XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 E LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Giovedì 16 maggio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Onori Federica , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RISVOLTI GEOPOLITICI CONNESSI ALL'APPROVVIGIONAMENTO DELLE COSIDDETTE TERRE RARE
Onori Federica , Presidente ... 3 
Brunori Claudia , rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza) ... 3 
Onori Federica , Presidente ... 5 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 5 
Onori Federica , Presidente ... 6 
Brunori Claudia , rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza) ... 6 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 7 
Brunori Claudia , rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza) ... 7 
Onori Federica , Presidente ... 7 
Brunori Claudia , rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza) ... 8 
Onori Federica , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
FEDERICA ONORI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti ENEA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui risvolti geopolitici connessi all'approvvigionamento delle cosiddette terre rare, l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la dottoressa Claudia Brunori, direttrice del Dipartimento sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali.
  Considerati i tempi stretti dell'audizione, Le do subito la parola affinché svolga il suo intervento.

  CLAUDIA BRUNORI, rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente. Rivolgo un saluto anche agli onorevoli. Per me è un grande onore poter portare, in rappresentanza di ENEA, un contributo sul tema delle terre rare, in particolare delle materie prime critiche, su cui ENEA ha competenze pluridecennali, sia in termini di sviluppo di tecnologie e strumenti per un utilizzo più efficiente lungo l'intera catena di valore, ma anche nella partecipazione a tutte le iniziative di maggior rilievo che negli ultimi quindici anni sono state realizzate e portate avanti, a livello europeo ed italiano, ma anche a livello globale.
  Dirò due parole per inquadrare la problematica, che sicuramente già conoscete, ma tanto per puntualizzare. Le terre rare sono uno degli elementi delle trentaquattro materie prime critiche definite nella lista europea lo scorso anno. Si tratta di una lista in continua evoluzione – vale la pena sottolinearlo –, poiché viene definita sulla base della strategicità e necessità di approvvigionamento di queste materie prime per i settori produttivi europei e difficoltà o criticità nell'eventuale approvvigionamento.
  Le terre rare appartengono ad un gruppo di diciassette elementi che hanno delle prestazioni molto rilevanti dal punto di vista tecnologico, anche in piccole quantità; per questo sono utilizzate nei superconduttori, nei magneti, nei catalizzatori e sono quindi strategiche in settori quali le rinnovabili, la mobilità elettrica, l'elettronica, ma anche l'aerospazio e la difesa.
  L'estrazione globale delle terre rare, proprio per questi motivi, dal 2018 al 2021 è cresciuta di oltre il 32 per cento. Vale la pena ricordare che i processi di estrazione, ma anche di trasformazione, – una volta estratti, estrazione primaria e trasformazione – sono processi complessi, costosi e ad elevato impatto ambientale.
  La Cina è il principale fornitore in Europa e fornisce l'85 per cento delle terre rare Pag. 4cosiddette «leggere» e la totalità delle terre rare pesanti.
  A livello europeo questo tema è attenzionato da una quindicina di anni, ma recentemente, a valle della crisi pandemica e geopolitica in atto, si è acuita l'esigenza di iniziative più forti sul tema, per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di queste materie prime. Proprio recentemente è stato approvato, dopo una lunga fase di consultazione, il Critical Raw Materials Act – il regolamento sulle materie prime critiche –, che fissa dei target precisi in termini di estrazione primaria – il 10 per cento – in termini di trasformazione – che deve avvenire in Europa almeno per il 40 per cento – e di riciclo, quindi di approvvigionamento mediante riciclo, per almeno il 25 per cento.
  All'interno di questo regolamento sono previsti dei progetti strategici, che sono quei progetti che consentono – o dovrebbero consentire – di migliorare e ridurre la dipendenza dell'Europa dall'approvvigionamento delle materie prime critiche. Proprio per questo motivo, progetti in questi tre settori, come l'estrazione primaria, il riciclo e la trasformazione, saranno soggetti a procedure autorizzative semplificate, ma dovranno essere sottoposti ad una valutazione di alcuni criteri importanti, quali la sostenibilità - che non è solo ambientale, ma anche economica e sociale - e la fattibilità tecnica, quindi l'adempimento degli standard ESG (Environmental, Social e Governance). Vale la pena anche sottolineare che a livello globale – questa è una tematica importante – anche nell'ultimo incontro del G7 su clima, energia e ambiente, che si è svolto a Torino a fine aprile, è stata data enfasi al tema delle materie prime critiche come tema prioritario. Sono stati condivisi una serie di impegni da prendere, nell'ambito del G7, sull'intera filiera della catena di approvvigionamento.
  A livello nazionale ci sono diverse iniziative istituzionali, tra cui menziono il tavolo nazionale sulle materie prime critiche, che è coordinato dal Ministero delle imprese e del made in Italy e dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, in cui ENEA è coinvolta nel coordinamento, nello specifico, di due gruppi di lavoro: il gruppo di lavoro sull'ecodesign e il gruppo di lavoro sull'urban mining, ovvero il recupero da scarti e rifiuti, e con un'ulteriore iniziativa anche nella piattaforma del fosforo, che è una delle materie prime critiche, gestita da ENEA per conto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.
  Nell'ambito di queste iniziative c'è una grossa condivisione con i tanti stakeholders interessati a queste tematiche, sono state condivise alcune considerazioni e sono emerse alcune criticità.
  La prima considerazione è che sulle materie prime critiche vale la pena di sfruttare per intero tutto il potenziale dell'economia circolare, su tutta la catena di valore e quindi anche puntare molto sul tema dell'ecodesign inteso come innovazione per la sostituzione, per la riduzione e l'alleggerimento rispetto alla necessità di queste materie prime, ma anche tutto il tema del design per la circolarità, quindi come allungare la vita dei prodotti, come renderli riparabili e riciclabili una volta arrivati a fine vita.
  A tal riguardo, sarebbe anche bene che nel regolamento sull'ecodesign – anche questo di recente approvazione – venissero definiti dei criteri specifici sulle materie prime critiche per consentire la riciclabilità e la tracciabilità lungo l'intera catena di valore. Poi, c'è il grande tema del recupero da fonti secondarie, su cui gli stakeholders hanno evidenziato come criticità l'esigenza di un mercato per i materiali secondari, ma anche l'esigenza di tecnologie innovative che seguano un approccio prodotto-centrico, quindi non focalizzate solo sulle materie prime critiche, ma che possano consentire il riciclo di tutte le materie prime presenti in un prodotto.
  Tanto per dare un'idea del potenziale del riciclo da fonti secondarie minimale, dedicato proprio alle terre rare, da un recente studio ENEA abbiamo valutato che dal decommissioning delle turbine eoliche al 2030 – quindi visto il parco delle turbine eoliche presente attualmente in Italia – si potrebbero recuperare - con le tecnologie di processo sviluppate, per esempio, da ENEA - 1.500 tonnellate di terre rare. Questo è un dato rilevante, se consideriamo che nel 2021 in Italia abbiamo importato circa 600 tonnellate di terre rare e che queste sono state utilizzatePag. 5 in settori che hanno un valore complessivo di circa 50 miliardi di euro.
  Secondo l'approccio prodotto-centrico prima menzionato, oltre alle terre rare si può considerare il recupero di 650 mila tonnellate di acciaio, di 20 mila tonnellate di alluminio, di 10 mila tonnellate di rame. Questo è il grande potenziale del recupero dalle fonti secondarie, che va però definito, esplorato e valorizzato al massimo.
  Per concludere: l'Italia dipende dalle materie prime critiche per oltre il 35 per cento del proprio PIL; quindi, i vari settori che necessitano di materie prime critiche costituiscono il 35 per cento del nostro PIL e noi le importiamo per il 99 per cento. È fondamentale, quindi, adottare ed implementare delle iniziative per la sicurezza del loro approvvigionamento.
  Sicuramente l'estrazione primaria è una possibilità da perseguire, così come previsto dal regolamento sulle materie prime critiche. Tuttavia, bisogna considerare che sia le competenze sia le infrastrutture sono un po' da ricostruire dopo il blocco che è durato oltre trent'anni.
  Le alternative sono le fonti secondarie, sia gli scarti minerari, ma anche i rifiuti e in particolar modo i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. C'è un grandissimo potenziale da sfruttare, che riguarda l'implementazione dell'economia circolare sull'intero ciclo di vita e sull'intera catena di valore. È lì, nella fase di progettazione e produzione, che si può andare ad impattare per ridurne l'esigenza.
  Per concludere, dal punto di vista di ENEA, serve sicuramente la realizzazione del Piano nazionale sulle materie prime e – tengo a sottolineare – non solo materie prime critiche, proprio perché la definizione di criticità è continuamente in evoluzione. Quindi, è assolutamente opportuno che, come Paese, siamo in grado di avere degli scenari anche in prospettiva futura.
  Le priorità da perseguire sono sicuramente l'ecodesign, il recupero da fonti secondarie, che sono anche quelle più veloci da poter essere implementate, e menziono che bisogna puntare – come già si sta facendo, ma in maniera più forte – all'innovazione tecnologica in maniera coordinata.
  Su questo c'è uno strumento che è già stato approvato, pronto per essere implementato, nell'ambito della recente revisione del PNRR, un investimento dedicato proprio all'approvvigionamento sicuro, circolare e sostenibile di materie prime critiche, che deve essere realizzato entro metà del 2026, quindi abbiamo un paio di anni per realizzarlo; è un investimento già previsto nell'ambito del PNRR.
  Per questo investimento, tra le varie linee di attività, c'è un milestone dedicato alla realizzazione di un hub tecnologico per le materie prime critiche presso i centri di ricerca ENEA, focalizzato sull'ecodesign e l'urban mining – quindi il riciclo da fonti secondarie –, che opererà come infrastruttura di ricerca aperta per sviluppare tecnologie e soluzioni innovative in collaborazione con le aziende, con le imprese e con gli altri enti di ricerca, per formare nuove professionalità in questo settore, affinché si possa supportare il raggiungimento dei target che sono stati stabiliti dal Critical Raw Materials Act – dal regolamento sulle materie prime critiche –, ma ancor di più si possa contribuire ad una riduzione della dipendenza del nostro Paese dall'importazione delle materie prime critiche.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Brunori.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA BOLDRINI (intervento in videoconferenza). Grazie, presidente, per aver aperto questo interessante capitolo di approfondimento all'interno del Comitato, perché ritengo che questa sia una sfida veramente fondamentale per il futuro.
  Ringrazio la dottoressa Brunori per quanto ci ha esposto; mi ha fatto molto piacere ascoltarla. Penso che il quadro che ENEA sta sviluppando sia quello giusto, cioè quello di trovare delle alternative all'approvvigionamento di queste materie critiche che, come Lei ci ha detto, vengono fornite essenzialmente – quelle pesanti – al 100 per cento dalla Cina.Pag. 6
  Mi meraviglio, però, di come questo approccio del recupero delle terre rare da fonti secondarie non sia – mi corregga se sbaglio – regolato a livello europeo. Una cosa così importante dovrebbe avere una regolamentazione specifica, che poi dovrebbe essere recepita in tutti gli Stati membri, perché penso che il consumo di queste terre riguardi tutti gli Stati membri; non credo che in Europa altri Paesi siano più indipendenti di noi rispetto al consumo.
  Le chiedo – io mi sono collegata quando Lei già stava parlando, non vorrei essermi persa dei pezzi – se non esista già, a livello europeo, una direttiva, una indicazione per gli Stati membri su come recuperare questi materiali.
  Ammetto di non essere esperta della materia, ma credo che tutti noi ci domandiamo che fine facciano i telefonini, per esempio, quando non sono più utilizzati. I materiali che sono dentro, che fanno parte di queste materie rare, che fine fanno? Vengono buttati nella discarica? Tutto quello che è prodotto con queste terre rare oggi rischia, se ho ben capito, di non essere riutilizzato. È una visione assolutamente miope rispetto anche al fatto che tutte le risorse poi si esauriscono.
  Le chiedevo se a livello europeo ci fosse già una sorta di indicazione per gli Stati membri su come regolarsi, se questa indicazione è soddisfacente o no. Cosa può fare un Parlamento nazionale per sollecitare un cambio di rotta? È imperativo che si arrivi quanto prima a fare quella circolarità, quel riciclo che Lei ci ha indicato, proprio perché qualsiasi fonte primaria poi si esaurisce.
  Non possiamo neanche aspettare di deturpare l'ambiente, perché io immagino che queste estrazioni vengano fatte – non sempre almeno – nel pieno rispetto dell'ambiente e anche dei diritti umani, perché ci sono Paesi in cui queste estrazioni vengono fatte da ragazzini e ragazzine che non hanno neanche la maggiore età.
  Volevo avere da Lei un quadro un po' più internazionale – visto che siamo in sede di Comitato in Commissione Esteri – riguardo alle condizioni con cui queste materie vengono estratte, se c'è un problema anche di rispetto dei diritti umani, il problema della sostenibilità e come l'Unione europea sta gestendo questa partita, se ci sono indicazioni chiare verso gli Stati membri e che cosa l'Italia da sola può fare per avviare una buona pratica.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola alla nostra ospite per la replica.

  CLAUDIA BRUNORI, rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza). Grazie, onorevole Boldrini. L'Europa sta già facendo parecchio. Forse Lei, collegandosi dopo, non ha potuto ascoltare, ma il regolamento sulle materie prime critiche, recentemente approvato, prevede proprio dei target anche abbastanza ambiziosi sulle materie prime critiche e di riciclo al 25 per cento.
  Questo magari sembra poco, ma confrontato con lo zero per cento attuale è sicuramente un target molto importante. Perché questo riciclo ancora non viene fatto? Ci sono delle criticità dal punto di vista tecnologico, ci sono delle tecnologie da sviluppare e in parte ENEA, ma anche altri attori, le hanno già sviluppate. Qual è il problema dello scale-up industriale? Il problema dello scale-up industriale - che ci è stato rappresentato anche dagli attori che, poi, dovrebbero svolgere questa attività - è che si tratta di materie prime contenute in piccolissime quantità in prodotti molto complessi, che non sono stati assolutamente pensati per la gestione del fine vita, per la valorizzazione del fine vita.
  Questa è una parte della complessità. Da lì, quindi, il mio sottolineare come debba essere perseguito un approccio «prodotto-centrico» affinché si possa ottenere una sostenibilità complessiva del processo economico e anche ambientale, quindi recupero di tutte le materie prime contenute in prodotti complessi: per esempio, come menzionava Lei, smartphone, personal computer e via dicendo.
  In parallelo, in sede europea è stato approvato anche il regolamento sull'ecodesign, che è l'altra grande partita che si può giocare. Lì c'è tutto il tema che dovranno essere assicurati, per alcuni prodotti, la circolarità, il riutilizzo di materie prime riciclate e la riparabilità. Come si fa a ridurre l'esigenza? Si può ridurre l'esigenza anche aumentando, allungando la vita dei prodotti. Chiaramente, Pag. 7se si allunga, se si rendono riparabili, l'esigenza si riduce anche abbastanza facilmente.
  Avevo evidenziato nel mio intervento come sarebbe, in ogni caso, da tenere sotto controllo l'implementazione del regolamento sull'ecodesign e fare in modo che su alcuni prodotti debba essere data evidenza, in maniera trasparente, del contenuto delle materie prime critiche e debba essere assicurato, in particolare, il focus sulle materie prime critiche: che siano riciclabili, quante ce ne sono, quali sono; quindi, un'evidenza di questo tipo su questa categoria di prodotti.
  A livello nazionale, quello che possiamo fare è sicuramente andare ad organizzarci come sistema. Da lì la proposta di realizzare questo hub tecnologico per le materie prime, che possa fare un po' da collettore delle varie intelligenze e competenze a livello pubblico-privato sul tema, in maniera tale da aumentare le sinergie possibili e non disperdere le risorse economiche, ma anche di competenze, intorno ad un tema che è sicuramente strategico per l'intero Paese.
  Queste sono le priorità.

  LAURA BOLDRINI(intervento in videoconferenza). Mi dice qualcosa su come sono estratte queste materie nei Paesi, in Cina in particolare? Sono tutelati i diritti delle persone che ci lavorano?

  CLAUDIA BRUNORI, rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza). Questo non lo so, perché non ho avuto il piacere di visitare le loro miniere. Si tratta di attività estremamente impattanti, sicuramente dal punto di vista ambientale. Sono costose. Sulle modalità e sul rispetto degli standard ambientali e sociali, non ho competenze per esprimermi. Sicuramente il riciclo è l'alternativa più sostenibile, anche se, magari, non riesce ad esaurire tutte le esigenze che ci sono. Su questo, sicuramente, agire sulla prima parte del ciclo di vita può dare, invece, un grosso supporto a ridurne l'esigenza.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Brunori. Se l'onorevole Boldrini non vuole aggiungere qualcosa, procedo io con un paio di domande.
  Anch'io la ringrazio vivamente per il suo intervento. Il raggio d'azione di ENEA in questo scenario è assolutamente importante e imprescindibile per le nostre considerazioni.
  La prima domanda che volevo porle è di natura abbastanza concreta e riguarda il perimetro nazionale. Rispetto al recupero da fonti secondarie, a che punto siamo con le infrastrutture? Lei prima ha menzionato le tempistiche della strategia del recupero da fonti secondarie, facendo capire che sono le più favorevoli rispetto, quantomeno, alle altre opzioni. Esattamente, che tipo di tempistiche abbiamo? Voglio essere ancora più chiara: come Paese, siamo pronti per avere un recupero effettivo, efficiente, significativo di queste materie prime? Abbiamo le infrastrutture? Ci sono i progetti? Il settore privato è stato messo nella condizione di avere un ruolo in questo oppure c'è ancora molto da fare? E, nel caso, che tipo di roadmap ci stiamo dando come Paese?
  La seconda è, invece, una riflessione più filosofica, se vogliamo: il tema delle terre rare è importante per questa Commissione proprio perché c'è un discorso di dipendenza strategica che va ad influire sulle capacità economiche e di difesa dei singoli Paesi, quindi anche del nostro. Ci sono degli aspetti che necessariamente vanno tenuti insieme, nonostante siano in competizione l'uno con l'altro. Mi riferisco alla competitività economica, quindi alla sicurezza economica dell'Italia, ma al contempo alla sua dipendenza da alcuni Paesi – la Cina è sicuramente tra questi – per quanto riguarda l'approvvigionamento di terre, di materiali critici per l'economia e per la difesa. Mi chiedevo se ci fosse in fieri un ragionamento anche sull'utilizzo dei prodotti per la cui produzione è necessario reperire questo tipo di materiali, che hanno, quindi, un costo proprio di dipendenza strategica per noi.
  Ad esempio, c'è una riflessione sull'effettiva necessità di utilizzare certi prodotti che contengono una quantità importante di materiali critici in alcuni ambiti? Il che non vuol dire necessariamente tornare indietro rispetto al progresso tecnologico. Questo non è fattibile e non è auspicabile. Mi chiedevo se fosse in atto una riflessione anche sull'utilizzo di certi prodotti.Pag. 8
  Grazie.

  CLAUDIA BRUNORI, rappresentante ENEA (intervento in videoconferenza). Ringrazio per le domande. Spero di riuscire a dare risposte in linea con quello che vi aspettate.
  Per quanto riguarda le infrastrutture, in questo momento, come Paese, non stiamo messi bene, anzi: non abbiamo impianti di riciclo in grado di arrivare al recupero delle materie prime critiche, che necessitano di tecnologie, per esempio, idro-metallurgiche, che consentono, sulla base delle caratteristiche chimico-fisiche delle materie prime, di separarle in maniera efficiente, con una purezza adeguata, e possono essere interessanti per essere reimmesse nei cicli produttivi.
  Ci sono delle iniziative, degli impianti – che, però, si contano sulle mani – che sono in fase di realizzazione. C'è stata una grossa opportunità, purtroppo mancata, nell'ambito dei progetti «faro» dell'economia circolare, che riguardavano proprio il finanziamento di progetti nella filiera dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche); lì c'è stata un'occasione mancata. Su questo filone di finanziamento, a mia conoscenza, è stato finanziato un solo progetto sul riciclo delle terre rare. Però, almeno è un progetto.
  C'è ancora da fare. Soprattutto, come dicevo durante l'intervento, da parte degli stakeholders industriali, lo scale-up è in qualche maniera ostacolato dal mercato delle materie prime secondarie, che in questo momento in Italia non è ancora assicurato. Questo perché? Perché in Italia le materie prime critiche prevalentemente non vengono utilizzate in quanto materie prime critiche, ma vengono utilizzate all'interno di componenti che vengono prodotte in altri Paesi. Quindi, c'è un'intera filiera da promuovere e da implementare su alcune tipologie di componenti.
  Passo alla seconda domanda: sicuramente c'è un grosso lavoro da fare anche a livello di modelli di consumo. In primis, come dicevo, c'è da fare un grosso lavoro sulla progettazione e sull'ideazione. Bisogna valutare tutto ciò che è sostituibile, sia come singola materia prima sia come tipologia di prodotto, quindi quelle che sono le alternative, ma c'è da fare un grande lavoro anche a livello culturale, di cambio di paradigma culturale, quindi promuovere stili di vita e modalità di consumo più sostenibili, più circolari, promuovere tutto il tema della riparazione, dell'utilizzo di prodotti di seconda mano, promuovere l'economia di condivisione, l'utilizzo del cosiddetto «pay for service», quindi si paga per un servizio e non per l'acquisto di un prodotto, come, per esempio, fanno alcuni operatori telefonici.
  Come dicevo, c'è un grandissimo potenziale da sfruttare sull'intera catena di valore. In ciascuna fase e con la capacità di visione sull'intero ciclo di vita va fatta un'operazione di sistema, che in qualche maniera crei sinergie tra i vari stakeholders sull'intera catena di valore.
  Spero di avere interpretato bene il quesito.

  PRESIDENTE. Assolutamente. Grazie, dottoressa Brunori. Sono quesiti molto ampi. Effettivamente siamo ancora, evidentemente, indietro sotto diversi punti di vista. C'è molto lavoro da fare.
  La ringrazio. Cercheremo di continuare i lavori di questa indagine conoscitiva provando a dare il contributo del Parlamento su questo argomento. Grazie ancora.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.10.