XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Martedì 11 giugno 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Audizione di Don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI), e di Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 2 
Pincerato Don Riccardo , responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI) ... 3 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 7 
Vinai Emanuela , coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI ... 7 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 12 
Malpezzi Simona Flavia  ... 12 
Mennuni Lavinia  ... 13 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 16 
Pincerato Don Riccardo , responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana ... 16 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
GLORIA SACCANI JOTTI

  La seduta comincia alle 13.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di Don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI), e di Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale della condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI), e di Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI.
  A nome di tutti i commissari do il benvenuto ai nostri ospiti, che ringrazio per la disponibilità a intervenire all'odierna seduta, e do la parola a don Riccardo Pincerato.

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  DON RICCARDO PINCERATO, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI). Buongiorno a tutte e a tutti. Grazie per l'invito che ci è stato rivolto.
  L'Italia sta affrontando un aumento significativo dell'uso di droga, in particolare nel mondo giovanile. Secondo i dati dell'European school survey project on alcohol and other drugs (ESPAD), riportati nella relazione della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (FICT), circa un terzo dei giovani in età scolare tra i quindici e i diciannove anni ha dichiarato di aver usato sostanze illegali almeno una volta. Inoltre, la rete dei servizi FICT segnala che i numeri reali potrebbero essere ancora più elevati, con casi di dipendenza osservati già a partire dai dodici o tredici anni. Circa il consumo di sostanze illegali, nel nostro Paese il 28 per cento dei ragazzi tra i quindici e i diciannove anni, dunque quelli che frequentano le scuole superiori, usa o ha usato sostanze stupefacenti. Nel 2021 era poco più del 18 per cento. Il primo uso avviene solitamente tra i tredici e i diciassette anni, nel 2020 era tra i quattordici e i diciotto. Aumenta la percentuale di coloro che l'hanno utilizzata per la prima volta a quattordici anni o meno, dato che passa dal 27 per cento nel 2018 al 33 per cento nel 2022. C'è un forte ritorno all'uso dell'eroina: 320.000 ragazzi hanno fumato o sniffato o si sono iniettati il derivato dell'oppio.
  Non indifferenti sono i dati del consumo di sostanze legali, sempre dalla fonte del rapporto ESPAD 2023: 780.000, pari al 33 per cento della popolazione studentesca, sono gli studenti tra i quindici e i diciannove anni che si sono ubriacati nell'ultimo anno; 730.000, pari al 30 per cento della popolazione studentesca, sono gli studenti che hanno fatto binge drinking (abbuffata alcolica); 460.000, pari al 19 per cento, sono gli studenti che hanno fatto uso nella vita di psicofarmaci.Pag. 4
  Vorrei sottolineare e portare alla vostra attenzione la dipendenza di genere. Le ragazze hanno raggiunto e superato i colleghi maschi. Se tradizionalmente sono per lo più i ragazzi a utilizzare sostanze psicoattive, negli ultimi anni si sta assistendo a un importante cambiamento dei modelli di consumo fra gli studenti, supportato da una sempre più evidente riduzione delle differenze di genere. Il dato più rilevante è quello osservato fra le studentesse di quindici e sedici anni, che presentano prevalenze di consumo uguali o superiori ai coetanei per quanto riguarda l'uso di cannabinoidi, NPS, cocaina e oppiacei. Il 2022 ha fatto, inoltre, registrare il sorpasso dei consumi femminili su quelli maschili per quanto riguarda l'utilizzo di tabacco ed eccessi alcolici, dato che si va a sommare al consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica, da sempre appannaggio tipicamente femminile.
  A conferma della precocità femminile nell'approccio alle sostanze anche gli accessi al pronto soccorso droga-correlati, che, pur essendo in numeri assoluti quasi la metà di quelli maschili, vedono maggiormente coinvolte le giovani under diciassette, che presentano il 13 per cento degli accessi, contro il 7 per cento nella stessa fascia di età fra i ragazzi, accessi per il 65 per cento dei casi legati a psicosi indotte da droghe. Il dato maschile della medesima diagnosi è pari al 44 per cento.
  Alcune cause dell'aumento dell'uso delle sostanze. Diversi fattori contribuiscono a questo aumento in Italia. Uno, il malessere psicosociale. La pandemia di COVID-19 ha esacerbato le fragilità psicologiche e sociali, portando a un aumento dei disturbi mentali e, di conseguenza, all'uso di sostanze come meccanismo di coping. L'OMS ha certificato una chiara correlazione tra salute mentale e dipendenze, evidenziando un aumento delle malattie mentali e neurologiche globalmente. I ragazzi tra i quindici e i diciannove anni che fanno uso di Pag. 5sostanze illegali si avvicinano al milione. Ma quello che più impressiona è che, accanto alle sostanze classiche, sono in aumento altre sostanze che accompagnano la vita degli adolescenti. La pandemia ha accelerato l'uso di psicofarmaci senza prescrizione, «per sentirsi meglio», riferiscono i ragazzi. Alcuni ne fanno uso per dimagrire, altri per avere una situazione di serenità. Ma esistono pure i ragazzi che assumono stimolanti per migliorare il rendimento scolastico.
  Secondo i dati della FICT, tra gli studenti che hanno assunto psicofarmaci senza prescrizione medica nel 2022 il 40,8 per cento li ha reperiti a casa propria, il 27 per cento su internet, il 20 per cento a casa di amici, il 18 per cento si è rivolto al mercato della strada, il 13 per cento a uno spacciatore. Seguono poi manifestazioni pubbliche, come rave party e concerti nei pressi della scuola o in luoghi pubblici, quali discoteche e bar. Nel 2022 tra le motivazioni più comunemente riferite dai consumatori di psicofarmaci si trova lo stare meglio con sé stessi, indipendentemente dalla tipologia di farmaco considerata.
  Ci sono cambiamenti socioeconomici e culturali in atto che hanno portato a un aumento dell'uso di sostanze. In modo particolare, la società italiana ha vissuto un processo di normalizzazione dei comportamenti devianti e additivi. L'uso di sostanze non è più percepito come un comportamento antisociale, ma in alcuni casi è considerato un marker di successo sociale. L'abbassamento dell'età del primo utilizzo di sostanze, spesso tra i quattordici e i diciotto anni, e il coinvolgimento crescente di giovani sotto i quattordici anni nello spaccio di droga a causa della loro non imputabilità sono segnali preoccupanti di una tendenza culturale che vede le droghe sempre più integrate nella vita quotidiana dei giovani.Pag. 6
  Un terzo elemento è l'accessibilità e la varietà delle sostanze, la facilità di accesso alle droghe, anche attraverso i mercati virtuali. Durante la pandemia si sono scoperte piazze di spaccio virtuali, accessibili da casa, senza il controllo in particolare dei genitori. Quindi, la dipendenza non assume più una dimensione sociale, ma personale e intima. Dopo la pandemia ritornano le piazze fisiche di spaccio, ma restano attive anche le piazze virtuali e la disponibilità di una vasta gamma di sostanze a basso costo, che hanno reso più facile per i giovani sperimentare e consumare droghe. L'aumento del consumo di cannabinoidi, psicostimolanti, nuove sostanze psicoattive e cocaina indica una diversificazione delle sostanze utilizzate dai giovani italiani.
  Un quarto elemento è la difficoltà del sistema dei servizi. Il sistema dei servizi italiano fatica a intercettare e gestire efficacemente la grande maggioranza dei nuovi consumatori. In molte regioni, in particolare nel Centro-Sud, c'è una mancanza di servizi adeguati per i minori con problemi di dipendenza e psichiatrici.
  Troviamo, poi, le politiche di prevenzione ed educazione rispetto alle persone più fragili, e sono fragili. Le politiche di prevenzione e i percorsi educativi attuali sono spesso insufficienti o mal strutturati. È necessaria una revisione profonda dell'intero sistema educativo e un maggiore investimento in percorsi preventivi fin dalla prima infanzia. Occorre ripensare al modello educativo di intervento proiettando sul futuro e non fondandolo esclusivamente sulle esigenze, pure importanti, del qui e ora, improntando i percorsi educativi e preventivi sull'aspirazione di futuro e non sulla cura di fallimento. La prevenzione dovrebbe iniziare con il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità locali, per creare un ambiente di supporto e un'educazione continua. È necessario promuovere un modello Pag. 7di intervento che coinvolga comunità locali, famiglie, scuole, parrocchie e altre agenzie educative, per creare un supporto integrato e continuo. La salute e il benessere sono una responsabilità collettiva.
  Arriviamo, infine, alla ricerca e al monitoraggio. Una potenziata ricerca e un monitoraggio sull'uso delle droghe per avere dati aggiornati e accurati possono aiutare e guidare le politiche e gli interventi.
  La situazione dell'uso delle droghe in Italia richiede una risposta articolata e multidimensionale. È, quindi, fondamentale intervenire non solo sulla riduzione dell'offerta di sostanze ma soprattutto sulla riduzione della domanda, attraverso politiche educative e preventive efficaci, attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità civili e delle realtà ecclesiali e il rafforzamento dei servizi di supporto e trattamento per i giovani. Grazie e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ringrazio don Riccardo Pincerato per il suo intervento. Do la parola alla dottoressa Emanuela Vinai.

  EMANUELA VINAI, coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI. Buongiorno. Grazie per averci invitato a questa audizione.
  L'adolescenza è caratterizzata da un'elevata vulnerabilità psicosociale, è un momento specifico dello sviluppo dei giovani, impegnati in un'ampia esplorazione personale e interpersonale per comprendere sé stessi, le persone che li circondano e il loro mondo sociale. Contemporaneamente durante l'adolescenza si verificano molti cambiamenti fisici, comportamentali e cognitivi, che non sempre i ragazzi riescono a maneggiare. Per questo, mettere in atto comportamenti a rischio o fare uso smodato di alcol o droghe è comune ed è spesso associato al coinvolgimento in atti e condotte illecite. Questi comportamenti Pag. 8nella maggior parte dei casi descrivono una forma di disagio. L'adolescente, infatti, può comunicare sentimenti di rabbia, paura, solitudine, e può manifestare comportamenti internalizzanti, come l'abuso di sostanze, o esternalizzanti, come azioni illecite e aggressive contro persone o cose. Parafrasando il titolo di un celebre film, potremmo definirli «ragazzi interrotti».
  Già da anni la letteratura scientifica evidenzia che i comportamenti a rischio possono contribuire a costruire l'immagine di sé e dell'adolescente, pertanto se gli adolescenti ricevono rinforzi positivi riguardo alla delinquenza, al comportamento antisociale o all'abuso di droghe è più probabile che mantengano questi atteggiamenti anche in età adulta. A questo si aggiunga che l'OMS indica come fattori di rischio famiglie isolate dal contesto sociale, difficoltà economiche e lavorative, disoccupazione, emarginazione sociale, immigrazione, precari spazi abitativi. Per verificare come questo incida nella nostra società nello specifico e come il disagio sia stato esacerbato dalla pandemia di COVID-19 è sufficiente consultare le analisi di Caritas, Istat e Openpolis.
  Il report «Criminalità minorile in Italia 2010-2022», curato dal servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale nell'ottobre 2023, dimostra che nel nostro Paese i crimini commessi da minori sono cresciuti del 15,34 per cento dal 2010 oggi. In particolare, le restrizioni post Covid e la crisi economica sembra che negli ultimi anni abbiano favorito focolai di tensione fra i ragazzi. Fra il 2021 e il 2022 i dati mostrano una crescita evidente delle segnalazioni per minaccia (33 per cento), per rissa (57 per cento), per percosse (35 per cento). Sono da segnalare anche le rilevazioni sulle segnalazioni per violenza sessuale, che aumentano del 6,59 per cento nei dodici anni presi in esame, per omicidio volontario consumato Pag. 9e tentato, che aumentano del 18 per cento, da 95 segnalazioni nel 2010 a 113 nel 2022.
  Al di là delle cifre, il report ci consegna un'affermazione drammatica, che deve far scattare un livello di attenzione ancora più alto sul fenomeno. I crimini avvengono con episodi che dimostrano la totale assenza di empatia nei confronti della vittima. Questa è una considerazione dirompente, che vede una conferma in fin troppi fatti di cronaca, soprattutto legati ad aggressioni a sfondo sessuale, in cui i minori sono protagonisti in negativo, e che non può non interrogarci come adulti e come agenzie educative.
  Il venir meno dell'empatia nei confronti delle vittime e, in senso più ampio, del prossimo in generale segnala una anestetizzazione diffusa delle coscienze e uno sdoppiamento della percezione, quasi come fosse qualcun altro a commettere il crimine, un alter ego da videogame. Lo ha spiegato con efficacia Ciro Cascone, già procuratore capo del tribunale dei minorenni di Milano: un fenomeno trasversale, l'adolescente che compie la violenza dopo torna a essere il classico bravo ragazzo che tutti conoscevano; il giovane che in contesti di gruppo arriva facilmente a consumare la violenza sessuale, con la stessa facilità ne prende le distanze, con l'incapacità di avere consapevolezza delle proprie azioni e di essere empatico con la vittima, di rendersi conto della sofferenza altrui. I ragazzi credono che tutto sia possibile, che tutto sia facile e lecito. Alla base vi è una incapacità di gestione delle relazioni umane, con approccio sbagliato e disfunzionale.
  Una prevenzione sistemica di queste problematiche non ha una risposta univoca né una soluzione prêt-à-porter, ma prevede un'azione sinergica e multidisciplinare, costante nel tempo, da parte di tutti i soggetti in campo, famiglia, scuola, società civile e chiesa. La Chiesa cattolica in Italia, attraverso il Servizio Pag. 10nazionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale italiana, ha avviato da tempo un rinnovamento di sguardo di cultura per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto di ogni tipo di abuso.
  In quest'ottica è stata strutturata sul territorio una rete capillare di centri di ascolto, sono centootto, diffusi in tutta Italia, e afferiscono alle singole diocesi oppure a diocesi più piccole che abbiano unito risorse e professionalità specifiche. Tali centri, pur essendo dedicati alla ricezione di segnalazioni di abusi avvenuti in ambito ecclesiastico, tuttavia, per il loro radicamento territoriale, rappresentano un valido punto di osservazione di quanto avviene nella società e offrono un'ulteriore fotografia di un disagio che fende trasversalmente le comunità. Infatti, secondo i dati che abbiamo raccolto attraverso la seconda rilevazione sull'attività dei servizi territoriali di tutela minori e adulti vulnerabili, il numero dei contatti ai centri di ascolto è cresciuto esponenzialmente, passando dai 38 del 2020 ai 374 del 2022. Nella gran parte dei casi i contatti sono stati telefonici (84,4 per cento) da parte di non vittime (87,7 per cento) e il motivo prevalente (quasi l'82 per cento) è stato per chiedere informazioni. Di fatto, non solo molte volte i centri sono l'unico presidio di ascolto e accoglienza presente ma, laddove si sono messi in rete con enti pubblici e servizi sociali, forniscono informazioni utili a chi vuole segnalare un abuso in ambito familiare, sportivo o scolastico, ma non sa a chi rivolgersi e con quale modalità.
  I centri di ascolto, quindi, nella loro missione pastorale, svolgono una funzione di rete di safeguarding, luoghi in cui intercettare un disagio sociale, che significa arrestare la sua evoluzione in dramma umano e reato, con possibili abusi fisici, maltrattamenti, trascuratezza e abusi sessuali. Gli operatori sono formati per intercettare segnali di possibili abusi in Pag. 11ambiente ecclesiale e promuovere ambienti sicuri, ma hanno anche il know-how per comprendere segnali di fatti accaduti altrove e che vedono i minori vittime. Tale azione si situa nella logica dell'alleanza sistemica preventiva per cui i minori sono custoditi in ogni ambiente e le buone prassi adottate in uno a catena si ripercuotono sugli altri o spezzano una catena di vittimizzazione, evitando che l'abuso si ripeta in più luoghi e sotto forme diverse. Non solo, accompagnare le vittime e offrire loro percorsi di cura e guarigione dal trauma subìto significa anche contribuire a ridurre il rischio di nuovi abusi, che vedono la vittima trasformarsi in carnefice.
  Questo impegno condiviso è frutto della concretizzazione delle linee guida per la tutela dei minori, elaborate dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Conferenza italiana superiori maggiori, che prevedono specificamente un'apertura della Chiesa alla promozione di una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso, di una cultura della cura e della protezione dei minori e delle persone vulnerabili, in dialogo e confronto coraggioso con università, servizi sociali, enti locali e associazioni di volontariato.
  Ancora, la Chiesa vuole promuovere un clima culturale e progetti formativi volti a costruire una società più giusta, a partire dalla comunità credente, dove ogni persona abbia il diritto di vivere in un contesto depurato da ogni genere di copertura e collusione con forme di violenza e sopruso. In tale spirito si inserisce la collaborazione con l'autorità civile, nel rispetto della reciproca autonomia e della normativa canonica, civile e concordataria. Essa trova un punto di convergenza nella comune ricerca del bene dei più piccoli e indifesi, della verità e del ristabilimento della giustizia, in un clima di dialogo e confronto. La collaborazione, la stima e la fiducia reciproca possono far progredire verso un mondo più sicuro per tutti.Pag. 12
  In termini di prevenzione, pertanto, è essenziale poter intercettare il più precocemente possibile i giovani vulnerabili e le situazioni a rischio dentro i loro contesti di vita. Per farlo efficacemente è essenziale agire a più livelli, concorrendo Chiesa e Stato insieme a investire nelle risorse formali e informali che costituiscono la rete sociale dei nostri territori e che possono e devono essere luoghi di ascolto autentico e sicura prossimità. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Emanuela Vinai per il suo intervento. Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre domande o formulare osservazioni.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Vi ringrazio per i vostri interventi.
  Vorrei porvi una domanda di natura pragmatica, dal momento che voi ci avete fatto un quadro che corrisponde al quadro che anche altri esperti di altri mondi ci hanno presentato.
  Ci sono buone pratiche in giro per l'Italia di legami, i cosiddetti «patti di comunità» tra tutti gli enti e le agenzie educative di un singolo territorio. Io vengo dall'hinterland milanese, conosco la realtà milanese e sono a conoscenza del fatto che, durante il periodo del primo post Covid, sono stati creati, insieme alla Fondazione diocesana per gli oratori milanesi (FOM), quindi agli oratori – abbiamo questa grande ricchezza in tutta Italia, con una particolare capillarità nel milanese, con don Stefano Guidi – questi patti di comunità, che vedevano uniti i municipi, l'esperienza territoriale e le scuole. È chiaro che questi patti nascono sulla buona volontà delle agenzie educative del territorio, spesso con risorse che non riescono a essere costanti nel tempo. Soprattutto, nascono dallo Pag. 13spirito vocazionale delle persone che magicamente si ritrovano in uno stesso contesto e che decidono di mettersi insieme.
  La mia domanda è quanto una possibilità di normare queste esperienze (oratori, scuole, ente locale e tutte le altre agenzie) possa essere veramente efficace, mantenendo sempre quell'autonomia che risponde alla capacità che ogni singolo territorio può mettere in atto nel risolvere le questioni. Questa è la prima questione.
  Seconda questione. Credo molto nel sistema paritario, perché ritengo sia parte di una legge dello Stato e, come tale, vada tutelato. In che modo si può far passare il messaggio che la scuola paritaria è uno strumento utile alle famiglie e alla società per costruire un'alleanza educativa più forte e non semplicemente un progetto che riguarda, magari, le famiglie che se lo possono permettere? Grazie.

  LAVINIA MENNUNI. Signor presidente, innanzitutto ringrazio moltissimo per le relazioni che sono state svolte, perché sono estremamente chiare e, purtroppo, fotografano una situazione – come è stato, peraltro, detto – assolutamente drammatica, che ha accresciuto la sua drammaticità durante la fase del Covid. Io stessa ho tre figli e debbo dire che ho vissuto in modo piuttosto preoccupato soprattutto quel periodo. Ancora oggi avverto che vi sono state delle trasformazioni che definirei «epocali» rispetto a quella che è stata la formazione soprattutto del ragazzo, che all'epoca era adolescente, aveva 15 anni e si stava, quindi, cominciando ad approcciare alla socialità assoluta. Invece, si è ritrovato chiuso in casa, con tutto quello che tutti noi abbiamo vissuto in quella fase.
  Sono lieta di vedere che vi è anche l'onorevole Madia collegata. Noi stiamo cercando di fare un lavoro, che abbiamo proposto e che vuole essere un contributo per la Commissione tutta, relativamente a una proposta di legge, firmata da tutti i Pag. 14componenti la Commissione per l'infanzia e l'adolescenza, per cercare di ridurre l'accessibilità dei ragazzi troppo giovani ai social media. Quello dei social media riteniamo possa essere un elemento dirimente.
  Questi ragazzini spesso trascorrono ore e ore – l'ISTAT ci ha detto che intorno ai 16 anni spesso trascorrono addirittura una media di 7-8 ore, una giornata lavorativa – davanti ai social media, che oggi hanno controlli assolutamente scarsi. Motivo per il quale stiamo proponendo una serie di interventi che riguardano i baby influencer, che riguardano l'implementazione di servizi (ad esempio Telefono Azzurro) per cercare di richiamare l'attenzione – direi anche delle famiglie, logicamente – sull'importanza di questo fenomeno. Mi piacerebbe sapere se vi è la volontà di collaborare su questa iniziativa legislativa, che spero possa fare un percorso il più possibile rapido. A breve, peraltro, partirà l'indagine conoscitiva sui ragazzi, sui minorenni e i social media proprio in seno alla Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza.
  Vi è, poi, il tema della cannabis light. Recentemente vi è stato un emendamento, sul quale si sono aperte grandissime discussioni, che è stato presentato in merito al Decreto «sicurezza» alla Camera dei deputati, per ridurre di fatto la possibilità di acquistare al dettaglio la cannabis light, che, pur avendo un THC limitato e ridotto, da parte di organismi scientifici, come il Consiglio superiore di sanità, è stato ritenuto comunque un elemento di pericolo, perché può indurre a una forma di dipendenza. Anche su questo mi farebbe piacere ascoltare delle valutazioni. Sappiamo che la legge n. 242 del 2016 che riguarda la cannabis non faceva riferimento alla vendita al dettaglio della stessa.
  Infine, ho ascoltato con interesse la senatrice Malpezzi, peraltro firmataria insieme a noi di quel disegno di legge di cui Pag. 15parlavo sui social, la sua giusta osservazione in merito alle scuole paritarie. Mi chiedo se è stato fatto presente, per esempio, al sindaco Gualtieri - sindaco di Roma - che nella città capitale d'Italia dal 2023 è stata posta l'IMU sulle strutture scolastiche, che è sempre stata evitata fino ad oggi, che, invece, indubbiamente, sta procurando un problema enorme. Io sono stata eletta senatrice nel collegio di Roma centro, per chiarirci. Ahimè, sono moltissime le scuole che stanno chiudendo – nel vero senso della parola, mi viene in mente per esempio quella di suor Paola, che era nella zona di Roma nord, e moltissime altre – perché non riescono a pagare delle IMU estremamente elevate. Si parla anche di cifre che oscillano tra i 200 mila e i 300 mila euro annui.
  Mi rendo conto che, anche in quel caso, è una valutazione che non può essere svolta da chi oggi è audito in Commissione. Parlo, forse, più ai colleghi che possono incidere, magari più di quanto non lo possa fare io, sulla politica degli enti locali, che ha una valenza fondamentale nella concretezza del vivere quotidiano.
  Se siamo tutti concordi, e mi sembra di sì, perché ho sentito un invito appassionato da parte della senatrice Malpezzi, valutiamo insieme se non sia utile cercare di incidere su questo elemento fondamentale. È chiaro che se la scuola paritaria deve sobbarcarsi una spesa di tal guisa è evidente che, poi, dovrebbe elevare talmente tanto la retta scolastica da non poter andare assolutamente a favore di quelle che possono essere le fasce sociali più svantaggiate, che, invece, sono quelle che dovrebbero maggiormente poter fruire di questo servizio così importante, perché non limita l'attenzione alla formazione didattica e scolastica, ma sicuramente è un elemento di accrescimento dell'attenzione rivolta alla formazione dell'individuo, a quelle Pag. 16che sono le sue fragilità in quest'epoca. Grazie per l'attenzione e per quello che fate.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per replicare ai quesiti posti.

  DON RICCARDO PINCERATO, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana. Circa il patto educativo che veniva richiesto, credo che la fatica più grande sia riconoscere una doppia strada: l'oratorio di fatto e l'oratorio di diritto. In Italia abbiamo una serie di oratori di diritto che, quindi, possono avere – come lei citava – una struttura organizzativa alle spalle, che permette anche un interscambio.
  Lei citava la FOM, che è tipicamente lombarda come esperienza. Ci spostiamo già in regioni limitrofe, sempre del nord Italia, dove anche l'esperienza di oratorio come nomenclatura c'è. Ci sono anche gli oratori di fatto, ma non hanno una rete di servizio così come impostata in Lombardia. Questo può creare difficoltà di dialogo, nel far sì che questo dialogo avvenga tra le istituzioni.
  È ancora più complesso nel momento in cui andiamo a guardare il resto del panorama italiano, in cui esistono esperienze di oratorio di fatto (quindi non di diritto), cioè esperienze di oratorialità, cioè persone adulte e competenti che si mettono insieme nel proprio territorio per cercare di rendere un servizio, ma che non hanno o la struttura fisica – praticamente parlando, i muri – nella quale poter vivere un'esperienza di oratorio o neanche la struttura associativa, che ci permette di riconoscere e, quindi, di andare a sottoscrivere questo tipo di patto.
  Il tema è che, a livello ecclesiale, l'oratorio o l'esperienza oratoriale è diffusa, però dobbiamo trovare un sistema per Pag. 17riconoscere anche quelli che non sono «ingabbiati» in una gabbia di diritto, che chiaramente ha anche i suoi effetti positivi. Questo per dire che c'è il desiderio, c'è la possibilità, e un patto educativo che ci permette di mettere insieme queste alleanze può fare sicuramente molto bene nei nostri territori.
  Per quanto riguarda la questione dei social media, è evidente che ci sono persone più competenti rispetto al tema, però mi permetto di dare questo sguardo. Ho l'impressione che non possiamo andare a mistificare lo strumento, perché di per sé lo strumento non è né buono né cattivo, quanto, piuttosto, il valore che noi diamo allo strumento. La questione è, da una parte, che possiamo far partire percorsi educativi per i nostri ragazzi, per i nostri bambini, per i nostri giovani, certo, ma quello che, forse, può avere più valore è come educare noi adulti al valore che diamo allo strumento, quindi al valore che, poi, riportiamo all'interno delle nostre realtà, sostanzialmente. Sia rispetto allo strumento social sia all'uso dello strumento in sé, ho l'impressione che dovremmo investire sul mondo degli adulti, in modo tale che i ragazzi ai quali diamo nelle mani una Ferrari possano avere una patente per poterla guidare. Su questo, però, forse noi adulti per primi siamo un po' timidi, nel senso che, a volte, sono i nostri ragazzi stessi che ci educano e ci dicono come entrare in quelle realtà. Quindi, ci troviamo un po' sguarniti di fronte a queste situazioni.
  Riguardo al problema della cannabis light e al tema dell'acquisto, credo che l'aspetto che più preoccupa sia la privatizzazione dell'uso delle sostanze stupefacenti, che possono essere light o non light. Abbiamo sentito che possono essere legali o illegali. La questione è che si è ritornati a fare uso o abuso di sostanze nel proprio privato, nel proprio intimo. Questa è la cosa più preoccupante. Non è più una dimensione sociale. È una questione che è entrata nelle case. Come possiamo sostenerePag. 18 oppure bloccare o accompagnare, in modo tale che un ragazzo che fa uso anche di queste sostanze si senta «visto», accompagnato, sostenuto anche nella propria casa, nella propria camera? Perché, in realtà, l'accesso avviene anche attraverso internet.
  Per quanto riguarda la scuola paritaria, lo raccolgo e lo porto a casa perché possa essere materiale di dibattito anche all'interno della Conferenza Episcopale.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro partecipazione all'odierna seduta, dichiaro conclusa l'audizione. Grazie.

  La seduta termina alle 13.50.