XIX Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Giovedì 25 gennaio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DELLA MEDICINA DELL'EMERGENZA-URGENZA E DEI PRONTO SOCCORSO IN ITALIA

Audizione, in videoconferenza, di Isabel Fernandez, presidente dell'Associazione EMDR Italia.
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 3 
Fernandez Isabel , presidente dell'Associazione EMDR Italia ... 3 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 5 

Audizione, in videoconferenza, di Ugo Luigi Aparo, referente sanitario gruppo Medical Line Consulting (MLC):
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 5 
Aparo Ugo Luigi , referente sanitario gruppo Medical Line Consulting ... 5 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 7 
Aparo Ugo Luigi , referente sanitario gruppo Medical Line Consulting (MLC) ... 7 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 7 

Audizione, in videoconferenza, di Rosario Maria Gianluca Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana:
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 7 
Valastro Rosario Maria Gianluca , presidente della Croce Rossa Italiana ... 8 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 10 
Valastro Rosario Maria Gianluca , presidente della Croce Rossa Italiana ... 10 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 10 
Valastro Rosario Maria Gianluca , presidente della Croce Rossa Italiana ... 10 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 10 

Audizione, in videoconferenza, di Niccolò Mancini, presidente nazionale dell'Associazione nazionale Pubbliche Assistenze (ANPAS) e di Iacopo Fiorentini, presidente dell'ANPAS Emilia-Romagna:
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 10 
Mancini Niccolò , presidente nazionale dell'Associazione nazionale Pubbliche Assistenze (ANPAS) ... 11 
Ciocchetti Luciano , Presidente ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCIANO CIOCCHETTI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori nella seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Isabel Fernandez, presidente dell'Associazione EMDR Italia.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione in videoconferenza sia dei deputati che dei soggetti auditi, secondo le modalità stabilite dalla giunta per il Regolamento.
  Partecipa all'audizione odierna Isabel Fernandez, presidente dell'Associazione EMDR Italia, che saluto e ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Ricordo che allo svolgimento della relazione, da contenere entro i dieci minuti, potranno seguire domande da parte dei deputati, alle quali seguirà la replica del soggetto audito.
  La documentazione acquisita sarà resa disponibile ai deputati attraverso l'applicazione GeoCamera e sarà altresì pubblicata sul sito Internet della Camera dei deputati.
  Do quindi la parola alla dottoressa Isabel Fernandez.

  ISABEL FERNANDEZ, presidente dell'Associazione EMDR Italia. Rappresento l'Associazione EMDR Italia, che è una società scientifica iscritta e riconosciuta dal Ministero della salute.
  Noi ci occupiamo, in particolare, di supporto psicologico specialistico in situazioni acute di stress e in situazioni traumatiche; abbiamo quindi moltissima esperienza, lavorando nel setting ospedaliero in emergenza-urgenza e anche nel pronto soccorso.
  In genere, lavoriamo offrendo supporto psicologico dopo eventi critici che sono frequenti in pronto soccorso, come aggressioni del personale, decessi violenti o prematuri, l'esposizione del personale a denunce per presunti errori, i trattamenti prolungati, situazioni particolarmente traumatiche, che possono generare un senso di impotenza nel personale facendo percepire l'inefficacia del proprio operato.
  Ciò può avere un effetto emotivo molto importante e condizionare anche situazioni successive, quando ci sono incidenti con molte vittime o disastri collettivi.
  Cito alcune delle situazioni su cui abbiamo lavorato, per esempio a Palermo e a Seriate, dove ci sono state varie aggressioni al pronto soccorso, ai medici e agli infermieri. Abbiamo sempre lavorato in collaborazione con il pronto soccorso, dando un sollievo immediato e facendo un'attività di prevenzione dei disturbi post traumatici.
  Finalità di EMDR in ospedale è quella di lavorare con gli operatori in emergenza, in modo da togliere loro il rischio di una traumatizzazione vicaria, di una compensation fatigue o di stress lavoro correlato. Poi, lavoriamo anche con l'utenza del pronto soccorso familiare e con care giver.
  Il nostro lavoro è già stato molto ben strutturato in tanti ospedali negli ultimi anni: dall'azienda Ospedaliero-Universitaria di Torino, Alessandria, al Niguarda a Milano, l'ospedale Alessandro Manzoni di Lecco, a Palermo al Villa Sofia-Cervello, Pag. 4alle Molinette, ai Careggi, presso l'Ospedale Universitario Borgo Roma di Verona, quello di Mantova, San Carlo e San Paolo di Milano, l'ospedale di Portogruaro, quelli di Seriate e Reggio Emilia.
  Per esempio, presso l'ospedale Reggio Emilia c'è stata una procedura e una strutturazione di questi interventi psicologici precoci e nel contesto dell'emergenza-urgenza, per favorire le elaborazioni di esperienze traumatiche del personale, per rafforzare poi la loro capacità e resilienza e facilitare una comunicazione tra i sanitari e l'utenza e i familiari, in modo da prevenire escalation che poi possono portare ad aggressioni.
  Durante la pandemia abbiamo lavorato moltissimo con il personale sanitario e abbiamo prodotto anche molti dati che abbiamo pubblicato su riviste scientifiche internazionali. Quindi, l'EMDR si è dimostrato molto efficace come trattamento precoce dopo situazioni così stressanti e soprattutto, abbiamo visto che previene il burnout e ovviamente i disturbi post traumatici.
  L'EMDR è un metodo evidence-based ed è anche raccomandato dall'Organizzazione mondiale della salute, in modo da diminuire, anche in modo significativo, i costi messi in bilancio per la cura del personale.
  Quindi questo è molto importante, è molto rapido, breve ed efficace. Questo l'abbiamo visto in pandemia, come dicevamo, è per questo che viene anche indicato dall'OMS e soprattutto da varie ricerche che sono pubblicate.
  Quali sono le attività dello psicologo che lavora con EMDR in questi contesti? Non soltanto quella di supportare i pazienti ma anche quella di sostenere gli operatori, di mediare anche nel rapporto tra queste due popolazioni e individuare elementi che producono disagi e tensioni nel pronto soccorso; dare supporto ai caregiver, soprattutto nei casi gravi, e supporto psicologico ai sanitari – ho visto che è un tema che alla Commissione sta molto a cuore – e in modo da poterli motivare sul lavoro e creare una sorta di identity building. Svolgere infatti il proprio lavoro in un buon clima organizzativo fa «affezionare» molto di più le persone al proprio lavoro, che è già un lavoro che si fa spesso per passione.
  Facciamo un intervento sulle reazioni da stress dopo aggressioni o eventi critici e prevenire escalation. Aiutiamo e insegniamo al personale come comunicare, per esempio, le bad news, in modo da gestire le emozioni dei parenti in modo da prevenire reazioni aggressive o violente o disfunzionali.
  Questo è un intervento molto precoce, a volte basta un solo incontro e subito la persona comincia a stare meglio, a «desensibilizzare» questa reazione da stress e previene così l'accumulo di esperienze traumatiche in modo che a un certo punto la persona non ce la faccia più. Non vogliamo che il soggetto arrivi a questo punto e pertanto cerchiamo di favorire la resilienza e prevenire altri fenomeni.
  Nella slide mostro una delle pubblicazioni più importanti del Servizio sanitario nazionale inglese, che dice che l'EMDR è l'intervento più cost effective per un servizio sanitario, perché c'è un buon rapporto costo-beneficio.
  Quindi, il supporto che viene dato agli operatori è molto pratico, a volte si fa in modo telefonico, si può fare alla fine di un turno, lo psicologo può andare in pronto soccorso. L'importante è poter aiutare questa cura di sé del personale, che poi consentirà di assistere meglio gli altri e anche a lavorare in équipe in un altro modo (qualcosa che può aumentare la motivazione a continuare a lavorare).
  Vi mostro anche alcune locandine che sono state messe in ospedale per aiutare e coinvolgere, motivandole le persone. Quindi, l'idea per promuovere il benessere e la salute mentale in queste professioni, soprattutto per motivarle a rimanere e a lavorare in un buon clima organizzativo, sarebbe un'unità di crisi che dia una risposta immediata, strutturata e coordinata, perché ci sono soprattutto questi elementi emotivi. Soprattutto, dopo la pandemia, abbiamo visto che questo ha rafforzato queste persone e ha mitigato la loro vulnerabilità.Pag. 5
  Quindi, le proposte operative molto concrete sono quelle di avere uno sportello dedicato al personale.
  La cosa positiva è che ci sono già psicologi che lavorano in queste strutture e quindi le risorse all'interno, solo che a volte devono essere formate in modo specialistico per lavorare in questo modo. Oppure è possibile «convenzionare» uno psicologo esterno esperto in questo, che fa appunto delle ore al pronto soccorso, in modo da avere questo ruolo, e quindi l'investimento è minimo e ovviamente gli effetti possono essere molto importanti.
  Anche perché sono interventi molto brevi, a volte basta un solo incontro di mezz'ora oppure di un'ora, oppure due incontri, ma è qualcosa che si risolve abbastanza velocemente se si lavora in termini precoci.
  Si può anche avere uno sportello per pazienti che arrivano al pronto soccorso con somatizzazione, attacchi di panico, in modo da togliere il carico al personale medico e questo andrebbe ad alleggerire. È un trattamento come dicevamo breve, cost-effective e che permette un risparmio di tempo e di risorse.
  Quello che possiamo fare, anche come associazione scientifica non a scopo di lucro, è formare il personale alla comunicazione, al self care, ma anche formare in modo specialistico gli psicologi che non sono ancora formati a lavorare in questo modo. Però è un modo, come dicevamo, evidence based che viene già utilizzato in moltissimi altri Paesi e nel pronto soccorso di tantissimi Paesi europei.

  PRESIDENTE. Grazie, è stata nei dieci minuti e molto chiara anche come prospettiva di collaborazione all'interno dei pronto soccorso. Chiedo se vi siano domande da parte dei deputati. Mi pare di no, anche perché la sua relazione è stata davvero molto chiara.
  Quindi la ringrazio per aver voluto accettare la nostra richiesta di presentare le sue proposte e della sua associazione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Ugo Luigi Aparo, referente sanitario gruppo Medical Line Consulting (MLC).

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione della medicina di emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.
  Partecipa all'audizione odierna il dottor Ugo Luigi Aparo, referente sanitario gruppo Medical Line Consulting, che saluto e ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Do quindi la parola al dottor Ugo Luigi Aparo.

  UGO LUIGI APARO, referente sanitario gruppo Medical Line Consulting (MLC). Permettetemi di ringraziarvi per l'invito a partecipare a questa audizione su una tematica così importante quale quella della situazione della medicina dell'emergenza-urgenza del pronto soccorso in Italia.
  È un'indagine che tratta uno dei settori, come dice d'altro canto il programma che ho letto, veramente più problematici per quanto riguarda lo stato della sanità in Italia.
  Sono un direttore sanitario di lunga data, ho anche un osservatorio privilegiato, essendo un membro della European Association Hospital Managers. Vi partecipano i direttori degli ospedali di tutta Europa, il che è molto interessante per vedere anche le problematiche degli altri Paesi e come le stiano affrontando.
  In particolare, mi soffermerei su una parte del programma in cui viene evidenziata la carenza di oltre 4 mila e 500 medici e di circa 10 mila infermieri nel settore dell'emergenza-urgenza a livello nazionale. Per quanto riguarda le problematiche del pronto soccorso nel programma sono molto ben illustrate.
  Ma tornando a tale carenza, nel programma viene affermato che quest'ultima abbia costretto le aziende del Servizio sanitario nazionale a ricorrere a soluzioni di esternalizzazione che, sempre con le parole del programma, vengono descritte come «espedienti discutibili perché gravidi di effetti deleteri sull'assistenza e sul clima lavorativoPag. 6 dovute a competenze incerte dei lavoratori esterni, loro mancata integrazione nel luogo di lavoro transitorio, guadagno di gran lunga superiore rispetto a coloro che svolgono le stesse mansioni da dipendente». Nel programma, almeno a mio avviso, viene espresso a priori un giudizio chiaramente negativo nei confronti delle soluzioni di esternalizzazione. Mi corre però l'obbligo, nella mia veste attuale di referente sanitario del gruppo Medical Line Consulting, quindi di una società che è dotata di organismo di vigilanza, ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, che ha certificazione di qualità e tutte le competenze necessarie, compresa quella di essersi dotato di un direttore sanitario, di esprimere parecchie perplessità in merito all'obiettività di questo giudizio, che non appare proprio esente da influenze ideologiche.
  Mi chiedo a quale scopo denigrare quella che è stata una soluzione di fondamentale importanza per garantire l'attività del Servizio sanitario nazionale nel corso dell'emergenza da COVID-19, e non solo, e che rappresenta, allo stato attuale, l'unica soluzione, visto l'esito inconcludente degli svariati tentativi di copertura degli organici adottati, che consente di evitare la chiusura di interi settori di attività del Servizio sanitario nazionale. E non solo nel settore dell'emergenza-urgenza di cui stiamo parlando adesso, ma anche in ortopedia, ginecologia, anestesia, pediatria, nefrologia, radiologia e si potrebbe continuare. Penso soprattutto al di fuori delle grandi città, soprattutto nei luoghi periferici, in cui noi assistiamo a quella che mi piace chiamare una «cronica desertificazione medica». Perché, per esempio, etichettare i medici liberi professionisti con il termine dispregiativo di «gettonisti»?
  È un'attività a supporto del Servizio sanitario nazionale, non è un'attività contro il Servizio sanitario nazionale, assolutamente. Se il Servizio sanitario nazionale coprisse totalmente gli organici, questa è un'attività che potrebbe, da un punto di vista teorico, non essere necessaria.
  In attesa che venga risolta, con adeguati provvedimenti, – che però, siamo realisti, richiederanno tempo per portare i propri frutti – la carenza dei professionisti sanitari in atto, non è più accettabile, a nostro avviso, continuare anacronisticamente a contrapporre pubblico e privato.
  Occorre invece perseguire modelli di partnership tra pubblico e privato, anche innovativi, definendo precise linee guida per l'affidamento e la gestione che impediscano la partecipazione alle gare pubbliche di soggetti che non siano in possesso di tutti i requisiti richiesti dalle linee guida che dovrebbero essere emanate. Questo al fine di garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e l'erogazione di prestazioni sanitarie di elevata qualità, con al centro la persona che necessita di cura.
  Vorrei farvi qualche esempio e vorrei fare riferimento alle criticità che sono state espresse nel programma. Noi, per esempio, come società valutiamo con accuratezza i curricula vitae di tutti i professionisti e questi curricula vengono condivisi, e ne viene richiesta l'approvazione, da parte dei primari dei reparti e dei servizi in cui i professionisti stessi presteranno la loro attività. La società ha un direttore sanitario che si interfaccia continuamente con i primari e con le direzioni sanitarie per assicurare la piena integrazione dei medici liberi professionisti nel contesto ospedaliero di destinazione. Quindi, si cerca di creare un modello di integrazione pubblico-privato del Servizio sanitario nazionale.
  Un recente esempio di modello di partnership pubblico-privato, che vede tra l'altro il gruppo MLC attore protagonista, è costituito dall'avvio, dagli inizi di gennaio, del progetto di riqualificazione dell'ospedale di Tortona, in provincia di Alessandria, dove al privato sono stati affidati, per cinque anni, tre servizi: la gestione della degenza del reparto di riabilitazione funzionale, la piattaforma ambulatoriale e il pronto soccorso Tutto questo nel pieno rispetto di quanto previsto al comma 5-ter dell'articolo 10 della legge 26 maggio 2023, n. 56. Questo è un esempio reale di integrazione tra pubblico e privato all'interno dell'ospedale per la riqualificazione dell'ospedale stesso.Pag. 7
  In conclusione, il ricorso sempre più diffuso dello strumento delle esternalizzazioni da parte delle strutture sanitarie pubbliche, dopo il vano espletamento, ripeto, prima di tutte le procedure amministrative alternative, dimostra che, ad oggi, le esternalizzazioni sono assolutamente necessarie per scongiurare in alcuni casi la chiusura dei reparti e in particolare del pronto soccorso.
  Auspichiamo una regolamentazione del settore, come è prevista dalla legge vigente, e ci auguriamo anche un approccio – me lo permetta – non dogmatico e pregiudiziale che ponga veramente al centro dell'attenzione politica gli effettivi interessi dei cittadini.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Aparo.
  Però se lei avesse letto integralmente il programma dell'indagine, che chiaramente è un documento introduttivo, e avendo il Governo e il Parlamento già affrontato nel decreto-legge 34 del 2023, il cosiddetto «decreto bollette», i rapporti con i servizi esternalizzati (il tema del rapporto con i cosiddetti gettonisti), saprebbe che il provvedimento parla di una riduzione in rapporto al fatto di dover offrire delle regole precise. Non ha impedito o vietato totalmente, però occorre uscire un po' dalla logica che c'è stata fino al maggio del 2023, in cui ogni azienda sanitaria locale faceva come gli pareva, senza nessuna regola e senza alcun confronto.
  Perché noi abbiamo registrato, come credo lei sappia, che il personale con rapporto libero professionale rispetto al personale dipendente, pur lavorando nello stesso luogo, nello stesso posto, nello stesso reparto, percepiva uno stipendio molto diverso. Questo chiaramente è un problema che crea delle enormi difficoltà per un sistema che ha bisogno di equilibrio.
  Quindi non c'è nessuna volontà di penalizzare il rapporto con i privati che rispettano norme e leggi; occorre però regolamentare questa situazione in modo da non creare ulteriori problemi al servizio sanitario, perché noi abbiamo anche verificato la situazione di alcuni medici che si sono dimessi per avere un rapporto libero professionale, continuando a lavorare nella stessa struttura ospedaliera. Si tratta di una serie di storture che chiaramente vanno modificate.
  Sappiamo bene che, per quanto ci riguarda, il rapporto corretto deve svolgersi all'interno di regole precise, con un rispetto delle professioni, sia di medico di lavoro dipendente che di libero professionale. Miriamo ad una regolamentazione che sia in grado di poter dare un equilibrio. Questa è la questione che ci siamo posti. È un argomento, come lei sa, che viene utilizzato in questi mesi, soprattutto dalla epidemia da Covid in poi, in molti dibattiti e iniziative, anche legislative. Quindi è un tema che all'interno dell'indagine conoscitiva dobbiamo affrontare e per questo abbiamo ritenuto di ascoltare anche la sua voce.

  UGO LUIGI APARO, referente sanitario gruppo Medical Line Consulting (MLC). Ho piacere di avere sentito queste parole, perché noi ci battiamo proprio per questo, ovvero per una regolamentazione e perché non possano esserci soggetti che non si comportano nella maniera corretta, che possano in un settore così delicato avere una attività che poi si ripercuote assolutamente in maniera negativa.
  Quindi la ringrazio, perché è esattamente lo spirito delle parole che avevo detto prima.

  PRESIDENTE. Chiedo se vi siano domande da parte dei colleghi deputati. Mi pare di no e quindi la ringrazio, la saluto e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Rosario Maria Gianluca Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana.

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell'emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.
  Partecipa all'audizione odierna il dottor Rosario Maria Gianluca Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana, che saluto e ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.Pag. 8
  Do quindi la parola al dottor Rosario Valastro.

  ROSARIO MARIA GIANLUCA VALASTRO, presidente della Croce Rossa Italiana. Onorevoli deputati, è un grande piacere per me poter rappresentare oggi la Croce Rossa Italiana davanti a questa spettabile Commissione e portare il contributo in rappresentanza degli oltre 150 mila volontari e volontarie, la gran parte dei quali giornalmente impegnata in attività di emergenza-urgenza.
  La situazione della medicina di emergenza-urgenza dei pronto soccorso in Italia è un argomento particolarmente complesso, perché riguarda la vita di ogni singolo individuo, il concreto riconoscimento del diritto alla salute, dell'equo e tempestivo accesso ai trattamenti medici, così come riconosciuto dalla nostra Carta fondamentale. Inoltre, nel campo dell'emergenza-urgenza partecipano e collaborano numerose figure professionali, le quali lavorano in contesti particolarmente delicati e nella maggior parte dei casi in condizioni di lavoro stressanti, come puntualmente ricordato dal programma di indagine della Commissione.
  Con una disseminazione capillare su tutto il territorio nazionale, la Croce Rossa Italiana garantisce un presidio in moltissime comunità, laddove da diverso tempo i cittadini si rivolgono alle organizzazioni del Terzo settore e, più in generale, a quello straordinario tessuto di associazioni nazionali, per ricevere risposte a bisogni che i servizi sanitari locali in alcune circostanze non riescono a soddisfare nella loro interezza.
  Il Terzo settore ha sviluppato e implementato le sue capacità di leggere e intercettare le istanze del territorio, e non solo in campo sanitario ma anche in quello sociale, offrendo così alle persone il supporto che va di fatto oltre ai servizi erogati. A sostegno di quanto appena espresso, vorrei cogliere questa straordinaria opportunità di potermi rivolgere a un uditorio così qualificato per illustrare alcune iniziative in fase sperimentale promosse dalla Croce Rossa Italiana, che ci auguriamo possano rappresentare un modello virtuoso di collaborazione fra il mondo del volontariato e le Istituzioni, e possibilmente uno spunto di riflessione per il legislatore nazionale e regionale nel trovare uno strumento prezioso e superare le criticità del sistema sanitario nel nostro Paese.
  Il pronto soccorso è quella unità operativa ospedaliera dove si garantisce la prima valutazione e diagnosi per l'assistito, per poi determinare il percorso più idoneo per il paziente, a seconda della gravità del caso. Il sovraffollamento dei presidi di pronto soccorso è dovuto in gran parte ai numerosi accessi delle persone che si rivolgono ai presidi di emergenza, anche in caso di condizioni cliniche di bassa entità, classificabili in codici bianchi e verdi.
  Un recente progetto della Croce Rossa Italiana, che ha visto la collaborazione dell'associazione con un'azienda sanitaria locale, aveva l'obiettivo di sostenere la delicata attività di triage del pronto soccorso, mettendo a disposizione una équipe di medici e infermieri che si sono occupati principalmente dei codici bianchi e verdi.
  I medici e gli infermieri della Croce Rossa Italiana hanno potuto visitare i pazienti e dare loro assistenza, agevolando il lavoro del personale sanitario e permettendo un alleggerimento del flusso all'interno della struttura. Il risultato è stato sicuramente quello di velocizzare le visite, evitare lunghe attese e provocare il minor disagio possibile sia agli operatori sia ai cittadini.
  Un elemento chiave di questa iniziativa, volutamente riproposta in un altro progetto che si illustrerà in seguito, è quello della comunicazione fra la struttura ospedaliera, il paziente e l'accompagnatore del paziente. Mantenere un flusso di informazioni sulle condizioni del paziente, specialmente fra il personale dipendente che opera nel pronto soccorso e gli accompagnatori, è diventato un elemento fondamentale per attenuare il senso di preoccupazione e di abbandono che spesso i cittadini provano rimanendo in attesa, anche per molte ore, nei presidi di pronto soccorso.
  Con il supporto dei nostri volontari e volontarie, si è potuto garantire questo flusso di informazioni a questo tipo di attività, Pag. 9agevolando e rendendo più collaborativa la presa in carico del paziente, limitando così l'esposizione degli operatori sanitari a fenomeni di aggressività e di violenza.
  È doveroso soffermarsi su quest'ultimo importante argomento inerente le aggressioni e gli atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari, assistenziali e socio sanitari. Il fenomeno delle aggressioni rappresenta un vero e proprio rischio lavorativo, che richiede un impegno costante da parte della struttura sanitaria e delle Istituzioni.
  La Croce Rossa Italiana, nel dicembre 2018, ha lanciato la campagna nazionale Non sono un bersaglio e istituito un osservatorio sulle aggressioni ai propri operatori. Dopo una prima valutazione dei dati raccolti dall'osservatorio, si sono sviluppate ulteriori attività che riguardano la corretta informazione degli operatori, la realizzazione di un percorso formativo ad hoc sul tema della violenza contro gli operatori sanitari e la promozione di collaborazione e partenariati con soggetti terzi, pubblici e privati, per la promozione di una campagna di informazione.
  L'obiettivo è quello di salvaguardare in ogni modo, e in caso di conflitto anche internazionale, l'assistenza sanitaria, la protezione e il rispetto del personale, le strutture e mezzi sanitari.
  In tale quadro, la Croce Rossa Italiana ha offerto il suo contributo durante la scorsa legislatura nell'iter approvativo della legge n. 113 del 2020, sottolineando come l'intervento del legislatore dovesse includere anche la sensibilizzazione e l'educazione della popolazione, oltre che inasprire le sanzioni per prevenire le condotte violente.
  Nel processo di sensibilizzazione della popolazione sul tema della prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, non si può prescindere dal corretto funzionamento dei presidi sanitari medesimi, riuscendo a evitare tempi lunghi nelle cure e nelle prenotazioni delle prestazioni.
  In un recente progetto in via di definizione, che la Croce Rossa Italiana sta implementando con aziende sanitarie e ospedaliere in una regione, si cerca di intervenire anche sugli aspetti non emergenziali della presa in carico del paziente, con l'obiettivo di agevolare il più possibile l'accesso dei cittadini alle strutture ospedaliere.
  Nello specifico, l'associazione ha previsto di mettere a disposizione delle strutture sanitarie più complesse proprio i volontari e le volontarie che si occuperanno di accompagnare le persone più fragili negli ambulatori, di fornire le informazioni necessarie per accedere alle visite e di essere a disposizione degli utenti, nel caso in cui abbiano difficoltà a orientarsi nella struttura sanitaria.
  Il fine ultimo di questo progetto è proprio quello di umanizzare la presa in carico del paziente, agevolando anche eventuali caregivers nell'impegnativo e spesso stressante accesso a ospedali e strutture di particolare grandezza e complessità organizzativa.
  In previsione di attuare un progetto organico di riforma dei servizi di emergenza-urgenza sanitaria, ferme restando le competenze regionali in materia, oltre alla necessaria valorizzazione dell'operato e della professionalità di coloro i quali lavorano in prima linea, è fondamentale riconcepire la distribuzione e le capacità di risposta dei presidi sanitari territoriali, prevedendo che le patologie minori possano essere prese in carico da strutture sanitarie di prossimità maggiormente diffuse sul territorio.
  Una delle motivazioni che porta la cittadinanza a rivolgersi agli ospedali è proprio quella di considerare queste strutture le uniche idonee, anche per completezza di mezzi e tecnologie, a prendere in carico il paziente. Questa tendenza di rivolgersi agli ospedali e ai presidi di pronto soccorso è dovuta, in gran parte, alla sfiducia che i cittadini sentono nelle strutture minori della medicina generale, una difficoltà di effettuare visite specialistiche nel breve periodo.
  Una nuova programmazione della rete di emergenza-urgenza non può prescindere da un potenziamento delle strutture sanitarie locali, da una gestione efficiente delle liste di attesa e da un più generale sviluppo di politiche sanitarie locali che pongano al Pag. 10centro la persona. Inoltre, fra i futuri progetti dell'associazione ci sarà anche la realizzazione di RSA di sollievo, dove ospitare i pazienti in condizioni di fragilità garantendo uno standard socio-assistenziale di livello.
  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un'occasione fondamentale, forse irripetibile, per l'entità delle risorse a disposizione, necessario al fine di perseguire concretamente una riforma in tale campo. Potenziare il sistema sanitario nazionale, allineando i servizi ai bisogni delle comunità e dei pazienti, rafforzando le strutture e i servizi sanitari di prossimità e domiciliari, riteniamo debba essere considerato fondamentale.
  Per garantire la massima e puntuale assistenza a una popolazione anziana, con patologie croniche e non autosufficienti, bisognerà sviluppare e potenziare i servizi di prestazioni assistenziali a domicilio. Si pensi all'importanza della telemedicina, ai progressi di alcune tecnologie, grazie alle quali è possibile monitorare a distanza le condizioni di salute delle persone e, se è necessario, coinvolgere le strutture di emergenza. Questa visione di sanità di prossimità non dovrebbe coinvolgere solamente il sistema dei servizi sanitari e sociali territoriali ma anche gli altri attori della società civile, come le associazioni di volontariato, le imprese sociali, e più in generale il Terzo settore. Lo sviluppo di un nuovo modello di assistenza sanitaria permetterebbe inoltre di raggiungere anche le periferie della città e quei territori che, per caratteristiche geografiche, costringono le popolazioni locali a spostamenti difficoltosi e a viaggi estenuanti.
  In conclusione, la Croce Rossa Italiana e il Terzo settore sono pronti a offrire il proprio contributo con modelli nuovi che possono affiancare lo Stato nel garantire quel diritto alla salute riconosciuto e tutelato dalla Costituzione. Auspichiamo che una riforma preveda una stretta collaborazione col Terzo settore, che si dimostra quotidianamente attore insostituibile, sia nella gestione delle emergenze che in quelle quotidiane di assistenza.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Se il documento che ha letto può farcelo avere in copia, sarebbe utile per i lavori finali della Commissione.

  ROSARIO MARIA GIANLUCA VALASTRO, presidente della Croce Rossa Italiana. Sarà inviato entro le 15.

  PRESIDENTE. Questi progetti di cui lei ha parlato, di aiuto e sostegno sia ai pazienti che ai familiari nei pronto soccorso, sono già attivi in alcune regioni o sono in fase di sperimentazione?

  ROSARIO MARIA GIANLUCA VALASTRO, presidente della Croce Rossa Italiana. Sono attivi da qualche anno all'interno della regione Sicilia e stanno per attivarsi nella regione Lazio.

  PRESIDENTE. Sapevo che la regione Lazio ha approvato una delibera proprio in questo senso.
  Sicuramente una delle difficoltà è quella di informare i familiari dei pazienti delle condizioni, perché è chiaro che quando un familiare sta dentro il «tubo» del pronto soccorso, diventa difficile sia per l'ansia e sia per tutto quello che in qualche modo si può sviluppare. Ma è anche un aiuto, come lei ha detto, al personale sanitario che opera e può operare concentrandosi solo sul paziente. Quindi veramente saremmo interessati anche a seguire i dati di questa azione che state facendo perché è sicuramente molto importante.
  Ci sono colleghi che vogliono fare domande? Mi pare di no, la sua relazione è stata molto chiara. Ringrazia la Croce Rossa Italiana per il lavoro straordinario che fa e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Niccolò Mancini, presidente nazionale dell'Associazione nazionale Pubbliche Assistenze (ANPAS) e di Iacopo Fiorentini, presidente dell'ANPAS Emilia-Romagna.

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine Pag. 11conoscitiva sulla situazione della medicina dell'emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.
  Partecipano all'audizione odierna il dottor Niccolò Mancini, presidente nazionale dell'Associazione nazionale pubbliche assistenze ANPAS, e il dottor Iacopo Fiorentini, presidente dell'ANPAS Emilia-Romagna. Saluto e ringrazio i nostri ospiti per aver accolto l'invito della Commissione.
  Do quindi la parola ai nostri ospiti.

  NICCOLÒ MANCINI, presidente nazionale dell'Associazione nazionale Pubbliche Assistenze (ANPAS). Buon pomeriggio a tutti, ringrazio per l'invito a essere auditi oggi da questa Commissione. Sono Niccolò Mancini, presidente nazionale di ANPAS, l'Associazione nazionale Pubbliche Assistenze. Con me c'è Iacopo Fiorentini, presidente regionale del comitato ANPAS Emilia-Romagna.
  ANPAS è una rete nazionale di volontariato che aggrega circa 950 associazioni territoriali, con sedi dall'estremo nord all'estremo sud del nostro Paese, che operano, da oltre centocinquant'anni, nell'ambito del soccorso sanitario, in emergenza-urgenza, del soccorso e assistenza sanitaria in genere, sociale, sociosanitaria, di protezione civile, nella formazione, nell'educazione e molto altro. L'attività di ANPAS è portata avanti attraverso l'opera volontaristica di oltre 100 mila volontari, 500 mila soci e 5 mila collaboratori dipendenti.
  La nostra rete di volontariato, assieme alle altre maggiormente rappresentative, si occupa da sempre di un'azione sussidiaria a quella del servizio pubblico sanitario nell'attività di soccorso territoriale, extra ospedaliero e di emergenza-urgenza. Si pensi che in molte regioni i volontari delle nostre organizzazioni sono presenti nel 95 per cento degli interventi di risposta alle chiamate di richiesta di soccorso ricevute dalle centrali 112 e 118, rispetto a morbosità di tutte le forme e grado, in autonomia o in integrazione ai professionisti sanitari, medici e infermieri.
  Le nostre osservazioni e proposte in ordine alla situazione della medicina di emergenza-urgenza e dei pronto soccorso prendono spunto dall'evidenza che, in una situazione di ampia criticità, come oggi è manifesta, il mondo del volontariato organizzato e formato può continuare a offrire un fondamentale contributo, come ha sempre fatto. La convinzione è che per adeguare e sviluppare un sistema sanitario nazionale efficiente ed efficace rispetto alle emergenti criticità occorra costruire consapevolezza, e quindi cultura, tra i cittadini circa il funzionamento del sistema stesso, le possibilità di accesso, l'adeguatezza dei percorsi rispetto all'esigenza manifestata, e quindi offrire la competente risposta che i nostri professionisti sanitari sono in grado di dare. Rispetto alla carenza del personale sanitario, il volontariato organizzato e formato, ovviamente per ciò che concerne le proprie competenze, può offrire in termini numerici e qualitativi un supporto sussidiario ai professionisti che operano nel sistema di emergenza-urgenza, negli ambiti del soccorso e dell'assistenza extra ospedaliera, ma anche nella gestione organizzativa dei percorsi.
  All'interno delle associazioni di volontariato, si formano e si sono formati, soprattutto tra i cittadini più giovani, quelle sensibilità e competenze che maturano e sfociano nelle professioni sanitarie, che spesso vanno poi a confluire proprio nelle aree di specializzazione di cui oggi si tratta. Moltissimi volontari maturano, nelle esperienze di volontariato, la scelta di dedicarsi, nel caso specifico delle pubbliche assistenze, alle professioni sanitarie, confluendo poi nei percorsi di laurea e specializzazione che li porteranno a essere professionisti dedicati all'emergenza-urgenza. Occorre quindi, a nostro giudizio, incentivare questo tipo di partecipazione, anche attraverso il riconoscimento delle competenze maturate nel percorso da volontari e supportare, fin dalla scuola, l'inserimento di questi percorsi di volontariato, avendo chiara evidenza che tale scelta porterà a due prime soluzioni: una maggiore consapevolezza come cittadini e l'incremento delle vocazioni professionali di area specifica. E ancora su questo tema, viene da domandarsi: perché non agevolare l'accesso ai percorsi di laurea e specializzazione per coloro che Pag. 12questa vocazione l'hanno appunto maturata?
  In tema di aggressione al personale sanitario, vi è evidenza di come soccorritori e volontari che operano sul territorio siano anch'essi vittime di tali nefasti e inaccettabili eventi. Riteniamo che, oltre alle azioni focalizzate all'accrescimento della sicurezza fisica degli ambienti e al rafforzamento delle pene connesse a tali tipi di reato ed alla loro procedibilità, è senza dubbio necessaria, anche in questo caso, un'azione culturale, che educhi il cittadino alla comprensione del percorso di assistenza e delle problematiche e difficoltà a esso connesse e che lo accompagni.
  In questo senso, più volte il mondo del volontariato si è reso disponibile a collaborare per la divulgazione di concetti e buone pratiche, partendo dalla scuola, dai luoghi di lavoro, dallo sport e da molti altri contesti. Anche in questo caso, la scelta di promuovere campagne di sensibilizzazione e conoscenza verso i cittadini rappresenta, senza dubbio, un ambito nel quale il mondo del volontariato può certamente offrire un ampio contributo di lunga prospettiva.
  Circa l'appropriatezza degli accessi al pronto soccorso, si può far riferimento a due ambiti principali di potenziale adeguamento: quello della consapevolezza dei percorsi e dell'effettiva risposta e, dall'altra parte, quello dell'effettiva risposta del sistema. Il cittadino edotto sul percorso orientato rispetto al bisogno di cura urgente e non urgente rappresenta un elemento fortemente incidente sul numero di accessi; d'altra parte, risulta indispensabile che le persone trovino assistenza sul territorio, prima di maturare la scelta di non poter far altro che accedere ai pronto soccorso.
  È indispensabile, quindi, il rafforzamento della continuità assistenziale extra ospedaliera che supporti il cittadino nella scelta e lo orienti verso le reti dei servizi territoriali. Occorre conseguentemente una riorganizzazione della continuità assistenziale, adeguatamente formata alla gestione dei problemi non emergenti-urgenti, supportata da piattaforme di telemedicina e dalla possibilità di porre in atto processi prescrittivi dematerializzati. In tal senso, è importante la domiciliazione rapida (e non) di alcuni interventi in ambito diagnostico e nel trattamento della cronicità rivolti, in particolar modo, a pazienti fragili. Interessante, in questo senso, tra le molte esperienze, alcune, ad esempio di radiologia domiciliare, «messe a terra» in regione Toscana, che hanno visto la collaborazione, il supporto e il coinvolgimento di organizzazioni di volontariato a sostegno dell'attività tecnico-sanitaria.
  Relativamente alla dimensione di presidio territoriale, ricordo come le associazioni delle reti nazionali di volontariato rappresentino una fitta e capillare maglia di presidi fisici sul territorio; pensate che solo ANPAS ne conta oltre mille e duecento. Presidi che sono spesso noti alla cittadinanza e presenti anche in aree più remote. Essi quindi possono ospitare ed espletare funzioni di supporto e di orientamento del cittadino, se inserite in azioni di programmazione o progettazione adeguatamente supportate e concertate.
  In ultimo, mi corre l'obbligo di richiamare l'attenzione, in questa ampia riflessione, sul necessario riconoscimento delle reti nazionali di volontariato e dei soccorritori come parte integrante del nostro sistema di risposta pubblica ai bisogni sanitari (e non solo). I soccorritori espletano quotidianamente la loro attività da tempi che precedono la costituzione dello stesso sistema sanitario nazionale e, ovviamente, di quelli regionali. Essi si sono formati e perfezionati e tutt'oggi continuano a offrire un contributo sussidiario, senza il quale il nostro sistema di soccorso e assistenza extra ospedaliera sarebbe in difficoltà e la qualità di risposta del servizio non potrebbe garantire pari capillarità, efficacia ed efficienza.
  La natura volontaristica dell'opera prestata richiede tuttavia che le azioni che si vogliono porre in atto siano condivise, rapportate e sostenibili, economicamente e nel merito, dei contenuti. Occorre che alle reti nazionali del volontariato sanitario sia mantenuta e riconosciuta la facoltà di formazione e certificazione degli specifici percorsi formativi e certificativi. Ovviamente Pag. 13ANPAS è pronta a offrire il proprio supporto e contributo.

  PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi deputati se vogliono fare qualche domanda. Mi pare che la relazione sia stata molto chiara.
  Sappiamo bene e conosciamo il lavoro importante che voi svolgete: sicuramente ne terremo conto al termine della nostra indagine conoscitiva, a partire chiaramente dal vostro contributo. Grazie per avere accettato il nostro invito.
  Dichiaro concluse l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.