XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Giovedì 18 gennaio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 

Audizione di Renata Pelati, amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development (EWMD) – Italy Network:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 
Pelati Renata , amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development (EWMD) – Italy Network ... 3 
Semenzato Martina , Presidente ... 5 
Pelati Renata , amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development (EWMD) – Italy Network ... 6 
Semenzato Martina , Presidente ... 6

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 16.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Renata Pelati, amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development (EWMD) – Italy Network:

  PRESIDENTE. L'ordine dei lavori reca lo svolgimento dell'audizione di Renata Pelati, amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development Italy Network.
  A nome di tutti i commissari e di tutte le commissarie do il benvenuto alla dottoressa Pelati. Nel ringraziarla per la disponibilità ad intervenire in presenza ai nostri lavori, mi preme segnalare alla Commissione che l'impresa di cui la dottoressa Pelati è amministratrice delegata si caratterizza per il forte orientamento al genere nei termini che la nostra audita potrà descriverci.
  Quanto alla dottoressa Pelati, tengo a evidenziare che nel 2007 ha costituito con altre imprenditrici il gruppo Aib Femminile Plurale, per monitorare le tematiche imprenditoriali e sociali con uno sguardo di genere. Dal 2008 al 2017 è stata consigliera di Aib zona Franciacorta, con delega ai rapporti scuola e impresa. Dal 2012 al 2017 è tra le responsabili del progetto alternanza scuola lavoro per il settore educational di Aib. Nel 2007 è stata tra le socie fondatrici di European Women's Management Development, che presiede per la città di Brescia dal 2014 al 2018. Ha ricevuto riconoscimenti dal Ministero per le pari opportunità. Do quindi la parola alla dottoressa Pelati, prego.

  RENATA PELATI, amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development (EWMD) – Italy Network. Grazie. Grazie innanzitutto all'onorevole Martina Semenzato per l'invito a questa audizione. Come si direbbe, è la mia prima volta.
  Tengo a precisare che il nostro network EWMD si occupa soprattutto di affrontare la crescita delle donne nei ruoli apicali e quindi affrontiamo tutte le tematiche trasversali che impediscono l'accesso ai ruoli decisionali.
  Come gruppo, sia come gruppo di imprenditrici, sia come EWMD, stiamo ragionando da diverso tempo sulla violenza di genere, ma soprattutto sulle cause che determinano quello che è un atto finale violento e partiamo dicendo che per noi la violenza di genere non è una situazione di emergenza, ma è una situazione sistemica e multifattoriale, che quindi non può essere contrastata puntando su un solo fattore.
  So che questa Commissione lavora su più piani e su più fattori e qui ci troviamo proprio a sposare queste linee guida.
  A mio parere, non giova nemmeno dire che tutta la situazione della violenza di genere va ascritta a una generica cultura patriarcale. Noi dobbiamo guardare avanti, dobbiamo guardare al futuro e cercare di contrastare questi dati, che nel 2023 vedonoPag. 4 i femminicidi in forte ascesa purtroppo, considerando che in generale il totale degli omicidi si è ridotto. È in questi dati terribili e inaccettabili che, dal punto di vista etico e morale, come associazione ci siamo mosse e stiamo lavorando su diversi fronti. Questo perché? Perché la violenza si contrasta dal punto di vista sociale, dal punto di vista culturale, dal punto di vista economico, ma anche giuridico.
  Ci sono diverse cause che portano la donna ad accettare una violenza di genere, una è la mancanza di consapevolezza dei propri diritti. Non essendo consapevoli sono indotte ad accettare di essere private della possibilità di viversi e di costruirsi un futuro anche da sole e quindi vivono situazioni di abusi e di violenze, che spesso non denunciano nemmeno.
  La dipendenza economica. Le donne che dipendono economicamente dal loro partner non hanno assolutamente la capacità di lasciare la situazione tossica che stanno vivendo, per paura di non riuscire a vivere da sole e a far vivere i propri figli.
  Ci sono pratiche sociali tradizionali che ancora sono ricorrenti persino nel nostro Paese, pur non avendo chiaramente delle norme formalizzate che rinchiudono la donna nel classico ruolo di moglie, figlia, madre, ma ci sono ancora dei residui comportamentali che giustificano un potere maschile sulle donne.
  Poi c'è l'impunità e la debolezza del sistema giuridico che, soprattutto nelle pene, contro la violenza domestica è inefficace e inefficiente. Ci sono uomini che hanno ucciso donne e dopo tre o quattro anni sono già liberi. Non è accettabile perché questo incoraggia l'aggressione e incoraggia il comportamento violento continuativo.
  Solo in pochissimi casi è stato stabilito che c'è una dipendenza, per esempio, da droghe oppure instabilità mentale, quindi l'escalation della violenza è dovuta ad aspetti fortemente culturali. Chiaramente bisogna cambiare gli elementi strutturali che abilitano questa cultura e questi comportamenti violenti. Noi non riteniamo di avere una ricetta e di avere tutte le soluzioni, ma siamo convinti che in termini di importanza si debba mettere in campo con metodo soluzioni meno rapide, ma sicuramente più solide. Sono consapevole del fatto che sul piano politico ci sia la necessità di dare delle risposte tampone tempestive, ma l'intelligenza ci induce a dire che sono soluzioni e risposte inefficaci.
  Ci sono degli aspetti importanti che devono essere presi in considerazione, che noi, come associazione, e io, come imprenditrice all'interno dell'azienda, mettiamo in evidenza: il lavoro e il reddito, l'educazione alla cultura, la gestione dei tempi e la genitorialità.
  Il lavoro e il reddito. Le misure sul lavoro devono perseguire un incremento del tasso di occupazione femminile, sia come lavoro dipendente, ma anche come lavoro indipendente e quindi stimolare la nascita di nuove imprese femminili. Esiste una correlazione, non smetteremo mai di dirlo, significativa tra la violenza sulle donne e l'accesso al lavoro e la disponibilità di reddito. Favorire l'accesso al lavoro alle donne vuol dire aumentare la possibilità che più donne abbiano il coraggio di lasciare delle situazioni tossiche. Questo lo si può fare attraverso la defiscalizzazione e l'incentivazione al credito agevolato.
  Un altro aspetto importante è lavorare per la riduzione del gender gap. Noi stiamo sviluppando uno studio che raccoglie le ragioni che vanno oltre la contrattazione di primo livello, che è quella che non ha genere, non esiste un contratto di lavoro che dica: «L'uomo percepisce questo stipendio base e la donna quello», ma è nella contrattazione di secondo livello e nella crescita manageriale che le donne hanno e subiscono un arresto economico. Quindi stiamo lavorando per comprendere tutte le ragioni e relazionare poi la Commissione sui risultati che otterremo.
  Educazione alla cultura. Riteniamo che all'interno della cultura attuale ci siano diversi fattori che favoriscono una risposta maschile violenta. Dobbiamo lavorare molto di più nelle scuole sull'educazione, sulla consapevolezza, sulla formazione dei docenti e sul cambio di linguaggio dei libri di testo. Non esistono libri di testo che riportino donne storiche che hanno fatto la storia, donne ricercatrici, donne scienziate, Pag. 5è tutto declinato al maschile. Bisogna imparare a creare cultura, che non abbia un linguaggio sessista. Dobbiamo lavorare sulle campagne pubblicitarie perché dobbiamo avere una sensibilizzazione mediatica su questi gender gap, che sono a tutti i livelli. Dobbiamo fare in modo che ci sia un monitoraggio sulle modalità con cui i media ricostruiscono le storie di violenza di genere e sanzionare un uso improprio dei social e il victim blaming, perché la vittima non può diventare la persecutrice di se stessa, la persona che ha autorizzato qualcun altro alla violenza.
  Riteniamo inoltre che rispetto ai figli si debba sollecitare una condivisione di responsabilità, estendendo il congedo parentale e rendendolo obbligatorio per i padri, così come per le madri. Stiamo lavorando sulle parti relative al lavoro, al reddito e ai servizi, per cercare di creare e costruire un contesto gender friendly.
  Riteniamo che ci debba essere un patto istituzionale tra commissioni come questa e le associazioni che lavorano sui territori. Alcuni interventi che, secondo noi, dovrebbero vedere l'applicazione sono adozione della politica tolleranza zero nei confronti della violenza di genere, con tutte le aggravanti necessarie a rendere giustizia alle vittime; l'impegno per definire un patto multiculturale con coloro che entrano nel nostro Paese e con i quali bisogna elaborare progetti di integrazione, che abbiano una comune base valoriale rispetto alle donne per la loro libertà, la salute, l'accesso all'istruzione e alla vita sociale; dobbiamo presentare un progetto di implementazione contro la violenza di genere che parta dalle scuole, nei luoghi di lavoro e nei luoghi di rappresentanza politica, sindacale e istituzionale, con rendicontazione annuale. Non si chiede mai abbastanza conto di cosa si fa per limitare la violenza di genere e la disparità di genere. Dobbiamo costruire sempre più rifugi a sostegno delle vittime di violenza di genere e successivamente permettere a queste donne di avere delle case con affitti calmierati. Dobbiamo dare accesso alle vittime a servizi di consulenza psicologica. Dobbiamo creare dei tavoli di lavoro a livello territoriale per supervisionare che ci sia una implementazione di politiche attive contro la violenza e rendicontare i risultati. Dobbiamo definire dei processi organizzativi che permettano l'implementazione di azioni con tempi certi di realizzazione. È un patto che noi dobbiamo fare con le vittime di violenza e una vittima di violenza ha bisogno di dati certi, di sapere cosa avverrà ai suoi figli e a lei stessa. Dobbiamo quantificare un sostegno finanziario di messa in sicurezza delle donne e le risorse assegnate devono creare dei fondi di sostegno per i figli che rimangono orfani, sia di madre che di madre e di padre, quando il padre poi si suicida, perché spesso è capitato che se il padre è in carcere ed è stato accusato e ha avuto un processo allora gli orfani ricevono il contributo, altrimenti pare che non sia così.
  In breve, vorremmo davvero che ci fosse un patto istituzionale con questa Commissione, che io reputo sia strategica, perché la Commissione sui femminicidi e sulle diseguaglianze e la violenza di genere può cambiare la società attraverso un piano di lavoro pluriennale, che cominci a cambiare le cose a livello di Ministero dell'istruzione, del welfare, della scuola e dell'educazione. Insomma, noi siamo qui e siamo disponibili a un confronto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Pelati, anche per aver condiviso con noi la sua emozione perché non è sempre facile parlare davanti a una Commissione. Io chiedo ai colleghi e alle colleghe se ci sono domande. Se non ce ne sono, gliene faccio io una.
  Lei appartiene al sistema confindustriale, ha un'impresa e con le imprenditrici gestisce e coordina un gruppo di donne con direzione al femminile. Vi siete confrontate sull'inserimento delle donne vittime di violenza all'interno delle vostre aziende? Ci sono percorsi e ci sono modalità? Come avviene l'individuazione di queste donne vittime di violenza? Come arrivano a inserirsi nelle vostre aziende? Come venite a conoscenza di determinate situazioni? Voi intervenite nei processi formativi? Lei ha raccontato prima di sgravi fiscali e quindi la messa a terra – adesso Pag. 6uso impropriamente questo termine – nelle vostre aziende delle relazioni con i centri antiviolenza; come vengono reinserite o inserite da niente, perché alcune volte sono donne che non hanno mai avuto percorsi lavorativi, nelle aziende? C'è magari una specificità per potere individuare queste candidature e aiutarle in questo percorso di rinascita anche attraverso il lavoro? Grazie.

  RENATA PELATI, amministratrice delegata della società C.D. Srl e già presidente dell'associazione European Women's Management Development (EWMD) – Italy Network. Noi abbiamo creato questo progetto sei anni fa e continua ad essere attuale. Siamo di Confindustria Brescia. Il percorso è stato questo: le donne sono arrivate a noi attraverso la Casa delle Donne o comunque i centri antiviolenza, perché ne abbiamo più di uno sul territorio. Noi ci siamo occupate, come imprenditrici, di fare prima un percorso di mentoring per mettere queste donne in condizione di sapere quali erano le loro caratteristiche; una donna che non ha mai lavorato fa persino fatica a riconoscere in se stessa quali possano essere le sue competenze. Quindi abbiamo lavorato con il mentoring, abbiamo fatto loro provare cos'era un colloquio di lavoro e poi, attraverso le società di somministrazione del lavoro, che sono all'interno di Confindustria e che hanno un buon numero di donne al loro interno, abbiamo costruito un progetto per l'inserimento nelle diverse aziende. Io, per esempio, ne ho avute tre in un anno e una in un altro. Anche lì la logistica fa tanto perché hanno i bambini spesso a casa, perché sono ospiti dei centri antiviolenza, ma prima o poi devono uscire, quindi il passaggio che stiamo facendo adesso è quello di capire, anche attraverso l'aiuto del comune, come riuscire a dare a queste donne un lavoro, ma subito dopo anche una casa, che consenta poi di prolungare questa permanenza nel mondo del lavoro e lì c'è tutto il mondo del welfare. Non si capisce perché la scuola italiana faccia tre mesi di vacanze quando il lavoro non le fa, perché non è che la mamma o il papà finiscono a giugno e riprendono a settembre a lavorare.
  Il tema del femminicidio ha al suo interno tutto il mondo della nostra società, impatta su ogni ambito della nostra società, e quindi come imprenditrici noi continuiamo a fare questo lavoro con i centri antiviolenza e con il comune, cercando sempre di più nel nostro piccolo di dare un contributo.
  Rispetto invece al discorso del gender gap stiamo lavorando sul riconoscere quali sono i veri momenti in cui si differenziano gli stipendi, ma stiamo lavorando molto anche sul costo della maternità e qui abbiamo iniziato a mettere in fila i numeri per capire qual è il costo della maternità per lo Stato e il costo della maternità per le aziende, perché è un costo di gestione dei figli alla fine, non è tanto la maternità in sé che costa, ma è tutto quello che avviene dopo che il figlio nasce e pertanto è tutto un welfare che dovremmo costruire tra aziende, comuni e regioni.

  PRESIDENTE. Io ringrazio la dottoressa Pelati. Se non ci sono interventi, evidenzio che la dottoressa Pelati ha lasciato in Commissione una relazione, che faremo avere ai commissari e alle commissarie anche in formato digitale.
  Come sempre rinnovo agli auditi il fatto che questo è l'avvio di un percorso comune, che parte dalla conoscenza, ma che giustamente, come ha già detto la dottoressa Pelati, è fatto di step, per comporre degli interventi successivi. Quindi ringrazio la dottoressa Pelati e dichiaro chiusa l'audizione. Grazie.

  La seduta termina alle 16.55.