XIX Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Martedì 20 febbraio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DELLA MEDICINA DELL'EMERGENZA-URGENZA E DEI PRONTO SOCCORSO IN ITALIA

Audizione, del Ministro della salute, professor Orazio Schillaci.
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3 
Schillaci Orazio , Ministro della salute ... 3 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 9 
Loizzo Simona (LEGA)  ... 9 
Schillaci Orazio , Ministro della salute ... 9 
Bonetti Elena (AZ-PER-RE)  ... 10 
Schillaci Orazio , Ministro della salute ... 11 
Ciocchetti Luciano (FDI)  ... 12 
Schillaci Orazio , Ministro della salute ... 13 
Girelli Gian Antonio (PD-IDP)  ... 14 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 15 
Zanella Luana (AVS)  ... 15 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 15 
Zanella Luana (AVS)  ... 15 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 15 
Zanella Luana (AVS)  ... 15 
Schillaci Orazio , Ministro della salute ... 15 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
UGO CAPPELLACCI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, del Ministro della salute, professor Orazio Schillaci.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell'emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione in videoconferenza sia dei deputati che dei soggetti auditi, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento.
  Partecipa all'audizione odierna il Ministro della salute, professor Orazio Schillaci, che saluto e ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Do, quindi, la parola al Ministro Schillaci.

  ORAZIO SCHILLACI, Ministro della salute. Signor presidente, saluto lei e tutti gli onorevoli componenti della Commissione. Vi ringrazio per avermi invitato a svolgere questa relazione nell'ambito dell'indagine conoscitiva su un tema, quale quello dei servizi di pronto soccorso e della medicina di emergenza-urgenza, delle cui criticità io e il mio Dicastero abbiamo piena consapevolezza, criticità per far fronte alle quali occorre effettivamente riflettere su un progetto organico di riforma dei servizi stessi, ferme restando le competenze regionali in materia.
  A questo proposito, presso il Ministero della salute è già costituito un apposito tavolo di studio sul DM n. 70 del 2015 e sul DM n. 77 del 2022, che a breve ultimerà il proprio lavoro di ricognizione delle criticità. Tra i collegati alla manovra 2024 abbiamo voluto inserire due importanti disegni di legge per il potenziamento dell'assistenza territoriale e ospedaliera e per la riforma delle professioni sanitarie, che, con il supporto del Parlamento e delle competenti Commissioni parlamentari, quindi con il vostro aiuto, intendo definire e portare all'approvazione nel corso di quest'anno.
  Fin dall'insediamento di questo Governo abbiamo cercato, in particolar modo, di far fronte alla carenza di personale sanitario, registrata soprattutto nei servizi di emergenza-urgenza, con alcuni specifici interventi. Invero, il reiterarsi negli ultimi anni delle manovre finanziarie di contenimento della spesa, in particolare dei vincoli assunzionali, evidenti soprattutto nelle regioni in Piano di rientro, ha finito per determinare nel tempo una grave carenza del personale del Servizio sanitario nazionale, che, unita a un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato inevitabilmente a un forte deterioramento delle condizioni di lavoro. Questo ha finito per rendere il sistema sanitario nazionale sempre meno attrattivo, con la conseguenza che le regioni registrano una scarsa partecipazione alle procedure concorsuali.
  A questo va aggiunto che la pandemia ha probabilmente contribuito, con lo stress Pag. 4ad essa correlato e i connessi effetti psicologici, a determinare l'accentuazione del fenomeno della cessazione dei rapporti di lavoro per cause diverse dai pensionamenti.
  Soprattutto con riguardo ai servizi sanitari caratterizzati da condizioni di lavoro disagiate, turni, alta frequenza di lavoro notturno e durante le festività, sempre meno professionisti sono disposti a legarsi a un'organizzazione con il classico contratto di lavoro a tempo indeterminato, preferendo forme di ingaggio atipiche o scegliendo di operare nel settore privato, anche in ragione delle remunerazioni proporzionalmente più elevate.
  Ecco, quindi, i punti sui quali si è principalmente incentrata l'attenzione dei miei uffici e delle mie direzioni generali. Il primo è la carenza di personale. Secondo la Direzione generale della Programmazione sanitaria si stima che manchino 4.500 medici e circa 10 mila infermieri a livello nazionale. Questo, come sapete, ha portato al ricorso a «gettonistiche» operative con effetti deleteri sul sistema.
  Collegata al tema è anche la scarsa attrattività delle borse di specializzazione – infatti, solo la metà delle borse di medicina di emergenza-urgenza vengono realmente assegnate – dovuta alle condizioni di lavoro stressanti e pericolose, sia fisicamente (per le aggressioni) sia nel contenzioso medico-legale e, dall'altra parte, l'impossibilità di svolgere libera professione e la difficoltà nell'aggiornamento professionale.
  Il secondo punto riguarda il sovraffollamento (l'overcrowding) e i tempi di attesa nel pronto soccorso. Questo si deve a uno squilibrio tra la domanda di assistenza in pronto soccorso e le risorse strutturali disponibili in ospedale per fronteggiarla. L'aumento della domanda, al netto degli accessi inappropriati, essendo il pronto soccorso dedicato alle condizioni di emergenza-urgenza, è imputabile sia a mutamenti epidemiologici (tenete presente, lo sapete bene, che c'è un invecchiamento della popolazione, soprattutto nella nostra nazione, e un'aumentata prevalenza, con questo, delle malattie croniche) sia a soluzioni organizzative ancora immature (penso all'assistenza extra-ospedaliera) o talora francamente problematiche come le liste d'attesa, oltre che a dinamiche interne ai servizi di emergenza-urgenza e consuetudini consolidate nell'utenza (fattori di input).
  D'altro canto, dal lato dell'offerta, rimane critica la definizione dei percorsi di presa in carico, fattori di throughput, delle interfacce su cui il pronto soccorso può contare in uscita. Penso alla osservazione breve intensiva (OBI), ai ricoveri, alle dimissioni a strutture ambulatoriali, i cosiddetti «fattori di output».
  Su tutto questo appare critica la disponibilità dei posti letto e il turnover di questi ultimi per i pazienti destinati a un ricovero dal pronto soccorso. L'attesa dei pazienti in pronto soccorso, il cosiddetto «boarding», è la manifestazione più evidente delle criticità del pronto soccorso stesso e ne è ampiamente studiata l'associazione negativa con esiti clinici e misure di efficienza dei processi.
  Passo brevemente in rassegna i rimedi normativi approntati per far fronte alle carenze di che riguardano la carenza di personale. Gli interventi normativi che abbiamo promosso nel 2023 hanno inteso ridurre il ricorso alle esternalizzazioni, ricorrendo anche alle prestazioni aggiuntive per il personale medico e infermieristico, incrementare l'indennità del pronto soccorso per medici e infermieri, rivedere le modalità di ammissione in servizio del personale e riconoscere un beneficio ai fini dell'accesso alla pensione.
  È stata, altresì, prevista una particolare disciplina per l'affidamento a terzi dei servizi medici e infermieristici, la ricostituzione del rapporto di lavoro con il sistema sanitario nazionale del personale, un regime temporaneo di deroga del riconoscimento dei titoli professionali conseguiti all'estero (come esempio cito i medici ucraini), la reinternalizzazione dei servizi. Sono state, infine, emanate disposizioni per sanzionare le aggressioni al personale e per istituire presìdi della Polizia di Stato presso i pronto soccorso.Pag. 5
  In particolare, con il precipuo intento di arginare il fenomeno dei cosiddetti «medici a gettone», si è intervenuti con il decreto-legge n. 34 del 2023, prevedendo all'articolo 10 la possibilità di ricorrere all'esternalizzazione dei servizi medico-sanitari a terzi con la stipula di contratti in un'unica soluzione nei soli casi di necessità e urgenza, laddove non sia possibile sopperire altrimenti alla carenza del personale sanitario.
  Inoltre, nell'ottica di disincentivare un uso veramente distorto dei rapporti di lavoro libero-professionali, con conseguenti cessazioni anticipate dei rapporti professionali, volti a conseguire maggiori profitti, è stata prevista nelle medesime disposizioni l'impossibilità di essere successivamente riammessi in servizio. Anche su questo specifico punto, presso il Ministero della salute è stato costituito un apposito gruppo di lavoro, costituito da rappresentanti del Ministero stesso, dell'ANAC e del MEF, per meglio definire uno schema di linee guida volto a dare attuazione alle disposizioni testé menzionate.
  Nel recente rapporto ANAC del 15 febbraio scorso risulta che, nel mese di settembre 2023, l'Autorità ha avviato un'analisi sugli affidamenti pubblici concernente il servizio di fornitura di personale medico e infermieristico, al fine di verificare la diffusione del fenomeno dei cosiddetti «gettonisti» nell'approvvigionamento da parte delle strutture riconducibili al sistema sanitario nazionale. Un primo step dello studio ha riguardato i dati relativi a tutte le modalità di affidamento, esclusi i contratti discendenti da accordi quadro e convenzioni, al fine di escludere eventuali duplicazioni nel calcolo dell'importo complessivo, essendo questo già comprensivo degli accordi quadro e convenzioni avviati a monte.
  Tuttavia, dato che gli importi dei contratti a monte rappresentano, di fatto, una previsione di spesa che le stazioni appaltanti potrebbero sostenere in un determinato arco temporale, in genere nei tre o quattro anni successivi, è stato ritenuto utile effettuare un'analisi che includesse le adesioni a valle al posto degli accordi quadro e convenzioni a monte. Un'analisi dei contratti di adesione può fornire, infatti, una misura più verosimile della spesa effettivamente sostenuta dalle stazioni appaltanti.
  Con riferimento al personale medico, i dati relativi al periodo 2019-2022 evidenziano chiaramente come il fenomeno dei gettonisti sia esploso a seguito dell'emergenza sanitaria iniziata nel 2020. Infatti, nel 2019 – nel periodo pre-pandemico – i contratti, incluse le iniziative avviate come accordi quadro e convenzioni, per il reperimento di personale medico, ammontavano a circa 9,6 milioni di euro. L'anno successivo veniva registrata una variazione, benché positiva, ancora piuttosto contenuta, pari a circa il 15 per cento, facendo registrare un ammontare pari a 11 milioni. Nel 2021, nel pieno della pandemia, invece, si assiste a un incremento straordinario, pari al 174 per cento, facendo registrare un valore di ben 30 milioni di euro. Nell'anno 2022, quando stava scemando l'ondata emergenziale, che poteva aver giustificato il comportamento dell'anno precedente, si continuava, però, a registrare comunque un crescente andamento, pur risultando rallentato rispetto all'anno precedente, ma in grado in ogni caso di raggiungere un valore pari a circa 37 milioni di euro, con un incremento del 22 per cento rispetto all'anno precedente.
  Per quanto riguarda il personale infermieristico, si rileva come, a differenza del caso precedente, del personale medico, il fenomeno fosse già rilevante nel periodo pre-pandemico. Dal 2019 al 2020 si osserva, infatti, una crescita rilevante, del 104 per cento, dei contratti, inclusi gli accordi quadro-convenzioni, seguita da una notevole contrazione negli anni successivi. Tuttavia, la forte diminuzione, osservata in particolare nel 2022, non deve far pensare a un arresto di questo fenomeno. Infatti, bisogna tener conto che l'avvio di accordi quadro rilevanti comporta ragionevolmente una riduzione delle procedure avviate autonomamente dalle stazioni appaltanti negli anni successivi.Pag. 6
  Il dato del 2022, quindi, risente molto verosimilmente dell'avvio di accordi quadro nei precedenti anni. Questo viene confermato dall'analisi sulla spesa effettiva, ossia quella che tiene conto di contratti e adesioni al netto degli accordi quadro convenzioni. Il calo che si è registrato è più moderato. Calcolando la variazione sull'intero periodo 2019-2022 si registrerebbe, infatti, una riduzione pari al 94 per cento per la quota contratti più accordi quadro e del 36 per cento per la spesa data da contratti più adesioni. Incide in modo rilevante la quota di adesioni effettuate nel 2021 e nel 2022, rispettivamente di 12 e 13 milioni di euro. Questo dimostra chiaramente come l'analisi dei contratti di adesione fornisca una misura più realistica dell'andamento annuale del fenomeno.
  Dall'analisi territoriale sulla spesa effettivamente sostenuta dalle stazioni appaltanti nell'intero periodo 2019-2023, con specifico riferimento alla fornitura di personale medico e infermieristico, emerge in primis che tutte le regioni, tranne la provincia autonoma di Trento, risultano coinvolte in questo processo di approvvigionamento. Le regioni maggiormente impegnate dal punto di vista economico sono la Lombardia (56 milioni di euro), l'Abruzzo (51 milioni di euro) e il Piemonte (34 milioni di euro), con valori nettamente superiori a quelli registrati dalle altre regioni. Rispetto, ad esempio, al valore del Lazio, quarta regione per spesa sostenuta (13 milioni di euro), si registrano un 332 per cento in più della Lombardia, un 297 per cento dell'Abruzzo, un 165 per cento del Piemonte. Per Lazio e Lombardia l'entità della spesa del personale medico è pressoché equivalente a quella per il personale infermieristico. Per il Piemonte prevale la spesa per il personale medico, mentre per l'Abruzzo la spesa è totalmente imputata al personale infermieristico.
  Dobbiamo, peraltro, ricordare che la carenza di personale sanitario registrata negli ultimi anni e il ricorso indiscriminato alla esternalizzazione dei servizi core sono, altresì, in parte ascrivibili al reiterarsi nel tempo di rigidi vincoli di spesa per l'assunzione dei professionisti. Ad oggi il tetto di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale è ancora parametrato alla spesa storica, quella dell'anno 2018 o, se superiore, quella dell'anno 2004, diminuita dell'1,4 per cento. Proprio per superare i side effect dei predetti rigidi vincoli di spesa, particolare attenzione si sta dedicando all'individuazione di possibili nuovi strumenti a regime che consentano di far fronte adeguatamente ai fabbisogni di personale delle regioni, pur garantendo al contempo il necessario contenimento della spesa pubblica. A tal fine, è stato avviato un apposito monitoraggio sui risultati restituiti dall'applicazione dell'apposita metodologia per la definizione dei fabbisogni di personale prevista per rendere più flessibili i vincoli di spesa medesimi, dall'articolo 1, comma 269, della legge di bilancio 30 dicembre 2021, n. 234. Quest'ultima, con gli eventuali necessari correttivi, può essere consolidata per far fronte adeguatamente ai fabbisogni di personale delle regioni, pur garantendo al contempo il necessario contenimento della spesa pubblica.
  Inoltre, proprio al fine di riconoscere al personale della dirigenza medica e al personale di comparto sanità dipendente dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale e operante nei servizi di pronto soccorso, le particolari condizioni del lavoro svolto a incentivare i professionisti a prestare la propria attività nell'ambito dei servizi stessi, si è provveduto (articolo 1, comma 526 della legge 29 dicembre 2022, n. 197), a incrementare di 200 milioni a regime l'indennità specifica istituita dalla legge di bilancio per l'anno 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234, articolo 1, commi 293 e 294).
  D'altra parte, tali interventi non possono essere pienamente efficaci se il sistema non dispone di un numero di professionisti formati adeguato ai predetti fabbisogni. In tale contesto, sebbene oggi il cosiddetto «imbuto formativo» sia stato del tutto superato, tanto che il numero di domande è ormai pari al numero complessivoPag. 7 di contratti di formazione specialistica disponibili, la scarsa attrattività del sistema sanitario nazionale, in particolar modo dei servizi di emergenza-urgenza, si riflette anche sulla scelta dei medici in formazione specialistica.
  A conferma di ciò, desta preoccupazione il dato circa il numero di contratti di specializzazione in medicina di emergenza-urgenza assegnati. Se nel 2021 risultano assegnati solo 510 contratti, pari al 47 per cento dei posti disponibili, questo numero scende addirittura a 340 contratti nel 2022, pari al 42 per cento dei contratti previsti, per raggiungere, nel 2023, il numero di 245 contratti, pari al 29 per cento delle risorse stanziate a livello nazionale. Questi sono dati del Ministero dell'università e ricerca. Questo trend impone una riflessione. Per assicurare che qualsiasi intervento normativo si decida di mettere in campo possa realmente ed effettivamente trovare compimento e attuazione, a questo scopo sono state già avviate le necessarie interlocuzioni con il Ministero dell'università e della ricerca, competente in materia, e le regioni, al fine di individuare soluzioni efficaci anche attraverso una specifica valorizzazione degli specializzandi impegnati nei percorsi meno attrattivi.
  Un altro aspetto particolarmente critico nei servizi di emergenza-urgenza è quello delle aggressioni. Negli ultimi tempi è stato registrato, purtroppo, un notevole incremento degli episodi di aggressione nei confronti dei professionisti sanitari e sociosanitari. Tale fenomeno concorre chiaramente a rendere sempre più insostenibile le condizioni di lavoro degli operatori stessi.
  Spesso si tratta di forme di violenza provenienti dagli stessi pazienti o dai loro caregiver, che si traducono in aggressioni fisiche e verbali o di comportamento. Proprio con l'obiettivo di contrastare questo fenomeno, con il decreto-legge n. 34 del 2023 sono state adottate specifiche disposizioni volte, da un lato ad aggravare le pene in caso di lesioni ai professionisti sanitari e sociosanitari con un'apposita fattispecie di reato, dall'altro a consentire, con ordinanza del questore, la costituzione di posti fissi di polizia di Stato nelle strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate dotate di un reparto di emergenza-urgenza.
  L'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie (ONSEPS), istituito presso il Ministero della salute dalla legge n. 113 del 2020, che coinvolge tutti gli stakeholder di riferimento rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, degli ordini professionali, delle regioni dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AgeNaS) e i Ministeri dell'interno, della difesa, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali, dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nonché i rappresentanti delle organizzazioni di settore, sta lavorando intensamente innanzitutto per assicurare un efficace monitoraggio degli episodi di violenza e non soltanto di quelli che si connotano per le conseguenze particolarmente gravi, gli eventi sentinella degli errori in sanità, al fine di fornire una reale dimensione di questo fenomeno, stimolando, al contempo, la cultura della segnalazione.
  L'ONSEPS, inoltre, sta lavorando con i competenti uffici del ministero per assicurare l'aggiornamento della raccomandazione n. 8 emanata nel 2007 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e ha elaborato specifici documenti in materia di formazione e comunicazione, al fine di diffondere sempre di più le conoscenze utili alla prevenzione e alla gestione degli episodi di violenza e di aumentare la sensibilità dei cittadini rispetto alle condizioni di lavoro del personale sanitario e alle conseguenze di eventuali atti violenti.
  Considerato poi che, proprio per le caratteristiche del lavoro svolto nei servizi di pronto soccorso, questo è certamente uno dei settori in cui di più si è assistito negli ultimi anni a un incremento del contenzioso, con conseguenti meccanismi sempre più lesivi del rapporto di fiducia medico-paziente e ulteriore effetto demotivantePag. 8 per i professionisti sanitari, spesso costretti ad affrontare le conseguenze di giudizi civili, penali, disciplinari e contabili, proprio in questi giorni, in sede di conversione del cosiddetto «decreto Milleproroghe», decreto-legge n. 215 del 2023, sono prorogate le disposizioni di cui all'articolo 3-bis del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, con le quali è stata disposta, al di fuori dello stato di emergenza epidemiologica, la limitazione della punibilità dei professionisti sanitari ai soli casi di colpa grave per i fatti di cui agli articoli 589 e 590 del codice penale, lesioni e omicidio colposo, commessi fino al 31 dicembre 2024, nell'esercizio di una professione sanitaria in situazioni di grave carenza di personale sanitario.
  Nell'ambito di tale fattispecie, il giudice, ai fini della valutazione della colpa, terrà conto delle condizioni di lavoro dell'esercente la professione sanitaria, dell'entità delle risorse umane, materiali e finanziarie concretamente disponibili in relazione al numero dei casi da trattare, nel contesto organizzativo in cui i fatti sono commessi, nonché del minor grado di esperienze e conoscenze tecniche possedute dal personale non specializzato.
  Passo al secondo tema, che riguardava il sovraffollamento e i tempi di attesa in pronto soccorso. Nel 2019 il Ministero della salute ha emanato linee di indirizzo su triage, OBI e sovraffollamento in pronto soccorso con la finalità di ridurre l'inappropriatezza e le attese aumentando la sicurezza delle dimensioni.
  Per l'anno 2022 i dati del flusso EMUR riportano più di 17 milioni di accessi in pronto soccorso, con il 12 per cento in codice bianco (massima attesa 240 minuti previsti), 50 per cento in codice verde (massimo 120 minuti), 19 per cento in codice azzurro (massimo 60 minuti), 17 per cento in codice arancione (massimo 15 minuti), 2 per cento in codice rosso (non differibile, quindi zero minuti).
  La stima degli accessi evitabili, considerando i codici bianchi e i codici verdi con dimissioni a domicilio, riporta una percentuale sul totale degli accessi al pronto soccorso superiore al 40 per cento. Il rispetto dei tempi su base regionale viene uniformemente garantito per il codice bianco o verde, al cui interno ricadono gli accessi evitabili, mentre per azzurro, arancione e rosso si assiste a una notevole variabilità, con spesso il mancato rispetto dei tempi massimi previsti.
  La dimissione a domicilio rappresenta la quota preponderante degli esiti di tutti gli accessi, arrivando a toccare oltre il 70 per cento dei casi. Il ricovero in degenza raggiunge il 12 per cento del totale, mentre il ricorso all'OBI o alla dimissione a struttura ambulatoriale sconta delle importanti disomogeneità a livello regionale, così come di pari passo non è uniforme il recepimento da parte delle regioni delle linee di indirizzo sopra citate.
  Tra i punti critici, in relazione ai fattori di ingresso, fattori interni e fattori di uscita nella gestione degli accessi in urgenza all'assistenza ospedaliera, si evidenzia il coinvolgimento e la responsabilizzazione dell'assistenza extraospedaliera nella gestione degli accessi evitabili, l'implementazione di modelli organizzativi innovativi nella medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza e nelle discipline a supporto, il miglioramento dei processi di osservazione e ricovero da pronto soccorso, compreso l'efficientamento del turnover e la gestione delle dimissioni.
  In riferimento al previsto decreto del ministero elaborante linee guida per i servizi oggetto di affidamento esterno, un gruppo di lavoro dedicato ha avviato i lavori nel luglio del 2023. Al presente la stesura tecnica è completa ed è approntato lo schema di decreto. Si richiama l'appunto trasmesso al capo di gabinetto nel maggio scorso, che propone l'istituzione di un gruppo di lavoro finalizzato alla gestione del sovraffollamento in pronto soccorso.
  A questo appunto è allegato un documento in bozza recante le indicazioni sulla gestione del sovraffollamento del pronto soccorso nell'attuale contesto di superamento dell'emergenza sanitaria. In questo documento si evidenzia un trend di aumento dal 2018 dei tempi di permanenza in pronto soccorso talora in strutturePag. 9 con tassi di occupazione dei posti letto sub ottimale. Il documento riporta altresì una serie di indicazioni e azioni prioritarie necessarie per la gestione del sovraffollamento.
  Rete dell'emergenza. La rete ospedaliera dell'emergenza è costituita da strutture di diversa complessità assistenziale, che si relazionano secondo il modello hub and spoke. Tali strutture sono in grado di rispondere alle necessità di intervento secondo livelli di capacità crescenti in base alla loro complessità, alle competenze del personale e alle risorse disponibili. La rete viene articolata sui seguenti livelli di operatività, rilevando la numerosità per tipologia: ospedali sedi di pronto soccorso e presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate nel numero di 253, ospedali sede di DEA di primo livello (spoke) 244, ospedali sede di DEA di secondo livello (hub) 100.
  Nel 2019 il Ministero della salute ha emanato tre linee di indirizzo: a) linee di indirizzo nazionali su triage intraospedaliero; b) linee di indirizzo nazionali sull'osservazione breve intensiva (OBI); c) linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso, con l'obiettivo fondamentale di evitare ricoveri inappropriati, ridurre i tempi di attesa, aumentare la sicurezza delle dimissioni.
  Per il triage sono stati introdotti i codici numerici da 1, il più grave, a 5, per la definizione delle priorità, con tempi che vanno dall'accesso immediato per le emergenze a un tempo massimo di 240 minuti per le non urgenze, tempo massimo di otto ore dalla presa in carico (triage) alla conclusione della prestazione di pronto soccorso.
  Per l'OBI sono stati introdotti nuovi standard strutturali e tempi massimi per il sovraffollamento, azioni per ridurlo, che contemplano il blocco dei ricoveri programmati e l'implementazione del bed management per la gestione della risorsa posto letto e governo delle fasi e interfacce di ricovero e dimissioni.

  PRESIDENTE. Signor Ministro, grazie per il contributo di altissimo profilo, che sono sicuro sarà utilissimo e decisivo ai fini della predisposizione del nostro documento finale.
  Colgo anche l'occasione per ringraziarla per il lavoro che lei sta svolgendo, per la collaborazione che non ha mai fatto mancare alla Commissione, per il grande sforzo che sta facendo per cercare di recuperare in un settore che oggi è importante e prioritario per tutti gli italiani, che richiede quindi il massimo impegno e la massima competenza e anche tanta passione, caratteristiche che sicuramente sono presenti nel suo lavoro e delle quali quindi ci tengo a ringraziarla pubblicamente.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SIMONA LOIZZO. Ringrazio il Ministro, a nome della Lega Salvini Premier, per il grandissimo impegno che traspare nella sua attività, che è l'anima del medico. Non c'è mai un'occasione in cui non si renda visibile il fatto che il Ministro è un grande medico.
  L'area di emergenza-urgenza, come sappiamo, è penalizzata due volte, non ha appeal per quanto riguarda sia i giovani specializzandi sia chi lavora. È notizia di questi giorni che in molte aziende si vede il maggior numero di inidoneità relativo proprio all'area emergenza-urgenza. Probabilmente è arrivato il momento di pensare a un contratto ad hoc per i medici che lavorano in quell'area, ma non perché l'indennità economica rappresenti la soluzione ideale, ma perché, secondo me, da quello che si legge, forse è un'area completamente diversa, che vive un problema specifico, individuale, che non può più essere assimilata ad altre aree presenti nel sistema.

  ORAZIO SCHILLACI, Ministro della salute. Grazie, onorevole Loizzo.
  Anche in questa sede mi occorre fare una precisazione. Quello che vediamo, per quanto riguarda il pronto soccorso e l'emergenza negli ospedali italiani, è un fenomeno non solo italiano, ma è un fenomeno europeo, è un fenomeno che riguarda anche gli Stati Uniti.Pag. 10
  Venti giorni fa ho partecipato a una riunione dell'OCSE e ho avuto un bilaterale con il sottosegretario di Stato americano alla salute. Mi ha detto che negli Stati Uniti ci sono pochissime persone che vogliono intraprendere la strada del pronto soccorso, dell'emergenza-urgenza. Il fatto che in Italia abbiamo indubbiamente retribuzioni inferiori ad altri Paesi occidentali, come gli Stati Uniti, spesso non è il motivo per cui non si sceglie il pronto soccorso. Tra l'altro, il sottosegretario di Stato mi ha detto che negli Stati Uniti vogliono fare tutti i dermatologi e se andiamo a vedere qual è la specializzazione più scelta in Italia quest'anno è esattamente la dermatologia. Questo per dire che alcuni problemi di salute in un mondo evoluto come quello nel quale viviamo oggi sono problemi che hanno tutti.
  È chiaro che dobbiamo rendere la scelta del pronto soccorso e dell'emergenza-urgenza sicuramente più attrattiva. Devo dire che qualcosa è già stato fatto lo scorso anno. Mi piace sottolineare che tra i vari provvedimenti presi, oltre a incrementare l'indennità di specificità, è stato anche previsto un riconoscimento pensionistico, per cui chi opera nel pronto soccorso e nell'emergenza-urgenza poi avrà un vantaggio pari quasi a due anni.
  Ci sono in Italia, stando alle statistiche recenti, ben undici scuole di specializzazione, che hanno una copertura dei posti totali messi a concorso che non supera il 50 per cento, e tra queste, oltre il pronto soccorso, da medico guardo con grande dispiacere il fatto che delle discipline fondamentali per il funzionamento di un ospedale, quale l'anatomia patologica, sul quale si basa gran parte della pratica oncologica, o la radioterapia, che è una disciplina dal mio punto di vista molto moderna, una disciplina oncologica che dà anche soddisfazioni cliniche a chi la pratica, vengono scelte molto poco dai giovani. Quindi, credo che sia necessario – lo stiamo facendo insieme al Ministero dell'università e della ricerca – fare una riflessione.
  Concordo che sul caso dell'emergenza-urgenza possa essere prevista una premialità anche economica, credo però che occorra pensare a un sistema globale di ristrutturazione, a rendere più attrattive alcune specializzazioni. Tuttavia, noto con un po' di preoccupazione e anche un po' di dolore il fatto che, se andiamo a vedere quelle che sono le specialità più scelte dai giovani, non da quest'anno, ma da almeno tre anni, sono tutte specialità nelle quali è possibile svolgere una libera professione autonoma. Quindi, da ex professore universitario – più che ex, sono in aspettativa, dopodiché tornerò a fare il professore universitario, per il piacere di qualcuno o di molti – credo sia necessario che l'università faccia una riflessione all'interno dei corsi di laurea, perché chi sceglie di fare il medico – questo l'ho detto e lo ribadisco a gran voce – non può pensare di avere solo un fine economico.
  È giusto che chi fa particolari lavori debba essere pagato e debba essere pagato bene, però chi sceglie di fare il medico credo debba anche capire che non può esserci solo un corrispettivo economico. D'altronde, al di là del pronto soccorso, che – vi ripeto – ormai è attenzionato da tutti, è triste pensare che nessuno voglia fare l'anatomopatologo, cioè che in un ospedale di domani non ci sarà chi guarda – usando un termine brutale – i vetrini, sapendo che guardando i vetrini si decide la vita delle persone che hanno, per esempio, una neoplasia. Allora, su questo io credo che l'università debba fare una riflessione e magari far capire a chi sceglie di fare il medico che la scelta non è fatta solo su un parametro economico.

  ELENA BONETTI. Ringrazio il Ministro per la puntuale e precisa relazione. Sicuramente il suo contributo potrà arricchire il lavoro della Commissione e mi auguro anche arrivare a una definizione di un documento finale condiviso che possa dare indicazioni successive, perché dalla fase dell'analisi, giustamente, ci aspettiamo di poter costruire processi di risposta.
  Nel suo intervento lei ha dato alcune direttive, che si intravedono, sulle quali come ministero e come Governo intendete lavorare. Su questo mi permetto di chiederle di capire quanto in questo momento il Governo sia disposto a fare scelte che Pag. 11vadano nella direzione che lei individuava, cioè la necessità di ridefinire un sistema complessivo e organizzativo del sistema della presa in carico, che oggi è attribuito alla medicina di emergenza-urgenza. È evidente, e lo sta diventando sempre di più, la mancanza di una presenza territoriale significativa della medicina che non funge più da «filtro» – suona male, ma in qualche modo rende l'idea – rispetto all'accesso al pronto soccorso. Oppure, al contrario, la presa in carico di patologie che necessitano di un intervento, mancando l'elemento specialistico, spesso si riversa nella dimensione della medicina d'urgenza. Dall'altro lato, c'è un tema grande, enorme, che è quello del compenso e del ritorno della professione medica e medico-infermieristica più in generale.
  La terza questione riguarda la necessità di una revisione, come giustamente lei richiamava, dei percorsi formativi. Quindi, vorrei capire quanto quell'accenno che lei ha fatto sulla valutazione con il Ministero dell'università e della ricerca vada in questa direzione.
  Accanto a questo mi permetto di fare un appunto, invece, più di natura politica. Invito a dismettere qualsiasi forma di rivendicazione sulla spesa sanitaria da una parte e dell'altra. Oggi ci troviamo nella condizione per cui abbiamo presìdi territoriali che vengono chiusi, ospedali territoriali che vengono chiusi, case di comunità che oggi non sono ancora costituite. A ciò si aggiunga un elemento di esternalizzazione dei servizi che, come lei stesso ha più volte denunciato, ha in qualche modo ridotto la qualità della prestazione erogata ai pazienti, magari non per cattiva volontà del professionista che interveniva, ma nella complessiva gestione del sistema. Infine, c'è anche una questione di sicurezza. Allora, quanto oggi, oltre al tema della specifica carriera che può essere individuata e della carenza di personale, rispetto al disegno di legge che lei ha annunciato possiamo immaginare di poter arrivare ad un'operatività, ma con congrui e adeguati finanziamenti?
  La sua premessa è stata chiarissima. Siamo in un determinato quadro di condizioni finanziarie, ma dentro questo c'è l'esercizio della responsabilità politica. Noi saremmo disponibili a sostenerla laddove lei portasse avanti un'azione del Governo che dica: per noi la priorità oggi è questa. Quindi, evidentemente si devono fare delle scelte.
  Un ultimissimo punto che mi preme personalmente, per la mia storia personale e per il ruolo che svolgo in seno alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, è che uno degli elementi ancora oggi non pienamente compiuto è quello della presa in carico delle donne vittime di violenza, il cosiddetto «codice rosa» nei pronto soccorso.
  Rispetto a ciò lei ha già avuto modo di interagire con la Commissione femminicidio. Nella legge che abbiamo approvato all'unanimità è stato introdotto anche un obbligo di formazione per gli operatori che agiscono nel sistema della presa in carico delle donne vittime di violenza. Il ruolo degli operatori sociosanitari e medici e infermieri nei pronto soccorso oggi è strategico. Quindi, vorrei capire se eventualmente su questo potesse darci qualche informazione in più.

  ORAZIO SCHILLACI, Ministro della salute. Comincio proprio da quest'ultima domanda, che peraltro mi sta particolarmente a cuore, dal momento che uno degli aspetti più orribili dal mio punto di vista è che oltre il 70 per cento delle violenze a qualunque titolo subìte dagli operatori sanitari viene subìto dalle donne. Questo è un fenomeno che, tra l'altro, riguarda essenzialmente, purtroppo, donne e infermieri. Quindi, su questo ovviamente c'è attenzione per la formazione adeguata del personale sanitario sulla presa in carico dei codici rosa all'interno dei pronto soccorso.
  Rispetto alle altre due domande desidero innanzitutto far presente, come sapete bene, che il problema del pronto soccorso è un problema che non può essere affrontato da solo, ma deve essere posto all'interno di una visione della sanità moderna e attuale. Ciò che è emerso, purtroppo, durante gli anni del Covid è stata la fragilità, specie in alcune regioni, della medicina territoriale e credo che gran parte dei problemiPag. 12 del pronto soccorso si potrà risolvere, oltre che, ovviamente, immettendo più medici, potenziando, finalmente, la medicina territoriale.
  Come avete visto, il dato degli accessi che non dico potrebbero essere evitati, ma che potrebbero trovare un'altra risposta alle giuste richieste di soccorso da parte delle cittadine e dei cittadini ammonta a circa il 40 per cento. Quindi bisogna far sì che le persone, almeno per quel 40 per cento, si rivolgano ad altre strutture. Per questo, come sapete, ci sono i fondi del PNRR destinati alla medicina territoriale.
  Con la legge delega abbiamo previsto, come dicevo prima, una riforma della medicina territoriale. Noi abbiamo inserito nella legge delega una riforma della medicina territoriale, da fare come provvedimento collegato alla legge di bilancio per il 2024. Quella è la vera sfida da vincere, che può portare veramente a cambiare e a modernizzare la sanità. Medicina territoriale che, tra l'altro, laddove possibile, penso alle case o agli ospedali di comunità, dovrebbe essere pensata e realizzata in prossimità degli ospedali. Il cittadino si sente più sicuro se si rivolge a una struttura abbastanza vicina all'ospedale. In caso di un codice più grave di quello che poteva pensare, si può permettere di raggiungere una struttura ospedaliera più complessa in poco tempo.
  Credo che in questa direzione bisogna agire. Sono stati stanziati 250 milioni di euro per il 2025 e 350 milioni per il 2026 per assumere personale da dedicare alla medicina territoriale.
  Credo che bisogna comunque far sì che alcune discipline vengano rese più attraenti di come lo sono adesso. E che ci sia una particolare attenzione, oltre che ai medici, anche ad altre figure professionali. Penso, innanzitutto, agli infermieri. Su questo stiamo lavorando anche al Ministero, insieme al MUR. Oggi quello degli infermieri è un percorso complesso, che prevede sempre una laurea triennale, molto spesso anche una laurea magistrale di ulteriori due anni. Si tratta, quindi, di personale sanitario che ha studiato cinque anni. Credo che bisogna rivedere le funzioni che sono assegnate a queste persone.
  Quando penso alla carenza dei medici, che viene spesso tanto evocata, intanto ricordo che, se andiamo a vedere i dati OCSE, noi non siamo certo negli ultimi posti per numero di medici rispetto al numero di abitanti. Siamo agli ultimi posti per, complessivamente, medici e infermieri rispetto al numero di abitanti. Lasciatemi dire che se i gettonisti li troviamo e i medici per il Servizio sanitario nazionale no, significa qualcosa.
  Oltre questo, noi abbiamo un patrimonio importante, gli specializzandi. Con il Covid il numero di specializzandi per anno oggi è arrivato a 15 mila. Abbiamo, quindi, circa 60 mila medici in formazione. Se togliamo quelli del primo anno e vediamo quello che abbiamo fatto l'anno scorso, sempre nel «decreto bollette», con il secondo, terzo e quarto anno abbiamo una platea possibile di 40 mila medici in formazione. Credo, quindi, che dobbiamo guardare con attenzione a queste persone, che sono medici, si sono laureate, hanno superato l'abilitazione. Anche da questo punto di vista, quindi, noi stiamo lavorando per trovare un modo migliore per far partecipare gli specializzandi all'attività che si svolge dentro il sistema sanitario nazionale. Anche perché se reclutiamo le persone sin dai primi anni della specializzazione, in qualche modo, poi, le fidelizziamo al sistema sanitario nazionale. Quindi, guardiamo con attenzione al percorso formativo degli specializzandi e anche alle opportunità lavorative. Anche questo, devo dire, sempre in parallelo con il Ministero dell'università e della ricerca, facendo sì che, magari, più specializzandi di quello che avviene oggi possano entrare sin dai primi anni della specializzazione nel sistema sanitario nazionale.

  LUCIANO CIOCCHETTI. Intanto vorrei ringraziare il Ministro per l'importante impegno che sta portando avanti, di riorganizzazione del sistema sanitario nazionale. Non è solo un problema di risorse, ma è un problema di profonda riorganizzazione e di ricostruzione anche di un modello organizzativoPag. 13 che sia in grado di poter dare una risposta importante.
  Pongo due domande al volo. Prima questione. Lei ha parlato lungamente e giustamente del tema del contenzioso medico-legale. Abbiamo approvato ieri, nel differimento termini, il cosiddetto «scudo penale». È chiaramente una misura tampone, che non risolve definitivamente il problema, quindi è urgente mettere mano alla legge Gelli-Bianco. Sappiamo che c'è un tavolo istituito presso il Ministero della giustizia. Riteniamo, anche come Commissione Affari sociali, importante che prevalga con forza l'idea della salute e della sanità in questo campo e che non sia solo un tema legato alle questioni di giustizia.
  Volevo chiedere se ritenga opportuno chiedere anche al Ministro Nordio di fare in modo che nel tavolo il Ministero della salute possa avere un ruolo importante e significativo.
  Passo all'altra domanda. Nella nostra indagine conoscitiva abbiamo affrontato anche le questioni legate all'emergenza pre-ospedaliera, quindi il tema dei servizi del 118, i servizi delle guardie mediche e tutto quello che, in qualche modo, in molte regioni, purtroppo, ha delle difficoltà. Le chiedo se ritenga che, tra le varie riforme che dovremo attuare e portare avanti, di cui lei ha parlato, ci sia anche bisogno di una riforma complessiva del sistema emergenza-urgenza pre-ospedaliera, in modo che si coordini meglio con il sistema dell'emergenza ospedaliera.

  ORAZIO SCHILLACI, Ministro della salute. Intanto, devo dire che lei è stato uno dei promotori del cosiddetto «scudo penale», che è stato molto apprezzato dalla comunità medica e dagli operatori sanitari. Questo è un provvedimento che non guarda solo ai medici e agli operatori sanitari. È un provvedimento che, secondo me, riguarda soprattutto le cittadine e i cittadini. Avere medici che operano in maggiore tranquillità, quando nel 98 per cento dei casi la denuncia finisce in un nulla di fatto, spero serva a migliorare molto quella che è l'appropriatezza prescrittiva, che pesa moltissimo su quello che, insieme al pronto soccorso, è l'altro grande problema della sanità italiana, cioè le liste d'attesa. Quindi, avere medici che operano con maggiore tranquillità credo possa servire per avere una diminuzione delle prescrizioni inappropriate, per diminuire il fenomeno della cosiddetta «medicina difensiva», che qualcuno valuta addirittura in 10 miliardi di euro l'anno nel nostro Paese.
  Credo che lo «scudo penale» sia un'ottima iniziativa. Come diceva lei, però, non possiamo fermarci a questo provvedimento preso fino al 2024. C'è una commissione, istituita dal Ministro Nordio, che sta terminando i lavori. Credo che tra un mese, un mese e mezzo terminerà i lavori. Sarà utile sentire quali idee hanno sviluppato su queste tematiche, che sono di comune interesse.
  Credo, però, che poi sia necessario rendere strutturale il provvedimento che è stato previsto oggi fino al 2024, tenendo conto anche di quello che emergerà da questa commissione, potendo portare anche il Parlamento e il Ministero della salute il proprio contributo in questo campo, che – ripeto – ritengo strategico, perché può veramente migliorare molto il funzionamento del nostro sistema sanitario nazionale.
  Per quanto riguarda il 118 e la guardia medica, ha perfettamente ragione. Non può non essere considerato quando parliamo di pronto soccorso, di emergenza-urgenza. Una ridefinizione di queste organizzazioni è mandatoria per rendere tutto quanto maggiormente funzionante.
  Come abbiamo visto, è tutto legato. C'è la medicina territoriale, ci sono gli ospedali, c'è la guardia medica, c'è il 118 e poi – lasciatemi dire, non per ultimi – ci sono i medici di medicina generale, ai quali anche dobbiamo guardare con grande attenzione. Ovviamente, qualunque riforma andremo a mettere in campo non potrà funzionare senza il contributo fondamentale dei medici di medicina generale, con i quali stiamo parlando e con i quali, credo, arriveremo, poi, a un accordo definitivo. Pensare di rafforzare la medicina territoriale senza il contributo indifferibile dei medici di medicina generale vuol dire fallire in partenza. Quindi, guardiamo con Pag. 14attenzione sia al 118 che alla guardia medica e, ovviamente, anche al medico di medicina generale, che rappresenta il primo punto a cui normalmente ci si rivolge e che svolge un ruolo importantissimo anche per quanto riguarda il lato prescrittivo delle varie prestazioni o dei vari interventi.

  GIAN ANTONIO GIRELLI. Signor presidente, ringrazio il Ministro per la relazione che ci ha presentato.
  Mi permetto di sottolineare alcuni aspetti, chiedendo maggiori delucidazioni. Indubbiamente il tema della congestione, che ormai si verifica in tutti i pronto soccorso, è determinato da quanto è già stato evidenziato, una concomitanza di situazioni: liste d'attesa che sono quelle che sono, mancanza di risposte territoriali alternative, venir meno della figura del medico di medicina generale, che spesso e volentieri risolveva le questioni al di là degli orari di ambulatorio e quant'altro e – aggiungo – il fatto che, sempre di più gli ospedali territoriali hanno perso quell'idea di sicurezza che rappresentavano fino a poco tempo fa, con la conseguenza che sono soprattutto i pronto soccorso dei grandi presìdi, delle città, che vivono questa situazione.
  È chiaro che anche i numeri che ci dicono quanto questi accessi siano a volte inopportuni, non necessari, statisticamente facilmente rilevabili, dal punto di vista della persona che vive la difficoltà sanitaria assolutamente non lo sono, perché nel momento in cui uno sta male semplicemente ha bisogno di sapere che cos'ha. E una forte ricaduta, come abbiamo avuto modo di sentire, l'abbiamo anche sui pronto soccorso pediatrici, dove a maggior ragione il tasso di ansia e di preoccupazione cresce.
  Come dare risposta nell'immediato a tutto questo, in attesa di mettere in campo tutto quello che ci siamo detti? La regione Emilia-Romagna ha sperimentato forme di risposta territoriali che, a mio parere, possono rappresentare un riferimento interessante anche a livello nazionale. Dunque, le chiedo in che considerazione è tenuta questa sperimentazione e se anche secondo lei può diventare un riferimento nazionale.
  La seconda questione che vorrei porle riguarda il tema dello scudo penale – anch'io lo chiamo così – di cui si è parlato prima e che è stato sostenuto anche da noi. Non sarebbe forse il caso, nell'ambito della riflessione che avviene in seno al Ministero della giustizia, di affrontare il tema delle cause temerarie? Personalmente sono fortissimamente convinto che la tutela del malato, nel momento in cui subisce delle situazioni più o meno imputabili alla responsabilità o alla colpa, debba esserci fino in fondo, ma sono altrettanto convinto che bisogna interrompere una speculazione che viene fatta su alcune situazioni che purtroppo registriamo. I numeri di come finiscono queste cause sono lì a dimostrarci quante siano quelle temerarie.
  Un'altra considerazione, che anche lei giustamente sottolineava, è la mancanza di attrattività del lavoro in pronto soccorso, che vale anche per il medico di medicina generale. Questo ha a che fare sicuramente con tutto quello che abbiamo detto, ovverosia il discorso di una non sufficiente remunerazione, di un tipo di lavoro così complesso, di percorsi formativi non particolarmente gratificanti, ma mi verrebbe anche da dire quasi la percezione di una sanità non di «serie A» (mi scusi la semplificazione).
  Mi veniva anche da pensare come siano cambiati il costume e la cultura. Quando ero ragazzo le serie televisive mostravano attenzione al pronto soccorso e all'importanza di quelle figure sanitarie, che erano un po' gli eroi del momento dal punto di vista della comunicazione. Ora ciò è completamente scomparso. Anzi, rischia di essere maggiormente valorizzato chi cura la pelle, oppure la chirurgia estetica, o quant'altro, perché questo è il rimando che ci viene dato. Quindi, mi rendo conto che è una complessità non da poco, quella che dobbiamo affrontare, che ha a che fare, appunto, con i percorsi formativi universitari, nonché con una maggiore sensibilizzazione e attenzione. Ebbene, da questo punto di vista, relativamente all'idea di incidere su questo aspetto, qual è la strategia del ministero?
  Un'ultimissima domanda, che è una preoccupazione, venendo da un territorio montano. In tutta questa logica, al di là della Pag. 15diversità nord-sud, che pure c'è, e abbiamo avuto modo di sentirlo, si sta sempre di più accentuando una diversità città-aree interne.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, considerato che siamo abbondantemente fuori termine...

  LUANA ZANELLA. Presidente, vorrei porre solo una domanda.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, il Ministro, oltre alla sua richiesta, ha dato disponibilità di tornare eventualmente in un momento successivo per continuare ad approfondire la tematica.

  LUANA ZANELLA. Solo pochi secondi, presidente, per integrare la domanda del collega.

  PRESIDENTE. Solo per una integrazione, anche perché voleva intervenire anche l'onorevole Quartini, ma lo pregherei di farlo in un momento successivo.

  LUANA ZANELLA. Brevissimamente, altrimenti non mi sarei permessa.
  Semplicemente vorrei sottolineare il fatto che esiste il nord, esiste il sud, esistono le aree montane, giustamente, ma ci sono città come Venezia dove la situazione è peggiore rispetto a quella delle aree di montagna. Tant'è vero che oggi in Consiglio regionale del Veneto si discute proprio di questo, ossia come attribuire a Venezia la qualità di zona specialissima, proprio perché mancano i medici, mancano i medici di base, mancano i pediatri. È una situazione drammatica. Non aggiungo altro, perché comunque avremo modo di confrontarci.
  Volevo dire, quindi, che non esistono solo nord e sud, montagna, città e periferia, ma esistono anche altre situazioni, che vanno studiate e i cui problemi vanno risolti caso per caso.

  ORAZIO SCHILLACI, Ministro della salute. Rispondo innanzitutto all'ultima questione, quella posta dall'onorevole Girelli e dall'onorevole Zanella. Io dico sempre che mi auguro in Italia una sanità con meno diseguaglianze, ma non solo tra nord e sud – lo dico da uomo del sud, sono nato e cresciuto a Roma ma ho origini calabresi e siciliane – ma anche quelle che avete indicato voi, tra piccoli centri e grandi città, tra le zone che sono più disagiate, e penso all'interno della nostra bellissima nazione, oppure chi sta sulla costa. Io credo che la risposta a questo sia la digitalizzazione e la sanità digitale, nonché l'innovazione.
  Quando mi chiedono cosa penso dell'innovazione dell'intelligenza artificiale, io rispondo che il mio auspicio è che tutti questi nuovi metodi, che sono sicuramente utili, servano a diminuire le diseguaglianze, non ad aumentarle. Insomma, non vorrei che un ospedale potesse fare uso dell'intelligenza artificiale – ammesso che serva a migliorare le diagnosi – e un altro no.
  Detto questo, risponderei brevemente alle altre questioni poste dall'onorevole Girelli. Con riferimento ai CAU (Centri di assistenza e urgenza), sono in costante contatto con l'assessore Donini e, nonostante ogni tanto il presidente Bonaccini dica che sono un desaparecido, io con il suo assessore mi sento costantemente. Mi ha informato dei CAU e devo dire che sono un modello interessante. Soprattutto la cosa interessante è quella che dicevo prima, cioè da quello che ho capito i CAU sono vicini ai pronto soccorso dei grandi ospedali. Questo, come diceva lei prima, dà sicurezza al malato, perché il malato che giustamente si rivolge a una struttura non sa quanto sia grave la malattia dalla quale è affetto. Quindi, sapere che sta in un posto vicino a un ospedale più complesso, se la malattia o la patologia è più grave, potrebbe dare sicurezza.
  Sulle cause temerarie, credo che questo sia uno degli aspetti su cui la commissione promossa dal Ministro Nordio sta lavorando per cercare in qualche modo di disincentivare il ricorso a fare causa. Tuttavia, tengo a ribadire che questo non va assolutamente contro i cittadini, perché la causa civile rimane tutta, si tolgono solo le cause penali che non riguardano il dolo. Quindi, io la vedo come una cosa che va a Pag. 16favore dei cittadini, perché spesso vengono fatti troppi esami inutili.
  Un altro punto era quello sulla formazione. Quando prima vi ho parlato delle undici scuole di specializzazione, volevo semplicemente ribadire che, quando ci si iscrive a Medicina, uno deve capire che non lo fa per soldi. Io ho fatto il medico non per guadagnare tanto, ma perché mi piaceva. Se lei parla con alcuni medici che stanno al pronto soccorso, magari non giovanissimi, della mia età, loro sono entusiasti, perché salvare una vita umana è bellissimo per uno che fa il medico. Quindi, credo che vada rivalutata la professione medica.
  Poi, se uno vuole fare tanti soldi, magari non si iscrive a medicina e fa un'altra cosa.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Resta ferma la disponibilità del Ministro ad aggiornarci a una seconda seduta.
  Nel ringraziare il Ministro Schillaci, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.