XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 46 di Mercoledì 17 aprile 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Audizione di Giuseppe Puzzo, vicequestore a riposo, nell'ambito del filone di inchiesta sulle vicende relative al cosiddetto dossieraggio di esponenti politici e del mondo economico:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 3 
Colosimo Chiara , Presidente ... 6 
Gasparri Maurizio  ... 6 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 6 
Gasparri Maurizio  ... 7 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 7 
Gasparri Maurizio  ... 7 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 7 
Colosimo Chiara , Presidente ... 8 
Congedo Saverio (FDI)  ... 8 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 8 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Congedo Saverio (FDI)  ... 9 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Ascari Stefania (M5S)  ... 9 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 9 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
De Corato Riccardo (FDI)  ... 10 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 10 
De Corato Riccardo (FDI)  ... 10 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 11 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 11 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 12 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 12 
Colosimo Chiara , Presidente ... 12 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 12 
Colosimo Chiara , Presidente ... 12 
Sisler Sandro  ... 12 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 12 
Sisler Sandro  ... 12 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 12 
Sisler Sandro  ... 12 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 13 
Sisler Sandro  ... 13 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 13 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 13 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 13 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 13 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 13 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 14 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 14 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 14 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 14 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 14 
Puzzo Giuseppe , vicequestore a riposo ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Audizione di Giuseppe Puzzo, vicequestore a riposo, nell'ambito del filone di inchiesta sulle vicende relative al cosiddetto dossieraggio di esponenti politici e del mondo economico.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Giuseppe Puzzo, vice questore a riposo, nell'ambito del filone d'inchiesta sulle vicende relative al cosiddetto dossieraggio di esponenti politici e del mondo economico. Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. I lavori potranno proseguire in forma segreta richiesta dell'audito o dei colleghi e in tal caso non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  Do direttamente la parola al dottor Puzzo, che ringrazio per la sua cortesia e disponibilità, per una sua breve relazione. Ricordo ai commissari che il dottor Puzzo era a capo del gruppo SOS prima di Striano. Prego dottor Puzzo.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Sono stato un vicequestore della polizia di Stato in servizio presso la Direzione investigativa antimafia dove ho svolto gli ultimi ventitré anni della mia carriera. Quando nasce l'attività del Gruppo di lavoro con il protocollo nel maggio del 2015, io non facevo parte di quel personale di polizia della DIA che si occupava della segnalazione delle operazioni sospette, facevo esclusivamente polizia giudiziaria, era un altro settore. Sapevo delle difficoltà che c'erano, si parlava di circa 90.000 operazioni in arretrato, gli uffici della DIA erano stati in parte ristrutturati, il personale spostato, si parlava addirittura di responsabilità disciplinare. Comunque non ne facevo parte ed ero in un reparto che si occupava di polizia giudiziaria. Nel settembre del 2015 mi chiamò il dottor Calvino, oggi questore di Palermo, dicendomi che mi aveva scelto per comandare questo Gruppo di lavoro. Gli risposi che non ci volevo andare perché avevo fatto domanda per andare in altro ufficio. Avrebbe potuto ordinarmelo in quanto mio superiore gerarchico, in realtà mi spiegò perché aveva scelto me e quali fossero state le sue motivazioni e alla fine andai nel Gruppo di lavoro. Le premesse erano che il gruppo sarebbe stato minimo, ristretto. Si doveva essere in tre, io e due collaboratori. Uno dei collaboratori sarebbe stato scelto dal Reparto indagini preventive, l'altro avrei potuto sceglierlo io. Sostenni che anche per l'altro avrei dovuto esprimere un'opinione, essendo un gruppo così ristretto. Il questore mi rispose che avrebbero visto chi sarebbe stato mandato. Il primo Reparto della DIA-indagini preventive sceglie il luogotenente Striano, che non conoscevo, però io conoscevo l'ufficiale della Guardia di finanza con cui questo luogotenente lavorava, che era il tenente colonnello Omar Pace, che era considerato uno dei più bravi Pag. 4e più preparati ufficiali della Guardia di finanza presenti alla DIA. Andai a parlare con Omar Pace. Nel colloquio amichevole che avemmo, dato che ci conoscevamo, mi disse che Striano era uno dei più preparati marescialli luogotenenti della Guardia di finanza in tema di criminalità organizzata e in tema di sequestro dei beni e in più mi dice che per lui era una delle persone più affidabili in assoluto. L'altro del gruppo era un sottufficiale dell'Arma dei carabinieri, che conoscevo e aveva lavorato con me, un esperto di criminalità organizzata e, prima di essere assegnato alla DIA, faceva parte dei gruppi del generale Dalla Chiesa. Vedete che il gruppo, piuttosto che essere formato da gente esperta di tecniche di finanza, era formato più da persone che si erano occupate di criminalità organizzata. Questa era l'organizzazione degli appartenenti.
  Il gruppo ha iniziato le prime riunioni nel settembre 2015. La prima riunione con i magistrati credo di averla fatta ai primi di ottobre del 2015. Qui c'è un'incongruenza con quanto afferma il direttore della DIA che parla di una mia presenza da giugno a settembre 2016. A mia memoria sono stato presente da metà settembre 2015 fino a fine marzo inizio di aprile 2017, tranne una breve pausa di quindici giorni perché nell'autunno del 2016, a seguito di una circolare nella quale si chiedevano funzionari di polizia come volontari per l'ordine pubblico a seguito del terremoto ad Amatrice, feci appunto quindici giorni come volontario per l'ordine pubblico ad Amatrice. Il direttore della DIA dice anche che Striano firmava come controllore i fogli firma, con cui il personale di polizia attesta il servizio che si effettua giornalmente e poi settimanalmente. Striano questo lo fa da aprile 2017 in poi. Visto che lui era ancora un luogotenente loro chiesero che i fogli firma venissero vidimati da Laudati. In realtà prima li facevo io. Controfirmavo i fogli firma, organizzavo i turni di servizio, disponevo le ferie facendo da capo ufficio. Questa era l'organizzazione del gruppo di lavoro, cui poi verranno assegnate altre due unità della DIA e per un periodo, vista la mole di attività, verranno aggregati due marescialli che lavoravano per la DNAA. La quantità di atti da esaminare era enorme, però secondo l'accordo che l'UIF aveva fatto tramite un protocollo con la DNAA, le segnalazioni sospette venivano inviate alla DNAA e dal server venivano estrapolate immediatamente tutte le segnalazioni oggetto di procedimenti penali, il che per noi significava che tutta l'urgenza che avevano queste segnalazioni veniva messa da parte. Inoltre il primo Reparto della DIA e il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza avrebbero continuato a lavorare sulle segnalazioni sospette. Il nostro compito era di estrapolare dalle rimanenze di quello che arrivava le segnalazioni che riguardassero esclusivamente la criminalità organizzata, non come attività di studio, ma come atto preparatorio all'atto d'impulso che era di competenza del Procuratore nazionale antimafia.
  La prima riunione che ho fatto fu con il dottor Laudati e con il dottor Russo e si trattava di vedere come organizzare questo lavoro. Loro pensavano che avremmo dovuto analizzare queste segnalazioni e fare degli appunti. Invece ho detto loro che era preferibile non fare degli appunti. L'appunto presuppone una gerarchia tra chi fa l'appunto e chi lo riceve. Noi eravamo un ufficio che dipendeva dalla DIA e non dalla DNAA, quindi non aveva senso fare appunti. Ho detto che era preferibile fare un'informativa dove avrei tratto, dall'analisi delle SOS, delle ipotesi di reati di criminalità organizzata, da parte di soggetti che facevano riciclaggio e reinvestimenti per conto della criminalità organizzata, e l'avrei datata e firmata. Inoltre per me – visto che eravamo due organismi paralleli e non gerarchicamente predisposti – l'informativa doveva contenere sia il logo della DIA sia il logo della DNAA. Inizialmente si sono presi un po' di tempo e alla fine hanno convenuto. Tutti gli atti di impulso a mia firma sono stati fatti su carta intestata con logo DIA e DNAA, datati e firmati.
  Al di là delle difficoltà iniziali, per cui non avevamo uffici o computer, quando abbiamo cominciato a esaminare le carte – una massa notevole – abbiamo cominciato a leggere materialmente le SOS. A parte Pag. 5l'aspetto normativo, materialmente la SOS in genere è fatta di due o tre paginette. Nella prima pagina c'è l'anagrafica, con nome e cognome di chi ha fatto l'operazione, per sé o per la società, e il giudizio dell'UIF con alto, medio, basso rischio di riciclaggio. Nella seconda pagina c'è un trafiletto con la descrizione dell'operazione. In genere il trafiletto è composto di non più di dieci righe, difficilmente arriva alla mezza pagina, rarissime volte la descrizione è di una pagina intera o di più. Mediamente, per leggere e capire se una segnalazione sia interessante o meno si va da due a dieci minuti al massimo. Moltissime segnalazioni sono del tutto inutili. Abbiamo trovato segnalazioni di gente che vende l'immobile e dà i soldi al figlio per comprare un'altra casa, di genitori che danno un prestito ai figli per ottenere il mutuo, abbiamo anche trovato amministratori giudiziari nominati dal presidente del tribunale o dalla procura che amministrano i beni sequestrati e confiscati. C'è un mondo di segnalazioni che sono del tutto inutili e che sicuramente non andrebbero effettuate, comunque ci sono. Molte di queste è facile eliminarle e procedere oltre. Avevo dato indicazioni al personale su come scegliere le segnalazioni. Dico una cosa che non è un segreto, perché la criminalità queste cose le conosce già: quando vedevamo un finanziamento soci, una serie di società aperte in continuo, società che avevano amministratori di 18 o 90 anni di età, oppure titoli di credito di banche americane che allora erano di moda e che dopo la crisi del 2008 erano spazzatura, cosiddetti junk, con un commercio sottostante per ottenere prestiti dalle banche, quando vedevamo queste situazioni le mettevamo immediatamente da parte. Sui nominativi che sceglievamo all'inizio si facevano accertamenti tramite banche dati e precedenti di polizia per restringere il novero delle segnalazioni. Con poco meno di dieci segnalazioni andavamo dal dottor Laudati e nelle riunioni preferivo coinvolgere tutti i collaboratori. Su questi nominativi con il dottor Laudati cercavamo di capire quale tra i soggetti era più probabile arrivare a una informativa di reato, su quali avevamo più elementi. Il dottor Laudati a volte ci parlava di aspetti di riciclaggio che magari non avevamo notato o ci chiedeva approfondimenti. Questo era il clima delle riunioni. Da lì usciva un nome su cui poi fare tutto il resto degli accertamenti per l'atto di impulso del Procuratore. A ogni segnalazione sospetta corrisponde un accesso a una banca dati. L'indagine patrimoniale viene estesa non solo al titolare, cioè a chi ha effettuato l'operazione, ma anche ai familiari conviventi. Se poi il soggetto è titolare di società, gli accertamenti vanno fatti sui soci e sugli amministratori della società. Se hanno quote in un'altra società a tutti questi soggetti va ripetuto l'accesso all'archivio delle segnalazioni sospette, all'archivio delle forze di polizia, all'archivio degli istituti di credito. Fatti tutti questi accessi, tutti i nomi estrapolati vanno controllati per vedere se esistono ordinanze e informative nell'archivio DIA e DNAA. Generalmente per un nominativo, se ritenuto appartenente, vicino o colluso a un clan di criminalità organizzata, da una prima semplice segnalazione sospetta siamo arrivati a centinaia di accessi a banche dati. Soprattutto se si trattava di soggetti che avevano quote in diverse società si arriva veramente a diverse centinaia di accessi alle banche dati. Per l'accesso alla banca dati delle forze di polizia, occorre verificare se un soggetto è stato fermato o controllato con altri criminali, quali veicoli possiede ecc. C'è tutta una serie di accertamenti a cascata e quindi il numero degli accertamenti ha una progressione geometrica. Nell'atto d'impulso che si predispone per la firma del Procuratore in genere c'erano una decina se non di più di segnalazioni sospette considerate dirette in cui il soggetto era responsabile e un'altra decina o ventina di segnalazioni sospetti definite collegate, più altre. Questo lo dico perché da una singola segnalazione sospetta si arriva a decine, forse centinaia di segnalazioni. Fatto questo, stilavo la informativa con la data e la mia firma, e la consegnavo al dottor Laudati. Da lì in poi non avevamo più contezza e non potevamo averla, perché da quel momento in poi, come un'ipotesi di reato, diventava un atto di polizia giudiziaria e Pag. 6diventava un atto del Procuratore. Il dottor Laudati ci informava che l'informativa era andata bene, che il Procuratore non aveva avuto obiezioni e che sarebbe stata inviata. Avevamo dunque questo feedback finale. Questa era l'organizzazione del lavoro.
  Nel corso dei mesi, ci siamo accorti che le segnalazioni che provenivano da Roma e da Milano erano molte di più del resto dell'Italia e quindi statisticamente rischiavamo di fare solo atti di impulso che riguardavano le procure di Roma e di Milano. Con il dottor Laudati abbiamo quindi deciso di volta in volta di concentrare la ricerca di segnalazioni sospette nel campo della criminalità organizzata secondo le varie DDA. Quindi abbiamo fatto Salerno, Caltanissetta, Bologna, Torino, se no avremmo solo ingolfato le procure di Roma e Milano. Noi restavamo concentrati sulla criminalità organizzata ma andando ad analizzare abbiamo trovato, oltre alle segnalazioni inutili, gente che niente aveva a che fare con il riciclaggio. Si trovava di tutto, dal calciatore al cantante, però di questo non ci siamo mai occupati. Mensilmente o talora due volte al mese, la segreteria del dottor Russo mi consegnava con lettere di trasmissione un dischetto contenente a volte 3000 o altre volte 5000 segnalazioni sospette che portavo alla DIA perché quei nominativi venissero inseriti all'archivio delle segnalazioni sospette della DIA, e da lì ho desunto che l'UIF non mandava più le segnalazioni sospette direttamente alla DIA, ma le aveva tramite DNAA. Non so se lo stesso criterio valesse per la Guardia di finanza. Questo per quanto riguarda l'organizzazione dell'ufficio e del lavoro.
  Per quanto riguarda la scelta singola, al di là del fatto che avevamo questi paletti della criminalità organizzata, l'autorizzazione e la modalità di scelta dei soggetti non era in capo al dottor Laudati, perché la segnalazione sospetta non è una notizia di reato, è un atto di polizia di prevenzione, è un atto che dipende dagli uffici che si occupano di attività preventiva e non giudiziaria. Per questo non eravamo dipendenti gerarchicamente dalla DNAA. La scelta su quali accertamenti fare sulla segnalazione sospetta dipende dagli uffici di prevenzione, non dipende dall'ufficio di polizia giudiziaria il che comporta che naturalmente il singolo operatore non è libero di scegliere la segnalazione che gli pare. Le linee guida provengono dall'amministrazione della pubblica sicurezza e quindi dal potere esecutivo, perché se no si avrebbe una commistione tra polizia di prevenzione e polizia giudiziaria e si creerebbe quello che penso si sia poi avverato, ovvero una sorta di ibrido nel Gruppo di lavoro, un gruppo di lavoro di polizia di prevenzione che in realtà ha una attinenza con la polizia giudiziaria. Questo crea delle confusioni su chi debba decidere cosa fare. La decisione di estrapolare le segnalazioni sospette dalla massa e inviarle alle procure competenti dove ci sono i procedimenti penali aperti è fondamentale perché elimina da quella massa gli atti che sono urgenti e necessari. Tutto il resto deve continuare a essere gestito dalla polizia di prevenzione e non dalla polizia giudiziaria. Questo è quello che deriva dalla mia esperienza. Ho concluso.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Ci sono già alcuni iscritti a parlare. La parola al senatore Gasparri.

  MAURIZIO GASPARRI. Credo che lei abbia avuto una lettera di conferma della sua funzione nel luglio del 2016 poi nel settembre, quindi poco tempo dopo, la formazione di questo ufficio di cui faceva parte cambia e lei non ne fa più parte.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. A parte che io di queste lettere non avevo cognizione, credo che la lettera del giugno 2016 derivi da un tentativo – perché se n'era parlato all'interno – di inglobare il Gruppo di lavoro all'interno della DNAA, perché il gruppo di lavoro faceva parte della DIA, non della DNAA. Loro hanno pensato che forse era meglio inglobarlo all'interno della DNAA. Credo che l'esperimento formalmente sia durato poco. Il dottor Russo mi disse che se la DNAA avesse avuto un funzionario di polizia si sarebbe trasformato non in un ufficio alle dipendenze della DNAA ma come un servizioPag. 7 di polizia giudiziaria, come hanno le altre procure, e la DNAA non poteva avere un servizio di polizia giudiziaria e quindi non era possibile che io come funzionario fossi inquadrato all'interno della DNAA. Credo che il carteggio tra giugno e settembre si riferisca a questo tentativo.

  MAURIZIO GASPARRI. Dopo quella data è passato a fare altre mansioni?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Ho detto che sono andato quindici giorni ad Amatrice poi sono rientrato in DNAA fino a fine marzo.

  MAURIZIO GASPARRI. Quindi è rimasto ancora per un periodo. Da quello che lei ci ha descritto mi pare così per sommi capi e per una riflessione immediata, intanto che c'erano ovviamente i contatti con i magistrati, lei ha citato Laudati e Russo, e quindi c'era un'attività in stretta correlazione con i vertici della magistratura e della Procura, come è normale che sia, e quindi su questo la vorrei invitare a sottolinearla. Dopodiché immagino che tutta questa azione si svolgesse nel quadro di un ordinamento gerarchico che faceva capo ai vertici della Procura nazionale antimafia che erano magistrati, o il titolare della Procura nazionale o persone delegate. Volevo una conferma su questo aspetto cui per la verità ha già accennato.
  L'altra questione. Immagino ci sia una tracciabilità di questi accessi, anche se la situazione è complessa tra DIA e Procura antimafia. Anche lo stesso Striano sembra aver avuto possibilità di accedere a vari tipi di banche dati e quindi questo diventa faticoso ai fini del controllo ma immagino – la domanda è quasi retorica – che ci sia una tracciabilità. Le chiedo di ribadire chi sollecitava questa o quella verifica, anche perché lei ha detto prima che c'erano nomi vari, a volte abbiamo trovato di tutto, ha detto così, il calciatore e il cantante. Come arrivavano il calciatore o il cantante secondo lei? Perché oltre al calciatore o al cantante quello che ci ha molto insospettito è che arrivava anche il politico in concomitanza con eventi puramente politici. Se Letizia Moratti veniva annunciata assessore alla sanità, c'erano i controlli su Letizia Moratti che ritengo non abbia fatto nulla né di mafioso né di terroristico. Analogamente se si parlava della Presidente del Senato nel periodo delle elezioni del Presidente della Repubblica, cosa quasi banale trattandosi della seconda carica dello Stato. A me preoccupano meno i calciatori o i cantanti, i quali avrebbero diritto a non essere molestati pure loro se non hanno fatto nulla di grave. A questo fatto, che lei ha citato come se fosse normale – non ha parlato di politici, ha parlato di calciatori o cantanti – aggiungo: per la sua esperienza perché a un certo punto si va a controllare certe persone? Lei ha descritto che occorre la connessione alla criminalità organizzata, ho segnato le frasi, ognuno si aspetta che i controlli della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo siano connessi a questo tipo di tematiche. Il problema di cui ci stiamo occupando è competenza della Commissione antimafia, lo dico anche all'esterno di qua, perché la Commissione antimafia interloquisce con la Procura antimafia e antiterrorismo. Se questa struttura si occupa di Fedez, dei calciatori o dei politici che non sono indagati ci viene un sospetto sulla funzionalità della stessa. Queste le questioni che le ripropongo, alcune le ha già analizzate, dato che lei ha avuto un'esperienza in corpore vili.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Le segnalazioni sospette sono inserite in blocco, quindi UIF e banche non fanno distinzioni. La cernita che veniva fatta da noi riguardava la criminalità organizzata, però naturalmente la segnalazione sospetta porta il nome di Tizio e Caio, mai nessuno troverà Riina Salvatore nella segnalazione sospetta. La maggior parte sono nominativi che poi sia l'esperienza sia gli accertamenti permettono di estrapolare dalla massa e ricondurli nell'alveo della criminalità organizzata. Le segnalazioni sospette sono movimentazioni finanziarie anomale – l'ho detto prima – come fosse quasi una statistica. Non necessariamente c'è un'operazione di riciclaggio sottostante. Se la movimentazione sospetta fatta non collima con le mie entrate per il direttore della Pag. 8banca può essere sospetta. A volte basterebbe fare un passetto in più per capire che il soggetto non fa un'operazione di riciclaggio. Là dentro onestamente c'è uno spaccato dell'Italia, c'è tantissima evasione fiscale, c'è qualche attività di riciclaggio, c'è mafia. La scelta passa da criminalità organizzata a scelta generica nel momento in cui il Gruppo di lavoro non ha più un funzionario che si occupa di criminalità organizzata. Il Gruppo di lavoro non è più DIA e DNAA, infatti il luogotenente che poi passa a tenente è della Guardia di finanza e quindi si occupano di riciclaggio in generale. Occupandosi di riciclaggio in generale non ci sono più i paletti della criminalità organizzata. Sul perché si sia passati dalla criminalità organizzata al riciclaggio in generale questo non lo posso sapere perché non c'ero più. Sono certo che quando a noi è capitato di trovare anche situazioni interessanti di riciclaggio, non ce ne siamo occupati perché non era tema di criminalità organizzata e quindi l'abbiamo tralasciato. Però questa è una decisione che bisognerebbe chiedere ai magistrati, questa è una decisione della DNAA, passare al riciclaggio in generale, perché altrimenti il Gruppo di lavoro non può occuparsi del cantante o del calciatore.
  Onestamente – questo non lo dico perché sono qua dentro e magari possa avere timore – nell'anno e mezzo della mia esperienza, non ho trovato nomi di politici. Mi sono occupato anche prima di segnalazioni sospette, facendo attività di polizia giudiziaria.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego, onorevole Congedo.

  SAVERIO CONGEDO. Grazie presidente. Vice questore volevo in qualche modo riprendere questioni che ha già sollevato il presidente Gasparri con riferimento alle due note in cui il direttore della DIA, generale Ferla, rivolgendosi al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, e sulla base del protocollo d'intesa DIA-DNAA, in materia di SOS, indica i gruppi di analisi e arricchimento informativo. Nella prima nota del luglio 2016 indica un gruppo in cui lei è il primo della lista. A settembre questo gruppo viene parzialmente modificato e viene diminuito da cinque a quattro unità e scompare la sua indicazione che viene sostituita da un'altra. Le domande sono queste. L'ordine con cui il direttore della DIA indicava al Procuratore nazionale antimafia rappresenta una sorta di gerarchia? Cioè il primo nome è quello gerarchicamente superiore a quelli che seguono? Siccome nella prima nota il luogotenente Striano era il terzo o il quarto e nella successiva diventa il primo, volevo chiederle se si tratta di un avvicendamento non solamente di qualche nome ma anche di una gerarchia. Poi le chiedo se lei aveva avuto pressioni per lasciare quell'organismo. Da settembre 2016 in poi, quando lei non compare più nella nota del direttore della DIA al Procuratore nazionale antimafia, è di fatto fuori dalla DIA o comunque poi ci è rientrato in qualche modo, visto che non è indicato nell'elenco trasmesso alla DNAA?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Per quanto riguarda la prima nota, dove io compaio, il vicequestore è il capo. Ripeto che non ero a cognizione di quella nota. Secondo me venne fatta perché ci fu un'ipotesi di inglobare il gruppo di lavoro all'interno della DNAA. Questo tentativo non ebbe seguito – era agosto – e dopo un po' venne ritirato proprio perché – almeno così mi disse il dottor Russo – la DNAA non può avere un servizio di polizia giudiziaria all'interno e la mia presenza in ogni caso non poteva esserci. Per quanto riguarda la seconda lettera dove Striano è al secondo posto, credo che si trattasse di una questione tutta interna alle forze di polizia a seguito delle varie riforme, per cui il luogotenente era superiore al sostituto commissario. Ci sono tabelle di equiparazione variamente interpretate, a volte il luogotenente è più alto in grado del sostituto commissario, anche in base all'anzianità. Per noi era una questione di lana caprina, in realtà però a volte se in base agli anni di servizio il luogotenente o il sostituto commissario poteva essere formalmente più anziano come gerarchia veniva messo al primo o al secondo posto. Venne inviato il Pag. 9sostituto commissario in aiuto al Gruppo di lavoro, credo che la ragione sia solo questa. A fine novembre sono rientrato: questo era l'altro aspetto sul perché la DNAA non potesse avere un servizio di polizia giudiziaria. Io non potevo avere un accesso definitivo e continuativo all'interno della DNAA, questo mi veniva detto dal dottor Russo. Inizialmente avrei dovuto avere un permesso di accesso settimanalmente. Da questo settimanalmente si passò a una autorizzazione giornaliera, cioè secondo loro doveva andare la mattina lì, presentarmi, chiedere l'autorizzazione, aspettare che arrivasse il dottor Russo, che era colui il quale autorizzava l'accesso e poi andare. Questi sono stati gli ultimi mesi dell'organizzazione della DIA, dopodiché ci fu un altro incarico e ho scelto di andare a fare un'altra attività, ma questo a fine marzo.

  PRESIDENTE. Onorevole Congedo, forse a questo punto, carte alla mano, evidentemente la seconda nota di cui lui non è a conoscenza attiva il meccanismo dell'autorizzazione per entrare, deduco io, perché se no non si capisce.

  SAVERIO CONGEDO. È una forzatura immaginare che, con la prima nota, il direttore della DIA indicava alla DNAA una gerarchia con lei a capo – mi riferisco alla nota del luglio 2016 – e con quella del settembre 2016 indica una gerarchia diversa rispetto al Gruppo con a capo il luogotenente Striano? È una forzatura o no?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. No, non è una forzatura perché poi il personale della DIA – prima erano Striano, Esposito, Natale e l'altro mi sembra si chiamasse Terzini poi ne sono arrivati altri anche in sostituzione – credo che alla fine sia stato inglobato all'interno della DNAA, quindi gerarchicamente messi sotto la DNAA, tranne me che non poteva essere inserito nell'organigramma.

  PRESIDENTE. Perché era funzionario, mentre gli altri no? Era la differenza di ruolo?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. No, non questo. La presenza del funzionario avrebbe costituito un servizio di polizia giudiziaria come ce l'hanno tutte le procure.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Grazie presidente, chiedo scusa se sono arrivata un po' in ritardo però ero collegata da remoto. Volevo solo chiederle tre precisazioni. La prima. Chi era il Procuratore nazionale quando lei ha prestato servizio? Poi le vorrei chiedere con chi avevate diretto contatto a livello di magistrati. Infine, per quanto riguarda le segnalazioni, vorrei capire se riguardavano, come lei spiegava, la criminalità organizzata. Volevo solo una conferma in merito.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Quando sono arrivato il Procuratore era il dottor Roberti, poi è arrivato il dottor De Raho e quando sono andato via c'era ancora il dottor De Raho. Per quanto riguarda le segnalazioni sospette, è vero il limite della criminalità organizzata però, ripeto, vanno cercate, non c'è un'indicazione che sia criminalità organizzata, quindi vanno fatti accertamenti per cercare di ricondurli alla criminalità organizzata.
  Il magistrato era il dottor Laudati. Con il dottor Russo avevamo incontri per quanto riguardava l'organizzazione degli uffici. All'inizio Esposito e Striano ad esempio avevano fatto un corso per l'accesso alla banca dati DNAA ed era di competenza del dottor Russo. Aveva competenza sugli aspetti organizzativi. Noi con il dottor Russo non abbiamo mai parlato dell'informativa e dei connessi problemi, abbiamo parlato solo di aspetti organizzativi.

  PRESIDENTE. Grazie, la parola all'onorevole Pittalis.

  PIETRO PITTALIS. Grazie presidente. Il Gruppo di lavoro si è costituito anche con il luogotenente Striano. Vorrei sapere quali erano i rapporti all'interno del Gruppo di Pag. 10lavoro, cioè cosa svolgeva effettivamente il luogotenente Striano e se lei ha per caso rilevato condotte anomale, iniziative sue personali oppure anche effetto di direttive da parte di autorità competenti, magistrati o anche superiori della Guardia di finanza, in relazione all'attività svolta all'interno del Gruppo di lavoro di cui lei faceva parte.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Ingerenze esterne non ne abbiamo mai riscontrate, in realtà anche inizialmente le direttive erano chiare. Era stato chiaro di cosa dovevamo occuparci. Neanche dal direttore della DIA o dal vice direttore tecnico-operativo della DIA siamo dovuti ritornare mai sulle nostre competenze perché erano chiare e ben definite. Si trattava di estrapolare soggetti di criminalità organizzata e fare le informative, quindi era chiaro e semplice. Per quanto riguarda sia Striano sia l'altro, non ho mai riscontrato nessuna anomalia, anzi siccome entrambi i collaboratori sotto l'aspetto della criminalità organizzata avevano una preparazione secondo me notevole e all'epoca una memoria notevole, la collaborazione è stata ottima. Ho detto poco fa che per leggere una segnalazione sospetta occorrono dai due ai dieci minuti e ogni segnalazione sospetta è un accesso alla banca dati. Nel momento in cui venivano selezionate, se uno dei due avesse letto meno di 100 segnalazioni al giorno, se non nella mattina stessa, avrei chiesto loro se stessero male o avessero qualche problema, avevano anche un ritmo di lavoro notevole. Soprattutto all'inizio, quando si trattò di stabilire come fare un'informativa. C'è da considerare che questo Gruppo di lavoro partiva da zero, non c'era una modalità, non c'era un precedente, non c'era qualcosa da cui iniziare. Quindi come fare l'informativa, che cosa fare, che cosa ipotizzare. Non era una informativa che fa il classico ufficiale di polizia giudiziaria alla procura della Repubblica. Era un'informativa che nasceva sì da un'attività preventiva che si trasformava in giudiziaria, ma che andava come atto preparatorio all'atto d'impulso del Procuratore. Anche per prefigurare l'informativa come ipotesi di reato, come sequestro beni, abbiamo dovuto studiarci un po'. Ricordo che la loro collaborazione fu totale. Neanche dal dottor Laudati ci è mai venuto un richiamo su qualcosa che non andava, anzi. D'altronde, il fatto che l'atto di impulso veniva inoltrato, questo ci dava conferma che l'attività andava bene. Comunque se il centro della domanda riguardava l'attività di Striano, non ha mai dato modo di preoccupazione, anzi. Ricordo che ha sempre studiato le pratiche in maniera approfondita e mai fuori tema.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Sono iscritti l'onorevole De Corato, poi il vicepresidente D'Attis e poi il senatore Sisler.

  RICCARDO DE CORATO. Dottore, mi scusi. Perché è stato sostituito da Striano? Lei ha detto che non aveva mai fatto indagini su politici, salvo quando era in un'altra struttura. Siccome poi Striano queste indagini le ha fatte sui politici, volevo capire da lei se il dubbio che venga tolto di lì e sostituito da Striano sia perché lei non era utile a fare indagini riguardanti fatti di mafia o dossier del tipo che sono stati fatti poi dal suo successore. Io non ho capito come è avvenuta la sua sostituzione, perché è avvenuta e, semmai c'è qualcuno che l'ha voluta, sapere se lei ha qualche sensazione. Non è che ci potrà dire molto di più, però è evidente che qualcuno ha deciso di sostituire lei con Striano, quindi c'è poco da fare.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Essenzialmente credo che Striano non mi abbia sostituito, perché io ero funzionario e Striano all'epoca, quando sono andato via, era ancora luogotenente e non mi poteva sostituire.

  RICCARDO DE CORATO. Era un aggiunto?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. No, era un luogotenente della Guardia di finanza. La gerarchia vede i funzionari da una parte. Lui faceva parte del personale esecutivo anche se intermedio. Nel Gruppo di lavoro formalmente non mi Pag. 11poteva sostituire. Quando sono andato via, loro avrebbero dovuto mandare un altro funzionario. Se poi l'hanno mandato nel frattempo o non l'hanno mandato, hanno aspettato un po' di tempo per mandarlo, di questo non mi sono più occupato. Quando Striano è andato via dalla DNAA perché ha fatto un concorso ed è diventato sottotenente, è rientrato non alla DNAA, ma è rientrato alla Guardia di finanza e come ufficiale della Guardia di finanza si occupava delle segnalazioni sospette dentro la DNAA. Infatti lo stesso Striano che, mentre era luogotenente aveva l'accesso settimanalmente ed era autorizzato a entrare tutti i giorni alla DNAA, quando diventa ufficiale della Guardia di finanza poté entrare alla DNAA solo tre volte a settimana. Anche per lui vale lo stesso discorso: diventa funzionario e ufficiale e non può avere una sede dentro la DNAA e quindi gli fanno una autorizzazione per tre volte a settimana. Formalmente Striano non mi ha sostituito. Non so se nel frattempo abbiano mandato qualcun altro, perché io sono andato a svolgere un'altra attività fuori Roma e quindi non me lo ricordo. Sul fatto che qualcuno possa aver deciso, entriamo nelle illazioni e la cosa diventa troppo soggettiva, può darsi di sì e può darsi di no.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego vicepresidente D'Attis.

  MAURO D'ATTIS. Grazie dottor Puzzo. Provo a riprendere con due domande alcuni concetti che sono stati espressi. Amo fare sempre questa premessa durante queste audizioni, perché le stiamo svolgendo in funzione del fatto che c'è un'indagine in corso e il cui titolare ha addirittura chiesto di essere audito. Glielo dico perché nelle scorse audizioni abbiamo sentito anche auditi che ci hanno raccontato il sistema mondo, ma qua non è un'audizione sul sistema mondo, ma vogliamo entrare nel merito della questione.
  Sulla questione di Striano le vorrei chiedere proprio in maniera franca e schietta, se è stato mai scavalcato o si è mai sentito scavalcato da Striano nei rapporti con il superiore, cioè con Laudati, se sia avvenuto in quel periodo in cui lei c'è stato, con la distinzione che ha fatto prima rispetto alla domanda del collega De Corato. Rispetto alle note di cui stavamo parlando prima, la prima nota in cui scompare l'autorizzazione per entrare, sono state un modo per allontanarla? La domanda che le faccio è se è stato lei ad andarsene dalla DNAA, se scelse di andarsene e perché. Abbiamo scoperto che Striano – come ha risposto prima alla domanda del collega Pittalis – si era comportato bene. Dagli atti dell'indagine risulta che da un certo punto in poi, forse quando lei se ne è andato, ha iniziato a comportarsi male, quindi questo è il quadro che ci viene restituito dalle indagini. Lei se ne è andato da solo perché se ne voleva andare? Le domande sono tre.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Non credo che Striano o l'altro mi avessero mai scavalcato. Tra l'altro, il gruppo era così piccolo che una manovra del genere si sarebbe vista subito, poi caratterialmente, nel mio caso, non credo sarebbe stato possibile, comunque non è mai successo. Per quanto riguarda invece l'attività di Striano ci sono due cambiamenti che occorre tenere presente se no secondo me si rischia di creare confusione, senza voler esprimere giudizi. Nel Gruppo di lavoro, qualsiasi esso sia, perché oramai lui era Guardia di finanza e non più DIA, quindi non si può più parlare di gruppo di lavoro, lui si occupa di riciclaggio in generale. Questo fa sì che i paletti della criminalità organizzata non ci siano più e quindi è lecito – e sottolineo lecito – avviare accertamenti su soggetti che fanno riciclaggio, non su soggetti campati per aria, ma su soggetti in cui c'è un riscontro cartaceo e un'ipotesi di riciclaggio. Quindi è lecito da parte di Striano fare degli accertamenti. L'altro motivo che crea confusione è la modalità – questo l'ho però letto sui giornali – della ricerca che poi viene tradotto in appunti e su cui sin dall'inizio avevo un'altra opinione. Preferivo l'informativa. L'appunto rendeva aleatorio il lavoro, dovevamo anche rispondere gerarchicamente ai nostri superiori. Al direttore della DIA non potevo andare a dire di aver prodotto dieci appunti, mi avrebbe risposto: «E alloraPag. 12? non è che ti mandiamo per fare dieci appunti». Diverso sarebbe stato dire che avevamo fatto dieci informative con tot richieste di sequestro eccetera. Non so perché poi hanno stabilito di fare gli appunti. A monte significa togliere i paletti della criminalità organizzata e quindi diventa lecito occuparsi di riciclaggio.

  MAURO D'ATTIS. Le avevo chiesto se aveva deciso di andarsene e perché.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Nessuno mi ha mai detto: «Te ne devi andare».

  PRESIDENTE. Ha deciso di andarsene, questo era il sottotitolo.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Dopo un po' viene a noia. Avevamo predisposto un atto d'impulso con tutta una serie di attività, che era andato a una Procura della Repubblica. Questo atto d'impulso riguardava il riciclaggio da parte del latitante Messina Denaro, quindi mi sembrava più interessante andare a continuare quell'attività sul riciclaggio. Questa è una delle motivazioni.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al senatore Sisler. Poi ridò la parola all'onorevole Pittalis che voleva chiedere alcune precisazioni.

  SANDRO SISLER. Grazie presidente. Innanzitutto grazie anche a lei per la sua presenza e per la sua disponibilità. Come è stato detto prima, ovviamente a noi interessa non il generale – non nel senso di graduato della Guardia di finanza – ma il caso di specie, quindi comprendere cosa è accaduto. Le gravi anomalie emerse sono tante e tra queste, come diceva bene anche il capogruppo Gasparri, il fatto che improvvisamente sono iniziate una serie di indagini nei confronti di politici in momenti politicamente rilevanti. Aveva fatto l'esempio, e lo rifaccio anch'io, della nomina della dottoressa Moratti ad assessore alla Sanità nella Regione Lombardia. Le chiedo come mai secondo lei, sulla base della sua esperienza, sia possibile che tutto questo sia avvenuto senza che nessuno si accorgesse del lavoro fuori dalle regole dell'ufficiale Striano, ad esempio, come lei ha detto, la Direzione nazionale antimafia non avrebbe dovuto occuparsi di indagare su questioni che non erano attinenti alla mafia o al riciclaggio, invece ciò è accaduto ed è accaduto anche numerose volte. La seconda questione che a me in particolare ha colpito, è che poi tutto questo lavoro veniva confezionato – è emerso ed è stato appurato – e girato ai giornalisti amici. Anche qui come era possibile, secondo la sua esperienza, che nessuno si accorgesse che determinate notizie che non potevano che provenire da lì e non potevano che essere confezionate da una determinata persona, nessuno si accorgesse di questa vicenda? In realtà in una precedente audizione ci è stato detto che ex post erano state verificate queste anomalie e fatte delle verifiche rispetto a questa presunta fuga di notizie. Sulla base della sua esperienza ciò accadeva perché c'era una forma di simpatia del signor Striano nei confronti di questi giornalisti o perché qualcuno faceva pressione o gli chiedeva di fare questo confezionamento e questo passaggio ai giornalisti? Questo secondo me è il dato politicamente rilevante: non solo e non tanto che si facessero delle verifiche che non erano legittimate sui soggetti, ma che il risultato di questa illegittima verifica venisse poi girato, con uno scopo evidentemente politico, ai giornalisti. Grazie.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Premetto che qui entriamo nel campo delle ipotesi personali.

  SANDRO SISLER. In base alle sue esperienze certamente.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Innanzitutto, per quanto riguarda la fuga di notizie sulle segnalazioni sospette, bisogna sapere essenzialmente che la segnalazione sospetta è in mano a decine di soggetti, non solo alla DNAA. Ci sono altri uffici, l'UIF e ci sono i direttori di banca che l'hanno prodotto.

  SANDRO SISLER. Scusi presidente, poi non intervengo più. In realtà qui non stiamo parlando di una singola indagine, stiamo parlandoPag. 13 di notizie che comprendevano più informazioni che provenivano da più banche dati e avevano prodotto il confezionamento del dossier.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Durante la mia attività non è mai successo e non sarebbe successo, però ritengo che quell'ufficio all'interno della DNAA non fosse il solo che potesse avere quelle notizie. Ci sono anche altri uffici che possono avere le stesse notizie. Questo è un conflitto che è sempre sorto: a me è capitato di aver consegnato due volte un'informativa a procure della Repubblica una a Nord e una a Sud e, dopo una settimana, parte dell'informativa era sui giornali. Naturalmente il primo a essere chiamato in causa è il funzionario di polizia, non esistono altri. Poi sapevamo che c'erano le cancellerie delle procure e le cancellerie dei tribunali, c'erano decine di altri soggetti però in realtà appena escono le notizie è indicato il funzionario di polizia. Questo è in generale quello che succede, però ritengo che almeno alcune delle notizie che si sono ritrovate sui quotidiani potessero uscire anche da altri uffici piuttosto e solo dalla DNAA. Questo lo dico da osservatore esterno, da lettore dei giornali, perché quando ero in servizio a volte capitava di sapere che una notizia era uscita da un certo ufficio piuttosto che da un altro. Tra l'altro è un serpente che si morde la coda far uscire la notizia dallo stesso soggetto che l'ha prodotta.

  SANDRO SISLER. Chiedo scusa presidente, ma è proprio quella la domanda. C'erano le mail di Striano.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Entriamo in un campo di polizia giudiziaria che io non intendo esaminare.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pittalis voleva una specifica.

  PIETRO PITTALIS. Ho annotato quanto ho detto da lei. A un certo punto, lei ha detto, per entrare dovevo chiedere ogni giorno, mentre Striano aveva l'autorizzazione settimanale. Può spiegare le ragioni di questo differente regime?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Striano come luogotenente della Guardia di finanza venne inserito nell'organico della DNAA, e quindi aveva una autorizzazione permanente.

  PIETRO PITTALIS. Lei è sicuro di questo? La sua affermazione è corroborata da una sua conoscenza diretta o è una sua supposizione? A me non consta quanto lei sta dicendo, glielo dico francamente.

  PRESIDENTE. Le schede di valutazione di Striano che noi abbiamo sono sempre firmate dalla Guardia di finanza come Corpo d'appartenenza.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Non ho la cognizione del carteggio, ho la cognizione materiale perché Striano, Esposito Natale e l'altro potevano entrare tranquillamente in DNAA, io dovevo chiedere l'autorizzazione. È chiaro quindi che loro hanno avuto l'autorizzazione, mentre io la dovevo chiedere quotidianamente. Quando diventa ufficiale della Guardia di finanza – naturalmente hanno capito che era necessario regolarizzarla, non è che adesso bisogna pensare per forza male – regolarizzano la procedura e dicono: «tu ufficiale della Guardia di finanza puoi entrare tre volte a settimana, senza bisogno di chiedere di volta in volta l'autorizzazione».

  PIETRO PITTALIS. Volevo chiedere un'altra precisazione, presidente. Se non ho capito male, lei ha detto che Striano si occupava di autoriciclaggio, quindi non necessariamente per fatti attinenti alle organizzazioni criminali, mafia e terrorismo. Conferma questa circostanza?

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Non autoriciclaggio, ho parlato di riciclaggio in generale. Nel momento in cui non esiste più il Gruppo di lavoro della DIA, la competenza diventa il riciclaggio in generale. L'autoriciclaggio è una delle figure del riciclaggio. Quando il campo di indagine diventa il riciclaggio in generale, tutte le attività possono essere avviate.

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  PIETRO PITTALIS. Quindi a prescindere dal fatto che si trattasse di attività criminale mafiosa o di terrorismo.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. A tutt'oggi ad esempio la DIA che fa attività di antimafia si occupa del riciclaggio che possono fare i soggetti eventualmente collusi o appartenenti ai clan. Un riciclaggio derivante da evasione fiscale o da contrabbando di merce, in generale non è di competenza della DIA ma è di competenza della Guardia di finanza. Se non c'è un presupposto o un'ipotesi di criminalità organizzata, l'antimafia non si occupa del riciclaggio e dell'evasione fiscale, di queste ipotesi di reato.

  PIETRO PITTALIS. Questo volevo capire perché mi pareva una contraddizione il fatto che invece il luogotenente Striano si occupasse di attività di accertamento che esulava dalla criminalità organizzata e dai fatti di terrorismo.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Bisognerebbe chiedere alla Guardia di finanza.

  PIETRO PITTALIS. Ho ripreso quello che ha detto lei.

  GIUSEPPE PUZZO, vicequestore a riposo. Nel momento in cui non esiste più il Gruppo di lavoro e leggo anche dai giornali che il Gruppo di lavoro o quello che ne rimane si occupa di soggetti di riciclaggio in generale, capisco che le direttive sulla criminalità organizzata non ci sono più.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri iscritti a parlare, dico per i commissari, anche per fare chiarezza, che a questo punto credo sia opportuno chiedere la questione del Gruppo di lavoro, perché a me risulta esistente il Gruppo di lavoro anche nel 2017 e lo firma la DIA. Mi sembra necessario capire che cosa ci manchi nel quadro d'insieme per poter procedere.
  Voglio ringraziare il dottor Puzzo per essere venuto a darci altre informazioni utili per il prosieguo dell'indagine. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.