XIX Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Giovedì 21 marzo 2024
Bozza non corretta

INDICE

Comunicazioni del Presidente:
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 

Pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI INVESTIMENTI FINANZIARI E SULLA COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DEGLI ENTI PREVIDENZIALI E DEI FONDI PENSIONE ANCHE IN RELAZIONE ALLO SVILUPPO DEL MERCATO FINANZIARIO E AL CONTRIBUTO FORNITO ALLA CRESCITA DELL'ECONOMIA REALE

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale, di rappresentanti della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FeBAF).
Bagnai Alberto , Presidente ... 4 
Gaggi Pierfrancesco , Segretario generale della FeBAF ... 5 
Bagnai Alberto , Presidente ... 17 
Gaggi Pierfrancesco , Segretario generale della FeBAF ... 19 
Bagnai Alberto , Presidente ... 19 
Gaggi Pierfrancesco , Segretario generale della FeBAF ... 20 
Focarelli Dario , Direttore generale dell'ANIA ... 21 
Bagnai Alberto , Presidente ... 22 
Focarelli Dario , Direttore generale dell'ANIA ... 22 
Bagnai Alberto , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI

  La seduta comincia alle 8.30.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Vi comunico che l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi nella seduta del 14 marzo scorso ha deliberato che la Commissione enti gestori si avvarrà della collaborazione del dottor Toni Marcelli, consigliere CONSOB, in posizione di distacco presso la Commissione parlamentare per un biennio, nonché del professor Michele Faioli e del dottor Vittorio Zupo, entrambi con incarico a tempo parziale, a titolo gratuito.
  Resta salvo per tutti i consulenti il diritto al rimborso delle spese eventualmente sostenute in ragione del relativo incarico. I presidenti delle Camere hanno autorizzato le predette consulenze. Quindi, se non ci sono osservazioni, così rimane stabilito.
  Passiamo al punto n. 2 dell'ordine del giorno, ricordando naturalmente che se altri gruppi vogliono esprimere altre proposte noi siamo qui per vagliarle e, nel caso, accoglierle.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna, per la parte relativa all'audizione che sta per iniziare, sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell'economia reale, di rappresentanti della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FeBAF).

Pag. 4

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, dei rappresentanti della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FeBAF).
  Ricordo che la federazione si è costituita nel 2008, fra ABI, ANIA e altre associazioni rappresentative di imprese finanziarie, alcune delle quali sono già state audite e altre hanno altresì chiesto di essere audite, come, per esempio, AIFI, AdEPP, Assofiduciaria, Assofin, Assogestioni, Assoreti, Confindustria Assoimmobiliare, AIPB, AMF Italia. Forse ne ho dimenticata qualcuna e mi scuso per le associazioni eventualmente tralasciate. Sono tutte rappresentate all'interno di FeBAF, che quindi è un po' la sintesi dell'industria finanziaria italiana. Rappresenta un momento di sintesi delle istanze di questa categoria.
  Questa associazione persegue lo scopo statutario della promozione del ruolo dell'impresa bancaria, assicurativa e finanziaria coniugandolo con gli interessi generali del Paese.
  Sono oggi presenti il dottor Pierfrancesco Gaggi, segretario generale, il dottor Dario Focarelli, direttore generale dell'ANIA e coordinatore del gruppo di lavoro FeBAF sugli investitori istituzionali, il dottor Gianfrancesco Rizzuti, direttore operativo e responsabile della comunicazione, che ringrazio per la disponibilità a partecipare ai lavori della nostra Commissione.
  Ricordo che uno dei temi di interesse di questa Commissione è se sia possibile convogliare una maggiore quantità di risparmio, chiamiamolo così, previdenziale, per capirci, verso l'economiaPag. 5 reale italiana, essendo emerso in audizioni precedenti che l'home bias delle casse e dei fondi intesi nel loro ruolo di investitori istituzionali è particolarmente basso rispetto agli standard mondiali, relativamente basso rispetto agli standard europei e sostanzialmente nullo rispetto in particolare agli investimenti alternativi, sostanzialmente. Questo è il quadro.
  Do immediatamente la parola al dottor Gaggi, segretario generale di FeBAF, per la sua relazione.

  PIERFRANCESCO GAGGI, Segretario generale della FeBAF. Grazie, presidente. Buongiorno onorevoli parlamentari. Innanzitutto vorrei ringraziarvi, a nome della FeBAF, di cui già il presidente ha illustrato le caratteristiche e i contenuti e del suo presidente Fabio Cerchiai per l'invito a partecipare a questa audizione.
  L'occasione di oggi ci consente di esprimere alcune considerazioni generali sul ruolo degli investitori istituzionali nell'economia reale e quindi sui temi oggetto dell'indagine dedicata agli investimenti finanziari, alla composizione del patrimonio degli enti finanziari e dei fondi pensione.
  Naturalmente apprezziamo molto il coinvolgimento della federazione tra i soggetti ritenuti portatori di interessi insieme a quello di diverse nostre associate che lei ha richiamato e di questo ringrazio la Commissione.
  Il nostro contributo si affianca ai loro, integrando le posizioni delle singole rappresentanze, molte delle quali sono già emerse o emergeranno a breve nelle altre vostre audizioni, e molte delle quali sono emerse anche nei tavoli di lavoro operativi in FeBAF di cui parleremo più avanti.
  Evidenzieremo, quindi, un po' il ruolo di enti previdenziali e fondi previdenziali, che sono tra i principali investitori istituzionali domestici dopo le assicurazioni, il contesto internazionalePag. 6 e il contributo di FeBAF sulle policy a sostegno dell'economia reale, alcune posizioni e proposte.
  Partendo dal ruolo degli enti previdenziali, fondi pensione, assicurazioni ed economia nazionale, andiamo a vedere un attimino come si compone il loro patrimonio, quello degli investitori istituzionali italiani, in particolare casse privatizzate, fondi pensione, compagnie di assicurazione, a un mercato che pesa circa il 50 per cento del PIL, con un patrimonio che si aggira intorno ai 1.200 miliardi a fine 2022.
  È un mercato che è stabilmente su un sentiero di razionalizzazione e consolidamento degli operatori, con una progressiva diminuzione negli ultimi dieci anni del loro numero, un robusto incremento del patrimonio che quindici anni fa era inferiore ai 500 miliardi e con rendimenti nel medio termine che riflettono la diversificazione degli investimenti.
  In particolare, le casse di previdenza e i fondi previdenziali, secondo le varie forme esistenti, quelli negoziali, quelli preesistenti, i PIP (Piani Individuali Pensionistici) e così via, presentano un patrimonio di quasi 310 miliardi, 104 miliardi le casse di previdenza e 206 miliardi i fondi previdenziali.
  Le casse di previdenza sapete bene sono gli enti di primo pilastro, vigilati e controllati dal Ministero dell'economia e delle finanze, nonché dalla COVIP con specifici vincoli e limiti di investimento rispetto ai fondi di secondo pilastro. Il loro patrimonio si assesta intorno ai 104 miliardi. La crescita in dieci anni è stata del 60 per cento. Le principali evoluzioni nell'allocazione degli attivi di questi enti, che sono chiamati a coniugare come richiamava lei la necessaria lungimiranza e prudenza nella gestione previdenziale obbligatoria con l'opportuno tempismo che richiedono i mercati, quindi tecniche di investimento che consentano di rendere proficui questi attivi, mostrano la quadruplicazione degli investimenti mobiliari in Pag. 7dieci anni (adesso sono arrivati a 30 miliardi), la riduzione degli immobili posseduti direttamente di quattro volte, il raddoppio della quota detenuta in azioni, che oggi è pari a 8 miliardi, il cambiamento delle modalità di gestione degli investimenti con un progressivo aumento della gestione tramite OICR rispetto all'investimento diretto e una quota di investimenti destinati all'Italia pari al 36 per cento.
  Se si considerano altre voci, come liquidità, polizza assicurativa e altre attività, la quota di attivi di queste casse ammonta a circa il 52 per cento del patrimonio complessivo.
  Sui fondi di previdenza complementare, a fine del 2022, le risorse accumulate da queste forme pensionistiche si attestavano su 206 miliardi. Erano in calo rispetto all'anno precedente a causa dell'andamento negativo dei mercati finanziari, quindi rappresentano un ammontare di circa l'11 per cento del PIL e del 4 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Di questi, oltre 125 miliardi riguardano i fondi ad adesione collettiva, cioè i fondi negoziali e i fondi preesistenti.
  In dieci anni, dal 2013 al 2022, l'incremento delle risorse della previdenza complementare è stato di circa il 77 per cento. Per i piani pensionistici individuali post riforma, quindi quelli che chiamiamo PIP (Piani Individuali Pensionistici) nuovi, l'incremento è del 250 per cento.
  Secondo dati provvisori per il 2023, la diminuzione del 2022 sarebbe stata già più che recuperata con un incremento a fine anno di oltre 8 punti percentuali.
  L'allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione registra la prevalenza della quota investita in obbligazioni governative e altri titoli di debito per il 55 per cento del totale. I titoli di Stato italiani sono del 15 per cento, in calo al 20 per cento i titoli di capitale rispetto al 23 per cento del 2021 e anche le quote di OICR, ma sono cali legati all'andamento del mercato.Pag. 8 I depositi si attestano al 6 per cento, gli investimenti immobiliari in forma diretta e indiretta circa il 2 per cento.
  Nell'insieme il valore degli investimenti dei fondi pensione dell'economia italiana è di 36 miliardi di euro, pari al 21 per cento degli investimenti complessivi. I titoli di Stato rappresentano la quota principale, attestandosi a 26 miliardi.
  Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono contenuti e pari a poco più di 5 miliardi. Poco meno di 2,5 miliardi sono investiti tramite i cosiddetti OICR, cioè gli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, e OICVM, gli Organismi di Investimento Collettivo a valore variabile. Infine, 3 miliardi circa sono i fondi investiti in immobili.
  Veniamo al terzo gruppo nel quale abbiamo ripartito questo ambito del mercato finanziario e parliamo di assicurazioni vita e danni. Nel 2022 gli investimenti complessivi delle compagnie assicurative sono stati di ben 890 miliardi. Di questi, il 75 per cento sono relativi a polizze tradizionali, mentre il 25 per cento riguarda le polizze connesse a prodotti unit linked e ai fondi pensione.
  L'investimento prevalente del settore assicurativo è quello obbligazionario, di cui il 70 per cento in titoli di Stato, seguito dagli investimenti in quote di fondi comuni che rappresentano il 30 per cento circa; azioni e partecipazioni strategiche ammontano a 115 miliardi, circa il 13 per cento del totale, mentre è quasi trascurabile il peso degli investimenti in immobili.
  Secondo ANIA, e qui abbiamo il suo direttore generale, il peso degli investimenti alternativi è cresciuto negli ultimi anni attestandosi al 6 per cento del totale, con una quota via via crescente di investimento in infrastrutture che diventano il 15 per cento degli investimenti alternativi. Inoltre, sempre nell'ambito dei fondi alternativi, la quota principale è costituita dai fondi immobiliari che fanno il 36 per cento nel 2022, pari a 21 Pag. 9miliardi, e da quelli cosiddetti «liquid alternative», quindi sono strategie che tendono a non correlare questi fondi rispetto agli attivi tradizionali.
  Seguono poi gli investimenti in private equity, con 14 miliardi. Le strategie che sono cresciute di più nel 2022 riguardano proprio quegli investimenti che citavo prima in infrastrutture, perché sono quelli interessati alla transizione energetica, e in debito privato. Dato il contingente aumento dei tassi di interesse osservato nel 2022, c'è stato un aumento di questa categoria.
  Per quanto riguarda il confronto con i principali Paesi europei, a prevalere in tutti i mercati sono i titoli a reddito fisso. Questa è un po' una costante che rinveniamo naturalmente anche negli altri sistemi, pur se con differenti livelli di esposizione tra obbligazioni societarie e obbligazioni governative.
  Dando un rapido sguardo al contesto internazionale, vediamo che a fine 2021 la previdenza complementare a livello mondiale valeva circa 60 trilioni di dollari, pari al 105 per cento del PIL dell'area OCSE.
  L'Italia si pone tra i Paesi con peso della previdenza fra il 10 e il 15 per cento del PIL, ben al di sotto di altri Paesi in cui la quota è anche sopra al 100 per cento, ma questo naturalmente sappiamo che risale a elementi di carattere strutturale del nostro Paese, strutturale e anche culturale, le dimensioni della previdenza e dell'assistenza pubblica, il mercato del lavoro, i costi e le dinamiche salariali, la struttura demografica, l'insufficiente educazione finanziaria e la scarsa propensione alla gestione dinamica dei risparmi di medio e lungo termine.
  Secondo il più recente report dell'OCSE, il valore delle attività nel 2022, per effetto dell'aumento dell'inflazione e dei tassi d'interesse, è diminuito del 14 per cento all'interno dell'areaPag. 10 OCSE, in contrasto con la tendenza al rialzo a lungo termine degli ultimi decenni.
  Vorrei adesso raccontarvi brevemente cosa fa, in questo contesto che abbiamo esaminato, e come si sta muovendo FeBAF.
  FeBAF ha costituito dei gruppi di lavoro in quanto è costantemente impegnata a favorire l'accesso delle imprese non finanziarie a un ampio ventaglio di fonti di finanziamento. Consideriamo che è assolutamente fondamentale che ci sia un funding mix sia per la solidità delle imprese sia per favorire la stabilità dell'industria finanziaria, quindi è un reciproco interesse. FeBAF lo fa attraverso proposte che vengono elaborate in tavoli di lavoro fra tutte le associazioni che lei prima ha richiamato e non solo, perché ad essi, oltre agli associati, invitiamo a partecipare anche i rappresentanti del mondo produttivo, Confindustria, ma anche istituzioni finanziarie pubbliche, Cassa depositi e prestiti, le regioni.
  In particolare, abbiamo due gruppi che sono attivi su questi temi. Uno è dedicato ai sistemi di garanzia per il finanziamento delle PMI attraverso il credito bancario, con particolare attenzione naturalmente al fondo di garanzia. Sappiamo che è uno dei temi sui quali si sta lavorando anche a livello di Governo. Un secondo gruppo, invece, ed è quello presieduto e coordinato dal dottor Focarelli, è focalizzato sul ruolo degli investitori istituzionali, compagnie di assicurazione, casse previdenziali, fondi pensione e dei loro investimenti in economia reale.
  L'obiettivo di questo gruppo è duplice: facilitare la capitalizzazione delle imprese, inclusa la patrimonializzazione delle PMI, e migliorare le condizioni in cui operano gli investitori istituzionali. Vincoli e ostacoli strutturali condizionano talvolta la modernizzazione della struttura produttiva e frenano la capacità competitiva delle imprese italiane.Pag. 11
  Sappiamo che ci sono caratteristiche anche qui strutturali: dimensioni ridotte, scarsa capitalizzazione, eccesso di dipendenza da un'unica fonte finanziaria, che è quella del credito bancario, fonti di finanziamento troppo a breve termine, carenza storica di canali alternativi di finanziamento di mercato, una governance ancora molto legata a modelli tradizionali di tipo familiare, relativa trasparenza e capacità di valutazione del potenziale di crescita.
  Per sostenere strutturalmente la crescita occorrerebbe affrontare e superare questi vincoli ridando slancio all'industria e rafforzandone la capacità di stare sui mercati, anche internazionali, creando sviluppo e occupazione.
  Per quanto siano molti i fattori in gioco e siano anche complessi, è un nodo sicuramente fondamentale quello della finanza d'impresa e del finanziamento degli investimenti. Le imprese faticano ad accedere al capitale di rischio, a finanziare sul mercato dei capitali la crescita dimensionale e tecnologica dell'apparato produttivo. Specularmente occorre rafforzare la capacità degli investitori istituzionali a finanziare la modernizzazione a lungo termine, che sia sostenibile. Per quello che riguarda la struttura produttiva, la presenza di un ampio sistema di investitori istituzionali, capace di affiancare il tradizionale e pur insostituibile credito bancario, spiega molti dei vantaggi comparati dei sistemi industriali più dinamici e appropriati e sviluppati in altri Paesi.
  In Italia sono stati fatti passi avanti significativi, con l'obiettivo di incrociare i flussi di risparmio e investimento a lungo termine. È il caso per esempio dei PIR, che sono stati introdotti dalla legge di bilancio del 2017, dell'agevolazione fiscale per gli investimenti in economia reale riservata agli investitori istituzionali anche se nell'attuale disposto le agevolazioni sono limitatePag. 12 alle casse previdenziali e ai fondi pensione che non includono le compagnie di assicurazione.
  Gli stessi fondi alternativi, quelli di private equity, private debt, venture capital, si sono visti riconosciuti un ruolo concreto a sostegno delle imprese in Italia e in Europa negli ultimi anni, anche se il gap rispetto ad altri Paesi rimane ancora rilevante.
  Da questi fondi potrebbero, infatti, affluire risorse alle imprese in particolare proprio a quelle a più alta produttività, che possono così contare su un flusso continuativo di risorse da parte di investitori istituzionali, anche incentivati fiscalmente.
  È il momento di verificare la fattibilità di più incisive misure capaci di convogliare il risparmio verso le imprese per ristrutturare il sistema, aumentarne il tasso di competitività, la produttività, la capacità di crescita dimensionale.
  Il risultato sarebbe quello di ampliare il ventaglio di opzioni per gli investitori gestendo adeguatamente il rischio di scelte d'investimento cui concorre il risparmio, in particolare quello previdenziale di decine di milioni di italiani.
  Una politica di modernizzazione mirata deve favorire quelle imprese che hanno maggior potenziale di crescita e che possono in quanto leader di distretti o di filiere o per l'indotto che possono alimentare, determinare effetti moltiplicativi sulla crescita e sulla competitività.
  In relazione, ad esempio, alla dimensione d'impresa e alla propensione alla crescita dimensionale, oggi spesso viene un po' trascurato il ruolo delle small e mid cap, quindi non solo delle piccole, ma anche delle medio-piccole. Dovrebbe essere inoltre premiata anche la capacità di inserimento delle imprese nelle catene globali del valore, la specializzazione in attività o funzioni produttive invece che di prodotti ad elevato valore aggiunto.Pag. 13
  Allo stesso tempo è rilevante anche la natura dell'investimento, capace di portare all'espansione della capacità produttiva, al miglioramento della posizione nelle catene di valore oltre che all'acquisizione di strumenti tecnologici.
  Veniamo ad alcune posizioni e proposte.
  Le nostre considerazioni si affiancano alle disposizioni recentissime della legge Capitali, in attesa dei decreti delegati del Governo, e riguardano i principali investitori istituzionali italiani, in particolare casse di previdenza, fondi pensione e assicurazioni. Non ci riferiamo qui, invece, alle fondazioni bancarie che non sono ricomprese nella compagine di FeBAF.
  Il patrimonio complessivo dei soggetti che citavo in precedenza, quindi casse, fondi pensione e assicurazioni, come dicevamo in apertura, si aggira intorno ai 1.200 miliardi. Già una quota di esso è destinata all'economia reale. Aumentare, seppure in misura limitata, questa quota, che analizzandola verso il capitale delle nostre imprese anche medie e medio-piccole permetterebbe loro di investire in innovazione, programmi di espansione, nuova occupazione con riflessi significativi sulla crescita del PIL.
  Per accrescere l'intervento dell'economia reale degli investitori istituzionali sono indispensabili interventi di vario genere: modifiche regolamentari, di vigilanza, a volte anche la riduzione di pesi burocratici che qualche volta penalizzano la finanza d'impresa, specie nelle fasi di crescita. Occorre coerenza tra regolamenti e norme tecniche relative a quelli che sono chiamati gli ELTIF (European Long Term Investments Funds), i fondi costituiti in base alla normativa europea a lungo termine. Occorrono anche innovative piattaforme digitali di finanziamento e il superamento di resistenze culturali che, a volte, sul fronte del governo dell'azienda permangono, persistono.Pag. 14
  Qui rappresentiamo alcune riflessioni, alcune sono già de iure condito altre sono de iure condendo, che sono emerse nell'ambito dei nostri gruppi di lavoro.
  Partirei dal Piano Archimede. Al fine di supportare investimenti infrastrutturali e produttivi realizzati in Italia, SACE, come sappiamo, è stata abilitata a rilasciare, fino al 31 dicembre 2029, garanzie connesse a investimenti nei settori delle infrastrutture, anche a carattere sociale, dei servizi pubblici locali, dell'industria e ai processi di transizione verso un'economia pulita e circolare e verso la mobilità sostenibile, l'adattamento ai cambiamenti climatici, la mitigazione dei loro effetti, la sostenibilità e la resilienza ambientale o climatica e l'innovazione industriale tecnologica e digitale delle imprese.
  Quello che viene definito «Piano Archimede» è caratterizzato da alcuni aspetti distintivi rispetto a programmi precedenti che abbiamo apprezzato: in primo luogo ampliamento dei partner che possono dare corso a questo Piano e che quindi includono potenzialmente tutti gli investitori, banche, assicurazioni, fondi di investimento, sottoscrittori di prestiti obbligazionari e cambiali finanziarie o altri titoli di debito. Saranno eleggibili finanziamenti concessi a imprese grandi e mid cap chi effettuino i propri investimenti in Italia.
  La finalità esplicita della norma è quella di supportare gli investimenti infrastrutturali e produttivi realizzati in Italia anche in ambiti caratterizzati da condizioni di parziale fallimento di mercato, e anche questo è un elemento innovativo importante, che sono connessi a una elevata rischiosità anche associata a esposizioni di medio-lungo termine all'uso di tecnologie innovative o alla limitata offerta di prodotti finanziari.
  Lo schema sarà operativo fino al 2029 per un importo complessivo massimo di 60 miliardi che, verificato il concreto interesse degli investitori privati, potrebbe arrivare a mobilitare,Pag. 15 attraverso l'effetto leva della garanzia e il principio di addizionalità, molti miliardi di risorse aggiuntive.
  Condividiamo questi obiettivi che si è dato il programma di garanzia per sostenere gli investimenti infrastrutturali e per la transizione ambientale e digitale di cui il Paese ha un forte bisogno e per realizzare i quali Archimede dovrà complementare il PNRR.
  Giudichiamo positivamente diversi aspetti all'insegna della partnership pubblico-privata. Veniamo alla valorizzazione degli investimenti di lungo termine degli investitori istituzionali. Per i redditi derivanti da determinati investimenti, i cosiddetti investimenti qualificati effettuati dalle casse di previdenza e dai fondi pensione, fino al 10 per cento dell'attivo patrimoniale è previsto, a decorrere dal 1° gennaio 2017, un regime di non imponibilità. Sarebbe opportuno estendere questa norma anche alle gestioni separate delle compagnie di assicurazione, naturalmente trasferendo il beneficio fiscale agli assicurati.
  Considerando gli attivi in gestione delle compagnie ciò consentirebbe di alimentare la crescita dei finanziamenti verso le imprese italiane. Si richiama poi l'attenzione del Governo e delle istituzioni ai vari temi legati allo sviluppo della previdenza complementare, uno degli ambiti in cui occorre considerare e consolidare la collaborazione tra pubblico e privato, con lo scopo di aumentare adesioni e versamenti.
  A questo scopo bisognerebbe anche prendere in considerazione la possibilità di incrementare l'importo deducibile sui contributi versati. Si sottolinea, inoltre, la necessità di ridurre la tassazione oggi gravante sui rendimenti degli investimenti dei fondi di primo e secondo pilastro, che sono al 26 e al 20 per cento, perseguendo un'armonizzazione a livello europeo del livello impositivo.Pag. 16
  La variabile fiscale potrebbe, inoltre, costituire una leva importante per favorire impieghi a lungo termine e afflusso di risorse verso l'economia reale, sia con riferimento agli investitori istituzionali, sia con riferimento allo sviluppo dei risparmi dei cittadini.
  In particolare, come abbiamo segnalato più volte pubblicamente come FeBAF, si potrebbe prevedere una fiscalità premiale in funzione della durata degli investimenti.
  Sul piano della tassazione degli strumenti finanziari, prevedendo un'aliquota agevolata sugli orizzonti di lungo termine per investimenti finanziari non speculativi, si otterrebbe un ritorno per lo Stato con il duplice risultato di incentivare il sostegno delle imprese e generare un gettito positivo per le casse dello Stato derivante dall'attivazione di investimenti aggiuntivi. Favorire l'attivazione di una quota di questo risparmio in favore di una gestione più dinamica comunque libera e responsabile, che comprenda anche la previdenza complementare, è dunque un obiettivo di policy e di gestione del portafoglio individuale che è importante porsi.
  Il sistema di tassazione potrebbe, pertanto, essere rivisitato introducendo un principio di correlazione tempo/aliquota. Ad esempio, per i proventi degli investimenti detenuti in forma diretta o indiretta tramite fondi di investimento o contratti assicurativi per più di dodici mesi si potrebbe prevedere un'aliquota di tassazione inversamente correlata alla durata degli investimenti per ridurre gradualmente l'imposizione a partire da un certo anno di detenzione dello strumento finanziario.
  Vado a chiudere anche perché, tra l'altro, abbiamo portato una relazione che lascio al presidente e che, se ce lo permette, consegniamo anche ai componenti.
  Naturalmente queste misure dovrebbero favorire anche il tema della capitalizzazione delle PMI. Si inquadrerebbero in un Pag. 17principio, che, come sapete, in questi giorni è molto dibattuto, di sviluppo della capital market union, quindi un Piano d'azione europeo tendente proprio a omogeneizzare le pratiche nei mercati dei capitali europei, con l'obiettivo, però, di rafforzarli.
  Questa caratteristica di avere dei sistemi di piccole e medie imprese, ma anche grandi imprese che ruotano fondamentalmente intorno al credito bancario e poco sulla capacità di acquisire finanza al di fuori del credito bancario, è una caratteristica comune di tutte le imprese europee, non è una specificità solo italiana. È una caratteristica che contraddistingue il mondo imprenditoriale europeo rispetto a quello extraeuropeo.
  Direi di chiudere qui, visto che abbiamo i tempi contingentati.
  Come abbiamo sottolineato sia nei lavori dei tavoli interni sia internazionali, riteniamo che per contribuire allo sviluppo del tessuto produttivo e alla crescita economica del Paese sia fondamentale valorizzare il ruolo degli investitori istituzionali che per orizzonte temporale sono distanti dagli investimenti speculativi e svolgono il proprio mandato con lungimiranza, prudenza, responsabilità e attenzione allo sviluppo sostenibile dell'economia.
  Grazie per la vostra attenzione e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ringrazio per la relazione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  I colleghi non hanno esigenze di approfondimento, ma a me due o tre aspetti hanno colpito.
  Innanzitutto, ho trovato interessanti i vari passaggi, fra i quali quello assolutamente condivisibile sul fatto che ci dobbiamo porre l'obiettivo di facilitare la patrimonializzazione delle imprese favorendo le imprese che hanno maggiori potenzialiPag. 18 di crescita. Rispetto a questo, sarebbe interessante capire che riflessioni fa FeBAF in merito al potenziale di crescita, quindi alla produttività, quali sono i settori che in questo momento ritiene siano promettenti e meritevoli di sostegno da parte del settore finanziario.
  In generale, quali sono gli scenari dei mercati finanziari di medio periodo che si intravedono da un osservatorio così privilegiato? Quali potrebbero essere i comparti? A questo punto passiamo a livello di comparto. Un tema fondamentale è che se si va sugli alternativi bisogna scegliere le aziende e non so quali sono i criteri che dobbiamo auspicare vengano adottati in questo caso. Su quali comparti dovrebbero concentrarsi gli investimenti dei fondi e delle casse, sempre in una logica prudenziale?
  In occasione della audizione MeFop è emerso anche che questo sotto investimento ha una pluralità di fattori. Il presidente Marè citava anche il fatto che i gestori italiani in generale sono abbastanza bassi nei ranking internazionali. È normale perché il nostro Paese non ha la scala o la storia finanziaria di mercati quali quello statunitense o britannico per citarne due. Però, sarebbe interessante una valutazione o un commento su questo dato. Di converso, il Paese aspetta, il settore aspetta l'emanazione del regolamento sugli investimenti per le casse, mentre esiste per i fondi il D.M. n. 166. Sicuramente questo è oggetto di una vostra riflessione. Alla luce degli obiettivi che avete esposto e che sono largamente condivisibili, come ritenete che il regolamento dovrebbe strutturarsi?
  In realtà, poi c'era una proposta specifica sulla quale mi interessava una vostra valutazione, perché è emersa nel corso di un'audizione precedente, e qui chiudo. Le curiosità sarebbero tantissime, ma avremo altre occasioni di confronto in questa o in altre sedi.Pag. 19
  Una curiosità piuttosto urgente riguarda la valutazione che date della proposta che è stata fatta nel corso dell'audizione dello scorso 15 febbraio dal presidente del Fondo Cometa, il professor Realfonzo, visto che si parlava di sistemi di garanzie e di introdurre meccanismi di natura pubblica e in realtà di protezione del rendimento e di protezione del capitale investito per facilitare l'investimento dei fondi in alternativi, in generale quegli investimenti che vanno sotto il cappello un po' generico di investimenti nell'economia reale.
  Sarebbe interessante una valutazione di questa proposta e anche una valutazione della eventuale possibilità di avere soluzioni di mercato rispetto a questa esigenza, che in parte traspariva dal testo della vostra relazione che nel frattempo ci è pervenuta per vari canali.
  Non so se i colleghi hanno altre curiosità, ma eventualmente poi, se sorgessero, cederò ovviamente la parola.
  Do ora la parola al nostro ospite per la replica.

  PIERFRANCESCO GAGGI, Segretario generale della FeBAF. Grazie. Cercherò di ripercorrere i suoi quesiti. Naturalmente mi avvarrò anche del contributo del collega Focarelli.
  Partirei da quest'ultima cosa, perché, in realtà, questa proposta nello specifico non abbiamo ancora avuto modo di focalizzarla e di metterci al lavoro, però mi sembra che si inserisca molto nel filone del tema del Piano Archimede, perché parliamo di garanzie su investimenti, garanzie di natura pubblica in economia reale, soluzioni che sarebbero poi anche a valore di mercato.
  Ci sembra tendenzialmente, sicuramente, una proposta quanto meno da approfondire. Saremo lieti di confrontarci con il professor Marè.

  PRESIDENTE. Professor Realfonzo, presidente del Fondo Cometa. È una proposta che in qualche modo è stata recepita Pag. 20nel contesto di Assofondipensione. Ieri è stata ripresentata. Se ne riparlava a un seminario di Itinerari Previdenziali.

  PIERFRANCESCO GAGGI, Segretario generale della FeBAF. Lo abbiamo visto su Itinerari Previdenziali.
  Da questo punto di vista ci sembra sicuramente un tema da approfondire nella direzione collimante con quella che abbiamo già apprezzato provenire dal progetto Archimede.
  Per quanto riguarda gli scenari di mercato, come federazione ci occupiamo un po' dell'infrastruttura regolamentare. Non abbiamo una visione specifica dei settori sui quali si dovrebbe dirigere poi eventualmente l'investimento dei nostri associati, che a loro volta, peraltro, sono associazioni di imprese finanziarie.
  Siamo una federazione di secondo livello che si preoccupa di cercare di supportare i nostri associati nella definizione di regole che possano essere utili.
  Sul tema della scarsa propensione a investimenti PMI abbiamo un po' – credo – accennato nel corso della relazione, però mi piace poter ribadire che il motivo per cui c'è stata in passato questa scarsa propensione è insito un po' nella caratteristica della PMI. Senza necessariamente trattarsi di un'area, di un segmento, a maggiore rischiosità perché poi dalle analisi statistiche c'è sempre molto da verificare sul fatto che siano più o meno rischiose. C'è un tema di governance, di governo societario che è sicuramente rilevante perché gli investitori, nel momento in cui pongono, soprattutto quelli che hanno la responsabilità non solo di garantire dei ritorni a dei loro dante causa, che sono gli investitori finali, ma di garantire loro una pensione che è qualcosa di ancora più delicato rispetto al garantire un ritorno sull'investimento, per carità, fondamentale anche quello, ma la pensione è ovviamente il sostentamento dell'essere umano quando è giunta un'età avanzata.Pag. 21
  Non è il segmento di investimento ritenuto fin qui più idoneo fino a quando non ci saranno meccanismi di governo delle PMI che consentano anche una maggiore visibilità dell'attività della PMI in termini di piani di sviluppo, di crescita e altro. È legato a questo tipo di impostazione del mondo imprenditoriale, che deve crescere.
  Per quanto riguarda il tema delle casse previdenziali nella riforma del regolamento, che sappiamo essere in gestazione, su questo, in realtà, trattandosi di un argomento specifico relativo a uno dei nostri associati, non siamo stati interessati da un esame specifico. Abbiamo lasciato fare a loro, né loro ci hanno chiesto di intervenire su questo tema, perché è la logica della federazione. Lei richiamava la numerosità dei suoi componenti. Naturalmente, questo comporta anche una complessità circa i temi che la Federazione affronta, perché devono essere temi un po' di interesse generalizzato. Questo tema del regolamento delle casse previdenziali non si presta a questo tipo di analisi generale.
  Chiedo al mio collega Dario Focarelli se vuole integrare quanto ho detto.

  DARIO FOCARELLI, Direttore generale dell'ANIA. Naturalmente, l'ANIA interverrà prossimamente in questa sede. Ci tenevo a integrare il punto della proposta e delle garanzie.
  Il Piano Archimede lavora a prezzi di mercato. Lo Stato, attraverso la SACE, che è il suo strumento operativo, offre garanzie a prezzo di mercato. Nella proposta la sensazione è che sia difficile offrire a prezzi di mercato rendimenti garantiti.
  Immagino, quindi, che ci possa essere una componente che va in aggiunta a quello che il mercato in genere è in grado di offrire. Se il mercato fosse in grado di offrire un rendimento garantito, probabilmente lo offrirebbe. Se non c'è, è difficile trovarlo.Pag. 22
  È molto interessante la proposta, che peraltro si articola anche su fondi di fondi e su ingegneria finanziaria interessante, assolutamente super interessante. Bisogna capire come riuscire a gestire una garanzia che comunque forse avrebbe anche delle componenti che potrebbero essere strettamente di mercato. Questo è il tema che vedo dal punto di vista di una valutazione di un investitore istituzionale. Tutti gli investitori sarebbero contenti di avere una garanzia minima di rendimento di un certo tipo. Bisogna capire come strutturarlo.

  PRESIDENTE. Apprezzo molto questo richiamo anche a dei princìpi economici generali del significato di un'economia di mercato.
  Naturalmente, nel contesto del risparmio previdenziale, si situano dei princìpi di tutela costituzionale di alcuni diritti costituzionalmente garantiti. D'altra parte evidenzio anche, a beneficio del verbale, che in una precedente audizione, quella del professor Marè, lo stesso professore ci ha sostanzialmente detto che, oggettivamente, esiste un rischio rendimento, chiamiamolo così, anche nel primo pilastro pubblico, rischio rendimento che potremmo chiamare «rischio riforma», nel senso che alcune persone hanno pensato che avrebbero avuto un certo livello di trattamento pensionistico e poi ne hanno avuto un altro, che è una fattispecie se vogliamo isomorfa rispetto a chi fa un investimento e si aspetta un rendimento e poi ne ottiene un altro.
  Purtroppo dobbiamo pensare che esista un rischio irriducibile a un certo punto. È la grande lezione keynesiana.

  DARIO FOCARELLI, Direttore generale dell'ANIA. Il mio era soltanto un riferimento al fatto se la garanzia Archimede si potesse applicare.
  Non era ovviamente una valutazione sulla proposta, che, come ha detto bene il dottor Gaggi, tutti studieremo e approfondiremo.Pag. 23 Era soltanto un riferimento al tema specifico, se la garanzia Archimede, che è già oggi legge dello Stato e in teoria già oggi la SACE potrebbe emetterla, se quel tipo di garanzia sarebbe applicabile. La mia prima considerazione riguarda quella a prezzi di mercato. Non so se quella a prezzi di mercato riesce a offrire quel tipo di garanzia. Questo era un riferimento estremamente dubitativo e su uno strumento di legge già in vigore. Magari questo richiede l'elaborazione di nuovi strumenti. Volevo fare solo questa puntualizzazione.

  PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste. Vedo che i colleghi purtroppo sono richiamati dai lavori di Aula.
  Se non avete altri elementi da comunicarci, ringraziando per la partecipazione i nostri ospiti, il dottor Gaggi, il dottor Focarelli e il dottor Rizzuti, dichiaro conclusa l'audizione.
  Buon lavoro a tutti.

  La seduta termina alle 9.20.