XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 8 maggio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Audizione in videoconferenza di Simone Feder, educatore e psicologo, coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Feder Simone , educatore e psicologo, coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 

ALLEGATO: Memoria depositata da Simone Feder ... 8

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 15.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione in videoconferenza di Simone Feder, educatore e psicologo, coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di Simone Feder, educatore, psicologo, coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia.
  A nome di tutti i commissari do il benvenuto al dottor Feder, lo ringrazio per la disponibilità ad intervenire all'odierna seduta e gli do la parola.

  SIMONE FEDER, educatore e psicologo, coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia. Signor presidente, gentili onorevoli e senatrici, esprimo il mio ringraziamento per avermi invitato.
  Volevo innanzitutto dividere il mio intervento di oggi in tre parti: le considerazioni un po' generali sul mondo giovanile che incontro, poi parlarvi un po' dei ragazzi che accolgo, giovanissimi, in una delle strutture della Casa del Giovane di Pavia e, da ultimo – una cosa che a me preoccupa sempre più e su cui c'è molta attenzione anche da parte di altri Paesi d'Europa – tutto quello che sta succedendo oggi a Rogoredo, a un passo da Milano.
  Il disagio giovanile oggi è cambiato. Non ha più una forma di ribellione a un'autorità percepita – lascerò agli atti il mio intervento – come ingiusta da parte dei giovani, come opprimente o controllante, bensì quella che è la spia di un vuoto profondo.
  Il vuoto di oggi – mi piace puntualizzarlo questo, perché sto lavorando non poco su questo senso di vuoto dei giovani – è il troppo pieno, è il carico prestazionale che sentono molto i giovani, che risucchia tutto ciò che tocca. Questo disagio è figlio di un vuoto educativo, dove le famiglie non sono più capaci di educare la relazione con l'altro al rispetto delle regole, dei limiti posti anche da qualcuno, che venga vissuto come autorevole, ma è un vuoto anche istituzionale, fatto di personale anche scolastico che, a volte, è cieco davanti a tutto ciò che non riguarda il programma di insegnamento, o anche gli stessi oratori.
  Pensate a come si stanno spopolando gli oratori, soprattutto in Lombardia, dove c'è una presenza non da poco. È più un centro di aggregazione di servizi dove anche i Pag. 4servizi sono oberati di lavoro, di assenza anche di proposte associative anche valide. Questo vuoto educativo, soprattutto anche emotivo, non può che generare nei ragazzi che incontriamo altra assenza, altra fatica, fatica di senso, di affetto, di contatto. Il periodo del Covid ha creato molta assenza di contatto e di ascolto. La voragine che i ragazzi si portano dentro non viene vista dagli adulti. Quando questo accade, che viene vista dagli adulti, che cosa fanno? Come spesso mi capita – poco fa avevo qui la mamma con Nicole – mi dicono «faccia lei, dottore non si preoccupi». C'è una rinuncia del familiare della responsabilità genitoriale al compito educativo, che viene delegato, passatemi il termine, a questi specialisti. Spesso la famiglia non riesce, fatica, non è in grado di farsi carico.
  Quando questa voragine resta un po' celata dentro i silenzi di queste vite un po' nascoste, è qui che emergono le fatiche maggiori nei giovani. Infatti, è lì che l'adulto perde completamente la capacità proprio di essere significativo per il giovane. La risoluzione che spesso va incontro ai giovani sono proprio le sostanze, oppure altro. Oggi la percezione della gravità non è più sentita, non c'è più il tabù da trasgredire. Il mondo delle sostanze ormai è un viatico per il difficile incontro con questo mondo esterno. È quasi un alleviare queste ferite dell'anima, che sono sempre più profonde.
  Non sorprende l'aumento di tutti questi comportamenti oggi nei giovani, finalizzato a rendere muti il corpo e la mente. Anche questo mi piace sottolinearlo. Ieri sera ero a un convegno dove ho esordito dicendo che noi dobbiamo tornare a un po' ai vecchi tempi. Quando i minatori, fino al 1989, andavano nelle miniere di carbone per lavorare portavano con loro una gabbietta con un canarino. Il canarino gli permetteva di lanciare degli alert, perché mentre stavano lavorando cinguettava, si muoveva. Quando smetteva di cinguettare e moriva era il momento che allertava i minatori di andarsene dalla miniera.
  Paradossalmente è tutto questo mondo giovanile che da anni lancia degli alert. Continuiamo a guardare i giovani, ma oggi è tutto il contesto che è tossico. Aumenta l'abuso e la dipendenza da sostanze, così come le nuove dipendenze. Pensate alle dipendenze dalle tecnologie, dal gioco d'azzardo, dai videogiochi. Non possiamo guardare sempre al mondo delle dipendenze, dobbiamo chiamarle «disagio giovanile».
  Pensate a come stanno crescendo le condotte autolesionistiche, suicidarie, i disturbi dell'alimentazione, i disturbi d'ansia, gli attacchi di panico nei giovani, sempre più frequenti. Questo porta al rischio di dispersione e al ritiro scolastico. Quando la sofferenza non viene silenziata, perché anche i giovani non hanno questi strumenti, diventa analfabetismo emotivo, a volte anche dilagante, che, unito alla immaturità che spesso anche i giovani hanno, perché non hanno ancora il cervello formato, la corteccia prefrontale formata, ci troviamo davanti a ragazzi estremamente vulnerabili che, talvolta, si rendono anche autori di reati e più in generale di comportamenti fortemente aggressivi.
  Questi li ritroviamo poi anche all'interno delle nostre strutture. Ho fatto tanti anni in tribunale, come giudice onorario a Milano. Mi ricordo la fatica, fino al 2020, di portare all'attenzione del tribunale, da parte dei genitori, gli agiti dei propri figli.
  A volte, quando venivano convocati, ricordo che, nelle audizioni che avevo come procedimenti amministrativi, trovavo i genitori, ma non trovavo il ragazzo convocato. I genitori mi dicevano: «Come faccio, dottore, a portarle mio figlio?». Già a 14 anni siamo a questi livelli.
  Ritroviamo spesso queste loro gesta, anche di agiti aggressivi, che vanno al di là del lecito, in rete, alla ricerca di popolarità attraverso i loro canali social, che creano tutti questi contenuti che non fanno altro che fungere da rinforzo a tutto questo, ai loro agiti aggressivi, a queste condotte delinquenziali. Ricalcano spesso anche modelli forniti da adulti, purtroppo, ripresi dai media in continuazione. Pensate alle serie tv che i nostri giovani guardano, che hanno drasticamente oggi abbassato anche il livello di percezione del lecito. Tutto questo mondo sempre più li cattura. Non dimentichiamo anche la loro colonna sonoraPag. 5 delle giornate, canzoni e idoli che continuamente propongono ai giovanissimi stili di vita al limite, spesso oltre.
  Volevo parlarvi un po', come secondo argomento, dei ragazzi che accolgo in struttura, quelli che mi preoccupano. Tra mezz'ora arriva un nuovo ragazzo di 14 anni in questa struttura, la casa accoglienza, una delle strutture della Casa del giovane, dove accogliamo polidipendenti certificati dai servizi, qui a Pavia, dove l'abuso di sostanze, o un altro disagio, spesso trova casa, nell'essere accolto.
  Dal 2018 sono stati accolti nella nostra struttura 78 ragazzi, con un'età media di 19 anni. Il 37 per cento di loro è minorenne, soprattutto in quest'ultimo periodo. Il 66 per cento dei ragazzi accolti, di questi 78 ragazzi, è sotto i 20 anni. Emerge sempre più un abbassamento dell'età. Sono questi che si rivolgono a noi. Oggi abbiamo in struttura due ragazzi di 14 anni. Nel pomeriggio ne arriva un altro, sempre di 14 anni, più un altro di 15 anni e mezzo, e così via.
  Parlando della situazione familiare in cui vivono e da cui provengono questi ragazzi, pensate che il 37 per cento dei soggetti ha genitori separati, l'8 per cento dei ragazzi è stato adottato, il 4 per cento è orfano e il 4 per cento, ancora, proviene da famiglie ricostruite. Questo per fare una panoramica della loro situazione familiare.
  La situazione scolastica riflette un quadro abbastanza omogeneo, nella maggior parte dei casi. L'82 per cento delle persone che abbiamo hanno raggiunto almeno il livello di istruzione di licenza media, 11 individui hanno completato il ciclo delle scuole superiori. Questi sono dati che mi sento di rimarcare, perché evidenziano una stretta correlazione tra l'abbandono degli studi e l'instaurarsi e l'aggravarsi di comportamenti a rischio, come l'utilizzo e lo sviluppo di una dipendenza.
  Oggi è preventivo far studiare i nostri giovani. In Lombardia abbiamo il 24 per cento dei ragazzi delle scuole superiori che dichiara di non leggere mai. Più abbassiamo questo livello, più cresce, in modo correlato, il disagio, dalle indagini che facciamo.
  Al fine di prevenire l'ulteriore aggravamento e la cronicizzazione di situazioni di disagio, anche in Casa del giovane stiamo rivedendo i nostri modelli di risposta di accoglienza. Diamo una possibilità a questi ragazzi. Come fai ad accogliere un quattordicenne e a non rimetterlo sui libri? Domani quando esce è svantaggiato, altrimenti. Facciamo percorsi professionalizzanti, che vengono modellati anche sulle loro attitudini. Cerchiamo di rivedere le pregresse esperienze di formazione per cercare di riprendere gli interessi del ragazzo. Tale progettualità è anche possibile perché abbiamo avuto l'inserimento, all'interno delle nostre strutture, di laboratori artigianali. Oggi i giovani, anche devianti, più li porti a una dimensione del fare, dell'esperienziale, più li aiuti, anche a stare in trattamento.
  Abbiamo lezioni individuali con i professori e così via, soprattutto agganciati sempre di più alle realtà formative del territorio. Negli anni è apparso sempre più evidente quanto questo inserimento nella scuola sia un fattore positivo.
  Tutto un mondo che sempre più si sviluppa, purtroppo, è la situazione giudiziaria. Pensate che il 61 per cento dei ragazzi risulta avere un provvedimento giudiziario all'ingresso. Questa percentuale si suddivide nel 27 per cento di ragazzi sottoposti a provvedimenti di messa alla prova, un provvedimento che davvero ci aiuta a riprendere in mano la vita di molti ragazzi, i provvedimenti di messa alla prova definiti dal tribunale dopo la commissione di un reato; il 23 per cento addirittura arriva con decreti civili, cioè i genitori si rivolgono al tribunale perché non riescono più a gestire queste situazioni, quindi chiedono aiuto, e spesso il tribunale decreta, con questi procedimenti, l'inserimento in struttura. Il 6 per cento in custodia cautelare, cioè alternativa al carcere ed il 3 per cento con valutazioni di pericolosità sociale.
  Che cosa ci dice la fotografia dei giovani che incontro e che arrivano nella struttura da giovanissimi? Credetemi, il termometro sta segnando febbre molto alta, se a 14 anni li abbiamo già polidipendenti certificati dai servizi in struttura. Loro ci dicono che hanno iniziato con l'uso degli spinelli, tutti Pag. 6quanti, in età precoce. L'inizio dell'uso è a 12-13 anni. Quando si avvicinano alla sostanza, ahimè, primaria, che oggi è la cocaina, l'eroina e quant'altro? A 15 anni. Come dicevo, in uno su due è presente la cocaina come sostanza primaria. Abbiamo cocaina, purtroppo, ovunque. Cannabinoidi il 36 per cento, l'8 per cento alcol, eroina e psicofarmaci.
  Anche stamattina facevo un colloquio con un ragazzo: l'utilizzo degli psicofarmaci è molto presente nei giovani d'oggi.
  È da sottolineare, poi, da questi dati, una forte diminuzione – come vi dicevo – che riguarda l'età di avvicinamento alla sostanza. Ci troviamo davvero in un contesto in cui l'obiettivo per i venditori di morte è sempre più affiliare il cliente, proponendo acquisti di stupefacenti a bassi costi. A Rogoredo pensate che l'eroina viene venduta anche a punte, costa meno di un pacchetto di caramelle. Di sera sono lì, con tanti volontari, a fare presidio il mercoledì per prevenire, per agganciare dei ragazzi, ma l'utilizzo delle sostanze è h24 in molte parti, soprattutto a costi molto bassi, che rendono avvicinabili sempre di più i giovanissimi. Pensate che dalle parti di tutta la Lombardia partono i passanti che collegano spesso Milano. Noi presidiamo anche certi posti, perché molti ragazzi escono da scuola e prendono il passante. Abbiamo due passanti ogni ora che arrivano su Rogoredo. Spesso bisogna presidiare anche questo, perché escono da scuola, prendono le sostanze e tornano.
  Sempre più presente nei racconti dei giovani è il ricorso a sostanze come oppioidi sintetici, venduti e acquistati qua e là. Il 6 per cento dei giovani che sono accolti in questa struttura ha una terapia sostitutiva, data da un servizio pubblico. Il 52 per cento – uno su due – ha un trattamento farmacologico fin dall'ingresso. L'80 per cento di tutti i giovani che vengono inseriti assume, oggi, terapia farmacologica, perché vengono presi in carico, vengono monitorati e necessitano – otto su dieci – di assumere terapia farmacologica, stabilizzatori dell'umore e quant'altro. L'88 per cento dei ragazzi nel periodo del preingresso in struttura – quasi nove ragazzi su dieci – ha avuto una presa in carico psicologica presso altre strutture. Il 9 per cento era preso in carico anche da enti legati alla neuropsichiatria. Pensate che più li tieni in trattamento, più ti accorgi che devi sempre intervenire anche con specialisti di questo calibro. Ormai nove su dieci hanno bisogno di questo tipo di supporto.
  Il 25 per cento dei ragazzi accolti – uno su quattro – ha anche comportamenti autolesivi all'interno delle strutture. Cresce sempre di più questo dato, dove la gente si tagliuzza o si bruciacchia. Dato che è in forte aumento e segna davvero anche una complessità nel gestirli e nel trattarli.
  Oggi nei giovani non è solo l'autolesionismo che comincia a farsi strada e si sta sempre più strutturando. Nei nostri giovani cresce sempre di più l'idea di morte. Guardate che i loro tagli sono sempre più profondi. Il percorso comunitario si presenta proprio come un'esperienza che aiuta in questo. Altrimenti non so dove potremmo e come potremmo gestire queste fatiche dei giovani.
  È un dato significativo. Pensate che il 40 per cento dei ragazzi che arrivano in struttura hanno già avuto pregressi percorsi fallimentari, anche in altre strutture, soprattutto spesso educative, perché faticano a essere gestite all'interno delle strutture educative persone che hanno questo tipo di problemi con le dipendenze. Ecco perché sempre più si spinge, anche in regione Lombardia, a creare strutture ad hoc per i giovani. Pensate che il 55 per cento – uno su due – abbandona il percorso appena lo agganci entro i primi tre mesi. Questo è un dato che ci porta sempre di più, anche all'interno della mia équipe, a ragionare su come tenerli, come trattenerli, soprattutto nei primi tre mesi perché è forte lo strappo dal loro mondo.
  Abbiamo un 23 per cento di soggetti cresciuto un po' di più in questo anno: uno su quattro si riesce a portarlo alla conclusione del percorso. Il 12 per cento di loro si fermano oltre il tempo previsto nel trattamento e addirittura il 65 per cento va oltre i 18 e i 24 mesi. Questa è una cosa importante.

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  PRESIDENTE. Dottor Feder, mi segnalano che sono ripresi i lavori delle aule e ci sono imminenti votazioni. Abbiamo protratto il nostro ufficio di presidenza oltremodo e questo ha ridotto i tempi a sua disposizione.
  Gli argomenti di cui lei ci ha parlato sono estremamente importanti. Inoltreremo a tutti i commissari la documentazione che lei ha inviato. Per quanto sia stato molto esaustivo in questa sede, abbiamo anche questo documento a supporto dell'indagine.
  Devo, quindi, interrompere il nostro incontro, ma le anticipo fin da ora che questa indagine conoscitiva, alla quale lei ha partecipato, sta per concludersi. Redigeremo la relazione, la approveremo e la presenteremo con un evento pubblico, proprio per attirare il più possibile l'attenzione dei media, della società, delle istituzioni sui temi di cui lei ci ha parlato, che sono per noi, della Commissione bicamerale, ma credo per l'Italia intera, assolutamente prioritari.
  La ringrazio. Se lei ha altro materiale da farci pervenire, la prego di farlo. Sarà nostra cura distribuirlo a tutti i commissari.
  A livello personale, le faccio i complimenti per il lavoro che svolge. Sono certa che riesca a colmare tanti vuoti inevitabilmente lasciati dal sistema e ad aiutare tanti giovani. Voi siete davvero degli eroi. Grazie.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.

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ALLEGATO

Memoria depositata da Simone Feder.

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