Legislatura: 17Seduta di annuncio: 233 del 26/05/2014
Primo firmatario: CAON ROBERTO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 23/05/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 BUONANNO GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014 RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 23/05/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 26/05/2014 Resoconto CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE INTERVENTO PARLAMENTARE 26/05/2014 Resoconto BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' Resoconto PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE
DISCUSSIONE IL 26/05/2014
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/05/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 26/05/2014
RITIRATO IL 28/05/2014
CONCLUSO IL 28/05/2014
La Camera,
premesso che:
l'apicoltura è considerata a tutti gli effetti un'attività agricola, è un'attività del settore agricolo-zootenico di rilevanza economica fortemente radicata nella tradizione e nei luoghi in cui viene esercitata. L'apicoltura è creatività, l'apicoltore s'ingegna per trovare delle soluzioni ai problemi pratici dell'allevamento, prove, esperienze, risultati che rimangono nell'esperienza del singolo;
l'apicoltura è l'allevamento di api allo scopo di sfruttare i prodotti dell'alveare, dove per tale si intenda un'arnia popolata da una famiglia di api. Malgrado le specie allevate siano diverse, per la sua produttività ha netta predominanza l’apis mellifera;
il mestiere dell'apicoltore consiste sostanzialmente nel procurare alle api ricovero e cure e vegliare sul loro sviluppo; in cambio egli raccoglie una quota discreta del loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d'api, pappa reale, propoli, veleno;
l'apicoltura può essere assai significativa anche ai fini del controllo ambientale, essendo l'ape un animale molto sensibile alla qualità dell'ambiente in cui vive e, inoltre, per la natura stessa della sua attività, una sorta di «campionatore biologico» assai funzionale, almeno d'estate, in quanto le api ispezionano una vasta area attorno all'alveare, venendo a contatto con suolo, vegetazione, aria e acqua;
l'apicoltura, un tempo ingiustamente considerata la «cenerentola» dell'agricoltura, oggi è riconosciuta, dalla legge n. 313 del 2004, come «attività di interesse nazionale»;
la ricchezza culturale dell'apicoltura, le ampie disponibilità di risorse nettarifere, che da sempre caratterizzano il territorio italiano, la varietà e la selezione negli anni di un ceppo di api universalmente riconosciute come le migliori del mondo hanno portato il nostro Paese ad importanti traguardi sul piano interno ed internazionale: per numero di addetti, per tipologia qualitativa delle produzioni e per diffusione dell'allevamento sul territorio;
qualsiasi prodotto nazionale o europeo che si fregi di una denominazione/indicazione protetta ha un disciplinare ovvero la prescrizione che disciplina l'ottenimento di un prodotto agricolo o alimentare, più precisamente è la norma di legge che definisce i requisiti produttivi e commerciali di un prodotto a denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta o qualifiche equivalenti. I consorzi di tutela sovrintendono alla nascita e gestione del disciplinare di riferimento;
l’iter per elaborare, presentare, approvare, pubblicare un disciplinare (e la relativa denominazione/indicazione) è piuttosto complesso e, comunque, deve essere svolto in sede comunitaria;
la denominazione di origine protetta (dop) individua il nome di una zona determinata, di una regione e, talvolta, anche di un singolo Paese che designa un prodotto agricolo o alimentare come originario di tale territorio, ove avviene la produzione e/o la trasformazione, le cui qualità sono da rinvenirsi esclusivamente in quel determinato ambiente geografico;
la procedura per il riconoscimento della denominazione di origine protetta è disciplinata dal regolamento (CE) n. 510/2006, il quale prevede che per beneficiare di una denominazione d'origine protetta, un prodotto agricolo o alimentare deve essere conforme ad un disciplinare, che la domanda di registrazione può essere presentata esclusivamente da un'associazione ovvero qualsiasi organizzazione, a prescindere dalla sua forma giuridica o dalla sua composizione, di produttori o di trasformatori che trattano il medesimo prodotto agricolo o il medesimo prodotto alimentare. L'associazione può presentare la domanda di registrazione solo per i prodotti agricoli o alimentari che essa stessa produce od elabora. La domanda di registrazione della denominazione di origine protetta è inviata allo Stato membro sul cui territorio è situata la zona geografica. Lo Stato membro esamina la domanda di registrazione per stabilire se sia giustificata e soddisfi le condizioni previste dal regolamento. Qualora si ritenga che i requisiti del regolamento siano soddisfatti, lo Stato adotta una decisione favorevole e trasmette alla Commissione europea la documentazione per la decisione definitiva che sarà poi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, che ne determina così il riconoscimento europeo della denominazione;
il miele italiano sta raggiungendo e consolidando il traguardo della qualità. Negli ultimi anni dal miele varesino – un prodotto di grande importanza per la nostra agricoltura prealpina, che ha finalmente ottenuto un traguardo ambito e meritato – al miele delle Dolomiti bellunesi – un prodotto di eccellenza delle nostre montagne, che sono state proclamate Patrimonio dell'Umanità – hanno avuto il riconoscimento della denominazione di origine protetta dopo una lunga e difficile procedura per entrare nell'olimpo della qualità europea. Questi riconoscimenti hanno una ricaduta positiva sul comparto produttivo apicolo, che è divenuto l'ennesimo punto d'orgoglio per l'agricoltura del nostro Paese;
sono circa 1.300.000 alveari nel nostro Paese e 70 mila gli apicoltori italiani, per un fatturato di circa 60 milioni di euro che aumenta se si pensa che la produzione agricola trae incremento produttivo anche dal prezioso ed insostituibile servizio di impollinazione delle api sulle colture ortofrutticole e sementiere;
la quantità di miele prodotta varia in base all'habitat in cui sono collocati gli alveari, ma la media è di 40-50 chilogrammi l'uno. Nell'arco di un'intera stagione un'azienda apistica di media dimensione, che detiene 300 alveari, riesce a fare 150 quintali di miele o più, con ricavi superiori a 100 mila euro;
l'apicoltura è tra le attività che più si presta alla conduzione familiare, infatti è perfettamente compatibile con le esigenze e gli stili di vita dei giovani di oggi. Un'attività a contatto con la natura, che collabora a fini produttivi con l'ambiente senza sfruttarlo, che lascia anche lo spazio per la vita sociale dell'imprenditore, può rappresentare una valida alternativa alle attività tradizionali”. Insomma, l'apicoltura, un universo tutto da scoprire che, forse, può dare risposte, semplici ma concrete, utili alla società moderna;
occorre ricordare che il nostro Paese non è autosufficiente per quello che riguarda la produzione di miele; infatti, circa il 50 per cento del consumo è sostenuto da prodotto di importazione. Il che significa spazi d'impresa e nuove opportunità di lavoro per chi vuole diventare un apicoltore;
la maggior parte del miele importato proviene da Paesi extraeuropei e i prodotti provenienti da questi Paesi arrivano sul mercato italiano ad un prezzo che è di molto inferiore, possedendo una qualità sicuramente inferiore. Si importano, soprattutto, mieli millefiori dall'America latina, dall'Est europeo e dalla Cina; tra i mieli uniflorali il più importato è sicuramente quello di robinia (acacia), proveniente da Ungheria, Romania e Cina, ma per chi apprezza veramente il miele, la grande variabilità del prodotto nostrano è proprio la caratteristica di maggior pregio;
ad aggravare le condizioni di difficoltà del settore è sopravvenuto il diffondersi, all'inizio degli anni ’80; di un dannosissimo parassita degli alveari, l'acaro Varroa Jacobsoni Oudemans, nonché della vespa asiatica «vespa velutina», che ha prodotto diffuse mortalità degli alveari, abbandonati da parte di numerosi operatori e, quindi, un graduale ridimensionamento della consistenza complessiva della produzione;
è necessario sostenere una rinnovata attenzione verso l'apicoltura osservata anche come diversificazione produttiva all'interno dell'azienda agricola, secondo i caratteri di multifunzionalità che essa può assumere soprattutto alle aree difficili, nonché come fonte di reddito per i giovani alla ricerca di nuova occupazione;
è fondamentale, infine, richiamare l'attenzione sull'importanza anche nutrizionale e terapeutica dei prodotti dell'alveare,
impegna il Governo:
ad adottare provvedimenti volti al sostegno del settore apistico, fonte di creazione di nuova occupazione con livelli di investimento sostenibili, al fine di sviluppare e proteggere l'apicoltura, nicchia dell'economia agricola, migliorando la qualità e la commercializzazione del miele e dei suoi derivati;
ad assumere iniziative che favoriscano la nascita di aziende nel settore apistico, condotte da giovani, che, contribuendo alla biodiversità ed al mantenimento degli equilibri ambientali, che sono gli elementi che caratterizzano il comparto apistico, siano un tipo di modello ideale di impresa agricola del futuro;
a valorizzare l'esperienza produttiva dell'apicoltore, che attraverso i disciplinari di produzione si orienta verso una produzione di qualità;
ad affidare alle regioni specifiche competenze in materia di monitoraggio e controllo al fine di evitare l'espansione di parassiti e specie dannose per l'apicoltura e di selezione e salvaguardia della purezza dell’apis mellifera ligustica S., da realizzare anche attraverso l'istituzione di parchi naturali per la conservazione in purezza del patrimonio genetico di questa razza, riconosciuta sul piano internazionale come la migliore in assoluto;
a prevedere regole che siano più chiare e semplici, al fine di una generale semplificazione della burocrazia in agricoltura, affinché i giovani che vogliono avviare l'attività di apicoltore, siano più incentivati a farlo, anche dal punto di vista burocratico.
(1-00477) «Caon, Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».
EUROVOC :apicoltura
prodotto agricolo
creazione di posti di lavoro
produzione nazionale
settore agricolo