ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07006

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 403 del 06/10/2020
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 06/10/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 06/10/2020
Stato iter:
17/02/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/02/2021
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 17/02/2021

CONCLUSO IL 17/02/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07006
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Martedì 6 ottobre 2020, seduta n. 403

   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 30 settembre 2020, il consolato d'Italia a Belo Horizonte ha pubblicato un avviso per mettere all'asta una tra le proprietà più antiche e meglio conservate della città di Juiz de Fora, la Casa d'Italia in Avenida Rio Branco, e un locale commerciale in Rua Henrique Surerus;

   il documento è stato firmato dal console Dario Savarese e ha colto di sorpresa la comunità di discendenti degli immigrati italiani della città;

   secondo quanto dichiarato da Paulo José Monteiro de Barros, presidente della Casa d'Italia, la vendita della Casa d'Italia mette a rischio la conservazione della cultura italiana in città. Antica 80 anni ed estesa per 3.309 metri quadrati, è stata fondata da immigrati, appartiene allo Stato italiano ed è valutata 19,5 milioni di real, poco più di 2,9 milione di euro;

   il presidente racconta di aver ricevuto il 29 settembre una notifica di sfratto, della quale non è stato mai avvertito. L'associazione dovrà riconsegnare l'immobile entro 30 giorni;

   appare evidente come i centri culturali siano proprietà di tutta la comunità italiana che, qualora privata di un punto di aggregazione, rischierebbe di perdersi e di veder sopito il sentimento che li lega alla propria madrepatria;

   Paulo Monteiro ha ricordato la funzione sociale della casa e la missione di diffondere la cultura italiana sotto molteplici gli aspetti: la cappella di San Francesco di Paola; l'agenzia consolare collegata al consolato italiano a Belo Horizonte; il corso di lingua italiana «Cultura Italiana», gruppi di danze popolari italiane, corsi di pizza dell'Associazione verace pizza napoletana sono alcune tra le molteplici attività svolte;

   la storia della Casa d'Italia è altamente esemplificativa di questo legame. Il terreno su cui sorge fu acquistato nell'ottobre 1933 dagli italiani immigrati. La costruzione, iniziata nel 1936 e finanziata sempre con i loro fondi, serviva per costruire un luogo che rappresentasse un piccolo pezzo d'Italia a Juiz de Fora;

   il 3 dicembre 2020, all'apertura delle buste, questo spazio creato per preservare la cultura italiana potrebbe cessare di esistere. Paulo José Monteiro de Barros, però, ha parlato di una clausola che sancirebbe che «il luogo è ad uso esclusivo degli italiani e dei loro discendenti, per l'istruzione, la cultura, il tempo libero, la gastronomia, lo sport e anche la funzione di ospedale. La Casa è stata collocata a nome del Governo italiano in modo che, in futuro, nessun proprietario possa venderla»;

   in questo caso, la decisione di vendere l'immobile è stata presa dal consolato. In una nota, il console Dario Savarese ha informato che «non rilascerà interviste e non ha commenti da fare, trattandosi di questioni legali e amministrative, dove il Consolato sta seguendo istruzioni ministeriali»;

   il presidente della Casa d'Italia ha annunciato che prenderà misure legali, ma che «non sembra esserci trattativa» con il consolato;

   per quanto riguarda la permanenza e la continuazione delle attività promosse da Casa d'Italia, il consolato ha stabilito che la situazione sarà risolta dal nuovo proprietario, che può o meno accettare che il luogo funzioni così com'è;

   per il presidente il futuro della salvaguardia della cultura italiana in città è incerto. «Quando si cerca di vendere Casa d'Italia si sta schiacciando la cultura italiana. È come se fossimo stati cancellati dalla mappa. È tutto ciò che abbiamo in città, è tutto qui» –:

   se sia vera l'esistenza della clausola indicata da Paulo Monteiro che impedirebbe la vendita da parte dello Stato;

   quali siano le ragioni alla base della dismissione del patrimonio pubblico di Juiz de Fora;

   se il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale stia perseguendo un piano globale di dismissione del patrimonio italiano all'estero, quante operazioni siano in corso o siano previste, e per quali ragioni.
(4-07006)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 febbraio 2021
nell'allegato B della seduta n. 458
4-07006
presentata da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea

  Risposta. — In questi anni l'immobile Casa d'Italia, sito nel Comune di Juiz de Fora, nello stato brasiliano di Minas Gerais, è stato utilizzato dalla locale Associazione dei connazionali per meritorie attività di promozione della lingua e cultura italiana, ma — secondo quanto indicato dagli uffici amministrativi di questo Ministero — in parte anche per attività di carattere commerciale per le quali non risulta essere stato corrisposto alcun canone concessorio o di locazione al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Alla decisione di mettere l'edificio all'asta si era arrivati anche per altre considerazioni, quali il possibile, elevato introito per lo Stato ed anche il timore che l'edificio, in quanto non più utilizzato a fini istituzionali, potesse essere escluso dall'esenzione fiscale prevista ai sensi della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari, e quindi tassato dalle autorità brasiliane, con un aggravio di costi per l'erario italiano.
  In definitiva, se da un punto di vista strettamente amministrativo la decisione di avviare la procedura di asta era conforme alle disposizioni normative, ho ritenuto che la preliminare interlocuzione con la collettività residente potesse essere meglio sviluppata, anche con riferimento ad alcuni aspetti su titoli di proprietà e criteri di utilizzo. Tanto che, quando ho ricevuto numerose ed allarmate segnalazioni da parte di connazionali dopo la pubblicazione del bando di gara, ho promosso un approfondimento della questione alla Farnesina, in esito al quale la competente direzione generale il 14 ottobre 2020 ha deciso di sospendere la procedura di asta pubblica per la vendita dell'immobile per procedere ad ulteriori e definitivi approfondimenti, nella consapevolezza del significato storico, umano e culturale che la Casa d'Italia di Juiz de Fora riveste per l'importante comunità residente nello Stato di Minas Gerais.
  Quanto alla prospettiva più ampia, menzionata dall'interrogante, le segnalo che le dismissioni del patrimonio immobiliare da parte della Farnesina sono correlate all'espletamento delle attività istituzionali da parte di Ambasciate e Consolati. Se le attività istituzionali presso questi immobili vengono meno, decadono anche le esenzioni tributarie previste dalle convenzioni internazionali, con possibile aggravio di costi per l'erario. La razionalizzazione del patrimonio immobiliare mira quindi a dismettere immobili non più funzionali, in modo da allocare in modo più efficiente le risorse finanziarie a disposizione. In questo quadro viene promossa l'eliminazione delle locazioni, i cui canoni sono attualmente pari a 30 milioni ogni anno, a vantaggio dell'acquisto di immobili di proprietà. La ristrutturazione e l'adeguamento delle sedi di rappresentanze diplomatiche e consolari di proprietà demaniale completano questa linea d'azione.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.