XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Martedì 23 gennaio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 
Musumeci Nello , Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare ... 3 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
Lorefice Pietro  ... 11 
Petrucci Simona  ... 12 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 13 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Musumeci Nello , Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 18 

Comunicazioni del presidente:
Morrone Jacopo , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, che ringrazio per la presenza.
  Il Ministro Musumeci è accompagnato dal capo di gabinetto, dottor Riccardo Rigillo, dal consigliere Francesco De Luca, capo del settore legislativo, e dalla dottoressa Alessia Trombino, capo della segreteria.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito di un programma di audizioni deliberato dall'Ufficio di presidenza nella riunione del Pag. 325 ottobre scorso, che mira ad approfondire questioni di carattere generale sulle materie oggetto d'inchiesta, ai sensi della legge istitutiva della Commissione. In particolare, ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, con particolare riguardo alla verifica di comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica, ovvero da parte di soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti.
  La Commissione intende inoltre acquisire elementi di conoscenza utili ad individuare eventuali connessioni tra tali comportamenti illeciti e altre attività economiche, nonché con riferimento alla destinazione e utilizzo dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in campo ambientale.
  Da ultimo, con riferimento specifico alle tematiche dell'audizione odierna, la Commissione svolge indagini in merito alla verifica di attività illecite relative alla gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti da parte di soggetti pubblici o privati, con particolare riguardo alle conseguenze negative che tali attività potrebbero esercitare sul ciclo delle acque in caso di mancato avvio o realizzazione delle necessarie opere di bonifica dei siti risultati inquinanti a seguito di violazioni delle normative ambientali.
  Cedo dunque la parola al Ministro per lo svolgimento della sua relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento. Grazie, Ministro.

  NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie a lei, signor presidente, e a tutti gli onorevoli commissari per l'invito che mi consente di poter Pag. 4illustrare, seppure nella necessaria sintesi, le competenze legate alla delega per la protezione civile.
  Si tratta di una materia che, per l'esperienza maturata – mi si consenta questa parentesi – alla guida della Regione Siciliana, una regione complessa e, per quanto riguarda i reati ambientali, fra le prime in Italia, credo, dopo la Campania e la Lombardia, è una materia assai delicata, sulla quale l'attività della Commissione mi auguro possa essere anche di supporto per una procedura e una proposta normativa di revisione che renda agile, maggiormente organico e quindi più facilmente comprensibile il rapporto fra il cittadino e le istituzioni, nei suoi diritti e nei suoi doveri.
  Parlando di protezione civile, di solito sono abituato a parlare di gestione in condizioni di emergenza e credo che, per la condizione di ordinarietà, abbiano già illustrato a questa Commissione i loro propositi e i loro programmi tanto il collega Pichetto Fratin, titolare della delega maggiormente legata al tema oggetto di analisi e di esame di questa onorevole Commissione, tanto il collega Adolfo Urso, oltre i vertici dell'ISPRA, che so essere stati già ascoltati per primi.
  Entro subito, pur nella sintesi, nel vivo del tema, tralasciando quindi quali sono gli obblighi e i passaggi del ciclo di gestione dei rifiuti solidi urbani in situazioni ordinarie. Salvo il caso della contingibilità, come previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006, l'attività di gestione dei rifiuti in emergenza si atteggia come un regime speciale di gestione dei materiali, disciplinato per la prima fase immediatamente successiva al verificarsi dell'evento calamitoso con disposizioni previste dal decreto legislativo n. 1 del 2018, che è lo stesso che contempla il codice di protezione civile, dopo la famosa legge organica del 1992 (la prima vera legge completa sul servizio nazionale di Protezione civile). In situazioni di emergenza, come quelle Pag. 5determinate da eventi sismici o alluvionali, a fronte di quantitativi di rifiuti di gran lunga superiori rispetto a quelli ordinariamente gestibili dall'apparato pubblico, si presenta, come è ovvio, la necessità di definire disposizioni derogatorie essenziali per consentire in un breve margine di tempo la ripresa delle normali condizioni di vita e di lavoro sul territorio investito dalla calamità.
  Nell'immediatezza dell'evento calamitoso, infatti, il dipartimento della Protezione civile ha il potere di definire tali deroghe attraverso apposite ordinanze straordinarie. In particolare, l'articolo 25 del codice di Protezione civile ammette la possibilità di provvedere con ordinanze alla gestione dei rifiuti, delle macerie, del materiale vegetale o alluvionale, o delle terre e rocce da scavo prodotti dagli eventi calamitosi oggetto di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale.
  Per il coordinamento dell'attuazione degli interventi da effettuare durante lo stato di emergenza – che, ripeto, deve essere di rilievo nazionale – si provvede mediante ordinanze di protezione civile da adottarsi in deroga ad ogni disposizione vigente, nei limiti e con le modalità indicati nella deliberazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento giuridico e ovviamente delle norme dell'Unione europea.
  Le ordinanze sono emanate dopo avere acquisito l'intesa delle regioni e delle province autonome territorialmente interessate e, ove reggono deroghe alle leggi vigenti, devono contenere l'indicazione delle norme a cui si intende derogare e devono essere motivate in maniera assai specifica. In caso di emergenza, pertanto, vengono usualmente definite delle procedure straordinarie – chiamiamole così per rendere bene il concetto – nella gestione dei rifiuti; procedure utilizzate anche per favorire un'idonea gestione delle macerie e dei rifiuti Pag. 6derivanti dall'evento calamitoso, in linea con i tempi legati all'emergenza, nel rispetto, anche qui, dei princìpi generali dell'ordinamento giuridico. Per queste ragioni, secondo quanto emerge dalla prassi, risulta che il capo dipartimento della Protezione civile, una volta deliberato – a cura del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la Protezione civile – lo stato di emergenza nazionale, in relazione ad eventi calamitosi che abbiano procurato quantitativi di rifiuti eccezionali, non gestibili con le procedure ordinarie, nei primi provvedimenti conseguentemente adottati, provvede a introdurre apposite disposizioni derogatorie, di regola attribuendo poteri ad apposito comitato delegato, per questa precisa ragione nominato. Per portare un esempio, ciò è quanto avvenuto a seguito degli eventi meteorologici che, a partire dal primo maggio 2023, hanno colpito l'Emilia-Romagna. Con ordinanza del capo del dipartimento di Protezione civile è stato previsto il potere del commissario delegato o dei soggetti attuatori, ove necessario, per una serie di adempimenti. Cercherò di sintetizzarli (sono cinque in tutto): provvedere in deroga alla raccolta e al trasporto dei materiali; attribuire ai materiali – qualora non altrimenti classificabili in base alla loro natura – il codice di rifiuti urbani non specificati altrimenti, fermo restando, ove applicabile, l'avvio al recupero delle frazioni utilmente separabili, in particolare dei rifiuti di apparecchiature elettroniche ed elettriche, oppure di rifiuti ingombranti. Altro obiettivo è autorizzare i gestori del servizio idrico integrato allo stoccaggio e al trattamento presso il depuratore di acque reflue urbane, nei limiti della capacità ricettiva degli impianti dei rifiuti liquidi e fangosi conferiti tramite auto-spurghi, provvedendo in deroga rispetto al contesto normativo ordinario. Infine, con l'ordinanza si autorizzano i gestori delle discariche individuate per ricevere e smaltire in deroga i materiali non più recuperabili.Pag. 7
  Si tratta di interventi disposti su base casistica che, pur introducendo un regime derogatorio, trovano applicazione in relazione ad eventi ben determinati, poiché questa materia non può configurarsi come una disciplina organica tipicamente operante per ogni tipo di emergenza. Proprio per queste ragioni, si è assistito recentemente – mi riferisco al decreto del capo dipartimento del 13 dicembre scorso – all'approvazione di indicazioni operative per la gestione delle macerie a seguito di evento sismico. Ferme restando le caratteristiche di complessità e unicità di ciascun evento, tali da rendere necessarie procedure apposite per la gestione delle macerie, in quel documento – del dicembre scorso – viene illustrata, anche sulla base delle esperienze maturate in precedenza, una procedura generale nell'ipotesi che, a seguito della dichiarazione di stato di emergenza e di rilievo nazionale, vengano emanate disposizioni derogatorie alla norma vigente, in particolare quelle relative alle tematiche ambientali, naturalmente. Tale percorso si riferisce, comunque, alla prima fase dell'emergenza, i cui termini temporali sono definiti dal codice della Protezione civile (di solito, non più di due anni). Salve le deroghe di Protezione civile introdotte in sede amministrativa su base casistica, mi sembra evidente, onorevoli parlamentari, come manchi, allo stato, una disciplina legislativa organica che, ferme restando le peculiarità dei singoli eventi calamitosi, possa individuare il quadro giuridico generale applicabile alla gestione dei rifiuti in emergenza.
  Sebbene l'Italia sia un Paese particolarmente soggetto a calamità naturale (Dio sa quanto ce ne accorgiamo così frequentemente, poiché si manifestano con frequenza e con una intensità ormai tale da compromettere anche la vita, l'integrità fisica, beni di primaria importanza), sebbene sia un Paese particolarmente vulnerabile e fragile, si sono succedute nel tempo discipline per gestire questa materia non sempre omogenee,Pag. 8 adottate, cioè, di volta in volta, con provvedimenti d'urgenza molto spesso disorganici l'uno rispetto all'altro.
  A titolo di esempio, nel caso del terremoto in Centro-Italia, il 17 ottobre 2016, è stato emanato il decreto legislativo n. 189, che ha previsto anche specifiche disposizioni in materia di trattamento e trasporto del materiale derivante dal crollo parziale o totale degli edifici. Si tratta di previsioni, naturalmente, non applicabili alla generalità degli eventi calamitosi, essendo limitati a uno specifico contesto temporale e territoriale. Ne consegue che l'attuale quadro giuridico nazionale risulta poco organico, frammentario, stratificato nel tempo, differenziato per territori e in continuo divenire. Per superare questa criticità, il Governo ha recentemente approvato in via definitiva, nella seduta del 5 dicembre scorso, un disegno di legge dedicato alla ricostruzione post calamità, recante un corpus di norme finalizzato a definire finalmente un quadro giuridico uniforme per il coordinamento delle procedure e delle attività successive a quelle poste in essere dalla Protezione civile nei territori colpiti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall'attività dell'uomo. Il disegno di legge – mi piace dirlo per dare merito a chi ci ha lavorato – è frutto di un impegno organico del dipartimento Casa Italia – che si occupa per sua natura di ricostruzione post calamità – e del dipartimento Protezione civile, con le competenze che sono fin troppo note.
  In questa prospettiva si colloca la previsione del cosiddetto «stato di ricostruzione di rilievo nazionale», che, come tutti gli onorevoli commissari sanno, fa seguito allo stato di emergenza, che invece viene decretato subito dopo il verificarsi della calamità. La disciplina posta dal disegno di legge costituisce un modello unico, atto a garantire certezza, stabilità e velocità dei processi di ricostruzione. Il disegno di legge di cui stiamo Pag. 9parlando contiene, altresì, disposizioni riferibili alla materia ambientale e, in specie, alla realizzazione delle infrastrutture ambientali, essenziali per il ciclo di gestione dei rifiuti, e al trattamento e trasporto dei materiali derivanti dall'evento calamitoso: che cosa si prevede? In sintesi, si prevede, in primo luogo, la possibilità per il commissario straordinario di avvalersi delle società affidatarie della gestione dei servizi pubblici del territorio, nonché di società in house delle amministrazioni centrali dello Stato e della regione per la progettazione e la realizzazione degli interventi previsti in un apposito programma delle infrastrutture ambientali, che deve essere approvato per questo specifico motivo; in secondo luogo, si prevede il potere del commissario straordinario, acquisita come sempre l'intesa delle regioni interessate, nonché dei rappresentanti delle province e dei comuni coinvolti, di approvare un piano per la gestione dei materiali derivanti dall'evento calamitoso e dagli interventi di ricostruzione, per rispondere almeno a cinque motivi. Il primo motivo: fornire gli strumenti tecnici e operativi per la migliore gestione del materiale derivante dall'evento calamitoso, dai crolli o dalle demolizioni; il secondo motivo consiste nell'individuare le risorse occorrenti e coordinare il complesso delle attività da porre in essere per la più celere rimozione di materiale derivante dall'evento calamitoso, indicando i tempi di completamento degli interventi; il terzo mira ad assicurare, attraverso la corretta rimozione di gestione dei materiali derivanti dall'evento calamitoso, la possibilità di recuperare le originarie matrici storico-culturali degli edifici crollati o delle aree interessate dagli eventi calamitosi (vedi, per esempio, il centro storico dell'Aquila, solo per fare uno dei tanti esempi); il quarto motivo consiste nell'operare interventi di demolizione di tipo selettivo che tengano conto delle diverse tipologie di materiale, al fine di favorire il trattamento specifico Pag. 10dei cumuli preparati, massimizzando il recupero delle macerie di materiale derivante dall'evento e riducendo i costi di intervento; infine, si tratta di limitare il volume dei rifiuti da avviare a smaltimento riutilizzando i materiali e recuperando i rifiuti che possono essere utilmente impiegati come nuova materia prima, da mettere a disposizione per la ricostruzione conseguente ai danni causati dagli eventi calamitosi (tali materiali, se non riutilizzati, sono ceduti e il relativo eventuale ricavato è trasferito come contributo al comune da cui provengono).
  Il disegno di legge del quale stiamo parlando – e del quale il Parlamento si occuperà nei prossimi giorni – detta, inoltre, una disciplina speciale del ciclo di gestione dei rifiuti con riferimento: alla classificazione dei rifiuti stessi; alla raccolta dei materiali insistenti sul suolo pubblico o nelle sole aree urbane, su suolo privato e al loro trasporto ai centri comunali di raccolta e ai siti di deposito temporaneo oppure direttamente agli impianti di trattamento rifiuti; all'utilizzo di impianti mobili per le operazioni di selezione, separazione, messa in riserva, scambio di rifiuti per successive operazioni di recupero e recupero di flussi omogenei di rifiuto; al trattamento di materiale in cui è rinvenuta la presenza di amianto.
  In tale maniera, risolvendo una criticità del settore, è stato introdotto, con la nostra proposta, un modello unico per le ricostruzioni post calamità che, nel rispetto delle particolarità dei territori, anche in relazione al tema della gestione dei rifiuti, costituisce il riferimento per disciplinare i processi di ricostruzione in un'ottica di semplificazione, di coordinamento e accelerazione delle relative procedure amministrative.
  Se posso, in conclusione, aggiungo una considerazione di carattere non personale ma legata all'esperienza accumulata per lunghi anni di amministratore. Vorrei potermi augurare che le procedure derogatorie alle quali si fa ricorso nei casi che Pag. 11abbiamo appena citato di protezione civile, possano in parte essere applicate e utilizzate anche nella gestione ordinaria.
  Molto spesso gli amministratori locali si trovano di fronte a veri e propri muri, che appaiono insormontabili per procedure che pur nel rispetto della trasparenza – guai se così non fosse – costringono gli amministratori a estenuanti attese, di fatto compromettendo o pregiudicando la efficacia dell'intervento che molto spesso deve essere eseguito in tempi ragionevolmente brevi. Credo di avere dato, per quanto di mia competenza, le necessarie informazioni sulla materia dei rifiuti legata alla Protezione civile. Naturalmente, signor presidente, resto a disposizione sua e degli onorevoli commissari per eventuali domande o chiarimenti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIETRO LOREFICE. Ringrazio il Ministro per la relazione dettagliata e anche per averci dato l'informazione di questo importante disegno di legge, che, auspichiamo tutti, vada a definire meglio e a regolare quelle attività in emergenza che, proprio per la carenza di norme certe, arrecano problemi anche nella fase attuativa. Lei, oltre ad avere la delega alla Protezione civile, ha anche quella legata alle politiche del mare. Provo a farle una domanda. La legge «SalvaMare» lei la conosce, sebbene all'epoca in cui è stata votata e approvata tale legge il Ministero del mare non fosse neanche contemplato. Pertanto, le faccio una domanda in virtù dell'importanza di quella legge, che, per chi non la conosce, va a definire un perimetro legato alla capacità o alla possibilità dei pescatori, nell'esercizio della loro attività di pesca, di recuperare i rifiuti che raccolgono accidentalmente. Con la normativa attuale, infatti, i pescatori Pag. 12ributtano in mare – non dovrebbero farlo ma ciò succede – tutto ciò che raccolgono, mentre la legge «SalvaMare» non solo prevede degli incentivi per i pescatori che fanno questo servizio, che è utile a tutti, ma va a cozzare con la normativa legata allo scarico dei rifiuti all'interno delle aree portuali (comunque, penso a tutta l'altra filiera): mancano dei decreti attuativi!
  Chiaramente, la sua competenza concorrente, di fatto, c'è. Le chiedo, quindi, se lei come Ministro, d'intesa con i Ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida (perché la competenza è anche del Ministro Lollobrigida), sta facendo qualcosa per far sì che i decreti attuativi rendano operativa anche quella legge. Volendo ampliare la parte legata al mare, lei sicuramente conosce meglio di me la notevole quantità di rifiuti che ogni anno vengono sversati nel solo Mar Mediterraneo: solo per i rifiuti di plastica parliamo di oltre 200 mila tonnellate l'anno! È una quantità enorme, pertanto, per le competenze sue, legate alle politiche del mare, le chiedo se ha messo in campo qualcosa: sta avendo delle interlocuzioni con gli altri Ministeri su questo?
  Chiudo ricordando anche relazioni o indagini delle passate legislature in materia di affondamenti di navi con rifiuti di ben altra natura (abbiamo trattato relazioni legate ai rifiuti radioattivi e non solo). In tema di traffico marittimo di rifiuti, abbandoni, affondamenti il suo Ministero ha fatto, sta facendo o farà qualcosa? Richiamo anche il suo Piano del mare, per il triennio 2023-2025, che ha già approvato. Grazie, presidente, e grazie Ministro.

  SIMONA PETRUCCI. Ringrazio il Ministro per l'eccellente relazione. Concordo pienamente sulle proposte, sul nuovo disegno di legge per quanto riguarda la gestione e il trattamento dei rifiuti nelle aree che hanno subìto eventi calamitosi di particolare importanza. Tengo a precisare alcuni aspetti fondamentali che ha evidenziato, come la possibilità di effettuare Pag. 13direttamente in loco il trattamento, cosa che – sappiamo – rischiava di essere veramente un costo eccessivo per il ripristino dei luoghi; dico ciò anche da ex amministratore interessato da eventi calamitosi in Toscana, con il rischio di bloccare i lavori proprio per un discorso economico. L'altra cosa su cui volevo, invece, fare un plauso riguarda l'atto di Governo n. 106, che va un po' a modificare e a integrare la legge «SalvaMare». Io lascerò questa Commissione per andare in Commissione Ambiente proprio per parlare dell'atto di Governo che prevede una modifica della legge n. 197, andando a modificare i refusi o le piccole imprecisioni che ci sono da un punto di vista letterario, ma anche a precisare di chi sono le competenze per la gestione dei rifiuti che provengono dalle navi. Questo, secondo me, è importantissimo perché, fino ad oggi, si è trattato di una grande legge, che però aveva un blocco laddove i rifiuti arrivavano sulla terraferma. Tale blocco era causato da chi prendeva in carico quei rifiuti, dato che gli ambiti territoriali ottimali continentali non potevano prendere in considerazione i rifiuti provenienti dal mare, quindi quelli di competenza demaniale. Ho visto che nell'atto di Governo, invece, andiamo a delineare di chi è la competenza e chi oggi dovrà provvedere a identificare gli impianti di gestione e il trattamento che verrà fatto. Speriamo di portare a casa tale risultato il prima possibile perché, secondo me, con ciò si riuscirà anche a dare delle risposte importanti alla domanda fatta dal mio collega. Grazie.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. (In video collegamento). Vi parlo dalla Commissione Finanze perché, purtroppo, si svolgono in contemporanea i lavori anche in quest'altra Commissione. In particolare, ci tengo a sottolineare un aspetto – poiché me ne sono interessato personalmente quando ho fatto l'amministratore locale – sulla vicenda dei rifiuti del mare. È evidente che una parte – non tutti – dei pescatori sarebbero Pag. 14disponibilissimi a diventare «spazzini del mare», cioè, rendendosi disponibili, quando raccolgono rifiuti, a portarli a terra per farli gestire. È evidente che una parte consistente di coloro che fanno questa attività e raccolgono, anche durante l'attività di pesca i rifiuti, quando li raccolgono, nella gran parte dei casi li rigettano in mare perché non è previsto lo smaltimento, o meglio sarebbe a carico loro.
  Voglio far presente al Ministro uno dei grandi problemi. Noi facemmo un progetto pilota nella provincia di Napoli, dove avevamo istituito l'area marina protetta «Regno di Nettuno», che comprende le isole di Ischia e Procida, dove tale area marina protetta si caricò dello smaltimento dei rifiuti che raccoglievano i pescatori. Ovviamente, dopo sei mesi si è dovuto interrompere l'esperimento perché i costi erano insostenibili. Purtroppo, da questo punto di vista, noi non abbiamo presente – intendo dire «noi» come Paese, come tante altre collettività – il livello di rifiuti che ci sono nei nostri mari e che sarebbe utile recuperare ed eliminare, soprattutto quando si tratta di gomme o altri materiali particolarmente tossici che vanno a devastare il fondale marino e la biodiversità marina. La mia richiesta, quindi, è di capire bene se è stata prevista qualche azione. Anche in passato si è affidata tale responsabilità ai comuni, ma i comuni a un certo punto hanno detto che se non avessero ricevuto i fondi, loro non erano in grado, con le loro risorse, di sommare lo smaltimento dei rifiuti urbani con quelli che provengono dal mare (oltre al fatto che sappiamo benissimo che nel mare purtroppo si getta di tutto). Questo è un aspetto che mi interesserebbe molto approfondire con il Ministro, sapendo che su questo tema, che riguarda anche fortemente le ecomafie – perché si gettano anche rifiuti speciali, purtroppo, in mare – troverà sicuramente un sostegno e un occhio attento dalla nostra parte.

Pag. 15

  PRESIDENTE. La collega Carla Giuliano ha provato a collegarsi, ma per il momento il collegamento non è riuscito. In attesa, inizierei con le risposte, anche perché alle ore 14 dobbiamo interrompere i nostri lavori perché iniziano quelli in Assemblea. Do la parola al Ministro per la replica.

  NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor presidente. Ringrazio anche il senatore Lorefice che, con la sua domanda, mi consente di evidenziare l'impegno che con la delega per le politiche del mare stiamo portando avanti sulla legge «SalvaMare». Come il senatore commissario sa, il CIPOM ha una funzione di coordinamento, mettendo attorno a un tavolo e ponendo temi all'ordine del giorno fra diverse amministrazioni dello Stato. Debbo dire che, purtroppo, nella scorsa legislatura, nonostante ci fosse il margine di tempo necessario, subito dopo l'approvazione della legge non si è provveduto ai decreti di attuazione. Mi si dice ciò ma io non ero ancora presente in Parlamento, e lei lo ha ricordato. Ero impegnato altrove e mi si dice che emersero alcune divergenze all'interno della stessa coalizione che aveva votato il provvedimento. Un provvedimento certamente di grande importanza, che ha bisogno però di essere verificato nel suo articolato, perché si ha il timore – questo è il mio personale timore – che il provvedimento sia stato adottato sotto la spinta emotiva della piazza, senza avere forse opportunamente e in maniera approfondita valutato alcuni aspetti logistici e operativi. Proprio per potere rendere concreta la legge «SalvaMare», nell'ultima riunione del CIPOM ho posto il tema dell'adozione dei decreti attuativi, proposta sulla quale tutti i ministeri interessati si sono dichiarati disponibili. Mi fa piacere rassicurare il senatore Lorefice ma, complessivamente, la Commissione tutta, sul fatto che uno dei temi all'ordine del giorno del CIPOM rimane quello di discutere sulle norme di Pag. 16attuazione e possibilmente lavorare per trovare un'intesa ove dovessero emergere eventuali divergenze. Inutile dire che concordiamo sull'elevato insostenibile e pericolosissimo tasso di inquinamento del Mar Mediterraneo, questo grande lago – come io spesso amo chiamarlo – fra due stretti, cioè Suez e Gibilterra. Il fenomeno è dovuto a una serie di cause, intanto gli sversamenti delle navi, delle imbarcazioni, anche se oggi l'impresa armatoriale è molto impegnata nel ridurre l'impatto ambientale di questi particolari prodotti, che rimangono in vita anche quaranta o cinquanta anni. È un inquinamento dovuto anche ai veleni che arrivano dai fiumi, sui quali, purtroppo, non si esercita, a mio avviso, una necessaria azione di controllo, con centinaia di migliaia di tonnellate di plastica hanno reso quasi collassato il Mediterraneo e reti abbandonate che, purtroppo, rappresentano una amara verità.
  In questo senso vorrei collegarmi, se me lo consente il presidente, direttamente con l'onorevole Borrelli per dire che i pescatori, avendoli io in gran parte incontrati nella mia attività di presidente della più grande isola del Mediterraneo, ma anche nella mia attività di Ministro per le politiche del mare, sarebbero ben disposti a rendersi partecipi di questa fase di bonifica – chiamiamola così – del mare. Naturalmente, per potere responsabilizzare a pieno gli operatori della pesca – che dovremmo ringraziare perché trovano ancora il coraggio per esercitare questo difficile mestiere in un contesto normativo comunitario europeo sempre più ostile – credo che si debba procedere snellendo le procedure, evitando costi rilevanti sugli stessi enti locali. È un tema che proporrò, assieme al collega Lollobrigida e assieme al collega Pichetto Fratin, al Governo, nella speranza di trovare una proposta normativa che possa coinvolgere maggiormente i pescatori nella procedura di recupero e di smaltimento di materiale improprio. Alla senatrice Pag. 17Petrucci, oltre a doverle dire grazie per l'apprezzamento della relazione, voglio dire che condividiamo perfettamente l'esigenza di arrivare a una completa definizione dell'atto di Governo n. 106, proprio perché, trattandosi di un decreto legislativo, ci consente – poi naturalmente il Parlamento potrà fare la sua parte ove mai dovessero arrivare proposte dai vari settori del Parlamento – di specificare le competenze, gli impianti di gestione, per dare una possibilità al Nostro Mare, anche con il coinvolgimento pieno delle autorità del sistema portuale, per lavorare affinché la presenza delle grandi navi nei porti, e non soltanto nei porti, non debba essere sempre declinata come un elemento inquinante.
  Il Governo, come è noto, sta finanziando l'elettrificazione e l'innovazione sulle strutture portuali, proprio per consentire alle navi, durante la loro presenza al porto, di non restare con i motori accesi e, quindi, di non contribuire, senza volerlo, a un ulteriore inquinamento delle acque sulle quali si trovano. È una materia davvero difficile questa dell'inquinamento ambientale. È un fatto culturale, come gli onorevoli commissari sanno. Se mi posso permettere, nel concludere, farei una citazione. Presidente, lei è del Nord, ma io sono concittadino – ed è un onore, come lo è del resto il senatore Lorefice – sono conterraneo di Giovanni Verga, il quale, parlando del mare nella sua opera I Malavoglia – che le consiglio di leggere, lei che so essere aduso alle buone letture – dice: «Il mare non ha padroni, non ha paesi. Il mare è di chi sa ascoltarlo». Il collega Lorefice lo sa benissimo. Se potessimo ascoltarlo, il mare ci direbbe di essere in sofferenza per le condizioni di alto tasso di inquinamento, a cui si aggiunge l'aumento della temperatura che compromette anche l'equilibrio della fauna ittica, introducendo specie aliene che, in un processo evolutivo indefinito, potrebbero anche diventare seriamente pregiudizievoli. Se non ci sono altre Pag. 18domande, desidero ringraziare la Commissione per questa opportunità.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro, ringrazio i suoi collaboratori e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta sospesa alle 13.50, è ripresa alle 14.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, all'esito della riunione testé conclusasi, ha convenuto che una delegazione della Commissione effettui, nella mattinata di giovedì 25 gennaio prossimo, prima dell'audizione già calendarizzata con il Ministro Lollobrigida alle ore 14, una missione conoscitiva in relazione al recente incendio divampato il 31 dicembre scorso presso il quartiere Mezzocamino, nel IX municipio di Roma, dove le fiamme (le cui origini non sono state ancora accertate) hanno divorato tonnellate di rifiuti stipati illegalmente in una autorimessa privata all'interno di una piazza ad uso pubblico. Tale sopralluogo sui luoghi oggetto dei fatti sopracitati è volto a verificare lo stato della situazione e ad acquisire elementi conoscitivi utili per l'avvio di un'attività di indagine nell'ambito dell'approfondimento (già deliberato nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 19 gennaio scorso) su tutto il sistema complessivo di gestione dei rifiuti della regione Lazio e di Roma Capitale, con particolare riferimento al fenomeno dei roghi.
  Comunico, infine, che in relazione ai fatti occorsi in data 22 gennaio scorso presso l'inceneritore di Raibano, nel territorio di Coriano, in provincia di Rimini, alle porte di Riccione, dove alcune forti esplosioni sono state seguite da una deflagrazione Pag. 19che avrebbe interessato la struttura interna dell'impianto, ho espresso all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la mia intenzione di effettuare, nella giornata di venerdì 26 gennaio prossimo, un primo sopralluogo a scopo conoscitivo sui luoghi oggetto dei fatti sopracitati, al fine di verificare lo stato della situazione e acquisire primi elementi conoscitivi utili a un successivo eventuale approfondimento da parte di questa Commissione. Non essendovi interventi, dichiaro concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 14.05.