ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07665

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 370 del 26/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: MURA ROMINA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 26/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26/01/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 03/08/2016
Stato iter:
03/08/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/08/2016
BUBBICO FILIPPO VICE MINISTRO - (INTERNO)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 03/08/2016

RISPOSTA PUBBLICATA IL 03/08/2016

CONCLUSO IL 03/08/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07665
presentato da
MURA Romina
testo di
Lunedì 26 gennaio 2015, seduta n. 370

   MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   il 24 gennaio 2015 si è verificato l'ennesimo attentato a un amministratore locale della Sardegna, il sindaco del piccolo comune di Bultei, già destinatario di pesanti minacce di morte;
   la bomba, che è esplosa mentre il sindaco era nella propria casa con i familiari, fortunatamente ha provocato solo gravi danni materiali;
   l'attentato è l'ennesimo di una lunga serie e conferma la situazione gravissima in cui versa la sicurezza dei comuni sardi;
   gli attentati agli amministratori pubblici sono una piaga che colpisce la Sardegna da moltissimi anni, in particolare nelle zone interne e nelle aree svantaggiate dell'isola, dove i problemi di natura economica e sociali sono aggravati anche da una presenza dello Stato che con il trascorrere del tempo si è indebolita;
   è noto che una delle cause principali del fenomeno trovi origine nella grave situazione di disagio che stanno attraversando la Sardegna e i comuni, in particolare per la crescente disoccupazione, il taglio dei servizi essenziali (sanità, scuola, eccetera) e delle altre risorse destinate agli enti locali;
   questi fatti criminali sono una minaccia alla vita democratica e, pertanto, serve un immediato intervento del Governo e delle l'istituzioni che devono ritornare a essere, con i propri presidi e servizi, un baluardo di legalità e sicurezza per i cittadini;
   dall'ultimo rapporto sulla criminalità in Sardegna, si conferma il triste primato della regione nel numero di attentati agli amministratori, superando di gran lunga regioni dove storicamente sono presenti gravi fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso;
   sono rimasti inascoltati tutti gli appelli che in questi anni le istituzioni sarde, ai massimi livelli, hanno rivolto allo Stato;
   in questi anni lo Stato ha effettuato pesanti tagli nel settore della sicurezza, lasciando alcune territori dell'isola con presidi di polizia e carabinieri del tutto insufficienti ad arginare questo fenomeno;
   dopo l'ultimo attentato è cresciuto di nuovo il clima di tensione e di paura che regna in alcune comunità, preoccupate per l'impossibilità per le proprie amministrazioni di poter svolgere le loro funzioni in piena sicurezza;
   quanto sta accadendo non può essere sottovalutato e chi difende gli interessi delle comunità locali (in particolare delle zone interne, che vivono una situazione di profondo abbandono da parte dello Stato) non può essere lasciato solo –:
   quali misure intendano adottare per garantire la sicurezza degli amministratori pubblici in Sardegna, in particolare amministratori (sindaci e assessori) dei piccoli comuni e delle zone interne e svantaggiate vittime di gravi intimidazioni, atti di violenza e attentati di varia natura;
   quali provvedimenti vogliano assumere per debellare il fenomeno e ristabilire le condizioni di serenità e libertà necessarie a chi amministra la cosa pubblica;
   se non ritengano urgente convocare un tavolo di confronto per individuare interventi volti a scongiurare tali atti criminosi e a colpire finalmente i responsabili;
   se non ritengano opportuno predisporre un piano di intervento per la sicurezza degli amministratori locali in Sardegna, che preveda, tra le varie misure, anche interventi mirati ad alleviare il malessere sociale crescente nei piccoli comuni, nelle zone interne e in quelle in via di spopolamento, prime vittime del taglio dei servizi essenziali e delle altre risorse destinate agli enti locali. (4-07665)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 agosto 2016
nell'allegato B della seduta n. 667
4-07665
presentata da
MURA Romina

  Risposta. — Prima di entrare nel merito della specifica questione sollevata con le interrogazioni indicate in oggetto, cioè la recrudescenza degli atti intimidatori in danno degli amministratori locali della Sardegna, si ritiene utile un'iniziale digressione sul fenomeno in generale.
  Le intimidazioni agli amministratori locali sono un atto odioso, che tende ad annullare la libera autodeterminazione delle persone chiamate a un ruolo pubblico e insinua rassegnazione e sfiducia nelle comunità. Ma soprattutto esse possono arrivare a determinare pericolose alterazioni delle regole e dei meccanismi della democrazia a livello locale, sviando i processi decisionali dall'interesse pubblico o peggio influenzando gli organismi elettivi e burocratici dell'ente locale in funzione degli interessi della criminalità organizzata.
  Per questo motivo, pur nella molteplicità dei contesti di esecuzione e delle modalità di realizzazione dei singoli atti, l'amministrazione dell'interno ha ritenuto che il fenomeno andasse valutato e affrontato nell'ambito di una visione unitaria.
  In tale ottica, dallo scorso mese di febbraio è operativo presso il Viminale un osservatorio permanente, con la partecipazione tra gli altri enti delle associazioni rappresentative delle autonomie locali, deputato a monitorare il fenomeno e a potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato ed enti locali, anche allo scopo di indicare strategie unitarie di prevenzione e contrasto e di proporre interventi normativi.
  L'Osservatorio ha anche il compito di individuare iniziative di supporto alle vittime, tenendo conto delle caratteristiche delle realtà territoriali in cui espletano il loro mandato. A tal fine, in sei prefetture pilota, tra le quali quella di Cagliari, è stata attivata, in via sperimentale, una sezione provinciale dell'osservatorio. La sperimentazione è propedeutica all'estensione delle sezioni provinciali a tutte le prefetture.
  Si sottolinea anche che è attualmente al vaglio parlamentare un disegno di legge sulla specifica materia, che costituisce il frutto del lavoro svolto da una commissione parlamentare di inchiesta appositamente istituita all'inizio di questa legislatura. Il provvedimento è stato approvato dal Senato nello scorso mese di giugno, con il pieno sostegno del Governo e ora se ne attende la calendarizzazione alla Camera.
  Venendo ora alla specificità della situazione in Sardegna, si rileva preliminarmente che gli episodi intimidatori nei confronti degli amministratori locali si sono manifestati un po’ su tutto il territorio regionale, sia pure non in maniera uniforme.
  Nel corso degli anni 2014 e 2015 e nei primi sei mesi del 2016, si sono verificati 259 atti intimidatori, di cui il 47 per cento in provincia di Cagliari, il 38 per cento in provincia di Nuoro e il 7,5 per cento sia nella provincia di Sassari che in quella di Oristano. Maggiormente colpite dal fenomeno sono risultate le zone interne dell'isola dove, probabilmente a causa di antichi retaggi culturali, la ritorsione violenta e la minaccia sono considerate ancora strumenti per rispondere alle ingiustizie percepite.
  Sono stati soprattutto i sindaci (46 per cento) a subire intimidazioni, seguiti dai componenti delle giunte (13 per cento), dal consiglieri comunali (anch'essi 13 per cento) e dai candidati alle elezioni (7 per cento). In alcuni casi (11 per cento) gli episodi hanno avuto ad oggetto beni di appartenenza degli enti locali.
  Gli eventi sono riconducibili, in gran parte, a questioni di natura personale, fondate sulla difesa dell'onore e sul sentimento di vendetta per presunti torti subiti, per asserite promesse non mantenute o per aspettative di impiego o di utilità economiche non concretizzatesi.
  Solo in via del tutto residuale gli atti intimidatori, anche per le modalità di commissione, fanno supporre la loro strumentalità rispetto ad interessi di gruppi criminali organizzati.
  Si rappresenta comunque che nessun episodio è stato mai rivendicato da gruppi di tal fatta, né sono emersi collegamenti tra singoli episodi che denotino l'esistenza di un disegno unitario di condizionamento dell'attività politico-amministrativa degli enti locali.
  Quanto alle modalità di manifestazione delle intimidazioni, sono stati rilevati soprattutto danneggiamenti di auto e di strutture pubbliche e private, nonché ingiurie e minacce in varie forme, tra le quali anche l'invio di missive contenenti proiettili. Non sono mancati, in numero nettamente minore, episodi più cruenti, quali aggressioni, incendi di beni pubblici e privati ed esplosioni di colpi d'arma da fuoco e di ordigni.
  Questo è il quadro della situazione, riferito – come si è detto – al biennio 2014-2015 e al primo semestre di quest'anno.
  In relazione a ciò, rilevo come l'azione di prevenzione e contrasto sia particolarmente complicata e gravosa, a causa del numero elevato dei potenziali obiettivi degli atti intimidatori, delle limitate capacità organizzative richieste per porli in essere e dell'omertà del contesto ambientale che fa talora da cornice alla loro commissione.
  L'attenzione al fenomeno è comunque elevatissima, come è testimoniato dalle misure organizzative assunte dalle strutture investigative locali e dal livello di protezione che viene assicurato agli amministratori locali esposti a rischio.
  Per quanto riguarda il primo aspetto, si ricorda che ancora nel marzo del 2011 è stato creato un dispositivo di «intelligence» in cui operano le squadre mobili e le Digos dell'isola, coordinate dagli omologhi uffici della questura di Cagliari. La struttura, d'intesa con le competenti autorità giudiziarie, raccoglie, elabora e tiene aggiornati i dati complessivi sul fenomeno in Sardegna.
  Ciò ha consentito di mettere a fattor comune un rilevante patrimonio informativo gestito ed alimentato dalle stesse Forze di polizia territoriali, che è correntemente utilizzato per le specifiche attività investigative.
  In ordine alle misure di protezione personale, si informa che sono 66 gli amministratori locali, di cui 40 sindaci, a tutela dei quali è stato attivato un dispositivo di vigilanza generica radiocollegata, a seguito delle riunioni interforze coordinate dai prefetti.
  La valutazione del loro livello di rischio è di tipo dinamico, essendo oggetto di riesame periodico finalizzato ad adeguare i dispositivi di protezione attuati, anche alla luce di eventuali sviluppi investigativi.
  Nell'ambito delle azioni dei pubblici poteri, si segnalano le iniziative delle Prefetture della Sardegna volte alla creazione di stabili sedi di raccordo e forme di collaborazione tra lo Stato, la regione e gli enti locali.
  È questo l'approccio a cui si ispira il protocollo triennale tra i prefetti della Sardegna, la regione e l'Anci isolana, siglato il 4 marzo dello scorso anno alla presenza del Ministro dell'interno, contenente tutta una serie di impegni degli organi firmatari a promuovere la legalità, a prevenire gli atti intimidatori e ad assicurare la tangibile vicinanza dello Stato agli amministratori vittime degli atti medesimi.
  Nel medesimo senso, si ricorda che il 5 maggio scorso si è insediata presso la prefettura di Cagliari la già citata sezione provinciale dell'Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori, che in questi mesi si è riunita quattro volte per analizzare l'andamento del fenomeno e definire i possibili interventi.
  Le riunioni sono state l'occasione per approfondire, in particolare, le iniziative da adottare sui fronti della diffusione della legalità tra i cittadini, anche attraverso una maggiore informazione dei medesimi sugli istituti di partecipazione alla vita amministrativa dei comuni, nonché dell'implementazione dei servizi di controllo del territorio attraverso il coinvolgimento delle polizie locali e un più massiccio e razionale ricorso ai sistemi di videosorveglianza.
  In tali direzioni, sono state raggiunte importanti intese con i rappresentanti della regione, già trasfuse in un atto aggiuntivo al citato protocollo triennale, che è pronto per la sottoscrizione.
  Naturalmente, una strategia di approccio di più ampio respiro non può trascurare un caposaldo che chiama in causa l'Esecutivo nella sua collegialità e i diversi livelli di governo del territorio sardo.
  Si fa riferimento all'esigenza di sostenere l'affermazione di processi di rigenerazione territoriale, intervenendo sulle condizioni di fragilità e di malessere sociale presenti soprattutto nelle zone interne della Sardegna. In tal senso può giocare un ruolo fondamentale il patto per la Sardegna che il Governo e la regione stanno concertando proprio in questi giorni.
  È necessario poi che le legittime aspettative di riscatto e progresso non siano disgiunte da una ripresa di coscienza sul piano culturale e da una maggiore attenzione al rispetto dei valori legalitari, da considerare il migliore antidoto alle logiche dell'intimidazione e della sopraffazione.

Il Viceministro dell'internoFilippo Bubbico.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza pubblica

situazione economica

mafia