XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Martedì 6 febbraio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione del presidente del CNEL, Renato Brunetta:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 
Brunetta Renato , presidente del CNEL ... 3 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 16 
De Maria Andrea (PD-IDP)  ... 17 
Brunetta Renato , presidente del CNEL ... 18 
De Maria Andrea (PD-IDP)  ... 18 
De Palma Vito (FI-PPE)  ... 20 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 21 
Brunetta Renato , presidente del CNEL ... 21 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 11.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente del CNEL, Renato Brunetta.

  PRESIDENTE L'ordine del giorno reca l'audizione del professor Renato Brunetta, presidente del CNEL.
  Presidente, noi abbiamo iniziato da settembre 2023 l'azione di questa Commissione, che è chiamata ad approfondire una tematica che attualmente è al centro dell'agenda politica del nostro Paese, e che è la situazione delle periferie urbane del nostro Paese. Un concetto che nel tempo si è sicuramente evoluto e trasformato, e stiamo tentando di portare avanti questa responsabilità così importante attraverso un'attività che ha un triplice schema, da un lato un percorso di approfondimento e di analisi sullo stato attuale della situazione, dall'altro un'azione di proposta – dal momento che siamo nella prima parte della legislatura e quindi abbiamo la possibilità di presentare proposte specifiche sui temi che riguardano l'oggetto della nostra azione – e dall'altro una presenza sul territorio, che ci viene particolarmente richiesta, soprattutto in alcune aree del Paese.
  Siamo partiti con le audizioni dei rappresentanti istituzionali e in questo contesto il contributo che può arrivare dal Pag. 3Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro è un contributo davvero importante e prezioso per questi mesi e questi anni di lavoro che abbiamo davanti come Commissione.
  Cedo la parola al presidente Brunetta, ringraziandolo nuovamente.

  RENATO BRUNETTA, presidente del CNEL. Grazie, presidente Battilocchio. Grazie a tutti voi. Grazie a chi ci segue da remoto e a chi ci segue in presenza.
  Quasi mai le Commissioni parlamentari d'inchiesta godono di buona fama, nel senso che i lavori di una Commissione parlamentare d'inchiesta, monocamerale o bicamerale, sono solitamente complessi, lunghi e difficili e in qualche maniera esulano dalla routine quotidiana del Parlamento. Ebbene, secondo me questa Commissione fa eccezione. Non lo dico perché sono qui davanti a voi, ma perché ha fatto eccezione soprattutto la Commissione che ha già lavorato nella XVII legislatura. Ha lavorato per poco tempo perché la XVII legislatura è iniziata nel 2013 e la Commissione d'inchiesta ha iniziato nel 2016, dopodiché ha dato, dopo poco tempo, le proprie conclusioni. Sono andato a rileggermi le conclusioni di quella Commissione e devo dire – non per sminuire il vostro lavoro – che c'è già tutto l'impianto, è già tutto scritto, è già tutto delineato, naturalmente a quei termini e in quei momenti, e il lavoro svolto è stato assolutamente eccellente. Quindi, non potrà che essere eccellente anche il vostro lavoro se acquisisce quello e va avanti ulteriormente.
  Il tema relativo alle condizioni di sicurezza e allo stato di degrado delle città e delle loro periferie è un tema centrale per il nostro Paese, che ha vissuto tante fasi, tanti momenti, boom economico, ricostruzione, sviluppo, consumo di suolo, crescita, infrastrutturazione, autostrade, coesione, connessione infrastrutturale, alta velocità. Questo Paese ha vissuto tanti momenti,Pag. 4 quasi mai si è occupato di periferie, vale a dire di aree che in qualche maniera non rientravano nelle direttrici principali di sviluppo, con il risultato che le nostre periferie sono insicure e in uno stato di degrado, come è scritto nella vostra intestazione di Commissione, dal punto di vista fisico e dal punto di vista sociale.
  Questo è un grande problema per il Paese, anche perché questo stato di degrado, figlio di tanti anni di mancanza di attenzione, non è risolvibile facilmente, perché i fattori che hanno portato nel tempo a questo degrado sono fattori multipli e non sono sempre e solo ascrivibili a investimenti fisici, del tipo che sono mancate le risorse. No, c'è stato disinvestimento fisico, disinvestimento sociale, disinvestimento culturale, disinvestimento relazionale e via elencando. Quindi, i fronti di attacco a questo tema, sia nella parte conoscitiva – ovviamente siamo ancora in questa fase – sia nella parte propositiva, sono multipli, e quando i fronti sono multipli sono anche elemento di estrema complessità.
  Per questa ragione sono partito dall'analisi dei risultati della Commissione presieduta dall'onorevole Causin, relatore il deputato Morassut, che è tuttora membro di questa Commissione, il che rappresenta un bel vantaggio da questo punto di vista, perché il lavoro è stato eccellente nella XVII legislatura. Poi c'è stato il buco della XVIII legislatura, dove non c'è stata Commissione, ed è stato un vero peccato. Invece, questa Commissione, secondo me, può essere conclusiva da questo punto di vista, acquisendo i lavori della XVII legislatura – almeno questo è il mio consiglio –, portandoli avanti e perfezionando il tutto con un insieme di proposte.
  La cosa mi è particolarmente cara anche perché il CNEL, che ho l'onore di presiedere, nella sua XI consiliatura ha messo come uno dei punti importanti della propria azione quello Pag. 5dell'utilizzo dei corpi intermedi proprio al fine di contrastare i fenomeni di degrado e di mancanza di coesione dei territori più difficili del Paese. Quindi, abbiamo una missione comune. Voi l'avete come organismo parlamentare, noi come organismo di rilevanza costituzionale, che viene definito come la casa dei corpi intermedi.
  Che cosa c'entrano i corpi intermedi con le città, il degrado delle città e lo stato di abbandono delle periferie? È una domanda retorica, ovviamente. C'entrano, perché senza l'innevamento dei corpi intermedi, vale a dire genericamente la società civile, ma vuol dire anche le rappresentanze degli interessi dei datori di lavoro, dei lavoratori, del terzo settore e del volontariato, evidentemente un problema di questo tipo, così complesso, non si risolve.
  In passato si sarebbe detto che mancano le risorse finanziarie per gli investimenti. Oggi non si può neanche più dire questo, vale a dire che mancano le risorse finanziarie per i necessari investimenti. Si potrebbe dire, semmai, che manca una visione strategica unitaria, certamente sì, ma manca soprattutto il capitale umano che regga, dal punto di vista relazionale e dal punto di vista della coesione, l'impatto degli investimenti, che comunque vanno decisi, che comunque vanno coordinati. Questo è il nocciolo del problema.
  Oggi – non voglio leggervi l'appunto che ho steso, comunque è a vostra disposizione e lì trovate tutto – abbiamo strumenti, abbiamo normativa, abbiamo risorse, abbiamo analisi straordinarie dal punto di vista concettuale sul perché, sulla formazione e sulla genesi del degrado. Ciò che manca è una visione strategica globale di intervento, una razionalizzazione. Abbiamo tanti strumenti. Del resto, voi siete una Commissione parlamentare e avete lo strumento per suggerire provvedimenti normativi, ma anche per scriverli, volendo, cioè metterli in bella Pag. 6copia dal punto di vista parlamentare, per poi farli approvare dalle Commissioni parlamentari competenti. C'è anche, quindi, la potestà propositiva dal punto di vista strettamente normativo da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta.
  Quindi, una razionalizzazione e una gerarchizzazione di tutti gli strumenti che via via si sono sommati, anche con risorse finanziarie non sempre spese o non sempre ben spese. Pensiamo ai rapporti della Corte dei conti rispetto ai singoli provvedimenti. Inoltre, quello che manca ancora è come innervare questi provvedimenti, che sono quasi sempre in gran parte di tipo hard, cioè investimenti strutturali, infrastrutturali, necessari, precondizione oggettiva, ma manca, poi, chi questi interventi non solo attua e gestisce, ma tiene in vita nel tempo.
  È facile fare un pratino all'inglese per un parco pubblico. Molto più difficile è tenervi manutenzione, tenerlo sempre in una condizione di decenza. È facile mettere giù il rotolo del prato all'inglese nel parco pubblico. Facilissimo che dopo tre mesi non ci sia più nulla, perché nessuno lo ha tagliato, nessuno lo ha annaffiato, nessuno lo ha amato e voluto, quindi manutenuto. Ma chi deve fare questo? Gli enti locali ce la fanno? Uno dei punti di riferimento erano gli enti locali. Da soli non ce la fanno neanche gli Enti locali, che probabilmente sono sopraffatti da tante altre incombenze, che non pensare al taglio del pratino inglese o ai giochi dei bambini, che vengono distrutti, come sempre, nelle strutture che sono, ovviamente, all'aria aperta. Non è questo il problema. Il problema è chi, poi, queste cose se le prende in carico, dal punto di vista culturale, sociale, della coesione, quotidianamente. Questo è il punto nodale. Questo è il punto centrale.
  Queste cose nella letteratura hanno anche un nome. Si chiamano beni relazionali, network goods. La letteratura è infinita. Qualcosa ho scritto anch'io, quando ero bravo. Come Pag. 7si produce un investimento, se sia possibile produrre questi beni relazionali, che vogliono dire, se si apre una biblioteca, chi poi curerà quella biblioteca, chi poi la farà amare quella biblioteca. Le biblioteche vanno amate, come vanno amati i pratini all'inglese, come vanno amati i parchi giochi, come vanno amati i centri di incontro sociale delle persone, come vanno amate le parrocchie, come vanno amati gli uffici postali, come vanno amati gli sportelli bancari: amati, cioè curati, manutenuti, mantenuti in efficienza. Chi può fare tutte queste cose? Altrimenti, a che serve la quantità di investimenti che viene riversata, a mio modo di vedere straordinariamente, con grande significato simbolico? Le Caivano d'Italia, ma non è solo Caivano. Quante ce ne sono di Caivano in Italia? Dieci, cento, mille? La quantità degli investimenti intanto non basta, non serve a nulla. Sono soldi buttati, perché non hai un tessuto sociale, culturale in grado di assorbirli e di gestirli nel tempo.
  Si fa presto a dire «società civile». In realtà, società civile è l'insieme di tutte queste cose, dalla scuola ai sindacati, alla politica, allo sport, ai movimenti religiosi, tutto quello che costruisce coesione sociale, cultura sociale di un territorio. Naturalmente, piove sul bagnato: più un territorio è periferico, marginale, più è sottoposto alle negatività delle intemperie economiche e sociali, per cui basso reddito, immigrazione, problemi occupazionali, problemi di criminalità organizzata, nessun interesse o poca manutenzione ambientale, degrado, mancanza di turismo, mancanza di redditi alternativi e così via. Se un territorio è una periferia ha tutte le caratteristiche negative delle periferie. Anche questo non è facile da invertire, ovviamente. Mancanza di infrastrutture, mancanza di strade, mancanza di servizi. Poi si innesca un circuito perverso. Se il territorio è povero, cosa fa lo sportello bancario? Chiude, perché quello sportello bancario non rende o è pericoloso Pag. 8tenerlo aperto (rapine e altro). Non rende perché il tessuto economico-sociale non gli dà reddito. Cosa fa il direttore della banca o delle banche o della holding? Lo chiude. Peggio che andar di notte, ovviamente. Si chiude lo sportello bancario. Ma se chiude lo sportello bancario, cosa fa l'ufficio postale? Razionalizza e chiude. Quindi, niente ufficio postale, niente sportello bancario. Magari, poi, le vocazioni scarseggiano, si chiude anche la parrocchia, il consiglio di quartiere non si riunisce perché non c'è la partecipazione. Mancano i protagonisti della società civile, tutti insieme. La palestra chiude, i volontari non ci sono.
  Il risultato è che c'è la desertificazione sociale, relazionale. E allora hai il degrado, l'insicurezza, che sono tutti elementi di fuga e di selezione al contrario. Quello che nella letteratura anglosassone viene chiamata «adverse selection», selezione al contrario, significa semplicemente questo: chi va a vivere in questi luoghi così difficili, così perversamente difficili? Evidentemente, chi non ha altra possibilità. Quindi, si seleziona al contrario anche il capitale umano, il capitale economico, le attività e così via, e questi luoghi diventano destinazione dell'anti-società civile, cioè droga, criminalità, devianze di tutti i tipi. Non c'è investimento né in capitale umano né in capitale sociale né in capitale fisico e diventa un circuito perverso.
  Per questo dico che avete un compito straordinario, ma difficilissimo, cioè come invertire il circuito perverso. Non è che non facendo niente non succede niente. Non facendo niente le cose peggiorano, peggiorano continuamente. Il policy maker non basta – vado verso la fine, vi leggo un po' di ricette finali – che stanzi dei soldi o faccia un piano, perché la cosa è molto più complicata.
  Perché la prendo tanto a cuore? Perché il CNEL – il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, voluto dai nostri Pag. 9padri costituenti, articolo 99 della Costituzione – è la casa di una parte certamente di questo capitale umano, capitale sociale e capitale relazionale, che potrebbe essere mobilitata. C'è un luogo, previsto dai costituenti, che riunisce tutti i sindacati dei lavoratori, tutti i sindacati dei datori di lavoro e, con una legge di riforma, anche tutti i rappresentanti del Terzo settore, del volontariato, che, come voi sapete, come è noto, sono una delle componenti fondamentali per intervenire in queste situazioni. Per questo me la sono presa a cuore, ho letto tutti gli atti della Commissione Causin. Penso che questa sia una delle Commissioni, uno dei mandati, una delle missioni più importanti del Parlamento.
  Tra l'altro, se posso dare un consiglio da vecchio professore, da ex parlamentare e anche da vecchio Ministro, sulla parte conoscitiva non perdeteci troppo tempo, perché volendo si sa già tutto. Chiamate gli attori fondamentali di questo gioco e poi chiudete nel fare proposte, e io farei anche proposte di disegni di legge di razionalizzazione o di semplificazione operativi, da dare in mano alle Commissioni parlamentari competenti. Qui c'è bisogno di semplificazione, razionalizzazione, operatività e qualità degli interventi, ma soprattutto di chiamata in campo degli attori.
  Vedete, io ho settantatré anni, quasi settantaquattro, e da ragazzino l'unico cinema che frequentavo era quello della parrocchia, e la mia famiglia non era certamente molto vicina alle parrocchie, a quel mondo. La mia era una famiglia di piccoli commercianti veneziani. La frequentavo semplicemente perché quello era l'unico luogo di aggregazione. La parrocchia ti faceva giocare a calcetto, ti metteva a disposizione il cinema, alcune facevano anche un po' di teatro. Poi, chiaramente facevano le messe, facevano i fioretti. D'altronde, era il loro compito. Però, se ci pensate – questa è una storia comune di Pag. 10tanti di noi – questo è uno dei luoghi straordinari di aggregazione. Dove sono più le parrocchie? Anche le parrocchie civili, oltre che le parrocchie religiose. Sto diventando vecchio, quindi divento ecumenico. Le parrocchie come luoghi di aggregazione per la società civile, per i giovani dove sono più? Dove sono più gli attori? La parrocchia, sì, come fatto fisico, ma i preti che ci stavano dentro a fare i catalizzatori sociali. I preti laici, i preti religiosi, gli attori dove sono più?
  Ecco, il nostro compito, secondo me, il compito di una Commissione come questo, il compito di un Parlamento, il compito di un CNEL – ognuno ha i suoi compiti, ovviamente – è proprio quello di chiamare a raccolta la società civile, con le risorse necessarie, che ci sono. Il paradosso è che ci sono più risorse finanziarie che risorse di capitale umano. Siccome conosco anche la realtà, so che il capitale umano si evoca, si attiva con relativa facilità, se ci sono i messaggi giusti. Ad esempio, si potrebbero raccontare – questo, sì, lo potreste fare con grande facilità, ma lo potremmo fare anche insieme – le storie di successo, in tutta Italia, perché ce ne sono tantissime straordinarie. Mi viene un brivido dietro la schiena. Ce ne sono tantissime straordinarie. Qui ho alcuni attori di queste storie: Asilo Savoia, Montespaccato, Ostia, Castel di Leva. Vi dicono niente questi nomi? Per dire solo dei nomi romani. Non me ne vogliano i miei austroungarici di Venezia. Ecco, ci servono proprio queste storie di straordinario successo, di straordinaria intelligenza, di straordinaria abnegazione. Penso ai Banchi alimentari che si realizzano nel territorio. Questa è la roba che ci serve: innervare tutto questo, mettere in rete tutte le storie di successo, tutte le metodologie, tutte le procedure. Pensate alla straordinaria esperienza dei Banchi alimentari o dei Banchi dei farmaci. Sono tutte storie che pure innervano il Paese.Pag. 11
  Una cosa che potrebbe fare la Commissione – vi diamo una mano – è quella di fare un censimento delle storie di successo e dei modelli replicabili, replicabili soprattutto dove questi non ci sono o non sono sorti fisiologicamente. Del resto, laddove sono sorti fisiologicamente ci saranno state delle condizioni astrali per cui sono sorte. Normalmente le condizioni astrali sono le persone. C'è un matto che si inventa il Banco alimentare, prende il modello del Banco alimentare da qualche altra parte, dedica il proprio tempo libero facendo Banco alimentare. Non ha bisogno di soldi, non ha bisogno di investimenti, non ha bisogno di niente. Bisogna trovare la formula per andare alla ricerca di questi matti, di queste persone straordinarie. Ci sono i modi per farlo.
  Storie di successo, razionalizzazione, semplificazione, progettualità. Cosa serve per rendere tutto questo produttivo, accessibile e, soprattutto, replicabile. Altrimenti, la foresta della società incivile si mangia tutto. Non è che se non si fa niente non succede niente. Se non si fa niente vince l'anti-società civile. Noi ci siamo – per «noi» intendo CNEL, con la nostra missione costituzionale – per lavorare con voi. Naturalmente, voi siete un pezzo importante del legislatore. Avete anche il compito di sensibilizzare il Governo. Noi siamo la voce, il luogo, la casa. Uno dice «corpi intermedi». Dentro, per esempio, il mio Terzo settore c'è la Croce Rossa, ci sono tutte le organizzazioni di aggregazione sportiva. Pensate l'insieme delle aggregazioni di produzione e pratica sportiva cosa può voler dire in un territorio difficile, affaticato. Cosa può voler dire? Luci che si accendono. Come sempre, non serve tutta l'illuminazione fin da subito. Bastano una luce, due luci, tre luci, e le altre luci poi si accendono da sole.
  Questo è tutto. Per cui, fate presto con queste audizioni, ma allo stesso tempo recuperate il meglio che c'è sul Terzo settore. Pag. 12Sentite il professor Becchetti, se posso darvi un consiglio, che è il capo, il coordinatore del Festival della società civile, o una cosa del genere. Prendete i nuclei forti di tutto questo, definite bene i modelli, semplificazione normativa, modelli, storie di successo – i soldi più o meno ci sono, ancorché con qualche problema, di recente, sul PNRR, ma risolvibile – soprattutto sperimentazione. Una, dieci, cento, mille Caivano, alla ricerca dei catalizzatori umani, dei catalizzatori sociali, dei catalizzatori organizzativi.
  Le cose da fare le sappiamo tutti. Ve le elenco, sennò le mie sembrano solo chiacchiere. Uno, riorganizzazione chiara e trasparente rispetto all'intersecarsi e, sovente, al sovrapporsi di agende, piani, programmi in materia di periferie. Se voi, sugli strumenti di analisi parlamentari, battete su «periferie» trovate una marea di piani e programmi. Servirebbe un'azione di semplificazione, razionalizzazione, compattamento del tutto, all'insegna dei princìpi di complementarità, sussidiarietà e responsabilità, inserendo necessariamente questo tema all'interno di una più complessiva strategia nazionale di sviluppo sostenibile.
  Quindi, operazioni di riorganizzazione chiara e trasparente rispetto ai tanti piani, addirittura alle duplicazioni. Ci sono norme duplicate, con risorse duplicate, tutte e due non spese. Quindi, fare una prima indagine su questi paradossi comunissimi, naturalmente, della nostra cultura di Governo e di legislazione. Ce ne sono infinite di queste storie, vale la pena fare quest'opera.
  Secondo punto, affiancare gli investimenti per le infrastrutture sociali a quelli per i servizi di pubblica utilità. Riprendo l'esempio che vi facevo prima: non si può pensare di costruire infrastrutture sociali e poi lasciar chiudere la biblioteca, la piccola libreria privata, che chiude perché non riesce a pagare Pag. 13l'affitto. Non va bene, perché quella è un faro, è una di queste luci, per cui va tenuta in vita. Certo, bisogna trovare come. Non si può lasciar chiudere l'ufficio postale, non si può lasciar chiudere lo sportello bancario e non si possono lasciar chiudere i servizi pubblici e privati che sono parte di questa dotazione sociale. Bisogna intanto non far peggiorare il quadro e, quindi, monitorare attentamente. D'altronde, se chiude una libreria, chiude un pezzo di mondo. Se chiude un ufficio postale, chiude un pezzo di mondo.
  Non a caso, Poste Italiane – questo ve lo dico subito – ha messo in piedi il Progetto Polis, un programma straordinario, che prevede 800 milioni di risorse dal PNRR, che si occupa proprio della stessa cosa di cui vi occupate voi, ovverosia le congiunzioni tra città metropolitane e le periferie. Il Progetto Polis dota di umani dei luoghi con bocchettoni per l'accesso a tutta la pubblica amministrazione, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Pensate a cosa possa significare tutto questo. Settemila dovranno essere i punti Polis in tutte le periferie. Vi invito ad audire presidente e amministratore delegato di Poste Italiane, affinché vi raccontino il Progetto Polis a che punto è arrivato e dove mettono questi settemila punti, perché questo è un pezzo del vostro lavoro. Come vi ho detto, chiamate il professor Becchetti (poi me ne vorrà lui), chiamate Polis. Ci sono anche vari disegni di legge sugli aiuti alle librerie private.
  Analogamente bisogna fare un ragionamento con l'ABI e con le strutture bancarie, perché gli sportelli bancari non possono chiudere. Vanno razionalizzati, vanno internalizzati in altre funzioni. Io ho suggerito – adesso non so come sia possibile farlo – di mettere insieme il Progetto Polis con gli sportelli. Vi faccio un esempio. I comuni sono carenti di capitale umano, di personale sul PNRR, lo sappiamo. Nella mia precedente vita, Pag. 14questo è stato uno dei miei compiti, quello di dotare le amministrazioni comunali, provinciali e regionali del capitale umano sufficiente (impiegati, tecnici, ingegneri eccetera) per i progetti e i programmi del PNRR.
  Le banche sono notoriamente dotate di capitale umano di qualità. Ma se chiudono gli sportelli, dove vanno a finire? Dove va a finire questo capitale umano di qualità? O va in pensione, o va in qualche scivolo sempre verso la pensione, o va disperso. Un ragionamento potrebbe essere il seguente: ragioniamo su questo capitale umano eccedentario – eccedentario, per modo di dire – e lo riconnettiamo con il territorio. È tutto da verificare, naturalmente, perché tutto questo deve essere sostenibile dal punto di vista economico, della razionalizzazione e via dicendo. Però, qualche migliaio di bravi ragionieri e di bravi laureati in economia negli enti locali a gestire questi stessi progetti non sarebbe male. Ho visto che poi quasi sempre vanno in cassa integrazione, più o meno pagata dalle stesse banche. Dunque, manteniamo nei territori il capitale fisico e il capitale umano, questa è la nostra missione.
  Terzo punto, autorganizzazione. Ne parlavo prima, è il discorso sui catalizzatori, sui matti, nel senso di straordinarie persone che iniziano storie, che poi continuano nel tempo. Bisogna trovare i percorsi per aiutare queste persone o a continuare il loro lavoro, o a farlo palesare. Del resto, per fortuna, l'umanità è di una ricchezza straordinaria, quindi, si deve solo fare da levatrici per queste persone; utilizzare, per esempio, rispetto al Terzo settore, la coprogettazione e la coprogrammazione, tecnicalità per dire pubblico e privato insieme per realizzare qualcosa. Di solito il pubblico stanzia e poi se ne va. Chi è lì, invece, il Terzo settore, resta. Quindi, se le cose si fanno insieme, molto probabilmente il pubblico investe, realizza l'erbetta del parco pubblico e poi il Terzo Pag. 15settore la mantiene. Queste cose andrebbero progettate, realizzate, costruite e finanziate.
  Lo sport. Ci sono risorse, c'è una legge. È un'area straordinaria, un catalizzatore straordinario di responsabilità, senso civico, aggregazione, dalla squadretta di calcio alla palestra di judoka, alle famigerate e benemerite bocciofile. Sono mondi straordinari di passioni, che hanno bisogno anche loro, però, di essere coltivati.
  Su tutto questo ci siamo anche noi. Vi diamo una mano a mobilitare i corpi intermedi, a mobilitare i datori di lavoro, lavoratori, Terzo settore, volontariato. Intanto, darvi una mano a portare il nostro contributo dentro il lavoro che farà questa Commissione e poi ad attuare le cose che andrete a proporre. Quello che conta è mobilitare.
  Finisco con questo dogma. Oggi, più che mai, chi ha una rete ha un tesoro. Se io ho la rete delle bocciofile o la rete delle palestre di judo o delle palestre di pallacanestro, delle squadre di calcio (penso sempre a Montespaccato, che vince dappertutto) e così via, oggi chi ha una rete ha un tesoro. Se qualcuno ha una rete di reti ha un tesoro al quadrato. Per cui, se voi andate a mettere insieme non tutte le reti del mondo, bastano i catalizzatori di rete, le reti si portano dietro altre reti connesse. Se tu hai una squadra che vince, hai le famiglie che seguono la squadra che vince, hai gli allenatori, hai le attività collaterali della squadra che vince, qualsiasi cosa. Quindi, un nucleo sportivo di successo che funziona, che ti dà pathos, che ti dà entusiasmo e così via è un motore di costruzione sociale. Ne prendi dieci di questi motori, in vari settori, e hai messo in piedi il sistema. Poi il sistema va da solo. Guai a pensare di mettere la società civile artificialmente dappertutto, in tutti i luoghi, e che artificialmente lo Stato ne sia produttore diretto. Guai, lo Stato deve solo catalizzare, dare le condizioni. Poi la Pag. 16società civile parta, realizzi e vada da sola. Questa è anche garanzia di libertà, di flessibilità, di non burocratismo e così via.
  Tutte queste cose, scritte meglio e dette meglio, sono presenti nella memoria che vi ho lasciato, che ricorda i patti territoriali, che ricorda i contratti di quartiere, che fa delle proposte e così via. Avete tutto. Avete anche, come abbiamo messo noi CNEL, nel nostro programma, questo tipo di attività e anche questo tipo di collaborazione.
  Noi ci siamo. Buon lavoro. Scusate l'eccesso di verbosità, ma la cosa mi coinvolge da tempo, perché quando ero bravo mi ero posto il problema di come poter produrre artificialmente beni relazionali. Ho visto che non c'è una ricetta unica, ma ci sono tante ricette possibili, che devono partire dalla realtà. La prima cosa che farei, e potremmo farla insieme, riguarda i casi di successo. Se noi ne raccontiamo dieci per regione, ne abbiamo duecento. Poi, se questi casi di successo li si distribuiscono in giro per il territorio e li si ripropongono nelle scuole, in tutte le aree e così via, è ancora meglio. Del resto, niente ha più successo del successo. Vedere un caso di successo che ha funzionato produce comportamenti omologhi e convergenti.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie davvero, presidente Brunetta, per questo corposo e appassionato intervento, tra l'altro ricchissimo di spunti, che sicuramente utilizzeremo anche nel corso del nostro lavoro. Anzi, già le dico che, ovviamente, quello di oggi è l'avvio di una sinergia e di una collaborazione che potremo portare avanti insieme. Anche perché lei ha lanciato tutta una serie di spunti che vanno approfonditi e poi vanno resi pieni di contenuti.
  Mi sembra che il tema di fondo del suo intervento sia la necessità di dare «sostenibilità» a tutti i progetti che vengono attuati, perché è una fase in cui, come ricordava, non mancano Pag. 17le risorse, però poi gli interventi devono essere inseriti all'interno di una piccola rivoluzione sociale e culturale nelle periferie che rendano questi progetti di lungo respiro. Penso, ad esempio, all'idea di mobilitare il capitale umano, e il CNEL, come lei ha detto, è la casa del Terzo settore, ma anche dei sindacati e dei datori di lavoro, che costituiscono l'ossatura di questo capitale umano, che va, appunto, mobilitato. Quindi, ritengo che siano degli spunti davvero importanti.
  La ringrazio anche per la relazione, che poi distribuiremo anche ai colleghi che sono collegati da remoto, e che rappresenta per noi un documento assolutamente importante.
  Quando ci siamo visti nelle settimane scorse lei parlava dell'idea, che è riportata anche nella relazione, del cosiddetto «Patto di periferia», sul quale secondo me potremmo lavorare insieme, tema su cui la invito a darci qualche indicazione in più su ciò che intende.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

  ANDREA DE MARIA. Signor presidente, ringrazio il presidente Brunetta per il suo intervento di grande interesse e per questa sua disponibilità a una sinergia fra CNEL e Commissione, che per noi credo sia molto importante.
  Io ho fatto parte della Commissione nella XVII legislatura e devo dire che dall'inizio dei lavori di questa Commissione la vera novità che si trova sul territorio, per esempio l'abbiamo vista a Bari, è questo tema delle risorse del PNRR, che sono una novità rilevante. Quando si fece quella Commissione un tema di risorse finanziarie per interventi, in questo caso, di carattere infrastrutturale sugli immobili di qualità urbana c'era. Allora c'era sostanzialmente il Bando Periferie, che però aveva una dimensione ridotta di risorse finanziarie. Adesso fra PNRR, PON e varie modalità di finanziamento, risorse finanziarie ce Pag. 18ne sono per davvero. Un elemento molto interessante è la missione che abbiamo fatto a Bari, quando ci siamo confrontati con quella realtà. Penso anch'io che un grande nodo sarà come gli interventi che si realizzano, fisici, poi vivono nell'attività. Questo che lei diceva, secondo me, è un punto rilevantissimo. Anche perché, invece, la spesa corrente dei comuni è in una condizione di grande sofferenza. Lì c'è una contraddizione, secondo me, in generale...

  RENATO BRUNETTA, presidente del CNEL. L'investimento c'è e i comuni piangono, perché si chiedono come faranno a fare la manutenzione in un'aumentata fisicità del loro patrimonio.

  ANDREA DE MARIA. Ha ragione, sono in piena sintonia. Questo, secondo me, è un punto molto vero, molto delicato, che riguarda in generale il PNRR, riguarda anche gli investimenti in sanità, se è per questo. Però, ragionando della nostra competenza, è un tema di grande delicatezza.
  In secondo luogo, da sempre mi convince molto – il presidente Battilocchio sta facendo veramente, secondo me, un lavoro molto importante, anche di squadra, al di là delle differenze politiche, e credo che in questo possiamo essere molto utili anche a un lavoro parlamentare – anche l'idea di poter produrre qualche proposta di legge condivisa. Da questo punto di vista, da qualche confronto informale, si era individuato proprio come primo settore di lavoro questo del sostegno alle forme associative, di volontariato, di coesione sociale, che lei ha indicato come prioritario. Penso che lo sia. Mi pare anche un elemento comune della riflessione che stiamo facendo che forse questo potrebbe essere veramente il primo tema su cui ci cimentiamo, dal punto di vista della proposta legislativa.
  A questo collegherei anche un'altra cosa che ha detto e che condivido, cioè valorizzare le esperienze di coesione sociale, di Pag. 19successo, di associazionismo e di volontariato sul territorio. In questo, le missioni che facciamo nelle città sono molto importanti, secondo me. Una cosa è audire qui, un'altra cosa è andare proprio sui luoghi. Tra l'altro, io non sono mai andato in parrocchia in tutta la mia vita. Andavo in un altro tipo di parrocchia, diciamo così, che purtroppo abbiamo chiuso troppo presto. Ma noi abbiamo visto alcune realtà, veramente, di presenza legata alle parrocchie di grande interesse, sia a Roma che a Bari. Lì abbiamo visto una vitalità interessante. Ci sono molto meno i partiti politici. Questo è un tema su cui, forse, dovremmo anche ragionare. Era un altro elemento storico, anche di coesione.
  Questo tema delle esperienze di successo convince molto anche me. Mi veniva in mente ora, più avanti nel tempo magari, che per me la Commissione potrà anche promuovere qualche evento dove, su qualche tema, come Commissione, mettiamo in campo elementi di riflessione aperti in modo pubblico.
  Infine, un punto emerso nella Commissione della XVII legislatura, che mi pare un po' condividiamo, è dare coerenza alle politiche sulle periferie. Questo è verissimo. È vero che ci sono tanti provvedimenti, uno dei nostri compiti è costruire una cornice condivisa. Parlo di dare una coerenza che tenga insieme promozione della coesione sociale, promozione della qualità urbana e contrasto all'illegalità e politiche di sicurezza in un progetto comune, e di rimettere le varie iniziative legislative, ma anche i vari bandi di finanziamento dentro una progettualità condivisa. Questo è un altro tema, secondo me, di riflessione molto interessante.
  Se dovessi dire la cosa principale che mi fa molto piacere aver ascoltato nella relazione del presidente Brunetta, è la centralità dell'esperienza di associazionismo, di volontariato. Questo potrebbe essere proprio un elemento su cui caratterizziamoPag. 20 – in tempi non lunghissimi – una qualche prima proposta alla Commissione, al di là della relazione finale. Grazie.

  VITO DE PALMA. Signor presidente, qualche piccola e brevissima osservazione.
  In merito alla relazione, alla proposta e al tema di osservazione, a me piace evidenziare in particolar modo – lo diceva anche il presidente Battilocchio nella parte finale – questo Patto con le periferie. Io ritengo che all'interno di questo Patto con le periferie ci possa essere (lo intravedevo anche nella relazione) la costruzione anche per superare – lo dico rivolgendomi al presidente Brunetta, approfittando della sua esperienza, io sono al primo mandato – quella eccessiva conflittualità tra il centro e le periferie. Questo è sempre stato un annoso problema, che spesso ha rallentato il percorso di crescita sia per quanto riguarda le infrastrutture materiali che per quanto riguarda le infrastrutture immateriali. Tra il centro e la periferia, tra regioni ed enti locali, spesso quella cultura del «no» a tutti i costi, talvolta ideologica, ha bloccato le fasi di crescita del nostro Paese.
  Leggevo nella relazione, ma ne siamo consapevoli tutti quanti, che oggi le risorse del PNRR sono a disposizione, per quanto alcune siano state rimodulate – qualche passaggio l'ho intravisto nella relazione – e magari andrebbero recuperate. Però, non possiamo perdere questa occasione. Magari il lavoro di questa Commissione potrebbe essere utile, proprio per quel clima che si è instaurato all'interno della Commissione, ad aiutare a superare quegli scogli, che spesso sono soltanto frutto di posizioni ideologiche, che invece fanno perdere ai territori tantissimo tempo, perché magari si arriva alla destinazione finale, magari si arriva con il progetto di partenza, ma si arriva tanto tempo dopo.Pag. 21
  Le regole del PNRR vogliono la consuntivazione dei lavori a giugno 2026, quindi abbiamo un obbligo, e la disponibilità che ci sta fornendo anche il CNEL su questo potrebbe essere utile a superare quel gap del «no» che talvolta purtroppo in alcune realtà blocca queste fasi di crescita. Accade in generale, ma in particolar modo sul discorso delle periferie spesso siamo bloccati, perché magari in quella realtà vi è il comitato spontaneo di quartiere, se non di zona, che non consente poi l'utilizzo di quelle risorse finalizzate fondamentalmente a far crescere quel territorio. Grazie.

  PRESIDENTE. Cedo la parola al presidente Brunetta per la replica.

  RENATO BRUNETTA, presidente del CNEL. Io mi sono sempre definito un mangiapreti, per cultura. Sarà ora l'età per cui alla fine rivaluto le qualità umane e sociali. Ho un piccolo racconto da farvi, vero, di un piccolo comune attorno a Napoli. Un salesiano doveva battezzare un bambino e io ero stato chiamato a fare il padrino. Si è proceduto con la cerimonia standard e poi questo salesiano – ritengo che i salesiani, richiamando una bellissima definizione, siano dei veri e propri guerrieri – mi ha mostrato i laboratori. Loro, infatti, hanno questa connotazione culturale di formazione professionale concreta, in un territorio difficile. Ho visto le aule e i laboratori: che bravo, ho pensato, e gli ho fatto i complimenti. Lui mi guarda e, non l'ho mai più dimenticato, mi dice: «Ho un principale esigente», facendo anche un gesto con gli occhi. Questo episodio mi ha segnato. Certamente sono rimasto un mangiapreti, per cui non ho di questi problemi, però, dal punto di vista teorico, la passione, il coinvolgimento, che può essere civile, religioso, sociale, sportivo, le passioni, i desideri, gli obiettivi, cioè ritornare a far avere le passioni, a far avere Pag. 22desideri, a costruire, a livello territoriale e sociale, nei nostri ragazzi degli obiettivi, darsi degli obiettivi e raggiungerli.
  Chiunque ha qualcosa da dire lo dica, purché l'intento sia lo stesso. Mi piace il tuo ragionamento sul bipartisan, dovrei dire «multipartisan», cioè fare dei progetti multipartisan. Se partono già multipartisan qui, alla fine il risultato si trova.
  Il termine contrattuale. In una stagione della mia vita, 1989-1999, ero con De Rita al CNEL. Io ero già lì allora. Quella è stata una stagione straordinaria. De Rita metteva tutta la sua cultura CENSIS, di analisi, di proposta. Lì sono nati i patti territoriali, i patti territoriali per il sud, ma non solo per il sud, che hanno costituito parte del dibattito politico di quei tempi e hanno anche esercitato un forte stimolo a livello locale, cioè di ragionare in termini pattizi, in termini di accordo, in termini contrattuali tra le forze economiche e sociali dentro un territorio. Io sono partito da quel ricordo CNEL, che si faceva portatore di questo messaggio e di questo stimolo.
  Adesso le cose sono cambiate, certamente, però i termini rimangono sempre gli stessi.
  Quindi, direi, facciamo questo Patto per le periferie. Lasciamo perdere i nominalismi. Questa è la sostanza. Mettiamo tutte le persone di buona volontà d'accordo, tutti gli attori d'accordo. Tra l'altro, magari lo avete già pensato, quando voi andate a fare le vostre missioni, mandate in streaming tutto, in maniera tale che questo sia un racconto recuperabile anche dai fruitori in giro.
  Altra cosa, le scuole sono fondamentali. Bene se si fa questa raccolta dei casi di successo con il modello relativo, perché non è solo il racconto, ma che modello sta dietro un caso di successo e se quel modello sia replicabile. Se i casi di successo presuppongono Madre Teresa di Calcutta, di Madre Teresa di Calcutta ce n'è una e non è replicabile. Ma non è così, ovviamente. Pag. 23Quindi, individuare il modello che sta sotto, che sta dietro, se è replicabile, e poi raccontarlo. Che si replichi da solo, che si insemini da solo.
  Voi avete un grande compito. Vi prego, fate velocemente questa fase di audizioni e dedicate tutto il resto del tempo, assieme a quelli che lo stanno già facendo, a costruire proposte di legge bipartisan, multipartisan. Questo è il valore aggiunto. Su questo noi ci siamo, vi diamo una mano. Pensate alla potenza del volontariato, che sta un po' soffrendo in questi anni, che però è sempre una realtà straordinaria in Europa e nel mondo. Probabilmente nessun altro Paese ha una struttura di volontariato simile a quella italiana. Questa è una ricchezza. Abbiamo tanti difetti, ma abbiamo anche qualche merito e qualche pregio, anche sociale.
  La vostra è una missione bellissima. Andate avanti, contate su di me, su di noi, e non più per le chiacchiere. Adesso dovevamo chiacchierare per conoscerci, ma d'ora in poi non fiori ma opere di bene, come disse qualcuno. Insomma, cerchiamo di concretizzare. Tra l'altro, se avete un po' di budget, si incarichi qualcuno di fare la raccolta delle storie di successo, con relativa modellizzazione, perché questo diventa una chiave di racconto, e il racconto poi mette in moto emozioni, mette in moto mimesi.
  Copiare le cose buone è sempre cosa buona.

  PRESIDENTE. Di nuovo grazie, presidente Brunetta.
  La sua non è stata una relazione, ma è stato un brainstorming davvero importante, perché sono tantissimi gli elementi che ha introdotto nel corso della relazione, ma soprattutto gli spunti di lavoro, un lavoro nel quale chiederemo una interazione e una collaborazione, anche perché l'azione che voi state portando avanti è un'azione che in molti ambiti si interseca rispetto a quelle che possono essere le nostre competenze.Pag. 24
  La ringrazio, presidente Brunetta, e ringrazio anche i suoi collaboratori.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.10.