XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Lunedì 8 gennaio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione dell'assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio, Fabrizio Ghera:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 4 
Morrone Jacopo , Presidente ... 8 
Spagnolli Luigi  ... 8 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 9 
Morrone Jacopo , Presidente ... 9 
Fregolent Silvia  ... 9 
Morrone Jacopo , Presidente ... 10 
Fregolent Silvia  ... 10 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 10 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
De Priamo Andrea  ... 11 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 13 
Fina Michele  ... 14 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Guidolin Barbara  ... 17 
Ghera Fabrizio , assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 

(La seduta, sospesa alle ore 15.45, riprende alle ore 15.50) ... 17 

Audizione del direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Lazio, Tommaso Aureli:
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Aureli Tommaso , direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Lazio ... 19 
Morrone Jacopo , Presidente ... 21 
Strappini Maila , direttore del Servizio Sezione provinciale di Roma del Dipartimento Pressioni sull'ambiente dell'ARPA Lazio ... 21 
Morrone Jacopo , Presidente ... 26 
Rizzuto Marco , Dirigente del Servizio supporto tecnico ai processi autorizzatori del Dipartimento Pressioni sull'ambiente dell'ARPA Lazio ... 26 
Morrone Jacopo , Presidente ... 33 
Lorefice Pietro  ... 33 
Morrone Jacopo , Presidente ... 34 
Potenti Manfredi  ... 34 
Spagnolli Luigi  ... 35 
Paroli Adriano  ... 35 
Petrucci Simona  ... 36 
Morrone Jacopo , Presidente ... 36 
Petrucci Simona  ... 36 
Morrone Jacopo , Presidente ... 38 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 39 
Aureli Tommaso , direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della Regione Lazio ... 39 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 40 
Morrone Jacopo , Presidente ... 40 
Aureli Tommaso , direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della Regione Lazio ... 40 
Rizzuto Marco , Dirigente del Servizio supporto tecnico ai processi autorizzatori del Dipartimento Pressioni sull'ambiente dell'ARPA Lazio ... 42 
Morrone Jacopo , Presidente ... 44 
Lorefice Pietro  ... 44 
Aureli Tommaso , direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Lazio ... 45 
Lorefice Pietro  ... 45 
Aureli Tommaso , direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Lazio ... 45 
Morrone Jacopo , Presidente ... 46 

(La seduta, sospesa alle ore 17.05, riprende alle ore 17.20) ... 46 

Audizione di rappresentanti del Comitato «Valle Galeria Libera»:
Morrone Jacopo , Presidente ... 46 
Fetoni Claudio , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 47 
Morrone Jacopo , Presidente ... 53 
De Priamo Andrea  ... 53 
Morrone Jacopo , Presidente ... 54 
Lorefice Pietro  ... 54 
Morrone Jacopo , Presidente ... 55 
D'Antoni Emanuela , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 56 
Morrone Jacopo , Presidente ... 57 
Polidori Monica , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 57 
Fetoni Claudio , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 58 
Petrucci Simona  ... 58 
Fetoni Claudio , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 59 
Petrucci Simona  ... 59 
Fetoni Claudio , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 59 
Petrucci Simona  ... 59 
Fetoni Claudio , rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera» ... 59 
Morrone Jacopo , Presidente ... 59 

(La seduta, sospesa alle 18, riprende alle 18,05) ... 59 

Audizione dell'ex presidente del consorzio COLARI, Manlio Cerroni:
Morrone Jacopo , Presidente ... 59 
Vaccarella Romano , legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari ... 60 
Morrone Jacopo , Presidente ... 65 
Lorefice Pietro  ... 65 
Morrone Jacopo , Presidente ... 65 
Vaccarella Romano , legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari ... 65 
Morrone Jacopo , Presidente ... 65 
Lorefice Pietro  ... 66 
Diddi Alessandro , legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari ... 66 
Morrone Jacopo , Presidente ... 66 
Petrucci Simona  ... 67 
Morrone Jacopo , Presidente ... 67 
Paroli Adriano  ... 67 
Morrone Jacopo , Presidente ... 68 
Diddi Alessandro , legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari ... 68 
Cerroni Manlio , ex presidente del consorzio COLARI ... 68 
Diddi Alessandro , legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari ... 68 
Morrone Jacopo , Presidente ... 69

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio, Fabrizio Ghera.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della regione Lazio, Fabrizio Ghera, che ringrazio per la presenza. L'assessore Ghera è accompagnato dalla Direttrice della Direzione ciclo dei rifiuti della regione Lazio, Wanda d'Ercole, e da Monica Lozzi e Giampiero Muzi, referenti dell'assessorato alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della regione Lazio.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato, per decisione dell'Ufficio di presidenza del 28 Pag. 4dicembre scorso, in relazione all'incendio dell'impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) avvenuto il 24 dicembre all'interno dell'area di trattamento dei rifiuti del sito di Malagrotta.
  Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata. La Commissione acquisisce informazioni sui soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti, con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del divario nella dotazione di impianti. In particolare, sulla base della legge istitutiva, è compito specifico della Commissione «indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti ovvero i siti abusivi di discarica».
  Cedo dunque la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.
  Grazie assessore.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Grazie. Per me ovviamente è un piacere essere qui oggi, innanzitutto per fare delle piccole precisazioni. Partiamo da quella più importante. Ovviamente molti sapranno che la regione Lazio ad oggi nel suo territorio ha Roma Capitale che è commissariata per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, fino a tutto il Giubileo. Quindi, il sindaco Gualtieri ha potestà per Pag. 5quanto riguarda la tematica autorizzativa e per quanto riguarda un suo ciclo dei rifiuti autonomo. Sicuramente la regione Lazio è toccata e ha grande preoccupazione per gli ultimi fatti che purtroppo si sono verificati durante il periodo natalizio, quando sappiamo che tendenzialmente c'è anche un'impennata, un incremento importante, della produzione di rifiuti, per le festività appena trascorse. Nel contempo, il comune di Roma Capitale deve gestire in autonomia questa problematica, perché c'è il commissariamento, che è stato decretato da un atto di circa due anni fa. Questo ha prodotto, per quanto ci riguarda, una novità importante per cui Roma Capitale non è più all'interno del controllo, per quanto riguarda il piano rifiuti a livello regionale, che è una cosa che va spiegata bene e precisata in ogni occasione. In questo momento il Comune autorizza autonomamente le nuove attività nel ciclo dei rifiuti, le nuove autorizzazioni di impianti che eventualmente devono aprire. C'è una lunga questione che si sta portando avanti sugli impianti da realizzare a Roma. Speriamo ci sia la possibilità di realizzare impianti, però Roma in questo momento è autonoma e, per quanto riguarda la regione, c'è solamente un visto, che di fatto rientra in un tema di informativa, giustamente, perché poi c'è la gestione degli impianti del resto della regione. È proprio di questi giorni il rinnovo dell'accordo, ad esempio, con la regione Abruzzo per la possibilità di utilizzare gli impianti dell'Abruzzo per circa 80 mila tonnellate. È già da alcuni anni che c'è questa possibilità. Ringraziamo ovviamente le regioni che hanno generosamente dato il loro supporto al Lazio, soprattutto a Roma Capitale, per le problematicità che ci sono state nel corso degli anni che derivano dalla difficoltà di realizzare impianti in tutta la regione ma ciò riguarda in particolare Roma Capitale per l'antropizzazione perché è chiaro che ci troviamo di fronte a Pag. 6una città dove ci sono tanti abitanti e dove c'è una presenza diffusa nonostante la grandezza del territorio. Non ci sono zone dove è facile realizzare impianti senza destare difficoltà e preoccupazione, nel corso degli anni, non c'è stata un'adeguata attenzione a questo tipo di programmazione.
  L'altro tema che riteniamo saliente è che il piano rifiuti attualmente in vigore nella regione Lazio prevedeva che Roma Capitale arrivasse al 65-70 per cento di raccolta differenziata, quando sappiamo benissimo che al momento i dati danno percentuali molto inferiori, intorno al 40 per cento. Ciò significa avere un certo numero tale di tonnellate di rifiuti che non possono essere differenziati e che devono essere conferiti alternativamente in altri siti.
  A questo si deve aggiungere la mancata realizzazione dell'impianto di Colleferro. Nel piano rifiuti era previsto che venisse realizzato un impianto dove dovevano essere trattate 500 mila tonnellate di rifiuti, ma quell'impianto non sarà realizzabile in quanto era stato demandato a Lazio Ambiente, una società regionale che di fatto è in commissariamento e che quindi non potrà portare avanti questo tipo di procedura.
  Dunque il piano rifiuti attualmente in vigore per la regione Lazio non riesce a dare adeguate garanzie, per questo abbiamo deciso di rinnovarlo e sarà cura della regione Lazio ovviamente portare avanti questo procedimento in collaborazione con i comuni e le province. Verrà iniziata una campagna di ascolto dei territori per trovare le soluzioni più adeguate.
  Ovviamente per quanto riguarda la tematica di Malagrotta che conosciamo, sappiamo che c'è una difficoltà importante. La regione Lazio ha collaborato con il comune di Roma per quanto riguarda l'individuazione del commissario – sapete che è il generale Vadalà – per quanto riguarda la possibilità di intervenire e di bonificare il sito di Malagrotta. Ci sono interventi Pag. 7molto importanti, la Commissione è stata ospite e sarà ospite. Abbiamo fatto dei sopralluoghi nei mesi scorsi all'impianto di Malagrotta per verificare l'andamento dei lavori. Gli uffici regionali sono in contatto e in costante collaborazione con quelli del comune e del commissario per fornire tutto il supporto necessario. Gli interventi stanno procedendo, c'è il relativo stanziamento e pensiamo che sia importante. Come sapete, infatti, c'era stata su Malagrotta un'infrazione europea che, grazie agli investimenti portati avanti, è in fase di soluzione e pensiamo sarà scongiurata. È fondamentale che i lavori e gli interventi vadano avanti. La regione Lazio sicuramente ha a cuore che tutti i territori possano avere la loro autosufficienza, quindi crediamo che sia fondamentale che ogni provincia, ogni territorio si doti di impianti e di strutture per trovare soluzioni alla tematica dei rifiuti. Da sempre il Lazio sconta la problematica della grandezza dal punto di vista sia della vastità territoriale che del numero di abitanti e dell'incidenza di Roma Capitale sul resto della regione Lazio.
  È chiaro che oltre la metà degli abitanti, dei residenti del Lazio, sono su Roma, il territorio è molto vasto e importante e quindi abbiamo questa difficoltà di rapporto tra la produzione di rifiuti della capitale e di quella del resto della regione Lazio. Tanto che ad oggi ci risulta che il comune di Roma addirittura fa sì che una parte dei rifiuti della Capitale vada fuori del confine regionale, non solo in Abruzzo, con l'accordo che è stato fatto da alcuni anni, ma anche nel nord Italia e nel resto d'Europa. È una tematica molto importante da affrontare, al momento però queste sono le soluzioni che sono state trovate. Per quanto riguarda la parte organizzativa stiamo procedendo all'affidamento dell'inizio del lavoro per il nuovo piano rifiuti regionale. Come dicevo prima sarà avviata una importante iniziativa anche di ascolto dei territori, delle province, dei Pag. 8comuni delle realtà locali che sono quelle importanti. Tra l'altro abbiamo proceduto alla revoca dell'organizzazione che era stata approvata, quindi la divisione del territorio regionale in cinque enti di governo degli ambiti territoriali ottimali (EGATO), uno per provincia più Roma. Abbiamo ritenuto che si potesse fare – una volta finito il piano rifiuti – una migliore distribuzione dei territori, un ragionamento per ridurre comunque questi organismi che in qualche modo potevano produrre difficoltà soprattutto in un momento iniziale, quando sappiamo che le criticità sono molteplici a livello regionale, trovando poi le soluzioni adeguate d'intesa col territorio.
  Tra l'altro abbiamo molte aziende partecipate dei comuni che fanno bene il loro lavoro, abbiamo molti comuni del Lazio che hanno percentuali di raccolta differenziata intorno al 60-70 per cento, quindi la realtà in alcuni casi è migliore di quanto viene dipinta e di quanto traspare all'esterno.
  È chiaro che il lavoro da fare, soprattutto sui capoluoghi di provincia e su Roma in particolare, è importante e sarà necessario che la regione Lazio e Roma Capitale collaborino per trovare le soluzioni adeguate. Concludendo, ripeto, sul tema di Malagrotta al momento la regione Lazio non ha una diretta competenza in quanto ricade nel quadro del commissariamento di Roma capitale.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'assessore per la sua relazione e do la parola ai colleghi che volessero intervenire.

  LUIGI SPAGNOLLI. Grazie. Ringrazio per questo intervento. È evidente che il problema dell'Italia spesso sono le sovrapposizioni di competenze che non facilitano certamente la soluzione dei problemi e questo è certamente uno dei casi. Tuttavia, noi siamo la Commissione d'inchiesta che dovrebbe verificare se ci sono stati degli illeciti rispetto alle attività di asporto, Pag. 9smaltimento e riciclo dei rifiuti, e qui francamente io non capisco se l'incidente di Malagrotta può essere ascritto a comportamenti illeciti oppure se si sia trattato di circostanze di altro tipo. È chiaro che non sempre c'è un illecito a monte di un incidente. Ecco su questo mi piacerebbe avere una indicazione.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Credo di avere in parte già risposto. È chiaro che sono domande che vengono in mente a tutti e non abbiamo gli elementi, perché ripeto, oggi la regione Lazio non è nemmeno competente da un punto di vista del tipo di procedure, ed è normale che debba essere un lavoro che demandiamo agli organi inquirenti.
  Conoscendo ovviamente la situazione e ricordando i fatti di questo settore sappiamo che di roghi a Roma ce ne sono stati diversi (al TMB Salario alcuni anni fa, due anni fa l'altro impianto di Malagrotta, oggi in questo) è chiaro che qualche dubbio dobbiamo porcelo. Speriamo che al più presto gli inquirenti possano fornire risposte adeguate.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Fregolent da remoto.

  SILVIA FREGOLENT. Grazie Presidente. Ringrazio anch'io l'assessore. Io capisco che la parte attuale di Roma sia staccata dalla gestione rifiuti regionale, ma la questione giudiziaria dell'impianto di Malagrotta, la sua chiusura e tutto quello che ne è conseguito – tra cui appunto anni di ricorsi fatti da chi gestiva l'impianto in precedenza – penso che siano ancora ascrivibili anche alla competenza regionale. Quindi chiedo all'assessore se si è fatto un'idea su come questo impianto Pag. 10debba essere gestito, al netto dell'audizione del sindaco, presidente mi scusi non so se abbiamo già in programma la sua audizione...

  PRESIDENTE. Sì.

  SILVIA FREGOLENT. Perfetto, ottimo. Però al netto di quello che accade oggi, l'impianto di Malagrotta ha delle criticità che vengono da lontano e quindi chiedo all'assessore se si è fatto un'idea di quello che è accaduto e soprattutto di come aiutare anche Roma Capitale – al netto della sua autonomia momentanea – a una gestione più intelligente di un sito che ha delle grosse criticità.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Sì, l'ho detto velocemente nell'intervento. Lì c'è un'importante struttura di governo, delegata alla bonifica di Malagrotta, al generale Vadalà, generale dell'Arma dei Carabinieri che sta lavorando e operando alacremente coi suoi collaboratori. C'è un commissario proprio dell'impianto di Malagrotta che ha avuto questo incidente, gestito non dalla vecchia proprietà ma da un Commissario individuato dalla procura.
  Per quanto riguarda il supporto a Roma è massimo da parte nostra. Pochi giorni fa abbiamo ribadito e rinnovato l'accordo con l'Abruzzo – che era già esistente va detto – come in realtà abbiamo fatto un appello anche agli operatori del settore per dare un supporto momentaneo ovviamente per quanto riguarda la capitale. In più, per quanto di nostra competenza, con il contatto tra le varie direzioni, tra noi e il comune recentemente – è un'iniziativa che non è collegata però attiene in generale al tema dei rifiuti – abbiamo, dopo diversi anni, deciso di investire una somma importante, 5 milioni, solamente per Roma CapitalePag. 11 per il supporto alla raccolta differenziata. Gli ultimi investimenti importanti erano stati fatti oltre dieci anni fa.
  Un sostegno economico di cinque milioni in un momento così difficile per il bilancio degli enti locali è comunque una somma importante. Speriamo che questo possa dare il via a tanti interventi che in qualche modo contribuiscano a ridurre il problema. Noi col nostro bilancio siamo intervenuti appunto sulla possibilità di Roma Capitale, e quindi dell'AMA, di intervenire sul territorio di Roma Capitale con questo supporto economico per quanto riguarda la raccolta differenziata.

  PRESIDENTE. Senatore De Priamo.

  ANDREA DE PRIAMO. Grazie. Premesso che evidentemente, come già ha ampiamente detto l'assessore Ghera, credo che la sua presenza oggi possa aiutarci soprattutto per inquadrare in modo ampio la situazione della capitale più che per andare a definire elementi di merito rispetto a quello che è accaduto nel recente gravissimo episodio oggetto di questa indagine.
  Ricordo anche che la stessa audizione era comunque già prevista indipendentemente dall'emergenza ed una delle richieste in particolar modo di vari gruppi, sicuramente del nostro, era quella di un focus sulla situazione di Malagrotta, che voleva riguardare anche il trattamento post mortem della discarica, voleva riguardare sicuramente la situazione nel suo complesso e anche la situazione di area vasta e di problematiche di sicurezza ambientale ampiamente e ripetutamente denunciate negli anni.
  Ricordo che Roma Capitale, attraverso il sindaco, si è posta come figura commissariale anche per rivedere lo stesso piano rifiuti di un ente, tra virgolette, politicamente omogeneo, quale appunto la precedente Giunta regionale, anche modificandolo sostanzialmente.Pag. 12
  Ci sono stati questi due episodi – cioè quello che ha riguardato Malagrotta che come ho detto è il secondo episodio nel giro sostanzialmente di un anno – ma anche i due precedenti episodi che hanno riguardato patrimonio in quel caso di AMA, quindi dell'azienda municipalizzata della capitale, prima l'impianto Salario e poi l'impianto di Rocca Cencia, un impianto TMB in forte sofferenza, sul quale ci sono stati annosi problemi di richiesta da parte del territorio di rivederne quantomeno il tipo di funzionamento e di attività.
  Alla luce di questi fatti il tema – per quello che è ovviamente di sua competenza e di sua conoscenza – è quello di capire se ad oggi Roma Capitale, rispetto alle sue interlocuzioni con la regione e al netto degli interventi di emergenza – e su questo è sicuramente importante anche la disponibilità da subito confermata ad esempio della regione Abruzzo – si sta dotando di un piano industriale in grado di intervenire.
  Noi dovremmo anche, per quelle sono le nostre competenze, comprendere quali sono state le cause, però è importante sapere se si sta provvedendo a contrastare quel depauperamento di impiantistica che ci preoccupa molto ed è molto importante anche quello che adesso ha ricordato l'assessore Ghera, cioè la disponibilità di risorse per una crescita della raccolta differenziata.
  Le ultime, come ricordato, erano quelle del cosiddetto Patto per Roma, ormai risalenti negli anni e grazie a quelle risorse si poté avviare – mi accingo a concludere presidente – l'introduzione di una raccolta differenziata spinta nella capitale, che fino a quel momento, parliamo del 2014-2015, non c'era mai stata. C'è stata una importante crescita, se è vero, infatti, che Roma oggi ha una percentuale, che poi si è fermata, ma che è comunque una percentuale non bassissima se guardiamo le capitali europee. Non vi è stata assolutamente una crescita – Pag. 13anche se qui parliamo di impianti diversi, parliamo di TMB – anzi c'è stato un depauperamento complessivo di impiantistica o quantomeno l'assenza di nuova impiantistica.
  Quindi il punto è se il commissario tiene informata la regione e cerca una collaborazione con la regione per degli sbocchi, non solo alla luce di quello che è accaduto da pochi giorni, che ovviamente comprendiamo prevedeva solo misure di emergenza, ma anche di quello che è avvenuto negli ultimi anni con un gravissimo depauperamento di patrimonio dell'azienda municipalizzata, che è al 100 per cento partecipata da Roma Capitale.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Per quanto riguarda l'emergenza c'è stata collaborazione, con il generale c'è un contatto costante, così come del Presidente Rocca con il sindaco Gualtieri, ma anche dei nostri uffici con gli uffici comunali. Noi siamo e saremo sempre disponibili a fornirla per trovare le soluzioni. Su Roma è chiaro che il problema principale rimane quello dell'impiantistica, sia per quel che riguarda il trattamento dei rifiuti che per quanto riguarda la chiusura del ciclo, tanto che, come si è detto, Roma porta i suoi rifiuti fuori del Lazio e anche fuori del territorio nazionale in diverse occasioni. Quindi, il problema continua ad esistere. La capitale, come ho detto, è autonoma, ha un suo piano rifiuti che di fatto diventa anche un piano industriale su dove realizzare gli impianti e su questo non c'è stata una condivisione anche perché è giusto che i comuni abbiano la loro responsabilità e individuino i luoghi per gli impianti nel proprio territorio, ovviamente in base alle loro esigenze.
  È chiaro che il ritardo degli ultimi anni fa sì che il problema esista e dove c'è un problema si possono sicuramente annidare Pag. 14anche il malaffare e infiltrazioni criminali, questo va detto. È chiaro che più le cose non funzionano, più ci sono difficoltà e ritardi e più ci possono essere cose che sfuggono anche alle amministrazioni. Su questo è fondamentale far sì che gli impianti esistano, ma esistano non solamente per la chiusura del ciclo, come magari è stato impostato in questi ultimi mesi, ma anche per il trattamento dei rifiuti, perché più si riduce il materiale da portare alla chiusura del ciclo e più si recupera. Peraltro questo è un messaggio che dobbiamo lanciare sempre: i materiali non sono inesauribili, gli idrocarburi, il legno, gli alberi, quindi bisogna recuperare e riciclare tutto quello che si può. Penso che questa debba essere una politica da portare avanti comunemente e in alcune scelte ci sembra che qualcosa possa essere migliorato.

  MICHELE FINA. Grazie presidente. La mia è una domanda con una premessa di metodo perché siamo all'avvio dei nostri lavori e abbiamo scelto, giustamente io credo, di affrontare subito questa problematica. Assessore, quest'ultima osservazione che faceva è molto giusta e ha un valore di carattere generale. Laddove ci sono problematiche di carattere gestionale o amministrativo, dovunque esse siano, si annidano illeciti e malaffare. Non per questo motivo, però, noi discutiamo, per esempio, delle politiche economiche del Mezzogiorno in Commissione antimafia. Ecco perché io dico, se ho capito bene assessore, al netto di tutte le osservazioni e le valutazioni sul ciclo dei rifiuti, sulle problematiche di Roma Capitale, sulle attività, sulla raccolta differenziata, molto altro si potrebbe dire e lei stesso potrebbe dire. Sono osservazioni che naturalmente ci interessano molto e che possono essere anche occasione di dibattito e di approfondimento nelle Commissioni parlamentari che si occupano di ambiente e di rifiuti.Pag. 15
  Sullo specifico di Malagrotta, se ho capito bene, e sullo «specifico dello specifico» dell'incendio, la cui natura è oggetto adesso di indagine e anche di osservazione da parte di questa Commissione, lei dice che la regione non ha nessuna competenza né diretta né indiretta. Se questo è quello che ha detto, che credo comprensibile e anche giusto, quello che ci ha spiegato sul commissariamento e che noi per la verità già sapevamo, ci consente di riflettere sul fatto che dobbiamo stare attenti, anche in questo ciclo di audizioni, ad essere molto concentrati sullo specifico della nostra indagine relativa a quello che è accaduto a Malagrotta e alle competenze di questa Commissione che vuole osservare gli illeciti all'interno del ciclo della gestione dei rifiuti o, in generale, gli illeciti ambientali.
  Se per la regione non c'è nessuna competenza né diretta né indiretta sullo specifico del problema che riguarda l'incendio a Malagrotta – la cui natura, ripeto, è sotto indagine – questo ci aiuta a riflettere bene su come noi perimetriamo questo nostro lavoro, non tanto come parlamentari che poi a loro volta fanno parte di Commissioni parlamentari competenti sul ciclo dei rifiuti, ma come parlamentari di una Commissione d'inchiesta sugli illeciti. Grazie.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Sì, è una cosa che ho fatto presente nell'intervento in vari passaggi. Convengo, se posso dirlo. D'altro canto la regione Lazio ha comunque dato tutta la disponibilità per trovare soluzioni. La competenza sicuramente ce l'ha con l'ARPA, con il rilievo del post incidente, quindi a tutela della sicurezza dei cittadini. La collaborazione è stata massima e credo che sia un fatto che è stato molto sentito nei giorni scorsi dalla popolazione romana in generale, ma in particolare da chi risiede in quel quadrante. L'ARPA ha messo a disposizione, Pag. 16tutte le iniziative, con tutti i rilievi, la regione si è attivata subito e fortunatamente la situazione in quei giorni è rimasta sotto controllo dal punto di vista dell'impatto dell'incidente.

  PRESIDENTE. Non vedo altre richieste. Aggiungo una domanda tecnica. Il piano regionale dei rifiuti, quello che va dal 2019 al 2025, a seguito di questi incendi che hanno visto venire meno un TMB nel 2022 e oggi dal 24 dicembre anche un altro, avrà quindi una sorta di aggiornamento oppure siccome c'è un commissario verrà demandato a lui il compito? È un chiarimento dal punto di vista tecnico.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Chiedo scusa se magari mi ripeto in qualche occasione. Il piano rifiuti ovviamente in quel caso è di Roma Capitale. Alla fine del Giubileo presuppongo che, se non verrà confermato questo stato delle cose, Roma rientrerà nel piano rifiuti regionale. Per quanto riguarda la regione al momento ha un piano regionale che prende atto di quello che fa Roma, cioè integra con il piano di Roma Capitale che è autonoma e che se lo approva da solo, per capirci, col suo consiglio comunale. Le restanti 4 province fanno parte del piano regionale. Noi avevamo già iniziato l'aggiornamento del piano in quanto i dati che erano stati inseriti nel piano precedente – quello di cui lei parlava – non sono più attuali. Ci sono dei siti dove era stato pensato di realizzare impianti di trattamento dei rifiuti che non sono più disponibili e gli standard, gli obiettivi di raccolta differenziata non sono stati conseguiti, quindi il Piano rifiuti andava inevitabilmente aggiornato. È chiaro che queste difficoltà troveranno maggiore risposta nel lavoro che dovrà essere fatto appunto a livello regionale.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Grazie. Senatrice Guidolin.

  BARBARA GUIDOLIN. Grazie presidente. Io vorrei fare una domanda veloce se è possibile e se l'assessore può rispondermi. Volevo sapere se esiste un impianto di videosorveglianza sia nello stabile che ha preso fuoco, ma anche in generale nella discarica di Malagrotta. Grazie.

  FABRIZIO GHERA, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. Questa è un'informazione che non abbiamo ma che possiamo reperire, chiedendola comunque al commissario, che penso verrà audito dalla Commissione. La regione non ha una competenza specifica sull'impianto in essere.

  PRESIDENTE. Benissimo. Non vedo più interventi, quindi ringrazio nuovamente l'assessore Ghera e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle ore 15.45, riprende alle ore 15.50.

Audizione del direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della Regione Lazio, Tommaso Aureli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Lazio, Tommaso Aureli, che ringrazio per la presenza. Il direttore generale Aureli è accompagnato dal dottor Marco Rizzuto, dirigente del servizio supporto tecnico e processi autorizzatori, e dall'ingegner Maila Strappini, direttore del servizio selezione provinciale di Roma. Entrambi i servizi afferiscono al Dipartimento pressione dell'ambiente dell'ARPA Lazio.Pag. 18
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento, avviato per decisione dell'Ufficio di Presidenza del 28 dicembre scorso, in relazione all'incendio dell'impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB) avvenuto il 24 dicembre all'interno dell'area di trattamento rifiuti di Malagrotta.
  Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata. La Commissione acquisisce informazioni sui soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del divario nella dotazione degli impianti. In particolare, sulla base della legge istitutiva, è compito specifico della Commissione indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento di rifiuti ovvero i siti abusivi di discarica.
  Cedo dunque la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno svolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

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  TOMMASO AURELI, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Lazio. Grazie presidente. Un saluto a tutti i membri della Commissione. Considerato l'argomento di oggi noi abbiamo portato tre contributi. Il primo riguarda le attività in emergenza ambientale svolte nell'immediatezza dell'incendio, quindi parleremo in realtà del monitoraggio della qualità dell'aria che abbiamo svolto. A seguire ci sarà l'intervento dei miei colleghi. Parleremo delle installazioni gestite dalla società Giovi presso l'area di Malagrotta e questo intervento sarà curato dall'ingegner Strappini. A seguire, avremo una breve sintesi sul trattamento e sulla destinazione finale dei rifiuti urbani raccolti da AMA S.p.A. nella città di Roma e, nello specifico, parleremo di flussi di rifiuti.
  Il 24 dicembre siamo stati allertati dai Vigili del fuoco del comando di Roma, intorno alle cinque e venti, dopodiché la nostra squadra di emergenza ambientale si è recata sul posto e dopo una rapida valutazione abbiamo posizionato due campionatori per la qualità dell'aria tesi alla ricerca dei micro inquinanti organici, come idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e diossine.
  Un campionatore è stato messo a nord a circa 500 metri dal TMB 1, oggetto dell'evento incendiario, il secondo impianto a cento metri in direzione sud. Le finalità di questa attività sono riassunte sinteticamente in questa slide, cioè, in primo luogo, fornire elementi utili alle autorità sanitarie – quindi aziende sanitarie locali e sindaci – per una valutazione dei pericoli connessi all'esposizione nelle fasi successive a un incendio, quindi una tutela per la esposizione diretta e per l'inalazione di queste sostanze e, in secondo luogo, fornire elementi utili in merito all'opportunità di attivazione di monitoraggi sulle matriciPag. 20 alimentari, ovvero andare a valutare se questi inquinanti potessero entrare nella catena alimentare.
  In ogni caso sin dal giorno dopo, quindi la domenica, siamo usciti con un bollettino non avendo ancora a disposizione i dati sui microinquinanti organici che richiedono 24 ore di campionamento, quindi dal 24 sera al 25 sera e poi un tempo di analisi. Già dal giorno dopo abbiamo fatto un'analisi avvalendoci dei dati delle centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell'aria. Siamo andati a vedere le polveri sottili – ricordo che l'incendio è scoppiato il 24 – quindi siamo andati a paragonare i dati del 24 con i dati del giorno prima e anche con quelli del giorno dopo. Come potete vedere per la qualità dell'aria i valori del PM10 non hanno subito variazioni, quindi non ci sono stati impatti dell'incendio su questo parametro, e comunque in nessuna delle centraline fisse è stato superato il limite dei 50 microgrammi al metro cubo, che è il limite giornaliero stabilito per questo parametro. I dati che andiamo a vedere in questa slide, tutti i dati delle diossine – TEQ sta per tossicità equivalente – il benzopirene e i PCB. C'è da fare una premessa, non è normato il limite per le diossine nell'aria ambiente, perché normalmente l'inalazione diretta è solamente una piccola percentuale dell'assunzione della diossina stessa che avviene con il cibo. In ogni caso, una pubblicazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che normalmente la tossicità equivalente delle diossine nell'ambiente urbano è circa 0,1 picogrammo/metro cubo, e valori superiori a 0,3 picogrammi indicano una fonte di emissione localizzata. Andiamo a vedere solamente la prima colonna per le diossine, sia per il campionatore uno che per il campionatore due non abbiamo una variazione sostanziale di questo parametro, forse perché l'incendio è durato poco – è stato spento in 18 ore, già dal giorno di Natale era stato Pag. 21spento – quindi è stata eliminata presto la fonte della produzione delle diossine.
  Possiamo andare alla slide successiva. Anche per quanto riguarda gli idrocarburi policiclici aromatici il benzopirene è l'unico che ha un valore limite normato e la norma ci dice che il valore, come media annua, è 1 nanogrammo/metro cubo. Nella seconda colonna, che è dedicata al benzopirene vedete che i valori, pur essendo valori giornalieri, si mantengono, se non nel primo giorno, al di sotto di questo limite di 1 nanogrammo/metro cubo. Analogo ragionamento per i PCB, anche qui non esiste, per lo stesso motivo citato per la diossina, un valore che fissa un limite nell'aria ambiente, ma sempre lo stesso dato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che ci sono valori oscillanti di 3 picogrammi/metro cubo in siti non industriali fino a 3 mila picogrammi/metro cubo nei siti industriali o nelle aree urbane. Anche qui non sembra che i PCB abbiano subito un aumento a causa dell'incendio.
  Nell'ultima slide abbiamo fatto un confronto con un incendio molto recente di un impianto di stoccaggio di rifiuti a Roma, quello della Ecologica 2000, che è durato cinque giorni, se non erro. Vedete che in quel caso i valori delle diossine, sin dal primo giorno, erano molto più elevati rispetto a Malagrotta 1. Quindi, quando l'incendio ha caratteristiche di generare delle diossine questo avviene ed è misurabile e valutabile. Ho terminato la mia parte, presidente, non so se ci sono domande ora o se le riservate alla fine.

  PRESIDENTE. In genere lasciamo illustrare e poi facciamo le domande al termine. Do dunque la parola all'ingegner Strappini per l'intervento successivo.

  MAILA STRAPPINI, direttore del Servizio Sezione provinciale di Roma del Dipartimento Pressioni sull'ambiente dell'ARPA Pag. 22Lazio. Buonasera a tutti. In queste mie slide ho voluto invece rappresentare lo stato autorizzativo degli impianti di trattamento rifiuti presenti presso l'area di Malagrotta, tra cui il TMB 1 interessato dall'ultimo incendio, e i flussi di rifiuti.
  In questa slide è rappresentata la localizzazione degli impianti rispetto anche all'area di discarica. Sono presenti due impianti di trattamento meccanico biologico denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2 e poi c'è anche un impianto di produzione, di trattamento del percolato della discarica di Malagrotta. Quest'area industriale si pone in un'area comunque già densa di altri impianti, oltre agli impianti della Giovi c'è anche, ad esempio, Raffineria di Roma o l'impianto di AMA.
  Entrambe le installazioni – nel gergo ci riferiamo al TMB 1 e TMB 2 ma si chiamerebbero TMB Malagrotta 1 e TMB Malagrotta 2 – sono autorizzate con il medesimo atto autorizzativo, che risale al 2013. Attualmente è in corso il riesame e sono due impianti diversi, cioè due impianti che hanno capacità di trattamento diverso ma che hanno la stessa struttura. Il TMB 1 è autorizzato a trattare 187 mila tonnellate all'anno di rifiuti urbani non pericolosi, per un limite massimo di trattamento giornaliero pari a 600 tonnellate. Il TMB 2, che invece è stato interessato da un evento incendiario l'anno passato, il 15 giugno 2022, è autorizzato a trattare 280 mila tonnellate all'anno per un limite massimo giornaliero di 900 tonnellate.
  I rifiuti autorizzati in ingresso sono quelli che provengono dalla raccolta dell'indifferenziato, rifiuti urbani non differenziati, il codice 20 03 01, e altri rifiuti con bassa matrice organica. Le operazioni che sono autorizzate sono sia di recupero che di smaltimento: la messa in riserva R 13, l'R4 riciclo recupero di metalli e di composti metallici, R3 per riciclo e recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi, Pag. 23mentre, per le operazioni di smaltimento, D15 come deposito preliminare e D8 come trattamento biologico.
  I due impianti hanno una capacità di ricezione di rifiuti in ingresso proporzionale alla superficie di accumulo che hanno, che avviene al coperto, per un volume di 4.500 metri cubi massimo istantaneo, autorizzato per il TMB 1, e 9 mila metri cubi massimo istantaneo, per il TMB 2.
  Il TMB 2 non è più in funzione dal 15 giugno 2022.
  Per contestualizzare ho riportato le planimetrie dei due impianti: in questa slide ho riportato quella del TMB 1, in cui sono anche raffigurati i luoghi dove vengono depositati all'interno dell'impianto i rifiuti; nella successiva ho invece rappresentato la planimetria del TMB 2 e del gassificatore, in particolare la parte dell'ex gassificatore che è stata autorizzata per lo stoccaggio del CDR e CSS.
  Semplicemente per capire che tipo di rifiuti producono questi due impianti TMB, ho rappresentato nelle prossime tre slide quello che succede al rifiuto solido urbano quando arriva all'impianto: subisce innanzitutto una prima valutazione da cui vengono eliminati i rifiuti ingombranti, perché questi sono comunque presenti nella raccolta indifferenziata – questi escono con codice 20.03.07; i sacchi poi vengono aperti, triturati, e viene effettuata una prima selezione da cui viene separata la frazione umida da quella secca; quella umida subisce un processo di stabilizzazione organica, la linea cosiddetta FOS, mentre quella secca va a un'altra linea che è la produzione del CDR o CSS, il combustibile da rifiuto o combustibile solido secondario.
  Nella linea FOS sulla frazione umida è effettuata una separazione elettromagnetica da cui fuoriescono rifiuti da materiali ferrosi con il codice 19.12.0, mentre il residuo viene biostabilizzato dapprima in un bacino, raffinato, ripassando poi Pag. 24in un altro bacino in cui subisce un trattamento aerobico. In uscita da questa fase c'è il rifiuto 19.05.03, la frazione organica stabilizzata, quella che chiamiamo FOS, e altri scarti di raffinazione.
  Nella linea di produzione di CDR e CSS, quella proveniente dalla frazione secca, quindi rifiuti plastici, tessili, gomma e altri metalli non ferrosi, viene fatta una separazione e classificazione di tipo airaulico con produzione anche di rifiuto di metalli non ferrosi, plastica e gomma, quindi 19.12.02 e 19.12.04 e il CDR e CSS, che esce con il codice 19.12.10, viene avviato tipicamente a valorizzazione energetica.
  Passando, invece, al flusso dei rifiuti, noi abbiamo preso a riferimento nelle prossime slide il modello di dichiarazione unica ambientale (MUD) 2023, quindi la gestione dei rifiuti dell'anno 2022. Ricordiamo che il TMB 1 aveva una capacità autorizzata di 187 mila tonnellate all'anno. Nel 2022 tra tutti quei codici in ingresso ha trattato solo il 20.03.01, quindi i rifiuti urbani indifferenziati, per quasi 162 mila tonnellate, quindi meno del massimo autorizzato. Ne sono uscite 140 mila tonnellate circa, principalmente è uscito FOS – quindi la parte organica stabilizzata – CDR e scarti da CDR.
  Negli anni stiamo chiedendo all'azienda, per ogni quadrimestre, non solo i MUD, ma anche i flussi di rifiuti. Nella slide vediamo, per il TMB 1, i rifiuti in ingresso e in uscita distinti mensilmente. Si può vedere che per il TMB 1 – questo è il dato che mi ha colpito di più – da giugno 2022 sono incrementati i rifiuti in ingresso e di conseguenza anche quelli in uscita. Come detto, nel giugno 2022 c'è stato l'incendio dell'altro TMB. In ogni caso per tutti i mesi, se si rifanno i conti del massimo consentito giornaliero per mese, sono al di sotto dei limiti anche di una divisione media mensile.Pag. 25
  Un'altra cosa che abbiamo ritenuto fosse interessante è il destino dei rifiuti prodotti dal TMB1. Sono riportati in percentuale quelli fuori regione, che sono la maggior parte, poi quelli nella provincia di Roma, poi in altre province del Lazio o anche all'estero. Vi lasceremo anche una memoria più dettagliata della presentazione.
  Abbiamo anche i dati dei flussi per il 2023, fino ad agosto, perché quelli dell'ultimo quadrimestre arriveranno a breve. Attualmente sono state trattate in ingresso 117 mila tonnellate circa di 20.03.01 e 101 mila ne sono uscite. Anche in questo caso si mantengono un po' le percentuali, quindi in massima parte è stato prodotto CDR, FOS e scarti da CDR. La presente slide invece mostra il dato mensile per il 2023.
  Abbiamo fatto lo stesso ragionamento per il TMB 2, ovviamente fino a giugno 2022, e quindi anche questo ve lo lasciamo in visione, principalmente il TMB 2 aveva prodotto CDR. Anche qui abbiamo fatto la distinzione, perché pensavamo fosse interessante, in base alla destinazione. La maggior parte va fuori regione come rifiuto TMB 2.
  L'ultimo impianto che è presente è l'impianto di trattamento del percolato, che ha una sua autorizzazione AIA e che può trattare le acque di prima pioggia raccolte dalle aree pavimentate all'interno dell'area di Malagrotta, sito industriale ovviamente, delle condense di processo – quelli che chiamiamo colaticci – e il percolato emunto dalla discarica, solo quello di Malagrotta. È un impianto di depurazione, ha una capacità di trattamento di 60 mila tonnellate all'anno, ha una depurazione di tipo chimico fisico biologico e poi anche un'osmosi inversa. Principalmente ha trattato nel 2022 rifiuti delle tre tipologie che abbiamo visto e la quantità maggiore è quella del percolato di discarica di Malagrotta, che è classificato con un codice 19.07.03, Pag. 26quindi 30 mila tonnellate a fronte delle 60 mila che avrebbe potuto trattare.
  L'ultima slide, invece, evidenzia la destinazione del percolato emunto dalla discarica di Malagrotta. Principalmente per l'87 per cento, quasi il 90 per cento, è andato in quell'impianto, per il restante è andato in altri impianti. L'impianto di trattamento produce uno scarico sul Rio Galeria, in più produce esso stesso un rifiuto, che è classificato da loro come 16.10.03, pericoloso, un concentrato acquoso contenente sostanze pericolose, che questo viene smaltito in questo unico impianto che si trova a Gricignano di Aversa, fuori dalla regione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, do la parola al dottor Rizzuto per la terza parte della relazione.

  MARCO RIZZUTO, Dirigente del Servizio supporto tecnico ai processi autorizzatori del Dipartimento Pressioni sull'ambiente dell'ARPA Lazio. Buonasera. In questa breve relazione daremo un'idea di come vengono movimentati i rifiuti urbani, in particolar modo quelli prodotti presso il comune di Roma, all'interno della regione Lazio.
  I nostri dati riguardano il periodo del 2022 perché sono basati sui dati ricavati dall'applicativo ORSO, l'Osservatorio rifiuti sovraregionale, che è lo strumento unico per la raccolta dei dati relativi ai rifiuti urbani e anche dai modelli di dichiarazione unica ambientale (MUD) 2022, presentati dagli operatori economici. Tuttavia, i dati parziali in nostro possesso relativi al 2023 ci dicono che gli andamenti del 2022 sono stati confermati, per cui le considerazioni che emergeranno nel corso della valutazione si possono ritenere attuali.
  Chiaramente la regione Lazio è dotata di una rete di impianti autorizzata al trattamento del rifiuto urbano non differenziato. Stiamo parlando in pratica del rifiuto residuale Pag. 27rispetto alla quota parte che viene selezionata alla fonte e avviata al circuito della raccolta differenziata. Questo rifiuto, prima di essere conferito in maniera definitiva, deve essere sottoposto a necessari trattamenti che sono finalizzati principalmente a separare i materiali secchi presenti nello stesso, che sono suscettibili di essere valorizzati da un punto di vista energetico, dalla restante parte che è costituita, per lo più, da materiali che non sono più riciclabili e che sono a forte componente organica, per cui, per garantire un conferimento in discarica in sicurezza, devono subire un trattamento biologico ed essere stabilizzati.
  Questa rete di impianti nel corso del tempo ha subito delle vicissitudini che ne hanno limitato significativamente la capacità di trattamento.
  Se noi partiamo dal dato del 2018 – che abbiamo ritenuto interessante perché era in un periodo precedente all'evento dell'incendio che colpì il TMB dell'AMA Salario – possiamo vedere che a quell'epoca gli impianti che sostenevano il trattamento del rifiuto urbano non differenziato, con particolare riferimento a quello prodotto da Roma, erano i quattro impianti TMB di Roma: i due gestiti da AMA, quello del Salario e quello di Rocca Cencia, e i due del sito di Malagrotta. Unitamente a questi abbiamo altri tre impianti presenti sul territorio regionale: il TMB di Viterbo, quello in provincia di Latina e la SAF di Colfelice. Questi impianti, per quello che ho detto prima, hanno lo scopo di trattare questo rifiuto indistinto per separare il rifiuto combustibile da destinare a termovalorizzazione dallo scarto da stabilizzare per destinarlo a discarica.
  Nel 2018 il quantitativo di rifiuto urbano non differenziato, quindi residuale rispetto a quello destinato alla raccolta differenziata, ammontava per il comune di Roma a oltre 968 mila Pag. 28tonnellate. Rispetto a questo quantitativo nel 2018 gli impianti del comune di Roma – i quattro che ho nominato prima – sono stati in grado di trattare il 76 per cento del totale. Un ulteriore 13,6 per cento è stato trattato dagli altri impianti regionali, per un complessivo 90,4 per cento.
  Questo dato ci dice che già nel 2018 la capacità di trattamento degli impianti del comune di Roma non garantiva il rispetto del principio di autosufficienza e prossimità che è stabilito dal testo unico ambientale. Infatti il decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 182-bis, stabilisce che i rifiuti non differenziati devono essere trattati all'interno dell'ATO di produzione. Il comune di Roma nel proprio ATO riusciva a trattarne il 76 per cento e si arrivava a trattare il 90 per cento all'interno del territorio regionale, che non era quindi in grado, con l'impiantistica regionale, di esaurire il trattamento della sola quota parte ascrivibile al comune di Roma.
  Rispetto al 2018 la situazione è andata anche peggiorando, traguardando gli impianti di Roma, perché sono subentrate una serie di vicissitudini. Come sapete è intervenuto l'incendio che ha messo fuori servizio l'impianto TMB di AMA Salaria, che non è più rientrato in funzione. Quello di Rocca Cencia ha subito delle traversie, per cui ha ridotto sensibilmente la propria capacità di trattamento. Poi, come ben sapete, c'è stato l'incendio sul TMB 2 l'anno scorso, che ne ha ridotto la capacità di funzionamento su tutto l'anno solare e l'incendio recente del TMB 1 di cui stiamo parlando. Anche gli altri impianti regionali non è che sono stati indenni da situazioni del genere. Per esempio l'impianto SAF di Colfelice ha avuto frequentissimi fermi impianto per manutenzioni straordinarie che ne hanno limitato la capacità di funzionamento.
  Tutto ciò ha fatto sì che nel corso del tempo la rete di impianti TMB, che era preposta alla gestione del rifiuto urbano Pag. 29non differenziato, sia stata lentamente integrata avvalendosi del supporto di altri impianti già esistenti che però svolgono attività di trattamento esclusivamente meccanico, sono i cosiddetti TM. Per cui è andato a finire che, per esempio nel 2022, gli impianti coinvolti nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani sul territorio laziale sono stati in totale undici, quelli che vediamo in questa slide. Non so se riuscite a notare la differenza cromatica tra i TMB e i TM che ci dicono il contributo di questa nuova tipologia di impianto. Questi impianti quindi hanno esteso la loro gestione anche al rifiuto urbano non differenziato, in particolare quello di Roma.
  In questa slide, vediamo il raffronto con la situazione del 2018: nel 2022 sappiamo che il rifiuto urbano da trattare era pari a 860.777 tonnellate. La capacità impiantistica del comune di Roma ha garantito il trattamento del 58,9 per cento del totale. Gli altri impianti regionali hanno fornito il supporto sul rifiuto di Roma per un'ulteriore 35 per cento, fino a garantire sul territorio laziale la copertura del trattamento del 94 per cento del totale del rifiuto di Roma prodotto. Cosa ci dicono questi dati, che la capacità di autosufficienza dell'impiantistica del comune di Roma è scesa ancora. Eravamo al 76 per cento e siamo scesi dal 58 per cento. Il contributo al trattamento dei rifiuti dell'ATO di Roma dato dagli altri impianti regionali è più che raddoppiato e ha garantito che quasi la totalità del rifiuto di Roma fosse mantenuto all'interno dei confini regionali, ma non per il cento per cento. Quindi il deficit impiantistico di Roma è aumentato.
  Questi dati del 2022 si sono mantenuti, se non peggiorati, nel 2023 e per il 2024 evidentemente l'eventuale non funzionamento del TMB 1 aggraverebbe questo stato di cose. Va pure detto che è in fase finale di collaudo l'esercizio dell'impianto TMB di Guidonia gestito dalla società Ambiente Guidonia, che Pag. 30è stato autorizzato ma non è ancora entrato in esercizio, che avrebbe una capacità di trattamento pari a circa 190 mila tonnellate annue. Per altro verso l'impianto TMB 1 che ha subìto un incendio ne tratta 160 mila all'anno, per renderci conto di quanto potrebbe incidere il suo fuori servizio.
  Queste informazioni ci hanno dato un'idea della capacità di trattamento iniziale di questo rifiuto urbano non differenziato, ma per comprendere la capacità di chiusura del trattamento dei rifiuti urbani, il ciclo di gestione, noi dobbiamo estendere la nostra attenzione anche alla gestione dei flussi di rifiuti prodotti da questi impianti.
  Come ho detto all'inizio questi impianti sono preposti a produrre il rifiuto combustibile e lo scarto stabilizzato da destinare a discarica, quindi loro stessi per loro natura non hanno la potenzialità di chiudere il ciclo dei rifiuti in quanto il ciclo dei rifiuti si chiude con il conferimento finale in termovalorizzazione e in discarica.
  Quindi, se osserviamo l'andamento dei flussi dei rifiuti prodotti da questi impianti possiamo dire che tutti questi impianti, che visti nel loro insieme hanno trattato oltre ai rifiuti di Roma e agli altri impianti anche i rifiuti urbani provenienti dagli altri ATO regionali, nonché ancora altri rifiuti urbani di utenza non domestica, che comunque devono essere devono passare per questi impianti, guardando le uscite nel loro insieme, nel 2022 questi impianti hanno prodotto un milione 236 mila e 603 tonnellate, che devono avere come sbocco principalmente la termovalorizzazione e la discarica.
  Sin da subito possiamo contestualizzare questo dato che ci dice che il 54,8 per cento del totale ha trovato come sbocco impianti regionali, mentre una fetta significativa, il 45 per cento, è stato allontanato fuori regione per carenza impiantistica. Questo dato ci dà proprio una evidenza plastica della Pag. 31carenza impiantistica regionale per la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti urbani.
  Se vogliamo focalizzare questo dato nelle sue componenti possiamo verificare in cosa consiste questo destino finale. Per la gran parte esso è stato rappresentato dalla valorizzazione energetica e questo è un dato valido, nel senso che ci dice che questi impianti di trattamento – gli impianti che abbiamo visto prima – hanno assolto alla loro funzione di separare quella frazione merceologica valorizzabile. Una buona quota parte inevitabilmente costituisce lo scarto da destinare a discarica e poi abbiamo una voce non residuale, su cui tornerò successivamente, che ci dice che vi sono anche altre forme di recupero. Se poi vogliamo vedere quanto di questo rifiuto è stato destinato in impianti regionali o fuori regione, in parte evidenziati da quei grafici a torta sotto, lo possiamo contestualizzare meglio nella slide successiva che è relativa alla termovalorizzazione.
  Detto che la quantità del rifiuto che è stato valorizzato è pari a 49,3 per cento, come potete vedere poco meno della metà è rimasto nel nostro territorio, cioè è stato destinato al termovalorizzatore di San Vittore, poco più della metà è stato valorizzato energeticamente fuori regione. Questo termovalorizzatore, forse saprete, è l'unico termovalorizzatore operante sul territorio regionale. Si compone di tre linee di incenerimento per una capacità di trattamento di poco inferiore alle 400 mila tonnellate. Come vedete la disponibilità di combustione dei rifiuti prodotti dagli impianti romani raggiunge le 600 mila tonnellate sommando i due dati, 295 mila e 314 mila. Questo significa che al di là della capacità di produrre rifiuti combustibili, la capacità di trattamento delle linee del termovalorizzatore in funzione è un limite invalicabile rispetto alla potenzialità di valorizzazione all'interno del territorio regionale allo stato attuale.Pag. 32
  Vediamo adesso la slide successiva che ci racconta invece del destino a discarica dello scarto stabilizzato, che era l'ulteriore quota parte del rifiuto prodotto degli impianti che abbiamo visto all'inizio. Il quantitativo complessivo rappresenta il 37,6 per cento del totale e nel 2022 è stato mantenuto per la gran parte presso le discariche regionali. Le discariche allora funzionanti erano: la discarica di rifiuti urbani di Viterbo, l'Ecologia Viterbo; un'altra discarica, sempre della provincia di Viterbo, Eco Santagata, che però in realtà è preordinata a smaltire rifiuti inerti ma che destina una quota parte dei suoi abbancamenti anche a rifiuto urbano; la Ecoambiente, che rappresenta la discarica di Albano. Come potete vedere dal grafico a torta, la gran parte del rifiuto l'ha accettato la discarica di Viterbo, l'Ecologia Viterbo.
  La possibilità di mantenere all'interno del nostro territorio lo scarto da destinare a discarica, effettivamente è dimostrato da questi dati perché i tre quarti sono rimasti nella regione Lazio, ma a prezzo di aver quasi completamente esaurito le disponibilità di abbancamento esistenti. Dai dati che abbiamo noi, un fatto certo è che la discarica di Albano ha cessato di funzionare a gennaio del 2023 e quindi sul 2023 quel dato del 76 per cento si abbasserà di molto, perché l'unica discarica effettivamente funzionante per il rifiuto urbano è stata la discarica di Viterbo. La stessa discarica, però, ha una capacità di funzionamento tale per cui a questi ritmi potrà lavorare per qualche mese nel 2024 e poi avrà esaurito le sue volumetrie. Va comunque detto che è stata presentata dalla società un'istanza per la realizzazione di un nuovo invaso che, laddove autorizzato, garantirebbe più di un milione e 100 mila tonnellate di ulteriori di disponibilità di abbancamento. Comunque, tendenzialmente c'è un grosso problema di sbocchi nelle discariche nel Lazio.Pag. 33
  L'ultima slide che vi volevo mostrare la considero interessante e rimanda a quell'ultima quota parte di rifiuto, il 12,5 per cento, che non viene né valorizzato per combustione né mandato a discarica. Come mai si forma anche questo? Dipende dal fatto che, come avevo detto, sono stati introdotti nel circuito del trattamento dei rifiuti urbani anche gli impianti TM. Vi avevo detto che il rifiuto deve essere pretrattato e anche stabilizzato per andare in discarica, ma questi impianti TM non detengono la linea di trattamento biologico, si limitano a fare la selezione meccanica.
  Come conseguenza, al netto della produzione di CDR che possono garantire efficacemente, lo scarto umido prodotto deve necessariamente transitare presso un ulteriore impianto per completare il ciclo di pretrattamento e per consentire poi il conferimento in sicurezza in discarica. Questo dato non è indifferente perché, avete visto, gli impianti TM hanno contribuito in maniera significativa alla gestione e quindi abbiamo 154 mila tonnellate di rifiuti che vanno ancora processate prima di poter essere conferite in discarica.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIETRO LOREFICE. Grazie presidente. Grazie ai rappresentanti di ARPA Lazio.
  Vi ho seguito tramite collegamento, non so se avete detto ciò che sto per chiedere, eventualmente mi scuso. Ritengo sia utile che la Commissione acquisisca le attività ispettive fatte prima dell'ultimo evento. Intanto vorrei sapere quali e quante visite ispettive avete fatto, se ce ne sono state recentemente e sarebbe opportuno acquisire le relative relazioni.
  Per quanto riguarda le competenze, abbiamo sentito, prima di voi, l'assessore regionale che ha messo in evidenza che Pag. 34essendoci la gestione commissariale, non c'è più la competenza regionale. Da quelle che sono le mie conoscenze diciamo che non è proprio così, in quanto in capo alla regione, per il vostro tramite, rimane sempre la possibilità di mandare dei controlli ispettivi. A mio avviso, sempre che non mi sbagli, la regione mantiene il controllo tramite il suo organo tecnico che è l'ARPA. Pertanto vorrei sapere se la regione Lazio nell'ultimo periodo ha chiesto a voi, anche in relazione ai precedenti incendi o comunque alle precedenti difficoltà che hanno avuto gli impianti, anche di competenza di Roma capitale al netto di quello che sono le peculiarità della gestione commissariale, di fare delle verifiche puntuali su tutti gli impianti. Per ora presidente mi fermo.

  PRESIDENTE. Grazie senatore Lorefice. La parola al senatore Manfredi Potenti che è in collegamento.

  MANFREDI POTENTI. Ringrazio gli auditi e in particolare il dottor Rizzuto che ha esposto un quadro particolarmente preoccupante della situazione oggetto della nostra attività conoscitiva e di indagine che, dal mio punto di vista, è in equilibrio precario, incrociando le dita.
  Vorrei chiedere ai rappresentanti di ARPA, e in particolare al dottor Rizzuto, quale grado di sicurezza attribuireste a questi impianti TMB e TM in rapporto sia alle attività conoscitive e ispettive che avete compiuto – come chiedeva il collega Lorefice – sia all'accadimento in concreto.
  Complessivamente che giudizio potreste esprimere rispetto all'utilizzo di questa impiantistica? Impiantistica fra virgolette, visto che il prodotto finale è comunque materiale che deve essere allocato da qualche altra parte e per lo più viene allocato addirittura fuori regione. All'esito di questo, volevo capire quale sarà il destino del materiale che ha preso fuoco all'interno di Pag. 35questo impianto, cioè l'attività di bonifica dell'impianto incendiato, e dove sarà allocato il materiale incenerito.

  LUIGI SPAGNOLLI. Grazie a tutti gli intervenuti perché sicuramente è stato un momento di chiarimento importante. Si è parlato di quantità considerevoli di rifiuti che vengono trattati a livello locale e altri che vengono mandati fuori regione. Vorrei sapere dove vengono mandati, a grandi linee, non voglio sapere il sito esatto, ma ad esempio se in Italia o all'estero. E nel caso in cui siano stati mandati in parte in Italia e in parte all'estero, se in Italia le richieste delle caratteristiche del materiale da mandare allo smaltimento definitivo – quindi incenerimento e poi discarica – sono differenti rispetto a quelle che vengono richieste all'estero.

  ADRIANO PAROLI. Secondo l'ARPA al di là delle inchieste giudiziarie che chiaramente faranno il loro corso, vorrei sapere cosa ne pensate di tutti questi incendi degli impianti TMB. Avete una vostra ipotesi – pur non ufficiale – della motivazione? Mi sembrano un po' troppi, inoltre i principi di incendio sono una cosa, l'incendio che arriva fino in fondo e brucia un impianto e crea i problemi che ha creato sono un'altra cosa. Non so se c'è una posizione, anche non ufficiale, che ci aiuterebbe a capire.
  Dal 2108 al 2022 emerge questa incapacità da parte della regione Lazio, e soprattutto di Roma Capitale, di avere un'autonomia, un'autosufficienza e una prossimità. Pensando anche all'ambito regionale, quindi ben venga il 94 per cento regionale di trattamento, però non ho capito le 800 mila tonnellate che vengono trattate e non smaltite quante diventano come quantità dopo il trattamento, che producono poi il 14 per cento che viene smaltito all'interno della regione e tutto il resto che se ne va in altre regioni, all'estero, eccetera, come è stato mostrato. Un Pag. 36conto è se ne rimangono 50-100 mila e allora questo trattamento ha un suo significato. Se, invece, ne rimanessero la metà, io credo che ci sarebbe da fare una riflessione sull'efficacia di questi trattamenti che producono comunque sempre spostamenti di materie, rifiuto o meno, da una parte all'altra, all'estero, in Lombardia... vorrei capire se avete i dati di cosa produce questo trattamento e, quantitativamente, questo 86 per cento che se ne va fuori a quanto corrisponde come tonnellate.

  SIMONA PETRUCCI. Io avrei un po' di domande se mi è permesso, altrimenti le manderò per iscritto.

  PRESIDENTE. Iniziamo e dopo gli auditi valuteranno se sono in grado di rispondere oggi o se c'è necessità di rispondere in un secondo momento.

  SIMONA PETRUCCI. La prima era appunto la valutazione di questi impianti TMB. Io vengo da Grosseto e l'anno scorso in questo periodo è andato a fuoco anche l'impianto di TMB delle Strillaie, in provincia di Grosseto. Lo stesso film, chiamiamolo così. Quindi c'è da puntualizzare secondo me qual è la procedura, qual è la linea di trattamento all'interno di questi impianti, per capire se effettivamente ci sono delle criticità, sempre a monte, prima del trattamento. Quindi mettere un focus sulla tipologia di impianti secondo me è importantissimo.
  Sulla parte tecnica, ho visto dalle slide che avete proiettato, che è stata fatta la valutazione delle PM10, nei tre giorni, quindi prima, durante e subito dopo l'incendio. Sono comunque valori nella norma? Sono valori che rispetto ad altre aree o dalle sorgenti, quindi da quelli che sono i recettori limitrofi, sono ammissibili? Sono valori che non destano preoccupazione? A prescindere, quindi al di là dell'incendio.
  Avete messo a paragone due incendi, quello sulla Ecologica 2000. Questo tipo di impianto è completamente diverso, tratta Pag. 37però sempre rifiuto? Quindi non più un rifiuto urbano indifferenziato ma un'altra tipologia di rifiuto dove sicuramente c'erano altri tipi di inquinanti. È fattibile metterli a paragone? Per noi può essere effettivamente una fonte di raffronto? Stessa tipologia, eventualmente stesse condizioni climatiche, lo stesso evento... è da capire per noi per fare una successiva valutazione. Vorrei sapere quando c'è stato questo incendio e se all'epoca si era attivata anche su questo la Commissione d'inchiesta.
  Un'altra cosa che volevo chiedere era la differenza tra i rifiuti in ingresso e in uscita. In genere c'è un bilancio, quindi tanti ne entrano, poi subiscono un trattamento, una riduzione volumetrica e di peso, però si parla di un 12-13 per cento in meno di rifiuti che escono. Questi sono effettivamente dovuti al calo dei rifiuti, si sono persi nell'incendio o sono rifiuti che in realtà continuano a essere lì perché ancora non sono usciti e quindi fanno parte del bilancio dell'anno successivo? Però poi ho visto che nel bilancio successivo continuavano a diminuire, cioè i rifiuti in uscita erano sempre inferiori rispetto a quelli in entrata, quindi si sommano a quelli del bilancio precedente.
  Un'altra cosa che volevo capire, quando si parla di rifiuti trattati nel comune di Roma e in «regione». Si tratta di regione o fuori regione? Penso tutte in regione, perché altrimenti si dovrebbe andare in deroga per il trattamento.
  Inoltre, i rifiuti trattati che escono – alcuni miei colleghi l'hanno già evidenziato – dove vanno per essere valorizzati? Regione, nuovamente fuori regione o fuori dall'Italia? Questo lo dico anche perché, sempre per esperienza la carenza degli impianti è un po' in tutta Italia.
  Concludendo. Per quanto riguarda la fine del ciclo dei rifiuti, perché tutti parliamo di questo ciclo che vogliamo chiudere, ma in realtà c'è un problema impiantistico. Da quello che abbiamo visto, a livello regionale siamo scesi da 968 mila tonnellate di Pag. 38rifiuti prodotti all'anno a 860 mila. Su questo c'è da fare un plauso o sono diminuite le nascite davvero e quindi si producono meno rifiuti... perché abbiamo 100 mila tonnellate in meno, in quattro anni sono tantissime, è una percentuale elevatissima di diminuzione del flusso dei rifiuti. Vorrei capire se in questi anni è stato fatto un censimento e se si riesce a risalire al motivo di questa riduzione. Potrebbe esserci un aumento di raccolta differenziata, ma prima è stato evidenziato il fatto che in realtà all'interno della regione Lazio siamo andati a diminuire la raccolta differenziata e non ad aumentarla. Perciò a logica mi dovevo trovare questo dato aumentato e non diminuito.

  PRESIDENTE. Io ho preparato qualche domanda un po' più tecnica che dopo vi farò comunque avere. Sul vostro sito risulta pubblicato un approfondimento su alcune aree sensibili, riferite ai monitoraggi e ai controlli nell'area della Valle Galeria aggiornato al 2023. La relazione descrive compiutamente l'area di Valle Galeria ove oltre alla discarica di Malagrotta sono presenti un polo petrolchimico, un gassificatore, un inceneritore per rifiuti speciali ospedalieri, due impianti di trattamento rifiuti per la produzione di CDR, depositi di gas liquefatto e depositi di oli minerali eccetera. Con riferimento ai procedimenti ancora aperti (ex raffineria Roma S.p.A., Oleodotto Pantano, eccetera) vorrei sapere se ci sono degli aggiornamenti.
  Vorrei sapere anche che tipo di accertamento era stato fatto sui TMB.
  Con riferimento alle risorse idriche superficiali nella relazione si legge che «l'area è attraversata dal Rio Galeria, uno dei fossi principali nella periferia romana, che sfocia nel Tevere dopo un percorso complessivo di quasi 40 chilometri. Rio Galeria viene monitorato in due tratti in corrispondenza delle stazioni F4, punto 18, fosso Galeria due, situato immediatamentePag. 39 a valle della discarica di Malagrotta, F4 79, fosso Galeria uno, situato a monte dell'area della Valle Galeria. Dalla tabella successiva si deduce che per il 2021, ultimo anno disponibile, lo stato ecologico non è stato rilevato, mentre vi è un peggioramento dello stato chimico che passa da buono o non buono per il fosso Galeria due». Quali possono essere le cause di questo peggioramento?
  Con riferimento alla tematica delle molestie olfattive, si legge che «ARPA Lazio ha avviato una serie di attività finalizzate a sperimentare la definizione di un protocollo di misure innovativo che, mediante l'utilizzo di analizzatori in continuo di inquinanti gassosi, provi ad evidenziare la presenza di fenomeni di inquinamento odorigeno», eccetera. A che punto sono le attività di studio riferite al fenomeno dell'inquinamento odorigeno? Il monitoraggio del fenomeno odorigeno di Valle Galeria è iniziato o meno? Sono quattro quesiti che vi farò avere, potete anche rispondermi con calma.
  Do la parola all'onorevole Simiani, che è in collegamento.

  MARCO SIMIANI. Io volevo fare una domanda. Volevo chiedere, visto che, come sappiamo, entrerà in funzione fra circa tre anni il termovalorizzatore a Roma, nel momento in cui nascerà questa importante infrastruttura, quante tonnellate in meno verranno gestite da questi due TMB?

  TOMMASO AURELI, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della Regione Lazio. Mi perdoni, quello che è stato incendiato nel giugno 2022 non è più in funzione. Sul TMB 1, oggetto di un recente incendio, non le so dire se verrà rimesso in funzione.
  In ogni caso rispetto alla domanda, ovviamente quando entrerà in funzione – se entrerà in funzione – il nuovo termovalorizzatore di Roma, chiamiamolo così, è evidente che Pag. 40potrebbe essere utilizzato per incenerire il tal quale, cioè l'indifferenziato raccolto su strada, ma questa scelta andrebbe un po' contro i principi che ci siamo dati, per cui il rifiuto dovrebbe prima essere oggetto di una valorizzazione, di un recupero di materia e di un recupero di energia. Quindi, se la domanda è quanti rifiuti già generati per la valorizzazione energetica non andranno più fuori regione rispetto a una buona parte che ci va tuttora, ovviamente saranno meno. Questo dipenderà da quanto grande sarà questo nuovo impianto e da quanto sarà capace di incenerire rifiuti.

  MARCO SIMIANI. Ho fatto la domanda proprio apposta perché lei ha detto che i due impianti avevano autorizzazione con dei precisi numeri. Era questo il senso. Di fatto, nel momento in cui nascerà questa nuova infrastruttura, questi due impianti non avranno la stessa potenzialità che hanno oggi, se dovessero essere ripristinati. Era questa la domanda, ma ha risposto tranquillamente. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per le prime risposte, nel caso abbiate necessità di ulteriori approfondimenti ce lo comunicherete.

  TOMMASO AURELI, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della Regione Lazio. Sicuramente avremo bisogno di approfondimento per alcuni aspetti che ci sono stati segnalati. Rispondo su altri aspetti che possono avere una risposta immediata.
  La prima osservazione sulle competenze che faceva il senatore Lorefice. La competenza sull'attività ispettiva non è cambiata. ARPA Lazio continua ad essere l'organo tecnico della regione Lazio che svolge, tra le altre cose, anche funzioni ispettive su questi impianti. Ciò che è cambiato con il CommissarioPag. 41 sono alcuni aspetti legati all'autorizzazione degli impianti. Ci sono alcune autorizzazioni integrate ambientali – tutti questi impianti hanno un'autorizzazione integrata ambientale – per cui alcuni di questi impianti sono in riesame o in fase di autorizzazione, se sono impianti nuovi, a cura della gestione del Commissario. Le attività ispettive, invece, sono e rimangono di competenza di ARPA Lazio.
  Con un'altra domanda si chiedeva se sono comparabili i micro inquinanti organici che siamo andati a monitorare in questo incendio rispetto agli altri. Sì, perché quando sostanzialmente si brucia carta e plastica, gli inquinanti che si producono sono questi, quindi rimane valido il monitoraggio di questi parametri. Oltre a Natale siamo intervenuti anche a fine anno per un incendio nel quartiere nell'area del quadrante sud di Roma, a Mezzocammino. Anche lì c'era un deposito di rifiuti seminterrato, anzi sotterraneo, il monitoraggio è tuttora in corso e i parametri che vanno a essere misurati sono sempre gli stessi.
  Vorrei rispondere, ma faccio rispondere al collega, rispetto ai rifiuti prodotti dal comune di Roma. 860 mila tonnellate è il dato dei rifiuti indifferenziati, quindi è la quota dell'indifferenziato che è prodotto dal comune di Roma. Quando siamo andati sulle uscite, siccome noi abbiamo preso i dati MUD, cioè i dati del modello unico di dichiarazione, abbiamo dovuto prendere il dato della regione Lazio. Ovvero, tutti i rifiuti accettati e quindi in entrata nell'impiantistica regionale. Poi abbiamo fatto un'analisi dei rifiuti usciti dall'impiantistica regionale che però non chiudono il ciclo dei rifiuti. Non so quanto siamo stati in grado di rappresentare che un conto è la capacità di andare a trattare un rifiuto che è prodotto come indifferenziato e va trattato, però bisogna chiudere il ciclo, quindi i TMB e i TM non fanno altro che accettare i rifiuti e pre Pag. 42trattarli, quindi possiamo dire che è un pretrattamento. Si generano poi dei rifiuti che però devono chiudere il ciclo o in valorizzazione, come abbiamo visto, o in discarica. Con riferimento alla valorizzazione, sottolineo che solo la metà di quelli che produciamo riusciamo effettivamente ad incenerirli nell'unico termovalorizzatore che abbiamo. Di quelli che andiamo a destinare in discarica, una quota significativa rimane nella regione Lazio, al prezzo però di aver quasi esaurito – se non esaurito – le volumetrie delle discariche. Infine, per quanto riguarda gli aspetti dei controlli ispettivi negli impianti di TMB 1, TMB 2 e percolato ci riserviamo di farle avere tutte le relazioni che abbiamo prodotto di questi controlli.

  MARCO RIZZUTO, Dirigente del Servizio supporto tecnico ai processi autorizzatori del Dipartimento Pressioni sull'ambiente dell'ARPA Lazio. Sì, quello che ho cercato di rappresentare prima è un aspetto duplice. Questo rifiuto indifferenziato, abbiamo detto, è quello che deve essere trattato presso questi impianti TMB e TM, però abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul rifiuto prodotto a Roma e quello che abbiamo visto è che il 94 per cento è stato trattato presso l'impiantistica regionale. Questo dato però ci dice, per differenza, che una quota parte del rifiuto indifferenziato necessariamente è stato avviato fuori regione, questo è il codice 20.03.01. Questa attività è legittima solo previo accordo extra regionale con i presidenti delle regioni, non è una cosa banale. Per la gran parte, quando è stato fatto, è stato mandato in altri impianti italiani, però non abbiamo potuto seguire il flusso di questi spostamenti perché è un po' complicato e soggiace alle logiche di questi accordi che riguardano appunto i presidenti delle regioni e non abbiamo nel dettaglio questo dato.
  Altra cosa invece è parlare dei rifiuti prodotti da questi impianti, che a questo punto hanno cambiato codice CER e che Pag. 43quindi possono essere movimentati tra regioni in maniera privatistica, perché sono considerati rifiuti speciali. Nelle slide che abbiamo lasciato a disposizione questi dati sono riportati anche in termini quantitativi e quindi abbiamo riportato effettivamente le tonnellate di rifiuti poi avviati a valorizzazione.
  Questi dati sono coerenti con la quantità dei rifiuti accettati in ingresso perché – come stava dicendo anche il Direttore poco fa – noi dobbiamo immaginare che questo rifiuto contiene al suo interno una componente valorizzabile e uno scarto da destinare a discarica, non c'è materiale da recuperare ancora, a parte i metalli che sono una piccola quantità. Quindi, poiché il processo di trattamento genera delle perdite di processo, perché si ha una degradazione dell'umido, al netto di queste perdite di processo, tanto mi è entrato e tanto mi esce trasformato in un rifiuto combustibile e in uno scarto da destinare a discarica. Quindi i quantitativi sono reali e sono coerenti con i rifiuti accettati. Per la termovalorizzazione io ho qui il dato, nella slide era scritto in piccolo, 314 mila tonnellate sono mandate in impianti fuori regione. Dai MUD vediamo che per la gran parte sono sempre impianti regionali posti nel nord Italia, principalmente sono complessi di incenerimento in Emilia-Romagna e Lombardia. Invece, per quanto riguarda il conferimento a discarica, ho notato che sono stati trasferiti i rifiuti anche in Puglia, nella discarica di Taranto, quindi si sono privilegiati anche impianti di discarica nel sud Italia. La destinazione principale, quasi globale, è verso impianti italiani. Va detto pure che sono stati destinati a impianti di valorizzazione all'estero in maniera particolare quelli esitanti proprio dai TMB di Malagrotta. Lì abbiamo notato che hanno siti di destinazione in impianti di valorizzazione all'estero. Questi dati non sono stati riportati nello specifico, ma sono in nostro possesso, perché sono ricavabili dai dati MUD.Pag. 44
  Sulle caratteristiche di questi impianti, posso parlare io perché curo gli aspetti autorizzativi. Sono impianti un po' vetusti perché sono stati messi in esercizio nei primi anni del 2000 e quindi tendenzialmente sono stati tutti oggetto di un riesame di autorizzazione che dovrebbe allinearne il funzionamento alle migliori tecnologie disponibili. Noi come Agenzia seguiamo questi procedimenti di autorizzazione. Sono stati svolti questi procedimenti nel corso degli ultimi due anni e la regione Lazio, fino a quando deteneva il procedimento autorizzativo prima del passaggio di consegne alla struttura commissariale, ha rilasciato nuove autorizzazioni che prevedono alcuni adeguamenti per far sì che questi impianti si adeguino alle migliori tecnologie disponibili.

  PRESIDENTE. Non so se ci sono altre domande. Prego, senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Come avevo detto mi riservavo di intervenire di nuovo. La prima parte della mia domanda era in parte retorica. Lei ha confermato che le competenze, come avevo già lasciato intendere nella domanda, non sono mutate, così rimane traccia anche nella relazione alla Commissione. Vi chiedo: la FOS viene totalmente smaltita o avviata a ulteriore valorizzazione? Per quanto riguarda le centraline della qualità dell'aria – io ero fuori e non ho visto cosa avete proiettato – nel giorno dell'incendio e in quelli successivi quel era il posizionamento delle centraline, la direzione del vento e se, in base al modello matematico che sicuramente utilizzate, avete fatto o programmato successivamente nei punti di potenziale ricaduta, dei campionamenti. Perché è chiaro se le centraline non sono nella direzione del vento è normale che non rilevino nulla. Dunque, nello specifico vorrei sapere dove sono posizionate le centraline e se, successivamente, in particolare nei punti di Pag. 45ricaduta per diossina, furani, inquinanti organici in generale, avete effettuato delle caratterizzazioni, campionamenti e se ci sono già i risultati.
  Infine, ho visto che per il dato relativo al quantitativo di rifiuto avete utilizzato i MUD dal 2018, il confronto perciò è fino al 2022, raffrontato in base all'ultimo Rapporto rifiuti dato da ISPRA e Utilitalia di recente pubblicazione o a quello antecedente?

  TOMMASO AURELI, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Lazio. Sulla base dell'ultimo MUD che è disponibile che è il dato del 2022. Sono due analisi differenti. I dati del 2018 ci sono serviti perché volevamo dare una panoramica di che cosa è cambiato in questi ultimi anni, a partire da tutti gli eventi che hanno via via ridotto la capacità di trattamento degli impianti. Il primo incendio era di Ama Salario a dicembre 2018, quindi siamo partiti da quello, ma l'abbiamo messo a confronto con l'ultimo MUD che è disponibile per i dati 2022. Quindi MUD 2018 e MUD 2022.

  PIETRO LOREFICE. Un'ultima cosa, per gli impatti olfattivi odorigeni quale tipologia di apparecchiatura è utilizzata? Questa domanda l'aveva già fatta anche il presidente. Nello specifico, vorrei sapere se è una campagna sperimentale, e qual è la tipologia, se ci sono dei rilevatori in continuo o se ci sono dei campionatori.

  TOMMASO AURELI, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Lazio. Cerco di rispondere nell'ordine con cui ha posto le questioni. Abbiamo messo due campionatori, a monte e a valle, rispetto alla direzione del vento. C'erano condizioni climatiche con un vento debole. Sono stati posti due campionatori per il monitoraggio Pag. 46degli inquinanti a 100 metri e a 500 metri a sud e nord rispetto all'incendio, al TMB 1.
  Per quanto riguarda le ricadute al suolo, siccome si tratta di ricadute al suolo che vanno viste rispetto alle matrici alimentari, l'obiettivo è andare a verificare che queste ricadute non siano entrate nella catena alimentare. Tuttavia, questa è una competenza che non detiene ARPA. Normalmente questi dati vengono messi a disposizione delle ASL e l'Istituto zooprofilattico è competente per eseguire questo tipo di misure. Aggiungo un'ultima cosa. Rispetto all'incendio del 2022, dove siamo arrivati fino al punto dei campionamenti sulle matrici alimentari, questi non hanno rilevato grossi risultati e in questa occasione i dati di questi inquinanti nell'aria ambiente sono stati ancora più bassi rispetto a quelli monitorati nel 2022 nell'incendio del TMB 2.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi ringrazio il direttore generale Aureli e gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione. Grazie

  La seduta, sospesa alle ore 17.05, riprende alle ore 17.20.

Audizione di rappresentanti del Comitato «Valle Galeria Libera», nell'ambito dell'approfondimento avviato in relazione ai fatti che hanno interessato l'area di trattamento dei rifiuti presso il sito di Malagrotta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del comitato «Valle Galeria Libera». In rappresentanza del comitato sono presenti i consiglieri Emanuela D'Antoni, Claudio Fetoni e Monica Polidori, che ringrazio per la presenza.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterranno opportuno,Pag. 47 consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che in tal caso, per la parte di seduta sottoposta al regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito di approfondimento avviato per decisione dell'Ufficio di Presidenza del 28 dicembre scorso in relazione all'incendio dell'impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB), avvenuto il 24 dicembre all'interno dell'area del trattamento dei rifiuti del sito di Malagrotta.
  Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata.
  La Commissione acquisisce informazioni sui soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del divario nella dotazione di impianti. In particolare, sulla base della legge istitutiva, è compito specifico della Commissione indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito trattamento e smaltimento dei rifiuti ovvero i siti abusivi discarica.
  Cedo dunque la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della loro relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  CLAUDIO FETONI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». Buonasera, presidente. Sono Claudio Fetoni, Pag. 48consigliere del comitato «Valle Galeria Libera», a nome del quale ringrazio lei e tutta la Commissione per averci dato l'opportunità di essere auditi. Oggi vorremmo portare alla vostra attenzione quanto accaduto negli impianti di trattamento dei rifiuti di Malagrotta e altre criticità delle zone limitrofe, quindi della Valle Galeria.
  Il 15 giugno del 2022, quando gli impianti erano già sotto il controllo della procura, il TMB2 e l'edificio del gassificatore, dove era stipata una quantità enorme di CSS prodotta dai TMB, sono stati gravemente danneggiati da un incendio di enormi dimensioni. Non era la prima volta: un altro incendio, anche se di dimensioni ridotte, ci fu anche nel maggio del 2017. In quell'occasione, a causa del diffondersi del fumo – polveri sottili, diossina e chissà cos'altro – il sindaco ha emesso un'ordinanza che ha costretto la popolazione della Valle Galeria a rimanere chiusa in casa per diversi giorni, finché l'ARPA non ha dichiarato che non ci fosse più pericolo per la diossina e altri elementi inquinanti.
  Gli operatori al lavoro nell'area del TMB tentarono di domare le fiamme senza successo, mancando di avvisare subito i vigili del fuoco: la prima chiamata a questi ultimi fu fatta da un cittadino (presumiamo un passante). Ci chiediamo se il sito fosse provvisto di un'adeguata procedura di sicurezza per fronteggiare episodi di quel genere, più che prevedibili vista la classificazione della zona, ritenuta zona ad alto rischio ambientale e ad effetto domino; se il vento avesse tirato verso nord sarebbe stato coinvolto anche il sito di stoccaggio di gas metano situato a pochi metri.
  Rimaniamo allibiti nel pensare che impianti che gestiscono quasi tutta l'immondizia di Roma non siano controllati da un sistema di videosorveglianza, collegato direttamente con i vigili Pag. 49del fuoco, i quali, se intervenuti per tempo, avrebbero potuto limitare l'enorme catastrofe ambientale.
  Ci chiediamo come ciò sia ammissibile a fronte degli eventi incendiari dei TMB Salario (ricordo, l'11 dicembre del 2018, e di Rocca Cencia, altrettanto, ricordo, il 29 marzo del 2019), ci chiediamo altresì come mai, dopo ben 18 mesi di indagini su quanto sopra, non si abbia ancora notizia di come siano andate le cose e come mai i nostri legali non possano ancora prendere visione dei risultati dell'inchiesta, perché sono secretati: quali sono le cause dell'incendio e di chi sono le responsabilità? Queste nostre perplessità sono diventate preoccupazioni molto serie quando, il 24 dicembre del 2023, è stato coinvolto anche il TMB1 di Malagrotta da un nuovo incendio. Come mai, nonostante il precedente, nulla si è fatto per impedire il ripetersi di tale fatto? Anche in questo caso la Valle Galeria, tutta, è stata avvolta da un intenso fumo nero e acre che ci ha costretti a rimanere nuovamente chiusi in casa in attesa degli esiti, come da ordinanza. A seguito dei due incendi, oltre a temere per la salute dei cittadini, ci sono stati notevoli danni economici per le numerose aziende di allevamenti e di prodotti alimentari. Solo un alert della Protezione civile ha invitato la popolazione a non uscire; in seguito è arrivata l'ordinanza del sindaco. Se avessimo dovuto abbandonare le case non avremmo saputo dove dirigerci, vista la mancanza di un piano di evacuazione della numerosa popolazione residente e di un'adeguata rete stradale, nonostante il nostro comitato avesse fatto notare ciò in più occasioni con richiesta di azioni concrete, ma nulla è stato fatto. Vogliamo portare alla vostra attenzione che nella zona di Malagrotta ci sono depositi di carburante – ex raffineria – con i depositi che servono l'aeroporto, e di gas che potrebbero dar luogo a un effetto domino devastante per la città intera. Ci chiediamo come mai tutto questo non venga preso in Pag. 50considerazione, anzi ci sia la volontà di fare nuovi impianti sempre nelle estreme vicinanze di Malagrotta, che ancora oggi deve essere messa in sicurezza. Ricordiamo che l'enorme cumulo di immondizia tal quale, sotterrata nel sito di Malagrotta – voglio sottolineare che Malagrotta è di 246 ettari per 90 metri di altezza di immondizia – continua a produrre percolato che va a inquinare falde acquifere e suolo, una cosa ben nota sia a ISPRA – che lo definisce un quadro qualitativo compromesso – che ad ARPA.
  Le nostre perplessità non finiscono purtroppo. Grazie a un rilevamento fatto con il sistema del NOA (utilizzato dall'agenzia USA che si occupa di previsioni del tempo) abbiamo visto che il 24 dicembre del 2023 i flussi d'aria hanno circolato nella Valle senza coinvolgere la zona della centralina ARPA di Malagrotta, che si trova in via Pavolini, a Massimina, fra le case. Abbiamo invece notato che, in linea con la direzione dei venti, è stato segnalato un picco di polveri sottili dalla nostra centralina posta all'incrocio tra Malagrotta e Casal Selce, che è consultabile sulla piattaforma www.cheariatira.it.
  Questo potrebbe aver influito sui risultati differenti emessi da ARPA riguardo i valori dei PM2,5 e dei PM10. Inoltre, ARPA ha dichiarato che il 24 dicembre ci sono stati problemi, per motivi tecnici, che non hanno permesso la quantificazione degli inquinanti, tra cui la diossina del campionatore 1, mentre la centralina di rilevamento denominata campionature 2, installata a sud dell'incendio ma non interessata dalla traiettoria dei flussi d'aria rilevati, ha fatto registrare comunque valori importanti di diossina. Quindi, non ci sono valori completi per il 24 dicembre? Questa è una domanda che ci affligge. Non fornendo ARPA un dato così importante, come quello dei valori di diossina del 24 dicembre, restano forti perplessità circa le procedure attivate nei giorni successivi all'incendio, in quanto, Pag. 51come si sa, a essere compromessa in casi di emissioni fuori limite massimo non è solo la salute dei cittadini ma anche degli animali e delle piante, con gravi rischi per l'intera catena alimentare. Ci chiediamo come mai non si dia mai inizio alla riqualificazione dell'area di Malagrotta e alle zone limitrofe. Ci chiediamo come mai ci sia la tendenza a lasciare indietro questa parte di Roma, sia dal punto di vista dei servizi che dal punto di vista della sicurezza: ciò è voluto? Ci scusiamo, ma la domanda è spontanea. Rimanendo sempre in ambito di sicurezza, vogliamo portare alla vostra attenzione l'attuale punto di trasferenza di rifiuti di Ponte Malnome.
  Questa area ospita l'inceneritore dei rifiuti ospedalieri ed è ancora ben visibile l'enorme ciminiera spenta che svetta tra le nostre colline, per la quale, ci tengo a precisare, il nostro comitato ha fatto più volte richiesta al comune di Roma per abbatterla, ma ovviamente ciò non è successo. Questo impianto fu chiuso a fine del 2014, a seguito dell'esondazione del Rio Galeria, che allagò con più di un metro d'acqua tutta l'area di Ponte Malnome, spingendo tutti i rifiuti lì stoccati nelle campagne circostanti: organi umani e rifiuti pericolosi galleggiavano inquinando ovunque! Quel disastro ambientale ha palesemente dimostrato che il luogo scelto per un impianto del genere non era idoneo. Questa scelta errata ha generato criticità ambientali ancora attive.
  Oggi, che nulla è cambiato in loco in termini di recinzioni, edifici e sicurezza, ci chiediamo come sia possibile continuare ad effettuare opera di trasferimento e stoccaggio di rifiuti, per di più in continuo aumento. Vogliamo ricordare che si è iniziato con 300 tonnellate giornaliere dopo l'incendio del Salario, salite poi a 400 quando ci sono stati i problemi di Rocca Cencia, portato a 900 dopo l'incendio di diciotto mesi fa a Malagrotta, Pag. 52in un'area fatiscente, servita da strade inidonee, con accesso da un'unica strada che passa su un ponticello sul Rio Galeria.
  Ponte Malnome è un sito che in qualsiasi momento potrebbe finire di nuovo sott'acqua, in quanto non ci risulta siano stati apportati interventi di messa in sicurezza e di bonifica dal 2014 ad oggi, problemi evidenziati anche dalle proteste dei lavoratori Ama negli ultimi tempi.
  Abbiamo appreso dai giornali che la regione Emilia-Romagna chiede un sovrapprezzo di 20 euro a tonnellata per il ristoro ambientale da versare al comune, sede dell'impianto di conferimento. A proposito di questo tema vorremmo sapere dove è stato utilizzato il benefit ambientale pagato dai comuni di Fiumicino, Ciampino, Città del Vaticano e gli aeroporti – che hanno conferito e conferiscono a Roma i rifiuti – dovuto per il risanamento ambientale e che spetterebbe obbligatoriamente al Municipio XII, che ospita Malagrotta, e al Municipio XI, che ospita Ponte Malnome.
  Si evidenzia infine che la situazione relativa alle cave attive o abbandonate, alle discariche abusive, ai numerosi incendi ricorrenti, all'utilizzo di terreni agricoli per altri fini è parte del tema in sicurezza che evidenziamo da tempo e che l'assenza di controllo da parte delle istituzioni è parte delle criticità che rileviamo.
  Vorrei aggiungere, soltanto perché è tema di questi ultimi giorni, quanto scoperto dalle forze dell'ordine, sempre nella zona della Valle Galeria, di una mega discarica abusiva, gestita da una certa signora Colantoni – se non vado errato – e vorrei solo far presente che questa è situata pienamente nella Valle Galeria. Questo per dire che c'è una continua volontà – almeno è quello che ci sembra – di abbandono di questa nostra area, della nostra Valle Galeria, e non c'è volontà di risanamento. Vi ringrazio per l'attenzione.

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  PRESIDENTE. Grazie a voi. Passiamo alle domande dei commissari, se ne hanno. Do la parola al collega De Priamo.

  ANDREA DE PRIAMO. Presidente, approfitto, visto che ancora nessuno dei colleghi rompeva il ghiaccio, per fare, più che una domanda – che sicuramente poi farò – una riflessione circa l'importanza di quanto, non solo oggi in questa sede particolare, da anni i comitati qui presenti e più in generale tutti i residenti di quel quadrante della città denunciano. Essi denunciano, anche in modo molto tecnico, cioè approfondendo e andando a svolgere a volte un'azione sussidiaria proprio sul controllo, sulle verifiche e sulla questione ambientale. Quella è un'area dove, nei decenni, si sono sommati un numero assolutamente esagerato di impianti, anche ad alto rischio ambientale, quindi non solo la discarica di Malagrotta ma, come veniva detto, anche un'importante raffineria, l'impianto di incenerimento dei rifiuti ospedalieri, insomma tante situazioni. Questi comitati, negli anni, hanno fatto anche un lavoro di approfondimento, anche direi culturale, portando a confrontarsi tanti tecnici che proponevano soluzioni alternative e segnalando che in quella zona non poteva essere concentrato un numero così alto di impianti. Quindi, questo credo che sia un tema di cui dovremo tenere conto anche nelle successive fasi di questa indagine e di questa inchiesta, laddove, ovviamente – andremo a fare alcune domande – lo farò sicuramente io, ma immagino lo farà tutta la Commissione – ai successivi auditi anche sulla base di quello che qui ci è stato segnalato e di quello che più in generale conosciamo.
  Però, volevo anche dire che vi è oggi un nostro impegno in tal senso, visto che, rispetto al tema che veniva posto, cioè della discarica e non solo quello dell'incendio e dei vari incendi che ci sono stati, posto che oggi abbiamo un dato importante: ci sono 250 milioni stanziati lo scorso anno per questa bonifica e Pag. 54sarà quindi importante coinvolgere in qualche modo i cittadini e far loro sapere gli step, i progetti e i percorsi di risanamento, cercando di avere quel coinvolgimento del quale più volte è stata denunciata l'assenza.
  Quindi, questo credo che sia un qualcosa che tutti noi, sia le istituzioni tutte e sia la Commissione nei modi dovuti, dovremo andare a verificare, oltre a quanto poi faremo autonomamente, secondo alcune segnalazioni che sono state svolte qui. C'è infatti un tema di area vasta, che per tanti anni è stato denunciato e che necessita di un intervento, anche alla luce di questi incendi – i due incendi per quanto riguarda l'area di Malagrotta – sui quali dovremo andare sicuramente a capire meglio il quadro, ragionando anche sui dati che riceveremo e che, spero, anche in seguito ad oggi arriveranno. Ciò al fine di capire a cosa sono stati dovuti questi incendi e quale fosse il livello di stress di quegli impianti, perché, ad oggi, ciò non è ancora del tutto noto e credo che questo sia un elemento importante da conoscere.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie, presidente. Grazie ai componenti del comitato per le informazioni aggiuntive che hanno fornito, che vanno oltre l'evento legato al rogo del 24 dicembre. Per questo, presidente, io ritengo che quella relazione vada, anche da noi come Commissione, inviata agli organi inquirenti. Si è fatto riferimento a una discarica abusiva e non so se già rilevata all'autorità giudiziaria o meno. Per quanto poi riguarda, invece, gli altri impianti – avete parlato di un ex inceneritore di rifiuti ospedalieri – vorrei capire se quello è un impianto che è in gestione e perciò c'è una bonifica in corso, se avete informazioni in merito. Io vi chiedo: oltre a quello che avete detto e scritto, che leggeremo più nel dettaglio successivamente, voi avete parlato, in occasione dell'ultimo rogo, di una Pag. 55nube nera e densa, con odori acri e forti, che ha investito l'abitato, però avete anche detto che siete stati allertati e avvisati di ciò. Vorremmo capire, nella sostanza, le molestie che voi avete percepito; infatti, poi, oltre agli organi deputati a controllare se la qualità dell'aria era conforme alla normativa vigente, interessa anche a noi capire quello che voi avete subìto negli anni comunque nell'episodio in dettaglio. Siccome l'ARPA ci ha detto che ha in campo – ora attendiamo anche ulteriori dettagli – delle attività puntuali per rilevare anche questi fenomeni di molestia olfattiva, vi chiederei cosa sapete e se siete stati coinvolti negli ultimi periodi anche in questi processi dai vari organi preposti, che sia il comune di Roma, la provincia, la regione, l'ARPA o le ASL (in Sicilia noi abbiamo le ASP e voi avete le ASL). Se le ASL sono venute anche con i loro organi tecnici a fare dei campionamenti. Voi avete parlato di campi coltivati e presumo che ci siano anche coltivazioni ortive a foglia larga o allevamenti: vi chiedo cosa c'è secondo voi e cosa avete voi come informazioni supplementari da fornire a noi.
  Presidente, io non ho visto l'ASL tra i soggetti da audire e, anche in virtù di quello che ha detto l'ARPA, le ASL e l'Istituto d'igiene e profilassi andrebbero sentiti, perché, secondo me, la parte legata agli impatti sanitari, che esula dalla competenza dell'ARPA, è importante perché gli impatti sulla salute sono direttamente correlati (ciò è importante). Un'ultima cosa, la chiedo a voi: se avete qualcosa da dire e ritenete però che vada detta in modalità segreta, perché sono cose sensibili o che vi possono esporre a potenziali rischi anche personali e ritenete importante dire alla Commissione, lo dovete chiedere voi alla presidenza di essere auditi in modalità segreta.

  PRESIDENTE. Grazie. Se non ci sono altri interventi, lascio la parola ai nostri auditi per i loro interventi di replica.

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  EMANUELA D'ANTONI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». Un semplice appunto partendo da ciò che ha detto il senatore De Priamo. Lo so che è solo una svista, però quello di bonifica non è proprio un termine che noi riusciamo ad accettare: Malagrotta deve essere messa in sicurezza, con il post mortem molto complicato che la aspetta.
  Lei ha perfettamente ragione: noi, come Comitato, abbiamo fatto tantissimo, anche esulando dai nostri compiti normali, perché le centraline che abbiamo posizionato in varie abitazioni, esterne ovviamente, della Valle Galeria, sono parte del nostro sforzo per riuscire ad arginare esattamente i problemi sanitari che ci affliggono. Noi siamo una popolazione realmente decimata: il rapporto ERAS del 2012 già lo sanciva e non è più stato fatto un aggiornamento dal 2012, quindi sono passati così tanti anni. Ognuno di noi ha delle patologie – patologie respiratorie e tiroidee – che sono molto frequenti ed elevate rispetto alla norma degli altri quartieri di Roma.
  Rispetto a quello che diceva il senatore Lorefice, noi sull'incendio, ovviamente, siamo stremati, perché la verità è che già il primo incendio era stato devastante e anche il primo incendio conserva all'interno delle cose che non hanno nessun senso. Non so se voi lo ricordate, ma l'incendio è partito prima nel gassificatore e poi, dopo quasi più di un'ora, ha attaccato il TMB2 con dentro i vigili, la polizia: c'erano tutti! L'incendio è successo in due eventi, separati da un lasso di tempo: noi ci siamo tutti chiesti come questo sia stato possibile e abbiamo anche avviato una class action, come cittadini. I nostri legali non hanno neanche potuto avere accesso agli esiti delle indagini e, praticamente, un mese fa gli è stato comunque negato l'accesso ai risultati dell'indagine, che noi invece ci tenevamo a conoscere.Pag. 57
  Anche questo ultimo incendio rappresenta delle circostanze simili, tant'è vero che c'è stato un ritardo dei soccorsi in assoluto. I vigili del fuoco già nel 2022 sono arrivati con forte ritardo, anche perché non erano stati avvisati dagli addetti di Malagrotta; anche in questo evento c'è stato un ritardo e non so a cosa dovuto. I cittadini erano in strada e Monica, che è qui presente, era in strada già da parecchie decine di minuti quando è arrivata la prima auto dei vigili del fuoco. Insomma, tutto quello che succede a Malagrotta, come si evince dal documento che ha letto Claudio, è completamente senza controllo e non viene assolutamente calcolato il rischio. Noi ci siamo chiesti come ciò sia possibile. Nel 2000, già il Salario rappresentava comunque un caso particolare. Noi ormai attendiamo veramente con vivo interesse la fine delle indagini, ma anche quelli del Salario attendevano con interesse, però non ci sono stati dati i risultati che speravamo: noi non crediamo a nessuna combustione dell'indifferenziato. Ci dispiace ma, per quanto ci riguarda, abbiamo vissuto a Malagrotta, viviamo a Malagrotta, e l'indifferenziato che brucia da solo non esiste. Quindi, noi veramente siamo stupiti che questo accumulo – perché è un accumulo di criminalità, a nostro giudizio – possa ancora non aver generato una forte risposta, ma anche analisi più approfondite, e anche una presenza sul territorio più grande. Invece tutto ciò non c'è e non c'era, perché altrimenti tutto ciò non sarebbe potuto succedere: si deve trovare una soluzione. Questa è una grave crisi ambientale, per quanto ci riguarda.

  PRESIDENTE. Grazie.

  MONICA POLIDORI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». Salve, sono Monica Polidori, del comitato «Valle Galeria Libera». Io volevo soltanto aggiungere, in merito Pag. 58a quello che diceva prima il senatore relativamente ai disturbi odorigeni, che li abbiamo e ci sono continuamente: continuamente!
  Malagrotta ha chiuso nel 2013 ed erano in funzione soltanto i TMB, ma noi comunque continuiamo ad avere problemi e spesso e volentieri questo tipo di odori sono così forti da crearci dei problemi agli occhi piuttosto che alla gola, quindi qualcosa succede. Ora, se derivano da Malagrotta o se derivano da altri impianti non possiamo saperlo noi, non possiamo fare le analisi noi; esigiamo però che qualcuno ci dia delle risposte vere, serie, concrete, che i cittadini aspettano da tanti anni, troppi anni. Vorrei chiudere nel dirvi che, eventualmente, noi ci riserviamo di presentare documentazione qualora lo riterremo necessario per la Commissione. Grazie veramente a tutti.

  CLAUDIO FETONI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». In risposta al senatore, in merito agli esami delle ASL non ci risulta che siano state fatte campionature sugli ortaggi e sui terreni circostanti. Parlo con ragione di causa in quanto abito a circa due chilometri da Malagrotta, in una zona di campagna, quindi con giardino, con arbusti, con orto, ma non è venuto nessuno. Noi siamo soltanto stati avvisati dalla Protezione civile e successivamente dall'ordinanza del Sindaco, ma nessuno – ribadisco nessuno – ci ha mai assicurato se potevo mangiare le arance che ho sul mio albero. Quindi, analisi di ASL non mi risulta che siano state fatte nel territorio; poi, se sono state fatte entro Malagrotta questo non ci è dato di saperlo.

  SIMONA PETRUCCI. Ma voi avete fatto, quindi, denunce espresse scritte a vari enti: denunce di richiesta di verifiche, di sopralluoghi e altro? Quindi voi avete fatto anche questo tipo di attività?

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  CLAUDIO FETONI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». Alla ASL no.

  SIMONA PETRUCCI. Non all'ASL, proprio ai vari enti: ai vari enti, ad ARPA ed altri.

  CLAUDIO FETONI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». All'ARPA sì, ovviamente sì. Come comitato più volte ci siamo confrontati con il comune di Roma, con l'assessore Alfonsi più volte, con i municipi. Abbiamo richiesto un monitoraggio continuativo, ma sono anni che lo chiediamo.

  SIMONA PETRUCCI. Quindi c'è una corrispondenza che avete avuto?

  CLAUDIO FETONI, rappresentante del Comitato «Valle Galeria Libera». Sì e possiamo fornirla.

  PRESIDENTE. Io ringrazio per l'audizione gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 18, riprende alle 18,05.

Audizione dell'ex presidente del consorzio COLARI, Manlio Cerroni.

  PRESIDENTE. Buonasera a tutti. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ex presidente del consorzio COLARI, Manlio Cerroni, che ringrazio per la presenza. L'avvocato Cerroni è accompagnato dai legali prof. Romano Vaccarella, Prof. Alessandro Diddi e dal suo addetto stampa dott. Carmine Fabio Esposito.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in Pag. 60seduta segreta. Ricordo che in tal caso per la parte sottoposta a regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato per decisione dell'Ufficio di Presidenza del 28 dicembre scorso, in relazione all'incendio dell'impianto di trattamento meccanico-biologico TMB avvenuto il 24 dicembre all'interno dell'area di trattamento dei rifiuti del sito di Malagrotta.
  Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte e sull'infiltrazione della criminalità organizzata.
  La Commissione acquisisce informazioni su soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tale attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del divario nella dotazione degli impianti. In particolare, sulla base della legge istitutiva è compito specifico della Commissione indagare sull'attività legata al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito trattamento o smaltimento di rifiuti, ovvero i siti abusivi di discarica.
  Cedo dunque la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  ROMANO VACCARELLA, legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari. Mi scusi, presidente, l'avvocato Cerroni è afono, ma ha voluto ugualmente non Pag. 61chiedere un rinvio di questa audizione proprio in vista del vostro sopralluogo di domani presso l'impianto. Mi aveva quindi affidato una lettera che vorrei leggere, il cui contenuto rappresenta ciò che lui avrebbe voluto dire se ne avesse avuto la capacità, cosa che in questo momento è assente.
  «Nel ringraziarvi per la convocazione e l'opportunità di dare il suo contributo a fare chiarezza sull'incendio che ha colpito la città dell'industria ambientale di Malagrotta il 24 dicembre scorso. Dopo il primo rogo, divampato appena 18 mesi prima, il 15 giugno 2022, che aveva distrutto completamente l'impianto di TMB2 e danneggiato la centrale di gassificazione, l'incendio della vigilia di Natale ha messo fuori gioco anche il secondo impianto di trattamento meccanico-biologico TMB1, privando Roma di una capacità complessiva di trattamento di 467 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati all'anno, secondo quanto previsto dal piano regionale dei rifiuti.
  Sento il dovere di ricordare che cosa è stata la città delle industrie ambientali di Malagrotta. Sto parlando – dice l'avvocato Cerroni – di una grande, complessa, avanzatissima realtà tecnologica che è partita con la discarica di Malagrotta 1974, per realizzare via via gli annessi impianti: il TMB di Malagrotta 1 e Malagrotta 2, un gassificatore per la trasformazione in energia del combustibile derivato dai rifiuti (il CDR), prodotto dagli stessi impianti con una capacità di trattamento di 182.500 tonnellate all'anno, gli impianti per la produzione di energia da biogas con annesso il primo impianto al mondo per la produzione e distribuzione di biometano per autotrazione, realizzato nel 1987, e, ancora, un impianto fotovoltaico, un impianto eolico, un impianto di trattamento e smaltimento dei fanghi e da ultimo un impianto di trattamento del percolato.
  Parlo di un gioiello industriale tecnologico che ha raccolto per anni le visite di delegazioni italiane e straniere che venivano Pag. 62a conoscerne, apprezzandolo, il modello organizzativo. I due impianti di trattamento meccanico biologico, TMB1 e TMB2, oggi andati perduti, erano dotati di bacini per la stabilizzazione della componente organica dei rifiuti con conseguente produzione della frazione organica stabilizzata, il cosiddetto FOS.
  Con le stesse tecnologie romane applicate a Malagrotta nell'impianto di trattamento biologico 2, si sta completando a Madrid la realizzazione di un modernissimo impianto TMB da 700 mila tonnellate l'anno, che consentirà la stabilizzazione della frazione organica contenuta nei rifiuti indifferenziati, e questo dopo che il satellite dell'Agenzia spaziale europea, nell'agosto 2021, aveva rilevato enormi perdite di metano dalla discarica di Madrid. Tempestivamente il gestore si è attivato per la soluzione del problema affidando alla Sorain Cecchini Tecno, licenziataria, la realizzazione con le nostre tecnologie romane di un modernissimo impianto di trattamento meccanico biologico, che sarà pronto entro marzo e risolverà il problema della biostabilizzazione della frazione organica. È previsto un grande evento inaugurale alla presenza del sindaco di Madrid e dei rappresentanti dell'Agenzia spaziale e della Commissione europea.
  Accanto a questo episodio sono tante altre le realizzazioni messe in piedi nella città delle industrie ambientali di Malagrotta, nel pieno rispetto delle norme di tutela e presidio ambientale, almeno fino a quando ne abbiamo avuto la disponibilità. Non va dimenticato, infatti, che dal 27 luglio 2018, a seguito di un decreto di sequestro preventivo impeditivo richiesto dalla procura di Roma, tutto il sito di Malagrotta è nelle mani del dottor Luigi Palumbo, amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Roma. A lui e soltanto a lui competono tutte le scelte tecniche e gestionali del complesso industriale di Malagrotta. Da quella data io – dice l'avvocato Cerroni Pag. 63– e con me i tecnici e gli amministratori tutti, che avevano gestito Malagrotta più che egregiamente al servizio di Roma, siamo stati estromessi. Per essere ancora più precisi e fugare ogni dubbio o errata interpretazione, dal 27 settembre 2018 a me personalmente è stato addirittura impedito dall'amministratore giudiziario anche l'accesso nell'area di Malagrotta. Non si può a questo punto, per una valutazione corretta dei fatti e dei comportamenti, non tenere conto che la vita e la gestione della città delle industrie ambientali di Malagrotta sono segnate da due fasi ben distinte. La prima, in capo al consorzio COLARI – del quale era presidente l'avvocato – che va dal primo gennaio 1985 fino al 27 luglio 2018 – 33 anni – che chiamerei la fase privata. La seconda, che va dal 27 luglio 2018, data di esecuzione del sequestro preventivo impeditivo e della nomina dell'amministratore giudiziario, ad oggi – cinque anni e mezzo – che chiamerei fase giudiziaria.
  Sono tante le responsabilità dell'amministratore giudiziario, che ho voluto sottolineare anche nell'esposto presentato in data 8 novembre 2023 al GIP, dottor Patrone, a cui fa capo l'amministratore giudiziario, ma una le sovrasta tutte. Andrebbe chiesto, per esempio, perché, anziché dare esecuzione al progetto Montana di copertura definitiva della discarica – il cosiddetto capping – approvato e autorizzato dalla regione Lazio al termine di un'istruttoria durata tre anni e conclusasi con Conferenza dei servizi, con la determinazione G15612 del 3 dicembre 2018, che in due anni poteva essere realizzato e passato alla gestione trentennale del post mortem, nel 2021 abbia improvvidamente conferito alla Tecnical S.p.A. (società di cui risultano socie due finanziarie) l'incarico di redigere un nuovo progetto definitivo di copertura finale della discarica al doppio del costo previsto dal progetto approvato (250 milioni).Pag. 64
  È tutto ben rappresentato nella nota al dottor Chicco Testa, presidente dell'Assoambiente, nostra associazione di categoria, del 21 settembre 2023, che troverete – come tutto ciò che sto dicendo – nella documentazione allegata e che il 27 settembre 2023 ho trasmesso per conoscenza anche a tutte le autorità competenti.
  È da qui che nasce l'attuale putiferio con l'indebito intervento della struttura commissariale della Presidenza del Consiglio, affidata al generale Vadalà. Sull'accertamento della responsabilità della vicenda drammatica che ha colpito non solo Malagrotta ma tutta Roma, con danni economici e ambientali inimmaginabili, io, per parte mia, ho attivato azioni sia in sede penale che civile, elencando e documentando fatti e atti su cui noi due avvocati, uno civilista e l'altro penalista, hanno avuto la bontà di accompagnarmi e potranno dare tutte le informazioni che vorrete richiedere.
  Mi auguro che questa volta si riesca andare, senza pregiudizi personali, politici e giudiziari, fino in fondo. Credo – dice l'avvocato Cerroni – che la mia storia professionale, che ha avuto inizio nel settembre del 1946, lo meriti, ma ancora di più, credo, lo meritino Roma e i romani. Oltre alla documentazione cartacea, che consegno a codesta presidenza con una chiavetta che distribuiremo a ciascuno dei componenti della Commissione, ho predisposto la chiavetta per ciascuno dei componenti anche con video e foto dei fatti relativi a entrambi gli incendi che hanno distrutto Malagrotta, insieme ad altri documenti a mio avviso utili a una comprensione compiuta dell'intera vicenda dei rifiuti di Roma.
  Ho appreso che domani visiterete Malagrotta: peccato che potrete solo vedere i resti di quella che è stata per Roma e per il mondo la città delle industrie ambientali. Nella documentazione allegata troverete anche dei video, in particolare: Viaggi a Pag. 65Malagrotta, della durata di dodici minuti, e Full Circle cinquant'anni di storia dei rifiuti, della durata 12 minuti circa. Vi prego di trovare il tempo di guardarli prima della vostra visita, almeno Viaggio a Malagrotta, che descrive con sole immagini quello che avreste trovato se foste venuti a Malagrotta prima del 27 luglio 2018. Il video, infatti, è stato realizzato nel 2014 per l'allora sindaco Marino, che pur senza aver mai visitato Malagrotta non perdeva occasione per definirla spregiativamente una buca. Dopo averlo invitato più volte, invano, a venirsi a rendere conto di persona, gli feci avere il DVD dal titolo “Signor Sindaco, questa è la buca”, nel quale gli rappresentavo la complessa realtà industriale e tecnologica della città e l'industria ambientale di Malagrotta. Vi ringrazio dell'attenzione e vi auguro buon lavoro».

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo ai commissari se ci sono domande e quesiti. Do la parola al senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie, presidente. Grazie agli auditi. Chiaramente, l'avvocato non può rispondere in quanto afono, pertanto le domande, anche se le facciamo, poi avranno successivamente la risposta? Dal punto di vista della modalità, volevo capire come procedere.

  PRESIDENTE. Penso si possano inviare in un secondo momento, a questo punto, quindi raccoglieranno le domande, alle quali – immagino – l'audito risponderà in un secondo momento.

  ROMANO VACCARELLA, legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari. Nei limiti delle nostre conoscenze.

  PRESIDENTE. L'audizione è per l'avvocato Manlio Cerroni; noi rispettiamo le condizioni di salute e quindi non gli chiediamoPag. 66 alcun tipo di sforzo. Si possono raccogliere le domande e l'avvocato potrà rispondere in un secondo momento. Non si preoccupi: noi rispettiamo la sua condizione di salute, ci mancherebbe altro; non vogliamo che l'avvocato si forzi, però è giusto secondo me che sia l'audito a rispondere alle domande.

  PIETRO LOREFICE. Mi limito soltanto all'oggetto dell'audizione di oggi nel chiedere se quegli impianti sono stati realizzati da loro e gestiti fino a un certo periodo, perciò i due TMB – l'1 e il 2 – e, nello specifico, se per caso l'avvocato ha delle informazioni (visto che in ogni caso avrà le sue conoscenze e la sua rete di contatti) che ritiene utili, oltre a quanto è già stato prodotto. Pertanto, se ha anche un suo punto di vista, se ha delle ipotesi su come un TMB, se ben gestito e manutenuto, possa finire come è finito. Mi fermo qui.

  ALESSANDRO DIDDI, legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari. Senza voler rompere quello che lei ha autorevolmente fissato come criterio e metodo. L'avvocato ha fatto anche una denuncia subito dopo il secondo esposto, nel quale sono state puntualmente ricostruite le ipotesi che, secondo il nostro punto di vista, secondo gli elementi documentali e anche fotografici che sono stati raccolti – e secondo l'avvocato – spiegano perché si è arrivato all'incenerimento di ben due TMB. Quindi mi sento di riproporre alla vostra attenzione il dossier fotografico di quello che siamo riusciti a ricostruire il giorno 28, quindi la risposta è già dentro questo dossier.

  PRESIDENTE. Noi potremmo anche in un secondo momento audire l'avvocato, ovvero quando recupera la voce; non dobbiamo per forza di cose farlo oggi, posto che le audizioni vanno avanti per diverse settimane.

Pag. 67

  SIMONA PETRUCCI. Mi sembra che sia esaustivo quello che ha detto l'avvocato, cioè come egli reputa la gestione di questi ultimi anni; cioè lui reputa che non siano state fatte le manutenzioni ordinarie, straordinarie e tutto quello che doveva essere fatto per manutenere i due impianti come quelli presenti a Malagrotta. Però, a quanto ho capito, valuteremo quello che è stato presentato e poi ci riserviamo di fare eventuali domande nella fase successiva.

  PRESIDENTE. La parola al collega Paroli.

  ADRIANO PAROLI. Grazie. Anch'io non so se l'avvocato potrà rispondere, o comunque potrà rispondermi qualcuno, ma più che altro volevo avere conferma. Mi sembra che l'origine di questi incendi venga comunque addebitata a una mala gestio dell'impianto. Io ho potuto vedere un comunicato che è stato fatto, chiaramente riassuntivo probabilmente della denuncia, che – non so – chiedo al presidente se noi potremo avere anche a disposizione nei dettagli che sono stati comunicati dalla società. Comunque, nel comunicato, molto duro – però, giustamente, se la realtà è questa e viene rappresentata in questo modo – si affermava anche che era presente un sistema antincendio – questo Astra – che da tempo era all'interno dell'impianto di Malagrotta e aveva già sventato anche altri principi – almeno uno se ricordo bene – d'incendio, in modo anche molto efficace. Non so se vi è una conferma di questo. Poi, vi è anche l'affermazione per cui – non so se ne siamo a conoscenza – addirittura durante l'incendio all'interno dell'impianto non fosse presente nessuno. Insomma, non credo che ciò sia giustificato dal clima natalizio, poiché un impianto come questo non può non essere sorvegliato. Volevo capire se questa cosa viene confermata, visto che siamo in questa sede e quindi anche per voi è importante conoscere la verità, se le affermazioniPag. 68 contenute in quel comunicato che è stato reso pubblico vengono confermate, oppure se ci sono state altre informazioni che invece disattendono quello che era stato comunicato da principio.

  PRESIDENTE. Do la parola per la replica all'avvocato Diddi.

  ALESSANDRO DIDDI, legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari. Abbiamo avviato delle investigazioni difensive nell'ambito del mandato che ho ricevuto dall'avvocato Cerroni e le notizie che sono state diffuse tramite il comunicato stampa ci risultano confermate. Quindi, quello che è riportato nel comunicato stampa è confermato e non avremmo mai fatto comunicati stampa se non avessimo certezza delle notizie che abbiamo in qualche modo utilizzato; ne va della deontologia professionale, per cui le notizie che abbiamo divulgato sono tutte documentate e sono riportate anche nel dossier e allegate alla denuncia che è stata presentata dall'avvocato Cerroni il 4 di gennaio di quest'anno, proprio in vista di questa audizione, proprio perché non sembrasse che quello che veniva detto sui giornali potesse essere in qualche modo non vero. Si è assunto la responsabilità, l'avvocato Cerroni, di quello che ha detto nei comunicati stampa e vedrete che nella denuncia ciò è anche molto più dettagliato.

  MANLIO CERRONI, ex presidente del consorzio COLARI. Se vuoi leggere anche che questa parte.

  ALESSANDRO DIDDI, legale rappresentante di Manlio Cerroni, ex presidente del consorzio Colari. Sì. «8 gennaio: ho appreso che domani visiterete Malagrotta, peccato che potrete solo vedere i resti di quella che è stata per Roma e per il mondo la città delle industrie ambientali. Nella documentazione allegata troverete anche dei video, in particolare Viaggio a MalagrottaPag. 69 e Full Circle cinquant'anni. Vi prego di trovare il tempo di guardarli (...)» Però, è già stata letta questa parte. «Vi prego di trovare il tempo di guardarli prima della vostra visita, almeno Viaggio a Malagrotta, che descrive, con sole immagini, quello che avreste trovato se foste venuti a Malagrotta prima del 27 luglio. Il video è stato realizzato nel 2014 per l'allora sindaco Marino che pure non aveva mai visitato Malagrotta». Tempo: undici minuti e 57 secondi.

  PRESIDENTE. Chiarissimo. Abbiamo le chiavette, che provvederemo a distribuire; manderemo tutta la documentazione di tutti gli auditi che ce l'hanno fornita per mail, quindi quello non è un problema. Se non ci sono ulteriori domande, direi di terminare qui l'audizione e concludere la seduta di Commissione, ringraziando ancora l'avvocato Cerroni e i professori intervenuti.

  La seduta termina alle 18.30.