire al sanitario di turno, invero già impegnato in un altro caso di overdose da metadone, per i provvedimenti da intraprendere.
  Pertanto, l'infermiera, dopo essersi consultata con il sanitario, rientrava in sezione ed effettuava delle iniezioni al Piscitelli, disteso sul letto, al fine di fargli riprendere conoscenza.
  Verso le ore 13:00, il signor Piscitelli veniva sottoposto a visita sanitaria da parte del medico di guardia all'interno della camera detentiva e quest'ultimo, accertate le condizioni di salute del Piscitelli, richiedeva l'ausilio del personale del 118 per un eventuale e successivo invio urgente al pronto soccorso dell'ospedale civile di Ascoli Piceno, poi concretizzatosi verso le ore 15.15.
  Il sanitario di turno, alle ore 17:25 ne constatava il decesso per «stato di coma avanzato da verosimile intossicazione da farmaci» e per cause in altri atti meglio specificate.
  Si evidenzia, per completezza, che, relativamente a tale decesso, in data 3 giugno 2020, la competente direzione generale dei detenuti e del trattamento disponeva al provveditorato regionale per l'Emilia Romagna e le Marche di avviare gli opportuni accertamenti al fine di appurare le cause, le circostanze e le modalità dell'accaduto; tuttavia già in data 7 gennaio 2021, il citato provveditorato comunicava di essere in attesa del rilascio di formale nulla osta richiesto alla procura della Repubblica che sta procedendo alle indagini. Allo stato, non ci sono novità.
  Questa la dettagliata ricostruzione di quanto occorso, naturalmente all'esito delle informazioni allo stato disponibili ed acquisite in particolare dalle relazioni di servizio, anche ispettive, stilate dalle competenti articolazioni dell'amministrazione penitenziaria.
  Tutto ciò premesso mi pregio evidenziare che, come riferito alla Camera dei deputati nell'informativa del 21 luglio 2021 a seguito dei tragici fatti occorso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, il successivo 22 luglio, è stata istituita una commissione ispettiva, con precipuo compito di verificare l'origine delle rivolte occorse in varie carceri del Paese, quindi le condotte conseguenti tenute dagli operatori penitenziari finalizzate al ripristino dell'ordine e sicurezza interno, nonché la sussistenza di eventuali condotte irregolari e di ogni altra vicenda connessa, così da poterne valutare la effettiva legittimità e correttezza.
  La commissione, composta da 6 operatori penitenziari di comprovata esperienza e professionalità è presieduta dal dottor Sergio Lari, magistrato in quiescenza, già procuratore generale presso la corte d'appello di Caltanissetta.
  La scelta è ricaduta su persona di elevato spessore e di oggettiva equidistanza per il ruolo rivestito nella sua carriera di magistrato.
  Gli esiti dei lavori della predetta commissione, compendiati in dettagliata relazione, sono stati doverosamente trasmessi alle competenti commissioni parlamentari nonché caricati sul sito istituzionale del Ministero.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

detenuto

personale carcerario

stabilimento penitenziario