XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 30 gennaio 2024

INDICE

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea del 22 gennaio 2024 e sulle priorità della presidenza italiana del G7 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 9 
Calovini Giangiacomo (FDI)  ... 9 
Tremonti Giulio , Presidente ... 9 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 9 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Marton Bruno  ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Marrocco Patrizia (FI-PPE)  ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Borghi Enrico  ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Fratoianni Nicola (AVS)  ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Della Vedova Benedetto (Misto-+Europa)  ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Alfieri Alessandro  ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 13 
Menia Roberto  ... 14 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 14 
Casini Pier Ferdinando  ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 15 
Menia Roberto  ... 15 
Tremonti Giulio , Presidente ... 15 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 15 
Tremonti Giulio , Presidente ... 15 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 15 
Tremonti Giulio , Presidente ... 19 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 19 
Tremonti Giulio , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 13.45.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea del 22 gennaio 2024 e sulle priorità della presidenza italiana del G7.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea del 22 gennaio 2024 e sulle priorità della presidenza italiana del G7.
  Do il benvenuto al Ministro, ribadendo il sincero apprezzamento, anche a nome dei colleghi deputati e senatori, per la sua disponibilità ad interloquire con il Parlamento.
  La Presidente Craxi intende...

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Solo dargli il benvenuto, ma il tempo è tiranno e quindi io darei subito la parola al Ministro.

  PRESIDENTE. A proposito di tempo, solo per ragioni di servizio: dopo l'intervento, darò la parola a ciascun gruppo per un ciclo di interventi, ciascuno non più di tre minuti, alternando senatori e gruppi. Grazie, Ministro.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie signora presidente e grazie signor presidente.
  Prima di entrare sul tema della nostra audizione vorrei iniziare dando qualche informazione sulla vicenda di Ilaria Salis.
  Proprio a margine del Consiglio, io ho sollevato il caso con il Ministro degli esteri ungherese, al quale ho consegnato un dossier con i contenuti del problema. Gli ho sottolineato che il Governo italiano esige il rispetto dei diritti e delle garanzie previste dalle norme europee, in sintonia con la nostra civiltà giuridica. Sulla dignità di Ilaria Salis, come di ogni persona detenuta, non possiamo transigere.
  Come sapete, su mia istruzione – ne avevo parlato ieri con il Presidente del Consiglio – è stato convocato oggi alla Farnesina l'Incaricato d'affari ungherese (l'Ambasciatore è in patria). A lui abbiamo ribadito un forte messaggio di condanna per il trattamento degradante e umiliante riservato alla Salis: catene, lucchetti e tenuta anti-sommossa dei vigilanti appaiono inammissibili e sproporzionati rispetto alle esigenze procedurali e non in linea con la direttiva comunitaria sul trattamento dei detenuti in attesa di giudizio.
  Abbiamo anche richiamato l'esigenza di un pieno accesso alle prove, inclusi i video su cui si basa l'accusa, e l'auspicio di un equo e rapido processo.
  Il nostro Ambasciatore sta effettuando, proprio in questi minuti, un passo, incontrando il Ministro della giustizia ungherese. Stamattina l'Ambasciatore ha avuto un colloquio cordiale e costruttivo con i genitori della nostra connazionale ed i suoi avvocati. Domani i genitori potranno visitare Ilaria in carcere e incontreranno di nuovo l'Ambasciatore.
  La nostra Ambasciata in Ungheria si è attivata sin dall'inizio per prestare ogni Pag. 4necessaria assistenza alla connazionale e favorire proprio i contatti con i suoi familiari. I funzionari dell'Ambasciata hanno svolto regolari visite consolari. Da ultimo, l'Ambasciatore ha fatto visita alla connazionale mercoledì scorso.
  Noi auspichiamo la revisione del regime di custodia cautelare e la concessione di misure alternative alla detenzione, che deve essere richiesta dai legali, condizione necessaria per invocare l'attivazione della decisione quadro europea e richiedere che tali misure siano applicate in Italia. Insomma, prima deve essere messa agli arresti domiciliari in Ungheria e poi può ottenere – sempre che venga concessa – la possibilità di essere agli arresti domiciliari in Italia. Se si è in carcere, non si può andare in carcere in Italia e non si può neanche andare dal carcere agli arresti domiciliari.
  Il Ministro della giustizia sta seguendo il caso con la massima attenzione, attenzione che il Governo assicura a tutti i 2.455 connazionali detenuti all'estero, indipendentemente dal merito delle loro vicende. Fatto a latere, questo, ma di attualità.
  Il Consiglio Affari esteri del 22 gennaio scorso si è concentrato sul conflitto in Medio Oriente e la situazione in Mar Rosso e in Ucraina, temi che sono al centro della nostra azione diplomatica anche nel quadro della presidenza G7.
  Il conflitto in Medio Oriente è stato ovviamente il cuore del dibattito a Bruxelles e dei miei colloqui, poi, in Libano, Israele e Palestina.
  Il livello degli interlocutori e la densità del programma della missione che ho svolto nei giorni successivi al Consiglio Affari esteri sono stati un'ulteriore prova dell'estrema attenzione con cui la regione guarda al ruolo dell'Italia.
  Ho trasmesso a tutti gli interlocutori un messaggio di vicinanza e solidarietà per le tragiche circostanze del conflitto. Ho sottolineato, altresì, l'importanza del raggiungimento di un cessate-il-fuoco e di un'adeguata protezione dei civili, nonché di un immediato rilascio degli ostaggi. Ho ribadito che, nella nostra prospettiva, l'unica via d'uscita dalla crisi non è di natura militare, ma politica, con passi graduali verso la pace nella prospettiva di «due popoli, due Stati», con un'Autorità palestinese rafforzata e responsabilizzata e un vero Stato palestinese che possa vivere in pace con Israele, rispettandone le esigenze di sicurezza. Ho dichiarato la nostra determinazione a sostenere questa prospettiva anche nel quadro della nostra presidenza G7.
  Al Consiglio Affari esteri abbiamo avuto discussioni separate con gli attori regionali invitati: una con il Ministro degli esteri di Israele, un'altra con il Segretario Generale della Lega Araba e i Ministri degli esteri di Arabia Saudita, Egitto e Giordania, e un'altra ancora con il Ministro degli esteri palestinese.
  L'Italia ha contribuito alla proposta, alla messa a punto e all'approvazione di un regime sanzionatorio orizzontale nei confronti di Hamas e dei suoi sostenitori. È un ulteriore passo per colpire il gruppo terroristico e le sue fonti di finanziamento. Il Consiglio continuerà a lavorare sulla possibile prospettiva di sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania, nell'ambito del regime globale di sanzioni sui diritti umani nell'Unione europea, ma prima dobbiamo attuare con determinazione le sanzioni contro Hamas.
  Nella discussione ci siamo concentrati, prima di tutto, sugli aspetti umanitari a Gaza, ma anche sulla stabilizzazione della Striscia per spezzare la via di violenza. Il prezzo che la popolazione di Gaza sta pagando è infatti troppo alto: dobbiamo proteggere i civili.
  Al ministro Katz ho ribadito la forte aspettativa che Israele assicuri maggiore protezione alla popolazione civile a Gaza e ho espresso preoccupazioni per i rischi di escalation regionale, sottolineando come la situazione sia sempre più preoccupante in Cisgiordania e al confine con il Libano.
  È preoccupante anche la condizione degli ostaggi israeliani, trattenuti da quasi quattro mesi e di cui continuiamo a chiedere il rilascio immediato e senza condizioni; richiesta che il nostro Governo ha fatto a gran voce fin dal vile attacco del 7 ottobre.Pag. 5
  Con i familiari degli ostaggi ho avuto a Gerusalemme un terzo toccante incontro; a testimonianza della speciale considerazione dell'Italia contro l'antisemitismo, ho avuto l'onore di intervenire, come unico ospite internazionale, alla commemorazione della Shoah allo Yad Vashem. Ho ricordato come l'antisemitismo non abbia oggi diritto di cittadinanza nelle nostre società e debba essere estirpato con un impegno quotidiano, istituzionale e sociale.
  Nei vari colloqui da me avuti a Gerusalemme con autorità israeliane – dal Capo dello Stato Herzog al Presidente della Knesset Ohana – è emersa la chiara volontà di neutralizzare la capacità politica e militare di Hamas. Gli interlocutori apprezzano quanto fatto dall'Italia in ambito europeo per il contrasto alla rete di sostegno finanziario e propagandistico dell'organizzazione terroristica.
  Le terribili immagini che ho visto dell'attacco di Hamas richiamano l'aberrante malvagità dell'Olocausto. Ma Hamas non è il popolo palestinese. Il popolo palestinese non può espiare gli orrori perpetrati da un gruppo terroristico.
  L'Italia è in prima linea nell'assistenza umanitaria e nel colloquio con il Premier israeliano Netanyahu ho ottenuto l'assenso per l'uscita da Gaza di un centinaio di bambini palestinesi feriti, da curare negli ospedali pediatrici italiani.
  Ieri sera ho accolto a Ciampino il primo gruppo di minori, accompagnati dai loro familiari. L'operazione, coordinata dall'Unità di crisi, è resa possibile dal gioco di squadra con la Presidenza del Consiglio, i Ministeri della difesa, dell'interno, della salute e l'Ambasciata d'Italia al Cairo. Proseguirà nei prossimi giorni per completare il trasferimento dei cento bambini previsti negli ospedali Bambin Gesù di Roma, Gaslini di Genova, Meyer di Firenze, Rizzoli di Bologna e altri ospedali in altre regioni d'Italia, compresa la Lombardia.
  Sulla nave Vulcano della Marina militare ormeggiata ad Al Arish da settimane vengono curati i civili palestinesi trasferiti in Egitto da Gaza, ed è probabile che un altro gruppo di bambini rientri con la nave Vulcano quando terminerà la missione in Egitto.
  Il sostegno dell'Italia nelle cure alla popolazione civile palestinese prosegue anche negli Emirati Arabi Uniti, dove è previsto domani l'arrivo di tre medici del Gaslini, che si avvicenderanno ogni due settimane e garantiranno fino a sei mesi di presenza; avranno il compito di assistere i medici emiratini nella somministrazione di cure a feriti e malati oncologici palestinesi. Occorre anche incrementare il flusso di aiuti nella Striscia e garantire un ingresso più rapido dei camion, almeno cinquecento al giorno.
  Il sostegno dei Paesi arabi per arrivare ad un cessate-il-fuoco è, naturalmente, fondamentale. L'accordo, in fase di negoziato, coinvolge soprattutto Egitto e Qatar, serve che qualcuno parli coi terroristi e loro lo stanno facendo. Oltre a facilitare gli aiuti, l'accordo dovrebbe consentire il rilascio di oltre cento ostaggi tuttora prigionieri di Hamas, con precedenza, in una prima fase, a donne, feriti ed anziani e, in una seconda fase, a uomini e soldati. La portata di un'intesa di questo tipo va al di là della pur fondamentale dimensione umanitaria, produrrebbe benefici politici tangibili su scala sia locale che regionale.
  Al Ministro degli esteri AlMalki, da me rivisto in Palestina, abbiamo rinnovato il sostegno dell'Unione europea all'Autorità palestinese, sia dal punto di vista finanziario che del rafforzamento e del rinnovamento istituzionale. Quando l'ho incontrato a Ramallah, il Presidente Abbas ha fermamente condannato le azioni e le posizioni di Hamas, fondate sulla violenza e il rifiuto del dialogo. Lo ritengo un punto importante. Da lui ho ricevuto anche un sincero apprezzamento per il sostegno del Governo alla prospettiva dei due Stati e al percorso di riforme che l'Autorità palestinese deve intraprendere. Un sentito ringraziamento egli mi ha espresso per il profilato impegno umanitario che l'Italia ha voluto attivare, fin dal primo momento, per la cura dei minori palestinesi feriti nel conflitto. Il Presidente Abbas ha sottolineato l'auspicio che l'Italia possa restare al fianco del popolo palestinese soprattutto Pag. 6per la ricostruzione di Gaza, che il Governo italiano affronterà da protagonista, come per l'Ucraina.
  A Bruxelles abbiamo discusso della «Gaza del dopoguerra» e dell'impegno dell'Europa per rilanciare il processo politico verso la soluzione «due popoli, due Stati», un orizzonte concreto che possa portare alla fine delle violenze.
  I principali passaggi ipotizzati sono: avvio di un dialogo tra le parti; conferenza preparatoria per la pace in raccordo con attori chiave (Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Lega Araba); elaborazione di un piano per la pace; presentazione del piano alle parti in conflitto.
  Su questo percorso è emersa una condivisione di principio, nella consapevolezza, però, che si tratta di una pista di lavoro molto ambiziosa che richiederà un lungo lavoro preparatorio.
  Nel frattempo, è importante proseguire l'intenso sforzo diplomatico, a partire dalla dimensione umanitaria, per allentare le tensioni in tutto il Medio Oriente.
  La tregua a Gaza sarebbe un primo importante contributo per abbassare la temperatura, che negli ultimi giorni ha raggiunto preoccupanti livelli di guardia. Le violenze si stanno diffondendo e colpiscono l'area del Mar Rosso e diversi Paesi.
  Intanto desidero esprimere la solidarietà del Governo per i tre soldati americani che hanno perso la vita in un raid lanciato su una base al confine tra Siria e Giordania, attacchi che hanno colpito anche Pakistan e Iraq, in particolare la regione del Kurdistan iracheno. Abbiamo esortato, quindi, gli attori della regione a dare prova di moderazione e ad adoperarsi per una distensione.
  Un fronte delicato è quello del Libano, non a caso ho voluto iniziare la mia ultima missione proprio da Beirut. Nei miei incontri con il Primo Ministro Mikati, con il Ministro della difesa Sleem e con il Capo delle forze armate Aoun è emersa la comune preoccupazione per la prospettiva di una estensione regionale del conflitto e il sostegno alle iniziative di mediazione in atto, a partire da quella che l'inviato americano Hochstein sta conducendo per la stabilizzazione della frontiera tra Israele e Libano. Ho riportato in Israele le stesse preoccupazioni per l'escalation e ribadito il nostro sostegno agli sforzi di mediazione.
  Gli interlocutori israeliani mi sono sembrati pienamente consapevoli dei rischi di un allargamento del conflitto e si sono detti disponibili a lavorare per scongiurarlo, sostenendo la mediazione americana. Derive incontrollate assesterebbero alla regione, e in particolare al Libano, un colpo da cui sarebbe difficile riprendersi.
  In questo contesto – ne ho avuto la riprova a Beirut – il contributo dell'Italia a tutela della stabilità del Paese è fondamentale; cruciale è la nostra collaborazione con le forze armate libanesi attraverso la missione bilaterale di addestramento e quella delle Nazioni Unite UNIFIL.
  Siamo anche preoccupati per i cristiani in Medio Oriente; gli attacchi non risparmiano nemmeno le chiese cattoliche, da Gaza a Istanbul. Ho incontrato a Gerusalemme il cardinale Pizzaballa e padre Patton, custode di Terrasanta. Le autorità religiose hanno usato parole di grande apprezzamento per il sostegno dell'Italia alla minoranza cristiana. Ho confermato loro il nostro impegno a continuare ad assicurare la necessaria assistenza.
  A proposito di escalation, gli attacchi degli Houthi in Mar Rosso rappresentano una delle principali preoccupazioni sul piano politico e anche economico. Anche questo tema è stato quindi affrontato sia al Consiglio Affari esteri sia nel corso della mia successiva missione in Medio Oriente.
  Su forte spinta italiana, francese e tedesca abbiamo concordato a Bruxelles di istituire quanto prima un'operazione di sicurezza marittima dell'Unione europea nell'area. Una missione – ci tengo a sottolineare – con compiti difensivi, a tutela della sicurezza della navigazione e della libertà dei commerci, che inglobi anche ed estenda l'attuale operazione EMASoH/Agenor, già attiva nello Stretto di Hormuz.
  Ricordo che il 40 per cento delle esportazioni italiane passano lungo quella rotta: ho quindi chiesto con forza che la nuova missione sia decisa con urgenza e abbia dotazioni adeguate in termini di personale Pag. 7ed assetti. La riuscita di questa missione europea è vitale per i nostri commerci e per la stabilità delle nostre economie e potrà costituire un passo importante per il futuro della difesa europea. Ne va della credibilità dell'Europa anche come fornitore globale di sicurezza.
  Il Governo italiano ha politicamente sottoscritto il documento degli americani e dei britannici, insieme a tanti altri Paesi, sul diritto all'autodifesa contro gli Houthi; ha fortemente voluto l'iniziativa dell'Unione europea: ciò non significa prendere le distanze dagli altri, significa piuttosto rafforzare il ruolo europeo.
  A Bruxelles le nostre richieste sono state ben recepite e stiamo lavorando, soprattutto con la Germania, affinché si arrivi presto a una decisione formale e si possa, magari entro il Consiglio del 19 febbraio, poter annunciare il lancio effettivo della missione.
  Sulla dotazione di mezzi e uomini in vista della missione nel Mar Rosso riferirà giovedì alle Commissioni il Ministro della difesa Guido Crosetto.
  Al Consiglio Affari esteri abbiamo ovviamente parlato anche di Ucraina. Il Ministro degli esteri Kuleba, in videoconferenza, ci ha aggiornati sugli ultimi sviluppi sul terreno e sulla necessità di continuare a difendersi. Con i colleghi europei abbiamo convenuto sull'importanza di contrastare le narrative disfattiste sull'andamento della guerra. La Russia non ha ottenuto progressi significativi sul campo e sta subendo molte perdite. Di contro, l'Ucraina sta ottenendo importanti successi militari, in particolare nel Mar Nero, dove la flotta russa è stata costretta a ritirarsi a est della Crimea per sfuggire ai missili ucraini.
  Non è quindi il momento di affievolire in alcun modo il nostro sostegno all'Ucraina, anzi, proprio in questa fase l'Europa è chiamata a prevedere adeguate risorse per poter fornire a Kiev tutto ciò di cui ha bisogno per continuare a difendersi.
  In vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì abbiamo posto le basi per un accordo politico sull'integrazione di 5 miliardi di euro al bilancio pluriennale dello Strumento europeo per la pace, in modo da poter istituire il fondo di assistenza all'Ucraina. Questo strumento potrà assicurare maggiore prevedibilità e stabilità al sostegno dell'Unione europea all'Ucraina nel medio e lungo periodo, coinvolgendo pienamente la nostra industria della difesa, oltre alle forniture militari bilaterali.
  Sono intervenuto per valorizzare l'impegno italiano nel favorire il raggiungimento di un accordo a ventisette sull'Ukraine Facility in vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì, data l'importanza di garantire certezza e prevedibilità nell'assistenza finanziaria a Kiev.
  Ho confermato il nostro sostegno alla formula per la pace in dieci punti del Presidente Zelensky ribadendo al tempo stesso la necessità di includere e mantenere attivi nel processo i partner globali. A Davos c'è stato un dialogo aperto, ma è stata confermata la posizione defilata di molti di loro. Ecco perché ritengo che un eventuale vertice di pace dovrebbe essere preparato e definito con particolare attenzione in termini di contenuti e tempi di realizzazione.
  Ho informato i colleghi a Bruxelles che la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi ed equipaggiamenti militari per il 2024 è attualmente all'esame di questo Parlamento e che abbiamo predisposto un ottavo pacchetto di aiuti.
  Ho infine confermato che l'Italia è pronta a sostenere l'adozione del quadro negoziale per l'adesione dell'Ucraina non appena sarà completata l'attuazione delle priorità individuate dall'Unione. Il sostegno a Kiev e la ricostruzione del Paese sono priorità della nostra presidenza G7. In tal senso l'impegno del Governo proseguirà anche nel 2025, quando organizzeremo proprio in Italia la Conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina, con l'obiettivo di coinvolgere anche il settore privato e gli enti locali. Vorrei al riguardo ricordare come già oggi l'assistenza bilaterale all'Ucraina, al netto di quella militare e del nostro contributo all'assistenza europea, ammonta a più di 2 miliardi di euro.
  L'Italia ha anche ottenuto il patrocinio per la ricostruzione di Odessa e il 31 ottobre 2023 è stata lanciato a Milano il Pag. 8workshop sulla ricostruzione dell'Ucraina, che sarà seguito dal secondo evento a Roma, a maggio di quest'anno.
  Non vi cito tutti i temi all'ordine del giorno del Consiglio, mi limito a sottolineare di aver voluto inserire un punto sui Balcani occidentali: è infatti per noi fondamentale che questa regione resti una priorità dell'agenda dell'Unione europea. Abbiamo informato i colleghi europei dell'iniziativa del 5 febbraio, quando ospiterò a Roma i ministri degli esteri dei sei Paesi balcanici e dei Paesi UE appartenenti al gruppo degli «Amici dei Balcani» (Italia, Austria, Croazia, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia).
  Vogliamo rafforzare il coordinamento con la regione, incoraggiare il percorso delle riforme, essenziale anche per l'attuazione del Piano di crescita predisposto dalla Commissione europea. Il nostro obiettivo è avanzare concretamente, attraverso misure graduali, a cominciare dall'integrazione della regione nel mercato unico europeo, al fine di accelerare la convergenza socio-economica fra i Paesi dei Balcani occidentali e l'Unione. Il 2024 deve essere un anno di progressi concreti verso l'integrazione europea dei Balcani occidentali.
  Avviandomi alla conclusione, voglio aggiungere qualche elemento sulla nostra Presidenza, appena avviata, del G7.
  Tra le priorità ci sono senz'altro le grandi ferite alla stabilità geopolitica, di cui abbiamo appena parlato: il Medio Oriente, il Mar Rosso e l'Ucraina, ma anche l'Africa e il Mediterraneo rivestiranno un ruolo di primo piano.
  L'ampia partecipazione al vertice Italia-Africa di Capi di Stato e di Governo, Ministri e vertici delle Istituzioni europee e di organizzazioni internazionali è la prova evidente del ruolo propulsore che l'Italia sta svolgendo in un'area per noi vitale. È un'iniziativa fortemente voluta dal Presidente del Consiglio, cui ha lavorato collegialmente tutto il Governo. Abbiamo cominciato a discutere di sicurezza, stabilità e crescita, abbiamo avviato anche una riflessione congiunta sulla base di progetti pilota nei settori strategici. Un piano da sviluppare insieme ai Paesi africani, in una logica di partenariato tra pari. Un'iniziativa da inserire in una strategia europea, cioè in un più vasto «Piano Marshall per l'Africa», che ho sempre sostenuto, fin da quando ero Vicepresidente della Commissione europea e poi Presidente del Parlamento europeo.
  Il «Piano Mattei» non è certo un punto di arrivo, ma un momento di confronto, con tutti i vertici del continente africano, per fare sempre di più.
  Le guerre in corso e la crisi nel Mar Rosso hanno ricadute strategiche ed economiche sui Paesi africani come su di noi; sicurezza e prosperità dei due continenti sono strettamente legate. Proprio per questo è fondamentale investire risorse in Africa in settori chiave quali l'istruzione, la salute, la sicurezza alimentare, le energie e le infrastrutture, anche per fare sistema con le nostre imprese. In cima alle priorità, la formazione delle giovani generazioni africane: penso alle borse di studio, strumento chiave che abbiamo voluto potenziare proprio a favore dell'Africa.
  Abbiamo, infatti, più volte sottolineato il nesso tra sviluppo e immigrazione. Vogliamo contrastare le cause profonde delle migrazioni irregolari, potenziare i flussi legali e promuovere lo sviluppo sostenibile del continente. Se gli scafisti investono sulla disperazione, noi vogliamo investire, invece, sulle opportunità.
  Vediamo, con la crisi del Mar Rosso, come Mediterraneo e Oceano Indiano siano strettamente collegati. Anche nell'area dell'Indo-Pacifico si gioca il futuro della nostra sicurezza e della nostra crescita, legata sempre più all'export. Questo tema continuerà a rappresentare un elemento qualificante della nostra presidenza G7.
  Al centro della presidenza troveranno naturalmente spazio anche i grandi temi globali: tra questi, l'intelligenza artificiale, che apre all'umanità enormi opportunità, ma presenta diversi rischi. Bisognerà indirizzare la transizione digitale verso modalità compatibili con i valori democratici della società aperta e rispettosi della dignità umana. Affronteremo con rinnovato impegno la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici.Pag. 9
  Si tratta di temi che, insieme a quelli della sicurezza economica ed alimentare, nonché, più in generale, del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, richiedono il massimo impegno di tutta la comunità internazionale.
  Il G7 si impegnerà con i Paesi emergenti per costruire ponti di dialogo con i partner globali; lavoreremo per una crescente collaborazione anche tra G7 e G20.
  Il contesto internazionale è di crescente instabilità, proprio per questo siamo chiamati a svolgere un ruolo impegnativo ed importante, e l'Italia ha tutte le carte in regola per esercitarlo con credibilità ed efficacia.
  Vi ringrazio per la pazienza con la quale mi avete ascoltato.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Do la parola all'onorevole Calovini.

  GIANGIACOMO CALOVINI. Grazie, Ministro, per la relazione. Io volevo avere qualche approfondimento in più e capire qual è la linea che stiamo tenendo, in modo più dettagliato, per quanto riguarda la situazione nel Mar Rosso, visto che ci sono anche dei danni economici sempre più importanti che le aziende e le associazioni di categoria ci stanno manifestando. Visto soprattutto che è una missione che coinvolge anche altri Paesi europei, vorremmo capire eventualmente nelle prossime settimane quale potrebbe essere il cronoprogramma.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'onorevole Provenzano.

  GIUSEPPE PROVENZANO. Alcune considerazioni, signor Ministro, ringraziandola per la sua presenza, ma non posso non stigmatizzare il fatto che noi apprendiamo delle priorità italiane per la presidenza del G7 a mezzo stampa, o addirittura sul sito della stessa presidenza. Pongo una questione di metodo, perché questo metodo rischia davvero di incrinare quella volontà unitaria che, almeno in politica estera, dovremmo provare a perseguire, soprattutto su grandi questioni strategiche, o addirittura di portata storica come quelle che Lei ha ricordato.
  Pensiamo al tema dell'intelligenza artificiale: noi dell'intelligenza artificiale in Italia abbiamo discusso solo a proposito se le nomine sono gradite o non gradite a questa maggioranza. Perché c'è una logica che sta piegando le grandi questioni a temi di propaganda elettorale e politica, e vengo all'attualità: la questione affrontata ieri durante il vertice Italia-Africa sul «Piano Mattei».
  Una svolta storica – è stata definita, con un eccesso di propaganda – e in questa svolta storica il Governo ha ritenuto di non dover coinvolgere le opposizioni. Questione che abbiamo posto durante la conversione del decreto-legge, in cui noi ci siamo dati un atteggiamento costruttivo, glielo possono confermare i colleghi di maggioranza. Anzi, abbiamo provato a prendere sul serio il Governo, mettendoci quelle risorse che il Governo non ci ha messo, perché come abbiamo visto si tratta di fondi che erano già previsti su altri capitoli. Provando a difendere la Farnesina, signor Ministro, dalla volontà bulimica di Palazzo Chigi, che sta accentrando tutte le politiche, anche quelle su cui proprio il suo Ministero ha la competenza, come la cooperazione internazionale. Perché, alla fine, di questo presunto «Piano Mattei» quello che noi vedremo è che c'è uno smantellamento della legge n. 125 del 2014 e del sistema della cooperazione. Quindi noi non coinvolgiamo i soggetti italiani protagonisti della cooperazione, che hanno un patrimonio di esperienze e di competenze straordinario – che servirebbe, io credo, anche al Governo – e nemmeno quelli africani, come ha ieri ricordato il Presidente della Commissione dell'Unione africana: quello vero, mi lasci passare la battuta, che non è rivolta ovviamente a Lei.
  Abbiamo provato a segnalare quelli che a noi paiono degli approcci che stanno emergendo come approcci sbagliati, perché Lei oggi ci fa un elenco di priorità sulle quali noi siamo anche d'accordo e che vorremmo discutere con i progetti, quando sappiamo perfettamente che la parte da padrone in questo piano fin qui la sta Pag. 10facendo il settore oil&gas. Settore oil&gas rispetto al quale bisognerà vedere la compatibilità con l'impiego di fondi che erano previsti nel cosiddetto Fondo clima, quindi la coerenza con le Convenzioni internazionali. Ma anche con le stesse conclusioni, peraltro non particolarmente coraggiose, della COP28.
  Pensare di non affrontare fino in fondo questo tema sull'Africa, quando la Direttrice dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ci dice che ci saranno più profughi e migrazioni legate ai cambiamenti climatici che ai conflitti in corso, la dice lunga su quanto questo Piano rischia di rappresentare davvero un'occasione sprecata per il nostro Paese.
  Chiudo, presidente, sul tema della pace: su questo noi abbiamo presentato, in particolare sul Medio Oriente, una mozione che vorremmo discutere, in cui il fondo della questione è il ruolo che l'Italia sta giocando in Europa, per dare all'Europa un ruolo da protagonista, con iniziative concrete che fin qui non ci sono state; perché noi abbiamo apprezzato tutte le sue visite, alcune le abbiamo fatte anche noi, Ministro, abbiamo parlato anche con gli stessi interlocutori in alcuni casi, ma non possiamo non stigmatizzare come la Premier sia sparita sulla crisi mediorientale.
  E il tema del Mar Rosso, che Lei ci pone e su cui ha posto le questioni fondamentali anche degli interessi economici e commerciali del nostro Paese – e io aggiungo la sicurezza degli equipaggi, tema che non pone nessuno, ma che dal nostro punto di vista è altrettanto fondamentale – una missione europea in che quadro si inserisce? Nel quadro in cui l'Europa fa la sua parte fino in fondo per la de-escalation nella regione, per la pace in Medio Oriente? Questo significa una cosa. Se invece l'unica risposta che l'Europa dà è mandare le navi nel Mar Rosso, questo configura un quadro diverso.
  Sull'Ucraina vi abbiamo ritenuti non credibili, né sull'iniziativa di pace, perché voi vi siete lamentati della foto di Kiev – non Lei, ma la Presidente del Consiglio –, ma la foto di Kiev era la testimonianza di un impegno che fin qui non c'è stato, quando le dichiarazioni di Crosetto andrebbero approfondite; né sul sostegno all'Ucraina, perché la grande contraddizione di Orban – Lei dice che abbiamo sbloccato gli aiuti, ma i 50 miliardi invece sono stati sbloccati? No – questa contraddizione è rappresentata da quei ceppi di Ilaria Salis, che noi chiediamo venga portata in Italia il prima possibile. L'abbiamo detto oggi alla Camera e lo ripetiamo qui.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al senatore Marton.

  BRUNO MARTON. Grazie, Ministro. Ha citato credo brevemente, vorrei se possibile un approfondimento, sul Piano in dodici punti dell'Alto Rappresentante per la pace in Medio Oriente.
  Relativamente al G7, se il Governo italiano ha intenzione di riportare nel dibattito la cancellazione del debito dei Paesi africani.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Marrocco.

  PATRIZIA MARROCCO. Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la sua relazione che, come Lei ha ben spiegato, è abbastanza complessa.
  Il Parlamento europeo, nella risoluzione approvata il 18 gennaio scorso, chiede che l'organizzazione terroristica di Hamas venga smantellata e non costituisca più una minaccia esistenziale per Israele. Questo impone necessariamente che emerga una credibile interlocuzione da parte palestinese, in modo da gestire l'auspicabile fase di negoziati e transizione post-bellica.
  Lei, nel suo recente viaggio, ha avuto modo di incontrare anche il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, quindi noi vorremmo una sua valutazione approfondita in merito al ruolo che potrà svolgere la leadership palestinese.
  Poi, Ministro, ne approfitto anche per ringraziarla a nome mio e di tutto il nostro Partito per l'instancabile lavoro che sta svolgendo, con grande professionalità e umanità.

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  PRESIDENTE. Grazie. La parola al senatore Borghi.

  ENRICO BORGHI. Grazie, presidente. I tre minuti che ci sono concessi sono un po' paragonabili al fenomeno in chimica della repulsione sterica, cioè più di tanti atomi in un determinato spazio non si possono infilare, quindi noi non possiamo parlare in tre minuti di tutti gli elementi che il Ministro ci ha portato all'attenzione; per alcune questioni rimandiamo naturalmente alle posizioni che abbiamo già espresso anche in sede di Aula, per altre avremo modo di approfondirle, ad iniziare dall'audizione del Ministro Crosetto.
  Però una valutazione politica che porta anche ad una domanda me la consentirà, signor presidente. Perché pare evidente che la vicenda dell'uccisione dei tre soldati americani e del ferimento di venticinque persone, in un'area delicatissima al confine tra Giordania e Siria, rappresenta la dimostrazione che il vero focolaio, la vera problematica, la scaturigine della tensione di quell'area è l'Iran. Quindi occorre evidentemente non andare fuori focus rispetto alle attività che vengono messe in campo.
  Su questo, la domanda è duplice. La prima: voi avete notizie, il Governo italiano ha notizie di una possibile iniziativa americana di reazione nei confronti della vicenda che si è realizzata? Secondo: se l'attività che viene condotta sul piano europeo vada nella direzione di assumere un'iniziativa che colga il fatto che se gli Stati Uniti sono stati nel mirino dal punto di vista militare, l'Unione europea è l'obiettivo più esposto politicamente.
  La seconda considerazione – per consumare il tempo a disposizione –, sulla missione nel Mar Rosso: chiederò al Ministro Crosetto i temi legati alle regole di ingaggio e quali navi della Marina si intendono impegnare.
  A Lei, signor Ministro, chiedo se politicamente avete definito chi avrà il comando delle operazioni, quali saranno i Paesi europei che parteciperanno a questo tipo di attività e se vi saranno o meno azioni di coordinamento con l'analoga iniziativa militare che Stati Uniti e Regno Unito stanno conducendo nel teatro.
  Negli ultimi trenta secondi non posso non stigmatizzare il fatto che su questi temi noi abbiamo assistito a tre dichiarazioni: la prima, del Premier, che ha escluso il coinvolgimento del Parlamento; la seconda, più aperturista, del Ministro Tajani qui presente, che ha tentato di fare una mediazione; la terza, del Ministro Crosetto, che alla fine ha dovuto ammettere in un'intervista che il Parlamento andava coinvolto. Per la prossima volta, magari evitiamo questi aspetti e veniamo subito a discutere in questa sede.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Fratoianni.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie, presidente. Signor Ministro, il titolo che potremmo dare alla sua informativa è: «il mondo è complesso, è difficile risolverne le criticità». Ora, questo lo sapevamo, lo dico veramente fuor di polemica, ma per dare un senso anche a questi appuntamenti. Io credo che sarebbe forse più opportuno incontrarci per discutere di alcune delle questioni, approfondendo anche gli elementi che tratteggiano o meno una nostra iniziativa, perché questo ci aiuta ad organizzare un dibattito e anche ad esprimerci in modo più consapevole.
  Ci ha detto due cose, molto rapidamente: la prima riguarda la vicenda di Ilaria Salis, è una vicenda... non so come definirla, insomma, una gigantesca vergogna. Lei ha dichiarato poco fa, uscendo da Palazzo Chigi, che non sapeva niente del fatto che questa nostra connazionale fosse in quelle condizioni, cioè in catene, mani e piedi, portata in catene in aula. A sentire il padre non è la prima volta che accade, il nostro Ambasciatore dal padre era stato più volte informato, purtroppo indirettamente, perché lo ha incontrato questa mattina per la prima volta in undici mesi.
  Ora, due sono le possibilità, tre non ce ne sono: o che il padre sta raccontando bugie, e mi pare complicato; o che l'Ambasciatore – incredibilmente – in undici mesi non ha mai incontrato il padre di una nostra connazionale che rischia decine di anni di carcere per un reato – ammesso Pag. 12che lo abbia commesso – che in Italia porta con sé pene ben diverse.
  Credo che alla Farnesina, Lei, debba fare qualche approfondimento, perché a me non pare che l'atteggiamento dell'Ambasciatore sia un atteggiamento che può essere liquidato come «non se ne era accorto». Detto questo, bene l'iniziativa, finalmente mi vien da dire. Mi auguro e chiedo che l'iniziativa del Governo, che in queste ore ha moltiplicato la presa di parola, si moltiplichi per impedire che questo scempio del diritto italiano ed europeo – vorrei dire perfino del buonsenso, davvero non so come definirlo – vada avanti e che la nostra connazionale possa rientrare in Italia o che quantomeno le siano garantiti pienamente i diritti alla difesa e una condizione di dignità.
  Secondo - rapidissimamente e ho chiuso - la vicenda di Gaza: anche qui l'ho chiesto anche alla Presidente del Consiglio in occasione del question-time. A me va benissimo che il Governo italiano continui a ripetere che l'unica via possibile è quella dei «due Stati per due popoli», lo penso anch'io e quindi è la posizione che condivido. Però non è che non succede niente, succedono delle cose, e io mi aspetto che il Ministro degli esteri venga in sede di Commissione a dirci: «di fronte al fatto che Netanyahu ha dichiarato che finché c'è lui non ci sarà mai uno Stato palestinese, noi Governo italiano intendiamo muoverci così». Poi io posso essere d'accordo o meno, ma non c'è una parola su questo. Sembra di essere sempre fermi, è come se il tempo non si muovesse e non producesse conseguenze.
  Io vorrei sapere che cosa intende fare il Governo, Lei, di fronte a quello che sta accadendo, cioè quali novità, quali nuovi passi, se ce ne sono, oppure ci dite che va tutto come prima. Perché è evidente che la semplice dichiarazione di intenti non basta. Non che ci siano soluzioni magiche, è ovvio che il mondo è complesso – e la mia non era una battuta ripeto polemica –, ma non si può fare come se niente intervenisse tra una dichiarazione e l'altra, tra una presa di parola e l'altra, tra un commento e l'altro, perché non siamo commentatori e, soprattutto voi che avete un ruolo di Governo, attori che dovrebbero intervenire con qualche iniziativa concreta.

  PRESIDENTE. Grazie. Noi abbiamo Della Vedova, Alfieri e Boldrini. Se non ci sono altri interventi cominciamo con Della Vedova e poi la replica del Ministro.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per essere intervenuto, fuori sacco rispetto allo speech, sulla questione di Ilaria Salis. Avevamo fatto un'interrogazione, anche per chiedere se vi fosse il monitoraggio da parte delle autorità italiane – dell'Ambasciata, del Consolato – sul processo. Mi è sembrato di capire che questo monitoraggio fosse già stato fatto e quindi, signor Ministro, mi stupisco anch'io del fatto che, se è così, che qualcuno avesse già visto la condizione in cui Ilaria Salis quantomeno venisse portata alle udienze e non fosse scattato l'allarme in precedenza. Credo che questo andrebbe approfondito.
  Poi Lei prima – non qui, ma alle agenzie – ha detto: «beh, ma dopo tutto c'è l'indipendenza della magistratura». Come Lei sa, l'Ungheria è in fondo alla graduatoria dell'indipendenza della magistratura e della percezione di essa in ambito europeo, quindi La invito ad approfittare del fatto che giustamente il suo Partito europeo – il Partito popolare – ha espulso Orban per un forcing anche politico, perché non possiamo pensare che l'indipendenza della magistratura in Ungheria ci esima dall'intervenire sul piano politico.
  Rispetto alle tante cose che Lei ha detto, di cui La ringrazio, voglio solo fare un punto sulla questione dei beni russi congelati per la ricostruzione dell'Ucraina: so che al Consiglio Affari esteri se ne è discusso, insieme al presidente Tremonti abbiamo incontrato settimana scorsa le associazioni ucraine che perorano questa causa. Ci sono due ipotesi formulate dalla Commissione riguardo all'investimento e quindi all'utilizzo dei proventi, degli investimenti – sarebbero 15-17 miliardi – oppure una proposta diversa di tassare i profitti realizzati da chi detiene pro tempore queste risorse.Pag. 13
  In entrambi i casi siamo fuori scala rispetto a quello che succede. Anche in punta di diritto, direi che siamo nella direzione di poter dire che dentro la cornice del diritto internazionale le risorse congelate potrebbero essere utilizzate per il sostegno all'Ucraina. Credo che questo a livello di... abbiamo votato la settimana scorsa – o due settimane fa – una mozione che conteneva un impegno al Governo, che ha dato parere favorevole.
  Un impegno di questo tipo potrebbe essere esteso anche alla Bielorussia, un Paese totalmente dimenticato, che è finito per diventare una provincia occupata dal regime fascista di Putin: usare le risorse degli asset congelati bielorussi al fine, quantomeno, di aiutare la resistenza bielorussa all'estero.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora il senatore Alfieri.

  ALESSANDRO ALFIERI. Grazie. Volevo chiedere al Ministro tre questioni molto concrete.
  La prima: ha parlato dei 5 miliardi su cui sarebbe vicino l'accordo per l'integrazione all'European Peace Facility. Per quanto riguarda invece, complessivamente, il pacchetto pluriennale di aiuti all'Ucraina da 50 miliardi, su cui aveva minacciato il veto Orban, ci sono novità, ci sono in corso negoziati? Mi sembra un aspetto molto importante, anche alla luce delle immagini che ci arrivano da Budapest, Orban sta diventando oggettivamente un problema su cui non si può fare finta di niente. Quindi volevo capire qual è la posizione del Governo italiano, non solo sul tema specifico, ma anche se c'è un accordo con gli altri, per evitare che salti l'acquis communautaire, l'idea di Stato di diritto, ma anche scelte importanti come quella del sostegno – sugli aiuti economici, ancor più rilevante rispetto agli aiuti militari –, il pacchetto da 50 miliardi.
  Punto numero due: sulla questione nuove missioni, modifiche fatte in Parlamento, la legge n. 145 del 2016. Volevo capire, visto che ha parlato della visita fatta in Libano, l'incontro con UNIFIL, c'è una richiesta al nostro Governo di un cambiamento del raggio d'azione della missione sull'allargamento della zona cuscinetto, com'è apparso da alcune notizie stampa, tra il fiume Litani e Fattorie Sheba? È un tema delicato, capire se effettivamente c'è, perché aumenterebbe evidentemente i rischi, e quindi il mandato rispetto a quell'operazione.
  Per quanto riguarda il Mar Rosso, se la scelta definitiva è all'interno della missione EMASoH, del dispositivo nazionale di Hormuz, ampliato ad un'area geografica più ampia, o se c'è stata una discussione precisa sulle regole d'ingaggio, perché un conto è affrontare la pirateria e un conto sono attacchi possibili di droni. Quindi volevo capire a che punto siete, la richiesta nostra è quella evidentemente del coinvolgimento del Parlamento su un ampliamento.
  Ultimo punto veloce, sull'Africa subsahariana: avete avuto questo incontro importante ieri, che avete voluto, c'erano presenze sicuramente autorevoli, alcune mancanze evidenti, Paesi importanti, penso alla Nigeria. Volevo capire, su quel versante e in particolare sul Niger, come si pensa di procedere senza un confronto quotidiano o periodico con la Francia in quell'area, se c'è l'interesse dell'Italia a rimanere in Niger, con quello che è successo rispetto al ritiro dei francesi. Su quel versante lì, al di là del «Piano Mattei», come si intende intervenire, che tipo di presenza l'Italia vuole mantenere.

  PRESIDENTE. L'ultimo intervento è della Presidente Boldrini.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, presidente. Chiedo anche scusa per non essere riuscita ad arrivare in tempo utile per ascoltare tutta la relazione del Ministro. Però volevo cogliere questa occasione per sottoporre al Ministro alcune considerazioni.
  Ora siamo qui per il Consiglio degli Affari esteri e vedo che, però, tra le priorità c'è anche quella della presidenza del G7 e mi riallaccio all'incontro Italia-Africa di ieri. È stata un po' sorprendente, Ministro – con tutto che ci ha fatto piacere vedere che è stata data attenzione al continente africano – che nelle parole della Presidente Pag. 14del Consiglio, nella sua relazione introduttiva non c'è alcun cenno su uno dei temi più fondamentali, quello della tutela dei diritti umani.
  La Presidente ha parlato di molte cose, ma davanti a sé, nella sala del Senato... Peraltro, Senato che magari – anche qui la divisione dei poteri, Montesquieu –, il Governo ha delle sue disponibilità in termini di sale per organizzare eventi, c'è la Farnesina tanto bene, non si capisce perché si doveva andare a Palazzo Madama... Ma comunque, detto questo, nella sua introduzione non ha detto una parola di preoccupazione davanti ad Afewerki, dittatore di consolidata esperienza – il dittatore eritreo mi riferisco, e non solo lui, c'era anche Saïed – sulla centralità per l'Italia, in questo «Piano Mattei», del rispetto dei diritti umani. Nessun riferimento.
  Nessun riferimento anche al contrasto del terrorismo, che in molti Paesi africani genera milioni di rifugiati. Non so, Al-Shabaab ad esempio, in tutta la zona del Corno d'Africa; non c'era la Nigeria, ma Boko Haram in Nigeria causa milioni di sfollati e di rifugiati. Anche quello era un tema che, se vogliamo dialogare sui problemi che sono anche degli africani e non solo i nostri, quello è un problema per gli Stati africani, il terrorismo è un enorme problema. E infatti non c'erano gli Stati golpisti, quelli cosiddetti golpisti della fascia del Sahel. Quello è un tema centrale.
  Le missioni europee stanno dando risultati? Evidentemente no. Allora forse anche quello è un tema che dovrebbe essere portato all'attenzione.
  In Africa, Ministro Lei lo sa, ci sono quattordici conflitti. Abbiamo parlato di questo? Cioè, la Presidente del Consiglio – in separata sede, non so, nel bilaterale – ha parlato di questo? Questo è un tema serio. Non si può dire che si fa un rapporto paritario con l'Africa epurando le grandi problematiche dell'Africa, che oltre al contrasto al terrorismo è anche come porre fine a delle guerre che vanno avanti da decenni.
  Quindi io dico che queste sono tutte carenze che denotano poco interesse verso l'Africa, quindi questo rapporto paritario, caro Ministro, non mi sembra che sia stato poi declinato, almeno nell'approccio pubblico che c'è stato dato di vedere. Perché noi il «Piano Mattei» non l'abbiamo visto: altra anomalia, stanziare 3 milioni per la cabina di regia di un Piano di cui non si sa nulla. Ma, i colleghi lo hanno ricordato, anche il Presidente della Commissione dell'Unione africana ha detto che non sono stati coinvolti, né loro né i parlamentari italiani, tutto accentrato a Palazzo Chigi.
  Un'ultima cosa: si è letto sui giornali che state pensando a dei riservisti; io non so se Lei prima ha menzionato questa ipotesi, ma anche su giornali molto vicini alla destra di Governo ho notato cose abbastanza inquietanti. Cioè, un giornale riportava che l'Italia dovrà avere compagnie militari private a protezione dei nuovi investimenti, cioè tipo una «Wagner de noantri», non lo so cosa avete intenzione di fare. Risparmiateci la «Wagner de noantri». Questo si legge sui giornali.
  Quindi noi vorremmo sapere se questo è nelle intenzioni del Governo o no. Abbiamo il Ministro davanti...

  ROBERTO MENIA. [intervento fuori microfono]

  LAURA BOLDRINI. Collega, è legittimo chiedere questo, perché abbiamo il Ministro. Cosa dice, collega? No, ma è una modalità veramente poco educata, quantomeno. Se vuole intervenire intervenga, ma io sto dicendo quello che ho letto e chiedo al Governo di avere rassicurazioni in merito a questa ipotesi. Grazie presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Il presidente Casini e poi il senatore Menia.

  PIER FERDINANDO CASINI. Noi abbiamo sospeso il finanziamento – come altri Paesi, ho letto – a questa Agenzia delle Nazioni Unite che fa assistenza ai profughi nella Striscia di Gaza.
  Le imputazioni che sono state fatte sono pesantissime, perché mi sembra che si parli di connivenza e di complicità con quello che è successo il 7 ottobre. Se ha qualche informazione in più il Ministro, perché Pag. 15questa è una cosa scioccante da entrambi i lati. Da un lato, perché è l'unica Agenzia che aiuta questi poveracci della Striscia di Gaza, dall'altro, perché questa cosa ovviamente è una cosa assai inquietante.

  PRESIDENTE. Grazie. Senatore Menia.

  ROBERTO MENIA. Presidente, io non avevo nessuna intenzione intervenire, io semplicemente non sopporto il chiacchiericcio inutile.
  A proposito della questione militare, Lei correttamente ha fatto presente che giovedì mattina ci sarà il Ministro Crosetto, che è il più indicato ad intervenire su questa questione.
  Faccio notare, a proposito di chi dice di avere letto tante cose, che le letture più serie dicono altre cose, pongono dei temi generali, che sono quelli, per esempio, di un mondo che sta drammaticamente ponendo scenari di crisi, di fronte alle quali i grandi soggetti internazionali, tra cui anche noi, dobbiamo interrogarci, su come rispondere a minacce in cui bisogna intervenire anche militarmente.
  Nessuno ha detto, nessuno si è sognato di sostenere qualche cosa di simile. Nessuno farà la «Wagner de noantri», nessuno cercherà non si sa quali tipi di... Quindi non dire sciocchezze.

  PRESIDENTE. Grazie. La replica del Ministro.

  LAURA BOLDRINI. Lasciamolo dire al Governo!

  PRESIDENTE. L'intervento del Ministro.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Una premessa. L'ordine del giorno lo fa sempre l'ufficio di presidenza, non sono io che faccio l'ordine del giorno delle cose che vengo a dire; io vengo quando sono invitato, sono sempre disponibile, aspettando di avere i temi sui quali intervenire.
  Cominciamo dalla vicenda ungherese: faccio una premessa, noi non abbiamo alcun potere per riportare un detenuto da un Paese estero in Italia. Noi abbiamo soltanto la possibilità di protestare attraverso le forme istituzionali, attraverso dichiarazioni pubbliche, nei confronti di un Paese dove riteniamo non vengano rispettate alcune norme. Io mi riferisco in modo particolare all'articolo 1 della direttiva europea che riguarda il trattamento dei detenuti in attesa di giudizio, per cui tali detenuti devono essere trattati in maniera proporzionata al fatto di non essere detenuti condannati.
  Abbiamo ravvisato, nelle immagini che abbiamo visto ieri – che sono le prime immagini che sono state diffuse della detenuta – che la vedevano condotta in carcere, secondo me, con un atteggiamento che non era certamente garantista e non consono con le normative comunitarie. È quello che abbiamo contestato all'Ambasciatore, questa mattina – o meglio, all'Incaricato d'affari, perché l'Ambasciatore non è in sede in Italia – per filo e per segno, anche il malcontento e la preoccupazione che c'era. La stessa cosa è stata detta – e poi vi dirò cosa ha risposto il Ministro di giustizia ungherese – dal nostro Ambasciatore al Ministro di giustizia.
  Sono più o meno le cose – ma ancora non c'erano le immagini, perché è successo durante il Consiglio Affari esteri – che ho detto a latere, in un colloquio a tu per tu con il Ministro degli esteri ungherese, al quale ho consegnato una relazione sulla situazione, chiedendo di intervenire.
  Noi non abbiamo alcun potere, non abbiamo la possibilità di chiedere l'estradizione, perché questa signora non ha commesso in Italia alcun reato. Il reato eventuale è stato commesso in Ungheria, quindi noi non possiamo fare nulla per quanto riguarda la sua chiamata in Italia. Gli avvocati dovrebbero chiedere gli arresti domiciliari, hanno chiesto gli arresti domiciliari in Italia, ma la Convenzione non prevede il passaggio da detenzione in carcere in Ungheria ad arresti domiciliari in Italia. La Convenzione, l'accordo, prevede che bisogna prima avere gli arresti domiciliari in Ungheria. L'avvocato non ha chiesto la detenzione a domicilio della signora, quindi Pag. 16non si può avere, non possiamo neanche chiederlo, fermo restando che decidono loro. Noi, più che fare dichiarazioni politiche, più che chiedere l'intervento del Governo – l'abbiamo fatto a più riprese – più che seguire giornalmente, come fa il Ministero di giustizia, il Ministro Nordio ha incontrato il padre della signora e costantemente gli avvocati sono in contatto...Sono state fatte tutte le visite consolari del caso. Quindi noi non abbiamo il potere di interferire sul procedimento penale. Possono esserci anche giudizi negativi sul sistema della giustizia in Ungheria e nelle classifiche, ma noi più che intervenire presso il Governo non possiamo fare.
  Stamane, o meglio all'ora di pranzo, il nostro Ambasciatore ha chiesto al Ministro – e il Ministro già lo ha fatto – di chiedere al Procuratore generale di valutare le condizioni di detenzione di Ilaria Salis e di riferirgli a stretto giro. Il Ministro ha garantito all'Ambasciatore Jacoangeli che lo richiamerà immediatamente dopo aver riparlato col Procuratore generale, cioè lo ha chiamato davanti a lui... Anche per quanto riguarda la possibilità di trasferimento della Salis, il Ministro ha detto che il reato di cui è accusata crea problemi nell'opinione pubblica ungherese. Quindi da parte ungherese aspetteremo una risposta.
  L'Incaricato d'affari ha detto che avrebbe immediatamente informato le autorità ungheresi di tutte le sollecitazioni fatte dal Governo italiano. Quindi, il rientro in Italia dipende soltanto se va agli arresti domiciliari là e poi noi possiamo chiedere gli arresti domiciliari qua. Ma gli avvocati devono sempre chiederlo, ma questo gli avvocati lo sanno e di questo è stato informato il padre anche dal Ministro Nordio. Quindi sono costantemente informati e tenuti al corrente.
  Per quanto riguarda la vicenda Mar Rosso: durante il Consiglio, su proposta italiana, francese e tedesca, vista la contrarietà della Spagna di allargare le competenze della missione Atalanta, che è già presente nel sud del Mar Rosso – perché la sede del comando delle operazioni è in Spagna – si è deciso di proporre l'estensione della competenza della missione che è a Hormuz, che ora però ha soltanto il compito di accompagnare, mentre Atalanta ha il compito di accompagnare e di proteggere, quindi una difesa attiva. La missione di Hormuz, alla quale l'Italia partecipa con uomini, ma non con mezzi – nel caso si dovesse arrivare a una decisione, dovrebbe partecipare anche con mezzi, così come fa in Atalanta – e dovrebbe avere la competenza fino a Suez, da Hormuz a Suez. Compiti di difesa attiva, quindi non attacco in territorio yemenita, ma soltanto di protezione militare – quindi difensiva, con l'uso delle armi – delle navi mercantili che verranno o verrebbero scortate.
  Durante il Consiglio si è deciso soltanto l'impegno politico. Durante queste settimane, fino al prossimo Consiglio, dovrebbero, soprattutto i tecnici militari, valutare le regole d'ingaggio, valutare quali sono i Paesi che intendono partecipare; è prevista, se si allarga la missione di Hormuz, anche la partecipazione di Paesi extra-europei come la Norvegia. Quindi adesso, per quanto riguarda le regole di ingaggio, ancora non sono stati decise, è stata presa soltanto una decisione politica di dar vita a questa missione di protezione attiva. Noi abbiamo soltanto firmato soltanto documenti politici sul diritto – è firmato da una ventina di Stati – di autodifesa da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.
  Non abbiamo notizie aggiuntive sulle reazioni americane, non abbiamo fatto riunioni neanche nella nostra Ambasciata, la nostra Ambasciatrice a Washington non è stata ancora convocata dagli Stati Uniti per avere informazioni, né io o altri Ministri siamo stato chiamati per sapere, dopo l'attacco in Giordania, cosa gli americani intendono fare in Iran. In genere prima di ogni attacco veniamo informati.
  Per quanto riguarda la questione legata a Borrell, aveva chiesto approfondimenti: era un documento di massima, dove l'Alto Rappresentante ha come obiettivo principale quello di raggiungere l'obiettivo di un cessate-il-fuoco, per poi arrivare all'obiettivo di «due popoli, due Stati». Sul principio noi siamo d'accordo, stiamo studiando il documento, comunque i passaggi ipotizzati sono il rilancio del processo di Pag. 17pace attraverso il contributo attivo di partners regionali dell'Unione europea per favorire l'avvio di un dialogo e una mediazione tra le parti, l'organizzazione di una conferenza preparatoria per la pace in raccordo con alcuni attori chiave – Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Lega Araba –, elaborazione di un piano per la pace che definisca nel modo più chiaro possibile gli elementi centrali per il raggiungimento della pace tra le parti, la presentazione del piano alle parti in conflitto per approdare a un documento consolidato e condiviso; in parallelo, prosecuzione dei filoni di azione già avviati, assistenza umanitaria, rilascio degli ostaggi, cessate-il-fuoco, stabilizzazione dei territori occupati, rafforzamento dell'Autorità palestinese e prospettiva politica della soluzione a due Stati.
  In linea di massima, noi abbiamo dato un giudizio sostanzialmente positivo, adesso valuteremo il testo parola per parola per poi vedere se si può trovare un accordo nel corso della prossima riunione del Consiglio affari esteri.
  Per quanto riguarda la riunione di ieri, non è la prima volta che si svolge in un'aula del Parlamento, vista anche la bellezza del Senato, cosa che tutti quanti hanno apprezzato. Perché l'emiciclo è stato apprezzato da tutti, perché c'era la possibilità di far vedere anche delle sale molto belle; la sera prima sono stati al Quirinale. Io ho partecipato – quando ero Presidente del Parlamento europeo, quando ero Commissario – a tante riunioni che si sono svolte al Senato della Repubblica, ma non credo che sia una cosa strana organizzare un evento al Senato della Repubblica. Anzi, c'è stata una partecipazione dei parlamentari di tutte le forze politiche, dei presidenti delle Commissioni... Abbiamo fatto tante riunioni della Farnesina, ma non vedo la location come un elemento di dibattito politico, perché mi sembra assolutamente normale.
  Per quanto riguarda la questione terrorismo, forse la Presidente Boldrini non ha seguito tutti i lavori, c'è stata una sessione apposita dedicata. L'ultima sessione di ieri era dedicata proprio a questo tema, c'erano il Ministro dell'interno e il Ministro della difesa, e sul tema c'è stato un intervento anche del Presidente somalo, che si è soffermato su tutte le attività terroristiche nel suo Paese. Quindi il tema sicurezza e difesa è stato affrontato in una sessione ad hoc, l'ultima sessione, quella prima delle conclusioni, della giornata di ieri.
  C'era una domanda sui beni congelati: siamo assolutamente, in linea di principio, favorevoli all'utilizzo dei beni congelati per la ricostruzione, il problema è se si può, ne ho parlato con Blinken, ne ho parlato anche nella penultima riunione dove erano emerse molte perplessità, o meglio alcune perplessità di tipo giuridico, se si potevano effettivamente utilizzare questi soldi per la ricostruzione, perché il rischio era che poi diventasse una sorta di boomerang. In linea di principio siamo tutti d'accordo, stiamo valutando se ci sono delle controindicazioni.
  A proposito di aiuti all'Ucraina: con l'Ungheria credo si stia trattando, c'è poi il problema degli ungheresi per il PNRR, quindi la trattativa è in corso. Noi riteniamo che nel prossimo bilancio UE si debba però avere un pacchetto complessivo, non soltanto Ucraina, ma vedere anche un intervento per la crescita, per l'immigrazione, cioè fare un pacchetto complessivo in modo che anche i cittadini europei vedano che a livello comunitario c'è un'azione che non è soltanto di finanziamento all'Ucraina, ma una scelta complessiva più ampia da parte dell'Unione.
  La sospensione del finanziamento, la domanda posta dal Presidente Casini: noi dopo il 7 ottobre siamo stati il primo Paese ad interrompere il finanziamento, anche se con l'organizzazione della quale Lei parla non avevamo avuto molti programmi, gli ultimi erano del gennaio dell'anno precedente. Però già erano emersi atteggiamenti e comportamenti che non erano assolutamente in linea con il compito che dovrebbe svolgere questa Agenzia. Ma, contemporaneamente, noi abbiamo continuato a finanziare altre organizzazioni – PAM, FAO, Croce Rossa, Mezzaluna Rossa – che operano nel territorio palestinese. Non è che non abbiamo continuato a sostenere il popolo palestinese, però non lo abbiamo fatto attraverso quella Agenzia, ma attraverso Pag. 18altre associazioni; gli ultimi 10 milioni sono stati infatti divisi tra queste organizzazioni.
  Abbiamo già individuato l'area per costruire un ospedale da campo, però si farà in territorio egiziano, perché non ci sono le condizioni di sicurezza al di là di Rafah, quindi si farà al di qua di Rafah con gli egiziani, vedremo se mandare personale italiano o meno. Dovrebbe essere comunque un ospedale da campo; mentre la nave Vulcano rimarrà fino ai prossimi giorni, poi finita la missione rientrerà, come vi dicevo, accompagnando un nutrito gruppo di bambini palestinesi. Non è sempre facile l'individuazione dei bambini palestinesi feriti, perché poi c'è una lista. La trattativa che ho condotto è stata abbastanza complicata, perché ho trattato con il Governo israeliano, poi devi trattare con i palestinesi perché serve l'identificazione dei genitori che accompagnano il bambino, poi naturalmente devi parlare con le autorità egiziane, perché si fa in territorio egiziano, poi ci siamo noi e poi bisogna parlare in maniera indiretta con Hamas, perché sennò non si esce da Gaza senza l'accordo di Hamas. Quindi è complicato. Comunque stiamo andando avanti, è una prima lista, poi è stata molto modificata, chi era uscito era già andato via, insomma è una zona di guerra.
  Comunque noi continueremo ad accompagnare bambini feriti il più possibile, abbiamo preso un impegno di cento da curare in diversi ospedali italiani e proseguiremo lungo questa linea.
  L'onorevole Fratoianni dice quali iniziative, ma già gliel'ho detto in aula: magari avessi il potere, magari l'Italia avesse il potere di fare quello che non sono in grado di fare gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, le Nazioni Unite, la FAO, il mondo intero; lo potessimo fare noi mi candiderei a fare un'altra cosa, non farei soltanto il Ministro degli esteri se fossi capace a risolvere tutto. Noi abbiamo dato un messaggio molto chiaro al Governo israeliano: siamo contrari a una reazione come quella che c'è, abbiamo detto che siamo per una interruzione del conflitto, siamo favorevoli alla liberazione; queste cose le ho dette sia al Presidente della Repubblica, sia al Presidente della Knesset, sia al Ministro degli esteri, sia a Netanyahu, ma l'ho detto anche ad Abu Mazen e nel secondo incontro che ho avuto a Ramallah con il Ministro degli esteri. Questa posizione noi l'abbiamo detta in maniera molto chiara.
  Sono stato anche latore di una serie di messaggi dal Libano ad Israele: per esempio, abbiamo lavorato per cercare di rinforzare una decisione che dovrebbe essere presa sulla nuova frontiera tra Libano e Israele, per garantire sicurezza sia della popolazione libanese sia della popolazione israeliana; così come è stata raggiunta per la frontiera marittima, speriamo di raggiungerla per la frontiera terrestre, cosa non facile.
  Ho altresì chiesto agli israeliani di prestare grande attenzione anche nella fase di reazione agli attacchi di Hezbollah, di non colpire né le forze armate libanesi né tanto meno di colpire, non volutamente, ma anche... per essere più precisi, di prestare attenzione a non colpire, con le reazioni agli attacchi di Hezbollah, né le zone dove ci sono i militari dell'UNIFIL né le forze armate libanesi; questo anche per dividere la posizione di Hezbollah da quella del Libano.
  Io ho incontrato anche la missione militare italiana in Libano, non soltanto UNIFIL, ma anche l'altra, quella bilaterale che forma l'esercito libanese, che noi ci auguriamo... Poi c'è l'altro problema del Libano, che manca una decisione per l'elezione del Presidente della Repubblica, deve essere cristiano-maronita ma non si mettono d'accordo, serve anche il consenso di Hezbollah; se non si fa il Presidente cristiano-maronita non si fa neanche il Governatore della Banca centrale, maronita anche lui. Quindi la situazione è intricata.
  Più che la buona volontà e più che le prese di posizioni politiche... Perché oggi chi mi dice che sono complice dei bambini che muoiono a Gaza, chi mi dice che sono complice di Hamas, ma quando dico che l'Italia non ha venduto più armi né materiale militare ad Israele, così come previsto dalla legge... Però questa è la posizione che noi abbiamo, cerchiamo una posizione di buonsenso, da amici di Israele e amici del Pag. 19popolo palestinese, ma più che iniziative politiche è difficile poter fare. Abbiamo detto che siamo anche disponibili, qualora ci sia, dopo la fine dei combattimenti, la nascita di un territorio palestinese, una fase di transizione governata dalle Nazioni Unite a guida araba, siamo anche disponibili eventualmente ad inviare truppe italiane.
  Per il resto, a proposito delle truppe italiane, chiedete al Ministro Crosetto, ma non ho mai sentito dire che l'Italia voglia organizzare una Wagner italiana; è privo di senso. Poi i giornali possono dire ciò che vogliono, ma non si è mai parlato di organizzare una «Wagner tricolore». Sarebbe un'«armata Verdi», o Paisiello, scegliete chi vi piace di più.

  PRESIDENTE. L'orologio batte l'ora dell'Aula. Grazie.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sempre disponibile a venire in aula, abbiamo sempre spiegato tutto. Non ho risposto sulla questione del coinvolgimento nel «Piano Mattei». La riunione di ieri serviva – ma è stato detto in maniera molto chiara – a costruire il «Piano Mattei», ad ascoltare le proposte del continente africano. Cioè, il «Piano Mattei» non era stato già deciso, sono state fatte alcune proposte, per costruirlo là. La riunione è stata fatta apposta per costruire insieme, lo abbiamo detto dall'inizio.
  La cabina di regia è delegata al Ministro degli esteri, formalmente il Presidente della cabina di regia è il Presidente del Consiglio, ma a guidare la cabina di regia è il Ministro degli esteri. Questo per vostra informazione, non c'è stata alcuna esautorazione del mio Ministero, anche perché non mi sono mai fatto esautorare, neanche quando qualcuno ha cercato di togliere dalla competenza del Ministero degli affari esteri il commercio internazionale.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.