XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 8 febbraio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Stefani Alberto , Presidente ... 2 

Audizione del coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, Marco Alparone, sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale) :
Stefani Alberto , Presidente ... 2 
Alparone Marco , coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano ... 2 
Stefani Alberto , Presidente ... 10 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 10 
Alparone Marco , coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano ... 11 
Comaroli Silvana Andreina (LEGA)  ... 12 
Alparone Marco , coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano ... 12 
Aloisio Vincenza  ... 14 
Alparone Marco , coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano ... 15 
Stefani Alberto , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO STEFANI

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, Marco Alparone, sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento, di Marco Alparone, coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, e di Francesco Calzavara, componente della medesima Commissione, sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale.
  Ricordo che allo svolgimento della relazione potranno seguire eventuali domande da parte dei parlamentari e quindi la replica dei soggetti auditi.
  Nel ringraziarvi per la disponibilità dimostrata, cedo la parola ai nostri ospiti.

  MARCO ALPARONE, coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonomePag. 3 di Trento e Bolzano. Signor presidente, è una bella occasione per riprendere una tematica importante per chi viene dagli enti territoriali. In commissione affari finanziari abbiamo ieri approvato un documento, che poi lascerò agli atti, che un po' riprende il cammino che parte in primis dalla audizione che la Commissione aveva già fatto nel 2021 e che aveva visto con il decreto-legge n. 68 del 2011, senza voti contrari, l'attuazione del federalismo fiscale. Lo stesso decreto n. 68 del 2011 aveva cominciato l'iter e il cammino rispetto al tema del federalismo fiscale.
  I provvedimenti si richiamano congiuntamente alla modifica del Titolo V della Costituzione, che riconosce l'autonomia finanziaria, di entrata e di spesa, per gli enti territoriali.
  Dopo un lungo cammino, ventitré anni, siamo ora ancora nella discussione dell'applicazione dell'autonomia finanziaria degli enti: in considerazione anche di quanto espresso da questa Commissione nel 2021, nella legge di bilancio del 2023 il termine per l'attuazione è stato posticipato, come milestone all'interno del PNRR, alla fine del 2026.
  Il traguardo, quindi, pian piano si è spostato fino al 2027 e prevede il completamento del federalismo fiscale, proprio per fare anche un po' di excursus storico rispetto a dove siamo e da dove siamo partiti.
  In tutto questo la Commissione tecnica dei fabbisogni standard nel 2023 ha intensificato i lavori con l'elaborazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per l'individuazione dei trasferimenti statali da sopprimere, che è la prima base rispetto alla quale poi si può procedere nell'attuazione del federalismo stesso.
  In questa occasione le regioni hanno ribadito alcuni princìpi fondamentali. In questi princìpi fondamentali si stabilisce, come fa l'articolo 119 della Costituzione, che gli enti territoriali Pag. 4abbiano autonomia finanziaria di entrata e di spesa e risorse autonome.
  L'ordinario metodo di finanziamento delle funzioni regionali non prevede trasferimenti, con due eccezioni: i fini perequativi per i territori con minore capacità fiscale per abitante e le risorse aggiuntive per rimuovere gli squilibri economici e sociali. Questo per sottolineare che, di fatto, ci sono già tutte le condizioni, anche sotto il profilo normativo, per fare l'attuazione del federalismo fiscale, perché già l'articolo 119 prevede che ci sia una completa autonomia per gli enti territoriali sia in entrata che nella spesa.
  Non dovrebbero – uso il condizionale – essere più previsti trasferimenti per gli enti territoriali, ma l'autonomia finanziaria dovrebbe essere riconosciuta attraverso i tributi, le compartecipazioni e i fondi perequativi. Questo sia per le materie che sono LEP e LEA che per le altre funzioni, quelle definite non LEP.
  Inoltre, è previsto che tutto questo avvenga attraverso una rideterminazione dell'addizionale regionale sull'IRPEF, che deve corrispondere a una riduzione della pressione fiscale statale. È ovvio che, se si trasferiscono funzioni attraverso un aumento dell'addizionale regionale IRPEF, di conseguenza, non avendo più le spese, lo Stato dovrebbe ridurre il proprio tributo. Questo proprio per favorire anche il tema della riduzione della pressione fiscale statale. Quindi, da una parte il tema delle funzioni trasferite e dall'altra il tema dei tributi, che si ricompensano rispetto alle funzioni trasferite.
  È ovvio che le regioni hanno sottolineato, e l'hanno già sottolineato anche in occasione delle manovre fiscali, alcuni passaggi rispetto al tema dell'attribuzione del federalismo fiscale. In primis, tema che sottolineiamo in ogni passaggio, è già capitato anche a me nell'ultimo anno, l'esigenza di ricomprenderePag. 5 anche l'ammontare dei trasferimenti tagliati dal decreto-legge n. 78 del 2010, che sono pari a 4 miliardi di euro per il 2011 e a 4,5 miliardi di euro a decorrere dal 2012. Questo per noi è un tema fondamentale, perché le funzioni non più finanziate per 4,5 miliardi di euro permangono ancora in capo alle regioni. Del resto, anche la stessa Corte costituzionale ha chiarito che i tagli agli enti territoriali devono avvenire sulla base della temporaneità e della transitorietà delle misure del contenimento della spesa pubblica. Questo soprattutto perché, a fronte di quei tagli, noi quelle funzioni le abbiamo svolte, e le abbiamo svolte utilizzando la nostra leva finanziaria, quindi nel calcolare le risorse necessarie per svolgere quelle funzioni bisogna anche tener conto di quei tagli particolarmente significativi. Che questi trasferimenti devono essere ricompresi nel processo di defiscalizzazione è un tema che poniamo all'attenzione di questa Commissione, perché sarà particolarmente importante nel momento in cui si andrà a calcolare realmente la capacità finanziaria dei tributi da trasferire nella loro consistenza per coprire quelle funzioni.
  Noi dobbiamo riuscire a fare tutto questo, che dovrebbe prendere avvio nel 2026, prima attraverso la capacità di individuare i capitoli dei trasferimenti da sopprimere, che è la base rispetto alla quale riusciamo ad attuare poi tutto il meccanismo di individuazione. Quindi, l'individuazione dei capitoli, le funzioni LEP che lo Stato dovrà garantire e il finanziamento al livello che riconoscerà tale. Se non LEP, le funzioni trasferite è ovvio che, se non hanno una capacità fiscale, non hanno la possibilità di essere assolte se il finanziamento non sarà congruo. È ovvio che, se non abbiamo un finanziamento sufficiente, noi non possiamo coprire quelle stesse funzioni.
  Vengo all'importante tema dell'unità territoriale e della perequazione per i territori con minore capacità fiscale. È Pag. 6indubbio che, quando si trasferiscono alcune funzioni ed esse sono anche legate, per esempio, a compartecipazioni, è facilmente intuibile che ci deve essere una capacità fiscale per quelle regioni per avere le risorse necessarie per coprire quelle funzioni. Quindi, il tema della perequazione diventa particolarmente importante nell'ambito dell'unità territoriale.
  Sulle materie LEP è assicurato il 100 per cento del finanziamento del fabbisogno, quindi la copertura totale sui livelli essenziali delle prestazioni. Sulle materie non LEP la Conferenza aveva già espresso che si assicurava il finanziamento in misura non inferiore al 75 per cento, ma non inferiore significa che può essere anche superiore, rispetto al tema della riduzione dei divari territoriali anche nell'applicazione del federalismo fiscale.
  Con riferimento ai 4,5 miliardi di euro, è importante capire che l'applicazione del federalismo fiscale deve essere fatta in maniera tale che non si chiedano alle regioni ulteriori contributi ai saldi di finanza pubblica. È indubbio, come è accaduto anche in occasione dell'ultima manovra, che se noi parliamo di federalismo fiscale e parliamo di autonomia finanziaria, ogni volta che viene chiesto un contributo ai saldi di finanza pubblica – lo vediamo sia per il Governo precedente, i famosi 190 milioni di euro a decorrere fino al 2025, sia per questa manovra, i 350 milioni di euro a decorrere fino al 2026 – è indubbio che questi ulteriori contributi riducono la possibilità di attuare le funzioni delegate.
  Rispetto al tema dei tagli, quindi, è importante trasferire tutto questo. È importante anche ribadire a questa Commissione che il concorso delle regioni e degli enti territoriali, ma le regioni in particolar modo, al miglioramento dei saldi di finanza pubblica, in questi anni è stato particolarmente significativo. Se noi pensiamo che la spesa primaria delle regioni è Pag. 7stata ridotta del 14 per cento dal 2009 a oggi, mentre per le amministrazioni centrali è stata aumentata del 73 per cento, questo ci fa capire che le regioni hanno contribuito notevolmente alla riduzione del debito. Lo hanno fatto non tanto attraverso l'applicazione della propria leva fiscale in aumento, ma lo hanno fatto con una grande capacità di razionalizzazione e di riduzione della spesa, in primis quella del personale.
  Tutto questo viaggia – ho avuto occasione di dirlo anche quando abbiamo fatto l'audizione sul disegno di legge di delega – in parallelo con la legge sulla delega fiscale. La legge impatta notevolmente su quella che, poi, sarà la valutazione dei tributi da mettere in campo per la riforma legata al federalismo fiscale. Anche in quell'occasione abbiamo sottolineato alcuni aspetti che per le regioni sono particolarmente importanti.
  La salvaguardia dei gettiti tributari attuali, ovvero invarianza di gettito. È ovvio che se, da qui all'applicazione, abbiamo una riduzione, sulle funzioni trasferite diventa ancora più complesso riuscire ad attuarle.
  La neutralità finanziaria della riforma: come la riforma fiscale ha una neutralità finanziaria per lo stato, la deve avere anche per le regioni, sennò questo indubbiamente comporta, nel momento in cui facciamo l'attuazione del federalismo fiscale, una complessità ancora maggiore.
  Per le autonomie speciali, l'importanza del ristoro dell'eventuale perdita di gettito derivante dall'applicazione della delega è uno dei temi sottolineati in sede di Conferenza. Se hai una compartecipazione a un tributo e quella compartecipazione al tributo non viene ristorata rispetto alla funzione che devi svolgere, ovviamente diventa complesso poter, poi, svolgere la funzione stessa.
  La garanzia della perequazione fiscale vigente, quindi mantenere la perequazione almeno alla fotografia di oggi, fermo Pag. 8restando quello che vi ho detto prima, cioè il recupero di quei tagli.
  Il tema, secondo me, centrale in una discussione sul federalismo fiscale è quello della manovrabilità e della flessibilità. Se federalismo fiscale vuol dire efficienza ed efficacia dell'azione sul territorio, indubbiamente la necessità di avere una manovrabilità e una flessibilità nella gestione del tributo è centrale. Se noi, come è un po' la tendenza, trasferiamo le funzioni con delle compartecipazioni, di fatto abbiamo un trasferimento mascherato, ma non abbiamo nessun tipo di capacità né di flessibilità né di manovrabilità. Quindi, dobbiamo concentrarci, invece, su quelli che sono i tributi propri o la possibilità di agire sulle addizionali, quindi con una leva che permetta anche agli enti territoriali di poter muoversi con una certa flessibilità che permette, poi, di rispondere ai bisogni dei territori, che sono differenti, ed è questo l'obiettivo stesso del federalismo.
  Perché questo è importante? Visto che stanno camminando parallelamente, sia il tema della delega fiscale che il tema del federalismo, è importante che i due aspetti abbiano un dialogo costante. Noi siamo particolarmente preoccupati rispetto alla soppressione di alcuni tributi o della modifica di alcuni tributi. La tendenza a utilizzare la compartecipazione di tributi statali, limita notevolmente la nostra capacità di manovrabilità e flessibilità, in quanto quegli stessi tributi possono non avere la capienza per svolgere le funzioni. Ciò limita anche la possibilità stessa di alcune regioni di chiedere alcune funzioni, perché se quella quota di compartecipazione non consente di svolgere quel compito è ovvio che la tendenza di una regione è quella di non chiedere una funzione. Riuscire a studiare dei tributi che permettano da una parte di chiedere le funzioni e dall'altra di Pag. 9avere un'autonomia di poterle esercitare è particolarmente importante.
  Ci focalizziamo molto sul tema dei LEP e dei LEA. È importante, è fondamentale avere dei livelli di prestazioni che siano misurabili e che siano uniformi sul livello nazionale, con tutto il tema delle materie non LEP. Quello dei tributi, però, è altrettanto importante ed è altrettanto centrale. La capacità di una vera autonomia finanziaria implica, secondo noi, un cambio di mentalità nella gestione dei rapporti finanziari tra Stato e regioni.
  Questo vuol dire, quando si ragiona in termini di tributi e in termini di risorse, trasferire potere alle regioni, agli enti territoriali, ma è indubbio – ho fatto l'esempio all'inizio di un'addizionale IRPEF che copre i servizi – che lo Stato deve ridurre la propria quota. Quindi lo Stato si deve privare di alcune sue entrate per delegarle all'attività dei territori attraverso l'individuazione dei tributi.
  Ci deve essere proprio un cambio di mentalità importante. Ritengo che questo dialogo con la Conferenza delle regioni sia importante, anche per via del milestone del PNRR. Noi lo abbiamo nell'obiettivo del PNRR, quindi forse è arrivato veramente il momento in cui non si farà più una proroga rispetto all'attuazione, perché quello è il milestone che noi dobbiamo raggiungere. È un obiettivo che possiamo raggiungere insieme. È un obiettivo di equità rispetto a tutti i territori, ma diventa di equità per tutti i territori se c'è questo confronto attento con la Conferenza delle regioni in primis, proprio perché rappresenta tutte le regioni, se c'è questa capacità di capire che «autonomia» vuol dire dare gli strumenti tributari perché quell'autonomia, come ho detto, possa essere esercitata, se c'è la capacità da parte dello Stato e di spogliarsi e dare fiducia alle regioni rispetto a quello che esse vorranno prendere come Pag. 10funzioni. Prendere funzioni vuol dire anche dare loro la capacità finanziaria per poterle svolgere.
  Penso che la relazione che vi abbiamo lasciato e che abbiamo approvato ieri all'unanimità in Conferenza delle regioni faccia questo excursus storico, partendo dal 2001 arrivando ad oggi. Chiude auspicando che questi ultimi due anni, prima di arrivare a questo milestone del PNRR, possano essere fatti insieme per poter al meglio rispondere ai bisogni dei nostri territori.
  Vi ringrazio per questa audizione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottore. La sua relazione è stata davvero efficace.
  L'onorevole Guerra ha una domanda. Ricordo che alle ore 9 dobbiamo assolutamente chiudere i lavori perché inizia l'Aula.

  MARIA CECILIA GUERRA(intervento in videoconferenza). Le domande sarebbero tantissime, ne faccio solo due molto brevi. Una riguarda proprio ciò che è stato sottolineato adesso sulla necessità di una manovrabilità e flessibilità dei tributi. Mi chiedo come sia possibile, dal momento che, proprio legandola al discorso della delega fiscale, il principale tributo regionale, quindi l'IRAP, debba essere superato.
  Passo all'altra questione che vorrei sottoporre alla nostra attenzione. Voi parlate di addizionale all'IRPEF, ma dovreste porre, secondo me, con forza il tema che l'IRPEF è ormai un'imposta che colpisce solo una parte dei redditi. Non possiamo, quindi, affidare il finanziamento regionale prevalentemente o esclusivamente ai redditi da lavoro dipendente e da pensione, perché gli altri redditi sono in larghissima parte o totalmente fuori da questa imposta. È un tema che vi siete posti? Mi sembra molto rilevante.
  Il secondo tema riguarda la perequazione. Che cosa pensate del fatto che il Fondo per la perequazione infrastrutturale, che Pag. 11era stato finanziato con 4,6 miliardi di euro fino al 2033, sia stato azzerato per il 2024-2026 e praticamente tagliato per 2,6 miliardi di euro tra il 2027-2033? Questi fondi, secondo voi, non sarebbero stati cruciali per partire sia con il federalismo di cui parliamo, sia eventualmente con il federalismo differenziato su una base un pochino più sensata? Del resto, i divari infrastrutturali sono un tema serissimo, che la legge delega sul federalismo fiscale ovviamente affrontava.

  MARCO ALPARONE, coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano. Cercherò di essere velocissimo. Sono due temi importantissimi. L'abbiamo scritto e l'abbiamo detto chiaramente, lo troverete all'interno del documento: è ovvio che per noi la base è avere tributi propri o avere addizionali, quindi non avere compartecipazioni. Il tema della compartecipazione – lo diciamo chiaramente – è un tema che riduce totalmente, se non svilisce completamente il federalismo fiscale stesso, perché di fatto è un trasferimento mascherato. Lo vediamo già per i LEA con l'Iva: siamo arrivati a più del 70 per cento di compartecipazione. E, come ho detto, c'è anche il dato che per alcune regioni non c'è la copertura, quindi il tema della perequazione fiscale sarebbe ancora maggiore.
  Contiamo, quindi, che su questo ci sia un'attenzione speciale perché, come abbiamo già detto e ribadito, se si utilizza il tema della compartecipazione si svilisce e muore tutto il tema del federalismo fiscale. Quindi, noi dobbiamo lavorare su tributi propri e su addizionali, nonché sulla massima flessibilità di quei tributi stessi, perché questo permette efficacia ed efficienza.
  Per quanto riguarda il tema della perequazione sugli investimenti, è emerso anche ieri in Commissione, è indubbio che occorre fare una riflessione su quelle risorse destinate alla riduzione dei divari territoriali. È anche vero che in questi anni Pag. 12come Conferenza delle regioni quelle risorse non siamo stati capaci di dividercele. Quindi, anche questo è un aspetto, che da una parte deve dire se quelle risorse vengono reintegrate, perché erano risorse importanti per la riduzione dei divari sotto il profilo delle infrastrutture, e dall'altra deve fare chiarezza all'interno delle regioni di come fare la distribuzione. D'altronde, se poi ce le danno e noi per due anni non le usiamo in quanto non siamo capaci di dividerle, qualche colpa ce la dobbiamo anche prendere.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ringrazio molto il rappresentante delle regioni per la sua relazione molto puntuale.
  Premesso che il mio Gruppo crede tantissimo nel federalismo fiscale, che effettivamente sarà un'opportunità per tutto il sistema Paese e per le regioni per fare meglio, le vorrei porre un quesito, visto che lei è il rappresentante delle regioni. Ciò che mi sta rammaricando è la questione, che si legge tantissimo sui giornali, che si creeranno regioni di serie A e regioni di serie B. Giustamente, come anche lei ha detto, le regioni saranno libere di chiederle le funzioni o non chiederle, e giustamente io dico: se una regione avrà l'opportunità e la voglia di chiedere, perché continuare a dire che non si può fare nel federalismo, nell'autonomia, proprio perché si creerà questa discrepanza? Quindi, lei, che è il rappresentante delle regioni, potrebbe darci ulteriori elementi? Da parte nostra non ci sono dubbi, però magari lei, che è il rappresentante delle regioni, potrebbe dissipare questi dubbi che alcuni organi di stampa continuano a evidenziare.

  MARCO ALPARONE, coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano. Per il primo aspetto, personalmente ritengo che più riusciamo a gestire le risorse in vicinanza ai territori, meglio facciamo su tutto lo stivale. Ho fatto il sindaco Pag. 13per dieci anni. Quindi, secondo me, in primis dobbiamo anche ragionare in termini di capacità di autonomia finanziaria dell'ente non regionale, ma finanche l'ente comunale. Noi lo abbiamo fatto, come regione Lombardia, anche quando sono sparite le province, attraverso un documento che ci permette, oggi, di dare delle funzioni alle province e di finanziarle. La vicinanza già vuol dire migliore efficacia ed efficienza.
  Sotto il profilo, però, strettamente tributario e fiscale, quello della perequazione è un concetto delicatissimo. Al di là del tema delle funzioni, penso che tutte le regioni, se hanno l'autonomia finanziaria, prenderebbero funzioni delegate. L'ho detto nel mio passaggio. Il tema è quello di costruire un meccanismo di carattere fiscale e tributario nel quale questa perequazione fiscale sia reale, sia efficace e sia efficiente. Ovviamente, la determinazione dei LEP è fondamentale, così come la determinazione anche delle materie non LEP, e capire quali sono le materie rispetto alle quali fare questo tipo di ragionamento e trasferire le risorse.
  Penso che tutte le regioni avranno interesse nell'acquisire funzioni. L'importante è che abbiano la copertura finanziaria. Ho fatto un passaggio prima. Ci vuole un impegno da parte dello Stato e del Governo nello spogliarsi di alcune entrate. Se noi vogliamo farlo a invarianza di pressione fiscale o a riduzione, ci dobbiamo spogliare di alcune risorse, quindi alcune funzioni delegarle alle regioni. Questo, secondo me, non dà difformità territoriale, ma dà unità territoriale, dà opportunità territoriale.
  È ovvio che anche il tema della perequazione infrastrutturale deve essere tenuto in considerazione. Anche l'intervento di prima, quindi, lo stiamo affrontando in Conferenza delle regioni. Prima di tutto, però, è un aspetto di natura tributaria: che tipo di tributi, che tipo di funzioni, e una corretta misurazione Pag. 14anche delle materie non LEP, anch'essa fondamentale. Io faccio sempre l'esempio del TPL. Noi dobbiamo avere una lettura chiara anche delle materie non LEP. C'è già un confronto in Conferenza delle regioni con una perequazione almeno al 75 per cento, quindi con una grande capacità di unione. Penso che la Conferenza delle regioni possa essere la sede dove anche questo tipo di preoccupazioni possono trovare una soluzione condivisa.

  VINCENZA ALOISIO. Signor presidente, ringrazio il relatore, che è stato molto puntuale e preciso sui vari aspetti. Vorrei porre l'accento solo su due questioni. In primo luogo, i LEP, laddove la definizione dei LEP costituisce una delle problematiche rispetto a quali criteri utilizzare. Inoltre, vorrei una precisazione: non c'è una copertura, quindi come si farà?
  Sull'efficacia e l'efficienza, vorrei mettere in evidenza che i LEA funzionano già dal 2001 e io, che ho un'esperienza nell'ambito della sanità, dico che innanzitutto non si è mai riusciti a definire i LEA in modo da determinare una distribuzione, quindi un'assegnazione dei fondi alle varie regioni rispetto a ogni singolo cittadino. Mi spiego meglio. Si è sempre proceduto tenendo conto dell'assegnazione pro capite di ogni cittadino, ad esempio, alla Campania e alla Liguria, un importo diverso. Faccio un esempio: 170 euro pro capite per la Liguria e per la Campania, invece, circa 126 (poi è variato).
  Lei, giustamente, ha parlato dell'efficacia e dell'efficienza. Ma senza soldi non si possono avere efficacia ed efficienza. Lo trovo assurdo. Non siamo riusciti, in vent'anni, a far cambiare i criteri per definire i LEA. Come si farà, adesso, per i LEP? Le regioni che hanno minore capacità fiscale quali servizi dovranno dare? Non avendo capacità fiscale bisognerebbe prima definire la perequazione. Come si farà?

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  MARCO ALPARONE, coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano. Mi sembrava di sentire un po' l'assessore Cinque che spesso dalla Campania trasferisce questo concetto della ripartizione del Fondo sanitario nazionale e dei criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale a copertura dei LEA. I LEA oggi sono definiti e sicuramente hanno dimostrato di avere una funzionalità. Poi c'è il tema della ripartizione del fondo e i criteri della ripartizione del fondo. Già ultimamente quei criteri hanno trovato dei punti di incontro che rispondevano anche alle esigenze differenti di regioni differenti.
  Lei ha fatto due esempi: la Liguria, che ha un altissimo tasso di anziani e quindi nella ripartizione del Fondo sanitario nazionale e dei Fondi sanitari regionali, deve tener conto dell'anzianità della popolazione, e la Campania che, invece, che ha una problematica legata all'indice definito «di deprivazione». Il famoso indice di deprivazione adesso, però, è entrato nel calcolo della ripartizione del fondo. In Conferenza, che è poi la sede della ripartizione del Fondo sanitario nazionale, c'è un tavolo aperto sulla distribuzione e sulla divisione delle risorse del Fondo sanitario nazionale a copertura dei LEA con pesature che devono trovare una giusta combinazione fra esigenze differenti. Sono tutte legittime, però. Ovviamente, la Liguria ha un numero di anziani che è superiore a tutte le altre regioni e quindi deve avere un certo tipo di pesatura. La Campania deve avere un altro tipo di pesatura, perché non avrà mai gli anziani fin quando non riesce ad avere più risorse per dare più servizi. Questo potrebbe penalizzarla. Infatti, è stato introdotto il concetto dell'indice di deprivazione.
  Per i LEP è ancora più complesso, lo riconosco. Le altre materie devono trovare degli indicatori standard per dare una Pag. 16copertura uniforme su tutto il territorio nazionale. Allo stesso tempo devono trovare le risorse per essere finanziate, perché altrimenti diventa complessa la risposta rispetto a questi indicatori di livelli essenziali di prestazioni, e sto pensando al trasporto, alla formazione e a tanti altri temi. Devono avere la capacità, a risorse invariate, perché quella è l'efficacia e l'efficienza, con quelle risorse utilizzate sul territorio, con dei tributi che permettono di essere utilizzate su quel territorio, di dare una migliore prestazione a minor costo.
  In questo è indubbio che cambia molto l'organizzazione dello Stato stesso. L'ho detto all'inizio e l'ho ripetuto. È ovvio che, a fronte della cessione di funzioni, ci deve essere la cessione delle risorse. Lo dice l'articolo 119 della Costituzione: le regioni devono avere le funzioni e devono avere entrate e spese proprie per esercitare quelle funzioni. Abbiamo già tutto, dobbiamo avere il coraggio di applicarlo.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente i nostri ospiti, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.