XIX Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 23 di Martedì 7 maggio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzetto Walter , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RAPPORTO TRA INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MONDO DEL LAVORO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AGLI IMPATTI CHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE GENERATIVA PUÒ AVERE SUL MERCATO DEL LAVORO

Audizione di rappresentanti di Assosoftware.
Rizzetto Walter , Presidente ... 3 
Bellini Roberto , presidente di Assosoftware (Intervento in videoconferenza) ... 3 
Rizzetto Walter , Presidente ... 5 
Barzotti Valentina (M5S)  ... 5 
Rizzetto Walter , Presidente ... 5 
Bellini Roberto , presidente di Assosoftware (Intervento in videoconferenza) ... 5 
Rizzetto Walter , Presidente ... 6 

Audizione degli avvocati Antonino La Lumia, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, e Giuseppe Vaciago, coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano:
Rizzetto Walter , Presidente ... 6 
La Lumia Antonino , presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza) ... 6 
Rizzetto Walter , Presidente ... 7 
Vaciago Giuseppe , coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza) ... 8 
Rizzetto Walter , Presidente ... 9 
Barzotti Valentina (M5S)  ... 9 
Rizzetto Walter , Presidente ... 10 
Vaciago Giuseppe , coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza) ... 10 
Rizzetto Walter , Presidente ... 10 
La Lumia Antonino , presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza) ... 10 
Rizzetto Walter , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti della Autorità garante per la protezione dei dati personali:
Rizzetto Walter , Presidente ... 11 
Stanzione Pasquale , presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali (Intervento in videoconferenza) ... 11 
Rizzetto Walter , Presidente ... 12 
Stanzione Pasquale , presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali (Intervento in videoconferenza) ... 12 
Rizzetto Walter , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione presentata dai rappresentanti di Assosoftware ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
WALTER RIZZETTO

  La seduta comincia alle 13.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Assosoftware.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro, con particolare riferimento agli impatti che l'intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro, l'audizione di rappresentanti di Assosoftware.
  Ricordo che l'audizione odierna sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati e degli auditi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento.
  Interviene in videoconferenza, per Assosoftware, il dottor Roberto Bellini, presidente, che ringrazio per la partecipazione e a cui cedo la parola, dopo aver ricordato che la sua relazione dovrà avere una durata complessiva di circa cinque minuti.

  ROBERTO BELLINI, presidente di Assosoftware (Intervento in videoconferenza). Grazie, presidente e commissari, di questa opportunità. Abbiamo preparato un documento, che poi vi trasmetteremo, per cui vado a sintetizzarlo brevemente.
  Due parole su chi siamo. L'Assosoftware è un'associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di software gestionale applicativo per pubblica amministrazione, privati e intermediari. Una realtà che rappresenta più di 250 imprese e migliaia di aziende distributrici, che a nostro parere è a pieno titolo nel made in Italy perché realizza soluzioni con fabbriche e personale presenti in Italia.
  Oggi l'industria del software rappresenta un elemento di primo piano nella crescita utile al nostro Paese. Da alcune ricerche che abbiamo effettuato con il Politecnico di Milano e l'Università Luiss di Roma risulta che attualmente il settore impiega più di 137 mila persone e genera un fatturato di circa 56 miliardi di euro, con una crescita del 9 per cento rispetto all'anno precedente. Solo il settore del software gestionale rappresenta circa il 40 per cento dell'intero comparto, con più di 22 miliardi di fatturato. Si tratta di un trend positivo, che genera, però, effetti non solamente nel settore specifico, ma in tutta l'economia. Queste ricerche dimostrano, infatti, che le aziende che investono in software hanno anche performance e risultati economici significativi e migliori delle altre imprese dal punto di vista sia del fatturato che dei margini.
  Veniamo all'intelligenza artificiale. Noi riteniamo che la cosa importante per vincere la sfida dell'intelligenza artificiale sia investire in software e formazione. L'intelligenza artificiale rappresenta senz'altro un grande acceleratore di produttività, ma per sfruttare appieno il suo potenziale è prioritario puntare sulla riqualificazione della forza lavoro.
  Da una recente indagine che abbiamo effettuato come Assosoftware sulla nostra base associativa, a cui hanno risposto più Pag. 4di cento aziende associate, quindi produttori di software, risulta che la principale preoccupazione di queste aziende per l'impatto dell'intelligenza artificiale non è la perdita di lavoro (solo per il 15 per cento dei rispondenti), ma è la dipendenza da strumenti informatici (per il 62 cento) che sono poi gli strumenti machine learning (ML), ChatGPT e componenti simili, sviluppati in altri Paesi e che attualmente devono essere utilizzati. Collegato a questo tema ci sono i problemi legati alla privacy per il 50 per cento, alla sicurezza per il 39 per cento e all'etica per un altro 39 per cento.
  L'intelligenza artificiale cambierà sostanzialmente il modo di lavorare, richiedendo specifiche competenze e nuove figure professionali. Parliamo di AI engineering, data analyst, data scientist. È significativo anche il contributo che darà l'intelligenza artificiale all'education per accrescere la conoscenza e le competenze. Dall'indagine risulta, infatti, che proprio l'assistenza (per il 61 per cento) e la formazione saranno due campi dove maggiormente vedremo implementate nuove soluzioni grazie all'intelligenza artificiale.
  L'Italia su questo punto è ancora molto indietro. Attualmente meno del 10 per cento degli italiani utilizza l'intelligenza artificiale ed emerge chiaramente che l'ostacolo principale sta nel reperire lavoratori con le competenze necessarie per sfruttare le potenzialità di questa tecnologia. Basti pensare che l'Italia ha una percentuale di AI specialist sul totale degli addetti che è sempre più bassa rispetto alla media europea.
  Questo problema di digital skills colpisce in particolare le piccole e medie imprese. Sempre dalle nostre ricerche fatte con il Politecnico di Milano risulta che il 41 per cento delle piccole e il 57 per cento delle medie aziende intervistate soffre per mancanza di personale qualificato su competenze digitali.
  Questi dati segnalano chiaramente che ad oggi anche gli incentivi del Piano Industria 4.0, poi diventato Piano Transizione 4.0, hanno di fatto funzionato bene soprattutto per le grandi aziende, ma non per le piccole e medie imprese. Ebbene, in un Paese dove il 90 per cento del tessuto economico è fatto da piccole e micro imprese la sfida consiste proprio nell'invertire questa tendenza e sostenere un numero sempre maggiore di piccole e medie realtà aziendali nel loro cammino di trasformazione digitale.
  Da questo punto di vista il Piano Transizione 5.0, recentemente approvato dal Governo, rappresenta un primo importante passo in avanti, come dimostra, ad esempio, la possibilità per le piccole e medie imprese di accedere agli incentivi andando a beneficiare di un aumento dell'imposta per le spese relative alla certificazione necessaria alla fruizione di questi incentivi.
  Un altro elemento molto importante del Piano Transizione 5.0 è l'estensione di incentivi anche ai software gestionali. Con questa misura per la prima volta viene riconosciuta da parte delle istituzioni il ruolo del software gestionale come fattore abilitante alla transizione digitale del Paese. Si tratta di uno strumento fondamentale per permettere a tutte le imprese, in particolare le PMI, di muoversi in un mercato sempre più complesso e competitivo. Peraltro, il software gestionale rappresenta l'anello per lo sviluppo anche dell'intelligenza artificiale, perché tramite i software gestionali si crea un database, un insieme di informazioni e dati su cui applicare l'intelligenza artificiale. Ricordiamo, sempre in base alle ricerche del Politecnico di Milano, che attualmente la minoranza delle imprese utilizza software gestionali, una minoranza che arriva addirittura al 30 per cento nelle microimprese.
  Altrettanto importante è l'attenzione del Piano Transizione 5.0 sul tema della formazione. Anche in questo caso si tratta di un primo passo in avanti. Infatti, è necessario non solo mantenere il credito di imposta per la riqualificazione di profili già operativi in azienda, ma anche semplificare la burocrazia per accedere alle agevolazioni ai soggetti erogatori, includendo anche i produttori software e le piattaforme che si occupano di formazione per i soggetti che possono erogare formazione incentivata. Sempre dalla ricerca risulta che più dell'80 per cento delle imprese si rivolge al proprio fornitore di soluzioni softwarePag. 5 per l'attività di consulenza e formazione.
  Sul tema della formazione Assosoftware è da tempo impegnata nel sostenere le aziende nei processi di upskilling e reskilling, recentemente anche tramite nuovi accordi in particolare con la Fondazione ITS Academy e la Scuola 42 della Luiss di Milano. L'obiettivo è chiaramente quello di attivare sinergie tra il mondo pubblico e privato e avvicinare giovani studenti e professionisti a percorsi professionalizzanti nel settore dello sviluppo digitale e del software.
  Io mi fermerei qui. Eventualmente, se ci sono delle domande, sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Bellini.
  Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  VALENTINA BARZOTTI. Signor presidente, ringrazio Assosoftware per questa audizione.
  Vorrei fare una precisazione e una domanda. Rispetto al tema dell'intelligenza artificiale abbiamo detto che ci stiamo interrogando molto sul lavoro, sulle competenze, sul tipo di formazione che deve essere data. Ricordo che, visto che l'ha citata lei, la misura Transizione 5.0 rappresenta, di fatto, la continuità della misura introdotta dal Governo Conte II su Transizione 4.0, che ha avuto questo avanzo di 6,3 miliardi di euro, che poi sono stati messi in Transizione 5.0. Anch'io penso che questa misura possa essere molto utile. Però, la domanda che voglio farle è riferita ai soggetti che devono erogare questo tipo di formazione e che tipo di formazione secondo lei sarebbe necessaria, proprio perché il dubbio che ci viene è che, come sempre, tutto quello che viene normato a livello nazionale ha un forte impatto sulle realtà più strutturate, più organiche, più grandi, mentre nel tessuto produttivo del nostro Paese, che è fatto da piccole e medie imprese, si fa fatica ad arrivare. Quindi, le chiedo che tipo di formazione dovrebbe essere fatta, come ha detto lei, in ambito di upskilling e reskilling, quindi riqualificazione professionale e aggiornamento, visto che abbiamo un enorme problema nel nostro tessuto produttivo di implementazione delle novità e sappiamo che siamo un po' indietro nell'ambito dell'innovazione a livello di piccole e medie imprese. Ci sono un po' di resistenze. Quindi, vorrei capire secondo lei quali software e che tipo di strumenti possono essere utilizzati in tal senso.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, pongo io una domanda al dottor Bellini. Lei ha detto – se me lo conferma – che meno del 10 per cento delle aziende italiane, dato che in questo caso penso sia generalizzato tra piccola e media impresa e grande impresa, utilizza o si fa aiutare da ecosistemi di intelligenza artificiale. Vorrei capire secondo lei perché e se questo 10 per cento è localizzato maggiormente in grandi aziende, cosa che mi aspetto.
  Do la parola al dottor Bellini per la replica.

  ROBERTO BELLINI, presidente di Assosoftware (Intervento in videoconferenza). Rispondo prima a lei, presidente. Chiaramente parliamo di una tematica che è abbastanza recente dal punto di vista dell'applicazione pratica. L'intelligenza artificiale, sorta negli anni cinquanta, è rimasta confinata all'interno delle università e degli istituti di ricerca. Soltanto recentemente ci sono state delle prime applicazioni concrete e soprattutto delle attività per interagire e interoperare con queste applicazioni per realizzare dei sistemi applicativi (software) che utilizzino queste novità e queste potenzialità. Quindi, è un ambiente relativamente recente. Chiaramente le grandi imprese sono quelle che maggiormente hanno gli strumenti e anche la mentalità per andare a utilizzare da subito queste tecnologie.
  Ricordiamoci, come ho già detto, che il problema è che spesso le piccole e medie imprese utilizzano già poco gli strumenti che sono a disposizione. Gli strumenti software sono già a disposizione, ma sono usati da una minoranza delle piccole e medie imprese. Questo vuol dire che c'è un problema culturale e di mentalità sull'utilizzoPag. 6 delle tecnologie digitali, ancor più ovviamente su quelle più innovative, che si conoscono meno, quale l'intelligenza artificiale. Quindi, il tema è quello intanto di far cambiare la mentalità e accrescere la cultura digitale delle imprese e del loro personale.
  Se riuscissimo a utilizzare al meglio tutto ciò che è già esistente, daremmo un grande impulso. Se quelle cinque milioni di imprese utilizzassero già ora le tecnologie digitali esistenti, avremmo un grande salto di qualità e soprattutto avremmo il substrato per inserire l'intelligenza artificiale. Del resto, l'intelligenza artificiale non la possiamo aggiungere in una realtà che non ha una minima cultura di digitalizzazione e strumenti alla base che le permettano di alimentare quella base dati su cui applicare l'intelligenza artificiale. Quindi, è necessario innanzitutto accrescere la mentalità e la cultura digitale delle imprese.
  Il tema cambia se andiamo a vedere, invece, i produttori o, comunque, i fornitori di tecnologie, dove reskilling e upskilling sono fondamentali, perché parliamo di andare a utilizzare e integrare all'interno dei software gestionali e, comunque, di qualsiasi sistema digitale delle tecnologie che, come dicevo, sono state finora confinate in un ambito di ricerca. Quindi, devono essere conosciute anche da chi fa coding, da chi sviluppa sistemi, da chi applica sistemi. Quello è l'impegno maggiore che abbiamo come associazione: riqualificare il personale delle aziende che sviluppano strumenti digitali e mettono questi strumenti a disposizione del mercato.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, ringrazio il nostro audito. Avverto che il nostro ospite ha messo a disposizione della Commissione una documentazione, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Se e qualora avesse ulteriori documenti da mandarci, li leggeremo con attenzione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione degli avvocati Antonino La Lumia, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, e Giuseppe Vaciago, coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
  L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro, con particolare riferimento agli impatti che l'intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro, l'audizione degli avvocati Antonino La Lumia, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, e Giuseppe Vaciago, coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano.
  Ricordo che l'audizione odierna sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati e degli auditi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento.
  Ringrazio i nostri ospiti per la partecipazione e cedo immediatamente la parola agli avvocati La Lumia e Vaciago, ricordando che la relazione dovrebbe avere una durata di cinque o sei minuti.

  ANTONINO LA LUMIA, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza). Buongiorno, presidente. Buongiorno a tutti i componenti della Commissione. Ringrazio da parte dell'Ordine degli avvocati di Milano per l'invito.
  Cercherò di essere telegrafico. L'Avvocatura ha grandissimo interesse per tutti i temi che riguardano l'intelligenza artificiale, ha interesse perché si tratta di sistemi che già stanno impattando sulla nostra professione, così come su tutte le professioni intellettuali. Noi ci siamo messi dalla parte della pratica, perché sappiamo che serve studiare e serve confrontarci, ma serve soprattutto avere conoscenza diretta degli strumenti che verranno poi applicati alla professione. Quindi, lo abbiamo fatto in maniera molto concreta.Pag. 7
  L'Ordine degli avvocati di Milano già l'anno scorso ha istituito un tavolo di coordinamento, un tavolo di lavoro mettendo a fattor comune i risultati del confronto fra i maggiori esperti di intelligenza artificiale a livello nazionale e internazionale. Ha coinvolto gli esperti e li ha messi a disposizione del nostro foro per la formazione. Ed è proprio questo il tema che riteniamo debba essere centrale non soltanto per l'Avvocatura, ma in realtà per l'intero settore delle professioni intellettuali.
  Per questo abbiamo organizzato un corso sull'intelligenza artificiale utilizzando strumenti tecnici e mettendo a disposizione di oltre 600 colleghi professionalità in grado di rappresentare, dal punto di vista concreto, come opererà l'intelligenza artificiale nell'ambito delle professioni.
  Siamo andati ancora più avanti, perché crediamo che questo sia un modello che debba essere esportato al di là dell'Avvocatura. Siamo andati avanti perché abbiamo fatto una sperimentazione concreta con i sistemi di intelligenza artificiale generativa, che sono quelli che maggiormente preoccupano, perché ci sono dei rischi connessi. In questo, sia il regolamento europeo sia il nuovissimo provvedimento sull'intelligenza artificiale, che magari tratterà più dettagliatamente il collega Vaciago, hanno messo già degli alert, hanno messo già una normativa di copertura.
  Il tema è particolarmente sentito, perché la professione di avvocato probabilmente è una di quelle che più cambierà pelle tra le professioni intellettuali perché ci sono tante consulenze, quindi tanto può esserci di intelligenza artificiale nella professione.
  Abbiamo chiesto anche, perché è necessario avere ben presente quale sia la percezione dell'impatto dell'intelligenza artificiale, ai colleghi e alle colleghe del nostro foro quale fosse la loro idea sull'impatto e sull'uso dell'intelligenza artificiale. Hanno partecipato quasi 1.200 colleghi a questo sondaggio. È significativo che, a dispetto di tutto, l'Avvocatura abbia un atteggiamento di ottimismo ragionevole nei confronti dell'intelligenza artificiale, che significa tener conto degli effetti della intelligenza artificiale per governare questi cambiamenti.
  Il 67 per cento degli avvocati ritiene che ci sarà un impatto significativo e di questi il 53 per cento prevede che questo impatto anche economicamente sarà positivo. Ovviamente, questo comporta che ci sia una conoscenza approfondita.
  Per questo stimoliamo anche le autorità statali a fornire quanto più possibile supporto per allargare il campo di applicazione, che diventa veramente un elemento imprescindibile per ogni tipo di valutazione e per ogni tipo di adeguamento della professione.
  Sicuramente il rischio principale è che ci sia una perdita di alcuni posti di lavoro, perché sicuramente l'avvocato, come lo abbiamo sempre immaginato, probabilmente non ha più tanto spazio se non in ambiti strettamente connessi al contenzioso. Sicuramente, anche il contenzioso è fortemente soggetto all'uso dell'intelligenza artificiale.
  Proprio oggi, in merito agli eventi che abbiamo in corso di svolgimento, nell'ambito della nostra Talk to the Future Week, cioè la settimana della innovazione, che proprio questa settimana si svolge presso l'Ordine degli avvocati di Milano, abbiamo parlato di banche dati, che saranno oggetto di utilizzo da parte di avvocati, da parte di magistrati. Quindi, è necessario capire come questi dati verranno convogliati, ma soprattutto fare in modo che ci sia una massa critica dei dati tale da fare in modo che le decisioni finali che spettano sempre all'uomo, il tratto umano, possano essere effettivamente ragionevoli.
  Da ultimo, e poi passo la parola al collega Vaciago, dobbiamo sempre puntare l'attenzione, e su questo l'Ordine degli avvocati di Milano e l'Avvocatura italiana è particolarmente attenta, sul valore della promozione culturale della intelligenza artificiale.
  Noi riteniamo che non sia opportuno arroccarsi su posizioni di retroguardia, ma sia necessario conoscere gli strumenti per poterli applicare in maniera consapevole.

  PRESIDENTE. Prego, avvocato Vaciago.

Pag. 8

  GIUSEPPE VACIAGO, coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza). Buongiorno. Anche io sarò telegrafico. Ringrazio dell'opportunità.
  Voglio partire con un esempio del passato, citato anche oggi, che è il caso del Red Flag Act, che è stato fatto in Inghilterra nel 1865. Questo atto ha stabilito che le autovetture, che iniziavano ad esserci nel 1865, dovessero essere accompagnate da tre soggetti: l'autista, il fuochista e un uomo con una bandiera rossa che doveva camminare a passo d'uomo 60 metri avanti all'autoveicolo per poter segnalare alle carrozze e ai passanti l'arrivo di un autoveicolo.
  Questa normativa obiettivamente garantiva e proteggeva molto una categoria professionale, ossia i cocchieri, che erano estremamente preoccupati da una innovazione così importante, che ha cambiato la vita dell'uomo come l'autoveicolo.
  Perché vorrei evitare che si ripeta l'errore del passato? Perché sicuramente calcolando che a Londra in quel periodo c'erano circa 120.000 carrozze, quindi probabilmente 120.000 o anche 200.000 cocchieri, quindi un numero importante, è evidente che ci può essere un cambiamento. Così sarà anche per la professione legale. Dobbiamo vedere in un'ottica propositiva questo tipo di rivoluzione che, secondo me, ha una portata simile a quella dell'autoveicolo.
  Il regolamento sull'intelligenza artificiale lavora in questa direzione, perché, secondo me, a partire dal considerando 9, dall'articolo 5, c'è un'attenzione. Io ho avuto modo anche di guardare le altre relazioni, come l'eccellente relazione dell'avvocato Paone, che ha già spiegato che c'è una grande protezione del lavoratore sia nel regolamento sia nel possibile disegno di legge di cui si è tanto discusso ultimamente. Questo è importante.
  Inoltre, la cosa importante che noi dobbiamo considerare è che tutti i nuovi deployer, che saranno poi gli utilizzatori dell'intelligenza artificiale, quindi le aziende che utilizzeranno fisiologicamente l'intelligenza artificiale, dovranno fare una serie di adempimenti che potrebbero essere oggetto anche di attività professionali, perché mi voglio comunque concentrare sul settore professionale degli avvocati.
  Il disegno di legge ha altrettanto un approccio corretto. A livello nazionale ha identificato innanzitutto i livelli lavorativi maggiormente interessati e promuove la formazione dei lavoratori che, come ha detto il presidente prima, riteniamo assolutamente importante.
  Quali sono le conseguenze degli atti normativi che in questo momento sono in discussione e devono essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale? Mi sto riferendo al regolamento sull'intelligenza artificiale.
  Parto dalla creazione di nuove professioni anche nell'ambito legale, e vado ad elencarle così poi chiudo il mio brevissimo intervento. Prima di tutto noi dobbiamo pensare che ci sarà una nuova professione legata all'avvocato che farà il legal prompting. Perché è importante il legal prompting? Perché se è vero che l'intelligenza artificiale generativa sta portando dei risultati molto interessanti, soprattutto quando è protetta in un sistema RAG. Adesso tutti conoscono OpenAI. Ci sono tantissime altre intelligenze artificiali, Gemini, eccetera, che basano la loro conoscenza su un database, che si chiama knowledge base, assolutamente ampio. Invece, lavorando su database limitati vediamo che il rischio di allucinazioni diminuisce. Però, bisogna saper fare le domande giuste. Solo chi ha competenza dal punto di vista professionale può fare le domande giuste. Quindi, il legal prompting, cioè la capacità di saper dialogare con la macchina, non può essere fatto da tutti, ma solo da chi ha competenza legale. Quindi, non stiamo rovinando la professione legale, stiamo semplicemente creando nuove professioni, attraverso, come si diceva prima, il reskilling, che è fondamentale.
  Poi c'è la parte legata alla compliance dell'intelligenza artificiale. Quindi, avremo sicuramente una serie di adempimenti – ne citavo prima alcuni per i profili giuslavoristici, ma anche sotto il profilo privacy nonché gli stessi adempimenti del regolamento sulla intelligenza artificiale – che Pag. 9comporteranno la nascita di nuove professionalità.
  Avremo un enorme problema di proprietà intellettuale. Anche questo tema lo avete trattato durante i lavori della Commissione. Ci saranno nuove professionalità.
  Poi, c'è la parte del contenzioso, che è importante, la parte sanitaria e dei beni hi-tech, altrettanto importante.
  Vado a chiudere con due ulteriori professioni, che a me sono molto care. La prima è quella che riguarda la digital forensics. Ci dovremo porre, nei prossimi anni, il tema di poter analizzare il percorso decisionale, ma anche le evidenze digitali che verranno fornite dall'intelligenza artificiale. Noi stiamo sempre più dipendendo dalla macchina, stiamo sempre di più convivendo con la macchina. Quindi, dobbiamo anche analizzare, in modo assolutamente certo, le prove digitali che la macchina ci fornirà.
  Dobbiamo di nuovo riportare al centro dell'attenzione, anche normativa, la prova. Ricordo la legge n. 48 del 2008 sotto il profilo penalistico, che ha parlato in modo importante della prova digitale. Da lì se ne è parlato poco. Invece, in realtà, oggi noi dobbiamo stare attenti, perché qualsiasi alterazione del dato digitale può generare degli effetti giuridici devastanti per i cittadini e per il sistema. Dobbiamo, quindi, essere certi di quella prova. Quindi, anche il tema forensics è un tema importante.
  Chiudo con quello che io definisco il risk management. Tutte le normative di matrice europea, ma non solo, sono basate su un approccio sul rischio. Quindi, anche da questo punto di vista, gli avvocati dovranno sempre di più lavorare sul risk management, perché un approccio all'adeguato rischio può permettere di aprire a nuove professionalità.
  Io non voglio essere solo ottimista. Le preoccupazioni condivise dal presidente sono assolutamente importanti e vanno viste. L'uomo deve essere al centro, però ho fatto degli esempi concreti che dimostrano che ci possono essere delle nuove professionalità nel settore professionale e ci possono essere anche, con l'aiuto della normazione, delle opportunità.
  In ultimo, c'è la parte sandbox, cioè la parte sperimentativa, che noi in Ordine abbiamo già iniziato. Sarà un altro momento cruciale per poter permettere, oltre alla formazione, alle varie professionalità, nel nostro caso legali, di poter crescere anche capendo meglio come funziona l'intelligenza artificiale.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  VALENTINA BARZOTTI. Ringrazio i nostri auditi per l'interessantissimo contributo.
  Concordo anch'io sul fatto che la professione legale, insieme ad altre professioni, penso ad esempio a quella giornalistica, saranno decisamente impattate dalle nuove tecnologie, in particolare dall'intelligenza artificiale.
  Rispetto a quello che è stato detto avrei varie domande. La prima si collega all'audizione che abbiamo fatto poco fa con Assosoftware. In particolare, mi chiedevo, visto che avete avviato dei tavoli di monitoraggio sull'intelligenza artificiale e sul suo futuro impatto nell'ambito della professione legale, se avete intenzione di avviare delle fasi di sperimentazione, quali sono stati un po' i risultati di questo tavolo e se è ancora in corso (ancora non abbiamo output precisi). Vi chiedo inoltre se avete già a disposizione o avete avuto modo di vedere di software che utilizzano l'intelligenza artificiale nell'ambito della professione legale.
  Avete parlato di risk management, quindi di un corretto approccio al rischio rispetto alla professione. In questo senso, mi chiedevo quale rischio specifico rilevate rispetto alla professione. Immagino, ad esempio che li rileviate nell'ambito dell'utilizzo di dati, dati sensibili o altro, ma chiedo a voi se dalle riflessioni che state facendo è venuto fuori qualcosa in questo senso. Poi, vi chiedo se il regolamento europeo in ambito di intelligenza artificiale lo considerate satisfattivo oppure pensate che siano necessari ulteriori confronti o ulteriori approfondimenti.

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  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  GIUSEPPE VACIAGO, coordinatore del tavolo sull'intelligenza artificiale dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza). Sarò telegrafico poi magari lascio chiudere al presidente.
  Per quanto riguarda la sperimentazione, abbiamo fatto il primo percorso, ma non è assolutamente finito. Da quei 600 avvocati, che hanno svolto quest'attività di formazione molto intensa, abbiamo selezionato 100 avvocati, anche per campioni, attraverso un questionario specifico, per poter vedere i vari livelli di conoscenze e di competenze digitali. A loro abbiamo dato uno strumento che si chiama RAG, che sostanzialmente è un'intelligenza artificiale generativa che, però, si basa su una knowledge base, cioè su una base di dati, assolutamente protetta. Come è protetta? Noi abbiamo portato questi cento avvocati a conoscere i princìpi dell'armonizzazione del dato, perché è fondamentale in questo momento nella professione legale. Vi ringrazio per la domanda, che mi porta al tema dei rischi. La privacy, i dati sensibili, il rispetto della confidenzialità, della segretezza del rapporto tra avvocato e cliente ci devono portare a essere consapevoli che non possiamo non inserire i dati che vogliamo all'interno anche di una RAG, che è un sistema già più protetto di un sistema aperto che oggi viene venduto sul mercato.
  In ogni caso, noi dobbiamo armonizzare i dati. Abbiamo fatto un percorso, proprio nel nostro laboratorio, con questi avvocati, che hanno preso i loro atti, hanno preso le loro sentenze, hanno armonizzato tutto e poi li hanno inseriti in questa base di dati comuni, da cui noi abbiamo iniziato a scrivere degli atti, dei pareri, iniziato a sperimentare esattamente come effettivamente poteva essere aiutata la professione legale, nel rispetto della confidenzialità, della segretezza e anche, ovviamente, del diritto d'autore, che sono, secondo me, i tre aspetti principali in cui possono esserci rischi.
  Continueremo ad andare avanti. L'obiettivo sarebbe quello di costruire delle linee guida, che poi potranno essere anche di esempio per altri ordini (su questo lascio chiudere al presidente). Ciò che concretamente abbiamo già realizzato è una pubblicazione, che abbiamo curato con la casa editrice Giuffré (scusate se la cito, ma mi sembra giusto), che uscirà proprio domani, che rappresenta il frutto della nostra sperimentazione, con le indicazioni operative che noi abbiamo tratto da questo lavoro, durato tre mesi, oltretutto anche con un livello comparatistico su tutti gli ordini professionali (americani principalmente, ma non solo). Già gli ordini americani si sono già mossi proprio per cercare di dare indicazioni per partire.
  Il Regolamento è la soluzione? Credo che il Regolamento europeo dia princìpi molto importanti ai produttori di intelligenza artificiale, cioè quelli che producono intelligenza artificiale, che sono un po' i protagonisti del Regolamento europeo. È importante anche una normazione nazionale che si concentri, come già vedo nel disegno di legge, sui vari settori professionali in modo concreto e specifico. È giusto il Regolamento nei suoi princìpi generali e nel suo approccio di rischio. Dobbiamo, secondo me, lavorare nei settori interessati, come nel nostro caso.
  Lascio la parola al presidente.

  PRESIDENTE. Purtroppo siamo in chiusura. Prego, avvocato La Lumia.

  ANTONINO LA LUMIA, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano (Intervento in videoconferenza). Solamente per ringraziarvi nuovamente e per specificare che non c'è, da parte nostra, un timore che vengano meno i princìpi fondamentali e il ruolo dell'avvocatura. Semplicemente chiediamo che ci sia un'apertura da parte del legislatore affinché la professione possa essere modellata anche sugli strumenti tecnologici.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'avvocato La Lumia e l'avvocato Vaciago. È stato molto interessante.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Autorità garante per la protezione dei dati personali.

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  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro, con particolare riferimento agli impatti che l'intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro, l'audizione di rappresentanti della Autorità garante per la protezione dei dati personali.
  Ricordo che l'audizione odierna sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati e degli auditi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento.
  In videoconferenza ci sono alcuni colleghi. Altri sono qui presenti.
  È collegato da remoto, per l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, il professor Pasquale Stanzione, presidente, accompagnato dall'avvocato Federica Resta, direttrice del Servizio affari legislativi e istituzionali.
  Abbiamo circa cinque minuti, variabili. Prego, professor Stanzione, la ascoltiamo.

  PASQUALE STANZIONE, presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali (Intervento in videoconferenza). Ringrazio anzitutto la Commissione per aver voluto includere, nell'ambito dell'indagine conoscitiva, anche il punto di vista della protezione dei dati: non scontato, ma importante, tanto più rispetto alla congiunzione tra intelligenza artificiale e lavoro.
  Se, infatti, la protezione dei dati è una componente determinante della regolazione dell'intelligenza artificiale, il lavoro costituisce – non da ora – un contesto in cui i diritti di libertà, quali appunto quello alla privacy, assumono un ruolo rilevante.
  Stefano Rodotà notava come la privacy in Italia abbia avuto il suo primo riconoscimento con lo Statuto dei lavoratori e le sue norme tese a garantire la libertà di autodeterminazione del lavoratore rispetto a controlli datoriali suscettibili di raggiungere, anche grazie alla tecnologia, particolari livelli di invasività. Le garanzie in questo ambito sono affidate agli strumenti del divieto, riferito a trattamenti di dati suscettibili di ledere in misura intollerabile l'autodeterminazione (articolo 8) e del limite, condizionato all'assolvimento di obblighi tra i quali quelli informativi (articolo 4, per i controlli sull'attività lavorativa).
  Questo binomio (divieto/limiti correlati al principio di trasparenza) caratterizza anche la disciplina della decisione algoritmica fondata su dati personali (articolo 22 del Regolamento dell'Ue 2016/679), la struttura generale dell'Artificial Intelligence Act e del draft di direttiva sul lavoro mediante piattaforma: tutte norme che possono offrire garanzie importanti a un mondo del lavoro che, con l'innesto dell'intelligenza artificiale, lascia emergere istanze di tutela nuove.
  Il principio di trasparenza, che ne è espressione, è stato recentemente valorizzato in questo ambito dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 104 del 2022, relativo all'utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio, di tipo automatizzato, nella gestione del rapporto di lavoro.
  Si tratta di una garanzia ulteriore rispetto a quella, trasversale, dell'articolo 22 – che ho già citato – che vieta l'assunzione di decisioni basate unicamente su trattamenti automatizzati. Questo ha consentito al Garante di riconoscere importanti tutele anche in un ambito delicato quale quello del lavoro mediante piattaforma dei rider (provvedimenti nn. 234 e 285 del 2021). L'Autorità ha, in particolare, valorizzato il diritto di ottenere l'intervento umano, esprimere la propria opinione e contestare la decisione algoritmica, prescrivendo anche misure volte a minimizzare il rischio di bias ed evitare usi impropri e discriminatori dei meccanismi reputazionali basati sui feedback.
  Princìpi analoghi sono contenuti nel draft di direttiva europea sul lavoro mediante piattaforma, con particolari garanzie per i dati biometrici, dell'origine razziale o etnica, lo status di migrante, le opinioni politiche, l'adesione a un sindacato, la vita o l'orientamento sessuale.
  Una parziale anticipazione dei contenuti della direttiva era prevista da uno schema di disegno di legge della scorsa Pag. 12legislatura su cui il Garante ha reso parere, sostanzialmente analogo all'Atto Senato 280, di questa legislatura. Secondo il principio dello «Human in command», esso imponeva, tra l'altro, alle piattaforme di monitorare periodicamente l'impatto delle decisioni automatizzate individuali prevedendo anche, in favore degli incaricati dello svolgimento di tali funzioni, forme di protezione contro il licenziamento o altre misure sfavorevoli connesse al mancato accoglimento delle decisioni algoritmiche. Si vietava, inoltre, l'utilizzo dei sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati, in modo tale da pregiudicare la salute mentale e fisica dei lavoratori su piattaforma e si prevedeva l'informazione e la consultazione delle rappresentanze sindacali sul monitoraggio dell'intelligenza artificiale e sui rischi anche discriminatori suscettibili di derivarne.
  Il dovere di informazione dei rappresentanti dei lavoratori è previsto anche dall'Artificial Intelligence Act per i sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio, tra i quali quelli utilizzati a fini di selezione e valutazione del personale e adozione di decisioni riguardanti le condizioni del rapporto lavorativo.
  L'adeguamento dell'ordinamento interno al Regolamento europeo, così come alla direttiva, potrà rappresentare un'occasione importante per l'introduzione di garanzie ulteriori rispetto a quella generale, che vi ho citato, dell'articolo 22 del Regolamento, ad esse complementare.
  Il Garante offrirà, naturalmente, il proprio contributo consultivo al legislatore, anche alla luce dell'esperienza maturata sul terreno delicatissimo della tutela del lavoratore dai rischi connessi all'uso delle neotecnologie e all'elusione delle garanzie introdotte, appunto, sin dal 1970, rispetto al potere datoriale.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. È stato molto interessante. Lei ha citato anche, chiaramente, il professor Rodotà, che aveva già iniziato molto tempo fa a discutere non esattamente di questo, ma di un tema assolutamente trasversale, ovvero quello sulla privacy.
  Le dico soltanto una mia impressione, se posso. C'è un'unica cosa che, sotto questo punto di vista, non mi impaurisce, ma mi preoccupa. Lei, giustamente, rispetto al mandato che ha, ha descritto esattamente quelle che sono le norme oggi, tra europee e, fondamentalmente, anche nazionali, che arriveranno rispetto a quello che, secondo noi, è un principio cardine, ovvero la protezione dei dati personali. L'unico dubbio che mi viene, guardando come stanno andando avanti anche questi ecosistemi di intelligenza artificiale, è che nel mondo, essendo un pianeta assolutamente interconnesso, probabilmente qualcuno seguirà le regole rispetto al trattamento dei dati e molti altri non lo faranno. Questo, secondo me, è un rischio che correremo. Dovremo stare molto attenti, poiché – glielo rinnovo – qualcuno seguirà le regole, e ci mancherebbe altro non fosse così, e molti, molti altri, per aggirare anche qualche ostacolo delle regole stesse, probabilmente in un mercato così ampio, così libero, così globale non rispetteranno esattamente queste sacrosante regole, anche in termini di protezione dei dati.

  PASQUALE STANZIONE, presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali (Intervento in videoconferenza). Ha ragione, presidente. È comunque importante che nel nostro Paese sia assicurato il rispetto della normativa.

  PRESIDENTE. Grazie, professore. È stato molto interessante.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.

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