XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 24 di Mercoledì 28 febbraio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 

Audizione di Mauro Tiviroli, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.»:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 3 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 11 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 11 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 11 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 18 
Fregolent Silvia  ... 18 
Morrone Jacopo , Presidente ... 18 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 18 
Morrone Jacopo , Presidente ... 21 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 21 
Morrone Jacopo , Presidente ... 23 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 23 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 23 
Morrone Jacopo , Presidente ... 23 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 23 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 24 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 24 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 25 
Silvestri Rachele (FDI)  ... 26 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 27 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 27 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 29 
Morrone Jacopo , Presidente ... 32 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 32 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 32 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 32 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 33 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 33 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 33 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 33 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 33 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 34 
Morrone Jacopo , Presidente ... 34 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 34 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A ... 34 
Morrone Jacopo , Presidente ... 34 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 35 
Morrone Jacopo , Presidente ... 35 
Tiviroli Mauro , amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.» ... 35 
Morrone Jacopo , Presidente ... 36 
Silvestri Rachele (FDI)  ... 36 
Morrone Jacopo , Presidente ... 36 
Silvestri Rachele (FDI)  ... 36 
Morrone Jacopo , Presidente ... 36

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Mauro Tiviroli, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore delegato della società Marche Multiservizi S.p.A., dottor Mauro Tiviroli, che ringrazio per la presenza.
  L'amministratore delegato è accompagnato dall'avvocato Gianluca Bucci, responsabile funzione legale e societario di Marche Multiservizi S.p.A.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta al regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  Inoltre, al fine di assicurare il miglior svolgimento dei lavori, invito il nostro ospite a destinare, se possibile, l'illustrazione di eventuali contributi riservati alla parte finale della seduta.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento, avviato per decisione dell'Ufficio di presidenza, integrato Pag. 3dai rappresentanti dei Gruppi, del 20 dicembre scorso, sulla discarica di Riceci, nella provincia di Pesaro-Urbino.
  Ricordo che la Commissione è chiamata, in base alla relativa legge istitutiva, a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, anche con riguardo alla verifica di eventuali comportamenti illeciti nell'ambito della Pubblica amministrazione centrale e periferica, ovvero dei soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti.
  La Commissione ha, inoltre, il compito di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con specifico riferimento al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del divario nella dotazione degli impianti. In tale contesto, la Commissione intende acquisire elementi di conoscenza utili alla verifica della sussistenza di attività illecite relative alla gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti da parte di soggetti pubblici o privati, ai sistemi di affidamento dei citati servizi, ovvero alle attività di bonifica dei siti inquinanti, a seguito del mancato rispetto della normativa vigente in materia ambientale.
  Cedo, dunque, la parola al dottor Mauro Tiviroli per lo svolgimento della sua relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Buongiorno a tutti. Sono io che ringrazio dell'occasione che quest'audizione ci dà per fare chiarezza rispetto a questa tematica, che ritengo abbia assunto proporzioni particolarmente elevate.
  Innanzitutto vorrei mettere in evidenza di chi è e cos'è Marche Multiservizi. Marche Multiservizi è un'azienda a partecipazionePag. 4 pubblica. Ha un partner industriale scelto con una gara a evidenza europea, concorrendo con altri soggetti, come ASM di Brescia, la stessa Enel e altri. Questo è successo nel 2002. Poi siamo cresciuti. Nel 2007 abbiamo fatto un'aggregazione sul territorio con l'azienda che gestiva i servizi di acqua, gas e, in parte, i rifiuti nelle aree interne. Prima eravamo Aspes Multiservizi, poi siamo diventati Marche Multiservizi dal 2008.
  Che cosa facciamo? Gestiamo l'acqua in quasi in tutta la provincia, tranne i comuni di Fano, Mondolfo, San Giorgio, e quello di Pietrarubbia che la gestisce in modo diretto (è un piccolo comune di 700 abitanti); mentre sulla parte di Fano c'è un'altra azienda collega, ASET. Il servizio idrico è quello, tutto sommato, predominante – le cose che cercherò di illustrare velocemente fanno parte di una nota che, se il presidente e la Commissione vorranno, sono disposto a depositare, firmata – poiché gestiamo 5 mila chilometri di rete su tutto il territorio, con una densità per chilometro di 55 abitanti, quindi una densità molto bassa. Nonostante questo, e nonostante avessimo ereditato dai comuni e dalle realtà locali impianti vetusti e reti obsolete, abbiamo una perdita lineare che è circa un quarto della media nazionale. La media nazionale supera il 22-23 per cento dei metri cubi al giorno per chilometro di rete, noi invece siamo al 5,2 per cento e quindi molto performanti, al di là delle difficoltà che abbiamo dal punto di vista infrastrutturale.
  C'è poi, un tema che riguarda soprattutto l'approvvigionamento idrico, che è abbastanza critico e che ci porta spesso a essere in emergenza durante l'estate per le carenze di rifornimento. Quest'anno, visto l'andamento climatico, – da noi non sta piovendo neanche in questi giorni – l'approvvigionamento idrico è problematica che ci preoccupa.
  Abbiamo più di 100 depuratori sparsi sul territorio e questo ci ha portato a dover gestire per lungo tempo in questi anni Pag. 5l'infrazione comunitaria. Pesaro, quando sono arrivato io, aveva una depurazione che riguardava circa il 43 per cento della popolazione. Oggi siamo al 98 per cento. Stiamo uscendo dall'infrazione comunitaria - dicevo - con grossi investimenti su questo versante. Abbiamo alcune migliaia di chilometri di rete di fognature. Tanto per darvi un esempio, l'approvvigionamento idrico che noi distribuiamo è di circa 21 milioni di metri cubi all'anno con oltre 500 punti di prelievo. Capite, quindi, che è un territorio molto frammentato.
  Le piccole gestioni del passato, ovviamente, hanno prodotto un certo tipo di difficoltà: abbiamo acquedotti che non sono comunicanti e quindi dobbiamo mettere in campo una progettualità che va verso l'interconnessione. L'acqua deve scorrere nei tubi, come accadeva al tempo degli antichi romani, e non attraverso le autobotti, come, purtroppo, spesso succede ancora oggi. Questo, a grandi linee, è il servizio idrico.
  Effettuiamo il servizio della distribuzione del gas in una trentina di comuni. Non abbiamo più la società di vendita - come dirò dopo - perché l'abbiamo ceduta. Era un'attività a libero mercato. Quindi, facciamo solo i distributori. Gestiamo l'illuminazione pubblica nel comune di Pesaro e in altri otto comuni con circa 27-28 mila punti luce.
  Abbiamo una piccola produzione, però per noi significativa, di energia da biogas nelle discariche che gestiamo e anche in una che è già in post gestione, per circa 7,3 megawatt all'anno, che pressappoco coincide con la quantità di energia elettrica necessaria per circa 200-300 famiglie. È poco, però per noi è importante anche perché è la dimostrazione di un'attenzione - come dirò dopo - alla sostenibilità e all'economia circolare.
  Per quanto riguarda i rifiuti, li gestiamo in circa 36 comuni – se non vado errato, però c'è il dato esatto nella relazione – per circa 220 mila abitanti. Anche in questo settore abbiamo Pag. 6fatto dei passi da gigante: per la raccolta differenziata siamo passati da un 23-24 per cento nei primi anni Duemila al 73 per cento di oggi; in tema di riciclo abbiamo già superato gli obiettivi fissati dall'Unione europea per il 2035. Non abbiamo mai avuto difficoltà dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti, perché abbiamo sempre avuto la nostra autonomia e anzi, in alcuni casi, - come l'anno scorso alla provincia di Ascoli e alcuni anni fa alla provincia di Ancona - abbiamo dato una mano alle province che erano in difficoltà dal punto di vista impiantistico. Ma su questo tornerò dopo.
  Proprio perché siamo un'azienda a partecipazione pubblica per statuto e per norma – il fatto che sia a partecipazione pubblica l'ha confermato nel 2019 la sentenza a sezioni riunite della Corte dei conti – la nostra è una società che non solo fa le attività (chiamiamole così) regolate – noi tutti sappiamo che l'idrico, il gas e la sua distribuzione, l'elettrico e anche i rifiuti, da alcuni anni sono governati dalla regolazione nazionale, che è in capo ad ARERA – ma oltre a questo, possiamo agire sul libero mercato che, per quanto ci riguarda, è rappresentato in parte dal settore dell'illuminazione pubblica. Come dicevo, oltre a Pesaro, abbiamo acquisito, attraverso le gare e quindi a mercato, la gestione dell'illuminazione pubblica di altri sei o sette comuni.
  Un'altra attività a mercato è per noi lo smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi. Avevamo un paio di discariche – questo credo vada evidenziato – che abbiamo ereditato dalle realtà locali nei primi anni Duemila. Erano due società pubbliche con all'interno soci privati i quali, nel momento in cui ci sono state alcune difficoltà, sono fuggiti e queste società sono rimaste in capo alle amministrazioni comunali. Si tratta delle discariche di Cagli e di Montecalvo. Noi ci siamo trovati a dover dare una mano al territorio, perché non avevano completato la Pag. 7loro funzione e, soprattutto, non c'erano assolutamente i fondi del post mortem previsti dal decreto legislativo n. 36/2003. Quindi, se non ce ne fossimo fatti carico, sarebbero rimaste discariche aperte sine die, senza avere le risorse necessarie «per». Abbiamo fatto alcuni progetti specifici, attraverso il conferimento accelerato di rifiuti speciali non pericolosi, condividendolo con il territorio, e siamo riusciti a sanare queste due realtà. Oggi sono chiuse. Abbiamo fatto il capping finale e abbiamo i fondi necessari per la gestione post mortem, prevista dalla normativa.
  La governance della nostra società, su cui si è molto parlato, credo sia molto chiara per quanto riguarda la sua regolazione. È inserita nello Statuto, quindi è definita con l'approvazione della norma statutaria da parte di tutti i soci. C'è una maggioranza pubblica ripartita tra il comune di Pesaro, che ha circa il 25 per cento, l'Amministrazione provinciale, – i dati esatti sono nelle relazioni e non li ricordo a memoria – il comune di Urbino che ha circa il 4 per cento, e poi ci sono tutti gli altri comuni che hanno piccole frazioni. Infine, l'Unione montana di Urbania che ha l'1,9 per cento.
  Abbiamo una quota di azioni proprie, acquisite per dare una mano a un comune che era in difficoltà e quindi l'unica strada era comprargli una quota di azioni. Questa acquisizione è stata definita, ovviamente, sia dal Consiglio sia dall'Assemblea che ci avevano autorizzato.
  Inoltre, quando è stata fatta la privatizzazione - chiamiamola così - nel 2002, tramite gara a evidenza pubblica, si è dato vita ad un azionariato diffuso sul territorio, che poi è stato quasi del tutto riconvertito, perché il comune ha ricomprato le azioni. Sono rimasti tre signori che, per motivi affettivi, si tengono queste azioni sul comodino, che ovviamente non rendonoPag. 8 assolutamente niente anche perché parliamo di un numero irrisorio.
  La governance è definita dai comuni, ossia la parte pubblica, che nominano cinque consiglieri, di cui uno è nominato presidente, mentre il partner industriale, che è HERA, quotato in borsa, nomina quattro consiglieri, di cui uno ricopre la carica di amministratore delegato. Anche questo previsto dallo statuto.
  È una governance che - voglio sottolinearlo subito - non ha mai dato nessun tipo di difficoltà. Abbiamo controllato le delibere gli ultimi 12-13 anni, per non andare troppo indietro, ma non ce n'è nessuna né a maggioranza né con un voto contrario. Ci sono state solo alcune astensioni per motivi personali, che, magari, erano dovute per legge. I bilanci sono sempre stati approvati quasi totalmente all'unanimità. A questo riguardo – non è una critica ma semplicemente una considerazione – qualche socio (normalmente uno) mette costantemente in discussione la distribuzione dei dividendi, ma non la gestione né tantomeno i risultati di bilancio. È una valutazione che va rispettata ed è rispettabile, perché ognuno la può pensare come vuole.
  Quindi, come governance, in vent'anni che sono amministratore delegato a Pesaro, non abbiamo mai incontrato alcun tipo di difficoltà nel rapporto tra partner industriale e parte pubblica, anche perché - non lo dico perché ci sono io, se ci fosse stato qualche collega sarebbe stata la stessa cosa. HERA è partita nel 2002 con l'aggregazione di 12 ex municipalizzate della regione Emilia-Romagna, mentre oggi lavoriamo in diverse parti d'Italia, in Veneto e in Friuli e abbiamo un impianto anche in Abruzzo – credo che la nostra logica e il nostro approccio siano quelli del massimo rispetto per il territorio, per sue istituzioni e per la sua collettività. Quindi, come vedremo dopo anche con alcuni dati economici, ritengo che il lavoro fatto Pag. 9sia tutto nella direzione di valorizzare il territorio in cui si lavora.
  Abbiamo fatto diverse operazioni societarie da quando siamo attivi e non so per quale motivo questa sia sotto la lente di ingrandimento. Io sono arrivato a Pesaro a fine 2002 e mi sono trovato con aziende che erano totalmente pubbliche, che avevano costituito una miriade di società, addirittura qualcuna all'estero. Ve ne dico una tanto per fare un esempio: una società in diritto polacco impegnava l'allora Aspes Multiservizi S.p.A. per 65 milioni di euro, quando il fatturato dell'azienda era di 80 milioni di euro. Fortunatamente, siamo riusciti a chiudere tutta questa miriade di società, siamo riusciti a limitarne il numero senza alcun danno ma con tanto lavoro, e oggi abbiamo le società che ci servono e che sono strettamente correlate al nostro core business. Quando parlavo di miriade di società mi riferivo ad aziende che erano le più variegate e che non avevano niente a che fare con la nostra attività. Ce n'era una che si chiamava Asian Multiutility, tanto per intenderci.
  Abbiamo acquisito a Falconara la società CAM, che abbiamo ancora, quando il sindaco era l'attuale assessore regionale delle Marche Goffredo Brandoni. Questa società, che ora si chiama Marche Multiservizi Falconara, si occupa della gestione della raccolta dei rifiuti nel comune di Falconara e in altri cinque limitrofi. Abbiamo ceduto alcune società e anche la quota – che era una quota minoritaria perché avevamo il 29 per cento – di HERA Comm Marche, che è la società commerciale che distribuisce gas sul territorio, creando una plusvalenza complessiva di 17 milioni di euro a favore dei soci e della collettività. Infine, nel 2022, abbiamo fatto due operazioni: una è oggetto dell'audizione odierna, e l'altra riguarda l'acquisito della Macero Maceratese, che è una società che stavamo seguendo addirittura prima dell'epidemia di coronavirus. Poi, durante la pandemia, Pag. 10si erano interrotti i rapporti e le trattative. È un'azienda leader nel territorio per il recupero di carta e, soprattutto, del cartone da un punto di vista industriale. L'abbiamo acquisita con il 70 per cento delle quote, con la Put nell'arco triennale per passare al 100 per cento. È una società che ci sta dando soddisfazioni, sta andando molto bene, e questo è un ulteriore elemento che ci mostra che stiamo andando la sostenibilità. Il tema specifico dell'audizione, ossia l'acquisto del 40 per cento di Aurora, lo tratterò in un capitolo più specifico.
  La sostenibilità e l'economia circolare sono stimoli fondamentali per un gruppo quotato in borsa, poiché sono drive non solo ambientali ma anche economico-finanziari. Oggi se uno fa un bond con al suo interno economia circolare, con l'Agenda ONU davanti e con il calcolo della tassonomia, può spuntare anche situazioni molto vantaggiose. Quindi, questo è stato uno stimolo anche per noi che facciamo il bilancio di sostenibilità addirittura dal 2003, ed è un aspetto fondamentale della nostra mission. Quindi, tutto quello che noi facciamo è nell'ottica di una sostenibilità ambientale che vada verso l'economia circolare. Questa è la nostra guida, che ci ha portato ad avere un miglioramento sull'infrazione comunitaria e una raccolta differenziata importante, e perché sostenibilità significa, oltre al codice etico, avere anche equità sociale, inclusione e tutto il resto.
  Siamo un'azienda che si migliora continuamente. Certo, si può sempre fare meglio, per l'amor di Dio. Questo è il mio motto quotidiano, che ripeto costantemente a chi lavora con me. Qualcuno, compreso chi mi accompagna, mi dice sempre che non sono mai contento. Quindi, il miglioramento è continuo, verso un obiettivo da perseguire costantemente e quotidianamente. Proprio in virtù di fare tutto il possibile anche dal punto di vista del codice etico, abbiamo applicato fin da subito Pag. 11il decreto legislativo n. 231/2001 con l'organismo di vigilanza, che, per esempio, mi aiuta molto con l'audit. Abbiamo un'organizzazione matriciale, quindi significa che un'azione non è mai di proprietà di una singola funzione aziendale ma deve interagire con tante altre.

  PRESIDENTE. Non voglio interromperla, perché non siamo soliti limitare gli ospiti nell'illustrazione della loro relazione, ma vorrei farle presente che la nostra è una Commissione d'inchiesta e ha un filone particolare su Riceci.
  Noi la ascoltiamo molto volentieri, però alle 9.30 inizia l'Aula e quindi alle 9.50 dobbiamo scollegarci. Se non riusciamo a fare le domande che i commissari intendono porle, rischiamo di doverla riconvocare. Quindi, le chiederei di andare, se è possibile, al punto, anche se personalmente questi argomenti mi appassionano e l'ho ascoltata con grande piacere.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Va bene.
  Sui dati economici dico solo che, se uno guarda la relazione, sono riportati alcuni dati dal 2000 in avanti. La crescita costante dell'azienda è molto...

  PRESIDENTE. Questo non lo metto in dubbio, anche perché, diversamente, quello sarebbe di pertinenza di un tribunale, che è un'altra cosa. La nostra è una Commissione d'inchiesta.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Presidente, le chiedo scusa. Pensavo di avere un po' più di tempo.

  PRESIDENTE. Purtroppo abbiamo i tempi stretti.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Bene, arrivo a Riceci. Viviamo in un contesto Pag. 12territoriale, che è quello marchigiano, dove la carenza di impianti è costante e molto presente. La regione Marche, secondo i dati ISPRA del 2020, – anno questo che risente degli effetti della pandemia da Covid-19 – produce circa 3 milioni 750 mila tonnellate di rifiuti speciali e ne esporta circa un terzo (1 milione). Dove li esporta? Li esporta in impianti di recupero, perché ovviamente oggi i rifiuti, anche per motivi di costo per le imprese, vanno prima recuperati e limitati nella loro produzione, e poi in impianti di smaltimento. È un'esportazione che, se facciamo i conti dal punto di vista ambientale, equivale a circa 50 mila camion che girano avanti e indietro per Italia, e forse anche per l'Europa, producendo circa 20 mila tonnellate di CO2 all'anno. Se poi calcoliamo il costo per il sistema produttivo del trasporto e dello smaltimento, tutti gli anni circa 160 milioni di euro passano dalle Marche ad altre regioni d'Italia oppure all'estero. Se facciamo i conti per la durata del progetto di Riceci, su un arco venticinquennale sono circa 4 i miliardi che, anziché essere utilizzati nel nostro territorio per innovare e fare occupazione, giriamo da un'altra parte.
  A un certo punto, nel 2021, un imprenditore di San Marino – questo imprenditore possiede anche una cartiera e prende la nostra carta della raccolta differenziata attraverso la piattaforma Comieco. Dal 2019, se non ricordo male, sulla base di accordi tra la regione Marche e lo Stato di San Marino, porta lo scarto della cartiera (il famoso pulper) nella nostra discarica – stanco di elemosinare gli spazi in discarica, perché comunque sono sempre pochi e ci sono momenti in cui gli impianti sono carenti rispetto alla domanda di smaltimento, ha avuto l'idea di cercare un sito per costruire una discarica. Ha individuato a Petriano, sulla base dei riferimenti del piano regionale dei rifiuti del 1999, una vecchia discarica non bonificata contigua all'area industriale di Ponte Armellina e, dopo aver fatto le sue Pag. 13verifiche, ha ritenuto che quello potesse essere un sito idoneo per sviluppare la sua idea imprenditoriale.
  Poi, alla luce del fatto che noi siamo l'azienda del settore territorialmente presente, – abbiamo gestito diverse discariche, oggi gestiamo la discarica di Ca' Asprete, a Tavullia, che vi invito a venire a vedere e che è stata definita un gioiello non dal sottoscritto ma da funzionari della regione – sono stato contattato da questo imprenditore, il quale mi ha chiesto se, come azienda, eravamo interessati a valutare una partnership con loro per la realizzazione di questo progetto che all'epoca era solo un'idea progettuale. Nel mio ufficio passano diverse persone che si presentano con idee di brevetti e, prima di assentire o dissentire, gli ho detto che potevamo anche essere interessati ma occorreva maggiore concretezza, considerato che sono tante le persone che passano dai nostri uffici a prospettare idee. Ricordo che un giorno venne una persona che mi propose un brevetto che riduceva i rifiuti del 70 per cento. Gli risposi che se fosse stato vero quello che diceva non sarebbe venuto lui, ma un suo commerciale. Quindi, di idee ce ne vengono proposte tante. La mia prima risposta, dunque, è stata che in presenza di qualche elemento di concretezza saremmo stati interessati, perché rappresentava un'opportunità aziendale e di tutela del territorio, o poi perché se ci siamo noi, credo che tutto il territorio sia più tranquillo conoscendo la nostra capacità e la nostra natura di azienda a partecipazione pubblica. Questo accadeva nel 2021.
  Questo imprenditore è andato avanti e, prima dell'estate 2022, ha cominciato a evidenziare il fatto che stava concretizzando l'opzione dei terreni e aveva già affidato l'incarico a una società primaria di ingegneria – una società sicuramente molto forte, perché credo che abbia costruito discariche in tutta Italia e anche all'estero, peraltro discariche anche di grandi dimensioniPag. 14 – per progettare l'impianto. Quindi, la cosa ha cominciato ad assumere un certo tipo di concretezza. Poi, a ottobre, si è presentato con la richiesta formale di valutare la partnership, evidenziando il fatto che aveva già fatto gli atti notarili per i preliminari di acquisto dei terreni (47 ettari) e sottolineando che il progetto era già quasi in fase avanzata.
  Io sono andato in consiglio di amministrazione, ho presentato l'idea progettuale e l'iniziativa, e ho affermato che, come si dice in gergo, «potevamo andare a vedere». Il consiglio, unanimemente, mi ha dato mandato di verificare se ci fossero le condizioni per fare la trattativa, cosa che puntualmente abbiamo fatto, non il sottoscritto ma le strutture aziendali competenti, esaminando la concretezza dei preliminari e quello che era lo stato di avanzamento del progetto. Quindi, da lì a fine novembre, quando abbiamo definito in consiglio di amministrazione le linee strategiche per il piano industriale e il budget, ho presentato lo stato d'avanzamento dei lavori e ho condiviso con il consiglio che l'iniziativa si stava concretizzando bene e che, di conseguenza, si andava a definire la trattativa per entrare nella partnership. Tornando alla governance, come sapete – credo che questo sia stato scritto da tutti i giornali – le scelte strategiche fondamentali per l'equilibrio dei soci e per la correttezza dei rapporti, devono avere una maggioranza qualificata, non di sette ma di ben otto consiglieri su nove, proprio perché così nessuno dei due soci può - passatemi il termine - fare le furbate.
  A fine novembre e nelle prime settimane di dicembre abbiamo definito la trattativa – che si è svolta intorno a un tavolo con un noto studio legale di Milano e con tutti i soggetti che fanno le valutazioni economiche e tecniche – per entrare al 40 per cento con una quota - che è quella scritta sui giornali - di 2,9 milioni più 500 mila euro di aumento di capitale. Abbiamo Pag. 15deliberato all'unanimità anche se, com'è noto, quel giorno mancava una persona per indisponibilità. È stato quindi votato all'unanimità e anche con i complimenti, perché oltre ad essere un progetto forte e interessante per lo sviluppo dell'azienda, apportava benefici ambientali.
  Abbiamo fatto, poi, gli atti notarili. Vorrei precisare che, per esempio, gli atti preliminari di acquisto, anche se non era necessario, il privato li ha fatti con atto notarile in modo che dopo qualche giorno sarebbero stati registrati, dando quindi la massima trasparenza e pubblicità alla cosa.
  È stato fatto un ulteriore passaggio in Consiglio a gennaio, quando abbiamo approvato definitivamente il piano industriale e il budget nei quali era inserito lo sviluppo della discarica di Riceci. A marzo abbiamo approvato il progetto di bilancio, dove in ben tre parti, ossia nella nota integrativa, nella relazione di gestione e anche nelle partecipazioni, vengono evidenziate le due operazioni societarie fatte nel 2022: Macero Maceratese, che abbiamo concluso a giugno, e Aurora, di cui abbiamo acquisito il 40 per cento a dicembre. Operazione questa che, ovviamente, rientra in quelle che sono le operazioni a libero mercato. Qualcuno ha scritto: «Perché Marche Multiservizi non l'ha fatta da sola?» Semplicemente perché l'idea l'ha avuta qualcun altro.
  In quel periodo, tra l'altro, eravamo fortemente impegnati dal punto di vista delle strutture, sia tecniche sia legali ed economiche, sulla vicenda del biodigestore che è stato contrastato in tutte le direzioni ed è tuttora contrastato con un ricorso al Presidente della Repubblica. Era un progetto importante dal punto di vista dell'economia circolare. Ci hanno fatto tribolare anni e anni per avere l'autorizzazione, facendoci oltrepassare il termine del 31 dicembre 2022 e facendoci perdere così anche il beneficio dei migliori incentivi economici per la sua realizzazione.Pag. 16 Poi, sembrava tutto a posto e invece hanno fatto ricorso al Presidente della Repubblica.
  È un'acquisizione del 40 per cento e i secondi step sono vincolati e condizionati contrattualmente (anche questo è un accordo fatto davanti a un notaio) e devono avere l'autorizzazione operativa, il che vuol dire che non basta avere l'autorizzazione, ma deve essere operativa e quindi deve essere scalato temporalmente il tema dei ricorsi. Non ci vogliono intoppi.
  Ovviamente, per quanto ci riguarda, un'operazione del genere non poteva essere gestita in minoranza, proprio perché la nostra capacità, il nostro know how e la nostra garanzia per tutto il territorio e la collettività, ci ha portato a dire che volevamo la maggioranza. Nella trattativa, nel momento in cui c'è stata la richiesta di maggioranza, il privato - perché le trattative si fanno in due, non si fanno da soli, purtroppo, altrimenti sarebbe troppo facile - ha detto di voler uscire, pretendendo solo la garanzia che al suo pulper venisse garantito lo smaltimento per tutta la durata. Quindi, abbiamo definito tre step. Il terzo, che è l'ultimo e riguarda l'acquisto del 40 per cento, lo abbiamo posposto di alcuni anni proprio perché sarebbe stato finanziato dallo sviluppo operativo e gestionale della discarica, quindi senza colpo ferire.
  Aggiungo solo una cosa. Quando è nata questa idea io ne ho parlato, perché mi sembrava doveroso quando si costruiscono certi impianti, con i due comuni interessati: con il sindaco di Petriano, perché lì era il sito, e con il sindaco del comune di Urbino, perché era contiguo. Se ne è parlato con i principali soci in incontri non specifici ma dove si parlava della strategia, di elementi strategici dell'azienda. Vorrei ricordare che sono anni che proviamo a fare un'unica azienda provinciale con l'azienda di Fano, che è la nostra consorella, e questo sarebbe un elemento di crescita a beneficio del territorio, ma per tutta Pag. 17una serie di motivi non ci riusciamo. Lo dico tutti i giorni: mentre si parla, anche in questo momento, ci sono circa 60-70 persone che a Fano e a Pesaro fanno lo stesso mestiere, fanno le stesse cose. Questa unione sarebbe un'efficienza che potrebbe migliorare ancora di più i servizi, non mandando a casa nessuno.
  Nel contesto delle strategie si è parlato del biodigestore, delle difficoltà che avevamo sull'autorizzazione e si è parlato di questo impianto come elemento di sviluppo. Credo che tutti, cominciando dal sottoscritto, fossero e siano tuttora consapevoli che fare un impianto non è una passeggiata. È chiaro che le difficoltà si possono incontrare, le abbiamo incontrate negli anni Novanta, quando è stata aperta la discarica di Ca' Asprete e il contenzioso con la provincia e la regione è stato chiuso addirittura nel 2013, e le abbiamo avute quando abbiamo acquisito la discarica di Urbino. Oggi, tutto quello che si fa, un impatto ce l'ha.

  PRESIDENTE. Mi dica lei se deve ultimare.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Presidente, aggiungo solo una cosa. Sarebbero tante, però questa credo sia importante. Quando si parla del sito, questo viene dipinto, soprattutto a livello giornalistico, come la valle dell'Eden. Nella relazione che ho firmato e che le lascio, abbiamo aggiunto alcune foto dalle quali, dall'alto, si vede che è contiguo alla zona industriale e quando dico «contiguo» significa a poche centinaia di metri. Questa è la zona industriale e questo è il calanco, e questo sarebbe il rendering dell'operazione finita.
  Aggiungo che non si toccano assolutamente le case sparse di Riceci, perché sono sulla destra della vallecola ma a distanza di diverse centinaia di metri, sarà circa mezzo chilometro. Le case Pag. 18sono in alto, la vallecola è in un'altra parte. È stato fatto uno studio di impatto ambientale veramente elevato, che prevede anche il flusso delle arie e dei venti.
  Sulla viabilità vorrei aggiungere che non viene assolutamente toccata nessuna strada citata come passeggio, perché si entra dalla statale, dalla zona industriale, attraverso una piccola galleria. Quindi, non c'è nessun tipo di impatto dal punto di vista né visivo né ambientale.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SILVIA FREGOLENT. Grazie presidente. Volevo solo chiedere conferma di due elementi. Il primo: ribadisce che la decisione di andare avanti con il progetto che ci ha descritto è effettivamente sempre stata presa all'unanimità o, comunque, a maggioranza qualificata di otto su nove? Glielo chiedo perché a me è sembrata trasparire in alcune dichiarazioni, in particolare quella del presidente della provincia, una certa ambiguità. Il componente della provincia ha votato a favore e il presidente quasi disconosceva quel voto. Quindi, volevo solo sapere se ribadisce le modalità delle votazioni e se c'è stato qualche voto contrario.
  Il secondo elemento: lei sapeva del rilievo fatto dalla regione Marche sulla distanza della discarica dai centri abitati che, secondo la regione Marche, sarebbe un problema per la sua realizzazione?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Tiviroli per la risposta.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Confermo. Tutte le votazioni sono state all'unanimità. Solo il 12 dicembre eravamo in otto, il resto – adesso Pag. 19non ricordo le presenze – è sempre stato votato all'unanimità: sia il progetto di bilancio, sia il piano industriale e il relativo budget. Quindi, confermo.
  Per quanto riguarda la distanza, la ringrazio di aver posto questo tema, perché è uno di quelli che ho inserito nella relazione che ho lasciato al presidente e quindi è stato sicuramente considerato. Anzi, noi non avevamo bisogno dei rilievi della regione, perché lo sapevamo. A parte che il piano regionale dei rifiuti non è una norma, come qualcuno l'ha definito, ma è semplicemente un atto amministrativo, e proprio per questo credo che non possa prevalere rispetto a una norma nazionale, che è il Testo unico in materia ambientale, dove è scritto in modo molto specifico che la valutazione dei siti va presa di volta in volta sulla base degli elementi sensibili del luogo rispetto ai centri abitati.
  Tra l'altro, l'indicazione del piano regionale contraddice il contesto territoriale, perché l'Abruzzo ha 500 metri, l'Umbria ha 500 metri, la Toscana ha 500 metri e, addirittura, per le discariche per rifiuti secchi non putrescibili 200 metri. Questo crea anche per le imprese una mancanza di competitività sul territorio, perché ovviamente la carenza di impianti significa per loro avere un maggior costo sia di trasporto sia di smaltimento. Quindi, lo sapevamo e proprio per questo abbiamo direzionato il progetto, nella fase di affinamento, limitando i codici CER o EER e finalizzandolo a quelli che sono rifiuti di derivazione urbana.
  Faccio una precisazione. Il piano regionale continua a fare la distinzione tra discariche per rifiuti urbani e discariche per rifiuti speciali, pericolosi e non, ponendo tra l'altro la distanza di duemila metri sia per rifiuti non pericolosi sia per quelli pericolosi, il che mi sembra piuttosto strano, perché un conto è se uno mangia una cioccolata, altra cosa è se uno mangia un Pag. 20pezzo di veleno. Ma tutto questo non tenendo conto che, dal 2003, non esiste più questa definizione normativa. Infatti, decreto legislativo n. 36/2003 e le sue successive modifiche e integrazioni parlano di tre tipi di discariche: inerti, non pericolosi e pericolosi. Non c'è più una discarica per rifiuti urbani e per rifiuti speciali. Sono tre, ripeto: inerti, non pericolosi e pericolosi. Alla luce di questo, proprio perché una discarica per rifiuti non pericolosi potrebbe avere una miriadi di codici, il nostro progetto e la nostra relazione al progetto, sono stati vincolati a quindici codici, con l'impegno a gestire il 50 più 1 per cento dei rifiuti di derivazione urbana. Che cosa sono i rifiuti di derivazione urbana? Sono quelli che diventano codice 19 dopo il trattamento, che viene fatto anche per il recupero della raccolta differenziata e che, nel momento in cui escono, sono rifiuti speciali, ma di derivazione urbana. Tutto questo è tracciato e definito. Quindi, credo che abbiamo superato dal punto di vista normativo questo elemento dei due chilometri, che tra l'altro è anche assurdo per i motivi che vi dicevo prima.
  Ho con me una copiosa documentazione che, se volete, posso lasciare alla Commissione.
  Ad ogni modo ci tengo a precisare, proprio perché non voglio essere frainteso, che non è un problema di questa amministrazione regionale, ma è un problema che viene da lontano, perché ci sono richieste del tessuto socioeconomico marchigiano, che risalgono addirittura al 2013-2014, di creare le condizioni per fare impianti per il trattamento dei rifiuti industriali, perché le imprese sono in difficoltà. Vi sono, inoltre, una serie di richieste provenienti anche dalle stesse organizzazioni sindacali, che peraltro questo progetto lo hanno anche validato e appoggiato. Io, infatti, lo ho presentato a tutti i dipendenti dell'azienda e alle organizzazioni sindacali, ricevendo ampio consenso da parte loro, tant'è che recentemente hanno fatto un'iniziativa a Pag. 21Urbino a sostegno sia del ciclo dell'acqua sia di quello dei rifiuti.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'onorevole Borrelli.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Signor presidente, ringrazio il dottor Tiviroli per questo lunghissimo e appassionato excursus su Marche Multiservizi. Tra l'altro, nessuno di noi ha mai messo in discussione l'azienda e quello che fa. Mi è sembrata molto una excusatio non petita, accusatio manifesta. Ci ha parlato come se noi avessimo chiesto una relazione generale sulla Multiservizi, cosa che non è assolutamente all'ordine del giorno. Addirittura ci ha raccontato che lui è come se stesse giocando a poker: un incubatore di idee in cui se arriva un cittadino e l'idea è buona, lui se la va a giocare a poker. È proprio il contrario, secondo il mio punto di vista, di come si dovrebbe amministrare una società pubblico-privata che dovrebbe muoversi sostanzialmente nell'interesse dei cittadini, non nelle giocate a poker.
  Mi viene, poi, spontaneo chiederle: se la società di San Marino era a conoscenza di questa grandissima opportunità, vale a dire che il comune di Petriano era disponibile ad accogliere un progetto di discarica, con la disponibilità addirittura dei privati a vendere i terreni in un luogo idoneo rispetto alle previsioni legislative, come è possibile che lei non ne fosse a conoscenza prima degli imprenditori di San Marino? Questo mi ha molto colpito, sempre in questa grande partita a poker che si sta facendo. Tra l'altro, il comune di Petriano è socio della Multiservizi. Addirittura nel suo CdA sedeva all'epoca dei fatti, se ricordo bene, Maurizio Mazzoli, ex sindaco di Petriano, persona più volte tirata in ballo sugli organi di stampa dai proprietari terrieri, il quale, secondo i giornali e secondo quello che dicono i proprietari terrieri, era l'intermediario e il facilitatorePag. 22 dell'operazione. Peraltro, come è noto dai giornali locali, siete tutti una grande famiglia, visto che ci sono delle foto di un matrimonio in cui una serie di amministratori, tutti quelli coinvolti, compreso ovviamente il dottor Tiviroli, erano felicemente collegati da rapporti personali molto forti e molto stretti, ovviamente non vietati dalle leggi.
  Citando un articolo del Corriere Adriatico, al signor Mauro Della Betta, agente immobiliare, lei ha dato l'incarico, nel 2021, suggerito, secondo quello che dice questo signore, dal sindaco di Petriano, di cercare i terreni disponibili a Petriano per fare la discarica. Proprio lui, sempre secondo quello che dicono i giornali, le aveva già portato i contratti con le opzioni di acquisto, che lei ha lasciato scadere senza acquistarli. Quindi, a quanto sembra, se l'idea è buona e arriva da una persona che conosco e con la quale ho una certa familiarità, va bene. Se, invece, arriva da altre persone, si lascia scadere. Mi riferisco agli stessi terreni che nel 2021 le ha proposto la società di San Marino per fare la discarica. La buona idea, quindi, non sarebbe venuta a questo fantastico socio di San Marino, che è tanto agognato e tanto forte su questo territorio e che tanto solidi sono i suoi rapporti. Quindi, chiedo al presidente di acquisire gli atti e mi permetterò di suggerire il link dell'intervista vocale del signor Mauro Della Betta, riportata sul sito del Corriere Adriatico. Chiedo anche l'audizione dello stesso Mauro Della Betta e di Maurizio Mazzoli, visto che uno di loro faceva parte del consiglio d'amministrazione.
  Infine, l'ingresso di Marche Multiservizi S.p.A. nel capitale sociale di Aurora S.r.l., con partecipazione al 40 per cento, con spesa di circa 3,2 milioni di euro, di cui la maggioranza è tuttora detenuta dalla società Ecoservizi, con sede nella Repubblica di San Marino, secondo lei non ha esposto Marche Multiservizi a un esborso eccessivo rispetto agli altri soci privati Pag. 23di Aurora S.r.l., che avevano valutato 100.000 euro la quota societaria poi pagata 3 milioni? Qui torniamo sempre al poker. Aggiungendo il fatto che se la discarica non si fosse realizzata i 3 milioni erogati sarebbero serviti a comprare una scatola vuota, sempre poker. Lei ha affermato in Cda che sul progetto della discarica c'è il consenso della filiera istituzionale e politica. Di quali soggetti parla in particolare? Se ci può indicare quindi, nello specifico, quali sono le istituzioni o meglio i politici che le hanno dato l'indirizzo per procedere nell'operazione.
  Grazie, presidente. Grazie, dottor Tiviroli.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Tiviroli.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Grazie, onorevole. Solo una domanda, perché lei ha parlato di un matrimonio? Io credo di non aver partecipato a nessun matrimonio. Non so.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Manderò il link.

  PRESIDENTE. Non c'entra nulla il matrimonio. Ognuno può andare al matrimonio di chi vuole.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Comincio dalla fine.
  Io non incontro politici. Nel mio lavoro incontro amministratori che sono soci. La politica è un'altra cosa, non mi appassiona, non mi deve interessare e non mi ha mai interessato. Ci sono stati degli incontri fatti con i soci di riferimento, che sono i principali soci di Marche Multiservizi dal punto di vista pubblico, assieme anche al presidente esecutivo di HERA.
  Sui 3,2 milioni: non è una scatola vuota, intanto, perché è una società che ha l'opzione o ha già pagato i preliminari di Pag. 24acquisto, con atto notarile, lo ribadisco e quindi in maniera trasparente, in modo che tutti potevano sapere e vedere. Non è poca cosa, visto e considerato che parliamo di 47 ettari di un terreno particolarmente idoneo all'iniziativa. Su questo vorrei ricordare che noi, nel 2007 abbiamo fatto l'ampliamento della discarica di Cà Asprete, che poi, di fatto, era la nuova discarica. Nel 2007 abbiamo pagato il terreno 100.000 euro, perché la proprietà era di due agricoltori contigui alla discarica e se volevamo fare l'ampliamento quello era il prezzo, altrimenti la discarica non si sarebbe fatta.
  In più, abbiamo pagato 100.000 euro a ettaro per 11 ettari, o meglio 12 ettari. Abbiamo sostenuto tutte le spese relative alla progettazione, allo studio di impatto ambientale, a tutto quello che serve per chiedere l'autorizzazione e l'abbiamo fatto direttamente come Marche Multiservizi perché rientrava nella pianificazione provinciale, cosa che per questa, invece, non potremmo nemmeno fare. Anche quello era un rischio di impresa, perché quando abbiamo opzionato i terreni pagando l'anticipo, quando abbiamo incaricato il progettista, quando abbiamo pagato tutti i consulenti per lo studio di impatto ambientale e tutte le cose correlate al PAUR, mica avevamo l'autorizzazione. È chiaro che, come dicevo prima, fare un impianto non è una passeggiata. I rischi ci sono, il contenzioso ci può essere, quindi è chiaro che se uno pensa di fare un'iniziativa dove tutti sono d'accordo e tutto fila liscio, ovviamente, è meglio che non parta.
  Sul tema Della Betta, a me non interessano le interviste o pseudo tali, tanto per intenderci. Io non ho dato mai nessun tipo di incarico a Della Betta né per Marche Multiservizi né per altre società del gruppo.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Quindi lo ha querelato?

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Onorevole, come dicevo prima, sono abituato Pag. 25nel mio lavoro a parlare con le azioni e gli atti. A me le interviste non mi appassionano più di tanto.
  C'è un procedimento amministrativo che noi riteniamo basato su una buona progettualità e ci sono tutte le condizioni perché questo possa raggiungere il suo obiettivo. Se non sarà così, faremo le valutazioni del caso. Se ci mettiamo a correre dietro a chi ha bisogno di scrivere tutti i giorni sul giornale la stessa cosa, ovviamente, non si fa azienda.
  Io gestisco un'azienda che ha 600 e più dipendenti come gruppo. Diamo da lavorare a oltre 500 dipendenti nell'indotto. Io mi preoccupo della sostanza delle cose. Aggiungo solo una cosa sul tema dei 3,2 milioni: io non gioco a poker. Era una battuta e la ringrazio per averla colta. Il patrimonio netto di questa azienda è passato da 19 milioni nel 2008 a 138 milioni di euro come valore per la collettività e per i soci, sia pubblici sia industriali. Se giocassi a poker e avessi questi risultati, le direi che non sarei qui stamattina perché andrei in una bisca tutti i giorni.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Per correttezza ribadisco che mi aspetto che se il dottor Tiviroli smentisce un giornale – sebbene io sia contro le liti temerarie –, anche se non risulta nessuna querela, chiedo che la persona a questo punto venga audita. Se una persona diffama e dice il falso indicando dati, elementi e altre cose del genere, per difendere il buon nome della società non si rincorre, ma si denuncia.
  La mia non era una battuta. Io ritengo che sia un modus di pensare quello di giocare a poker amministrativamente parlando, d'altronde lo ha detto lei.
  Infine, ho mandato in via privata il link. Certo, colpisce che abbiamo recuperato una foto in cui tutti i protagonisti di questa vicenda erano allegramente allo stesso matrimonio. Significa che c'è un rapporto. Il matrimonio non è importante. È Pag. 26importante verificare che c'è un filo che lega tutti i protagonisti di questa operazione. Da questo punto di vista mi colpisce moltissimo, perché è un legame personale oltre che amministrativo.
  Ho concluso.

  RACHELE SILVESTRI. Volevo tornare sul discorso che ha fatto il collega Borrelli, perché noi ci basiamo anche sugli articoli di giornale. Essendo una Commissione d'inchiesta, noi dobbiamo anche verificare se quello che viene scritto è vero o non è vero. Non siamo qui per accusarla ma solamente per capire. Le spiego come ci poniamo, solamente per capire la situazione.
  Lei ci ha detto in audizione che la società nel 2021 ha individuato questo terreno. Come diceva il collega, io ho ritrovato anche un altro articolo sul Corriere Adriatico dove lei sosteneva che Marche Multiservizi non ha mai incaricato Della Betta per i terreni.
  Siccome l'agente immobiliare ha dichiarato che effettivamente l'incarico non è arrivato da Marche Multiservizi, ma è arrivato direttamente da Ecosan, poi diventata Aurora S.r.l., la mia domanda è: visto che Aurora S.r.l. era interessata al progetto e aveva fatto richiesta di portarlo avanti, lei, conoscendo la zona e il sindaco Fabbrizioli, ha avuto contatti oppure si è messo a disposizione per cercare di creare questo contatto tra la Ecosan e l'agenzia immobiliare del signor Della Betta per iniziare il progetto? Nell'articolo si parla di un incontro tra lei e il sindaco per iniziare questo rapporto con la Ecosan.
  Chiedo se magari voi avete fatto da tramite, se c'è stato questo incontro per mettere insieme le due parti, visto che voi conoscete il territorio e la società Aurora no.
  Grazie.

Pag. 27

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Non so da dove nasca quell'intervista. Io non ho mai partecipato a nessun tipo di incontro per agevolare il benché minimo contatto. Con il sindaco, come ho detto prima, ne ho parlato. Il sindaco, tra l'altro, era molto interessato a questa cosa, anche perché l'idea poteva essere sviluppata in un'ottica peculiare per le località del comune di Petriano, dove ci sono un paio di aziende molto importanti che hanno il problema di smaltire e di trattare il cosiddetto polverino, ossia il rifiuto da mobili, con l'intenzione, non del tutto accantonata, di fare una piattaforma per questa materia, oltre al tema della discarica.
  Con il sindaco di Petriano ho un ottimo rapporto, come con tutti i sindaci. Lui fa un certo tipo di attività. Per esempio, in quel periodo è passato dal mio ufficio e gli ho chiesto se conosceva qualcuno – lui svolge un'attività di consulenza – per trovare dei capannoni già realizzati per creare un impianto di selezione per la carta e la plastica. A Pesaro ci sono capannoni tutti molto bassi. Gli ho chiesto se conoscesse qualcuno che avesse un capannone di almeno 10-11 metri di altezza. Questo per dire che si parla di tutto ma io non ho mai partecipato a nessun incontro.

  CARMELA AURIEMMA. Grazie presidente Io ringrazio l'amministratore per le informazioni che ci ha dato.
  Dico la verità, da quello che ci ha detto l'amministratore sull'esperienza della Marche Multiservizi, ossia di una società con un importante know-how territoriale, di tecnologia e anche economico, ancora di più sorgono i dubbi che abbiamo esposto anche nella precedente audizione.
  Mi spiego meglio. Dai dati che lei dà sulla produzione dei rifiuti speciali della zona e quindi del potenziale business, che, come lei ha detto, è di circa 160 milioni annui, il fatto che una Pag. 28società così articolata e così presente sul territorio non abbia pensato a questa produzione così importante di rifiuti speciali rende un po' difficile da digerire l'idea che un socio esterno (lei ha detto che si tratta del proprietario di una cartiera, che, di fatto, non si occupa di questo settore ossia del trattamento e smaltimento rifiuti) addirittura determini la compravendita di terreni che, in base a quello che lei ci ha detto e che ci aveva detto anche il presidente della provincia, erano un luogo idoneo allo smaltimento perché c'era una vecchia discarica. Voglio fare un ragionamento economico, perché poi alla fine, per quanto possa esserci una partecipazione pubblica, le società pensano al business, compatibilmente con la missione societaria.
  Togliamo di mezzo la localizzazione, perché su quello, secondo me, ci sono dei dubbi da chiarire sui terreni e sulle questioni che diceva il collega Borrelli, visto che ci sono dichiarazioni dove in realtà la disponibilità di questi terreni già era a conoscenza di Maurizio Mazzoli, un consigliere di Marche Multiservizi.
  Al di là della contestazione sull'impatto che ha la discarica e che è evidente, e della questione della distanza dal centro urbano (la discarica, per quanto è grande, si vede dai Torricini di Urbino, che è un paesaggio patrimonio dell'Unesco, oggetto di dipinti importanti), il punto è che, in base a quello che lei ci dice, l'elemento qualificante di questa operazione sono i terreni e non è sicuramente non il know-how di Aurora, che è una società costituita da pochissimo, che non ha un'esperienza importante quanto la Multiservizi. L'operazione è determinata dal fatto che c'è una compravendita e c'è la disponibilità dei terreni, alla luce dei dati che lei ci ha fornito sull'importante produzione di rifiuti e sul fabbisogno che comunque la regione ha.Pag. 29
  Poi, se ci vogliamo soffermare sulle scelte fatte, c'è sempre la sottolineatura che l'accordo di programma del 2017, dove si prevedeva la possibilità per le discariche già presenti di accogliere i rifiuti speciali da altre regioni, ha portato alla saturazione in tempi importanti e quindi c'è stata anche una programmazione sbagliata. Se, in base ad un programma del 2017 che ha accolto i rifiuti speciali da fuori regione, oggi lei ci dice che c'è un problema di smaltimento di rifiuti speciali prodotti dalla regione, ovviamente questo rilievo nasce spontaneo.
  C'è questo passaggio che sinceramente non riesco a comprendere come si possa chiarire: lei dice che non è una scatola vuota, perché ci sono i preliminari, i terreni, la disponibilità, ma stiamo parlando di un sito che era conosciuto a Marche Multiservizi e di una necessità, di un fabbisogno regionale che lei ci ha descritto in maniera puntuale, importante.
  Sembra strano che, dopo pochi mesi, una società, che ha il capitale e un socio a San Marino, faccia un'operazione del genere e Multiservizi si accodi, di fatto.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». La ringrazio. Comincio dall'ultima domanda. Può sembrare strano, ma purtroppo o per fortuna è la verità: Marche Multiservizi, lo ribadisco, in quel periodo era fortemente impegnata a gestire il percorso di autorizzazione del biodigestore. Avevamo contestazioni a destra e a manca. Tra l'altro, il biodigestore è nel comune di Vallefoglia, contiguo al comune di Petriano. Secondo voi, già con una contestazione su un impianto di economia circolare indiscussa, noi avremmo potuto pensare di avviare un'iniziativa per fare una discarica nel comune contiguo? Sarebbe come andare a cercare le bastonate. La nostra testa non era su quel tema. Le aziende hanno tante problematiche.Pag. 30
  Come dicevo prima, noi abbiamo tre servizi fondamentali per la collettività. Non sempre uno può essere attento, non abbiamo attività di scouting per determinare che tipo di iniziative possiamo fare per crescere. Stavamo ragionando sul tema di Fano, perché è una aggregazione importante dal punto di vista territoriale per creare un unico soggetto gestore.
  Vi racconto brevemente una cosa importante. In questo periodo noi acquisiremo circa 19 milioni del PNRR quando avremmo potuto già averli tre anni fa, e non li abbiamo potuti avere perché non eravamo l'unico gestore della provincia. Questo ci ha penalizzati nella graduatoria e siamo risultati primi assegnatari non finanziati. Quello era un tema che ci premeva. Avevamo il biodigestore che comunque era sotto gli occhi di tutti, perché è economia circolare piena. Ciononostante, era molto contrastato da parte di tutti. Nella zona di Fano, a Terre Roveresche, è stato autorizzato un biodigestore e addirittura lì anche i sindaci hanno fatto le manifestazioni contro. Si tratta di un impianto che traduce i rifiuti della cucina e dei nostri giardini in biometano e compost. Quindi, come potevamo pensare di andare a dieci chilometri di distanza a fare una discarica. Non c'avevamo la testa, non ci abbiamo pensato.
  Può sembrare strano, lo posso anche capire, visto tutto quello che è stato evidenziato a livello mediatico, però questa è la realtà. Se l'idea l'avessimo avuta noi e l'avessimo lasciata ad altri pagando 3,2 milioni di euro, io non sarei qui oggi perché il mio presidente esecutivo di Hera mi avrebbe già licenziato, giustamente.
  Con riferimento al business, la ringrazio della domanda in quanto mi consente di dire una cosa. Il business non lo fa l'azienda. Chiamiamolo business o chiamiamolo attività economica, che forse è meglio. Il business generalmente viene visto in Pag. 31un'accezione negativa del termine. Parliamo di attività economica. L'attività economica a mercato, che oggi per noi vale il 20 per cento del fatturato e il 30 per cento del margine operativo lordo, significa che ci consente di avere risorse a beneficio della collettività, non dell'azienda, perché l'azienda è della collettività, non è la nostra, non è la mia. Questo significa che abbiamo maggiori risorse per fare gli investimenti sull'idrico, senza dover ricorrere al credito bancario. Sappiamo che l'attività regolatoria ci dice che i costi finanziari vanno in tariffa, quindi li pagano i cittadini. Ciò significa che c'è un beneficio anche sugli altri servizi per il fatto che noi possiamo avere un po' di risorse, di cash flow nostro, senza dover sempre andare in banca per finanziare gli investimenti. Ricordo che gli investimenti sull'idrico si fanno oggi e si riscuotono in ventidue anni, quindi c'è un esborso finanziario per il soggetto gestore che è devastante.
  Arrivo al tema TARI. Noi l'abbiamo sempre fatto: le entrate dai rifiuti speciali sono sempre servite ad abbassare la tariffa che pagano i cittadini. Oggi questa cosa è stata addirittura consolidata da ARERA con il cosiddetto sharing, il che vuol dire che attraverso le entrate derivanti dai rifiuti speciali la TARI si riduce di un 10 per cento a favore dei cittadini che la pagano. Quindi, il business non è di nessuno, il business è della collettività. Da questo punto di vista la ringrazio della domanda, perché è servita per chiarire questo aspetto.
  Ancora, l'accordo del 2017 noi lo abbiamo subìto. Anche qua, sembra che l'abbiamo impostato noi, invece l'ha impostato la provincia (deliberato da tutto il consiglio provinciale), dall'ATA (Assemblea Territoriale d'Ambito) l'autorità d'ambito territoriale sui rifiuti, deliberato da tutti i sindaci, o quasi tutti (adesso non ricordo), dei comuni interessati, vale a dire il comune di Urbino, l'unione montana di Urbania e il comune di Tavullia. Poi, noi abbiamo dovuto subire e vi posso dire anche Pag. 32che noi ci abbiamo rimesso qualcosa come 40 milioni di euro. Questo perché la discarica di Urbino, che abbiamo pagato all'unione montana (non a un soggetto privato) valutando la possibilità di un ampliamento di 680 mila metri cubi per il quale avevamo avuto già un assenso, quasi formale, da parte dell'amministrazione provinciale, con l'accordo di programma del 2017 si è ridotta da 680 mila a 400 mila. Però, noi siamo l'azienda del territorio e l'abbiamo accolto.
  Per quanto riguarda i rifiuti, ho detto prima che la regione Marche esporta. Non è che se esportiamo un milione di tonnellate di rifiuti e ne prendiamo 30 mila come speciali diventiamo la pattumiera d'Italia o d'Europa. Esporteremo, invece di un milione di tonnellate, 970 mila. Quindi, siamo sempre a debito. Peraltro, molti di quelli che ritornano sono quelli che noi portiamo fuori come raccolta differenziata, che poi tornano perché tanto la raccolta differenziata va recuperata attraverso impianti di selezione e produce il cosiddetto sovvallo, o scarto, che dopo va alla termovalorizzazione, quando è possibile e quando c'è l'impianto, oppure va in discarica.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Auriemma.

  CARMELA AURIEMMA. Innanzitutto l'accordo di programma è sottoscritto, oltre che dagli enti che lei ha citato, anche da Marche Multiservizi.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Sì, l'ho detto.

  CARMELA AURIEMMA. Quindi, l'avete proposto, non l'avete subìto. L'avete sottoscritto e, quindi, approvato. Nell'accordo di programma del 2017 c'è la sua firma, in qualità di amministratore della Marche Multiservizi.

Pag. 33

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Le ho detto, però, che nasce da un'iniziativa degli enti pubblici, sia in provincia sia all'ATA. Noi siamo un general contractor, quindi quando l'ATA, che è il soggetto regolatore, ci definisce i contratti e le cose che dobbiamo fare, comprese le tariffe che dobbiamo applicare, che cosa facciamo, andiamo contro l'ATA? Quindi, è chiaro che l'abbiamo deliberato e firmato.

  CARMELA AURIEMMA. L'avete sottoscritto. Però, noi registriamo che Marche Multiservizi ha riconosciuto il fallimento di questo accordo del 2017, da quello che lei ci ha detto.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». No, io non ho detto questo.

  CARMELA AURIEMMA. Ha anche detto che ha subìto una perdita di 40 milioni. Quindi, di fatto è stato un fallimento sia per la programmazione, perché oggi abbiamo le discariche piene proprio per quell'accordo del 2017, sia per quanto riguarda la parte economica. Ce l'ha detto lei.
  Inoltre, il fatto che sia stato sottoscritto anche da Marche Multiservizi emerge chiaramente dalle carte. Posso produrre l'accordo del 2017.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Se vuole, glielo confermo subito che l'abbiamo sottoscritto. Però non è un fallimento, perché quell'accelerazione si basava su un principio importante riguardo ai rifiuti urbani, che sono quelli che pagano veramente i cittadini nella TARI. Nella provincia di Pesaro sul rifiuto indifferenziato, che oggi vale circa 50-60 mila tonnellate – non di più, perché c'è la raccolta differenziata al 70 per cento e siamo sull'ordine delle 40-45 mila tonnellate – la valutazione che è stata fatta a livello Pag. 34politico, che io condivido, era corretta nei confronti dei cittadini, non nei confronti dell'azienda. Il fatto che noi ci abbiamo rimesso il volume è un'altra cosa. Era corretta perché tre discariche comportano tre costi per i cittadini. Non so se lo sapete, ma penso di sì: fatto 100 il costo di una discarica, il 94-95 per cento sono costi fissi che io sostengo sia se abbanco 10 tonnellate sia 50. Quindi, il ragionamento politico non era un fallimento, era corretto, perché diceva questo: siccome, per effetto della raccolta differenziata, abbiamo una graduale riduzione dell'indifferenziato che va in discarica, previo trattamento meccanico-biologico, riduciamo a una la discarica per i rifiuti urbani nella provincia di Pesaro e Urbino. La discarica, alla luce delle valutazioni amministrative e istituzionali che sono state fatte, era quella di Monteschiantello, a Fano. Quindi, non è un fallimento. Poi le cose possono anche cambiare, ma la logica era corretta.

  CARMELA AURIEMMA. Presidente, giusto per lasciare un'ultima considerazione agli atti.

  PRESIDENTE. Va bene. Prego, onorevole Auriemma, chiuda.

  CARMELA AURIEMMA. Quindi, l'accordo di programma del 2017 non è stato proposto da Marche Multiservizi?

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Assolutamente no.

  PRESIDENTE. Per fare il punto della situazione, io chiederei innanzitutto di audire Maurizio Mazzoli e Mauro Della Betta, come è stato richiesto dall'onorevole Borrelli. Poi, visto che lei è stato molto puntuale e preciso nella ricostruzione della storia di Marche Multiservizi, le chiederei una relazione per iscritto – visto che oggi purtroppo abbiamo finito il tempo, poi vedremo Pag. 35se magari riconvocarci più avanti – con i passaggi esatti dal 2017 a oggi. Le chiederei, quindi, di mandarci una relazione con tutti i vari passaggi, l'accordo tra la regione Marche e San Marino e tutto il resto. Infine, chiederei di acquisire i documenti che l'onorevole Borrelli ha già inserito nella chat dell'Ufficio di Presidenza, dove ci sono foto e link, dal momento che sono ormai di dominio pubblico fra i commissari.
  Oggi abbiamo richiamato velocemente quel passaggio, che è proprio quello che interessa a noi, ovverosia capire quei passaggi come sono andati, chi ha proposto e chi non ha proposto, la parte politica, chi era al corrente.
  Sostanzialmente, in maniera sommaria, e poi chiudo veramente, abbiamo audito amministratori che non dico abbiano disconosciuto o si siano tirati indietro da alcuni passaggi formali ma quasi e quindi per questo probabilmente c'è un po' di incertezza da parte nostra nelle varie audizioni che si vengono a seguire.
  Comunque avremo modo di approfondire la questione, compresa la visita a Tavullia nella prima missione che potremo fare.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Posso dire un'ultima cosa?

  PRESIDENTE. Prego, ci mancherebbe.

  MAURO TIVIROLI, amministratore delegato «Marche multiservizi S.p.A.». Rubo solo un secondo, giusto per sfatare anche questo aspetto degli amministratori e dei politici. Nessuno si è sbracciato più di tanto. Sul fatto che effettuare e realizzare un impianto, alla luce anche della vicenda del biodigestore che avevamo, non fosse una passeggiata di salute, come si dice in gergo, erano tutti consapevoli. Le necessarie e adeguate considerazioni sono state fatte.

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  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Silvestri, velocemente.

  RACHELE SILVESTRI. Velocemente, solo per chiedere, presidente, se era possibile audire anche la persona di Aurora S.r.l. che comunque ha fatto la proposta a Marche Multiservizi.

  PRESIDENTE. Non ho problemi. Quelli che mi chiederete di audire saranno convocati.

  RACHELE SILVESTRI. Il nome sinceramente non l'ho capito. Chiedo se c'è possibilità di audire anche la persona in quota di Aurora S.r.l., che comunque ha fatto la proposta a Marche Multiservizi di costruire questa cosa.

  PRESIDENTE. Nei giorni precedenti il collega Borrelli, nello specifico, ha mandato un elenco di persone abbastanza dettagliato. Magari è già inserito all'interno. Comunque, nel caso, lo indichiamo.
  Se non c'è altro, ringrazio il nostro ospite per la sua relazione e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.