ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08212

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 458 del 17/02/2021
Firmatari
Primo firmatario: FERRO WANDA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 05/02/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 05/02/2021
Stato iter:
04/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/06/2021
PATUANELLI STEFANO MINISTRO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/06/2021

CONCLUSO IL 04/06/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08212
presentato da
FERRO Wanda
testo di
Mercoledì 17 febbraio 2021, seduta n. 458

   FERRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il mercato italiano del peperoncino rischia di soccombere sotto il peso della concorrenza cinese, come denunciato dagli agricoltori della Confederazione italiana agricoltori, preoccupati dal dumping ma anche dagli standard igienico-sanitari che il prodotto extra-europeo non sempre rispetta;

   la richiesta non manca, ma la scarsa produzione nazionale, che copre appena il 30 per cento del fabbisogno, determina la sudditanza da mercati stranieri, Cina, Egitto e Turchia in primis, schiacciando il Made in Italy con un prodotto dai bassi standard qualitativi e importato a prezzi cinque volte più bassi;

   in Italia, infatti, il peperoncino trova un ambiente ideale di coltivazione, grazie al microclima e alle caratteristiche orografiche del terreno, ma sconta costi di produzione troppo elevati per l'alta incidenza della manodopera se in Italia da 10 chilogrammi di peperoncino fresco si ottiene 1 chilogrammo di prodotto essiccato, macinato in polvere pura al 100 per cento e commerciabile a 15 euro, l'analogo prodotto cinese ha un costo di soli 3 euro, ed è il risultato di tecniche di raccolta e trasformazione molto grossolane, con poche garanzie di qualità e requisiti fitosanitari diversi da quelli conformi ai regolamenti europei; sempre secondo la Cia, anche quando il peperoncino viene importato fresco o semi-lavorato da Turchia o Egitto, la sua qualità viene compromessa dall'utilizzo dei conservanti;

   oggi la produzione nostrana di peperoncino si concentra soprattutto in Calabria, dove viene coltivato un quarto di tutto il peperoncino nazionale (100 ettari, con il 25 per cento della produzione), seguita da Basilicata, Campania, Lazio e Abruzzo;

   condividendo l'appello della Cia, «occorre una maggiore valorizzazione e tutela del prodotto, per esempio, la creazione di denominazioni di origine territoriale darebbe al consumatore garanzia di qualità, tracciabilità e salubrità e un valore aggiunto adeguato alla parte produttiva, incentivata ad aumentarne la coltivazione estensiva. Si verrebbe così incontro alla domanda sempre crescente dell'industria alimentare, che produce sughi e salami piccanti, senza dimenticare l'export, con la richiesta per salse e condimenti delle grandi aziende del food, fra le quali spiccano quelle dei Paesi Bassi, che rappresentano attualmente la destinazione del 50 per cento della produzione di peperoncino della Calabria»;

   come rilevato dagli agricoltori, peraltro, il sistema produttivo italiano, oltre a certificazioni di qualità, avrebbe bisogno anche di un ammodernamento delle tecniche di lavorazione per abbattere i costi produttivi;

   solo pochi mesi fa, sempre la Cia aveva lanciato l'allarme sul «miele senza api», sempre proveniente dalla Cina, un prodotto contraffatto, adulterato e miscelato con il miele naturale e, ovviamente importato al costo bassissimo di un euro al chilogrammo contro i quasi 4 euro di quello italiano;

   le esportazioni di miele cinese in Europa sono di circa 80 mila tonnellate, con ripercussioni gravi su tutta la filiera, che conta 63 mila apicoltori italiani, un comparto di 1,5 milioni di alveari, 220 mila sciami, 23 mila tonnellate di prodotto e oltre 60 varietà;

   le pesanti ricadute della concorrenza del falso miele riguardano, peraltro, tutta l'agricoltura italiana, che dipende al 70 per cento dalle api nella loro funzione di impollinatori –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire una maggiore valorizzazione e tutela dei prodotti del made in Italy, dal peperoncino al miele, solo per fare alcuni esempi, con la creazione di denominazioni di origine territoriale.
(4-08212)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 4 giugno 2021
nell'allegato B della seduta n. 518
4-08212
presentata da
FERRO Wanda

  Risposta. — L'interrogante, nella sua rappresentazione, evidenzia le implicazioni discendenti dalla forte – e in alcuni casi, non leale – concorrenza straniera, cinese in particolare, su specifici prodotti agroalimentari nazionali, con particolare riguardo al peperoncino ed al miele.
  Sono ben consapevole delle delicate dinamiche correlate alle importazioni ed esportazioni di prodotti agroalimentari a livello transnazionale; dinamiche che sono suscettibili di creare difficoltà ai mercati interni, come nel caso ben rappresentato dall'interrogante.
  Prima di entrare nel merito, rammento che in data 14 settembre 2020 è stato sottoscritto dall'Unione europea e dalla Repubblica popolare cinese un accordo per la reciproca registrazione e protezione di 100 indicazioni geografiche. Peraltro è già previsto che il numero delle indizioni geografiche reciprocamente protette sarà ampliato nei prossimi anni.
  L'accordo è il primo, in ordine di tempo, in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale con il Paese asiatico e consentirà l'attivazione di uno strumento efficace di tutela delle indicazioni geografiche originarie degli Stati membri dell'Unione europea in quel Paese.
  D'altro canto, questo Ministero, perseguendo uno spettro d'azione più ampio, persegue da sempre una costante, forte e attiva tutela del
made in Italy contro qualsiasi attacco da parte di prodotti stranieri, attraverso una serie mirata di controlli posti in essere dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), che si svolgono non solo sulla filiera tradizionale ma anche sulle principali piattaforme web a livello nazionale ed internazionale.
  A tale riguardo, con riferimento specifico al miele di importazione, contraffatto o adulterato, mi corre obbligo di evidenziare che, nell'ambito delle attività istituzionali di controllo, il succitato Icqrf effettua verifiche sia nella fase di produzione che in quella di commercializzazione di mieli sul territorio nazionale, aventi diversa origine botanica (uniflorali e millefiori) nonché diversa origine geografica (Stati membri dell'Unione europea e Paesi terzi). Non a caso, il miele è stato individuato come uno dei settori strategici «obiettivo» anche nell'ambito del Nucleo di valutazione del Piano nazionale integrato 1, cui partecipa l'Icqrf insieme agli altri organi di controllo nazionali del settore alimentare, ed è stato inserito nel Piano di controllo nazionale pluriennale 2020/2024.
  Per quanto concerne le questioni riguardanti il peperoncino italiano – che richiamano, peraltro, una richiesta già avanzata dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia), relativamente alla creazione di una denominazione di origine territoriale – la registrazione di indicazioni geografiche può avvenire esclusivamente dietro richiesta diretta dei produttori, i quali devono dimostrare che il prodotto per il quale viene richiesta la protezione possiede tutti i requisiti previsti dai regolamenti comunitari.
  Premesso quanto sopra, intendo ribadire la costante attenzione alla tutela dei prodotti italiani in relazione alle correlate dinamiche di
import/export commerciale da parte di questo Ministero, unitamente agli altri Ministeri a ciò deputati.
  

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.