XIX Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 24 gennaio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI INVESTIMENTI FINANZIARI E SULLA COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DEGLI ENTI PREVIDENZIALI E DEI FONDI PENSIONE ANCHE IN RELAZIONE ALLO SVILUPPO DEL MERCATO FINANZIARIO E AL CONTRIBUTO FORNITO ALLA CRESCITA DELL'ECONOMIA REALE

Audizione del presidente di AdEPP, dottor Alberto Oliveti.
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 
Oliveti Alberto , presidente di AdEPP ... 3 
Bagnai Alberto , Presidente ... 15 
Furlan Annamaria  ... 15 
Bagnai Alberto , Presidente ... 16 
Lovecchio Giorgio (M5S)  ... 16 
Bagnai Alberto , Presidente ... 17 
Occhiuto Mario  ... 17 
Bagnai Alberto , Presidente ... 18 
Camusso Susanna Lina Giulia  ... 18 
Oliveti Alberto , presidente di AdEPP ... 18 
Camusso Susanna Lina Giulia  ... 19 
Bagnai Alberto , Presidente ... 19 
Magni Tino  ... 19 
Bagnai Alberto , Presidente ... 20 
Oliveti Alberto , Presidente AdEPP ... 24 
Bagnai Alberto , Presidente ... 32 
Oliveti Alberto , Presidente AdEPP ... 33 
Bagnai Alberto , Presidente ... 34

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta. Invito i colleghi, compreso me stesso, a firmare il registro delle presenze che si trova sul tavolo al centro dell'Aula.
  Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente di AdEPP, dottor Alberto Oliveti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente di AdEPP, l'associazione degli enti previdenziali privati, dottor Alberto Oliveti che ringrazio per la cortese disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione. Il dottor Oliveti è accompagnato dal professor Francesco Verbaro che è Senior advisor di AdEPP.
  Con AdEPP apriamo l'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, in questo caso ovviamente ci concentriamo sulle Casse, anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale.
  Do quindi la parola al dottor Oliveti per venti minuti trattabili per lo svolgimento della sua relazione.
  Prego presidente.

  ALBERTO OLIVETI, presidente di AdEPP. Sì, grazie presidente, buongiorno a tutti.Pag. 4
  Ho il piacere di presentare il panorama del mondo delle Casse di previdenza privatizzate, private, conseguente alla legge n. 537 del 1993. Ad essa sono seguiti il decreto legislativo n. 509 del 1994 che privatizzò le Casse già pubbliche e il decreto legislativo n. 103 del 1996 che ha istituito Casse nate già come private, tutte nel quadro del sistema di Casse regolamentate dall'iscrizione dei propri iscritti ad ordini o a collegi professionali mediante la tenuta di Albi ed elenchi. Queste Casse hanno una funzione pubblica, quella propria dell'articolo 38 della Costituzione, hanno un assetto giuridico di tipo privato perché sono sostanzialmente delle fondazioni che non hanno attività commerciale e non hanno scopo di lucro e sono vigilate e controllate.
  Attraverso dei numeri racconterò questo mondo costituito da diciotto Casse privatizzate e private. Abbiamo 1 milione e 600 mila iscritti, esattamente 1.611.840. Gli incassi contributivi nell'ultimo anno sono stati 12 miliardi, 7,7 miliardi di euro le prestazioni – di cui 450 milioni di prestazioni di welfare – per un totale di 690 mila prestazioni erogate, con un patrimonio a garanzia della tenuta del sistema di 104 miliardi, con un carico fiscale riferito ai rendimenti del patrimonio di 650 milioni di euro.
  Ci permettiamo di dire che la nostra storia dimostra come il mandato che ci fu assegnato, quello di garantire i punti stabiliti dall'articolo 38 della Costituzione, riteniamo di averlo assolto perché abbiamo pagato regolarmente le pensioni alle quali eravamo obbligati mediante l'incasso di contribuzione obbligatoria. Abbiamo fornito assistenza – anche critica nei momenti della crisi legata al COVID-19 – e abbiamo garantito un sistema di welfare olistico sempre più aumentato. Infatti, siamo fortemente convinti che non ci possa essere buona previdenza se non c'è un buon lavoro sottostante. Quindi, Pag. 5l'esigenza di sostenere la qualità e la quantità del lavoro sottostante per noi è fondamentale affinché si possa esercitare la nostra attività caratteristica, che è quella di incassare contributi e di garantire prestazioni.
  Questa attività caratteristica è supportata da un'attività strumentale che è la gestione del patrimonio. Si tratta di contributi incassati che vengono utilizzati mediante opportuni e finalizzati investimenti per finanziare le prestazioni di tipo pensionistico assistenziale e di supporto al welfare molto ampio che si declina in prestiti, mutui, garanzie e polizze assicurative, sanità integrativa, aiuti alla famiglia, incentivi alla formazione e all'innovazione.
  Entrando nel merito, rispetto al numero degli iscritti, quel 1.611.840 di iscritti attivi, bisogna dire che rispetto all'ultimo anno sono aumentati anche in controtendenza rispetto agli andamenti dei professionisti indipendenti. Occorre riflettere però che i neo iscritti, a fronte di un aumento complessivo rispetto al 2021 dell'1,43 per cento, sono aumentati dello 0,93 per cento perché il fenomeno della crescita è principalmente ascrivibile all'aumento del numero dei pensionati attivi che, pur pensionati, continuano a esercitare la professione. Un fenomeno iniziato nel 2005 che non accenna ad arrestarsi, infatti da allora mentre gli iscritti attivi sono aumentati di oltre il 20 per cento i pensionati attivi sono aumentati di circa il 160 per cento.
  Sono diversi i fattori che contribuiscono a questa caratteristica, ne faccio cenno rapidamente. Si parla della questione demografica, qualcuno la definisce l'inverno demografico, l'invecchiamento progressivo della popolazione, la crescita dell'età media degli iscritti di cui il 50 per cento rientra nella fascia tra i 40 e i 60 anni di età, di pari passo con l'aumento dell'età media dei lavoratori italiani. Poi ci sono tutta la questione scolastica e il rischio dell'obsolescenza delle competenze, gli impatti del Pag. 6progresso tecnologico e l'intelligenza artificiale che caratterizzano le varie transizioni che saremo chiamati ad affrontare in maniera adattabile per poter poi continuare a esercitare la professione.
  Ci sono due fenomeni che forse meritano di essere più di altri segnalati e che sono correlati tra di loro. Sto parlando della crisi della natalità – nella cui genesi strutturale non entro – e del cosiddetto invecchiamento attivo, in particolare dei liberi professionisti che, dopo il pensionamento, tendono a continuare a esercitare la professione.
  Sempre in riferimento alla caratteristica del mondo libero professionale si nota una riduzione quantitativa netta legata alla riduzione del numero delle nascite che abbiamo paura poi porterà, in prospettiva, anche a degli ulteriori problemi rispetto alla questione. Notiamo poi anche una riduzione qualitativa nel numero dei laureati in Italia. Sappiamo che, purtroppo, siamo un Paese con un'alta percentuale (rispetto alla comparazione europea) di giovani, i cosiddetti NEET, che non hanno impiego, non fanno training e non studiano, e questo è un dato che naturalmente ci preoccupa.
  Il patrimonio accumulato svolge una funzione di garanzia della tenuta nel tempo del sistema fatto da generazioni subentranti. Questo patrimonio delle Casse di previdenza è venuto aumentando notevolmente nel tempo, infatti dal 2013 (se guardiamo gli ultimi dieci anni) al 2022 è aumentato di circa il 58 per cento, passando dai 65 miliardi e mezzo di euro del 2013 ai quasi 104 miliardi di euro – 103,8 per l'esattezza – del 2022. Quindi, vi è stato un aumento importante – quasi del 60 per cento – nel passaggio dal 2019 al 2020, la crescita inoltre è proseguita con un tasso del 4,9 per cento, con un aumento del 7,15 per cento dal 2020 al 2021. Nell'ultimo anno la crescita si Pag. 7è attestata al 5,3 per cento, l'ultimo dato consolidato è quello del 2022.
  Si è modificata anche la caratteristica qualitativa di questi investimenti, tre sono forse gli spunti più importanti. In termini di fondi mobiliari c'è stata una quadruplicazione, si è passati dagli 8,3 miliardi di euro del 2013 ai 30,2 miliardi di euro di fine 2022. Quindi, in dieci anni si è praticamente quadruplicata la quantità di investimento mobiliare. Per quanto riguarda invece gli immobili, che erano quota parte importante soprattutto nelle casse ex pubbliche poi diventate privatizzate, con il decreto legislativo n. 509 del 1994 (quest'anno scade il trentennale di questa applicazione) si è invece ridotta di quattro volte la quantità di portafoglio immobiliare. Si è passati dal dato del 2013 di 11 miliardi e mezzo al dato di 2,7 miliardi di euro attuali di immobili direttamente posseduti dalle Casse. La componente azionaria è praticamente raddoppiata passando dai 4 miliardi di euro ai quasi 8 miliardi di euro di questo decennio. Sono questi i tre dati principali.
  È cambiata anche la modalità di gestione degli investimenti perché si è passati sostanzialmente da un'attività gestita direttamente a un'attività gestita tramite strumenti professionali o gestori professionali che garantiscono una qualità professionale più elevata.
  Diciamo che la gestione tramite i cosiddetti OICR-OICVM, organismi di investimento collettivo del risparmio e organismi di investimento collettivo dei valori immobiliari, è notevolmente cresciuta passando dal 25 per cento degli attivi del 2013 (io ragiono sempre sugli ultimi dieci anni) al 53 per cento del 2022. Per un verso questo significa semplificazione gestionale per le Casse, ma anche una qualificazione professionale dei gestori professionali. Se vogliamo vedere il dato riferito a questi tre elementi di valutazione per quello che riguarda le attività gestite Pag. 8direttamente dalle Casse, nel 2013 su 65 miliardi di patrimonio circa 36 miliardi – si tratta di una percentuale del 55 per cento – era gestita direttamente. Siamo passati invece nel 2022 dai 103,8 miliardi di euro di portafoglio generale a una gestione diretta di 35 miliardi. Quindi, sostanzialmente, i valori sono equivalenti, 36 verso 35, però il denominatore è decisamente molto aumentato. Siamo passati dal 55 per cento di allora a circa un terzo o poco più.
  Per quello che riguarda le attività gestite tramite i fondi – polizze assicurative e strumenti di investimento –, siamo passati dai 16 miliardi sul denominatore 65 del 2013 ai 54 miliardi sul denominatore 103,8 del 2022 configurando circa un 55 per cento, quindi un passaggio dal 25 al 55 per cento.
  Relativamente alle attività gestite indirettamente mediante intermediari specializzati si è passati da 12 miliardi sui 65, quindi un 20 per cento circa, ai 15 miliardi su 103,8 che è in sostanza un 15 per cento degli ultimi dati. Quindi, un passaggio verso la gestione professionale se così vogliamo dire.
  Parliamo ora delle scelte di investimento, cioè dell'impostazione. Se l'attività caratteristica è quella previdenziale e l'attività strumentale è quella del corretto investimento del patrimonio, chiaramente le Casse hanno assunto un approccio strategico finalizzato alla diversificazione e alla gestione del rischio, contemperando nell'ambito delle politiche di investimento la necessità che venga garantita dai gestori del risparmio previdenziale la sostenibilità del sistema pensionistico. Infatti, come peraltro già fatto presente dalla Corte dei Conti sezione di controllo nel corso dell'audizione svoltasi presso codesta Commissione il 30 novembre scorso, va tenuto anche conto del fatto che la natura del risparmio previdenziale non si presta ad essere investita in attività caratterizzate da alti livelli di rischio/rendimento. Quindi, la gestione corretta del rapporto rischio/Pag. 9rendimento, e ad esso collegata anche la durata dell'investimento, crediamo debba rappresentare la stella polare che guida i nostri investimenti. In linea con tale indirizzo la considerazione, sempre più spesso richiamata, delle Casse di previdenza come espressione tipica dell'investitore paziente, viene da noi Casse riscontrata incompleta se non accompagnata ad altri aggettivi come: lungimiranti, tempestivi, prudenti, responsabili e coerenti al mandato previdenziale caratteristico che non prevede investimenti speculativi.
  Quindi, vorremmo che questa visione fosse un pochino più ampia e non semplicemente declinata al concetto di investitore paziente. Per questo motivo negli anni le Casse sono passate da una gestione diretta a una gestione più professionale. Anche nella diversificazione geografica, nell'ambito dell'affidamento alla gestione professionale, si è visto un riconoscimento sugli investimenti esteri che, tramite gli strumenti di investimento OICVM, offrono un accesso più agevolato e diversificato ai mercati internazionali, opportunità di rendimento più ampie e una gestione attiva dei rischi.
  Rimane però il fatto che attualmente, fatto 100 – del resto è di poco superiore, 104 –, più del 50 per cento del patrimonio delle fondazioni risiede in Italia. Sostanzialmente, gli investimenti in Italia ammontano al 36 per cento, però se ad essi aggiungiamo la liquidità che serve per la correntezza gestionale, le polizze assicurative e altre attività relative ai rapporti con i nostri iscritti (fonti e voci di debito e così via) più del 50 per cento del patrimonio complessivo delle Casse risiede in Italia e circa il 75 per cento è investito nello spazio economico europeo. Entrando poi nello specifico delle attività gestite dalle Casse, soprattutto nel nostro Paese, è fondamentale rilevare il significato del contributo dei titoli di Stato che rappresentano circa il 22 per cento, di cui il 15 per cento sono titoli di Stato italiani Pag. 10e il rimanente titoli di Stato europei. L'importanza di questa liquidità, quasi il 20 per cento del patrimonio gestito direttamente, sta nel fatto che rappresenta un asset cruciale per garantire, da un lato la sostenibilità e la stabilità e dall'altro la solvibilità che talvolta è richiesta alla dinamica delle singole Casse.
  È evidente che il nostro sostegno al sistema Italia è supportato dai numeri. L'Italia pesa per il 2,5 per cento sull'economia mondiale, contribuisce per un 11 per cento all'economia complessiva dell'Unione europea e per un 13 per cento alla zona euro. I nostri investimenti sono decisamente superiori come percentuale nel nostro Paese, che è anche il Paese nell'ambito del quale esercitano i liberi professionisti iscritti alle Casse. È il sostegno alle attività caratteristiche delle professioni che rappresentiamo, quindi il concetto mission-related è spesso applicato dalle Casse in supporto alla corretta diversificazione del rischio.
  Bisogna anche dire che noi partecipiamo al capitale di Banca d'Italia, sono 11 le Casse che investono nel capitale, abbiamo circa il 25 per cento dell'azionariato di Bankitalia, siamo i secondi detentori di quote di Bankitalia rispetto al gruppo delle banche e prima delle fondazioni bancarie. Sono 11 le Casse che hanno questo tipo di partecipazione, quattro casse arrivano al tetto massimo che è quasi il 5 per cento.
  Per quello che riguarda i rendimenti, le Casse cercano di ottenere rendimenti opportuni e coerenti con la finalità previdenziale, cercando quindi di non affidarsi ad investimenti speculativi, ma tenendo conto della finalità previdenziale degli stessi. Direi che da questo punto di vista i dati vanno interpretati alla luce di due fattori interconnessi. Da un lato i contributi globali incassati hanno superato le uscite relative alle prestazioni erogate. Anche quest'anno 12 miliardi di contributi e 7,7 Pag. 11miliardi di prestazioni hanno determinato nel periodo un saldo positivo complessivo di 25 miliardi. Dall'altro lato, i rendimenti ottenuti sugli attivi hanno contribuito notevolmente alla crescita del patrimonio che in questi anni è aumentato da 66 fino ai 104, anche per quota parte del rendimento delle prestazioni.
  In questi ultimi dieci anni, come ho avuto modo di dire, è aumentata la crescita dell'investimento azionario, inclusa la componente non direttamente rilevabile investita tramite fondi immobiliari, passata dal 10 per cento degli attivi ad un più rilevante 17,5 per cento. Il tentativo di compensare con l'investimento nell'azionariato, data la non particolare redditività degli altri tipi di investimenti, è determinato dalla necessità di accrescere i rendimenti e compensare i non elevati rendimenti sugli altri investimenti. Abbiamo quasi 2 miliardi investiti – esattamente 1 miliardo e 900 mila euro – e, come ho detto, anche quote di capitale della Banca d'Italia.
  Un problema che sottolineiamo è quello riferito alla cosiddetta doppia tassazione. La doppia tassazione, in buona sostanza, riguarda la normale tassazione dei trattamenti pensionistici che vengono trattati come reddito da lavoratore attivo con le opportune aliquote progressive, e la tassazione che viene applicata ai rendimenti degli investimenti patrimoniali, contributi che vanno investiti e prevedono una tassazione del 26 per cento, eccezion fatta per gli investimenti in titoli di Stato che seguono una tassazione del 12,5 per cento.
  Alcuni numeri molto stringati. Le Casse nell'ultimo anno hanno pagato 2 miliardi e 650 milioni di fiscalità, di cui 650 milioni riferiti alla tassazione dei rendimenti del patrimonio e 2 miliardi circa riferiti all'IRPEF, alle addizionali regionali e comunali riferite alla voce applicata sulle singole pensioni. È un modello ETT exemption taxation taxation che riscontriamo e dal quale da tempo chiediamo di poter essere affrancati, o almeno Pag. 12vedere la quota ridotta perché la seconda tassazione tocca i rendimenti con aliquote che, al di là degli investimenti in titoli di Stato, sono pari a quelle applicate agli enti che legittimamente fanno speculazione sui mercati. Questa quota, che poi costituirà quota parte della pensione di ogni singolo, viene anche tassata due volte perché la pensione verrà tassata con le normali aliquote progressive. Sappiamo che il secondo pilastro oggi ha una tassazione del 20 per cento e non prevede la tassazione su quanto già tassato in logica di rendimento del patrimonio. Queste sono delle rilevanze che è opportuno sottolineare, sappiamo anche che in Europa, normalmente, gli investimenti finalizzati a sostenere la previdenza obbligatoria del primo pilastro non vengono tassati. Altro non diciamo insomma, ci rendiamo conto anche della situazione del Paese.
  A questo proposito, da tempo abbiamo accolto con estremo favore la disposizione contenuta nella scorsa legge di bilancio. L'articolo 1, per noi il famoso comma 311, ha previsto l'adozione entro il 30 giugno del 2023 del decreto del MEF, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e sentita la COVIP. Tale articolo è volto a definire le norme di indirizzo in materia di investimento delle risorse finanziarie, a trattare di conflitto di interessi e di banca depositaria di informazioni nei confronti degli iscritti, nonché degli obblighi relativamente alla governance degli investimenti e della gestione del rischio.
  L'abbiamo accolto con favore perché lo schema che finora era in discussione sin dal 2011, quello della cosiddetta disposizione di regolamento degli investimenti, introduceva delle rigidità rispetto al fabbisogno di flessibilità che richiedono i mercati finanziari di oggi, dinamici e per natura volatili. Invece, con la riduzione di questo comma, il comma 311, il legislatore aveva riconosciuto i principi di autonomia affermati nel decreto Pag. 13legislativo n. 509 del 1994 prevedendo che le Casse, entro sei mesi dall'adozione del decreto, avrebbero dovuto adottare regolamenti interni sottoposti alle regolari procedure di approvazione dei Ministeri vigilanti. Quindi, una questione assolutamente condivisibile dalle Casse: linee guida, regolamenti delle Casse, approvazione dei Ministeri.
  Comunque, le Casse nel corso degli anni, in autonomia e senza alcun intervento da parte delle istituzioni, hanno dimostrato un'estrema diligenza adottando e aggiornando i propri regolamenti interni con dei codici di autoregolamentazione per una gestione prudente degli investimenti e dunque per la tutela del proprio patrimonio; ciò, al fine di rispondere in anticipo a eventi imprevedibili ed essere pronti in caso di eventuali crisi. Purtroppo la crisi, con il COVID-19, è arrivata e devo dire che le Casse hanno sostenuto un impatto importante finanziando di fatto prestazioni dei propri iscritti e, da un certo punto di vista, anche sostituendosi allo Stato nella funzione di cassa perché hanno anticipato le somme che poi sono regolarmente ritornate, anche di recente, alle casse delle singole gestioni previdenziali.
  Rimaniamo in attesa dell'emanazione delle linee guida di indirizzo riferite a questa disposizione, al comma 311, visto che sono undici anni che si parla di questo decreto, o regolamento, di investimenti. Ad ogni modo, in questa sede ci permettiamo di chiedere di essere consultati per ciò che concerne i lavori preparatori e l'iter di predisposizione di queste linee guida di indirizzo. Desideriamo essere coinvolti in maniera attiva perché crediamo di avere anche un know how maturato nel tempo con le nostre attività e con le nostre strutture – che sono tra l'altro anche opportunamente coordinate all'interno dell'Adepp – per poter portare materia esperta al confronto.Pag. 14
  L'Adepp per Statuto, mi permetto di dirlo, ha il compito di tutelare l'autonomia delle Casse e di gestire le relazioni previdenziali, assistenziali, di welfare e così via che le Casse non vogliono o non gestiscono direttamente: questa è la funzione dell'Adepp. Bisogna dire che a livello esterno ci siamo mossi per cercare di fare politiche riguardanti il welfare, non c'è buona previdenza se non c'è buon lavoro, investimenti insieme – Banca d'Italia ne è un esempio –, servizi da garantire a tutti gli iscritti mediante un coordinamento delle attività e un'attività in Europa. Abbiamo promosso il dibattito e il confronto fra le nostre linee operative, quindi a livello di direttori generali, di direttori previdenziali e di direttori degli investimenti. Abbiamo assunto anche una maggiore omogeneizzazione rispetto al passato per poter seguire delle linee logiche di indirizzo degli investimenti e quindi, in tal senso, chiediamo di poter essere consultati.
  Concludo parlando di una tematica che oggi è importante, sempre più importante, perché una delle transizioni fondamentali. È la transizione ecologica, quindi clima, ambiente, decarbonizzazione, economia circolare. Ovviamente, i nostri investimenti non devono mirare a fini speculativi, ma devono essere guidati da logiche di prudenza e di coerenza con la nostra finalità previdenziale, perché dobbiamo salvaguardare e assicurare le prestazioni per i nostri iscritti.
  Nella selezione degli investimenti consideriamo gli aspetti legati al rischio-rendimento ma anche quelli di carattere ambientale, sociale e di governance propri dell'approccio ESG e dell'approccio One Health che un po' tutte le Casse stanno adottando.
  Ragionando non soltanto in logica di sostenibilità finanziaria, ma anche di sostenibilità ambientale di lungo periodo, abbiamo adottato parametri ESG e approcci da investitori Pag. 15socialmente responsabili. Ciò, perché riteniamo che gli investimenti ESG siano elementi di fondamentale importanza nelle nostre politiche di investimento anche per le professioni che rappresentiamo. A conferma di questo, al 31 dicembre 2022 le Casse hanno destinato circa 23,4 miliardi di euro agli investimenti ESG, quindi siamo compliant con le attuali normative della disclosure (articoli 8 e 9). Attualmente la quota ISG compliant nelle casse supera il 27 per cento.
  Io con questo avrei finito. Grazie.

  PRESIDENTE. Bene, ringrazio il dottor Oliveti per questa relazione molto interessante e anche molto attesa, come attesta la partecipazione in presenza e on line dei colleghi che oggi registra il massimo storico.
  Do quindi la parola ai colleghi commissari che potranno formulare quesiti. Prego, senatrice Furlan.

  ANNAMARIA FURLAN. Intanto grazie per la relazione che ci ha esposto e anche complementi per la crescita, perché è evidente che i numeri che ci ha dato sono assolutamente importanti. Io essenzialmente vorrei capire meglio da lei due aspetti.
  Relativamente al primo, lei diceva che sono cresciuti in modo esponenziale gli associati pensionati che però hanno proseguito nella professione. Ecco, sarebbe interessante capire (se lei ha questi dati) in che professioni. Cioè, quali sono le professioni dove abbiamo avuto una crescita così esponenziale di pensionati attivi, perché è un dato interessante e importante, si capiscono meglio alcune dinamiche.
  In secondo luogo, lei ha detto una cosa stamattina che noi abbiamo ascoltato in un'altra Commissione ieri anche dal presidente di ANIA e da rappresentanti di Unipol, e cioè che alla fine la tassazione sulla previdenza integrativa crea un corto Pag. 16circuito per cui l'associato, quando finalmente riesce ad accedere alla sua pensione integrativa, l'ha tassata due volte. È un dato di fatto che sicuramente non è di poco conto rispetto a quanto rimane poi della singola pensione integrativa.
  In più lei ci ha anche detto una cosa rilevante, noi investiamo nel sistema Italia (ecco lo chiamo così, nell'economia reale e comunque nel sistema Italia) dati rilevanti, certamente non di poco conto: il tema è cosa si può fare perché queste cifre aumentino ancora.
  Il Paese ha un bisogno estremo di investimenti pubblici e privati, questo credo sia sotto gli occhi di tutti, i fondi sono assolutamente interessanti; capire quali sarebbero i meccanismi necessari per incrementare, agevolare gli investimenti nel sistema Italia (aggiungo anche nel sistema industriale del nostro Paese) credo sia per questa Commissione assolutamente importante e rilevante.

  PRESIDENTE. Grazie senatrice Furlan. Onorevole Lovecchio.

  GIORGIO LOVECCHIO. Grazie presidente. Ringrazio il dottor Oliveti per la puntuale relazione che ci ha illustrato oggi. Io vorrei fare una riflessione. Lei, nel suo intervento, ci ha detto che gli iscritti sono all'incirca un 1.711.000, gli incassi sono pari a 12 miliardi di euro, mentre le prestazioni pagate nel 2023 sono state pari a 7,7 miliardi di euro. Però c'è un altro dato che rappresenta un filo unico con le altre Casse che stiamo audendo, e cioè che l'età media sta aumentando e gli iscritti sono meno, tranne nel 2023, anno in cui avete avuto un aumento di iscritti. In realtà, la tendenza è meno iscritti e più pensionati, con un aumento dei pensionati attivi del 160 per cento.
  Quindi, se andiamo avanti di questo passo – come dimostra anche la relazione del professor Brunetta presidente del CNEL Pag. 17– da qui a dieci, quindici anni, può essere che gli incassi che noi avremo saranno in misura inferiore rispetto alle prestazioni che dovremo pagare. L'età media dei pensionati è aumentata, sapete dirci se la Cassa potrebbe entrare in crisi incontrando un punto di rottura?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovecchio. Senatore Occhiuto.

  MARIO OCCHIUTO. Grazie, presidente Oliveti per l'esaustiva relazione. Mi compiaccio anche del fatto che in assenza di un regolamento quadro sugli investimenti abbia dato importanza all'impatto sociale e ambientale e anche investito in questo senso creando un'autoregolamentazione.
  Lei ci ha detto che sono stati investiti 24 miliardi di euro in relazione all'impatto sociale e ambientale. La senatrice Furlan diceva prima che è anche importante questa idea di investire nel sistema Italia. Ora vorrei chiederle, rispetto anche alla composizione geografica dell'Italia, c'è un'attenzione verso gli investimenti in economia reale che riguardano il Sud, il Mezzogiorno? Mi risulta infatti che molti di questi investimenti sono orientati – ovviamente per questioni che riguardano poi la redditività – su aree già abbastanza sviluppate del Paese. Quindi, mi chiedo se fosse possibile anche pensare ad aree del Paese più svantaggiate.
  Inoltre, lei ci ha detto che le Casse sono passate ad una gestione più professionale. A suo modo di vedere l'andamento dei risultati che ci sono stati negli ultimi anni può far concludere che tutte le Casse siano dotate di strutture organizzative specializzate per la gestione degli attivi? Nella relazione della Corte dei Conti sono emerse alcune problematiche di carattere strutturale all'interno degli enti, quali la sovrapposizione degli organi, una loro composizione molto ampia con relativo aumentoPag. 18 del costo e talvolta carenze di professionalità specifiche. Quindi, mi chiedevo come l'AdEPP – associazione che aggrega tutte le Casse – intende rispondere a questo rilievo della Corte dei Conti.
  Lei ci ha anche detto che c'è un investimento in Banca d'Italia di tutte le Casse che oramai è diventato una prassi. Questa prassi di investire nelle quote di partecipazione di Banca d'Italia non costituisce secondo lei una sorta di conflitto di interesse nel rapporto con un organo di vigilanza?

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Occhiuto. Senatrice Camusso, prego.

  SUSANNA LINA GIULIA CAMUSSO. Grazie presidente per questa sua relazione. Io volevo provare a capire una cosa. Non mi stupisce devo dire che ci sia un aumento dei pensionati attivi, semmai direi che è una buona notizia che si continuino a pagare i contributi.
  Però vorrei invece capire un'altra cosa: relativamente ai nuovi iscritti (cioè, non coloro che proseguono dopo la pensione) il livello di contribuzione segna il mantenimento di una stabilità retributiva oppure c'è un abbassamento? Perché questo è uno dei temi che aleggiano rispetto alle libere professioni e alla prospettiva.
  La seconda domanda che vorrei fare è se questo incremento è distribuito territorialmente in modo omogeneo rispetto al passato, o se invece si determinano delle differenze, quindi delle zone di rarefazione, chiamiamole così. Questo ci permette di capire gli orientamenti che sono segnati dalle questioni che ci siamo detti: invecchiamento, cosiddetto inverno demografico, migranti e così via.

  ALBERTO OLIVETI, presidente di AdEPP. Migranti laureati.

Pag. 19

  SUSANNA LINA GIULIA CAMUSSO. Certo, laureati, magari bisognerebbe riconoscergli i titoli di studio, che è un'altra questione. Poi questa discussione bisogna farla un po' meglio che non condurla all'invasione perché ci facciamo del male da soli, ma la metto a latere.
  Mi piacerebbe capire com'è l'anagrafe, anche perché lei ha dichiarato dei dati di aumento patrimoniale molto alti in realtà, che sono l'opposto di quel che normalmente si va dicendo sui sistemi di previdenza, anche per il noto problema di equilibrio tra attivi e pensionati. Quindi, mi piacerebbe capire che effetto hanno anche le iscrizioni e i liberi professionisti che fanno parte delle Casse e il loro andamento.
  Poi una battuta, ma che non è tanto una battuta: non è che comprereste il 13 per cento di Poste Italiane così non la privatizziamo?

  PRESIDENTE. Grazie senatrice Camusso. Senatore Magni, prego.

  TINO MAGNI. Dopo l'intervento di altri colleghi e colleghe, mi associo al ragionamento che faceva la senatrice Furlan relativo al dato sui pensionamenti attivi.
  Paradossalmente, si potrebbe dire: meno male che ci sono i pensionati attivi che percepiscono e ma allo stesso tempo contribuiscono. Ad ogni modo, questo non è un fatto positivo perché l'incremento dovrebbe essere causato da chi entra in un mercato della produzione, del lavoro e così via. Quindi, comprendere questi dati è fondamentale, oltre ad occuparci della distribuzione dal punto di vista territoriale.
  Volevo affrontare anche la questione relativa alla tassazione. La tassazione nel nostro Paese in parte è disordinata, a pagare sostanzialmente sono sempre gli stessi, anche se il dato vero è che sugli investimenti pagano tutti le tasse, siano fatti dal punto Pag. 20di vista come si dice previdenziale, sia se si fanno in un'altra maniera. È ovvio che io preferisco un intervento di carattere collettivo e sociale che ci permette di poter far fronte alle condizioni materiali delle persone quando non sono più in grado di avere un reddito diretto. Alla fine però vorrei capire anche dove lo Stato va a prendere i soldi per attuare gli sgravi fiscali, poiché c'è anche il problema di come garantire l'equilibrio di welfare che, già oggi, fa fatica a mantenere. Molto spesso il cittadino deve intervenire con delle integrative personali o collettive, tant'è che ieri in Commissione X al Senato discutevamo proprio di questi problemi, è chiaro quindi che le prestazioni vanno in questa direzione. In particolare, attualmente nel settore sanitario c'è una bella differenza tra chi ha la possibilità di avere un sistema integrativo e chi non ce l'ha.
  Infine, mi associo alla richiesta della senatrice Camusso di un investimento in Italia, visto che ci sono 12 miliardi in entrata e se ne spendono solo 7. Secondo me vale la pena investire nel nostro Paese, eviteremmo così di dare al mercato alcuni «gioielli».

  PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Magni. Se posso aggiungerei qualche breve considerazione e richiesta anch'io.
  Innanzitutto, per quel che riguarda la composizione geografica del portafoglio investimenti, siamo adesso a un 36 per cento investito e un 52 per cento detenuto in Italia, anche se c'è un trend negativo perché nel 2013 eravamo a un 50 per cento investito in Italia. Credo che questo possa essere fisiologico, cioè possa derivare dalla smobilitazione del patrimonio immobiliare, ad ogni modo desideravo avere una conferma, non dico una rassicurazione, ma una valutazione in tal senso.
  In secondo luogo, abbiamo visto, sempre restando ai numeri, che il vostro patrimonio è aumentato di oltre il 50 per cento arrivando a 36 miliardi e l'attivo cumulato della gestione Pag. 21previdenziale, contributi meno prestazioni, è di 25 miliardi. Quindi, il rendimento finanziario in quanto tale è dato da quello che rimane dei 36 dopo aver tolto i 25: questo è importante per valutare anche l'efficacia delle strategie di investimento.
  Nell'apprendere, nello studiare il vostro mondo, incontro anche tanti vecchi amici perché provengo da La Sapienza dove ho studiato matematica attuariale. C'è una domanda che vorrei porvi, sono molto curioso della risposta che mi darete. Secondo voi che rappresentate le associazioni esponenziali di categoria i bilanci tecnici a cinquant'anni previsti dalla legge Fornero servono a qualcosa? Vi fornisco dei numeri anche se non cito l'ente da cui sono stati estrapolati perché il redattore del bilancio tecnico è un mio venerato maestro, non è colpa sua se gli viene chiesto di redigerlo in un certo modo. In uno di questi bilanci tecnici riferiti al periodo 2018-2067 mi sono andato a calcolare, per esempio, l'ipotesi sull'inflazione.
  Praticamente, succede che l'errore sul tasso d'inflazione in valori assoluti è 1.2 su previsioni che mediamente sono di 2, perché sono le previsioni della BCE. Quindi, fondamentalmente, che senso ha affidarsi al wishful thinking di un'istituzione che comunque le sbaglia sempre, purtroppo? Un tasso di inflazione di due o un tasso d'inflazione di uno, evidentemente, cambia tutta una serie di cose.
  Potrebbe poi essere opportuno aggiungere un'analisi di sensibilità, un'analisi di scenario, perché se l'inflazione è due, se fosse uno o tre cosa cambierebbe? Perché sappiamo che qualcosa cambia, sia dal punto di vista delle politiche di investimento sia dal punto di vista dell'adeguatezza delle prestazioni.
  È da un po' di tempo che le vicende parlamentari mi hanno portato a occuparmi di questo mondo, si parla sempre dell'invernoPag. 22 demografico, ma nessuno cita mai un dato, che secondo me è rilevante per la sostenibilità del sistema, magari non ha colpito il mondo delle professioni, nel qual caso sono contento per loro. Cioè, io vorrei fosse chiaro che noi torneremo nel 2026 al livello di PIL del 2007. Quindi, adesso mi farò inviare i bilanci tecnici e vedrò anche l'ipotesi sul PIL. Cioè, sapevano già nel 2012 che noi saremmo stati fermi fino a dopodomani? Anche questo, dal mio punto di vista, è rilevante e non solo per l'utilità dello strumento rappresentato dal bilancio tecnico. Tale strumento suppongo ponga anche dei limiti, vincoli in qualche modo alle vostre politiche di investimento, non so in che modo dovete tenerne conto, anche questo mi interesserebbe sapere. Di fronte ad un buco di questo tipo, che dura il doppio del buco creatosi a causa della seconda guerra mondiale, si deve necessariamente promuovere una riflessione. Nello specifico, avete osservato variazioni nelle policy di investimento in reazione allo shock inflattivo e allo shock dei tassi di interesse? Che tipo di reazioni avete osservato nei vostri iscritti allo scopo di garantire l'integrità del patrimonio e l'adeguatezza delle prestazioni? Evidentemente, le due cose vanno abbastanza insieme.
  In un sistema a capitalizzazione sarebbe assolutamente appropriato parlare di doppia tassazione, mentre in un sistema a ripartizione? Abbiamo ascoltato in audizione la presidente Arrigucci, la quale ci ha detto chiaramente che, nonostante non sia scorretto dal punto di vista istituzionale prevedere in determinate circostanze di assicurare la copertura delle prestazioni con il patrimonio, tuttavia il patrimonio a garanzia, in quanto tale, deve essere tutelato. La stessa legge Fornero, la stessa norma che istituiva i bilanci, specificava chiaramente che le prestazioni devono essere coperte dai contributi, peraltro siamo in una situazione attiva, di saldo positivo fra contributi e prestazioni. Quindi, in che senso si può dire che c'è una Pag. 23doppia tassazione se le prestazioni non sono finanziate dai proventi?
  Un'ultima osservazione che deriva dalla mia esperienza precedente in Commissione finanze dove mi sono fortemente occupato di un altro tipo di corpi intermedi che rivendicano il loro ruolo e che lavorano nell'ambito finanziario, sto parlando delle banche di credito cooperativo. Le banche di credito cooperativo si sono organizzate fra loro creando un proprio fondo per la garanzia dei loro clienti a tutela dei depositi, hanno attivato anche una solidarietà di questo tipo. AdEPP sicuramente potrebbe averlo fatto, ritiene sia opportuno promuovere una riflessione su forme di solidarietà fra Casse per la tutela delle prestazioni degli iscritti nel caso qualcosa vada storto? Si tratta di una cosa che, ovviamente, nessuno di noi si augura, però sono state fatte osservazioni sulla fragilità dei fondamentali demografici. Io ho aggiunto un'altra riflessione sulla fragilità dei fondamentali macroeconomici perché non si può non considerare, nel valutare la solidità del sistema pensionistico, il fatto che il PIL è stato fermo per praticamente vent'anni. Ripeto, i professionisti magari sono in una middle upper class che è passata indenne da questo buco di PIL, però non credo. Infatti, noto che nei rapporti di Confprofessioni e anche in quelli di AdEPP si parla sempre più di proletarizzazione delle professioni, magari anche alla luce di certe politiche di liberalizzazione condotte in un certo modo. Si parla quindi di queste coorti di proletari senza prole che, in qualche modo, vanno incontro a un problema anche sotto il profilo reddituale.
  Mi chiedevo se ci fosse una riflessione anche su questo, perché AdEPP ha promosso sinergie interessanti come, per esempio, quella relativa alla piattaforma acquisti dal 2019, la quale non so se sta andando avanti e che soddisfazioni vi sta dando. Inoltre, anche dal lato degli investimenti gradirei avere Pag. 24qualche altro elemento chiarificatore. Come osservato anche dal senatore Occhiuto, voi avete giustamente rivendicato il fatto che c'è un'evoluzione verso una gestione degli investimenti affidata a organismi specializzati. Ecco, la selezione di questi gestori che temi solleva, che policy si danno le Casse, che tipo di indicazioni date alle singole Casse?
  Prego, presidente Oliveti.

  ALBERTO OLIVETI, Presidente AdEPP. Faccio una premessa che non è un disclaimer, oggi però ero venuto a parlare di investimenti delle Casse, è ovvio tuttavia che dalle domande è venuta fuori l'attività caratteristica e l'attività strumentale.
  A questo punto richiamo alle esigenze, poi proverò a rispondere in maniera non prolissa alle domande che sono mi sono state rivolte. Ogni anno noi presentiamo – questo è l'ultimo che forniremo – un rapporto sulla previdenza privata, che è previdenza di primo pilastro, previdenza obbligatoria, la nostra non integrativa, il rapporto sugli investimenti e quello sul welfare. L'ultimo che abbiamo presentato a dicembre, era presente anche il presidente della Commissione, era il tredicesimo rapporto sulla previdenza assieme al sesto rapporto sugli investimenti e al quarto rapporto sul welfare. Mi corre l'obbligo di ricordare i principi della privatizzazione, che è avvenuta per quelle Casse con il decreto legislativo n. 509 del 1994. Di fatto, noi abbiamo ottenuto un'autonomia di mezzi per perseguire l'ovvia finalità pubblica che conosciamo, autonomia che è organizzativo-gestionale, amministrativa e contabile. C'è vigilanza e controllo perché siamo in presenza di un obbligo contributivo, ma abbiamo perso la possibilità di avere trasferimenti diretti o indiretti da parte dello Stato. Noi non possiamo ricevere fiscalità in nessun modo dallo Stato, quindi trent'anni fa abbiamo fatto la previdenza con quello che passava la nostra area professionale, area per area, quindi ogni Pag. 25area poi risponde alla sua. Io sono presidente di AdEPP in quanto presidente dell'ENPAM, la Cassa dei medici dentisti, devo guardare l'equilibrio della mia Cassa. Ho premesso che l'Adepp ha il compito di difendere l'autonomia statutaria e di coordinare quelle attività relazionali di tipo previdenziale, welfare, di rapporti e così via, che però non siano direttamente svolte dalle Casse. Si tratta di una funzione interstiziale, l'AdEPP è un'associazione volontaria e non ha il potere di interferire sull'autonomia delle singole Casse. Le singole Casse sono chiamate a un equilibrio che, a fronte della privatizzazione, è stato quello di garantire una riserva legale pari a cinque annualità riferite al volume di prestazioni pagate ogni anno. Quindi, se ogni anno si paga un miliardo bisogna avere cinque miliardi di riserve, contributi che non sono usati per pagare prestazioni, fanno da riserve e hanno sostituito quella rete di protezione che storicamente altri tipi di lavoratori hanno dalla fiscalità generale: ciò detto, noi sulla fiscalità generale non possiamo avere visione. Inoltre, dobbiamo dare una sostenibilità, che originariamente era di quindici anni, poi nel tempo è stata portata a trent'anni con proiezioni a cinquanta (attualmente è di trent'anni), sostenibilità basata sul saldo corrente, che rappresenta il saldo previdenziale più il patrimonio che deve dare degli equilibri. Gli equilibri vengono calcolati con i bilanci tecnici-attuariali che vengono redatti ogni tre anni sulla base dell'ultimo consuntivo disponibile Cassa per Cassa e sulla base di parametri forniti dalla Conferenza dei servizi, dal Ministero del lavoro e dal MEF.
  Sono cinque i parametri che vengono usati: occupazione, demografia, e così via. Vengono dati dalla Conferenza dei servizi e sulla base dei quali ogni Cassa, con i suoi numeri a consuntivo, effettua ogni triennio la proiezione attuariale che fornisce sostanzialmente dei target annuali da dover rispettare tempo Pag. 26per tempo. Per questo mi sono permesso di dire, anche parlando degli investimenti, che non possiamo essere considerati solo degli investitori pazienti, anzi dobbiamo essere tempestivi perché anno dopo anno dobbiamo rispettare la tabella di marcia, rinnovata ogni triennio, sulla base delle proiezioni attuariali che nascono dai dati che ci vengono forniti dalla Conferenza dei servizi.
  Si tratta di una questione di regolazione di sistema che, come tutte le regolazioni, siamo chiamati a rispettare e ad applicare; allo stesso tempo può dare il giudizio, può dare le valutazioni su come viene calcolata la sostenibilità: ecco questa è un po' la risposta generale che mi sento di dare.
  Nel rapporto di cui vi ho parlato sono comprese alcune delle domande che mi sono state fatte, per esempio quella relativa ai pensionati attivi. In Italia c'è coincidenza dell'imponibile fiscale con l'imponibile previdenziale obbligatorio, quindi i titolari di pensione, se continuano a produrre reddito, pagano una contribuzione che va a sostenere le gestioni delle Casse. Questo sistema previdenziale sostanzialmente attivo dovrebbe finanziare con i contributi che versa. Oggi su un milione e 611 mila iscritti all'AdEPP ci sono un milione di liberi professionisti il cui reddito è solo da lavoro autonomo, 110 mila pensionati attivi e circa 500 mila chiamiamoli misti che producono reddito da lavoro dipendente e reddito da lavoro autonomo e su quest'ultimo pagano regolarmente la previdenza obbligatoria prevista.
  Sicuramente, da medico posso dire che nell'ambito della mia professione si sta lavorando oltre l'età previdenziale. Ci sono medici che continuano a lavorare e, addirittura, alcuni vorrebbero innalzare a 72 anni l'età pensionabile per il lavoro dipendente. Per il lavoro autonomo i professionisti continuano a lavorare fino a che sono iscritti agli ordini e devo dire che per noi è anche un fatto positivo. Non credo nemmeno tanto che Pag. 27possano togliere il lavoro a chi non ce l'ha perché attualmente in campo medico, includendo anche gli infermieri, abbiamo problemi legati all'organico.
  In riferimento all'autonomia relativa ai mezzi per perseguire la finalità pubblica e alla perdita della possibilità di avere trasferimenti diretti o indiretti da parte della fiscalità, si è verificata una situazione particolare. Le Casse con il loro patrimonio che sono chiamate a costruire a rete di protezione sostitutiva di quella rete di protezione della fiscalità data ad altre configurazioni professionali, ebbene questa rete costruisce e deve finanziare le prestazioni, è finalizzata a finanziare le prestazioni. Se la prestazione finale è tassata, quindi ogni pensionato paga le tasse per il reddito imponibile che porta, tassare uno degli strumenti con i quali viene poi definita la sua pensione di fatto è un intervenire (questa è la mia impressione) due volte sul livello pensionistico.
  Poi che l'equilibrio del nostro sistema generale, chiamiamolo Sistema Italia, abbia bisogno di queste entrate fiscali, su questo credo che non ci siano discussioni in materia. Quello che chiediamo non è tanto di non pagare le tasse o di vederle ridotte, d'altro canto tutti pagano le tasse, ma le pagano con aliquote diverse perché ad esempio il secondo pilastro, la previdenza integrativa, paga il 20 per cento, la previdenza obbligatoria paga il 26 per cento sugli investimenti non in titoli di Stato. Al di là di questo noi chiediamo, per esempio, una fiscalità di scopo che potrebbe rappresentare una risposta. Bisogna sviluppare il welfare, il sostegno al lavoro attuale e anche la costruzione di un nuovo lavoro, magari adatto ai tempi. Sappiamo, ad esempio, che una delle transizioni sarà quella che riguarderà la tecnologia digitale e l'intelligenza artificiale che per i professori e gli intellettuali vuol dire tanto. Se riusciamo a rendere i professionisti attuali contribuenti o i Pag. 28futuri contribuenti più performanti o più abili ad adattarsi rapidamente al cambiamento che presumiamo sarà incipiente, da questo punto di vista garantiamo un flusso contributivo prospettico migliore.
  Quindi, il tentativo di sostenere il welfare è un tentativo sistemico che secondo me esula anche dal confine dell'esigenza di tutelare quel tipo di professioni, ma ha un'evidente ricaduta sul sistema Italia se le libere professioni (si tratta di un assunto che è stato riportato a livello nazionale) al pari delle piccole e medie imprese debbono essere considerate motori di sviluppo e di crescita. Questo il nostro sistema lo ha riconosciuto, è derivato dall'Europa, quindi le libere professioni – e noi le rappresentiamo dal punto di vista previdenziale –, se sono motori potenziali di sviluppo e di crescita, è chiaro che meritano di essere sostenute in una transizione tecnologica che sarà impattante.
  Di questa fiscalità è possibile vederne ritornare una quota parte in una logica di fiscalità di scopo per far sì che il welfare che noi sosteniamo possa essere più performante e caratterizzato da risultati misurabili?
  Devo dire che una prima esperienza in tal senso c'è stata nel corso del COVID-19 poiché di fronte alla crisi determinata dal lock down, noi come Cassa abbiamo anticipato soldi per sostenere i professionisti, soldi che sono poi tornati alle Casse grazie ad una prima applicazione della fiscalità di scopo. Abbiamo fatto da ufficiali pagatori perché avevamo cassa, ma poi questa c'è stata restituita. Si è trattato, evidentemente, di un impatto emergenziale, speriamo di non rivederlo più, ce lo auguriamo tutti, però allo stesso tempo magari una valutazione derivante da quella esperienza, da quella modalità, potrebbe essere fatta.
  I nostri professionisti lavorano in Italia, è evidente che è la loro area professionale, quindi è chiaro che stiamo molto Pag. 29attenti agli investimenti Italia, non a caso ho parlato della logica mission related. Faccio un esempio: attualmente le Casse principali stanno lavorando per investire nella rete, pensando alla mia Cassa – mondo medico – se vogliamo parlare di telemedicina dobbiamo avere una rete universale e fruibile da tutte le parti del Paese.
  È chiaro che questo tipo di investimento all'inizio magari potrebbe anche non dare un ritorno finanziario coerente con la modalità di investimento previdenziale che abbiamo. Si avrebbe però una visione economica, una visione di ritorno in potenzialità di esercizio professionale, di migliore esercizio qualitativo e di risposta agli obiettivi del nostro Servizio sanitario nazionale. Quindi, crediamo sia corretto investire per associare l'aspettativa finanziaria, ma soprattutto l'aspettativa socio-economica. Questo è uno dei motivi per i quali abbiamo fatto questo investimento.
  Relativamente all'investimento su Banca d'Italia bisogna dire che abbiamo il 25 per cento, ma dal punto di vista della possibilità di entrare nelle gestioni non vi è questa possibilità. Siamo assolutamente separati, non abbiamo nessuna influenza sulle autonome dinamiche di Banca d'Italia. Banca d'Italia è un regolatore collegato alla BCE, quindi per noi aver dato un segnale di essere sistemici, di essere motori di sviluppo e di crescita anche sostenendo il sistema regolatore bancario del Paese ha un senso. Devo dire che vi è anche una remunerazione di questo capitale, è un capitale fermo, quindi un permanent capital, però allo stesso tempo da una redditività e anche il segnale che le professioni vogliono sostanziare questo loro ruolo (che vorrebbero venisse anche espresso) di motore di sviluppo e di crescita.
  Sulla tenuta previdenziale abbiamo dei dati, facciamo delle proiezioni e ad esse ci rifacciamo, le rispettiamo o non le Pag. 30rispettiamo. Qualora non vengano rispettate nel tempo prolungato ci sono modalità di intervento, facciamo le riforme previdenziali per tenere il sistema. Cosa ci porterà il futuro credo sia difficile per tutti poterlo dire. Cerchiamo di essere più elastici, tant'è vero che da questo punto di vista personalmente credo sia corretto affiancare alla logica di sostenibilità tecnica (così come attualmente viene proposta) anche una logica di misurazione della solvibilità, la solvency, che poi viene usata anche in altri sistemi. Credo infatti che la solvibilità sia l'elemento che alla fine permette di dare risposte di tipo previdenziale. Il nostro è un sistema dinamico, va calcolato nella logica di un sistema in evoluzione. In un sistema dinamico bisogna avere estrema attenzione ai propulsori e i propulsori sono il lavoro sottostante, la qualità del lavoro, la capacità di impattare il cambiamento del lavoro. Per questo noi siamo molto attenti, però allo stesso tempo chiediamo anche un sostegno.
  Dal punto di vista dei gap, sostanzialmente sono tre quelli che noi rappresentiamo. C'è un gap generazionale, cito un dato anche brutale contenuto nella nostra relazione. Il dato brutale è che gli under 40 in tutte le professioni mediamente guadagnano un terzo degli over 50. Questa è già una risposta, ci sono i dati. I liberi professionisti under 40 guadagnano meno della metà dei loro colleghi over 50.
  Dal punto di vista geografico qualsiasi professionista, man mano che si scende lo stivale, guadagna meno dell'equivalente fino ad arrivare ad un gap che può essere anche di un terzo in meno: mi riferisco al Mezzogiorno.
  Il terzo gap è riferito al genere, infatti le professioniste nei confronti dei professionisti hanno gap professionali importanti. Attualmente gli under 40 sono rappresentati in maggior misura dalle colleghe professioniste, però dal punto di vista reddituale c'è ancora questo gap che, praticamente, si sostanzia in un Pag. 31terzo. Spesso poi quando la professionista diventa madre corre il rischio di perdere proprio la sua capacità di esercizio professionale.
  Sono tutte dinamiche che valutiamo nel rapporto previdenziale, delle quali non ho parlato perché altrimenti mi sarei dovuto dilungare troppo.
  Sono d'accordo riguardo ai nostri investimenti in Italia e nel Mezzogiorno, a patto che siano orientati al rapporto rischio/rendimento e alla durata dell'investimento. Quindi, attenzione al Mezzogiorno perché ci sono gap evidenti che si ripropongono ogni anno. Puntualmente monitoriamo le loro dinamiche, però allo stesso tempo l'obiettivo rispetto alle nostre basi è quello di portare delle redditività, altrimenti siamo costretti a intervenire con delle azioni sui contributi, sulle prestazioni o sul balance fra attività lavorativa e attività post lavorativa. Riguardo ai giovani, al territorio, all'investimento su Poste Italiane, va bene se ci sono ritorni sistemici di interesse alle Casse. Sicuramente l'investimento sulle reti di comunicazione ha un ritorno sulle Casse se promuove la digitalizzazione e si considera l'impatto dell'intelligenza artificiale, la rete fissa e la rete mobile; si tratta di elementi fondamentali che noi valutiamo nell'insieme.
  Sui bilanci tecnici sicuramente una riflessione può essere fatta, si tratta però di regole di sistema che noi abbiamo ricevuto all'impatto. Abbiamo migliorato parecchio la qualità dei nostri esercenti gli investimenti, anche all'interno delle Casse. Abbiamo assunto, abbiamo qualità e ci confrontiamo, cosa che in passato non avveniva. Quindi, il confronto mediamente è migliorativo. Il 2022 è stato un anno in cui si è rovesciata l'attuale decorrelazione tra investimenti azionari e investimenti obbligazionari, entrambi sono andati sotto. In questo caso c'è poco da fare, si cerca di limitare la perdita e poi Pag. 32di valutare investimenti in seguito che permettano il recupero di valore, come è avvenuto nel 2023.
  Doppia tassazione, solidarietà fra le Casse. Se fosse esercitata solidarietà sulla mia Cassa, è chiaro che il suo presidente deve rispondere al sistema, ai vigilanti, al controllo e anche alla sua base del perché adopera contributi dei propri iscritti per pagare prestazioni non dei propri iscritti. Io credo che l'anello di congiunzione corretto possa essere quello della fiscalità di scopo. L'anno scorso l'ENPAM su 600 milioni ne ha pagati 150, nel momento in cui questi 150 milioni vanno alla fiscalità non sono più nella mia disponibilità, ho fatto semplicemente il mio dovere. Ebbene, se di questa fiscalità si può avere un ritorno distribuito in maniera solidale, questo mi può trovare d'accordo. Debbo dire che dal punto di vista del COVID-19 questa prima esperienza emergenziale ha redistribuito, perché in realtà ci sono state Casse che hanno dato di più in termini fiscali di quello che si sono viste restituire. A seconda delle categorie ci sono stati impatti diversi del lock down. Questo è stato già un primo meccanismo redistributivo che però viene a carico della fiscalità generale, perché poi la scelta è in capo al Ministero del lavoro, Tutti gli annessi e connessi sono nati da un qualcosa che non era più nella disponibilità delle Casse, se non fare cassa temporanea in un accordo nel quale c'è stata redistribuzione.

  PRESIDENTE. Grazie presidente. Se posso aggiungo qualcosa, giusto per chiarire. Naturalmente, noi siamo una Commissione di controllo e non d'inchiesta, quindi anche le domande non sono state inquisitorie, non c'è questo spirito, anzi. Inoltre, noi siamo parlamentari e non Governo, quindi siamo un interlocutore che eventualmente esercita un ideale controllo sul Governo in qualche modo, gli dà la fiducia, gliela toglie. In concreto, tornando ai bilanci tecnici, come sono fatti lo so. Cioè, evitando di parlare di me, posso dirvi che però quasi tutti coloro Pag. 33che elaborano questi bilanci per voi sono stati miei insegnanti stimatissimi e mi hanno anche insegnato a farli. Poi ho fatto un'altra cosa nella vita, mi sono occupato di macroeconomia, ma vedo che il tema non interessa. Io continuo a dire a tutti che nel 2026 torneremo al PIL del 2007 e tutti guardano fuori dalla finestra, ma secondo me invece questa cosa un tema lo pone.
  La domanda era se questi bilanci vi sono utili e se pongono dei vincoli agli investimenti. Sull'utilità mi sembra che la risposta implicita sia più no che sì, sui vincoli agli investimenti la risposta invece è più sì che no. Poi lei ha parlato di target, può specificare meglio?

  ALBERTO OLIVETI, Presidente AdEPP. Sulla base dell'esplosione nel tempo delle basi demografiche economiche alla base di ogni bilancio tecnico attuariale sul dato consolidato dell'ultimo consuntivo, noi siamo chiamati poi a portare dei risultati. I risultati sono, sia di tipo previdenziale sia di supporto finanziario alla previdenza, quindi sia dell'attività caratteristica che dell'attività strumentale. È evidente che, da questo punto di vista, sull'attività strumentale, sull'investimento patrimoniale, abbiamo un approccio che sostanzialmente è la Liability del Driven Investment, cioè calcoliamo le passività presunte sulla base delle valutazioni implicite e poi facciamo gli investimenti. Faccio un esempio, la mia Cassa ha questa impostazione, costruisce un portafoglio a doppio strato, uno in cui sostanzialmente fa investimenti coerenti all'esigenza di garantire le passività attese e prevedibili e un altro nel quale cerca di cogliere – sempre in una logica previdenziale non speculativa – le capacità di fare redditività coerente al corretto rapporto tra rendimento, rischio e durata. L'obiettivo, sulla base delle proiezioni dei bilanci tecnici, è farsi trovare capienti nei momenti in cui è prevedibile che ci sia esigenza economica e di Pag. 34farsi trovare correttamente, equilibratamente, diversificatamente investiti nel momento in cui questa esigenza non c'è.
  Quindi, il tentativo di coniugare la sostenibilità alla solvibilità è alla base dell'approccio LDI che, Cassa per Cassa, stiamo portando: devo dire che da questo punto di vista le Casse stanno ragionando insieme e questo è già un dato positivo. È evidente che però le macro dimensioni delle Casse, Casse grandi e Casse piccole, implicano ovviamente differenze anche di mezzi. Allo stesso tempo il mettere a fattore comune le esperienze, per esempio dei direttori di investimento e dei direttori previdenziali, per mettere insieme l'attività strumentale e l'attività caratteristica, sono un valore che può permettere, Cassa per Cassa, di scegliere la via migliore. Quindi, la solidarietà fra Casse anche nell'approccio all'attività caratteristica e all'attività strumentale può essere un elemento di crescita. Per questo anche quando si parla del decreto investimenti prossimo venturo chiediamo un confronto, perché pensiamo di poter portare il valore di maggiore appropriatezza determinato dalla specificità della conoscenza Cassa per Cassa delle proprie dinamiche.

  PRESIDENTE. Grazie. Noi siamo qui anche per aiutare i colleghi ad elaborare eventuali interventi legislativi. Per esempio sul 26-20, grosso tema di discussione, sapete che la delega fiscale apre uno spiraglio, c'è stata un'ampia discussione. Mi limito ad osservare che il 20 per i fondi derivava evidentemente da un'esigenza, in qualche modo, di favorire lo sviluppo del secondo pilastro, esigenza che, probabilmente, non è ancora stata pienamente soddisfatta.
  Io concludo questa audizione riportando ai colleghi e a voi una un'osservazione. Nell'attività di divulgazione economica che faccio mi è sempre più chiaro che nel dibattito pubblico si tende a confondere il metodo di calcolo contributivo con il Pag. 35sistema di gestione a capitalizzazione: si tratta di due cose molto diverse. Anche la domanda che ho fatto sulla logica in base alla quale (lei ha difeso giustamente la sua posizione) si parla di doppia tassazione per il vostro mondo è un esempio di questo slittamento semantico che merita di essere messo in evidenza perché poi porta anche dalla parte del pubblico, degli elettori, dei cittadini a una falsa percezione.
  Il contributivo non è, per esempio, sostenibile quo talis perché io mi pago la mia pensione coi miei contributi. Questo tanto per esser chiari, secondo me non molti lo sanno ma va evidenziato, altrimenti non si capirebbe perché parliamo tanto di demografia e anche un po' di macro economia.
  Ringrazio molto il dottor Oliveti per la sua disponibilità a partecipare e anche a rispondere alle sollecitazioni dei colleghi che ringrazio per essere stati così attenti. Ringrazio il dottor Verbaro per la sua presenza.
  A questo punto l'audizione è chiusa.

  La seduta termina alle 9.55.