XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 34 di Martedì 26 marzo 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Elia Cecilia , Presidente ... 2 

Audizione dell'avvocata Adele De Notaris, in rappresentanza dell'associazione Spaziodonna Linearosa APS:
D'Elia Cecilia , Presidente ... 2 
De Notaris Adele , avvocata in rappresentanza dell'associazione Spaziodonna Linearosa APS ... 2 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 5 
Maiorana Sara , operatrice del Centro Antiviolenza «Linearosa» di Spaziodonna ... 6 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 6 
De Notaris Adele , avvocata in rappresentanza dell'associazione Spaziodonna Linearosa APS ... 6 
Maiorana Sara , operatrice del Centro Antiviolenza «Linearosa» di Spaziodonna ... 9 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 13

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CECILIA D'ELIA

  La seduta inizia alle 14.30

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti e delle componenti della Commissione. Ricordo, inoltre, che i lavori potranno proseguire in forma segreta sia a richiesta degli auditi che dei colleghi, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.

Audizione dell'avvocata Adele De Notaris, in rappresentanza dell'associazione Spaziodonna Linearosa APS.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione dell'avvocata Adele De Notaris, in rappresentanza dell'Associazione Spaziodonna Linearosa APS.
  A nome di tutti i commissari e le commissarie, do il benvenuto all'avvocata De Notaris, che è accompagnata dall'avvocata Sara Maiorana, operatrice del Centro antiviolenza Linearosa di Spaziodonna di Salerno, e da Filomena Lamberti, socia dell'Associazione e testimone diretta di violenza domestica.
  Do quindi la parola all'avvocata De Notaris.

  ADELE DE NOTARIS, avvocata in rappresentanza dell'associazione Spaziodonna Linearosa APS. Buonasera. Ringrazio innanzitutto di averci invitate.Pag. 3
  Brevemente, vorrei presentare la nostra associazione. Spaziodonna esiste e lavora a Salerno dal 1978, mentre il CAV Linearosa gestito dalla nostra associazione nasce nel 1992. Chiaramente siamo in rete con il 1522 e con tutti gli altri CAV regionali e nazionali. Spaziodonna, in realtà, oltre ad offrire aiuto, consulenza e assistenza alle donne, in questi anni ha svolto anche un capillare lavoro di informazione e prevenzione non solo a Salerno e in provincia, ma in tutta Italia, nelle varie realtà dove siamo state invitate.
  I nostri interventi formativi ed informativi sono stati affiancati dalla testimonianza di Filomena Lamberti, anche oggi presente con noi, una delle prime donne acidate in Italia, che ha voluto testimoniare il suo inferno in aiuto alle altre donne. La sua storia è contenuta in un libro, non a caso intitolato Un'altra vita, edito dalla nostra associazione. Un libro militante e corale, oggi giunto alla quinta edizione, che è diventato anche una forma di finanziamento delle nostre attività.
  Veniamo adesso ai punti dolenti. Uno dei primi punti dolenti che noi vorremmo sottoporre a codesta Commissione è proprio la scarsità dei fondi destinati alla lotta contro la violenza di genere, in particolare quelli per finanziare i centri antiviolenza e le case di accoglienza. Essi sono del tutto inadeguati e, se stanziati, sono erogati con estremo ritardo.
  Faccio un esempio, quello del nostro CAV, uno dei tanti. Le ultime attività finanziate sono state quelle relative all'anno 2017, con fondi ricevuti nell'anno 2021. Da allora, per le attività successive noi non abbiamo ricevuto nulla, anche se abbiamo continuato regolarmente a lavorare per tutti gli anni successivi, 2018, 2019, 2020, 2021, 2022, 2023. Forse per fine 2024 dovremmo avere i fondi stanziati nel 2021, che dovrebbero coprire le attività relative all'anno 2023. In tutto, poco più di 24 mila euro, per un CAV attivo tutto l'anno H24, con in organico sei Pag. 4avvocate, quattro penaliste e due civiliste, tre psicoterapeute, due psicologhe, un'assistente sociale, una counselor ed alcune volontarie in formazione continua, che praticamente fanno le volontarie.
  L'altra criticità che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è la mancanza di formazione, non solo dei magistrati, ma anche degli ausiliari dei giudici, in particolare dei CTU, che continuano ad applicare protocolli che ignorano la Convenzione di Istanbul, delle Forze dell'ordine e soprattutto dei servizi sociali che, specie nei nostri territori, sembrano ignorare la violenza di genere e sono intrisi da valori della cultura patriarcale e, pur di tutelare i padri, non tutelano neppure i minori a loro affidati.
  Tutti i soggetti chiamati ad interfacciarsi con la violenza di genere, secondo noi, dovrebbero seguire obbligatoriamente e periodicamente corsi di formazione continua, di sensibilizzazione e di verifica delle loro capacità professionali e anche umane. Parlo di corsi che prevedono anche il diretto coinvolgimento dei CAV e per i quali chiaramente è necessario stanziare adeguate risorse. Solo così noi potremmo evitare la vittimizzazione cosiddetta «secondaria» e/o istituzionale delle donne.
  In particolare, per i magistrati noi diciamo che la formazione deve coinvolgere sia quelli che trattano la materia penale sia quelli che trattano gli affari civili. Poi sarebbe importante il collegamento tra il procedimento civile e penale. È vero che oggi la Cartabia lo prevede, però una cosa è la realtà, altra cosa è quello che è scritto sulle leggi. Io sono una civilista e vi dico che nei nostri tribunali i giudici continuano a rinviare, anche in caso di violenza, i coniugi in mediazione, nonostante ciò sia vietato.
  L'altra grande criticità è la mancanza di risorse e, secondo noi, anche di volontà e sensibilità politica, per intervenire Pag. 5adeguatamente sull'educazione, sulla cultura, sul linguaggio. Il problema, infatti, è innanzitutto culturale. Noi continuiamo a dirlo, ma non serve solo ripeterlo, bisogna agire. Oltre le leggi, i processi, le pene, anche severe, oltre i percorsi di sostegno per le vittime, i centri antiviolenza, le case di accoglienza – tutte cose preziose, che intervengono però quando le cose sono già avvenute – è fondamentale intervenire prima. Quindi, noi riteniamo che sia indispensabile fare prevenzione in materia di violenza di genere, in particolare con i ragazzi e anche i bambini in fase educativa, nelle scuole di tutti gli ordini e gradi, e pensare a uno specifico intervento legislativo, investendo risorse umane e soldi. Solo così potremo costruire una società diversa, giusta, a misura di donne e di uomini.
  L'altro problema che noi vorremmo sottoporre alla vostra attenzione è la mancanza di una adeguata progettualità e di adeguate risorse per individuare concreti e stabili percorsi formativi e lavorativi per le donne. La violenza economica è una forma di violenza nei confronti delle donne e dei loro figli, non meno grave di quella fisica e psicologica. La violenza economica rende difficile la fuoriuscita dalla violenza. Invece noi notiamo che molto spesso abbiamo degli interventi spot, misure una tantum. Il reddito di libertà è una misura che vale solo per un anno. Tra l'altro, la grande criticità è che il reddito di libertà, così come il vecchio reddito di cittadinanza o il reddito di inclusione, fa reddito, e quindi queste donne, nel civile, per esempio, perdono il patrocinio a carico dello Stato. Quindi, prendono il reddito di libertà ma perdono il patrocinio a carico dello Stato. E così tante altre misure che sono previste da interventi ma sono misure spot, come le definiamo, e soprattutto anche difficili da applicare.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie.Pag. 6
  Do la parola all'avvocata Sara Maiorana.

  SARA MAIORANA, operatrice del Centro Antiviolenza «Linearosa» di Spaziodonna. Grazie ancora per averci invitate. Sarò molto breve.
  Nel ricollegarmi a quanto detto dalla mia collega Adele De Notaris, volevo aggiungere delle criticità che noi abbiamo sollevato rispetto a quello che è il nostro operato quotidiano, però sotto un altro profilo, quello strettamente normativo, in modo particolare penale, rispetto alla introduzione del Codice rosso, ormai risalente al 2019, però continuamente rimaneggiato e rafforzato, da ultimo nel 2023.
  Andrò per punti e sarò molto breve. Le criticità che noi abbiamo sollevato riteniamo che abbiano a che fare innanzitutto con il tempo, quindi con il termine che è stato istituito di tre giorni, termine perentorio di ascolto della donna entro i tre giorni da quando sporge la querela. Riteniamo che l'introduzione di questo termine in realtà non sia risolutivo del problema e non è neppure rispondente il più delle volte ai reali bisogni della donna. Oltre all'istituzione di questo termine dei tre giorni, in realtà col codice rafforzato è stato conferito al procuratore capo anche uno speciale potere di revoca del fascicolo assegnato.

  PRESIDENTE. Mi dicono che in video conferenza non si è sentito l'intervento. Chiederei cortesemente all'avvocata Adele De Notaris, che ha parlato della loro esperienza di associazione, un centro antiviolenza che hanno in provincia di Salerno, e delle criticità, di ripetere magari i titoli delle criticità, oppure se ci lasciano il testo lo diamo a tutti.

  ADELE DE NOTARIS, avvocata in rappresentanza dell'associazione Spaziodonna Linearosa APS. Faccio parte dell'AssociazionePag. 7 Spaziodonna di Salerno, che esiste e lavora a Salerno dal 1978. Dal 1992 gestisce il centro antiviolenza Linearosa, collegato al numero nazionale 1522 e che fa parte della rete regionale e della rete nazionale dei centri antiviolenza.
  In realtà, nel ringraziare codesta Commissione per averci invitato, volevo evidenziare le criticità che noi abbiamo incontrato nel nostro lavoro. Innanzitutto la scarsità di fondi destinati alla lotta contro la violenza di genere, in particolare di quelli per finanziare i centri antiviolenza e le case di accoglienza. I fondi sono del tutto inadeguati e quando sono stanziati sono erogati con estremo ritardo. Ho fatto l'esempio del nostro CAV, dove le ultime attività finanziate sono state quelle relative all'anno 2017, con fondi ricevuti nel 2021. Da allora, per le attività successive al 2017, non abbiamo ricevuto nulla, anche se abbiamo continuato a svolgere regolarmente il nostro lavoro per tutti gli anni successivi. Per fine anno 2024 forse dovremmo avere i fondi stanziati nel 2021, che dovrebbero coprire le attività del 2023. In tutto, poco più di 24 mila euro per un CAV attivo tutto l'anno, H24, con in organico sei avvocate, due civiliste e quattro penaliste, tre psicoterapeute, due psicologhe, un'assistente sociale e una counselor, e alcune volontarie in formazione continua, alle quali praticamente chiediamo di fare – lo Stato chiede di fare – le volontarie.
  L'altra criticità che avevo sottolineato è la mancanza di formazione, non solo dei magistrati ma anche degli ausiliari dei giudici, in particolare dei CTU, che continuano ad applicare protocolli che ignorano la Convenzione di Istanbul, delle Forze dell'ordine e soprattutto dei servizi sociali che, specie nei nostri territori, sembrano ignorare la violenza di Pag. 8genere. Sono intrisi della cultura patriarcale e, pur di tutelare il padre, non tutelano neppure i minori loro affidati.
  Tutti i soggetti chiamati ad interfacciarsi con la violenza di genere, secondo noi, dovrebbero seguire obbligatoriamente e periodicamente corsi di formazione continua, di sensibilizzazione, di verifica delle loro capacità professionali ed umane. Parlo di corsi che prevedono anche il diretto coinvolgimento dei CAV, ma per i quali chiaramente sono necessarie risorse. Solo così si potrà evitare la vittimizzazione secondaria e/o istituzionale delle donne.
  In particolare, per i magistrati la formazione dovrebbe coinvolgere sia quelli che si occupano di materie penali sia quelli che si occupano degli affari civili, ed è importante anche creare e garantire – oggi la riforma Cartabia lo garantisce, però una cosa è quello che è scritto sulla carta e una cosa è quello che avviene nelle aule dei tribunali – il collegamento degli aspetti civili e penali che riguardano le donne vittime di violenza.
  L'altra cosa importante che vorrei sottolineare è la mancanza di risorse, e secondo noi anche di volontà e sensibilità politica, per intervenire adeguatamente sull'educazione, sulla cultura, sul linguaggio. Il problema infatti è innanzitutto culturale, ma non serve solo ripeterlo, bisogna agire. Oltre alle leggi, i processi, le pene più severe, oltre ai percorsi di sostegno per le vittime, oltre ai centri antiviolenza è importante e fondamentale intervenire prima, perché tutte queste cose intervengono quando la violenza si è già verificata. Invece noi dobbiamo intervenire prima. Riteniamo, infatti, che la prevenzione in materia di violenza di genere debba diventare un'attività fondamentale, rivolta in particolare ai ragazzi e anche ai bambini in fase educativa nelle scuole di tutti gli ordini e gradi, in quanto tale oggetto di uno specifico Pag. 9intervento legislativo con lo stanziamento di risorse economiche ed umane adeguate.
  In realtà, questo è un lavoro che noi da volontarie già facciamo. Infatti, come centro antiviolenza, accanto alle attività di aiuto, di assistenza e di consulenza alle donne, sono anni che giriamo nelle scuole di ogni ordine e grado per fare formazione ed informazione, affiancate anche dalla testimonianza di una donna coraggiosa, Filomena Lamberti, che è una delle prime donne acidate in Italia, la cui storia è diventata un libro, non a caso intitolato Un'altra vita, che è diventato anche un modo per finanziare il nostro centro, perché i proventi di questo libro sono destinati ad aiutare le altre donne che si rivolgono a Spaziodonna.
  Infine, è importante anche una adeguata progettualità ed adeguate risorse per individuare concreti e stabili percorsi formativi e lavorativi per le donne vittime di violenza, perché la violenza economica è una delle forme di violenza non meno gravi di quella psicologica e di quella fisica, e rende più difficile i percorsi di fuoriuscita. Nella nostra esperienza abbiamo evidenziato che molto spesso questi interventi sono interventi una tantum, a spot. Facevo l'esempio prima del reddito di libertà, che è una misura che vale solo per un anno e che, purtroppo, lì dove la donna finalmente vi accede, poiché è una misura che fa reddito, laddove ha un minimo di assegno di mantenimento perde il patrocinio a carico dello Stato per quanto riguarda il procedimento civile.
  Vi ringrazio e do la parola alla mia collega.

  SARA MAIORANA, operatrice del Centro Antiviolenza «Linearosa» di Spaziodonna. Ricomincio rapidamente. Volevo ricollegarmi alla mia collega Adele De Notaris, però adesso sotto un profilo strettamente penale, che è quello di cui io mi occupo all'interno del centro antiviolenza.Pag. 10
  Le criticità che intendiamo sollevare, sulla base di quello che è il nostro operato, fanno riferimento al Codice rosso, nelle sue continue rivisitazioni e nel rafforzamento ulteriore, da ultimo, del 2023. Una delle criticità è il tempo, cioè l'aver istituito il termine perentorio dei tre giorni di ascolto della donna a seguito della denuncia sporta. Il rafforzamento è consistito, successivamente, anche nel conferire al procuratore capo uno speciale potere di revoca del fascicolo assegnato al pubblico ministero qualora quest'ultimo non ascolti entro i tre giorni una donna che abbia denunciato una violenza.
  In realtà, questo non è un problema che noi riscontriamo. Le procure sono molto tempestive nell'ascolto della donna e per questo riteniamo che essersi focalizzati su una tematica di questo tipo non vada a focalizzarsi sul problema, non sia rispondente ai reali problemi della donna. Il fatto che non ci siano inadempienze da questo punto di vista e quindi sgomberato il campo dalla questione di tempestività, il problema rimane proprio il tempo. Tre giorni non sono sufficienti ad una donna che ha deciso di denunciare e che si è determinata con coraggio a farlo, perché molto spesso una donna arriva a denunciare anche con l'aiuto del supporto del CAV, anche a seguito di un supporto psicologico che il CAV fornisce, quindi a seguito dell'elaborazione di un trauma che si porta dietro da anni e anni.
  Già la stesura della querela è complessa ed espone la donna a una serie di preoccupazioni; le forze dell'ordine non sono adeguatamente formate all'ascolto della donna e molto spesso banalizzano le questioni di violenza a mero conflitto di coppia, banalizzando situazioni di violenza e sminuendone i fatti. Quindi, già è complessa la stesura, nonostante tutto l'accompagnamento che il CAV può in alcuni casi fare. Rimane poi il problema dell'essere riascoltata a distanza di Pag. 11pochissime ore. Per noi, dunque, questo è un aspetto molto importante.
  Un altro aspetto riguarda anche la possibilità di esporre la donna, come diceva prima la collega, a rischi di vittimizzazione secondaria, a rischi di contraddizione, che abbiamo riscontrato anche e soprattutto nei casi di violenza sessuale, con possibile rimozione del trauma, difficoltà a raccontare nei minimi dettagli l'accaduto. Quindi, il rischio di vittimizzazione secondaria, stigmatizzata dalla Convenzione di Istanbul all'articolo 18, è tuttavia dominante all'interno del nostro Stato, più volte condannato dalla Corte EDU.
  Un altro aspetto molto interessante, secondo quella che è la nostra esperienza, è il rigore dell'ascolto. È indispensabile l'adozione di misure necessarie volte a proteggere la donna che denuncia e quindi un'attenta valutazione del rischio, adeguata al pericolo che la donna effettivamente corre, nonché anche essere in grado di valutare le possibili condotte recidivanti dell'indagato, e questo può essere fatto soltanto attraverso un massiccio investimento sulla formazione, sulla specializzazione degli operatori, delle forze dell'ordine, dei magistrati, anche – perché no – in rete con i centri antiviolenza. Infatti noi riteniamo che tutti gli operatori debbano essere informati e formati sul questionario SARA (la traduzione di questo acronimo è «Valutazione del rischio di violenza interpersonale tra i partner»), un metodo che è stato ideato in Canada e applicato in diversi Paesi europei, ma è a dir poco sconosciuto nel nostro Paese, sebbene sia messo a disposizione in moltissime procure e potrebbe costituire un ausilio molto valido nella valutazione del rischio e per poter quindi applicare delle misure a tutela delle donne che subiscono violenza.Pag. 12
  Mi ricollego ad un'altra criticità che ha a che fare con l'applicazione di misure cautelari da parte dell'ufficio di procura. In modo particolare, è stato introdotto adesso dal Codice rosso, quindi con un intento nobilissimo, il braccialetto elettronico nei casi di misura cautelare di divieto di avvicinamento alla persona offesa e di allontanamento dalla casa familiare. Ci teniamo a precisare che queste misure in realtà vengono difficilmente richieste dall'ufficio di procura, che continua a mantenere ancora un'immutata discrezionalità, invece, nella valutazione da compiere in materia cautelare, quindi anche qui sarebbe molto utile la valutazione del rischio. Non fa eccezione neanche la nuova misura dell'allontanamento d'urgenza, anche fuori dai casi di flagranza di reato. Queste misure vengono applicate a fatica e soltanto nei casi in cui la situazione di violenza degenera in esiti ancora più drammatici e in cui viene messo in serio pericolo il bene giuridico vita della donna, e molto spesso anche su sollecito delle avvocate del CAV.
  Rispetto al braccialetto elettronico, va detto che in realtà richiederebbe un personale dedicato, ma anche risorse economiche adeguate, perché noi assistiamo a dei ritardi nell'applicazione di questo braccialetto una volta che poi viene finalmente applicata la misura. Faccio un esempio: recentemente si è rivolta al CAV un'utente che ha subìto atti persecutori molto gravi; la misura è arrivata con ritardo nonostante abbiamo sollecitato; ottenuta la misura, era stato predisposto il braccialetto elettronico, applicato poi a un mese di distanza, quindi esponendo la donna al pericolo di poter ricevere persecuzioni, poiché il braccialetto non era fisicamente nella disponibilità degli agenti di polizia giudiziaria. La difficoltà sta nel reperimento di detti dispositivi da parte degli Pag. 13agenti di PG, nonché a causa della scarsità delle risorse e della loro reperibilità.
  In ultimo, vorrei fare un riferimento anche all'inadeguatezza che abbiamo riscontrato degli attuali percorsi di recupero per gli uomini maltrattanti. I centri di riabilitazione, di recupero degli uomini maltrattanti sono davvero esigui, scarsi. Nel nostro territorio probabilmente ce n'è soltanto uno. Sono insufficienti, inadeguati, e le risorse sono davvero esigue.
  Queste sono in breve le nostre considerazioni. Riteniamo che il Codice rosso, così come rimaneggiato, sia inefficiente anche per quanto riguarda il piano di repressione. È chiaro, a questo punto, che l'innalzamento delle pene non costituisce un deterrente per tutta questa situazione. Invece, bisognerebbe investire, come diceva poc'anzi anche la collega, sulla prevenzione, sulla formazione e sul riconoscimento della violenza maschile sulle donne, e lavorare per un cambiamento dei modelli sociali e culturali esistenti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Rinnovo l'invito a mandarci una relazione.
  Prego le colleghe e i colleghi commissari presenti e connessi da remoto di intervenire per porre eventuali questioni. Devo dire che alcune deputate si sono scollegate perché inizia l'Aula alla Camera.
  Vorrei intanto ringraziare tutte voi e anche Filomena Lamberti, che è qui con noi. Alcune delle criticità che voi avete portato sono – con un brutto termine – attenzionate da questa Commissione, che è partita per il momento con tre gruppi di lavoro, di cui uno proprio sulla violenza economica, quindi anche il tema del reddito di libertà, come funziona, che è un tema molto caro alla presidente della Commissione; un altro gruppo di lavoro è sull'applicazione della riforma Pag. 14Cartabia, quindi la relazione civile e penale che lei ha evidenziato e immagino anche i CTU. Continuiamo come Commissione a monitorare su questo. Tutta la vicenda, sia quella dei finanziamenti che quella della governance è stata oggetto, nella scorsa legislatura, di una relazione. Sono temi su cui proviamo come Commissione a dare un contributo.
  Vi ringrazio davvero per l'esperienza che avete portato. Se non ci sono domande, nel ringraziare le nostre ospiti, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.