Doc. XVIII, n. 5

XIII COMMISSIONE
(AGRICOLTURA)

DOCUMENTO FINALE, A NORMA DELL'ARTICOLO 127
DEL REGOLAMENTO, SU:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione dell'UE: Proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente (COM(2023)102 final)

Approvato il 20 giugno 2023

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DOCUMENTO FINALE APPROVATO

  La Commissione XIII,

   esaminata la comunicazione della Commissione europea recante il «Piano d'azione dell'UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente», COM(2023)102;

   tenuto conto degli elementi di conoscenza e valutazione emersi nelle audizioni svolte nell'ambito dell'esame della proposta;

   premesso che:

    il Piano d'azione proposto fa parte di un più ampio pacchetto di iniziative volte ad aggiornare le politiche per la pesca ai princìpi e agli orientamenti fissati dal Green Deal per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050;

    in tale prospettiva, il Piano coniuga gli obiettivi della politica comune della pesca con quelli delle politiche ambientali stabiliti dalla proposta di regolamento sul ripristino della natura (COM(2022)304) e dalla Strategia per la biodiversità per il 2030 (COM(2020)380), prefiggendosi la conservazione e la tutela delle aree marine e dei suoi ecosistemi;

    in particolare, nel Piano si prospetta la protezione dei fondali marini attraverso l'eliminazione graduale, entro il 2030, della pesca mobile di fondo effettuata con attrezzi attivi, quali reti a strascico o draghe, nelle aree marine protette esistenti o di futura istituzione e nelle aree di Natura 2000;

    tali misure, se attuate, limiterebbero in modo significativo la possibilità di pesca con reti a strascico che, secondo gli operatori del settore, oggi contribuisce a livello europeo al 25 per cento degli sbarchi ittici, al 38 per cento dei ricavi, e impiega 7.000 imbarcazioni;

    in Italia è impegnato in attività di pesca con tale attrezzatura circa il 20 per cento della flotta peschereccia totale con 2.088 unità di imbarcazioni, che contribuiscono per il 33 per cento al prodotto ittico nazionale e per il 46 per cento al fatturato totale del settore della pesca;

   considerato che:

    in Italia, secondo quanto rappresentato dagli operatori del settore, la pesca di fondo con attrezzi attivi è già sostanzialmente preclusa su gran parte delle aree marine nazionali. Tale tecnica non può infatti essere utilizzata nelle aree: a) di largo con profondità superiore ai 1.000 metri, per circa il 56,5 per cento delle acque di giurisdizione italiana; b) più vicine alla costa e con profondità inferiore ai 50 metri; c) a profondità variabile, in ragione della natura del fondale o in presenza di cavi e installazioni fisse; d) sottoposte a servitù militare (in questo caso si tratta di una limitazione non permanente). Ne risulta che su un totale di 350.263 chilometri quadrati di aree marine italiane, la pesca a strascico sarebbe, di fatto, attualmente interdetta su 223.242 chilometri quadrati;

    le stesse associazioni di operatori fanno presente che il Piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale, istituito ai sensi del regolamento (UE) 2019/2022, già prevede una riduzione dei giorni di pesca annui delle imbarcazioni attrezzate per la pesca a strascico, sottolineando come, negli ultimi 4 anni, tale attività sia stata ridotta del 30 per cento, in termini di giorni in mare, con severe ripercussioni economiche per il settore;

    l'estensione delle zone marine oggetto di tutela, unitamente al divieto di pesca a strascico in tali zone, avrebbe effetti dirompenti per il comparto della pesca europeo ed italiano, già in crisi per i persistenti effetti della riduzione della domanda dovuti alla pandemia di COVID-19 e per l'innalzamento dei costi dei carburanti, e comporterebbero un aumento delle importazioni da Paesi terzi;

   considerato altresì che:

    le misure proposte non sono basate su solidi dati scientifici, in quanto non è Pag. 3dimostrato che interrompere lo strascico consenta di ripristinare i fondali nelle stesse condizioni in cui si trovavano prima dell'utilizzo di questa tecnica, mentre lo strascico, effettuato secondo le regole vigenti e nelle aree già frequentate dai pescherecci non provocherebbe danni maggiori di quelli già arrecati;

    al contrario, le limitazioni proposte dal Piano d'azione potrebbero avere per effetto di intensificare tale attività di pesca su alcune aree o di spostarla su aree dove non veniva praticata, con il risultato di produrre maggiore danno ambientale di quello esistente;

    il Piano individua nella pesca a strascico la maggiore minaccia per le specie marine e la maggiore causa della riduzione degli stock ittici, senza tenere in debita considerazione gli effetti di altri fattori quali l'inquinamento delle acque con sostanze chimiche, nutrienti e contaminanti derivanti dalle pratiche agricole, lo sbocco in mare di falde acquifere contaminate, l'innalzamento delle temperature dei mari dovuto ai cambiamenti climatici, le attività di pesca illegale e non regolamentata;

    il Piano non è accompagnato da valutazioni di impatto sulle conseguenze socio-economiche delle restrizioni proposte, né dalla previsione di misure di sostegno per consentire al settore di affrontare la crisi attuale e le sfide e i costi legati alla prospettiva della decarbonizzazione e della transizione tecnologica richiesta dal Green Deal;

   rilevata la necessità che il presente documento finale sia trasmesso tempestivamente alla Commissione europea, nell'ambito del cosiddetto dialogo politico, nonché al Parlamento europeo e al Consiglio,

  esprime una

VALUTAZIONE NEGATIVA

  sulla proposta della Commissione europea e ritiene necessario:

   1) al fine di contemperare efficacemente la tutela ambientale con politiche a sostegno dell'attività di pesca, procedere ad una profonda revisione del Piano stesso, secondo le seguenti linee di indirizzo: a) eliminare le restrizioni alla pesca a strascico così come proposte e introdurre misure a sostegno della transizione tecnologica, della decarbonizzazione delle imbarcazioni, nonché volte a promuovere il rinnovo della flotta peschereccia con nuove imbarcazioni dotate di attrezzatura dal minore impatto ambientale; b) accompagnare la revisione del Piano ad una valutazione di impatto che tenga adeguatamente conto delle ripercussioni socio-economiche ed occupazionali delle misure prospettate sul settore della pesca; c) introdurre nel Piano, come modificato, misure di contrasto della pesca illegale e non regolamentata, che potrebbe arrecare danni ambientali maggiori delle attività che si vogliono limitare;

   2) procedere nel processo di decarbonizzazione del settore, incentivando l'utilizzo di motori termici con emissioni ridotte e più performanti, evitando, al contempo, di aumentare la tassazione sui combustibili fossili, considerata la mancanza di soluzioni alternative per il settore della pesca, soprattutto per quanto riguarda le imbarcazioni di maggiori dimensioni;

   3) procedere ad un'analisi dei 17.000 chilometri quadrati di aree marine comprese nelle aree «Natura 2000», per verificare se tali zone siano già comprese nelle aree precluse alla pesca a strascico o se le misure proposte vadano a limitare ulteriormente, e in quale misura, le zone accessibili con tale tecnica;

   4) valutare in quale misura la futura estensione delle aree marine oggetto di tutela, prevista dalla Strategia sulla biodiversità per il 2030, possa diminuire le aree disponibili per la pesca a strascico nel senso di diminuirle.