XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Venerdì 19 gennaio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione di Luigi Palumbo, amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l., nell'ambito dell'approfondimento avviato in relazione ai fatti che hanno interessato l'area di trattamento dei rifiuti presso il sito di Malagrotta:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Palumbo Luigi , amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l ... 4 
Morrone Jacopo , Presidente ... 13 
Palumbo Luigi , amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l ... 13 
Morrone Jacopo , Presidente ... 14 
Iovino Pasquale , consulente dell'amministratore giudiziario ... 14 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Iovino Pasquale , consulente dell'amministratore giudiziario ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Iovino Pasquale , consulente dell'amministratore giudiziario ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Iovino Pasquale , consulente dell'amministratore giudiziario ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 20 
Palumbo Luigi , amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l ... 20 
Morrone Jacopo , Presidente ... 21 
Ansiati Alberto , consulente dell'amministratore giudiziario ... 21 
Morrone Jacopo , Presidente ... 26 
Corradetti Massimo , direttore tecnico degli impianti ... 27 
Morrone Jacopo , Presidente ... 29 
Iannuzzi Massimo , consulente dell'amministratore giudiziario ... 29 
Morrone Jacopo , Presidente ... 38 

Audizione del sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, nell'ambito dell'approfondimento avviato in relazione ai fatti che hanno interessato l'area di trattamento dei rifiuti presso il sito di Malagrotta:
Morrone Jacopo , Presidente ... 39 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 40 
Morrone Jacopo , Presidente ... 55 
Lorefice Pietro  ... 55 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 55 
Morrone Jacopo , Presidente ... 55 
Lorefice Pietro  ... 55 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 55 
Lorefice Pietro  ... 55 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 56 
Lorefice Pietro  ... 56 
Morrone Jacopo , Presidente ... 58 
De Priamo Andrea  ... 59 
Morrone Jacopo , Presidente ... 62 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 62 
Morrone Jacopo , Presidente ... 64 
Petrucci Simona  ... 64 
Morrone Jacopo , Presidente ... 64 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 66 
Morrone Jacopo , Presidente ... 77 
Petrucci Simona  ... 77 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 77 
Morrone Jacopo , Presidente ... 77 
Lorefice Pietro  ... 77 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 77 
Morrone Jacopo , Presidente ... 77 
Lorefice Pietro  ... 77 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 78 
Lorefice Pietro  ... 78 
Morrone Jacopo , Presidente ... 78 
Lorefice Pietro  ... 78 
Morrone Jacopo , Presidente ... 78 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 78 
Morrone Jacopo , Presidente ... 79 
Mennuni Lavinia  ... 79 
Morrone Jacopo , Presidente ... 79 
Mennuni Lavinia  ... 79 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 80 
Mennuni Lavinia  ... 81 
Gualtieri Roberto , sindaco di Roma Capitale ... 81 
Morrone Jacopo , Presidente ... 81 

(La seduta, sospesa alle 12.20, è ripresa alle 12.55) ... 81 

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 81 

Comunicazioni del presidente:
Morrone Jacopo , Presidente ... 82

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, nonché sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di Luigi Palumbo, amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l., nell'ambito dell'approfondimento avviato in relazione ai fatti che hanno interessato l'area di trattamento dei rifiuti presso il sito di Malagrotta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l., l'avvocato Luigi Palumbo, che ringrazio per la disponibilità. L'avvocato è accompagnato dal professor Pasquale Iovino, dall'ingegnere Massimo Corradetti, dall'ingegner Alberto Ansiati, dal dottore Massimo Iannuzzi e dall'avvocato Antonio Baccari.
  Avverto il nostro ospite e i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione sulla web-tv, nonché sul canale satellitare della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'ambito Pag. 4dell'approfondimento avviato per decisione dell'Ufficio di presidenza del 28 dicembre scorso, in relazione all'incendio dell'impianto di trattamento meccanico-biologico TMB avvenuto il 24 dicembre all'interno dell'area di trattamento dei rifiuti del sito di Malagrotta.
  Ricordo inoltre che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte e sull'infiltrazione della criminalità organizzata. In particolare, la Commissione acquisisce informazioni sui soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti, con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra diverse regioni, tenuto anche conto del divario nella dotazione di impianti. Da ultimo, sulla base della legge istitutiva, è compito specifico della Commissione indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti, ovvero i siti abusivi di discarica.
  Cedo dunque la parola al nostro ospite per lo svolgimento della sua relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento. Grazie, a lei la parola.

  LUIGI PALUMBO, amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l. Buongiorno, sono il dottor Palumbo e attualmente ricopro la carica di amministratore giudiziario e legale rappresentante della società E. Giovi, che gestisce il sito di Malagrotta. L'amministratore giudiziario è scelto in un albo nazionale – per chiarire un attimo anche la mia figura – e può essere un dottore commercialista o un avvocato: io sono un dottore commercialista. Nella gestione ci avvaliamo, comunque, di Pag. 5figure tecniche. Vista la complessità della materia, io avrei organizzato il mio intervento in questo modo: farò un'introduzione sul sito, compone si compone e come viene gestito; poi cederei la parola, in base alla specifica competenza, ai miei collaboratori vista la complessità dell'incarico e dei temi da affrontare, per dare un contributo compiuto alla Commissione. Con me c'è il professore Iovino, che è professore ordinario di chimica ambientale alla facoltà di Vanvitelli, presso Caserta, ed anche nella commissione – perché per l'Università Vanvitelli ci sono anche dei consulenti – per l'area della regione Campania. Poi c'è l'ingegner Alberto Ansiati che si occuperà di tematiche antincendio e ci darà un contributo in tal senso, essendo un consulente ambientale. L'ingegnere Massimo Corradetti, che è il direttore tecnico dell'impianto di Malagrotta, è un po' la mente storica e ha visto costruire gli impianti TMB; lui era il direttore dei lavori di M2, quindi conosce bene l'impianto ed è stato un manutentore storico; per questo ricopre la carica di responsabile degli impianti da quando io mi sono insediato. Poi c'è il dottore Massimo Iannuzzi, che parlerà degli aspetti amministrativi e contabili della società E. Giovi. Passo quindi ad introdurre un po' il sito di Malagrotta, come si compone il sito e via dicendo.
  Il sito di Malagrotta si compone di due impianti di trattamento meccanico biologico; sono gli impianti che oggi sono fermi perché sono stati interessati dall'incendio. L'impianto TMB2 è un impianto di trattamento meccanico biologico autorizzato per raccogliere 900 tonnellate al giorno di indifferenziata. Questo indifferenziato – il sacchetto nero per intenderci – viene lavorato e subisce un trattamento meccanico biologico, da cui escono fuori diverse frazioni: un 30 per cento è frazione organica stabilizzata (FOS), un altro 30 per cento è combustibile secondario da rifiuti (CSS), in pratica, le famose balle che Pag. 6poi vanno in giro per il mondo e in Italia per essere bruciate. Poi, di queste due frazioni, ci sono gli scarti di raffinazione e gli scarti pesanti; in tal senso, c'è una perdita di processo, da cui poi viene recuperata, in parte, una quantità di plastica e di ferro; ovviamente, non si tratta di ferro e plastica puri come se si raccogliessero attraverso la raccolta differenziata.
  Poi c'è l'impianto TMB1, che è un impianto omologo – questo che è stato interessato dall'ultimo incendio – e che tratta 600 tonnellate al giorno di indifferenziata; più o meno i processi sono uguali. Diciamo che il primo è quello più recente – poi l'ingegner Corradetti ci spiegherà bene la storia – mentre invece M1 è quello un po' storico, che è stato costruito circa nel 1998; poi tale impianto ha lavorato per un certo periodo. Si è infine fermato ed è stato utilizzato anche per sperimentare nuove tecniche per i nuovi impianti.
  Io arrivo a Malagrotta nel 2017, perché il primo incarico mi è stato conferito dal prefetto Basilone in seguito ad interdittiva antimafia che ha colpito il gruppo Cerroni, quindi era un incarico ad contractum, che prevedeva solo la gestione del contratto in essere con AMA per il conferimento dei rifiuti. Diciamo che negli ultimi trent'anni un vero contratto non era mai esistito, almeno da quello che ho appreso in questi anni, perché si partiva da un presupposto per cui, a Roma, essendo gli impianti prossimi al comune di Roma, essendo in tariffa amministrata – perché a Roma vige la tariffa amministrata – non si era mai stipulato un contratto. Io l'ho stipulato per primo – mi sembra nel 2018 – e abbiamo stipulato tale primo contratto con AMA in cui abbiamo dato delle pattuizioni che attualmente sono ancora in essere. Quindi, il primo incarico era un incarico durante il quale i vertici erano ancora in essere; io avevo un incarico limitato e non era riferito alla discarica, ma solo al ramo TMB. Però, con i miei collaboratori già avevamo Pag. 7intuito che la situazione era abbastanza complessa, perché le risorse finanziarie non erano sufficienti: la società aveva molti debiti, gli impianti non erano tenuti benissimo (poi lo vedremo con la relazione dell'ingegner Corradetti). Noi abbiamo quindi fatto degli interventi importanti di manutenzione straordinaria e ordinaria.
  L'amministrazione straordinaria, quindi, finisce – perché a luglio del 2018 viene sequestrato l'intero sito – e io sono nominato amministratore giudiziario il 22 luglio del 2018. La situazione che abbiamo trovato era una situazione complicatissima sia sotto l'aspetto amministrativo contabile ma anche organizzativo e abbiamo fatto una serie di interventi, in quanto i dipendenti in carica che prestavano manodopera nel sito erano circa 200, però assunti alle dipendenze erano cinque. Quindi noi abbiamo fatto un piano di ristrutturazione aziendale e abbiamo assunto tutti i dipendenti con i contratti di settore, anche perché i contratti che poi avevano con queste società satellite che erano sempre del gruppo Cerrone – contratti di servizi – comunque erano dei contratti tra i più disparati, con grossi superbonus, grossi vantaggi economici e via dicendo. Noi, invece, abbiamo riportato il tutto nell'alveo della legalità, perché abbiamo assunto facendo con una grossa operazione a cui ha collaborato anche il settore lavoro della Ernst & Young; abbiamo fatto, quindi, un'operazione significativa e oggi gli stipendi vengono regolarmente pagati.
  L'ultimo bilancio approvato era quello del 2014 – poi il dottor Iannuzzi, che si è occupato di questa attività insieme ai revisori dei conti, ve la spiegherà in modo più compiuto – ha creato grossi problemi economici, perché non potevamo richiedere gli adeguamenti tariffari perché eravamo fermi a una tariffa che risaliva agli anni 2013- 2014. Quindi, con molte difficoltà, siamo andati avanti per approvare i bilanci, visto che, Pag. 8comunque, probabilmente c'era un motivo se dal 2018 non erano stati approvati i bilanci; poiché li dovevo firmare io, abbiamo fatto un grosso approfondimento sui bilanci e adesso siamo quasi in dirittura d'arrivo e stiamo chiedendo gli adeguamenti tariffari. Sul settore discarica non c'era grossa liquidità e, infatti, questo ci ha portato poi a segnalare la situazione alla Commissione europea (ed ecco che poi interviene il generale Vadalà). La discarica ha un costo di 6 milioni di euro all'anno circa, ma entrate non ce ne sono perché nel 2013 il sindaco Marino chiuse la discarica, cioè non si accettavano più conferimenti (poi il professore Iovino spiegherà magari questi passaggi anche in modo più tecnico).
  Da quel momento, per la discarica non ci sono più ricavi, quindi incominciano ad esserci dei problemi, perché senza entrate la gestione diventa sempre più complicata. Poi, non era ancora iniziato il capping, che adesso è affidato alla gestione del commissario Vadalà, e noi abbiamo segnalato questa situazione. Il sito di Malagrotta si compone della discarica di Malagrotta, che è di circa 140 ettari (solo la parte interna alla discarica): sono 11 lotti, di cui 1 è intercluso; il professore Iovino fa sempre un esempio, per cui tale dimensione è pari a 336 volte lo stadio Olimpico (per dare un'idea).
  Poi gestiamo un impianto di depurazione di percolato e acqua MISE, autorizzato per 60 mila metri cubi annui, che è entrato in funzione nel 2017. Poi c'è una parte energetica, per cui abbiamo due sistemi di produzione, dal biogas all'energia elettrica, che vendiamo in parte all'esterno e, in parte, utilizziamo per essere autosufficienti nei nostri impianti; i due sistemi vantano il motore generatore e delle turbine. Poi abbiamo un impianto fotovoltaico che, in parte, abbiamo costruito noi in economia. Quando sono arrivato, all'interno, con le nostre forze, abbiamo revocato dei contratti con ditte esterne Pag. 9che costavano molto e l'abbiamo costruito in economia. Poi, contemporaneamente, abbiamo gestito un piano di caratterizzazione, perché ci sono delle prescrizioni in merito. Infatti, l'ARPA, diversi anni fa, aveva rilevato delle evidenze di presunta contaminazione esterna. Quindi c'è stata una conferenza di servizio, un'autorizzazione ed è stato portato avanti un piano di caratterizzazione – mi sembra, originariamente con otto campagne – che noi abbiamo ampliato e adesso è stata presentata la relazione finale.
  Poi, parallelamente, c'è un processo per disastro ambientale che non riguarda l'indagine che mi vede amministratore giudiziario. Non entro poi nel merito dell'indagine perché l'amministratore giudiziario gestisce la società e, di solito, non conosciamo bene gli sviluppi del processo, anche se sono stato teste. Il procedimento penale che ha generato il sequestro riguarda la gestione illecita di rifiuti ai sensi dell'articolo 452-quaterdecies – il reato presupposto – ed è un sequestro volto alla confisca obbligatoria. Siamo ancora in primo grado e la mia figura è legata anche al processo, perché in base all'esito, poi, può decadere l'amministratore giudiziario, se ritorna il proprietario oppure si va a confisca; quindi, poi, ci sono i vari gradi di giudizio.
  Poi, parallelamente, c'è un altro giudizio che è pendente davanti alla Corte d'Assise per disastro ambientale: questo è indipendente dal sequestro, però c'è un altro processo che è anche legato a queste evidenze di contaminazione esterna. Poi c'è un'altra prescrizione che portiamo avanti, quella della MISE, della messa in sicurezza, perché dobbiamo sempre monitorare che il battente idraulico interno non sia più alto di quello esterno, perché ci può essere tracimazione. Quindi, noi teniamo sempre sotto controllo queste situazioni con i nostri tecnici.Pag. 10
  Originariamente – facciamo un salto indietro – quando sono arrivato, non ho stravolto l'organizzazione, perché noi seguiamo il decreto legislativo n. 159 del 2011 – sarebbe il cosiddetto codice antimafia – cioè, sulla gestione, io faccio una relazione al GIP. Attualmente, ho depositato la 358a relazione da quanto sono qui, perché cerchiamo di dare un'informazione sempre molto compiuta al GIP. Al mio arrivo, comunque, ho dovuto procedere anche a uno svecchiamento, perché i vertici aziendali avevano 75/80 anni, quindi abbiamo dovuto fare anche delle sostituzioni. Poi, la legge antimafia ci impone di fare una verifica del collegamento con il proposto – con l'indagato – dei dipendenti, quindi abbiamo anche allontanato le persone che erano indagate ed erano legate alla vecchia proprietà, oltre ad altri (perché abbiamo rilevato anche che erano stati commessi dei reati). Poi, in linea di massima, la struttura aziendale esistente ce la siamo tenuta, cioè chi era esperto, le persone ultraventennali come l'ingegner Corradetti, che è un massimo esperto, che conosce bene i TMB, sono restate e gli abbiamo dato un ruolo più importante. Lui, in particolare, è diventato il direttore tecnico, perché lui è un manutentore e, dopo il primo incendio, ha avuto anche sei stent, cioè ha avuto un infarto subito dopo (io lego questo fatto al primo incendio, solo per sottolineare l'impegno che ci mettiamo in questa attività).
  Nel 2018, appena nominato amministratore giudiziario, avevo già visto i problemi degli impianti, che purtroppo avevano delle grosse carenze manutentive. A ottobre 2018 – è agli atti – io ho fatto una relazione al GIP dove ho nominato una società per fare un revamping, cioè per fare una prima stima. La società è la Sorain Cecchini Tecno, che è la società che si è distaccata dal gruppo Cerroni perché prima erano due, ed è la società che ha i brevetti di carroponte (sono quelli che storicamente hanno costruito l'impianto) ed è stata una scelta obbligata affidarsi a Pag. 11loro. Ciò si può vedere anche probabilmente dagli atti della prefettura, perché abbiamo avuto dei grossi problemi con tutti gli enti che non credevano in questo fermo, perché abbiamo dovuto purtroppo fare un fermo tecnico per fare delle grosse manutenzioni sia all'M2, sia all'M1 (poi l'ingegner Corradetti spiegherà ciò nel dettaglio). Avevamo, infatti, dei problemi con gli indici respirometrici e, quindi, sono dovuto intervenire per forza, perché, ovviamente, rappresentando il tribunale non potevo sicuramente consentire che uscissero dei carichi di FOS con un indice respirometrico superiore a mille. Quindi abbiamo fatto questi interventi – è tutto documentato – molto importanti; specialmente su M1 abbiamo rifatto i bacini. Contemporaneamente, c'era l'incidente probatorio, quindi ci sono le foto documentate, perché c'erano i periti dell'ISPRA, la procura; il professor Iovino ha le foto – le ha proiettate l'altra volta – e quindi si vede che noi l'impianto l'abbiamo manutenuto, anche se sono impianti con una tecnologia ormai forse anche un po' vecchia. Però noi abbiamo comunque sempre manutenuto tutti gli impianti nel modo giusto.
  Successivamente, quali sono le tutele che ha messo in campo l'amministratore giudiziario per far sì che questo impianto venisse sempre gestito bene? Nel 2020 io ho nominato un responsabile (RSPP) della prevenzione, una società di consulenza, sia antincendio che ambientale, e poi abbiamo la società Air Fire Spa, che è la società che fa la manutenzione dei presidi antincendio. Abbiamo in campo la società di vigilanza, che nel 2023 non solo faceva la vigilanza normale – quindi la vigilanza armata su tutto il sito – ma dal 2023, in seguito all'altro incendio, abbiamo anche un servizio specifico antincendio. Quando sono arrivato abbiamo affidato alla Zerotecnica, una società esperta di videosorveglianza, il compito di installare 100 nuove telecamere all'esterno e poi interne, che non esistevano Pag. 12prima e oggi sono tutte completamente funzionanti, le cui immagini sono state acquisite. Prima esistevano solo delle telecamere interne sui nastri, quindi noi abbiamo potenziato la videosorveglianza. Quindi, oggi, sia per M2 sia per M1 la videosorveglianza era attiva ed è stata acquisita dalla polizia giudiziaria, ma c'è un'indagine in corso e non mi posso spingere a dirvi oltre.
  Dopo l'incendio del 2022 abbiamo anche avuto una verifica dei vigili del fuoco che hanno elevato un verbale, ci hanno fatto le prescrizioni e abbiamo adempiuto. Per M1 abbiamo formato a livello alto i dipendenti – abbiamo formato quest'anno, 100 dipendenti – e, nell'attesa di fare l'esame, avevamo fatto la richiesta ai vigili del fuoco in tal senso. In più, ci hanno fatto installare dei tasti di esclusione nella sala controllo in caso di problematiche, cioè di esclusione degli impianti elettrici. Nel 2023 abbiamo avuto una verifica per cui si è visto che i nostri sistemi antincendio erano corretti, con tanto di verbale, che ho qui. Non ho avuto il tempo di fare una relazione precisa perché, con il poco tempo, ed essendo stato preso da mille cose, vi farò avere in seguito questa documentazione di cui vi dico e manderemo una relazione su tutto, anche con le riprese fotografiche. Questa è l'impostazione che abbiamo dato, nel senso che ci siamo preoccupati sempre di mettere in campo tutte le figure professionali disponibili (c'è il professore Iovino, l'ingegner Corradetti e non ho potuto ovviamente portare tutti i tecnici) ed abbiamo prestato messo sempre molta attenzione a tutta la vicenda.
  Per quanto riguarda la manutenzione – anche questo è documentato –, dopo le manutenzioni straordinarie che abbiamo fatto sui due impianti, per circa un anno e mezzo abbiamo affiancato ai nostri la società Sorain Cecchini, che ci ha fatto ulteriormente, con un altro professore universitario, Pag. 13una consulenza sui bacini; essi ci hanno seguito per cercare di risolvere questo problema e, infatti, poi, i risultati si sono visti, perché quando mandavamo la FOS in giro non avevamo molte obiezioni, proprio perché rispettavamo gli indici respirometrici. Questa è l'introduzione che ho fatto e spero di essere stato chiaro.
  Infine, Presidente, volevo anche segnalare questo. Per l'incendio di TM2 io sono riuscito a stipulare nel 2019 una polizza assicurativa con l'Unipol. Io, nella qualità di amministratore giudiziario, abbiamo fatto vedere i bilanci, abbiamo fatto visionare gli impianti, come li avevamo ristrutturati e manutenuti. Però, purtroppo, l'Unipol, nonostante sollecitata, non ci chiama ed è un grosso problema. Non so il perché: la polizza è stipulata, stiamo facendo dei solleciti e secondo noi problemi non ce ne sono. Se ci rispondono e cominciamo ad avere un'interlocuzione sarebbe una buona cosa, perché il valore ci copre per intero il valore degli impianti, quindi M2 lo potremmo ricostruire con il rimborso del risarcimento dell'Unipol. Speriamo che si facciano vivi: lo diciamo qui pubblicamente, visto che non riesco a capire perché non ci rispondono.

  PRESIDENTE. Grazie. Immagino perché prima dovranno capire. Ci sarà una causa in corso, delle indagini si dovrà capire se l'incendio è doloso. Penso che sia quella la motivazione per cui un'assicurazione si possa esimere dal pagamento e comunque ci saranno alcuni aspetti da chiarire.

  LUIGI PALUMBO, amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l. Però non ci hanno risposto, perché sono due piani diversi, quello civilistico e penale; non ci hanno detto questo. Quindi non ci rispondono per partito preso e dovremo fare una causa che durerà parecchio.

Pag. 14

  PRESIDENTE. La vedo difficile. Prego, professor Pasquale Iovine.

  PASQUALE IOVINO, consulente dell'amministratore giudiziario. Grazie. Partirei dalla parte autorizzatoria, prima per i TMB e poi passerei alla discarica. Poiché il dottor Palumbo ha riportato diverse volte questo indice respirometrico, la FOS, giusto per capire di che cosa si tratta, io vi dico subito che ai TMB arriva il rifiuto organico indifferenziato: con un sistema chimico-fisico c'è un primo processo di triturazione; poi c'è una vagliatura primaria, con separazione elettromagnetica, per la parte metallica non metallica, e poi abbiamo il trattamento di ossidazione biologica. La componente organica viene messa in bacini con un sistema di aspirazione ad aria e viene movimentata per circa 21 giorni. Alla fine di questi 21 giorni, se la sostanza organica è stata stabilizzata, il numero che ci dice che questo è stato verificato è questo indice respirometrico; questa, quindi, è un'analisi che viene fatta e che deve essere inferiore a 1000; se è inferiore a 1000, la FOS può essere scaricata e può essere inviata all'esterno.
  Si diceva prima del TMB1 e TMB2. Dei due impianti, quello costruito all'inizio è il TMB1, nel 1998, mentre il TMB2 nel 2011. I due impianti hanno avuto l'autorizzazione AIA il 23.12.2013. Il TMB M1 è autorizzato per 187 mila tonnellate anno, per un quantitativo massimo di lavorazione giornaliera di 600 tonnellate; quindi M1 600 tonnellate giorno, mentre TMB2 280 mila tonnellate annue, con capacità massima di lavorazione giornaliera di 900 tonnellate giorno. Questa è la capacità di lavorazione.
  La ricezione, quando cioè arriva il camioncino dell'AMA e scarica i rifiuti – quindi l'indifferenziato – siamo autorizzati per M1 ad avere lì in giacenza 4 mila 500 metri cubi, mentre, per il TMB2, 9 mila metri cubi. Quindi, il volume all'interno che Pag. 15può essere occupato da rifiuti, in giacenza e non in lavorazione. In termini di lavorazione – lo ripeto – abbiamo 600 e 900. Questo perché ho sentito diversi numeri. Poiché ci sono indagini in corso non abbiamo mai dato i numeri ufficiali, però, a questo punto, volevo dire i numeri di quanti rifiuti stavano al momento dell'impianto nell'M1 e M2: M1, il 24.12.2023, ha ricevuto in ingresso 422 tonnellate; siamo autorizzati a lavorare 600, quindi sono entrate 422 e 350 sono state lavorate; in giacenza c'erano 72 tonnellate! Quindi, nell'impianto di rifiuto urbano indifferenziato, quando c'era l'incendio, c'erano 72 tonnellate in giacenza: siamo autorizzati in giacenza per 4 mila 500 metri cubi, cioè una quantità infinitamente inferiore. Quindi, stavamo al di sotto dei limiti di lavorazione giornaliera, con 422 tonnellate in ingresso lavorate rispetto a 600 e poi in giacenza c'era pochissimo.
  Per M2, il giorno dell'incendio, che è avvenuto il 15 giugno 2022, noi siamo autorizzati a lavorare 900 tonnellate al giorno: noi avevamo accettato quel giorno, al momento dell'incendio, 771 tonnellate. Quindi, sia nell'uno che nell'altro caso, i valori in ingresso erano nettamente inferiori a quanto autorizzato. Sono girati diversi numeri e, a questo punto, vogliamo dare i numeri ufficiali. Questi numeri sono stati dati, ovviamente, prima all'autorità giudiziaria e ora li stiamo comunicando anche a voi.

  PRESIDENTE. Scusi, non ho capito i numeri: con 422 tonnellate stiamo parlando del TMB1, laddove ne possono entrare 600, di cui 350 lavorate e 72 in giacenza: quant'è che invece potrebbero rimanere in giacenza?

  PASQUALE IOVINO, consulente dell'amministratore giudiziario. In giacenza, per M1, 4 mila 500 metri cubi.

  PRESIDENTE. Equivalgono, in tonnellate?

Pag. 16

  PASQUALE IOVINO, consulente dell'amministratore giudiziario. Allora, poiché la valutazione è volumetrica, non posso sapere il dato preciso perché dipende dal sacchetto, da come arriva, ma comunque possiamo dire circa 2000 tonnellate.

  PRESIDENTE. Invece aveva detto che per il TMB2 ne sono entrate 771 quel giorno.

  PASQUALE IOVINO, consulente dell'amministratore giudiziario. Esatto, mentre eravamo autorizzati per 900, quindi, anche lì, stavamo al di sotto dei limiti. Quindi, questo per M1 ed M2. Parliamo dell'autorizzazione del 2013, ma, ovviamente, per questa autorizzazione c'è stato un aggiornamento nel 2015. Nel 2015 la regione autorizza il Colari – perché l'impianto era una parte Colari e poi il servizio lo faceva E. Giovi – a utilizzare la fossa del gassificatore, che era fermo perché non funzionante, cioè in manutenzione, anche per gli impianti. Quindi, il gassificatore lì non funziona, è fermo: resta ancora questo gassificatore perché è lì storicamente, ma quello è un sito di stoccaggio. Quindi, nel 2015 il Colari è autorizzato a utilizzare quella fossa, che prima serviva per il gassificatore, anche per stoccare i rifiuti di M1 e M2. Siamo nel 2015: autorizzato in R13 per 4 mila tonnellate.
  Andiamo avanti. Nel 2016 la regione autorizza E. Giovi all'utilizzo dello stoccaggio del CSS, quindi la fossa del gassificatore rientra tra le aree di pertinenza di E. Giovi, non più Colari; fa parte proprio dell'E. Giovi, e, quindi, viene staccata proprio dal punto di vista autorizzatorio per il gassificatore. Ciò rientra nelle pertinenze di E. Giovi e si autorizza la E. Giovi a utilizzare la fossa in R13 per un quantitativo di 6 mila tonnellate: siamo all'autorizzazione G08231 del 18 luglio 2016.
  Infine, abbiamo l'ultima autorizzazione, 2019, che ha esteso la durata dell'AIA, partita nel 2013, fino al 22.12.2023. AttualmentePag. 17 abbiamo un riesame dell'AIA in corso per l'aggiornamento.
  Ovviamente, il riesame è ancora in corso perché un po' ci siamo bloccati per l'incendio di M2 e ora abbiamo M1, ma comunque l'iter sta continuando. Questo è la parte relativa ai TMB. Passerei ora alla parte discarica.
  La discarica ha un'autorizzazione del progetto di copertura di chiusura, capping, che risale al 2008. Nel 2008 si sono susseguite diverse gestioni commissariali che hanno autorizzato, di volta in volta, l'abbancamento di ulteriori rifiuti. Tuttavia, poiché si era modificato lo stato di fatto, si rendeva necessaria una modifica sostanziale del progetto autorizzatorio iniziale. Tale modifica sostanziale che arriva nel maggio 2016, quando la E. Giovi prepara il progetto affidato alla società Montana, che viene approvato il 3.12.2018. Intanto, nel 2016 è anche aperto un caso di EU Pilot.
  Il 10 luglio 2018 viene nominato dal tribunale il dottor Palumbo come amministratore giudiziario. Poi, nel gennaio 2019 è stata emessa la richiesta di incidente probatorio e, quindi, non si poteva modificare lo stato dei luoghi, cioè in discarica non potevamo fare nulla. Terminato l'incidente probatorio, i periti il 23 febbraio 2021 hanno consegnato la perizia e noi abbiamo iniziato a lavorare sulla discarica (perché finché non consegnavano la perizia non potevamo modificare lo stato dei luoghi). A questo punto, poiché nel progetto iniziale, quello approvato nel 2018, si richiedeva tra le altre cose alla società di aggiornare lo stato di fatto (perché i luoghi erano modificati) e anche di verificare lo stato di assestamento degli argini, fu necessario fare un progetto per fare delle ulteriori indagini, che abbiamo affidato alla società Tecnital. Quindi, noi abbiamo dato seguito a quanto era previsto dall'AIA – la G15612 – del 3.12.2018.Pag. 18
  A questo punto, l'incarico è stato alla Tecnital, con le indagini che sono iniziate a dicembre 2021 e sono terminate a maggio 2022. Durante tutta questa attività è stato nominato il commissario Vadalà per l'attività di messa in sicurezza della discarica. Quindi, a questo punto, l'attività di gestione della discarica è passata in mano al commissario Vadalà, che deve continuare quello che noi abbiamo già iniziato. Queste indagini che abbiamo fatto sono state messe a disposizione del generale Vadalà perché il progetto vada avanti. In tutto questo, però, poiché il progetto del generale Vadalà richiede dei tempi, perché gli importi sono elevati e bisogna fare delle gare, dai risultati delle indagini abbiamo visto che sulla discarica c'erano criticità, soprattutto in una zona particolare, la zona lotto C, la più vecchia della discarica. Allora, abbiamo condiviso con gli enti la necessità di iniziare alcune attività per giungere alla messa in sicurezza del sito. Abbiamo incrementato il numero di pozzi MISE di tre, abbiamo incrementato il numero di pozzi di percolato di 25 (prima c'erano solo 12 pozzi di percolato e ne abbiamo fatti in pochi mesi altri 25). Abbiamo incrementato il numero di pozzi di captazione del biogas in 30, perché, ad esempio, nel settore ovest della discarica non c'era nessun pozzo di captazione del biogas. Noi abbiamo fatto delle indagini con il drone lì, sul posto, e abbiamo visto che in quella zona c'erano delle perdite di biogas. Quindi, abbiamo già iniziato delle attività che – attenzione – abbiamo stimato in un costo di circa 800 mila euro e che sono state poste a carico di E. Giovi, ma abbiamo anticipato noi.
  Noi, grazie a queste attività – già ho proiettato l'altra volta questo dato quando avete fatto una visita a Malagrotta – già abbiamo riscontrato dei risultati importanti.
  Noi, quest'anno, ad esempio, rispetto agli altri anni, abbiamo raggiunto un totale di percolato emunto di circa 35 mila 500 Pag. 19tonnellate. I valori precedenti erano inferiori: nel 2015, 24 mila; nel 2016, 20 mila; nel 2017, 17 mila. Questo perché? Perché i 12 pozzi che erano presenti non erano funzionanti, ma erano disassati e questi assestamenti, ovviamente, hanno reso inutilizzabili questi pozzi di emungimento del percolato. Pensate che noi, mediamente, dalla discarica, il percolato mensile che si tirava fuori stava intorno a 2000, 2002, 2003, secondo anche la stagionalità. Noi, a ottobre, abbiamo emunto 3 mila 400 tonnellate, a novembre 4 mila 400, a dicembre siamo arrivati a 4 mila 800 tonnellate. Quindi, in tre mesi, abbiamo fatto a momenti quanto prima si riusciva a fare in sette o otto mesi e stiamo portando avanti quest'attività. Quindi, con nuovi pozzi, con una profondità di circa 50/60 metri, abbiamo rifatto il progetto ex novo. Vi ripeto: noi abbiamo condiviso con la struttura del commissario e con gli enti anche i punti dove loro avrebbero fatto i pozzi del percolato, quindi abbiamo anticipato quello che avrebbero fatto loro. In alcune zone all'esterno c'è un'evidenza di un impatto negativo della discarica e lì siamo intervenuti, sia come biogas, sia come percolato e sia come inversione del battente idraulico. Attenzione: per l'inversione del battente idraulico siamo lontani dall'arrivare a quel risultato, perché al risultato si arriva quando noi mettiamo questa copertura sulla discarica. Noi, oggi – riporto il dato – mediamente dai pozzi MISE si emungono 27/28 mila tonnellate, laddove noi abbiamo chiuso il 2023 con circa 39 mila tonnellate, quindi abbiamo incrementato di molto. Però, finché non mettiamo una copertura, la pioggia incrementerà sempre il livello idraulico all'interno, quindi è necessario procedere quanto prima a questa chiusura della discarica. Una volta che sarà data completamente a questa attività si potrà ragionare e si arriverà sicuramente all'inversione del battello idraulico. Perché ciò è importante? Immaginiamo la discarica come un catino, essendoPag. 20 circondata da un diaframma plastico, da una barriera di cemento e bentonite di circa cinque chilometri e mezzo che circonda la discarica. Noi dobbiamo fare in modo che il liquido all'interno abbia una quota inferiore a quella all'esterno, altrimenti se tale quota è maggiore, potrebbe fuoriuscire. È banale il ragionamento, ma noi questo dobbiamo fare. Ovviamente, finché non metto un «tappo» al di sopra, non riuscirò mai a far sì che il liquido all'interno sia inferiore rispetto a quello che sta fuori e questo è quello che abbiamo fatto. Abbiamo quindi incrementato di molto, vi ripeto: siamo passati da circa 35 mila a quasi 40 mila tonnellate, però il risultato concreto si inizierà ad ottenere una volta completata l'operazione di chiusura.

  PRESIDENTE. Grazie. Dottor Iovino, prego.

  LUIGI PALUMBO, amministratore giudiziario della E. Giovi S.r.l. Volevo fare una precisazione circa la nomina della Tecnical. Il progetto Montana era un progetto datato, cioè non era più attuale. Noi abbiamo fatto una mini gara. La E. Giovi è una società privata, però noi abbiamo una procedura interna trasparente e quindi abbiamo sentito tre società primarie: Tecnical, Montana – che ha ripartecipato – e Saipem ERM. Abbiamo esaminato questi progetti, loro sono venuti e hanno fatto i sopralluoghi. Ciò la dice lunga sul fatto che Montana ha fatto un'offerta partecipata, quindi vuol dire che il progetto di Montana era da integrare perché era un progetto datato. Tuttavia, non ci convinceva perché si diceva che i pozzi di percolato non prevedevano tanti pozzi necessari. C'era una convinzione che noi abbiamo sfatato, per cui il percolato veniva emunto attraverso le condense del biogas – questo è anche agli atti dell'ARPA – perché ci sono 2 mila 500 pozzi di biogas (quindi c'era questa tesi suggestiva). Noi invece abbiamo dimostrato un'altra cosa. Le condutture del percolato che veniva Pag. 21ottenuto dalle condense del biogas le abbiamo separate e, oggi, lo pesiamo alla pesa, quindi la resa di biogas in termini di percolato è bassa (parliamo di 3 mila 500 metri cubi annui, quindi ciò non può essere). Oggi lo pesiamo perché va in pesa direttamente, quindi la strada è quella di fare i pozzi di percolato, posto che il percolato emunto dalle condense di biogas è pochissimo, non è sufficiente. Quindi, ecco perché, alla fine, in questa mini gara abbiamo scelto Tecnical, perché era la società che ci convinceva di più perché erano più presenti. Poi, però, nel 2022, non sono riusciti a fare tutto il progetto commissionato da noi perché è subentrato il commissario, quindi, dopo il protocollo d'intesa del 2022, noi abbiamo risolto il contratto in via bonaria: li abbiamo pagati per quella parte che loro avevano fatto e poi il generale è andato avanti con i progetti. Questa è la situazione fattuale, perché, avendone sentite tante dalla stampa, mi sentivo di precisare questo. Quindi, la società Montana ha partecipato a questa gara perché anche loro erano dell'avviso che bisognava procedere. Il vecchio progetto da solo non era sufficiente: c'è poco da fare.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio la parola all'ingegner Alberto Ansiati.

  ALBERTO ANSIATI, consulente dell'amministratore giudiziario. Grazie e buongiorno a tutti. Io, come è stato anticipato dal dottor Palumbo, farò un breve excursus per quanto riguarda i sistemi antincendio presenti nel sito e quello che è successo nei due incendi, al TMB2 e TMB1, ovviamente limitandomi a dire quello che è possibile dire visto che ci sono delle indagini in corso. Per quanto riguarda il primo evento volevo specificare che, alla data dell'incendio, il 15 giugno del 2021, il certificato di prevenzione incendi era regolare e in corso di validità, in quanto, con protocollo 2079, era stato effettuato un rinnovo l'11 Pag. 22gennaio del 2018 e, di conseguenza, la scadenza sarebbe stata l'11 gennaio del 2023. Nello specifico, i sistemi antincendio sono quelli previsti dell'attività relativa alla classe C, che individua il livello massimo di pericolosità della specifica attività.
  L'attività, in particolare, è l'attività 70 che, secondo il DPR n. 151 del 2011, individua i locali adibiti a deposito con superficie superiore a 1000 metri quadri, con quantitativi di merci e materiali combustibili superiori a 5 mila chili (5 mila chili vuol dire 5 tonnellate). Quindi, per i numeri che abbiamo sentito, il discriminante per definire il livello di rischio è sostanzialmente la superficie di deposito. Infatti, nei vari CP attinenti al TMB2 e al TMB1 si parla, ovviamente, di classe C, quindi alla massima pericolosità, in quanto le superfici superano i 3 mila metri quadri.
  Il codice prevede un rischio di classe A fino a 1000 metri quadri, un rischio medio, B, fino a 3 mila metri quadri, e, superiore a 3 mila metri quadri siamo a rischio massimo. Quindi, questo era importante stabilirlo in quanto, ovviamente, il codice prevede anche un quantitativo in tonnellate, ma prevede un limite di 5 tonnellate che, in una situazione come quella di Malagrotta, sono ampiamente superate. Quindi, la discriminante è la superficie.
  I sistemi passivi e attivi antincendio presenti nell'impianto TMB2 gassificatore sono stati progettati e valutati dal comando di competenza dei vigili del fuoco, quindi installati, verificati, collaudati e autorizzati secondo la normativa in vigore.
  Il 15 giugno del 2022 abbiamo avuto le fasi di preallarme e allarme previste dal piano di gestione della sicurezza antincendio, relativamente, quindi, all'innesco e alla successiva repentina crescita dell'incendio nella zona di stoccaggio del CSS e dell'edificio gassificatore. Come ha giustamente specificato il professor Iovino, si parla di gassificatore ma, in realtà, è un Pag. 23termine obsoleto che si porta dietro quell'edificio, in quanto l'impianto gassificatore è dismesso e si intende gassificatore semplicemente la fossa di stoccaggio del CSS adibita ai due impianti TMB1 e TMB2. Quindi, si parla di gassificatore ma, in realtà, si dovrebbe parlare più propriamente di area di stoccaggio.
  Quindi, le fasi di preallarme e di allarme hanno correttamente funzionato secondo il piano di emergenza ed evacuazione dell'impianto di trattamento rifiuti TMB2 e, con la stessa procedura d'emergenza in caso di incendio, relativamente all'impianto gassificatore. Quindi, è stato verificato che tutte le procedure di preallarme e allarme in capo al personale e alla guardianìa, sono state praticamente correttamente eseguite secondo i piani di emergenza ed evacuazione.
  Il 15 giugno del 2022, durante l'incendio nella zona di stoccaggio del CSS all'interno del locale gassificatore, tutti i sistemi antincendio hanno correttamente funzionato e questo è stato appunto verificato. Si precisa che l'incendio del TMB2 è stato successivo all'incendio sviluppatosi nella zona di stoccaggio del CSS dell'edificio gassificatore – il secondo incendio si è sviluppato due ore dopo il primo – e che in quel momento, cioè quando si è sviluppato l'incendio nel TMB2, era il comando dei vigili del fuoco che aveva in comando la gestione di tutte le operazioni antincendio nell'area TMB2 e gassificatore. Quindi, diciamo che tutte le procedure a quel punto di E. Giovi erano congelate in quanto il comando delle procedure antincendio era in capo ai vigili del fuoco.
  In particolare, il secondo incendio del TMB2 si è sviluppato circa un'ora, un'ora e un quarto dopo la presenza in loco dei vigili del fuoco.
  Si precisa, inoltre, che, benché installati in periodi diversi, i vari impianti e sistemi antincendio all'interno del complesso Pag. 24produttivo di Malagrotta sono caratterizzati da una configurazione simile tra loro, sia per la tipologia delle apparecchiature che per la modalità di gestione. Infatti, TMB1 e TMB2 sono sostanzialmente due processi simili, per non dire identici.
  A tal proposito è dunque possibile affermare che il sistema antincendio a servizio del gassificatore TMB2 è del tutto simile a quello disponibile al TMB1. Questo è importante perché, successivamente all'incendio del 15 giugno del 2022, l'impianto è stato meticolosamente controllato e verificato dai vigili del fuoco – comando provinciale di Roma, ufficio di polizia giudiziaria – in data 11 luglio 2022 (quindi un mese dopo il primo incendio, c'è stata questa verifica dei vigili del fuoco sul TMB1), che ha evidenziato solamente tre lievi difformità, riferite peraltro al decreto legislativo n. 81 del 2008, ovvero per la sicurezza degli ambienti di lavoro e non già nelle specifiche attività di prevenzione incendi, le quali, dunque, risultavano del tutto idonee alle funzioni per cui erano destinate.
  Se, quindi, il sistema del TMB1 era sufficiente, regolarmente funzionante ed idoneo alle funzioni, vista la configurazione del tutto simile del sistema previsto per il gassificatore TMB1 e visti i registri delle manutenzioni regolarmente effettuate su entrambi gli impianti, non si può che confermare che l'intero sistema antincendio a servizio del gassificatore TMB2 fosse perfettamente idoneo e funzionante al momento dell'evento del 15 giugno del 2022.
  Per quanto riguarda invece l'incendio occorso ora nel TMB1, anche in questo caso, alla data dell'incendio, il 24.12.2023, il certificato di prevenzione incendi era regolare e in corso di validità, ed era stato rinnovato con protocollo 64348 del 25.10.2021 e, quindi, con scadenza 25.10.2026.
  Con riferimento, quindi, alla verifica del sistema antincendio del TMB1 eseguito dai vigili del fuoco del comando di Roma in Pag. 25data 11 luglio del 2022, si osserva che in tale sede nessun riferimento è stato avanzato circa la necessità di installare allarmi, sirene o altri dispositivi automatici e che niente fu sollevato nel merito del presidio in assenza di lavorazioni.
  A seguito dell'incendio occorso al TMB2 gassificatore il 15 giugno 2022, oltre ad avere ottemperato nei termini previsti di legge alla prescrizione dei vigili del fuoco, l'amministratore giudiziario ha predisposto ulteriori investimenti nella prevenzione degli incendi.
  In particolare, come è già stato accennato, è stato implementato il sistema antincendio del TMB1 (quindi, subito dopo la verifica dell'11 luglio del 2022). È stato poi implementato il sistema antincendio di TMB1 con manichette Naspi UNI DN 25 nell'area ricezione rifiuti, dove è possibile che si inneschino incendi durante le operazioni di rottura dei sacchi e quant'altro, in quanto sono azioni di sfregamento meccanico ed è frequente e possibile che si inneschino degli incendi; quindi è stato ulteriormente potenziato il sistema con la presenza di queste manichette.
  Come già accennato dal dottor Palumbo, sono stati organizzati e svolti corsi antincendio di livello 3, ovvero di alto rischio – senza che durante la visita dei vigili del fuoco fosse emersa questa necessità – su circa 100 lavoratori. A gennaio 2023 è stato implementato il contratto con la società di vigilanza Security Service con personale aggiuntivo e opportunamente formato per la sorveglianza antincendio.
  Nel piano di emergenza e di evacuazione è previsto che al di fuori dell'orario di lavoro le guardie hanno l'obbligo di segnalare principi di incendio alle autorità competenti e al personale reperibile della società E.Giovi. È altrettanto vero che non esiste un divieto di esimersi dall'agire per mitigare l'evento, in quanto Pag. 26da contratto è richiesto che il personale di vigilanza deve essere opportunamente formato nella prevenzione incendio.
  Durante le fermate dell'impianto, quindi, il personale di vigilanza, con questa implementazione anche di contratto, si sostituisce agli operatori della società E. Giovi per la sorveglianza antincendio, con servizio di ronda e videosorveglianza. Mi preme precisare che in sala guardiania e in sala controllo sono sostanzialmente a disposizione, in maniera continua, le telecamere: 11 telecamere perimetrali del TMB1, più 2 telecamere all'interno di TMB1 sulla zona di ricezione rifiuti, identificate come TE6 e TH4. Poi ci sono anche altre telecamere all'interno dell'impianto che, però, in quel caso, devono essere sostanzialmente selezionate dal personale di vigilanza, mentre queste di cui vi ho detto sono a video e a disposizione continua del personale di vigilanza.
  La società E. Giovi ha affidato l'installazione e la modulazione delle videocamere di sorveglianza alla società Zerotecnica, aumentando il numero di videocamere a disposizione per la videosorveglianza. In ultimo, come già anticipato dal dottor Palumbo, la società E. Giovi ha incaricato la società Air Fire per il controllo di tutti i presidi antincendio presenti nel complesso industriale di Malagrotta. La cadenza di controllo, ovviamente, dipende dal dispositivo antincendio in essere e, in generale, questi controlli sono, a seconda del dispositivo, settimanali, trimestrali e semestrali. Io avrei concluso.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio la parola all'ingegner Massimo Corradetti, specificando che noi alle ore 10,30 dobbiamo chiudere questa audizione perché abbiamo, a seguire, l'audizione del sindaco Gualtieri. Comunque, al termine lascerò spazio alle domande dei commissari e comunque vi anticipo la possibilità di riconvocarvi perché, naturalmente, abbiamo necessità di più Pag. 27tempo per approfondire anche altri aspetti assolutamente meritevoli di attenzione.

  MASSIMO CORRADETTI, direttore tecnico degli impianti. Buongiorno. Nel 2018 l'amministrazione giudiziaria, dopo aver preso in gestione i due impianti TMB – e quindi tutto il sito di Malagrotta – ha svolto delle indagini sugli impianti per capire lo stato di efficienza di questi. In particolare, è stato subito evidente lo stato di deterioramento dei bacini di compostaggio, in particolare quelli del TMB di Malagrotta 1, che avevano diverse criticità, ma anche dei macchinari in uso all'interno dell'impianto per il trattamento dei rifiuti. In merito a ciò è stato dato l'incarico, come ha detto il dottor Palumbo, alla società Sorain Cecchini Tecno, che è una società del gruppo Sorain Cecchini, esperta nella progettazione e realizzazione di impianti di trattamento rifiuti e che lavora essenzialmente in tutto il mondo (quindi hanno un'esperienza pluridecennale nel settore). A partire dall'ottobre del 2018, la società Sorain Cecchini Tecno è stata incaricata, con un contratto di servizi, di svolgere queste attività di indagine sugli impianti per capire quale fosse l'effettivo stato e quali provvedimenti prendere per riportarli nella massima efficienza. Dai loro rapporti è emerso in particolare che i bacini di compostaggio del TMB1 erano da rifare completamente ex novo. Ricordo che l'impianto era del 1998 e i bacini anche erano del 1998; tra l'altro, il bacino 2 dell'impianto di Malagrotta 1 era stato utilizzato per una sperimentazione di un nuovo tipo di carroponte a tre coclee e quindi era stato pesantemente modificato e scarsamente funzionante ed efficiente (insomma, aveva un sacco di problematiche). Quindi è stato deciso di rifare completamente i bacini di compostaggio di Malagrotta 1. Tutto questo per un impegno economico di circa due milioni e mezzo di euro. Per quanto riguarda il TMB2, invece, era stato giudicato che con una Pag. 28manutenzione accurata dei quattro carroponte a servizio dei bacini di compostaggio si sarebbe potuto recuperare la funzionalità degli stessi, però con una riserva sullo stato del fondo dei bacini, in quanto era stato valutato che questi erano scarsamente efficienti. Parlo del fondo dei bacini perché dal fondo dei bacini viene aspirata l'aria che partecipa al processo di biostabilizzazione, quindi se il fondo del bacino è impaccato, l'aria non può transitare efficientemente. Conclusi i lavori di riammodernamento dei bacini e altri lavori, che ha fatto sempre la SCT (come la revisione completa degli alimentatori a palette metalliche a servizio del TMB M2 e quant'altro), è stato fatto un contratto d'ingegneria per la supervisione e formazione del personale addetto alla gestione del processo di biostabilizzazione in particolare, seguiti anche da manutenzioni degli impianti.
  Al contempo, visto lo stato dei macchinari che possiamo definire commerciali, sono stati stipulati dei contratti per la loro manutenzione con le aziende di assistenza autorizzata per riportarli in piena efficienza e sicurezza. Cito alcuni esempi. Noi abbiamo dei trituratori della Hammel, dell'EuRec, della BMH e le presse della Macpresse, i separatori delle plastiche della Titec, e sono stati assegnati contratti alla ditta SAI, alla ForService, all'Ecotec, alla Tomra, eccetera. Per quanto riguarda i mezzi di movimentazione abbiamo un contratto di manutenzione con la Caterpillar nella figura della CGT, mentre per i carrelli elevatori della Tassinari. Potrei andare avanti ma mi fermo qui.
  La manutenzione ordinaria, invece, prima dell'incendio di Malagrotta 2 veniva eseguita con un contratto di affidamento da manutentori di un'azienda esterna, la Veneta Servizi, che forniva il personale formato appunto per la manutenzione e per le pulizie industriali. Queste operazioni di manutenzione venivano Pag. 29scadenzate sulla base di schede di lavorazione elaborate da un software di gestione della manutenzione, che tiene conto delle cadenze orarie e di esercizio del macchinario specifico sulla base di manuali di uso e manutenzione dello stesso.
  I responsabili della manutenzione, inoltre, segnalano le criticità e le urgenze all'ingegnere coordinatore della manutenzione, che provvede a mettere in campo le azioni necessarie. Diciamo che i due TMB avevano, all'organico, due responsabili della manutenzione e delle squadre di manutenzione che operavano durante le attività lavorative dell'impianto. Poi c'era un coordinatore della manutenzione – un ingegnere – che teneva ai rapporti con le ditte esterne di comunicazione delle scadenze delle manutenzioni programmate e organizzava questo tipo di operazioni. Quindi, tutte le operazioni di manutenzione fatte sui TMB venivano poi registrate su dei moduli cartacei e venivano consegnati ai responsabili della manutenzione dei TMB, che erano archiviate sia in modo cartaceo, sia acquisite dal coordinatore della manutenzione e registrate sul sistema software di manutenzione.
  In base a questo tipo di organizzazione della manutenzione, dal 2018 a oggi non si sono mai avuti episodi di fermo impianto per guasto dei macchinari, quindi gli impianti non si sono mai fermati e hanno sempre lavorato alla massima potenzialità. Quindi, desumo che il sistema strutturato per la manutenzione fosse efficiente ed efficace per questi motivi. Poi, ho con me tutti i rapporti di manutenzione, se volete acquisirli (sono volumi di carta). Io avrei finito.

  PRESIDENTE. Il dottor Massimo Iannuzzi. Prego.

  MASSIMO IANNUZZI, consulente dell'amministratore giudiziario. Buongiorno. Io mi sono occupato prettamente della parte contabile, chiaramente non da solo ma interfacciandomi con la Pag. 30struttura amministrativa già in essere presso le società E. Giovi e Colari, e, chiaramente, con la collaborazione esterna anche di altri professionisti data la complessità e il volume cartaceo e contabile dei dati da analizzare. Ora, come già accennato dal dottor Palumbo, in effetti, il sequestro è stato eseguito il 27 luglio 2018 e quindi c'è stata l'immissione in possesso dell'azienda.
  Il sequestro iniziale è stato quantificato in euro 190 milioni quale profitto del reato, mentre poi, successivamente, dopo un iter processuale di ricorsi e controricorsi tra le parti è stato definitivamente stabilito dal tribunale per il riesame – il 16 marzo 2023 – in 48 milioni circa. Ciò rappresenta, appunto, il profitto del reato, pari al risparmio di spesa conseguito dal gestore per l'omesso emungimento del percolato necessario ad abbassare il battente idraulico nel decennio 2009-2018. Giova precisare che tale importo corrisponde al quantitativo minimo che i periti dell'ISPRA hanno stimato durante l'incidente probatorio, al quale, poi, è seguita la relazione finale che hanno reso al giudice istruttore che li ha nominati. In conseguenza di quest'ultima ordinanza, vale la pena ricordare che, essendo l'importo stimato in 48 milioni, la parte già sequestrata in occasione del sequestro del 27 luglio è insufficiente a coprire tale importo, per cui è stato esteso il sequestro anche ad altre società (c'erano dei collegamenti che verranno fuori anche da quello che dirò in seguito). In particolare, ciò è stato esteso alle società Petromarine, al consorzio Colari, ad Officine Malagrotta, Malagrotta 1 e 2, sia all'intero patrimonio sociale, sia all'intero patrimonio aziendale di queste società. Come è previsto dalla normativa, a cui il dottor Palumbo accennava, cioè il cosiddetto codice antimafia, questo tipo di reato prevede l'applicazione di questa normativa speciale, che ha degli impatti anche aziendale e degli impatti anche amministrativi e contabili.Pag. 31 Infatti è prescritto che, una volta che c'è l'immissione in possesso, l'amministratore giudiziario prenda in custodia i libri contabili e la contabilità dell'impresa. Questo è avvenuto in data 10 agosto 2018, dopo pochi giorni dell'immissione in possesso, attraverso la richiesta della stampa e dei libri bollati agli uffici amministrativi, per cui è stato in un certo modo cristallizzato contabilmente quello che era agli atti.
  Da questa analisi e dalla corrispondenza intercorsa con i soggetti amministrativi e l'organo di controllo della società ante sequestro, è emerso che l'ultimo bilancio approvato – questo poi tra l'altro viene fuori anche da una semplice visura camerale – della società E. Giovi era nell'anno 2014. Esplicativa su questo punto è la nota che ci ha mandato l'ex amministratore, che, testualmente, dice: «Per quanto riguarda le relazioni ai bilanci 2015, 2016 e 2017 – che appunto le erano state richieste – le comunico che non sono state redatte dal momento che si era in attesa della relazione del piano industriale richiesto alla società».
  Ancor più esplicativa è la nota del presidente del collegio sindacale del 3 settembre 2018, secondo cui: «Le relazioni richieste non sono state ancora predisposte in quanto il collegio sindacale non ha ad oggi ricevuto i fascicoli di bilancio completi; risultano da acquisire la relazione dell'organo amministrativo e quelle del soggetto incaricato della revisione legale».
  Quindi, in questo quadro e in questo contesto, è facile immaginare come, per il principio di continuità dei bilanci, per poter approvare i bilanci 2018 e 2019, che sono di competenza dell'amministrazione giudiziaria, bisognava approvare necessariamente quelli precedenti, quindi del 2015, 2016 e 2017, sebbene non ricadenti nella gestione dell'amministratore nominato soltanto nel 2018. Questa mancata approvazione, tra l'altro, come accennato dal dottor Palumbo, ha impattato anche Pag. 32sul discorso di poter avviare l'iter, sebbene lungo, per poter avviare l'iter per la determinazione della tariffa a consuntivo per quanto riguarda l'ingresso dei rifiuti nei due TMB, che erano, appunto, al 2018, il core business della società (quindi, con riguardo a quello che praticamente impatta sulle entrate e sui ricavi, perché la tariffa amministrata è prevista nella regione Lazio e quindi il prezzo non lo fa il mercato ma bisogna attendere la tariffa). Quindi questo, chiaramente, complica la gestione finanziaria, perché se poi sul mercato abbiamo dei costi più elevati – perché gli smaltitori, i trasportatori e lo stesso costo della vita aumenta in generale – chiaramente ci sono delle tensioni finanziarie. Ricordiamoci che siamo in un'amministrazione giudiziaria e, quindi, andare in banca a chiedere eventuali finanziamenti o affidamenti è impossibile, ragion per cui, chiaramente, la gestione amministrativa risente molto dell'aspetto finanziario e quindi delle riserve che abbiamo potuto trovare.
  Abbiamo detto della necessità di dover approvare questi bilanci e questo ha richiesto un enorme sforzo per ricostruire contabilmente il reperimento di documenti, individuare gli accadimenti di gestione, che non sempre venivano ben individuati dagli uffici amministrativi; quindi, questo ha reso molto difficoltoso e anche lunga e laboriosa questa ricostruzione. Tuttavia siamo riusciti a venirne a capo e il 20 dicembre è stato depositato anche il bilancio 2020, il consolidato del gruppo del 2020; contiamo nel prossimo semestre di riallinearci praticamente alla regolarità amministrativa prevista dal codice civile, che prevede appunto l'approvazione nei sei mesi successivi alla chiusura dell'esercizio. La revisione contabile è stata resa difficoltosa perché spesso non si trovavano i documenti e gli indirizzi aziendali non erano precisi su alcune cose e ha impegnato, oltre che il sottoscritto, anche professionalità esterne, Pag. 33come già ho accennato. In particolare, il professor Capalbo, che è ordinario di economia presso il dipartimento dell'Università del Molise, il quale ha stimato il valore degli asset aziendali. Questo per due motivi: uno, perché sapere il valore aziendale è richiesto dalla normativa, sia per il discorso del profitto del reato, sia per capire poi se l'impresa ha le gambe per stare in piedi (nel senso di capire se c'è la continuità aziendale). È chiaro che qui ci troviamo di fronte a un'impresa «atipica», nel senso che, svolgendo un servizio pubblico, immaginare di chiuderla all'indomani delle immissioni in possesso, o se non c'erano i principi di continuità aziendale era cosa impossibile.
  La perizia che ha fatto il professor Capalbo ha quindi stabilito qual era il valore, alla data in cui gli è stato conferito l'incarico, degli asset aziendale: quindi dei TMB, degli impianti, le attrezzature e di tutto quant'altro fa parte dell'attivo patrimoniale della società E. Giovi. Ebbene, in base all'esito di questa perizia si sono resi necessari svalutare elementi attivi del patrimonio nel 2015, pari ad euro 260 milioni circa. In conseguenza di questo, la stima del valore aziendale della società è nullo, anzi è addirittura negativo, perché il patrimonio netto – che è un aspetto contabile ma che misura anche la patrimonializzazione della società – è negativo perché, per effetto di queste svalutazioni, abbiamo delle passività che sono ben superiori all'attivo patrimoniale.
  A fianco di questa ricostruzione meramente contabile si è reso necessario anche analizzare gli aspetti fiscali chiaramente. Ciò è stato fatto conferendo apposito incarico alla società di consulenza internazionale Andersen Tax & Legal, che ha completamente rivisto, tra l'altro, il sistema di contabilizzazione che c'era tra i rapporti contabili tra il consorzio Colari e la società E. Giovi (poi vedremo perché sono interessanti questi rapporti, Pag. 34perché il rapporto tra consorzio e consorziata risponde a princìpi contabili ben precisi).
  Il sistema di contabilizzazione che era in uso prima dell'amministrazione giudiziaria non era completamente regolare rispetto alla prassi tributaria, tant'è vero che, a seguito della dew diligence fiscale che ha consegnato questa società, relativa agli anni 2015, 2016 e 2017, sono emerse numerose irregolarità fiscali che sono state trasmesse all'Agenzia delle entrate. Chiaramente, trattandosi di due organi dello Stato – amministrazione giudiziaria e Agenzia delle entrate – è stata iniziata una collaborazione istituzionale (quindi un contraddittorio) che, sfruttando i dispositivi normativi – in pratica, il decreto legislativo n. 218 del 1997 – ha definito questi tre anni con l'istituto dell'accertamento con adesione, cosa che ha consentito di risparmiare notevoli imposte e sanzioni.
  Vale solo la pena di dare questo numero: sino ad oggi, in virtù di questi accordi, che hanno reso possibile la diminuzione di quello che era il monte sanzioni imposte non versate, determinato in una prima fase per quegli anni che ho indicato, dal primo gennaio 2019 al 31.12.2023 sono stati versati all'Erario 13 milioni e mezzo. Questo è per quanto riguarda l'aspetto fiscale e si sta continuando a regolarizzare questo aspetto. Poi c'è anche un riferimento a quello – ciò è apparso diverse volte sulla stampa in maniera impropria – che è il contesto giuridico e operativo in cui l'amministrazione giudiziaria si è trovata all'atto dell'immissione in possesso dei lavoratori dipendenti. Quando c'è stata l'immissione in possesso – abbiamo detto a luglio – in realtà la società E. Giovi aveva alle proprie dipendenze soltanto 25 dipendenti, di cui uno era distaccato presso un'altra società del gruppo; 17 erano gli operai e 7 gli impiegati amministrativi. Vale la pena ricordare – lo accenno per poi Pag. 35ritornarci eventualmente dopo – che le unità lavorative sono 170.
  Come venivano quindi svolte le altre attività lavorative necessarie al funzionamento dei processi produttivi dell'impresa? Erano svolte attraverso contratti di appalto a società terze – alcune del gruppo Cerroni o della galassia Cerroni – altre proprio società terze, tipo la Global CEI o Rimeverdi, che «prestavano» la propria manodopera per poter effettuare quello che era contrattualizzato, ma che in realtà è apparso non genuino (poi questo verrà accertato successivamente). Per cui, anche nell'incertezza, nell'opacità di questo tipo di approccio, per quanto riguarda la gestione della manodopera, sia perché poi, come ha accennato il dottor Palumbo, il codice antimafia comunque impone all'amministratore giudiziario di allontanare eventuali soggetti che possono essere contigui al proposto, oppure che possono creare danni all'impresa, è stata fatta una riorganizzazione aziendale; ma si è trattato di un'organizzazione che è stata semplicemente una regolarizzazione, in quanto sono stati assunti da queste società i soggetti che lavoravano sugli impianti. Quindi, non è stato fatto nient'altro che un «passaggio di cantiere», cioè sono state prese queste stesse persone che lavoravano con dei contratti di appalti alle dipendenze dirette dell'E. Giovi e questo, quindi, chiaramente, ha comportato l'aumento del personale dipendente fino a 170 unità lavorative (con tutta la relativa ricaduta sociale in termini di contributi, tributi e via dicendo, che queste 178 unità lavorative prestano). Queste anomalie contabili, questi atti di mala gestio, o quantomeno di imprudente gestione aziendale, sono confluiti in quella che, direttamente o indirettamente, è l'azione di responsabilità patrimoniale e che, ex articoli 2476 e 2407 del codice civile, è stata avviata nei confronti degli amministratori di diritto e di fatto nei confronti degli organi di Pag. 36controllo e nei confronti dei soci in carica anteriormente al sequestro.
  Il danno stimato – stimato soltanto, ovviamente – è pari a circa 300 milioni di euro, ma la richiesta istruttoria è stata diminuita per ovvi motivi di incapienza patrimoniale dei soggetti che andavano aggrediti e anche per una questione di imposta di registro (per cui se anche si ha una sentenza favorevole, poi eseguirla di fatto è impossibile) a dieci milioni. La causa risulta incardinata innanzi al tribunale civile di Roma ed è stata iniziata con citazione depositata il 4 luglio 2021.
  Dopo vari rinvii e integrazioni del contraddittorio, per le parti che si sono costituite, il giudice istruttore ha disposto la nomina di un CTU – appunto per la quantificazione – con un'udienza di conferimento di incarico fissata per il prossimo 22 gennaio. Da quello che adesso dirò, che fa parte dell'atto di citazione – quindi è pubblico – e che sono praticamente le direttrici e le causali di danno, si può anche comprendere qual era più o meno il metodo di gestione amministrativa delle società che operavano e che operano per il trattamento dei rifiuti meccanici (e prima per la discarica). Abbiamo una prima categoria che viene definita dai legali «vicenda cosiddetta post mortem», cioè emerge dall'ultimo bilancio approvato – quindi ante gestione e quindi 2014 – che c'erano degli oneri di gestione per la discarica da sostenere successivamente alla chiusura, sia per quanto riguarda la fase operativa che include – ricordiamolo da un punto di vista tecnico – sia la cessazione del conferimento di rifiuti, sia la parte che poi accompagna la chiusura della discarica definitiva, cioè la parte di pre capping, l'emungimento e il capping finale, cioè la parte che copre la discarica e fa parte di quella che viene definita dalla normativa «gestione operativa»; da lì in poi, invece, si parla di post mortem. Questo è importante distinguerlo, perché la tariffa che Pag. 37la regione approva e che quindi il gestore della discarica fattura agli enti conferitori, viene suddivisa in due parti: una parte operativa e una parte per la post mortem. Quindi, entrambe vengono incassate quando viene emessa la fattura, quindi entrambe vengono incassate quando arriva il rifiuto in discarica (e anche la parte post mortem, che è la parte che deve essere accantonata e utilizzata successivamente, quindi finanziariamente l'introito già c'è). Nella tariffa operativa c'è una parte, invece, che deve essere accantonata e utilizzata successivamente per quella che ho definito fase di pre capping e capping. Quindi, grosso modo, la tariffa era stabilita intorno a 40 euro per la parte operativa e in 13 euro per la parte post operativa. Veniva quindi fatturato ciò – ci sono le fatture – e quindi i 13 euro dovevano essere accantonati e trovare capienza nella parte dell'attivo della società perché, come abbiamo detto, nel bilancio 2014 – quindi, approvato dai precedenti organi amministrativi – c'erano appunto questi fondi rischi, ovvero queste passività che sarebbero state utilizzate successivamente alla cessazione del conferimento dei rifiuti, che è avvenuta nel 2013, e alla fase di post mortem, cioè una volta definitivamente chiusa. Quindi, questi fondi, grosso modo, ammontavano a circa 250 milioni tra parte capping e parte pre capping, che non avevano – o almeno non hanno – una corrispondenza nella parte dell'attivo, in quanto le disponibilità liquide che sono state rinvenute sono insufficienti: è inutilizzabile il valore della discarica stessa, perché chiaramente non è che si può vendere la discarica per poter recuperare le risorse finanziarie per poter fare questi interventi; il valore degli impianti e i macchinari del TMB1, della produzione di energia e tutto quant'altro fanno parte del complesso industriale di Malagrotta e sono beni strumentali, quindi venderli significa cessare l'attività; infine, vendere quelli per recuperare somme da poter destinare a Pag. 38questa attività anche questo è impensabile, posto che le altre voci non sono state rinvenute. Quindi ci troviamo di fronte a una situazione abbastanza palese di sbilancio tra i costi e le passività da sostenere, da un lato, e l'attivo di bilancio che è stato rinvenuto. Mi devo fermare, presidente?

  PRESIDENTE. Sì, perché sono le 10,30. Faccio una proposta di questo tipo: noi come commissari potremmo raccogliere le domande per iscritto, dopodiché inviargliele, anche perché gli interrogativi sono tanti (io ne ho appuntato velocemente qualcuno) e abbiamo necessità di avere un chiarimento di questi. Quindi, vi riconvocherei sicuramente; magari, prima noi raccogliamo le nostre domande, che provvederemo ad inviarvi in modo che possiate poi tornare in audizione preparati. Poi, con i nostri consulenti vedremo anche gli atti da poter richiedere alle procure, perché capisco che ci sono delle indagini, però questa comunque è una Commissione d'inchiesta e, quindi, il suo lavoro lo deve svolgere. Noi siamo qui per questo, quindi nessuno di voi si deve sentire di non poter dire ciò che ha visto, essendo informato sui fatti o altro, quindi, eventualmente, potremo secretare determinate testimonianze: questo sì. Vedremo di collaborare anche con la procura, con cui siamo in collegamento, però noi non possiamo non avere un quadro completo della situazione, perché gli interrogativi sono sicuramente tanti. Intanto, vi chiederemmo se ci potete inviare il prima possibile le relazioni che avete letto o comunicato verbalmente oggi, in modo che io possa inviarle a tutti i commissari, anche a quelli che sono in collegamento, in modo che si possano avere dei documenti per iscritto da poter leggere e da acquisire agli atti. Io, quindi, faccio questa proposta: adesso sta arrivando il sindaco Gualtieri e sarebbe irrispettoso farlo attendere. Se intanto possiamo avere questa documentazione, secondo me è inutile oggi andare ad affrontare la fase delle Pag. 39domande, perché già solo da parte mia sono diverse e numerose. Quindi, attendiamo le vostre relazioni, sulla cui base vi invieremo delle domande. A quel punto potremo stabilire una nuova convocazione successiva. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta sospesa alle 10.35, è ripresa alle 10.45.

Audizione del sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, nell'ambito dell'approfondimento avviato in relazione ai fatti che hanno interessato l'area di trattamento dei rifiuti presso il sito di Malagrotta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ringrazio personalmente per la disponibilità. Il sindaco è accompagnato dal dottor Paolo Gaetano Giacomelli, direttore del dipartimento ciclo rifiuti, prevenzione e risanamento degli inquinamenti, dal dottor Stefano Costantini, direttore ufficio stampa e media, e dal dottor Dario Borlandelli, portavoce.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che in tal caso per la parte di seduta sottoposta al regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti ad remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato per decisione dell'Ufficio di presidenza del 28 dicembre scorso in relazione all'incendio dell'impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB) avvenuto il 24 dicembre all'interno dell'area di trattamento dei rifiuti del sito di Malagrotta.
  Ricordo inoltre che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a fare luce sulle attività illecite connesse al ciclo Pag. 40dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte e su infiltrazioni della criminalità organizzata. In particolare la Commissione acquisisce informazioni su soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, tenuto anche conto del divario delle dotazioni di impianti. Da ultimo, sulla base della legge istitutiva, è compito specifico della Commissione indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti, ovvero i siti abusivi di discarica.
  Cedo dunque la parola al nostro ospite per lo svolgimento della sua relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento. Grazie.

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Grazie, presidente, buongiorno. Signor presidente, onorevoli deputati e senatori membri della Commissione, vi ringrazio per l'invito a partecipare a questa audizione, che considero un segnale forte di attenzione del Parlamento rispetto a vicende che hanno colpito la capitale del Paese in modo pesante e sulle quali tutti auspichiamo venga fatta luce al più presto.
  Le indagini che gli inquirenti stanno svolgendo ci diranno se siamo di fronte a un episodio casuale e fortuito o se dietro gli incendi di Malagrotta c'è una mano che ha appiccato il fuoco, perseguendo un disegno criminale che punta allo scopo di mettere in ginocchio la città, di farla precipitare in un'emergenza fonte di arricchimento per alcuni.
  L'incendio dei due impianti TMB di Malagrotta, di proprietà E. Giovi, a distanza di diciotto mesi l'uno dall'altro, ha rappresentatoPag. 41 un vulnus grave trattandosi di un polo impiantistico strategico per tutto il sistema della raccolta dei rifiuti romani; un polo presso il quale confluivano per l'operazione di pretrattamento circa il 50 per cento dei rifiuti indifferenziati raccolti quotidianamente dall'azienda di servizio AMA, fino a 1500 tonnellate al giorno. Nel testo scritto che consegnerò c'è una tabella in cui si vede come nel 2021, nei due impianti di Malagrotta – Malagrotta 1 e Malagrotta 2 – arrivavano il 47,7 per cento della produzione totale, mentre dopo l'incendio questa percentuale è scesa nel 2022 al 29,8; dopo l'incendio di Malagrotta 2, tale percentuale è scesa al 20 per cento e, dopo quello di Malagrotta 1, adesso siamo a 0: quindi, da 47,7 a 0 tra il 2021 a oggi.
  Questi due eventi hanno rischiato di innescare una gravissima crisi, con evidenti conseguenze negative per il decoro della città e i rischi potenziali per la salute stessa dei cittadini. Soprattutto dopo l'incendio del primo TMB, a giugno del 2022, i camion che prima scaricavano presso quell'impianto hanno dovuto trasportare il loro carico presso altri impianti a sud di Roma, in altre province, percorrendo distanze anche superiori ai 100 chilometri. Questo ha comportato inevitabili rallentamenti nel ciclo della raccolta, limitando il numero delle corse dei mezzi a disposizione, e ha determinato anche un aggravio in termini di aumento del traffico di veicoli pesanti, anche con le conseguenze, naturalmente, di inquinamento ambientale.
  Anche per ridurre questo impatto negativo, la scelta operativa fatta in occasione dell'altro incendio, quello dello scorso 24 dicembre, del secondo TMB di Malagrotta, è stata quella di individuare negli stabilimenti AMA all'interno del perimetro cittadino i siti di trasferenza dove trasportare e scaricare temporaneamente i rifiuti raccolti per inviarli, poi, nelle ore successive, a trattamento presso le destinazioni finali (soprattuttoPag. 42 per evitare che poi il sito di trasferenza diventasse, come è stato per molti anni, le strade della città).
  Le conseguenze di questi eventi avrebbero quindi potuto essere assai più gravi – soprattutto del secondo – se nei primi due anni di lavoro di questa amministrazione non ci fosse stato un grande impegno su tre fronti. Primo: l'acquisizione di nuovi sbocchi per garantire il conferimento dei rifiuti, che ha portato a siglare contratti con impianti di destinazione finale sia in Italia che all'estero e a dotare tutti questi contratti di un margine di sicurezza, sempre per lasciare un buffer aggiuntivo di capacità. Secondo: l'attivazione di nuovi impianti di tritovagliatura nei siti di AMA. Terzo: l'incremento della capacità di stoccaggio dei rifiuti nei siti di trasferenza, appunto per evitare che fossero le strade a tornare a svolgere questa funzione.
  Grazie a questo lavoro, AMA e la città di Roma sono state in grado di assorbire, senza particolari conseguenze, un evento potenzialmente devastante come l'incendio dello scorso 24 dicembre. Tuttavia è evidente che tale evento ha comunque ridotto, anche se non annullato, i margini di sicurezza al momento disponibili. Per questo motivo siamo al lavoro per ampliarli ulteriormente in attesa della realizzazione del termovalorizzatore che, come noto, è appunto l'obiettivo finale dell'amministrazione, rispetto alla quale questi tre punti – soprattutto il primo, degli sbocchi – hanno una funzione temporanea, cioè di traghettarci all'autosufficienza impiantistica.
  In ogni caso abbiamo chiesto al prefetto di Roma l'ausilio delle forze dell'ordine per incrementare la vigilanza sugli impianti AMA operativi sul territorio di Roma e l'azienda stessa da parte sua ha proceduto a potenziare i sistemi di guardiania, installando impianti di videosorveglianza nelle proprie sedi operative. Consentitemi ora di fare un passo indietro, necessarioPag. 43 per comprendere come questa amministrazione ha deciso di affrontare la gestione di una tematica assai complessa.
  Nella gestione del ciclo dei rifiuti i problemi di Roma nascono da lontano. Per quarant'anni e più le amministrazioni che si sono avvicendate al governo della città hanno potuto contare sulla disponibilità della discarica di Malagrotta: un impianto di proprietà del gruppo Co.La.Ri. (Consorzio Laziale Rifiuti) con una superficie complessiva di 230 ettari, di cui 161 occupati dai rifiuti. Una soluzione semplice e relativamente economica per far «sparire», diciamo così, dalle strade di Roma e della sua provincia, quasi 5 mila tonnellate di rifiuti provenienti ogni giorno da Roma, provincia, inclusi i rifiuti di Fiumicino, Ciampino, Città del Vaticano.
  L'azienda comunale AMA allora doveva semplicemente assicurare il servizio di spazzamento delle strade e la raccolta e il trasporto a Malagrotta dei rifiuti urbani. Ancora nel 2010 la raccolta differenziata riguardava non più di un quarto dei rifiuti urbani e non era mai stato progettato un vero ciclo industriale.
  La discarica, aperta nel 1974, avrebbe dovuto essere chiusa fin dal 2007, perché era satura e perché non era più consentito dalla normativa comunitaria il conferimento a discarica di rifiuto indifferenziato senza preventivo trattamento. Dopo ripetute proroghe è stata chiusa ufficialmente a partire dal primo ottobre 2013, con ordinanza commissariale n. 552 del 3 luglio del 2013.
  Con la delibera dell'assemblea capitolina n. 129 del 2014, adottata per l'introduzione di un programma di gestione dei rifiuti urbani e dei servizi di decoro, Roma Capitale e la sua azienda – AMA – hanno delineato un percorso verso una modernizzazione nella gestione del servizio e investimenti ad azioni finalizzate alla riduzione della produzione dei rifiuti e al Pag. 44miglioramento della quantità e della qualità della raccolta differenziata, nonché al raggiungimento dell'autosufficienza a livello territoriale, realizzando in proprio o mediante accordi con imprenditori privati impianti necessari per ottenere il massimo recupero di materia dal trattamento dei rifiuti indifferenziati, così come il trattamento aerobico e anaerobico della frazione biodegradabile.
  Nei fatti, nel periodo 2013-2016, si è realizzato un buon incremento (più 12,5 per cento), dal 30,5 al 43 per cento, della percentuale di raccolta differenziata e una leggera diminuzione della produzione di rifiuti pro capite, anche se non nella misura auspicata nella delibera; un trend positivo che tuttavia si è arrestato negli anni successivi, periodo 2017-2021. Nessun miglioramento, invece, si è verificato sul piano dell'autosufficienza impiantistica. Al contrario, nel già deficitario panorama degli impianti a livello cittadino e regionale, sono venuti addirittura a mancare alcuni impianti attivi nel periodo precedente, dopo l'incendio del TMB Salario e la riduzione della capacità del TMB di Rocca Cencia a causa dell'intervento dell'autorità giudiziaria a luglio del 2020.
  Allegherò, com'era la situazione pre 2018 dal punto di vista del trattamento; ovviamente stiamo parlando di trattamento perché, poi, tutto questo materiale andava in discarica o presso termovalorizzatore. Comunque, per quanto riguarda il trattamento, prima del 2018, c'era appunto il TMB di Rocca Cencia (234 mila tonnellate annue di possibilità), il TMB Salario (234 mila tonnellate), il TMB Malagrotta 1 e 2 (rispettivamente con 170 e 265 tonnellate). Quindi, prima del 2018 c'era una potenzialità di oltre 900 mila tonnellate l'anno di trattamento primario dei rifiuti urbani residui, che consisteva in una selezione con raggruppamento di matrici omogenee, che poi, comunque, doveva andare a recupero (termovalorizzatore o smaltimento a Pag. 45discarica). Naturalmente, come è noto, non era realizzato, né previsto, né l'uno e né l'altro a Roma.
  Progressivamente sono venuti a mancare tutti questi impianti di trattamento: quello di Salario ha chiuso a seguito dell'incendio avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2018; quello di Rocca Cencia, sempre di proprietà AMA, ha subìto un sequestro giudiziario che ha imposto una riduzione del 40 per cento della potenzialità di trattamento autorizzata (da 234 mila a 140.400); quelli di Malagrotta – 1 e 2 – hanno chiuso a seguito degli incendi del giugno 2022 e del dicembre 2023. Quindi, il susseguirsi di tali eventi ha portato a una drastica riduzione della capacità impiantistica di trattamento nel territorio Roma Capitale da 900 mila a 140 mila l'anno.
  Per far fronte a questo quadro, già critico anche prima dei due incendi che sono avvenuti negli ultimi anni, AMA ha stretto accordi per il trattamento primario con soggetti pubblici e privati, anche extra regionali, non potendo più garantire il principio di prossimità, anche attivando trasferenze locali sia presso siti di proprietà AMA, attività, quest'ultima, resa possibile grazie ai poteri commissariali sulla gestione dei rifiuti conferiti dal Governo al sottoscritto.
  È del tutto chiaro, però, che si tratta di soluzioni tampone, che prolungano nel tempo una modalità che, con costi economici e ambientali molto alti, serve a garantire la gestione quotidiana del problema, ma non ha nulla a che vedere con le soluzioni strutturali di cui la città ha bisogno.
  Questo assetto, come era prima e come si è poi rafforzato anche con il venir meno di quasi tutta la capacità di trattamento, ha una serie di criticità che appaiono evidenti. Primo: assenza di impianti finali e assenza di impianti di trattamento intermedi; quasi il 30 per cento del totale dei rifiuti prodotti a Roma – quindi stiamo parlando di 450 mila tonnellate – finisce Pag. 46in discarica; quindi un dato superiore alla media nazionale del 20 per cento e inferiore, naturalmente, all'obiettivo europeo fissato al 10 per cento, quindi troppa discarica. Persino portando la differenziata al 65 per cento, con l'attuale assetto impiantistico ci sarebbe un fabbisogno di discarica equivalente a 350 mila tonnellate l'anno, se si scegliesse di proseguire il modello industriale con pretrattamento, TMB e discarica; quindi, anche migliorando la differenziata, noi dovremmo portare in discarica 350 mila tonnellate l'anno. Il resto, naturalmente, va già da tempo in termovalorizzatori: i rifiuti di Roma vanno in termovalorizzatori, con l'unica differenza che questi termovalorizzatori sono lontani; quindi anche dal punto di vista ambientale c'è l'impatto del termovalorizzatore e l'impatto del trasporto dei rifiuti al termovalorizzatore. Quindi, si tratta di un sistema che disperde valore, genera alti costi ambientali economici e non è compatibile con un uso sostenibile del suolo e delle risorse naturali.
  Per correggere questa situazione, una volta investito dei poteri commissariali, il sottoscritto – il sindaco di Roma Capitale e, in questo caso, il commissario – ha deciso di redigere un piano strategico che superasse alla radice queste criticità. Ciò è stato fatto, naturalmente, nella cornice del programma nazionale per la gestione dei rifiuti del 2022, cioè la riforma strutturale di settore che rappresenta lo strumento di indirizzo per le regioni nella pianificazione della gestione.
  All'orizzonte del programma – quello nazionale, in questo caso – ci sono i nuovi obiettivi introdotti a seguito del recepimento delle direttive europee, tra cui il 65 per cento di riciclo e un tetto massimo del 10 per cento di conferimento in discarica nel 2035. Rispetto a questi obiettivi l'analisi dei dati nazionali evidenzia la necessità di imprimere una forte accelerazione soprattutto in alcune zone del Paese, da realizzare Pag. 47attraverso accurata analisi dei flussi, la standardizzazione dei piani di gestione e la definizione del fabbisogno di impianti per il recupero di materia delle frazioni secche della raccolta differenziata, per il recupero di materia ed energia dalle frazioni organiche della raccolta differenziata, l'individuazione delle scelte impiantistiche finalizzate al recupero energetico diretto, senza attività di pretrattamento (come dice appunto il piano nazionale), con il duplice obiettivo di massimizzare la valorizzazione energetica del rifiuto e di ridurre drasticamente lo smaltimento in discarica, in particolare dei rifiuti biodegradabili che contribuiscono maggiormente alle emissioni di gas climalteranti.
  Sulla base di questi presupposti ci siamo mossi per predisporre il piano di gestione dei rifiuti di Roma Capitale, che è stato adottato ad agosto del 2022, a seguito del conferimento dei poteri commissariali. Qui si tratta del primo piano rifiuti italiano adottato seguendo i dettami della nuova normativa nazionale, cioè il primo piano che avviene nella cornice del nuovo piano nazionale e coerentemente, naturalmente, con i princìpi e gli obiettivi.
  Non illustrerò il Piano rifiuti di Roma Capitale, perché si tratta di un documento assai corposo redatto a seguito di un'accurata analisi dei flussi con il metodo Life Cycle Assessment, che viene messo a disposizione del presidente e degli onorevoli commissari per la consultazione. Mi limiterò a rappresentare in modo estremamente sintetico gli obiettivi che il piano elaborato intende raggiungere nei prossimi anni.
  La riduzione della produzione complessiva di rifiuti (meno 8,3 nel 2030), quindi da un milione e 690 mila tonnellate a un milione e 550 mila tonnellate, attraverso accordi con i settori produttivi, campagne di comunicazione, incremento dei centri di raccolta, realizzazione dell'hub cittadino dell'economia circolare.Pag. 48 La massimizzazione della quantità di materiali da avviare a riciclo e recupero attraverso l'incremento progressivo della percentuale di raccolta differenziata: 65 per cento nel 2030 e 70 nel 2035, rispetto all'attuale 46 per cento, da realizzarsi mediante l'ottimizzazione della logistica collegata alla raccolta e alla razionalizzazione del servizio. La semplificazione del sistema impiantistico attraverso l'avvio del recupero energetico diretto con l'eliminazione del trattamento intermedio. L'adozione delle best available technologies (BAT), le più avanzate tecnologie disponibili nella realizzazione degli impianti, con l'obiettivo di rendere efficienti i trattamenti e minimizzare le emissioni in atmosfera. La riduzione di circa il 90 per cento dell'attuale fabbisogno di discariche (obiettivo di 48 mila tonnellate annue nel 2035). La chiusura del ciclo dei rifiuti sul territorio al 90 per cento, cioè la chiusura completa e chiusura di prossimità nel territorio di Roma.
  Per il conseguimento di tali obiettivi il Piano prevede una nutrita dotazione impiantistica da realizzarsi nei prossimi anni. Per la parte che riguarda la quota differenziata, per la gestione e valorizzazione della quota differenziata, c'è un pacchetto di progetti da circa 200 milioni di euro: due biodigestori anaerobici da 100 mila tonnellate ciascuno per la frazione organica; due impianti di selezione per la separazione e avvio al recupero carte multimateriale (plastica, metalli, eccetera) da 100 mila tonnellate ciascuno; un impianto per il trattamento delle terre di spazzamento; un programma di otto nuovi centri di raccolta per rifiuti non conferibili nei cassonetti stradali, che insieme ai 14 già in funzione e a un altro gruppo di progetti finanziati con investimenti AMA porteranno a 30, a regime, gli impianti di questo genere su tutto il territorio; due centri di raccolta per municipio. Questo per la quota della frazione differenziata.Pag. 49
  Per la gestione e la valorizzazione energetica della quota indifferenziata, che naturalmente punta a essere ridotta significativamente con l'aumento della differenziata, e che consiste nella quota indifferenziata e negli scarti della differenziazione – che anch'essi poi devono essere smaltiti in discarica o in termovalorizzatore – la nostra scelta è quella di arrivare al modello discarica zero e quindi di avere una gestione e valorizzazione energetica attraverso la realizzazione di un impianto di trattamento termico a elevata efficienza (il cosiddetto termovalorizzatore), con capacità di trattamento di 600 mila tonnellate annue, per il quale attualmente è stato pubblicato il bando di gara per la realizzazione con la formula della finanza di progetto.
  L'impianto sarà affiancato da una impiantistica ancillare finalizzata al trattamento delle ceneri pesanti prodotte dalla combustione dei rifiuti, progettata per il trattamento di 150 mila tonnellate l'anno. Attraverso trattamenti di vagliatura, triturazione, deferrizzazione, separazione di elementi metallici e utilizzo di cemento, si otterranno, come output finali, residui metallici ferrosi e non ferrosi da valorizzare sul mercato e un materiale minerale idoneo a essere utilizzato come materiale da costruzione secondario o in altri processi produttivi nella logica dell'end of waste.
  Da questo punto di vista, quindi, non si tratta solo di recupero energetico: si tratta, in realtà, anche di un fortissimo recupero di altri materiali. Faccio solo un esempio. Ogni anno di funzionamento del termovalorizzatore, oltre all'energia che verrà prodotta, verranno prodotti tra i 60 e gli 80 chili d'oro, sufficienti a realizzare 4 mila fedi nuziali l'anno; 10 mila tonnellate di acciaio, cioè l'equivalente per la costruzione di 100 locomotive; 2000 tonnellate di alluminio, pari a quanto ne serve per dieci airbus A340; 1600 tonnellate di rame, sufficiente a Pag. 50realizzare 130 chilometri di installazioni aeree per treni e tram. Quindi, l'impianto internalizzazione, per come è stato concepito, è volto al recupero energetico ma anche al recupero di materiali. Il Piano industriale di AMA, inoltre, prevede investimenti per oltre 250 milioni di euro per acquisto di mezzi, attrezzature e contenitori per la raccolta e la pulizia delle strade. Per tornare al tema specifico dell'audizione, a seguito dell'incendio del 24 dicembre 2023 al TMB Malagrotta 1, la distribuzione dei flussi pianificata per gli 850 mila tonnellate di rifiuto indifferenziato che si prevede di raccogliere nell'anno 2024, vedrà comunque il conferimento di 190 mila tonnellate presso gli impianti di AMA nel territorio romano, 450 mila tonnellate presso impianti di terzi situati nella provincia di Roma e in altre province della regione Lazio, 210 mila tonnellate in impianti di terzi situati in altre regioni o all'estero.
  Attendiamo di acquisire elementi di maggiore conoscenza in relazione alla possibilità o meno di ripristinare la funzionalità dell'impianto TMB1 una volta che sia stata fatta una compiuta valutazione dei danni prodotti dall'incendio e un eventuale cronogramma. Nel caso ciò sia possibile, quando cioè avremo elementi oggettivi, sapremo valutare se in questa pianificazione di medio periodo, cioè intermedia rispetto al termovalorizzatore, ci sarà o meno la possibilità di recuperare l'utilizzo del TMB1.
  In attesa che l'impiantistica prevista dal Piano rifiuti di Roma Capitale venga realizzata e al fine di mantenere internalizzato il servizio atto a salvaguardare i vantaggi economici, logistici e ambientali garantiti dal principio di prossimità sopra richiamato, AMA si è dotata di un impianto di tritovagliatura presso Acilia e, a seguito dell'incendio, metterà in campo ogni azione utile a replicare la tritovagliatura presso altre sedi di prossimità.Pag. 51
  In considerazione della delicata questione di natura occupazionale determinata dalla cessazione delle attività in capo a E. Giovi, in concomitanza con l'esigenza di incrementare sensibilmente la forza lavoro per poter garantire l'improvvisa gestione aggiuntiva delle 170 mila tonnellate da trattare a causa dell'incendio del TMB 1, AMA ha messo in campo azioni di distacco del personale di E. Giovi per un totale di circa 60 unità, che attualmente vengono impiegate in prevalenza per garantire il funzionamento in continuo dei tritovagliatori. Le azioni sopra elencate potranno vedere attuazione non prima della seconda metà dell'anno 2024, ma comunque prima dell'inaugurazione del Giubileo della Chiesa cattolica. Voglio ricordare che, ad oggi, con riferimento al sito della discarica di Malagrotta, sono in corso le procedure di affidamento degli appalti previsti per gli interventi di messa in sicurezza e capping della grande discarica, curati in modo molto efficiente dalla struttura tecnica del commissario di Governo per la bonifica delle discariche, il generale Giuseppe Vadalà, che saluto e ringrazio. Tale intervento è stato reso possibile grazie al finanziamento di 250 milioni di euro reso disponibile dal Governo. Dal punto di vista operativo, sul medesimo sito, la società E. Giovi sta effettuando interventi urgenti di messa in sicurezza in emergenza del versante ovest della discarica, autorizzati con ordinanza al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, n. 5 del 17 marzo 2023, la cui esecuzione si è resa necessaria a seguito dei risultati delle indagini geognostiche, geotecniche e geofisiche effettuate dal dicembre 21 giugno al 22 per evitare possibili ulteriori criticità in termini di danni ambientali in relazione all'eventuale verificarsi di eventi atmosferici di particolare intensità e rilevanza. Gli interventi autorizzati consistono nell'implementazione della rete dei pozzi della messa in sicurezza d'emergenza con la realizzazione di tre pozzi localizzati sul Pag. 52versante della discarica posto a monte dell'impianto TMB 1 e l'incremento del numero dei pozzi di estrazione del percolato attraverso la realizzazione di 25 unità aggiuntive per i lotti C, H ed F della discarica; inoltre, è prevista l'implementazione, con 39 unità, dell'attuale rete di pozzi di captazione del biogas nel settore ovest della discarica. Voglio quindi concludere la relazione facendo ora un accenno a come è stata affrontata l'emergenza in occasione di due incendi soprarichiamati di Malagrotta. In entrambi i casi, a seguito della immediata convocazione del COC – centro operativo comunale – con estensione ad ARPA Lazio, ASL Roma 3 e Comando provinciale dei Vigili del fuoco, ci si è mossi con lo strumento delle ordinanze per garantire, nei giorni a seguire, i monitoraggi ambientali della qualità dell'aria da parte di ARPA Lazio, seguendo un principio di ampia cautela nella delimitazione del raggio entro il quale limitare l'esposizione dei cittadini ai possibili agenti inquinanti e le limitazioni al consumo di prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento esposti a possibili rischi di contaminazione.
  Nel dettaglio, nel caso dell'incendio al TMB 2, del 15 giugno del 2022, con l'ordinanza n. 98 del 16 giugno, sono state disposte le prime misure contingibili e urgenti per la durata di 48 ore, finalizzate in via precauzionale ad evitare o limitare i rischi derivanti dall'esposizione ad agenti inquinanti aerodispersi o eventualmente ricaduti al suolo; con l'ordinanza n. 99 del 17 giugno sono state reiterate per ulteriori 48 le misure; con l'ordinanza n. 100 del 19 giugno, per la durata di 72 ore, sono stati mantenuti esclusivamente il divieto di consumo degli alimenti di origine vegetale prodotti nell'area individuata e il divieto di pascolo e razzolamento degli animali; con l'ordinanza n. 103 del 22 giugno, i divieti fissati nell'ordinanza n. 100 sono stati reiterati per un periodo di 72 ore; con l'ordinanza n. 104 Pag. 53del 23 giugno, preso atto della comunicazione del direttore UOC dell'ASL Roma 3, in riferimento agli aggiornamenti relativi ai valori PM 2,5-PM10 e agli altri inquinanti atmosferici – vi lascio il testo scritto – si è realizzata la sospensione del divieto di consumo degli alimenti di origine vegetale e di divieto pascolo e razzolamento, ed è stata mantenuta la raccomandazione alla popolazione di seguire le normali norme igieniche di lavaggio della verdura e della frutta prima del loro consumo. Nel caso dell'incendio all'impianto TMB1, del 24 dicembre, sempre a Malagrotta, la procedura è stata la medesima: quindi, COC che ha dato seguito ai provvedimenti rivolti a limitare possibili conseguenze sulla popolazione; allertamento dell'ARPA Lazio, che ha prontamente predisposto una campagna di monitoraggio per verificare lo stato della qualità dell'aria; è stata allertata l'ASL Roma 3, che ha valutato le misure di sanità pubblica da adottare in via precauzionale per il tempo necessario ad acquisire gli esiti delle indagini sulla qualità dell'aria predisposti da ARPA; ordinanza, appunto, da me emessa, n. 141 del 24 dicembre, in cui, in attesa della redazione del modello di ricadute degli inquinanti aerodispersi e comunque per un periodo non superiore a 48 ore, in virtù del principio di precauzione, per un raggio di sei chilometri dall'incendio è stato disposto il divieto di svolgimento di attività sportive all'aperto, raccolta e consumo di alimenti di origine vegetale prodotti nell'area individuata, pascolo e razzolamento di animali da cortile. È stato raccomandato inoltre ai cittadini di limitare l'attività all'aperto, con particolare riguardo a quelle di natura ludico-ricreative e di mantenere chiuse le finestre in caso di fumi persistenti e maleodoranti. Con l'ordinanza n. 142 del 26 dicembre, in considerazione del fatto che i dati forniti da ARPA Lazio hanno mostrato che le concentrazioni di PM10 del 24 e 25 dicembre fortunatamente sono risultate ampiamente inferioriPag. 54 ai limiti giornalieri, consentendo quindi di ridurre la portata delle misure precauzionali disposte, sono stati mantenuti soltanto i divieti per ulteriori 48 ore di raccolta e consumo di prodotti vegetali e di pascolo e razzolamento degli animali da cortile.
  In una successiva riunione tecnica, convocata il 28 dicembre, tutti i presenti, sulla base dei dati e delle rilevazioni effettuate e in considerazione delle condizioni meteorologiche, hanno concordato sulla non protrazione delle misure precauzionali, mantenendo unicamente la raccomandazione relativa al lavaggio di frutta e verdura. Di tutte le decisioni è stata sempre data comunicazione, naturalmente, attraverso la stampa e i canali social dell'amministrazione.
  Al netto di quanto accerteranno le indagini, voglio ribadire che, qualunque sia stata l'origine dell'incendio, Roma avrà, sia su questa fase intermedia gli impianti, gli sbocchi e i margini di sicurezza necessari a garantire la raccolta e il trattamento dei rifiuti, sia, naturalmente, a livello strutturale, una situazione per la quale avremo, realizzeremo e concluderemo il Piano rifiuti, che consentirà in modo strutturale, finalmente, di dotare la Capitale d'Italia di una autosufficienza impiantistica, in linea con gli obiettivi europei e nazionali, in coerenza con il principio dell'economia circolare. Quindi, finalmente, avremo una capacità di ridurre di oltre il 90 per cento le emissioni climalteranti legate al ciclo dei rifiuti, in modo da assicurare a livello di prossimità l'integrale trattamento, l'integrale riciclo e il recupero dei rifiuti nel quadro, naturalmente, di una loro riduzione. Questo è l'obiettivo e noi andremo avanti con la massima determinazione per realizzarlo.
  Concludo con un sentito apprezzamento per il lavoro svolto dal Corpo dei vigili del fuoco, dai volontari del dipartimento della Protezione civile di Roma Capitale, che hanno affrontato Pag. 55questi episodi con la consueta professionalità e con un impegno fuori dal comune. A loro, come anche a tutti i lavoratori di AMA, che hanno saputo reggere e garantire la raccolta dei rifiuti anche a seguito di questo ultimo incendio, va il mio personale ringraziamento e quello di tutta la comunità cittadina.
  Grazie per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il sindaco per la sua esposizione. Io adesso lascio la parola ai colleghi commissari, se qualcuno ha interventi e domande. Abbiamo in collegamento il collega Lorefice, poi De Priamo e Borrelli.

  PIETRO LOREFICE. Presidente, c'è un intervento successivo da parte del tecnico?

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. No, abbiamo concluso.

  PRESIDENTE. Oggi saranno fatte alcune domande, alle quali se si potrà rispondere oggi, va bene; altrimenti approfondiremo successivamente. La parola al senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie, presidente e grazie sindaco per la relazione. Chiaramente penso che avremo copia scritta di quello che ha letto.

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Ovviamente sì.

  PIETRO LOREFICE. Perfetto. Lei ha citato il Piano di gestione dei rifiuti di Roma Capitale che è stato approvato ad agosto e ha fatto riferimento anche a una delle metodiche utilizzate, cioè quella legata al life cycle assessment. Io ho sfogliato velocemente il Piano e alla pagina in questione, il Pag. 56capitolo 21, leggo: Risultati LCA, contesto obiettivo, scenario di piano e confronto con scenario zero, in fase di elaborazione. È ancora in fase di elaborazione?

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. No.

  PIETRO LOREFICE. L'ho scaricato dal sito e volevo capire se è stato aggiornato e non è più in fase di elaborazione; pertanto avremo il Piano comprensivo del capitolo 21 aggiornato. Allora possiamo andare avanti. Lei ha fatto una carrellata di tutto ciò che riguarda anche la previsione impiantistica, però non ha parlato della tempistica di realizzazione. Chiaramente, nel Piano è più dettagliata e vedo che c'è un obiettivo minimo al 2025 per soli tre impianti, mentre la restante parte impiantistica va almeno al 2035. Per capire se la tempistica è quella prevista nel Piano, in particolare per tutti gli impianti declinati all'interno del Piano quelli relativi e finanziati col PNRR, chiaramente questi dovranno essere realizzati entro il 2026: le chiedo se c'è un aggiornamento del cronoprogramma e in che fase sono perché, almeno dal Piano che ho avuto la possibilità di consultare, non trovo la tempistica legata ai tanti impianti che sono legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Per uno di questi, in particolare l'impianto di selezione e valorizzazione carta e plastica di Ponte Malnome, le chiedo se è sempre all'interno del sito dell'ex inceneritore di rifiuti ospedalieri, se è limitrofo e se in quell'area è stata affrontata la criticità legata all'alluvione che poi ha messo fuori esercizio quell'impianto.
  Andando velocemente avanti, se ci poteva dare qualche dato aggiornato sulla percentuale della raccolta differenziata; chiaramente, ora che lei ha i poteri speciali del commissario, ha la possibilità di accelerare tanti processi. Noi abbiamo ascoltato in audizione l'assessore regionale della regione Lazio, il quale ci ha Pag. 57detto – la faccio breve – che non è più una sua responsabilità e che ora tutto ciò che c'è da fare lo deve fare il commissario, perciò lei. Io vorrei capire almeno come state andando avanti, perché è chiaro che l'assessore si è limitato a dire in maniera, secondo me sbrigativa, questa fase, ma è chiaro che non è così. Lui, in buona sostanza, ha detto che la regione rimane come soggetto che prende in visione – se non erro ha 15 giorni di tempo per esprimersi – e quindi vorrei sapere in che modo state portando avanti quella che, secondo il mio punto di vista, è la necessaria intesa tra le parti. È chiaro, infatti, che il Piano di Roma Capitale non può andare avanti senza le intese, i confronti e le interazioni con il soggetto che governa la regione Lazio.
  Volevo capire se ci sono delle attività o delle azioni continue tra la sua struttura e la regione Lazio, oppure lei, con i poteri che giustamente ha, porta avanti delle azioni con il suo team e con la sua squadra, e, pertanto, ha ragione l'assessore regionale nel dire che quando arrivano i documenti, nei tempi dovuti, si cerca di interagire.
  Sempre tornando al Piano, a pagina 202, vedo: capitolo 25, individuazione degli impianti minimi previsti dal Piano, ma, come avevo anticipato, vedo soltanto che entro il 2025 sono previsti come obiettivo minimo solo due impianti di gestione anaerobica della capacità di 100 mila tonnellate, un impianto di trattamento termico con recupero di energia diretto da rifiuti indifferenziati residui (quello che lei chiama termovalorizzatore, laddove il termine tecnico, anche dal punto di vista giuridico, è inceneritore con recupero di energia; mi permetta, sindaco, visto che siamo anche una Commissione parlamentare, di usare termini opportuni).
  Lei ha fatto riferimento al COC e anche il prefetto, ieri, ci ha dato indicazione che il centro operativo comunale è stato Pag. 58attivato in occasione vicende degli incendi. Non so se il COC tiene un registro, un brogliaccio o fa delle relazioni, ma chiedo se sia possibile fornire alla Commissione le risultanze e i verbali del COC, per quanto tempo è stato operativo, quali sono state le interazioni e via dicendo. Chiudo perché non so se il sindaco sarà in grado di rispondere oggi a tutte le domande, pertanto, nella fase successiva e dopo aver acquisito i documenti, avremo probabilmente la possibilità e l'opportunità di risentirlo.
  Lei ha detto che ha messo in atto – chiaramente, lei in qualità di sindaco ha anche la responsabilità della salute pubblica, posto che la legge le dà questo onere – con la ASL di riferimento ed eventualmente con il Ministero della salute, le chiedo quale attività ha attivato in tal senso. Lo chiedo per capire se lei ha invitato, attivato o interagito con l'azienda sanitaria per far effettuare attività di campo in prossimità degli eventi di incendio e se ne ha conoscenza. Visto che ha fatto delle ordinanze contingibili e urgenti, come è giusto che sia, vorrei sapere se ha chiesto alle ASL di effettuare campionamenti e analisi nei potenziali luoghi di ricaduta dei fumi dovuti agli incendi. Viste le aree in questione, non solo Malagrotta ma anche quelle vicine a impianti ad alto impatto, vorrei sapere se ha chiesto al Ministero della salute o comunque alle ASL competenti un'indagine epidemiologica di dettaglio, perché l'area vasta di Roma e le aree circostanti a Malagrotta hanno subito nei decenni – chiaramente non è sua responsabilità visto che è arrivato da poco – conseguenze importanti. Le domando se avete chiesto agli organi competenti l'effettuazione, anche tramite una raccolta dati sanitari – e perciò non solo ambientali – una attenta e accurata indagine epidemiologica.
  Presidente, per ora mi fermo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Lorefice. I colleghi De Priamo e poi Borrelli.

Pag. 59

  ANDREA DE PRIAMO. Grazie, presidente. Cercherò per quanto possibile di essere sintetico, però, ovviamente, i temi sono molti e il sindaco giustamente ha fatto una relazione che ha spaziato oltre il problema di Malagrotta; ovviamente ritengo che abbia fatto bene, ma questo ci impone delle riflessioni più ampie. Partiamo, però, dalla vicenda Malagrotta, che rientra, come ha ricordato lo stesso sindaco, in una vicenda più ampia di ben quattro episodi che, di fatto, hanno praticamente distrutto il patrimonio pubblico o para pubblico. Nel caso del TMB, infatti, parliamo di impianti che sono privati ma che sono addirittura potenzialmente confiscabili, fatta salva la presunzione di innocenza rispetto ai procedimenti in atto; insomma, parliamo di procedimenti importanti, di interdittive antimafia e di possibile confisca, quindi li possiamo considerare in questo momento impianti a gestione «pubblica». Quindi, tenendo conto che questa Commissione, come ricordava il presidente nella precedente audizione, ha determinati poteri e quindi, qualora necessario, si può anche secretare il contenuto delle audizioni e visto che il sindaco è direttamente competente non tanto sulla gestione di questi due impianti di TMB ma sicuramente sugli altri, essendo complessivamente il commissario su tutto il tema dei rifiuti, volevo capire che idea si è fatto. Noi, nelle precedenti audizioni, abbiamo sostanzialmente sentito dire che i due impianti di Malagrotta non erano saturi, cioè operavano entro i limiti, anche se pure qui ci sono dati un po' discordanti, però capire che valutazioni fa il sindaco rispetto al fatto che in quattro anni è accaduto quello che è accaduto nella capitale.
  Non voglio ripetere le domande di chi mi ha preceduto, però è chiaro che il tema di Malagrotta rientra in un'area vasta. Spesso è stata invocata la normativa Seveso 2, con riferimento al tema dell'esistenza di tanti impianti industriali, non solo Pag. 60quelli che riguardano la discarica (i TMB, il gassificatore, ora non più attivo, ed altri). Volevo sapere se si sta lavorando su una valutazione – rispetto a quello che denunciano i cittadini – epidemiologica con le autorità competenti, per capire qual è l'impatto, anche alla luce delle ordinanze che ha citato il sindaco, dal punto di vista della salute e delle conseguenze sulla salute rispetto a quella zona. Quindi mi interessa sapere quanto è grande il danno e, anche tornando alla domanda iniziale, quanto ritiene di aver recuperato – ci ha dato dei dati il sindaco – rispetto al danno che si è determinato con questi quattro incendi. Vengo poi al tema del Piano complessivo che è stato pubblicato e che, ricordo, è fondamentalmente discordante rispetto al programma elettorale del sindaco – quindi evidentemente si è ritenuto di fare delle scelte diverse, legittimamente – e questo dato comunque va evidenziato. Alcune domande le vorrei fare senza temi di merito, che lasciamo ad altre sedi (per esempio, in merito alla localizzazione dell'impianto di termovalorizzazione, incenerimento o di termocombustione che dir si voglia, che, di fatto, è un impianto che Roma fa ma che poi è come se lo si facesse in altri centri, come Pomezia e altre aree che sono estremamente vicine a quell'impianto). Tuttavia, non è questa la sede per fare queste domande, mentre invece è questa la sede per chiedere se è stata fatta una scelta, in parte coerente anche col Piano nazionale, di un impianto che prenderà sostanzialmente, se ho capito bene, l'indifferenziato. Questa è una scelta che può essere fatta laddove c'è un lavoro fatto nel migliore dei modi sulla raccolta differenziata, anche alla luce degli obiettivi sfidanti dati. Ricordiamo che il 65 per cento di riciclo, di fatto, corrisponde a circa il 70 per cento di raccolta differenziata, considerando anche la necessità, poi, di un piccolo scarto rispetto al riciclo nella differenziata di fatto, quindi parliamo di un dimensionamento intanto enorme, di 600 mila Pag. 61tonnellate, ma che, legandolo poi anche all'accoglimento della parte di rifiuto indifferenziato, necessita di uno straordinario impegno. Il sindaco ha citato dei dati, ma voglio ricordare che lui è partito dai dati del 2008 – anzi del 2013 – ma dal 2008 al 2013 la raccolta differenziata a Roma partiva da un bassissimo 17 per cento ed ebbe una spinta con il cosiddetto Patto per l'Italia – quindi l'interruzione non più sperimentale del porta a porta in molte delle zone della città, l'estensione a cinque frazioni – insomma, una serie di azioni che poi, di fatto, non hanno avuto cambiamenti particolari.
  Quindi vorrei capire quali sono le iniziative per il miglioramento della qualità e della quantità della raccolta differenziata, anche considerato che l'ISPRA, al 2002, dà un valore poco al di sotto del 46 per cento di raccolta differenziata, quindi un riciclo che è immaginabile sia anche più basso.
  Ad oggi non ci risultano iniziative concrete, sicuramente realizzate, ma almeno progettate per il miglioramento della qualità e della quantità di raccolta differenziata. Ci risultano i due impianti di biodigestori che non sono rientrati nella graduatoria del Piano nazionale di ripresa e resilienza – ma ce lo potrà confermare e comunque le chiedo anche questo – che sono in ogni caso finanziati e quindi anche questo è importante. Quindi, quali sono i criteri del dimensionamento dell'impianto che si vuole realizzare di termocombustione, quali le iniziative sul miglioramento della qualità e quantità di raccolta differenziata e, chiaramente, rispetto all'impianto citato, anche i costi e il cronoprogramma.
  Queste sono le principali domande che volevo fare. Poi, come ho fatto ieri con il prefetto, visto che, giustamente, il sindaco ha parlato anche delle ordinanze sulla qualità dell'aria e sugli adempimenti correlati, segnalo anche al sindaco – ma sicuramente lo sa – l'incendio del 31 dicembre nel quartiere Pag. 62Torrino Mezzocammino, nel Municipio IX, con dati preoccupanti di Arpa Lazio. Quindi, anche al sindaco chiedo se su questa situazione – non entro nel dettaglio e lo possiamo fare in altre circostanze, ma è urgente farlo – si sta attivando per le bonifiche che ancora lì urgono e per gli interventi di messa in sicurezza, più che di bonifica, che attengono alle valutazioni sulla salute dei cittadini. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al collega Borrelli in videocollegamento.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Innanzitutto, grazie al sindaco per la sua presenza. Io mi limiterò a fare delle domande sul rogo di Malagrotta, perché pensavo che la nostra attività fosse legata a quello che è successo nella discarica. Non ho una preparazione specifica per fare interventi rispetto al nuovo Piano dei rifiuti, tanto meno per esprimere un giudizio tout-court sulla vicenda della realizzazione dell'inceneritore, che – lo dico ma solo come elemento quasi neutrale – non è da solo la soluzione dei problemi dei rifiuti. Chi si immagina che solo con l'incenerimento si possa risolvere il problema dei rifiuti in qualsiasi sito italiano, secondo me fa un grave errore, perché è la somma di vari interventi a risolvere il problema della gestione dei rifiuti e non soltanto l'incenerimento. Io ho per il sindaco una serie di domande molto rapide. Ho ascoltato con attenzione anche la parte in cui egli si è complimentato con l'attività della polizia municipale e con tutto il sistema che è intervenuto nel rogo. Risulta da articoli di giornali che i residenti avrebbero accusato il fatto di essere stati loro a chiamare per primi i vigili del fuoco, mentre all'interno dell'impianto risulta che ci sia un personale addetto e di sorveglianza. Vorrei sapere se il sindaco ha conferma di questo oppure se viene smentita questa versione dei residenti.Pag. 63
  È evidente che la mia domanda è in una direzione molto chiara: se non hanno dato l'allarme i dipendenti, le guardie giurate o il personale all'interno di Malagrotta e ciò è stato fatto dall'esterno, mi domando come sia stato possibile che nessuno dall'interno si sia accorto di questa situazione. Ovviamente, essendo queste notizie provenienti da articoli di giornale, il sindaco potrebbe avere degli elementi che, secondo me, possono essere molto importanti per la visione complessiva. Vorrei poi sapere se il sindaco è per caso a conoscenza di atti giudiziari sul precedente rogo che sono arrivati a termine, cioè se ci sono state delle individuazioni di responsabilità rispetto al precedente rogo, sempre all'interno dell'impianto. Faccio presente – io purtroppo ho seguito tale aspetto per la vicenda della Terra dei fuochi – che noi abbiamo avuto in alcune occasioni non il rogo delle discariche, perché in Campania non ce ne sono più, ma dei siti nei quali c'erano le ecoballe. Anche in quel caso furono i cittadini dall'esterno a lanciare l'allarme, mentre il personale interno non si era accorto in tempo di ciò e questo ha causato notevoli danni. Ovviamente, qualcuno parla della possibilità di autocombustione, ma io non ho mai riscontrato la possibilità che ci sia un'autocombustione in impianti o in strutture di questo tipo. Infine, domando sempre al sindaco di sapere se è a conoscenza di alcuni consiglieri, esponenti del territorio, che avrebbero denunciato in più occasioni la presenza di un'altra discarica che addirittura produceva dei fumi e sulla quale si è intervenuti solo dopo l'intervento della società che gestisce l'aeroporto. Ciò per un motivo molto semplice: ci passavano gli aerei sopra e ci sarebbero state addirittura delle segnalazioni dei piloti visto che questi fumi creavano dei problemi al loro percorso.Pag. 64
  Vorrei sapere se per caso il sindaco è a conoscenza di questa vicenda e se ci sono stati degli interventi anche in questa direzione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola alla senatrice Petrucci.

  SIMONA PETRUCCI. Ringrazio il sindaco e il presidente per l'opportunità. Volevo chiedere una precisazione. Ha parlato di numeri, di quantità presenti giornalmente nell'impianto – circa 850 – ma, in realtà, sappiamo che l'unico impianto che poteva trattare in questo 2023 i rifiuti differenziati era il TMB1, con capacità autorizzata di 600 tonnellate; quindi vorrei capire per le altre 200 dove venivano mandate. Poi, si parla di attivazione di altre realtà fuori provincia, fuori regione o all'estero, ovvero di 210 mila tonnellate, 450 mila tonnellate e 190 mila tonnellate. Questi sono contratti che sono stati, quindi, stipulati immediatamente il giorno dopo l'incendio, oppure su alcuni erano già in atto per sopperire a quelle famose 200 tonnellate giorno di cui ha parlato all'inizio?
  Vorrei sapere, poi, quali sono gli impianti e se è possibile dirci gli impianti dove vengono conferiti i rifiuti indifferenziati. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Non ci sono più interventi. Anch'io avevo qualche domanda, alle quali non so se il sindaco sarà in grado di rispondere oggi. La mia domanda principale era se si poteva avere un cronoprogramma, anche perché sono stati fatti determinati accordi per cui alcuni rifiuti – una buona percentuale e forse la maggioranza – vanno portati poi all'esterno, quindi anche in altre regioni. Verificando alcune delibere di alcune regioni si evince però che queste ultime accoglieranno tali rifiuti per un tempo limitato, quindi vorrei capire se poi ci saranno delle ulteriori proroghe in queste regioni per cui i Pag. 65rifiuti verranno portati per più tempo o, comunque, vista questa emergenza e vista anche la eventuale solidarietà iniziale, ciò è un qualcosa che invece deve essere svolto continuamente; in tal caso, mi chiedo per quanto tempo. Poi, per quanto riguarda il termovalorizzatore – il senatore Lorefice usa termini più tecnici però il concetto è quello – vorrei capire se, anche qui, c'è un cronoprogramma secondo cui poter stabilire o preventivare lo stato di avanzamento dell'opera. Vorrei poi capire anche lo stato di realizzazione dei due biodigestori. Inoltre, per quanto riguarda la raccolta differenziata, vorrei capire meglio la situazione anche in considerazione dei dati. Tale raccolta, infatti, vanta tuttora delle percentuali abbastanza basse, posto che i dati che abbiamo risultano essere sul raccolto, il che significa che la percentuale di differenziata sul raccolto non necessariamente poi coincide effettivamente con il rifiuto differenziato in senso stretto. Infatti, all'interno di questa differenziata ci potrebbe essere una differenziata perfetta o con qualche mancanza, ma comunque si tratta di un dato apparente. Quindi, vorrei capire se la raccolta differenziata sarà incrementata e quali sono le politiche che saranno portate avanti per incrementarla; vorrei, insomma, capire qual è il vero dato della differenziata.
  In tal senso, infatti, anche sulla base delle altre audizioni già svolte, ci sembra di capire che i TMB comunque appartengano a una fase di processo ormai vecchia, nel senso che ormai si va in tutt'altra direzione, cercando di valorizzare il rifiuto e facendolo passare dall'essere una spesa a una risorsa. Quindi, vorrei capire quali saranno le prospettive nel Piano dei rifiuti di Roma Capitale (ma ciò riguarda anche il Lazio in generale). Ciò anche perché, dalle audizioni che abbiamo avuto in precedenza, ci sembra di comprendere che, andando avanti con i mesi o con gli anni, il problema rischia di aumentare perché le Pag. 66discariche in essere a breve saranno sature, a fronte della mancanza di questi impianti, anche solo di smistamento, perché sono bruciati.
  Quindi vorremmo capire se quei piani che abbiamo, quelle centinaia di pagine che possiamo leggere ogni giorno, sono attuali o sono sostanzialmente fatti su determinati contesti in cui c'è un'altra realtà. Poi, in attesa degli esiti delle indagini dalla procura, anche noi chiederemo di avere determinati atti, per capire meglio le dinamiche dell'incendio di Malagrotta, da cui è partito questo filone di inchiesta, doloso o meno che sia stato (ciò lo verificherà naturalmente chi è del mestiere, però anche noi, come Commissione, vorremmo capire e comprendere). Anche perché – è un'opinione personale – quello che mi ha spaventato della precedente audizione del dottor Palumbo sono i costi di questi rifiuti, che sono esorbitanti. Noi faremo il nostro lavoro in maniera trasparente cercando di relazionare e rendere comunque pubblici gli esiti della nostra indagine, però sono costi veramente di grandi dimensioni: il solo mantenimento della discarica, anche ferma, quindi senza che produca, quindi senza alcun tipo di ricavo e senza che essa svolga alcun tipo di funzione, determina costi molto elevati. Quindi, vorremmo capire quali possono essere le soluzioni che lei può prevedere in tal senso. Io intanto la ringrazio ancora per la disponibilità. Non so fin dove ci potrà rispondere oggi, ma, nel caso, valuteremo se farla tornare, o se acquisire delle risposte scritte o altro; valuteremo insieme. Quindi grazie ancora per oggi.

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Grazie, presidente. Rispondo volentieri alle domande, anche a quelle che in qualche modo vanno un po' oltre il perimetro specifico del mandato di questa Commissione e riguardano più il tema del Piano rifiuti, della validità o meno di determinate scelte Pag. 67impiantistiche, che naturalmente trova anche in altre Commissioni parlamentari una competenza più diretta. Tuttavia, è anche questa un'utile opportunità per confrontarmi con i parlamentari su questo. Al senatore Lorefice consegniamo sia il testo ufficiale pubblicato del Piano rifiuti, che contiene naturalmente anche il capitolo a cui lui faceva riferimento, sia la comunicazione della Commissione europea sui termovalorizzatori (quindi il documento che l'Unione europea ha dedicato a questo impianto): Communication 2017 (34), con titolo in inglese «The role of waste to energy and circular economic»; quindi, nel documento principe della Commissione sui termovalorizzatori si utilizza la parola termovalorizzatori. Questa è una polemica politica: si dice termovalorizzatore perché suona meglio piuttosto che inceneritore; si usano entrambe le cose; si può dire inceneritore e termovalorizzatore. Tecnicamente il termovalorizzatore è un sottoinsieme dell'inceneritore, cioè tutti i termovalorizzatori sono inceneritori, ma non tutti gli inceneritori sono termovalorizzatori. È come se uno volesse dire frutto o mela: sono tutte e due cose vere; mela è più preciso ma è anche un frutto. Quindi il termovalorizzatore è un inceneritore, ma è pure un termovalorizzatore (infatti la Commissione europea nel documento dedicato a questa tecnologia lo chiama termovalorizzatore). Si può anche dire inceneritore, non c'è nulla di male, però non si può dire che è sbagliato dire termovalorizzatore, perché è lo stesso termine che utilizza la Commissione europea nel documento con cui essa tratta questo oggetto. Peraltro, come io ho cercato di spiegare, la tecnologia che noi abbiamo scelto è così avanzata che si va perfino oltre il concetto di recupero energetico, perché il recupero energetico recupera l'energia bruciando mentre il resto non si recupera. Adesso noi recupereremo l'energia e i materiali, cioè quelle ceneri pesanti che altrimenti andrebbero in discarica verranno Pag. 68tutte recuperate, quindi non ci sarà nessuna discarica relativa al termovalorizzatore, mentre ci sarà il recupero di materie prime molto importanti – ho fatto l'elenco prima – quali acciaio, alluminio, oro eccetera. Quindi, siamo persino oltre anche lo stesso concetto di termovalorizzatore e, ovviamente, ancora oltre quello di inceneritore.
  Approfitto anche per chiarire una cosa, perché si dice ripetutamente che questa non è l'unica soluzione, cioè non si può pensare che il termovalorizzatore sia la soluzione del problema dei rifiuti. Questa affermazione è totalmente giusta e la condivido perfettamente, infatti è quella che noi abbiamo adottato. I rifiuti si dividono in due tipologie: la quota differenziata e la quota residua indifferenziata. La quota differenziata, essendo tale produce riciclo e questo riciclo avviene con il trattamento della plastica e della carta per la quota organica, con i biodigestori che riciclano anche la quota organica. Quando l'Unione europea dà come obiettivo il 65 per cento di riciclo, dice che esiste un obiettivo medio, quindi, ovviamente, alcune grandi città sono sotto questo obiettivo perché le grandi città hanno i turisti e i pendolari. L'obiettivo dato dalla Comunità europea è nazionale ed è a sua volta una media tra i piccoli comuni che stanno sopra e i grandi comuni che stanno sotto. Comunque, la Commissione europea parla del 65 per cento: quando si raggiungerà tale obiettivo, per cui si dà come data il 2035, quindi se si è virtuosi al massimo, se si fa tutto quello che dice la Commissione europea, se si riesce a farlo, comunque esiste un 35 per cento che non è differenziato.
  Quindi esiste il problema di massimizzare la differenziata e poi esiste comunque il problema di sapere cosa fare con la quota indifferenziata, che va ridotta ma che esiste e non sarà mai a zero: nessuno pensa che la quota indifferenziata possa andare a zero. Ora, una quota limitata di un piccolo comune è Pag. 69una cosa piccola, mentre una quota limitata di Roma sono esattamente più di 600 mila tonnellate, perché, poi, anche il riciclo produce un residuo indifferenziato. Questa quota indifferenziata, che è giusto che sia la più piccola possibile ma che non sarà mai zero, ha due possibili esiti finali (poi un giorno magari arriverà una nuova tecnologia ma oggi esistono due possibilità per questa quota indifferenziata): o va in discarica o va nel termovalorizzatore. Non esiste nessuna città al mondo che per la quota indifferenziata non debba scegliere se mandarla in discarica o in termovalorizzatore. Esistono inoltre altre due varianti: queste discariche e questo termovalorizzatore devono essere fatti a casa propria o a casa degli altri?
  Roma aveva scelto un modello in cui c'era tanta discarica – comunque anche tanto termovalorizzatore – con le discariche nei comuni del Lazio, in Puglia, mentre i termovalorizzatori in altre città o all'estero. Di tutti i modelli, questo è il peggiore in assoluto perché non solo inquina di più, posto che la discarica è peggio del termovalorizzatore. Nel famoso triangolo a punta rovesciata della Commissione europea, nella gerarchia prima devi ridurre, poi devi recuperare i materiali, poi devi riciclare, poi devi fare il recupero energetico e poi, proprio il meno possibile, si deve puntare sulla discarica: quindi la discarica dovrebbe essere poca mentre invece a Roma è tanta. Per di più è vicina, cioè non è a casa tua ma è a casa degli altri: se noi non facessimo un termovalorizzatore, noi dovremmo realizzare una discarica da un milione di tonnellate ogni tre anni; cioè, ogni tre anni, a Roma bisognerebbe scavare una discarica da un milione di tonnellate, riempirla e auguri – se qualcuno volesse far ciò – anche nel rapporto con i territori, posto che poi, dopo tre anni, sarebbe piena e bisognerebbe farne un'altra; poi dopo tre anni bisognerebbe farne un'altra ancora e dopo tre anni un'altra! Ciò non solo con i costi, come diceva il presidente, delle Pag. 70nuove discariche, ma anche perché ogni discarica è un costo a vita: non è che quando è piena la posso semplicemente coprire; bisogna occuparsi a vita di una discarica! Quindi, perché l'Unione europea ci dice: basta discariche! Lo capisce chiunque! Quindi, abbiamo appurato che la quota indifferenziata deve essere la più piccola possibile, ma, tra le due varianti di dove deve andare, questa quota più piccola possibile è meglio che vada su un termovalorizzatore piuttosto che vada in una discarica.
  Infine, è meglio essere più amici dell'ambiente, oppure andare in un termovalorizzatore lontano, dovendo mettere su un camion, su un treno o su una nave il carico, portandolo e poi scaricandolo altrove, o è meglio un termovalorizzatore vicino? Cos'è che emette più emissioni? I termovalorizzatori a cui Roma negli anni scorsi mandava i rifiuti lontano, quindi dove c'erano le emissioni del termovalorizzatore più quelle del trasporto, oppure un termovalorizzatore vicino?
  A me sembra che sia abbastanza semplice rispondere a questa domanda. Se si vogliono minimizzare le emissioni in atmosfera bisogna: a) eliminare le discariche; b) fare i termovalorizzatori vicini e non lontani; c) ridurre il più possibile la quota che va in termovalorizzatore e massimizzare la quota che va.
  Nel Piano rifiuti di Roma Capitale si è scelto non di dimensionare il termovalorizzatore sulla quota indifferenziata attuale, quindi producendo quella che si chiama over capacity – sovracapacità – che può portare un amministrazione a sedersi, secondo un ragionamento per cui ci si potrebbe chiedere che si fa a fare la differenziata, potendo mettere tutto in un termovalorizzatore. Questa critica sarebbe corretta se noi avessimo deciso di fare un termovalorizzatore da un milione di tonnellate, da 800 mila tonnellate, mentre noi abbiamo deciso Pag. 71di fare il termovalorizzatore coerente con gli obiettivi europei, cioè coerente con la massimizzazione della differenziata e con la minimizzazione della quota indifferenziata, essendo Roma molto grande. Per questo, per alcuni anni, anche dopo il termovalorizzatore, noi avremo più rifiuti indifferenziati rispetto alla capacità del termovalorizzatore. Questo lo abbiamo fatto proprio perché noi crediamo che non bisogna mai mettere in piedi un'azione di sovracapacità produttiva che riduce l'incentivo e la differenziazione; diciamo che ci siamo alzati da soli l'asticella, proprio perché vogliamo massimizzare la differenziazione.
  Ovviamente, anche quando si massimizza la differenziazione – ripeto – esiste una quota indifferenziata che può andare in discarica o in termovalorizzatore, vicino o lontano. Queste, ad oggi, sono le opzioni in natura esistenti. Noi abbiamo scelto quella meno inquinante possibile: termovalorizzatore sì, discarica no; termovalorizzatore vicino e non lontano. Per di più, ciò anche con l'utilizzo delle tecnologie, per cui anche i residui della termovalorizzazione vengono riciclati e si estrae l'acciaio, il ferro, l'alluminio, oltre all'energia elettrica che – se non ricordo male – è equivalente all'autosufficienza già di 250 mila persone. Noi abbiamo deciso che la quota di rifiuti residui dalla differenziazione massima, invece che metterla in una buca e doverci occupare a vita di ridurre l'inquinamento di quella buca, noi ne facciamo energia elettrica e ricaviamo dei materiali. Ci sembra, questa, la scelta non solo più logica, non solo più economica – perché è ovvio che questo è il modo per ridurre i costi – ma anche quella ambientalmente più coerente.
  Questo porta, come diceva giustamente il presidente e come chiede il nuovo Piano nazionale dei rifiuti, che cambia il profilo degli obiettivi nazionali e rispetto al quale noi ci siamo volutamente adeguati perché a sua volta è fatto sulla base degli Pag. 72obiettivi europei, alla scelta di fare questo tipo di impianto e gli altri impianti di trattamento della raccolta differenziata. Quindi, ciò permette di superare quel modello di sviluppo che si era affermato a Roma, in cui c'erano questi TMB, che trattavano fino a 900 mila tonnellate, ma uno non deve pensare che quando muore il TMB sia tutto finito. Il TMB è passaggio intermedio, che inquina, che costa e che ha un forte impatto sui territori; i TMB sono gli impianti in assoluto più maleodoranti. Inoltre, mentre accanto al termovalorizzatore di Parigi Orange ha messo il suo headquarter, le case costano molte migliaia di euro al metro quadro e nessuno si preoccupa di stare vicino a un termovalorizzatore, a Parigi come a Vienna, ai TMB non si può stare vicino, perché sono molto molto dannosi!
  Quindi, i TMB hanno questo doppio problema: costano, inquinano e non ti risolvono il problema, perché il rifiuto entra ma poi esce. Dopo che è stato nel TMB, hai solo separato il rifiuto, ma sempre in discarica e sempre in termovalorizzatore si deve andare. Quindi, per questa ragione non è difficile da intuire che il Piano nazionale dica di eliminare questa fase intermedia, perché oggi la tecnologia – prima non era così e all'inizio, senza questo passaggio intermedio, c'era un impatto inquinante delle vecchie tecnologie – permette di saltare, con un forte beneficio economico e ambientale, questo passaggio intermedio, andando direttamente, per la quota differenziata, ai biodigestori, ai materiali di recupero eccetera e, per la quota indifferenziata, al recupero energetico e di materiale diretto, con il beneficio economico e ambientale di saltare il trattamento intermedio.
  Questo, in estrema sintesi, è il nostro Piano rifiuti, che non ci siamo inventati in modo originale, ma è esattamente quello che l'Europa e il Piano nazionale ci dice di fare.Pag. 73
  Esiste, naturalmente, un problema intermedio: cioè, cosa si fa intanto che si arriva a questa situazione dell'autosufficienza energetica, che ridurrà costi, emissioni, inquinamento, consumo di suolo, impatto non piacevole che ha Roma con i suoi rifiuti intorno ai propri confini, eccetera? Si è chiusa la discarica di Albano e si va verso il superamento delle discariche e dei TMB, anche con un impatto sui territori piuttosto positivo direi di questo. Naturalmente esiste una fase intermedia, che è dovuta avvenire in un quadro di riduzione della capacità di trattamento intermedio, come si è visto. In sequenza, ricordo le quattro strutture e la sequenza degli accadimenti: Salario e Rocca Cencia, uno colpito da un incendio e uno da una riduzione di capienza e poi da due incendi. Quindi noi, fin dall'inizio, avevamo impostato un sistema che garantisse nella fase transitoria, rispetto alla realizzazione del termovalorizzatore e degli altri impianti, il trattamento intermedio e l'avvio del termovalorizzatore e dei rifiuti. Chiaramente, quando viene meno un impianto di trattamento intermedio si dirottano sugli altri i rifiuti per garantire lo stesso risultato. Per questo, avevamo – vorrei dire, saggiamente – garantito, a differenza di quanto avvenuto in precedenza, non un sistema di accordi al limite della produzione – produco 900 e mi garantisco 900 – ma abbiamo realizzato i cosiddetti buffer. I buffer servono esattamente perché questa tipologia vecchia e inquinante di ciclo con il trattamento intermedio, produce che spesso questi impianti hanno dei problemi (in questo caso incendi ma ci sono anche dei guasti). Chiaramente, Roma prima aveva non solo un ciclo vecchio ma anche un sistema di accordi al limite, per cui bastava un guasto alla SAF di Frosinone, un problema ad Aprilia e i rifiuti rimanevano per strada, perché non c'era né la trasferenza, né il trattamento. Noi abbiamo fatto le due cose: abbiamo prima realizzato dei siti di trasferenza, così se per caso Pag. 74non si poteva andare in trattamento intermedio, intanto non lasciavo il rifiuto per strada, bensì in un sito di trasferenza. Poi, in secondo luogo, abbiamo predisposto un sistema di accordi per i trattamenti intermedi tra enti finali dotato di un margine di sicurezza, così se, nel caso, fosse successo qualcosa, non dovevamo ritrovarci con l'emergenza rifiuti.
  Questo modello, fortunatamente, ha funzionato perché dopo l'incendio i rifiuti sono stati raccolti e inviati: non sono stati fatti nuovi accordi ma sono stati usati i buffer esistenti negli accordi precedenti. Naturalmente, come ho spiegato, questo ha ridotto il buffer – perché se lo usi si riduce – per cui, adesso, il lavoro che si sta facendo è quello di creare nuovi buffer, così qualsiasi cosa succeda di nuovo – sperando di no, naturalmente – Roma avrà di nuovo i buffer. Quindi la situazione attuale è questa: un sistema intermedio fatto su accordi e su una serie di siti, di cui daremo il testo scritto (mi permetterete di non leggere adesso l'elenco perché è molto complesso). Naturalmente, questo sistema, con la realizzazione degli impianti, semplificherà in modo radicale, nel senso che esisterà un sito per la quota indifferenziata (termovalorizzatore), i siti per l'organico (biodigestori), la carta, la plastica e, quindi, tutto verrà trattato nel territorio di Roma, il rifiuto diventando da costo a risorsa. Quindi, non solo si ridurranno i costi del trasferimento dei rifiuti, che ci costa di più ovviamente, ma anche il doverli trattare per cui si ridurranno i costi, ma ci sarà anche un vantaggio economico, perché quando noi mandiamo il nostro organico ai biodigestori veneti non solo gli dobbiamo pagare il trasporto e la fee, ma loro poi ci fanno l'energia e hanno un vantaggio, mentre noi invece no! Perché Roma non deve fare da sé l'energia dei propri rifiuti organici e la deve far fare agli altri, per di più pagandoli? Non è una cosa di buonsenso, quindi noi facciamo gli impianti per fare da noi Pag. 75l'energia con il termovalorizzatore, l'energia con cui alimenteremo i mezzi AMA. I biodigestori previsti dal Piano produrranno metano e questo biometano verrà utilizzato messo per alimentare i mezzi dell'AMA che saranno in giro. Quindi, il pieno non si dovrà fare con il diesel a pagamento, ma avrà un costo zero è ci sarà un inquinamento molto minore, perché i mezzi AMA gireranno con il carburante prodotto dagli stessi rifiuti che tali mezzi raccolgono. Questo è quella che si chiama economia circolare e che noi realizzeremo a Roma. Ovviamente, sulle cause e sulla ricostruzione delle ragioni di questo e degli altri incendi io posso solo ribadire che attendiamo con fiducia gli esiti delle indagini della magistratura; non spetta certo a noi compiere le indagini. Ovviamente siamo molto fiduciosi e ho sempre sentito il procuratore generale, con cui c'è un dialogo che ho sempre chiesto e che lui ha sempre assicurato, con il massimo impegno della magistratura per cercare di capire le ragioni di questi incendi.
  Per quanto riguarda poi Mezzocamino, ho proprio ieri chiesto al prefetto una particolare attenzione ai margini del Cosp, anche su sollecitazione della presidente del municipio Di Salvo, proprio rispetto alla situazione che il senatore De Priamo conosce molto bene e di cui, giustamente, si fa portavoce insieme ad altri.
  I numeri della differenziata attuale: 2020, 43,8; 2021, 44,9; 2022, 45,9; 2023, 46,3 (dati di preconsuntivo). Riteniamo di arrivare al 47 adesso. In questi mesi, se uno proiettasse il dato attuale, siamo a 47. Quindi è un processo di incremento che è ripreso, dopo la lunga fase di stallo e anche le crisi che si sono determinate e che non hanno facilitato, come potete immaginare, l'aumento della differenziata, perché dover ogni volta riadattare la logistica a questo riassetto dovuto dal venir meno di alcuni impianti intermedi non è propriamente il contesto Pag. 76ottimale. Tuttavia, è costante il percorso di incremento della differenziata, che noi auspichiamo ed è inutile che io ripeta i target di aumento della differenziata perché sono pubblici, che sono a loro volta coerenti con il dimensionamento degli impianti. Per quanto riguarda le tempistiche, anch'esse sono note. I biodigestori anaerobici, come è noto, non sono stati inseriti nel PNRR – con nostra insoddisfazione – ma, tuttavia, oltre a essere tutti approvati con le ordinanze del commissario, sono finanziati con il cosiddetto «DL Aiuti» e quindi hanno comunque un finanziamento completo. Le procedure sono partite – a gennaio parte la gara – e anche il «DL Aiuti» ha comunque un limite temporale al 2026. Tutto il cronoprogramma attuale è coerente con il cronoprogramma che tale DL impone a coloro i quali realizzano gli impianti. Per quanto riguarda il termovalorizzatore, come sapete è stata pubblicata la gara. Credo che sia una delle vicende più note e più seguite, quindi non credo sia necessario dire altro perché, essendo un impianto molto importante, c'è un grande interesse, quindi sono noti gli obiettivi e il cronoprogramma. Naturalmente, essendovi la gara, adesso abbiamo il cronoprogramma del progetto messo a gara. Come sapete, si tratta di una finanza di progetto, il che significa: manifestazione d'interesse, presentazione di proposte, accettazione e anche «emendamento/modifica» della proposta, messa a gara della proposta e offerte. La gara prevede un tetto cronologico, laddove poi possono arrivare offerte più rapide o più economiche, quindi, per avere il cronoprogramma finale occorre naturalmente attendere l'esito della gara (l'iter potrebbe essere più rapido); comunque, è chiaro che nella gara è stato messo un tetto cronologico. Quello è un investimento privato e non un investimento pubblico perché, naturalmente il termovalorizzatore ha anche un ritorno economico, ma quello che oggi è un costo per noi, diventerà invece un valore creato Pag. 77per chi poi lo gestirà. Credo di aver detto tutto. Comunque, poi, se ci sono eventualmente temi ulteriori da chiarire, lì trasmetteremo anche per iscritto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco Gualtieri per l'audizione di oggi.

  SIMONA PETRUCCI. Scusi presidente, mancano tutti i dati che avevo richiesto, quelli più puntuali sui quantitativi...

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Glieli diamo per iscritto!

  PRESIDENTE. Il sindaco ce li farà avere per iscritto. Poi avremo modo di confrontarci, analizzarli ed eventualmente richiedere, se necessario, una nuova audizione se non sono sufficienti le risposte.

  PIETRO LOREFICE. Pertanto alle domande alle quali non è stata data risposta provvederete per iscritto (penso a quelle relativa al COC, ai verbali e via dicendo).

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Se rileggerà il testo con attenzione, vedrà che esistono i verbali del COC: io ho dato date e oggetto delle decisioni del COC.

  PRESIDENTE. Analizziamo prima le risposte che ci faranno pervenire, dopodiché, se abbiamo bisogno di ulteriori chiarimenti li chiederemo. Le domande sono tante e me ne sono accorto anch'io.

  PIETRO LOREFICE. Il sindaco nella replica ha detto che, secondo il suo punto di vista, ci sono state delle domande che andavano fuori dal perimetro della Commissione: vorrei capire quali sono?

Pag. 78

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Anche la mia esposizione è andata oltre il perimetro: non lo dico polemicamente.

  PIETRO LOREFICE. Sindaco, questa è la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e, almeno da quello che ho sentito, tutte le domande sono pertinenti e riferite al perimetro di indagine della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, sugli illeciti a essi correlati e non solo. Però, se c'è qualche domanda che lei reputa fuori dal perimetro, io da commissario devo chiederle quali sono. Siccome lei ha fatto una premessa e ha detto ciò, quali sono secondo lei le domande che sono andate fuori dal perimetro della Commissione?

  PRESIDENTE. Io non affronterei così il dialogo e aspetterei un attimo di avere le risposte. Anch'io ho fatto diverse domande e ho chiesto il cronoprogramma, i costi e via dicendo.

  PIETRO LOREFICE. Presidente, sono affermazioni che il sindaco ha fatto in audizione, pertanto io, da commissario, chiedo.

  PRESIDENTE. Se il sindaco vorrà rispondere.

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Io ho detto che rispondevo con gioia a tutte le domande, anche a quelle relative più a una valutazione in sé delle scelte impiantistiche eccetera, che, come è noto, sono anche oggetto di altre Commissioni parlamentari. Non essendo un habitué delle audizioni, ho fatto ciò molto volentieri, approfittando di questa occasione per fare una discussione sul valore tecnologico di questo o quell'impianto. Questa è un'altra tipologia rispetto ad andare a capire gli elementi patologici o potenzialmente anche illeciti relativi alle discariche (insomma, tutti questi temi). È Pag. 79una cosa abbastanza chiara, però – ripeto – ho fatto ciò dicendo che io stesso, per primo, avevo nella mia relazione anche trattato temi non strettamente oggetto dell'incendio di Malagrotta, delle sue ripercussioni eccetera, ma ho colto l'occasione per raccontare anche la filosofia del Piano rifiuti, le norme europee e via dicendo.
  Quindi, ripeto, non era assolutamente una considerazione polemica, anzi, una considerazione fattuale, che però mi ha consentito anche di chiarire perché ho scelto di allargare le mie considerazioni, per cui è normale che poi si facciano domande anche relative a temi che io stesso ho trattato. Quindi non credo che esista un problema da questo punto di vista.

  PRESIDENTE. Io, ringraziando della disponibilità, specifico che se ci sono ulteriori domande gliele invieremo; attenderemo le risposte e, se sarà necessario, chiederemo una nuova audizione. Grazie della disponibilità.

  LAVINIA MENNUNI. Presidente, solo una cosa!

  PRESIDENTE. Però io ho aperto prima la fase delle domande e ho ascoltato tutti. Adesso il sindaco mi ha dato una disponibilità per un tempo limitato. Se la senatrice Mennuni ha da dire qualcosa non voglio interrompere la discussione, poiché siamo qui per questo, però, per correttezza, dovremmo cercare di concludere, perché mi piace poter essere chiaro anche rispetto agli auditi, che sono stati gentilissimi.

  LAVINIA MENNUNI. Presidente, la ringrazio molto di questa possibilità e ringrazio anche il sindaco, che ho ascoltato con molto interesse durante la sua relazione. Nella relazione che ci invierà sarebbe anche utile, se è possibile, alla luce del fatto che comunque mi sembra che la raccolta differenziata stia ricominciando pur se gradualmente a crescere, che egli ci dicesse Pag. 80se ritiene utile andare a fare una verifica, per esempio, con altre nazioni, come la Gran Bretagna, che stanno gradualmente riducendo l'apporto e la realizzazione di termovalorizzatori, proprio perché stanno verificando che possono rallentare la raccolta differenziata e quindi la circolarità (che lui stesso ha richiamato quale elemento molto rilevante e molto importante) per rivolgersi verso altre tipologie di tecnologie più avanzate.
  Quindi, il quesito che secondo me Roma Capitale si dovrebbe porre è se non vi siano, invece, altre tecnologie che possano essere utilizzate, ma, soprattutto, se, a questo punto, un termovalorizzatore così imponente sia effettivamente rilevante e utile rispetto a questa strategia; una strategia che, mi pare di capire, sia comune tra noi e il nostro sindaco rispetto al fatto che noi vogliamo la politica delle 3 R (quindi, ridurre, riutilizzare e riciclare). Se questo aspetto potesse essere evidenziato nell'ambito della relazione che ci indica, anche con una trasposizione dei dati di nazioni sicuramente virtuose nella gestione dei rifiuti, credo sarebbe utile. La ringrazio e mi scusi ancora, presidente, per questo mio intervento in fase di chiusura dell'audizione.

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Irritualmente rispondo lo stesso, anche se già l'ho fatto; infatti la risposta non è una nuova. Se rileggerà con attenzione le mie parole, anche nella relazione, ho esattamente detto questo, cioè che noi abbiamo dimensionato il termovalorizzatore sugli obiettivi attuali e futuri di raccolta differenziata, e non su quelli di una fase in cui c'erano obiettivi minori. Esistono paesi che avevano realizzato i termovalorizzatori quando c'erano obiettivi minori e risultati minori di differenziata: quella si chiama sovracapacità, cioè si ha una capacità di termovalorizzazione che non riguarda solo la quota residua indifferenziata e il residuo della differenziazione una volta raggiunti gli obiettivi Pag. 81europei, ma che è tarata sulla quota di differenziazione che, magari, in molte città europee è del 30 per cento o del 40 per cento addirittura (se si vede paradossalmente la percentuale di Roma, questa è persino più alta di quella di molte città europee). Quindi, anche se si continuano a costruire termovalorizzatori in tante città compreso Parigi, esistono sicuramente Paesi in cui c'è una sovracapacità di termovalorizzazione. Noi non abbiamo commesso questo errore perché abbiamo tarato la capacità esattamente su un livello altissimo di differenziazione e di riciclo, per evitare qualsiasi tipo di sovracapacità. Invece non è vero quello che ha detto la senatrice, cioè che per quanto riguarda la quota indifferenziata residua non esiste a oggi nessuna soluzione terza rispetto alla discarica e al termovalorizzatore.

  LAVINIA MENNUNI. Però io questo non l'ho detto. Parlo di tecnologie avanzate, sindaco!

  ROBERTO GUALTIERI, sindaco di Roma Capitale. Realizzate la vostra inchiesta e noterete che la quota indifferenziata residua dei rifiuti di Londra, di Parigi, di Berlino, di New York va sempre in una discarica o in un termovalorizzatore. Quando sarà diversamente, noi ovviamente ne saremo felicissimi, ma ad oggi questo è.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco Gualtieri e i suoi collaboratori. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 12.20, è ripresa alle 12.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche Pag. 82mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, nonché sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, all'esito della riunione testé conclusasi, ha convenuto di procedere alla correzione un errore materiale nei resoconti sommario e stenografico della seduta svolta il 20 dicembre 2023, concernente il dibattito svoltosi nella riunione dell'Ufficio di presidenza tenutosi nella medesima data, nell'ambito del quale sono stati decisi e successivamente resi noti, in sede di Comunicazioni del presidente, i filoni di approfondimento tematici della Commissione e l'elenco delle relative missioni programmate per i prossimi mesi. A tale riguardo, avverto che nell'elenco suddetto è stata inserita, per mero errore materiale, la missione da svolgersi nel mese di febbraio in Toscana, a Follonica, sul tema dei gessi rossi, che quindi non avrà luogo.
  Comunico, inoltre, che all'esito della odierna riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si è convenuto di ampliare il filone di approfondimento, già avviato sulla situazione dei rifiuti a Roma, a tutto il sistema complessivo di gestione dei rifiuti della Regione Lazio, anche con riferimento alla destinazione dei flussi extraregionali dei rifiuti, con possibilità di svolgere ulteriori audizioni e di compiere sopralluoghi presso gli impianti presenti su tutto il territorio regionale. Il filone includerà, altresì, la gestione illecita dei rifiuti, con particolare riferimento al fenomeno dei roghi.
  Ricordo, infine, che, per quanto concerne l'espressione di pareri in materia di diritto all'oblio, secondo quanto già illustrato nel corso delle precedenti riunioni dell'Ufficio di presidenza,Pag. 83 integrato dai rappresentanti dei Gruppi, svoltesi il 21 novembre e il 20 dicembre scorsi, alla Commissione è stato richiesto (rispettivamente con lettera della Vicepresidente della Camera, on. Anna Ascani, in data 18 ottobre e, successivamente, con nota integrativa del 20 novembre) di esprimere un parere in merito alle istanze pervenute. Il relativo dossier predisposto dagli uffici è stato trasmesso ai componenti dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nelle sedute citate, con la relativa documentazione integrativa visionabile presso l'archivio della Commissione. Avverto quindi che i rappresentanti dei gruppi sono chiamati ad inviare per iscritto entro mercoledì 31 gennaio le proprie valutazioni in merito alle istanze trasmesse, che verranno discusse nel prossimo Ufficio di presidenza, in modo da predisporre una proposta di parere da sottoporre alla Commissione.

  La seduta termina alle 13.