Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Rendiconto 2011 Assestamento 2012 A.C. 5324 e A.C. 5325
Riferimenti:
AC N. 5324/XVI   AC N. 5325/XVI
Serie: Progetti di legge    Numero: 665
Data: 25/07/2012
Descrittori:
BILANCIO DI ASSESTAMENTO   RENDICONTO GENERALE DELLO STATO
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione per l’esame di
Progetti di legge

Rendiconto 2011
Assestamento 2012

A.C. 5324 e A.C. 5325

 

 

 

 

 

 

 

n. 665

 

 

 

25 luglio 2012

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Bilancio

( 066760-9932 – * st_bilancio@camera.it

 

 

.

 

 

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File: BI0549.doc

 


INDICE

 

PARTE I – Rendiconto 2011 (A.C. 5324)

1. Il Rendiconto generale dello Stato............................................................ 3

1.1. Funzioni e disciplina del Rendiconto generale dello Stato...................... 3

1.2. Il contenuto del disegno di legge di Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 (A.C. 5324)..................................................................................... 6

2. La relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto 2011......................... 8

3. I saldi del conto del bilancio...................................................................... 14

4. La gestione di competenza....................................................................... 17

5. La gestione dei residui.............................................................................. 22

6. La gestione di cassa................................................................................... 27

7. Il conto generale del patrimonio............................................................... 30

7.1. Struttura e funzioni................................................................................ 30

7.1. I risultati generali della gestione patrimoniale per l’esercizio finanziario 2011     31

Parte II - Assestamento 2012 (A.C. 5325)

1. L’assestamento del bilancio dello Stato.................................................. 37

1.1. Funzione dell’assestamento del bilancio dello Stato............................ 37

1.2. La struttura e il contenuto del disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio 2012 (A.C. 5235)............................................................................................ 39

2. I saldi di competenza del bilancio dello Stato  risultanti dal ddl di assestamento     45

3. I saldi di cassa del bilancio dello Stato risultanti dal ddl di assestamento   53

4. L’accertamento dei residui passivi.......................................................... 55

Appendice

Tavole riepilogative....................................................................................... 63

 

 


PARTE I – Rendiconto 2011
(A.C. 5324)


1. Il Rendiconto generale dello Stato

1.1. Funzioni e disciplina del Rendiconto generale dello Stato

Il Rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica (anno finanziario), adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

 

La disciplina del rendiconto generale dello Stato è dettata dal capo III, Titolo VI, della legge di contabilità e finanza pubblica 31 dicembre 2009, n. 196 (articoli 35-38) che, all’articolo 35, dispone che il rendiconto relativo al 31 dicembre dell’anno precedente sia presentato entro il successivo mese di giugno alle Camere con apposito disegno di legge, dopo esser stato previamente sottoposto alla Corte dei conti per il giudizio di parificazione.

L’articolo 36 della legge 196/2009 stabilisce che il rendiconto generale dello Stato, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti:

1)   il conto del bilancio, che espone l’entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento;

2)   il conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.

L’esposizione dettagliata delle risultanze della gestione è fornita dal conto del bilancio, che risulta costituito dal conto consuntivo dell’entrata e, per la parte di spesa, dal conto consuntivo relativo a ciascun Ministero.

 

Il Rendiconto dell’esercizio finanziario 2011 costituisce il primo documento di consuntivo redatto secondo i dettami della legge di contabilità n. 196/2009 – entrata in vigore il 1° gennaio 2010 – che individua nei programmi le unità di voto.

Pertanto, per la prima volta, il conto consuntivo finanziario dell’anno 2011 espone i dati di bilancio secondo l’articolazione per missioni e programmi di spesa (in numero, rispettivamente, di 34 missioni e 173 programmi), che privilegia una esposizione di tipo funzionale.

Sulla base di quanto dispone l’articolo 21 della legge di contabilità, le missioni “rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti con la spesa”, ed i programmi, che costituiscono le unità di voto parlamentare, sono “aggregati diretti al perseguimento degli obiettivi definiti nell’ambito delle missioni”. I programmi sono a loro volta suddivisi in macroaggregati (UPB, unità previsionali di base), i quali sono articolati, nell’ambito di ciascun centro di responsabilità amministrativa, in capitoli.

 

Per ciascun programma vengono esposti i risultati relativi alla gestione dei residui, alla gestione di competenza e alla gestione di cassa.

La gestione di competenza evidenzia l’entità complessiva degli accertamenti di entrata e degli impegni di spesa effettuati nel corso dell’esercizio finanziario.

La gestione di cassa evidenzia, per la parte di entrata, le somme riscosse e versate nella tesoreria dello Stato e, per la parte di spesa, i pagamenti compiuti dalle amministrazioni statali.

Nella gestione dei residui vengono registrate le operazioni di incasso e di pagamento effettuate in relazione ai residui (rispettivamente, attivi e passivi) risultanti dagli esercizi precedenti.

Un apposito allegato tecnico, predisposto per il conto consuntivo di ogni Ministero, espone i risultati disaggregati per capitoli che sono compresi in ciascuna unità di voto, che costituiscono la voce contabile ai fini della gestione e rendicontazione.

 

Con riguardo al conto del bilancio, l’esame parlamentare costituisce la verifica, nella forma della legge di approvazione del rendiconto medesimo, che il Governo abbia eseguito lo schema di previsione per l’entrata e di autorizzazione per la spesa nei termini preventivamente stabiliti con la legge di bilancio. In termini finanziari, viene in tal modo fissato in modo definitivo – approvando con legge il risultato della gestione annuale del bilancio – il flusso della gestione dei conti statali, anche al fine di consentire il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale.

Va infatti rammentato come la previsione di bilancio a legislazione vigente per il 2013 assumerà come base di riferimento per la valutazione dei residui passivi le risultanze definitive contenute nel rendiconto 2011 in esame, come iscritti nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l’anno successivo, vale a dire nel d.d.l. di assestamento 2012 (A.C. 5325). Il conto del bilancio all’interno del rendiconto, pertanto, nel certificare la gestione dell’anno finanziario, costituisce la base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell’anno immediatamente seguente (assestamento) e si costruiscono le previsioni per il nuovo progetto di bilancio a legislazione vigente.

 

Si ricorda - come peraltro sottolinea la Relazione illustrativa - che la gestione 2011 si è svolta in base alle disposizioni normative recate dalla legge di contabilità in tema di flessibilità nella gestione del bilancio (articolo 33, comma 4), il quale stabilisce che, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, nel rispetto dell’invarianza dei saldi di finanza pubblica, possono essere adottate variazioni compensative tra le dotazioni interne a ciascun programma, relativamente alle spese per adeguamento al fabbisogno, su proposta dei Ministri competenti, restando comunque precluso l’utilizzo degli stanziamenti di spesa in conto capitale per finanziare spese correnti. Inoltre, all’interno di ciascun programma possono essere disposte, con decreti del Ministro competente, variazioni compensative di bilancio tra capitoli appartenenti allo stesso macroaggregato.

In appendice al conto del bilancio, i dati di consuntivo della spesa, oltre ad essere esposti in base alla classificazione per missioni e programmi sono classificati, con riferimento a ciascun Ministero, anche in relazione all’analisi economica (ripartizione delle entrate e delle spese per categorie economiche).

 

In attuazione dell’articolo 35[1] della legge n. 196/2009, per la prima volta, al Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato 2011 è allegata, per ciascuna amministrazione, una Nota integrativa, articolata per missioni e programmi, che illustra i risultati conseguiti con la gestione in riferimento agli obiettivi fissati con le previsioni di bilancio, le risorse finanziarie impiegate, anche con l’indicazione dei residui accertati, e gli indicatori che ne misurano il grado di raggiungimento.

Come indicato nella Relazione illustrativa, la compilazione delle Note integrative al consuntivo rappresenta la naturale conclusione dell’attività di programmazione, consentendo di esporre il grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati e le ragioni degli eventuali scostamenti rispetto a quanto previsto.

La Nota integrativa al Rendiconto di ciascuna amministrazione dello Stato è elaborata in modo confrontabile con la corrispondente nota al bilancio di previsione, ed è articolata, ai sensi dell’articolo 35, comma 2, della legge di contabilità, in due sezioni, la prima delle quali contiene il rapporto sui risultati ed espone l’analisi e la valutazione del grado di realizzazione degli obiettivi definiti in sede di previsione, effettuata innanzitutto mediante il confronto tra le spese preventivate e quelle effettivamente sostenute per la realizzazione di ciascun obiettivo, mentre la seconda, con riferimento ai programmi, illustra i risultati finanziari dell’esercizio ed espone i principali fatti di gestione, motivandone gli eventuali scostamenti tra le previsioni iniziali di spesa e quelle finali indicate nel Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato.

 

Il Rendiconto generale dello Stato 2011 è, inoltre, corredato - dopo l’elaborazione effettuata in via sperimentale lo scorso anno per l’esercizio finanziario 2010 - del Rendiconto economico, in linea con quanto disciplinato dall’articolo 36, comma 5, della legge di contabilità, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con le informazioni economiche fornite dai referenti dei centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato.

 

Come già avvenuto con riferimento all’esercizio 2010, al Rendiconto generale dello Stato 2011, ai sensi dell’articolo 36, comma 6, della legge n. 196/2009 di riforma della contabilità, è allegata, inoltre, una relazione illustrativa delle risorse impiegate per finalità di protezione dell’ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato (Eco-Rendiconto dello Stato).

1.2. Il contenuto del disegno di legge di Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 (A.C. 5324)

Gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l’esercizio finanziario 2011, e sono riferiti rispettivamente alle entrate (con accertamenti per 750.164 milioni di euro), alle spese (con impegni per 706.957 milioni di euro) e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate[2] e il totale di tutte le spese impegnate[3], che evidenzia un avanzo di 43.207 milioni di euro (cfr. più diffusamente sul punto il § 4).

L’articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2010, un disavanzo di 160.585 milioni di euro.

L’articolo 5 reca:

§      l’approvazione dell’Allegato n. 1 previsto dall’articolo 28, comma 4, della legge n. 196/2009, contenente l’elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal “Fondo di riserva per le spese impreviste” nell’esercizio 2011[4]. Il totale dei prelevamenti nel 2011 ammonta a 1.124,4 milioni di euro;

§      l’approvazione dell’Allegato n. 2 relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa

Le eccedenze di maggiore consistenza sono relative al:

-        Ministero della giustizia, Programma 1.2 “Giustizia civile e penale”, eccedenza di 113,1 milioni in conto competenza ;

-        Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Programma 1.2 “Istruzione prescolastica”, eccedenza di 277,4 milioni in conto competenza;

-        Ministero dell’interno, Programma 3.2 “Servizio permanente dell’Arma dei Carabinieri per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”, eccedenza di 11,4 milioni in conto competenza e del Programma 4.2 “Prevenzione del rischio e soccorso pubblico” eccedenza in conto competenza di 19,2 milioni;

-        Ministero per i beni e le attività culturali, Programma 1.12 “Tutela delle belle arti, dell’architettura e dell’arte contemporanee”, eccedenza di 28,6 milioni di euro in conto competenza e del Programma 2.1 “Ricerca in materia di beni e attività culturali”, eccedenza di circa 45 milioni di euro in conto competenza.

L’articolo 6 espone la situazione, al 31 dicembre 2011, del patrimonio dello Stato (conto generale del patrimonio), da cui risultano attività per un totale di 820,7 miliardi di euro e passività per un totale di 2.343,9 miliardi di euro.

Gli articoli da 7 a 10 espongono i dati relativi ai conti consuntivi delle aziende e amministrazioni autonome.

Infine, l’articolo 11 del disegno di legge dispone l’approvazione del Rendiconto generale delle Amministrazioni dello Stato e dei rendiconti delle Amministrazioni e delle Aziende autonome secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.

I dati sono al lordo delle regolazioni contabili[5].


2. La relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto 2011

I risultati del Conto delle Amministrazioni pubbliche nel 2011

Nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per il 2011 trasmessa al Parlamento, la Corte dei Conti evidenzia come, nello scorso anno, l’evoluzione dei conti pubblici italiani si caratterizzi per un generale miglioramento dei saldi di bilancio in un contesto economico sfavorevole, caratterizzato dall’accentuarsi dei segnali di recessione nell’intera area europea.

Il tasso di crescita del PIL italiano nel 2011 si è, infatti, assestato allo 0,4 per cento (rispetto all’1,8 per cento nel 2010), su valori più bassi rispetto a quelli registrati dalla media dei paesi dell’aerea euro (1,5 percento).

Pur in tale contesto non favorevole, l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è sceso al 3,9 per cento del Pil (rispetto a 4,6 per cento del 2010), mentre il saldo primario, pressoché nullo nel 2010, è tornato in avanzo per oltre 15 miliardi (1 per cento del Pil), in entrambi i casi risultando così rispettati gli obiettivi del Documento di Economia e Finanza del 2011.

Nel confronto con i principali paesi europei, il deficit italiano è rimasto superiore a quello tedesco, ma inferiore a quello di Francia e Spagna, nonché a quello dell’area euro; inoltre, insieme alla Germania, l’Italia ha registrato il valore più elevato di avanzo primario come esposto nella tabella che segue.

Saldo primario, indebitamento netto e debito delle AA.PP.

(in percentuale di Pil)

Paesi

Saldo primario

Indebitamento netto

Debito

 

2010

2011

2010

2011

2010

2011

Francia

- 4,7

-2,6

-7,1

-5,2

82,3

85,8

Germania

- 1,8

1,6

-4,3

-1,0

83,0

81,2

Grecia

-4,7

-2,2

-10,3

-9,1

145,0

165,3

Irlanda

-28,0

-9,7

-31,2

-13,1

92,5

108,2

Italia

0,0

1,0

-4,6

-3,9

118,6

120,1

Portogallo

-7,0

-0,4

-9,8

-4,2

93,3

107,8

Spagna

-7,4

-6,1

-9,3

-8,5

61,2

68,5

euro area

-3,4

-1,1

-6,2

-4,1

85,6

88,0

Gran Bretagna

-7,3

-5,1

-10,2

-8,3

79,6

85,7

EU

-3,8

-1,5

-6,5

-4,5

80,2

83,0

Fonte: Commissione europea, Spring Forecast, maggio 2012, in Relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato

 

Il divario crescente tra crescita nominale del PIL e onere medio del debito ha, invece, contribuito a determinare un aumento dell’incidenza del debito pubblico sul PIL, che è salito al 120,1 per cento (dal 118,6 per cento del 2010).

Come accennato, il miglioramento dei saldi è avvenuto in presenza di una crescita economica restata nell’anno in esame consistentemente al di sotto delle aspettative, in quanto, dopo un andamento incerto nella prima parte del periodo, dal terzo trimestre 2011 l’economia italiana è risultata in recessione, derivandone un incremento del Pil su base annua dello 0,4 per cento, a fronte di una previsione dell’1,1 per cento nel DEF di aprile. In tale contesto recessivo, il conseguimento degli obiettivi (in misura anche superiore a quanto richiesto in sede europea, vale a dire 0,7 punti invece che 0,5) è stato reso possibile, rileva la Corte, dall’operare di interventi correttivi di dimensioni rilevanti.

Dopo il forte contenimento della spesa primaria delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali affidato alle misure introdotte con i decreti-legge n. 112/2008 e n. 78/2010, il deterioramento delle condizioni cicliche e le tensioni sui mercati finanziari hanno indotto, nel secondo semestre del 2011, ad adottare i tre decreti legge n. 98/2011, n. 138/2011 e n. 201/2011, volti a raggiungere nel 2012 l’obiettivo del rientro del disavanzo al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL e poi ad anticipare il pareggio di bilancio strutturale già nel 2013.

La Corte rileva al riguardo l’opportunità di disinnescare, quanto prima, il rischio che un ulteriore rallentamento dell’economia allontani il raggiungimento degli obiettivi di riequilibrio dei conti pubblici, e pertanto evidenzia come priorità quella di interventi mirati al rilancio della crescita economica; interventi che devono essere accompagnati da una azione di contenimento della spesa, non più, o comunque non solo, incentrata sulle misure di pronto intervento, quanto finalizzata a realizzare “un complessivo processo di ripensamento e perimetrazione dei confini dell’azione pubblica nell’economia”. A tali azioni occorrerebbe altresì affiancare, in tempi brevi, una significativa riduzione dello stock del debito pubblico, attraverso la dismissione di quote del patrimonio mobiliare e immobiliare in mano pubblica.

 

Per quanto concerne l’evoluzione delle grandezze di finanza pubblica che hanno condotto ai suddetti risultati, le stesse sono da individuare nel significativo rallentamento della dinamica della spesa corrente determinato dalle misure adottate e dall’andamento inferiore alle attese delle entrate, causa la debolezza del ciclo economico.

Quanto alla spesa, nel 2011 è proseguita efficacemente l’azione di controllo già avviata nel 2010 sulla spesa primaria corrente, i cui effetti hanno comportato che tale componente abbia registrato un incremento circoscritto allo 0,3 per cento rispetto all’anno precedente.

In particolare si è registrata una contrazione dell’1,2 per cento dei redditi da lavoro dipendente, una stabilità della spesa per consumi intermedi ed un incremento del 2,2 per cento delle prestazioni sociali. Analogamente a quanto già avvenuto nel 2010, i risparmi della spesa primaria corrente sono stati superiori (di 4,5 miliardi) rispetto agli obiettivi stabiliti nel DEF.

Anche la spesa in conto capitale ha confermato il suo andamento discendente, con una flessione dell’11 per cento che segue a quella, ben superiore (quasi il 20 per cento), del 2010.

Tale flessione risulterebbe poi ancor minore (3,9 per cento) se si escludono gli introiti connessi alla cessione dei diritti d’uso delle frequenze televisive, che, rammenta la Corte, la contabilità nazionale computa come minori spese in conto capitale.

La spesa per interessi ha invece evidenziato una evoluzione di segno opposto, con un aumento del 9,7 per cento che ha assorbito circa il 40 per cento dei margini acquisiti mediante il miglioramento della spesa primaria.

Nel complesso, conclude sul punto la Corte dei conti, al netto degli interessi le spese sono diminuite nell’anno dello 0,5 per cento, confermando il risultato del 2010 (con una correzione cumulata sul 2009 che ha raggiunto i 7 miliardi)

Una diversa evoluzione presentano invece le entrate, i cui risultati sono risultati nel 2011 inferiori alle previsioni, con un aumento complessivo dell’1,7 per cento a fronte di un preventivato 2,7 per cento.

I minori introiti hanno riguardato sia le imposte dirette (per 4,2 mld) che quelle indirette (4 mld) nonché i contributi sociali (3,5 mld). Si è determinata pertanto un perdita di gettito che, come già nel 2010, ha contrastato ai fini della riduzione del disavanzo pubblico, gli effetti positivi che si sono determinati dal lato della spesa. Va altresì rilevato che ai fini del risultato complessivo la riduzione delle entrate correnti è stata parzialmente compensata, da parte capitale, dalla rilevante ( e ben superiore alle previsioni) dimensione degli introiti rinvenienti dall’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori contabili ai principi IAS (articolo 15 del decreto-legge n. 185/2008).

L’analisi degli andamenti dei conti delle amministrazioni pubbliche nel 2011 è inoltre esposta dalla Corte per livelli di governo, come riportato nella tabella che segue:

I saldi per livello di governo

(in % del Pil)

 

Saldo primario

Indebitamento netto

 

2009

2010

2011

2009

2010

2011

Amministrazioni centrali

-0,4

0,0

0,9

-4,8

-4,5

-3,8

Amministrazioni locali

-0,1

-0,3

0,0

-0,4

-0,5

-0,3

Enti di previdenza

-0,3

0,3

0,2

-0,3

0,3

0,2

Amministrazioni pubbliche

-0,8

0,0

1,0

-5,4

-4,6

-3,9

 

Risulta che sia per le amministrazioni centrali, che per quelle locali, il saldo primario e l’indebitamente netto hanno registrato miglioramenti, con un saldo pari quasi all’1 per cento per le prime ed in sostanziale pareggio per le seconde, nonché un indebitamento in diminuzione; non registrano, invece, analoga evoluzione positiva gli enti di previdenza, i cui risultati comunque permangono stabili.

I saldi del bilancio dello Stato nel 2011

Per quanto attiene ai saldi del bilancio dello Stato, ed in particolare dell’indicatore di maggiore significatività, vale a dire il saldo netto da finanziare, si rammenta che la legge di stabilità 2011 (legge 13 dicembre 2010, n.220) aveva fissato il limite massimo del saldo medesimo in 41.900 milioni (ed in 268.000 milioni il limite del ricorso al mercato). Nella legge di bilancio per il medesimo anno (legge 13 dicembre 2010, n.221) il saldo netto da finanziare era stato stabilito ad un livello inferiore al predetto limite, vale a dire in 40.639 milioni (poi previsto ad un importo ancor minore, pari a 32.107 milioni, nel disegno di legge di assestamento per il 2011).

A consuntivo, riferisce la Corte, il saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, rimane ampiamente al di sotto del predetto limite, risultando anzi di valore positivo, essendo passato da un valore negativo di 17,403 milioni nel 2010 ad un risultato in avanzo di 9.754 milioni.

Viene precisato che tale risultato deriva in buona parte dai maggiori accertamenti registratisi per entrate finali, pari a 38.087 milioni, nel cui ambito la componente più rilevante (per 28.075 milioni) è costituita da quella concernente le entrate extratributarie. Peraltro viene segnalato come tali entrate siano caratterizzate anche da modalità di quantificazione che ne comportano una sistematica sovrastima ed un conseguente ridotto tasso di realizzazione.

 

Per quanto concerne le entrate dello Stato, gli accertamenti delle entrate finali (lorde) sono aumentati in termini nominali del 3,2 per cento ( 3,3 al netto dei rimborso Iva e degli introiti connessi al Fondo ammortamento titoli di Stato), con un aumento che riguarda sia gli incassi lordi che quelli netti.

Nell’analisi della Corte si rileva come l’effetto della manovra 2011, pari a circa 15 miliardi, è solo in parte minore (circa il 18 per cento) riconducibile ai provvedimenti varati nell’anno, per il resto derivando, rispettivamente per il 36 e per il 41 per cento,dalle misure adottate nel 2008 e nel 2010. Ad avviso della Corte medesima gli interventi del 2011 sembrano peraltro mostrare segnali di cambiamento nella politica fiscale, soprattutto se si considerano anche le misure che divengono operative dall’anno successivo, in quanto, accanto al ricorso a forme di prelievo una tantum o per loro natura incerte – quali le entrate da assegnazione di frequenze ovvero da giochi – si introducono in quote significative prelievi di natura strutturale, quali l’aumento dell’Iva od il prelievo sugli immobili; viene valutato inoltre positivamente il fatto che le entrate attese dalle misure di contrasto all’evasione non vengono più conteggiate ai fini della copertura della manovra di bilancio.

Su tale aspetto viene precisato che l’attività di controllo ha evidenziato una lieve riduzione dei controlli sostanziali nei settori delle imposte dirette ed indirette (da 769 mila nel 2010 a 756 mila), che tuttavia è stata compensata da un incremento (da 317 mila nel 2010 a 350 mila) degli accertamenti parziali automatizzati basati su incroci dei dati in possesso dell’anagrafe tributaria), con un risultato dell’attività di accertamento e controllo attuata dall’Agenzia delle entrate, in termini finanziari, di 12,7 miliardi ( in aumento del 15 per cento rispetto al 2010), cui vanno aggiunti gli ulteriori risultati ottenuti dall’Agenzia delle dogane.

Pur in considerazione delle numerose difficoltà che ostano ad una affidabile analisi dei risultati di contrasto all’evasione fiscale in termini di aumentato amento della compliance fiscale (grado di adempimento spontaneo), la Corte avanza alcune proprie valutazioni condotte in base all’elasticità del gettito Iva rispetto alle risorse interne, che, precisa la relazione “sembrano evidenziare per il 2011 un grado di compliance che, dopo una forte caduta nei primi due trimestri dell’anno, mostra un consistente recupero negli ultimi due”.

Alcune osservazioni delle Corte attengono poi ai profili di riscontro e verificabilità delle poste contabili, in quanto anche per il 2011 risultano notevoli discordanze tra i dati del consuntivo e quelli della contabilità delle amministrazioni, unitamente ad una serie di incongruenze contabili afferenti allo stesso rendiconto, benché, comunque, tali aspetti si presentino complessivamente ridimensionati rispetto ai precedenti esercizi finanziari.

 

Con riguardo alle spese dello Stato, la Corte richiama preliminarmente la perdurante esigenza della piena trasparenza e veridicità dei conti pubblici, ancora segnati da anomalie e disomogeneità cui dovrebbe far fronte il processo di armonizzazione contabile in corso tra i vari livelli di governo. Benché l’area del bilancio statale sia sotto questo aspetto quella più garantita, per lo stringente insieme di regole che la presidiano, nuove problematiche (che si aggiungono all’annosa questione delle regolazioni contabili e debitorie, in parte legato all’intreccio gestionale tra bilancio e tesoreria) sono emerse di recente, con riguardo in particolare al formarsi di una massa di debiti pregressi, che incide sull’annualità del bilancio e sulla stessa rappresentatività del rendiconto; tale questione è ora stata affrontata a livello normativo, nell’intento di ripianare i debiti accumulati e di prevenire il formarsi di future situazioni di debito

Ciò precisato, la Corte rileva come a fine 2011 le dotazioni definitive risultano pari a circa 499.657 milioni, con un incremento di 8.814 milioni rispetto alle dotazioni iniziali (+1,8%), derivante in gran parte dal conto capitale; per la spesa corrente rispetto alla previsione iniziale diminuiscono gli interessi, che passano da 84.243 a 75.586 milioni, nonché le poste correttive e compensative (da 50.763 a 48262 milioni. Il limitato scostamento (6.120 milioni) tra previsioni iniziali e quelle a consuntivo finisce così per derivare dal normale utilizzo dei fondi di riserva allocati nella categoria relativa alle altre uscite correnti (categoria XII).

In ordine alla struttura della spesa, anche nel rendiconto 2011 si conferma la concentrazione della spesa in poche missioni: in termini di massa impegnabile per spese finali, infatti – cioè al netto del rimborso dei prestiti, di cui, per 197 miliardi, al programma 2 della missione 34 “Debito pubblico” - solo 5 missioni su 34 assorbono più dei due terzi degli oneri, per un importo complessivo di quasi 375 miliardi (68,2 per cento del totale). Si tratta delle missioni 3 “Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali” per il 21,2 per cento, 25 “Politiche previdenziali” per il 13,2 per cento, 34 “Debito pubblico” (per la sola componente interessi) per il 14,4 per cento, 29 “Politiche economico-finanziarie e di bilancio” per l’11,6 per cento e 22 “Istruzione scolastica” per il 7,9 per cento. Il peso di queste cinque missioni appare sostanzialmente invariato dal primo anno (2008) di vigenza della nuova classificazione funzionale.

Tali risultanze trovano corrispondenza nella fase operativa della gestione, da cui emerge che oltre il 90 per cento delle spese risulta allocato in sole 13 missioni, mentre meno di un decimo attiene alle altre 21 missioni, in taluni casi con livelli finanziari scarsamente significativi. Ciò comporta, ne deduce la Corte, l’opportunità di una razionale rivisitazioni delle missioni, considerato che le stesse sulla base della vigente disciplina contabile (articolo 21, comma 2, della legge n.196/2009), costituiscono ”le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti con la spesa”.

 

Da ultimo, nell’analisi dei saldi di bilancio dello Stato da parte della Corte vengono presi in considerazione i residui, di ammontare tuttora rilevante ed il cui accumulo “costituisce l’anomalia maggiore dei conti dello Stato”.

Per il 2011 l’andamento si presenta differenziato tra i residui attivi e quelli passivi, atteso che i primi diminuiscono del 6,3 per cento, pur mantenendosi di considerevole entità (passando da 229.790 a 215.207 milioni), con una parte consistente, per poco meno della metà, che deriva dai residui del settore extratributario. I residui passivi mostrano invece una rilevante flessione rispetto al 2010, pari a circa il 14 per cento passando da 108.276 a 93.129 milioni, con una prevalenza, dei residui di nuova formazione circa 50 milioni, comunque in diminuzione rispetto all’importo di circa 66,7 milioni dell’anno precedente.

In conseguenza di tale andamento differenziato tra le due categorie, la consistenza del conto dei residui espone un surplus (formale) ancor più superiore che nel 2010, da 121.514 a 122.058 milioni. Ciò tuttavia, precisa la Corte, non comporta necessariamente proiezioni positive sull’evoluzione dei conti dello Stato, atteso da un lato la sottostima (per effetto delle recenti nuove regole sulla perenzione[6]) del volume dei residui attivi propri, vale a dire i debiti commerciali, e dall’altro la sovrastima dei residui attivi riferiti al settore extratributario, a causa delle incongrue modalità di quantificazione degli accertamenti.


3. I saldi del conto del bilancio

Nelle tavole seguenti sono esposti i saldi del bilancio dello Stato registrati a consuntivo nel 2011, sia in termini di competenza che di cassa, posti a confronto con le previsioni iniziali di bilancio e con quelle definitive, nonché con i saldi relativi all’esercizio precedente.

I saldi di competenza

Nell’insieme, in termini di competenza, i saldi del bilancio, sia al lordo che al netto delle regolazioni contabili e debitorie, hanno registrato a consuntivo valori migliori delle previsioni, sia iniziali che definitive.

In particolare, come esposto nella tabella che segue, i saldi di bilancio – ad eccezione del ricorso al mercato - si sono tutti attestati su valori positivi

I saldi di competenza

(dati in milioni di euro)

 

2010

2011

Differenza 2011/2010

 

Consuntivo

Previsioni iniziali

Previsioni definitive

Consuntivo

Saldo netto da finanziare

-21.619

-51.946

-46.065

920

22.539

Risparmio pubblico

28.742

-10.932

-606

46.109

17.367

Saldo primario

47.905

-

33.522

74.668

26.763

Ricorso al mercato

-210.055

-261.931

-243.281

-185.215

24.840

N.B.:  Dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili.

 

Come risulta dalla tabella, in termini di competenza, i saldi del bilancio dello Stato nel 2011, al lordo delle regolazioni debitorie e contabili, sono risultati migliori anche rispetto ai risultati dell’esercizio 2010.

In particolare, il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato per il 2011, in termini di competenza, risulta di valore positivo, pari a 920 milioni di euro, con un miglioramento di 22.539 milioni rispetto al saldo negativo registratosi nel 2010.

Tale risultato è migliore sia delle previsioni iniziali che delle previsioni definitive, secondo le quali il saldo netto da finanziare era previsto attestarsi, nel 2011, ad un valore negativo di -46.065 milioni.

Il valore del saldo netto da finanziare determinato dai risultati di gestione è, inoltre, molto al di sotto del limite massimo fissato dalla legge finanziaria per il 2011 (si veda la successiva tabella).

Al netto delle regolazioni contabili e debitorie, pari a 8.834 milioni di euro, il saldo netto da finanziare nel 2011 è pari a 9.754 milioni di euro, migliore di quello registrato nel 2010 (pari a -17.402 milioni di euro).

Anche il saldo corrente (risparmio pubblico) nel 2011 evidenzia un miglioramento rispetto all’anno precedente, risultando anch’esso di valore positivo, pari a 46.109 milioni di euro (+17.367 milioni). Il risultato è migliore sia rispetto alle previsioni iniziali che a quelle definitive, in base alle quali il risparmio pubblico avrebbe dovuto attestarsi addirittura su valori negativi (-10.932 milioni secondo le previsioni iniziali; -606 milioni secondo quelle definitive).

In merito, la Relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto evidenzia come il valore positivo del risparmio pubblico denoti un percorso in atto di risanamento finanziario non solo quantitativo, ma anche qualitativo. Inoltre, “l’esistenza di un avanzo primario indica la presenza di spazi per una possibile riduzione del debito pubblico che consenta di rispettare gli obiettivi finanziari fissati in sede europea”.

 

Il ricorso al mercato si è attestato nel 2011 a -185.215 milioni di euro, su valori sensibilmente più bassi rispetto alle previsioni iniziali e a quelle definitive, con un miglioramento di oltre 24,8 milioni di euro rispetto al 2010.

Anche il valore del ricorso al mercato nei risultati di gestione risulta inferiore al limite massimo (268.000 milioni di euro), fissato dalla legge finanziaria per il 2011 (legge n. 220/2010).

 

Nella tabella seguente - che mette a raffronto i valori massimi del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato finanziario fissati dalla legge finanziaria (dal 2011, legge di stabilità) e quelli risultanti a consuntivo – si evidenzia come i valori di consuntivo del saldo netto da finanziare si siano costantemente mantenuti inferiori ai “tetti massimi” stabiliti con la legge finanziaria. Anche per il ricorso al mercato, i valori registrati a consuntivo si sono in genere mantenuti nei limiti stabiliti, fatta eccezione per l’anno 2002, in cui si è invece registrata una eccedenza rispetto al limite posto nella legge finanziaria.

(milioni di euro, competenza)


 

Saldo netto da finanziare

Ricorso al mercato finanziario

 

L. finanziaria

Consuntivo

Differenza

L. finanziaria

Consuntivo

Differenza

2002

-47.806

-43.941

-3.865

-224.636

-234.733

+10.097

2003

-53.960

-32.122

-21.838

-283.000

-262.916

-20.084

2004

-61.996

-21.156

-40.840

-267.000

-214.084

-52.916

2005

-57.494

-35.209

-22.285

-245.000

-203.523

-41.447

2006

-48.077

-12.949

-35.128

-246.000

-150.671

-95.329

2007

-41.520

-9.325

-32.195

-240.500

-154.874

-85.626

2008

-41.905

-37.991

-3.914

-245.000

-222.798

-22.202

2009

-40.670

-32.696

-7.974

-260.000

-208.837

-51.163

2010

-67.684

-21.619

-46.065

-286.000

-210.055

-75.945

2011

-53.206

+920

-54.126

-268.000

-185.215

-82.785

N.B.:     I dati sono al lordo delle regolazioni debitorie. I dati di consuntivo sono riferiti alla gestione (differenza tra accertamenti di entrata e impegni di spesa).

I saldi di cassa

In termini di cassa, invece, i saldi registrano un peggioramento rispetto ai risultati dell’esercizio 2010, pur risultando inferiori al previsto.

I saldi di cassa

(dati in milioni di euro)

 

2010

2011

Differenza 2011/2010

 

Consuntivo

Previsioni iniziali

Previsioni definitive

Consuntivo

Saldo netto da finanziare

-59.846

-100.544

-105.860

-66.718

-6.872

Risparmio pubblico

-10.154

-60.018

-52.937

-22.126

-11.972

Saldo primario

9.644

-

-25.998

6.876

-2.768

Ricorso al mercato

-248.950

-310.529

-303.076

-252.730

-3.780

N.B.: Dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili.

 

In particolare, il saldo netto da finanziare è risultato nel 2011 pari a -66.718 milioni, con un peggioramento di circa 6.872 milioni di euro rispetto al risultato raggiunto l’anno precedente (-59.846 milioni di euro).

Il saldo a consuntivo registra comunque valori migliori delle previsioni, sia iniziali che definitive, secondo le quali il suddetto saldo avrebbe dovuto superare i 100 miliardi di euro nel 2011.

Al netto delle regolazioni debitorie e contabili, pari a 8.526 milioni, il saldo netto da finanziare in termini di cassa è risultato pari a -58.191 milioni, con un incremento di 2.895 milioni rispetto all’anno precedente (-55.296 milioni).

 

Anche gli altri saldi del bilancio in termini di cassa risultano lievemente peggiorati rispetto all’esercizio 2010.

Il risparmio pubblico ha registrato un valore negativo di 22.126 milioni, segnando un peggioramento di quasi 12.000 milioni rispetto al 2010, nonostante si sia mantenuto ad un livello decisamente più basso rispetto alle previsioni.

L’importo del ricorso al mercato ammonta a circa 253 miliardi di euro, con un peggioramento di circa 3,8 miliardi rispetto al dato del 2010.


4. La gestione di competenza

L’analisi della gestione di competenza relativa all’esercizio finanziario 2011 fa riferimento, per la parte “Entrate”, agli accertamenti, e, per la parte “Spese”, agli impegni. I dati sono posti a raffronto, nella tavola che segue, con le previsioni iniziali (A), come risultanti dal bilancio di previsione per il 2011, e con le previsioni definitive (B), nonché con i risultati relativi all’esercizio finanziario precedente.

 

(dati in milioni di euro)

 

2010

2011

Differenza
2011/2010

Variazioni %
2011/2010

 

Consuntivo

Previsioni iniziali
(A)

Previsioni definitive
(B)

Consuntivo

(C)

Differenza
(*)
(C-B)

ENTRATE

Entrate tributarie

441.614

444.830

452.261

452.731

470

11.117

2,5

Entrate extratributarie

61.790

34.740

37.623

65.698

28.075

3.908

6,3

Totale entrate correnti

503.404

479.570

489.884

518.429

28.545

15.025

3,0

Alienaz., ammort., riscoss.

1.921

1.077

3.354

3.313

-41

1.392

72,5

Entrate finali

505.325

480.647

493.238

521.742

28.504

16.417

3,2

Accensione prestiti

272.921

261.931

243.223

228.422

-14.801

-44.499

-16,3

Entrate complessive

778.246

742.578

736.461

750.164

13.703

-28.082

-3,6

SPESE

Spese correnti

474.662

490.503

490.490

472.320

-18.170

-2.342

-0,5

Spese conto capitale

52.282

42.091

48.813

48.502

-311

-3.780

-7,2

Spese finali

526.944

532.594

539.303

520.822

-18.481

-6.122

-1,2

Rimborso prestiti

188.436

209.985

197.216

186.135

-11.081

-2.301

-1,2

Spese complessive

715.380

742.579

736.519

706.957

-29.562

-8.423

-1,2

 

Saldo netto da finanziare

-21.619

-51.946

-46.065

920

46.985

22.539

 

Risparmio pubblico

28.742

-10.932

-606

46.109

46.715

17.367

 

Ricorso al mercato

-210.055

-261.931

-243.281

-185.215

58.066

24.840

 

(*)     Maggiori o minori entrate - economie o maggiori spese.

N.B.:  Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

L’entità complessiva degli accertamenti di entrata (comprensivi delle entrate per accensione di prestiti) è risultata, nel 2011, pari a 750.164 milioni di euro, con una evoluzione negativa rispetto al 2010.

Come evidenziato anche nella relazione illustrativa, la diminuzione registrata rispetto all’esercizio 2010 trae origine dalla dinamica dell’accensione di prestiti.

Gli impegni complessivi di spesa ammontano nel 2011 (incluse le spese per rimborso prestiti) a 706.957 milioni. Rispetto ai risultati dell’anno precedente, la gestione presenta una complessiva diminuzione degli impegni di spesa di oltre 8,4 miliardi di euro (-1,2%).

Dall’andamento delle entrate e delle spese finali discende un saldo netto da finanziare nel 2011 di valore positivo, pari a 920 milioni di euro, che, come già analizzato nel paragrafo precedente, evidenzia un miglioramento di oltre 22,5 miliardi di euro rispetto al dato del 2010.

Tale risultato discende, infatti, dalla differenza tra un ammontare complessivo di entrate finali pari a 521.742milioni di euro e un ammontare complessivo di spese finali pari a 520.822 milioni di euro, che manifestano, entrambe, un andamento positivo (le entrate in aumento e le spese in diminuzione) rispetto all’anno precedente.

La gestione di competenza manifesta, inoltre, un miglioramento del risparmio pubblico (quale saldo contabile delle operazioni correnti), in relazione all’aumento delle entrate correnti (+15.025 milioni) e alla riduzione della spesa corrente (-2.342 milioni) rispetto all’esercizio precedente, in cui, comunque, il risparmio pubblico presentava già un valore positivo. La Relazione illustrativa sottolinea come il miglioramento del risparmio pubblico nel 2011 evidenzi la connotazione non soltanto quantitativa, ma anche qualitativa del risanamento finanziario.

Analisi delle entrate finali

Rispetto al consuntivo 2010, le entrate finali (accertamenti) hanno registrato un aumento di 16.417 milioni di euro.

Tale risultato è imputabile soprattutto alle entrate tributarie (+11.117 milioni, pari al 2,5%), mentre per le entrate extratributarie risulta un incremento del 6,3 per cento, pari a 3.908 milioni.

Nell’ambito delle entrate tributarie, in particolare, si registrano variazioni in aumento rispetto al 2010 di 3.231 milioni delle imposte sul patrimonio e sul reddito (+1,4%), di 5.321 milioni delle tasse e imposte sugli affari (+3,4%), di 1.891 milioni delle imposte sulla produzione, consumi e dogane (+6,7%) e di 1.274 milioni delle entrate derivanti dalla categoria del lotto, lotterie ed altre attività di gioco (+10,6%).

Si registrano variazioni in diminuzione delle entrate dei monopoli (-5,2%).

Per l’andamento delle entrate tributarie per categorie nel 2011 si veda la Tavola I in Appendice.

Analisi delle spese finali

La gestione 2011 ha dato luogo ad impegni di spesa complessivi pari a 706.957 milioni di euro nel 2011.

Gli impegni relativi ad operazioni finali (al netto delle spese relative al rimborso di prestiti giunti in scadenza nell’esercizio di riferimento) per 520.822 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente, sievidenzia una riduzione di 8.423 milioni di euro (-1,2%), derivante dalla diminuzione degli impegni di spesa sia di parte corrente (-2.342 milioni, apri allo 0,5%), sia in conto capitale (-3.780 milioni, corrispondenti ad una riduzione del 7,2%).

Il dato di consuntivo degli impegni relativi alle spese finali si è dimostrato, peraltro, molto inferiore anche alle previsioni, sia iniziali che definitive. In particolare, rispetto alle previsioni definitive gli impegni finali denotano una riduzione di oltre 29,5 miliardi di euro.

 

Per ciò che attiene alla spesa corrente, registrano una riduzione gli impegni di spesa relativi, in particolare, alle seguenti voci (per l’andamento delle spese finali per categorie nel 2011 si veda la Tavola III in Appendice):

§      i trasferimenti ad amministrazioni pubbliche, che si attestano a 220.795 milioni (-0,8% rispetto al 2010). La Relazione afferma che si tratta, in prevalenza, di impegni riferiti a trasferimenti ad amministrazioni locali ed enti previdenziali (rispettivamente 118.367 milioni e 93.379 milioni di euro).

§      i trasferimenti a famiglie ed istituzioni sociali private, attestati a 3.949 milioni di euro, che rappresentano le spese di parte corrente che hanno registrato la maggiore riduzione percentuale, pari al 13,4% rispetto all’anno precedente (4.562 milioni).

 

Hanno invece fatto registrare un aumento gli impegni relativi alle spese per consumi intermedi, pari nel 2011 a 10.969 milioni (+11% rispetto al 2010), e quelli per interessi passivi, che sono aumentati a 73.748 milioni rispetto ai 69.523 milioni del 2010, registrando un incremento di oltre il 6%.

 

Perle spese in conto capitale, il rendiconto 2011 evidenzia una contrazione, rispetto al 2010, più consistente di quella relativa alle spese correnti, di oltre il 7%.

Nel settore della spesa in conto capitale tutte le voci registrano forti diminuzioni. In particolare, i contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche, pari a 16.217 milioni, registrano una riduzione del 20,7% rispetto all’esercizio 2010 (-4.239 milioni), così come gli investimenti fissi lordi, che, attestandosi a 5.694 milioni evidenziano una riduzione del 22,3% rispetto al 2010. Diminuiscono altresì del 30,7% i contributi agli investimenti ad imprese, che si sono attestati nel 2011 a 8.062 milioni di euro rispetto agli 11.692 milioni del 2012.

L’unica voce che denota un notevole incremento percentuale, pari all’81,9%, rispetto al 2010 è quella relativa agli impegni per altri trasferimenti in conto capitale, che ammontano nel 2011 a 12.217 milioni rispetto ai 6.718 milioni dell’esercizio precedente.

4.1. Spese finali per missioni

Si evidenziano di seguito le missioni che hanno maggiormente inciso sulla gestione di competenza del bilancio dello Stato. I risultati del 2011 sono posti a raffronto con quelli relativi al biennio precedente.

I dati sono analizzati al netto della spesa della missione debito pubblico, che rappresenta oltre il 36% della spesa complessiva dello Stato nel 2011,;la rilevanza quantitativa di tale missione finirebbe, infatti, per rendere poco significativi i dati inerenti alle missioni che più propriamente descrivono le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dallo Stato.

 

Analisi delle spese per le principali missioni
(al netto della missione debito pubblico)
(Dati di competenza – milioni di euro)

 

Principali Missioni

2009

% su totale

2010

% su totale

2011

% su totale

Var.% ‘11/’10

Relazioni finanziarie con autonomie territoriali

112.359

24,0

117.008

25,6

111.946

25,0

-4,3

L'Italia in Europa e nel mondo

25.809

5,5

23.760

5,2

25.188

5,6

6,0

Difesa e sicurezza del territorio

22.837

4,9

22.151

4,8

22.656

5,1

2,3

Giustizia

8.133

1,7

7.410

1,6

8.317

1,9

12,2

Ordine pubblico e sicurezza

11.775

2,5

10.859

2,4

11.498

2,6

5,9

Diritto alla mobilità

11.892

2,5

8.343

1,8

8.743

2,0

4,8

Istruzione scolastica

45.177

9,7

44.023

9,6

42.771

9,6

-2,8

Istruzione universitaria

8.886

1,9

8.415

1,8

7.948

1,8

-5,5

Diritti sociali, politiche sociali e famiglia

26.072

5,6

25.640

5,6

30.914

6,9

20,6

Politiche previdenziali

74.661

16,0

77.274

16,9

71.870

16,1

-7,0

Politiche economico-finanziarie e di bilancio

71.485

15,3

64.945

14,2

58.899

13,2

-9,3

Altre missioni

48.651

10,4

47.471

10,4

46.262

10,3

-2,5

Totale spese
(al netto missione debito pubblico)
[7]

467.736

100,0

457.299

100,0

447.011

100,0

-2,2

 

Debito pubblico

248.896

 

258.081

 

259.946

 

+3,7

Spese complessive

716.633

 

715.380

 

706.957

 

-0,2

 

Dall'analisi delle spese finali per missioni dell’esercizio finanziario 2011, al netto della missione debito pubblico, emerge come un ristretto numero di missioni assorba larga parte delle risorse disponibili.

In tale quadro, le missioni di maggior rilievo ai fini dell’analisi della gestione di competenza sono:

§      la missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali, la quale rappresenta nel 2011 il 25,0 per cento delle risorse totali del bilancio. Essa manifesta una diminuzione in termini assoluti rispetto allo scorso anno di 5.062 milioni, pari a -4,3%;

§      la missione Politiche previdenziali, che rappresenta il 16,1 per cento (rispetto 16,9 per cento del 2010), evidenzia una riduzione in termini assoluti di 5.404 milioni rispetto allo scorso esercizio, pari al 7 per cento in meno;

§      la missione Politiche economiche-finanziarie e di bilancio, che assorbe il 13,2 per cento degli impegni a fronte del 14,2 per cento del 2010; tale missione evidenzia nel 2011 una contrazione di circa il 9,3 per cento;

§      la missione Istruzione scolastica, si è attestata al 9,6 per cento (sostanzialmente in linea con lo scorso esercizio finanziario), registrando tuttavia una riduzione in termini assoluti di 1.252 milioni di euro;

§      la missione Diritti sociali, politiche sociali e famiglia, la quale risulta aver impegnato, nel 2011, il 6,9% delle risorse totali, registrando un incremento in termini assoluti di 5.274 milioni, pari a -20,6 per cento.

 

Incidenza delle principali missioni – anno 2011

(valori in %)

 


5. La gestione dei residui

5.1. Disciplina dei residui

Nel corso dell’esercizio, alla gestione di competenza si affianca la gestione dei residui. Si definiscono residui attivi le entrate accertate, ma rimaste da versare e da riscuotere; residui passivi le spese impegnate, ma rimaste da pagare.

Tra i residui occorre altresì distinguere quelli provenienti dagli esercizi precedenti e quelli formatisi nel corso dell’esercizio considerato (residui di nuova formazione).

Si distinguono, inoltre, i residui c.d. “propri” (vale a dire somme impegnate e non pagate nell’esercizio di competenza), dai residui c.d. “impropri”, detti anche “di stanziamento”, relativi a somme stanziate ma non impegnate nell’esercizio di competenza.

 

In base alla normativa vigente, i residui “propri” relativi alle spese correnti e alle spese in conto capitale impegnate ma non ancora pagate sono mantenuti in bilancio per i due esercizi successivi a quello nel quale le somme corrispondenti sono state inizialmente stanziate[8].

Decorsi i termini previsti dalla disciplina contabile per il loro mantenimento in bilancio, tali residui sono eliminati dal conto del bilancio, in quanto perenti in via amministrativa. Poiché a tali residui continuano a sottostare i relativi impegni giuridici di spesa, il relativo importo viene riscritto come debito nel conto del patrimonio[9].

 

Le somme di parte corrente stanziate e non impegnate nell’esercizio di competenza sono registrate in economia. Per gli stanziamenti relativi a spese in conto capitale, in generale, è autorizzata la conservazione in bilancio anche se, entro la fine dell’esercizio finanziario, tali spese non sono state impegnate (residui di stanziamento).

Secondo la normativa vigente[10], il periodo di conservazione dei residui di stanziamento è limitato ad un solo anno, dopo l’esercizio di iscrizione in bilancio, quali disponibilità di conto capitale non impegnate alla chiusura dell’esercizio. Per gli stanziamenti iscritti in bilancio in forza di disposizioni legislative che siano entrate in vigore nell'ultimo quadrimestre dell'esercizio finanziario, il periodo di conservazione è protratto di un ulteriore anno.

 

Con riferimento ai residui passivi propri in conto capitale, va inoltre ricordato che la legge finanziaria per il 2008 (articolo 3, commi 37-39, legge n. 244/2007, come recentemente modificati dal D.L. n. 98/2011) ha previsto che, con cadenza triennale, si proceda ad un programma di ricognizione dei residui passivi del bilancio dello Stato, al fine di verificare la permanenza dei presupposti per il loro mantenimento in bilancio.

In particolare, le norme citate hanno disposto che, con cadenza triennale, a partire dal 2008, debba essere effettuata l'analisi e la valutazione dei residui passivi propri di conto capitale, consistenti in somme riferibili ad impegni registrati dalle amministrazioni in base ad atti formali, al fine di verificare la permanenza dei presupposti per il loro mantenimento in bilancio in conto residui, cioè l’esistenza di obbligazioni giuridicamente perfezionate.

La disciplina prevede che il programma di ricognizione, promosso dal MEF d’intesa con le amministrazioni interessate, debba concludersi entro il 30 aprile, con l'individuazione dei residui passivi per i quali non ricorrono più i presupposti per il loro mantenimento in bilancio. In particolare, il comma 39 prevede che con decreto del Ministro dell’economia, di concerto con i Ministri interessati, venga quantificato l’ammontare degli stanziamenti in conto residui da eliminare - che devono essere conseguentemente versati dalle amministrazioni interessate all’entrata del bilancio dello Stato - nonché l’ammontare degli stanziamenti da reiscrivere, nel limite massimo del 50% dei residui passivi “eliminati” per effetto della revisione, in un apposito fondo da istituire nello stato di previsione del Ministero dell'economia e finanze per il finanziamento di nuovi programmi di spesa o di quelli già esistenti.

Con la circolare del 27 febbraio 2012, n. 6, il Ministero dell’economia ha avviato il programma di ricognizione dei residui passivi, d’intesa con le Amministrazioni interessate, da attuare in sede di Conferenza permanente, che avrebbe dovuto concludersi entro il 30 aprile del corrente anno. La circolare prevede che le Amministrazioni comunichino, entro il 30 maggio, gli importi dei residui da eliminare ai fini dell’adozioni del conseguente decreto del Ministro dell’economia e delle finanze.


5.2. La gestione dei residui nell’esercizio 2011

In base al Rendiconto 2011, al 1° gennaio 2011 il conto dei residui indicava residui attivi per un valore complessivo di 229.790 milioni di euro e residui passivi, al lordo dei residui relativi al rimborso di prestiti (185 milioni), per 108.276 milioni di euro, con una eccedenza attiva di 121.514 milioni di euro.

Nel corso dell’esercizio 2011, l’entità dei residui si è andata modificando a seguito sia dell’attività di gestione in conto residui sia per la gestione di competenza dell’esercizio 2011, che ha dato luogo alla formazione di nuovi residui.

 

Infatti, rispetto ai 229.790milioni di residui attivi provenienti dagli esercizi precedenti, al 31 dicembre 2011 i residui sono stati accertati per importi pari a 146.122 milioni, di cui solo 19.416 milioni incassati e 126.706 milioni ancora da versare o riscuotere. A tale importo di residui pregressi si sono aggiunti 88.501 milioni di residui di nuova formazione, per un totale di residui attivi, al 31 dicembre 2011, pari a 215.207 milioni.

 

Analogamente, per quanto riguarda i residui passivi, dei 108.276milioni provenienti dagli esercizi precedenti, ne risultano ancora da pagare 43.161 milioni, che unitamente ai 49.988 milioni di nuova formazione determinano residui passivi al 31 dicembre 2011, per 93.149 milioni.

 

(valori in milioni di euro)

 

2010

2011

Var. % 2011/2010

Provenienti da esercizi precedenti

Di nuova formazione

Totale

Provenienti da esercizi precedenti

Di nuova formazione

Totale

Residui attivi

150.763

79.027

229.790

126.706

88.501

215.207

-6,3

Residui passivi

41.589

66.687

108.276

43.161

49.988

93.149

-14,0

 

Dal confronto tra lo stato dei residui al termine dell’esercizio 2011 e quello al termine dell’esercizio precedente si rileva che sia i residui attivi che quelli passivi hanno fatto registrare una diminuzione, rispettivamente, del 6,3% e del 14%.

In particolare, la riduzione dei residui passivi complessivi è legata alla minore costituzione di quelli di nuova formazione, che scendono a 49.988 milioni rispetto ai 66.687 dello scorso esercizio (circa -3,2% in meno); quelli provenienti dagli esercizi precedenti, invece, aumentano a 43.161 milioni (rispetto ai 41.589 milioni del 2010), denotando un rallentamento del processo di smaltimento dei residui pregressi. La Relazioni illustrativa al disegno di legge di Rendiconto evidenzia che la riduzione dei residui di nuova formazione, che riguarda sia i residui di parte corrente sia quelli in conto capitale, va riferita principalmente ad un aumento dei pagamenti in conto competenza.

 

Proprio con riferimento ai residui passivi, la tabella seguente mette a raffronto l’andamento dei residui di parte corrente, di conto capitale e relativi a rimborso prestiti registrati alla conclusione degli esercizi 2010 e 2011, indicando distintamente i residui provenienti dagli esercizi precedenti ed i residui di nuova formazione.

(valori in milioni di euro)

 

Residui passivi 2010

Residui passivi 2011

Var.% 2011/2010

Pregressi

Nuova formazione

TOTALE

Pregressi

Nuova formazione

TOTALE

Spese correnti

21.080

44.541

65.621

25.788

31.796

57.584

-12,2

Spese c/capitale

20.437

22.146

42.583

17.311

18.069

35.380

-16,9

Spese finali

41.517

66.687

108.204

43.099

49.865

92.964

-14,1

Rimborso prestiti

72

0

72

62

123

185

-

Spese complessive

41.589

66.687

108.276

43.161

49.988

93.149

-14,0

 

Nelle tavole seguenti viene riportata una serie storica della consistenza dei residui attivi e passivi distinti per titoli della entrata e della spesa, al lordo delle regolazioni debitorie.

Residui attivi

(consistenza - valori in milioni di euro)

 

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

Entrate tributarie

64.229

79.343

72.831

72.230

76.573

86.262

102.535

114.750

Entrate extratribut.

52.594

71.870

71.570

71.590

87.193

108.182

127.081

100.212

Entrate correnti

116.823

151.213

134.401

143.820

163.767

194.444

229.616

214.962

Alienaz. e ammort.

33

34

48

59

85

107

174

245

Entrate finali

116.856

151.247

134.449

143.879

163.852

194.550

229.790

215.207

residui passivi

(consistenza - valori in milioni di euro)

 

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

Spese correnti

39.497

42.049

39.785

38.026

42.894

50.059

65.621

57.584

Spese c/capitale

72.531

73.755

72.284

50.573

46.443

45.866

42.583

35.380

Spese finali

112.028

115.804

112.069

88.609

89.337

95.926

108.204

92.964

Rimborso prestiti

9.266

3.334

8.805

3.749

703

741

72

185

Spese complessive

121.294

119.138

120.875

92.356

90.040

96.667

108.276

93.149

 

Per i residui attivi, la serie storica evidenzia, dopo un andamento altalenante, una ripresa del processo di formazione dei residui attivi nel corso degli ultimi quattro anni, che raggiungono i 229.790 milioni di euro nel 2010. Nel 2001, il fenomeno sembra però lievemente ridursi, per effetto di minori residui attivi delle entrate extratributarie.

Per i residui passivi, la serie storica evidenzia, nel complesso, un lento processo di riduzione della consistenza complessiva. Tuttavia, a partire dal 2008, i residui passivi manifestano nuovamente un andamento crescente, fino a raggiungere i 108.276 milioni di euro nel 2010. Nel 2001, torna ad evidenziarsi una nuova flessione.

 

Con riferimento al fenomeno dell’accumulo di residui attivi e passivi, la Corte dei conti, nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2011[11]. ribadisce quanto già osservato nelle precedenti Relazioni, in ordine al fatto che “la leggibilità del Rendiconto è comunque condizionata dalla massa dei residui attivi (che raggiungono i 215 miliardi di euro) e dei residui passivi (circa 93 miliardi di euro) (…). Alla base della perdurante anomalia del fenomeno dei residui passivi si collocano molteplici e diversificate cause: le misure di contenimento della spesa, spesso orientate allo slittamento dei pagamenti; la cattiva qualità della legislazione, non sempre supportata da specifici progetti di fattibilità; le procedure complesse e defatiganti in taluni settori di intervento; gli schemi contabili spesso obsoleti; gli incongrui comportamenti gestionali”.

La Corte mette comunque in evidenza che alla diminuzione della consistenza dei residui passivi nel 2011 rispetto al 2010, fa riscontro la crescita dei residui perenti, aumentati rispetto al 2010 del 10%, che portano lo stock registrato nel conto del patrimonio in prossimità dei 95 miliardi (…). Tale livello di residui perenti, pur indicando una sofferenza del sistema gestionale e contabile, non può ritenersi interamente espressione di effettive posizioni debitorie, atteso che, soprattutto in relazione ai programmi pluriennali di investimento e ricerca, il montante dei residui perenti può ricondursi in parte anche alle complesse procedure di spesa per stato di avanzamento dei lavori effettivamente realizzati”.


6. La gestione di cassa

La gestione di competenza e la gestione dei residui concorrono a determinare i risultati della gestione di cassa, che è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti.

Nella tavola seguente i dati relativi ad incassi e pagamenti (C) sono messi a confronto con le previsioni iniziali di bilancio (A) e con quelle definitive (B), nonché con i risultati di cassa del rendiconto relativo all’esercizio 2010.

(dati in milioni di euro)

 

2010

2011

Differenza 2011/2010

Variazioni %
2011/2010

 

Consuntivo

Previsioni iniziali
(A)

Previsioni definitive
(B)

Consuntivo

(C)

Differenza

(C-B)

      ENTRATE

Entrate tributarie

408.952

416.522

423.953

415.649

-8.304

6.697

1,6

Entrate extratributarie

33.335

24.123

27.035

33.770

6.735

435

1,3

Totale entrate correnti

442.287

440.645

450.988

449.419

-1.569

7.132

1,6

Alienaz., ammort., riscoss.

1.855

1.078

3.355

3.238

-117

1.383

74,6

Entrate finali

444.142

441.723

454.343

452.657

-1.686

8.515

1,9

Accensione prestiti

272.921

310.529

303.041

228.422

-74.619

-44.499

-16,3

Entrate complessive

717.063

752.252

757.384

681.079

-76.305

-35.984

-5,0

      SPESE

Spese correnti

452.441

500.664

503.924

471.545

-32.379

19.104

4,2

Spese conto capitale

51.547

41.603

52.278

47.830

-4.448

-3.717

-7,2

Spese finali

503.988

542.267

556.202

519.375

-36.827

15.387

3,1

Rimborso prestiti

189.104

209.985

197.216

186.012

-11.204

-3.092

-1,6

Spese complessive

693.092

752.252

753.418

705.387

-48.031

12.295

1,8

 

Saldo netto da finanziare

-59.846

-100.544

-105.860

-66.718

39.142

-6.872

 

Risparmio pubblico

-10.154

-60.018

-52.937

-22.126

30.811

-11.972

 

Ricorso al mercato

-248.950

-310.529

-303.076

-252.730

50.346

-3.780

 

N.B.:     Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Dall’analisi della gestione di cassa, risultano incassi complessivi per 681.079 milioni (in diminuzione di circa il 5% rispetto agli incassi dell’esercizio precedente) e pagamenti per 705.387 milioni (in aumento dell’1,8% rispetto al 2010).

Gli incassi si riferiscono per 452.657 milioni ad operazioni finali e per 228.422 milioni ad operazioni di accensione prestiti.

Per quanto concerne gli incassi finali nel 2011, va evidenziato come l’incrementorispetto all’esercizio precedente di circa 8,5 miliardisia la risultante dell’aumento di gettito sia delle entrate tributarie che extratributarie e delle entrate per alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e di riscossione di crediti. In particolare:

§       le entrate tributarie, pari a 415.649, hanno registratoun incrementodi 6.697 milioni di euro rispetto al 2010 (+1,6%);

§       le entrate extratributarie, pari a 33.770 milioni, hanno anch’esse evidenziato un incremento di 435 milioni rispetto al 2010(+1,3%).

Si rileva che, rispetto alle previsioni definitive, le entrate tributarie sono risultate a consuntivo inferiori, mentre le entrate extratributarie hanno manifestato un incremento rispetto alle previsioni definitive.

 

Dal lato della spesa, i pagamenti complessivi ammontano a 705.387 milioni, con un incremento dell’1,8% rispettoai pagamenti dell’esercizio precedente (+12.295 milioni di euro).

Se si considerano i pagamenti finali, pari a 519.375 milioni, l’incremento rispetto al 2010 è del 3,1 (+15.387 milioni di euro).

L’importo delle spese finali a consuntivo è comunque risultato inferiore alle previsioni.

L’incremento dei pagamenti finali è imputabileai pagamenti di parte corrente, che risultano aumentati di 19.104 milioni (+4,2% rispetto al 2010);mentre, i pagamenti di conto capitale si sono ridotti rispetto all’esercizio precedente in misura pari al -7,2%(minori pagamenti in conto capitale per 3.717 milioni rispetto al 2010).

 

Analisi della gestione di cassa

(dati in milioni di euro)

 

Residui

Competenza 2011

Totale

 

Al 1/1/2010

(A)

Incassi o pagamenti

(B)

Previsioni definitive

(C)

Incassi o pagamenti

(D)

Massa acquisibile o spendibile
(E=A+C)

Totale incassi o pagamenti
(F=B+D)

Rapporto
%

(F/E)

Entrate tributarie

102.535

17.728

452.261

397.921

554.796

415.649

74,9

Entrate extratributarie

127.081

1.685

37.623

32.085

164.704

33.770

20,5

Totale entrate correnti

229.616

19.413

489.884

430.006

719.500

449.419

62,5

Alienaz., ammort., riscoss.

174

3

3.354

3.235

3.528

3.238

91,8

Entrate finali

229.790

19.416

493.238

433.241

723.028

452.657

62,6

Accensione prestiti

0

0

243.223

228.422

243.223

228.422

93,9

Entrate complessive

229.790

19.416

736.461

661.663

966.251

681.079

70,5

Spese correnti

65.652

31.021

490.490

440.524

556.142

471.545

84,8

Spese conto capitale

42.552

17.397

48.813

30.433

91.365

47.830

52,4

Spese finali

108.204

48.418

539.303

470.957

647.507

519.375

80,2

Rimborso prestiti

73

0

197.215

186.012

197.288

186.012

94,3

Spese complessive

108.277

48.418

736.518

656.969

844.795

705.387

83,5

N.B.:     Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Nella gestione di cassa i pagamenti finali risultano pari a 519.375 milioni di euro, pari al 92,7 per cento delle corrispondenti autorizzazioni e all’80,2 per cento della relativa massa spendibile.

Gli incassi per operazioni finali, pari a 452.657 milioni di euro, hanno costituito il 99,6 per cento delle corrispondenti previsioni definitive e raggiunto il 62,6 per cento della relativa massa acquisibile.

Con riferimento alla gestione dei residui, sono stati effettuati pagamenti finali per 48.418 milioni di euro, a fronte di residui accertati pari a 108.204 milioni di euro.


7. Il conto generale del patrimonio

7.1. Struttura e funzioni

Il conto generale del patrimonio è il documento contabile che fornisce annualmente la situazione patrimoniale dello Stato, quale risulta alla chiusura dell’esercizio.

Il conto generale del patrimonio comprende:

a)  le attività e le passività finanziarie e patrimoniali con le relative variazioni prodottesi durante l’esercizio di riferimento;

b)  la dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

 

La Sezione I contiene la classificazione patrimoniale degli elementi attivi e passivi, definiti in modo che possano raccordarsi con il sistema di contabilità nazionale SEC 95. Le attività, in particolare, si distinguono in tre categorie di primo livello:

1)    attività finanziarie (attività economiche comprendenti i mezzi di pagamento, gli strumenti finanziari e le attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari);

2)    attività non finanziarie prodotte (attività economiche ottenute quale prodotto dei processi di produzione. Esse comprendono beni materiali e immateriali prodotti, beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi);

3)    attività non finanziarie non prodotte (attività economiche non ottenute tramite processi di produzione. Esse comprendono beni materiali quali terreni, giacimenti, risorse biologiche non coltivate).

Dette attività sono distinte in successivi livelli di ordine analitico inferiore.

Per quanto concerne le passività è prevista un’unica voce di primo livello, denominata “passività finanziarie”, comprensiva di mezzi di pagamento, strumenti finanziari e simili.

Anche in questo caso, la voce di primo livello è distinta in ulteriori livelli di maggior dettaglio. Essa comprende tanto i debiti (a breve termine e a medio-lungo termine) quanto le anticipazioni passive.

 

La Sezione II illustra gli elementi di raccordo tra i dati patrimoniali e quelli del bilancio, mostrando l’incidenza dei risultati della gestione di bilancio sulle componenti patrimoniali attive e passive. La struttura della Sezione II tiene conto, in particolare, dell’articolazione del bilancio dello Stato sinora adottata, e cioè l’articolazione per unità previsionali di base e della classificazione delle spese per funzioni-obiettivo corrispondenti, al livello di maggior dettaglio, con le missioni istituzionali perseguite da ciascuna amministrazione.

In tale sezione si determina altresì l’ammontare dell’entrata netta e quello della spesa netta corrispondenti al beneficio o alla perdita apportati dalla gestione di competenza del bilancio al patrimonio.

A ciò si aggiungono la classificazione delle attività e passività per Ministeri, le tabelle, gli altri allegati e appendici al conto generale.

Infine, il conto generale del patrimonio si compone della “nota preliminare”, contenente una serie di tavole analitiche e riassuntive delle attività e passività patrimoniali dello Stato, nonché di alcune rappresentazioni grafiche che ne evidenziano l’evoluzione della sostanza patrimoniale.

7.1. I risultati generali della gestione patrimoniale per l’esercizio finanziario 2011

L’articolo 6 del disegno di legge in esame dispone l’approvazione dei risultati generali della gestione patrimoniale, evidenziati nella successiva tavola.

Risultati generali della gestione patrimoniale 2011

(dati in milioni di euro)

Conti generali

consistenza al
31 dicembre 2010

consistenza al
31 dicembre 2011

differenza

Attività finanziarie

566.397

545.750

-20.647

Attività non finanziarie prodotte

265.186

270.833

5.647

Attività non finanziarie non prodotte

3.980

4.135

155

Totale attività

835.563

820.719

-14.844

Passività finanziarie

2.279.923

2.343.939

64.016

Totale passività

2.279.923

2.343.939

64.016

Eccedenza passiva

1.444.360

1.523.220

78.860

 

Dai risultati generali della gestione patrimoniale 2011 emerge una eccedenza passiva di 1.523.220 milioni, con un peggioramento di 78.860 milioni rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2010, determinata da una diminuzione delle attività (-14.844 milioni) e dall’aumento delle passività (+64.016 milioni).

In particolare, il totale delle attività ammonta a 820.719 milioni, di cui:

§       545.750 milioni di attività finanziarie (in diminuzione di 20.647 milioni rispetto al 2010);

§       270.833 milioni di attività non finanziarie prodotte, che comprendono beni materiali e immateriali prodotti, materie prime e prodotti intermedi, prodotti finiti, oggetti di valore e d’arte (beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi), in aumento di 5.647 milioni rispetto al 2010;

§       4.135 milioni di attività non finanziarie non prodotte, che comprendono i beni materiali non prodotti, ossia terreni, giacimenti e risorse biologiche non coltivate (in lieve aumento rispetto al 2010 di 155 milioni).

 

Il totale delle passività ammonta a 2.343.939 milioni di euro e si riferisce interamente a passività di natura finanziaria. Rispetto alla chiusura dell’esercizio 2010, l’entità delle passività finanziarie ha registrato un incremento di 64.016 milioni di euro.

Le risultanze del Conto generale del patrimonio sono di seguito esposte nell’analisi del rendiconto 2011 operata dalla Corte dei conti.

Attivo e passivo patrimoniale

(dati in miliardi di euro)

Anno

Attività

Variazione % su anno precedente

Passività

Variazione
% su anno precedente

Eccedenza Passività

Variazione % su anno precedente

2007

530

-

2.004

-

1.419

-

2008

619

16,81

2.123

5.95

1.504

6,01

2009

786

26,93

2.212

4.15

1.426

-5,23

2010

836

6,34

2.280

3.09

1.444

1,3

2011

821

-1,79

2.344

2,81

1.523

5,47

Fonte: Corte dei Conti, 2011.

 

Il suddetto saldo negativo per il 2011 di 1.523,220 milioni deriva, come emerge dalla tabella, da un aumento delle passività rispetto al precedente esercizio di circa il 2,8 per cento nonché da una diminuzione delle attività dell’1,79 per cento. Come precisa la Corte, l’incremento delle passività riguarda in particolare i debiti connessi all’emissione di titoli di Stato (BTP, CCT)[12], prestiti esteri ed altri, per complessivi 56,7 miliardi, cui si aggiungono debiti diversi (tra cui i residui passivi perenti[13]) per complessivi 11,9 miliardi.

In relazione al conto del patrimonio si rammenta che la legge di riforma della struttura del bilancio dello Stato ha introdotto un livello di classificazione che deve fornire l'individuazione dei beni dello Stato suscettibili di utilizzazione economica, anche ai fini di un'analisi economica della gestione patrimoniale.

Secondo quanto rilevato dalla Corte dei Conti, si è sostanzialmente concluso il processo di consolidamento, iniziato nel 2002, della nuova struttura della rendicontazione del Conto, che riporta la classificazione dei beni per categorie raccordata alle poste attive e passive del SEC’95, secondo quanto disposto dalla normativa del Sistema europeo dei conti nazionali e regionali UE.

Un aspetto del Conto del patrimonio sul quale più volte la Corte si è soffermata riguarda l’incompleta iscrizione di tutti i beni immobili di proprietà dello Stato. Sul punto si registrano peraltro alcuni progressi, a seguito delle prime conclusioni dell’attività di ricognizione svolta dal Dipartimento del tesoro in attuazione dell’articolo 2, comma 222 della legge finanziaria 2010 (L. n.191/2009), benché la ricognizione è ferma al 31 marzo 2011, con conseguente necessità di prevedere, con il decreto-legge n.201/2011, una proroga al 31 luglio 2012 del termine entro il quale le amministrazioni devono comunicare l’elenco dei beni immobili che utilizzano o detengono.

L’organo di controllo, evidenzia, inoltre, la necessità che per una maggiore leggibilità del Conto è necessario migliorare l’attuale sistema informativo, coinvolgendo tutti i soggetti che operano con riflessi sul Conto del patrimonio (dalla Ragioneria Generale dello Stato alla Banca d’Italia, all’Agenzia del Demanio ecc..) al fine di disporre di uno strumento di conoscenza e di analisi delle scritture contabili tra conto della Tesoreria, gestione del bilancio e Conto del patrimonio che superi l’attuale segmentazione delle informazioni.


 

Parte II - Assestamento 2012
(A.C. 5325)


1. L’assestamento del bilancio dello Stato

1.1. Funzione dell’assestamento del bilancio dello Stato

L'istituto dell'assestamento di bilancio è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.

Sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio del bilancio relativo all’esercizio precedente: l’entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all’inizio dell’esercizio finanziario, che al momento dell’elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene, infatti, definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto.

Con il disegno di legge di assestamento le previsioni di bilancio sono adeguate in relazione:

a)    per quanto riguarda le entrate, all’eventuale revisione delle stime del gettito.

Poiché esse sono il frutto di una valutazione di carattere tecnico, eventuali modifiche possono essere determinate dall’evoluzione della base imponibile e dagli effetti derivanti dall’applicazione della normativa vigente;

b)    per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute;

c)    per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento (in termini di cassa), alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell’esercizio precedente.

 

La disciplina dell’istituto dell’assestamento del bilancio dello Stato è contenuta all’articolo 33 della legge n. 196/2009, recante la legge di contabilità e finanza pubblica.

Rispetto alla precedente normativa[14], che limitava le variazioni di spesa al rispetto della legislazione sostanziale vigente (nel senso che non potevano essere modificati, in sede di assestamento, stanziamenti di spesa direttamente determinati da norme vigenti), ai fini della formazione delle previsioni assestate di spesa va considerata la disposizione in materia di flessibilità di bilancio, contenuta al comma 3 dell’articolo 33 della attuale legge di contabilità, il quale prevede la possibilità di effettuare variazioni compensative, in corso d’anno, tra programmi della stessa missione, ivi comprese le spese predeterminate per legge, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti, secondo le modalità indicate dall’articolo 23, comma 3, della legge di contabilità.

La circolare del Ministero dell’economia n. 17 del 4 maggio 2012, sull’assestamento del bilancio di previsione per l’anno finanziario 2012, prevede, inoltre, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio, dall’articolo 2, comma 1 del D.L. n. 78 del 2010, che per il biennio 2012-2013 potranno essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra Programmi di Missioni diverse.

 

Si ricorda che a fronte delle consistenti riduzioni delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa operate a decorrere dal 2011, il citato decreto-legge prevede, limitatamente al triennio 2011-2013, che con il disegno di legge di bilancio possano essere rimodulate, le dotazioni finanziarie “tra le missioni” di ciascun stato di previsione della spesa (laddove l’articolo 23 della legge di contabilità riconosce tale facoltà solo nell’ambito di un singolo programma o fra programmi della stessa missione). Tale facoltà può essere esercitata solo per motivate esigenze ed entro i seguenti limiti:

§       esclusivamente con riferimento alle spese rimodulabili,riconducibili a quelle disposte da fattori legislativi e di adeguamento al fabbisogno;

§       nel rispetto dell’invarianza degli effetti sui saldi di finanza pubblica;

§       restando precluso l’utilizzo di stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti.

Si segnala che una ulteriore ad ancora più consistente deroga alle norme in tema di flessibilità delle dotazioni finanziarie di bilancio è stata recentemente introdotta dall’articolo 1 del D.L. 13 agosto 2011, n. 138 (legge n. 148/2011) finalizzata a consentire alle Amministrazioni centrali maggiori margini di manovra per il conseguimento degli obiettivi di progressiva riduzione della spesa corrente primaria in rapporto al PIL, fissati al comma 01 del medesimo articolo. Tali deroghe, che in questa sede non si dettagliano[15], troveranno eventualmente applicazione sulla base delle risultanze di un programma di revisione integrale della spesa pubblica previsto dall’articolo 01 del medesimo decreto-legge, che non risulta, allo stato, ancora presentato.


1.2. La struttura e il contenuto del disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio 2012 (A.C. 5235)

Il disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio 2012 riflette la struttura del bilancio dello Stato 2012, organizzato - secondo la disciplina recata dalla legge di contabilità e finanza pubblica n. 196/2009 - in missioni e programmi, che costituiscono, a decorrere dal 2011, le unità di voto[16].

 

L’articolo 1 del disegno di legge di assestamento dispone l’approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2012 (approvato con la legge n. 184/2011), indicate nelle annesse tabelle.

Le tabelle si riferiscono allo stato di previsione dell’entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri e ai bilanci delle Amministrazioni autonome.

Il disegno di legge contiene, infatti, sia per lo stato di previsione dell’entrata che per ciascuno degli stati di previsione dei Ministeri di spesa, le proposte di variazione degli stanziamenti di bilancio in termini di competenza e di cassa, che vengono effettuate tramite il disegno di legge medesimo e che costituiscono oggetto di approvazione da parte del Parlamento.

In allegato al disegno di legge è invece evidenziata, a fini conoscitivi, sia per lo stato di previsione dell’entrata che per gli stati di previsione della spesa, l’evoluzione, in termini di competenza e di cassa, delle singole poste di bilancio, per effetto sia delle variazioni apportate in forza di atti amministrativi fino al 31 maggio, sia delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento medesimo.

Si ricorda che le variazioni proposte con il provvedimento di assestamento includono altresì operazioni di rimodulazione tra risorse appartenenti a programmi della stessa missione ovvero a programmi di missioni diverse di ciascun Ministero, ai sensi di quanto previsto dalla disciplina sulla flessibilità di bilancio, contenuta nel comma 3 dell’articolo 33 della legge di contabilità pubblica, nonché da norme di carattere speciale, quali l’articolo 2, comma 1, del D.L. n. 78/2010 (cfr. supra par. 1.2). Le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento 2012 sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in un prospetto allegato a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle medesime rimodulazioni (per una analisi delle rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento 2012 in esame si veda la successiva tabella posta alla fine del paragrafo).

Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel Rendiconto dell’esercizio precedente.

A partire dalla previsione iniziale della legge di bilancio, le eventuali variazioni intervenute per atto amministrativo o proposte con il disegno di assestamento determinano, per ciascun programma, la previsione assestata.

 

Le variazioni disposte in bilancio nel periodo gennaio-maggiocon atto amministrativo, derivano dall’applicazione di nuovi provvedimenti legislativi intervenuti successivamente all’approvazione del bilancio (per le quali il Ministro dell’economia è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le conseguenti variazioni), oppure dall’applicazione di procedure previste dalla normativa contabile. La maggior parte delle variazioni apportate con atto amministrativo non ha effetto sui saldi (variazioni compensative)perché si tratta o dello spostamento di somme tra capitoli di spesa, oppure di modifiche della stessa entità ma di segno contrario dell’entrata e della spesa.

In base alla relazione illustrativa, le variazioni compensative dipendono:

§       dai prelievi dai fondi di riserva (dei quali, i più significativi, nell’assestamento 2012, hanno riguardato il fondo per la reiscrizione dei residui passivi perenti (211 milioni) e il fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa (1.986 milioni)) e da altri fondi;

§       dall’utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (ex FAS) per 1.499 milioni in conto competenza e 2.629 milioni per cassa;

§       dalla riassegnazione ai capitoli di spesa di somme affluite all'entrata, in base alla disciplina di cui al D.P.R. n. 469/1999.

Hanno invece natura non compensativa, e incidono quindi sui saldi di bilancio, le variazioni dovute a :

§       riassegnazioni ai capitoli di spesa di somme affluite in entrata nell’ultimo bimestre dell’anno 2011;

§       dalle variazioni in entrata derivanti dall’applicazione delle disposizioni recate dal decreto legge n. 201/2011, per la copertura degli oneri da esso recati.

Infine, tra le variazioni per atto amministrativo si evidenziano le riassegnazioni alla spesa delle somme versate all’entrata nell’anno 2012 concernenti i prestiti alla Grecia disposto ai sensi dell’articolo 3 del D.L. n. 67/2010.

 

L’articolo 2 dispone alcune modifiche all’articolo 2 della legge di bilancio per il 2011 (legge n. 184/2011). In particolare:

§      il comma 1, novellando l’articolo 2, comma 3, della legge di bilancio per il 2012, aumenta il limite massimo di emissione di titoli pubblici, stabilito nella legge di bilancio, da 26.500 milioni a 40.000 milioni di euro.

Si segnala che il Documento di economia e finanza 2012 stima per il 2012 un fabbisogno del settore pubblico di 26.262 milioni di euro, inferiore di 35.288 milioni rispetto a quello registrato nel 2011, pari a circa 61.550 milioni. La stima, afferma il DEF, sconta per intero gli effetti delle misure varate dal Governo con i provvedimenti di consolidamento dei conti pubblici (D.L. n. 201/2011, D.L. n. 1/2012).

§      Il comma 2, novellando l’articolo 2, comma 7, della legge di bilancio per il 2012, aumenta lo stanziamento del Fondo per la riassegnazione dei residui passivi perenti di parte corrente da 1.200 a 1.300 milioni di euro;

§      il comma 3 sostituisce il comma 27 dell’articolo 2 della legge di bilancio per il 2012, il quale autorizza il Ministro dell’economia e finanze, in relazione alle necessità gestionali derivanti dall’andamento dei tassi di interesse sui mercati finanziari ad effettuare – con propri decreti - variazioni compensative in termini di competenza e cassa, tra gli stanziamenti di taluni capitoli dello stato di previsione del Ministero dell’economia allocati nel programma Oneri per il servizio del debito statale. Con la novella in esame, vengono ampliati il numero dei capitoli tra i quali è possibile procedere a variazioni compensative.

 

L’articolo 3 sopprime l’ultimo periodo del comma 6 dell’articolo 6 della legge di bilancio 2012, che – relativamente alle variazioni compensative che il Ministero dell’economia, su proposta del Ministero degli affari esteri, è autorizzato ad effettuare in sede gestionale tra i capitoli allocati nel programma «cooperazione allo sviluppo», nell'ambito della missione «l'Italia in Europa e nel mondo» dello stato di previsione del MAE, relativamente agli stanziamenti per l'aiuto pubblico allo sviluppo – mantiene ferma la norma che consentel’impegnabilità nell’esercizio successivo delle somme non impegnate nell'esercizio di competenza (articolo 15, comma 9, primo periodo, della legge n. 49/1987).

 

Infine, l’articolo 4 aggiunge un nuovo comma 10-bis all’articolo 8 della legge di bilancio 2012, che autorizza il Ministro dell’economia – al fine di reperire le risorse occorrenti per i programmi di rimpatrio volontario e assistito verso i paesi di origine dei cittadini di paesi terzi (ai sensi dell’articolo 14-ter del T.U. 286/1998) – ad apportare, con propri decreti, su proposta del Ministro dell’Interno, le occorrenti variazioni compensative di bilancio anche tra missioni e programmi diversi, allo stato di previsione del Ministero dell’Interno.

* * *

Come sopra ricordato, le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento 2012 sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in un prospetto allegato a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle medesime rimodulazioni.

Gli stati di previsione della spesa che espongono proposte di rimodulazioni di autorizzazioni legislative di spesa sono il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero della difesa, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero per i beni e le attività culturali e il Ministero della salute.

Da una prima analisi dei citati allegati, si osserva che sono state operate:

§      variazioni compensative tra autorizzazioni legislative di spesa all’interno di singoli programmi di spesa dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero della Salute;

§      variazioni compensative tra autorizzazioni legislative di spesa iscritte in diversi di una stessa Missione di spesa del Ministero: vedasi Ministero della difesa e Ministero per i beni e le attività culturali,

§      variazioni compensative tra autorizzazioni legislative di spesa iscritte in programmi appartenenti a Missioni diverse del medesimo Ministero: si veda il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Nella tabella che segue sono riportati, raggruppati per Missione, i programmi di spesa che sono stati oggetto di rimodulazione da parte delle Amministrazioni, relativamente al fattore legislativo.

 

Ministero/Missione Programma

LV

rimodulazione

SVILUPPO ECONOMICO

 

 

1. Competitività e sviluppo delle imprese

 

 

1.1Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprietà industriale

 

 

LF 296/2006, art. 1, co. 852
Interventi a salvaguardia e consolidamento livelli occupazionali imprese di grandi dimensioni in crisi economico-finanziaria
(Cap-pg: 2246/1)

307.818

10.000

D.L. n. 10/2007 art. 5-bis, comma 1
Applicazione regolamento CE n. 1907/2006 concernente la registrazione, valutazione e restrizione sostanze chimiche (REACH)
(Cap-pg:2247/1)

427.635

-10.000

 

 

 

AMBIENTE

 

 

1. Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente

 

 

1.10    Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversità e dell’ecosistema marino

 

 

L. n. 349/1986 art. 1, comma 4
L. 349 DEL 1986
(Cap-pg: 1619/9)

212.336

10.000

L. n. 344/1997 art. 4, comma 11
Interventi per la conservazione della natura
(Cap-pg: 7216/3)

1.818.870

200.000

L. n. 426/1998 art. 4, comma 17
Convenzione commercio specie animali e vegetali in via estinzione
(Cap-pg: 1389/1)

74.000

-10.000

LS n. 183/2011 art. 33, comma 8
Fondo da ripartire potenziamento e finanziamento di oneri indifferibili
(Cap-pg: 7351/1)

7.000.000

-200.000

 

 

 

DIFESA

 

 

1. Difesa e sicurezza del territorio

 

 

1.5Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare

 

 

LF n. 191/2009 art. 2, comma 250, punto 12
Rifinanziamento associazioni combattentistiche
(Cap-pg: 1352/2)

<< 

674.000

DLG. n. 66/2010 art. 565
Contributo a favore dell’organizzazione idrografica internazionale
(Cap-pg: 1345/1)

66.000

27.237

1.6Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari

 

 

DL n. 78/2010 art. 55, comma 5bis
Stage difesa
(Cap-pg: 1221/1)

6.653.280

-701.237

 

 

 

AGRICOLTURA

 

 

1. Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca

 

 

1.2Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca

 

 

L. n. 267/1991 art. 1, comma 1, punto 5
Attuazione terzo piano nazionale pesca marittima e misure in materia di credito peschereccio e di riconversione unità adibite alla pesca con reti
(Cap-pg: 7080/3-5, 7094/1)

10.734.254

4.250.000

L. n. 267/1991 art. 1, comma 1, punto 6
Piano Pesca
(Cap-pg: 7043/1)

3.900.000

750.000

6. Fondi da ripartire

 

 

6.1.  Fondi da assegnare

 

 

L. n. 499/1999 art. 4
Interventi nel settore agricolo
(Cap-pg: 7810/1)

14.800.000

-5.000.000

 

 

 

CULTURA

 

 

1. Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici

 

 

1.10   Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell’editoria

 

 

L. n. 237/1999 art. 6, comma 1
Contributi ai comitati nazionali e alle edizioni nazionali
(Cap-pg: 3631/2)

250.000

-245.136

LF n. 244/2007 art. 3, comma 34
Trasferimento alle imprese
(Cap-pg: 3650/1)

<< 

245.136

1.13Valorizzazione del patrimonio culturale

 

 

L. n. 69/2009 art. 25, comma 1
Trasformazione in fondazione del centro per la documentazione e la valorizzazione delle arti contemporanee
(Cap-pg: 5514/1)

1.265.880

1.000.000

1.15Tutela del patrimonio culturale

 

 

LF n. 296/2006 art. 1, comma 1142
Interventi urgenti di emergenze dei beni culturali e paesaggistici
(Cap-pg: 1321/1-2)

32.167.890

-1.000.000

 

 

 

SALUTE

 

 

2. Ricerca e innovazione

 

 

2.1.  Ricerca per il settore della sanità pubblica

 

 

DLG. n. 502/1992 art. 12, comma 1bis
Fondo finanziamento attività ricerca
(Cap-pg: 3168/1)

<< 

300.000

DLG n. 502/1992 art. 12bis
Finanziamento attività ricerca
(Cap-pg: 3398/3)

<< 

15.471

L n. 40/2004 art. 2, comma 1
Procreazione medicalmente assistita
(Cap-pg: 3398/6)

475.287

-15.471

LF n. 266/2005 art. 1, comma 302
Somma occorrente per un programma straordinario di ricerca oncotecnologica
(cap-pg: 3399/1)

2.000.000

-300.000


2. I saldi di competenza del bilancio dello Stato
risultanti dal ddl di assestamento

La relazione al disegno di legge di assestamento per il 2012 evidenzia, in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un miglioramento dei saldi del bilancio rispetto alle previsioni iniziali, fatta eccezione per il ricorso al mercato.

I saldi di competenza

(dati in milioni di euro)

 

Rendiconto 2011

Previsioni iniziali 2012

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2012

Saldo netto da finanziare

920

-1.568

3.818

1.196

3.446

Risparmio pubblico

46.109

32.808

6.110

1.314

40.231

Saldo primario

83.502

87.260

3.819

-846

90.233

Ricorso al mercato (*)

-185.215

-250.513

618

-11.044

-260.939

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili. I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

(*)      Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Le previsioni assestate per il 2012 - risultanti dalle variazioni apportate per atto amministrativo fino al 31 maggio scorso e da quelle proposte con il disegno di legge di assestamento in esame - evidenziano, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, un miglioramento del saldo netto da finanziare,al netto delle regolazioni debitorie e contabili, di oltre 5.000 milioni di euro, di cui 1.196 milioni derivanti dalle proposte del disegno di legge di assestamento.

Nel complesso, il saldo si attesta nella previsione assestata ad un valore positivo di 3.446 milioni di euro, rispetto ad una previsione iniziale di valore negativo.

Le regolazioni debitorie e contabiliesposte nel bilancio assestato 2012 ammontano, in termini di competenza, a 17.010 milioni di euro (di ammontare superiore rispetto agli 11.648 milioni della legge di bilancio). In particolare, si registrano, sul lato delle entrate, regolazioni di bilancio per 27.035 milioni, relative ai rimborsi IVA, e, sul lato della spesa, regolazioni di bilancio, contabili e debitorie per 44.045 milioni di euro.

 

Il risparmio pubblico (saldo corrente) registra un miglioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi ad una previsione assestata di 40.231 milioni.

Il ricorso al mercato (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) evidenzia, invece, un peggioramento di oltre 10.400 milioni (il dato comprende anche le regolazioni debitorie), essenzialmente dovuto alle proposte del disegno di legge di assestamento.

Come esplicitato nella relazione illustrativa, il peggioramento di tale saldo dipende dall’incremento di 8.191 milioni di euro della spesa del Titolo III (relativa al rimborso dei prestiti), riguardante i rimborsi dei buoni postali fruttiferi e i rimborsi dei BTP, CCT e CTZ. Tali ultimi rimborsi conseguono alla necessità di aumentare la dotazione per eventuali concambi e riacquisti di tioli nonché per il rimborso di prestiti internazionali.

 

Il valore del saldo netto da finanziare che si determina sulla base delle previsioni di assestamento rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2012, come evidenziato nella tabella seguente. Anche il valore del ricorso al mercato nelle previsioni assestate 2012 (-260.939 milioni), sebbene superiore alle previsioni iniziali, rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2012, fissato in 265.00 milioni di euro.

Evoluzione del saldo netto da finanziare nel ddl di assestamento

                                                                                                          (milioni di euro, competenza)

Anno

Legge finanziaria

Ddl di assestamento

Consuntivo

Limite massimo

Regolazioni debitorie

2007

-29.000

9.310

-18.806

+12.406

2008

-34.000

7.905

-56.198

-30.507

2009

-33.600

7.070

-69.660

-26.938

2010

-63.000

4.684

-55.444

-17.402

2011

-41.900

11.306

-32.107

+9.754

2012

-2.200

9.761

+3.446

 

N.B.:     Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili. I dati di consuntivo sono riferiti alla gestione.

 

Va rilevato che nell’esporre gli andamenti dei saldi del bilancio dello Stato nel 2012, nel disegno di legge di assestamento in esame non risultano indicazioni circa i possibili effetti finanziari che potrebbero derivare dai provvedimenti di ratifica del Trattato sul cd. Fiscal Compact e del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), di cui rispettivamente ai d.d.l. C.5358 e C.5359, il cui iter di esame ed approvazione parlamentare si è recentemente completato. Ciò con riguardo in particolare all’ eventuale impatto finanziario delle disposizioni che autorizzano la contribuzione italianaper la sottoscrizione del capitale per la partecipazione al MES.

Si ricorda che la predetta partecipazione è articolata in un apporto iniziale, suddiviso in 5 rate, ciascuna quantificabile per l’Italia in circa 2,866 miliardi di euro, e in ulteriori apporti a chiamata. Le prime due rate, alla luce della decisione dei Capi di Stato e di governo dell’Area euro di anticipare al luglio 2012 l’entrata in vigore del Trattato e l’istituzione del MES, dovranno essere versate entro il 2012. Il versamento della prima rata è previsto entro il mese di luglio, mentre la seconda dovrebbe essere versata intorno a settembre-ottobre prossimi.

Su tale questione va tenuto presente che la Relazione tecnica al disegno di legge di ratifica del Trattato MES precisa che le risorse necessarie alle quote di contribuzione sono assicurate dal netto ricavo derivante da emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, aggiuntive rispetto a quelle previste nei documenti di finanza pubblica per il triennio 2012-2014. Di conseguenza, tali importi non risultano computati nel limite massimo di emissione di titoli di Stato stabilito dalla legge di approvazione del bilancio e nel livello massimo del ricorso al mercato stabilito dalla legge di stabilità 2012[17].

La RT, confermata su tali questioni da una successiva nota della RGS del 18 aprile 2012 fornita nel corso dell’esame presso la Commissione Bilancio del Senato, specifica, inoltre, che l’emissione dei titoli determina l’esigenza di fronteggiare un maggior fabbisogno in termini di interessi (valutabile per il 2012 prudenzialmente in circa 120 milioni di euro, in termini di contabilità economica SEC), che potrà essere assorbito dagli attuali stanziamenti a legislazione vigente, tenuto conto del trend dei tassi di interesse.

In merito alla copertura di tale maggiore spesa per interessi a valere sui risparmi prevedibili per il medesimo titolo nel corso del 2012, la Ragioneria generale dello Stato ha, in particolare, precisato che le stime per gli stanziamenti del bilancio di previsione per la parte interessisui titoli di Stato sono state calcolate considerando un livello dei tassi di interesse superiore rispetto a quello osservato nei primi mesi del 2012, confermando l’ipotesi che nel corso del 2012 si possano realizzare risparmi rispetto alle predette stime.

 

Pur in considerazione di quanto sopra riportato, occorre tuttavia rilevare che, con riferimento specifico ai saldi del bilancio dello Stato, sia le risorse necessarie alle quote di contribuzione al MES sia il maggior fabbisogno in termini di spesa per interessi determinato dall’emissione aggiuntiva di titoli di Stato - necessaria per reperire le risorse occorrenti per il versamento delle rate di capitale iniziale del MES medesimo – potrebbero essere suscettibili di incidere sul livello dei saldi di bilancio, in particolare sul saldo netto da finanziare, atteso che quest’ultimo è dato dalla differenza tra le entrate finali e le spese finali, che includono sia gli interessi (classificati come spese correnti - Titolo I) sia i conferimenti al Fondo, iscritti tra le spese in conto capitale[18] (Titolo II). Analogamente, tali importi potrebbero incidere sul ricorso al mercato, quale saldo derivante dalla somma tra saldo netto da finanziare e spese per rimborso prestiti (Titolo III).

Tali circostanze, nonché gli incrementi dei costi del servizio del debito riscontrabili nei più recenti andamenti dei mercati finanziari, portano a considerare l’opportunità di ulteriori indicazioni e chiarimenti in ordine alle grandezze finanziarie, in termini di emissione dei titoli di debito e alla connessa esigenza di fronteggiare il possibile maggior fabbisogno in termini di interessi, considerate ai fini della determinazione dei saldi esposti nel disegno di legge di assestamento, anche al fine di meglio circostanziare se ed in quale misura i possibili effetti connessi alla ratifica del MES risultino inclusi nelle variazioni proposte con il disegno di legge medesimo[19].

 

Si ricorda, al riguardo, – come meglio evidenziato nel paragrafo successivo - che il miglioramento del saldo netto da finanziare nel disegno di legge di assestamento per il 2012 in esame è essenzialmente dovuto, oltre che all’andamento positivo delle entrate finali, ad una consistente diminuzione alla spesa per interessi sul debito pubblico rispetto a quanto indicato nel bilancio di previsione per il medesimo esercizio, di oltre 2 miliardi di euro. La relazione illustrativa al disegno di legge precisa che il decremento della spesa per interessi è legato ad una previsione più aggiornata, rispetto a quella iniziale, della dinamica dei tassi di interesse sui CCT e sui CTZ. In particolare, per i primi, in fase iniziale si era programmata un’emissione più frequente (mensile anziché trimestrale).

2.1. Le variazioni di competenza proposte

Come risulta dalla tabella seguente, il miglioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, è attribuibile al buon andamento delle entrate finali, che registrano un aumento di complessivi 3.122 milioni di euro, principalmente ascrivibile alle entrate tributarie (+3.082 milioni).

Anche le spese finali contribuiscono positivamente al risultato del saldo, evidenziando nel complesso una riduzione di 1.892 milioni di euro, essenzialmente attribuibile all’andamento sia della spesa primaria, che si riduce di 2.260 milioni di euro, sia della spesa per interessi sul debito pubblico, che scende di oltre 2.000 milioni di euro.


Variazioni al bilancio 2012 - Competenza

(milioni di euro)

 

Rendiconto 2011

Previsioni iniziali 2012

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2012

      ENTRATE

Entrate finali:

501.430

498.995

6.269

-3.147

502.117

- Entrate tributarie

 

454.619

5.901

-2.819

457.700

- Entrate extratributarie

 

43.124

368

-328

43.165

- Alienazione e ammortamento

 

1.252

0

0

1.252

      SPESE

Spese finali:

491.676

500.563

2.451

-4.343

498.671

- Spese correnti netto interessi

 

376.108

159

-2.419

373.847

- Interessi

 

88.827

1

-2.042

86.787

- Spese conto capitale

 

35.628

2.291

118

38.037

 

Saldo netto da finanziare

9.754

-1.568

3.818

1.196

3.446

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili. I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

(*)             Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Per quanto concerne le entrate, la tabella evidenzia come il loro aumento sia interamente ascrivibile alle variazioni per atto amministrativo; il disegno di legge di assestamento reca, invece, una proposta di riduzione delle entrate finali, per complessivi -3.147 milioni di euro, risultante dalla diminuzione sia delle entrate del comparto tributario (-2.819 milioni), che delle entrate non tributarie (-328 milioni).

In particolare, nell’ambito delle entrate tributarie assumono un particolare rilievo le variazioni in diminuzione relative all’IRPEF (-3.395 milioni), all’IRES (-3.674 milioni), alle imposte sostitutive (-149 milioni), all’imposta sostitutiva sui contratti di locazione cedolare secca (-1.646 milioni), all’accisa sui prodotti energetici (-1.363 milioni).

Per quanto riguarda le variazioni in aumento, si segnalano soprattutto quelle relative alla nuova IMU erariale (+8.638 milioni), ad altre imposte sostitutive sui tributi diretti (+1.186 milioni), all’IVA (+334 milioni) al bollo (+1.905 milioni), e ai proventi del lotto (+85 milioni).

La relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento evidenzia che le variazioni proposte dal provvedimento per le entrate tributarie sono finalizzate - oltre che ad allineare le previsioni di bilancio 2012 al quadro macro-economico per l’anno corrente, assunto a base nell’elaborazione delle stime contenute nel Documento di Economia e Finanza 2012 - a recepire gli effetti derivanti dal D.L. n. 201/2011 (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici) e dal D.L. n. 16/2012 (Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento) (al netto di quelli già recepiti in bilancio in forza di provvedimenti amministrativi), nonché ad allinearsi all’andamento del gettito.

Su tale ultimo punto, la Relazione aggiunge che, per una puntuale quantificazione del gettito dell’esercizio finanziario 2012, non sono al momento conosciuti i dati definitivi concernenti l'autoliquidazione delle imposte sui redditi, considerato che i versamenti a saldo ed in acconto (I rata) relativi alle dichiarazioni dei redditi possono essere effettuati fino al 9 luglio 2012, senza maggiorazione, e successivamente a tale data, entro il 20 agosto 2012, con una maggiorazione dello 0,40 per cento, a titolo di interesse corrispettivo. Pertanto, nella Relazione, il Governo ritiene possibile, in via successiva, la presentazione di apposito emendamento al disegno di legge di assestamento, qualora gli andamenti ipotizzati ai fini del bilancio di previsione 2012 non siano in linea con quelli effettivi, allorquando saranno disponibili i summenzionati dati.

 

Per quanto concerne le spese finali,le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal Governo determinano una riduzione delle spese correnti di 4.461 milioni, cui fa riscontro una proposta di lieve incremento delle spese in conto capitale per 118 milioni.

La tavola che segue illustra le proposte di variazione del disegno di legge di assestamento delle spese finali del bilancio dello Stato per categorie economiche rispetto al dato iniziale di bilancio 2012, riportando altresì il dato assestato 2012, che, si ricorda, ingloba altresì le variazioni per atto amministrativo intervenute fino al 31 maggio 2012.

Spese finali del bilancio dello stato
(competenza - valori in milioni di euro – al netto delle regolazioni debitorie)

CATEGORIE

Bilancio

proposta assest.

Dato Assestato*

%
Ass / Bil

Redditi da lavoro dipendente

86.931

-59

87.881

1,1

Imposte pagate sulla produzione

4.626

77

4.720

2,0

Consumi intermedi

7.812

24

8.915

14,1

Trasferimenti correnti ad A.P.

224.219

-2.805

218.974

-2,3

di cui:Amministrazioni centrali

8.524

8

8.790

3,1

     Amministrazioni locali

111.933

-2.788

107.997

-3,5

                   - regioni

88.831

1.817

89.502

0,8

                  - comuni

15.029

-4.532

10.499

-30,1

     Enti di previdenza

103.763

-26

102.187

-1,5

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

3.769

69

3.893

3,3

Trasferimenti correnti a imprese

3.973

6

5.584

40,5

Trasferimenti all'estero

1.439

30

1.511

5,0

Risorse proprie CEE

18.200

0

18.200

0,0

Interessi passivi e redditi da capitale

88.827

-2.042

86.787

-2,3

Poste correttive e compensative

16.648

147

16.801

0,9

Ammortamenti

1.074

0

1.074

0,0

Altre uscite correnti

7.417

92

6.293

-15,2

Totale Spese Correnti

464.935

-4.461

460.634

-0,9

Investimenti fissi lordi e acquisti di terreni

3.700

12

3.995

8,0

Contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche

13.202

-11

14.843

12,4

Contributi agli investimenti ad imprese

8.266

1

8.994

8,8

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

80

5

96

20,0

Contributi agli investimenti a estero

661

0

748

13,2

Altri trasferimenti in conto capitale

9.511

111

7.972

-16,2

Acquisizioni di attività finanziarie

199

0

1.388

597,5

Totale spese Conto Capitale

35.628

118

38.037

6,8

Totale Spese Finali

500.563

-4.343

498.671

-0,4

*     Si ricorda che il dato assestato ricomprende, oltre alla proposta di variazione del disegno di legge di assestamento, anche le variazioni dovute ad atti amministrativi intervenuti fino al 31 maggio 2012, che il disegno di legge indica in +160 milioni per le spese correnti e in +2.291 milioni per le spese in conto capitale, per una variazione complessiva in aumento di 2.451 milioni sulle spese finali.

 

Come evidenziato nella tabella, la proposta di riduzione della dotazione di competenza della spesa corrente è principalmente legata alle minori esigenze relative:

§       alla spesa per interessi che denota nella proposta di assestamento una contrazione significativa di 2.042 milioni, determinata per lo più, come evidenziato nella relazione illustrativa, da previsione più aggiornata, rispetto a quella iniziale, della dinamica degli interessi sui titoli del debito pubblico (in particolare, CCT, CTZ e prestiti esteri);

§       alle minori somme dovute alle Amministrazioni locali, ed in particolare ai comuni – come evidenziato nella tabella precedente - i cui trasferimenti si sono ridotti di 4.532 milioni di euro, in attuazione delle disposizioni introdotte dal D.L. n. 201/2011, agli articoli 13, 24 e 28, connesse al minor fabbisogno derivante dall’introduzione dell’imposta municipale propria (IMU). Tale variazione negativa è in parte compensata dai maggiori stanziamenti a favore delle Regioni per 1.817 milioni. Come evidenziato nella Relazione illustrativa, tale importo è essenzialmente relativo alle maggiori risorse da attribuire alla regione Sardegna (+1.383 milioni) al fine di attribuire alla medesima le entrate previste dal nuovo ordinamento finanziario, nonché alla regione Friuli Venezia Giulia (+340 milioni) per le maggiori somme affluite nelle casse regionali nell’anno 2011, rispetto a quelle iscritte in bilancio.

 

Ai fini di una corretta analisi dell’andamento delle entrate e delle spese finali nell’esercizio finanziario 2012, risulta opportuno ricordare che è attualmente all’esame del Parlamento il disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica, le cui norme sono suscettibili di determinare effetti finanziari sul complesso delle entrate nonché sui singoli comparti di spesa del bilancio dello Stato rispetto alle proposte formulate dal disegno di legge di assestamento in esame.

In base all’analisi del prospetto degli effetti finanziari delle norme del D.L. n. 95/2012 (riportato nell’A.S. 3396), nel testo originario, sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato si determinano, nel complesso, effetti positivi nel 2012, pari a 243,8 milioni di euro, derivanti da una riduzione di 2.871,5 milioni di euro delle spese, compensata in gran parte da una riduzione di 2.627,8 milioni delle entrate.


3. I saldi di cassa del bilancio dello Stato
risultanti dal ddl di assestamento

In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento per il 2012 evidenzia, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un lieve peggioramento del saldo netto da finanziare, rispetto alle previsioni iniziali.

I saldi di cassa

(dati in milioni di euro)

 

Rendiconto 2011

Previsioni iniziali 2012

Variazioni
per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2012

Saldo netto da finanziare

-58.191

-68.655

2.819

-3.005

-68.841

Risparmio pubblico

-12.235

-31.001

7.152

-624

-24.475

Saldo primario

15.503

20.173

2.822

-5.046

17.949

Ricorso al mercato (*)

-252.730

-317.613

-382

-15.359

-333.354

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie e contabili.

(*)            Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

In particolare, il saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, si attesta a -68.841 milioni di euro (-186 milioni).

 

Per quanto concerne gli altri saldi, si evidenzia, invece, un miglioramento del risparmio pubblico, che pur rimanendo di segno negativo, registra nelle previsioni assestate un miglioramento di 6.528 milioni, attestandosi a -24.475 milioni di euro, e un aumento del ricorso al mercato (al lordo delle regolazioni debitorie) che, rispetto al bilancio di previsione, peggiora di oltre 15,7 miliardi di euro, raggiungendo un valore pari a -333.354milioni.

2.1. Le variazioni di cassa proposte

Dal quadro delle variazioni delle autorizzazioni di cassa, esposto nella tabella che segue, si evidenzia che la sostanziale stabilità del saldo netto da finanziare è dovuta ad un complessivo aumento delle autorizzazioni ai pagamenti finali per complessivi 3.057 milioni di euro che viene sostanzialmente compensato dall’aumento delle entrate per 2.871 milioni di euro.

Tali dati sono essenzialmente dovuti alle variazioni in aumento dipendenti da atti amministrativi, in quanto le proposte di assestamento delle autorizzazioni di cassa risultano, invece, di segno negativo.


Variazioni al bilancio 2012 – Cassa

(milioni di euro)

 

Rendiconto 2011

Previsioni iniziali 2012

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

Previsioni assestate 2012

      ENTRATE

Entrate finali:

433.050

449.463

6.269

-3.398

452.334

- Entrate tributarie

 

422.468

5.901

-3.070

425.298

- Entrate extratributarie

 

25.743

368

-328

25.784

- Alienazione, ammortam.

 

1.252

0

0

1.252

      SPESE

Spese finali:

491.241

518.118

3.450

-393

521.175

- Spese correnti netto interessi

 

390.386

-886

-732

388.767

- Interessi

 

88.827

3

-2.041

86.790

- Spese conto capitale

 

38.905

4.333

2.380

45.618

 

Saldo netto da finanziare

-58.191

-68.665

2.819

-3.005

-68.841

N.B.:  Dati al netto delle regolazioni debitorie, contabili e rimborsi IVA. I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

(*)     Il ricorso al mercato è al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Come detto, la variazione negativa dei pagamentifinali proposta dal provvedimento di assestamento si riferisce ai minori dotazioni di cassa di natura corrente, per complessivi -2.774 milioni di euro, e a maggiori dotazioni di cassa per le spese in conto capitale, per 2.380 milioni.

In particolare, le proposte di riduzione dei pagamenti correnti, riguardano le spese primarie, con una riduzione di 732 milioni.

La Relazione illustrativa evidenzia come le proposte di riduzione dei pagamenti correnti siano riconducibili alle medesime esigenze che hanno caratterizzato le spese in conto competenza, con riferimento particolare ai minori trasferimenti alle Amministrazioni locali (-2.766 milioni) cui si aggiungono anche minori trasferimenti agli enti di previdenza (-770 milioni), riferiti principalmente all’INPS.

Come già analizzato con riferimento alla gestione di competenza, nell’ambito della dotazione di cassa della spesa corrente va, inoltre, segnalata la proposta di riduzione della spesa per interessi, per un totale di 2.041 milioni, determinata per lo più dall’adeguamento all’effettivo fabbisogno per gli interessi su titoli del debito pubblico.

 

Per le spese in conto capitale la proposta di incremento di 2.380 milioni è imputabile principalmente ai maggiori trasferimenti alle amministrazioni pubbliche ed, in particolare, gli enti di previdenza per 991 milioni;centrali, e all’aumento dei contributi agli investimenti ad imprese (370 milioni), riferiti principalmente al fondo per la competitività e lo sviluppo (130 milioni) e agli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (110 milioni).


4. L’accertamento dei residui passivi

Nella definizione del bilancio di previsione l’entità dei residui passivi viene stimata, in modo presuntivo, sulla base di un calcolo che fa riferimento alla massa spendibile e alle autorizzazioni di cassa risultanti dal bilancio dell’esercizio in corso a quel momento.

Solo con l’assestamento viene iscritta in bilancio la consistenza effettiva dei residui al 1° gennaio dell’esercizio in corso, quale è stata accertata sulla base delle risultanze del Rendiconto per l’esercizio precedente.

 

Pertanto, il disegno di legge di assestamento per il 2012 registra l’entità effettiva dei residui esistenti all’inizio dell’esercizio, come accertata nel disegno di legge di approvazione del Rendiconto per l’esercizio 2011.

 

In sede di formazione del bilancio di previsione per il 2011 (A.C. 3779), la consistenza dei residui passivi per le spese finali al 1° gennaio 2011, era stata indicata, in via presuntiva, in50.967 milioni di euro.

In base al Rendiconto 2011, i residui passivi iniziali delle spese finali (quelli cioè provenienti dall’esercizio 2010 e precedenti) sono stati accertati in 108.203 milioni (risultando, pertanto,ben superiori al dato sopra detto, inizialmente stimato in via presuntiva nel bilancio di previsione, di oltre57.506 milioni).

Alla fine dell’esercizio 2011 (31 dicembre 2011), a seguito dei risultati di gestione, i residui passivi per le spese finali sono risultati pari a 92.964 milioni (al netto di 185 milioni relativi al rimborso prestiti), di cui:

§       43.099 milioni, che residuano dalla gestione 2011 dei residui passivi provenienti dagli esercizi 2010 e successivi (residui pregressi);

§       49.865 milioni, che derivano dalla gestione di competenza 2011 (residui di nuova formazione).

 

Nel complesso, la consistenza dei residui passivi delle spese finali alla fine dell’esercizio finanziario 2011 presenta un decremento di 15.239 milioni rispetto all’analoga consistenza accertata alla fine del 2010 (108.203 milioni).

La Relazione illustrativa evidenzia come la riduzione della consistenza complessiva dei residui nel 2011 sia imputabile sia a quelli di parte corrente, che si riducono di 8.036 milioni rispetto all’esercizio precedente, sia a quelli in conto capitale, che registrano un decremento di 7.202 milioni.

(milioni di euro)

Residui passivi

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

Spese finali

115.804

112.070

88.608

89.336

95.926

108.203

92.964

Spese correnti

42.049

39.786

38.035

42.894

50.059

65.621

57.585

Spese in c/capitale

73.755

72.284

50.573

46.442

45.867

42.582

35.380

La tabella evidenzia che l’andamento dei residui passivi manifesta una importante flessione nell’anno 2007, che interessa in particolare i residui in conto capitale, in conseguenza della riduzione dei termini per la perenzione amministrativa per le spese in conto capitale (da sette a tre anni), ai sensi dell’articolo 3, comma 36, della legge finanziaria per il 2008[20]. Negli anni successivi, la consistenza dei residui passivi torna ad evidenziare un trend in continuo aumento.

Nel 2011, i residui passivi evidenziano nuovamente una flessione, che interessa sia i residui per le spese di parte corrente sia quelli per le spese in conto capitale.

 

Il grafico che segue mostra l’andamento della consistenza dei residui passivi per tipologia di spesa.

 

 

Consistenza dei residui passivi per tipologia di spesa

(in mln di euro)

 

 

Come evidenziato nell’analisi del Rendiconto 2011[21], la minore consistenza dei residui passivi finali (al netto di quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 185 milioni) a fine anno 2011 è correlata soprattutto alla minore costituzione di quelli di nuova formazione, derivanti dalla gestione della competenza nel 2011, che ammontano complessivamente a 49.865 milioni (il 54% circa della consistenza complessiva dei residui finali).

A differenza dell’andamento registrato negli scorsi anni, i residui passivi finali di nuova formazione risultano nel 2011 di consistenza inferiore rispetto all’esercizio precedente(-16.821 milioni, circa il 25% in meno rispetto al 2010, in cui i residui di nuova formazione erano stati pari a 66.686 milioni).

La Relazioni illustrativa al disegno di legge di Rendiconto evidenzia che la riduzione dei residui di nuova formazione, che riguarda sia i residui di parte corrente sia quelli in conto capitale, va riferita principalmente ad un aumento dei pagamenti in conto competenza. Infatti, in rapporto al volume complessivo degli impegni, i residui di nuova formazione rappresentano il 7,1%, valore inferiore a quello dell’esercizio 2010 (9,3%).

 

 

Residui passivi di nuova formazione

(milioni di euro)

 

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

Spese finali

49.990

46.399

55.436

56.045

63.946

66.686

49.865

Spese correnti

29.578

27.410

26.228

31.992

36.897

44.540

31.769

Spese in c/capitale

20.412

18.989

29.207

24.052

27.049

22.146

18.069

 

 

Come rilevato nella Relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento 2012 (dalla quale sono estratti i dati relativi agli ultimi tre esercizi finanziari), tale riduzione concerne sia i residui di parte corrente sia quelli di conto capitale per un importo pari, rispettivamente, a 12.771 milioni e 4.077 milioni.

A determinare la consistenza a fine 2011 dei residui di nuova formazione di parte corrente hanno concorso, soprattutto, gli aggregati relativi al complesso dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche per 23.478 milioni, ai redditi da lavoro dipendente (1.893 milioni) ed ai consumi intermedi (2.268 milioni).

Quanto ai trasferimenti alle amministrazioni pubbliche, va rilevato che i residui di nuova formazione hanno interessato in particolar modo le somme da destinare:

§       alle regioni (13.050 milioni), con riferimento essenzialmente al Fondo per il federalismo fiscale (6.409 milioni), al Fondo sanitario nazionale (3.748 milioni) e al Fondo ordinamento regioni a statuto speciale (2.696 milioni);

§       agli enti locali (798 milioni), derivanti dal trasporto pubblico locale (261 milioni), dal fondo ordinario per il finanziamento dei bilanci degli enti locali (194 milioni) e dai contributi ai comuni per uffici giudiziari (110 milioni);

§       agli enti di previdenza (8.546 milioni), relativi all’INPS in conseguenza delle difficoltà di determinazione del fabbisogno.

 

Per quanto concerne i nuovi residui di conto capitale (18.069 milioni) si rileva che essi riguardano, soprattutto, i trasferimenti in conto capitale, il cui ammontare, pari a 7.793 milioni, è costituito, principalmente, dal Fondo per le aree sottoutilizzate (5.556 milioni), dal Fondo per le opere strategiche (1.313 milioni) e dalla Protezione civile (700 milioni circa); il complesso dei contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche per 4.316 milioni e i contributi agli investimenti ad imprese per 2.298 milioni (determinati, in particolare, dalle Ferrovie dello Stato Spa per 815 milioni).

 

Per quanto concerne la consistenza dei residui pregressi delle spese finali provenienti dagli esercizi precedenti, essi risultano pari, a fine dicembre 2011, a 43.099 milioni di euro, e si riferiscono prevalentemente ai due esercizi precedenti al 2011.

La Relazione al disegno di legge di Rendiconto 2011 evidenzia un rallentamento del processo di smaltimento dei residui pregressi.

Nel 2011, infatti, permangono nel conto dei residui 43.099 milioni di residui provenienti dagli esercizi precedenti, contro i 41.517 milioni del 2010 (circa il 3,7% in più).

 

Con riferimento alla spesa complessiva - analizzata più approfonditamente nella precedente sezione del dossier relativa al Rendiconto dello Stato - l’ammontare dei residui passivi (ivi compresi quelli relativi al rimborsi prestiti) risultanti in sede di chiusura del Rendiconto dell’esercizio 2011, è pari a 93.149 milioni di euro e risulta superiore a quello inizialmente stimato, in via presuntiva, nel bilancio di previsione 2011, in 51.054 milioni di euro.

Per l’esercizio 2012, in via presuntiva, il bilancio di previsione per il 2012 (A.S. 2969) stimava un ammontare di residui pari a 86.623 milioni di euro.

 

 

Nella tabella che segue è riportata la consistenza dei residui passivi delle spese complessive relativi all’esercizio finanziario 2011, comprensivi dei residui relativi alle spese del Titolo III, presunti ed accertati in sede di rendiconto, nonché dei residui passivi presunti per il 2012, ripartiti per Ministeri.

(milioni di euro)

Ministero

2011

2012

Residui presunti 1° gennaio 2011

Residui accertati 1° gennaio 2011

Residui accertati
31 dicembre 2011

Residui presunti
 1° gennaio 2012

Economia e finanze

19.512

54.138

44.728

45.319

Sviluppo economico

4.489

6.184

9.380

8.453

Lavoro, salute e politiche sociali

8.185

20.563

19.026

14.798

Giustizia

958

934

990

573

Affari esteri

423

603

334

46

Istruzione, università e ricerca

3.448

4.815

3.056

2.842

Interno

1.797

2.526

1.872

1.522

Ambiente, tutela territorio e mare

918

1.304

900

873

Infrastrutture e trasporti

6.873

9.935

7.157

6.996

Difesa

4.114

5.776

4.866

4.445

Politiche agricole

200

1.034

504

646

Beni e attività culturali

137

391

317

110

Totale

51.054

108.203

93.149

86.623

 

 

Per un’analisi dettagliata della gestione dei residui attivi e passivi, risultanti alla fine dell’esercizio 2011, si rinvia alla Parte I del presente dossier


Appendice


Tavola I – Andamento delle principali imposte e loro incidenza percentuale sulle entrate tributarie

     (competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

Entrate tributarie

RENDICONTO 2009

RENDICONTO 2010

RENDICONTO 2011

BILANCIO 2012

ASSESTATO 2012

 

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Entrate tributarie di cui:

441.152

439.017

 

443.440

441.614

 

452.261

452.731

 

484.153

 

484.735

 

Entrate ricorrenti:

433.488

426.752

97,2

440.649

436.582

98,9

449.180

444.816

98,3

483.023

99,8

481.853

99,4

1 - Redditi

170.380

165.034

37,6

182.587

173.514

39,3

179.346

174.828

38,6

191.973

39,7

188.578

38,9

2 - Reddito delle società

49.595

44.439

10,1

44.320

45.630

10,3

43.808

45.532

10,1

47.572

9,8

43.898

9,1

3 - Imposte sostitutive

13.654

14.493

3,3

12.965

8.797

2,0

12.236

9.242

2,0

12.858

2,7

10.728

2,2

4 - Altre imposte dirette

3.622

3.378

0,8

3.515

3.351

0,8

3.423

3.310

0,7

7.986

1,6

12.297

2,5

5 - Iva

125.389

124.978

28,5

121.907

131.024

29,7

134.188

135.549

29,9

142.163

29,4

141.021

29,1

6 - Registro, bollo e sostitutive

10.966

11.191

2,5

11.713

11.320

2,6

12.102

11.118

2,5

12.626

2,6

14.249

2,9

7 - Accisa e imposta erariale sugli oli minerali

19.718

20.769

4,7

21.765

20.889

4,7

21.596

22.123

4,9

22.583

4,7

25.977

5,4

8 - Accisa e imposta erariale su altri prodotti

5.887

7.375

1,7

7.166

7.049

1,6

7.116

7.724

1,7

8.533

1,8

8.903

1,8

9 - Imposte sui generi di monopolio

10.506

11.008

2,5

10.593

11.541

2,6

10.883

10.941

2,4

10.883

2,2

10.949

2,3

10 - Lotto

6.644

5.664

1,3

5.339

5.231

1,2

6.000

6.810

1,5

6.000

1,2

6.000

1,2

11 - Imposte gravanti sui giochi

3.018

3.325

0,8

3.759

3.949

0,9

3.957

4.104

0,9

4.068

0,8

4.068

0,8

12 - Lotterie ed altri giochi

2.837

3.228

0,7

3.089

2.831

0,6

2.861

2.373

0,5

3.192

0,7

3.277

0,7

13 -Altre imposte indirette

11.271

11.871

2,7

11.729

11.449

2,6

11.664

11.161

2,5

12.586

2,6

11.908

2,5

Entrate non ricorrenti:

7.664

12.264

2,8

2.991

5.031

1,1

3.081

7.915

1,7

1.130

0,2

2.882

0,6

1 - Imposte sostitutive

3.544

7.554

1,7

1.660

3.559

0,8

1.068

5.606

1,2

420

0,1

1.891

0,4

2 - Altre imposte dirette

3.716

3.816

0,9

617

634

0,1

4

4

0,0

-

0,0

274

0,1

3 - Condoni dirette

42

367

0,1

261

305

0,1

233

502

0,1

229

0,0

249

0,1

4 - Altre imposte indirette

360

478

0,1

449

492

0,1

1.776

1.773

0,4

481

0,1

468

0,1

5 - Condoni indiretti

2

48

0,0

4

39

0,0

-

31

0,0

-

0,0

-

0,0


Tavola II – Evoluzione della spesa finale dei singoli stati di previsione ed incidenza percentuale sul bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

 

STATO DI PREVISIONE

RENDICONTO 2009

RENDICONTO 2010

RENDICONTO 2011

BILANCIO 2012

ASSESTATO 2012

 

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

ECONOMIA E FINANZE

328.517

313.560

58,0

316.687

302.968

57,5

314.987

298.079

57,2

310.402

57,5

315.809

58,2

SVILUPPO ECONOMICO

7.188

7.138

1,3

7.111

6.946

1,3

11.972

11.924

2,3

7.161

1,3

7.911

1,5

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

83.040 (*)

82.902 (*)

15,3

85.145

84.374

16,0

82.751

82.386

15,8

100.272

18,6

98.888

18,2

GIUSTIZIA

8.762

8.276

1,5

7.717

7.555

1,4

8.474

8.460

1,6

7.373

1,4

7.576

1,4

AFFARI ESTERI

2.284

2.114

0,4

2.268

2.152

0,4

2.061

1.956

0,4

1.684

0,3

1.732

0,3

ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA

58.310

57.114

10,6

56.399

55.326

10,5

54.130

53.565

10,3

52.138

9,7

52.910

9,7

INTERNO

31.391

30.961

5,7

30.415

30.157

5,7

28.772

28.544

5,5

28.568

5,3

24.455

4,5

AMBIENTE, TUTELA TERRITORIO E MARE

1.467

1.433

0,3

1.013

983

0,2

876

853

0,2

425

0,1

545

0,1

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

10.377

10.128

1,9

9.014

8.895

1,7

7.528

7.376

1,4

7.855

1,5

7.859

1,4

DIFESA

23.216

23.202

4,3

22.547

22.462

4,3

22.964

22.948

4,4

19.962

3,7

20.845

3,8

POLITICHE AGRICOLE

1.806

1.764

0,3

1.764

1.701

0,3

1.491

1.427

0,3

1.110

0,2

1.244

0,2

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

1.929

1.899

0,4

1.786

1.746

0,3

1.799

1.805

0,3

1.678

0,3

1.692

0,3

SALUTE

(*)

(*)

 

2.497

1.679

0,3

1.499

1.499

0,3

1.231

0,2

1.258

0,2

TOTALE SPESE FINALI

558.287

540.491

100

544.363

526.944

100

539.304

520.822

100

539.859

100

542.716

100

(*) Si ricorda che nell’esercizio finanziario 2009 le spese relative alla salute erano ricomprese nel Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

 


Tavola III – Evoluzione della spesa finale per categorie ed incidenza percentuale sul bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

CATEGORIE

RENDICONTO 2009

RENDICONTO 2010

RENDICONTO 2011

BILANCIO 2012

ASSESTATO 2012

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Redditi da lavoro dipendente

92.403

89.664

16,6

92.314

88.855

16,4

91.088

88.859

17,1

86.931

16,1

87.881

16,2

Consumi intermedi

13.679

13.107

2,4

10.337

9.800

1,8

11.587

10.969

2,1

7.812

1,4

8.915

1,6

Imposte pagate sulla produzione

4.975

4.765

0,9

4.893

4.715

0,9

4.852

4.776

0,9

4.626

0,9

4.720

0,9

Trasferimenti correnti alle P.A..

218.301

216.568

40,1

225.196

222.661

41,2

224.068

220.795

42,4

229.888

42,6

232.293

42,8

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

6.899

9.770

1,8

4.771

4.562

0,8

4.082

3.949

0,8

3.768

0,7

3.892

0,7

Trasferimenti correnti a imprese

4.534

4.423

0,8

4.906

4.705

0,9

4.874

4.580

0,9

3.973

0,7

5.659

1,0

Trasferimenti all'estero

1.686

1.573

0,3

1.693

1.667

0,3

1.742

1.696

0,3

1.439

0,3

1.512

0,3

Risorse proprie cee

17.000

15.829

2,9

17.200

15.429

2,9

17.700

16.789

3,2

18.200

3,4

18.200

3,4

Interessi passivi e redditi da capitale

79.040

73.239

13,6

75.332

69.523

12,9

79.586

73.748

14,2

88.827

16,5

86.786

16,0

Poste correttive e compensative

53.991

52.863

9,8

51.763

51.104

9,5

48.282

45.157

8,7

49.333

9,1

46.512

8,6

Ammortamenti

1.054

350

0,1

900

186

0,0

910

186

0,0

1.074

0,2

1074

0,2

Altre uscite correnti

4.016

2.429

0,4

2.510

1.455

0,3

1.719

815

0,2

7.599

1,4

6.475

1,2

Totale spese correnti

497.582

481.578

89,1

491.815

474.662

87,8

490.490

472.320

90,7

503.470

93,3

503.919

92,9

Invest. fissi lordi e acquisti terreni

7.007

6.986

1,3

7.336

7.326

1,4

5.696

5.694

1,1

3.700

0,7

3.995

0,7

Contributi agli investimenti ad A.P.

22.490

22186

4,1

20.495

20.456

3,8

16.294

16.217

3,1

13.972

2,6

15.603

2,9

Contributi investimenti ad imprese

14.042

14.007

2,6

11.636

11.629

2,2

8.277

8.062

1,5

8.266

1,5

8.994

1,7

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

101

101

0,0

52

52

0,0

53.950

53.727

10,3

80

0,0

96

0,0

Contributi agli investimenti a estero

854

853

0,2

770

770

0,1

869

869

0,2

661

0,1

748

0,1

Altri trasferimenti in conto capitale

11.629

10.197

1,9

6.812

6.718

1,2

12.233

12.217

2,3

9.511

1,8

7.973

1,5

Acquisizioni di attività finanziarie

4.583

4.583

0,8

5.447

5.331

1,0

5.390

5.390

1,0

199

0,0

1.388

0,3

Totale spese conto capitale

60.706

58.913

10,9

52.548

52.282

9,7

48.813

48.502

9,3

36.389

6,7

38.797

7,1

Totale spese finali

558.288

540.492

100

544.363

526.944

97,5

539.303

520.822

100

539.859

100

542.716

100


Tavola IV – Andamento delle Missioni ed incidenza percentuale sulle spese complessive del bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro – dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili)

CATEGORIE

RENDICONTO 2009

RENDICONTO 2010

RENDICONTO 2011

BILANCIO 2012

ASSESTATO 2012

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

1 - Organi costituzionali

3.301

3.271

0,5

3.436

3.432

0,5

3.012

3.012

0,4

2.895

0,4

2.895

0,4

2 - Amministrazione generale territorio

580

573

0,1

498

467

0,1

697

686

0,1

497

0,1

506

0,1

3 - Relazioni autonomie territoriali

113.624

112.359

15,7

117.822

117.008

16,4

114.717

111.946

15,8

111.962

14,4

115.393

14,6

4 - L'Italia in Europa e nel mondo

27.129

25.809

3,6

25.641

23.760

3,3

26.213

25.188

3,6

26.251

3,4

26.403

3,3

5 - Difesa e sicurezza del territorio

22.850

22.837

3,2

22.254

22.152

3,1

22.671

22.656

3,2

19.713

2,5

21.189

2,7

6 - Giustizia

8.613

8.133

1,1

7.572

7.410

1,0

8.332

8.317

1,2

7.316

0,9

7.514

1,0

7 - Ordine pubblico e sicurezza

12.159

11.775

1,6

11.187

10.859

1,5

11.738

11.498

1,6

10.361

1,3

10.594

1,3

8 - Soccorso civile

5.367

5.318

0,7

4.962

4.897

0,7

5.434

5.428

0,8

3.658

0,5

3.924

0,5

9 - Agricoltura e pesca

1.328

1.296

0,2

1.259

1.261

0,2

981

974

0,1

663

0,1

813

0,1

10 - Energia e fonti energetiche

58

57

0,0

11

10

0,0

10

9

0,0

8

0,0

116

0,0

11 - Competitività e sviluppo imprese

6.670

6.561

0,9

6.848

6.712

0,9

4.672

4.420

0,6

3.678

0,5

4.453

0,6

12 - Regolazione dei mercati

90

90

0,0

71

67

0,0

46

45

0,0

28

0,0

55

0,0

13 – Diritto alla mobilità

12.102

11.892

1,7

8.437

8.343

1,2

8.913

8.743

1,2

7.220

0,9

7.249

0,9

14 - Infrastrutture pubbliche e logistica

4.250

4.232

0,6

5.926

5.931

0,8

3.576

3.552

0,5

3.887

0,5

3.949

0,5

15 - Comunicazioni

1.247

1.233

0,2

1.342

1.341

0,2

1.489

1.483

0,2

832

0,1

907

0,1

16 - Commercio internazionale

197

192

0,0

312

311

0,0

173

171

0,0

188

0,0

193

0,0

17 - Ricerca ed innovazione

4.453

4.273

0,6

3.977

3.837

0,5

3.481

3.516

0,5

2.957

0,4

2.961

0,4

18 - Sviluppo sostenibile

1.661

1.626

0,2

1.204

1.162

0,2

1.057

1.020

0,1

569

0,1

680

0,1

19 - Casa e assetto urbanistico

2.290

2.280

0,3

1.041

1.018

0,1

500

496

0,1

455

0,1

465

0,1

20 - Tutela della salute

1.286

1.284

0,2

1.021

1.011

0,1

929

931

0,1

727

0,1

753

0,1

21 - Tutela beni culturali

1.658

1.647

0,2

1.483

1.476

0,2

1.643

1.606

0,2

1.474

0,2

1.491

0,2

22 - Istruzione scolastica

46.255

45.177

6,3

45.024

44.023

6,2

42.890

42.771

6,1

40.980

5,3

41.942

5,3

23 - Istruzione universitaria

8.898

8.886

1,2

8.392

8.415

1,2

8.010

7.948

1,1

8.195

1,1

8.201

1,0

24 - Diritti sociali e solidarietà sociale

26.420

26.072

3,6

26.182

25.640

3,6

31.118

30.914

4,4

30.918

4,0

30.923

3,9

25 - Politiche previdenziali

74.709

74.661

10,4

78.046

77.274

10,8

72.283

71.870

10,2

81.860

10,5

80.294

10,2

26 - Politiche per il lavoro

3.273

3.211

0,4

5.264

5.200

0,7

6.001

5.945

0,8

5.407

0,7

5.618

0,7

27 - Immigrazione

1.622

1.608

0,2

1.767

1.757

0,2

1.652

1.651

0,2

1.436

0,2

1.519

0,2

28 - Sviluppo e riequilibrio territoriale

2.277

2.235

0,3

2.493

2.449

0,3

7.631

7.584

1,1

3.837

0,5

3.818

0,5

29 - Politiche finanziarie e di bilancio

73.547

71.485

10,0

66.615

64.945

9,1

63.493

58.899

8,3

59.975

7,7

60.194

7,6

30 - Giovani e sport

800

771

0,1

793

788

0,1

666

662

0,1

622

0,1

622

0,1

31 - Turismo

76

75

0,0

73

73

0,0

31

31

0,0

29

0,0

29

0,0

32 - Servizi generali amministrazioni

3.058

2.862

0,4

2.831

2.707

0,4

1.937

1.862

0,3

1.648

0,2

1.799

0,2

33 - Fondi da ripartire

7.918

3.955

0,6

5.446

1.562

0,2

4.121

2.945

0,4

10.962

1,4

8.714

1,1

34 – Debito pubblico

294.480

248.896

34,7

300.087

258.081

36,1

276.401

259.946

36,8

327.835

42,1

333.915

42,3

TOTALE SPESE COMPLESSIVE

774.248

716.633

100

769.317

715.380

100

736.519

706.957

100

779.043

100

790.091

100


 



[1]     L’articolo 35 della legge di contabilità n. 196/2009 prevede che al rendiconto sia allegata per ciascuna amministrazione una Nota integrativa, articolata per missioni e programmi in coerenza con le indicazioni contenute nella nota integrativa al bilancio di previsione. La nota integrativa è finalizzata ad evidenziare le risultanze della gestione, al fine di valutare l’operato delle Amministrazioni centrali dello Stato e fornire informazioni utili alla definizione del bilancio di previsione dell’esercizio successivo, sia in termini di allocazione delle risorse, sia di valutazione della congruità degli stanziamenti assegnati a ciascun Programma e degli obiettivi ad esso associati.

[2]     Dato dal totale tra somme versate, somme rimaste da versare e somme rimaste da riscuotere.

[3]     Dato dal totale tra somme pagate e somme rimaste da pagare.

[4]     Nell’allegato è specificato, per ciascun decreto di prelevamento, la missione ed il programma, nonché l’amministrazione di pertinenza e la specifica finalità a motivo del prelievo.

[5]     La regolazione contabile è lo strumento per ricondurre in bilancio un’operazione gestionale che ha già manifestato il suo impatto sull’economia. Ciò in particolare per quel tipo di regolazioni concernenti i rapporti tra bilancio e tesoreria, qualora, ad esempio si renda necessaria una anticipazione da parte di quest’ultima, cui consegue un debito del bilancio nei confronti della tesoreria medesima che deve essere, per l’appunto, “regolato” successivamente. Ulteriori tipologie di regolazioni sono di natura debitoria ( ad esempio ripiani di disavanzi della ASL, accantonamenti per estinguere debiti pregressi ed altro), ovvero concernono i rimborsi di imposte pregressi. La contabilizzazione – che per ragioni di sintesi qui non si illustra – di tali operazioni nei diversi saldi finanziari (saldo di competenza, fabbisogno ed indebitamento) dipendono dalla tipologia e dalle specifiche caratteristiche delle regolazioni.

[6]     Introdotte dall’articolo 10, comma 8, del D.L. n.98/2011 e dall’articolo 1, comma 33-bis, del D.L. n.138/2011, come più diffusamente illustrato nella parte del dossier relativa alla gestione dei residui.

[7]     Il totale delle spese riportato in tabella non coincide con il totale delle spese finali dell’esercizio 2011, riportato nelle precedenti tabelle, in quanto la missione debito pubblico – qui non considerata ai fini dell’analisi della spesa per missioni – comprende, oltre al programma relativo ai rimborsi del debito statale, anche il programma concernente gli oneri per il servizio del debito, il cui importo rientra nel computo delle spese finali.

[8]     Si ricorda che la disciplina sui termini di perenzione dei residui passivi, contenuta nell’articolo 36 del regio decreto n. 2440 del 1923, è stata di recente modificata dall’articolo 10, comma 8, del D.L. n. 98/2011 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), che ha equiparato i termini di perenzione dei residui passivi relativi alle spese in conto capitale a quelli già previsti dal regio decreto per i residui delle spese di parte corrente, riducendoli da tre a due anni. Si ricorda che il termine di perenzione amministrativa dei residui passivi propri di conto capitale era già stato ridotto da sette a tre anni dall’articolo 3, comma 39, della legge finanziaria 2008 (legge n. 244/2007).

[9]     La perenzione amministrativa è un istituto caratteristico della contabilità pubblica, secondo il quale i residui passivi che non vengono pagati entro un certo tempo a partire dall'esercizio cui si riferiscono vengono eliminati dalle scritture dello Stato. Le somme eliminate possono però riprodursi in bilancio, con riassegnazione ai pertinenti capitoli degli esercizi successivi con prelevamento dall'apposito Fondo speciale per la riassegnazione dei residui perenti delle spese, istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia, qualora il creditore ne richieda il pagamento (purché non sia trascorso il periodo di «prescrizione» giuridica del suo diritto). Quella della perenzione è, dunque, un istituto amministrativo che non arreca alcun danno al creditore in quale, anche se è avvenuta la cancellazione dell'importo dovutogli, può avanzare richiesta di pagamento provocando la reiscrizione in bilancio del suo credito.

[10]    Contenuta nell’articolo 36 del regio decreto n. 2440 del 1923, come, da ultimo, modificato dall’articolo 1, comma 33-bis, del D.L. n. 138/2011, convertito nella legge 14 settembre 2011 n. 148.

[11]    Corte dei Conti, Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2011, “Relazione in udienza del Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo Maurizio Meloni”, pg. 16.

[12]    La Corte evidenzia come la voce “debito pubblico” rilevata nel Conto del patrimonio risulta incrementata di 58 miliardi (da 1.539,4 a 1.652,7 miliardi), pari al 3,6 per cento, e rappresenta il 770,5 per cento delle passività finanziarie del bilancio dello Stato.

[13]    Il cui stock a fine esercizio ammonta, complessivamente di parte corrente e capitale, a circa 94,8 miliardi , vale a dire + 8,6 miliardi rispetto al 2010, circa il 10 per cento.

[14]    Si ricorda che la legge n. 196/2009 ha sostituito, abrogandola, la precedente legge di contabilità (legge n. 468/1978).

[15]    In sintesi con tali deroghe è stato disposto che, limitatamente al quinquennio 2012-2016, possano essere rimodulate le dotazioni finanziarie di ciascuno stato di previsione con riferimento a tutte le spese indicate dall'articolo 21, commi 6 e 7, della legge n. 196/09, comprese dunque anche le spese non rimodulabili quali, ad esempio, quelle relative al pagamento di stipendi, assegni, pensioni e altre spese fisse. La misura della suddetta variazione delle dotazioni finanziarie dei Ministeri deve essere tale da non pregiudicare il conseguimento delle finalità definite dalle relative norme sostanziali. Essa, inoltre, non può comunque essere superiore: al 20 per cento delle risorse finanziarie complessivamente stanziate qualora siano interessate autorizzazioni di spesa di fattore legislativo; al 5 per cento qualora siano interessate le spese non rimodulabili.

[16]    Sia per le entrate che per le spese, l’unità di voto è stata spostata ad un livello superiore rispetto a quello del quello del macroaggregato (unità previsionale di base), che in precedenza costituiva l’unità di voto. Per quanto concerne le entrate, le unità di voto sono ora individuate con riferimento alla tipologia; per le spese le unità di voto fanno riferimento ai programmi, intesi quali aggregati diretti al perseguimento degli obiettivi definiti nell'ambito delle missioni.

[17]    A tale proposito, si evidenzia che l’articolo 3 del disegno di legge di ratifica del Trattato che istituisce il Meccanismo di stabilità (MES) dispone espressamente, al comma 1, che gli importi delle emissioni autorizzate per il versamento delle quote di contribuzione non sono computati nel limite massimo di emissioni e nel livello massimo di ricorso al mercato stabiliti, rispettivamente, dal bilancio dello Stato e dalla legge di stabilità.

[18]    Nelle quali, come specificato da una Nota della Ragioneria Generale dello Stato del 18 luglio 2012, fornita nel corso dell’esame del provvedimento presso la V^ Commissione della Camera, sono allocate nell’ambito dell’acquisizione di attività finanziarie (cat. XXXI della spesa).

[19]    In tal senso anche la Nota RGS del 18 luglio 2012, in precedenza citata, nel recare elementi in ordine alla valutazione delle norme di ratifica del Trattato MES sull’indebitamento e sul fabbisogno, rinvia al Dipartimento del tesoro per ogni chiarimento in ordine agli effetti finanziari sui saldi del bilancio dello Stato in sede di assestamento 2012.

[20]    Si ricorda che a seguito delle modifiche apportate dall’art. 10, comma 8, D.L. 15 luglio 2011, n. 98 al regio decreto n. 2440/1923, già a partire dal 2011 i residui propri in conto capitale sono mantenuti in bilancio soltanto per due anni successivi all’esercizio in cui è stato iscritto il corrispondente stanziamento.

[21]    Si veda la Parte I del presente Dossier, paragrafo 5.