Atto 1/00030 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00031 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00033 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00034 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00035 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00036 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00037 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00038 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00040 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00041 abbinato in data 07/02/1995 Atto 1/00073 abbinato in data 07/02/1995 Atto 6/00007 abbinato in data 08/02/1995 Atto 6/00008 abbinato in data 08/02/1995 Atto 6/00009 abbinato in data 08/02/1995 Atto 6/00010 abbinato in data 08/02/1995
Firmatari
Primo firmatario: Gruppo: PROG.FEDER. Data firma: 23/09/1994
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario
Gruppo
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Destinatari
Ministero destinatario:
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Stato iter:
08/02/1995
Partecipanti allo svolgimento/discussione
SVOLGIMENTO
07/02/1995
PROG.FEDER.
INTERVENTO
07/02/1995
PROG.FEDER.
MISTO
RIFONDAZIONE COMUNISTA - PROGRESSISTI
FORZA ITALIA
CENTRO CRISTIANO DEMOCRATICO
LEGA NORD
ALLEANZA NAZIONALE
PROG.FEDER.
RIFONDAZIONE COMUNISTA - PROGRESSISTI
FORZA ITALIA
ALLEANZA NAZIONALE
PROG.FEDER.
FORZA ITALIA
PROG.FEDER.
FORZA ITALIA
PROG.FEDER.
PROG.FEDER.
FORZA ITALIA
PROG.FEDER.
FORZA ITALIA
PROG.FEDER.
DICHIARAZIONE GOVERNO
08/02/1995
MINISTRO - (MINISTERO SENZA PORTAFOGLIO (PER LA FAMIGLIA E LA SOLIDARIETA' SOCIALE))
PARERE GOVERNO
08/02/1995
MINISTRO - (MINISTERO SENZA PORTAFOGLIO (PER LA FAMIGLIA E LA SOLIDARIETA' SOCIALE))
Fasi iter:
PRESENTATO IL 23/09/1994
DISCUSSIONE IL 07/02/1995
ABBINAMENTO (ATTO CAPOSTIPITE) IL 07/02/1995
RINVIATO IL 07/02/1995
DISCUSSIONE IL 08/02/1995
ABBINAMENTO (ATTO CAPOSTIPITE) IL 08/02/1995
ACCOLTO IL 08/02/1995
RESPINTO IL 08/02/1995
ITER CONCLUSO IL 08/02/1995
La Camera, premesso che: la Costituzione della Repubblica italiana riconosce a tutti i cittadini pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (princìpi fondamentali, articolo 3) e pertanto spetta alle persone la titolarità dei diritti sociali di cittadinanza; la famiglia è oggi largamente intesa come luogo di affetti e di responsabilità liberamente assunte, di autodeterminazione e pari dignità dei suoi componenti e di reciproca solidarietà; la famiglia svolge un ruolo fondamentale nella crescita e nella formazione delle persone e contribuisce in modo determinante a definire i valori e le forme delle relazioni sociali; attenzione, rispetto culturale e risposte concrete devono essere date a bisogni e diritti propri anche di cittadini singoli e di altre forme di comunità; il riconoscimento della funzione primaria della famiglia comporta la riaffermazione della responsabilità dello Stato, a livello centrale e locale, in ordine sia all'offerta diretta di prestazioni e servizi di carattere universalistico - come, ad esempio, la scuola e la sanità - sia all'integrazione e al sostegno dell'opera della famiglia; la famiglia non deve essere costretta a svolgere ruoli di supplenza delle funzioni e dei compiti sociali propri delle istituzioni pubbliche; in famiglia il lavoro di cura, prevalentemente svolto dalle donne, deve essere contestualmente distribuito e scambiato tra i soggetti validi; il benessere della famiglia e dei suoi componenti è garantito anzitutto dall'esercizio del diritto al lavoro da parte di tutti i soggetti, donne, uomini e giovani, e inoltre dal diritto allo studio nell'età giovane e dal diritto ad una pensione adeguata nell'età anziana e negli stati di invalidità; nei periodi di crisi economica strutturale come l'attuale, caratterizzata da una forte disoccupazione, si accentuano le disuguaglianze tra le fasce sociali, tra uomini e donne, e sorgono problemi nuovi di sofferenza ed emarginazione; il necessario processo di riforma o trasformazione dello Stato sociale - che è e resta componente essenziale e irrinunciabile delle società democratiche moderne - impone una radicale innovazione delle modalità gestionali e organizzative, così da valorizzare le responsabilità e le capacità di autorganizzazione delle persone e delle formazioni sociali, con particolare riferimento al volontariato, all'associazionismo familiare, alle reti di mutuo aiuto e alle forme di autogestione e di cooperazione sociale; in particolare la famiglia, per i compiti che svolge, deve essere considerata punto di riferimento e soggetto attivo delle politiche sociali; ai fini della politica sociale vale, come già largamente avviene per la legislazione vigente, il dato di fatto della convivenza di tipo familiare, ad evitare che il sostegno alla famiglia dia luogo a discriminazioni o penalizzazioni a carico dei componenti di unità di convivenza diverse dalla famigiia legale: unica condizione è che le convivenze di tipo familiare presentino caratteristiche di effettività e stabilità, che spetta alle leggi anagrafiche di determinare e accertare; l'obiettivo delle politiche sociali per la famiglia è duplice: da un lato, ridurre le disuguaglianze tra i cittadini determinate dalle situazioni familiari, dall'altro attivare misure di sostegno alle responsabilità familiari; il primo degli indicati obiettivi richiede l'applicazione, per determinate politiche redistributive, del "parametro famiglia", consistente nella diversificazione degli interventi in rapporto al grado di bisogno, stimato sulla base del reddito complessivo familiare correlato al numero dei componenti; il secondo obiettivo impone allo Stato l'obbligo - attraverso una pluralità di interventi - di alleggerire gli oneri, non solo economici, connessi al lavoro di cura, soprattutto verso i minori e gli anziani, e di attribuire concreti riconoscimenti all'opera della famiglia come soggetto primario della solidarietà intergenerazionale; tra gli indicati interventi - finalizzati primariamente a rendere compatibile l'attività lavorativa con il lavoro di cura svolto nell'ambito familiare - vanno annoverati: le misure di sostegno alla maternità; i congedi parentali; l'approntamento di una rete adeguata di servizi sul territorio particolarmente per l'infanzia e per l'assistenza, in specie domiciliare, agli anziani); la flessibilizzazione dei percorsi lavorativi (mediante appropriati incentivi giuridico-economici per l'uscita temporanea dal mercato del lavoro e per il successivo rientro, ed altresì mediante una nuova disciplina del part-time); il ripensamento complessivo degli orari e dei tempi della scuola, del lavoro, dei pubblici servizi e, più in generale, della città; la quasi totalità degli italiani (oltre il 90 per cento) vive in un contesto di convivenza di tipo familiare e, pertanto, le concrete condizioni degli individui (disponibilità di reddito, accesso all'istruzione e ai servizi, condizioni abitative, qualità del lavoro ottenibile, ecc.) sono di fatto legate in modo determinante alle situazioni familiari; la realtà della famiglia, di per sé molto diversificata e complessa - e profondamente mutata negli ultimi decenni - è attraversata con particolare intensità dai processi di trasformazione sociale e culturale che caratterizzano l'odierno momento storico: aumentano i nuclei composti da una persona sola, in specie tra le donne anziane; così pure le famiglie monoparentali, che sempre più frequentemente hanno una donna come persona di riferimento; e crescono, anche per effetto delle continue restrizioni nell'offerta dei servizi, le famiglie in difficoltà non soltanto economiche o materiali; in base al 3^ Rapporto della Commissione di indagine sulla povertà e l'emarginazione, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (reso pubblico il 14 luglio scorso), vi sono nel nostro paese 2.232.000 famiglie - pari a 6.462.000 persone (fra cui oltre 1.000.000 di bambini sotto i 13 anni) - in condizioni di povertà, cioè con consumi pro capite inferiori al 50 per cento del livello dei consumi medi nazionali pro capite; se si utilizza una soglia di poco più elevata (60 per cento della media nazionale dei consumi pro capite), ne risulta che altri 8.000.000 di persone vivono in condizioni di "quasi povertà", elevando così a circa 15 milioni il numero delle persone che vivono in situazioni di gravissimo o grave disagio economico; l'area della povertà e della "quasi povertà" comprende un gran numero di anziani soli o in coppia, ma soprattutto di famiglie con quattro o più componenti, sicché i minori e gli anziani ne risultano essere i soggetti maggiormente colpiti; sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili, riferiti all'anno 1992, il nostro Paese destina per l'intero complesso delle misure monetarie di sostegno alla famiglia, oltre a esigue detrazioni fiscali, la somma di 5.438 miliardi (tab. 3.25 del compendio statistico ISTAT 1994), pari al 3,5 per mille del prodotto interno lordo (Pil), collocandosi agli ultimi posti nell'Europa comunitaria; l'unica forma di intervento monetario a carattere redistributivo "verticale" a sostegno delle famiglie è rappresentata dall'assegno al nucleo familiare, il cui importo - fermo dalla data di istituzione (1988) - ha ormai perduto il 40 per cento dell'iniziale potere d'acquisto, riducendosi a modestissima prestazione per un'area sempre più ridotta di famiglie (3.650.000 nuclei familiari per il 1992), per una spesa complessiva (gestione CUAF) di 5.284 miliardi, a fronte di una contribuzione per gli assegni familiari, da parte dei lavoratori dipendenti e delle imprese, ammontante nello stesso anno a 15.867 miliardi; impegna il Governo al fine di avviare il necessario processo di inversione di tendenza nelle politiche familiari, che vedono l'Italia in grave ritardo rispetto agli altri Paesi della CEE, a prevedere - già con la legge finanziaria per il 1995 - le seguenti misure: l'adeguamento dell'assegno per il nucleo familiare, in misura tale da riportarlo - quanto meno - ai livelli di potere d'acquisto del 1988, avviando altresì un graduale aumento dei tetti di reddito familiare per il godimento dell'assegno stesso; l'attribuzione alle regioni e agli enti locali delle risorse necessarie per l'attuazione di una più adeguata rete di servizi sociali sul territorio, con particolare riferimento ai servizi per l'infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno (scuole dell'infanzia e asili nido, per i quali ultimi va superata l'inaccettabile classificazione tra i "servizi a domanda individuale", come previsto dall'apposita proposta di legge di iniziativa popolare), all'assistenza - in specie domiciliare - per gli anziani, nonché ai consultori; la previsione di specifiche deduzioni fiscali, pur entro un ammontare massimo predeterminato, a sostegno almeno delle famiglie che debbano fronteggiare situazioni di particolare disagio (handicap, tossicodipendenze, anziani non autosufficienti, famiglie monoparentali con minori a carico, ecc.); un apposito accantonamento per le misure legislative volte alla disciplina dei congedi parentali, all'estensione universalistica del trattamento di maternità e all'attuazione dell'affidamento familiare; il rilancio di politiche abitative particolarmente finalizzate a dare una casa, a prezzi accessibili, alle giovani coppie, nonché a favorire - in conformità anche ai recenti indirizzi della Conferenza internazionale del Cairo - il ricongiungimento familiare degli immigrati extra-comunitari. (1-00026)
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
ASSEGNI FAMILIARI, ASSISTENZA AGLI ANZIANI, DEDUZIONI E DETRAZIONI, EXTRA COMUNITARI, FAMIGLIA, INDIGENTI E NULLATENENTI, REDDITO FAMILIARE