XIX Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 18 giugno 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sull'ordine dei lavori:
Bergamini Davide (LEGA)  ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA LEGATA ALLA PRESENZA DEL PATOGENO XYLELLA FASTIDIOSA NELLA REGIONE PUGLIA

Audizione della prof.ssa Francesca Luziatelli, docente presso l'Università della Tuscia, della prof.ssa Margherita Ciervo, in videoconferenza, docente presso l'Università di Foggia e della dott.ssa Margherita D'Amico, in videoconferenza, biologa e fitopatologa.
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 3 
Luziatelli Francesca , docente presso l'Università della Tuscia ... 4 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 8 
Ciervo Margherita , docente presso l'Università di Foggia ... 8 
D'Amico Margherita , biologa e fitopatologa ... 13 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 17 
D'Amico Margherita , biologa e fitopatologa ... 17 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 17 
D'Amico Margherita , biologa e fitopatologa ... 17 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 17 
La Salandra Giandonato (FDI)  ... 18 
Gadda Maria Chiara (IV-C-RE)  ... 18 
Cherchi Susanna (M5S)  ... 19 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 19 
Luziatelli Francesca , docente presso l'Università della Tuscia ... 20 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 22 
Evi Eleonora (PD-IDP)  ... 22 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 22 
Cerreto Marco (FDI)  ... 22 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 24 
Ciervo Margherita , docente presso l'Università di Foggia ... 24 
Caretta Maria Cristina , Presidente ... 24 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata da Margherita Ciervo, docente presso l'Università di Foggia ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
MARIA CRISTINA CARETTA

  La seduta comincia alle 13.10.

Sull'ordine dei lavori.

  DAVIDE BERGAMINI. Signor presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.
  Chiederei, se possibile, un rinvio a domani del voto previsto oggi per la deliberazione di una proroga dell'indagine conoscitiva e anche dello svolgimento dell'Ufficio di presidenza, perché abbiamo una riunione di gruppo alla quale dobbiamo partecipare.

  La Commissione concorda.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto in via preliminare che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della prof.ssa Francesca Luziatelli, docente presso l'Università della Tuscia, della prof.ssa Margherita Ciervo, in videoconferenza, docente presso l'Università di Foggia e della dott.ssa Margherita D'Amico, in videoconferenza, biologa e fitopatologa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della professoressa Francesca Luziatelli, docente presso l'Università della Tuscia, della professoressa Margherita Ciervo, in videoconferenza, docente presso l'Università di Foggia, e della dottoressaPag. 4 Margherita D'Amico, in videoconferenza, biologa e fitopatologa, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
  Ringrazio le audite per aver accolto l'invito della Commissione. La professoressa Luziatelli è accompagnata dal professor Maurizio Ruzzi, che salutiamo.
  Avverto che il tempo complessivamente a disposizione della Commissione è di circa 45 minuti per cui propongo che gli interventi abbiano una durata massima di circa dieci minuti, in modo che possa svolgersi, nel tempo rimanente, il successivo dibattito con le domande e le osservazioni dei deputati cui le nostre ospiti potranno replicare.
  Cedo quindi la parola alle nostre ospiti cominciando dalla professoressa Luziatelli.

  FRANCESCA LUZIATELLI, docente presso l'Università della Tuscia.
  Sono docente di Chimica delle fermentazioni all'Università degli studi della Tuscia di Viterbo. Chi vi parla e il professor Ruzzi, che è con me, da anni si occupano di studiare le interazioni tra piante e microrganismi, in particolare quei microrganismi utili che vengono definiti «promotori della crescita» o «plantgrowth promoting».
  Il nostro gruppo di ricerca collabora anche con aziende nazionali ed europee per lo sviluppo di formulati che contengono questi microrganismi, o molecole da essi prodotti, che vengono definiti «biostimolanti microbici» e che oggi rappresentano l'alternativa, anche sostenibile da un punto di vista ambientale, all'utilizzo dei pesticidi e dei fertilizzanti il cui uso, come declarato dal Green Deal europeo, deve drasticamente diminuire entro il 2030.Pag. 5
  Il fulcro delle nostre ricerche è l'interazione tra piante e microrganismi e si basa sulle evidenze scientifiche che la pianta e il suolo sono colonizzati da una grande varietà di microrganismi, molti dei quali esercitano un effetto benefico per la pianta. Ci sono microrganismi che sono in grado di aiutare la pianta a resistere a stress abiotici – e mi riferisco all'elevata salinità o, ad esempio, considerando i cambiamenti climatici degli ultimi anni, all'aumento delle temperature e alla bassa disponibilità di acqua –, ci sono microrganismi che migliorano l'efficienza nutrizionale delle piante (i batteri azotofissatori, ad esempio), altri che solubilizzano o mineralizzano il fosfato inorganico nel suolo. Ce ne sono, infine, altri che vengono definiti di «biocontrollo», perché producono molecole che aiutano la pianta a rispondere all'azione di altri microrganismi, che però sono patogeni.
  Va comunque detto che le pratiche agricole perpetuate negli anni passati, che prevedevano l'uso – forse anche l'abuso – di pesticidi, fertilizzanti ed erbicidi, hanno sicuramente avuto un impatto nell'immediato (quindi riduzione degli infestanti e, se volete, anche aumento della produttività), ma hanno impattato in maniera eccessiva su quella che è la principale fonte di biodiversità che c'è al mondo, cioè il suolo.
  Considerate che quando vi parlo di interazione tra piante e microrganismi intendo a 360 gradi, poiché tutte le parti della pianta interagiscono con i microrganismi: la parte aerea (fillosfera), la parte radicale, ma anche l'interno della pianta, in quanto ci sono microrganismi, gli endofiti, che la colonizzano all'interno. A questo che viene definito «microbioma» della pianta viene attribuita la stessa importanza del nostro microbioma, cioè del microbioma umano, capace addirittura di modulare alcune risposte immunitarie.Pag. 6
  Analogamente a quanto avviene per il nostro microbioma, alterazioni del microbioma della pianta si ripercuotono a 360 gradi su tutta la fitness della pianta: minore capacità di resistere agli stress abiotici, minore capacità di acquisire i nutrienti dal suolo e maggiore suscettibilità all'attacco dei patogeni, come la Xylella fastidiosa.
  Negli ultimi anni abbiamo iniziato una collaborazione con alcuni olivicoltori pugliesi. Parliamo della zona di Carovigno, in provincia di Brindisi. In realtà, sono stati loro a contattarci direttamente – segno importantissimo di come l'agricoltore sia direttamente coinvolto nella problematica e abbia interesse a risolverla – incuriositi da alcune pubblicazioni su lavori attinenti proprio al settore, e con alcuni di essi abbiamo iniziato a sviluppare un protocollo.
  Il protocollo si basa su due fasi distinte: l'utilizzo di una tecnica di ultima generazione (si parla di metabolomica) e l'impiego di biostimolanti microbici.
  La metabolomica applicata al suolo è una scienza che studia i metaboliti, piccole molecole che vengono rilasciate dal suolo ad opera dell'attività metabolica sia delle piante che dei microrganismi, quindi è la strategia più vincente, se volete, per avere una fotografia completa di quello che è l'interazione pianta-microrganismi-ambiente. La metabolomica ci fornisce anche una informazione fondamentale, ovvero quale sia il grado di fertilità del suolo. Da analisi preliminari che abbiamo fatto su cinque campioni di suolo pugliesi emerge, in tutti i casi, una bassissima biodiversità.
  La metabolomica applicata alla pianta ci dà altre informazioni non meno importanti, ovvero quale sia lo stato di salute della pianta e, soprattutto, in che modo la pianta risponda ai trattamenti che noi proponiamo, come ad esempio i trattamenti di contenimento della Xylella fastidiosa.Pag. 7
  Il vantaggio della metagenomica è che noi abbiamo una risposta immediata. Voi considerate che entro pochi giorni abbiamo già il risultato dei metaboliti, che può essere benissimo analizzato: questo ci consente di valutare quale sia l'impatto diretto del protocollo che stiamo adoperando, come possiamo modificarlo, ma anche di creare – punto importantissimo – un protocollo ad hoc. Nessuna ricetta è universale, quindi naturalmente ciascun protocollo che viene proposto deve necessariamente essere adattato alla geografia, alla cultivar e alle caratteristiche del suolo.
  L'altra parte del protocollo, invece, se volete, è la parte più lungimirante, perché prevede l'impiego di questi microrganismi o molecole da essi prodotti.
  Si parla principalmente di molecole che hanno un'azione ormonale, simile a veri e propri ormoni, e per quanto riguarda i microrganismi parliamo di spore appartenenti ai generi più conosciuti come plant growth promoting (quindi trichoderma e bacillus, per intenderci). In particolare, con questi olivicoltori noi abbiamo sviluppato un prodotto che viene distribuito come molecole nella parte aerea e come spore, quindi come microrganismi, nella parte radicale. Lo scopo è quello, da una parte, di stimolare la fitness della pianta e con i microrganismi plant growth promoting colonizzare la radice e stimolare la componente di microrganismi utili, che comunque nel suolo, anche se a bassa concentrazione, è presente.
  Il vantaggio di questa tecnica è che può essere applicata in contesti diversi, in aree marginali che presentano altre criticità, su produzioni vegetali completamente diverse. In Puglia, in particolare, questo ci consente di sopperire a quella che è una problematica generale, la perdita di biodiversità del suolo, mettendo al centro la salute della pianta.Pag. 8
  Concludo richiamando lo scopo del nostro protocollo, che vale per tutti gli organismi. Un organismo sano non è immune dalle malattie, ma sicuramente si ammala meno facilmente e meno frequentemente e, comunque, se viene a contatto con il patogeno, è capace di rispondere in una maniera sicuramente più adeguata.
  Questo vale indipendentemente dal fatto che il patogeno che causa il disseccamento rapido degli ulivi sia soltanto la Xylella fastidiosa, come sostengono alcuni, o che sia la Xylella fastidiosa in concomitanza con altri patogeni che però danno la stessa sintomatologia, come sostengono gli altri.
  Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, professoressa Luziatelli.
  Do la parola alla professoressa Margherita Ciervo, collegata in videoconferenza.

  MARGHERITA CIERVO, docente presso l'Università di Foggia. Buongiorno a tutti, vi ringrazio per l'invito.
  Vorrei condividere una presentazione informatica attraverso alcune slides.
  In primis, come geografa e studiosa del territorio, mi corre l'obbligo di richiamare l'attenzione dei deputati e di chi ci ascolta sulla realtà dei fatti, perché questa realtà dei fatti diverge sostanzialmente dalla rappresentazione che di questi fatti viene fatta dai media e attraverso i media, ma anche da qualcuno che è stato audito in questa sede precedentemente.
  In particolare, mi riferisco alle affermazioni secondo cui ci sarebbero ventuno milioni di ulivi morti, sul fatto che la Xylella sia un batterio killer, vale a dire un batterio che nella misura in cui infetta un ulivo lo porterebbe a morte certa, e infine su fatto che vi sia un'equivalenza fondamentalmente fra disseccamento e la Xylella fastidiosa.Pag. 9
  Innanzitutto, con riferimento ai ventuno milioni di piante morte, si tratta di un'affermazione senza alcun tipo di fondamento, considerato che le stime ci dicono che nella provincia di Lecce ci sono – forse dovremmo dire c'erano – undici milioni di ulivi.
  Rispetto, invece, alle altre due affermazioni, mi preme sottolineare che la computazione, essendo svolta sul piano geografico, è basata sull'osservazione diretta del fenomeno e sull'analisi dei dati ufficiali decennali della regione Puglia, raccolti dall'Osservatorio fitosanitario.
  Rispetto a tali affermazioni, vi mostrerei subito queste foto di un albero, ubicato nel nord della provincia di Lecce, che era stato dichiarato positivo alla Xylella fastidiosa nel 2015 e che, in seguito ai ricorsi e poi al cambiamento della fascia di demarcazione, oggi – queste foto sono dello scorso aprile – è in perfetto stato produttivo e vegetativo, come potete vedere, insieme, peraltro, agli altri ulivi del campo, che evidentemente non sono stati infettati.
  Rispetto alle analisi svolte sui dati regionali, tali analisi sono state condotte insieme al dottor Marco Scortichini del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) e pubblicate recentemente sulla rivista scientifica internazionale Journal of Phytopathology.
  Per ragioni di tempo, mi limiterò a fornirvi gli elementi essenziali che sono riassunti in questa tabella.
  Come si può vedere, in dieci anni e sulla base di oltre 1 milione 200 mila piante analizzate sono state rilevate positive solo 14.154 piante, con un tasso di incidenza medio pari al 1,18 per cento, percentuale che è molto inferiore nelle ultime tre campagne, rasentando quasi lo zero.
  Questo nonostante il numero di piante analizzate sia cresciuto esponenzialmente nelle ultime due campagne rispetto Pag. 10alla superficie ispezionata. Le piante abbattute sono state 15.100. Altro elemento interessante è relativo al rapporto fra le piante positive e il numero di piante sintomatiche.
  Si può vedere come, anche in questo caso, a partire dal 2016 la media sia del 15 per cento. Quindi, è evidente che gli altri disseccamenti devono essere attribuiti ad altro, non essendo stata riscontrata la Xylella fastidiosa in quei casi.
  Vi mostro un particolare focus sui risultati relativi alle due ultime campagne, i cui dati generali abbiamo già ripreso precedentemente, dal momento che questi mettono in evidenza un dato significativo, ovvero quello della zona di contenimento che si trova nell'area infetta al confine con la zona «cuscinetto». Possiamo vedere che il tasso di incidenza, anche in questo caso, in un'area infetta è estremamente basso, rasentando lo zero.
  Queste ultime due campagne, tuttavia, nonostante questi dati e questi tassi, sono le due campagne che più hanno visto un numero consistente di ulivi abbattuti. I dati indicano precisamente 6.282 alberi abbattuti, vale a dire il 40 per cento di quei 15.100 alberi abbattuti in dieci anni. Quindi, il 40 per cento si è focalizzato solo nelle ultime due campagne. Ma dove? Non stiamo parlando del Salento, dove sono presenti i disseccamenti, ma stiamo parlando di abbattimenti che si sono focalizzati essenzialmente nella piana degli ulivi monumentali, nella Valle d'Itria e nel sud barese; si tratta di alberi che per la maggior parte sono plurisecolari e si presentano per la gran parte in perfetto stato vegetativo e produttivo.
  Fra gli ulivi abbattuti ci sono anche ulivi millenari censiti e, pertanto, sotto tutela del Ministero della cultura.
  Rispetto ai dati che abbiamo visto, che arrivano al mese di giugno del 2023, il trend è confermato anche dalla campagna in corso, dove i dati disponibili fino al marzo del 2024 mostrano che oltre il 90 per cento delle piante abbattute non è stato Pag. 11rilevato positivo alla Xylella fastidiosa. Quindi, si continua a creare un grave danno paesaggistico, oltre che ambientale.
  In conclusione di questo studio abbiamo, quindi, potuto dimostrare una bassissima incidenza di ulivi positivi alla Xylella fastidiosa, un elevato numero di ulivi sani abbattuti e una mancanza di correlazione tra la presenza della Xylella fastidiosa e le piante di ulivo che mostrano sintomi del batterio.
  Pertanto, questi risultati, insieme a quelli di altre ricerche, che pure noi richiamiamo, che mostrano la rilevanza epidemiologica degli alberi asintomatici per la diffusione della Xylella fastidiosa, insieme ad altre ricerche svolte in Spagna che mettono in discussione la correttezza delle misure di eradicazione e l'adeguatezza di suddette strategie, ci hanno portato a formulare una proposta scientificamente fondata, che chiaramente è già stata presentata in sede scientifica e che oggi presentiamo alla vostra attenzione, ovvero quella di eliminare la regola che impone l'eradicazione in un raggio di cinquanta metri con riferimento a tutte le piante asintomatiche.
  Questo perché è evidente, sulla base dello studio appena richiamato, che ciò comporta un costo inutile e, comunque, è dannoso.
  Si fa presente un altro aspetto molto importante: lo standard internazionale adottato dalla FAO prevede espressamente periodici aggiornamenti sulle misure di contenimento e la necessità di compiere opportune verifiche laddove dovessero cambiare le condizioni di fondo o emergere nuove evidenze (che poi sono quelle che, seppur in misura molto sintetica, ho portato alla vostra attenzione).
  In conclusione vorrei spendere alcune parole sulle misure attuate per contrastare la Xylella fastidiosa che hanno avuto effetti significativi, per non dire devastanti, sul paesaggio e sull'ambiente. Nella fattispecie – poi consegnerò la documentazionePag. 12 – mi soffermo esclusivamente sulla misura dettata dal decreto-legge n. 27 del 2019, poi convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2019, n. 44, che prevede fondamentalmente per un periodo di sette anni la possibilità per il proprietario, per il contadino o per il conduttore di procedere all'abbattimento degli ulivi previa semplice comunicazione alla regione, senza dover dimostrare che gli ulivi sono infetti dalla Xylella fastidiosa né tantomeno disseccati. Ebbene, questa misura ha scatenato una corsa a liberare i suoli.
  Vi do un dato drammatico che lo rende evidente. Mi riferisco alle comunicazioni arrivate alla regione Puglia nel febbraio 2021, in conseguenza di un bando regionale, dove veniva comunicato l'espianto di quasi quattro milioni di ulivi. Questo sì che rappresenta circa un terzo del patrimonio olivicolo originario della provincia di Lecce. A questo bisogna aggiungere che a partire dal 2019, dal mese di maggio fino al mese di ottobre, si assiste a incendi dolosi, il cui numero in taluni momenti è così elevato da vanificare perfino l'intervento dei vigili del fuoco, e questo perfino in alcuni casi in prossimità di centri abitati.
  Tutto questo sta liberando suolo e sta lasciando posto agli impianti super-intensivi, sul modello di Almeria, in Spagna, benché il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica – bisogna sottolineare questo aspetto – definisca i finanziamenti a sostegno di questi impianti come SAD (sussidi ambientalmente dannosi) e benché alcuni politici a livello regionale vogliano trasformare la Piana degli ulivi monumentali in serre e coltivazioni fuori suolo.
  Inoltre, a questo bisogna aggiungere le distese di campi fotovoltaici, che ormai stanno prendendo il posto degli ulivi tradizionali, con un impatto devastante sul paesaggio, come potete vedere da queste foto.Pag. 13
  Non si tratta solo dello stravolgimento della geografia del paesaggio, che sarebbe di per sé già un elemento importante, ma anche di quello che viene definito un «ecocidio». Utilizzo il termine «ecocidio» non in maniera enfatica o letterale, ma con riferimento alla definizione adottata dal Parlamento europeo, ovvero «con riferimento agli atti deliberati con una significativa probabilità che tali atti causino danni all'ambiente gravi e diffusi o di lungo termine».
  A questo si aggiunge la distruzione dell'economia locale, la svalutazione fondiaria e la svendita dei terreni con la concentrazione della terra, nonché l'ulteriore spopolamento delle campagne e dei piccoli comuni.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  MARGHERITA D'AMICO, biologa e fitopatologa. Buongiorno a tutti. Anch'io ringrazio codesta Commissione per avermi invitato a questa audizione.
  Sono una biologa e fitopatologa e sono stata responsabile scientifica del progetto SILECC, un progetto che è stato finanziato dalla regione Puglia nell'ambito della ricerca sulla Xylella fastidiosa. Il progetto è stato avviato ad inizio del 2017 ed è terminato alla fine del 2018. Il campo sperimentale in questione è localizzato in agro di Galatone, vicino al primo focolaio di Xylella fastidiosa.
  Ciò che abbiamo osservato dai primi risultati è che la corretta potatura, la disinfezione delle ferite da taglio e il trattamento al tronco e alle branche principali con sostanze come solfato di ferro e calce hanno consentito alle piante di ulivo infette da Xylella fastidiosa (e quasi interamente disseccate) di rigenerare la chioma in maniera significativa.
  Abbiamo anche svolto un'indagine sulla biodiversità microbica del suolo. Ebbene, i risultati di queste analisi microbiologiche dei terreni hanno mostrato una grave disbiosi, ovvero uno Pag. 14squilibrio della componente microbica, in particolare riguardo ai microrganismi tipici dei suoli olivetati, che erano quasi assenti. Risultati analoghi ma molto più approfonditi sono stati ottenuti anche nell'ambito di un'altra ricerca condotta su suoli di altri uliveti dal dottor Mauro Giordani presso l'università della Tuscia. Quindi, confermo quanto già detto dalla professoressa Luziatelli sull'importanza di questa grave diminuzione della biodiversità dei suoli nel Salento.
  Nel progetto SILECC le uniche piante che hanno reagito a stento e che mostravano nuovamente dei disseccamenti erano quelle per le quali si è trovata una stretta associazione con funghi e agenti di marciume radicale e del colletto, in particolar modo alcuni agenti molto pericolosi, come per esempio la Rosellinia.
  L'associazione di questi gravi disseccamenti dell'ulivo in Salento con funghi fitopatogeni era già stata rilevata nel 2013 e nel 2015 da ricerche condotte dalla professoressa Carlucci dell'università di Foggia e dal professor Nigro dell'università di Bari, nel 2022 dalle ricerche condotte dal dottor Brunetti e recentemente anche dai lavori di ricerca del dottor Scortichini.
  Il dottor Scortichini ha messo anche a punto un protocollo di cura che si è dimostrato efficace nella rigenerazione della chioma degli alberi di ulivo disseccati, anche quelli positivi a Xylella, in numerosissime aziende salentine nelle quali è stata condotta la sperimentazione.
  Mi permetto di far osservare a codesta Commissione che il dottor Marco Scortichini, pur essendo uno dei maggiori esperti della Xylella fastidiosa fin dagli inizi degli anni Duemila, nonché dirigente di ricerca del Centro di ricerca per olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura del CREA, non è stato ancora ascoltato da codesta Commissione e neanche dalla precedente.Pag. 15
  La cosa risulta del tutto singolare considerato che il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste aveva (e ha) «in casa», quindi nel CREA, uno dei maggiori esperti di questa problematica. Inoltre, risulta che i batteriologici in genere in maniera inspiegabile non siano stati coinvolti dalle autorità che si sono occupate della gestione della Xylella fastidiosa fin dalla prima fase emergenziale. Questo è stato anche comunicato e riferito alla Commissione dalla già presidente della Società italiana di patologia vegetale, la professoressa Maria Lodovica Gullino.
  Oltre al «protocollo Scortichini», diversi altri protocolli di cura del disseccamento dell'ulivo si sono dimostrati scientificamente validi, tutti con pubblicazione scientifica. Tutti questi protocolli hanno in comune l'essenziale applicazione delle buone pratiche agricole, in particolar modo la corretta potatura, prima di qualunque altro trattamento, come era già stato dimostrato all'interno del progetto SILECC e come alcuni onorevoli della precedente Commissione hanno potuto osservare con i loro occhi.
  In particolare, l'onorevole Gadda, in seguito al sopralluogo effettuato nel campo sperimentale SILECC, è rimasta sorpresa nel vedere i risultati del progetto e, quindi, le piante di ulivo, tanto da richiedermi di fornirle una prova fotografica dell'evoluzione dello stato di salute di una particolare pianta di ulivo scelta da lei.
  Ovviamente tale documentazione è stata da me prontamente inviata all'onorevole Gadda e a tutta la Commissione, tuttavia non ho ricevuto nessun riscontro a quanto inviato. A tal riguardo, avrei voluto mostrare le foto in questione, ma a questo punto mi riservo di inviare alla Commissione le foto alle quali mi sto riferendo.Pag. 16
  Nonostante gli enormi finanziamenti ricevuti fin dal principio, quindi dal 2013, e nonostante le strategie altamente impattanti messe in campo per arginare il fenomeno della Xylella, sono state ultimamente rilevate nel barese, in un territorio fortemente vocato alla viticoltura e alla frutticoltura, sia la temibile Xylella fastidiosa fastidiosa, che attacca la vite, sia la multiplex, che attacca numerose piante da frutto.
  È chiaro che, a questo punto, la soluzione a questo problema sta nel permettere all'ulivo e alle altre colture di convivere con il batterio, così come l'ulivo già convive da centinaia di anni insieme ad altri pericolosi patogeni, per esempio il Verticillium, un fungo che di certo non ha bisogno di super-infezioni, come Xylella fastidiosa, per causare gravi disseccamenti, soprattutto nei giovani impianti. Quindi, stiamo molto attenti a ciò a cui stiamo andando incontro. Perché è più pericoloso il Verticillium? Perché è molto più aggressivo – ci sono migliaia di pubblicazioni scientifiche al riguardo –è molto più resistente ed è un fungo che riesce a sopravvivere per 10-15 anni, anche in assenza completa di ospiti. Quindi è più resistente rispetto alla Xylella fastidiosa, che è un batterio Gram-negativo, quindi abbastanza vulnerabile.
  Un'ultima considerazione riguarda le varietà autorizzate per i nuovi impianti e per gli innesti. Sono state finanziate solo le varietà Leccino e Favolosa, che notoriamente non sono autoctone. Al riguardo, i principali enti coinvolti, come l'istituto per la protezione delle piante del CNR, hanno condotto ricerche che hanno dimostrato che la varietà Coratina è indubbiamente più resistente della Leccino e della Frantoio, da cui deriva la Favolosa. Queste ricerche sono state pubblicate su Scientific Reports già nel 2018. Aggiungo che la Coratina è tra le varietà più resistenti anche a funghi tracheomicotici pericolosi, come il Verticillium.Pag. 17
  Riguardo alla Coratina, mi permetto di leggere testualmente un breve passaggio molto significativo, che è mio dovere portare a conoscenza di codesta Commissione.
  Leggo: «Non banalizziamo la prova: se usiamo la Coratina, la infettiamo con la Fastidiosa, la osserviamo asintomatica per uno, due, tre, quindici anni, poi quando» qui ometto di leggere alcune frasi molto poco onorevoli. Continuo successivamente con la lettura del testo: «tu avrai la mia età e pubblicherai che non è patogenica, ma questo lo sappiamo già.». Il testo che ho appena letto è contenuto in una e-mail del 2014 scritta dal dottor Boscia alla dottoressa Saponari e resa pubblica...

  PRESIDENTE. Dottoressa D'Amico, mi sente?

  MARGHERITA D'AMICO, biologa e fitopatologa. ..attraverso il decreto di archiviazione della procura di Lecce. Appare, quindi, indiscutibile che i principali enti coinvolti erano a conoscenza fin dall'inizio che la Xylella fastidiosa non fosse patogenica per la Coratina, e questo è ovvio.
  Dunque, mi chiedo e chiedo a questa onorevole Commissione perché tale varietà non sia stata finanziata, considerato, tra l'altro, che trattasi di varietà autoctona, tipica pugliese, molto resistente a diversi patogeni...

  PRESIDENTE. Dottoressa D'Amico, mi sente?

  MARGHERITA D'AMICO, biologa e fitopatologa. ...che produce un olio di altissima qualità, ricco di polifenoli e molte altre molecole antiossidanti.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa D'Amico.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.Pag. 18
  Ha chiesto la parola l'onorevole La Salandra. Prego, onorevole.

  GIANDONATO LA SALANDRA. Signor presidente, innanzitutto mi sento di ringraziare sinceramente per il contributo che è stato portato a questa Commissione dalla professoressa Luziatelli.
  Devo dire la verità: ho ritenuto utile che questa Commissione ne avesse scienza e conoscenza per gli elementi di novità rispetto ad un problema che di per sé è anche abbastanza vetusto. Questo tipo particolare di ricerca è dunque particolarmente importante.
  Mi sento anche di ringraziare la professoressa Ciervo, non semplicemente per una questione di appartenenza geografica dell'Università di Foggia, università dove ho conseguito il mio diploma di laurea, ma soprattutto perché dal suo studio, in termini scientifici, sono emerse tutte le criticità e le inopportunità delle misure adottate dalla regione Puglia. Sono contento anche che sia stata evidenziata l'inadeguatezza degli interventi normativi citati. Sul punto, chiederei alla dottoressa Ciervo se lei è nelle condizioni di ipotizzare un nuovo intervento normativo, magari anche semplicemente abrogativo di quelli attualmente in essere.
  Per quanto riguarda, invece, l'ultimo intervento, in realtà non sono riuscito a seguirlo in maniera estremamente ordinata; quindi chiederei semplicemente di poter avere un contributo scritto rispetto a quanto è stato detto.

  MARIA CHIARA GADDA. Signor presidente, la ringrazio.
  Intervengo per fatto personale. Chiedo la cortesia alla professoressa D'Amico di non utilizzare, anzi la diffido dal farlo, a suo favore i fatti avvenuti nella scorsa legislatura in seguito alla verifica sul campo rispetto al «metodo Scortichini».Pag. 19
  Io avevo chiesto, per la precisione, una verifica documentale non perché avessi dato plauso in quella sede al «metodo Scortichini».
  Avevo chiesto la verifica fotografica documentale e le analisi proprio per le perplessità che, in seguito alla visita, erano emerse e che erano lampanti. Quindi, quella prova documentale fotografica sarebbe stata necessaria proprio per verificare la veridicità dei fatti, lo stato dell'arte e l'eventuale valutazione, che in quella sede non è stato possibile fare. Non sono giunte, peraltro, nemmeno in fase successiva le famose prove fotografiche, le analisi richieste.
  Lo ribadisco: diffido la professoressa D'Amico dall'utilizzare a favore di questo metodo le mie prese di posizione, che andavano, peraltro – e lo lascio agli atti – in tutt'altra direzione rispetto a quello che ha dichiarato.

  SUSANNA CHERCHI. Signor presidente, vorrei semplicemente comprendere alcuni punti.
  Parto da quanto affermato dalla dottoressa Luziatelli. Da quello che ho capito, ci sono studi che sembra possano inibire la crescita di questa Xylella, perché stimolano il sistema immunitario della pianta (questo ho capito, riportando «in pillole» un discorso di venti minuti).
  La dottoressa D'Amico ugualmente dice che la Xylella - ma credo abbia risposto la collega - si può curare.
  La dottoressa Ciervo dice che, rispetto al problema della Xylella, ci sono conflitti di interesse economici: molti ulivi vengono distrutti perché conviene economicamente, perché quella parte di terreno dove non ci sono più ulivi viene utilizzata per altri scopi.
  Ho capito bene? Cosa avrei capito male?

  PRESIDENTE. Va bene, ha fatto la sua domanda.Pag. 20
  Do la parola agli auditi per la risposta.

  FRANCESCA LUZIATELLI, docente presso l'Università della Tuscia. In realtà, nella mia brevissima presentazione non ho detto che abbiamo la «formula magica» per sconfiggere la Xylella fastidiosa. Ho presentato un grande problema, una sorta di vaso di Pandora, che riguarda la cattiva gestione del suolo, e ho parlato anche di microbioma.
  Si consideri l'effetto che ha la disbiosi sull'uomo: un'alterazione della microflora intestinale, che si ripercuote a 360 gradi su vari livelli. La stessa identica cosa vale per la pianta.
  Noi rivendichiamo il ruolo del microbioma.
  Ricordo che in un'università romana, in collaborazione con altri gruppi di ricerca, si sta proponendo di curare la SLA (parlo della sclerosi laterale amiotrofica) con il trapianto di microbioma. Quindi, in campo umano si attribuisce al microbioma un'importanza fondamentale e noi vogliamo riproporre sulla pianta un analogo schema.
  Oggi si parla di olobionte, non si parla di pianta. Noi non siamo infatti disgiunti dal nostro microbioma, che è costituito da organismi viventi, e la pianta non si disgiunge dai suoi microrganismi.
  Ci sono studi interessantissimi che mostrano come la pianta, attraverso gli essudati radicali, rilasci le molecole-segnale, che attirano i microrganismi presenti nel suolo che sono a lei utili, perché producono molecole che la proteggono dall'azione dei patogeni.
  Naturalmente, l'assunto che sta alla base di questo meccanismo è che ci sia una certa biodiversità nel suolo per poter «reclutare» questi microrganismi. Se volete, il problema nasce da lì, proprio dalla bassa biodiversità presente nel suolo, che compromette la salute di un organismo, che naturalmente, a questo punto, è più suscettibile.Pag. 21
  Non ci piace soffermarci sulla parola «Xylella», non perché non esista questa problematica, ma perché la problematica è più vasta. Si tende sempre a dare la colpa a un patogeno, ad un singolo fattore, ma la problematica della Puglia è molto, molto più ampia.
  Mi svincolerei, quindi, dal nome «Xylella» e allargherei la problematica a tanti altri patogeni che possono mettere in pericolo l'olivicoltura. Ripeto: la Puglia ha anche altri problemi collegati ad altre colture diverse dall'ulivo. Mi riferisco al grano, ad esempio.
  Ne siamo a conoscenza perché lavoriamo a diretto contatto con gli agricoltori, sono loro a chiamarci ed io parlo con loro. Con il professor Ruzzi abbiamo una chat, siamo «bombardati» dai loro messaggi. È gente preoccupata.
  È importante interagire con loro, perché ci danno alcuni feedback sulla ricerca importantissimi. Noi ci muoviamo grazie anche a quello che loro vedono, perché loro conoscono queste piante, per loro sono come dei «figli». Mi rendo conto dell'importanza, quando si parla di piante secolari. Interagiamo così direttamente con loro.
  Lo scorso anno abbiamo svolto un piccolo seminario a Carovigno, al quale erano presenti anche gli olivicoltori del Salento. Questo per dire che l'idea del microbioma è apprezzata da più parti della Puglia.
  Ho parlato con alcuni rappresentanti di aziende che vendono biostimolanti che non sanno neanche quali microrganismi contengano questi prodotti.
  Com'è possibile, quindi, consigliare un agricoltore su come vadano applicati questi prodotti se un agronomo di «vecchia generazione» – chiamiamolo così – non conosce il sistema microbico presente né tantomeno le problematiche del suolo? Abbiamo notato, ad esempio, che il suolo dopo le piogge ha un Pag. 22pH acidissimo che raggiunge valori di pH3. Qualsiasi applicazione microbica su un suolo che ha pH3 risulterebbe inefficiente! Bisogna, quindi, fare un intervento veramente «a 360 gradi», che coinvolga agronomi anche di nuova formazione.
  Noi, come università, abbiamo anche la missione di formare addetti del settore che siano più competenti, che abbiano anche le competenze microbiologiche e, soprattutto, che siano in grado di adoperare queste tecniche di nuova generazione: la metabolomica, la metagenomica, le tecniche omiche, che noi insegniamo nei corsi di studi, che però diventano armi vincenti per capire la risposta della pianta ai vari trattamenti. Vi ringrazio ancora per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, professoressa.
  Ha chiesto di intervenire l'onorevole Evi, per un intervento. Ne ha facoltà.

  ELEONORA EVI. Signor presidente, è stato tutto molto interessante e ringrazio le docenti audite.
  Vorrei rivolgere una domanda molto breve.
  Considerata l'importanza di proteggere, stimolare e favorire, in qualche misura, il microbioma delle piante, si darebbe per scontato qualcosa che invece, a livello europeo, pare fortemente regredire, vale a dire il perseguimento degli obiettivi di riduzione dell'uso di pesticidi chimici in agricoltura.
  Confermate che quella dovrebbe essere la strada da seguire, anche per tutelare ecosistemi ancora oggi minacciati in Puglia, ma in generale l'agricoltura in tutto il nostro Paese e nel continente europeo?

  PRESIDENTE. Ha chiesto, quindi di intervenire l'onorevole Cerreto, per un intervento. Ne ha facoltà.

  MARCO CERRETO. Signora presidente, alla luce di questi ultimi interventi, confermo che bene ha fatto questa CommissionePag. 23 a mettere all'ordine del giorno una richiesta di proroga dell'indagine conoscitiva. Noi non siamo un'aula di tribunale, ma una Commissione parlamentare.
  Sarebbe, ovviamente, interesse di tutti i gruppi parlamentari concorrere perché un fenomeno come questo possa finalmente essere debellato.
  Sono contento del fatto che saremo chiamati a votare la proroga dell'indagine conoscitiva, rispetto alla quale annuncio già il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia, perché emerge, a mio avviso, anche una distonia rispetto alle attività di ricerca che sono state poste in essere in questi anni dai vari enti competenti.
  Per tale ragione, sarebbe atto meritorio di questa Commissione intanto «fotografare» quello che si è fatto. Personalmente, nel bene o nel male, ho una certa idea e potrei anche già dire quanti milioni di euro sono stati spesi dal CNR, dal CREA e dalle varie università per fare la ricerca, così come, invece, i risultati, che, attualmente, ahimè, sono quelli che conosciamo bene.
  Penso che faremo bene a deliberare la proroga di questa indagine conoscitiva come Commissione e faremo anche bene, però, a fare una fotografia di quanto sia stato speso dalla ricerca e di quali risultati oggi la scienza possa vantare di aver raggiunto.
  Questo per poi consegnare tale bagaglio di conoscenza a chi di dovere, auspicando anche una sorta di «armonizzazione» della ricerca sul piano dei risultati, cosa che non mi sembra esserci stata.
  Ritengo che questa Commissione debba necessariamente utilizzare tale proroga dell'indagine conoscitiva per «fotografare» proprio questo stato dell'arte.

Pag. 24

  PRESIDENTE. Darei, ora, la parola alla professoressa Ciervo, chiedendole, se riesce, di intervenire davvero in tempi brevi perché i nostri lavori devono terminare entro le ore 14, dal momento che è convocata l'Assemblea. La ringrazio.

  MARGHERITA CIERVO, docente presso l'Università di Foggia. Ci provo per dare un riscontro agli interventi degli onorevoli che mi hanno citato.
  In particolare, all'onorevole La Salandra vorrei dire che abbiamo fatto questa proposta già in ambito scientifico e siamo disponibili con il dottor Scortichini sicuramente a svilupparla anche sul piano normativo (ci sono già i riferimenti normativi ai quali «ancorarla»).
  All'onorevole Cherchi, invece, vorrei dire che il suolo è stato, di fatto, per una buona parte, liberato.
  Dico «liberato» dagli ulivi perché, prima dello stato di emergenza e dei decreti successivi che hanno permesso gli abbattimenti, peraltro in maniera discutibile, anche sul piano legislativo, questo suolo è stato liberato e quello che noi osserviamo oggi è esattamente quello a cui ho accennato: impianti superintensivi, finanziati con soldi pubblici (benché il ministero competente li definisca «sussidi ambientalmente dannosi») e fotovoltaici.
  Concludo invitando la Commissione a recarsi in Puglia perché è in atto uno stravolgimento geografico che rende soprattutto alcune zone del Salento oramai – ahinoi – irriconoscibili, con tutte le ripercussioni che questo comporta anche sul piano dell'economia locale, oltre che a livello ambientale.

  PRESIDENTE. Grazie, professoressa.
  Chiederei ai nostri auditi di farci avere anche il contributo scritto, che servirà poi a questa Commissione per fare una sorta di «fotografia» reale di questo, ad oggi, gravissimo problema.Pag. 25
  Ringrazio le audite per la loro disponibilità e per i contributi.
  Autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna dei documenti presentati dalla prof.ssa Margherita Ciervo docente presso l'Università di Foggia (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.

Pag. 26

ALLEGATO

Presentazione informatica illustrata da Margherita Ciervo, docente presso l'Università di Foggia.

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40

Pag. 41

Pag. 42

Pag. 43

Pag. 44

Pag. 45

Pag. 46

Pag. 47

Pag. 48

Pag. 49

Pag. 50

Pag. 51

Pag. 52

Pag. 53