XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 42 di Martedì 7 maggio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti del Consorzio nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene (POLIECO):
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 
Salvestrini Claudia , direttrice del Consorzio POLIECO ... 4 
Morrone Jacopo , Presidente ... 5 
Toni Di Cigoli Franco Silvano , giurista del Consorzio POLIECO ... 5 
Salvestrini Claudia , direttrice del Consorzio POLIECO ... 8 
Morrone Jacopo , Presidente ... 9  ... 9

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Consorzio nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene (POLIECO).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Consorzio nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene (POLIECO).
  Saluto in particolare il direttore generale del Consorzio, dottoressa Claudia Salvestrini, che è accompagnata dal giurista del Consorzio, professor Franco Silvano Toni Di Cigoli e dall'assistente informatico, dottor Dario Elia.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
  Avverto, inoltre, la nostra ospite che della odierna audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta, essendo sospesi, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.Pag. 3
  In particolare, con riferimento alla possibilità di seduta segreta ricordo che la Commissione ha già svolto, nelle forme dell'audizione libera e con la partecipazione da remoto dei componenti della Commissione stessa, un precedente incontro con i rappresentanti del Consorzio POLIECO il 10 gennaio 2024 nell'ambito di un programma di audizioni deliberato dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 25 ottobre scorso, mirante ad approfondire questioni di carattere generale sulle materie oggetto d'inchiesta ai sensi della legge istitutiva della Commissione.
  Nel corso del suddetto incontro, gli auditi, con riferimento alla trattazione specifica di alcune tematiche, da essi ritenute suscettibili di particolare riservatezza, hanno richiesto alla presidenza di poter proseguire i lavori in seduta segreta.
  Tuttavia, il prosieguo dell'audizione secondo tale modalità, pur venendo accolto dalla presidenza, ha dovuto essere rinviato ad altra data a causa del concomitante inizio, nella medesima giornata, di votazioni presso l'Assemblea della Camera. Tale data è stata poi individuata nella giornata odierna. Al fine di assicurare il miglior svolgimento dei lavori, invito comunque la nostra ospite a destinare, se è possibile, l'illustrazione dei contenuti riservati alla parte finale della seduta.
  Infine, con riguardo alle materie rientranti nella competenza della Commissione, ricordo che la stessa indaga, tra l'altro, sulla sussistenza di attività illecite relative alla gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti da parte di soggetti pubblici o privati in Italia, nonché ai relativi sistemi di affidamento, anche con riguardo al fenomeno dei flussi illeciti dei rifiuti nelle diverse regioni del Paese e del traffico transfrontaliero dei medesimi verso destinazioni estere, sia all'interno dell'Unione europea sia verso i Paesi al di fuori di essa.Pag. 4
  Cedo dunque la parola alla direttrice Salvestrini per lo svolgimento della parte pubblica della sua relazione, al termine della quale invito i colleghi parlamentari a rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento prima di proseguire i lavori in seduta segreta.

  CLAUDIA SALVESTRINI, direttrice del Consorzio POLIECO. Rifacendomi all'ultima audizione avuta con i miei colleghi di altri consorzi, volevo spiegare in breve qual era la funzione del Consorzio POLIECO. Noi ci occupiamo di tutto ciò che è rifiuto plastico in polietilene che non provenga dall'urbano; abbiamo, quindi, una nicchia di mercato ben precisa: agricoltura, industria e tutto ciò che riguarda un prodotto, anche appartenente all'urbano, ma che non sia imballaggio.
  Nell'ottica di questa funzione, ci siamo resi conto, qualche tempo fa, intorno al 2005-2006, della sparizione di diversi quantitativi di rifiuti plastici. Non ci rendevamo conto quali fossero le strade che questi rifiuti potevano prendere, ma fatto sta che gli impianti di riciclo erano in carenza di materiali, a tal punto che ci siamo dovuti muovere sul territorio nazionale per capire un po' quali erano le procedure. All'epoca, sapete bene che c'era la Cina che faceva una grossa incetta di materiali plastici e questo per due motivi: primo, perché c'era la richiesta spasmodica di rigenerato per il manufatto cinese; secondo, perché c'era una norma cinese secondo la quale qualunque gruppo industriale dimostrasse di occuparsi di riciclo, di qualunque tipo di rifiuto, non pagava le tasse per diversi anni. Questo faceva rendere appetibile la richiesta di fare fabbriche di riciclo di materiali dei rifiuti proprio per ovviare a questo: fossero stati anche gruppi di creazione di palazzi, se avevano una nicchia di una filiera di un gruppo industriale che faceva riciclo dei rifiuti, si aveva un'esenzione. Questo permetteva che il rifiuto italiano fosse comprato a prezzi sinceramente più alti Pag. 5di quello che poteva dare un impianto di riciclo italiano. Alla luce di questo ci siamo messi sulle rotte di questi rifiuti e ci siamo resi conto che i rifiuti in Cina non andavano assolutamente in impianti di riciclo. Non c'erano impianti di riciclo e, il più delle volte, c'erano delle abitazioni, dei bar, dei ristoranti o, quando andava bene, dei semplici capannoni. Sull'impatto del traffico illegale ci siamo quindi imbattuti quasi per caso. Da lì è cominciato un attento monitoraggio sul territorio nazionale, che ha fatto sì che il Consorzio diventasse quello che è diventato, proprio per la mission che ci è stata data a livello istituzionale. I Consorzi si devono occupare dei rifiuti, tracciarne il loro percorso e accertarsi che questi siano realmente recuperati e riciclati. Passerei ora la parola al professor Di Cigoli, per poi proseguire nella mia audizione.

  PRESIDENTE. Prego, a lei la parola.

  FRANCO SILVANO TONI DI CIGOLI, giurista del Consorzio POLIECO. Gentile presidente e gentili componenti, chiaramente mi limiterò solo ad alcuni aspetti che possono disegnare giuridicamente quanto andiamo dicendo. Il Consorzio POLIECO è un consorzio ex lege, cioè ha la sua radice in una fonte che è primaria, che è un decreto legislativo. Peraltro, è un decreto legislativo che si somma a un altro decreto legislativo, il cosiddetto decreto Ronchi, che poi fu corretto nel 2004-2006 e poi sufficientemente ricorretto negli anni a venire. Tuttavia, l'interlocutore che vi trovate oggi davanti è un interlocutore istituzionale, tanto è vero che la differenza tra il Consorzio POLIECO, gli altri consorzi ex lege e i sistemi alternativi è proprio dato dal fatto che, come la giurisprudenza ha ben disegnato, ci troviamo di fronte a soggetti diversi, con funzioni diverse.
  Parto dalla funzione istituzionale del consorzio ex lege. Il consorzio ex lege nasce, si sviluppa e concretizza la sua attività Pag. 6nel raggiungimento, da parte dei consorziati, di un obiettivo che è quantificato dal legislatore. L'obiettivo è l'intercettazione e il riciclo, nel caso del POLIECO, di beni a base di polietilene che diventano rifiuti. Il legislatore si è preoccupato di dare questa disciplina in Italia che è sostanzialmente originale nel panorama anche europeo con successo, perché parliamo di storie di successo, che, però, diventano storie di successo nella misura in cui gli obiettivi sono raggiunti. Il tema, quindi, è quello di un'attività istituzionale. Oggi il POLIECO è qui semplicemente perché è un soggetto istituzionale che chiede e auspica una collaborazione di carattere istituzionale. Quindi, tutto ciò che vi viene raccontato oggi è semplicemente il dispiegarsi di una collaborazione prettamente istituzionale. Questo perché, come diceva già la dottoressa – dai giuristi ci si aspetta sempre che diano qualche numero – l'articolo 234, comma 8, che ha istituito poi il consorzio ex lege, dà esattamente, tra le funzioni, quella di cui stiamo parlando, cioè il controllo dei flussi dei rifiuti.
  Non basta questo, però, perché quando sono in Europa a raccontare che cosa si fa in Italia, uno dei punti di orgoglio di questa soluzione è rappresentato dal fatto che veramente abbiamo integrato elementi di carattere pubblico con elementi di carattere privato, perché i consorzi di cui stiamo parlando sono strumenti di politica industriale. Abbiamo, cioè, il profilo ambientale che in qualche modo è integrato in Italia con la politica industriale. Questo perché intanto il Consorzio è – la faccio breve – lo strumento collettivo attraverso il quale gli imprenditori adempiono alle loro obbligazioni ambientale. Primo elemento: chi inquina paga. Questo è uno dei capisaldi della politica europea, ma, come sapete, a pochi passi da noi, il Consiglio di Stato ha già iniziato a ribadire più volte nelle sue sentenze che non si tratta di un principio generale e astratto, Pag. 7ma che va implementato: chi inquina paga. Alla fine, ovviamente, lo scenario coinvolge anche i consumatori, perché il costo viene internalizzato nel prezzo; diciamo, quindi, che c'è una logica anche di stakeholders di non poca rilevanza. Nell'economia – mi hanno detto di essere molto sintetico – il profilo che vorrei sottolineare è che questa politica di carattere industriale, attraverso la quale si contemperano esigenze di natura ambientale e esigenze di sviluppo – economia circolare, così ci siamo capiti tutti – ha un pezzo particolarmente significativo. Il legislatore, quando ha inventato i consorzi ex lege, ha detto: «Cari consorzi, se da soli non riuscite a raggiungere gli obiettivi» – ed ecco, quindi, il colabrodo che in qualche modo deve essere tamponato – «se non si raggiungono questi obiettivi, gli imprenditori subiranno un ulteriore aggravio, rappresentato dal contributo percentuale di riciclaggio». Qui abbiate pazienza ma, molte volte, mi diverto perché capisco che riuscire a comprendere da non addetti ai lavori il contributo percentuale di riciclaggio sia un po' problematico. Però quello che dovete ricordare è esattamente questo: se non si raggiungono gli obiettivi di riciclo, che ovviamente sono obiettivi incrementali – cioè la politica, giustamente, volge verso numeri che sono ancora più consistenti, e dobbiamo preparare gli imprenditori al fine di arrivare a questi numeri –, scatta il contributo aggiuntivo.
  Tutto quello che la dottoressa, come direttore generale di un consorzio ex lege, vi sta dicendo è esattamente frutto di una contemperazione tra ambiente e politica industriale, dove il controllo dei flussi è l'attività preventiva non solo per occuparci dell'ambiente oltre i confini ma, soprattutto, per evitare che gli imprenditori italiani del settore abbiano da pagare maggiori contributi perché, alla fine, la percentuale non si raggiunge, con un aggravio anche per i consumatori che – devo dire – più volte Pag. 8ringraziano il POLIECO proprio per il fatto che questo contributo percentuale di riciclaggio in oltre vent'anni non è mai scattato una volta.

  CLAUDIA SALVESTRINI, direttrice del Consorzio POLIECO. Da precisare che il raggiungimento degli obiettivi – non lo nego, presidente – è sempre più difficile, proprio per l'aumento dei traffici verso l'estero illegali. In poche parole, su un milione di tonnellate di immesso ogni anno di beni in polietilene, noi raggiungiamo il 48 per cento di solo riciclato, ma per raggiungere questa percentuale vi garantisco che il lavoro è notevole. È un lavoro di monitoraggio continuo ed è un lavoro che viene fatto in tandem con gli impianti di riciclo. Tenete conto che in questi anni la problematica del raggiungimento degli obiettivi è stata anche peggiorata dall'aver escluso tra i soggetti obbligati a partecipare al Consorzio le piattaforme di raccolta. Come lei mi insegnerà, presidente, se io da una filiera di raccolta dei rifiuti, gestione dei rifiuti, tolgo l'obbligatorietà alla piattaforma di iscriversi, che è quella che raccoglie e che dovrebbe dare dati, capisce bene che viene a mancare un anello cardine per la tracciabilità dei rifiuti. Questo lo dico in premessa a quello che dirò dopo sul cosiddetto codice 19, un codice che – ahimè – io definisco «dell'insalata russa dei rifiuti», che ci fa perdere la totale tracciabilità dei rifiuti. Quando parlo di mancanza di tracciabilità dei rifiuti, tengo a precisare che quando non so quel rifiuto da dove proviene, non riesco neanche a stabilire il grado di contaminazione di quel rifiuto, con quali sostanze è stato contaminato e in che modo devo trattarlo. Quando io prendo un codice 19, o apro un qualunque container, una qualunque balla con codice 19, io mi trovo un coriandolato, quindi un rifiuto sminuzzato e non riesco a stabilire l'identità di questo rifiuto; questo fa sì che, al suo interno, ci possano essere rifiuti ospedalieri, tossico-nocivi, industriali, urbani, un Pag. 9mix generale (del resto, è identificato così il fine nastro), ma a cui io non riesco più a dare un'identità, né al rifiuto, né di provenienza. A questo punto, proprio perché voglio parlare di ciò che ho trovato in questi viaggi che ho fatto dall'ultima audizione a questa, chiederei di essere audita in modo riservato.

  PRESIDENTE. Propongo, se non vi sono obiezioni, di passare in seduta segreta.

  (La Commissione concorda. I lavori proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.