XIX Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Giovedì 29 febbraio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 2 

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'equilibro e i risultati delle gestioni del settore previdenziale allargato, con particolare riguardo alla transizione demografica, all'evoluzione del mondo delle professioni, e alle tendenze del welfare integrativo di rappresentanti del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) e di rappresentanti di AssoProfessioni:
Bagnai Alberto , Presidente ... 2 
Testa Nicola , Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) ... 3 
Bagnai Alberto , Presidente ... 13 
Dondi Daniela (FDI)  ... 14 
Furlan Annamaria  ... 15 
Occhiuto Mario  ... 16 
Bagnai Alberto , Presidente ... 17 
Testa Nicola , Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) ... 18 
Bagnai Alberto , Presidente ... 18 
Testa Nicola , Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) ... 18 
Bagnai Alberto , Presidente ... 23 

(La seduta, sospesa alle ore 14.45, è ripresa alle ore 14.50) ... 23 

Bagnai Alberto , Presidente ... 23 
Brescia Paolo , Responsabile del centro studi di Assoprofessioni ... 24 
Bagnai Alberto , Presidente ... 29

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'equilibro e i risultati delle gestioni del settore previdenziale allargato, con particolare riguardo alla transizione demografica, all'evoluzione del mondo delle professioni, e alle tendenze del welfare integrativo di rappresentanti del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) e di rappresentanti di AssoProfessioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'equilibrio e i risultati delle gestioni del settore previdenziale allargato, con particolare riguardo alla transizione demografica, all'evoluzione del mondo delle professioni, e alle tendenze del welfare integrativo, di rappresentanti del Coordinamento delle libere associazioni professionali (CoLAP) e di rappresentanti di AssoProfessioni.
  Sono presenti il Presidente del Coordinamento, dottor Nicola Testa, accompagnato dalla responsabile per le relazioni istituzionali, dottoressa Michaela De Natale, che ringrazio per la disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione.Pag. 3
  Do, quindi, la parola al dottor Testa per lo svolgimento della sua relazione, che pregherei di contenere nell'ambito dei 15-20 minuti.

  NICOLA TESTA, Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP). Grazie a lei, presidente, anche per il tempo che mi viene concesso.
  Innanzitutto ringrazio lei, presidente, e tutti gli onorevoli senatori e deputati per questo invito. Grazie perché difficilmente associazioni come la nostra riescono a essere ascoltati su temi della legislazione corrente e quello che tratta questa Commissione per noi – ne spiegherò le motivazioni nel divenire della mia relazione – è forse uno dei contesti più importanti che riguardano le professioni. Quando parliamo di professioni parliamo di nuove e vecchie professioni, come ovviamente ognuno di noi può immaginare.
  Vi rivolgo i miei saluti innanzitutto come presidente, tra l'altro insediato da poco, e vi porto anche i saluti di tutta la nostra platea associativa. Rappresentiamo circa un centinaio di associazioni professionali. Questo vuol dire che la nostra rappresentanza è di parecchie migliaia di persone. Ma, in realtà, oggi il CoLAP rappresenta tutto il sistema delle professioni, quelle cosiddette «non regolamentate», anche se poi di fatto regolamentate lo sono perché abbiamo la legge n. 4 del 2013, di cui parleremo tra poco.
  Anche per questo siamo molto contenti di partecipare a questa attività che noi riteniamo strategica. La previdenza fondamentalmente parla di tempo, deve reggere nel tempo, dobbiamo pertanto, credo, tutti noi insieme, svolgere un'attività molto importante per ripristinare, anche su questo tema, un senso di sicurezza, che in qualche modo vediamo pregiudicata dagli ultimi anni. Non serve dire come crisi, pandemie e guerra creino ansia a tutti noi, specialmente nel mondo del lavoro.Pag. 4
  Quello attuale è un momento importante per rinsaldare quel patto che c'è tra le generazioni: pensione e previdenza vuol dire passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo. Per cui, anche questo è un elemento secondo me molto importante.
  Vi ringraziamo, quindi, di aver avviato questo lavoro, perché il CoLAP nasce moltissimi anni fa, è stato il primo coordinamento che ha raggruppato le professioni, e ricordo che sin da allora, ancor prima di parlare della legge, che in qualche modo doveva riconoscere la nostra prestazione professionale, il tema della previdenza era già sul tavolo. Per cui, già allora avevamo questa esigenza, che si è rafforzata negli anni – ne vedremo poi le ragioni – con tante criticità, che secondo noi oggi in questa occasione potremmo tentare di risolvere, se c'è ovviamente la volontà comune di farlo.
  Il coordinamento delle libere associazioni professionali è un sistema al quale aderiscono associazioni riconosciute e iscritte presso il registro del MiSE. Il CoLAP, in realtà, è la prima forma aggregativa che si è iscritta al Ministero, nel 2013, vale a dire subito dopo l'avvento e la promulgazione della legge. Questo per chiarire il contesto perché, come dice il termine stesso, rappresentiamo professioni non regolamentate, ma in realtà, come dicevo, siamo regolamentati da una norma. Ad ogni modo, non è tanto importante questo aspetto, piuttosto il fatto che rappresentiamo oramai nel Paese, con questa legge, un sistema duale. Esistono le professioni a carattere ordinamentale, per cui ordini e collegi vari, e il secondo pilastro ormai è il pilastro della legge n. 4 del 2013, un sistema duale, che è anche un pilastro economico, non è più esclusivamente un sistema nel quale – così siamo partiti nella nostra esperienza – cercavamo una qualifica o un riconoscimento della nostra prestazione. Oggi siamo un sistema che rappresenta PIL, lavoratori, crescita. È molto importante che anche questo si inizi a percepire dentro Pag. 5e fuori le istituzioni, perché il nostro sistema in questo senso può contribuire all'ammodernamento del Paese.
  Le professioni associative – consentitemi di fare qualche accenno su questo mondo – sono rappresentate da tantissime professioni, trasversali, molte di queste nel nostro coordinamento sono presenti. Abbiamo da tecnici aziendali a tecnici amministrativo-contabili, attività del benessere, servizi alla persona e via elencando. Insomma, è un mondo abbastanza trasversale, apparentemente difficile da conciliare all'interno di un coordinamento. Spesso, infatti, è questa la domanda che ci fanno: come fate a far convivere tante diverse professioni? Ebbene, conviviamo nel nostro coordinamento perché innanzitutto siamo convinti di essere una forza produttiva del Paese. Questo già è il primo tema che riteniamo importante. Secondo, perché abbiamo temi trasversali che ci legano. Oggi sono qui – e ribadisco il mio ringraziamento – perché la previdenza è uno di questi temi molto importanti, se non il più importante.
  Questa è la ragione per cui l'attività che voi svolgete sarà, secondo me, molto impegnativa, visto il sistema che abbiamo nel nostro Paese, però credo sia la prima volta – almeno a mia memoria – che si fa un lavoro del genere. Per cui, ben venga l'attività della Commissione, che spero porti a un risultato.
  Professioni che, però, hanno un problema: scontano in alcuni casi la diffidenza, perché non sempre questo mondo è ben individuato, e questo è vero, per cui anche il mondo delle associazioni deve fare un po' di autocritica; mancano, però, anche strumenti a volte per riconoscere questo mondo. Pensiamo che, oltre alla gestione separata, che già di suo è un contenitore che non si può tradurre facilmente, stiamo parlando di codici Ateco da quindici anni. Adesso, per fortuna, su questo punto l'attività è stata avviata ed è in corso. Credo che quando arriveremo alla fine di questo lavoro, peraltro il CoLAP Pag. 6è presente in questa attività, potremo avere una visione un po' più chiara delle professioni, perché stiamo parlando di un mondo che in molti casi non ha un codice Ateco, per cui è difficile anche collocarle all'interno di un sistema, ancorché previdenziale, come è difficile collocarle in un sistema di mercato e di regolazione dello stesso.
  La previdenza, come sappiamo, si basa su diversi pilastri. Il primo è quello della pensione pubblica, che tutti conosciamo. Chi, come me, come tutti noi, credo, ha avuto un padre o un nonno, la parola «pensione» è sempre stata l'aspettativa: non vedo l'ora di andare in pensione, quando ci arriverò. Ecco, credo che oggi sia ancora così. Il problema vero è che bisogna arrivarci e capire come ci arriviamo.
  Il secondo pilastro è basato sulla previdenza integrativa e il terzo è costituito dal nostro risparmio, che per fortuna in Italia in molti casi è importante, ma dobbiamo anche dire che in molti casi si è anche sostituito in alcuni frangenti alla previdenza, dove ci sono criticità.
  Ebbene, noi oggi vogliamo già fare una prima richiesta. Noi vorremmo una previdenza che si basi su questi tre presupposti, ma io ne aggiungerei un quarto, che è quello che deve essere uniforme e non deve creare discriminazioni. Questo perché il sistema, come dimostrerò a breve, oggi è discriminato, ma probabilmente non volutamente. È la storia, sono i tempi che hanno portato a incardinare e a sovrapporre tutta una serie di elementi, che noi evidenziamo nella gestione separata. Per cui, questo è oggi il tema dei temi per noi: le professioni, quasi tutte, afferiscono alla gestione separata.
  A tal proposito, leggevo i dati di un istituto autorevole qualche giorno fa: il bilancio del sistema previdenziale italiano degli itinerari previdenziali ci dice che all'interno di questa gestione ci sono 1 milione e 500 mila persone iscritte. PersonalmentePag. 7 nutro anche qualche dubbio che questi siano numeri attendibili, proprio per quel presupposto che ho detto prima, vale a dire non avendo addirittura codice Ateco la domanda che ci poniamo è come spesso si fa a fare analisi in questo senso. Sappiamo che tra queste 1 milione e 500 mila persone abbiamo dall'amministratore di una società al professionista parasubordinato, al titolare della partita IVA, insomma un pot-pourri di attività che ovviamente afferiscono a questo sistema. Tra l'altro, lavoratori atipici, fondamentalmente così li definiamo. Io direi che dopo dieci anni dalla legge n. 4 adesso comincerei a definirli lavoratori tipici, perché hanno tutti una chiara collocazione in questo senso.
  Cosa osserviamo? Osserviamo che oggi il sistema è basato innanzitutto su una differenziazione di aliquote, per cui ci troviamo ad avere una gestione commercianti che probabilmente va dal 23 al 25 per cento, con un minimale e un massimale, abbiamo la gestione degli artigiani che, idem, ha aliquote differenti con un minimale e un massimale. Queste due gestioni, per esempio, hanno un massimale di 91 mila euro annuali, sopra i quali non si paga più la previdenza, e un minimale, che si paga a prescindere, perché questo dice la norma oggi. Ebbene, con la gestione separata potremmo arrivare al 35 per cento oggi, al quale aggiungiamo oggi uno 0,35 della ISCRO, la cassa integrazione – la vorrei definire così – per i lavoratori autonomi. Capiamo bene che c'è una differenza abissale tra una categoria e l'altra. Quindi, la domanda che ci poniamo è la seguente: perché esiste questa differenza?
  Non vorrei, poi, aggiungere la doppia imposizione che esiste per alcune categorie, per cui abbiamo soggetti che sono costretti a pagare una doppia previdenza, in funzione di presupposti che addirittura la giustizia in molti casi ha detto che non esistono. Però, anche su questi temi ci vuole una decisione politica. Una Pag. 8volta per tutte è importante che chiarisca chi e cosa deve, perché ci troviamo, per esempio nel caso della doppia imposizione, ad avere soggetti che pagheranno una previdenza supplementare nella gestione commercianti o artigiani, oltre alla gestione separata, per il solo fatto di essere un socio di un'azienda e spesso magari non operativo in questo caso. Se pensiamo che il tessuto di imprese italiane è mediamente piccolo, sotto i quindici dipendenti, è facile capire come questa cosa probabilmente necessiti di una revisione. Tra l'altro, si paga anche in assenza di utili, a prescindere.
  Noi abbiamo l'esigenza, quindi, che si riveda questo sistema per renderlo non più discriminante. Io penso che, quando si parla di previdenza, non ci possano essere differenze sostanziali.
  La previdenza è un bene per tutti noi, è un bene universale, che dobbiamo mantenere tale. Pertanto, la domanda che ci poniamo è questa: perché se verso 100 euro nella gestione dei commercianti questi 100 euro devono essere diversi da 100 euro versati nella gestione di un'altra cassa o nella gestione separata? Ebbene, questa è una domanda a cui fino ad oggi nessuno ha saputo darmi risposta compiuta.
  A questo poi dobbiamo aggiungere che il discorso della gestione separata è importantissimo per le future generazioni. Credo, infatti, che il lavoro che fa questa Commissione venga fatto per oggi, ma forse ancor più per i prossimi anni, decenni forse. Non credo che si faranno riforme ogni cinque anni. La gestione separata nasce nel 1995, è una delle gestioni più ricche oggi, ma è ricca perché ancora non ha pensionati probabilmente, o sono pochissimi. Per cui, mi chiedo: quando arriveremo in fondo cosa succederà? Lo scopriremo solo vivendo, qualcuno direbbe.Pag. 9
  Per esempio, un'altra discriminazione – questa riguarda le classi dei più giovani, coloro che si avvicinano al mondo del lavoro oggi, probabilmente i nostri figli o magari i nostri nipoti – è rappresentata dal limite dei 18.000 euro per chi sta nella gestione separata per maturare l'annualità ai fini pensionistici. Ciò vuol dire che, se arrivo a 17.999 euro, non maturo l'anzianità. Probabilmente, devo attingere all'anno successivo, devo mettere mano e probabilmente – chi lo sa? – per maturare un anno dovrò lavorarne due, con i tempi che corriamo. A questo, poi, dobbiamo aggiungere che avremo professioni che non potremo più considerare statiche. Una volta facevo l'avvocato, o facevo il dipendente, o facevo il dipendente pubblico. Insomma, le attività erano molto statiche. Oggi per vari fattori – non sto qui a illustrare quali – abbiamo ragazzi che magari cominceranno a fare gli impiegati, poi faranno gli imprenditori, poi faranno l'attività professionale nel senso più stretto del termine. In poche parole, abbiamo un'attività che si è modificata perché si adegua ai tempi, all'innovazione, al sociale, per cui avremo persone che dovranno convivere con tante gestioni.
  Ritorno, allora, all'obiezione che ho sollevato prima: perché 100 euro versati da una parte devono essere diversi da 100 euro versati dall'altra? E perché devono rendere anche in maniera diversa? Questo è un altro aspetto fondamentale. Abbiamo gestioni, quelle che conosciamo, commercianti e artigiani che hanno sicuramente una resa ai fini pensionistici maggiore di quella che sarà la gestione separata, che ha una finalità quasi di rendita finanziaria, più che di pensione. Anche qua, la domanda è: perché questa discriminazione? Probabilmente era nata con i presupposti di regolamentare, di far emergere, per cui le aliquote, anche alte, servivano anche a questo, a evitare false partite IVA (possiamo dirlo con chiarezza).Pag. 10
  A tal riguardo, faccio un'affermazione importante: noi siamo il Coordinamento delle libere associazioni professionali, cioè soggetti che per scelta hanno aperto la partita IVA. Ci teniamo a questo aspetto, perché spesso si confonde la partita IVA e ci sono tanti luoghi comuni. Esiste la partita IVA per scelta, come la nostra, poi magari esiste la partita IVA che è imposta. Ebbene, su quest'ultime dovremmo intervenire, magari anche fortemente. La nostra scelta è di fare l'attività professionale, ma non per questo credo dobbiamo essere penalizzati.
  Allora, presidente e commissari, noi chiediamo poche cose, molto semplici. La prima: allineamento delle aliquote. Bisogna definire quali. Io non sono in grado di dire il 10, il 20, il 30 o il 50 per cento. Dico solo che bisogna eliminare tutte le differenze tra le varie gestioni. Non sono più adeguate al sistema economico che abbiamo, oltre che al sistema sociale, e non sono giuste. Noi, invece, siamo per un sistema che sia equo. Allora, per me equità vuol dire che dobbiamo essere tutti sulla stessa linea di partenza, tutti devono avere parità di condizioni e di possibilità, tutti devono avere la stessa pensione a parità di versamenti. A me sembra una richiesta abbastanza banale, devo dire la verità, però nel nostro sistema questo non è così, e non so spiegarvi le ragioni. Auspico, però, che su questo la Commissione possa fare un ragionamento molto approfondito e da qui esca una soluzione a questo tema.
  Chiediamo poi una cosa forse tecnica, che aiuterebbe anche voi legislatori a fare ragionamenti mirati e ad analizzare meglio i settori: una gestione separata dove c'è dentro tutto, senza creare dei cluster omogenei, dove si costituiscono gruppi particolari, attività che possono essere omogeneizzate in qualche modo, credo dia informazioni che potenzialmente possono anche alterare o creare scompensi nell'attività legislativa. Questo lo diceva anche questa ricerca, che vi confesso mi ha Pag. 11confortato leggere, perché alcune affermazioni che faccio qui oggi le ho trovate proprio in quello studio. Questo mi conforta, perché vuol dire che non la vediamo solo noi in questo modo, ma ci sono anche altri che analizzano questi elementi, magari anche in maniera più approfondita di noi.
  Secondo noi – questa è una richiesta che facciamo anche come coordinamenti, come associazioni di rappresentanza, perché ormai rappresentiamo un mondo importante – una gestione separata c'è, bene, però deve essere clusterizzata. Ci vogliono dei contenitori che ci possano dire perfettamente chi fa cosa, chi e cosa percepisce. D'altronde, l'aspetto previdenziale ha anche una finalità di prevenzione (la vorrei chiamare così), vale a dire io verso dei quattrini per prepararmi a un futuro quando uscirò dal mondo del lavoro. Ecco, se io non so bene in quale mondo e in quale ambito devo collocarmi probabilmente avrò qualche difficoltà, io come professionista, ma ancor più voi, secondo me e secondo noi, come legislatori nel definire in maniera adeguata politiche che vadano incontro a questa esigenza.
  In ultimo, un altro elemento che desideriamo porre alla vostra attenzione, anche se apparentemente può sembrare distante dalla previdenza, ma è inserito nel contesto della previdenza, è quello che oggi saremmo favorevoli (la chiamerei così) alla politica dello «0,30», al sistema dei fondi interprofessionali, al fine di favorire la formazione. Lo mettiamo in questo capitolo perché, in realtà, anche nel lavoro subordinato sussiste questo meccanismo di prelievo, che viene trattenuto sulla contribuzione e che viene pagato, che è finalizzato alla formazione. Secondo noi, questo sarebbe un elemento su cui dover riflettere tutti noi, perché le professioni vivono di competenza, per cui hanno bisogno di essere incentivate alla formazione.Pag. 12
  Questo prelievo minimale, appunto lo 0,30 per cento, sulla previdenza versata non credo scompensi le casse di un professionista, ma sicuramente è un segno forte. In altri termini, riteniamo che le professioni siano un asset strategico per l'economia del Paese? Bene, se riteniamo siano tali, che cosa facciamo in concreto? Obiettivamente – facciamo un po' di critica, perché questo è anche il nostro compito – sentiamo parlare da anni delle professioni, sentiamo ripetere che le professioni sono importanti, sono fondamentali per lo sviluppo, occupano migliaia di persone, ma come si traduce tutto questo interesse in fatti concreti? Peraltro, quando vi dico che sono 1 milione e 500 mila le persone iscritte alla gestione separata, ometto di dire che ognuna di queste potrebbe avere un collaboratore, o dieci. Non lo sappiamo in realtà, perché sono cose distinte. Allora, mi chiedo: come facciamo a incentivare e a dimostrare concretamente questo interesse? Ebbene, probabilmente manovre di questo tipo, che potrebbero essere a saldo zero per la collettività, potrebbero rappresentare un'opportunità di rilancio.
  Noi, per esempio, parlando sempre di giovani, saremmo più favorevoli – su questo consentitemi una critica, che peraltro facciamo ormai da tempo, benché ci agevoli, devo essere onesto – a consentire la gratuità per qualche anno sulla previdenza che non ad agevolare una flat tax, che oggi spinge, secondo noi, al nanismo imprenditoriale. Questo perché ovviamente non vedrei personalmente di cattivo gusto aiutare un giovane che entra nel mondo del lavoro togliendogli questo peso dell'aspetto della previdenza, che in qualche caso è anche oneroso.
  Leggevo qualche articolo, che probabilmente tutti voi avete letto, secondo i quali le dichiarazioni della stragrande maggioranza dei professionisti – su questo potremmo nutrire anche qualche dubbio – si aggirano intorno ai 15.000 euro. Ebbene, Pag. 13se queste informazioni fossero vere, capite bene che una previdenza che costa 4.000 euro di base ha un peso specifico molto importante. Comunque, adesso non mi addentrerei su questo tema in quanto entreremmo in un'altra dimensione.
  In ultimo, siccome parliamo di previdenza, certamente affronterete il tema dell'indennità straordinaria di continuità reddituale, questa famosa ISCRO. Come ho detto prima, non siamo contro il principio, perché lo abbiamo anche accettato, abbiamo lavorato al tavolo. Siamo favorevoli a questo principio, dal momento che riconoscere questo sussidio che arriva a supporto di chi è in difficoltà è un fatto importante, è un riconoscimento importante, anche per il mondo che noi rappresentiamo. Però, il punto è che bisogna riuscire a prenderla in qualche modo. Come dicevo nell'esempio che facevo all'inizio, il sistema con il quale si sono apportate modifiche nell'ultima legge di bilancio non lascia molti spazi. Non sappiamo bene se questa funzione poi possa essere effettivamente utilizzata. Dunque, le tutele sono importanti.
  Chiuderei dicendo semplicemente che noi siamo per una previdenza che sia equa, solidale e non discriminatoria. Oggi, secondo noi, siamo invece in questa situazione, in particolar modo lo è il mondo che rappresento, che oggi conta migliaia e migliaia, se non centinaia di migliaia di professionisti.
  Ringrazio, pertanto, lei, presidente, e la Commissione tutta per questa attenzione. Ci rendiamo disponibili a continuare questa attività anche con successivi incontri o a fornire qualunque cosa possa aiutare questa riflessione della vostra Commissione, auspicando che tutto questo porti a un risultato che possa rendere il Paese più moderno e anche più solidale in questo caso.
  Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Testa.Pag. 14
  Do la parola ai colleghi commissari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni o richieste di approfondimento.
  Vedo che si sono collegati la senatrice Camusso e l'onorevole Merola.

  DANIELA DONDI. Ringrazio il presidente Testa per la sua relazione e prendo spunto da un aspetto che lei ha marginalmente toccato, anche se non riguarda prettamente la previdenza. Lei parlava di un accantonamento dello 0,30 per cento da destinare alla formazione però, se non ho capito male, voi siete un coordinamento di associazioni tutte riconosciute dalla legge n. 4, per cui se queste realtà fanno già parte della legge n. 4 hanno la formazione obbligatoria all'interno del loro statuto, altrimenti il Ministero non ne darebbe il riconoscimento.
  La formazione non è mai troppa, per l'amor di Dio, e lo 0,30 per cento, come ha detto lei, è un importo marginale, che non intacca il bilancio di un professionista, visto che parliamo di professioni, ma credo che il problema della formazione della legge n. 4 sia più un problema di vigilanza che venga effettivamente svolta la formazione che non di fondi da accantonare. O la fate voi come coordinamento, la formazione, e la ponete obbligatoria – adesso dico voi perché siete voi in questo momento gli interlocutori o, comunque, il soggetto terzo – oppure la demandiamo al riconoscimento della legge n. 4, dove già al suo interno la formazione è obbligatoria o, meglio, dovrebbe essere obbligatoria. Diversamente, il circuito secondo me va in tilt. Io ho visto alcune realtà di legge n. 4 dove poi la formazione non viene svolta. Per cui, va bene dedicarle dei fondi, ma poi la formazione bisogna che si faccia. Anche se, ripeto, non è mai troppa la formazione.Pag. 15
  Attenzione, non sono qui a dire «no» allo 0,30, perché è dedicato alla formazione, ma bisogna far sì che questi fondi servano effettivamente a questo scopo.

  ANNAMARIA FURLAN. Ringrazio il presidente Testa per questo incontro e per le cose che ci ha detto. Le anticipo che alle ore 15, al Senato abbiamo il Ministro dell'interno, quindi non so se potrò ascoltare la sua replica, ma spero di sì.
  Credo che siano molto interessanti alcune riflessioni che lei ha fatto rispetto al cambiamento del percorso di vita lavorativo delle persone. Noi siamo abituati a una costanza, per cui se sei lavoratore dipendente sei lavoratore dipendente, se sei libero professionista sei libero professionista. In effetti oggi – lei ha assolutamente ragione – oramai non è più così. Abbiamo percorsi che alternano anche la tua forma come lavoratore e come lavoratrice in modo sempre più consistente.
  Questo è un tema che deve portarci, nel pensare un cambiamento, a dare risposte a questo che, secondo me, è uno degli aspetti più interessanti, ma anche più complessi del nostro sistema previdenziale, e per la verità non solo del nostro sistema previdenziale. In questo mutamento del rapporto del lavoro durante la vita, che fa anche assumere rapporti molto diversi tra di loro, il sistema previdenziale, come anche il sistema fiscale, il bisogno di formazione continua e non solo di ingresso, devono trovare risposte. E siamo molto lontani, io credo, da un sistema che oggi sia in grado di registrare, ma anche di gestire e tutelare il cambiamento in atto.
  Lei giustamente diceva che adesso abbiamo un numero di pensionati relativamente esiguo, ma in prospettiva, proprio per il cambiamento del mercato del lavoro, avremo un numero molto consistente. Questo significa che per noi, avendo anche molti giovani che si affacciano al percorso previdenziale in questo modo, diventa importante che i nostri 100 euro equivalganoPag. 16 ai 100 euro di altri, che è una cosa di per sé non solo ragionevole, ma anche molto equa. Su questo non c'è ombra di dubbio. Questo, tuttavia, significa ragionare su cambiamenti che, però, ho qualche dubbio che si possano fare a compartimenti stagni. Lo dico con grande chiarezza.
  In questi anni abbiamo avuto diverse manovre di riforma pensionistica, ma anche tante toppe, non soltanto nel momento della riforma in sé, ma anche nei vari aggiustamenti. Credo che di aggiustamento in aggiustamento e di toppa in toppa noi creiamo, poi, un sistema poco organico, molto disomogeneo, che non risponde a quei valori di equità a cui lei faceva riferimento e che io, ovviamente, faccio miei e condivido pienamente. Quindi, nell'armonizzazione del sistema questo diventa un elemento molto delicato.
  Dobbiamo avere questa capacità – lo dico innanzitutto a noi come Commissione – di vedere i singoli bisogni e le singole casistiche in un sistema sempre più complesso e, ahinoi, qualche volta anche contraddittorio, ma dentro una visione generale, che a mio avviso manca in questo momento.

  MARIO OCCHIUTO. Ringrazio il presidente Testa per la sua relazione.
  Proprio alla luce di quello che diceva la senatrice Furlan, questo quadro di mutazioni che è in atto e questa esigenza di rapportarci in futuro in un quadro più armonico, mi è sorta una domanda, che desidero porle: in che modo lei crede che il mondo di queste associazioni possa essere coinvolto più attivamente nelle politiche che riguardano la gestione, ma anche l'evoluzione futura della previdenza e degli enti di previdenza e di assistenza? Come credete che questi enti debbano adattarsi per rispondere a queste sfide future di cui stiamo parlando? C'è un modo concreto che potete suggerire o qualche richiesta che può essere recepita per coinvolgere più attivamente il mondo Pag. 17delle associazioni professionali che sono nuove e che saranno sempre più innovative nel futuro?

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, aggiungo io due questioni rapidamente, così poi restituiamo la parola ai nostri ospiti.
  L'intervento della senatrice Furlan mi ha rievocato la relazione molto strutturata del Presidente del CNEL, Renato Brunetta, che parlava di riforme e toppe. Del resto, dobbiamo riconoscere, oggettivamente, che ci sono stati interventi che sono stati sospinti da urgenze o che, comunque, sono stati carenti di visione. Però, rispetto a questo nel fare questa esperienza sto maturando una domanda di fondo, che desidero condividere con voi, che non deve necessariamente avere una risposta oggi. Forse ci dovrebbe essere un impegno del legislatore, di qualsiasi colore esso sia, per aggirare la spiacevole sensazione che i cittadini potrebbero avere che il passaggio al sistema contributivo sia servito solo ad abbattere il tasso di sostituzione e non anche a fare quello che, basandosi su un principio di equità attuariale, dovrebbe diventare più facile, ossia rimettere insieme i frammenti di vite lavorative che oggi possono essere particolarmente frammentate e che in un contesto contributivo in teoria, in astratto, dovrebbe essere più facile ricomporre. Questo purtroppo è un impegno che forse dobbiamo prenderci anche come tema specifico di indagine.
  Inoltre, con riferimento al discorso delle professioni vecchie e nuove, ricordo un articolo pubblicato su ItaliaOggi del 25 gennaio 2023 nel quale si riferiva che Inarcassa era pronta ad accogliere i nuovi professionisti, i designer, che non sono architetti, non sono ingegneri, ma sono legge n. 4 del 2013. Ebbene, voi avete un orientamento, una riflessione su questo tipo di transizione? Quali sono le difficoltà e le sfide che si Pag. 18pongono? Mi rendo conto che è un tema molto ampio, però mi interesserebbe una sua riflessione su questo aspetto.
  Do la parola al presidente Testa per la replica.

  NICOLA TESTA, Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP). Grazie, presidente. Per comodità, parto dall'ultima domanda perché si collega alla penultima. Stiamo parlando di modalità, di fatto.
  Se torno alla memoria storica, prima che arrivasse la legge n. 4, che un po' tocca il suo tema, c'erano tanti che erano disponibili, tante casse professionali e non che erano disponibili ad accettare le nuove professioni. Ne abbiamo avute tante di proposte in assenza di legge. In quel periodo in cui si ragionava per avere una legge, il sistema della previdenza era uno dei temi che si toccavano e c'erano tanti volontari che si offrivano. Penso anche alla cassa forense, che con il nostro mondo non c'entrava niente, e a quell'epoca disse che si potevano anche valutare sinergie, aggregazioni e sistemi che accettano professioni diverse da quelle per cui quella cassa o quella gestione è nata storicamente.
  Per cui, faccio fatica oggi a rispondere a questa domanda e mi fa sorridere perché, in realtà, lei è tornato indietro di vent'anni con questa sua richiesta.

  PRESIDENTE. Pensavo di essere tornato indietro solo di un anno. Sono scivolato in un burrone.

  NICOLA TESTA, Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP). Ha riportato indietro un po' tutti. Su questa battuta dico che in realtà noi oggi non abbiamo idea di come e quale sia lo strumento per riorganizzare questa materia. Sappiamo che è un problema, in realtà, ma non lo sappiamo perché nessuno ci ha mai sfidato a ragionare su Pag. 19questo tema. Oggi per noi la previdenza è qualche cosa di astratto, che subiamo a seconda dei casi che riscontriamo. Per cui, non saprei dire oggi, così rispondo, onorevole, anche alla sua domanda, qual è la via per essere coinvolti. Sono certo che, però, per avviare questa operazione i soggetti devono essere coinvolti tutti, e questo è già un primo aspetto importante, perché fino ad oggi non è stato così. Io credo che l'INPS non sappia neanche cos'è la legge n. 4. Anzi, ne sono sicuro al cento per cento e sarei pronto a scommettere. Probabilmente già si deve partire da qui.
  Noi abbiamo un pilastro professionale che oggi è duale. Da una parte ci sono gli Ordini delle professioni, e quelli sono già strutturati, hanno le loro gestioni, le loro casse, fiorenti o meno non lo so, ma stanno da una parte. Noi siamo al momento degli ibridi, né carne né pesce, però siamo un segmento professionale, siamo la seconda gamba del sistema nazionale nelle professioni.
  L'INPS dovrebbe iniziare a prendere coscienza di questo. Ho detto durante la mia relazione che probabilmente sul piano operativo, sul piano tecnico oggi io avrei piacere se l'INPS ci dicesse (è una domanda che facciamo da tanto tempo) nella gestione separata chi c'è. È possibile sapere quanti sono gli iscritti che fanno i designer, gli web designer a cui faceva riferimento? È una professione legge n. 4 peraltro. Se adesso mi dice che addirittura ci sono proposte per andare in Inarcassa, ho un po' di confusione su questo tema. Però, è una proposta. Secondo me, ci siamo già spostati positivamente in avanti. Se una organizzazione come Inarcassa ha allargato la sua visione dicendo «potenzialmente potreste entrare nella nostra gestione», non entro nella parte normativa perché non ho la competenza e non sono in questo momento documentato Pag. 20a fondo su questo punto, ma perché no? Noi non abbiamo pregiudizi su dove andare.
  Io riaffermo quello che dicevo. Abbiamo messo tante toppe. A forza di rattoppare prima o poi il tessuto si strappa. Se dovessimo rattoppare una giacca, prima o poi la strapperemmo.
  Vengo alla domanda. Il vostro compito capisco, come diceva l'onorevole, che è arduo, perché mettere insieme tanto, stratificato in decenni anche a livello normativo, è complicato, per cui forse più che una toppa bisogna avere il coraggio di fermarsi un attimo e tornare al punto di partenza, ai 100 euro versati da un ragazzo che oggi comincia a fare il lavoratore subordinato, che un po' era quello che diceva lei. Siamo in un sistema in cui noi pensiamo che ciò che versiamo finisce in un nostro salvadanaio virtuale dove io, prima o poi, andrò ad attingere. Se fosse un'assicurazione privata, a fine carriera mi direbbero «vuoi la rendita o vuoi il capitale?». Lì è molto più semplice la scelta. Non è così, però, come diceva lei. Oggi mettiamo in questo cassetto, che è di fatto veramente virtuale, perché non sappiamo poi cosa ci ritornerà da questo cassetto, perché non è il mio, è il cassetto della collettività. Alla domanda sullo strumento non sono in grado di rispondere. Ci saranno organismi tecnici. Come dicevo prima, noi non siamo nell'INPS e non sappiamo quali sono i ragionamenti. Probabilmente, il mondo che rappresentiamo noi dovrebbe non dico partecipare, ma quanto meno sapere di che morte morire all'interno di un contesto in cui sono presenti in modo massiccio. In questo caso, sono 1 milione 500 mila le persone che ho indicato all'inizio, dichiarate dall'INPS e non da noi.
  Il metodo non sono in grado di dirlo. Onorevole, non saprei dire qual è il percorso. Invece, le possibilità di avere proposte e aggregazioni, di entrare in contesti già riconosciuti, assolutamente sì. Non credo si debba creare nulla di nuovo, sennò ci Pag. 21ritroveremmo a mettere un'altra toppa a un sistema che è già complicato di suo. Secondo me, è un po' quello che diceva lei, onorevole Furlan, ci vuole il coraggio di fermarsi un attimo e cercare di rendere uniforme questo sistema.
  Faccio riferimento ai ragazzi che entrano oggi, perché personalmente per chi come me è quasi vicino alla chiusura della propria attività (spero più avanti), è un problema forse importante, ma superabile. Ma cosa succederà a quei ragazzi che avranno un percorso professionale variegato, magari intermittente, dove non sappiamo cosa succede? È cambiato il modo di intendere il lavoro. Il mondo è cambiato in seguito anche al benessere della nostra società. Lei ha messo insieme toppe e anzianità. Oggi non ci sono pensionati in quel contesto, ma quando arriveranno saranno una valanga, questo è sicuro. Quando arriverà quel momento cosa succederà? Oggi non siamo in grado di prevederlo, ma siamo in grado però di prevedere che saranno tanti e quello è un sistema dove le professioni andranno sempre più velocemente. Aggiungiamo che la vita si allunga, quindi abbiamo un problema da gestire in questo senso.
  Per cui, onorevole, mi spiace, ma non sono in grado di rispondere in questo momento. Ci rendiamo, però, disponibili a discutere di questo tema. La prima cosa che serve sul piano tecnico è avere i dati, perché le norme e le valutazioni si fanno su dati certi. La gestione separata per noi è un terreno minato che andrebbe esplorato molto meglio, mentre è più facile per la gestione di un commerciante perché i soldi sono quelli.
  Tocco l'ultimo aspetto. Mi scusi se sono tornato indietro, ma mi sembrava un argomento ampio. Ha ragione, la formazione è un compito della legge n. 4. È nata per quello. Poi ci sono problemi, come in tutti i mondi. Ci sono e secondo me è nostro compito andare a correggerli. Qualcosa la facciamo. Quando io Pag. 22parlo di accesso alle 0,30, semplifico, non è per la questione materiale. Non è l'aspetto economico che cambia la sostanza, perché un professionista oggi investe in competenza, sennò non potrebbe fare il mestiere del professionista.
  Se vendessimo bottoni, compreremmo l'attrezzatura per produrre bottoni più velocemente e magari migliori, ma se vendo competenza, se vendo conoscenza, l'arma che ho è soltanto la competenza, la formazione, la crescita.
  Questo non è un atto per dare dei quattrini a un mondo, anche, tra l'altro, ma è un segno tangibile che a questo mondo ci stiamo pensando, perché la legge n. 4 parla di competenze, ma tutte le leggi che la legge n. 4 ha toccato, tutti i tavoli a cui ho partecipato in questa lunga, forse anche troppo, carriera di rappresentanza, si è sempre vista confusa la professione con il lavoro subordinato. Si è sempre mischiato o cercato di scopiazzare cose che si fanno nel subordinato per applicarle anche al lavoro autonomo, che ha quelle caratteristiche che dicevamo prima. Non siamo più in un sistema standard. La forza della legge n. 4 è la capacità di riuscire ad adattarsi.
  Formarsi è un dovere, oltre che un obbligo, ma c'è la necessità di sopravvivenza. Lo 0,30 secondo noi, è un segno tangibile che il legislatore dà per affermare che qui esiste un mondo. Riconosco questa fattispecie di ritorno che, ribadisco, è a costo zero, perché la stiamo già versando quella previdenza. Così come nel mondo subordinato tolgo dallo 0,30 il mio 33 per cento e di milioni di persone che lo vendono, che forse dovrebbe essere di un lavoratore autonomo, per cui probabilmente anche economicamente superiore, è a costo zero questo 0,30 per il Paese. Però, è un segno tangibile che oggi non c'è, vi assicuro.
  Abbiamo una legge, come dice lei. Poi, lei ha parlato di vigilanza. Ahimè, purtroppo, questo è un handicap della legge. Se dipendesse da noi, saremmo anche disponibili ad accettare Pag. 23delle deleghe su questo tema, che in parte abbiamo. Su quello non possiamo fare nulla, se non chiedere che magari vengano apportate modifiche solo su questo punto, perché il rischio è che poi se apriamo una norma per metterci dentro di tutto e di più la stravolgiamo.
  Quella norma tra i vari principi era liberale, aperta, trasversale. Gli web designer si sono costituiti in associazione professionale non perché si sono svegliati una mattina, perché è un settore nato con l'innovazione tecnologica. C'è sempre stato probabilmente l'architetto, ma oggi c'è il web designer che fa lo stesso mestiere con alcuni accorgimenti digitali. Una legge imbrigliata non darebbe la possibilità di evolversi. La legge n. 4 dà questa possibilità. Certo, la legge n. 4 ha dei limiti, come tutte, però è un altro mondo. Oggi qui in termini di previdenza volevo rafforzare che lo 0,30 è un segno tangibile che il sistema Paese riconosce le professioni. Se poi 100 euro sono uguali a 100 euro per tutte risolviamo anche quel problema a cui faceva riferimento, di avere il salvadanaio per tutti noi.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente il presidente del CoLAP, dottor Testa, dichiaro conclusa l'audizione.
  Interrompo il collegamento mentre facciamo entrare i prossimi auditi.

  La seduta, sospesa alle ore 14.45, è ripresa alle ore 14.50.

  PRESIDENTE. Proseguiamo i nostri lavori.
  L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'equilibrio e i risultati delle gestioni del settore previdenziale allargato, l'audizione dei rappresentanti di Assoprofessioni.
  Sono presenti il dottor Paolo Brescia, responsabile del centro studi dell'associazione, e la dottoressa Sara Pellizzari, consulentePag. 24 legislativo, che ringrazio per la disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione.
  Do la parola al dottor Brescia per lo svolgimento della sua relazione. So che essendo colpevole di un ritardo non posso chiedere una estrema concisione, ma le chiedo di stare nei quindici minuti, perché poi normalmente ci sono le richieste di approfondimenti.

  PAOLO BRESCIA, Responsabile del centro studi di Assoprofessioni. Ringrazio il presidente e ringrazio anche i deputati e i senatori.
  Io rappresento Assoprofessioni, che è una associazione con circa 50 mila professionisti. Vi porto anche i saluti del dottor Falcone, segretario, e del presidente, professor Berloffa.
  Noi abbiamo concentrato questa analisi considerando che Assoprofessioni è una confederazione dove per la maggior parte i professionisti sono senza cassa, iscritti alla gestione separata INPS. Siamo partiti dal presupposto che proprio quest'anno, nel 2024 c'è il trentennale della legislazione sulle casse di previdenza, casse di previdenza private però molto ibride, dove c'è una vigilanza ministeriale, dove partecipano agli equilibri di finanza pubblica essendo all'interno dell'ISTAT. Abbiamo ritenuto, visti anche i vostri capitoli di interesse, di focalizzare un po' il nostro discorso sulle politiche demografiche, su come sarà la libera professione e il futuro della libera professione. Come ho già scritto nella relazione precedente, che lei ha già visto, le professioni in Italia sono sempre meno ambite. Io sono anche un ordinista. Ho preso l'esempio di un piccolo ordine del Nord Italia dove negli anni Novanta avevamo liste d'attesa per poter esercitare la libera professione e dove al 31.12.2023 erano zero le richieste di praticantato.
  Ci stiamo chiedendo, a livello di previdenza privata o previdenza complementare, come sta andando la professione. Si sa Pag. 25che l'Europa sta indirizzando molto sulla libera concorrenza anche tra le professioni. Di conseguenza, ci sarà un grosso impatto sulle professioni non ordinistiche, le professioni dell'associazione n. 4 del 2013.
  La legislazione europea non parla di professione, ma di imprese dove mette dentro anche le libere professioni. Io qui rappresento anche due istituzioni importanti che sono iscritte ad Assoprofessioni, che sono l'Istituto nazionale revisori legali e la LAPET, che ha circa 6 mila iscritti. L'Istituto nazionale revisori legali rappresenta i revisori legali iscritti al MEF, non tutti perché gli iscritti al MEF sono 127 mila, di cui operano sui 70 mila.
  Sarà sempre meno appetibile la libera professione, specialmente ordinistica. C'è stata un'inversione di tendenza ultimamente, non l'ho scritto nella memoria per mia dimenticanza, a causa del Covid19. Al contrario, ci sono stati molti esami in videoconferenza. Hanno evitato prove scritte. Di conseguenza, dal mio punto di vista, questo cambiamento, questa variazione di tendenza è data più che altro dal fatto che c'è stata una facilitazione negli esami di Stato. Poi ritorneremo ad avere un calo di iscritti agli ordini professionali. Ci sono anche molte cancellazioni, specialmente nel campo forense.
  Abbiamo questa nuova realtà, dove l'Europa sicuramente ha dato un impulso e la legislazione italiana ha dato un impulso con la legge n. 4 del 2013 dove possiamo prendere come esempio i professionisti iscritti alla LAPET e all'Istituto nazionale revisori legali, che sono tutti iscritti alla gestione separata INPS.
  Ho fatto un piccolo prospettino per parlare della gestione separata INPS. Ci sono 222 mila donne e 254 mila uomini. Parliamo di professionisti, perché altrimenti la gestione separata INPS è molto più rilevante, per un totale di 476 mila. Pag. 26Abbiamo visto anche per fasce di età. Abbiamo la fascia di età tra i 30 e i 59 anni, dove ci sono 339 mila professionisti.
  Dal nostro punto di vista, le casse private, specialmente quelle piccoline, andranno in sofferenza, perché ci sono tantissime casse. Abbiamo casse, come per il notariato, con 5 mila iscritti, abbiamo l'ENPAM con 350 mila iscritti.
  Quale poteva essere una soluzione? C'erano già state proposte legislative in passato di fare anche delle casse interprofessionali, cioè accorpare in modo da iscrivere all'interno delle casse di previdenza anche professionisti non ordinistici, sicuramente affini, ma abbiamo molte professioni affini in questo settore.
  Noi possiamo prendere ad esempio i tributaristi, che hanno molte affinità con la cassa dei ragionieri. La cassa dei ragionieri andrà a scomparire, non essendoci più il collegio dei ragionieri.
  Abbiamo anche suggerito che tra le casse ci potrebbe essere anche la creazione di un fondo di garanzia, un sistema di mutualità. Se il trend è quello di sempre minori iscrizioni agli ordini professionali, il futuro sarà sicuramente, per quelle di più piccole dimensioni, una sofferenza a livello di equilibri finanziari. Vediamo che abbiamo nel campo professionale 476 mila iscritti alla gestione separata. Dove potrebbe essere il vantaggio per le casse di previdenza? Io parlo per la mia cassa. Io sono iscritto alla cassa dei dottori commercialisti. La nostra cassa mette a disposizione, specialmente sul welfare e anche sulla prevenzione, delle polizze assicurative.
  La nostra cassa ha stipulato una polizza assicurativa con Poste Italiane dove non ci obbligano, però abbiamo una prevenzione ogni anno. Questo si è reso possibile dopo che i risparmi di gestione delle casse non devono essere riversati allo Stato, ma possono essere investiti sul welfare, cosa che non ha la gestione separata. La gestione separata ha il congedo parentale,Pag. 27 ha il congedo di maternità, ha il congedo per i padri, però nel campo del welfare, a parte l'ISCRO, che è ininfluente per un professionista quello che dà l'INPS per situazioni di sofferenza o per perdita del lavoro, perché poi si verifica anche questo, anche nelle libere professioni, non abbiamo un sistema di welfare.
  Riteniamo, come Assoprofessioni, rappresentando tutti questi professionisti che non hanno delle casse di previdenza, che si potrebbe iniziare a ragionare per fare in modo che per una parte importante di questa gestione separata su professioni affini si abbia la possibilità di iscrizione alle casse per un vantaggio sia per la cassa, perché si troverebbe dei contributi, sia per l'iscritto che potrebbe accedere al welfare. Anche dal punto di vista sanitario, se pensiamo bene, non sono cose obbligatorie, però l'impatto sanitario che può avere il welfare è importante. In termini di gratuità, la cassa ogni anno dispone, in termini di prevenzione, una serie di analisi a titolo gratuito.
  Ci sono anche analisi importanti che il Servizio sanitario nazionale a volte suggerisce o manda direttamente a casa del contribuente per patologie importanti. Sicuramente in futuro poter accorpare le piccole casse, vedere come poter trattare i professionisti alla gestione separata e farli entrare nelle casse affini come professione, perché ormai stiamo parlando di 450 mila professionisti, potrebbe creare anche una minore pressione nei confronti del sistema sanitario nazionale, perché la prevenzione, come tutti sappiamo, è importante.
  Le casse questa prevenzione la stanno facendo. I professionisti iscritti alla gestione separata questo tipo di prevenzione non ce l'hanno, se non è il Servizio sanitario nazionale che manda a dire di fare questo tipo di analisi. Su certe analisi, che adesso non ricordo bene, anche al Servizio sanitario nazionale manda qualcosa in termini di richiesta.Pag. 28
  Come dicevo prima, una cosa che avevo pensato come Assoprofessioni è la mutualità tra le casse, proprio per non mandarle in sofferenza, con accantonamento a un fondo rischi che poi potrebbe servire a manlevare lo Stato da eventuali interventi. Essendoci una mutualità fra le varie casse, con un obbligo di accantonamento a un fondo, questo potrebbe sollevare dai rischi che potrebbero intervenire nei confronti di altre casse.
  Anche l'Europa – esiste uno studio del 2019 – ha detto che c'è una forte protezione sociale, sempre per il lavoro dipendente a tempo determinato o a tempo indeterminato. Siamo carenti sui lavoratori autonomi.
  Dal nostro punto di vista, ci sarà sempre più una liberalizzazione della libera professione, a parte le professioni protette. Per certi settori ci saranno sempre dei vincoli. Però, con la legislazione europea e con il tema della concorrenza avremo sempre più professionisti iscritti alla legge n. 4 del 2013, professionisti non ordinistici e di conseguenza senza cassa.
  Le casse sicuramente sono tantissime perché ci sono tanti ordini professionali, però tanti ordini professionali non giustificano tante casse. Le casse potrebbero essere anche interprofessionali proprio per una visione futura. Come abbiamo detto, nel notariato abbiamo 5 mila iscritti. Penso che i consulenti del lavoro siano 25 mila. Poi abbiamo l'ENPAM con 350 mila iscritti. I geometri sono a 95 mila. Di conseguenza, c'è una miriade di casse che negli equilibri finanziari potrebbero avere dei problemi. Sicuramente la cassa dei ragionieri andrà in estinzione, perché non ci sono più iscritti dopo l'inserimento dell'obbligo della laurea per la professione di dottore commercialista.
  In virtù di tutte queste considerazioni, si ritiene che poter iniziare a studiare una soluzione di gestione separata, farla Pag. 29confluire nelle casse private potrebbe rappresentare senza dubbio una sicurezza per l'equilibrio finanziario delle casse, una sicurezza per l'iscritto, che ha sicuramente un welfare molto più potente all'interno delle casse private, e manlevare anche lo Stato da certi interventi di finanza pubblica, specialmente sulla prevenzione.
  Abbiamo preparato questa relazione. Penso di aver toccato sinteticamente quasi tutti i punti. C'è un punto importante che mi capita adesso sott'occhio: il patrimonio di tali enti previdenziali è di 75 miliardi di euro, delle casse private. Di conseguenza, è una realtà molto importante che, però, se continuiamo nel trend di poca appetibilità della libera professione, perderà iscritti. Gli esami di Stato sono rimasti sempre molto selettivi, per zone geografiche. Io ho preso a riferimento solo un ordine, però le liste di attesa del 2023 per richieste di praticantato sono pari a zero. È una cosa che fa ragionare molto.
  Presidente, penso di aver sintetizzato al massimo tutto quello che poi è nella relazione. Se ci sono dei chiarimenti da fare, sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Non abbiamo commissari connessi perché penso che in Senato sia iniziata l'informativa del Ministro. Nel frattempo, da 75 i miliardi sono diventati 103, perché il tempo passa.
  Vi ringrazio per il vostro contributo, che solleva dei temi di equità di trattamento, dei temi che sono via via apparsi nelle audizioni che stiamo svolgendo.
  Se non ci sono domande, possiamo ritenere conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.