XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 36 di Giovedì 7 marzo 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Audizione del dottor Raffaele Cantone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 3 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Cantalamessa Gianluca  ... 10 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Cantalamessa Gianluca  ... 10 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 12 
Serracchiani Debora (PD-IDP)  ... 12 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 12 
Serracchiani Debora (PD-IDP)  ... 12 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 13 
Serracchiani Debora (PD-IDP)  ... 13 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 14 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 14 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 14 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 14 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 15 
Scarpinato Roberto Maria Ferdinando  ... 15 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 15 
Scarpinato Roberto Maria Ferdinando  ... 15 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 15 
Scarpinato Roberto Maria Ferdinando  ... 15 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 16 
Scarpinato Roberto Maria Ferdinando  ... 16 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 16 
Scarpinato Roberto Maria Ferdinando  ... 17 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 18 
Michelotti Francesco (FDI)  ... 18 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 18 
Colosimo Chiara , Presidente ... 19 
Orlando Andrea (PD-IDP)  ... 19 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 19 
Colosimo Chiara , Presidente ... 20 
Zanettin Pierantonio  ... 20 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 21 
Zanettin Pierantonio  ... 21 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 21 
Colosimo Chiara , Presidente ... 22 
Verini Walter  ... 22 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 23 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 24 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 25 
Russo Raoul  ... 25 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 25 
Colosimo Chiara , Presidente ... 26 
Piccolotti Elisabetta (AVS)  ... 26 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 26 
Piccolotti Elisabetta (AVS)  ... 26 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 27 
Piccolotti Elisabetta (AVS)  ... 27 
Colosimo Chiara , Presidente ... 27 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 27 
Colosimo Chiara , Presidente ... 28 
Lasalandra Giandonato  ... 28 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 29 
Colosimo Chiara , Presidente ... 30 
Paita Raffaella  ... 30 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 30 
Colosimo Chiara , Presidente ... 31 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)-M)  ... 31 
Colosimo Chiara , Presidente ... 31 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)-M)  ... 31 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 32 
Colosimo Chiara , Presidente ... 32 
Nave Luigi  ... 32 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 32 
Nave Luigi  ... 32 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 33 
Colosimo Chiara , Presidente ... 33 
Della Porta Costanzo  ... 33 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 33 
Colosimo Chiara , Presidente ... 34 
Ascari Stefania (M5S)  ... 34 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 34 
Ascari Stefania (M5S)  ... 34 
Colosimo Chiara , Presidente ... 34 
Ascari Stefania (M5S)  ... 34 
Colosimo Chiara , Presidente ... 34 
Cantone Raffaele , Procuratore della Repubblica di Perugia ... 35 
Colosimo Chiara , Presidente ... 35

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 10.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Audizione del dottor Raffaele Cantone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Raffaele Cantone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, a cui do il benvenuto e che ringrazio per essere qui. Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. I lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta dell'audito o dei colleghi e in tal caso non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  A questo punto, senza perdere ulteriore tempo, do senz'altro la parola al Procuratore Cantone, che ringrazio per la sua cortesia e disponibilità.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Grazie presidente della sollecita convocazione e anche del timing con cui ha stabilito questa convocazione. La possibilità che mi dà di parlare dopo il Procuratore nazionale Melillo ovviamente mi sgrava dalla necessità di intervenire su alcuni argomenti e rende il mio compito, mi auguro, anche più agevole dal punto di vista dei tempi. Ho seguito parzialmente, ma ho rivisto anche gran parte dell'audizione del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e questo mi consente di poter dare per scontata una serie di cose.
  Farò un intervento molto breve in partenza, perché credo che sia interessante soprattutto rispondere a eventuali domande, ma è giusto che dia una serie di dati significativi sulla vicenda, anche partendo dalle ragioni per le quali abbiamo ritenuto, congiuntamente, di richiedere l'audizione sia alla Commissione parlamentare antimafia sia al COPASIR sia al Consiglio superiore della magistratura. Ovviamente mi riferisco alla richiesta alla Commissione parlamentare antimafia. Ci sono più ragioni che ci hanno portato a chiedere questa audizione. In primo luogo, lei ricorda che quando ci fu la prima fuga di notizie – perché tale è stata e su questo punto tornerò – noi ci sentimmo e io le chiesi la cortesia di soprassedere all'audizione, rinviandola a quando sarebbe stato possibile farla con qualche elemento più preciso. Ora credo fosse arrivato il momento dell'audizione. Ci sono anche esigenze ulteriori. Credo in primo luogo che vi sia quella di ripristinare la verità sui fatti che sono stati detti in questa fase, anche perché molti fatti sono stati riportati in modo assolutamente generico, come era giusto, per fortuna, non avendo conosciuto gli atti e poi c'era soprattutto l'esigenza – ed è la ragione per cui abbiamo preparato la nota insieme con il Procuratore nazionale antimafia – di intervenire a tutela di un'Istituzione che per quanto mi riguarda è sacra,Pag. 4 la Procura nazionale antimafia, perché la Procura nazionale antimafia – lo ricordo come fatto affettivo – è stata istituita da Giovanni Falcone. Sono entrato in magistratura nel 1991 ed ero uditore giudiziario quando Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono vittima di un attentato. Credo che fra i lasciti più importanti che ci sono stati da parte di Giovanni Falcone ci fu, oltre che la direzione distrettuale antimafia, la Direzione nazionale antimafia. Credo che sia dovere di un qualunque magistrato che si è occupato e si occupa di criminalità organizzata difendere un'Istituzione che io ritengo sacra e lo dico senza alcun dubbio, aggiungendo che, anche in questa vicenda, così come mi era capitato durante il periodo in cui mi sono occupato di criminalità organizzata alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, la collaborazione con la Procura nazionale antimafia è stata perfetta. Lo è stata perché il Procuratore nazionale antimafia, come dirò, ha messo a disposizione tantissimi documenti, ha svolto, dopo l'ultima riforma, anche alcune riunioni di coordinamento sulla vicenda specifica. Però era giusto evidenziare questo dato ed era una delle ragioni per cui abbiamo ritenuto indispensabile chiedere questa audizione. Poi c'è un'ultima esigenza che per certi versi ritengo importante e su cui si è anche a lungo già soffermato il Procuratore nazionale antimafia. C'è cioè l'esigenza di tutelare una serie di strumenti che sono indispensabili per la lotta alla mafia, e soprattutto le infrastrutture informatiche del Paese in generale, e, in particolare, le infrastrutture informatiche giudiziarie, in un momento nel quale vorrei ricordare che con grandissima fatica ci stiamo avviando al processo penale telematico. Da pochissimo tempo alcuni atti giudiziari possono essere fatti solo in via telematica e, fra l'altro, su questo voglio ricordare che la procura di Perugia è uno degli uffici che sta facendo la sperimentazione anche con buoni risultati. La necessità di tutelare le strutture informatiche del Paese è fondamentale così come è fondamentale la necessità di tutelare le banche dati che non sono solo la banca dati della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ma tutte le banche dati che hanno atti giudiziari. Vorrei ricordarlo giusto per un fatto di completezza che purtroppo anche noi come procura di Perugia abbiamo avuto una gravissima intrusione nei nostri sistemi informatici che ha portato all'incriminazione e alla condanna di un funzionario della procura della Repubblica di Perugia che anche in quel caso aveva scaricato tantissimi atti ed è stato scoperto direttamente da me, pur non essendo io assolutamente un esperto informatico insieme a un nostro dipendente che è bravissimo nell'informatica. Abbiamo scoperto una vicenda particolarmente grave che ha riguardato una piccola Procura che però si è occupata e si occupava di indagini particolarmente rilevanti. Anche in quel caso molti atti sono stati disseminati in giro, anche fra i giornalisti. Mi faccia fare l'unica battuta che mi consentirò. Questo per dire che io non mi occupo di bolle di sapone, non me ne sono mai occupato neanche da bambino, non sono mai stato capace di farle, e chi parla di bolle di sapone ne risponderà nelle sedi giuste, perché ho grande rispetto per la libertà di manifestazione del pensiero e per l'età di chi manifesta il pensiero, però esiste un limite a tutto. Se uno non conosce gli atti non può esprimere giudizi – è l'unica notazione personale.
  Detto questo, voglio dire qualcosa sull'indagine, però voglio fare una premessa su di essa. Il mio compito è quello di pubblico ministero, cioè di magistrato che si occupa delle indagini penali e quindi di individuare l'eventuale esistenza di reati, utilizzando uno statuto di garanzia che ovviamente non può essere utilizzato in modo disarmonico secondo i casi. Gli imputati e gli indagati in questo processo hanno il diritto della presunzione di innocenza a pieno titolo, quindi le nostre sono semplicemente ipotesi investigative su cui chiederei la possibilità di potermi fino a un certo punto soffermare. Vorrei cercare di parlare dei fatti perché esistono fatti incontestati, fatti storici. Ovviamente le responsabilità personali e penali saranno oggetto di un accertamento diverso. Voglio aggiungere – dato che in questi giorni si è Pag. 5molto parlato del tema dei mandanti e del tema dei registi esterni – che io condivido integralmente quello che ha detto il Procuratore nazionale sul fatto che i numeri di questa vicenda lascino pensare che ci sia altro, anzi, mi permetto di dire che i numeri che darò sono molto più preoccupanti di quelli ad oggi emersi, sono numeri che inquietano perché sono davvero mostruosi. Detto questo però il mio compito è individuare responsabilità penali. I sospetti e le illazioni possono essere un punto di partenza utilissimo per sviluppare anche tesi investigative, ma il nostro compito sarà quello di enucleare le responsabilità penali. Ci stiamo lavorando. Su alcune cose ho chiesto di riferire direttamente al Copasir e intendo riferire, se è possibile, solo al Copasir su esse. Ci sono indagini che ovviamente non si fermano e non si fermeranno su questo tema, ma voglio però dire una cosa con chiarezza, rivendicando il mio ruolo di pubblico ministero. Il pubblico ministero non ha il compito di risolvere i problemi, il pubblico ministero ha il compito di occuparsi dei reati. Ovviamente esistono poi profili di responsabilità diversi, profili di responsabilità che possono essere amministrativa, omissiva sul piano dei controlli, anche organizzativa. Responsabilità che però non spetta alla Procura della Repubblica individuare e sulle quali credo che sia opportuno e necessario che ogni organo dello Stato faccia la sua parte. Noi faremo la nostra parte fino in fondo, ma lo faremo tenendo presente che però il nostro modo di operare è quello del codice di procedura penale, lo statuto penale, e che terremo conto di tutti gli input investigativi – li abbiamo anche chiesti e non sempre ottenuti come ci aspettavamo – per cercare di capire cosa c'è dietro questa vicenda, non accettando però l'idea di essere responsabilizzati oltre misura, anche perché io fornirò alcuni elementi che è doveroso fornire sotto il profilo di quello che è lo stato delle indagini e le vicende delle indagini per capire anche che cosa possiamo ancora fare, che cosa abbiamo fatto e che cosa possiamo fare senza violare il segreto istruttorio. Mi scusi se su questo punto sono stato costretto a puntualizzare, ma io ci tengo. La funzione del pubblico ministero è individuare l'esistenza dei reati. Dei fenomeni è giusto che i pubblici ministeri non si occupino, c'è stato sempre detto, io lo credo come un mantra e lo riaffermo in questa sede. Qui esistono fatti di rilevante gravità di cui però è giusto che ci si occupi, ognuno per le sue competenze. Questa precisazione mi consente di farle un altro ringraziamento, presidente, perché come lei sa, durante questa seconda interlocuzione, lei mi chiese di trasmettere gli atti del procedimento e io in modo sia pure cortese, facendo riferimento alla sua disponibilità, le ho detto che non ritengo assolutamente opportuna questa discovery. Lo dico e lo ribadisco anche adesso, perché siccome il mio obiettivo è cercare di individuare tutti i profili di responsabilità, in questa fase meno atti girano e meglio è. Fra l'altro voglio dire – e lo dico rivendicando la correttezza del mio ufficio a 360 gradi – che questa è la seconda fuga di notizie che riguarda il procedimento. Questa tecnicamente non è una fuga di notizie perché l'atto è pubblico, ai sensi dell'articolo 329 del codice di procedura penale. Ancora non abbiamo capito come e chi questa notizia l'ha fatta uscire, cosa che ha danneggiato l'indagine, oggettivamente. Vorrei dire, senza scendere più di tanto nello specifico, che in questi mesi, da quando è uscita la prima notizia, anzi già prima, la procura di Perugia, io personalmente insieme a un giovane e bravissimo sostituto, la dottoressa Laura Reale, che collabora a questa indagine, abbiamo fatto una serie di atti delicatissimi con personaggi anche di primo piano sentiti, di cui però nessuno per fortuna ha avuto notizie e ancora nessuno ha notizia. Per esempio – questo credo di poterlo dire, perché è giusto – abbiamo sentito per due volte il ministro della Difesa e mi faccia dire sul piano personale, anche come cittadino, credo che il ministro vada ringraziato per la sua scelta di rivolgersi all'autorità giudiziaria che ha consentito di fare uscire questo verminaio, perché tale è, e anche per la disponibilità che ha manifestato e per le cose che ha riferito, di cui ovviamente parlerò in altra sede. Credo che, sotto questo profilo, le attività che Pag. 6abbiamo fatto possono darci un quadro delle vicende. Qui aggiungo un ultimo dato, prima di scendere nel merito della ricostruzione del processo, perché avevo promesso di essere breve e voglio esserlo. Gli inviti a comparire, nel caso di specie, non erano fatti a garanzia della difesa, perché quelli sono altri atti, quelli erano inviti che avevano una funzione istruttoria, perché era fondamentale individuare quale potesse essere la versione dei fatti, perché Striano, nella prima fase, come dirò da qui a un momento, aveva risposto alle domande del pubblico ministero di Roma. Sarebbe stato molto importante se Striano avesse potuto o avesse voluto rispondere alle nostre domande. Quegli inviti a comparire non erano fatti ai sensi del 415-bis – scusatemi se faccio riferimenti ai numeri degli articoli del codice di rito, ma ogni tanto purtroppo è necessario – erano inviti a comparire con rilevanza istruttoria e per noi erano atti particolarmente importanti per ragioni che non è giusto che si dicano fino in fondo. Però quegli inviti a comparire, che ad oggi non hanno ancora portato alcun esito – il dottor Laudati ha dichiarato che intende rendere dichiarazioni, lo aspettiamo – erano e sono atti istruttori particolarmente importanti.
  Nel merito credo però che sia giusto che io spieghi come nasce l'indagine, anche perché – voglio dirlo con chiarezza – non è mia volontà fare polemiche con altri uffici giudiziari. I nostri rapporti con la Procura di Roma sono perfetti, c'è un rapporto di sinergia assoluta con l'attuale dirigenza e anche con quelle precedenti. Su queste vicende è in corso, per quello che dirò, un coordinamento investigativo perché qui devo evidenziare un dato che preferisco dire subito. Il «mercato» delle SOS non si è affatto fermato. Ne abbiamo una riprova clamorosa, se mi può far passare questa parola. Durante la prima fuga di notizie, quella che io chiamo la prima fuga di notizie, a un certo punto su un giornale è uscito un riferimento a una SOS che riguardava un imprenditore che in qualche modo, secondo le ricostruzioni del tenente Striano, avrebbe avuto a che fare con il Ministro della difesa. Ebbene, quella SOS non era stata vista da Striano e abbiamo verificato che quella SOS era stata vista proprio in quei giorni in cui uscivano gli articoli di giornale. Mentre vi era il massimo dell'attenzione sul tema, c'era qualcuno che continuava a «vendere» sottobanco le SOS. Ovviamente questa indagine non è di nostra competenza, è stata trasmessa alla procura di Roma e sul punto è in atto il coordinamento. Questo per dire come il rapporto con la procura di Roma è un rapporto saldo e quindi le cose che dirò nel ricostruire le vicende non vogliono essere polemiche nei confronti di quell'ufficio, ma vogliono semplicemente spiegare lo stato dell'arte e anche quello che oggi si può fare e oggi non si può più fare. Scusatemi se dirò un po' di numeri e un po' di date, ma le date e i numeri in questa vicenda sono fondamentali.
  Il 31 ottobre 2022 il ministro Crosetto presenta ai Carabinieri dalla tutela lavoro una denuncia con la quale lamenta la pubblicazione di informazioni riguardanti la sua sfera patrimoniale. Immediatamente dopo vengono acquisiti i tabulati presso la SOGEI, la società che si occupa per conto del Ministero dell'Economia e delle finanze dell'attività informatica, vengono acquisiti i tabulati per verificare chi avesse fatto gli accessi nei confronti di queste informazioni, che erano molto precise, non erano informazioni generiche che potevano essere sapute, come qualcuno sui giornali va dicendo, erano informazioni precise e dettagliatissime, non certamente a conoscenza di chiunque. Potevano averle dette solo i soggetti del rapporto di lavoro sottostante. Fra l'altro si riferivano al ministro Crosetto quando non svolgeva attività politica, ma quando svolgeva attività imprenditoriale. I tabulati della SOGEI, attraverso il cosiddetto sistema Serpico, che è un sistema fondamentale per le attività della Guardia di finanza ma anche per le attività fiscali, indicavano chi era il soggetto che aveva fatto l'accesso. Il soggetto che ha fatto l'accesso era il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano. Il 21 novembre – lo riprendo perché lo ha già detto il Procuratore nazionale antimafia – il pubblico ministero di Roma richiede non al ProcuratorePag. 7 nazionale antimafia, ma al sostituto procuratore Laudati, informazioni sulla vicenda di Striano. Il 21 dicembre, dagli atti vedo che vi è una richiesta di avere i numeri di telefono di Striano fatta al Nucleo valutario, poi vengono in data primo dicembre fatti ulteriori accessi per verificare tutte le questioni e tutte le visure che c'erano alle SOS e il 12 gennaio 2023 viene fatta la comunicazione dell'avviso di garanzia a Pasquale Striano. Viene fatto l'avviso di garanzia nel senso che viene invitato a eleggere domicilio e gli si riferisce per quali reati si procede. Il 27 febbraio viene delegata la comunicazione dell'invito a comparire. Il primo marzo viene interrogato Striano. Voglio dire una cosa per chiarezza e proprio perché non deve sembrare in alcun modo un attacco alla Procura di Roma. L'accesso fatto da Striano non aveva purtroppo di per sé elementi di anomalia. Ieri ho sentito, nel corso dell'audizione, che qualcuno ha chiesto quante vicende di questo tipo si verifichino. Purtroppo tantissime. Abbiamo tantissimi procedimenti per 615-ter per chi vuole favorire l'amico o chi per altre ragioni fa attività illecite. Molto spesso persone delle Forze dell'ordine, a volte anche per motivi di leggerezza, ma molte persone anche che operano nei settori pubblici. Non credo che all'epoca ci fossero elementi per fare ulteriori approfondimenti. Certo, a seguito dell'interrogatorio, Striano racconta al pubblico ministero di Roma che quello era un modus operandi ordinario e che lui aveva fatto migliaia di accessi alla banca dati. L'8 marzo viene sentito il Procuratore nazionale antimafia, dottor Melillo, che presenta una lunga e dettagliata relazione sulla situazione delle SOS e il 10 marzo viene fatta la perquisizione con l'acquisizione dei cellulari e degli strumenti informatici del tenente Striano. In data 5 aprile, il fascicolo viene trasferito alla procura di Perugia perché, a seguito delle dichiarazioni del tenente Striano, emergono elementi di possibile coinvolgimento del dottor Laudati, perché Striano dice con chiarezza che quello che lui aveva fatto, l'aveva fatto su ordine del dottor Laudati. L'atto è pubblico, è stato messo a disposizione e non è stato neanche segretato. Da quel momento in poi, gli atti vengono trasmessi a Perugia. Sugli strumenti informatici acquisiti al tenente Striano è stata fatta una perizia disposta da Roma e poi depositata a noi. Nella perizia non vi è prova certa che siano stati cancellati i dati, ma ci sono elementi purtroppo evidentissimi che questa attività si è verificata. Per esempio nelle chat che Striano aveva con un giornalista con il quale aveva rapporti di frequentazione certa, non vi era una chat e il consulente ci ha detto che evidentemente questa attività non può essere ricostruita se la cancellazione viene fatta bene, e qui stiamo parlando di un ufficiale di polizia giudiziaria esperto e particolarmente bravo. Questo per dire che l'acquisizione delle attività informatiche è un elemento particolarmente importante per le attività. Qui mi faccia dire quanto sia importante l'acquisizione degli strumenti informatici e soprattutto dei cellulari per le indagini giudiziarie, perché nel cellulare di Striano abbiamo trovato tantissimi elementi che ci hanno consentito di ricostruire, questo lo dico perché è in atto una modifica legislativa, ovviamente in altra sede, su cui qualche perplessità è giusto evidenziare. Quindi il 5 aprile 2023 l'atto viene trasferito a Perugia. Però io devo anche qui essere onesto e dire che, prima del trasferimento del fascicolo a Perugia, il procuratore di Roma mi avverte e facciamo una lunga riunione di coordinamento nella quale il Procuratore Lo Voi mi rappresenta le ragioni per la trasmissione dell'atto a Perugia e concordiamo la trasmissione dell'atto a Perugia. Questo per dire che i rapporti con la Procura di Roma sono sempre stati improntati, e ancora di più, con riferimento a grande collaborazione e lealtà.
  Adesso, prima di avviarci alla chiusura, passiamo ai dati. Quanto all'invito a comparire che ho trasmesso alla Commissione e a lei, presidente, credo sia giusto spiegare come abbiamo enucleato gli 800 accessi abusivi. In realtà, le consultazioni che ha fatto il tenente Striano sono molto, molto, molto maggiori. Sono numeri che vi posso fornire senza violare alcun segreto, perché sono atti che non possono essere modificati.Pag. 8 Nel periodo dal primo gennaio 2019 al 24 novembre 2022, Striano, all'interno della banca dati SIVA, che è quella che ha le SOS, ha consultato 4124 SOS: un numero spropositato. All'interno di questa ha consultato 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento che sono seguite digitando i nominativi di 1531 persone fisiche e 74 persone giuridiche. Questo solo per quanto riguarda le SOS. Il tenente Striano ha ricercato 1123 persone sulla banca dati Serpico. Quando dico che ha ricercato 1123 persone, non significa che ha fatto 1123 digitazioni, potrebbero essere pure 3000, perché ha potuto digitare anche tre volte lo stesso nominativo in momenti diversi. Sto facendo riferimento ai nomi delle persone oggetto di ricerca. Ha poi effettuato 1947 ricerche nella banca dati SDI, quindi siamo non a 5000, siamo a oltre i diecimila accessi che se moltiplichiamo con un numero anche banale, nel senso che per esempio le SOS possono essere state viste più volte, il numero è destinato a crescere in modo significativo. Ha effettuato – e questo credo sia l'elemento più preoccupante – un download – chi si occupa di un minimo di informatica sa cosa significhi – ha scaricato, detto in italiano, 33.528 file dalla banca dati della Direzione nazionale antimafia. È evidente che quello che dice il dottor Melillo non può che essere così. Questo enorme numero di dati, di informazioni e di atti scaricati dalla banca dati della Procura nazionale antimafia che fine ha fatto? Quanti di questi dati possono essere utili per cento ragioni? Noi ci preoccupiamo sempre della criminalità organizzata e della stampa, ma, giusto per dire, quante di queste informazioni possono essere utili per esempio anche ai servizi stranieri, a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale? All'interno di questi dati scaricati dalla Procura nazionale antimafia, ci sono informative banali, ma anche atti coperti dal segreto. Rispetto a questa mole di dati come siamo arrivati a ottocento capi di imputazione? Se avessimo dovuto contestare per ognuno di queste vicende l'accesso, avremmo dovuto fare circa 50.000 capi di imputazione. Abbiamo fatto una selezione che è stata oggetto di una lunghissima valutazione con la Guardia di finanza. Voglio dirlo con chiarezza – dato che anche su questo punto dobbiamo sgombrare il campo – l'indagine è assegnata al Nucleo valutario della Guardia di finanza, di cui mi fido integralmente, c'è un gruppo che se ne occupa, perché ovviamente la Guardia di finanza è il primo soggetto che ha ricevuto danni da questo comportamento. Poi ci possono essere responsabilità di altro tipo, ma la Guardia di finanza è motivata fino in fondo ad arrivare alla fine di quello che è accaduto, perché se c'è una persona offesa che si chiama Procura nazionale antimafia e noi cittadini, ovviamente anche la Guardia di finanza è persona offesa. Come abbiamo fatto una selezione all'esito di questa vicenda? Ci siamo dati alcuni criteri, indicati peraltro con chiarezza anche nell'informativa per trasparenza. Il primo criterio era quello che aveva riguardato il ministro Crosetto, era evidente, aveva fatto le denunce. Poi, all'interno del cellulare, avevamo trovato una serie di riferimenti ad alcune pratiche particolari gestite dal gruppo SOS. Quattro, che sono quelle oggetto dei capi di imputazione e riguardavano, sintetizzo, la vicenda di Santa Marinella, la vicenda di Luigi Lauro, la vicenda degli eco-bonus e la vicenda Gravina. In relazione a queste vicende abbiamo verificato tutti gli accessi che erano stati fatti prima e dopo, accessi che abbiamo ritenuto abusivi, atteso che quelle indagini nulla avevano a che vedere con i meccanismi previsti dalle SOS, perché erano nate non dall'esame delle SOS, ma da situazioni diverse. Su questo punto se mi evitate di scendere nello specifico vi sarò grato perché esso attiene a profili delicati di indagine. Avevamo identificato quattro pratiche come pratiche dubbie, ma ci sono altre due pratiche che abbiamo acquisito all'esito, una delle quali è stata oggetto anche di valutazione in questi giorni da parte della stampa, e sulla quale sono in corso ulteriori accertamenti. Abbiamo verificato che non tutte le pratiche che venivano esitate dalla Procura nazionale avevano attinenza con la criminalità organizzata. Per esempio il contesto Gravina nulla aveva a che vedere con la criminalità organizzata,Pag. 9 proprio nulla, di nulla, di nulla. Ce n'era un'altra, nota, che anch'essa nulla aveva a che vedere con la criminalità organizzata, e che era stata mandata a una procura del nord, che abbiamo acquisito nei mesi scorsi e su cui stiamo lavorando e non è ancora oggetto di contestazione. Poi abbiamo utilizzato un altro criterio, cioè abbiamo verificato tutti gli accessi fatti alle banche dati pubbliche di cui Striano aveva le credenziali e che riguardavano soggetti direttamente a conoscenza di Striano e che sapevamo essere a conoscenza in base ai suoi dati del cellulare. Abbiamo verificato una serie di accessi che riguardavano soggetti. Per esempio Striano interrogava spesso persino se stesso e la moglie, senza motivo, probabilmente perché voleva vedere se c'erano delle SOS che lo riguardavano. Abbiamo utilizzato un altro criterio, il più delicato, ma era indispensabile, quello che la Guardia di finanza ha indicato come i nominativi dei soggetti mediaticamente esposti, i cosiddetti vip. In quegli accessi abbiamo messo una serie di nomi, un lungo elenco di nomi e abbiamo estrapolato 165 accessi complessivi che riguardavano soggetti «vip» che sono poi oggetto del capo d'imputazione. Poi abbiamo fatto la verifica su quelli che erano i contatti che lui aveva avuto per esempio con giornalisti o con altri soggetti, dai quali risultava che lui aveva trasmesso atti e su quelli abbiamo verificato se c'erano stati accessi. La Guardia di finanza ha fatto un lavoro certosino, ha verificato per esempio tutti gli articoli che erano apparsi su giornali che erano riferiti nelle chat o nei colloqui di Striano, per verificare se in quegli articoli vi fossero riferimenti specifici ad atti giudiziari o a SOS. Con riferimento a quegli articoli ha verificato se erano state fatte interrogazioni precise su quelle specifiche vicende. Questo ha portato ai capi di imputazione e questo spiega perché i capi di imputazione sono in numero ovviamente ridotto. In tutte queste interrogazioni si sono escluse tutte quelle che avevano attinenza invece con dossier che erano stati lavorati alla Procura nazionale antimafia ed erano stati trasmessi in modo regolare – perché ce ne sono tanti per fortuna – disseminati a tutte le procure della Repubblica distrettuali.
  Ultimo dato e mi fermo. C'è un tema su cui per un fatto culturale tengo moltissimo. Qualcuno ha detto che stiamo attaccando la libertà di stampa. Per me la libertà di manifestazione del pensiero è uno dei principi fondamentali, non solo perché lo dice la Costituzione, ma perché io credo fortemente al fatto che la stampa svolga in una democrazia un ruolo determinante, gli americani dicono «watchdog». Nei Paesi liberi la stampa libera è fondamentale, conosco bene quali sono i limiti e anche quali sono i diritti della stampa. Nel processo che ho riferito prima, quello che ha riguardato saccheggio della nostra banca dati, erano emersi numerosi giornalisti che avevano beneficiato degli atti inviati da questo infedele funzionario, ma riguardavano atti pubblici o riguardavano atti per i quali non c'era la prova che erano stati estrapolati da banche-dati. Quelle posizioni sono state legittimamente archiviate perché sappiamo bene quali sono i presupposti per la responsabilità penale. Ovviamente ribadisco quello che ho detto prima: questa attualmente elevata è un'imputazione provvisoria che necessita di essere approfondita anche all'esito degli interrogatori, ma noi abbiamo limitato le imputazioni, provvisorie, a quei casi nei quali abbiamo ritenuto, in base a elementi particolarmente forti, che non c'era una notizia che è stata data alla stampa, ma che è la stampa che aveva commissionato l'attività di informazione all'ufficiale di polizia giudiziaria. È un'ipotesi investigativa su cui ci aspettiamo eventualmente di essere smentiti, saremmo molto felici di essere smentiti dagli eventuali indagati, perché questo è un atto che consente anche a chi riceve di poter dare tutte le giustificazioni necessarie. Sotto questo profilo, abbiamo operato in modo molto rigoroso per individuare quelle mere fughe di notizie per le quali abbiamo contestato solo il 326 del codice penale, quando erano stati resi noti atti riservati, a quei casi nei quali invece era evidente che c'era stata una commissione o quantomeno noi ritenevamo evidente che c'era stata una commissione per accedere indebitamente alle Pag. 10banche dati. Credo che fosse doveroso in questa fase spiegare come è avvenuto il meccanismo e che cosa è stato fatto, proprio perché credo – e qui mi riporto a quello che diceva ieri il Procuratore nazionale antimafia – che la vicenda sia oggettivamente molto grave perché il numero di accessi fatti è un numero eccessivamente elevato. Il numero eccessivamente elevato rende evidente che in quattro anni – perché noi abbiamo fatto la verifica dal primo gennaio al 22 novembre 2022 – gli atti consultati sono stati tantissimi. Qui voglio essere chiaro perché poi in questi giorni si è potuto vedere solo l'invito a comparire perché solo quello si è visto. Gli unici atti che sono usciti non riguardano vicende in possesso a Perugia perché nessuno sa degli atti che sono stati fatti a Perugia e nessuno lo saprà fino a quando non saranno depositati gli atti con il 415-bis. Negli accessi non significa che sono state trovate informazioni, nel senso che molti accessi sono stati fatti in via esplorativa. Voglio sapere che cosa c'è su Raffaele Cantone: quello è ovviamente un accesso abusivo, ma non significa che è stata fatta attività informativa o ci sia l'esito dell'informazione.
  Un ultimo dato su cui non mi voglio esimere, per evitare che sembri che io voglia girare intorno. In questi giorni qualcuno ha detto che la procura di Perugia aveva escluso che in queste vicende ci fosse attività di dossieraggio. La procura di Perugia non ha parlato con nessuno, quindi non c'è interpretazione autentica del pensiero. La procura di Perugia è abituata quando parla a farlo con comunicati stampa. Abbiamo rispettato alla lettera il provvedimento sulla presunzione di innocenza e fra l'altro io mi vanto che nel mio circondario nessun ufficiale di polizia giudiziaria ha mai rilasciato un'intervista dopo l'entrata in vigore della norma, abbiamo instaurato un clima di massima collaborazione con tutti gli uffici di polizia giudiziaria, e non abbiamo mai fatto una conferenza stampa né tendenzialmente la faremo mai. Voglio però dire una cosa oggettiva. Non spetta a me stabilire cosa sia dossieraggio e cosa sia informazione, perché questa è una terminologia che dal punto di vista tecnico non significa nulla. Io dico che quella che è stata effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni, ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti che spesso si è limitata a quella richiesta di informazioni. Se questo è dossieraggio, non lo so, non spetta a me dirlo. Se intendiamo per dossieraggio la creazione di un vero e proprio archivio che riguarda quella vicenda, noi questi elementi non li abbiamo. Se vogliamo sminuire il termine dossieraggio con il ritenere che la ricerca di informazioni irregolari o non regolari integri gli estremi del dossieraggio, quello è dossieraggio, ma, detto con franchezza, è un tema che dal punto di vista giuridico non ci appassiona affatto. A noi interessa stabilire se l'accesso fatto e se la rivelazione fatta integrino le previsioni degli articoli 615-ter o 326.

  PRESIDENTE. Grazie mille, Procuratore, è un ringraziamento non dovuto, ma sincero e sentito a nome di tutta la Commissione, sia per la difesa dell'antimafia e del ruolo che l'antimafia ha in Italia sia per la incredibile chiarezza espositiva e di dati che ci ha appena dato. Ho diversi iscritti a parlare. Per l'organizzazione dei lavori voglio ricordare che abbiamo preso un impegno di tempo con il Procuratore che ha evidentemente anche altre cose da fare, alcune note, come al Copasir, e vi chiedo dunque di stare il più possibile nei tempi delle domande. La parola al senatore Cantalamessa.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Grazie presidente.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Chiedo se posso rispondere domanda per domanda.

  PRESIDENTE. Certamente.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Grazie presidente e grazie signor Procuratore. Mi unisco ai ringraziamenti che lei ha fatto alla presidente per la celerità con la quale ha chiesto di essere audito, per quello che Pag. 11ha detto e per come l'ha detto, al di là del lavoro che svolge quotidianamente.
  Ieri il Procuratore Melillo ha parlato di altri accessi avvenuti nelle ultime settimane. Le chiedo se sa qualcosa in tal senso, se sa da dove e quanti, se sono o no relativi alla DNA. Il fenomeno che ha inquadrato da un punto di vista numerico è sicuramente eccezionale e inquietante, però il Procuratore Melillo ieri ci ha parlato di accessi anche nelle ultime settimane e ci ha rappresentato il discorso degli impianti digitali e non solo dell'accesso alle SOS che rappresentano un punto debole sul quale si deve lavorare per migliorare l'efficienza. Tutti i numeri che ha dato si riferivano, se ho capito bene, a Striano. Ci sono stati accessi abusivi da altre password in questi anni? Per Striano sono state aperte anche procedure secondo il codice militare?
  Ultima domanda. Sul quotidiano «la Repubblica» di ieri emerge che la DNA si è occupata di eventuali fondi alla Lega, senza mandare gli atti alla Procura competente. Ho fatto la stessa domanda al Procuratore Melillo e mi ha detto che andava rivolta a lei. Se non si parla di criminalità organizzata perché c'è questa questione relativa alla Lega? Grazie.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Rispondo molto velocemente. La ringrazio delle domande. Gli altri accessi a cui faceva riferimento il Procuratore Melillo credo siano quelli a cui mi sono riferito, cioè questi accessi fatti alle SOS durante questa fase il procuratore Melillo ne è a conoscenza formale perché è oggetto di una attività di coordinamento investigativo che c'è fra la Procura della Repubblica di Perugia e la Procura della Repubblica di Roma, quindi credo facesse riferimento a questa vicenda. Se volessimo dire quanti altri accessi abusivi in generale ci sono alle banche dati non finiremmo più, perché noi continuiamo ad accertare accessi abusivi ad altre banche dati. Il tema vero, e approfitto per dirlo, è che bisognerebbe stabilire quantomeno linee guida interne per controllare chi opera con le banche dati, come e quando opera per le banche dati, perché basterebbe che ogni ufficio le stabilisse. Non sono abituato a dire quello che ho fatto io. Meno faccio meglio è, ma quando abbiamo scoperto la vicenda che riguardava il nostro ufficio, ho dato indicazioni che devono essere rispettate; ho chiesto espressamente a tutti i sostituti di verificare spesso se erano stati fatti accessi sui singoli processi a ognuno assegnati, tutto sommato è una cosa banale, se lo sono riuscito a fare io che sono assolutamente negato nell'informatica – abbiamo bravissimi sostituti esperti di informatica – basta questo. Basta semplicemente averlo detto in ufficio. Questo ha creato perfino problemi per cui la mia stessa segretaria mi chiede se può fare degli accessi anche dove è necessario. Questo per dire che a volte bastano piccole indicazioni.
  Gli accessi a cui ho fatto riferimento sono solo gli accessi con la password di Striano. Ci siamo per il momento limitati a questo aspetto. Sappiamo che Striano operava in un pool, non abbiamo per il momento fatto approfondimenti sugli altri soggetti che operavano con Striano sul presupposto che il coordinatore delle attività era Striano. Con riferimento per esempio alle pratiche su cui riteniamo che ci siano elementi di irregolarità, abbiamo fatto solo le verifiche sugli accessi di Striano. Ci risulta che su quelle pratiche siano stati fatti accessi da altri della Guardia di finanza, ma quegli accessi noi li riteniamo regolari perché l'input era venuto da Striano, quindi questi sono solo quelli di Striano.
  Circa la questione della procedura militare, no, non c'è un reato militare, che io sappia nei suoi confronti è aperto un procedimento disciplinare, ma, come voi sapete, in presenza di un procedimento penale il procedimento disciplinare è sospeso. Striano è stato però ovviamente allontanato dal Nucleo valutario, si trova in un reparto non operativo, fra l'altro non nella capitale, per ragioni di correttezza istituzionale mi sembra non giusto dire dove opera, ma si trova in un reparto che non è più operativo e svolge un'attività assolutamente non operativa, nel rispetto però della presunzione di innocenza che deve valere nei confronti di tutti e quindi anche nei confronti di Striano.Pag. 12
  Circa l'ultima questione dei fondi della Lega, si tratta della pratica che abbiamo successivamente acquisito, perché ho detto che abbiamo fatto un controllo solo sulle pratiche che in base alle indicazioni dei cellulari di Striano avevano input strani. Per esempio in un caso abbiamo saputo che Striano aveva parlato con i testimoni, cosa che non si può fare nell'ambito della DNA, perché non sono ufficiali di polizia giudiziaria, che aveva avuto documenti da soggetti esterni, cosa che non si può fare perché non si tratta di attività di polizia giudiziaria, e quindi ci siamo concentrati su quello. Abbiamo però riverificato il dossier. Quando è andato via, Striano ha presentato una sorta di diario di tutte le pratiche che aveva fatto. Successivamente a questo lavoro, che ovviamente è stato un lavoro ponderosissimo, ho acquisito altre pratiche, fra cui anche questa pratica dei fondi della Lega, che fra l'altro io ricordo fu oggetto specifico di una indicazione e anche di una chiacchierata che all'epoca venne fatta dall'allora procuratore di Milano che lamentò questo dato che riguardava l'indagine sui fondi della Lega, però è un'attività di cui abbiamo acquisito il dossier, ma non abbiamo ancora approfondito ed è uno degli oggetti di futuro approfondimento.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Serracchiani.

  DEBORA SERRACCHIANI. Ringrazio anch'io il Procuratore per la tempestività dell'audizione e anche per la puntualità di quello che ha potuto riferirci. Mi pare di aver capito, quindi, Procuratore, e glielo chiedo come conferma, che gli 800 casi che sono stati estrapolati sono tutti accessi alle SOS.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. No.

  DEBORA SERRACCHIANI. Glielo chiedevo come spiegazione puntuale, perché appunto ieri dall'audizione del Procuratore nazionale antimafia è emerso proprio questo, cioè che in realtà alcune di queste rivelazioni sono il frutto di accessi non a SOS ma ad altre banche dati, in particolare quella del ministro Crosetto non sarebbe una SOS, ma sarebbe un accesso arrivato dalla banca dati della Guardia di finanza, perché Striano avrebbe avuto un rapporto, lo definisco in modo atecnico, part time nel senso che una parte della sua attività la svolgeva presso la Direzione nazionale antimafia e un'altra parte, sempre comunque legata agli accessi, la faceva utilizzando strumenti diversi. Siamo in grado di capire quanti siano gli accessi alle SOS, quanti di questi accessi alle SOS abbiano determinato questo tipo di attività e quanti accessi riguardino invece altre banche dati? Le chiedo cioè se si riesca a fare questo screening degli oltre diecimila accessi di cui lei parlava. Se non ho capito male, l'imputazione che in questo momento è stata fatta anche grazie alla documentazione che ci è pervenuta, è rivelazione di abuso d'ufficio e 615-ter, cioè accesso abusivo. Le chiedo la conferma di un suo passaggio.
  L'acquisizione del cellulare è estremamente importante. Le modifiche che si stanno discutendo attualmente prevedrebbero il doppio passaggio con l'autorizzazione della possibilità di acquisire il cellulare non dal procuratore, ma attraverso l'autorizzazione del giudice, quindi con un passaggio ulteriormente gravato e a volte anche con perdita di tempo – perché non credo che queste cose riescano ad avvenire in poco tempo. Le chiedo se ciò possa oggettivamente ledere la possibilità di acquisire e avviare immediatamente l'indagine su un cellulare, e abbiamo capito quanto sia stato importante nel caso di Striano. Quindi le chiedo se non ritiene che questa cosa possa complicare non solo la sua attività, ma quella di tutte le procure.
  Finisco con una mia curiosità personalissima. Evidentemente la responsabilità penale va accertata, lei su questo è stato molto puntuale, va accertata anche la natura dell'attività di accesso che veniva fatta, se c'era una dazione di denaro, se c'erano altre liberalità, se non c'era nulla ed era solo un accesso. Curiosità: non vorrei che alla fine ci trovassimo di fronte a un abuso d'ufficio, ma nel frattempo viene abolito. Pag. 13Questa è una mia curiosità perché capisce che trattandosi di un pubblico ufficiale questo potrebbe essere un rischio.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Premesso che io penso tutto il male possibile della eliminazione dell'abuso d'ufficio, nel caso di specie non avrebbe effetti perché le imputazioni di abuso d'ufficio riguardano solo le pratiche che vedono indagato Laudati. Quelle riguardano contestazioni di abuso d'ufficio per aver fatto pratiche che in qualche modo potevano danneggiare le parti, ma i reati che vengono contestati a Striano sono 615-ter che ovviamente non viene depenalizzato, ma dovrebbe anzi essere oggetto di un inasprimento legislativo della pena, e quindi 615-ter e 326, che sono i reati per i quali è imputato Striano da solo. Il 479 è stato ipotizzato per il fatto che nelle pratiche per quanto ci riguarda di attività irregolari veniva attestato che l'attività veniva svolta sulla scorta della SOS, cosa non vera, almeno riteniamo non essere vera, perché avevamo la prova che invece l'attività si è svolta sulla scorta di input diversi, cioè avevano avuto dichiarazioni e documenti e avevano avviato un'attività e poi dopo avevano consultato le SOS, ma le contestazioni di Striano non hanno a che vedere con l'abuso d'ufficio.

  DEBORA SERRACCHIANI. Mi scusi, Procuratore, però lei ha detto che non può aver agito da solo quindi non possiamo sapere gli sviluppi ulteriori e non possiamo sapere se altri hanno agito con uno scopo diverso.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Certo, io però voglio rispondere sulla questione della finalità. Ad oggi non abbiamo prova di finalità ulteriori. Come lei può immaginare, abbiamo fatto tutti gli accertamenti che si possono fare. Non abbiamo verificato con onestà che esistano indici che fanno pensare che Striano facesse la bella vita, avesse disponibilità al di sopra delle sue possibilità. Il conto corrente, come lei può immaginare – credo se non lo avessimo fatto dovremmo tornare alle scuole elementari – è stato vivisezionato, non solo il suo, anche quello dei suoi familiari. Onestamente non abbiamo trovato alcun elemento che ci facesse pensare che potesse avere finalità economiche, fermo restando che le finalità economiche potrebbero essere state occultate, quindi non abbiamo elementi. Per quanto riguarda i numeri degli accessi, sono quelli che ho detto. A Striano abbiamo contestato nei vari capi di imputazione l'accesso a varie banche dati, ma per quanto riguarda Crosetto, anche la banca dati delle SOS, perché alcune informazioni che erano state pubblicate riguardavano specificamente SOS relative al ministro Crosetto, quindi abbiamo contestato, con riferimento alla vicenda del ministro Crosetto, sia accessi alle banche dati SOS sia accessi ad altre banche dati. Perché sia chiaro, il luogo in cui venivano fatti gli accessi è assolutamente irrilevante perché quello che conta è la password. Striano poteva fare gli accessi da qualunque posto perché lui, una volta che si collegava al sistema, doveva inserire la sua password. Se lei vuole sapere il luogo fisico dove venivano fatti gli accessi – è un tema abbastanza particolare – abbiamo accertato che Striano non andava tutti i giorni alla Procura nazionale antimafia, perché lui aveva un peculiare rapporto di impiego. Lui non lavorava alla Procura nazionale antimafia. So che ieri il Procuratore Melillo si è dilungato sulla questione dell'impiegato della Procura nazionale. Non era un impiegato. Striano era un suo ufficiale, tenente, neanche luogotenente, del Nucleo valutario ed era distaccato presso il gruppo SOS della Procura nazionale antimafia e, per una questione organizzativa che ci è stata spiegata, alcuni giorni lavorava presso la Procura nazionale antimafia ed altri giorni lavorava presso il Nucleo valutario, però lui non svolgeva funzioni per il Nucleo valutario, svolgeva funzioni solo per la Procura nazionale antimafia e per il gruppo SOS.
  Per quanto riguarda la vicenda dei cellulari, è evidente che la riforma normativa porterà ad aggravi di non poco momento, perché il tema delicato è soprattutto quello che imporrà discovery di atti in fasi delicate Pag. 14dell'indagine per chiedere al giudice. Mi faccia dire che su questa riforma ci sono anche una serie di ragioni indiscutibili, perché se cominciamo a dire che i tabulati devono essere acquisiti dal GIP, diventa difficile dire che i dati di un cellulare non debbano essere acquisiti dal GIP, però il vero problema è che stiamo stravolgendo il codice di procedura penale, ormai stiamo ripristinando la figura del giudice istruttore, ma questo è un problema di filosofia del sistema. Quella norma certamente avrebbe reso molto più complicati gli accertamenti su Striano e, le assicuro, su molti altri processi.

  PRESIDENTE. La parola al vicepresidente D'Attis.

  MAURO D'ATTIS. Grazie procuratore. Lei dice che una perizia, anche se c'è bisogno di approfondimenti, ha restituito dati evidentissimi di cancellazione.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. No, presunti.

  MAURO D'ATTIS. Allora evidentissimi era forse riferito ad altro. Comunque, dati di cancellazione, e, per esempio, per dare una idea di cosa significa questo, diceva che non c'è corrispondenza tra un rapporto assiduo e costante che il soggetto ha con un giornalista con la inesistenza di una chat, cioè due che si frequentano e si sentono sempre è impossibile che non abbiano una chat. E questa persona è un giornalista. Ora nelle modalità che deciderà di attuare, le chiedo chi è l'editore e chi il giornalista.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. I giornalisti sono quelli oggetto dell'indagine giudiziaria e l'editore onestamente lo sapete tutti, non spetta a me dire chi è l'editore, però voglio spiegare il dato, perché sono abituato a basarmi su prove sostanziali e non su illazioni. Qual è il punto? Nell'esame del telefono del tenente Striano abbiamo trovato la chat, per esempio con quel giornalista, senza però messaggi, il che significa che la chat c'era ma i messaggi no, il che è un po' strano perché per esempio nel computer abbiamo trovato moltissime mail degli anni precedenti, ma quasi nessuna degli anni recenti. Il consulente ci ha detto che gli strumenti informatici sono tali da consentire una cancellazione definitiva che non lascia traccia. Riteniamo da questi elementi che una cancellazione ci sia stata, è un dato indiziario che deriva dal fatto che ci sono vecchie mail in passato, e per esempio uno di questi giornalisti certamente ha avuto rapporti per varie vicende con Striano, c'è la chat e non ci sono i messaggi, quindi è un po' strano, però tutto può essere.

  PRESIDENTE. Il vicepresidente D'Attis non aveva finito.

  MAURO D'ATTIS. Rispetto sempre ai dati e alle eventuali cancellazioni, posti i buoni rapporti con la Procura di Roma che più volte lei ha rimarcato, il pubblico ministero di Roma che manda la comunicazione in maniera anomala – secondo quello che ci ha detto ieri anche il Procuratore Melillo – è stato sentito, sarà sentito, sarà valutato rispetto alla sua azione che avrebbe potuto portare anche a un tempo che ha permesso questa cancellazione dei dati per non essere intervenuti prontamente, almeno da quello che appare? Qual è la posizione, al netto dei buoni rapporti con la Procura di Roma, di chi ha operato?

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Premesso che i limiti entro i quali può essere sentito un pubblico ministero sono specificamente indicati dal codice, del resto gli atti sono abbastanza chiari. Malgrado i miei ottimi rapporti personali con il procuratore Melillo, ieri ho appreso alcune cose che lui ha detto in sede di audizione che credo siano particolarmente utili ai fini dell'indagine, per cui alcune informazioni certamente le acquisiremo dal procuratore Melillo, per esempio quella che era stata la relazione che fu fatta per rispondere alla richiesta del pubblico ministero di Roma perché in questi giorni per esempio il dottor Laudati ha Pag. 15detto che lui aveva denunciato, in realtà è questa la relazione in cui lui aveva risposto con poche righe alla richiesta del pubblico ministero di Roma, dicendo che non c'era nessuna indagine che riguardava Crosetto. Questa è la relazione. Però ho visto che dalle cose che ha detto ieri il Procuratore nazionale, ci sono elementi che, per quanto ci riguarda sono molto interessanti, credo quindi che li richiederemo al Procuratore nazionale antimafia. Allo stato credo che non ci siano i presupposti per sentire il pubblico ministero di Roma che mi pare non sia neanche più alla Procura di Roma, poi valuteremo, perché le cose che ha detto ieri il Procuratore nazionale antimafia sono molto utili per capire che cosa si è verificato in quella fase.

  PRESIDENTE. La parola al senatore Scarpinato.

  ROBERTO MARIA FERDINANDO SCARPINATO. Signor procuratore, la proposta di legge a cui ha fatto riferimento l'onorevole Serracchiani prevede anche un'altra novità, ovvero prevede che il pubblico ministero, ottenuta dal GIP l'autorizzazione al sequestro delle chat, possa utilizzare le chat esclusivamente per i reati per cui procede, per cui, nel caso di specie, lei avrebbe potuto utilizzare le chat soltanto per i reati che ha citato, cioè il 613-ter, 326, eccetera, e non potrebbe utilizzare le chat per reati contro la pubblica amministrazione. Quindi, in ipotesi, se lei avesse trovato una chat da cui risultava che Striano prendeva dei soldi per dare quelle notizie, non avrebbe potuto utilizzare quella chat. Vorrei sapere se questa proposta di legge così come formulata potrebbe compromettere in futuro le indagini. Questa proposta di legge prevede che non solo occorra l'autorizzazione del GIP per il sequestro dei tablet e dei cellulari che contengono delle chat, ma occorra l'autorizzazione del GIP per il sequestro di qualsiasi memoria informatica, di qualsiasi pen-drive, di qualsiasi computer, anche quello che riguarda la contabilità aziendale, anche quello che riguarda matrici di assegni, cioè tutto ciò che non ha a che fare con corrispondenza o conversazione, determinando quindi a catena il virus dell'incompatibilità del GIP che di volta in volta deve autorizzare anche questi sequestri.
  Seconda domanda. Lei ha detto che gli accessi alle segnalazioni di operazioni sospette effettuate attraverso la banca dati SIVA, una banca dati che non è in dotazione alla Procura nazionale antimafia...

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Però è in dotazione specifica agli ufficiali della Guardia di finanza assegnati al gruppo SOS con un'abilitazione specifica.

  ROBERTO MARIA FERDINANDO SCARPINATO. Abilitazione a fare queste ricerche dalla Procura nazionale antimafia?

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Dai loro computer con la loro password.

  ROBERTO MARIA FERDINANDO SCARPINATO. Mi scusi, se sono distaccati alla Procura nazionale antimafia, che non è abilitata ad avere accesso alla segnalazione per operazioni sospette che non riguardano mafia e terrorismo, come possono fare accesso a segnalazione di operazioni sospette che non riguardano quei temi? Quante sono le segnalazioni di operazioni sospette attinenti strettamente alla materia della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo per cui si è verificato un accesso abusivo da parte di Striano?
  Ancora. Mi pare che questa vicenda abbia posto in evidenza un punto di vulnerabilità istituzionale che rimane insanato. Ogni giorno migliaia di esponenti delle forze di polizia e di funzionari dello Stato, per ragioni di servizio, accedono a banche dati che contengono dati sensibili. Abbiamo un sistema generalizzato che consente di tracciare questi accessi, ma non abbiamo un sistema che consenta di verificare a posteriori se l'accesso è stato legittimo o no. Lei stessa ha raccontato che per caso si è accorto che nel suo ufficio c'era un funzionario infedele. Quindi a me Pag. 16pare che si ponga un problema che vada al di là di quello che è stato evidenziato da Melillo, perché Melillo ha posto in essere una serie di accorgimenti per evitare gli attacchi da hacker esterni, ma qui abbiamo il problema dell'agente infedele interno. In qualsiasi momento può accadere che, a insaputa dei vertici dell'ufficio, un poliziotto, un carabiniere effettui un accesso abusivo e siccome c'è un rapporto fiduciario nessuno va a controllare giorno per giorno migliaia di funzionari che accedono. Se dobbiamo fare un salto di qualità, e cioè non basarci più su rapporti fiduciari, sui controlli artigianali che si possono mettere in Procura, si faccia un provvedimento di legge che imponga il controllo quotidiano settimanale di tutti gli accessi che sono stati fatti alle banche dei dati, in modo che chiunque faccia un accesso deve sapere che sarà sempre controllato a fine giornata o a fine settimana e che non potrà quindi sperare nel fatto che siccome c'è un rapporto fiduciario, perché c'è troppo da fare, nessuno andrà a controllare il singolo accesso, perché questo è un problema che rimane. Noi possiamo avere tanti Striano, in qualsiasi Procura della Repubblica, in qualsiasi ufficio, non possiamo controllarli tutti ogni giorno e quindi questo problema si potrebbe porre. L'intelligenza artificiale ci potrebbe aiutare, perché mi rendo conto che a controllare ogni giorno migliaia e migliaia di operatori sia un'impresa impossibile e quindi attraverso un programma che dice «tu devi fare ricerca su Scarpinato», l'intelligenza informatica controlla a fine giornata se tu hai fatto accessi che riguardano Scarpinato o se sei andato altrove. Le chiedo se vi sia necessità di un provvedimento legislativo urgente di questo genere che vada al di là della proposta Melillo.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Scusate io credo che questo sia un tema molto delicato, io ringrazio il senatore Scarpinato.

  ROBERTO MARIA FERDINANDO SCARPINATO. Mi scusi, siccome ieri Melillo ha detto che giace una proposta in Parlamento, è vero, è importante, però essa riguarda gli accessi esterni, non riguarda il controllo successivo, mi chiedo se debba essere integrato con un provvedimento legislativo di questo genere.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Se lei è d'accordo, comincerei da quest'ultima questione. Ovviamente la questione, come lei sa per aver fatto per tanti anni il pubblico ministero, è molta delicata perché lei sa bene che all'interno delle forze di polizia non vi è l'obbligo di riferire ai superiori gerarchici. Se noi facessimo il controllo ogni giorno sugli accessi che fa un ufficiale di polizia giudiziaria, controlleremmo l'attività di indagine, per cui su questo sarei molto cauto. Il rischio potrebbe essere opposto, perché negli accessi che vengono fatti a SDI, quelli che io conosco meglio perché purtroppo abbiamo tanti reati su questo punto, che cosa deve fare l'ufficiale di polizia giudiziaria? Credo l'abbia visto centinaia di volte, deve indicare la ragione dell'accesso e indica in genere un numero di procedimento penale. Credo che debba essere previsto un meccanismo di monitoraggio di un certo tipo, però senza essere un monitoraggio che rischia di avere l'effetto opposto. Lei sa bene che è intervenuta anche la Corte costituzionale sul problema di come devono essere date le informazioni ai superiori. La Corte costituzionale, applicando l'articolo 109, ha abrogato quella famosa riforma che aveva previsto l'obbligo di informare i vertici delle proprie forze di polizia delle indagini. Questo rischierebbe però di essere un meccanismo surrettizio perché io, dirigente dell'ufficio, vado a verificare l'attività che è stata affidata in modo riservato al maresciallo o al tenente o al capitano e vedo che c'è un'indagine in corso. Verificando su chi ha fatto l'accesso capisco anche su chi sta facendo le indagini, quindi il criterio credo sia molto delicato e si debba intervenire con intelligenza. Bisogna certamente fare un report quantomeno ogni tot di tempo, evitando però di arrivare al meccanismo opposto perché questo rischierebbe di essere un vulnus delle indagini pesantissimo. Credo che bisogna stabilire i criteri che consentano, soprattutto nei confronti degli ufficialiPag. 17 di polizia giudiziaria, di prevedere report che non mettano in discussione questa esigenza di riservatezza delle indagini.

  ROBERTO MARIA FERDINANDO SCARPINATO. Scusi, ma nel caso della Procura nazionale il controllo successivo dovrebbe essere stato soltanto dai magistrati.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Sto parlando in generale, sulla Procura nazionale ha ragione, perché lì non si possono fare accessi di polizia giudiziaria, quindi non è un problema. Lei sa bene che una delle banche dati più importanti per svolgere le indagini è lo SDI. Un ufficiale di polizia giudiziaria che fa le indagini e che non utilizzi lo SDI è impossibile, quindi credo che faccia decine di accessi al giorno. Sappiamo bene che queste cose si sono verificate, soprattutto quando ci sono indagini delicate che riguardano le stesse forze dell'ordine, che noi chiediamo agli ufficiali di polizia giudiziaria massima riservatezza questo rischierebbe di essere un cavallo di Troia, quindi sono assolutamente dell'idea che bisogna trovare un meccanismo. La mia esperienza di ritorno alla Procura della Repubblica mi ha fatto trovare una quantità che non pensavo di accessi abusivi. Non immaginavo che ci fossero tanti accessi, a volte stupidi, di quello che va a vedere per l'assicurazione della fidanzata, comunque quelli sono accessi abusivi. Sono assolutamente d'accordo sulla necessità di introdurre un meccanismo che però tenga conto anche delle esigenze delle indagini.
  Quanto al tema dell'accesso SIVA, voglio essere chiaro. Prima di tutto nella SIVA ci sono tutte le SOS, il sistema lo ha spiegato Melillo. Le SOS arrivano tutte alla Guardia di finanza e poi la Guardia di finanza smista, attraverso il sistema del match, le SOS alla Procura nazionale antimafia. Striano non aveva alcuna attività in corso sul valutario. Striano istituzionalmente poteva guardare le SOS SIVA, lo ha spiegato il procuratore aggiunto della DNA che abbiamo sentito. Adesso sono stato costretto a dire che abbiamo sentito il procuratore aggiunto. Se sto facendo un'indagine per esempio su un camorrista di un certo tipo e verifico il cugino del camorrista che non è soggetto di interesse banca dati DNA, è chiaro che posso andare a guardare la SOS SIVA, quindi precludere a un ufficiale di polizia giudiziaria che si occupava di SOS di guardare le SOS SIVA avrebbe avuto un effetto negativo. La stessa Procura nazionale antimafia prevedeva espressamente questa possibilità, fermo restando che le SOS SIVA le doveva utilizzare. Il tema è che Striano aveva una serie di password di accesso che lo rendevano uno degli uomini con maggiori capacità di intrusione legittima nelle banche dati d'Italia, perché aveva le password che gli consentivano di accedere alla banca dati della DNA, le password che gli consentivano di accedere alla banca dati SOS, entrambe, e poi aveva le password tipiche del valutario e quelle della Guardia di finanza e poteva accedere a Serpico, eccetera.
  Per quanto riguarda il tema delle chat, ovviamente non posso che essere d'accordo. Credo che prevedere l'applicazione dell'articolo 270 per l'utilizzazione delle chat è veramente un fuor d'opera perché stiamo parlando di documenti, è vero. Devo dire che qui il sistema sta andando in ordine sparso perché la mano destra non sa cos'è la mano sinistra. Quella sentenza della Corte costituzionale che però dice con chiarezza che si applica solo nel caso dei parlamentari perché c'è il vincolo dell'articolo 68, ha in qualche modo lasciato intendere che le chat potessero essere considerate a metà fra documenti informatici e colloqui, ma l'articolo 270 a mio modo di vedere è veramente un fuor d'opera e rischia di essere un grave danno. Voglio dire e l'ho detto, in occasione dell'incontro che abbiamo avuto con il Presidente del Consiglio presso la Procura nazionale antimafia, che la riforma dell'articolo 270, comma 1, fatta in modo abbastanza surrettizio, è un vulnus per le indagini in materia di reati contro la pubblica amministrazione perché con la modifica del 270 potevamo utilizzare indagini fatte in altri processi per reati contro la P.A. e adesso non possiamo più farlo.

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  PRESIDENTE. Grazie, prima di proseguire, vi dico che ho undici iscritti a parlare. Vi prego di stare sulle domande come modalità, in modo che non ci sia il dibattito perché non è questa la sede del dibattito. La parola all'onorevole Michelotti.

  FRANCESCO MICHELOTTI. Grazie presidente e buongiorno dottor Cantone. Ho preso appunti su quello che ha detto il Procuratore nazionale antimafia Melillo e lo allineo a quello che ci ha detto lei questa mattina. Il tema delle SOS è un tema sul quale il dottor Melillo si è soffermato molto, strumenti essenziali e delicatissimi che necessitano di un rigore nell'accesso e dei limiti molto importanti e peculiari. Oggi lei ci ha detto in termini eloquenti di numeri mostruosi, ha parlato di un verminaio, ha parlato soprattutto, quando li ha declinati, di migliaia di download e gli accessi e le SOS sono molte di più di quelle che inizialmente sapevamo. Ci sono dei fatti storici incontestati, lo ha detto lei stessa, però, rispetto a questo – è la riflessione e quindi la domanda – la Procura dovrebbe o potrebbe magari interrogarsi, al di là del fatto storico che poi viene sussunto in una fattispecie delittuosa che lei ovviamente ha il compito di individuare, su quale sia la finalità ultima che Striano e chi abbia commissionato questi accessi si ponevano. Le chiedo se, rispetto a questa filiera che ci ha descritto, quindi Striano che poi fa il nome di Laudati e poi emergono appunto i contatti evidenti con determinati giornalisti, si sente di escludere nel capo di imputazione la modalità associativa. Non vede in questa filiera e in questo marchingegno che si è creato una modalità associativa, visto che lei stessa ha detto che il capo d'imputazione, come sappiamo tutti, per ora è provvisorio e fluido, anche in base a quello che riuscirete a recuperare e a intuire? Le chiedo anche se non ritiene contemplabile o sussumibile, sempre interrogandosi sulla finalità ultima – lei ha detto prima che esclude quella economica, che Striano non si è arricchito o pare non essersi arricchito – una finalità eversiva, ultima eversiva rispetto a queste azioni che sono state poste in essere, a questi fatti storici che lei ha definito incontestati? Ultimissima domanda è sulla Procura di Roma. Lei ha parlato di un coordinamento, di un passaggio di consegne avvenuto il 5 aprile 2023. Ritiene che la Procura di Roma avrebbe potuto fare di più rispetto a quello che è stato fatto fino a quel momento, perché evidentemente questo vaso di Pandora emerge soltanto con la vostra azione? Facendo il paio fra la sua audizione di stamani e quella del dottor Melillo di ieri, mi pare evidente che tutto questo emerge grazie alla vostra azione, non certo grazie a quella della Procura di Roma. Quindi le chiedo se fino a quel momento la Procura di Roma abbia fatto tutto quello che poteva fare per accertare quei fatti. La ringrazio.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. La ringrazio particolarmente di quest'ultima domanda perché mi consente di spiegare meglio ed evitare equivoci. Sulla questione delle finalità, dal punto di vista delle ipotesi ci stiamo ponendo il tema delle finalità però dobbiamo porci il tema che ovviamente le finalità devono essere oggetto di prova. Ho detto all'inizio che anche il sospetto può essere uno stimolo investigativo, anzi, è inutile nasconderlo, il sospetto è il primo stimolo investigativo, però resta uno stimolo investigativo. Non sto dicendo che lui non aveva finalità economica. Posso dire che gli elementi che abbiamo acquisito escludono finalità economiche e non abbiamo contestato la corruzione. Nei capi di imputazione ci sono anche piaceri che lui ha fatto al suo amico, anzi devo fare approfittare di questa occasione per dire che nei capi di imputazione sono segnate quattro persone come giornalisti che giornalisti non sono, i giornalisti sono solo quattro, non sono otto. Purtroppo è un lapsus calami che è rimasto grazie al famoso «T9». I giornalisti sono solo quattro, gli altri quattro non hanno nulla a che vedere con giornalisti, erano persone che avevano rapporti con Striano. Anche in quei casi in cui Striano ha fatto il piacere all'amico della pizzeria, non abbiamo elementi che l'avesse fatto per una ragione economica. Mi sono posto il tema delle finalità perché la quantità di informazioni avrebbe fatto gola a chiunque, anche perché abbiamo detto Pag. 19che sia Striano ha scaricato una marea di atti della DNA. Alcuni abbiamo verificato che li ha mandati – perché abbiamo le mail con Wetransfer e sono oggetto di contestazione – altri non li abbiamo trovati nel computer, non sappiamo dove siano, quegli atti sono ovviamente oggetto di valutazione di pericolo, però, ripeto, noi siamo una procura della Repubblica e dobbiamo trovare le prove.
  Circa l'associazione a delinquere, io sono molto rigoroso sulla idea dell'associazione a delinquere, a me contestazioni di associazione a delinquere fatte così non mi sono mai piaciute e non le ho mai fatto nella mia vita, perché credo che l'associazione a delinquere abbia bisogno di un nucleo strutturato, qui non c'è un nucleo strutturato, qui c'è un soggetto che fra l'altro agisce per una pluralità di soggetti perché è evidente che lui ha fatto una serie di cose che riteniamo come ipotesi in concorso con i giornalisti, ma non solo. Lui era sostanzialmente a disposizione di una serie di soggetti e se facessimo una contestazione di associazione a delinquere non terremo conto del fatto che abbiamo fatto un esame solo di una parte dei suoi accessi. Altri accessi che non hanno nulla a che vedere dimostrano come lui lavorasse e operasse, secondo una mia idea, in una logica assolutamente individuale. Finalità eversiva? Boh! Però, ripeto, dobbiamo avere le prove.
  Sul tema della Procura di Roma, voglio tornarci per evitare problemi. Devo riconoscere alla Procura di Roma che ha svolto una serie di attività rilevanti. Per esempio ha individuato subito l'accesso di Crosetto. Il problema vero è che in quel momento, anche con la risposta che venne data da Laudati, forse sembrò il classico accesso abusivo di cui ci occupiamo sistematicamente. Credo di avere – per quanto sia il procuratore ho un ruolo ridotto rispetto ai sostituti – almeno dieci processi per accesso abusivo. Adesso dopo la riforma sono trattati dal gruppo DDA e quindi anche io ho le assegnazioni in DDA. Se il pubblico ministero di Roma avesse potuto pensare che ci poteva essere un verminaio così ampio, onestamente non ho elementi per dirlo. Certamente dopo l'interrogatorio quando Striano portò quel famoso documento in cui spiegava che cosa stava facendo su Crosetto e disse che aveva fatto migliaia di accessi abusivi il tema cambiò. Si poteva forse intuire? Non lo so, onestamente non me la sento di dare addosso alla collega su questo punto. Forse veramente l'unica cosa inopportuna è stata fare quella elezione di domicilio – a che pro? – molto prima dell'interrogatorio, e chiedere alla Procura nazionale e non al Procuratore, perché forse se avesse chiesto al Procuratore nazionale antimafia, questi avrebbe potuto attivare meccanismi di controllo e capire che cosa faceva Striano. Fare però i processi alle intenzioni non è giusto. Probabilmente, anzi sicuramente, il pubblico ministero avrà ritenuto che questo era uno dei classici accessi abusivi fatti per favorire l'amico giornalista e ha ritenuto di chiudere la partita lì.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Orlando.

  ANDREA ORLANDO. Grazie al Procuratore Cantone e grazie anche per la precisione e la, direi proverbiale, acutezza delle sottolineature rispetto alle dinamiche che sono state indicate. Vorrei riprendere il tema dell'associazione cui lei ha accennato. La domanda è: i soggetti utilizzatori dei dati che Striano mette in circolo non hanno relazione tra di loro o c'è qualche caso nel quale tra loro c'è una qualche interazione che non sia quella professionale, chiaramente, rispetto all'oggetto di questa discussione? Lei poi ha detto un'altra cosa en passant, ma di grande rilevanza. Se non ho capito male, lei ha detto esplicitamente che, vista la quantità enorme di dati che sono stati impropriamente diffusi, non può essere escluso il fatto che questi dati possano essere utilizzati anche da soggetti esterni al nostro Paese. Volevo chiedere semplicemente se questo assunto è ipotetico e astratto o invece ci troviamo di fronte a elementi che in qualche modo possano andare in questa direzione.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Per quanto riguarda Pag. 20l'associazione è evidente dal capo di imputazione che l'unico elemento è il fatto che tre indagati appartengono allo stesso giornale, però devo dire che ritenere in quel caso l'associazione a delinquere mi sembra un fuor d'opera, anche perché, detto con franchezza, il reato più grave resta comunque il 615-ter che è punito con la reclusione da 3 a 7 anni ed è un reato che, dopo la sentenza delle Sezioni Unite, ha anche un meccanismo probatorio particolarmente semplificato perché – non voglio sembrare eccessivo – ma c'è una sorta, di fatto, di inversione dell'onere della prova. In estrema sintesi, tutti gli accessi per i quali non c'è una motivazione sono abusivi con la sentenza delle Sezioni Unite, quindi la contestazione di accesso abusivo è una contestazione anche più agevole in generale. La ragione che ci ha portato a escludere allo stato l'indicazione dell'associazione a delinquere è che si vede che lui ha una serie di rapporti che sono a prescindere, cioè lui fa una serie di favori, diciamo così, perché non abbiamo prova di altro, una serie di favori a una serie di soggetti che fra loro non hanno nessun rapporto, quindi sarebbe impossibile contestare un'associazione a delinquere a chi ha chiesto la questione che riguardava il creditore, il debitore o l'assicurazione. Resto dell'idea che qui non c'erano gli elementi.
  La questione dei Paesi stranieri ovviamente è un'ipotesi però l'interrogativo riguarda il numero di informazioni acquisite, anche con riferimento alle vicende economiche e ai soggetti con cui sono stati interrogati. Dei molti dei soggetti interrogati come «vip» non c'è neanche una ragione specifica, non finiscono sui giornali, cui prodest? Perché lo ha fatto? Ovviamente avremmo voluto saperlo da lui, l'obiettivo era che lui ci desse spiegazioni, perché potevano esserci pure spiegazioni legittime. Le informazioni su soggetti del mondo dell'imprenditoria? Si è molto parlato della politica però ci sono anche tutta una serie di informazioni che riguardano soggetti importanti del nostro sistema. L'interrogazione su Cristiano Ronaldo? Giusto per curiosità? Che senso ha interrogare un campione di calcio che fra l'altro non ha neanche la residenza in Italia? Questi dati fanno pensare o che fosse curioso di andare a vedere i fatti altrui – e questa è la migliore delle ipotesi – o che comunque al di là di quelli dati ai giornalisti o che noi riteniamo dati ai giornalisti ci sono accessi per i quali non sembra esserci una spiegazione e non abbiamo trovato una spiegazione, se non a livello di ipotesi.

  PRESIDENTE. Do la parola al senatore Zanettin.

  PIERANTONIO ZANETTIN. Grazie presidente, lei mi consentirà però di iniziare con un fatto personale, per certi versi, perché io sono, come credo sappiamo tutti dentro quest'aula, il primo firmatario della proposta di legge sul sequestro degli smartphone, per la quale sia il Procuratore Cantone sia alcuni colleghi commissari hanno espresso giudizi non esattamente lusinghieri. Voglio ricordare innanzitutto, ma in parte l'ha ricordato anche il dottor Cantone, che tutto nasce da una sentenza della Corte costituzionale e da una sentenza della Corte di cassazione. Poi è del tutto evidente che le garanzie dei cittadini costano in termini di organizzazione e in termini di adempimenti, ma credo che se siamo uno Stato civile e se siamo uno Stato che rispetta la privacy, ci debbano essere delle cautele particolari. Abbiamo capito tutti che, considerare lo smartphone un documento è un qualcosa di abnorme. In esso c'è in buona parte la vita di ciascuno di noi e quindi invece qualificarlo, per quanto riguarda le cautele, alle intercettazioni, credo sia un fatto di civiltà giuridica. Aggiungo che in quell'emendamento predisposto dal relatore, senatore Rastrelli, che qui è alle mie spalle – poi vedrà lui se intervenire a completamento di quello che vado a dire – sono state inserite ulteriori clausole che dicono che quando c'è una particolare urgenza e necessità delle investigazioni il pubblico ministero può derogare a quelle particolari cautele che sono state introdotte. Questo come premessa. Mi scusi presidente se ho divagato, ma si trattava di un fatto personale.
  Le domande sarebbero tante, ma per evitare i tempi lunghi cercherò di essere Pag. 21sintetico. La prima domanda. Dopo aver audito il dottor Melillo, ho fatto anch'io qualche verifica con i responsabili della Guardia di finanza. Mi dicono che, quando si attiva il sistema SIVA, la regola interna prevede che chi attiva questa procedura debba annotare a margine o l'ordine di servizio o il procedimento penale. Mi si garantisce che è così, da protocollo, da linea guida. Volevo capire se in questo caso il sottotenente Striano abbia attivato questo tipo di procedura. Altra domanda precisa sul dossieraggio o non dossieraggio, chiamato ricerca spasmodica di informazioni. Almeno dal punto di vista giornalistico, si è diffusa la notizia che questi accessi massivi, soprattutto nei confronti degli esponenti politici, si sono materializzati nei periodi politicamente sensibili come, ad esempio, la creazione di un nuovo Governo. Volevo capire se lei mi conferma questo dato.
  Non so se questa è una domanda o solo un suggerimento. Sono rimasto molto sorpreso quando lei, Procuratore, mi ha detto che il consulente della Procura, preso in consegna lo smartphone e la chat, ha trovato i dati cancellati e non è riuscito a recuperarli. Ora, per esperienza diretta – sedevo al posto della presidente fino a un paio d'anni in una Commissione d'inchiesta particolarmente «d'inchiesta» – attraverso il RACIS, ma non solo, perché per certi versi il RACIS fu addirittura superato in termini di competenze tecniche da un componente commissario, esperto a sua volta, molto bravo e molto competente – tra l'altro proprio perché bravo e competente non è stato ricandidato dal partito che l'aveva espresso, una battuta che mi sia consentita – riuscimmo a recuperare file cancellati addirittura da una pennetta in possesso della Procura e dalla quale tecnici della Procura stessa non erano riusciti a estrarli. Vista la delicatezza della questione – parliamo addirittura di possibili connessioni con servizi segreti esterni e di segreti di particolare rilevanza economica – credo che avvalersi non solo dei consulenti, quelli soliti della Procura, ma anche di consulenti particolarmente versati un'indagine di questo tipo credo lo meriterebbe. Anch'io sono rimasto sorpreso dalle straordinarie capacità che hanno questi nostri reparti speciali e anche alcuni nostri componenti della Commissione. Si può veramente recuperare tutto. Dopo magari ci confronteremo su questo, ma siamo rimasti tutti sorpresi da quello che siamo riusciti a far saltar fuori da strumenti informatici assai datati, già in possesso delle procure e nei quali nessuno aveva letto in precedenza.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Se possibile partirei da quest'ultimo quesito. L'incarico di consulenza è stato dato all'epoca dalla procura di Roma. Il consulente della procura di Roma ha depositato con un po' di ritardo e ovviamente questo tema ce lo siamo posti e ce lo porremo. Non è un problema, certamente andremo ad approfondire. Nell'altra vicenda che aveva riguardato quel funzionario della nostra procura le cui chat oggi sono anche riportate sulla stampa ad altro titolo, noi le abbiamo recuperate grazie ha un bravissimo ispettore della polizia postale che è riuscito ad aprirle anche senza che ci fosse dato mai il numero seriale di accesso, quindi certamente questo è un tema che approfondiremo però le scelte investigative richiedevano in un momento specifico di cominciare a capire che cosa fosse avvenuto. Abbiamo un materiale probatorio che è già sedimentato e sul quale speravamo che soprattutto Striano ci disse informazioni perché Striano aveva risposto alla procura di Roma. Poi è certo che non ci fermeremo a questa indicazione.
  Per quanto riguarda i dati politicamente sensibili, le date sono indicate con riferimento a ogni accesso. Ho letto sui giornali – perché non sono così attento – che molti di quegli accessi erano collegati a vicende politicamente sensibili, però molti no, perché, ripeto, vi erano alcuni soggetti pubblici.

  PIERANTONIO ZANETTIN. A noi però interessa capire se per esempio quando c'erano le elezioni questo si attivasse.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Questo risulta dai dati, sì assolutamente, in qualche caso sì.Pag. 22
  Per quanto riguarda la questione SIVA, premesso che il tema dei protocolli non l'ho affrontato, però credo che Striano fosse fuori da questo protocollo, senatore, proprio perché Striano non agiva come ufficiale di polizia giudiziaria. Striano aveva la possibilità di agire come soggetto che era collegato al gruppo SOS della Procura nazionale antimafia. Quindi lui aveva una regolamentazione completamente autonoma, proprio per quel suo status un po' atipico, perché lui formalmente era inquadrato al valutario, ma lavorava a tempo pieno per la Procura nazionale antimafia, a meno che non ci sia stato detto che svolgesse funzioni per il valutario. Nei confronti dei suoi accessi, per quanto noi sappiamo, questo protocollo non valeva.
  Ultimo dato sulla questione, senza fare polemiche, conosco bene il problema della sentenza della Corte costituzionale e anche le indicazioni della Corte europea. Mi rendo conto che il tema si è posto e l'ha posto anche la Cassazione, soprattutto con riferimento ai dati dei cellulari. La mia Procura credo che in assoluto sia quella che ha avuto il maggior problema perché le chat di Palamara sono girate in tutta Italia, in modo legittimo. Faccio una domanda, giusto per discutere: ma la selezione delle intercettazioni la fa il pubblico ministero, sia pure in contraddittorio con l'avvocato, perché non si potrebbe prevedere la stessa cosa? Le intercettazioni vengono autorizzate dal giudice, ma la selezione non la fa il giudice, la fa il pubblico ministero e non c'è richiesta al giudice. C'è un procedimento che prevede che qualora il difensore abbia di indicazioni di altre chat o di altre conversazioni le indica. Vedo che quel sistema, che è assolutamente garantista perché prevede il contraddittorio, sarebbe un sistema molto più corretto rispetto all'interlocuzione di un giudice, mi faccia dire, per una questione di filosofia. Di questo mi piacerebbe parlare perché la procedura penale è una materia che mi affascina molto. Se chiediamo continuamente al GIP di interloquire su vicende che riguardano le indagini arrivando al punto di dover fare la valutazione di rilevanza delle prove, noi stiamo snaturando completamente questo GIP, lo stiamo facendo diventare giudice istruttore. Credo che almeno questo potrebbe essere preso in considerazione, perché, visto che ritenete di applicare la disciplina delle intercettazioni, questa è una norma che c'è per le intercettazioni e nessun avvocato se ne è mai lamentato. Questo mi permetto di dire per amore dell'arte. Detto con franchezza, dice il mio procuratore aggiunto, che un uomo saggio, noi siamo l'unica categoria che ci lamentiamo quando ci eliminano i reati. Noi dovremmo essere felici perché così lavoriamo meno!

  PRESIDENTE. La parola al senatore Verini.

  WALTER VERINI. Grazie presidente e grazie anche a lei dottor Cantone. Ieri il Procuratore nazionale Melillo ha illustrato alla Commissione il lavoro di irrobustimento, di prevenzione e anche di controllo che la Direzione nazionale antimafia ha messo in atto per tutelare e proteggere gli accessi al suo sistema informatico. Al tempo stesso – naturalmente non rivolgo a lei domande che possono avere un rilievo politico – però leggo di colleghi che propongono il commissariamento della Procura nazionale antimafia e una implacabile ispezione. Nel momento in cui lei ha definito sacra la Procura e parte offesa, così come la Guardia di finanza, che pure ha avuto un suo esponente protagonista di accessi abusivi, e l'ha definita giustamente parte offesa, il fatto che nel momento in cui il Procuratore nazionale si accorge che qualcosa non va e mette in atto sistemi di protezione e di controllo – ieri ha detto che non è in grado di dire che si siano azzerati i rischi ma si è sufficientemente sicuri di poter dire che se avvenissero altri abusi di ciò ci si accorgerebbe in tempo quasi reale – lei pensa, dal suo punto di osservazione, che quanto messo in atto per proteggere la sicurezza degli accessi e dei dati possa essere un contributo importante? Arrivo al secondo quesito che le pongo, sia pure «macro». Lo stesso Procuratore nazionale ha detto che è l'intero apparato della pubblica amministrazione nel nostro Paese che è un po' «colabrodo», che è un po' a Pag. 23rischio, che è un po' vetusto, mentre peraltro, sul piano del contrasto a mafia e criminalità organizzata, le stesse hanno investito ingenti quantità di risorse per piattaforme criptate che corrono molto di più verso la modernizzazione rispetto agli apparati statuali che dovrebbero contrastare anche su quel piano la criminalità organizzata. Volevo avere un suo giudizio su questo lavoro.
  Infine – e in qualche modo lo ha già detto rispondendo a qualche domanda e naturalmente il suo compito è quello di fare indagini e di procedere – sempre il procuratore Melillo ieri ci ha però detto che non si sente di escludere che quella di Striano sia stata un'azione individuale e ha parlato di rete di relazione. Ho colto la sua risposta sulla indicazione allo stato di mancanza di contestazione di reati associativi, ma vista la rete di cui ha parlato e la molteplicità di soggetti che sono stati oggetto di richieste di informazione, che idea può essersi fatta, non dal punto di vista penale? Davvero siamo davanti a una cosa che possa configurare esperienze e fantasmi molto concreti del passato che hanno minato la sicurezza dello Stato?

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Rispondo alla prima domanda. Il commissariamento del PNA non può che essere una boutade perché un organo giudiziario non può essere commissariato, è evidente che è una boutade.
  Quanto all'ispezione, ricordo che Melillo stesso chiese l'ispezione urgente sugli strumenti informatici che venne fatta. Non sono in grado di parlare dell'intervento che ovviamente abbiamo studiato e acquisito, però devo dire per onestà che già il precedente Procuratore nazionale antimafia era intervenuto sul tema delle SOS, perché evidentemente si era reso conto, e aveva per esempio stabilito una responsabilità diretta del Procuratore aggiunto, rispetto invece a quella che era stata la gestione sostanzialmente solitaria che era stata fatta prima di quella indicazione. Il tema vero che credo in questa vicenda delicato, era l'accentramento dei poteri su una sola persona. Ora, all'interno della Procura nazionale, erano stati fatti anche in precedenza degli ordini di servizio che prevedevano espressamente prima di tutto la responsabilità del procuratore aggiunto e poi la possibilità che alcune pratiche venissero assegnati a soggetti diversi dallo stesso Laudati, tant'è che una delle pratiche che abbiamo trovato, quella relativa a Lauro, non è stata firmata da Laudati, è stata firmata da un altro magistrato, su proposta di Laudati. Credo che Melillo abbia portato a ulteriori conseguenze e in modo ulteriormente preciso questo iter. Le segnalazioni di operazioni sospette sono strumenti indispensabili per la lotta non solo alle mafie, ma alla criminalità economica in generale. È chiaro che i meccanismi di conoscenza delle SOS sono un patrimonio eccezionale e noi sappiamo bene che questo patrimonio più viene disseminato, meglio è garantito. La scelta che ha fatto Melillo è stata prima di tutto di accentrare su se stesso il controllo, che prima però era del procuratore aggiunto, poi di prevedere un gruppo di persone che se ne occupasse e poi di creare un meccanismo di maggiore trasparenza nella gestione delle risorse. Questo è un tema molto delicato di cui ovviamente ci siamo in parte occupati. Come venivano scelte le SOS da gestire? Il Procuratore nazionale precedente aveva dato indicazioni sul punto che però non venivano spesso seguite, cioè chi decideva quali SOS trattare e quali non trattare, rispetto a numeri che sono mostruosi, perché io le SOS che vengono mandate alla Procura di Perugia le vedo, quasi sempre sono tre righe. Le SOS trattate erano molto poche. Allora chi decideva? Qui il tema si è posto e Melillo ha stabilito criteri sotto questo profilo in continuità di maggiore precisione rispetto al passato e credo che la scelta importante sia stata quella di rendere a più soggetti la presenza.
  Quanto alla questione degli apparati della pubblica amministrazione non posso che essere d'accordo. Il tema delle infrastrutture informatiche evidenzia che ovunque ci siano accessi abusivi, in qualunque luogo in cui ci siano banche dati pubbliche ci sono accessi abusivi, purtroppo è diventata una regola. La vicenda dimostra un dato, che tu puoi ricostruire la vita delle persone senza Pag. 24muoverti da un computer. I dati che sono acquisibili dalle banche dati sono dati eccezionali dal punto di vista della conoscenza delle vicende delle persone, quindi è chiaro che ci sia bisogno di meccanismi sia contro gli attacchi esterni – Melillo ha fatto riferimento, ho sentito, al dato che il sistema giustizia è oggetto di un attacco esterno, cosa che dovrebbe far saltare sulla sedia più di una persona perché stiamo parlando del sistema giustizia non della singola banca dati – sia anche rispetto a questi attacchi interni. Tutte le banche dati sono vulnerabili.
  Sulla questione della rete, ripeto quello che ho detto. Prima di tutto non abbiamo interrotto le indagini, siamo avanti, riteniamo di voler approfondire questo tema, quindi non è un argomento chiuso. Il sospetto e l'idea è forte, però occorre la prova del mandato. Su questo speriamo di avere qualche colpo di fortuna o anche qualche collaborazione perché quando abbiamo sentito qualcuno dei soggetti in qualche modo interessati da queste vicende – non credo che qui sia giusto fare i nomi – abbiamo provato a capire se ci fossero meccanismi ricattatori perché alcune vicende potevano puzzare chiaramente di ricatto. Ci hanno detto di no. Quindi abbiamo esplorato e stiamo esplorando in questo senso la strada e ovviamente non ci fermeremo e proveremo a capire. Alcune cose le diremo nelle sedi opportune, come è giusto che vengano dette nelle sedi opportune, qualche segnale di vicende strane c'è certamente. L'idea che sia tutto rimasto sul giornale non è corretta, questo è fuori discussione.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Pittalis.

  PIETRO PITTALIS. Grazie. Intanto presidente mi consenta, per evitare strumentalizzazioni. Ho sentito qualcuno richiamare il sunto di dichiarazioni in ordine al commissariamento della Direzione nazionale antimafia che, estrapolate dal contesto di un ragionamento, non danno assolutamente il senso di ciò che chi le ha rese intendeva. Il gruppo di Forza Italia, che ho l'onore di rappresentare in seno a questa Commissione in qualità di capogruppo, ribadisce e conferma il pieno sostegno al lavoro che ha svolto e che sta svolgendo il Procuratore nazionale antimafia dottor Melillo e anzi diamo pubblicamente atto che grazie a lui è stata invertita una sorta di tendenza che rischiava di avere conseguenze ancora più gravi rispetto a quelle che emergono, perché è stato posto un freno alla vulnerabilità di un sistema che appariva, prima della sua gestione, senza alcun adeguato controllo.
  Detto questo, ringrazio il dottor Cantone perché ha fornito ulteriori elementi utili per la conoscenza della vicenda. Soprattutto un aspetto che però davvero suscita ancor più preoccupazione è sapere che sono stati scaricati 33.528 file della banca dati della DNA. Certo è qualcosa che deve preoccupare, perché se è vero che le finalità del tenente Striano possono essere di ogni genere, io mi preoccupo però delle finalità dei soggetti che hanno utilizzato e possono utilizzare questi file perché sono atti coperti da segreto, contengono informazioni sensibili che quindi possono essere finite, oltre che nelle mani di giornalisti e di editori, nelle mani di servizi stranieri, di organizzazioni criminali. Mi chiedo – questa è anche una mia curiosità – e lo dico da garantista, da chi ritiene che le misure custodiali siano e debbano rappresentare la extrema ratio: come mai in una vicenda come questa dove è evidente il pericolo di inquinamento della prova, anche il pericolo della reiterazione del reato – mi pare che il dottor Striano sia ancora in forze presso la Guardia di finanza – non siano state adottate misure, proprio tenuto conto della gravità dei fatti che hanno implicazioni anche sulla tenuta stessa dell'ordine democratico quando l'azione sia diretta verso soggetti politici, ministri, per minarne l'attività, la stessa immagine e carriera. Mi chiedo perché in questo caso, questa è una mia curiosità, non siano state adottate misure di natura restrittiva. Grazie.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Su questo punto mi consenta di non rispondere perché dovremmo indicare le strategie investigative Pag. 25di un processo che è ancora in corso, quindi mi consenta di non rispondere.

  PRESIDENTE. Vado avanti. Dopo l'onorevole Pittalis, era iscritto a parlare il senatore Russo.

  RAOUL RUSSO. Grazie presidente. Naturalmente ringrazio il procuratore Cantone per la dovizia di particolari che ci ha dato e anche per l'asciuttezza della sua relazione, che fa il paio con l'ampia audizione del procuratore Melillo di ieri pomeriggio, ieri sera, dove abbiamo potuto apprezzare quanto il lavoro di riorganizzazione che è stato fatto e le segnalazioni, a partire dalla richiesta di ispezione ministeriale, sulla vulnerabilità del sistema della Procura antimafia abbia consentito, insieme a questa indagine, di comprendere quale fosse la necessità di intervenire su un settore così delicato. In tal senso le mie domande riguardano due passaggi. Il primo. Lei ha parlato di quasi 35000 file scaricati, un numero assolutamente abnorme che, insieme al numero degli accessi, ci preoccupa alquanto perché, forse sono stato distratto, però vorrei che lei approfondisse se si è riusciti a capire la fine di questi file, cioè a chi siano stati consegnati, se siano stati consegnati, ma anche capire la qualità stessa di questi file e se è ipotizzabile che esistano altri file di cui non si hanno contezza di «movimentazione informatica», cosa che sarebbe estremamente grave.
  Passaggio sul tema giornalisti. Lei ha detto che Striano aveva rapporti evidentemente consolidati relativamente ai quali d'improvviso si svuotano le chat. Le chiedo se è possibile, naturalmente nei limiti dell'indagine che sta svolgendo, comprendere da dove nascessero i rapporti di questi giornalisti con Striano, se fossero rapporti amicali o se derivassero da qualche suggerimento che avesse indicato Striano come persona particolarmente in grado di acquisire dati di questa qualità e in questa quantità. Ci ha spiegato che sono in corso ulteriori indagini. Ricatto non c'era, non ne abbiamo prova, dazioni di denaro non c'erano, non ne abbiamo prove, ma questi rapporti di dazione di informazioni derivavano da un puro e semplice rapporto amicale o derivavano da indicazioni da parte di qualcun altro?

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Rispondo su quest'ultimo passaggio. Abbiamo ovviamente le prove che ci derivano dalla conoscenza informatica perché Striano su questo punto non è mai stato interrogato e non ha mai reso dichiarazioni. A noi risulta che ci fossero rapporti di amicizia con una serie di giornalisti. Si è parlato per esempio in un caso di invitare uno di questi giornalisti al secondo matrimonio di Striano, quindi c'erano rapporti di amicizia. Come si siano creati onestamente non siamo in grado di ritenere. Non abbiamo elementi per ritenere che ci siano state segnalazioni in questo senso perché tutti i soggetti che abbiamo individuato come utilizzatori-concorrenti del possibile reato avevano certamente, da quello che capiamo, rapporti consolidati personali con lo Striano.
  Quanto al tema dei file, ovviamente il numero è rilevante. Nei capi di imputazione abbiamo anche indicato l'oggetto, c'era un commento nelle mail, perché molti di questi file sono stati mandati a un giornalista. Il numero è oggettivamente abnorme però non tutto quello che c'è lì dentro è così rilevante perché se io scarico un procedimento in cui c'è per esempio l'elezione di domicilio come atto autonomo quel nome e quell'atto è irrilevante. Ovviamente noi stiamo, con la disponibilità e con la collaborazione della Procura nazionale antimafia, cercando di capire punto per punto. Ad oggi abbiamo individuato quelle ipotesi che sono nei capi d'imputazione come atti illeciti, però Striano aveva anche il diritto di accedere alla banca dati per fare i match con le SOS quindi non è che tutti e 33.000 download sono illeciti. Certo è un numero rilevantissimo. Abbiamo già evidenziato una serie di vicende. Come le abbiamo trovate? Abbiamo trovato le mail mandate a questo soggetto. Nelle mail però cosa c'è di particolare? Le mail con wetransfer hanno una situazione particolare, legata allo scorrere del tempo: per esempio abbiamo questi file più dodici, noi gli altri dodici non sappiamo quali siano. Teoricamente avrebbero potutoPag. 26 mandare fotografie o emoticon. Noi abbiamo contestato solo quelli che risultavano ancora dalle mail, quindi questo fenomeno non ha nulla a che vedere con la possibilità di recupero in via informatica perché wetransfer scade e quindi non si può più fare. Però sulla mail restano cinque file e noi quei cinque file abbiamo ricostruito e abbiamo contestato. Ovviamente questo non sconta la possibilità che ci possano essere anche cose più delicate, ma stiamo facendo le verifiche. Gran parte delle vicende erano atti inseriti in banca dati come misure cautelari, indagini già oggetto di attività pubblica che ovviamente avere non era banale ed era illecito avere, ma che non creavano problemi dal punto di vista della sicurezza. In qualche caso ci sono alcuni atti di indagine che riguardavano anche attività di indagini in corso, ma in qualche caso che riteniamo oggetto anche di pubblicazione. Quindi non abbiamo trovato situazioni apparentemente molto preoccupanti. Il tema vero, senatore, è questo: l'atto in sé ha una sua valenza anche in relazione a chi lo utilizza. Una misura cautelare letta da un giornalista è una cosa, letta da un investigatore è un'altra, letta da un imprenditore è un'altra. Non avendo la certezza di tutti gli utilizzatori finali di queste attività, possiamo farci un'idea. L'attività ha riguardato soprattutto atti che non erano coperti dal segreto e questo ci ha abbastanza tranquillizzato su questa attività, che comunque resta particolarmente massiva.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Piccolotti.

  ELISABETTA PICCOLOTTI. Grazie presidente e grazie al Procuratore per la sua audizione che credo ci abbia fatto comprendere, naturalmente non nei dettagli delle singole vicende, ma di fatto cosa sia accaduto nel caso Laudati-Striano. Conservo però ancora alcuni dubbi anche rispetto ad alcune sue dichiarazioni che ho sentito proprio ora nell'ultima risposta, perché in qualche modo illustrandoci le modalità con cui Striano ha inviato via mail questi file, lei dice che in fin dei conti non abbiamo trovato situazioni eccessivamente preoccupanti. Sembrano invii di informazioni che in molti casi erano difficili da reperire ma erano pubbliche e in altri casi erano atti di indagine ancora segretati ma secondo lei non preoccupanti.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. No, io mi riferivo solo a quelli pubblici.

  ELISABETTA PICCOLOTTI. Questa era la domanda. Lei in un'altra risposta sulle finalità eversive, ha detto: «Boh non siamo in grado ancora oggi di definirle». Volevo chiederle se poteva chiarire questa sua affermazione perché mi par di capire che non c'erano ricatti, o almeno non ce ne sono le prove, non c'era corruzione o dazione di denaro, o almeno non ce ne sono le prove, non c'era spionaggio, non c'era associazione a delinquere. Non comprendo bene come in assenza di questi elementi possano esserci finalità eversive. Mi pare di capire che la finalità che viene ipotizzata in maniera generale sia quella di un rapporto amicale con giornalisti che poi pubblicavano informazioni. Lo dico perché, forse a differenza di altri colleghi, questo l'ho detto anche ieri, io non sono saltata sulla sedia quando ho scoperto che ci sono accessi abusivi alle banche dati e che informazioni riservate vengono abusivamente passate ai giornalisti, perché questo non è accaduto solo in questo caso. È accaduto anche nel 2010. In questo Paese sono accaduti fatti molto più gravi di questo penso. Ad esempio il dossieraggio vero e proprio di Pio Pompa. Sappiamo, come lei ha ribadito oggi, che gli accessi abusivi alle banche dati, sia quelle delle SOS sia quelle della finanza sia altre banche dati, sono, parole sue, tantissimi perché – e questo invece mi ha fatto saltare sulla sedia ieri nell'audizione del Procuratore nazionale antimafia Melillo e in qualche modo mi fa saltare sulla sedia anche oggi in relazione alla sua – emerge una incredibile gravissima debolezza dei nostri sistemi di sicurezza informatica ed emerge il fatto che tutte le banche dati sono in qualche modo vulnerabili sia da attacchi esterni sia da attacchi interni.Pag. 27 Il che vuol dire che ci sono casi, e questa è la domanda, in cui sappiamo che c'è stato un passaggio di informazioni e lo sappiamo perché queste informazioni vengono pubblicate sui giornali: sono i casi più classici di giornalisti che indagano su personalità pubbliche e politiche. A tal proposito, questa è una domanda specifica, le chiedo se c'è un modo di sapere non quanti siano stati gli accessi abusivi che appunto sono tantissimi e non lo sappiamo, ma quanti siano i procedimenti aperti per accesso abusivo in Italia, cioè se oltre a questo ce ne siano a sua conoscenza altri in altre procure e se ipotizza che siano tanti oppure pochi, se ne conosce il numero, perché vorrei capire l'ampiezza del fenomeno. Lo sappiamo, come dicevo, perché le notizie vengono pubblicate ma ce ne sono tanti altri che potremmo non scoprire mai, nel senso che magari la notizia viene passata al mafioso che non ha nessun vantaggio o intenzione di pubblicarla sui giornali, viene passata, come è stato detto prima, a un agente dei servizi segreti di un Paese straniero, viene passata a un terrorista che ha un altro tipo di finalità. Che tipo di precauzioni, controlli, misure vanno messe in campo per fronteggiare questi che sono rischi gravissimi e inerenti alla sicurezza nazionale? Mi pare che questa vicenda ci porta ad arrivare fino a lì.
  Infine, ieri ho fatto due domande al procuratore Melillo, il quale mi ha detto che ne avrei dovuto parlare oggi. Non so se lei può darmi una risposta in merito. La prima cosa è che Striano dice con chiarezza che quello che aveva fatto lo ha fatto su ordine di Laudati. Avete qualche elemento che confermi queste dichiarazioni? La seconda questione è che i giornali, in particolare il Corriere della Sera che ho letto ieri scrive che Laudati avrebbe agito, almeno in un'occasione, su mandato di un senatore, il senatore Lotito, che avrebbe chiesto a persone vicino a lui di procurarsi delle informazioni. Anche su questa cosa scritta dai giornali non so se lei possa darci qualche chiarimento oppure, essendo l'indagine in corso, non possa farlo. Grazie.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Sul fatto di saltare sulla sedia ognuno salta sulla sedia quando ritiene. Rispetto a questa vicenda salto sulla sedia perché, pur avendo un minimo di esperienza giudiziaria, non ho mai visto tanti accessi abusivi insieme. Ho visto tanti processi per gli accessi.

  ELISABETTA PICCOLOTTI. 1200 nel 2010!

  PRESIDENTE. La prego. 33.000!

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Nel 2010 non me lo ricordo. Non mi interessa di dire che c'è la primazia della pericolosità, il vero problema è che qui non erano accessi abusivi a banche dati normali, erano accessi abusivi a banche dati particolari su cui è opportuno che noi abbiamo più interesse. Poi che cosa significa spionaggio? Io mi occupo di reati, non esiste il reato di spionaggio, tranne quello previsto dal codice militare che riguarda altre vicende. Siamo fuori da queste situazioni, certo. Sulle finalità eversive io non ho elementi per ritenerle. Faccio il discorso di prima: la pericolosità dei documenti si stabilisce anche in base a chi è in grado di valutarli. La pericolosità di provvedimenti giudiziari che possono essere pubblici, ma non facilmente recuperabili, in mano a chi è in grado di costruire informazioni utili, ha un tasso particolarmente rilevante. Questo è quello che ritengo. Detto però con chiarezza, non ho elementi per parlare di questa finalità, non ci risulta che lui abbia avuto rapporti quantomeno con agenti segreti stranieri, questo lo voglio dire con assoluta chiarezza per evitare che qualcuno lo dica. Lo nego assolutamente.
  Quanto al numero di accessi abusivi, non so, posso dire il numero degli accessi alla mia Procura, però le assicuro che il numero di accessi alla mia Procura riguarda uno o due accessi abusivi perché ci capita spesso che, mentre stiamo facendo un'indagine, verifichiamo che qualcuno ha fatto un accesso abusivo. Quasi sempre sono accessi abusivi fatti per fini amicali. Abbiamo trovato quello nel nostro ufficio dove abbiamo contestato 250 accessi abusivi.Pag. 28 Il processo è stato definito con patteggiamento perché l'imputato aveva anche problemi di salute, quindi abbiamo ritenuto di chiudere il processo con un patteggiamento. Il numero di processi per accessi abusivi certamente si è anche ampliato perché stanno aumentando i controlli interni delle forze di polizia. Quantomeno molte forze di polizia fanno un report ogni tanto. Il tema però qual è? Se accanto all'accesso allo SDI, perché ovviamente le forze di polizia utilizzano lo SDI, si indica il numero del procedimento di reato, dovrei andare a chiedere per ogni caso se quel procedimento di reato è vero o no? I meccanismi di controllo per quanto vengono fatti – e le assicuro che in qualche caso vengono fatti – non sono particolarmente efficaci. Non ho notizie di attività che riguardino accessi abusivi con questi numeri attuali. Ovviamente ci possono essere altri processi sottoposti a segreto.
  La questione di Laudati. L'interrogatorio è un atto pubblico, fra l'altro all'epoca non è stato segretato. Striano non disse che aveva avuto l'autorizzazione di Laudati. Striano disse che lui aveva agito perché quello era il suo modus operandi e poi avrebbe riferito a Laudati. Cioè lui disse di aver fatto una serie di ricerche sul ministro Crosetto e portò anche un atto che lui sostenne che avrebbe dovuto essere la bozza della possibile proposta investigativa. Abbiamo verificato che però che quest'atto è stato scritto da un giornalista, non lo aveva scritto lui, è stato scritto dopo tutta questa vicenda, quindi non aveva nulla a che vedere con la vicenda specifica.
  Circa la questione del senatore Lotito, per quanto ci riguarda, abbiamo sentito – adesso sono costretto a dirlo – il senatore Lotito come persona informata sui fatti. La nostra indagine riguardava semplicemente il confezionamento dell'annotazione. Non abbiamo ritenuto che fossero emersi elementi indizianti. Un pezzo dell'indagine, dato che alcune cose che venivano evidenziate meritavano approfondimento, lo abbiamo trasmesso a Roma. Non so Roma che cosa ha fatto, faremo una riunione di coordinamento a breve, ma Roma si sta occupando della vicenda specifica, noi ci siamo occupati del confezionamento. Certo, ci sono stati una serie di contatti con soggetti della Lazio però la responsabilità è personale finché non troviamo la prova, poi le altre valutazioni si possono fare su altri piani.

  PRESIDENTE. Sono iscritti a parlare l'onorevole Lasalandra e poi la senatrice Paita.

  GIANDONATO LASALANDRA. Grazie presidente. Mi sento in dovere di ringraziare il Procuratore Cantone per due ordini di ragioni. Il primo perché mi consente di stigmatizzare anche le considerazioni dell'intervento precedente perché non credo che si possano, almeno in termini numerici, porre sullo stesso piano 1200 accessi con 33.000 e, a latere di questo, l'accesso abusivo c'è sempre nel momento in cui riguarda un abuso di una determinata posizione.
  Un'altra cosa che mi sento in dovere di evidenziare, anche alla luce di quello che è emerso ieri. Questo lo dico anche guardando più che altro le date e gli anni in cui sono maturate una serie di normative che riguardano le infrastrutture informatiche. Mi sembra di aver capito che è sostanzialmente solo dal momento in cui è arrivato il Procuratore Melillo che si è avuta una effettiva riorganizzazione, tanto che potremmo dire che probabilmente c'era una sorta di presbiopia relativa alla precedente organizzazione della Procura nazionale e condivido pienamente con lei che è un'istituzione che va preservata e va garantita tout court essendo un patrimonio anche culturale che ci porta a Giovanni Falcone. Proprio relativamente al suo ultimo intervento, sarebbe quindi corretto affermare che esistesse una sorta di sistematicità dei rapporti tra Striano e alcuni giornalisti a latere dell'amicalità o del matrimonio? Mi è sembrato di capire che ci sia un rapporto sistemico tra Striano e questi giornalisti. Le chiedo questo per comprendere anche il tema delle finalità. Sulla base di quello che ha detto essere il tasso di pericolosità rilevante di alcune informazioni che se anche vere, portate nelle mani ad esempio di Pag. 29un giornalista per la costruzione di una notizia, la finalità potrebbe essere anche quella del condizionamento dell'opinione pubblica e credo sia un fine ad hoc. Ovviamente comprendo che lei potrà rispondere o no: mi è sembrato di capire che lei ha detto che la Guardia di finanza ha operato un lavoro di sovrapposizione degli articoli con gli accessi. Per caso – sempre se può rispondere – ha verificato se in corrispondenza di quegli articoli ci siano stati degli incrementi delle vendite delle testate? Perché questo potrebbe essere oggettivamente anche un condizionamento, un interesse economico della testata di cui i giornalisti facevano parte. O ad esempio se i giornalisti, per questa loro particolare capacità di inchiesta – fermo restando che il giornalista ha il dovere di verificare la veridicità della notizia, ma mi sembra di comprendere che il giornalista aveva rapporti proprio sistemici con questi accessi abusivi – avessero ricevuto magari delle premialità dall'editore o dalla proprietà della testata di cui facevano parte.
  Poi le volevo chiedere, anche guardando gli atti, se poteva fermare un attimo l'attenzione al tema – lo dico così molto genericamente – sulla generazione dei fascicoli postumi. Praticamente venivano fatti gli accessi e poi a un certo punto si creava una sorta di fascicolo che giustificasse ex post un accesso fatto ex ante. Mi è sembrato di comprendere che a un certo punto, sempre prima dell'arrivo del dottor Melillo, si fosse cristallizzata questa sorta di pratica, però spero di non aver frainteso.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Per quanto riguarda l'organizzazione ho risposto prima. Credo che sicuramente la gestione del dottor Melillo ha dato la stura a una razionale riorganizzazione, ma credo che l'argomento fosse già in precedenza attenzionato. Va detto che il dottor Melillo è intervenuto prima che emergesse questa vicenda; lo ha fatto il 5 agosto, perché c'era stato anche tutto un movimento da parte dei procuratori distrettuali che avevano avuto una loro valutazione. Anche in precedenza – ripeto, questi punti attengono a momenti organizzativi che non spetta a me valutare e non hanno rilevanza penale entro questi limiti – il fatto di assegnare al procuratore aggiunto la competenza era un segnale di attenzione rispetto al sistema delle SOS.
  Circa i rapporti sistemici, credo che la valutazione se siano sistemici o no dipenda dai capi di imputazione. Ci sono soprattutto con un giornalista rapporti molto stretti, non so che cosa voglia intendere con «sistemici». Erano rapporti frequenti certamente. Riteniamo come ipotesi investigativa che quei rapporti abbiano potuto consentire un concorso e noi non abbiamo fatto una valutazione solo perché ha scritto, perché abbiamo verificato che per esempio l'accesso era precedente e usciva l'articolo. Nell'articolo c'erano riferimenti specifici a quella vicenda, allora abbiamo ritenuto, non è che abbiamo detto che «siccome tu hai citato una SOS io l'ho guardata». Abbiamo fatto una valutazione molto approfondita. Non abbiamo fatto assolutamente valutazioni sugli incentivi economici, non ci è venuto in mente, anche perché mi chiedo che valutazione economica avremmo potuto fare dal punto di vista penale. Ci pensavo mentre lei lo diceva. Ovviamente se questo si fosse riverberato in un rientro per Striano, allora ci interessava. L'aspetto delle questioni che riguardano i giornali secondo me è uno di quei temi che esula dalle nostre competenze. Non c'è una responsabilità ai sensi della legge 231 delle persone giuridiche. Non possiamo occuparci di questioni interne che riguardano la vita della società, perché non abbiamo elementi in questo senso. Questo però è un tema che sarebbe interessante approfondire al di fuori degli aspetti penali.
  Quanto al tema degli accessi preventivi, non c'era affatto una prassi. Abbiamo ritenuto che queste ipotesi contestate fossero accessi preventivi. I capi di imputazione sono chiari. I casi che abbiamo contestato avevano avuto un'informazione aliunde, avevano costruito, sulla base di questa informazione aliunde, un insieme di dati e poi li avevano presentati come se si trattasse di uno sviluppo di una SOS. Perciò i casi che abbiamo individuato li abbiamo considerati patologici. Non risulta che ci fosse una prassi in questo modo. Fermo restando che Pag. 30Striano sostiene questa tesi, perché Striano quando è stato sentito ha detto: «Io ho fatto gli accessi nei confronti di Crosetto e poi l'avrei detto al procuratore Laudati». Su questo abbiamo sentito – anche questo lo devo dire – Laudati all'epoca a sommarie informazioni, che ha negato recisamente. Quando lo sentiremo in interrogatorio ci dirà che cosa è. Non abbiamo elementi per ritenere che questo sia vero. I casi nei quali abbiamo verificato gli accessi preventivi sono quei quattro casi che abbiamo contestato.

  PRESIDENTE. Grazie mille. La parola alla senatrice Paita, poi c'è l'onorevole Bicchielli.

  RAFFAELLA PAITA. Grazie al presidente e al Procuratore. Intanto, anche da parte nostra, grazie per la chiarezza e per il contributo alla piena comprensione di quanto sta accadendo. Io però, dovendo selezionare, mi vorrei concentrare ancora un pochino su questa vicenda relativa alla commistione con la stampa, perché mi ha colpito una sua affermazione. Lei ha detto che la stampa ha commissionato le ricerche, ha usato questa frase. Poi, a fronte di una domanda posta successivamente, lei ha detto che c'è una coincidenza tra momenti politici delicati, passaggi di governo, crisi, eccetera e l'incremento di questa attività di accesso alle informazioni in forma anomala. Ora queste due questioni insieme danno una lettura di un meccanismo che non può certamente essere quello della rappresentazione – ovviamente con tutte le motivazioni relative alla presunzione di innocenza che lei ha fatto – di uno Striano patologicamente curioso. Perché qui ci sono almeno due elementi, cioè il fatto che sia la stampa a chiedere specificatamente delle cose e che questo avvenga in momenti particolarmente delicati per la vita del Paese. Cosa mi dice su questo? Di tutto quello che è stato detto, a me questo è l'aspetto che inquieta di più. Non so se sotto dazione di denaro, perché questo è ulteriormente un tema, lei per ora ha detto che, da quello che avete rilevato, non sembra che la vita di Striano sia compatibile con questa circostanza, benissimo, farete le vostre verifiche. Però questo sì, evidenzia un sistema, perché se sono i giornalisti a chiedere specificatamente rispetto a una figura delle informazioni e se questo avviene in un contesto di particolare difficoltà della vita democratica del Paese o di particolare delicatezza, allora certamente non può parlarsi di una casualità. Infine, lei ci ha anche indicato delle preziosissime informazioni rispetto a come si possa evitare e contenere il fenomeno. Ieri il procuratore Melillo ci ha fatto tutta una serie di osservazioni sul rafforzamento del sistema di cyber-sicurezza. Siamo ovviamente qui per capire, ma rimaniamo comunque legislatori quindi se possibile diamo anche una mano per cercare di migliorare il funzionamento del sistema sia dal punto di vista infrastrutturale informatico sia dal punto di vista dei controlli. Lei ha fatto riferimento alla possibilità di essere più incisivi attraverso linee-guida interne. Le chiedo se può entrare un po' più nel merito in modo tale che, anche dal punto di vista normativo, se ci fosse bisogno di un intervento ulteriore, penso di no ma magari lei ce lo può dire, noi ci possiamo attivare in modo che la nostra funzione qui non sia soltanto quella da «Sherlock Holmes» ma anche da legislatori che fanno avanzare un sistema, lo migliorano e cercano di proteggerlo anche da pubblici ufficiali infedeli.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Grazie della domanda perché mi consente di puntualizzare una cosa che non vorrei aver detto parlando a volte velocemente. Circa i momenti politici delicati, per noi non sono oggetto di valutazione, ci sono le date. La questione dei momenti politici delicati è stata intelligentemente messa in rilievo dalla stampa, e ritorno al tema di quanto sia importante il ruolo della stampa come watchdog. A noi interessa fino a un certo punto il fatto che si sia nei momenti politici delicati e qui torniamo al punto di partenza. Perché chiedere l'audizione? Perché noi vogliamo fornire elementi in questo senso utili per una riflessione di tipo politico-amministrativo d'altro tipo, perché gli aspetti penali ovviamente, crediamo, li dobbiamo Pag. 31valutare noi. Sulla questione della committenza ho precisato questo dato, cioè che in altri casi abbiamo ritenuto che quando non ci fossero elementi probabili che i giornalisti avessero commissionato l'attività illecita, abbiamo ritenuto di non procedere. Ho menzionato il caso dell'altro processo. Noi abbiamo ritenuto in questo senso, ma ovviamente si tratta ancora di un'ipotesi che potrebbe essere smentita in sede di un'eventuale interrogatorio o da altri elementi, che quando un accesso era stato fatto in concomitanza di un articolo che citava quella vicenda specifica, ed era l'unico accesso fatto su quella specifica vicenda, abbiamo ritenuto che ci potesse essere un'ipotesi di concorso. Ovviamente, è un'ipotesi perché l'invito a comparire non è ancora una richiesta di rinvio a giudizio, ma questo credo che resti il vero discrimine perché non spetta a me stabilire che cosa può fare la stampa. L'altro giorno c'è stata un'intervista del presidente dell'ANM che ha spiegato anche quali siano le indicazioni giurisprudenziali. Il giornalista che riceve una notizia che già esiste, secondo me non commette reato perché non può essere ipotizzata una ricettazione. Se il giornalista però fa in modo che quella notizia venga individuata con criteri illeciti – a differenza del caso del giornalista che segue un politico e vede dove va ed in questo caso non pone in essere alcuna attività illecita – se chiede a un funzionario pubblico di effettuare informazioni utilizzando strumenti illegali, ritengo che sia concorrente nel reato. Questa è la prospettazione dal punto di vista giuridico, è una prospettazione su cui mi rendo conto dobbiamo poi avere il vaglio perché non è che ci siano molti casi. Però nell'ipotesi che veniva indicata prima del 2010, il giornalista all'epoca patteggiò il 615-ter, quindi è un precedente giurisprudenziale che ci dà non poco ragione.

  PRESIDENTE. Grazie mille. La parola all'onorevole Bicchielli. Si prepara il senatore Nave.

  PINO BICCHIELLI. Grazie al presidente e al procuratore Cantone. La ringrazio perché davvero la sua audizione è stata preziosa e, come diceva lei, ognuno di noi ha una lettura dei fatti in base anche alle proprie esperienze e la propria attività. Vorrei dare una lettura politica a quello che è successo e chiederei a lei una sua osservazione su alcuni fatti. Ieri parlavamo di 800 accessi. Il procuratore Melillo, voglio usare le sue parole, ha detto «L'attività di Striano per estensione e significatività ha caratteristiche difficilmente riconducibili a mere iniziative individuali». Parlavamo di 800 accessi. Sono tre secondo me i campi che sono stati attenzionati. C'è un settore personale che non saprei nemmeno come definire, poi c'è un settore sportivo e poi c'è tutto un campo che riguarda la politica. Essendo questa una Commissione bicamerale che è fatta da esponenti politici si occupa anche e soprattutto di fatti che riguardano la democrazia del Paese, riguarda una precisa parte della politica, almeno così emerge dalle carte. Ieri sera sono venuto in possesso di documenti consultabili. Chiedo al presidente se posso fare nomi o se vogliamo mantenere un livello generico.

  PRESIDENTE. Se sono negli inviti a dedurre, si possono fare i nomi perché sono pubblici.

  PINO BICCHIELLI. Ho visto alcune carte. Non posso immaginare che Striano abbia passato gli ultimi vent'anni della sua vita a fare favori, nonostante sia napoletano come lei e sia generoso, la vedo complicata stare tutti i giorni a fare favori alle persone. Sono saltato sulla sedia quando ho letto quei numeri ma sarei saltato anche davanti a un solo accesso, perché chi fa il nostro mestiere, quando ci sono questi fatti, deve preoccuparsi realmente. Le chiedo che finalità potesse avere sulla parte politica un soggetto che riceve indicazioni per attaccare esclusivamente una parte politica. Almeno questo emerge dai primi ottocento, poi non so quello che arriverà, io leggo le carte. Le racconto quello che leggo dalle carte per capire se poi questi giornalisti avessero rapporti con la politica. L'8 novembre 2021 c'è un accesso abusivo alla Pag. 32banca dati SIVA da parte di Striano nei confronti del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti. Il 10 di novembre, 48 ore dopo, il «Fatto quotidiano» apre il giornale dedicando ben due pagine con un articolo di Stefano Vergine – che credo sia uno degli indagati – in cui racconta tutta una serie di fatti che ovviamente non erano nella disponibilità di tutti. Dopo pochi giorni, sul «Domani» c'è un articolo di Tizian che era il destinatario – almeno questo si legge dalle carte che abbiamo avuto – dell'accesso da parte di Striano, articolo che ripete le stesse cose, ma nella stessa pagina il leader politico dell'opposizione di quella regione fa un editoriale spiegando che nel titolo che: «La Liguria è il modello disastroso della nuova politica». Non sono né un magistrato né un avvocato ma politicamente lei ritiene che questi giornalisti potessero avere un rapporto con alcuni politici? Questo è solo un caso, chiedo peraltro alla presidente che dobbiamo concentrarci su questo lavoro e andare anche molto più a fondo. Non è che siccome le cose sono successe altre volte voglia dire che debbano continuare a succedere. Le chiedo se lei ritiene che questi giornalisti, oppure se emerge dalle carte, avessero rapporti con una parte politica e se questa parte politica abbia usato queste informazioni a danno di un'altra parte politica. Grazie.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Guardi, questa è la ragione per cui abbiamo rimesso le valutazioni in sede politica. Ribadisco che non è compito dei pubblici ministeri occuparsi di questi temi. Se un esponente politico commenta un articolo di giornale, a mio modo di vedere, fa un'attività lecita, non abbiamo elementi per dire che avesse rapporti di conoscenza. Tutto quello che ad oggi abbiamo individuato finora è nei capi di imputazione. La ragione per la quale abbiamo rimesso la necessità di essere sentiti e di spiegare il contenuto è che le valutazioni politiche vanno fatte in sede politica e quindi è giusto che il pubblico ministero si astenga da qualunque tipo di valutazione politica. Quanto alla tipologia degli accessi, i nomi ci sono e ci sono anche nomi rilevanti. C'è il nome della compagna dell'ex Presidente del Consiglio, che non era di centrodestra, ma certamente la maggior parte degli accessi ha riguardato esponenti di centrodestra. C'era anche un parlamentare del PD, Fornaro. Se qualcuno ci avesse spiegato e ci volesse spiegare perché, sarebbe molto più semplice da capire, ma le valutazioni politiche spettano a voi.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Nave.

  LUIGI NAVE. Grazie presidente per avermi concesso di intervenire. Ringrazio il Procuratore Cantone al quale porgo un particolare saluto, essendo io un suo concittadino; quindi, mi onoro di essere un suo concittadino ancora di più. Ad alcune delle domande che avrei voluto fare ho già ricevuto risposta. Una era quella secondo cui, oltre al Procuratore Melillo, già in precedenza l'altro Procuratore aveva quanto meno messo in campo delle azioni per la tutela sugli accessi. Ora invece la domanda gliela faccio da tecnico. Penso di essere l'unico che si occupa di informatica in questa Commissione e noto la banalità del fatto. Ho lavorato anche su database. Partendo dal fatto che l'unico computer sicuro il computer spento – si insegna al primo anno di informatica – qualsiasi accesso fatto su un database è loggato, è segnato. Quindi anche senza incorrere nella fattispecie che lei proponeva, cioè di dover far sapere al superiore che cosa fa il subalterno, in realtà un cruscotto semplice che allerta che ci sono stati 4-8-10 mila accessi fatti da una persona è di una banalità unica.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Sono d'accordo!

  LUIGI NAVE. Ritengo che in realtà la volontà di non voler controllare sia maggiore di quello che in realtà è la semplicità degli atti da poter fare. Circa agli accessi ai database, ci troviamo di fronte a un superuser – così viene denominato tecnicamente chi ha profilature particolari – una persona cioè che ha la possibilità e l'opportunità di accedere a quantità enormi di dati, poi che sia un megalomane oppure Pag. 33abbia fatto favori o meno a voi l'onere di accertarlo. In questo momento, i lavori fatti da chi non ha competenza in merito sono stati fatti, cioè l'ha fatto il Procuratore Melillo quando ha operato in tal senso, ma lo aveva fatto anche chi in precedenza, pur non avendo contezza, perché la materia è particolare, ha comunque disposto dei pattern per poter poi operare in tal senso. Da oggi in poi invece ritengo che il passo del legislatore così come lo chiedeva la collega Paita resti proprio questo. Cioè è veramente banale poter mettere dei paletti agli accessi senza nemmeno entrare e non c'è nemmeno bisogno dell'intelligenza artificiale perché qui quello che mancava nella volontà di fare è l'intelligenza umana, basta veramente poco, bisogna davvero mettere un punto perché le informazioni a cui si ha accesso sono notevoli. Grazie.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Volevo su questo punto dire una cosa perché anche noi ci siamo posti questa domanda. Ma come è possibile che pensasse che tutto questo non sarebbe mai stato scoperto? Una cosa è certa: l'unica cosa che lascia traccia sono gli accessi informatici. Lei dice una cosa che mi convince, però riguarda gli accessi massivi, perché si può mettere un alert quando uno fa accessi massivi, uno Striano-due lo eviterebbe, ma chi fa pochi accessi che potrebbero essere rilevanti, se non introduciamo meccanismi di controllo, ovviamente quegli accessi non li cogliamo. Il vero grande problema che ho capito è che noi scopriamo comunque una percentuale di accessi assolutamente minima rispetto a quelli che vengono fatti, perché se no non avrebbe senso che si continua a fare gli accessi abusivi come se nulla fosse. Continuiamo a trovare persone che fanno accessi per motivi personali come se nulla fosse, perché evidentemente ce ne sono tanti che non vengono scoperti. Abbiamo trovato una chat di Signal, questo è interessante, una sola ne abbiamo trovata, in cui lui dice alla persona: «Scusa tu ti rendi conto che se questo lo trovano capiscono che sono io?» e lui risponde: «Non ti preoccupare, me la vedo io». Vuol dire che lui sapeva che questa cosa poteva essere scoperta. La domanda è: perché lo ha fatto? Lo vogliamo capire pure noi.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Gli ultimi due interventi, anche perché abbiamo promesso al Procuratore di liberarlo per ora di pranzo, sono dell'onorevole Della Porta e dell'onorevole Ascari.

  COSTANZO DELLA PORTA. Grazie al presidente e grazie al signor Procuratore. Le porrò due domande molto puntuali alle quali in parte ha già risposto, cosa che accade quando si arriva per ultimi. Una premessa la voglio fare perché ieri è stata molto utile l'audizione del dottore Melillo prima di lei. Lei è stato anche un compendio e un corollario a quello che è successo ieri, anzi ci ha fornito dei dati molto puntuali e quindi credo che, a nome mio personale, ma anche dei componenti del gruppo di Fratelli d'Italia in Commissione, voglio ringraziare il dottor Melillo anche per il lavoro che ha svolto perché ci ha consentito di scoperchiare un vaso di Pandora che ha dato poi il «la» alle indagini che lei sta portando avanti. Va difesa, oltre al lavoro del dottor Melillo, l'istituzione che rappresenta perché la Procura nazionale antimafia è un presidio e un caposaldo per la tenuta del nostro sistema democratico repubblicano. Prima il collega parlava di cruscotto. Evidentemente il dottor Melillo si è accorto che c'era una spia accesa in quel cruscotto ed evidentemente questa cosa non è accaduta in precedenza. Le voglio chiedere questo, e ripeto che in parte ha già risposto, se nel corso della delicata e complessa indagine che sta portando avanti insieme al suo pool – ha parlato prima anche di un sostituto che l'accompagna in questa strada – state focalizzando l'attenzione in particolare anche su eventuali mandanti o comunque sodali o correi dei due principali indagati, Striano e Laudati, e se avete rilevato nel corso delle indagini elementi che abbiano evidenziato, ancorché in maniera potenziale, eventuali rischi per la sicurezza nazionale.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Sono particolarmentePag. 34 felice di sentire le sue affermazioni sulla Procura nazionale antimafia perché mi tranquillizzano, già questo mi consente di ritornare molto più tranquillo. Sulla questione della sicurezza nazionale, se mi consente, onorevole, vorrei dirlo direttamente al Copasir. Se lei ritiene, credo che sia opportuno.
  Sulla questione dei mandanti ho parlato tante volte. Voglio essere però onesto perché Melillo è intervenuto il 5 agosto quando la notizia non era ancora emersa. Questo gli fa onore, ma la notizia non è emersa però a seguito delle valutazioni di Melillo, la notizia è emersa quando, dopo l'interrogatorio di Striano, sono stati fatti accessi per capire il numero di accessi che aveva fatto Striano. Dopo il suo interrogatorio è stato chiesto il cruscotto, possiamo utilizzare questo termine, di tutto quello che aveva fatto e ovviamente è emerso quello che è emerso. A Melillo va riconosciuto il merito di essere intervenuto in prevenzione, a prescindere da questa cosa, perché ex post sarebbe stato molto più complesso, però l'accesso è stato un intervento che la Procura di Roma ha fatto all'esito e che noi poi abbiamo sviluppato e abbiamo avuto i tabulati sui quali abbiamo lavorato, questo ci tenevo a dirlo.

  PRESIDENTE. Grazie mille, prego onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Grazie al presidente e al Procuratore. La vicenda giudiziaria nasce dalla segnalazione del ministro Crosetto dopo che proprio «il Domani» aveva pubblicato gli scoop sulle sue consulenze milionarie ricevute dall'industria degli armamenti fino al giorno prima di diventare ministro della Difesa. Il ministro ha spiegato dicendo che quella consulenza era terminata prima dell'incarico e poi il ministro ha chiesto di indagare. Chiedevo già qui se evidentemente ci sia un'anomalia. Mi chiedo, ovviamente a titolo personale, se non fosse stato colpito in prima persona il ministro, avremmo mai scoperto quello che sappiamo oggi? Faccio a titolo personale e la rivolgo anche a lei. Sta emergendo che il sistema è un colabrodo e mi auguro di capire se la vicenda dei tre giornalisti non sia un modo per distogliere da altro. Questa ovviamente è una mia riflessione che pongo qui nella sede istituzionale di competenza. Non vorrei che si trasformasse in quello che viene detto, punirne uno per educarne cento. Qui ce ne sono tre, quando evidentemente le condanne temerarie non bastano.
  Passo alle domande di merito. Se mai ci fosse un processo nei confronti dei giornalisti poiché non hanno pagato le notizie, non hanno ricattato nessuno o effettuato scambi di favori poco chiari o diffuso dossier falsi, ovviamente finirebbe tutto in un buco nell'acqua mentre c'è altro. Le faccio la domanda nel merito cioè se secondo lei bisognerebbe capire se le migliaia di accessi – lo ripeto, vorrei una sua risposta – siano serviti a qualcos'altro. In merito le chiedo come si stia muovendo la Procura. Da dove nasce la sensazione che questi dati siano finiti all'estero? Chiedo scusa, vorrei una precisazione, perché non l'ho capita.

  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. Infatti non l'ho detto.

  STEFANIA ASCARI. Ah ok, vedo tanti ilarità dei colleghi, mi fa piacere. Educazione, colleghi!

  PRESIDENTE. Facciamo terminare l'intervento.

  STEFANIA ASCARI. Le chiedo da dove nasce la sensazione che questi dati siano finiti all'estero e se esista una falla nel sistema. Ciò vuol dire che anche altri potrebbero aver consultato il sistema illegalmente, questo lei l'ha già detto, però vorrei una ulteriore precisazione, se avete notizie in merito, cioè se esistono altri Striano per capirci e quindi sarebbe un problema, per quanto mi riguarda, serio e gravissimo di infedeltà interno, grazie.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa Procuratore, prima di farla rispondere, siccome presiedo io, nessuno ha detto che i dati siano andati all'estero, mi sembra corretto che lo dica io.

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  RAFFAELE CANTONE, Procuratore della Repubblica di Perugia. A una domanda dell'onorevole Orlando ho risposto che non potevamo escludere che ci potessero essere interessi esteri, ma non abbiamo nessun elemento. Quanto poi al buco nell'acqua vale il discorso della bolla di sapone: non mi piacciono i buchi nell'acqua né bolle di sapone. Siamo in fase di indagini. Mi permetto di dire che in diritto non c'è bisogno di provare favori, non c'è bisogno di provare dazioni di danaro, non contestiamo né corruzione né altri reati di questo tipo, ma solo concorso in accesso abusivo. Le Sezione unite della Cassazione hanno detto ormai in modo consolidato che l'accesso è abusivo quando non è giustificato, quindi non c'è bisogno per essere puniti di trovare il resto. Ovviamente c'è bisogno di dimostrare che i giornalisti eventualmente siano concorrenti. Se e quando li rinvieremo a giudizio verificheremo se siamo in grado di sostenere l'accusa. Ad oggi abbiamo fatto un'attività che è quella di consentire ai giornalisti anche di presentarsi per rendere dichiarazioni. I giornalisti mi hanno fatto avere un contatto con l'avvocato dichiarando alcuni che sono disponibili a rendere dichiarazioni, cosa che mi sembrava assolutamente giusta. Il tema lo verificheremo nella fase successiva.
  Ci sono altri Striano? Mi auguro di no. Non sappiamo. Certo, ho detto prima, sono rimasto stupito dal fatto che, durante quella fase di così intensa attenzione, abbiamo verificato un altro accesso abusivo che certamente non ha fatto Striano, il che significa che il meccanismo non è stato messo in sicurezza, ma il Procuratore nazionale antimafia – che fra l'altro ha il coordinamento delle indagini in materia che devo dire il Governo opportunamente gli ha dato, perché c'era bisogno di un coordinamento nazionale delle indagini in materia di reati informatici, e bene ha fatto a darlo alla Procura nazionale – credo fosse la persona più adatta per fare questa valutazione. Lei ha ragione sul fatto che non abbiamo assolutamente la certezza che sistema sia stato messo a posto. Sicuramente in questo momento altri Striano vedo difficile che ci possano essere, però non escludo che ci possano essere stati né escludo che ci potranno essere. Certamente non possiamo escludere che il «mercato» o comunque l'accesso, le informazioni abusive dalle banche dati continuino ad uscire perché in realtà abbiamo discusso di come la banca dati della DNA si è organizzata, ma non di come si sono organizzate tutte le altre banche dati del Paese.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Rinnovo i ringraziamenti che ho fatto all'inizio al Procuratore Cantone perché nel prosieguo, con le risposte alle domande, ha confermato e avallato una tesi che mi sento di sposare e cioè che la scelta di venire qui a dire tutto quello che si poteva dire, vista l'indagine in corso, è una scelta di trasparenza che non possiamo che salutare ringraziando. Dichiaro conclusa l'audizione. Mi permetto di convocare direttamente l'Ufficio di presidenza.

  La seduta termina alle 13.