XIX Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 18 gennaio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EQUILIBRIO E I RISULTATI DELLE GESTIONI DEL SETTORE PREVIDENZIALE ALLARGATO, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA, ALL'EVOLUZIONE DEL MONDO DELLE PROFESSIONI, E ALLE TENDENZE DEL WELFARE INTEGRATIVO

Audizione del presidente e di altri rappresentanti di Confprofessioni.
Bagnai Alberto , Presidente ... 3 
Monticelli Francesco , Responsabile dell'Ufficio studi di Confprofessioni ... 4 
Bagnai Alberto , Presidente ... 15 
De Gregorio Luca , Direttore generale di Cadiprof ... 15 
Bagnai Alberto , Presidente ... 20 
De Gregorio Luca , Direttore generale di Cadiprof ... 20 
Bagnai Alberto , Presidente ... 21 
De Gregorio Luca , Direttore generale di Cadiprof ... 21 
Bagnai Alberto , Presidente ... 22 
Schifone Marta (FDI)  ... 22 
Bagnai Alberto , Presidente ... 22 
Lovecchio Giorgio (M5S)  ... 22 
Bagnai Alberto , Presidente ... 23 
Cattoi Vanessa (LEGA)  ... 23 
Bagnai Alberto , Presidente ... 24 
Camusso Susanna Lina Giulia  ... 24 
Bagnai Alberto , Presidente ... 25 
De Gregorio Luca , Direttore generale di Cadiprof ... 27 
Bagnai Alberto , Presidente ... 27 
Cattoi Vanessa (LEGA)  ... 28 
Bagnai Alberto , Presidente ... 28 
Monticelli Francesco , Responsabile dell'Ufficio studi di Confprofessioni ... 28 
De Gregorio Luca , Direttore generale di Cadiprof ... 29 
Bagnai Alberto , Presidente ... 29

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO BAGNAI

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta. Invito gli onorevoli colleghi e gli onorevoli senatori a firmare il registro delle presenze che si trova sul tavolo al centro dell'aula.
  Vi avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente e di altri rappresentanti di Confprofessioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente di Confprofessioni, dottor Gaetano Stella, che però non ha potuto partecipare a causa di un impegno di carattere familiare, quindi vedete accanto a me il dottor Francesco Monticelli, responsabile dell'ufficio studi di Confprofessioni, e il dottor Luca De Gregorio, direttore di Cadiprof, il fondo che si occupa dell'assistenza integrativa.
  Con Confprofessioni apriamo quindi l'indagine conoscitiva sull'equilibrio e i risultati delle gestioni del settore previdenziale allargato che vuole fare particolare attenzione al tema della transizione demografica ed anche al tema relativo all'evoluzione del mondo delle professioni e alle tendenze del welfare integrativo, motivo per cui siamo particolarmente lieti anche della presenza del dottor Luca De Gregorio. L'indagine si propone di analizzare la sostenibilità del sistema previdenziale Pag. 4allargato, la sua congruità con le esigenze degli utenti, da qui la necessità anche di audire associazioni che sono in qualche modo esponenziali, come si dice non in senso matematico ma in senso giuridico, delle esigenze degli utenti e del mondo delle professioni.
  Do quindi la parola al dottor Monticelli per lo svolgimento della prima parte della relazione, poi il dottor De Gregorio la integrerà.

  FRANCESCO MONTICELLI, Responsabile dell'Ufficio studi di Confprofessioni. Grazie, presidente. Grazie onorevoli senatori e deputati. Ovviamente portiamo i saluti del presidente Gaetano Stella che, come detto, per esigenze familiari non è potuto essere presente.
  La gestione corretta e la qualità delle prestazioni affidate agli enti previdenziali è sicuramente l'esigenza fondamentale nella prospettiva della garanzia della pari dignità sociale e dell'uguaglianza tra categorie produttive e tra generazioni. Un'esigenza cruciale soprattutto nell'attuale frangente storico connotato dall'incidenza di molteplici crisi economiche e da una preoccupante flessione della curva demografica, nonché ovviamente dalla trasformazione epocale del mercato e del lavoro tradizionale.
  In questo contesto, per le ragioni che illustreremo, l'ambito professionale assume un rilievo preminente.
  Confprofessioni partecipa con grande interesse a questa preziosa indagine. La nostra confederazione raccoglie al proprio interno le libere associazioni rappresentative di tutte le aree professionali, tanto delle professioni ordinistiche quanto delle professioni non regolamentate in forma ordinistica, e della parte sociale e datoriale firmataria del contratto collettivo dei dipendenti degli studi professionali, quindi è un osservatorio Pag. 5privilegiato sull'andamento del comparto e sul ruolo del comparto nella società e nell'economia del Paese.
  Per introdurre il tema prendiamo le mosse dall'ultimo rapporto sul mercato del lavoro del CNEL e dal recente atto normativo europeo, la raccomandazione sull'accesso alla protezione sociale per i lavoratori autonomi e subordinati del consiglio dell'Unione europea del novembre del 2019.
  In particolare, la raccomandazione dipinge un quadro molto diversificato dei sistemi di protezione sociale per i lavoratori autonomi negli Stati membri, mettendone a fuoco la complessiva fragilità e lo squilibrio del lavoro autonomo rispetto a quanto previsto per il lavoro subordinato.
  C'è stato un tradizionale disinteresse della legislazione di protezione sociale nei confronti del lavoro autonomo e libero professionale che ha radici profonde ed emerge sempre di più negli ultimi anni invece un'esigenza di protezione che si spiega con l'evidenza di una crisi reddituale marcata ed evidente che coinvolge tutte le realtà del lavoro autonomo professionale.
  L'osservazione della curva reddituale nel comparto professionale evidenzia un costante e preoccupante trend al ribasso, frutto anche – va detto – dell'indiscriminato e poco riflettuto abbattimento di qualsivoglia regolazione del libero mercato imposta anche a livello europeo, abbattimento che ha ignorato in parte le esigenze di tutela della qualità delle prestazioni professionali e la garanzia dell'equilibrio dei rapporti tra professionista e clienti. Quindi, deriva da questa situazione una fragilità dei lavoratori autonomi e professionisti, il fenomeno dei working poor riguarda non solo il lavoro dipendente, ma si estende anche al lavoro libero professionale.
  Un'indagine sull'equilibrio delle gestioni previdenziali per i lavoratori autonomi non può che tenere in debita considerazione (è questo, come ricordato, uno dei temi dell'indagine) le Pag. 6tendenze relative all'accesso alle professioni, tanto più che questa sembra essere la maggiore criticità al momento che grava sul sistema nel suo complesso. Infatti, sia le casse di previdenza sia la gestione separata per i professionisti autonomi che non appartengono alla cassa professionale gestiscono forme di previdenza obbligatoria e la loro sostenibilità e l'adeguatezza delle prestazioni dipendono da variabili demografiche reddituali e sociali.
  Il trend demografico che il Paese sta attraversando, ovviamente, è ben presente a tutti e non richiede analisi dettagliate, ci limitiamo solo ad alcuni dati.
  Al 1° gennaio 2023 l'Italia conta circa 179 mila unità di popolazione in meno rispetto allo stesso giorno del 2022, siamo il Paese dell'Unione europea con le maggiori perdite in termini assoluti. Confrontando i principali quattro Paesi dell'Unione europea (Francia, Germania, Italia e Spagna), nell'ultimo ventennio l'Italia è il Paese, in particolare, che fa registrare la maggior riduzione di popolazione in giovane età, 0-29 anni. Tutto ciò, ovviamente, si ripercuote, come è evidente, sull'accesso al mercato del lavoro.
  L'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro avviene sempre più tardi, il che incide sull'ammontare complessivo dei versamenti previdenziali. Fenomeni comuni a tutti i Paesi dell'Unione, ma anche in questo caso l'Italia si distingue per trend particolarmente negativi, Noi siamo l'unico Paese, ad esempio, tra i maggiori dell'Unione in cui l'ingresso all'università avviene a 19 anni e non a 18 e i percorsi dell'istruzione terziaria sono mediamente più lunghi. Tra l'altro, se analizziamo alcuni aspetti specifici di carattere territoriale notiamo che ci sono situazioni come quella del Mezzogiorno in cui queste tendenze sono ancora più evidenti. La popolazione di età 0-29 anni si è ridotta quasi del 30 per cento nell'ultimo ventennio e conosciamo bene Pag. 7i dati dei giovani inattivi, che stanno al 32,8 per cento proprio nel Mezzogiorno nel 2022.
  Queste tendenze demografiche che, ovviamente, abbiamo ripercorso a grandi linee con le loro ripercussioni sul mondo del lavoro, ci consentono di contestualizzare alcuni dati inerenti lo specifico ambito del lavoro libero professionale.
  Presso Confprofessioni abbiamo l'osservatorio delle libere professioni che ogni anno redige un rapporto proprio sul mondo delle professioni, è stato presentato recentemente a fine novembre del 2023, quindi con questa indagine abbiamo uno spaccato abbastanza preciso delle tendenze che riguardano il lavoro libero professionale.
  Questi dati ci dicono che il numero di liberi professionisti italiani, in costante aumento fino al 2019, ha subito un calo a partire dal 2020, diminuzione comune a tutti i Paesi dell'Unione europea, ovviamente imputabile agli effetti della crisi economica causata dalla pandemia.
  Tra il 2018 e il 2022 si assiste a un calo del 5 per cento riguardante in particolare i professionisti dell'area tecnica-scientifica e, soprattutto, quelli del comparto salute. Sappiamo che questo del comparto dei professionisti dell'area sanitaria è un tema molto importante e molto dibattuto.
  Contemporaneamente assistiamo ad un invecchiamento del comparto libero professionale: si tratta di dati molto importanti che servono proprio a valutare la sostenibilità dei sistemi di produzione.
  Il 55,5 per cento dei professionisti italiani ha meno di cinquant'anni, rispetto al 68,7 per cento del 2009.
  Questa diminuzione complessiva dei liberi professionisti non si è però distribuita omogeneamente nelle diverse fasce di popolazione, ma ha colpito in particolare i professionisti più giovani.Pag. 8
  Nelle libere professioni tra il 2019 e il 2022 la componente più giovane, quella fino ai 34 anni, è diminuita di quasi il 10 per cento. La componente che si colloca nella fascia intermedia, 35-44 anni, del 6 per cento e la popolazione più anziana, quella over 55, si è ridotta solamente dell'1,7 per cento. Questi dati ci fanno capire le tendenze soprattutto per quanto riguarda i giovani.
  Quindi, quando si parla del recupero occupazionale successivo alla crisi pandemica questo ha assunto quasi esclusivamente la forma del lavoro dipendente. La domanda di lavoro qualificato delle imprese è sostenuta e l'occupazione dipendente in questo senso sta tirando sempre di più l'attenzione non solamente dei giovani laureati, ma anche di una parte dei lavoratori indipendenti che scelgono di transitare dalla libera professione al lavoro subordinato.
  I dati dimostrano come la propensione a scegliere la professione è in costante calo, sono particolarmente interessanti in questo senso i dati relativi all'incidenza dei professionisti sui laureati di secondo livello: a cinque anni dalla laurea è scesa dal 22,2 per cento del 2018 al 18 per cento del 2022, circa 2.100 unità in meno. Tra l'altro, se guardiamo ai tradizionali bacini elettivi delle libere professioni, nel 2022 hanno scelto la libera professione il 36 per cento dei laureati in giurisprudenza e il 38,5 per cento di architetti e ingegneri. È un fenomeno comune tra l'altro a tutte le aree territoriali, forse è meno marcato al Sud, dove però, come si è detto, il numero dei giovani laureati che accede al mondo del lavoro è in netto calo anche a causa della forte spinta migratoria verso le regioni del Centro Nord e verso l'estero.
  All'origine di questo fenomeno ci sono una pluralità di fattori che rendono il lavoro autonomo professionale meno attrattivo del recente passato.Pag. 9
  Certamente la componente reddituale ha un rilievo determinante, in termini assoluti e in termini di divari territoriali e di genere. Stringendo il campo all'ambito del lavoro libero professionale e delle professioni ordinistiche – in questo caso possiamo disporre dei dati delle casse previdenziali – la ripartizione del reddito in base a fattori personali e territoriali appare meno marcata e incide negativamente sull'accesso alla professione rendendolo meno attrattivo.
  Si evidenziano alcuni dati che sono importanti e preoccupanti. Una differenza nel reddito dichiarato che nel Mezzogiorno è del 46 per cento inferiore rispetto al Nord Italia, la differenza tra il Centro e il Nord è meno marcata, ma è comunque pari al 19 per cento circa. Lodevole è il gender pay gap, dal 2018 continua ad aumentare, arrivando addirittura dai dati disponibili a 34 mila euro di differenza al Nord, 24 mila circa al Centro e 14 mila al Sud.
  Se poi andiamo a vedere (tema molto importante per quanto riguarda l'oggetto dell'indagine) le divergenze reddituali per fasce di età, si evidenziano squilibri marcati.
  Nel periodo 2018-2022 all'aumento dei redditi nominali, peraltro non sufficiente a salvare il reddito reale dall'inflazione, la flessione del reddito reale è pari all'8 per cento circa tra il 2005 e il 2022, corrisponde un gap tra i redditi dei professionisti della fascia 61-70 anni e i redditi di coloro che hanno tra i 31 e 40 anni che si attesta intorno ai 25 mila euro per anno. Quindi, i redditi evidentemente sono poco attrattivi, questo incide sulle scelte che prima abbiamo descritto.
  Quindi, il calo demografico, gli squilibri reddituali che pesano sui redditi di entrata e crescente domanda di lavoro dipendente altamente qualificato sono i fattori che incidono negativamente sull'attrattività, sull'accesso alle professioni e, conseguentemente, anche sui sistemi previdenziali.Pag. 10
  Noi riteniamo che si debba agire in tre principali aree di intervento. Da una parte occorre ripensare alla cultura e all'identità stessa del lavoro professionale, riteniamo sia importante porre l'attenzione sulle modalità anche organizzative che rendono attrattiva la figura del libero professionista agli occhi dei giovani laureati. Il legislatore può fare molto per favorire con incentivazioni fiscali e riassetto del quadro normativo le aggregazioni tra professionisti in strutture più ampie e organizzate e per questo più competitive, e per incentivare l'aggregazione tra giovani, in particolare al Sud.
  Tra l'altro, i processi aggregativi sono determinanti anche all'obiettivo di fronteggiare il gender pay gap e il fenomeno dell'abbandono della professione da parte delle donne, molto frequente in coincidenza degli impegni familiari. Infatti, solo studi professionali ben organizzati sono in grado di far fronte a esigenze individuali di maggiore flessibilità e conciliazione di vita del lavoro.
  La crescita del PIL delle professioni passa necessariamente dalla costituzione di strutture multidisciplinari formate da un insieme di professionisti estremamente specializzati in grado di rispondere efficacemente alla domanda di servizi complessi, sempre più frequente da parte delle imprese che richiedono una pluralità di prestazioni specialistiche coordinate tra loro.
  In questo contesto non si può non rilevare come l'attuale quadro regolatorio disincentivi l'aggregazione tra professionisti, premiando invece le tradizionali strutture monoprofessionali.
  Tutto ciò, è determinato dalla gestione fiscale e da norme e regolamenti previdenziali che penalizzano pesantemente i processi di aggregazione tra professionisti e società tra avvocati.
  Sul piano fiscale lasceremo la nota in cui questi aspetti anche di carattere più tecnico sono spiegati in maniera più puntuale, ora ci limitiamo a dire che sul piano fiscale la Pag. 11trasformazione degli studi monoprofessionali e associati in società tra professionisti viene considerata realizzativa.
  La riorganizzazione in forma societaria di un'attività svolta in forma individuale o associata viene sottoposta a tassazione, anche se effettivamente tale passaggio non determina il conseguimento di alcun reddito. Tale problematica potrebbe essere superata dall'attuazione – che noi abbiamo salutato positivamente – del principio contenuto nella legge delega per la riforma fiscale, in cui tra i principi c'è quello della neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione.
  Auspichiamo che questo intervento avvenga quanto prima, lasciamo questo messaggio in questa sede.
  Sul piano previdenziale il quadro è più complesso perché la regolamentazione delle casse è particolarmente eterogenea: è una questione che riguarda le società tra professionisti e avvocati costituiti in forma di società di capitali e società di cooperative. L'Agenzia delle entrate ha detto che la medesima prestazione professionale è soggetta a una duplice fatturazione, prima nei confronti del cliente e poi il socio professionista nei confronti dell'STP. Comunque è una questione particolarmente tecnica, troverete nella nota la spiegazione e il rilievo di questa criticità.
  Questi sono aspetti che a nostro avviso risultano determinanti per quanto riguarda la definizione di un nuovo modello di svolgimento della prestazione professionale che può incentivare l'avvicinamento. I dati, come abbiamo visto, ci dicono che i giovani purtroppo non sono più attratti dalla professione come un tempo.
  Riteniamo che la questione vada affrontata anche nel periodo della formazione universitaria, prodromica all'accesso alle professioni.Pag. 12
  Ci vorrebbe una prospettiva di sempre maggiore integrazione tra competenza dei professionisti e programmi di insegnamento.
  Sappiamo bene che i classici percorsi di formazione universitaria preordinati all'accesso alle carriere professionali formano competenze poco aperte alle dinamiche del lavoro scarsamente trasversali. Noi diciamo sempre che un corso di laurea in giurisprudenza non prevede per esempio corsi come quelli per utilizzare banche dati intelligenti che possono agevolare la ricerca, non implica la partecipazione a udienze o, comunque, il confronto con la realtà degli studi; in questo senso, anche il corso di laurea in economia non prevede un'attenzione al tema dei software, sempre più importanti per la gestione della contabilità degli studi professionali.
  Quindi, anche sul fronte della formazione si può sicuramente avere un approccio un po' più aperto alla realtà del mondo professionale, in generale comunque al mondo del lavoro.
  Poi c'è anche il problema delle modalità di accesso alla professione, andrebbero valorizzati quei modelli che, per esempio, sono stati recentemente acquisiti nell'area sanitaria e che prevedono l'integrazione tra periodo di apprendistato, praticantato e corso universitario. In tal modo, si anticipa la formazione universitaria con l'avvio di una prima pratica professionale, spostando quindi l'esame di stato in una fase più adiacente al conseguimento del titolo di studio.
  Queste sono alcune delle idee e delle proposte che, alla luce dei dati, possono rappresentare degli spunti di riflessione proprio per far ripartire il mondo delle professioni.
  Abbiamo quindi parlato delle problematiche che riguardano in generale il mondo delle professioni, mentre per quanto riguarda la valutazione degli equilibri gestionali e la qualità e Pag. 13l'efficienza delle prestazioni previdenziali erogate vanno ovviamente distinti i due ambiti, quello delle casse di previdenza e quello della gestione separata INPS.
  Per quanto riguarda le casse di previdenza nel corso dell'audizione del novembre scorso anche la Corte dei conti ha svolto un'analisi accurata relativamente all'andamento gestionale delle casse sull'equilibrio tra entrate e spese previdenziali. È evidente che di fronte alle tendenze demografiche e alle trasformazioni in atto nelle forme del lavoro professionale sarà necessario domandarsi quale sarà l'impatto sulla sostenibilità, considerando anche eventuali percorsi di razionalizzazione della gestione delle casse.
  Per noi rimane il principio fondamentale dell'autonomia, che è alla base della gestione delle casse di previdenza. Il sistema integrato a cui le casse danno forma assieme all'autonomia vanno considerati come valori aggiunti. Nella prospettiva di valorizzare la sostenibilità e l'autonomia delle casse, anche prevedendo percorsi di razionalizzazione della gestione, non possiamo tuttavia tacere una critica a un problema strutturale rappresentato dal prelievo fiscale cui sono sottoposti i rendimenti finanziari delle casse che si riverberano direttamente sulla ricchezza disponibile ed anche sull'erogazione delle prestazioni rivolte agli associati.
  Infatti, il sistema di previdenza privatizzato è sottoposto ad un sistema di doppia tassazione delle rendite: il prelievo fiscale avviene sia in fase di maturazione delle rendite finanziarie, ottenute dalla gestione, che in fase di erogazione delle prestazioni individuali. Tra l'altro, c'è pure l'anomalia rappresentata dall'aliquota fiscale cui sono soggette le rendite, che è pari al 26 per cento. Tale aliquota omologa la gestione finanziaria delle casse agli investimenti finanziari a carattere speculativo. Un'incongruenza resa ancora più lampante se si osserva l'aliquota del Pag. 1420 per cento cui sono sottoposti i rendimenti dei fondi di previdenza complementare.
  Il fatto paradossale ovviamente è una maggiore tassazione del primo pilastro previdenziale dei professionisti rispetto alle pensioni integrative. Anche in questo caso nell'ambito della delega fiscale approvata dal Parlamento c'è un principio che è quello dell'applicazione di imposizione sostitutiva in misura adeguata ai redditi di natura finanziaria conseguita dagli enti di previdenza obbligatoria, quindi gli sviluppi speriamo siano prossimi.
  L'auspicio, ovviamente, è il superamento integrale della doppia imposizione che continua a costituire un elemento discriminatorio rispetto alle altre gestioni previdenziali.
  Sulla gestione separata ci sono difficoltà rilevanti che richiederebbero un intervento importante, sicuramente ci sono criticità minori sul profilo della sostenibilità, in ragione della platea di riferimento che è sicuramente molto più vasta, e del regime interamente contributivo degli iscritti. Diciamo che servirebbe qualche dato in più e una trasparenza maggiore per quanto riguarda la gestione e i rendimenti della gestione stessa.
  Tra l'altro, nella gestione separata c'è stata una crescita dell'aliquota contributiva nel corso del tempo che rispetto al fatturato è diventata importante.
  Non vi è stata al contempo una rivalutazione del coefficiente di valorizzazione del montante contributivo accantonato che risulta quindi inferiore ai rendimenti assicurati dei fondi integrativi privati che seguono modelli di capitalizzazione anche se bilanciati.
  Le previsioni disponibili sulla copertura pensionistica degli iscritti alla gestione separata non lasciano margini di grande sicurezza. Probabilmente, una quota rilevante degli iscritti avrà Pag. 15la pensione inferiore o equivalente all'assegno sociale, quindi anche questo sicuramente è uno spunto di riflessione.
  Io ho finito la mia parte, lascio la parola al dottor De Gregorio per integrare la relazione.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, dottor De Gregorio.

  LUCA DE GREGORIO, Direttore generale di Cadiprof. Buongiorno. Grazie presidente e onorevoli deputati e senatori. Io tratterò più specificamente la parte che riguarda il welfare che possiamo definire a tutti gli effetti un vero e proprio cantiere in costruzione in questo comparto.
  Le tendenze che attraversano il lavoro autonomo professionale, come abbiamo visto dai dati che il dottor Monticelli vi ha fornito, fanno emergere una crescente fragilità in questo settore che si ripercuote su stabilità e continuità dell'attività lavorativa, specie fra i giovani e le donne, quindi anche nel settore dei professionisti. Tra l'altro, le raccomandazioni dell'Unione europea del 2019 spingono verso un'articolazione di sistemi di protezione sociale che siano comunque in grado di erogare, anche a favore dei lavoratori autonomi, prestazioni sostanzialmente equivalenti a quelle che vengono erogate a beneficio dei lavoratori dipendenti.
  Con particolare riferimento al contesto italiano, è di tutta evidenza una lacuna che è esistente nel settore del welfare integrativo, ambito che comprende le prestazioni sociali e assistenziali ulteriori rispetto alla previdenza e alle tutele in caso di gravi eventi e di gravidanza. Ci riferiamo ai sostegni per le spese sanitarie del nucleo familiare, alla tutela reddituale in caso di crisi dell'attività economica, alla previdenza complementare, fino a istruzione, formazione professionale, accompagnamento nelle transizioni della vita lavorativa, ma anche della vita privata.Pag. 16
  In questo ambito l'intero comparto delle libere professioni è esposto a carenze notevoli che ne segnano una continua diversità rispetto a quello che oggi è garantito al mondo del lavoro dipendente. Ciò, attraverso sistemi pubblici, sistemi contrattuali e anche sostegni a iniziative autonome e di welfare della fiscalità generale, tutti elementi che garantiscono un sistema di protezione sociale più ampio e articolato.
  È utile anche distinguere sotto questo profilo il quadro attuale e le tendenze in atto nel settore delle professioni nel cui ambito operano le casse previdenziali a favore dei professionisti con cassa e dei professionisti che non hanno casse di previdenza, i famosi non ordinistici, le professioni non regolamentate in forma ordinistica.
  Per quanto concerne il welfare dei professionisti iscritti alle casse di previdenza va registrato come le casse negli ultimi anni hanno introdotto percorsi e sperimentazioni che hanno affiancato alle tradizionali prestazioni previdenziali e di copertura di gravi eventi anche prestazioni di carattere assistenziale e di welfare, focalizzate sui momenti più critici dell'esperienza professionale e personale del lavoratore autonomo, quindi del professionista.
  Le prestazioni di carattere assistenziale sono molto differenziate, ce lo dice l'ultimo rapporto sul welfare erogato dal sistema delle casse. Queste prestazioni attengono, sia al welfare per lo sviluppo della professione sia al welfare assistenziale, in particolare, ad esempio, l'assistenza sanitaria integrativa.
  A nostro avviso, sebbene l'importo complessivo delle prestazioni assistenziali sia nettamente inferiore rispetto alle prestazioni previdenziali e alle prestazioni pensionistiche, quindi non incidente sulla sostenibilità degli enti, si pone in ogni caso il problema della natura obbligatoria o facoltativa dell'adesione, quindi della contribuzione a questi servizi per i professionisti. Pag. 17A nostro avviso, il progressivo allargamento della sfera previdenziale pura delle casse di previdenza privatizzate alla sfera assistenziale comporta un ampliamento rispetto alle funzioni pubbliche di questi enti pertanto, onde evitare difficoltà di equilibrio gestionale, è nostra convinzione che il legislatore dovrebbe piuttosto incoraggiare sistemi di welfare integrativo che facciano leva sulle risorse dell'associazionismo e delle organizzazioni di rappresentanza a carattere interprofessionale.
  Comunque, più avanti mi soffermerò maggiormente su questa nostra proposta.
  Passando al settore dei professionisti iscritti alla gestione separata INPS, va preso atto di un sistema di protezione sociale del tutto carente, in particolare sotto il profilo delle prestazioni di assistenza sociale. In questo ambito l'elemento di maggior rilievo è rappresentato senza dubbio dall'ISCRO, misura introdotta nel 2020 con l'obiettivo di garantire la continuità reddituale nei casi di grave contrazione dell'attività professionale, che oggi rappresenta il principale ammortizzatore sociale a disposizione dei liberi professionisti iscritti alla gestione separata INPS. Si tratta di una misura che nasce con lo specifico obiettivo di intercettare condizioni di fragilità del lavoratore in costanza di attività lavorativa e non come misura di assistenza a fronte di una condizione di disoccupazione.
  Pertanto riveste una duplice funzione: da un lato si tratta di una misura di assistenza al professionista, al lavoratore, in difficoltà reddituale e vuole essere un supporto all'attività economica, quindi volto a scoraggiare il fenomeno della chiusura delle partite IVA e della sospensione dell'attività economica, con la conseguente perdita di strumenti di produzione del portafoglio di clientela.Pag. 18
  Accogliendo le istanze del mondo professionale – mi riferisco in particolare a quelle che nascono nella consulta per il lavoro autonomo istituita presso il CNEL, alla quale partecipa ovviamente Confprofessioni –, l'ultima legge di bilancio ha disposto, opportunamente, la messa a regime dello strumento oltre il triennio di sperimentazione dal 2020, quindi da questo punto di vista rileviamo con favorevole interesse la modifica allo strumento. Segnaliamo però come ulteriore aspetto meritevole di correzione il requisito della mancata iscrizione alla gestione separata. Oggi molte delle domande di ISCRO vengono respinte per la mancata iscrizione dei professionisti alla gestione separata. Tecnicamente i professionisti versano, ma non fanno l'iscrizione alla gestione separata e oggi notiamo da un'analisi dei dati che quasi la metà delle domande viene respinta per la mancata iscrizione, quindi sarebbe un po' da bonificare questa situazione di criticità.
  Proviamo ad approfondire il ruolo delle reti associative di rappresentanza. Il quadro che ne deriva per quanto riguarda la protezione sociale dei lavoratori autonomi non sembra in grado di assicurare quel sistema di protezione universale verso cui siamo indirizzati e che l'UE sollecita agli Stati membri. Persistono difformità evidenti, anche poco comprensibili, che si riferiscono all'impostazione del lavoro profondamente mutata, di conseguenza a nostro avviso la protezione sociale oggi non raggiunge come dovrebbe tutti i soggetti deboli o, comunque, i soggetti più deboli.
  Un'adeguata organizzazione delle tutele per i lavoratori autonomi può realizzarsi attraverso un'ambiziosa visione di cooperazione sussidiaria tra settore pubblico e settore privato, facendo leva sul ruolo che le organizzazioni associative e di rappresentanza dei professionisti possono esplicare in funzione Pag. 19di supporto e integrazione alle prestazioni erogate dal sistema pubblico e dalle casse previdenziali.
  Nel settore delle professioni italiane la rete delle libere associazioni di rappresentanza è tanto capillare quanto solida e integrata. Particolarmente efficiente è la struttura degli enti bilaterali che hanno preso forma nell'ambito del CCNL dei dipendenti degli studi professionali, che ha esteso il raggio dei propri interventi anche ai professionisti.
  Occorre considerare che nel settore degli studi professionali il rapporto tra datore di lavoro e dipendente, proprio per le piccole dimensioni che assume lo studio professionale, non assume una forma gerarchica tipica del sistema dell'industria, ma si sviluppa in un senso prevalentemente collaborativo. Di qui c'è stata una convergente visione da parte delle parti sociali per dare vita a un sistema di sostegni rivolti allo studio professionale nel suo complesso, cioè a tutte le figure che operano all'interno dello studio professionale.
  In occasione dell'ultimo rinnovo del CCNL le parti hanno previsto infatti l'estensione di tutela e di welfare anche ai professionisti, a prescindere dalla circostanza che siano datori di lavoro o meno, e nel contratto che è in fase di rinnovo tali misure saranno confermate e rafforzate.
  Tra l'altro, questa esperienza contrattuale è stata anche oggetto di attenzione in ambito europeo attraverso degli specifici progetti di ricerca finanziati dalle istituzioni europee con la finalità di diffondere la conoscenza degli strumenti che si sono sviluppati nel sistema italiano e negli altri Paesi membri.
  Diciamo che il legislatore ha correttamente sostenuto in termini di incentivazioni fiscali, lo dicevamo prima, le attività di welfare e le prestazioni di welfare a favore dei lavoratori dipendenti. Questo investimento non trova corrispondenza con riferimento al welfare dei lavoratori autonomi. Per quest'ultimo,Pag. 20 a nostro avviso, è alle reti associative che occorre guardare per indirizzare interventi di sostegno mirati a favorire l'adesione a forme mutualistiche che garantiscano un welfare di categoria.
  Ovviamente, nel welfare di categoria non si può non far riferimento al settore della sanità integrativa, nell'ambito del quale riteniamo che non ci debbano essere dubbi relativamente alla necessità di un rafforzamento.

  PRESIDENTE. Dottor De Gregorio, mi scusi, è colpa mia che non vi ho dato dei tempi prima, penso però che alle 9.30 dovremo terminare e penso che ci siano molte domande perché la vostra relazione è particolarmente ricca, quindi le chiederei in tre minuti di chiudere. Scusate, forse dovevo darvi prima la road map, come oggi si usa dire.

  LUCA DE GREGORIO, Direttore generale di Cadiprof. Non si preoccupi assolutamente, vado veloce.
  La spesa sanitaria sui fondi sanitari integrativi si è innalzata negli ultimi anni, la spesa pubblica è aumentata negli ultimi vent'anni di quasi il 20 per cento. Ciononostante, si è incrementata notevolmente anche la spesa privata sostenuta dalle famiglie, la cosiddetta spesa out of pocket, quella che le famiglie pagano di tasca propria, soprattutto verso gli enti della sanità privata, verso strutture private. Secondo noi è essenziale sostenere la crescita dei fondi sanitari integrativi, in una prospettiva di integrazione tra pubblico e privato.
  Da questo punto di vista in questi giorni abbiamo stabilito contatti con l'INPS, noi incassiamo i contributi tramite l'F24 e non possiamo non segnalare che ci sono state delle proposte di modifica sulle convenzioni per l'incasso, che sembrerebbero andare verso un irrigidimento, una minore semplificazione degli strumenti.Pag. 21
  Comunque Confprofessioni ha avvertito tra i primi l'esigenza di introdurre nell'ambito del CCNL strumenti di assistenza, ha attivato una serie di coperture di assistenza che erano misure di welfare integrativo, anche per i professionisti. Quindi, parliamo di prevenzione, di tutela della maternità e della salute, inoltre sono previste prestazioni di welfare anche per i dipendenti, parliamo di sanità integrativa, ma anche di sostegno al reddito e di altre misure.
  Secondo noi le forme sanitarie integrative che nascono nell'ambito dell'autonomia negoziale del CCNL presentano una finalità mutualistica, si sviluppano in comparti omogenei, quindi sono in grado meglio di altre di adattare prestazioni e servizi alle esigenze tipiche del settore in cui nascono.
  Quindi, da questo punto di vista riteniamo che oggi il legislatore dovrebbe prevedere una parità tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti nel sostegno all'accesso a queste forme.
  La disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti e autonomi risulta a nostro avviso del tutto incoerente con un settore, quello delle libere professioni, nel quale il professionista ormai condivide con i propri dipendenti le medesime esigenze di tutela.
  Mi fermerei qui, lasciamo la nota a disposizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor De Gregorio, per noi è molto importante poterla avere, anche perché sono stati enucleati tanti numeri difficili da memorizzare.

  LUCA DE GREGORIO, Direttore generale di Cadiprof. Presidente, le faremo avere anche il rapporto sul settore delle libere professioni, perché si tratta veramente di un documento completo.

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  PRESIDENTE. Con l'occasione mi scuso con Confprofessioni per non aver potuto presenziare alla presentazione a cui mi avete cortesemente invitato, novembre purtroppo è un periodo abbastanza infausto, inoltre la Commissione ha iniziato a lavorare a settembre, vi risparmio quello che voi da professionisti ben immaginate.
  Ho una richiesta di intervento della collega Schifone, prego collega.

  MARTA SCHIFONE. Io avevo chiesto di intervenire prima per dire che ero bloccata in Commissione lavoro a votare, quindi non potevo essere presente, invece abbiamo concluso i lavori in breve tempo e ce l'ho fatta. Passo la parola al collega, poi magari interverrò per una piccola chiosa.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Lovecchio.

  GIORGIO LOVECCHIO. Grazie, presidente. Ringrazio i rappresentanti di Confprofessioni per questa esaustiva relazione. Sarò breve perché i tempi stringono.
  Nella sua relazione lei ha fatto riferimento al CNEL, abbiamo avuto qui qualche settimana fa il presidente del CNEL, il professor Brunetta, il quale ci ha fornito un quadro abbastanza drammatico delle casse in generale. Come da lei ricordato nella sua relazione siamo di fronte ad un trend demografico al ribasso, dal 2019 in poi. Ci sono anche meno giovani che si iscrivono alla professione, meno nascite, insomma tutta una serie di conseguenze legate ad un problema che non è solo di Confprofessioni, ma è un problema che coinvolge tutte le casse di previdenza private e pubbliche. Quindi, per i motivi che lei ha enunciato, tra i quali la tendenza demografica al ribasso, i liberi professionisti non sono più in aumento dal 2019, cioè prima del pre Covid. Molti professionisti (avvocati, ingegneri) Pag. 23prediligono il settore pubblico, l'insegnamento, alcuni si stanno lanciando nel settore del sostegno perché hanno delle garanzie maggiori e un reddito garantito.
  Quindi, alla luce di questa situazione testé descritta, le domando qual è lo stato di salute della vostra cassa, in particolare quali sono le prospettive future per garantirne la sostenibilità?
  Nel vostro rapporto c'è un parametro attraverso cui possiamo capire se c'è un punto di non ritorno?
  Quando la cassa si troverà a pagare più pensioni rispetto alle entrate derivanti dai contribuenti?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovecchio. La parola all'onorevole Cattoi.

  VANESSA CATTOI. Grazie, presidente. Un ringraziamento anche da parte mia ai rappresentanti di Confprofessioni.
  La mia domanda è inerente soprattutto alla questione che avete sottolineato durante la vostra esposizione. Mi riferisco al dato più impattante relativo alla riduzione del 30 per cento riferito a coloro, specie nella fascia d'età fino ai 30 anni, che decidono di dedicarsi alla professione: lo dico soprattutto da madre di due figlie. La libera professione di positivo ha la flessibilità dell'orario che potrebbe soddisfare le esigenze soprattutto delle giovani donne. Di contro, la questione critica secondo me è legata, come avete sottolineato anche voi, soprattutto all'aspetto del welfare, quindi dell'assistenza, non solo riferita alla maternità. Ci sono delle tutele che devono essere integrate e rafforzate, soprattutto in riferimento al comparto delle libere professioni che in questo modo possono rendersi attrattive. Avete dati relativi all'abbandono della libera professione possibilmente distinti per sesso? La disponibilità di questi dati rappresenterebbe un fattore importante per una prossima Pag. 24azione legislativa mirata a sostenere maggiormente il settore rappresentato dalle libere professioni. Visti e considerati tutti questi aspetti, come Governo abbiamo introdotto diverse misure che cercano di venire incontro a queste forme di aggregazione tra associazioni, tra liberi professionisti, anche se secondo me bisognerebbe far leva anche su altri aspetti. Quali sono quelli maggiormente prioritari per voi?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cattoi. La parola alla senatrice Camusso.

  SUSANNA LINA GIULIA CAMUSSO. Credevo che iniziasse lei, presidente. Grazie a Confprofessioni. Noi ci conosciamo da un po' di tempo ormai.
  Io volevo capire due due cose. Ci avete fornito un quadro del cambiamento in atto nel nostro Paese. È abbastanza indubbio che c'è un effetto pandemia e post pandemia, però il nostro Paese (parlo ovviamente rispetto all'Europa e non rispetto al globo) aveva una presenza di libere professioni mediamente più alta degli altri Paesi. Volevo capire che cosa è successo nel frattempo, se ci stiamo riallineando ai numeri dell'Europa, oppure se siamo in controtendenza rispetto a quella dimensione. Credo infatti che non sia un dato indifferente, anche per dare una valutazione di quali dovrebbero essere le operazioni da portare avanti.
  Devo dire che condivido le vostre preoccupazioni rispetto all'assenza di incentivazione alla costruzione di studi multiprofessionali, questo è un tema che stiamo condividendo da lungo tempo perché rischia di trovarsi un passo indietro rispetto all'offerta, che poi non è solo quella nazionale, esistono come sappiamo possibilità di offerta internazionale.
  Rammento una lunga e difficilissima discussione su come estendere i diritti sulla maternità al settore delle libere professioni,Pag. 25 ogni tanto bisogna anche ricordarsi che si tratta davvero di modalità differenti e anche di rapporti con il lavoro differenti. A che punto siete per ciò che concerne i diritti di paternità? Neanche in questo settore si può continuare a pensare che si tratti di conciliazione delle donne con le donne, il problema è la redistribuzione dei carichi.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Camusso. Io ho una serie nutrita di curiosità, ma non voglio abusare del tempo perché abbiamo veramente cinque minuti.
  Mi aveva stimolato un titolo di Italia Oggi, risalente al dicembre scorso, dove si parlava di professioni più anziane, ma più ricche. In particolare, si registrava un aumento del reddito medio nel settore delle professioni del 14,2 per cento. Quanto questo tipo di dinamica reddituale (riferita, ovviamente, ai redditi nominali) può essere legata, per esempio, all'estensione del tetto per l'accesso alla mini flat, quanto questo fenomeno osservato può essere messo in relazione a questa evoluzione del regime fiscale?
  Per quel che riguarda la neutralità fiscale, la STP e la disparità di trattamento fra fondi e casse, la delega ha focalizzato questi due punti, sono almeno tre anni che ne parliamo, già dalla Presidenza Marattin della Commissione finanze della Camera, quindi speriamo di arrivare a raccogliere il vostro stimolo.
  Sull'evoluzione reddituale di alcune categorie quanto influisce il fenomeno della mono committenza? Questo è un altro tema diciamo sociologico e di organizzazione del lavoro che potrebbe avere degli impatti.
  Infine, colgo l'occasione per dire che sul tema del welfare dovremo prevedere un altro incontro più strutturato, mi rendo conto che i tempi sono stati sacrificati, mi rendo conto anche Pag. 26dell'esigenza di dire tutto, ma vi assicuro che ci saranno altre occasioni.
  FRANCESCO MONTICELLI, Responsabile dell'Ufficio studi di Confprofessioni. Inizio a rispondere io, poi il dottor De Gregorio integrerà. Innanzitutto, grazie dell'interesse che manifestate per la nostra attività. Sono domande complesse, ovviamente ognuna meriterebbe un approfondimento abbastanza strutturato, anche perché avete chiesto giustamente molti dati e numeri che abbiamo necessità di farvi avere in seguito. Quando abbiamo fotografato il nostro settore ci siamo anche interrogati sugli strumenti da mettere in campo. Nella relazione di oggi abbiamo individuato quelle che potrebbero essere le aree prioritarie di intervento.
  La curva reddituale, l'andamento dei redditi, dimostra come la scelta di sostenere anche la libera professione, di intraprendere la libera professione da parte di un singolo sia sempre più difficile, specialmente se giovane. Un dato importante in questo contesto è rappresentato dagli investimenti che servono per svolgere la libera professione, si tratta di un altro grande tema. Per alcune attività professionali i soli costi per avviare la prestazione sono veramente difficili da sostenere. È per questo che abbiamo portato avanti il tema dell'equiparazione tra i liberi professionisti e chiunque eserciti un'attività economica. Tuttora questo aspetto rappresenta un problema, ci siamo trovati ad accedere a dei bandi al fine di ottenere delle risorse per gli investimenti nelle attività che venivano riservate alle sole imprese, in cui per esempio si chiedeva l'iscrizione alla Camera di commercio.
  Sembra che nella delega per il riordino degli incentivi si possa fare riferimento anche ai professionisti, anche per questo aspettiamo la sua attuazione.

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  LUCA DE GREGORIO, Direttore generale di Cadiprof. Volevo rispondere al tema sul welfare sollevato dall'onorevole, in particolare sulla maternità. Rileviamo con molto interesse lo spunto di analisi che ci viene fornito, ovviamente lo riporteremo all'interno dell'osservatorio per fare una specifica indagine. Questa indagine noi l'abbiamo già fatta per esempio sul tema dell'abbandono nel settore degli studi professionali, con particolare riguardo ai dipendenti. È un'analisi che abbiamo fatto proprio recentemente con i dati che ci ha fornito la nostra cassa e abbiamo visto che il 30 per cento delle dipendenti che hanno avuto una maternità negli ultimi anni ha abbandonato il mondo del lavoro. In molti casi il rapporto di lavoro si è trasformato da full time a part-time e questo denota ancora una fragilità. Certo, con gli strumenti che abbiamo messo in campo sicuramente abbiamo migliorato la situazione, comunque la strada è ancora ancora molto lunga.
  Sul tema della paternità affrontato dall'onorevole Camusso, faccio notare che il nostro settore è fortemente caratterizzato da una presenza femminile. Da noi l'85 per cento della popolazione è donna, quindi la par condicio è al contrario, abbiamo comunque previsto un'estensione delle tutele. Oggi le professioniste possono ottenere rimborsi per le spese che sostengono in gravidanza, si tratta di un vero e proprio sostegno al reddito per tutte le spese specifiche.
  Confprofessioni non ha una cassa di riferimento, siamo un'organizzazione di rappresentanza che ovviamente ha al suo interno tutte le componenti ordinistiche e non ordinistiche. Il nostro riferimento è quello dell'AdEPP, dell'Associazione degli enti di previdenza privata.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo parlato della demografia dei professionisti, però c'è anche una demografia delle professioni: cioè ci sono nuove professioni e ci sono forse professioni più Pag. 28mature. Nel rivendicare l'autonomia delle varie casse previdenziali, avete elementi di attenzione da sottoporre a questa Commissione sulle sfide che la demografia delle professioni (ci sono quelli che invecchiano meglio, quelli che invecchiano peggio) pone a specifiche casse, a specifici ordini? Mi rendo conto che è delicato esprimere valutazioni, magari se non vogliamo parlare del vecchio parliamo del nuovo, ma il tema però esiste e fatalmente ci inseguirà, quindi se voi potete aiutarci a precederlo ci fate una cortesia.
  La parola all'onorevole Cattoi, prego.

  VANESSA CATTOI. Scusate, solo perché mi è venuta in mente una cosa che forse è interessante per tutti, legata proprio all'ultima domanda che ha fatto il presidente.
  Sulle nuove professioni, soprattutto quelle legate alla parte digitale, alla parte dei social media, c'è una mappatura? Io ritengo che ci sono veramente delle nuove figure che non sono normate e che di fatto stanno in un limbo e non permettono di intervenire. C'è uno studio specifico anche su questo?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cattoi. Do la parola al dottor Monticelli.

  FRANCESCO MONTICELLI, Responsabile dell'Ufficio studi di Confprofessioni. Velocemente perché da quanto ho capito siamo proprio in dirittura d'arrivo.
  Sulla mappatura delle attività professionali ci sono diverse fonti di ricerca. È ovvio che essendo un settore in costante evoluzione ci sono professioni come quelle di cui lei ha parlato che fino a tre anni fa non esistevano, quindi anche noi stiamo svolgendo un'attività di ricerca in materia. Ci sono anche associazioni che fanno riferimento a queste nuove professioni, per esempio in ambito CNEL è ripartita adesso la consulta del Pag. 29lavoro autonomo con il professor Brunetta e, sicuramente, si tratterà di una delle prime mappature in assoluto in relazione alle nuove professioni.

  LUCA DE GREGORIO, Direttore generale di Cadiprof. Nel rapporto che abbiamo già più volte menzionato è presente anche una mappatura e una quantificazione dei professionisti cosiddetti senza cassa, cioè quelli che fanno riferimento alla gestione separata.
  Noi stiamo provando a intercettare queste professioni cercando di rispondere ai loro bisogni di assistenza e di tutela. Probabilmente, infatti, si tratta di lavoratori che oggi sono meno tutelati, non hanno cassa professionale, né forme di welfare integrativo. Quindi, Confprofessioni, mediante gli strumenti che abbiamo già citato, offre anche a questi professionisti la possibilità di accedere a forme di welfare integrativo, a condizioni molto lontane da quelle di mercato, rispetto alle quali sono molto più convenienti.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Monticelli e il dottor De Gregorio, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.