ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01016

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 41 del 26/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: ROSATO ETTORE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 26/06/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26/06/2013
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26/06/2013
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 04/07/2013
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 23/12/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01016
presentato da
ROSATO Ettore
testo di
Mercoledì 26 giugno 2013, seduta n. 41

   ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   a marzo 2011, la crisi libica e la caduta del regime di Gheddafi hanno reso impossibile per alcune imprese italiane, pubbliche e private, la riscossione dei loro crediti nei confronti di imprese statali libiche: la risoluzione delle Nazioni Unite che ha congelato le risorse finanziarie della famiglia dell'ex dittatore e l'instabilità politica che si è determinata nello Stato, infatti, hanno avuto importanti conseguenze sui bilanci delle imprese italiane che attendevano dalle autorità statali la corresponsione dei crediti vantati;
   secondo uno studio della camera di commercio italo-libica, le novanta imprese italiane, spesso medie o piccole, che hanno sofferto una situazione di inesigibilità, vanterebbero ancora oggi crediti insoluti per un ammontare di 600 milioni di euro, e l'impossibilità di recuperare queste somme ha condotto le aziende coinvolte in questa vicenda in una situazione di ridotta liquidità. Il puntuale versamento delle imposte, le pressioni per il pagamento dei debiti commerciali e bancari e l'incertezza sulle tempistiche circa il recupero di questi crediti hanno ridotto queste realtà produttive ad una condizione di impossibilità a riprendere l'attività economica, indirizzandole sulla via del fallimento;
   il Ministero degli affari esteri e Confindustria hanno svolto un lavoro di ricognizione sulla situazione un anno e mezzo fa;
   con l'ordine del giorno 9/5178/054 il 17 maggio 2012 il Governo pro tempore si era impegnato «ad assumere come prioritario il problema, convocando presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un tavolo di lavoro con imprese, banche creditrici, ministeri coinvolti al fine di valutare le possibili soluzioni diplomatiche e nel contempo finanziarie, anche creando un sistema di garanzie pubbliche per quei crediti vantati e accertati dalla controparte prima della caduta del regime e non ancora incassati». Questa ipotesi avrebbe dovuto alleviare le difficoltà finanziarie delle imprese più piccole che si trovavano attanagliate dai debiti bancari ai quali non potevano dar seguito a causa del mancato incasso dei crediti maturati in Libia;
   risulta all'interrogante che nelle relazioni diplomatiche non vi sia stato, ad oggi, un progresso in vista di una soluzione favorevole alle imprese coinvolte; al contrario, si è appreso da notizie di stampa il dissequestro ordinato dalla corte d'appello di Roma, delle partecipazioni della Libyan Investment Authority in UniCredit e Finmeccanica (partecipazioni poste sotto sequestro giudiziale dalla magistratura nel marzo 2012 a seguito delle rogatorie emesse dalla Corte penale internazionale);
   con l'interrogazione a risposta scritta 4-11345 del 23 marzo 2011 e con l'interrogazione a risposta scritta 4-18749 del 27 novembre – alle quali il Governo pro tempore non ha dato risposta nonostante fossero entrambe indirizzate a più Ministri – si chiedeva, alla luce della presenza in territorio italiano di ingenti investimenti e depositi direttamente riconducibili a fondi sovrani libici o ad altre autorità comunque riconducibili alla nazione libica, se il Governo ritenesse opportuno «considerare le partecipazioni e i depositi come risorse vincolabili a favore del sistema bancario a garanzia dei crediti maturati ed esigibili delle nostre imprese»;
   con l'interrogazione a risposta scritta 4-18749 del 27 novembre 2012 – cui il Governo pro tempore non ha dato risposta – si chiedeva anche quali iniziative l'allora Governo avesse attivato tramite la convocazione del tavolo di lavoro con imprese, banche creditrici e ministeri coinvolti – di cui all'ordine del giorno 9/5178/054 – al fine di trovare soluzioni finanziarie adeguate alle esigenze delle imprese italiane coinvolte nella vicenda, e quali iniziative in sede diplomatica fossero state attivate dal Governo affinché si raggiunga con la controparte libica una comune strategia per l'accertamento e la riscossione dei crediti delle imprese italiane coinvolte;
   l'avvicendamento alla guida del Governo di Tripoli può essere occasione per rafforzare i rapporti commerciali tra Italia e Libia – e in questo senso appare necessario che il Governo italiano chieda ai nuovi leader libici una rapida soluzione della questione dei crediti italiani attualmente bloccati –:

   quali iniziative il Governo abbia intrapreso in sede diplomatica affinché si raggiunga con la controparte libica una comune strategia per l'accertamento e la riscossione dei crediti delle imprese italiane coinvolte. (4-01016)

Classificazione EUROVOC:
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